SOMMARIO 3 Mario Fancello Comprimario latitante 4 -------- ---------- Profilo biografico di Mauro Ghiglione 6 Mauro Ghiglione 27 Mario Fancello Sottolineature 29 Mario Fancello Scuola pubblica o privata? 31 -------- ------------ Colloquio (a c. di M. Fancello) Scheletri nell'armadio: Henry Miller (rubrica a c. di M. Fancello) Cantarena Numero 4 Dicembre 1998 Periodicità trimestrale Direzione e redazione Mario Fancello Silvana Masnata Rosangela Piccardo Mirella Tornatore Realizzazione grafica Mario Canepa Mauro Grasso Rosangela Piccardo Produzione e distribuzione in proprio Per contatti ed informazioni Scuola Media Statale V. Centurione Salita inferiore Cataldi, 5 16154 Genova Fax 010 / 6011225 Posta elettronica [email protected] In copertina: Mauro Ghiglione in un istante del colloquio. Fotografia di M. Fancello. In quarta di copertina: Mauro Ghiglione, "Equiprobabile", 1998. Courtesy Galleria Leonardi V-idea, Genova. COMUNICATO: Ringraziamo ARCI Genova per la collaborazione. 2 COMPRIMARIO LATITANTE “La vita della scuola dipende sopra tutto dagli insegnanti e” “i suoi problemi non possono essere risolti che dagli insegnanti stessi.” (1) Questa frase, ormai più che trentennale, di Giani Stuparich pone direttamente il dito sulla piaga o, perlomeno, su una delle ulcerazioni più cancerogene dell’organismo scolastico. E’ risaputo ed arcinoto che il corpo docente, nelle sue peculiari caratteristiche di campionario umano – e non certo nella sua schematica astrazione – incarna la componente primaria della scuola. Verità lapalissiana costantemente disattesa. Non vi è nessuna riforma ministeriale che abbia visto per protagonisti gli insegnanti, né essi sono mai stati consultati seriamente a questo proposito. Il governo verticistico dell’istruzione ha contribuito a deresponsabilizzare in maniera crescente maestri e professori estromettendoli dai loro compiti concreti ed esponendoli al tiro incrociato delle normative più formalistiche. Troppi danni sono stati commessi e troppo tempo è andato perduto. Occorre dare segnali forti e muoversi con sollecitudine estrema per risvegliare e sorreggere la fiducia dei docenti e per prepararla con cognizione di causa ai nuovi e difficilissimi compiti che l’attendono. Da soli di certo non possiamo più farcela, ma agire machiavellicamente sfruttando le nostre debolezze equivarrà a produrre guasti sempre più estesi e profondi. (1) Giani Stuparich, Colloqui con Mio Fratello, a cura di Cesare De Michelis, Venezia, Marsilio, 1985, p. 168. 3 PROFILO BIOGRAFICO DI MAURO GHIGLIONE Nato a Genova nel 1959. Esposizioni personali: 1987 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1997 “Sconfinamenti” - Pisa, Studio Gennai. “Imponderabile più X” a cura di Sandro Ricaldone - Pisa, Studio Gennai. “Oh! Lo sanno tutti il nome di quella luna secondaria che si è insinuata nella nostra notte così normale” a cura di Sandro Ricaldone - Albissola, Galleria Balestrini. “Persistenza dell’inquietudine” musiche di Achille Regazzoni, a cura di Sandro Ricaldone - Amsterdam (NL), Galleria A’PERT. “Ambiguità nella nascita del simbolo contemporaneo” - Torino, Galleria Zenith. “Mostra n. 98” - Albissola, Galleria Balestrini. “Polaris - L’orizzonte degli eventi” a cura di Sandro Ricaldone - Pisa, Studio Gennai. “Ai decifratori ambulanti” a cura di Ilaria Mariotti - Chiavari, Galleria Cristina Busi. “Titani c” installazione - Genova, Studio ALAYA. “Doppio invisibile” a cura di Maurizio Sciaccaluga - Amsterdam (NL), Galleria A’PERT. “Sospensioni tra la memoria e l’oblio” - Genova, Galleria Leonardi V-idea , testi in catalogo di Viana Conti e Sandro Ricaldone con un’intervista di Elisabetta Rota. “Immemorimemorie” - Pisa, Studio Gennai, a cura di Sandro Ricaldone e Viana Conti. 4 Esposizioni collettive: 1988 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1998 "Pisan Clouds" a cura di Sandro Ricaldone - Pisa, Studio Gennai. "Juliet ten years" - Milano, Galleria Diecidue. "Carta … ed oltre" - Chiavari, Galleria Cristina Busi. "Cieli" a cura di Enzo Cirone - Chiavari, Galleria Cristina Busi. "Una raccolta della collezione Balestrini" - Albissola, Galleria Balestrini. "A'pert's Artists" - Amsterdam (NL) Galleria A'pert. "Il mercato della crisi - Libri e segnalibri" a cura di Caterina Gualco - Genova, Galleria Unimedia. "Libro d'Arte" - a cura di Caterina Gualco, Museo dell'Informazione - Sinigallia (AN). "Nota a margine" a cura di Matteo Fochessati - Genova, Galleria Ellequadro. "Oro Vili Figura" a cura di Mara Borzone - La Spezia, Galleria Il Gabbiano; Pisa, Studio Gennai; Genova, Galleria Leonardi V-idea. "Contemporaneamente" a cura di Silvia Spinelli - Università Statale di Milano. "Object reconnu" - La Spezia, Galleria Il Gabbiano; Munster, Galerie CLASING & ETAGE. "Librini d'Artista" - La Spezia, Galleria Il Gabbiano; Genova, Galleria Il Vicolo. "Raccogliere il guanto" - La Spezia, Galleria Il Gabbiano; Genova, Studio Leonardi V-idea. "Oro Vili Figura" Chiavari, Palazzo Rocca. "La casa virtuale dell'opera" a cura di Miriam Cristaldi - Genova, Galleria Rinaldo Rotta. "Children's Corner" - La Spezia, Galleria Il Gabbiano. "La casa virtuale dell'opera" a cura di Miriam Cristaldi - Milano, Studio Spaggiari. "Arte in scatola" - La Spezia, Galleria Il Gabbiano. "Mille anni dopo" a cura di Miriam Cristaldi - Genova, Sal. Alla Torre degli Embriaci. "Parole senza rumore", per Mediterraneo di Eugenio Montale, a cura di Mara Borzone - La Spezia, Galleria Il Gabbiano. "O mesmo som" omaggio a Giacinto Scelsi, a cura di Mara Borzone - Genova, Galleria Leonardi V-idea. "Il libretto digitale" curated by George Matoulas, Melbourne - 996 MELBOURNE FRINGE FESTIVAL VISUAL ART 1997. "Lettera d'amore" a cura di Luisella Carretta, Vittoria Gualco, Elvira Mancuso - Alessandria, Palazzo Cuttica. "L'enigma del Tempo" a cura di Giovanna Riu - La Spezia, Galleria Il Gabbiano. "Non capovolgere il manichino" - La Spezia, Centro Allende, a cura della Fondazione della Cassa di Risparmio di La Spezia. 5 COLLOQUIO Legenda - G – Mauro Ghiglione - F – Mario Fancello - R – Rosa Leonardi, gallerista - A – Alessandro - G – Non scrivi mica tutto quello che diciamo. F – Tutto, tutto. G – No, allora……..[Ridacchia]……………. allora fammi fare un attimo mente locale. Eeeeee nel senso……………… io non volevo fare un contraddittorio con Sossella. Adesso il discorso dell’altro giorno (1) , era nato, se non ricordo male, dal – diciamo – dall’analisi del villaggio dell’arte degli addetti ai lavori; io [lo]avevo identificato come un villaggio, sì, globale, però fatto con un numero di addetti ai lavori, comprendendo tra gli addetti ai lavori critici, artisti, collezionisti, appassionati, musei, direttori di musei, rispetto, diciamo, al … al … a quello che invece il termine globalità può far pensare, quindi globalità della popolazione; è un numero molto limitato e credo che l’arte funzioni lì dentro; questo io sono abbastanza……………. Quindi tutti gli altri tentativi, ee fatti da artisti eee rispetto a …… dic[iamo], nei confronti di altri territori, vanno benissimo, sono anche interessanti, sono il primo che mi sollecitano, però poi funzionano solo se ricondotti all’interno di … di questo mondo fatto con le sue regole e i suoi valori, insomma il discorso mi sembrava in questi termini; mi era venuto in mente (1) Martedì 30 giugno Mauro Ghiglione aveva iniziato a delinearmi, per sommi capi, il contesto in base al quale avrei dovuto interpretare le affermazioni di Ivano Sossella, da noi riportate nel numero zero di Cantarena. La conversazione venne poi concordemente proseguita mercoledì 15 luglio presso la Galleria Leonardi V – idea perché desideravo registrarla. Il testo, qui riprodotto, documenta solo la chiacchierata del 15 luglio. 6 - - Sossella, adesso eee lo dico nel senso che, forse dovrei leggere anche più attentamente, però lui faceva un discorso rispetto al suo lavoro citando, mi pare, anche Ramazzotti e ai ragazzi diceva: Io vorrei che l’arte, come quando voi ascoltate una canzone, funzionasse in questi termini e quindi citava Blob, ecco, è un’operazione che ……..io la trovo interessante, però ritengo che funzioni proprio solo all’interno del…..del…………. cioè ha un potere di……….. diventa significante, significativa solo se considerata all’interno del sistema dell’arte, cioè questo popolo dell’arte è limitato rispetto appunto alla globalità ed è quello che dà significato attraverso le sue convenzioni a … a … a tutti i gesti che vengono compiuti; questo era un po’ il mio pensiero e mi pare che avessi aggiunto che a un certo momento mi … mi sembra di poter dire che se l’arte non interessa non mi sembra una cosa così importante, ecco, voglio dire rispetto appunto alle problematiche sociali piuttosto che ……. - forse più del pianeta più che sociali, no? - bisogna pensare sia al problema della fame nel mondo, al problema ecologico; ecco, mi sembra che l’arte sia una fetta talmente modesta che effettivamente ha un suo ………… ha un suo sistema molto chiuso di … di ………., io li chiamo valori, eee eee e che funzioni appunto soltanto lì dentro, ecco io ………….., quindi tutti gli altri tentativi mi piacciono e e e mi piacciono solo se poi c’è questa consapevolezza, cioè non ci stiamo a raccontare storie rispetto all’azzeramento di un linguaggio per crearne uno nuovo, perché io, perché io tra virgolette, mi occupo d’altro, cioè di una dimensione altra dell’arte; io credo che purtroppo, vuoi per il mercato vuoi proprio per il sistema come è strutturato, poi venga ricondotta dentro quelle determinate regole, detto questo non ne possiamo fare a meno e quindi tutti operiamo …………, però mi …………. penso sia onesto potercelo dire tra artisti, cioè questo, ecco; questa era una considerazione che facevo. F – Sì, e G – Forse ……………. Ti spiace se lo metto qua? [Poggia sul tavolino il registratore che avevo in mano]. F – Sì G – Perché mi inquieta questa mano. F – Sì ecco [ridacchio]. Io invece ti volevo dire questo, se ho capito bene – no? G – Sì . F – Ecco, sembra quasi che, ed è forse anche così, il mondo dell’arte sia un mondo dell’arte particolarmente specialistico e specifico, però come mondo della cultura non dovrebbe essere (e avere) un tentativo di dialogo? ed essere non un qualcosa di secondario ma fondamentale? un tentativo di dialogo con, tra virgolette, gli esterni? perché come mondo della cultura deve riuscire a dialogare e cercare di cambiare in meglio le cose e poi non vedere in opposizione il discorso di arte e problemi sociali, perché la cultura, a mio parere, è un modo per trovare nuove soluzioni, illusorie, utopistiche, però è un tentativo, una ricerca, un esplorare, cioè a livello … così … di intenzionalità, credo che si muovano nella stessa direzione, non che siano in opposizione. G – Eeeeee F – Cioè, la ricerca, nel campo, di nuove soluzioni e dal punto di vista dell’arte e dal punto di vista dell’organizzazione sociale, quindi poi nei particolari: posti di lavoro, i giovani, il ……. la discriminazione razziale, sociale,……………, e così via. G – Cioè, dunque, qui c’è un problema del linguaggio e rispetto anche alla ricerca. E certo è giusto quello che dici; l’unica cosa che, così, mentre lo dicevi, mi viene in mente: se io do in pasto – lo dico perché il tuo ruolo è quello poi di divulgare F – Sì. G – o di, cioè, di ………., la tua missione è quella di far passare il concetto di valore, di … di … dell’arte contemporanea rispetto alla ricerca, rispetto alla cultura più in generale – la cosa che mi veniva in mente era questa: se io do in mano o …….. io, quando a diciotto anni, a diciassette anni leggevo una poesia di Sanguineti, onestamente c’era una grossa barriera e rilette successivamente ci sono state delle cose che io ho apprezzato moltissimo per esempio; ora eeee non è una questione di …………. solo aristocratica, però, vedi, siamo già rientrati nel 7 - - - mondo della cultura, che ha dei suoi codici; all’interno del mondo della cultura c’è l’arte, all’interno dell’arte c’è la sezione arte contemporanea e è tutto un percorso, per cui il … il passaggio immediato di valore o di fruizione da questa dimensione all’utente finale, che potrebbe essere il mio [parola non comprensibile], che sia giovane o vecchio, penso non sia possibile, nel senso [che] richiede una scelta di campo, un accostarsi, un esercizio critico da parte del fruitore; sul come questo possa avvenire – che è un’altra questione, della quale abbiamo parlato l’altra volta – onestamente io non saprei indicare delle strade; mi sembra la più realistica quella di formare un forte senso critico nel giovane, nella persona che si avvicina, in maniera tale che possa fare delle scelte e orientarsi entro, dentro, un territorio che indubbiamente è portatore di segnali forti, questo sì, non è che io voglio dire ……… ma il fatto di farli diventare immediatamente popolari come una canzone di Ramazzotti penso che sia un’operazione altra e diversa insomma, tant’è vero che poi questi tentativi vengono ricondotti entro circoli abbastanza più ristretti e … e … e nei quali si ricercano significati altri rispetto all’operazione di una canzone. Ecco, questo era un po’ il mio pensiero. F – Sì, dunque, quando io avevo letto, cioè avevo sentito il discorso di Sossella, avevo, a mio parere, anch'io colto un qualcosa che Sossella non ha detto, che sicuramente Ramazzotti non è un’operazione di livello artistico quale forse lo potrebbe essere un discorso, mmmh, tra virgolette, veramente artistico – no? – cioè perlomeno l’intenzionalità; il linguaggio era molto più complesso in un’operazione di tipo veramente artistico che non in quella di Ramazzotti, che poteva andare, più che altro, incontro a un ……, solamente, esclusivamente a una richiesta commerciale, più facile da capire per i ragazzi e quindi anche più disponibile; però credo che il discorso che volesse fare Sossella, e in questo caso io l’accettavo tantissimo, è che, mentre la scuola impone le cose di valore e richiede ai ragazzi di accoglierle come tali, invece nel caso di Ramazzotti, questa era una scelta che veniva da loro, quindi era un gusto che cominciava a formarsi e, tutto sommato, visto come processo, probabilmente aveva un enorme valore e anche come differenza di metodo nei confronti della scuola poteva avere un enorme valore, però veniva fuori anche G – No, ma ……. ma io sono perfettamente d’accordo su questo; cioè che, chiaramente, l’approccio scolastico è di un certo tipo, quindi i valori presentati a scuola sono di un certo tipo; su questo non ci piove, ed è ………. sarebbe…………. E lì non c’è libertà. Io non ne vedo altrettanta in un’operazione di Ramazzotti, in un mondo dove una canzone, quando nasce, c’è prima……….. parte dallo studio di un segmento di mercato al quale va ad impattare, dopodiché si … si studia (sia le melodie sia le musiche sia le atmosfere che ricrea) se ha possibilità di successo ; questo vale per una canzone, per un film, per ………. E’ chiaro che chi fa arte contemporanea non opera dentro queste logiche, e da questo punto di vista – eh – chiaramente diventa più importante, però poi quali siano le logiche che muovono gli artisti ad operare diventa molto … un fatto molto molto complicato, perché normalmente l’artista è l’artefice del suo linguaggio, quindi occorre avvicinarsi, diciamo, alla sua forma mentis, al suo modo di agire; questo, secondo me, già di per sé taglia un po’ l’aspetto d’impatto con la massa, presuppone – diciamo – a valle una forma di accostamento, una scelta di campo per ……., dove dietro ci deve essere la volontà a capire perché Sossella fa quell’operazione, Ghiglione fa quel lavoro e un altro artista ne fa un altro; ecco, da questo punto di vista……………, ecco su questo sono abbastanza ………; cioè, lo studente a scuola non compie nessuna scelta, si trova un pacchetto di valori, che poi sono aridamente elencati in un programma; quindi è una scelta e all’interno del programma ci saranno argomenti più trattati, altri meno trattati; quindi chiaramente capisco che passano dei valori di un certo tipo e che lo studente, il giovane, non sceglie. Sul fatto che sia libero, cioè sul fatto che sia diverso un altro tipo, diciamo, di valore che gli arriva attraverso un’altra strada è anche vero, sul fatto che sia libero io ho qualche perplessità, nel senso F – Non Ramazzotti, per prenderlo come simbolo; però il ragazzo che sceglie Ramazzotti è libero sotto un certo aspetto, perché poi libero non lo è nessuno, questo è chiaro. G – Sì, ma io penso che, questa potrebbe essere una mia deformazione, tendo a veder più libero il ragazzo che rifiuta Ramazzotti rispetto a quello che lo sceglie. 8 Mauro Ghiglione alla Galleria Leonardi V-idea durante un momento del colloquio. 9 - - - - - - F – Questo probabilmente sì, ………….. G – Prendendo Ramazzotti come fenomeno diciamo di massa, come risultati, che non so neanche se sia vero perché io non sono …………….., come risultato diciamo di una multinazionale discografica che fa un’operazione che deve necessariamente avere dei ritorni economici, quindi anche un successo di R – Vado un attimo su in casa, dovrebbe arrivare tra poco Alessandro; nel caso telefonassero …………. Ritorno subito. G – Sì, sì. G – Sul fatto che siano liberi i ragazzi, ma siamo liberi anche noi rispetto ………………? Su questo non sarei così sicuro, cioè, infatti io avevo identificato nella capacità critica, cioè nella capacità di scegliere all’interno dei messaggi che ci arrivano dall’esterno, come l’elemento che potesse costituire effettivamente una …………., di conseguenza anche lo stimolo all’operare artistico, voglio dire – no? – nel senso che……………tutto sommato anche il mondo dell’arte a volte propone al suo interno delle situazioni di grande successo che vengono abbastanza fruite acriticamente, sia che vengano dal mercato, sia dal museo, dal critico di valore insomma, ecco, da questo punto di vista; quindi la capacità critica di scegliere, secondo me, è importantissima. G – Ciao. [Saluta Alessandro che è appena entrato in galleria]. A – Ciao G – Questo è Alessandro? F – Sì. G – Ah. Eee quindi è importantissima. F – Sì, dico una cosa ad Alessandro. Ma forse avrà visto Rosa, le avrà parlato. G – Sì. F – E una cosa………….posso? G – Sì, figurati. F – voglio dirti questo, va be’ questo, però lo trovo secondario, non vorrei continuare su questo perché se no …………. mi pare che il discorso si richiuderebbe. Io penso che la scelta del cantante, per non nominare sempre Ramazzotti, del cantante di successo sia per i ragazzi uno stimolo per cominciare a dimostrare, a manifestare le proprie scelte, le proprie………….. i propri bisogni e quindi di lì poi pian piano potrà allontanarsi e criticare. G – Ma guarda, su questo …… su questo non ci piove, cioè voglio dire, io nel ’77 avevo diciotto anni e nel ’77 c’era un forte clima politico, politicizzato; erano tutti condizionamenti; io lo posso dire, almeno per quanto riguarda me, gran parte venivano dall’esterno, venivano assunti come valori e poi certo diventano uno strumento per crescita, anche se la cosa che ricordo, non vorrei fare proprio il nostalgico, mi sembra che sull’aspetto critico, sulla capacità di dire no poi…………., questo, la capacità di dire no a una situazione, a una ………….. [i pare che]all’epoca, anche se probabilmente indotta dall’esterno, ci fosse maggiore attenzione di oggi, mentre mi dà la sensazione che oggi si tenda ad una maggiore omologazione, a una maggior, come dire, ……… a un sentimento di , sì, di omologazione più che di uguaglianza, ecco; da questo punto di vista forse io, l’ho detto prima, preferivo un ragazzo che sceglie di dire no a Ramazzotti, io….. per l’amor di dio………. nel senso……….. F – Certo, come simbolo. G – Ecco, esatto. Come lo abbiamo interpretato anche non correttamente adesso … che dice di no a Ramazzotti piuttosto che uno che dica di sì; che poi per entrambi possa diventare uno strumento di emancipazione o di comunicazione altra penso possa essere vero, questo penso di sì. F – Ecco un’altra cosa che ti volevo chiedere. Dal discorso che tu hai fatto mi è sembrato di cogliere qualche sfumatura che potesse mettere – giustamente, non giustamente, non lo so – in discussione il mio tentativo di avvicinare i ragazzi all’arte contemporanea; non come discorso in sé, che tu penso lo trovi giusto, come possibilità reale di … di……….., perché tu dicevi: perché un ragazzo possa apprezzare in qualche modo, anche superficialmente, il discorso dell’arte contemporanea [si] richiede la formazione di uno spirito critico, che non è una cosa 10 - - - che si ottenga dall’oggi al domani, poi un avvicinamento all’arte e poi, per di più, all’arte contemporanea, che è più complessa in quanto portatrice di codificazioni nuove eccetera, quindi G – Sì, io penso … penso … penso un po’ così, penso un po’ questo, penso che sia molto complicato proprio per queste ragioni. F – Cioè, quindi trovi il mio discorso prematuro per dei ragazzi di quest’età. G – Mmmmmh ………. F – Cioè, io ti voglio dire …………, anche perché tu sappia prima di rispondere dove io voglio andare a parare. Per esempio, ho accompagnato quest’anno i ragazzi a Rivoli, ho visto che c’erano delle classi non solo elementari – anche di prima elementare – che venivano accompagnate in visita al museo ma addirittura anche – e dico addirittura non nel senso negativo, [ma] nel senso che uno non se lo aspetti, purtroppo – anche dei ragazzi di scuola materna; io avevo visto molto tempo fa, per esempio, alla televisione che [a Vienna] suonavano dei ragazzi undicenni - dodicenni il violino; ecco, il fatto che da noi – dico da noi per dire l’esperienza mia, che poi non lo so se in Italia sia dappertutto così – non ci sia questo avvicinamento alla cultura contemporanea [ritengo] sia un difetto, non un pregio. G – Sì, questo indubbiamente, questo indubbiamente, questo indubbiamente nel senso che ………., ma verso la cultura più in generale voglio dire, sì, questo indubbiamente. Se uno, uno dei metodi, infatti adesso mi veniva in mente, più che parlare di arte contemporanea, la cosa che io trovo più importante forse è portargliela a vedere, nel senso ….. attraverso musei o gallerie, indubbiamente; sul fatto che poi finisca …………..; è chiaro che diventa una familiarizzazione con un linguaggio nuovo; questo lo capisco, nel senso che se io sentissi parlare inglese da … da tre anni è chiaro che, anche se poi parlo italiano, mi rimane un approccio nel momento in cui voglio approfondire; questo come propedeutica indubbiamente è importante, importante e questo da noi non avviene, e forse stava lì il discorso di Sossella, in virtù di schematizzazioni molto forti delle istituzioni, che sono la scuola, che sono ………… su questo io sono d’accordo; io lavoro con una galleria in Olanda, e sovente l’ho detto a Rosa, la frequentazione delle gallerie è molto più spontanea, nel senso che effettivamente c’è una ………. anche per …………. non solo ………… noi nelle gallerie, qua, siamo sempre gli stessi, là capita che ci siano persone che entrino e acquistino un pezzo perché a loro piace e questo è dovuto a una formazione del gusto che probabilmente ha radici più lontane, cioè a una frequentazione da ragazzi o con genitori a musei o in gallerie; questo sicuramente avviene. Sul fatto della comprensione, quindi poi della storia e della cultura e della ricerca, cioè rispetto a quello che poi dell’arte contemporanea costituirà un segno piuttosto che quello che costituirà un fatto di costume oppure rispetto a quello che non costituirà nulla, perché la ricerca prevede anche che non si trovi nulla, ecco, rispetto a questo penso occorra un approccio un po’ diverso, rispetto al fatto che possa aiutare a comprendere il secolo, il fine secolo o piuttosto che un altro aspetto dell’uomo, ecco. Da questo punto di vista io ritengo che l’approccio debba necessariamente maturare in una situazione anche temporale un po’ più lunga, questooo ……. F – Infatti io un tentativo di avvio G – Poi, rispetto al fatto che diventi propedeutica e che costituisca un elemento di scelta, per esempio, è importantissimo; perché se nessuno non lo sa non può neanche sceglierlo questo; su questo siamo d’accordo tantissimo; rispetto a … al comprendere operazioni di Falaguasta, io non lo so se agisce a favore o contro. Io dico anche questo alla luce del fatto che ho una bambina, è più piccola forse dei ragazzi che segui tu, ha nove anni; ma una delle esigenze che vedo è una grande esigenza di sicurezza, di essere, diciamo, uguale agli altri, di avere dei valori certi; quindi tutte quelle che son situazioni che pongono delle problematiche o delle situazioni………… vedo che tende a rifuggirle. Non so se è un caso particolare mia figlia o se vale, in generale, per ragazzi giovani; quindi io non so se, per esempio, un’operazione, interessantissima, [di quelle] che a me piacciono, come quella di Falaguasta, non so se finisce per essere letta come un fatto molto superficiale o … o … o superficialistico oppure, così, di semplice effetto, di spettacolo o di trasgressione per la trasgressione o se costituisce lo stimolo per andare ad essere, a curiosare di più, cioè, ecco, non lo so, rispetto ad un’utenza così 11 - - - giovane, ecco, questo ……….,mi rimangono delle perplessità anzi, probabilmente …………………; ripeto, non lo so, onestamente non saprei, è un problema che non mi sono mai posto e non … e non saprei……… F – Sì, ecco, la G – Cioè, rispetto al problema linguaggio, ready made, ready made umano, Duchamp, c’è tutta una serie di cose che per coglierle occorre – ripeto – essercisi avvicinati in qualche maniera, avere un’opinione rispetto a determinate cose, avere una scala di valori interiori e con quella confrontarli. Io penso che questa griglia, diciamo, bisogna che in qualche maniera venga costruita e se non ci fosse dentro quel ……………….., se decidesse uno di escludere …….. di avere questa griglia secondo me non c’è nulla di male, sarebbe bene che a questo punto venisse escluso anche Van Gogh, cioè – capisci? – nel senso che, voglio dire, hai scelto che non ….. che l’arte non ti interessa, ti vuoi occupare d’altro ………; secondo me, ripeto, può essere anche legittimo con persone assolutamente di pari valore, ecco; è importante, ecco …… ecco questo forse è importante: il sapere che quando uno la scarta deve essere consapevole di aver scartato anche tutto il resto, cioè non rimanere a dire: Fino a Van Gogh è un valore, dopo non è più niente. Questo sì, questo magari sarebbe più importante, nel senso che il messaggio passi che gli artisti oggi lavoran diversamente, con diversi strumenti, con diversi linguaggi e compiendo ricerche in divers……. attorno anche a diverse discipline; è un modus operandi che è di per sé un valore. Se a me non interessa, come non mi interessa Van Gogh, come non mi ……,ecco non …………….. Il discorso, questo sì, è un po’ più antipatico, disturba anche a me il discorso, …………, dire dopo Picasso non c’è più niente, o, peggio, dopo Michelangelo non c’è più niente; che a volte li sento anche; son discorsi che un po’ disturbano anche a me; ecco, questo sì. F – Dunque, volevo dire questo: il ………….. quando tu hai fatto il riferimento a tua figlia – no? – mmmmh, sì, ……………, io, intanto per precisare, faccio queste cose soprattutto, non esclusivamente ma soprattutto, più o meno quando sono all’ultimo anno, in terza media, quindi hanno l’età di tredici anni, quattordici anni – no? – se sono ripetenti, e sono sicuramente disorientati, però il …………. Ritorno un po’ al discorso di prima e non voglio essere ripetitivo, però credo che sia fondamentale ritornarci, cioè all’interno della scuola i ragazzi, i genitori prima ancora dei ragazzi, si aspettano giusto delle sicurezze, che abbiano la possibilità di conoscere le cose che sono riconosciute da tutti, però sotto questo punto di vista, a me sembra G - Adesso parlavi dei ragazzi o dei genitori? F - Entrambe le cose. I ragazzi: perché chiaramente i ragazzi hanno bisogno di avere un modello a cui potersi G - confrontare F - confrontare e purtroppo uniformare eee non avere dei modelli (apparentemente, perché io cerco di comunicare un modello, poi lo vedremo, magari fra qualche minuto .....) eee è sicuramente un’operazione molto difficile, però secondo me necessaria; i genitori ugualmente, cioè i genitori vogliono stare - è giusto, non dico di no - vogliono stare tranquilli; la scuola è un luogo di sicurezza dove loro possono sapere che il bianco è bianco e il nero è nero. Bianco deve essere bianco se i genitori sanno che è bianco e il figlio deve dire che è bianco, e così per il nero. Secondo me, purtroppo questa è un’operazione negativa al massimo, perché cerca di comunicare ai ragazzi delle false verità, cioè che noi abbiamo in mano delle verità. Io sono convinto che non ne abbiamo, ognuno di noi se ne costruisce una; [occorre] avviare i ragazzi a a … a trovare il modo di essere tranquilli quando elaborano una loro verità. Ecco. Io infatti quando dicevo tra qualche minuto arriverò a dire questo,........: secondo me il modello da dare è proprio questo, non un modello preciso, ma dire ai ragazzi ................, quando io faccio vedere un video, ai ragazzi, d’arte contemporanea, tipo quelli che sai che ha Rosa [Leonardi], sicuramente i ragazzi lo rifiutano e quando poi devono commentare io non voglio subito commentarlo e voglio che siano loro a commentarlo; quando poi loro avranno detto le loro opinioni, che generalmente sono di rifiuto, negative, ecc., e io cercherò di dire la mia opinione a loro, dico: guardate che è la mia opinione, non è l’interpretazione del video. Mi auguro che 12 - - - - ci sia qualcosa che concordi con quello che l’artista ha voluto dire, ma non lo so assolutamente. In un certo senso mi svaluto agli occhi dei ragazzi perché i ragazzi hanno bisogno di sicurezza, hanno bisogno di sentir dire: questo video vuol dire questo e quest’altro; tu hai capito e tu non hai capito. Invece no. Devono riuscire i ragazzi a capire che il giudizio di ognuno, per quanto sbagliato possa essere, è il giudizio di ognuno, che ha validità perché è un transfert, è una proiezione di quello che il ragazzo può vedere in quel video; quando dice: Mi sono annoiato e non l’ho guardato, [rispondo:] Bene, ma dimmi perché ti sei annoiato e perché non l’hai voluto guardare. Quindi è un’autoanalisi, è un cominciare a crescere nella libertà di capire che ognuno di loro è un individuo, che ha dei diritti, e che poi la critica d’arte sia un’altra cosa ................., senza dubbio! Io in terza media non posso pretendere di fare questi discorsi; però quello della crescita interiore attraverso l’avvicinamento all’arte contemporanea come vista ................., non come arte contemporanea - che poi non mi interessa neanche gran che in fondo in fondo l’arte contemporanea -; mi interessano i discorsi, i problemi che l’arte contemporanea cerca di portare avanti, perché sono i problemi della società di oggi, miei, ma soprattutto dei ragazzi, che li vivono più intensamente che non forse io stesso, G - Adesso tu dici questo perché? A me sembra che l’arte contemporanea oggi non sia una ..... un....,massimalizzo un pochino, ma mi sembra che non sia portatrice di grandi problematiche. F - Perché? G . Ho questa sensazione, ho la sensazione che sia molto rinchiusa su se stessa e faccia della filologia e ci sia della ............ un taglio forse più ........... maggiormente poetico che non di contenuti. Ecco. Io ho questa sensazione. F - Sì, però la poesia è un contenuto anche lei, no? Però io porto per esempio dei discorsi un po’ al limite. Quando la Body Art è nata negli anni ‘70.............. Ormai dovrebbe essere un discorso finito. Non è finito. Vediamo che ci sono degli artisti - come Orlan, Franko B., eccetera - che portano avanti un discorso - per non parlare di Marina Abramovic eccetera portano avanti un discorso che dà molto fastidio, e questo io penso che non sia finito (il discorso della Body Art) perché non è finito il discorso sul corpo; anzi, forse comincia più adesso con i problemi della clonazione, degli interventi chirurgici, sia di estetica sia di trapianti di organi e così via. E’ un discorso che è ancora vivo. C’è il discorso del controllo del pensiero umano attraverso un eventuale trapianto di cervelli e così via di G - Sì. F - Cioè, è un discorso problematico. G - Certo. F - Magari affrontato inadeguatamente, però per lo meno i ragazzi colgono. Io non ho mai fatto vedere nulla - è chiaro - di Franko B., sia perché non ce l’ho [il video] e sia perché non me la sentirei di farglielo vedere. Orlan: forse qualcosa sì. Di Abramovic qualcosa ho fatto vedere no? - Delle cose..... G - Sì . F - Qui, dico, ci sono dei discorsi; vengono; questo è un discorso. Però poi anche altri. Io penso che ci siano. Il fatto che oggi non ci sia la possibilità, mi par di capire, come anche Rosa tante volte mi ha accennato, di trovare un indirizzo è la manifestazione del fatto stesso che tutti gli strati .................. a tutti i livelli sociali - intendo livelli sociali delle varie categorie: l’economia,.........G - Sì, sì. F - no? non si riesce a capire dove si debba andare; si va a tentoni. G - Ssss.........ì F - E questa è un’altra problematica attuale che l’arte mi sembra che porti ............... avanti, involontariamente forse. G - Ss...ì. Dunque, si va si va a tentoni nel senso .............. A me la cosa che mi dà ................. mi sembra che il mondo sia governato da una forte logica di interessi. F - Certo. G - No? E a questa logica al momento mi sembra non sfugga neanche l’arte. F - Certo. 13 - - - G - Mi sembra. Se poi mi dici che l’Orlan, l’Abramovic ( più l’Orlan forse che l’Abramovic, più l’Abramovic forse che l’Orlan, ee no, scusa, più l’Orlan) fa un lavoro sul corpo che è più eur...... eee, tipo lavoro che fa, presenta delle problematiche importantissime, su questo sono d’accordo, nel senso ........... rispetto al corpo e rispetto alla omologazione anche del corpo, cioè il fatto che dobbiamo diventare tutti uguali e il fatto che lei si faccia un intervento diciamo di … di ... tecnicamente estetico solo perché sfugga a determinati canoni che sono la norma diventa un fatto disarmante o quasi tragico o da rifiutarsi, ecco mi sembra effettivamente ........... Già la scelta di un’Artista chee rispetto a dei ragazzi che la vedono per la prima volta può effettivamente aprire una problematica, un far vedere le cose in un modo diverso; eee l’Abramovic: la mia sensazione è già che lavori su una dimensione che, per coglierla bene, bisognerebbe forse conoscere anche la sua storia, il suo [salto qualche parola perché non si capisce] secondo me già più drammatici; a me forse più vicina rispetto all’Orlan; l’Orlan funziona, anche lì poi, nel mondo dell’arte come elemento all’interno di questa codificazione, cioè come elemento che scardina o che porta in un territorio una cosa che abitualmente stava in un altro, ecco. Cioè che ci siano degli artisti contemporanei che diventino - diciamo - veicolo, in virtù della loro ricerca, diciamo veicolo di una discussione, di una problematica che può far nascere un senso critico, questo penso sia vero, cioè non generalmente intesa proprio perché l’arte contemporanea ha molte........ - dicevo prima - ha moltissimi linguaggi che ogni artista sceglie e che ogni artista trasgredisce in qualche modo e quindi non è detto che tutti possano essere d’impatto immediato; non so, se possiamo tornare un momento indietro, penso che cogliere il taglio sulla tela di Fontana sia stato per i contemporanei di Fontana più complicato che non cogliere la Marylin di Warhol, penso F - Sì, sono d’accordo. G - No. Ecco. Quindi......, sono gross..........; non dico contemporanei, ma grosso modo è un periodo di storia dell’arte ................, che più o meno coesistevano e quindi probabilmente penso che a dei ragazzi, se tu fossi stato insegnante a quell’epoca, fosse stato forse più giusto rispetto agli intenti prendere Andy Warhol piuttosto che Fontana, penso, nel senso che per cogliere diciamo il gesto di Fontana occorreva quel procedimento a cui facevo riferimento prima, cioè un accostamento, come a volte mi viene da pensare rispetto a certi libri, io ......, capita di sovente di verificare libri letti a vent’anni e riletti a trenta, e è molto diverso, cioè per me è stato molto diverso, non credo di R - Dov’è Alessandro? F - E’ uscito un attimo. R - E’ andato fuori ? F - Sì. R - Proprio fuori? F - Mi è parso di sì. R - Va bene. Allora io vado. F - Ma è uscito proprio in questo secondo qua. F - Non ha importanza. Ditegli che vado e che mi aspetti che arrivo. F - Va bene. R - Non so; per me potete starci fino a quando volete. F - Ah. Ti ringrazio. Fino a che Mauro non mi dice che è stufo. G - No, no, io non sono stufo. Cioè io a volte come artista tendo a vedere - forse è un limite, però ....... - quello proprio che avviene in termini di valori, che poi a volte diventano mode che durano un mese, tre mesi, una stagione, e mi rendo conto che è proprio un mondo proprio a sé; tutti gli altri, quelli che lo vogliono prendere da un punto di vista diverso, come puoi essere tu, .............., o lo utilizzi proprio come strumento per un fine altro e allora va bene l’Orlan per dire: Guardate che il mondo occidentale sta andando in questa direzione e quest’Artista ha queste preoccupazioni; ma non ........... genericamente come metodo per approccio all’arte contemporanea; non credo che possa essere assunto come metodo, come tale insomma; penso che forse sono più gli artisti che genereranno un rifiuto che non quelli un interesse 14 - - - R - [Rivolta a Mauro] No, poi con coso si mette bene, con [ Rosa pronuncia il nome di una persona che non è qui il caso di riportare] e adesso dovrebbe venire. Ha chiamato la [ altro nome di persona], era fuori e mi faceva chiamare appena rientrava. G - Va bene. R - Ciao. G - Ciao. F - Ciao. Grazie, Rosa. Sì. Io adesso …….. cioèè ……… Il discorso potrebbe forse prendere diverse strade; non lo so qua, ma per dire, per esempio, quando io a scuola - chiaramente alle medie leggevo anche, mi piaceva leggere ancora prima [delle medie], eccetera; a volte erano cose proposte dalla scuola, più spesso erano cose che interessavano me - ……….., però negli anni successivi, poi, quando ho cominciato a leggere con maggior convinzione, io leggevo non tanto per conoscere - anche, ma non era la motivazione principale - per conoscere il tale scrittore perché era importante nel campo della storia della letteratura eccetera, ma semplicemente perché supponevo che quello scrittore potesse dirmi qualcosa, e quindi mi avvicinavo soprattutto alla letteratura contemporanea, che non compariva quasi sui libri di scuola, proprio perché li sentivo più vicini a me; quindi cerco di portare ai ragazzi questo discorso, perché forse ……….. E' anche questo, se vogliamo, un po' limitativo, perché porto agli altri un'esperienza che è stata mia e che adesso sono portato a pensare che anche gli altri possano pensare al mio stesso modo, il che non è vero. Però quando parlo di arte contemporanea ……………..; per esempio tu mi dicevi il taglio di Fontana, eh, io avrei scelto più il taglio di Fontana che non la Marilyn, così come scelgo più la scatoletta di Manzoni - no? - la Merda d'Artista, perché la trovo più scioccante che non invece un'altra cosa, perché proprio attraverso un ridotto shock G - Tu la trovi scioccante, ma perché sia scioccante per questi ragazzi [essi] devono ……….deve essere prima passato tutta quella mistica attorno all'arte. F - E certo. Io cerco di ……. Cerco di G - Se non è passata, se non c'è, se non c'è, uno F - Cioè , scusa, la mistica di valori attorno all’arte: la vedi in senso positivo o in senso negativo? [Rivolto ad Alessandro che sta rientrando] Eee ....... ha detto Rosa che lei va e che quindi .......... [rivolto a Mauro Ghiglione] e che cosa aveva detto poi? non mi ricordo più che cosa avesse aggiunto. A - Doveva andare al Centro Galliera e io rimanevo qua. F - Va bene. Allora sai già tutto. Cioè: in che senso dicevi il ................? G - Cioè. Tu avevi detto: io avrei scelto il taglio di Fontana F - Sì. G - e la Merda d’Artista di Manzoni. F - Sì. G - Va bene; però perché risulti un elemento trasgressivo o comunque un elemento dirompente, F - Sì. G - bisogna che prima sia passato all’interno dei fruitori, dei ragazzi, tutta quella mistica di valori che sta attorno all’arte, che va F - Sì. Credo che questo sia passato, non nel senso reale, però in senso così, diciamo superficiale, come può essere per la cultura che viene dall’esterno per ragazzi della media. Sì. Per esempio: una Gioconda o, che so, una Cappella Sistina sono indiscutibili per i ragazzi. G - Io immagino una persona che dedica gran parte della sua vita, anche un adolescente, allo studio dell’arte e quindi dal Rinascimento ............. Ecco. E’ chiaro che poi la Merda d’Artista diventa un impatto F - Certo. G - più forte. Ma se io ho una tabula rasa dietro F - No,...... G - e la vedo per la prima volta e la vedo ......................., non mi succede niente, mi sembra 15 - - - - - - rispetto alle trasgressioni che mi offre il mondo contemporaneo mi sembra una cosa abbastanza modesta. F - Sì; però ho visto per esperienza ......... Sì, modesta, può darsi, però G - rispetto - capisci? - alle … alle trasgressioni, agli effetti speciali che la tecnologia ci ...... F - Però G - tutti i giorni ci sottopone F - però mi pare di no. Io ho trovato che i ragazzi sono più disposti ad accettare delle cose che sono molto più problematiche, a mio parere, .......... Faccio per dire, un esempio che porto spesso: Donato Bilancia ai tempi passati. Avevano fatto vedere [in televisione], quando aveva ucciso quel metronotte, il sangue nell’ascensore; mi è sembrata un’operazione gratuita - no? Non era il caso di far vedere ........ A me ha dato enorme fastidio; cosa che invece la Merda d’Artista assolutamente non mi ha dato. Per i ragazzi invece no. Questo passa assolutamente inosservato, così come tante altre cose; mentre nel campo dell’arte il taglio, i buchi di Fontana e la Merda d’Artista sono cose da non prendersi neanche in considerazione, sono delle prese in giro, sono delle dissacrazioni; loro nemmeno accettano le dissacrazioni; sono proprio dei discorsi di persone che non hanno nulla da dire e fanno delle cose strane; ridono, ci ridono sopra. G - Sì, sì. Questo chiaramente. Io .............,non è ...................... Questo mi dispiace; però, ripeto, la scelta di campo per cui F - per esempio ............... G - Non voglio che nella mia vita non m’importi l’arte; penso che non sia niente di drammatico; cioè, se io non capisco questo non ci vedo niente di drammatico. F - Sss...ì, ma penso che anche per i ragazzi sia così; però nel momento in cui gliene parli allora nascono queste resistenze, molto forti, molto più forti nel campo dell’arte; io penso che proprio perché c’è questa sicurezza che deve essere - che io desidero, non che debba essere - distrutta no? - e loro forse si rifiutano perché non hanno un altro modello da sostituire a quello che G - Però io a volte,......................... questo invece mi è già capitato anche di pensarlo, rispetto ai modelli, rispetto al fatto che questo è bianco, diciamo che è bianco e quindi è bianco, è vero che noi viaggiamo in un mondo privo di sicurezze eee però è anche vero che il momento in cui so che questo è bianco,...................................... il momento della ribellione o del rifiuto secondo me prescinde un po’, cioè rischia poi di non esserci più, eee ...... mi spiego in altre maniere, voglio dire F - Sì, ho capito. Ma c’è sempre bisogno di ribellarsi? Cioè, una società - cosa utopistica nella maniera più completa - una società libera, in cui ognuno ha il diritto di esprimere quello che pensa e … e di mmh realizzare ciò che pensa - cosa che non sarà forse mai possibile realizzare, però possa realizzare ciò che pensa - secondo me, è di gran lunga superiore a una società che abbia il bisogno di permettere a uno di ribellarsi a quella società. G - No, io non penso così; non vorrei essere frainteso, ma io non penso che ci sia .......................; quando parlo di ribellione non penso né a rivoluzione né ad atti violenti, eee penso però F - Sì. G - ad un momento di crescita che attraverso una crescita interiore........................., cioè, il momento in cui uno poi si esprime come individuo e si conosce per quello che è e quindi rifiuta o accetta determinati modelli; in quel momento, se ha avuto più scelte, più opportunità, è importante; questo è importante: che sia la scuola che siano le famiglie che glieli che glieli indichino; però il momento della scelta o del rifiuto secondo me è un passaggio obbligato; ché mi sembra tra l’altro di poter dire: ne ha un riscontro proprio nell’arte contemporanea, dove ogni … ogni … ogni movimento ogni artista ha di fondo la necessità di compiere un’operazione di azzeramento, F - Certo. G - di presa di .......... Ma che la faccia o che non la faccia ha questa esigenza per arrivare poi ad un mondo suo fatto di .......................... che costituisce la sua espressione e … e espressione delle sue problematiche o delle problematiche di …… Questo penso che sia un passaggio 16 - - - - fondamentale e importante; non vorrei essere frainteso da questo punto di vista, non intendo rivoluzione, abbattimento di poteri; però penso che sia un passaggio interiore rispetto a dei ................ perché in fondo dove noi nasciamo lo stabilisce il caso [Interruzione del nastro; rivolto la cassetta dal lato B] F - [mi riferisco ai video che proietto ai miei alunni] ................................... lo credo che i ragazzi dicano che sono belli o che li accettino; hanno tutto il diritto di rifiutarli. G - Certo. F - Non hanno il diritto, come dicevamo prima, di non conoscerli, G - mmh..... F - nel senso: io li ho conosciuti, li ho ritenuti validi, glieli propongo, loro hanno anche il diritto di dire: ma perché ci ha proposto questo e non un’altra cosa? Non conoscono, non lo possono dire, ma a livello teorico lo possono dire. G - Per esempio, una cosa che incuriosisce me: quando proponi un video a … a … a dei ragazzi, che presumo siano abbastanza in confidenza con televisioni o computer, immagini, video, come viene fruito? viene fruito con la tua presentazione dicendo: Attenzione che questo è un video d’arte! cioè con questa premessa, o viene fruito come immagini fra le immagini, che loro possono fruire dalla mattina fino alla ............., tutto il giorno davanti alla televisione? F - Cioè. Io li propongo così: Guardate che è un video noioso. Perché, intanto, prima li voglio un po’ ........................, eliminare le aspettative, perché altrimenti la delusione sarebbe ancora più forte, mmh; dico che l’ho scelto perché a me è piaciuto e lo trovo importante, che dica delle cose importanti; però desidero sapere [da] loro cosa ne pensano; glielo propongo così; chiaramente [in modo] costrittivo, perché non potrei diversamente, perché se no non lo vorrebbero vedere, eee nel senso che fa parte di un programma scolastico. G - Va be’, ho capito. Quindi a monte c’è tutta una struttura scuola che attraverso di te propone quel video come espressione d’arte contemporanea e quindi c’è stata una scelta che è la tua o della scuola F - La mia. G - che dice questo èèèèè ............. Il messaggio che passa è che ci sono questi lavori, F - mmh G - secondo me; ma passa perché? perché viene proposto in quell’ambito; cioè: la scuola è un valore di un certo tipo che appunto ai genitori dà sicurezza e ai ragazzi palestra per crescere e prendere cultura più in generale; la scuola mi propone anche questo; quindi ci sarà anche quello che dice: Che palle! Mi tocca andare a sorbirmi il video. Ed è costretto a vederlo con un’ottica deformata. O sbaglio? Cioè, voglio dire: se le stesse immagini gli passassero all’interno di Blob penso che non sarebbero in grado di coglierle. F - Infatti. G - Quest’aspetto, no? F - Sì. G - Lo dico nel senso ..... F - Sì, no, no, giusto, giusto. Una cosa che ho notato, che mi è piaciuta, è che dopo aver visto un video che avevo fatto vedere io ........ - e casualmente comparisse in qualche trasmissione - è capitato proprio in Blob, qualcuna di quelle immagini, ............... i ragazzi me lo dicessero. G - E’ normale. F - E’ normale, certo. G - E’ il meccanismo di riconoscere. F - Esatto. Però hanno cominciato a capire che era un’immagine differente, perché avevano il retroterra per capirlo. G - E sì, ho capito. Però io voglio dire ..................... a me .......................... Io non sono qui a contestare, F - No, a me fa piacere [ se contesti]. G - mi sembra. F - No. Scusa un attimo, G - Una cosa molto importante: la cosa che dico è che questo meccanismo del riconoscere è 17 - - - importante perché ...............; cioè: in un cont. ..... determinato contesto hanno ricevuto delle informazioni, le riconoscono in un altro e uno .............; il cervello fa questo, fa questi collegamenti e … e va bene, va bene che vengano e probabilmente, se li rivedono in altro ambito, questo ..................; ma da lì ad avere una possibilità, perché poi di questo si tratta, una possibilità diciamo critica individuale di sapere - quando io invece vado a vedere una cosa che vedo per la prima volta - eee provare un’emozione piuttosto che niente .............................., questo secondo me ........................., occorre una strada molto più F - Ma su questo sono ................ Certo. G - molto più complicata. F - Più lunga direi. Più complicata e richiede più tempo. G - Sì, esatto. F - Però, secondo me, questo è l’inizio, l’avvio; cioè: cominciare G - Sì, sì. F - a far vedere che ......... A me sembra; poi sarà illusione mia; non lo so; però il fatto di far vedere ai ragazzi dei video che prevalentemente - cioè ............, ci sono anche quelli che utilizzano il linguaggio verbale, però - prevalentemente non utilizzano il linguaggio verbale, quindi sono di difficile lettura, e comincino ad essere costretti a concentrarsi su questo per cominciare a dare delle interpretazioni - perché io gliele richiedo - e loro si accorgono che dicendole alle volte io posso commentare dicendo: non avevo pensato a questo che hai detto tu, mi sembra possibile ed anche bello, - cioè - mi sembra anche un po’ invogliarli. Mmmh, anche poi, quando, più grandi, saranno a casa se troveranno, faccio per dire - parlo della danza perché è uno dei tanti, ma non è solo danza (no?), son tutti quei video proprio che non usano prevalentemente il linguaggio verbale - se si trovano davanti ad uno spettacolo di danza avrebbero girato canale, probabilmente continueranno a farlo, però sanno che quello spettacolo sta dicendo qualcosa, ha … ha … ha bisogno......................; per esempio, faccio vedere un video tipo come potrebbe essere - che ho preso qui da Rosa - la Carmen di Mats Ek: ha un libretto [d’opera] che va conosciuto, una novella che va conosciuta, la lettura simbolica degli atteggiamenti, le novità che il coreografo ha realizzato rispetto ai testi, il far vedere un altro video della Carmen dove c’è Roland Petit che interpreta in maniera totalmente diversa la Carmen e quindi avere un confronto e alla fin fine dire: Be’, ma allora queste cose che non si capiscono hanno bisogno di una conoscenza precedente, di un’interpretazione personale e riescono anche a dire delle cose che magari non mi piacciono però che hanno un senso. G - Sì, sì, certo ....... F - Non ti voglio costringere a dir di sì. G - No, no. F - Mi fa piacere che tu trovi ............ G - Il messaggio ................ il messaggio che io mi sentirei di dire ai ragazzi è questo: cioè: se ........................... Noi siamo a scuola. Se ci sono delle cose che ................... e il programma che va svolto, che fa parte di una didattica, dell’insegnamento per il vostro ................. e … e fra questi c’è anche l’arte contemporanea, io non vorrei - ecco; questo è una cosa che io non vorrei; per esempio, c’è anche come motivazione nel mio fare artistico - che venisse letto, proprio per l’ambito scolastico, istituzione, insegnante e … e docente, come una cosa mmh culturale, alla quale bisogna ................ Io mi sentirei di dire: Se non vi interessa l’arte, e aggiungiamo anche tutta l’arte, non è ................; io non ci trovo niente di grave. F - Son d’accordo perfettamente. Gliel’ho detto ai ragazzi. G - Ecco; nel senso .................... Mentre trovo che invece ........... F - Scusa, permetti solo una parentesi? Qua stiamo tornando - mi pare - al discorso di Sossella; no? G - Sì, sì. F - quando dice: Ramazzotti eccetera. Ora non voglio portare dietro G - No, no, va bene. F - anche tutte quelle implicazioni che non accettavi. G - Va bene; d’accordo; sì; cioè, voglio dire: detto questo, l’arte contemporanea c’è; 18 - - - - all’interno di questo mondo avvengono queste ............... che hanno ................ che … che si portano dietro delle problematiche anche ................ l’uomo del tempo nel quale vengono espresse queste cose, quindi aiutano la comprensione della realtà,[de]i fenomeni della realtà, del .............; come possono anche non aiutarlo; possono anche fuorviare questo; bisogna .................... allora all’interno di questo diciamo ........ come si potrebbe definire ................ di questo pullulare di linguaggi, di espressioni, la necessità di orientarsi non è soltanto una cosa, secondo me, tipica dei ragazzi adolescenziali, è un’esigenza che si avverte un po’ più in generale; cioè, perché noi artisti, un po’ per forma mentis, ma tendiamo subito a mettere in evidenza gli aspetti strategici o commerciali di un’operazione piuttosto che i contenuti? vuoi perché non abbiamo fatto parte, vuoi per tante motivazioni però anche per questo: perché anche … anche rispetto ..................... avendo perso - diciamo - l’unità, un senso - diciamo - di avanzamento, un canale di ricerca ben definito ci sono anche tante situazioni diciamo fuorvianti che ti fanno poi intendere .................... anche misitificatorie, - questo bisogna dirlo - che dipendono vuoi dal mercato vuoi anche dall’artista; siamo tanti voglio dire; non è che questo era una critica a Sossella, che per altro è stato un artista che mi ha sempre interessato - no? però la cosa che ......... che mi aveva ...... aveva colto ............... che mi sembrava ................. mi suonava un po’ falso o comunque più onesto aggiungere che io .......dire: Queste cose le faccio perché, però, funzionano all’interno di un mondo ben preciso che è fatto di addetti ai lavori no? - Io............. Questa mi sembrava una cosa onesta; che se per caso voi questo mondo decidete che non vi appartiene non è importante, ecco; invece probabilmente Ramazzotti mi tocca ascoltarlo anche a me se non giro la....la Rai; cioè, voglio dire, questa possibilità: ritengo che la ricerca, l’arte contemporanea, non l’avrà mai e io spero anche che non ce l’abbia, nel senso che effettivamente la mia idea è sempre quella diciamo di ...di ... di speculazione del pensiero dell’uomo e quindi probabilmente si occupa di aspetti o di territori abbastanza di punta, ecco, voglio dire; poi l’operazione può essere di grande effetto come l’Orlan o come l’Abramovic o come un semplice taglio sulla tela o un lavoro di Chiari; però è .... è ........ ritengo che sia un po’ questo, che se ............... cioè il dire a dei ragazzi: “Questa è l’arte!” non va bene secondo me, “Io mi occupo di questo, buttate via il passato, buttate via quei diecimila anni” F - No, no, questo assolutamente no. G - non va bene, secondo il mio punto di vista. Mi sembra più onesto dire: “E’ anche plausibile non considerare ................... occuparsi d’altro” voglio dire; questa è una cosa che mi sta ......, ecco, sì, io non so se poi il discorso che sviluppi possa avere altri, ecco; su come interessare dei ragazzi non saprei, penso che la strada migliore sia quella di portarli a vedere le cose senza neanche parlare troppo; io non sono un grande amante delle parole, nel senso che .......... F - Però i ragazzi richiedono - eh - spiegazioni. G - Sì, sì, certo, lo capisco, eeee F - Sì. G - Se è un testo critico di Argan piuttosto che di Celant. F - [Ridacchio] Senti, volevo dirti G - No, ma non è ....., no, no, non vorrei avere atteggiamenti eccessivamente aristocratici, è ….è una questione anche di ....….. per quanto mi riguarda …. un’onestà intellettuale. A volte io ho la sensazione di non fare delle cose che hanno un valore assoluto come tende invece a volte a dargli l’ambiente, la galleria o il museo, proprio per il luogo, per come è fatto, ecco, da questo punto di vista. C’è una percezione un po’ a volte alterata delle cose che si fanno insomma, un po’ come fare il video a scuola piuttosto che vederlo a casa, penso. F – Ecco, una [cosa] che volevo dirti adesso, a questo punto che tu ………. mmh ……. a cui tu sei arrivato, mi verrebbe voglia, ma non lo voglio fare, di chiederti del tuo lavoro e di spiegare un po’ quello che fai e così via, però spero, - mmh, ….. chissà quando, però nelle mie intenzioni c’è, se tu sarai d’accordo, una volta poi, chissà fra quanti anni; io te l’ho detto – però d’invitarti perché a scuola tu possa G – Lo faccio, lo faccio, io lo faccio volentieri. F – parlare e ti 19 - - - - G – Lo faccio volentieri. F – e ti ringrazio; quindi io non voglio andare su questa strada per non esaurirla in un futuro. G – Ah, va be’. F – Invece avevo intenzione di farti due domande – no? – una ………. che te l’ho già fatta in tempi passati, però te la rinnovo perché il mio pensiero fisso poi è sempre quello; uno: la scuola a me piace nel senso che ritengo che dia delle cose; però purtroppo le dà male, a mio parere, e quindi dovrebbe assolutamente rinnovarsi; come? non lo so; tu ne saprai meno di me probabilmente. G – Ecco: su questo sono d’accordo, su questo sono d’accordo ……. eeee ……., su questo sono d’accordo. La cosa che, così, mi viene da pensare - questo adesso è un discorso quasi sindacale - non si può pretendere da un corpo insegnante, secondo me mal retribuito, una dedizione come aggiornamenti eeee …..: una cosa; l’altra cosa che mi vien da pensare, che io l’ho verificata un po’ su di me, è che l’insegnante, secondo me, deve effettivamente avere una dote che è quella della comunicazione, di far passare dei messaggi, che probabilmente ha delle caratteristiche abbastanza innate nell’individuo. Cioè, voglio dire, io ho verificato su me stesso di non essere assolutamente in grado di insegnare niente, anche risp…………., io ho avuto un’esperienza, quando ero a Milano, nulla a che fare con l’arte, però mi occupavo diii …….., ho insegnato per quasi un anno sull’utilizzo del computer della Philips, divisione informatica, ed era una cosa molto banale, che conoscevo molto bene nei dettagli, eee mi sono reso conto di non aver nessuna qualità di far passare le mie conoscenze e l’interesse in un altro individuo. Questo è probabilmente un nodo un pochino più difficile, nel senso chee come migliorar la scuola ………. Questi sono discorsi incentrati sugli insegnanti; poi i problemi sono infiniti: probabilmente dalle strutture ai quattrini; perché probabilmente per presentare certe cose, per confrontarsi poi con il mondo esterno occorreranno anche dei mezzi presumo; no? a partire dall’informatica alla tecnologia; no? penso. Non so se era questa la domanda. F – Sì. G – Nel senso che la scuola lavora un po’ su degli ……………. su uno stereotipo che va avanti un pooo’ ………….. e probabilmente si svuota sempre di più; perché se si lascia agli entusiasmi dei singoli insegnanti …………e uno parte entusiasta, poi l’anno dopo lo è un po’ meno, poi……………; penso; non so; io ……………. F – Ma è così. G – Poi, alla fine, quando ha perso tutto il suo entusiasmo, penserà solo allo stipendio e farà la routine: se mi chiedono questo io faccio questo; penso. F – Sì, si. G – Non so se ………… F – Anche se io poi ho paura quando, ai vertici, mettono mano nella scuola, perché ho timore che riducano lo spazio di lavoro dell’individuo che ha voglia di lavorare – no? – perché chiaramente dal vertice viene la direttiva e tutti si devono adeguare a quella direttiva. G – Eh, sì. D’altro canto poi deve formare della gente ………….; no; non lo so; cerco di dire; onestamente è un discorso nel quale mi perdo, nel senso che da una parte vedo l’esigenza da parte del mondo del lavoro, comunque della società, di poter contare su degli individui con una certa preparazione che in qualche maniera possa essere verificata; dall’altra mi rendo conto che questo atteggiamento porta a una schematizzazione, a un impoverimento della ricchezza, che invece c’è e che potrebbe, attraverso le scelte di insegnanti, forse portare a una crescita maggiore; cioè: questo lo capisco; d’altro canto è una convenzione anche quella, voglio dire: non potendo ognuno scegliersi il suo insegnante, bisogna passare attraverso le convenzioni. Sì, io ritengo………. La cosa che a volte spiace è questo: che si potrebbe forse richiedere di più dal corpo insegnante; a volte si sente dire: hanno tanto tempo libero, eccetera…..; però per richiedere di più bisogna anche dare di più, secondo me,, perché se no……….; cioè, io dico …….; cioè, poi ci sei tu che magari ti ci dedichi ventiquattro ore, perché per passione, per la tua forma ….., ma c’è quello che probabilmente se gli mancano gli stimoli effettivamente fa il travet e buonanotte; però è lì ….; siccome io lo ritengo un ruolo abbastanza chiave, perché poi ho materiale umano in formazione, quindi anche delicato e importantissimo, secondo me la 20 - - - - società dovrebbe forse dare una maggiore importanza, una maggiore centralità a questo ruolo – no? – al di là degli strumenti, che poi secondo me verrebbero di conseguenza, cioè – voglio dire – se il corpo insegnanti e la scuola è un valore, allora tu, stato che sei, faccelo vedere, perché se no è così ……….; cioè penso che sia così, nel senso che …………….; allora potrebbe diventare ambito dalle migliori persone andare a insegnare, e si innesterebbero forse dei procedimenti virtuosi. Almeno è un discorso un po’ ….. un po’ sociale; ma voglio dire: una strada quella, anche; adesso da noi, qui, si parla solo di bilanci, quindi ……………… Hai capito? Io sono uno che ritiene che non può ………..; determinate discipline dell’attività umana non possono sottostare a logica di bilancio; ho sempre detto che la cultura, la scuola, gli ospedali non si possono mettere come obiettivo quello di una società che vende scarpe, perché quella deve fare gli utili; del legittimo, non legittimo: va bene; ma dall’altra parte non è così, cioè secondo il mio punto di vista; quindi la logica ………….; invece oggi sento che in qualunque settore si parla: Abbiamo risparmiato qui, abbiamo guadagnato là. E’ chiaro che c’è un impoverimento dei contenuti, nel senso……………. Questa è una mia sensazione; poi ………. F – Sì, sono d’accordo. E ti volevo dire, sempre all’interno della prima domanda, eee , cioè: quale……….; in base ai ricordi eccetera, la scuola, secondo la tua esperienza, cosa ti può aver dato, che vorresti che continuasse a dare,[e] che cosa assolutamente non ti ha dato. G – Cosa mi ha dato e cosa non mi ha dato? La scuola, di per sé, non mi ha dato niente. La cosa che io ricordo è che invece all’interno della scuola ci sono stati insegnanti che magari inconsapevolmente hanno dato, hanno acceso quelle scintille che poi sono diventate interessi e anche ragioni di vita, questo sì, e che probabilmente, se rimanevo in ambito familiare o no, questo poteva anche non avvenire, rispetto all’arte per esempio. F – Sì. Ecco, per esempio: qualche scintilla? Riesci a ricordarla? G – Sì, sì. Ma io ricordo in particolare un insegnante di Lettere che mi aveva fatto in qualche maniera scoprire l’arte del…. - l’arte! Scusami! - la letteratura del Novecento, cosa che abitualmente ……….,poi mi ricordo che altri compagni a scuola l’ultimo anno facevano …………., l’arte del Novecento la relegavano all’ultimo mese, un po’ di corsa, un po’ di titoli, qualche poesia; invece questa ci stimolava molto sulle letture; i romanzi che portava …………..; probabilmente non è che nel programma………………..; e va be’; si è aperto un mondo; tra l’altro non c’entrava neanche niente l’arte, nel senso …………….,però è stato, diciamo, un elemento che poi ha messo in moto un meccanismo di curiosità o di conoscenza rispetto a delle problematiche contemporanee. Il metodo non era precisamente il tuo, F – [Ridacchio]. G – era un pochino più, era un pochino piùùù ………………………., ecco c’è anche questo aspetto; tieni conto che io facevo una scuola dove ai miei tempi si diceva che noi avevamo una scuola facile, c’erano i voti politici; eh, la cosa che ricordo di quest’insegnante è che era un’insegnante viceversa piuttosto di uno stampo F – Più severa, più tradizionale. G – Sì, pur presentando F – E’ più rigoroso, diciamo. G – Sì, pur facendo …………., pur imponendoci di leggere Kafka, che non so quanto cazzo avessimo capito Kafka F – Sì, [ridacchio]. G – E no, e no. Ecco: nel senso …………., aveva però delle richieste molto esigenti dal punto di vista delle interrogazioni piuttosto che ……………… Non era messa lì come possibilità; sai bene …………. F – Sì, sì [mentre ridacchio]. G – Quindi, per esempio, probabilmente ha giocato anche questo: il fatto di vedere una persona che rispetto al modus vivendi della scuola andava un po’ controcorrente; eee può darsi psicologicamente; non ho mai fatto un’indagine di tipo psicologico; non lo so; questo è una cosa che ricordo anche piacevolmente, nel senso che la cosa che, fra ragazzi, diventava un dramma, quando c’erano le ore di lettere, ……………………., per me è sempre stato invece 21 - - un motivo di interesse – no? – Non so con quest’insegnante di lettere ……….; adesso le ragioni mi sfuggono. Poi, la scuola cosa m’ha dato? M’ha dato ………….. No. Per esempio, una cosa che io do atto a quest’insegnante [risiede nel fatto che] – che noi ci formavamo su dei testi di critica marxista all’epoca sia rispetto alla storia che rispetto alla storia dell’arte (con l’Argan) – è stata quella che ha detto: studiamo – evidentemente lei nel suo intimo era una persona, credo, di destra, quindi nel suo intimo doveva ..... doveva accettare i testi perché li propone il Ministero, credo, non è che l’insegnante sia F – No, il testo lo può scegliere l’insegnante. G – Anche tanti anni fa? Erano tutti uguali! F – Sì, sì, sempre così. Sempre così. G – Però si facevano le votazioni; non so come funzioni. Comunque lei F – No, è l’insegnante che sceglie. G – Il Salinari e Ricci lo odiava – no? – e quindi non andava bene secondo lei e infatti le sue spiegazioni venivano fatte su altri testi; però aveva fatto capire a me e a tutta la classe insomma che c’era una critica di un certo tipo e una critica di un altro; ecco, cioè dice: voi poi …………..; insomma, quello che dici tu; scegliete liber……..; cioè: se avete queste opinioni ……….., sappiate però che avete sposato questo tipo di tesi e lo avete ……………; cioè, in effetti era una che a suo modo – quindi in una maniera forse un po’ più dura – però aveva messo in relazione più opportunità – no? – nel senso ………….; però anche lì, vedi, era rispetto a un’insegnante. Più in generale, la scuola non è gran che; veramente non m’ha dato ……….; tant’è vero che la mia esperienza scolastica è un po’ …………….; io poi avevo all’epoca la passione dei fumetti e quindi non andavo neanche molto bene e avevo deciso di fare i fumetti e …. quindi ……………. ; insomma poi mi hanno bocciato diverse volte; allora, poi, sono andato via di casa; e poi però – siccome poi diventava un dramma familiare – avevo fatto due anni in uno, avevo smesso coi fumetti; poi è cominciata la scoperta dell’arte e …………, va bene. Quindi la scuola, di per sé, era un elemento, un’istituzione; all’epoca c’era molta politicizzazione, nel senso che andavamo ai concerti di …….. degli Area, andavamo a Bologna ai tempi della P38, di ……. della ……… i primi punk, i primi movimenti punk, sì, a Londra, era ……… abbastanza ……………, già disillusi, non so come dire, erano tutti condizionamenti che probabilmente venivano dall’esterno, non è che fossero scelti, cioè, come Ramazzotti, non è una scelta, neanche la nostra era una scelta, non è che scegliessimo, io ho un po’ questa sensazione ,anche rispetto – poi – alle vicende di tutti noi, insomma, tra le più disparate; il momento però della scelta – quello sì – è importante; e c’è; quello avviene; cioè, quel passaggio obbligato – a cui facevo riferimento prima, che tu ….. che ti fa accettare o rifiutare determinati valori – quello, secondo me, c’è, il momento in cui avviene, cioè il momento in cui si verifica, ed è bene che questo si verifichi; può darsi che ci sian persone che vivano più ……. in maniera inconsapevole tutta la vita, non lo so, penserei di no, nel senso ………., spererei di no nel senso che poi…………….. eeee ………… vivere in astratto ………….., vorrei citare Camus, ma vogli[o dire:] vivere in astratto ……….., quando poi l’astratto si occupa di te è tardi ; insomma, no; ecco – penso. F – Sì. Allora, la seconda domanda, che ti volevo fare, adesso è questa: mmh, quando io mi sono G – Scusa eh F – Sì. G – La scuola mi ha dato dei bei ricordi. F – [Ridacchio] Però che non riguardavano gli insegnanti. G – Cioè: strumenti no, no; cioè: - devo dire la verità - forse ce li siamo fatti tutti dopo; forse per strada ancora prima, penso. F – Tutti. G – Anche gli errori, insomma; gran che non mi ha dato, o forse …… tutto un materiale che poi si deposita in qualche inconscio; questo non saprei dirtelo; può darsi, probabilmente nel senso ………………. F – Sì. Allora passo alla seconda domanda. Dunque. Quando io mi sono rivolto a qualche 22 - - - artista eccetera – e dico artista in senso lato, no? – G – Mmh [in segno di assenso]. F – nella maggior parte dei casi, se non nella quasi totalità, ho sempre ricevuto disponibilità eccetera; per cui – a livello individuale – nulla da dire; però, tenuto presente che la scuola non fa gran che per avvicinarsi al mondo culturale contemporaneo, però resta anche il fatto che il mondo culturale contemporaneo, soprattutto nel campo delle arti visive, fa assai poco per riuscire a entrare nella scuola; in parte forse tu mi hai già risposto: a questa domanda in parte; però vorrei una risposta ancora più particolareggiata; fa assai poco per entrare nella scuola. G – Sì. F – Devi tenere presente G – Non fa niente. F – [Ridacchio] Sì. Bisogna tenere presente che se ci sono delle nuove generazioni preparate nel campo è chiaro che cominciano ad interessarsi, a crescere, a discutere, a far crescere - penso io - anche il mondo dell’arte, perché incomincia a non essere più un monologo tra gli addetti, ma diventa un dialogo, un qualcosa di dialettico e però, nello stesso tempo, anche dal punto di vista commerciale è evidente che se c’è un mondo più disponibile al discorso dell’arte poi è anche più disposto, oltre che ad interessarsi, eventualmente ad acquistare, eeee per cui ci dovrebbe essere G – Questo non è vero; comunque ………… F – e io penso che se ci sono meno analfabeti G – La gente compera – guarda – la gente compera quello ……….. la gente compera quello che le si impone di comperare. F – Be’ . Però è vero nella maggior parte dei casi, non in tutti i casi. G – Sì, va bene, d’accordo; però io voglio dire: se guardo in casa mia, c’è un mucchio di merce che non ho mica scelto di comperare. F – Be’, anch’io. G – Cioè, dico questo, no, non per propormi migliore; ma – voglio dire – ogni tanto a casa ci ho un mucchio di roba che non si capisce come sia entrata e poi è il risultato di condizionamenti immedia[ti] e non è che l’arte sfugga molto a questi aspetti; F – Sì. G – Cioè: anche per gli addetti ai lavori, eh, voglio dire. F – Certo. G – Io avevo un accendino. [Lo cerca e poi lo trova sul tavolino sotto altre cose]. F – Sì. Ecco. Però io …………., per esempio, sempre …………, quando eroo – diciamo così – un giovane e così via eeee compravo i libri – allora non esistevano i remainder no? – G – No. F – però poi, quando hanno cominciato ad esistere, mi sono accorto che la stragrande maggioranza dei libri che compravo io finivano nei remainder perché nessuno li acquistava; quindi voglio dire in ogni campo qualcuno di noi ha delle capacità di resistenza che G – Sì, certamente. F – sicuramente mette in atto, G – Certamente, certamente. Io magari ……..; ognuno di noi pensa, cioè, F – come del resto anche tu. G – pensa di essere un po’ più vaccinato in un settore; in altri …….. F – E beh, è chiaro. G – Io vedo dove ……………. Questo è fuori di dubbio, nel senso …………….. Guarda io posso dire questo, non so se centra ma …………….. Io avevo avuto un’esperienza con Claudio Costa e si parlava proprio di que[sto], ma una delle ……….., una sera a tavola l’argomento era proprio questo; ci chiedevamo come mai non ci sono più ….., non si vedono più galleristi giovani, collezionisti giovani, critici giovani; principalmente si è attorniati da uomini, diciamo da anziani tra virgolette, comunque una cinquantina d’anni, con la loro storia ee ….., ed era un sintomo di come l’arte interessi sempre meno insomma, voglio dire. Numericamente, probabilmente, se facciamo un’analisi - io non ce li ho i dati - ma probabilmente sono sempre 23 - - gli stessi che se ne occupano; chiaramente sono orientati a diverse situazioni; cioè l’informazione oggi è molto più veloce, mentre una volta c’era ………. era molto più legata a un luogo, a un territorio, quindi …………….e avevano fatto ………… e Claudio diceva questo, diceva: gli anni sessanta settanta sono gli anni delle gallerie dove il luogo diventava il luogo dell’evento, dove si strappavano le cordicelle e si entrava con i cavalli, si entrava con il rullo schiacciapietre; diventava il luogo dell’evento; oggi anche in galleria questo non avviene più; l’arte nelle piazze non ha ……………., è un fenomeno piuttosto datato e comunque funzionava finché c’era un’ideologia che poi sosteneva, che oggi non c’è ……….., e allora han fatto quest’operazione per cui dici bisognerebbe portarla direttamente in casa della gente; allora avevamo contattato – non so se tu eri venuto, non so – F – [Accenno a gesti di no]. G – un palazzo di …. di Castelletto, otto appartamenti di privati; ognuno indicava una stanza del suo appartamento e noi si andava un giorno, si faceva un’installazione e poi la sera ci sarebbe stata l’inaugurazione e quindi, per questo palazzo, è arrivato una marea di persone che andava e girava da un appartamento all’altro, eeeeee lo sconcerto è stato, tipo la ……….., da parte di queste persone, che erano persone che non avevano niente a che fare con il mondo dell’arte, non è che fossero appassionati o collezionisti; è stato, penso, più o meno simile alla Merda d’Artista, perché han visto delle cose che non facevano …………….,non erano neanche previste nella loro scala di valori, quindi erano cose …………; non credo proprio che questo abbia fatto …………., suscitato interesse o che altro, è stato vissuto – io ho avuto quest’esperienza – vissuto come un effetto poi piacevole, perché poi nessuno di noi era un criminale, quindi ………. eee ………. però in una maniera molto superficiale. F – Ma non pensi che ogni mmmh esperienza nuova richieda capacità d’insistenza? Perché subito non dà nessun risultato. G – Repetita iuvant. F – Sì, esatto.[Ridacchio]. G – Indubbiamente. Però ………., certo ………., e su questo io sono d’accordo, però mi sembra che in qualche maniera mi conforti nelle mie tesi, nel senso che effettivamente bisogna sbatterci la testa; c’è dietro, dietro c’è la …la…la scelta di campo e la volontà; e sul come farla passare, che è importante che ci sia, perché io capisco questo; che poi l’arte effettivamente costituisca una … una ricchezza ee e dia anche un senso alla vita – no? – anche, tra virgolette, superiore insomma, o comunque un fatto di …. di arricchimento, è fuor di dubbio; che poi il momento in cui uno non se ne vuole più occupare, ché rimane deluso, rimane comunque un processo che ha dato qualcosa piuttosto che aver sottratto, piuttosto che …………… Sul come … la palla passa a voi; io non sono un insegnante; cioè non so se sia vera – ecco – l’equazione: prendiamoli da piccoli i collezionisti; io non ci credo; penso che poi, rispetto al problema mercato …………………,anzi sovente si trovano persone che potrebbero [vorrebbero] comprare e non possono e, viceversa, persone che possono e non comprano [che] quello che determinati canali gli offrono come garanzia; ma forse non è neanche tanto amorale questo; voglio dire: quando un imprenditore deve spendere ……………., io a volte ho fatto ………………., parlavo con un collezionista che ha una moglie che ha una galleria e si lamentava del fatto che nella sua galleria vengono fior fiore di industriali dove per loro cento milioni non so[no] .......………… e non comperano niente; eee io ho detto a lui: ma io …………., quante volte, la mattina, l’avvocato Agnelli si alzerà e prenderà cinque milioni e li butterà nella spazzatura? io penso mai, – no? – cioè quando decidono questi personaggi – personaggi per i quali cento milioni non sono niente – di comprare qualcosa in arte, secondo me, si rivolgono in quelle strutture dove il messaggio che passa non è tanto l’opera e quindi un rapporto tuo critico, di gusto, di formazione o ……….. non ……….. non ……………, devono scegliere quello che dà loro sicurezza, quello che il mercato ti propone come valore stabile, che ha caratteristiche di durata nel tempo, che …………….. e da lì a volte la scelta sugli storici o sull’antiquariato - in modo particolare a Genova - piuttosto, che nell’ambito dell’arte contemporanea, l’artista che è stato celebrato nei luoghi deputati insomma, che sono le biennali, che sono i musei, che sono ……….; quello dà una maggiore sicurezza, a prescindere 24 - - - - che poi … che sparisca l’anno dopo piuttosto che non valga più niente fra vent’anni insomma; questo mi sembra però anche legittimo. F – Perché non è un’operazione artistica, G – No. Certo. Ecco. F – ma è un’operazione commerciale. G – Quindi l’aspetto vendite non so se poi sia legatooo …………. Ora se questi ragazzi diventano tutti dei grandi imprenditori ……………….., probabilmente …………… F – [Ridacchio]. G – gli rimane anche la passione e diventano dei mecenati; non lo so; questo non … non saprei dire. Ecco la cosa che invece a volte io lamento è questa, che riguarda non tanto l’aspetto mercantile quanto l’aspetto istituzionale. Io penso che in Italia, e lo abbiamo già superato prima, rispetto ad altri paesi del Nord Europa per esempio, non passi ………………..; e questo è .. è .. è ….., io la colpa la do alla istituzione; il concetto di valore di arte contemporanea, cioè quello, cioè, che i tuoi ragazzi considerano una presa in giro, è un messaggio che a loro è passato, non è un loro pensiero; è passato perché le istituzioni, secondo me, danno quel segnale sovente, vuoi facendo delle scelte di un certo tipo perché rispetto a musei rispetto a mostre rispetto a.. a .. a ………., mentre altri paesi sono molto più coraggiosi, anche sbagliando voglio dire, però hanno dentro di loro il concetto d’arte contemporanea; cito ancora l’Olanda: in Olanda, se uno fa l’artista, ha lo status di artista e lo stato ti dà un mensile per campare, questo, al di là delle implicazioni, può essere un bene o un male, però nella popolazione passa il messaggio che tu hai un ruolo e crei del valore anche per gli altri; poi puoi non riuscirci, puoi riuscirci, può essere vero, può non essere vero, perché, ripeto, la ricerca, come la intendo io, prevede che non si trovi niente. F – [Ridacchio] Certo ………., sì, come rischio, no? G – Sì, come rischio prevede ………….., se no F – non sarebbe più ricerca. G – non sare[bbe] più ……, secondo me; in effetti ci sono paesi dove il concetto proprio di artista contemporaneo, di ricercatore, viene vissuto dalla popolazione come un valore; in altri paesi no, come una presa in giro, e noi, secondo me, siamo più vicini a questo secondo …………., e questo è un pochino ……….., e in effetti mi dispiace, nel senso ……………., perché sono opportunità che poi la collettività si perde insomma. [Pausa di silenzio]. F – Senza dubbio. Però ti volevo fare una domanda ma mi sono dimenticato, quindi ne faccio un’altra. Allora, a questo punto, tu che cosa proporresti per cambiare le cose – ovviamente non sarebbe possibile dall’oggi al domani – nel lunghissimo tempo, però se non si semina poi non si potrà raccogliere. Cosa proporresti perché lo stato italiano o gli italiani in generale G – Cosa proporrei a chi? F – potessero cominciare G – A chi? F – A chi? A chi è responsabile di queste cose. G – Se lo propongo a te è una cosa, e so che avrai ………… F – [Ridacchio]. G – Se fosse a Veltroni, gliene propongo delle altre; non so. F – Purtroppo non lo sono ……….[ridacchio]. G – No, eee ……….. F – Cioè. Che cosa penseresti sull’astratto, tu hai già fatto quel discorso sull’astratto che poi non ripaga, comunque sull’astratto che cosa si dovrebbe cominciare a fare per cambiare questo stato di cose? I ministri dovrebbero ……………: certo, questa è la strada più rapida. G – C’è un aspetto, c’è un aspetto in quanto collettivo, c’è un aspetto anche politico – no? – quindi sociale, e la cosa più banale che mi viene in mente è che l’arte contemporanea negli ultimi ………… insomma negli ultimi trenta quarant’anni l’hanno fatta gallerie, privati, poi ………., e comunque persone illuminate, persone che hanno messo di loro come tu metti di tuo nel tuo lavoro, e questo poi ha portato però a dei valori che sono fruibili dalla collettività, quindi … quindi di tutti; adesso io generalizzo un po’, però questo mi sento di sostenerlo. 25 - Quindi io posso dire l’istituzione, il museo, che capisco si debba occupare di ciò che è storicizzato, che non ……………, però l’avvalersi …….., tanto: il riconoscere che c’è un campo di ricerca in questa disciplina, l’avvalersi di collaboratori esterni tanto da ………….. – tra l’altro oggi va di moda – quindi che siano gallerie, collezionisti, critici …… e poi … e poi operare sul campo voglio dire; cioè, fare una mostra può costare un mucchio di miliardi ma può costare anche una cosa …………….; è chiaro che non è un business, perché siamo pochi quelli che si occupano d’arte, quindi diamo via pochi voti voglio dire; però se il segnale fosse un pochino più forte eeee ……. probabilmente eh ……..; insomma se, anziché fare vedere il video che fai vedere a scuola e viene rifiutato, viene presentato in un’altra maniera, in un contesto forse più carico di significati, che può essere un museo che poi ……,cioè: che aiuta a veicolare un messaggio diverso, può anche far chiedere a qualcuno, compreso il genitore, insomma: Beh, non è Fancello che è impazzito e fa vedere questi video a scuola ma la collettività, quindi a Palazzo Ducale abbiamo visto il video che poi Fancello ha portato a scuola; forse facilita anche il tuo lavoro rispetto ai genitori, perché poi questo bisogno di sicurezza non è neanche da demonizzare, viviamo in un mondo che effettivamente, eh, se si schiaccia un bottone, possiamo sparire anche tutti, voglio dire; quindi anche un’esigenza, una paura della quale non aver paura, però anche da accettarla come tale, voglio dire; a volte l’esigenza di una sicurezza è un fatto anche biologico, proprio per il fatto che ci rendiamo conto che sul pianeta possiamo anche sparire dall’oggi al domani, voglio dire, tutto il nostro mondo non esistere più; eee questo come spinta diciamo ad avere ………., quindi probabilmente se l’istituzione aiutasse anche il tuo lavoro, quindi vedesse in cornici diverse quello che presenti a scuola, probabilmente si mettono in moto meccanismi anche più virtuosi da parte di insegnanti, da parte di … di … di … anche dei ragazzi voglio dire, nel senso che diventa un oggetto di desiderio, fra virgolette, quindi da indagare e da studiare; certo può essere ……………., si può dire ……………, se io la metto in questa maniera ti metto in una condizione di minor libertà, però può anche essere come non ero io libero di essere fascista piuttosto a vent’anni, però è anche vero – siccome una parte di persone, quelli che se ne occupano, sanno di cosa si tratta – [che] le potenzialità, secondo me, sono enormi, quindi vale anche la pena, voglio dire, di presentarla come valore, come merita un determinato tipo di lavoro di ricerca; la strada che cos’è? quella del far vedere quello che gli artisti fanno e anche secondo me sarebbe molto importante; non è ………., il mio non vuole essere un discorso localistico; importante che le istituzioni collaborassero fra di loro, quindi vedere quello che fanno artisti di altri paesi, quindi attraverso strutture di ospitalità piuttosto che di …….., allora forse effettivamente ci sarebbe uno scambio, il messaggio ……….., passerebbe un messaggio trasversale anche nelle persone che non se ne occupano, come il concetto di valore, il Van Dick a Genova, interessa sì ai genovesi che si occupano di antiquariato, però il messaggio che è passato in tutti, compreso quello che invece si occupa solo di calcio e va solo allo stadio, è che c’era un evento che presentava delle situazioni di valore; secondo me, il messaggio che è passato è anche questo; e questo, non dico nella maniera così pomposa come il Van Dick, se venisse fatta un po’ più attenzione anche rispetto a chi opera nel settore della ricerca, probabilmente porterebbe dei frutti anche un po’ più immediati; cioè, si utilizzano dei meccanismi di condizionamento che sono dati dall’istituzione e dai media per far sì che uno poi si avvicini, e allora poi il lavoro di Fancello, che magari fa leva sull’aspetto critico, che dice: attenzione, questo lo avete visto lì, però si può anche vedere in questa maniera, diventerebbe un completamento; diciamo, cioè, saresti anche più agevolato; la sensazione è che così sei una specie di Don Chisciotte. F – [Ridacchio]. Lo so. Il nastro della registrazione termina qui; però il colloquio è proseguito a lungo per strada. N.B.: Non è stato sottoposto a conferma l’adattamento alla pagina scritta; ci sentiamo in dovere di scusarci con l’Artista per gli immancabili e involontari fraintendimenti. 26 SOTTOLINEATURE Ogni estrapolazione dal contesto è atto arbitrario; ma tutto è contesto e l’agire è estrapolare; per non restare inattivi citiamo alcuni passi, a nostro parere i più interessanti, del dialogo con Ghiglione ben consapevoli di esercitare violenza sul senso complessivo. - - Tutte le operazioni sviluppate dagli artisti in aree disciplinari non strettamente pertinenti funzionano benissimo se vengono ricondotte all’interno del sistema dell’arte, che contribuisce a dare significato ai gesti compiuti. Di fronte alle problematiche planetarie l’interesse per l’arte è questione di second’ordine, anche se gli artisti non ne possono fare a meno. Il ruolo dell’insegnante s’identifica con la divulgazione del sapere e, nello specifico, con la trasmissione agli allievi del concetto di valore dell’arte contemporanea. Occorre dotare di un forte senso critico il giovane che si avvicina all’arte contemporanea in modo che possa effettuare delle scelte e si possa orientare dentro un territorio portatore di segnali forti. L’artista è contemporaneamente artefice e trasgressore del linguaggio; il pubblico per fruire dell’arte deve accostarsi alla forma mentis e al modo di agire degli autori delle opere artistiche. La volontà di capire presuppone una scelta di campo e perciò la comprensione non può trasformarsi in fenomeno di massa. Più che parlare di arte contemporanea conviene forse portare gli alunni a vederla nei musei, nelle gallerie, perché così diviene una familiarizzazione con un linguaggio nuovo. Lavoro con una galleria in Olanda. La frequentazione dei luoghi dell’arte lì è molto più spontanea; le persone entrano e acquistano le opere che a loro piacciono. Ciò è dovuto a una formazione del gusto che probabilmente ha radici in una confidenza assimilata, già da ragazzi, visitando musei e gallerie con i genitori. 27 - - - - Non so se avvicinare alle operazioni di Falaguasta ragazzi, privi dei prerequisiti necessari, agisca a favore o contro; l’Artista corre il rischio di essere letto molto superficialmente come semplice promotore di uno spettacolo trasgressivo. Che uno non si interessi d’arte è accettabilissimo; incomprensibile è invece ritenere alcune epoche valide e altre no. Disturba il discorso di coloro che dicono: dopo Picasso non c’è più niente, o, peggio, dopo Michelangelo c’è il vuoto. Ho la sensazione che l’arte contemporanea sia molto rinchiusa in se stessa. Perché noi artisti tendiamo subito a mettere in evidenza gli aspetti strategici o commerciali di un’operazione piuttosto che i contenuti? A volte ho la sensazione di non fare delle cose di valore assoluto come invece tende ad attribuirgli l’ambiente (la galleria o il museo). C’è una percezione un po’ alterata delle cose che si fanno. E’ come far vedere un video a scuola o vederlo a casa. L’insegnante secondo me deve avere la dote della comunicazione, la capacità di far passare messaggi e di sollecitare interessi. La scuola lavora su uno stereotipo e probabilmente si svuota sempre di più; non può essere lasciata agli entusiasmi dei singoli insegnanti; se uno parte entusiasta, l’anno dopo lo sarà un po’ meno e alla fine avrà perso tutto il suo slancio, penserà solo allo stipendio e si adeguerà al lavoro di routine. Da una parte vedo l’esigenza di contare su studenti con una preparazione ben verificabile e dall’altra mi rendo conto che questo atteggiamento porta a una schematizzazione, a un impoverimento del dialogo formativo. L’insegnamento è un ruolo chiave perché opera su materiale umano, delicato e importantissimo. Adesso si parla solo di bilancio; ma la cultura, la scuola, gli ospedali non possono avere gli stessi obiettivi di una società che vende scarpe. C’è un depauperamento dei contenuti. La scuola di per sé non mi ha dato niente e non è un gran che; però all’interno della scuola ci sono stati insegnanti che, magari inconsapevolmente, hanno acceso quelle scintille che poi sono diventate interessi e ragioni di vita. La scuola mi ha dato dei bei ricordi, che però non riguardano gli insegnanti. La scuola non ci ha dato gli strumenti. Ce li siamo formati da soli. Il mondo dell’arte contemporanea non fa niente per entrare nelle scuole. Il fatto che non si vedano più galleristi, collezionisti, critici giovani è sintomo di come l’arte interessi sempre meno. L’arte costituisce effettivamente una ricchezza e dà un senso alla vita. E’ compito degli insegnanti trovare le modalità più opportune per far apprezzare l’arte ai ragazzi delle scuole. Nei confronti dell’arte contemporanea gli altri paesi europei sono più coraggiosi dell’Italia. Ci sono paesi, come l’Olanda, dove il concetto d’artista contemporaneo viene vissuto dalla popolazione come un valore. In Italia no. Il considerare l’arte contemporanea come una presa in giro del pubblico è un messaggio assorbito da segnali di cui le istituzioni pubbliche sono direttamente o indirettamente responsabili. Negli ultimi trenta quarant’anni l’arte è stata fatta dai privati (gallerie, collezionisti,…..) illuminati e questi valori artistici sono oggi fruibili dalla collettività. Quindi le istituzioni pubbliche dovrebbero riconoscere che esiste un campo di ricerca artistica che ha come competenti le gallerie, i critici, i collezionisti e, avvalendosi di questo personale specializzato, dovrebbero inviare un segnale più forte mediante una più convinta diffusione della cultura contemporanea. Le istituzioni dovrebbero collaborare fra loro e far vedere ciò che viene prodotto dagli artisti degli altri paesi; dovrebbero favorire gli scambi culturali e trasmettere il concetto di valore dell’arte contemporanea anche tra coloro che non se ne occupano, così come è accaduto per la mostra di Van Dick. 28 SCUOLA PUBBLICA O PRIVATA? Non vogliamo entrare in polemica né appoggiare l’una o l’altra tendenza. Riteniamo valido solo ciò che può giovare ad un approfondimento del concetto di scuola. Per eliminare ogni prevenzione nei confronti di entrambe le tesi è auspicabile abbandonare di proposito gli atteggiamenti precostituiti ed orientarci verso un dibattito franco e benefico per individuare i pro e i contro della disputa. Il sovvenzionamento statale alla scuola privata risulta, ai miei occhi, corretto solo in linea di principio, perché il tema è in realtà molto più complesso. Rientrano in discussione tante altre valenze, fra le quali una importantissima e delicatissima: fin dove si estende la potestà dei genitori e dove inizia quella dello stato? E il minorenne non ha diritto a un’educazione rispettosa della sua indole e delle scelte che opererà in futuro? La propaganda “politica” sta agendo in modo manicheo offuscando i termini del discorso, creando spiriti di parte e movimenti decisionisti d’opinione. Intanto i vertici, governo ed opposizione, cercano l’accordo di compromesso escludendo il pubblico confronto e i soggetti su cui ricadranno le conseguenze delle decisioni. Cesare Barioli, nel volume di Beppe Sebaste (1), dichiara testualmente: << C’è un gesuita che, con la sua solita intelligenza, ha detto: “Dateci un bambino nei primi otto anni di vita, e sarà nostro per sempre” >>. Non concordo con questo indirizzo educativo neanche quando gli intenti sono rivolti al bene e i risultati sono efficaci, perché esso difetta di onestà metodologica; in questo modo si preparano i fanatici ma non si aiutano le persone a riflettere sulla propria autonomia e sui propri legami con l’istituzione sociale. Accanto alle grandi tematiche, qui neppure sfiorate, si collocano poi anche le ottiche più contingenti. Queste, come tutti i dettagli, sono piuttosto numerose. Noi però ci limiteremo ad esplicitarne appena tre: - Attualmente l’iscrizione degli allievi appartenenti alla fascia dell’obbligo mi sembra essere, nella scuola privata, aperta solo ad un certo tipo di utenza. - La selezione “rigorosa” degli studenti durante le operazioni di scrutinio comporta di conseguenza un affollamento della scuola pubblica da parte dei respinti dalle private e 29 un’emorragia dei più studiosi dagli istituti pubblici. In altre parole, la scuola privata non mi pare farsi realmente carico dei soggetti problematici. - L’assunzione del personale docente nelle scuole private deve obbedire a criteri non più soggettivi e dipendenti da orientamenti ideologici e confessionali. Diversamente sarebbe lesa la parità del diritto al lavoro da parte del corpo docente. Come si può notare da queste poche righe la controversia è molto complessa e va esaminata con estrema cura. Noi insegnanti, in virtù della nostra stessa attività professionale, dobbiamo opporci a qualsiasi genere di raggiro ed è nostro obbligo richiedere che l’esame del problema venga condotto con ponderazione e competenza. Non è più tempo di guelfi e ghibellini. Uno stato maturo e moderno ha il dovere di condurre un dibattito pubblico tra esperti scevro d'ogni pregiudizio e deve rendere edotta la popolazione, con un linguaggio accessibile a tutti, sui progressi che di volta in volta verranno conseguiti nello scioglimento del dilemma. (1) Beppe Sebaste, Porte senza porta, Milano, Feltrinelli, 1997, pp. 136 –137. 30 SCHELETRI NELL’ARMADIO: HENRY MILLER Titoliamo così la nostra rubrica perché è assai diffuso il parlar male della scuola da parte di chiunque e sovente in maniera tanto grossolana ed astiosa da indurre gli insegnanti a non prendere più in seria considerazione le critiche altrui. E’ quest’ultimo un abito mentale, all’apparenza civile, che nasconde però tra le pieghe il bisogno di rimuovere le autentiche manchevolezze. Ecco allora l’utilità di scavare nei cimiteri, di frugare negli armadi, di scoperchiare le pentole, di dare aria e luce a cantine e soffitte. Henry Miller è lo scheletro che dà il via al primo casuale ritrovamento. “[…] io sono contro ogni sistema di educazione. Vorrei distruggere tutte le scuole e bruciare tutte le biblioteche; il che sembra tanto più folle in quanto io sono un grande lettore. Ma io sono anche un autodidatta, e credo che la cosa più importante sia imparare da sé, non avere alcuna disciplina, non essere istruiti dagli altri, a meno che uno abbia un grande maestro. Ne esistono nel mondo, e spesso sono delle figure religiose. Anche se non appartengo ad alcuna religione, credo che manchi un elemento alla nostra vita. A dire il vero, nessuno ci offre un reale insegnamento sulla vera religione della vita. Non esiste nulla di simile in America, né nel mondo occidentale che conosco. Tutti vanno in chiesa, alla sinagoga, al tempio, il che non ha niente a che vedere con ciò che io penso della religione. E quanto ai genitori, in generale non sanno allevare i figli. La cosa migliore, per un bambino, sarebbe che i suoi genitori sparissero e che poi, come Ulisse, egli si trovasse a cavarsela da solo.” Henry Miller, Conversazioni a Pacific Palisades con Christian de Bartillat, Parma, Guanda, 1992, p.14. “Sì, penso sempre che tutti siano in grado di essere artisti. Penso che siamo nati artisti e che la scuola ci abbia distrutti. Sì, è là che si uccide l’artista che è in noi.” Op. cit., p. 105. 31 32