Università degli studi di Ferrara
Insegnamento: Fonti Antiche
Modulo: Epigrafia latina
(lezione 2)
Dott.ssa Sara Faccini
a.a. 2011/2012
L’onomastica latina

A partire dalla fine dell’età repubblicana (lex Iulia
municipalis, 45 a.C.) l’onomastica completa di un
cittadino romano, maschio e libero di nascita (ingenuus)
si componeva ufficialmente dei tria nomina (praenomen,
nomen, cognomen), cui si aggiungevano le indicazioni
del patronimico e della tribù di appartenenza.
L. Valerius L. f. Fab. Bassus
L(ucius) Valerius L(uci) f(ilius) Fab(ia) Bassus
praenomen
nomen
filiazione
tribu
cognomen
Il praenomen

In origine indicava il
nome personale di un
cittadino romano.
 Dal III sec. a.C. si
affermò l’uso di
utilizzarne un numero
ristretto in forma
abbreviata.
A. Aulus
L. Lucius
Q. Quintus
Ap. Appius
M. Marcus
Ser.
Servius
C. Gaius
M' Manius
Sex.
Sextus
Cn. Gnaeus
Mam.
Mamercus
D. Decimus
N.
Numerius
T. Titus
P. Publius
Ti. Tiberius
V. Vibius
Sp.
Spurius
Il nomen o gentilizio

Indica la famiglia di appartenenza di un individuo e
designa tutti i membri di una stessa gens, uomini, donne,
liberti.
 Si trasmette dal padre ai figli, anche alle femmine, che lo
conservano una volta sposate.
 I gentilizi più diffusi sono quelli delle grandi famiglie e
degli imperatori (liberti, soldati e stranieri che ottenevano
la cittadinanza)
 Sulle iscrizioni il gentilizio viene generalmente riportato
per intero e, in alcuni casi, abbreviato.
L. Valerius L.f. Fab. Bassus
La filiazione o patronimico

I cittadini romani, uomini e donne, nati da genitori liberi,
indicavano il loro status giuridico inserendo dopo il
gentilizio il praenomen del padre abbreviato in caso
genitivo, seguito dal sostantivo filius o filia abbreviato in
f. o, più raramente, fil.
L. Valerius L. f. Fab. Bassus

Gli appartenenti a famiglie illustri talvolta ponevano,
dopo il prenome del padre, anche quello del nonno,
seguito dalla sigla N (nepos) o del bisnonno, seguito
dall’abbreviazione ABN (abnepos)
La tribù




Ogni cittadino romano, per fini politici e censitari, veniva ascritto ad
una tribù che, originariamente, consisteva in una porzione di
territorio romano che costituiva una delle unità di voto dei comizi
tributi.
Con il tempo, la tribù andò perdendo la sua connotazione territoriale
e finì per essere un segno distintivo tra chi aveva la cittadinanza e
chi non la possedeva.
La menzione della tribù, che di norma compariva tra la filiazione ed
il cognomen, è particolarmente attestata tra il II sec. a.C. ed il II d.C.
Il nome della tribù può comparire per esteso in caso ablativo seguito
o meno dalla parola tribu, ma in genere è indicato in forma
abbreviata (tre lettere) con tribu sottinteso.
L. Valerius L.f. Fab. Bassus
Aemilia
AEM
Aniensis
ANI
Arnensis
ARN
Claudia
CLA
Camilia
CAM
Clustumina
CLV
Collina
COL
Cornelia
COR
Esquilina
ESQ
Fabia
FAB
Falerna
FAL
Galeria
GAL
Horatia
HOR
Lemonia
LEM
Maecia
MAEC
Menenia
MEN
Oufentina
OVF
Palatina
PAL
Papiria
PAP
Pollia
POL
Pomptina
POM
Publilia
PVB
Pupinia
PVP
Quirina
QVIR
Romilia
ROM
Sabatina
SAB
Scaptia
SCAP
Sergia
SER
Stellatina
STE
Suburana
SVC
Teretina
TER
Tromentina
TRO
Velina
VEL
Voltinia
VOL
Voturia
VOT
Il cognomen




In origine era un soprannome non ufficiale che serviva a distinguere meglio
le persone
Poteva richiamare le caratteristiche fisiche (Longus), caratteriali (Modestus),
avere carattere beneaugurante (Felix), derivare da nomi di città o popolo
(Gallus), di mestiere (Agricola), di animali o piante (Ursus), essere legato
all’ordine di nascita (Primus, Secundus)…
Nelle grandi famiglie di notabili, insieme al gentilizio, il cognome serviva a
distinguere il ramo della famiglia (es. Cornelii Balbi e Cornelii Scipiones) e,
talvolta, all’interno di esso, un’ulteriore suddivisione (Cornelii Scipiones
Nasicae): anch’esso si trasmetteva per via ereditaria.
Alcune persone avevano più di un cognome:




Ex virtute (P. Cornelius Scipio Africanus)
Adozione (C. Octavius  C. Iulius Caesar Octavianus)
Utilizzo dei cognomina degli avi, non solo paterni, ma anche materni
L’uso del cognomen si diffonde tra liberti e gente comune a partire dall’età di
Silla, per generalizzarsi ed essere usato regolarmente tra la fine della
Repubblica e la metà del I sec. d.C.
L. Valerius L.f. Fab. Bassus
L(ucius) Valerius M(arci) f(ilius) Ouf(entina tribu) Giddo
L(ucius) Calpurnius M(arci) l(ibertus) Menophil(us)
Valerianus
Valeria L(uci) l(iberta)Truphera
L’onomastica degli schiavi

In origine lo schiavo non aveva nome proprio e
veniva indicato con il sostantivo puer preceduto
dal prenome del padrone al genitivo (es. Marci
puer)
 L’espansione di Roma nel Mediterraneo apportò
un grande afflusso di schiavi e sorse la
necessità di distinguerli, all’interno della famiglia,
con un nome in genere scelto dal padrone.
 Si sceglievano nomi di buon augurio, teoforici, di
personaggi del mito e in genere nomi grecanici
(che quindi non sono indicativi della provenienza
geografica)
Schiavi
 Nelle
iscrizioni la condizione servile è
indicata dalla parola servus/a per intero o
abbreviata in S (talvolta ser) e preceduta
dal nome del padrone al genitivo.
L’indicazione servus/a può anche essere
sottintesa.
 Talvolta il servo è indicato con il termine
verna, che indica lo schiavo nato in casa.
Dis M(anibus) Sacr(um)
Aphrodisio
vernae suo dulc(issimo),
fec(it) T(itus) Flavius
Epaphroditus
aedituus
Abascanti et Priscil
laes (!) patronor(um)
et sibi suis b(onis) b(ene)
Schiavi imperiali o pubblici
Nell’onomastica di uno schiavo imperiale
troviamo prima la denominazione dell’imperatore
o, più spesso, la sigla AVG (= Aug(usti)), talora
preceduta da IMP, oppure CAES (= Caes(aris)),
talora seguito da N ( = n(ostri)). Il termine servus
(o le abbreviazioni) è spesso sottinteso o
indicato tramite la mansione specifica dello
schiavo.
 Nel caso di schiavi pubblici (appartenenti allo
stato o ad una città), il nome è preceduto dal
nome della città o dei suoi abitanti al genitivo.

L’onomastica dei liberti




Quando uno schiavo veniva liberato o si emancipava,
entrava a far parte della famiglia del padrone, che da
dominus ne diveniva il patronus.
Il liberto assumeva praenomen e nomen del padrone,
mentre come cognomen assumeva il suo nome
originario.
Lo status libertino doveva essere indicato per legge, tra
nomen e cognomen, con l’indicazione al genitivo del
prenome del padrone abbreviato e la parola libertus/a,
spesso abbreviata in L o LIB.
Nel caso del liberto di una donna, il prenome veniva
sostituito da una C retroversa, da leggersi come mulieris.
Sex(tus) Aemilius Sex(ti) l(ibertus)
Baro
frumentarius
in ignem inlatus est
prid(ie) Non(as) Quinct(iles)
Cn(aeo) Pompeio co(n)s(ule) tert(io)
L(ucius) Valerius M(arci) f(ilius) Ouf(entina tribu) Giddo;
L(ucius) Calpurnius M(arci) l(ibertus) Menophil(us)
Valerianus;
Valeria L(uci) l(iberta)Truphera.
Liberti pubblici o imperiali

Nel caso di liberti pubblici si adottava un
prenome generico e come gentilizio si usava
Publicius o un nome ricavato dalla città cui lo
schiavo era appartenuto, oppure si indicava il
nome della città o dei cittadini al genitivo, seguiti
da libertus/a.
 Lo schiavo imperiale, una volta liberato,
prendeva prenome e nome dell’imperatore, cui
faceva seguire l’indicazione del suo status
preceduto dalla denominazione dell’imperatore
al genitivo o dalle forme abbreviate AVG o
CAES N. Il nome originario diveniva cognomen.
Heracla
Augustae l(ibertus)
P(ictor)
T(ito) Aurelio
Aug(usti) L(iberto)
Aphrodisio
proc(uratori) Aug(usti)
a rationibus
S.P.Q.L.
L’onomastica femminile

Il nome di una donna ingenua era costituito dal
gentilizio paterno al femminile, che poteva
talvolta essere seguito da un cognomen. Il
gentilizio paterno veniva conservato anche una
volta sposata.
 La liberta prendeva il gentilizio del patrono al
femminile, tanto che, se lo status giuridico non
era indicato, era difficile distinguerla da
un’ingenua.
Caeciliae
Q(uniti) Cretici f(iliae)
Metellae Crassi
V (iva) f(ecit)
Vetilia (mulieris) lib(erta)
Egloge sibi et
L(ucio) V(alerio) Q(uinti) f(ilio) Constant(i)
decurioni Mut(inae) viro
optumo et carissimo et
L(ucio) Valerio L(uci) lib(erto) Constanti
filio piissimo apollinar(i)
et augustali
La titolatura imperiale
 La
titolatura imperiale è costituita da
elementi onomastici, magistrature,
sacerdozi e titoli vari, che possono mutare
a seconda del periodo, del luogo, della
destinazione dell’epigrafe.
Elementi onomastici:
IMP = prenome ufficiale
dell’imperatore; apre la titolatura,
sottolineando il carattere militare
del principato;
CAES: cognome della gens Iulia,
occupa il posto del gentilizio per
indicare la continuità dinastica;
Divi f. = il patronimico è indicato dal
nome del predecessore divinizzato
Nome personale: può essere il nome originario oppure quello adottivo o quello
di alcuni imperatori precedenti.
AVG = titolo onorifico dalla valenza sacrale, attribuito ad Ottaviano nel 27 a.C.,
assunto da tutti gli imperatori come cognome. A partire da Commodo può
essere accompagnato da alcuni aggettivi con funzione di titolo (Pius, Felix)
Cognomina ex virtute: legati alle campagne militari vittoriose condotte
dall’imperatore o dai suoi generali; sono derivati dai nomi dei popoli vinti.
Sacerdozi
PONT MAX = Cesare, Augusto e, in
seguito, tutti gli imperatori fino a
Graziano (376 d.C.) ricoprirono
questa carica che conferiva la
presidenza del collegio dei pontefici
e, di conseguenza, il controllo della
religione ufficiale.
Magistrature
TRIB POT = compare in ablativo e, a
partire dalla seconda, seguita da un
numerale ordinale; conferiva i poteri
del tribuno della plebe (ius
intercessionis – sacrosantitas). Fu
accordata ad Augusto nel 23 a.C. e in
seguito conferita a tutti i suoi
successori; essendo rinnovata di anno
in anno, consente di datare l’epigrafe
con una certa precisione.
COS = l’imperatore poteva essere
nominato console e ne assumeva la
carica il 1 gennaio dell’anno seguente,
mantenendola per alcuni mesi. La
nomina poteva avvenire diverse volte
e a partire dalla seconda era indicata
con un numerale. Incrociando il dato
con quello della tribunicia potestas e
delle acclamazioni imperatorie, si
possono ottenere riferimenti
cronologici precisi.
Titoli
P P = titolo onorifico di origine
repubblicana, venne conferito ad
Augusto nel 2 a.C. e, in seguito, a
tutti gli imperatori.
IMP = collocato per la seconda volta
nell’iscrizione, di solito dopo la
trib. pot., seguito da un numerale,
indica le salutazioni, che
avvenivano a seguito di una
vittoriosa campagna militare.
Compare regolarmente fino a
Caracalla.
Altri elementi
CENS = Augusto ottenne la censoria potestas, senza essere mai stato
censore; solo alcuni altri imperatori si fregiarono di questo titolo.
PROCOS = compare talora nelle iscrizioni di Traiano e dei suoi successori,
nelle province e non in Italia.
Evoluzione dell’onomastica e criteri
di datazione





Età arcaica: uso del solo nome personale
In seguito: formazione bimembre (prenome e gentilizio)
I sec. a.C.: uso generalizzato dei tria nomina
Dal I sec. d.C.: il sistema onomastico inizia a
semplificarsi. Il praenomen viene utilizzato con meno
frequenza e dal II sec. non viene più inserito nelle
iscrizioni; stessa sorte toccò al nomen, soprattutto a
causa del diffondersi di gentilizi imperiali che non
consentivano più una reale distinzione. Il cognomen
rimase l’unico elemento distintivo.
Dal IV sec.: si tornò all’uso del nome singolo nelle
iscrizioni della gente comune. Gli aristocratici, invece,
continuavano a preferire la polinomia per ostentare
l’antichità e l’importanza della propria famiglia.
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