IL CINGHIALE NEL PARCO
DELLA GOLA DELLA ROSSA
E DI FRASASSI
PROBLEMI E SOLUZIONI
DOMANDE E RISPOSTE
Comunità Montana Esino Frasassi
PRESENTAZIONE
In ricordo di Ugo Brescini, Sandro Animobono
e Roberto Pieragostini.
Nell’ultimo decennio si è assistito ad un notevole incremento delle popolazioni
di Cinghiale nelle Marche e ad una progressiva colonizzazione di tutte le aree
collinari e montane, anche le più interne.
L’aumentata presenza di questo ungulato è ben testimoniata dall’andamento
dei prelievi venatori che sono aumentati sensibilmente, nonché dal parallelo
incremento delle denunce per danni alle produzioni agricole e delle segnalazioni
di investimenti lungo le reti stradali.
La gestione del Cinghiale risulta complessa sia per le sue caratteristiche
biologiche ed etologiche, sia perché molte sono le componenti sociali che a vario
titolo nutrono interesse nei confronti di questo suide (cacciatori, agricoltori,
ambientalisti, ecc.).
Questa pubblicazione si propone di fornire un contributo alla conoscenza
della specie e dei possibili sistemi di contenimento dei danni che questa entità
faunistica può causare.
Il Presidente della C.M. Esino-Frasassi
Fabrizio Giuliani
4
1. CHI E’ IL CINGHIALE?
5
e, soprattutto con ripopolamenti a scopo venatorio, la specie ha ricolonizzato
gran parte del territorio nazionale.
Il Cinghiale si differenzia per forma e dimensione a seconda delle regioni geografiche in cui vive. Per questo le conoscenze attuali definiscono quattro raggruppamenti (occidentale, indiano, indonesiano e orientale) e sedici sottospecie. In Italia la sottospecie presente è Sus scrofa scrofa per l’intero territorio ad
eccezione della Sardegna popolata da Sus scrofa meridionalis.
Gli individui sono piuttosto variabili in peso e dimensione. Generalmente quelli
appartenenti alle popolazioni autoctone italiane risultano più piccoli e leggeri
rispetto a quelli dell’Europa centro-orientale.
Antico progenitore del maiale, il Cinghiale può incrociarsi ancora con le forme
domestiche generando individui riconoscibili spesso per strane colorazioni del
mantello, variabili da forme chiare a quelle pezzate.
2. COME VIVE IL CINGHIALE?
Il Cinghiale (Sus scrofa) è il più grande animale selvatico che popola stabilmente il Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e Frasassi.
Appartiene al raggruppamento sistematico degli “Ungulati”, cioè mammiferi
che camminano sulle unghie chiamate zoccoli, caratterizzati da robustezza,
adattabilità alla corsa, al salto e all’arrampicata.
Il Cinghiale è ampiamente diffuso in gran parte del continente euroasiatico e
nel Nord Africa.
In Italia la specie è distribuita senza soluzioni di continuità dalla Valle d’Aosta
alla Calabria, con popolazioni in Sicilia e Sardegna; più discontinua risulta la
presenza in alcune zone prealpine.
La popolazione italiana ha subito un crollo demografico che, all’epoca del secondo conflitto mondiale, arrivò quasi ad una totale estinzione della specie. Dopo
questo periodo le popolazioni residue cominciarono a crescere, ad espandersi
Il Cinghiale si adatta facilmente a vivere in differenti ambienti, con il risultato
che lo possiamo comunemente trovare in tutti i territori: dalle aree costiere
alle montagne, nelle aree coltivate e nei boschi naturali, in zone indisturbate e
al limite delle abitazioni.
Pochi sono gli elementi di cui ha veramente bisogno: copertura vegetale per
trovare rifugio; acqua per bere e “rinfrescarsi”; cibo che però non ha problemi a
reperire. Infatti si alimenta sia di vegetali, frutti, tuberi, ortaggi, granaglie, etc.,
che di prede animali quali insetti, piccoli mammiferi e uccelli.
Gli habitat che comunque predilige, in rapporto alle proprie esigenze ecologiche,
sono quelli caratterizzati dalla presenza di boschi con fitto sottobosco, come la
macchia mediterranea, i boschi di latifoglie (cerrete, castagneti, faggete, etc.)
e le foreste planiziali.
L’adattabilità del Cinghiale è frutto anche della sua capacità di spostamento.
Seppur tendenzialmente fedele (soprattutto le femmine con la prole) ad un’area
limitata a circa un chilometro di raggio dai luoghi abituali di riposo, quando il
cibo o l’acqua scarseggiano o se fortemente disturbato o, ancora, nel caso dei
maschi alla ricerca delle femmine in calore e dei giovani in dispersione, può
spostarsi in maniera considerevole, fino a percorrere decine di chilometri in
una sola notte.
6
Quindi, in base alle caratteristiche ed alle modificazioni ambientali, al disturbo,
al sesso ed alla fase della vita, il Cinghiale frequenta annualmente aree di estensione variabile dai 200 ai 13.000 ettari.
L’elevata capacità di diffusione e di colonizzazione di nuovi territori è invece il
risultato del notevole potenziale riproduttivo, tipico della specie. Infatti già a
10 - 11 mesi le femmine possono essere fecondate, partorendo un considerevole
7
numero di figli. Mediamente una cucciolata è composta da
4 a 7 piccoli, ma può arrivare anche a 10 e oltre.
La capacità riproduttiva è strettamente collegata all’età
della madre ed alla disponibilità di cibo. Le femmine più
mature e corpulente in genere partoriscono il maggior numero di piccoli. Inoltre in annate con elevata disponibilità
di cibo, il Cinghiale può avere più di una gravidanza/anno,
addirittura fino a tre. I ritmi riproduttivi della specie permettono, di conseguenza, un incremento numerico annuo
delle popolazioni, decisamente elevato, anche se molto variabile. In media annualmente la popolazione si accresce
del 70-150%, ovvero numericamente può raddoppiare e
talvolta anche triplicare.
La società del Cinghiale è strutturata sulla base di branchi
più o meno numerosi composti da femmine adulte e dalla rispettiva prole, guidati dalla femmina più esperta che
funge da capo branco. I maschi di poco più di un anno d’età
si riuniscono in piccoli gruppi ed iniziano ad allontanarsi
dal branco. I maschi adulti tendono a vivere in maniera del
tutto solitaria (o al massimo in gruppi di due o tre individui), per questo chiamati in gergo venatorio “solenghi”.
Solo nel periodo degli amori, per pochi giorni, si riuniscono
al branco delle femmine.
8
9
CARTA D’IDENTITÀ
Inquadramento sistematico del Cinghiale
Dati biometrici Cinghiale
(forme mediterranee – valori medi)
Classe:
Superordine:
Ordine:
Sottordine:
Famiglia:
Sottofamiglia:
Genere:
Specie:
Femm. adulte
Peso
kg 50-120
Alt. al garrese cm 70-90
Lungh. tot.
cm 120-150
Mammiferi
Ungulati
Artiodattili
Suiformi
Suidi
Suini
Sus
Sus scrofa
Linnaeus, 1758
Maschi adulti
kg 60-160
cm 90-110
cm 130-160
Ciclo biologico del Cinghiale
Maturità sessuale
Fisiologica
Sociale
Apice dello sviluppo corporeo
Durata della gestazione
Ciclo estrale
Numero di nati
Peso alla nascita
Durata dello svezzamento
Longevità
Maschio
Femmina
1 anno
1 anno
5 anni
2 anni
7 anni
3 – 4 anni
114 – 119 giorni
114 – 119 giorni
In assenza di fecondazione, ciclo trisettimanale ripetuto sino all’estate
4 – 7 (10). Fortemente condizionata dal peso
e dall’età della scrofa
0,8 – 0,9 kg
4 - 5 mesi. I piccoli tuttavia iniziano precocemente a integrare la dieta lattea
con altri cibi
10 anni
3. CHE COSA MANGIA IL CINGHIALE?
La grande adattabilità della specie si ritrova
anche nel regime alimentare.
Il Cinghiale è onnivoro opportunista. Ciò significa che può mangiare qualsiasi alimento
senza avere spiccate preferenze,
approfittando della risorsa alimentare maggiormente disponibile e più facilmente accessibile.
Nel corso dei quotidiani spostamenti, il
Cinghiale ricerca il cibo utilizzando il senso
maggiormente sviluppato: l’olfatto. Infatti il naso
del Cinghiale, denominato grifo, è ricco di terminazioni
sensoriali estremamente ricettive, con le quali percepisce odori a distanze notevolissime e anche provenienti dal sottosuolo (è nota l’abilità
del Cinghiale, ereditata anche dal maiale, nella ricerca del prezioso tartufo).
Il grifo è molto robusto e viene impiegato anche nell’azione meccanica di ricerca a terra e sottoterra degli alimenti, rivoltando il cotico superficiale onde
reperire frutti, bulbi, rizomi, radici, invertebrati, ecc. Le cosiddette grufolate
sono i segni evidenti lasciati dai cinghiali sul terreno, che possono essere estese
e molto profonde, tanto che un occhio poco esperto le potrebbe confondere con
l’intervento di un aratro o di una ruspa.
In ambiente naturale la dieta del Cinghiale è caratterizzata da un consumo
prevalente di frutti delle latifoglie: ghiande, faggiole, castagne, alimenti molto
ALIMENTAZIONE STAGIONALE
DEL CINGHIALE
Categoria di cibo
Estate
Piccoli roditori,
vermi, carogne
5%
Insetti
2%
Radici, tuberi
10%
Frutta, semi
10%
Erbe, colture a cereali
e leguminose
50%
Cespugli, piante erbacee 20%
Altro
3%
FABBISOGNO CALORICO GIORNALIERO
DI MANTENIMENTO
Inverno
7%
12%
50%
30%
1%
Cinghiale
Uomo
2.000 – 2.200 kcal
2.220 – 2.500 kcal
10
11
nutrienti e facilmente digeribili. Nelle aree coltivate trova alimenti sostitutivi soprattutto nei cereali e nelle leguminose, altrettanto energetici, come ad
esempio mais, sorgo, girasole, favino.
Per una dieta completa, il Cinghiale necessita anche di un certo apporto di proteine di origine animale. Insetti, lombrichi, piccoli roditori (arvicole e topi) ma
anche uova e nidiacei di uccelli che nidificano al suolo, rappresentano il 5-10%
della dieta della specie. Oltre che erbivoro e predatore può diventare anche necrofago, alimentandosi di carogne di animali selvatici.
Il Cinghiale si dedica all’attività di alimentazione per 8-9 ore al giorno, con un
ritmo prevalentemente notturno, che inizia al crepuscolo serale fino all’alba
successiva.
4. CHE RUOLO RICOPRE NEL PARCO?
Il Cinghiale, in quanto specie selvatica, è una naturale presenza nell’area appenninica, in cui ricade il territorio del Parco della Gola della Rossa e di Frasassi inserito nell’area montana della provincia di Ancona.
Rappresenta un importante elemento nelle reti ecologiche e nelle catene alimentari, inserendosi nel ciclo perpetuamente rinnovato della vita.
Attraverso la selezione naturale si è evoluta la morfologia, con forza e resistenza fisica sviluppate, la grande capacità di adattamento alle diverse condizioni ambientali, la struttura sociale che consente un elevato incremento della
popolazione. Un’evoluzione che ha determinato il successo biologico di questa
specie, oggi con popolazioni tra le più numerose e diffuse in Italia tra i grandi
Mammiferi.
La presenza del Cinghiale nelle aree naturali del Parco è funzionale pertanto al
mantenimento di delicati equilibri ecologici.
Infatti quando si alimenta nel bosco, con il suo grufolare, rimuove il terreno
quasi operando una sorta di aratura naturale, favorendo i processi di umificazione dei suoli e facilitando la germinazione di numerose specie vegetali. Di
contro quando questa azione è svolta su suoli poveri di terreno, come sopra gli
affioramenti rocciosi, si possono innescare fenomeni erosivi.
Seppur prevalentemente “erbivoro”, la specie non è in diretta competizione
alimentare con altri Ungulati. Infatti in molte aree appenniniche il Capriolo o
il Cervo raggiungono densità elevate in presenza di consistenti popolazioni di
Cinghiale.
Un importante ruolo ecologico che ricopre il Cinghiale nel Parco è quello di essere “preda”. Come altri Ungulati, il Cinghiale rappresenta una delle principali fonti alimentari per i grandi predatori, rappresentati nel Parco dal Lupo e
dall’Aquila reale, specie queste di notevole interesse naturalistico e conservazionistico a livello internazionale.
Se oggi il Lupo non è più specie a rischio di estinzione nell’area appenninica,
gran parte del “merito” va all’incremento delle popolazioni di Cinghiale. Infatti
dai risultati di recenti ricerche, il Cinghiale rappresenta fino ad oltre l’85% della dieta del Lupo.
12
5. LA PRESENZA DEL CINGHIALE
PUÒ ESSERE UN PROBLEMA?
Da sempre l’Uomo ha convissuto con le specie di fauna selvatica presenti nel territorio, condividendo spazi e risorse
alimentari, operando costantemente per soddisfare le proprie esigenze, anche attraverso lo
sfruttamento equilibrato della fauna selvatica: a fini alimentari, ricreativi ed estetici.
Questo significa “Gestione faunistica”.
Oggi, più che mai, la società umana è fortemente presente sul territorio, con un’impronta decisa sull’ambiente naturale che
determina una sempre maggior
interferenza con gli equilibri ecologici.
Equilibri che in passato venivano
mantenuti attraverso forme inconsapevoli di gestione faunistica
ma che oggi, alla luce di un rapporto
meno integrato con i ritmi biologici,
l’Uomo deve operare scientemente.
E’ necessario ricordare che la conservazione della biodiversità e la tutela ambientale sono imprescindibili per la sopravvivenza stessa dell’Uomo. In quest’ottica devono essere valutate le problematiche che
la fauna può determinare individuando
soluzioni attraverso adeguate tecniche di gestione faunistica.
Sicuramente il Cinghiale, per la
sua grossa mole e per le caratteristiche comportamentali, interferisce con alcune
attività umane causando
danni e conflitti sociali.
13
Incidenti stradali
Lo spiccato nomadismo del Cinghiale, sia stagionale che quotidiano, determina
considerevoli spostamenti, spesso serali e notturni, sia di singoli individui, ma
anche di branchi più o meno numerosi. L’adattabilità del Cinghiale lo porta ad
essere presente in quasi tutti gli ambienti, negli stessi spazi in cui ormai la società umana ha realizzato le sue vie di comunicazione, sempre più trafficate e
diffuse. Vere e proprie barriere per il Cinghiale che, quando attraversate, comportano un alto rischio di incidenti con i veicoli in transito.
Incidenti che, per la consistente e “coriacea” struttura degli animali e per la
sostenuta velocità degli automezzi, possono diventare anche gravi.
Oltre al rischio per la pubblica incolumità, i sinistri determinano anche un consistente costo per la collettività, dovuto ai risarcimenti che gli Enti Pubblici
devono fronteggiare, considerato che la fauna selvatica è patrimonio dello
Stato.
14
15
Danneggiamenti in agricoltura
6. QUAL È LA REALTA DEL PARCO?
Negli ambienti appenninici caratterizzati da boschi intervallati da appezzamenti coltivati, l’opera di ricerca
del cibo e nutrizione che il Cinghiale
esegue per buona parte della giornata,
lo porta spesso all’esplorazione delle
colture agrarie. Questo avviene ancora più frequentemente nelle zone collinari, dove il Cinghiale trova rifugio
in boschetti e si alimenta nelle zone
coltivate.
Il Parco Naturale Gola della Rossa e di Frasassi è stato istituito nel settembre
1997 dalla Regione Marche, includendo alla nascita 9.163 ettari della parte
montana della provincia di Ancona. Nel 2007, a seguito di approvazione della
Regione Marche del Piano del Parco, i confini sono stati modificati portando
l’area protetta ad un’estensione di 10.032 ettari. L’Ente gestore dell’area protetta regionale è la Comunità Montana “Esino-Frasassi”.
La morfologia all’interno del Parco è caratterizzata da rilievi di modesta altitudine, prevalentemente di natura calcarea. La cima più alta è rappresentata
dal Monte Pietroso che raggiunge i 1.093 m s.l.m. L’altimetria minima si aggira
attorno ai 250 m.
L’orografia è caratterizzata da due corsi d’acqua principali: l’Esino ed il Sentino. Il Torrente Sentino ha scavato tra le rocce calcaree dei Monti Valmontagnana e del Monte di Frasassi, la famosa Gola di Frasassi, lunga circa 3 km.
Il fiume Esino invece ha inciso tra i monti Revellone a Sud, Murano e Vernino a
Nord, la Gola della Rossa, lunga circa 2 km.
I rilievi e i corsi d’acqua descrivono vallate circoscritte, occupate da piccoli appezzamenti coltivati, intimamente inseriti tra boschetti, fossi alberati, pascoli,
zone incolte ed arbustate.
Le problematiche che si determinano
sono molteplici:
•riduzione della produzione agraria
e, quindi, del reddito relativo, a causa
dell’utilizzo a fini alimentari di una
parte del raccolto;
•danneggiamento dei suoli e delle
colture per effetto dell’azione mecca-
nica di ricerca del cibo, con il calpestio e il grufolare, con: escavazione
dei terreni; rottura dei fusti delle
piante; vanifica delle semine; creazione di solchi; indebolimento di argini;
ecc.,
•costi a cui l’Ente pubblico deve far
fronte per il risarcimento dei danni
prodotti alle colture;
•conflitti sociali.
TIPOLOGIA TERRITORIALE
Boschi
Pascoli
Incolti
Coltivi
Edificato e strade
Totale
SUPERFICIE
IN ETTARI
5.567
1.631
1.120
1.280
434
10.032
Tipici del piano collinare, sino a circa
650 m di quota, sono i boschi di Roverella (Quercus pubescens) e quelli a
Carpino nero (Ostrya carpinifolia) e
Orniello (Faxinus ornus) denominati
orno-ostrieti, caratterizzati da un’elevata ricchezza di specie vegetali, sia
arboree che arbustive.
4,3%
USO DEL SUOLO
Boschi
12,8%
Pascoli
Incolti
11,2%
Coltivi
Edificato
e strade
16,3%
55,5%
Interessanti sono alcuni boschi di Leccio (Quercus ilex), quercia sempreverde presente nelle gole rupestri e sul
Monte Pietroso, dove esistono particolari condizioni edafiche legate a suoli
calcarei e microclimi caldi.
16
Oltre alle leccete, sulle pareti della
Gola di Frasassi e su quelle della Gola
della Rossa, si insedia una vegetazione
estremamente specializzata costituita
da specie rupicole tra cui la rara Moehringia papulosa, specie di notevole
interesse fitogeografico, in quanto endemismo regionale.
Nella parte centrale della Gola della
Rossa, alla destra idrografica del Fiume Esino, è inoltre di notevole interesse, la presenza del Bosso (Buxus
sempervirens) che raggiunge elevati
valori di copertura.
I boschi di Faggio (Fagus sylvatica) costituiscono la vegetazione forestale del
piano montano e sono quindi distribuiti sulle quote più elevate del comprensorio del Parco. Essi si sviluppano in
genere al di sopra degli 800-850 m
nei versanti più freschi esposti a Nord
e al di sopra dei 950-1000 m in quelli
esposti a Sud o a Est. Il Faggio si può
comunque rinvenire anche a quote più
basse, negli impluvi o nelle valli molto
strette con clima umido e fresco.
Nella zona del Monte Predicatore è
17
presente un rimboschimento maturo,
eseguito negli anni 1914-1916 su pascoli particolarmente degradati con
cotico erboso discontinuo, caratterizzati da intensi fenomeni erosivi. Per
questo intervento è stato utilizzato
prevalentemente Pino nero (Pinus
nigra), ma è possibile ritrovare anche alcuni esemplari di Abete bianco
(Abies alba).
Altri rimboschimenti a Pino nero e a
pino domestico (Pinus pinea), sono
rinvenibili sul Monte Scoccioni, sul
Monte Pietroso e in Valle Scappuccia.
Di contro, la sommità di alcuni rilievi
è stata disboscata per ottenere zone a
pascolo (pascoli secondari).
Il territorio del Parco risulta essere poco popolato. Oggi all’interno
dell’area si registra la presenza di
piccoli borghi sparsi, per un totale di
circa 5.000 abitanti. Il mosaico di colture e macchie boscate viene gestito a
carattere familiare dalle popolazioni
locali, con attività di pastorizia, agricoltura e selvicoltura di modesta entità economica.
7. IN CHE MISURA IL CINGHIALE
È STATO UN PROBLEMA PER IL PARCO?
Le caratteristiche morfologiche, vegetazionali, climatiche e gestionali tipiche
dei territori del Parco determinano un ambiente dalle caratteristiche molto favorevoli al Cinghiale. La specie è pertanto, presente in maniera diffusa e comune, con popolazioni stabili e consistenti.
Sotto il profilo ecologico, il Cinghiale rappresenta una risorsa ecologica del Parco, con un decisivo ruolo per il mantenimento della biodiversità.
Di contro, la sua presenza può interferire significativamente sulle produzioni agricole, rappresentando un rischio costante per i veicoli che trafficano le
strade del Parco. Problemi questi che si sono manifestati come emergenza sin
dall’istituzione del Parco.
Nel 1998, poco dopo il loro insediamento, gli Amministratori hanno dovuto subito far fronte a tale problematica.
Dopo il primo anno di vita del Parco, nel 1999, venivano denunciati 177 episodi
di danneggiamento in agricoltura, con risarcimenti liquidati per € 62.951,45
(corrispondenti a 121.828.053 di vecchie Lire).
Ma purtroppo il fenomeno ha avuto una crescita progressiva. Nel 2000 sono
state presentate 240 richieste di risarcimento danni, con un esborso di €
81.574,11. La punta critica è stata toccata nel 2001, anno in cui sono stati liquidati € 90.745,61 e, in epoca di lire, quasi 200.000.000 erano una cifra insostenibile per le casse dell’Ente gestore.
DANNI ALL’AGRICOLTURA 1999/2001
N. INCIDENTI STRADALI CAUSATI
DA CINGHIALE - 1998/2001
18
300
250
200
150
100
50
0
1999
2000
N. domande presentate
2001
100.000,00
90.000,00
80.000,00
70.000,00
60.000,00
50.000,00
40.000,00
30.000,00
20.000,00
10.000,00
0,00
Euro risarciti
16
14
12
10
8
6
4
2
0
1998
1999
Strade interne
2000
2001
Strade di confine
Totale (interno + confine)
18
Relativamente agli incidenti stradali che hanno visto coinvolti i cinghiali, la
misura del problema deriva dai dati ricavati dalle denunce, inoltrate al Parco,
dei danneggiati ai fini di ottenimento del risarcimento. Questi dati nel periodo
1998 – 2001 evidenziano che nelle strade ricadenti nel territorio del Parco gli
incidenti variavano da 3 a 7 per anno, mentre nelle strade di confine, fuori dalle
pertinenze del Parco, gli incidenti erano in media 5 per anno.
8. COME È STATO AFFRONTATO IL PROBLEMA?
Benché da subito la problematica Cinghiale fosse rivestita del carattere di massima urgenza, il Parco è riuscito a far fronte all’emergenza, con il risarcimento
dei danni, ma nel contempo cercando soluzioni strutturali.
L’approccio strategico basato sulla programmazione e sull’adozione di adeguate tecniche di gestione faunistica sono stati i presupposti per la ricerca di soluzioni.
L’Ente gestore ha pertanto proceduto, innanzitutto con la definizione di un Piano di gestione che fissasse obiettivi da raggiungere, azioni ed interventi da realizzare, verifiche dei risultati ottenuti.
Il tutto nel rispetto assoluto delle norme vigenti in materia.
Gli obiettivi del Piano erano:
•salvaguardia delle produzioni agricole;
•riduzione delle spese di risarcimento danni sino ad una soglia sostenibile;
•riduzione del rischio determinato dal Cinghiale all’incolumità pubblica;
•contenimento delle spese connesse alla gestione complessiva del Cinghiale;
•conservazione della specie nel rispetto dei compiti istitutivi del Parco senza
ledere gli interessi e gli equilibri della società locale.
19
9. QUALI MISURE SONO STATE ADOTTATE?
Individuazione del gruppo di lavoro
La costituzione di un gruppo di lavoro che annoverasse tutte le competenze
tecniche e le risorse umane necessarie è stato il primo passaggio operativo.
La “squadra” è stata così formata:
• il coordinatore tecnico-amministrativo, nella figura del Direttore del Parco;
• personale tecnico specializzato nella gestione della fauna selvatica;
• agronomi addetti al controllo e alle perizie dei danni denunciati in agricoltura;
• personale amministrativo dell’Ente gestore;
• personale addetto alla segreteria organizzativa;
• collaboratori tecnici di campo individuati tra gli associati all’U.R.C.A. Marche,
dotati di esperienza specifica di settore;
• operatori addetti all’applicazione degli interventi di gestione programmati.
Particolare attenzione è stata data alla formazione tecnica ed al costante aggiornamento del gruppo dei cosiddetti “Operatori di gestione degli Ungulati”,
individuati tra i residenti nell’area Parco poi allargando all’intera Comunità
Montana, ed in ultimo all’intero territorio provinciale, afferenti alle categorie
più direttamente coinvolte ed interessate alla gestione dell’ambiente naturale
(agricoltori, ambientalisti, cacciatori).
FORMAZIONE DEGLI OPERATORI
DI GESTIONE DEGLI UNGULATI
AMMESSI AI CORSI
Appartenenti ad Associazioni degli Agricoltori,
Ambientaliste e Venatorie, con priorità ai residenti nei comuni all’interno del Parco e poi in
quelli della Comunità Montana.
PARTECIPANTI
1999: N. 43 2000: N. 34 2001: N. 25
2009: N. 40
PERCORSO FORMATIVO
Prova di ammissione
Partecipazione a 30 ore di lezione teoriche
Svolgimento di 6 ore di esercitazioni pratiche e
12 ore di censimento faunistico specifico
Esame teorico e pratico
Periodo di tirocinio in affiancamento a Tutor
esperti
Corso annuale di aggiornamento tecnico
Sessione annuale di aggiornamento e rinnovo
abilitazione pratica
ABILITATI
1999: N. 42
2000: N. 29
2001: N. 24
2009: N. 31
20
21
Analisi della popolazione di Cinghiale
La conoscenza dei parametri di dinamica di popolazione del Cinghiale è presupposto fondamentale per poter definire qualsiasi azione sulla specie.
Nei periodi primaverile ed autunnale di ogni anno, sono stati realizzati i censimenti della popolazione del suide.
E’ stato adottato il metodo dell’osservazione diretta e successiva registrazione
dei dati rilevati su carta. Seppure questa tecnica offre una stima della popolazione, è stata ritenuta funzionale in quanto economica, di facile applicazione
e coinvolge piacevolmente gli operatori. Per essere confortati da informazioni
più puntuali, in questi ultimi anni sono stati realizzati censimenti mediante il
metodo della battuta su aree campione.
Per ottimizzare gli sforzi, nonché per ottenere risultati maggiormente affidabili
sia nell’ambito della conoscenza delle popolazioni, sia nell’applicazione degli interventi gestionali, è stata delineata una pianificazione territoriale con l’individuazione di “Zone di gestione”, ognuna affidata ad un gruppo
di Operatori, per garantire una gestione ampiamente partecipata, basata sull’intimo rapporto Operatore/territorio.
I dati acquisiti, opportunamente verificati, archiviati ed elaborati dai tecnici, sono la base costante di conoscenza
reale su cui definire, programmare e, di conseguenza, realizzare, interventi concreti per la gestione
della problematica.
Gli interventi gestionali
L’analisi delle informazioni raccolte
hanno determinato le seguenti misure di intervento:
• approvazione di un Regolamento
del Parco che definisce le procedure
per la richiesta di risarcimento dei
danni causati dal Cinghiale e le relative modalità di liquidazione;
• individuazione di opere di prevenzione danni in agricoltura, quali recinzioni e recinzioni elettrificate, con
definizione di protocolli per il finanziamento degli interventi;
• impianto di colture “a perdere”,
produzioni agricole appetite dal Cinghiale lasciate in campo, al fine di
limitarne gli spostamenti e ridurre la
ricerca di cibo nelle zone agricole;
• contenimento della densità di popolazione entro parametri stabiliti,
mediante interventi diretti di abbattimento selettivo, nei periodi sensibili
delle produzioni agricole;
• costante verifica dei risultati ottenuti, della situazione riferita alla specie ed alle problematiche annesse.
22
23
10. QUALI RISULTATI SONO STATI RAGGIUNTI?
Rischio per la pubblica incolumità
Il Parco è giunto al tredicesimo anno di gestione mirata della popolazione di
Cinghiale, pertanto è possibile tracciare un bilancio attendibile dei risultati conseguiti. I risultati del lavoro svolto vanno letti con la consapevolezza che le prime stagioni (1998 – 2000) sono state necessarie per organizzare la macchina
tecnico-amministrativa del neonato
Parco e per la raccolta dati di suppor- ANDAMENTO DANNI IN AGRICOLTURA
CAUSATI DA CINGHIALE
to alle scelte gestionali. Dal 2001 il lavoro svolto inizia a produrre risultati anno
n. domande importo liquidato
di indennizzo
positivi, riscontrabili chiaramente dai 1998
152
€
43.735,87
dati elaborati.
Nella tabella sono riportati i dati analitici degli incidenti denunciati dal 1998
al 2010. Si evidenzia che il Parco ha
potuto rilevare il reale impatto del fenomeno solo nel 2010, anno in cui ha
avuto la disponibilità dalla Provincia di
Ancona di tutti i dati riferiti alle denunce degli incidenti a partire dal 2005.
L’analisi dei dati evidenziano che non
vi è una correlazione diretta tra il contenimento numerico della popolazione
di Cinghiale e gli incidenti stradali. Infatti vi sono fluttuazioni annuali che
comunque non determinano significative variazioni nella media degli incidenti per anno. Pertanto per contenere tale fenomeno risultano necessarie
misure specifiche finalizzate a limitare gli spostamenti dei cinghiali nei
Danni in agricoltura
Gli episodi di danneggiamento, coincidenti con le richieste di risarcimento,
iniziano costantemente a ridursi: infatti si passa dai 253 casi del 2001 ai
58 del 2010. Analogamente anche gli
importi liquidati diminuiscono nettamente dal 2002 per attestarsi su livelli
pari a circa il 40% di quanto registrato
nelle stagioni maggiormente critiche.
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Totale
177
240
253
169
136
145
145
93
97
77
72
58
1.814
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
62.951,45
81.574,11
90.745,61
49.141,61
40.105,50
38.107,77
43.369,85
24.585,56
22.000,25
35.417,07
31.494,88
37.368,91
600.598,44
Media Importo liquidato/denuncia = € 331,09
Andamento danni in agricoltura causati da Cinghiale
100.000,00
300
90.000,00
250
80.000,00
70.000,00
200
60.000,00
50.000,00
150
40.000,00
100
30.000,00
Indennizzi
N. domande
di indennizzo
20.000,00
50
10.000,00
0,00
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
0
Formazione, informazione
e sensibilizzazione
La convinzione che un buon gruppo
di lavoro, adeguatamente formato ed
aggiornato, sia necessario per conseguire gli obiettivi previsti è dimostrato dall’impegno profuso dal Parco nel
realizzare corsi e momenti di informazione. D’altro canto la presenza di
operatori che partecipano attivamente a tali momenti formativi da oltre 10
anni, creando una squadra efficiente
e coesa, confortano l’Ente nelle scelte
adottate. Le azioni di formazione, aggiornamento ed informazione possono
tratti stradali critici o incrementando
la consapevolezza dei conducenti di
automezzi del rischio di incidente attraverso segnaletica mirata.
Andamento annuale incidenti
stradali causati da Cinghiale
Anno
Area
Parco
1998
3
1999
3
2000
5
2001
7
2002
3
2003
3
2004
1
2005
2
2006
4
2007
3
2008
7
2009
7
2010
2
Totali 50
Medie/anno
3,8
Su strade
di confine
Totale
2
3
4
11
3
3
6
0
12
18
19
7
13
101
5
6
9
18
6
6
7
2
16
21
26
14
15
151
7,8
11,6
(interno + confine)
così essere sintetizzate:
• N. 4 corsi di abilitazione per “Operatore di gestione degli Ungulati”
• N. 9 corsi di aggiornamento tecnico
per gli Operatori
• N. 14 sessioni di verifica/abilitazione al tiro di precisione con carabina
presso poligoni di tiro attrezzati
• N. 1 seminario specifico per la cittadinanza locale
• N. 1 convegno tecnico-scientifico
• N. 18 relazioni tecniche analitiche
dello stato di fatto
• N. 12 Piani annuali di gestione approvati e presentati.
24
25
Percentuale di realizzazione del Piano di prelievo annuale
Interventi concreti di gestione
La pianificazione della gestione faunistica del Cinghiale si è concretizzata con
azioni volte alla conoscenza delle popolazioni, al controllo delle densità ed al
contenimento dei danni provocati.
I principali interventi realizzati forniscono un chiaro quadro dell’impegno
profuso:
• N. 24 sessioni multiple di censimento in osservazione diretta e mappaggio
• N. 4 sessioni di censimento in battuta
• N. 146 recinzioni metalliche impiantate a protezione delle colture
• N. 26 recinzioni elettriche impiantate a protezione delle colture
• N. 32 appezzamenti di terreno destinati a colture a perdere per la dissuasione al danno, in media all’anno, per una superficie di circa 20 ettari, dal 2001
• N. 3.389 individui di Cinghiale abbattuti selettivamente, per una media di
282,4 individui/anno (n. 3.732 abbattuti complessivamente considerando gli
embrioni presenti nelle femmine gravide, che dalla stagione 2002 sono state
indagate al fine di valutare il tasso di produttività e fertilità della popolazione,
per una media di 311,0 individui/anno).
100%
90%
80%
70%
60%
50%
% Capi effettivamente
abbattuti
40%
30%
20%
10%
0%
% Capi
non abbattuti
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2008 2009 2010
Distribuzione percentuale dei soggetti prelevati per ogni classe d’età
28,05
28,05
2000
2001
Piano di Prelievo Cinghiali abbattuti
(n. max abbattibile)
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Totale
senza conteggio degli embrioni
150
255
441
603
388
496
225
352
264
462
450
530
4.616
29
82
296
297
334
406
191
269
251
424
361
449
3.389
con conteggio
degli embrioni
29
82
296
401
361
473
211
279
263
441
386
510
3.732
senza conteggio degli embrioni
con conteggio
degli embrioni
19,3%
32,2%
67,1%
49,3%
86,1%
81,9%
84,9%
76,4%
95,1%
91,8%
80,2%
84,7%
19,3%
32,2%
67,1%
66,5%
93,0%
95,4%
93,8%
79,3%
99,6%
95,5%
85,8%
96,2%
8,60
2006
26,54
70,97
34,66
9,80
0,00
10,00
64,62
35,46
Subadulti (sub)
53,74
21,38
20,00
Adulti (ad)
51,39
25,00
10,80
2009
60,66
20,43
10,38
2008
2010
72,17
13,94
2007
67,07
20,94
12,80
2005
54,88
22,15
6,90
2004
Percentuale di realizzazione
del Piano di Prelievo
27,95
10,78
2003
Anno
57,43
17,17
2002
Andamento annuale controllo diretto di Cinghiale con sparo
43,90
21,28
21,28
Giovani (juv)
68,82
30,00
40,00
50,00
60,00
70,00
80,00
Riduzione delle spese di gestione
Uno degli obiettivi cardine della programmazione riferita alla gestione del Cinghiale è rappresentato dal contenimento dei costi necessari ad affrontare la
problematica generale. Il lavoro svolto in questo decennio ha dato, anche sotto
quest’aspetto, confortanti risultati.
€ 933,11
2005
2006
€ 43.369,85 € 24.585,56
€ 20.576,91 € 16.920,20
€ 4.600,00 € 4.600,00
€ 1.900,80
€ 1.814,40
€ 13.491,72
-
2004
€ 38.107,77
€ 22.168,55
€ 4.600,00
€ 2.174,40
€ 26.581,05
€ 18.443,86
€ 12.858,16
€ 4.800,00
€ 1.814,40
2007
€ 22.000,25
€ 16.563,36
€ 31.390,14
€ 10.535,72
€ 14.436,48
2003
€ 40.105,50
€ 20.416,98
€ 14.487,66
€ 11.400,00
€ 4.128,00
2008
€ 35.417,07
€ 23.695,16
€ 23.605,81
€ 24.434,66
€ 10.980,00
€ 11.232,00
2009
€ 31.494,88
€ 30.184,77
€ 23.342,08 € 48.217,73
€ 9.000,00
€ 5.400,00
€ 1.836,00
€ 1.674,00
2002
€ 49.141,61
€ 21.630,66
€ 14.110,21
€ 10.800,00
€ 3.600,00
2010
€ 37.368,91
puto del bilancio economico inerente
la gestione della specie.
€ 15.220,34
€ 4.976,90
€ 7.276,21
€ 15.493,37
€ 7.610,51
-
€ 17.352,95
€ 7.870,80
6.366,00
2001
€ 90.745,61
757,13
2.383,24
15.241,16
16.146,01
18.452,90
22.372,10
-
-
-
€
€
€
€
€
€
€
1999
2000
€ 62.951,45 € 81.574,11
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
1998
€ 43.735,87
Anno
Entrate
da vendita carne
VOCI DI BILANCIO Indennizzi danni in agricoltura
Interventi
di prevenzione/dissuasione
Consulenze tecniche
Formazione/aggiornamento
Organizzazione prelievi
(foraggio, fascette identificative, informatizzazione,
recupero animali feriti,
spese di segreteria,
infrastrutture, macellazione,
smaltimento viscere)
VOCI DI BILANCIO Indennizzi danni in agricoltura
Interventi
di prevenzione/dissuasione
Consulenze tecniche
Formazione/aggiornamento
Organizzazione prelievi
(foraggio, fascette identificative, informatizzazione,
recupero animali feriti,
spese di segreteria,
infrastrutture, macellazione,
smaltimento viscere)
Dal 1999 al 2004 e successivamente
nel 2010, è stato possibile fornire un
ulteriore valore aggiunto alla gestione
del Cinghiale, destinando una parte
degli animali abbattuti alla commercializzazione. Infatti, nel rigoroso rispetto delle normative vigenti e dei
protocolli per la garanzia dell’igiene e
sicurezza delle carni, il Cinghiale del
Parco ha trovato spazio nel mercato
della gastronomia locale. Questa possibilità è stata attuabile grazie all’attento lavoro degli Operatori e alla disponibilità delle strutture deputate alla
macellazione e stoccaggio delle carni.
Ciò ha portato ad un segno + nel com-
Spese sostenute per la gestione del Cinghiale
26
28
29
Bilancio definitivo delle spese
sostenute per la gestione
del Cinghiale
Anno
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Costo complessivo
€
43.735,87
€
88.351,18
€
114.547,86
€
148.430,15
€
92.233,29
€
107.329,24
€
71.451,07
€
83.939,28
€
63.140,50
€
59.916,67
€
85.849,71
€
83.233,76
€
81.143,78
COSTO COMPLESSIVO PER LA GESTIONE DEL CINGHIALE
€ 160.000,00
€ 140.000,00
€ 120.000,00
€ 100.000,00
€ 80.000,00
€ 60.000,00
€ 40.000,00
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
11. QUANTI SONO OGGI I CINGHIALI NEL PARCO?
Considerando le normali fluttuazioni numeriche che caratterizzano le popolazioni di Cinghiale, dovute all’estrema plasticità adattativa che la specie mostra
nei confronti dei mutevoli fattori ambientali stagionali, i dati ricavati costantemente dai monitoraggi delle consistenze ci confermano essenzialmente un
dato di fatto: la popolazione di Cinghiale del Parco si mantiene con parametri di
densità stabili, frutto delle azioni gestionali adottate Densità di popolazione che
da un lato non mette a rischio i naturali equilibri ecologici e dall’altro consente
di contenere gli impatti sulle attività umane. Infatti il dato rilevato attraverso i
censimenti primaverili, mostra densità sostanzialmente in linea con quelle che
si possono riscontrare negli ambienti naturali appenninici. In autunno, dopo
l’esecuzione degli interventi di controllo numerico, la densità si attesta a circa
3 individui/kmq, parametro obiettivo pianificato e conseguito.
Densità della popolazione di Cinghiale
(n. individui/100 ettari)
Anno
Densità primaverile attesa
Densità
autunnale (dopo i prelievi)
2002
2003
2004
2005 *
2006
2007
2008
2009
2010
7,6
7,3
8,8
4,0
6,5
5,5
9,8
7,5
8,6
3,3
3,4
3,7
2,0
3,5
2,7
5,0
4,8
2,5
*eccezionale nevicata
In sintesi i cinghiali nel Parco risultano essere costantemente presenti con una popolazione media di circa 650
individui, con picchi fino a 900, per una densità naturale
media che si aggira intorno ai 7,2 individui ogni 100 ettari
di territorio.
30
31
DENSITà DELLA POPOLAZIONE DI CINGHIALE
40% della superficie totale di gestione, le densità siano contenute sotto la soglia
di 5 cinghiali/km2. Come detto, il Parco si pone come obiettivo il riportare le
densità attorno ai 3-4 cinghiali/km2, con la possibilità di una ulteriore riduzione della densità obiettivo (2-3 cinghiali/km2) nel caso in cui i danni in agricoltura dovessero subire incrementi significativi.
10,0
9,0
8,0
7,0
6,0
5,0
Densità
primaverile
4,0
3,0
Densità
autunnale
(dopo i prelievi)
2,0
1,0
0,0
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Il primo decennio di gestione del Cinghiale nel Parco ha mostrato come questi
valori di densità siano certamente sufficienti sia per l’espletamento del ruolo
ecologico che la specie ricopre nell’ambito delle catene alimentari degli ecosistemi del Parco (dimostrato dalla costante presenza dei suoi predatori naturali), sia per la garanzia della doverosa conservazione della specie stessa, nel
rispetto dei compiti istituzionali del Parco.
La complessa attività finalizzata ad una equilibrata gestione della specie resta comunque una necessità oggettiva al cospetto delle problematiche concrete
che accompagnano costantemente la presenza del Suide.
Pertanto il Parco si prepara ad affrontare il prossimo decennio di gestione del
Cinghiale sull’onda dei risultati fino ad oggi conseguiti, forte del bagaglio di
esperienza acquisito, con la consapevolezza della necessità di mantenere alto il
livello di attenzione su questa realtà e procedendo sul medesimo binario tracciato sulla base della conoscenza, della pianificazione e della verifica.
Va sottolineato che l’attività di gestione del Cinghiale nel Parco ha precorso gli
obiettivi che la Regione Marche ha indicato, con l’approvazione nel luglio 2010
dei “Criteri ed Indirizzi per la pianificazione faunistico-venatoria 2010-2015”,
per mantenere la popolazione a livelli di sostenibilità. Infatti i parametri indicati dalla Regione Marche prevedono che in aree con coltivazioni inferiori al
32
33
APERTI AL CONFRONTO
Le informazioni ed i dati riportati in questa pubblicazione mostrano l’impegno
profuso dal Parco nella gestione del Cinghiale ed i positivi risultati conseguiti.
Nella consapevolezza che è necessario trovare soluzioni ancora più efficienti, il
Parco è sempre aperto al confronto e ai suggerimenti.
Un confronto che però deve basarsi su dati e sull’informazione, sperando quindi
di non dovere più ascoltare che…
1. “nel Parco si abbattono pochi cinghiali”: dal 1998 ad oggi sono stati abbattuti n 3.732 cinghiali;
2. “nel Parco ci sono densità elevatissime di Cinghiale”: dopo gli interventi
di controllo numerico del Cinghiale ogni anno la densità è costantemente di circa 3 individui/km2, pari o inferiore a quella prevista nel territorio di caccia;
3. “nel Parco viene fatta strage di cinghialetti indifesi”: il controllo del Cinghiale viene realizzato nell’ottica di conservare la sua popolazione, con una
struttura naturale ed ecologicamente equilibrata, secondo le indicazioni tecniche dell’ISPRA;
4. “i selecontrollori sono poco efficienti nell’attività di abbattimento”: negli ultimi anni il piano di abbattimento viene eseguito per il circa il 90%, un
vero record se si considera che il prelievo viene realizzato rispettando le classi
di sesso ed età;
5. “con il controllo selettivo si abbattono pochi cinghiali, sarebbe meglio
intervenire con la battuta o la girata”: confrontando i risultati medi delle
squadre di caccia al cinghiale delle Marche si rileva che l’efficienza di un selecontrollore per abbattere un cinghiale è in media circa 10 volte superiore rispetto ad un cacciatore in squadra;
6. “il Parco non sa quanti cinghiali ci sono nel suo territorio”: tutti gli anni
vengono puntualmente realizzati i censimenti nel periodo post-riproduttivo ed
in quello pre-riproduttivo, utilizzando sia la tecnica dell’osservazione diretta
che della battuta, impiegando operatori preparati e tecnici qualificati;
7. “la gestione del cinghiale nel Parco è approssimativa”: il piano annuale
di gestione e controllo numerico del Cinghiale è sempre approvato dall’ISPRA.
Inoltre vi è sempre un riscontro positivo dell’attività svolta confrontando i risultati dei censimenti, con l’elaborazione del piano di controllo e i risultati degli
abbattimenti;
8. “i selecontrollori sono un gruppo ristretto di favoriti del Parco”: il Parco
ha realizzato 4 corsi per abilitare gli operatori di gestione degli Ungulati, di cui
uno aperto anche a tutti i residenti della provincia di Ancona;
9. “il Parco non riesce a contenere i danni in agricoltura”: nel Parco gli episodi di danneggiamento si sono fortemente ridotti sia in termini numerici, dalle
253 denunce del 2001 alle 58 del 2010, che economici, dai circa € 90.000,00
del 2001 ai circa € 30.000,00 di media dell’ultimo quinquennio:
10. “i danni in agricoltura nella provincia di Ancona sono provocati dai cinghiali del Parco”: il Parco opera per contenere la densità di cinghiale e i danni
nel proprio territorio; se il controllo numerico venisse realizzato sinergicamente anche al di fuori, verosimilmente i problemi si ridurrebbero, come avviene
nel Parco. Noi siamo disponibili a collaborare come lo siamo sempre stati.
Fabrizio Giuliani
Presidente della C.M. Esino-Frasassi
34
APPENDICE RIFERIMENTI
NORMATIVI
Legge 11 febbraio 1992, n. 157
Norme per la protezione della fauna selvatica
omeoterma e per il prelievo venatorio.
Art. 1 – Comma 1.: La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata
nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale.
Art. 1 – Comma 2.: L’esercizio dell’attività venatoria è consentito purché non contrasti con
l’esigenza di conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno effettivo alle produzioni
agricole.
Art. 1 – Comma 3.: Le regioni a statuto ordinario provvedono ad emanare norme relative alla
gestione ed alla tutela di tutte le specie della fauna selvatica in conformità alla presente legge,
alle convenzioni internazionali ed alle direttive
comunitarie. (…)
Legge Regionale 5 gennaio 1995, n. 7
Norme per la protezione della fauna selvatica
e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria.
Art. 1 – Comma 1.: La Regione tutela la fauna
selvatica secondo metodi di razionale programmazione dell’utilizzazione del territorio e di
uso delle risorse naturali e disciplina il prelievo venatorio nel rispetto delle tradizioni locali
e dell’equilibrio ambientale, nell’ambito delle
funzioni ad essa trasferite e nell’osservanza dei
principi e delle norme stabiliti dalla legge 11 febbraio 1992, n. 157, dalle direttive comunitarie e
dalle convenzioni internazionali.
Art. 1 – Comma 2.: La fauna selvatica costituisce bene ambientale ed è tutelata e protetta in
attuazione dell’articolo 5 dello Statuto regionale, nell’interesse della comunità internazionale,
nazionale e regionale.
35
Art. 1 – Comma 4.: E’ obiettivo della programmazione regionale promuovere il mantenimento e la riqualificazione degli habitat naturali e
seminaturali al fine di adeguare ed incrementare la popolazione di tutte le specie di mammiferi ed uccelli, viventi naturalmente allo stato
selvatico nel loro territorio, ad un livello corrispondente alle esigenze ecologiche, scientifiche,
culturali e ricreative della regione, assicurando
l’eliminazione o la riduzione dei fattori di squilibrio e di degrado ambientale.
Legge 6 dicembre 1991, n. 394
Legge quadro sulle aree protette
Art. 11 – Comma 3.: (…) nei parchi sono vietate
le attività e le opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati con particolare riguardo alla
flora e alla fauna protette e ai rispettivi habitat.
In particolare sono vietati:
a) la cattura, l’uccisione, il danneggiamento, il
disturbo delle specie animali; la raccolta ed il
danneggiamento delle specie vegetali, salvo nei
territori in cui sono consentite le attività agrosilvo-pastorali, nonché l’introduzione di specie
estranee, vegetali o animali, che possano alterare l’equilibrio naturale; (…)
Legge 6 dicembre 1991, n. 394
Legge quadro sulle aree protette
Art. 22 – Comma 6. - mod. con Legge 9 dicembre 1998, n. 426, Art. 2 – Comma 33: Nei parchi
naturali regionali e nelle riserve naturali regionali l’attività venatoria è vietata, salvo eventuali prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici. Detti
prelievi ed abbattimenti devono avvenire in
conformità al regolamento del parco o, qualora
non esista, alle direttive regionali per iniziativa
e sotto la diretta responsabilità e sorveglianza
dell’organismo di gestione del parco e devono
essere attuati dal personale da esso dipendente
o da persone da esso autorizzate, scelte con preferenza tra cacciatori residenti nel territorio
del parco, previ opportuni corsi di formazione a
cura dello stesso Ente
L.R. 28 aprile 1994, n. 15 (B.U. 5 maggio
1994, n. 45)
Norme per l’istituzione e gestione delle aree
protette naturali
Art. 16 – Comma 4.: Per quanto riguarda la
lettera a) del comma 3 dell’articolo 11 della
legge 394/1991 sono previsti esclusivamente
prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi per
ricomporre squilibri ecologici accertati dall’organismo di gestione che procederà mediante
appositi piani. Prelievi ed abbattimenti devono
avvenire per iniziativa e sotto la diretta responsabilità e sorveglianza dell’organismo di gestione del parco ed essere attuati dal personale
dell’organismo di gestione del parco, da persone
all’uopo espressamente autorizzate dall’organismo di gestione del parco stesso o, in subordine,
attraverso le guardie venatorie delle province
secondo quanto previsto dall’articolo 19, comma 2, della legge 11 febbraio 1992, n. 157, previa intesa con le province stesse
NORME DEL PARCO DELLA GOLA
DELLA ROSSA E FRASASSI PER IL
CONTROLLO DIRETTO DELLE
POPOLAZIONI DI CINGHIALE
Qualsiasi intervento di gestione che preveda il
controllo della popolazione di Cinghiale, sia attraverso metodi naturalistici che con abbattimento,
potrà essere realizzato solo quando siano accertati evidenti danni al patrimonio agro-forestale
e/o quando la presenza del Suide possa determinare un rischio per la pubblica incolumità.
L’acquisizione delle necessarie conoscenze potrà
essere realizzata attraverso personale esperto dipendente del Parco e/o da professionisti di
comprovata esperienza, avvalendosi di personale di supporto tecnico appositamente preparato
attraverso corsi realizzati o riconosciuti dal Parco stesso. I piani di gestione devono essere approvati dalla Giunta del Parco. A seguito dell’ap-
provazione del Piano di gestione, gli interventi
di controllo tramite abbattimento sono realizzati dagli “Operatori di gestione degli Ungulati” appositamente abilitati, che annualmente abbiano
superato la prova pratica di aggiornamento.
Il piano di prelievo determina, per ogni “Zona di
gestione”, il numero massimo abbattibile di cinghiali, distinti in classi d’età e sesso.
Nella pratica del controllo diretto con sparo, lo
sparo deve essere effettuato:
• da fermo;
• da Stazioni di Sparo specificatamente approvate dalla Giunta del Parco, cartografate e segnalate in situ da tabelle numerate;
• con impiego di fucile con canna ad anima rigata, a caricamento manuale, di calibro ammesso
secondo le norme che regolamentano l’attività
venatoria;
• ad animale riconosciuto;
• con animale fermo;
• contro un ostacolo certo e visibile posto subito
dietro il bersaglio;
• ad una distanza massima di 150 m;
• negli intervalli orari definiti in ogni periodo
dal Parco.
L’attività di controllo è coordinata da un responsabile nominato dal Parco e controllata da
personale di vigilanza preposto.
Gli Operatori devono redigere apposite schede
di uscita, di attività e di abbattimento con rilevamento dei dati biometrici e dei dati relativi al
tasso di fertilità e fecondazione delle femmine.
Gli animali abbattuti devono essere contrassegnati da apposita fascetta inamovibile, fornita
dal Parco, apposta al tendine di Achille prima di
rimuovere il capo dal sito di abbattimento.
I capi abbattuti vengono recapitati in appositi
centri di raccolta, individuati dal Parco.
La gestione del capo abbattuto è di competenza
del Parco.
In caso di ferimento dell’animale, l’Operatore
deve darne immediata comunicazione ad un referente nominato dal Parco.
La ricerca del capo ferito sarà effettuata con
l’intervento di cani all’uopo abilitati e relativi
conduttori.
Comunità Montana Esino Frasassi
Coordinamento
tecnico-scientifico
Massimiliano Scotti
Parco Gola Rossa e Frasassi
Marco Bonacoscia Hystrix
Filippo Savelli Hystrix
Testi
Filippo Savelli, Marco
Bonacoscia
Elaborazione dati
Filippo Savelli
Illustrazioni
Ettore Gambioli
Foto
Paolo Giacchini,
Elena Bresca,
Archivio Parco Gola Rossa
e Frasassi
Editing
Massimiliano Scotti,
Paolo Giacchini
Grafica
Omnia Comunicazione
Si ringraziano tutti coloro
che operano e collaborano
alla gestione del Cinghiale
nel Parco, in particolare
la Coop. Efedra, il personale
di Vigilanza e gli operatori
volontari del Parco.
Finito di stampare
aprile 2011
Scarica

il cinghiale nel parco della gola della rossa e di frasassi