Lezione X
La vita nelle domus dell’area
vesuviana: l’area d’ingresso,
l’atrium e il tablinum
L’edilizia abitativa dei Romani
• Schematizzando, si possono riconoscere quattro
tipologie:
–
–
–
–
Le domus
Gli appartamenti delle insulae
Le villae
Le fattorie
• Le prime due tipologie erano tipicamente urbane, le
ultime due tipicamente rurali.
• L’area vesuviana ci ha rivelato esempi insigni di
domus e villae, la cui struttura ha fortemente
condizionato la ricostruzione dei modelli generali di
queste tipologie nel mondo romano.
2
La domus
• Una tipologia abitativa caratteristica delle classi medioalte.
• Una tipologia abitativa conosciuta con dovizia di particolari
per la città di Roma (attraverso le fonti letterarie) e per
località come Pompei, Ercolano ed Ostia (attraverso la
documentazione archeologica).
• Ma un modello di abitazione che ebbe una straordinaria
fortuna e che si diffuse in tutto il mondo romano.
• La domus “classica” è risultato di una giustapposizione tra
due modelli di abitazione:
– Quella imperniata sull’atrium (e sul tablinum), di tradizione
italica.
– Quella imperniata sul peristylium, di tradizione ellenistica.
• Una casa che non è solo lo spazio privato per eccellenza,
come si usa pensare nel mondo contemporaneo, ma che
ha anche funzioni pubbliche.
3
Vitruvio, L’architettura, VI, 5, 2: la
connotazione socio-economica della domus
• Nobilibus vero, qui honores
magistratusque gerundo praestare debent officia civibus,
faciunda sunt vestibula regalia
alta, atria et peristylia amplissima, silvae ambulationesque
laxiores ad decorem maiestatis
perfectae; praeterea bybliothecas, basilicas non dissimili
modo quam publicorum operum
magnificentia
comparatas,
quod in domibus eorum saepius et publica consilia et privata
iudicia arbitriaque conficiuntur.
• Per le persone di alto rango,
che
detengono
onori
e
magistrature e il cui compito è
quello di servire lo stato
dobbiamo costruire alti vestiboli
regali, atri e peristili amplissimi,
giardini e portici di notevole
estensione, lussuosi e imponenti; poi biblioteche, pinacoteche e
basiliche, la cui magnificenza
può competere con quella dei
monumenti pubblici, poiché in
queste case spesso si svolgono
pubbliche deliberazioni e si
pronunciano giudizi privati.
4
Vitruvio, L’architettura, VI, 5, 1: la
connotazione socio-economica della domus
• Igitur is, qui communi
sunt
fortuna,
non
necessaria
magnifica
vestibula nec tabulina
neque atria, quod in
aliis officia praestant
ambiundo neque ab
aliis ambiuntur.
• Coloro che sono di
fortuna modesta, non
hanno
bisogno
di
magnifici vestiboli né di
tablini od altro, perché
sono loro a rendere
visita agli altri per
mettersi a disposizione
e non viceversa
5
Le domus dell’area vesuviana
• Le città dell’area vesuviana consentono di seguire l’evoluzione
della domus fino al 79 d.C.
– L’esempio più antico è quello della Casa del Chirurgo (fine del IV
sec. a.C.), incentrata su ingresso, atrio e tablinum, ma ancora
priva di peristilio, al posto del quale vi era un semplice orto.
– La ricca domus dei Vettii, il cui impianto potrebbe risalire già alla
fine del II sec. a.C., rappresenta un’evoluzione, con la presenza
di un peristilio porticato intorno al vecchio hortus.
– La coeva e lussuosa Casa del Fauno, ampia come una reggia
ellenistica, con il suo doppio atrio e la sua ricca decorazione a
mosaici.
– La casa del Menandro, della prima età imperiale, dotata di terme
private e di un’ala riservata alla servitù.
– L’insolita Casa del Rilievo di Telefo, una domus ercolanese
costruita su più livelli.
6
Pianta della Casa del Chirurgo
7
L’hortus della Casa del Chirurgo
8
Pianta della Casa dei Vettii
9
Mappa della Casa del Fauno
10
Pianta della Casa del Menandro
11
La Casa del Poeta Tragico come
esempio di domus pompeiana
• Una domus scoperta nel 1824, tra porta Ercolano e il
foro, più modesta di quelle citate, ma forse più
rappresentativa.
• Prese il nome da un affresco che si riteneva
rappresentasse un tragediografo che recitava il suo
componimento.
– Nell’affresco si legge oggi piuttosto una scena mitologica: Alcesti
e Admeto ascoltano un oracolo.
• La casa assume la sua forma attuale alla fine del I sec.
a.C.
• Circa 10 anni prima dell’eruzione ricevette una bella
decorazione ad affresco (le scene figurative sono state
portate al Museo Archeologico Nazionale di Napoli).
12
La fortuna della Casa del Poeta
Tragico
• La notorietà di questa casa è dovuta in buona
parte al fatto che E. Bulwer-Lytton ne fece
l’abitazione di Glauco, protagonista de Gli
ultimi giorni di Pompei, Glauco (il romanzo
del 1834 di enorme successo).
– La ricostruzione di Bulwer-Lytton si fondava su
una delle prime guide turistiche illustrate di
Pompei: W. Gell, Pompeiana, London 1832.
• Nel 1854 la casa fu ricostruita piuttosto
fedelmente nell’area espositiva di Crystal
Palace, a Londra.
13
E. BulwerLytton
• Un ritratto dell’eclettico
autore di The Last
Days of Pompeii (18031873), opera di H.W.
Pickersgill.
Londra,
National
Portrait
Gallery.
14
W. Gell, Pompeiana: House of the
Tragic Poet
15
Mappa della Casa
del Poeta Tragico
a. Botteghe
b. Ingresso principale
c. Atrium
d. Guardiola del portiere
h. Tablinum
k-j. Peristylium
o. Cucina
p. Triclinium
q. Ingresso secondario
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La facciata e le botteghe
• La facciata, con l’ingresso principale della casa,
dava su via delle Terme.
• Caratterizzata dalle poche e piccole finestre,
poste al piano superiore.
• Ai due fianchi dell’ingresso della domus si
trovavano, secondo un comune modello
pompeiano, due botteghe (a).
– Una favorevole collocazione commerciale, davanti alle
frequentate Terme del Foro.
– Nella bottega di sinistra si sono rinvenuti alcuni gioielli:
orecchini d’oro e perle, bracciali, collane e anelli; ma
non è una prova sufficiente per affermare che siamo
davanti ad una gioielleria.
17
L’area di ingresso nella domus
• Il modello prevedeva uno spazio tripartito:
– Il vestibulum, il corridoio d’ingresso prima della
porta, che si apriva sulla strada.
– La ianua, la porta vera e propria.
– Le fauces, il corridoio d’ingresso dopo la porta,
che dava accesso all’atrio.
• La porta dunque non sorgeva direttamente
sulla strada, ma lungo il corridoio
d’ingresso, diviso dalla stessa ianua in
vestibulum e fauces.
18
Ricostruzione della facciata della Casa
del Poeta Tragico
19
Gellio, Notti Attiche, XVI, 5, 2-3: il vestibulum
non fa propriamente parte della casa
• Animadverti enim quosdam haudquaquam indoctos viros opinari
vestibulum esse partem
domus primorem , quam
vulgus "atrium" vocat.
• Io ho osservato infatti
che persone non prive
di cultura ritengono che
il vestibulum sia la
prima
stanza
della
casa,
che
comunemente
vie-ne
detta atrium.
20
Gellio, Notti Attiche, XVI, 5, 2-3: il vestibulum
non fa propriamente parte della casa
• C. Aelius Gallus in libro de
significatione verborum, quae
ad ius civile pertinent,
secundo vestibulum esse
dicit non in ipsis aedibus
neque partem aedium, sed
locum ante ianuam domus
vacuum, per quem a via
aditus accessusque ad aedis
est, cum dextra sinistraque
ianuam tectaque sunt viae
iuncta atque ipsa ianua
procul a via est area vacanti
intersita.
• Caio Elio Gallo, nel II libro
dell’opera sul significato delle
parole in relazione al diritto
civile, dice che il vestibulum non
appartiene alla casa né fa parte
di questa ma è uno spazio libero
davanti alla porta, attraverso il
quale si avvicina e si accede
dalla via alla casa, e quando dei
fabbricati che si stendono verso
la via circondano a sinistra e a
destra la porta di casa e questa
è distante dalla via, il vestibulum
è lo spazio posto in mezzo.
21
La funzione del vestibulum
• Una sorta di spazio neutro, intermedio tra lo spazio
pubblico della strada e quello privato della casa.
• Era lo spazio in cui facevano “anticamera” i visitatori,
in particolare i clientes che attendevano di salutare il
padrone di casa.
• Il suo ruolo di passaggio è dimostrato dal fatto che lì
deponevano i fasces i littori che accompagnavano un
magistrato, segno che lì era il confine dello spazio
pubblico in cui egli esercitava il suo potere.
• Nel vestibolo erano posti anche gli alberi di cipresso
che segnalavano un lutto nella casa.
22
Gellio, Notti attiche, XVI, 5, 8-10: la
funzione del vestibulum
• Qui domos igitur amplas
antiquitus faciebant, locum
ante
ianuam
vacuum
relinquebant, qui inter fores
domus et viam medius
esset. In eo loco, qui
dominum
eius
domus
salutatum
venerant,
priusquam
admitterentur,
consistebant et neque in via
stabant neque intra aedis
erant.
• Coloro che anticamente
edificavano le case senza
economia, lasciavano uno
spazio libero davanti alla
porta, frammezzo l’ingresso
della casa e la strada. È là
che si intrattenevano coloro
che erano venuti a trovare il
padrone di casa, prima di
essere introdotti, e non
venivano a trovarsi né in
strada né in casa.
23
Gellio, Notti attiche, XVI, 5, 8-10: la
funzione del vestibulum
• Ab illa ergo grandis loci
consistione et quasi
quadam
stabulatione
vestibula appellata sunt
spatia, sicuti diximus,
grandia
ante
fores
aedium
relicta,
in
quibus
starent,
qui
venissent, priusquam in
domum intromitterentur.
• Da questo starsene in
un largo spazio e quasi
dimorarvi è derivato il
nome di vestibulum a
quel grande spazio nel
quale, come dissi, posto
dinanzi all’ingresso della casa, stavano coloro
che arrivavano, prima di
essere introdotti nella
casa.
24
La porta
• Detta ianua, era in connessione etimologica il dio
Ianus (Giano), dio dei passaggi, sotto la cui
protezione era posta.
• Era composta di tre elementi:
– Il limen, la soglia e l’architrave, spesso in marmo.
– I postes, gli stipiti.
• I fores, la porta vera e propria, a uno o due battenti,
che giravano su cardini fissati agli stipiti.
• Un confine di natura religiosa:
– Lo dimostra il rito di prendere in braccio la sposa per
farle attraversare la soglia senza calpestarla,
offendendo così le divinità domestiche dei Lari e di
Vesta.
25
L’ingresso della Casa del Poeta
Tragico
26
L’ingresso della Casa del Poeta
Tragico
• Imponente (un’altezza maggiore di 3 m), presentava
una porta a due ante.
• Sullo stipite di sinistra un manifesto elettorale che
invitava a votare per i candidati M. Olconio e C.
Gavinio, che dobbiamo pensare dipinto su permesso
del proprietario della casa.
• La porta non si è conservata: ma la tecnica dei calchi
in gesso in altri casi ha consentito di ricostruire
l’aspetto generale delle porte pompeiane: in legno,
ma spesso rafforzate da lastre di metallo con borchie,
alte e solide.
– Una barriera, anche simbolica, verso l’esterno.
27
Corredo epigrafico e iconografico
dell’area di ingresso
• Nell’area di ingresso potevano apparire:
– Il nome del proprietario della casa (per
quanto scontato, il dato è testimoniato solo
da Agostino, Esposizioni sui Salmi, 55, 1).
– Formule augurali.
– Simboli apotropaici.
– Simboli che alludevano alle virtù o alle
imprese del padrone di casa.
28
Il simbolo della
corona civica
• Una domus pompeiana
della regio II, insula II
presentava sopra l’ingresso il simbolo della
corona civica.
• Una corona di rami di
quercia conferita a chi
aveva salvato la vita di
un cittadino romano.
29
Cave canem!
• Oltrepassata la porta, che di giorno doveva regolarmente
rimanere aperta, il visitatore entrava nelle fauces della
Casa del Poeta Tragico ed era minacciosamente colpito
dal celebre mosaico di un cane alla catena, con i denti
scoperti.
– Un’iscrizione musiva avvertiva cave canem (“Attenti al cane!”).
• L’uso di tenere effettivamente un cane all’ingresso è
dimostrato dal calco in gesso di un povero animale, vittima
dell’eruzione, impossibilitato a fuggire dalla catena.
• Ma altre case pompeiane mostrano all’ingresso mosaici
canini e questo uso è dimostrato anche da un passaggio
del Satyricon di Petronio.
30
Il mosaico
del cane
da guardia
nella Casa
del Poeta
Tragico
31
Lo sfortunato
cane morto
alla catena
32
Un altro mosaico
con cane da guardia
• Il mosaico si trova nella
fauces della Casa di P.
Paquius Proculus.
• Da notare la catena che
lo lega ad un battente
della
porta,
con
rappresentazione
realistica.
• Sullo sfondo un collega
contemporaneo.
33
La tradizione dei cani da guardia
pompeiani vive nei secoli!
34
Petronio, Satyricon, 28, 6 - 29, 1:
l’ingresso della casa di Trimalchione
• Cum Agamemnone ad ianuam
pervenimus, in cuius poste
libellus
erat
cum
hac
inscriptione fixus: QVISQVIS
SERVVS SINE DOMINICO
IVSSV
FORAS
EXIERIT
ACCIPIET PLAGAS CENTVM.
In aditu autem ipso stabat
ostiarius prasinatus, cerasino
succinctus cingulo, atque in
lance argentea pisum purgabat.
Super limen autem cavea
pendebat aurea in qua pica
varia intrantes salutabat.
• Giungiamo con Agamennone
alla porta, dove, affisso ad uno
stipite, c’era un cartello con la
scritta seguente: “Qualunque
schiavo andrà senza ordine del
padrone
prenderà
cento
bastonate”. Lì poi nell’ingresso
troneggiava il portinaio in
uniforme verde, stretto ai
fianchi da una cintura color
ciliegia, e sbucciava piselli in
un bacile d’argento. Sulla soglia
penzolava una gabbia dorata,
dentro cui una pica variopinta
porgeva il saluto a chi entrava.
35
Petronio, Satyricon, 28, 6 - 29, 1:
l’ingresso della casa di Trimalchione
• Ceterum
ego
dum
omnia stupeo, paene
resupinatus crura mea
fregi. Ad sinistram enim
intrantibus non longe ab
ostiarii
cella
canis
ingens, catena vinctus,
in pariete erat pictus
superque
quadrata
littera scriptum CAVE
CANEM.
• Orbene, mentre io tutto rimiro,
faccio un salto all’indietro che
per poco non mi rompo le
gambe. A sinistra infatti di chi
entrava, non lungi dalla
guardiola del portiere, un
grosso cane, tenuto alla
catena, era dipinto sulla
parete, con sopra un “Attenti al
cane” scritto a lettere a
scatola.
36
Il portiere e la sua guardiola
• La sorveglianza dell’ingresso era assicurata,
oltre che da cani reali e virtuali, dal portiere
(ostiarius o ianitor).
• L’angusto locale (d) che si trovava nel
sottoscala a sinistra dell’ingresso è stato
infatti interpretato come la cella dell’ostiarius.
• Anche se l’identificazione è solo ipotetica, si
doveva comunque trattare di un locale di
servizio, in considerazione del pavimento
lasciato a grezzo.
37
La guardiola
del portiere
nella Casa del
Poeta Tragico
38
Il corridoio d’ingresso
• Il corridoio d’ingresso (b) era riccamente
decorato, anche se oggi purtroppo di questi
dipinti non rimane molto.
• Ancora una volta questa caratteristica trova
corrispondenza nel Satyricon.
• Sui lati del corridoio, due strette porte
consentivano di accedere alle botteghe,
segno che il proprietario della domus doveva
avere uno stretto rapporto con le loro attività.
39
Il corridoio d’ingresso della Casa del
Poeta Tragico
40
Petronio, Satyricon, 29, 2-7: le pitture del
corridoio di ingresso nella casa di
Trimalchione
• Ego autem collecto spiritu non
destiti totum parietem persequi.
Erat autem venalicium <cum>
titulis pictis, et ipse Trimalchio
capillatus caduceum tenebat
Minervamque ducente Romam
intrabat. Hinc quemadmodum
ratiocinari didicisset, deinque
dispensator factus esset, omnia
diligenter curiosus pictor cum
inscriptione reddiderat.
• Io, ripreso fiato, non tralsciai di
seguire la parete sino in fondo.
C’era dunque dipinto un
mercato di schiavi coi suoi
cartelli e Trimalchione in
persona, ben chiomato, che
reggeva il caduceo e faceva
ingresso a Roma guidato da
Minerva. Da quel punto il pittore
minuzioso aveva reso tutto nei
particolari e con tanto di
didascalia:
come
avesse
imparato a far di conto e fosse
in seguito diventato cassiere.
41
Petronio, Satyricon, 29, 2-7: le pitture del
corridoio di ingresso nella casa di
Trimalchione
• In deficiente vero iam
porticu levatum mento
in tribunal excelsum
Mercurius
rapiebat.
Praesto erat Fortuna
cornu abundanti copiosa et tres Parcae aurea
pensa torquentes.
• Ma dove il portico era
vicino a finire, Mercurio
lo tirava su per il mento
e lo involava a un
altissimo seggio. E lì
aveva ai suoi cenni la
Fortuna provvista di un
corno traboccante e le
tre Parche nell’atto di
filare stami d’oro.
42
Le pitture del corridoio di ingresso nella
casa di Trimalchione
• Il corridoio d’ingresso della Trimalchione mostrava
per immagini l’ascesa sociale ed economica del
padrone di casa.
• Un’ascesa in cui Trimalchione è assistito e
accompagnato da Minerva (dea delle arti e dei
mestieri) e da Mercurio (dio dei commerci),
rappresentato anche dal caduceo.
• Pur tenendo conto delle deformazioni satiriche del
romanzo di Petronio, possiamo ipotizzare che anche
nella realtà le pitture degli ingressi avessero lo scopo
di introdurre alla conoscenza del padrone della
domus.
43
L’atrium e le sue origini
• Nucleo e stanza centrale della antica casa romana, si
sviluppa almeno a partire dal IV sec. a.C.
• In questa primitiva domus era il luogo dove si
lavorava, si mangiava, si dormiva.
– Dalla presenza del focolare su cui si cucinava una delle
possibili etimologie del nome della stanza: da ater, “annerito”
dal fumo.
• Varrone, La lingua latina, V, 33, 161 lo descrive
come uno spazio comune a tutti gli abitanti
della casa: ad communem omnium usum.
• Un probabile sviluppo da una corte interna alla
casa, completamente scoperta.
44
Servio, Commento all’Eneide, I, 726:
l’antichissimo atrio come sede del focolare
• Atria, ut supra diximus,
tangit Romanam historiam; nam ut ait Cato et
in atrio et duobus ferculis epulabantur antiqui
… Ibi et culina erat:
unde et atrium dictum
est; atrum erat ex fumo.
• Gli atri, come abbiamo detto
precedentemente, interessano la storia romana; in effetti,
come afferma Catone, gli
antichi banchettavano nell’atrio e con due portate … Qui
si trovava anche la cucina;
da qui il locale prendeva il
nome di atrio, poiché era
scurito dal fumo
45
Le funzioni dell’atrio
• Anche dopo lo spostamento del focolare in altro
ambiente, l’atrio rimane una stanza dalle molte
funzioni:
– È una stanza di lavoro, in particolare per le donne ai
telai, grazie alla sua spaziosità e alla luce che penetra
dal tetto.
– È spesso la stanza del Larario (che nella Casa del
Poeta Tragico si trova nel peristilio).
– Nell’atrio era esposto il defunto prima del funerale.
– Nell’atrio si conservavano spesso le maschere degli
antenati e altre glorie famigliari, in alternativa al
tablinum.
– Nell’atrio il patronus riceveva i suoi clientes, prima che
tale funzione passasse, almeno in parte, al tablinum.
46
Livio, I, 57, 8-10: i lavori di tessitura
nell’atrio
• Quo
cum
primis
se
intendentibus tenebris pervenissent, pergunt inde Collatiam, ubi Lucretiam haudquaquam ut regias nurus,
quas in conuiuio luxuque
cum aequalibus viderant
tempus terentes sed nocte
sera deditam lanae inter
lucubrantes ancillas in medio
aedium sedentem inveniunt.
Muliebris certaminis laus
penes Lucretiam fuit.
• Giuntivi [ovvero a Roma]
verso l’imbrunire, proseguono di là per Collazia, dove
trovano Lucrezia non già
come le nuore del re, che
essi avevano visto spassarsela in sontuosi banchetti
insieme con le compagne,
ma seduta in mezzo all’atrio,
benché fosse notte inoltrata,
intenta alle sue lane fra le
ancelle che vegliavano al
lume della lucerna. La vittoria in quella gara muliebre
toccò a Lucrezia.
47
Valerio Massimo, Vite dei massimi
condottieri, Prefazione 6-7: l’atrio come
spazio femminile
• Contra ea pleraque
nostris moribus sunt
decora, quae apud illos
turpia putantur. Quem
enim Romanorum pudet
uxorem ducere in convivium? Aut cuius non
mater familias primum
locum tenet aedium
atque in celebritate versatur?
• Invece, moltissime azioni
giudicate
convenientissime
dai nostri usi non lo sono
affatto per loro [ovvero per i
Greci]. Chi dei Romani si fa
scrupolo di condurre la
moglie ad un banchetto? O
quale matrona si astiene dal
farsi vedere nell’atrio della
casa o dal frequentare la
società?
48
Valerio Massimo, Vite dei massimi
condottieri, Prefazione 6-7: l’atrio come
spazio femminile
• Quod multo fit aliter in
Graecia. Nam neque in
convivium adhibetur nisi
propinquorum,
neque
sedet nisi in interiore
parte aedium, quae
gynaeconitis appellatur;
quo nemo accedit nisi
propinqua cognatione
coniunctus.
• In Grecia, invece, l’uso
è ben diverso. La donna
non è ammessa a
conviti che non siano di
congiunti e si trattiene
solo nella parte più
interna
della
casa,
chiamata gineceo, dove
nessuno che non sia
stretto parente può
entrare.
49
Il Larario
nell’angolo
sud-orientale
dell’atrio,
nella Casa di
Epidio Sabino
50
Plinio il Vecchio, Storia naturale, XXXV,
5-6: l’atrio mostra le glorie della famiglia
• aliter apud maiores in atriis
haec erant, quae spectarentur; non signa externorum
artificum nec aera aut marmora: expressi cera vultus
singulis disponebantur armariis, ut essent imagines,
quae comitarentur gentilicia
funera, semperque defuncto
aliquo totus aderat familiae
eius qui umquam fuerat
populus. stemmata vero lineis discurrebant ad imagines pictas.
• Ben altre immagini si vedevano negli atri degli antichi:
non opere di artisti stranieri,
né bronzi o marmi, ma volti
di cera erano messi in ordine
negli armadi, affinché queste
immagini seguissero i funerali gentilizi e ad ogni nuovo
morto era sempre presente
la folla dei famigliari vissuti
prima di lui. E gli alberi
genealogici, con le loro ramificazioni, costituivano dei
quadri.
51
Il Togato Barberini e
i ritratti degli avi
• Nella celebre statua, un nobile
mostra con orgoglio i ritratti di due
dei suoi antenati, dalle fattezze
realistiche.
• La statua risale alla fine del I sec.
a.C. (ma la testa del personaggio
principale, non pertinente, è di
qualche decennio anteriore).
• Già nelle collezioni della famiglia
Barberini, oggi è conservato nella
sezione
della
Centrale
Montemartini dei Musei Capitolini.
Le tipologie di atrium secondo
Vitruvio
• Tuscanico: privo di colonne, in cui il tetto è
sostenuto solo dalle travature (come nella casa del
Poeta Tragico).
• Tetrastilo: il compluvium vi era sostenuto da
quattro colonne ai suoi angoli (come nella Casa
delle Nozze d’Argento).
• Corinzio: il compluvium era sostenuto da un gran
numero di colonne (come nella Casa di Epidio
Rufo).
• Displuviato: con le pareti del tetto rivolte verso
l’esterno.
• Testudinato: con il tetto completamente chiuso.
53
L’atrio tetrastilo della Casa
delle Nozze d’Argento
54
L’atrio corinzio della Casa di
Epidio Rufo
55
L’atrio della Casa del Poeta
Tragico
• L’atrium (c), al
dalle fauces,
caratteristiche
Tragico.
• Vi si notano
impluvium.
quale si accedeva direttamente
era una delle stanze più
anche nella Casa del Poeta
i caratteristici compluvium e
– La vasca dell’impluvium era collegata ad un serbatoio,
dal quale l’acqua poteva essere attinta attraverso un
pozzo, all’imbocco del quale si notano i segni delle
corde usate per attingere.
• L’atrio era riccamente decorato da affreschi che
rappresentavano scene della mitologia greca.
56
Le funzioni dell’atrio nella Casa del
Poeta Tragico
• L’atrio della Casa del Poeta Tragico, come di
molte altre domus, non era solo un ambiente
di rappresentanza, ma aveva anche funzioni
molto pratiche:
– Come in molte altre case pompeiane, vi si trovava il
pozzo dal quale attingere l’acqua da una cisterna
collegata all’impluvium.
– Ai suoi muri erano accostati armadi che
contenevano varie suppellettili, come si vedrà in
seguito.
– Il ritrovamento negli atri pompeiani di numerosi pesi
da telaio conferma che in questa stanza si
svolgevano
le
attività
di
tessitura,
che
necessitavano di spazio e luce.
57
L’atrio tuscanico della Casa della
Poeta Tragico visto dal tablinum
58
L’atrio della Casa del Poeta Tragico
dall’ingresso (ricostruzione)
59
L’impluvium e il pozzo nella Casa del
Poeta Tragico
60
La decorazione
dell’atrio
• L’affresco delle Nozze
di Era e Zeus sul
monte Ida era parte
della
decorazione
dell’atrio della Casa
del Poeta Tragico.
• Oggi
l’affresco
è
conservato nel Museo
Archeologico Nazionale di Napoli.
61
Intorno all’atrio
• Sull’atrio si aprivano alcune stanze più piccole (e-g),
di incerta funzione.
– Per questi ambienti intorno all’atrio della domus si suppone
in genere la funzione di stanze della servitù, magazzini,
stanze da letto dei giovani della famiglia.
• Alcune di queste presentavano una pavimentazione
a mosaico (per esempio la stanza g): si suppone una
loro frequentazione da parte della famiglia padronale.
• In altro ambiente i fori di attacco per le mensole
fanno ipotizzare l’impiego come stanza di sgombero.
• Si suppone che dall’atrio stesso, sui lati, altre scale
consentissero di salire al piano superiore della
domus, come bene si può vedere in uno degli
ambienti della Casa di Giulio Polibio.
62
La pavimentazione a mosaico
della stanza g
63
Le scale di
accesso al piano
superiore in uno
degli ambienti
laterali della Casa
di Giulio Polibio
64
Il tablinum o tabulinum: le origini
• Una grande stanza in asse con l’atrio e con il peristilio.
• Origini discusse, a partire da una passaggio di Varrone,
conservato da Nonio Marcello, Il sapere compendiato, p. 117
Lindsay, s.v. chortes:
– Idem de Vita Populi Romani lib. I [---]: in urbe in tabulino, quod
maenianum possumus intellegere tabulis fabricatum (“Lo stesso
[ovvero Varrone] nel libro I di La vita del popolo romano: In città [si
cenava] nel tablino, [così chiamato] poiché le pareti esterne [o “le
balconate”] erano costruite con tavole di legno, a quanto possiamo
comprendere”).
• La difficoltà interpretativa data dal termine maenianum: “pareti
esterne” o “balconata”?
• Nel primo caso una stanza divisa dall’atrio da semplici pareti di
legno: un’interpretazione piuttosto lineare.
• Nel secondo caso una balconata aperta sugli spazi verdi dietro
la casa: un’interpretazione che potrebbe rendere conto del fatto
che in questo ambiente di mangiava, forse nelle calde sere
d’estate.
65
Il tablinum: le funzioni di archivio
• Nella sua evoluzione il tablinum, se mai
era stato una balconata sull’esterno,
diviene una vera e propria stanza, con
alcune funzioni precipue.
• Insieme all’atrio è luogo della memoria
della famiglia: in particolare qui si
custodisce l’archivio famigliare.
• Una stanza particolarmente utile per gli
uomini politici.
– L’analisi delle domus della classe dirigente di
Pompei (ben nota grazie ai manifesti elettorali)
conferma la regolare presenza di un tablinum.
66
Plinio il Vecchio, Storia Naturale,
XXXV, 7: Il tablinum come
archivio
• I tablini erano pieni
• Tabulina codicibus
di registri e di meimplebantur et monimorie relative alle
mentis rerum in maimprese
compiute
gistratum gestarum.
durante la magistratura
67
Pompeo Festo, Sul significato delle
parole, p. 490 Lindsay: il tablinum
come archivio
• Tablinum
proxime • La stanza accanto
all’atrio è detta tablino,
atrium locus dicitur,
poiché in quella stanza
quod antiqui magigli antichi magistrati
stratus in suo impeconservavano le tavole
con i rendiconti relativi
rio tabulis rationum
al loro periodo di
ibi
habebant
potere,
per
poter
publica-rum
rendere
conto
rationum
causa
pubblicamente del loro
factum locum.
operato.
68
Atrium e tablinum nella casa dell’influente
politico Lucrezio Frontone
69
Il tablinum come archivio della famiglia:
una conferma extravesuviana
• Il rinvenimento nel tablinum di una domus di
Volsinii Novi (Bolsena) di una tavola bronzea
iscritta (CIL XI, 2702), datata al 23 gennaio 224
d.C.
• Da essa apprendiamo che la locale associazione
dei fabri aveva deciso di nominare sua patrona
Ancaria Luperca, anche per onorare il padre
Ancario Celere e il marito Laberio Gallo.
• Evidentemente la copia del decreto consegnata
alla diretta interessata, che volle metterlo in bella
vista nel tablinum della sua domus.
70
Il tablinum come teatro delle
relazioni di patronato-clientela
• In alternativa all’atrio, il patronus poteva
ricevere i suoi clientes anche nel
tablinum.
• Poiché la stanza poteva essere divisa
almeno
sommariamente
dall’atrio,
questo accadeva in particolare quando
il colloquio era riservato.
71
Il tablinum come stanza
nuziale?
• Una diffusa ipotesi ritiene che nel tablinum
si trovasse il lectus genialis (letto nuziale).
• L’ipotesi nasce dal fatto che nella più
antica casa romana il lectus genialis era
posto sulla parete di fondo dell’atrio, nel
punto in cui più tardi si sarebbe aperto il
tablinum.
• Per la verità nessuna fonte ci attesta con
sicurezza dove si trovasse questo letto
nella domus più evoluta.
72
Il rapporto tra il tablinum, l’atrium
e il peristylium
• Il tablinum non era diviso da murature dai due grandi
ambienti vicini.
• Per ragioni di riservatezza il tablinum poteva essere diviso
dall’atrio o anche da tavole lignee mobili.
– Quest’ultima soluzione era adottata nella Casa del tramezzo
di legno di Ercolano, nella quale questa tavole si sono
eccezionalmente conservate.
• Verso il peristilio si suppone una più stabile divisione con
assi di legno, anche per ragioni di riscaldamento: ma
d’estate le assi erano tolte, consentendo una bella vista
dal tablinum verso lo spazio verde della casa.
73
Il tablinum della Casa del
tramezzo di legno di Ercolano
74
Il tablinum della Casa del Poeta
Tragico
75
Il mosaico del tablinum
76
L’emblema del mosaico del tablinum
77
La decorazione del tablinum
• Sulla parete orientale del tablino era forse
originariamente l’affresco con Alcesti e Admeto.
collocato
78
La decorazione del tablinum della
Casa di Lucrezio Frontone
79
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La vita nelle domus dell`area vesuviana