F/J L’Editoriale Guai a definirlo un semplice pezzo di ferro o un abbellimento del- dati da oggetti che assumono significati particolari; vien da se’ la divisa storica! Lo spadino è una tappa fondamentale dell’iter che quando il simbolo viene considerato solo come una cosa, di ogni allievo. Poco dopo l’incorporamento, appena capita di ve- esso perde tutta la sua sostanza. Ma siamo così sicuri che ciò derlo indosso agli allievi più anziani che si recano in libera uscita che si è perso fosse “dentro” l’oggetto? In fondo uno spadino (oltre a un pizzico di invidia per il fatto che stanno uscendo a farsi resta sempre uno spadino, non più di un pezzo di ferro ben la- una passeggiata), sorgono subito spontanee le domande: cos’è? vorato: per quanti significati possiamo attribuirgli, questi non A cosa serve? Quando lo riceverò anch’io? Poi, una volta fugati gli appartengono, a meno che non ne siamo noi stessi portatori questi dubbi grazie alle risposte degli scelti, non resta che aspet- consapevoli. Allora sì che consegnare uno spadino non significa tare la data della cerimonia; però non si tratta di un’attesa passi- soltanto alzare una mano durante una cerimonia, ma tendere va, bensì del suo opposto: bisogna dimostrare quotidianamente l’intero braccio verso i nuovi arrivati per far loro capire di non di meritarsi l’ambito emblema e prestare particolare attenzione essere soli; di conseguenza prenderlo non è più un semplice non appena cominciano le prove, per far sì che quel giorno sia gesto meccanico, ma una presa di coscienza della scelta fatta; perfetto. In un primo momento ci si preoccupa di andare al pas- e, per finire, appenderlo alla divisa diventa il riconoscimento di so e di muoversi in sincrono, ma le vere difficoltà devono anco- una vita dedita all’impegno, al sacrificio e al senso del dovere. ra venire; infatti, così come tutti possono averlo, pochi riescono Sedici anni non sono troppo pochi per iniziare a riempire i gesti a portarlo veramente. Mi spiego meglio: dato per assodato che simbolici di sostanza, per cui è bene imparare da subito ad Es- l’essere umano è un animale simbolico, è scontato essere circon- sere, non solo a rappresentare. 1-2 5-8 finalmente lo spadino la strada per la pan 9-10 15-16 17-18 vola solo chi osa farlo lotta o fuga La Redazione Numero 2 Novembre / Dicembre Anno 2012/2013 3-4 11-12 19-20 c’era una volta lo spadino dietro l’angolo gioca douhet Sede: Viale dell’Aeronautica, 14 - 50144 Firenze Direttore Vice Direttore Capo Redattore In Redazione Col. Claudio Icardi Cap. Sergio Paparelli All. Chiara Boccone All. Francesco A. Borello All. Lorenzo Giansante All. Roberto Giovanzanti All. Matteo Ingrosso All. Camilla Matrigali All. Tiziano Mazza All. Gabriele Tarascio Grafica & Impaginazione All. Giuseppe Iannelli All. Giorgio Morbis 13-14 the election system in the u.s.a. la versione digitale del giornalino è presente on-line sul sito dell’Aeronautica Militare www.aeronautica.difesa.it/douhet Le idee espresse in questo giornalino sono la libera manifestazione del solo pensiero degli allievi I non solo musica II Emozioni, timori e aspettative di una delle cerimonie più importanti del primo anno L o spadino, simbolo di ogni allievo della Scuola Militare, coronamento di due mesi di duro lavoro, è finalmente nostro. Dopo aver fatto una serie di prove, durante le quali è stato dimostrato massimo impegno da parte di tutti e tre i corsi, si è tenuta la cerimonia tanto attesa; venerdì 23 novembre, in presenza del Generale di Divisione Aerea Pietro Valente, il Comandante della Scuola Militare Aeronautica Giulio Douhet, Colonnello Claudio Icardi, ha introdotto l’Assessore all’Educazione, Dottoressa Maria Rosaria Di Giorgi, la quale ha tenuto la prolusione in apertura della cerimonia di consegna dello spadino. La cerimonia, svoltasi nell’Aula Magna, è stata vissuta con grande emozione e un’immensa trepidazione, presenti già dalla sera precedente e che, insieme alla paura di sbagliare, ci hanno poi condotto verso una notte insonne ed agitata. Ad animarci è stato anche il desiderio di fare bella figura per dimostrare a tutti che anche noi facciamo parte della scuola, una brama che era aumentata dopo l’ incoraggiante discorso pronunciato dagli Allievi Scelti, che ci hanno esortato a dare il meglio di noi e a concentrarci per la riuscita dell’evento. Ed è proprio grazie a questo ulteriore supplemento di grinta che siamo riusciti a tirar fuori definitivamente gli artigli, a battere passi così forte da far tremare i vetri delle finestre, a fare le conversioni correttamente, ma soprattutto ad afferrare quello spadino e stringerlo forte fino a far diventare bianche le nocche, per poi portarlo in modo deciso al cuore e sentirsi fieri di appartenere a questa grande famiglia. Il Comandante della Scuola, il Colon- 1 ".. La cerimonia è stata vissuta con grande emozione e un'immensa trepidazione . ." nello Icardi, nel suo intervento ha illustrato le linee guida dell’attività didattica della Scuola, esortando gli allievi a vincere la resistenza al cambiamento e sottolineando l’importanza dell’istruzione quale strumento per affrontare con consapevolezza la realtà e confrontarsi meglio con gli altri. “Siate sempre curiosi e assetati di conoscere e scoprire, la posta in gioco è troppo alta, si tratta del vostro futuro, dobbiamo vincere la pigrizia mentale e la resistenza al cambiamento” Finalmente, dopo due mesi di sforzi, di rimproveri e di impegni, abbiamo raggiunto il nostro primo traguardo e, quindi, possiamo tirare un sospiro di sollievo, congratularci l’un l’altro e goderci un meritato applauso, pronti per un’altra sfida. All. Mirko Crecco 2 Focus ON finalmente lo spadino C’era una volta lo spadino ".. Rappresenta una delle tappe fondamentali del percorso di formazione dei giovani cadetti . ." Storia e tradizioni dell'ambito emblema A seconda della lingua lo si può chiamare “epee de cour”, “dress sword”, “degen”, o, più familiarmente, “spadino”; si tratta di un’arma bianca sviluppata nel XVIII secolo come anello di congiunzione tra la scherma tradizionale e la scherma sportiva. «I moderni hanno adottato lo spadino a discapito delle armi antiche, cosa che ha portato allo sviluppo di una nuova forma di difesa, distintasi con l’appellativo di Scherma, che figura a pieno titolo quale parte dell’educazione di una persona di rango» (Tremamondo, Angelo (1763), L’E- arma d’ordinanza distintiva degli cole des Armes, avec l’explication alti ufficiali di fanteria, che contigénérale des principales attitudes nuarono a figurare negli schieraet positions concernant l’escrime, menti dei successivi scontri bellici, prefazione.) seppur sempre più raramente. Infatti a quell’epoca lo spadino era diventato parte fondamentale del ai giorni nostri bagaglio di ogni gentiluomo, che Attualmente lo spadino viene conlo utilizzava per impratichirsi nella segnato agli allievi del 1° anno di pratica duellistica. In ambito belli- tutte le Accademie e Scuole Milico, invece, a causa dell’introduzio- tari, come simbolo delle tradizione delle armi da fuoco, le spade ni e dei valori che tali istituti di iniziarono a perdere la loro capa- formazione intendono trasmettecità offensiva per diventare sim- re. La consegna ha luogo duranboli della posizione dei militari. Di te un’importante cerimonia che conseguenza, a partire dalla metà rappresenta una delle tappe fondel XIX secolo lo spadino divenne damentali del percorso di forma- 3 zione dei giovani cadetti. Una volta ricevuto, lo spadino diventa parte integrante dell’alta uniforme (o divisa storica) e viene portato al di fuori della giacca, agganciato a pendagli di cuoio. che rappresenta la vocazione aeronautica della Scuola; la stella polare con la sua costellazione, a simboleggiare la meta e la retta via da seguire per raggiungerla. piccole scaramanzie: il 4 più 1 Si tramanda che porti sfortuna all’allievo sfoderare lo spadino prima che lo abbiano fatto altre quattro persone: il cento, ossia una specie di fratello maggiore che fa parte del corso più anziano di un anno; il duecento, anche lui un fratello, ma più anziano di due anni; la madre e la donna della propria vita per i ragazzi, ovvero il padre e l’uomo della propria vita per le ragazze. Sicuramente come è fatto nessuno è più superstizioso, però è interessante Lo spadino in uso alla Scuola Douhet ha l’impu- notare come ad un simbolo se ne possano legare gnatura di madreperla ed ornamenti a caratte- molti altri, che nel tempo hanno reso lo spadino re aeronautico, ossia: le foglie di quercia, che un piccolo forziere di tradizioni. simboleggiano la forza e la tenacia necessarie all’allievo per compiere il suo percorso; l’elica, All. Gianluca Nappo 4 Focus ON cenni storici La strada per la pan ".. Ogni anno si cerca di mischiare un po' le carte per dare a tutti l'opportunità di provare le varie posizioni . ." Com’è nata la passione per il volo? VIT: Inizialmente non avevo proprio la passione per il volo, penso che il mio sia un caso un po’ anomalo… però provavo una forte passione per la vita militare e così ho avvertito una decisa spinta a guardarmi intorno , ad informarmi sui concorsi: ha attirato la mia attenzione quello dell’Accademia Aeronautica come pilota e tra tutti i concorsi ho scelto quello perché mi sembrava il più interessante; poi, quando sono entrato in Accademia, ho iniziato veramente ad appassionarmi alla parte aeronautica ed al volo. SEMPRONIEL: io non saprei descrivere bene da come e da che cosa è nata la mia passione, so che adesso non saprei immaginarmi in un’attività lavorativa di tipo diverso. Mi piace il volo, mi piace volare, mi piace servire il nostro Paese con questa divisa, con questa Forza Armata e credo che fare il nostro lavoro per chi ha passione, volontà e impegno sia una delle attività che un uomo possa svolgere vedendosi realizzato. VIT: c’è da aggiungere che tutti e due proveniamo da una zona un po’ particolare, molto vicina a Rivolto e molto spesso vedevamo Frecce Tricolori passare ed anche gli aeroplani di Aviano oppure gli AMX, quindi aeroplani in questa zona ne vedevamo tanti, li abbiamo sempre ammirati … quindi quando ho visto il concorso militare per pilota ho pensato : “pilota, meglio di così….” Qual è stato l’iter di volo prima dell’ingresso nella pattuglia acrobatica? S: Abbiamo seguito l’iter normale di formazione per piloti di aeroplano e per pilota avanzato acrobatico a stru- 5 mentale alla scuola di volo di Latina durante i corsi regolari all’Accademia Aeronautica; poi siamo stati selezionati per la scuola di volo aviogetti avanzati di Lecce a cui abbiamo partecipato tra il 2005 e il 2006, ci siamo classificati abbastanza bene nella graduatoria e così, una volta selezionati per linee aerotattiche, il Ten. Vit è stato assegnato alla linea AMX ed io alla linea Tornado; abbiamo effettuato un corso pre-operativo di combattimento aeroavanzato a Lecce nello stesso anno, per poi essere assegnati a queste linee in cui, il Ten. Vit a Istrana ed io a Ghedi, abbiamo effettuato la nostra attività di volo e raggiunte le qualifiche necessarie; una volta capitalizzata una grossa esperienza di volo, siamo stati chiamati per la selezione nella pattuglia , siamo stati presi ed eccoci qua. V: la selezione è volontaria, per entrare nella Pattuglia Acrobatica Nazionale devi avere requisiti precisi: aver volato per circa 750 ore su velivolo caccia, aver raggiunto un certo grado d’anzianità, almeno 12 anni in Aeronautica Militare. Al reparto non è finita: il Cap. Semproniel ha effettuato il corso OCU (Operational Convertion Unit) a Ghedi per raggiungere la qualifica di pilota combat ready; io invece il corso OCU, che sarebbe la conversione operativa sulla macchina sulla quale sei destinato, l’ho fatta ad Amendola, Foggia. Una volta che si diventa pilota combat ready al reparto di volo di destinazione, non è comunque finita perché si devono prendere tutte le qualifiche e sono molte prima di raggiungere la qualifica di Capo Formazione, Package Commander, Package Leader, e le varie qualifiche in vari settori, ad esempio “bombardieri” comprende anche “ ricognizione”. Come viene formata e come viene scelta la nuova formazione della pattuglia acrobatica, all’inizio dell’anno? V: la formazione delle frecce tricolori cambia ogni anno, infatti è previsto l’alternarsi dei piloti: ogni anno viene fatta una selezione, in media entrano un paio di piloti e proprio per questo c’è qualcuno che esce dalla formazione. Non tutte le posizioni della formazione sono uguali, anzi sono molto diverse, e per stare in certe posizioni bisogna essere molto esperti quindi ci sono certe posizioni come la numero 1 , il leader della formazione, il 6 che è il leader della seconda sezione e il 10 , solista ovviamente occupate dai piloti con più esperienza delle frecce tricolori. Gli ultimi arrivati in genere finiscono nelle posizioni posteriori della formazione, quindi 7, 8 o 9. Ogni anno si cerca di “mischiare un po’ le carte” per dare a tutti l’opportunità di provare le varie posizioni, quindi ogni anno c’è qualche cambiamento, qualcuno si sposta, qualcuno rimane dov’è, anche perché non è possibile sconvolgere tutto perchè altrimenti si sconvolge l’equilibrio precedente. Diciamo che l’unica grossa distinzione tra i piloti è che ci sono dei piloti destri ed altri sinistri, ovvero chi sta meglio in ala destra e chi sta meglio in ala sinistra, e se non lo decidi tu sono i piloti più esperti che ti seguono durante l’addestramento e che ti dicono: “ok, tu sarai destro, tu sarai sinistro...” a seconda di come ti vedono; una volta che vieni destinato ad una parte della formazione lì rimani, ci sono delle eccezioni, ma in genere è così. 6 INTERVISTE Pierangelo Semproniel e Stefano Vit, piloti delle Frecce Tricolori, rispondono alle curiosità di noi allievi Qual è l’atmosfera che si vive nella Pattuglia Acrobatica Nazionale, come si svolge la giornata? S: la giornata media è molto simile a una giornata in qualsiasi reparto caccia: ci si presenta la mattina, si hanno 10-15 minuti per sistemare le proprie cose, subito dopo viene effettuato un briefing in cui tutti i piloti si aggiornano sulla situazione meteo sia della Base che degli aeroporti alternati che di tutta la zona raggiungibile col nostro aeroplano; iniziamo con l’attività di pianificazione della missione di volo, segue l’attività di volo vera e propria e infine i vari de-briefing a fine missione, e così è un susseguirsi fino al termine della giornata. Ovviamente nella stagione invernale ci sono addestramenti mirati alla coppia, a velivoli in formazione da tre, da quattro o da cinque, inoltre non andando tutti in volo ci si può dedicare alla propria attività di lavoro in ufficio. V: cominci alle otto, finisci alle 16.30, in media si fanno due voli al giorno. Qual è stata l’esperienza di volo più bella ? V: non ce n’è una sola, ogni pilota ne ha più di una, le situazioni possono essere diverse: per come la stiamo vivendo adesso, l’ultimo volo che abbiamo fatto in addestramento alla Pattuglia è forse uno dei più emozionanti, a livello di formazione stretta e acrobazia, poi se vai a vedere... in volo si fanno tante cose, ricordati che l’aeroplano è un mezzo per fare un lavoro, quindi soprattutto al Reparto Operativo, dove eravamo prima, con l’aeroplano ci lavoravi. Personalmente la missione che ricordo di più e che mi ha emozionato maggiormente è stata l’Operazione in Libia. S: però ci sono molte attività ai reparti che vengono effettuate: con la mia linea ho fatto molte attività, dalle operazioni in Libia all’Afghanistan, abbiamo fatto l’esercitazione NATO “Red Flag”, alla quale partecipano 15-16 nazioni, pacchetti da 100-120 aerei, in Alaska, quindi la 7 trasvolata atlantica, lo scalo alle Azzorre, il Pacifico, oppure esercitazioni in tutta Europa, trasvolate nel Mediterraneo, ma anche negli Emirati Arabi, in Egitto, in Israele. V: ne abbiamo fatte talmente tante! S: sono emozioni forti, è bellissimo. L’Aeronautica Militare ti permette di girare il mondo, di acquisire bagagli tecnico-professionali all’avanguardia, secondo me pochissime organizzazioni al mondo permettono di vivere esperienze del genere. V: ogni pilota ha un suo ruolo che ricorda magari con più affetto o quello più avventuroso, quello dove ha raggiunto l’obiettivo in maniera precisa, ma è talmente vario, il volo, che ce ne sono parecchi. Come si riesce a compiere tutto in sicurezza, quali precauzioni vengono prese e come lavora il team a terra? S: tutte le attività di volo dell’AM sono supervisionate dalla Sicurezza Volo, intendo dire: negli ultimi anni sono stati fatti enormi passi in avanti grazie alla Sicurezza Volo, cioè l’uti- lizzo di check list, la conoscenza delle emergenze a memoria, i controlli standardizzati per tutti; significa che tutti i piloti possono intercambiarsi con tutti gli aeroplani perché gli aeroplani hanno uno stesso standard, i piloti sono addestrati con lo stesso standard, conoscono gli stessi controlli e a questo si arriva preparandosi, impegnandosi e conoscendo procedure tattiche e l’aeroplano. I tecnici a terra lavorano tutti in base a direttive e in base anche a standard scritti che alla fine portano ad ottenere una macchina sicura non dico al 100%, ma quasi, perchè viene fatto uno studio tecnico di base dal quale, ad esempio, viene prevista la rottura di un pezzo medio statisticamente dopo 100 ore di volo; faccio un esempio, a 80 ore la macchina si ferma, viene smontato il pezzo, viene revisionato e rimontato, quindi si è sempre al di sotto dei margini di sicurezza. Il pilota invece che va ad operare con quella macchina, conosce la macchina a memoria, conosce i limiti prestazionali della macchina a memoria e non va mai oltre i limiti imposti dalla macchina. Qualora dovesse andare fuori da quei limiti, ma non tali da provocare danni irreversibili alla macchina, all’atterraggio viene scritto su un libretto, viene ricontrollato l’aereo, viene fatto un briefing per tutti i piloti nel quale viene detto “ho fatto questo errore”, “ho superato questo limite”. Tutti i piloti e le macchine sono soggetti a controlli e il livello di conoscenza professionale è elevatissimo; questo porta ad operare in volo e a terra in modo sicuro. Ovviamente la Sicurezza Volo afferma che non esista il volo sicuro al 100%, poichè c’è sempre margine di rischio. Ma essere professionisti significa studiare, conoscere, operare in sicurezza, riducendo il margine di rischio a quello che noi conosciamo, la macchina e le procedure. V: anche i programmi d’addestramento sono progressivi, si va a difficoltà crescente perché, proprio per limitare il rischio, quindi un po’ alla volta un allievo che comincia la Scuola di Volo viene portato a fare cose sempre più difficili, ma con margini di sicurezza imposti, che nessuno valica. La cosa più importante è essere professionali in quello che si fa, non si può andare in volo senza aver studiato perfettamente quello che deve fare, faccio un esempio banale: quando si vedono gli autisti guidare, quello che rispetta più il codi- ce della strada chi è? È probabilmente l’autista dell’autobus di linea perché è un professionista, lo fa per lavoro e deve farlo seriamente perché è sempre sulla strada e se non lo facesse sarebbe un folle perché passa otto ore al giorno sulla strada. Ed è così anche per noi. Noi mettiamo la nostra vita lì sopra e rischiamo la vita anche delle persone là sotto, quindi quando sali sull’aeroplano sai che ti porti dietro anche queste responsabilità; prima di salire sull’aeroplano studi, vedi quali sono le procedure, quali i limiti da rispettare e poi vai in volo. E non è solo per i piloti. La parte di manutenzione, gestione del traffico aereo, nell’attuale situazione dell’Aeronautica siamo in migliaia, ma i piloti sono pochi, perchè? Anche per provvedere al rispetto della sicurezza e questo è essenziale. Come ci si prepara ad una manifestazione? S: Noi non abbiamo ancora effettuato manifestazioni perché siamo in addestramento, ma in genere anche lì c’è uno studio di base profondo e millimetrico, nel quale si analizza l’aeroporto di destinazione, l’aeroporto nel quale viene effettuata la manifestazione, i margini di sicurezza che vengono imposti in questa Base, la posizione del pubblico, un eventuale Base alternata verso la quale ci possiamo dirigere nel caso in cui l’aeroporto dove stiamo facendo la manifestazione dovesse avere problemi. In qualsiasi caso noi dobbiamo avere la disponibilità di un aeroporto alternativo nel quale andare e per questo c’è una sala navigazione alla Pattuglia Acrobatica nella quale un team di lavoro per ogni manifestazione si organizza e pianifica questo tipo di attività di volo che è solo una piccola parte, perché dietro c’è l’aspetto logistico, come trasportare i fumi, come trasportare i pezzi di ricambio, il personale tecnico, una serie di cose alle quali provvedere, quindi fare le richieste per i canali previsti alla 46’ Brigata Aerea di Pisa che ci garantisce i trasporti con velivoli C-130; vi è una preparazione alle spalle che impegna tutto il Gruppo, occorre, quindi, avere tutte le informazioni con molto anticipo. V: Mesi, per fare una manifestazione, una di quelle a cui si assiste d’estate, in giro per l’Italia. S: una manifestazione bella da vedere, in sicurezza. All. Matteo Ingrosso 8 INTERVISTE ".. Tutti i piloti e le macchine sono soggetti a controlli, il livello di conoscenza professionale è elevatissimo . ." VOLA SOLO CHI OSA FARLO 10 velivoli, 10 piloti, una nazione, una bandiera e un unico sentimento! ".. Riescono a portare il sorriso sul volto dei bambini, che si girano esclamando "Mamma, papà.. guarda!" , e l'orgoglio nel cuore degli italiani . ." DI RECENTE L e vediamo solo per pochi secondi quando compiono uno dei loro tanti passaggi. Solo pochi attimi, ma sufficienti a farci provare intense e impareggiabili emozioni, sia guardando in televisione sul divano di casa, sia cercando di seguirle con lo sguardo ad una manifestazione. Sfrecciano nel cielo tagliandolo con le loro scie colorate per poi svanire in lontananza. Riescono a portare il sorriso sul volto dei bambini, che palesano con grida di gioia la loro emozione, e l’orgoglio nel cuore degli italiani. Sono le NOSTRE Frecce Tricolori. La NOSTRA Pattuglia Acrobatica Nazionale. Il 25 ottobre 2012 è avvenuto il cambio del Capo formazione dal Col. Marco Lant al Magg. Jan Slangen. Inoltre il 4 novembre scorso si è concluso, con il sorvolo sull’Altare della Patria in ricorrenza della Festa delle Forze Armate, il calendario di manifestazioni 2012 delle Frecce. La cerimonia è culminata con il passaggio dei velivoli che hanno lasciato nel cielo romano la tradizionale scia tricolore, mentre il Presidente della Repubblica deponeva una corona d’alloro alla tomba del Milite Ignoto. UN PO’ DI STORIA Quelle che noi oggi chiamiamo Frecce Tricolori non sono che il frutto della scelta della forza armata di avere un unico gruppo di addestramento acrobatico. Infatti, prima della loro fondazione avvenuta il 1° marzo 1961 nell’aeroporto di Rivolto (UD), non esisteva una pattuglia permanente, o meglio veniva assegnato l’incarico di istituirne una a rotazione tra le varie Aerobrigate. La nascita della prima scuola di volo acrobatico avviene nel 1930 a Campoformido, su decisione del Col. Rino Corso Fougier, intuita la necessità dell’acrobazia non solo per entusiasmare, ma anche per sopravvivere in uno scontro aereo. Dal secondo dopoguerra diversi stormi si iniziarono ad alternare nella costituzione di una pattuglia acrobatica, andando di pari passo con l’aggiornamento dei velivoli. Con la fondazione del 313° Gruppo di Addestramento Acrobatico inizia una nuova era per i piloti italiani. Si comincia, infatti, ad ottenere un certo successo sia in Italia che all’estero, acquistando sempre maggior rilievo fra i migliori gruppi acrobatici mondiali, grazie all’uso dei caccia leggeri italiani per l’attività addestrativa. Nel 1982, infine, si sostituisce l’ormai obsoleto G.91 PAN, con il velivolo tutt’oggi in uso, l’MB-339 PAN. Sabato 11 e domenica 12 settembre 2010 si è svolta la manifestazione per il 50° anniversario dalla fondazione delle Frecce Tricolori, al quale hanno partecipato pattuglie, aerei e piloti da gran parte del mondo, per prendere parte anche al 10° raduno Piloti Pattuglie Acrobatiche. La manifestazione, durata due giorni, è stata preceduta da una preparazione tecnica e logistica notevole, dal rifornimento al servizio di ristoro, dalla sistemazione delle pattuglie estere, quindi vitto e alloggio per piloti e posteggio per gli aerei, al programma di volo e all’accoglienza di centinaia di migliaia di persone. All’evento hanno partecipato: Team Iskry (Polonia), Royal Jordanians Falcons (Giordania), Krila Oluje (Croazia), Patrulla Aguila (Spagna), Patrouille de France (Francia), Ptrouille Suisse (Svizzera), Red Arrows (UK), Black Eagles (Corea), Silver Falcons (Sud Africa), Al Fursan (Emirati Arabi Uniti). All. Matteo Ingrosso 9 10 DAL MONDO cinquant’anni di tricolore (1960-2010) dietro l’angolo ".. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente . . " Curiosità, fatti di cronaca e avvenimenti di attualità provenienti da tutto il mondo IN SICILIA UNA FRONTIERA DELLA RICERCA SUI NEUTRINI sul fondale marino, a 3.500 metri di profondità, di torri alte centinaia di metri per lo studio dei neutrini provenienti dal centro della Galassia. I LNS rappresentano il laboratorio di riferimento per la costruzione del nodo italiano, con due infrastrutture sottomarine a largo di Capo Passero e di Catania. In quest’ultima località è già attivo un osservatorio muti-disciplinare, realizzato in collaborazione con l’INGV, che ha anche importanti applicazioni nel campo della geofi- sica, della vulcanologia e della biologia marina. Il meeting di Catania, denominato ORCA, ha lanciato la possibilità’ di usare KM3Net per misurare la gerarchia di massa dei neutrini. L’eccellenza della ricerca siciliana in fisica trova così un nuovo impulso da questo progetto internazionale che vede la partecipazione di 40 istituzioni di 10 paesi. All. Gabriele Tarascio S ono Stati celebrati lo scorso 2 gennaio i funerali di Rita Levi-Montalcini a Torino dove era nata il 22 aprile 1909. Laureata in medicina e chirurgia, negli anni cinquanta le sue ricerche la portarono a scoprire e identificare il fattore di accrescimento della fibra nervosa, NGF, scoperta che le ha permesso di essere insignita nel 1986 del premio Nobel per la medicina. Ha ricevuto inoltre molti altri riconoscimenti fra i quali dodici lauree honoris causa, quattro onorificenze italiane e due straniere. Socia nazionale dell’Accademia dei Lincei per la classe delle scienze fisiche, socia fondatrice della Fondazione Idis-Città della Scienza e prima donna ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze, Rita Levi-Montalcini è stata nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 1° agosto del 2001. Migliaia di persone hanno partecipato ai funerali, accogliendo con un lungo applauso l’arrivo del feretro. La salma, in una semplice bara in rovere chiaro coperta da un cuscino di rose rosse con ai piedi, un mazzo di crochi violetti inviati dal Sinodo di Firenze è stata trasferita da Roma al cimitero monumentale di Torino per essere 11 cremata. Le ceneri, racchiuse in un'urna, sono state collocate nella tomba di famiglia. Alla cerimonia hanno partecipato anche i ministri Francesco Profumo ed Elsa Fornero, il governatore del Piemonte Roberto Cota, e Pietro Marcenaro, presidente della Commissione senatoriale per i diritti umani di cui la senatrice a vita scomparsa faceva parte. Mi piacerebbe ricordare Rita Levi-Montalcini con una frase scritta in merito all’educazione ricevuta in famiglia tratta dalla sua opera Elogio dell’imperfezione poiché credo possa costituire un modello per ognuno di noi: “La mancanza di complessi, una notevole tenacia nel perseguire la strada che ritenevo giusta e la noncuranza per le difficoltà che avrei incontrato nella realizzazione dei miei progetti, lati del carattere che ritengo di aver ereditato da mio padre, mi hanno enormemente aiutato a far fronte agli anni difficili della vita. A mio padre come a mia madre debbo la disposizione a considerare con simpatia il prossimo, la mancanza di animosità e una naturale tendenza a interpretare fatti e persone dal lato più favorevole.” (Cit. Primo Levi) All. Gabriele Tarascio 12 DAL MONDO I maggiori esperti italiani ed europei per lo studio dell’astrofisica del neutrino sono riuniti in questi giorni a Catania, presso i Laboratori Nazionali del Sud (LNS) dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. La Sicilia è sempre più vicina a diventare uno dei luoghi più importanti della ricerca nella fisica astroparticellare, principalmente attraverso la costruzione del telescopio Europeo per neutrini “KM3NeT”. Un’impresa di alta tecnologia che vedrà la collocazione “Una piccola signora dalla volontà indomita e dal piglio principesco” The election sYstem in the u.s.a. T Let's learn how it works his year Americans elected a new president. In these elections President Obama ran againist the Republican candidate Mitt Romney. It was very important for Obama win this elections, so that he could gain again Americans trust. Now for President Obama it’s time to bring America out of this social and economical crysis that is weakening the U.S.A. and Europe. Behind elections there’s an electoral system, sometimes unknown to people. Every four years Americans elect a new president. The voters can choose between the two main parties: the Democrats and the Republicans. The Democratic party, since the 1930s, has always promoted a social liberal and progressive platform. The Republican party (or “Grand Old Party) was founded by anti-slavery activists in 1854 and it dominated the United States scenery for most period between 1860 and 1932. their party platform reflects American conservatism in the U.S. political spectrum. The campaign To become a party’s presidential nominee, the candidate has to win the primary election, held in the first half of the election year in each state of the United States. Usually, it’s clear who will win the primary election altought in the past elections choosing a nominee has been a difficult process. Once the nominees have been selected, in the second half of the year, the candidates start to campaign all over the countries travelling by plane, car, bus or train. They cross the counties giving speeches. These speeches, called “stump” speeches because in the 19th century candidates would stand on tree stump to deliver speeches, are held in order to better understand the candidate’s point of view that usually reflects the general beliefs and policies a party holds. During the campaign every party makes attack ads against the other one, these attack ads are commercials that distort the truth or something that the other candidate has said or done in order to give a bad image of the rival party. The Electoral College The voters Many people believe that campaigns have become too negative and this opinion reflects the voters turnout. This year less than 60% turnout for national elections. Lots of people don’t register to vote and somebody doesn’t even show up during the elections. America is divided in this two opinions: • one side is the people that feel that voting is the main responsibility of any citizen; • the other side doesn’t vote because they have no intent. The United States maintains a voting system based on the Electoral College, a process that consists of the selection of the voters, the meeting of the electors where they vote for the President and for the Vice President. Each State is assigned electoral votes based on the number of senators, each state has got 2, and representatives, whose number is based on the state’s population and it is never less than 1. If a candidate wins in one state, he wins all the electoral votes of that state. Even though Obama won the elections, the difference between the party’s votes was less than 300.000 and the electoral votes were 303 for the Democrats and 206 for the Republicans. All. Roberto Giovanzanti 13 14 DAL MONDO The parties Cosa accade al nostro organismo quando abbiamo paura? A seguito della mia decisione di frequentare il corso da istruttore di Krav Maga, potendomi concedere il lusso di scrivere un articolo durante i weekend, voglio parlarvi di uno degli argomenti che sto studiando e che ritengo uno dei più interessanti: il sistema di lotta o fuga, ossia come il nostro organismo reagisca durante le situazioni di pericolo. Vuoto allo stomaco, brividi, sudorazione in aumento, formicolio alle mani, battito cardiaco in accelerazione... è un insieme di sensazione che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo provato. Sono gli effetti dell’azione di un ormone chiamato “epinefrina”, ma che tutti conosciamo meglio col nome di “adrenalina”. Ma cosa è questa “epinefrina” esattamente? E soprattutto come, perché e quan- do viene rilasciata? E quali sono i suoi effetti sul nostro organismo? E’ un ormone dagli effetti davvero particolari poiché è legato alla sopravvivenza di ogni singolo animale e strettamente connesso al sistema “fight or flight” o “lotta o fuga” e viene rilasciato in situazioni in cui l’organismo ritiene di essere a contatto con una minaccia per la propria incolumità. Come mai allora questi effetti li riscontriamo non solo in situazioni di effettivo pericolo, come un’aggressione, ma anche durante situazioni apparentemente comuni e normali come un’interrogazione, un colloquio di lavoro, un rapporto dal capitano? Semplicemente perché il nostro cervello le registra come situazioni sgradevoli e stressanti da cui vuole stare alla larga, mettendole al pari di un’ag- 15 gressione; per cui ordina, mediante appositi neurotrasmettitori, alle ghiandole surrenali di rilasciare nell’organismo l’adrenalina. L’adrenalina ha effetti diversi a seconda delle zone del corpo in cui agisce: va a stimolare principalmente il sistema nervoso simpatico. Più in particolare fa in modo che questa parte di sistema nervoso acceleri il battito cardiaco, dilati i vasi sanguigni più grossi, come l’aorta, e le arterie che portano sangue verso i grossi muscoli in modo da avere una maggiore ossigenazione dei tessuti e un miglior rendimento; dilata poi i bronchi cosicché la ventilazione polmonare aumenti e con essa aumenti anche la saturazione di ossigeno nel sangue; inibisce inoltre le funzioni intestinali, che sottraggono una percuntuale di sangue piuttosto cospicua alle altre funzioni; dilata persino le pupille in modo che più luce colpisca la retina e l’immagine risulti più nitida; inoltre la sensibilità agli stimoli viene anch’essa inibita provocando un notevole aumento della soglia del dolore; l’unione dell’accresciuta vascolarizzazione con la saturazione di ossigeno in sensibile ascesa provoca un incremento della forza muscolare decisamente fuori dal comune, in particolare della cosiddetta forza “esplosiva”, ossia quella che ha origine dalle fibre muscolari bianche, capaci di generare una forza considerevole in un lasso di tempo molto ridotto. Certamente se la si analizza esclusivamente in questo senso può sembrare un ormone miracoloso, ma c’è un lato “oscuro” dell’adrenalina, che salta fuori proprio nelle situazioni ".. il cervello dimentica tutte le risposte razionali lasciandoci solo tre opzioni: la paralisi, la fuga incontrollata o la lotta . ." peggiori: quando il rilascio è eccessivo, come in situazioni di vita o di morte, vedi per esempio un aggressione armata si hanno degli effetti spaventosi sull’organismo. Sotto l’effetto travolgente dell’adrenalina il battito cardiaco accelera eccessivamente, fino a quasi duecento battiti al minuto. Se il rilascio di adrenalina è davvero troppo elevato il cuore va in fibrillazione prima e in arresto poi; il cervello regredisce allo stato rettiliano, uno stato in cui l’encefalo disattiva tutte le funzioni non essenziali, tra cui il controllo di tutti gli sfinteri; la memoria viene anch’essa inibita, a tal punto che non ricordiamo nemmeno il nostro nome o come si parli: tipico, infatti, delle persone sotto shock è la difficoltà ad esprimersi. La dilatazione delle pupille, inoltre, unita al progressivo disinteresse del cervello verso tutto ciò che non è strettamente necessario alla sopravvivenza, porta alla “visione a tunnel”, uno stato in cui si perde totalmente la visione periferica e il cervello si focalizza esclusivamente su 90° visivi anziché i naturali 220°, cosa estremamente svantaggiosa: immaginate di trovarvi ad affrontare più avversari che vi circondano; inoltre, come accennato in precedenza, l’adrenalina, purtroppo, se da un lato dilata i vasi sanguigni principali, dall’altro restringe i meno importanti, come quelli delle dita, conseguendone una perdita della mobilità fine, essenziale se si deve applicare, per esempio, in un combattimento, una leva articolare o una presa o, più semplicemente, se si devono infilare le chiavi nella toppa della serratura; Come se tutto ciò non bastasse il cervello “dimentica” tutte le risposte razionali che si avrebbero di fronte a un problema lasciandoci solo tre opzioni: la paralisi, la fuga incontrollata o la lotta. Sulla paralisi non c’è molto da dire, semplicemente lo strato più interno del cervello, dove risiede la parte rettiliana, ossia quella più antica, posseduta da TUTTI gli animali, reputa che evidentemente non avete altra opzione che non sia morire e vi “semplifica” il tutto paralizzandovi e rendendovi la morte indolore. La seconda opzione è la fuga incontrollata, un disperato tentativo di non soccombere alla minaccia andando il più lontano possibile! Per il cervello non consiste in altro che nel mettere in moto le gambe e dare loro libera scelta sulla direzione. Tale tipo di fuga è stremamente pericoloso, perché si tende a correre senza una meta e senza la preoccupazione di ciò che ci circonda, rischiando per cui la morte in altri modi, per esempio attraversando una strada trafficata, accecati dal terrore, rendendoci, inoltre, un peri- 16 colo non solo per noi stessi, ma anche, e soprattutto, per gli altri. “Last chance, but not least”, rimane quella di affrontare un combattimento. Grazie infatti agli effetti, quelli positivi, dell’adrenalina i muscoli sono più potenti e veloci, i riflessi migliorano, il dolore è quasi del tutto impercettibile, il tempo sembra scorrere più lentamente e, allo stesso modo, l’avversario sembra muoversi a rallenty... Sfortunatamente è l’opzione che il nostro cervello non sceglie quasi mai. Perché? Semplicemente perché il cervello, quando prende il sopravvento la parte rettiliana, risponde con azioni del tipo MFU (per chi non si intende di computer vuol dire “Most Frequently Used”, o “usato più spesso”) e chi non si è mai allenato, o non lo ha mai fatto in modo serio e prolungato nel tempo, non può aver reso la terza opzione la più usata e quindi la più probabile. Ciò è dovuto alla progressiva civilizzazione della nostra cultura che ci ha privato, ringraziando Dio, quasi del tutto del bisogno di combattere per la nostra sopravvivenza. Dalla necessità di recuperare questa capacità sono nati vari stili di combattimento, come il Krav Maga, specificatamente studiati per riabilitare il singolo individuo a far fronte a questo genere di situazioni. All. Federico Lagrasta ESPERIENZE lotta o fuga I Con gli occhi del naif attraverso arte, letteratura e musica.. l termine francese Naif viene coniato in riferimento ad un'arte estetica ed espressiva in cui le opere, spesso non sorrette da una vera e propria formazione professionale o scolastica, sono rappresentate attraverso una semplificazione della realtà come se percepita dagli occhi di un bambino. La produzione Naïf è espressione di una creatività che non si colloca all'interno di correnti artistiche o di pensiero. In pittura, madre e promotrice di questa tendenza, si nota come i pittori dipingano per se stessi, manifestando con fantasia e senza compromessi una visione realistica e poetica di ciò che ci circonda. L'esecuzione è elementare e semplice e racconta in modo fiabesco scene di vita quotidiana, con un ricco accostamento di colori. Il Naif è originario dei paesi dell’est europeo, principalmente di Russia, Ungheria e Croazia. In Italia purtroppo ci sono pochi musei che mostrino, almeno in parte, alcune opere di questo genere; ai campani, però, consigliamo di visitare il Museo Civico di Lauro, in provincia di Avellino. Il piccolo principe E’ facile collegarsi, per affinità di temi, all’opera dell’ aviatore francese e scrittore Antoine de SaintExupéry il quale, attraverso la curiosità a volte irriverente del suo protagonista, il piccolo principe, affronta con essenzialità temi importanti che sono universalmente comprensibili, poiché vengono posti sotto forma di domande semplici come quelle dei bambini. Un pilota (che altri non è che l’autore stesso) è costretto ad un atterraggio di fortuna in pieno deserto del Sahara. Mentre cerca di riparare l’aereo, arriva un bambino (il Piccolo Principe) che gli chiede di disegnare una pecora. Il bambino, raccontando la sua storia, parla degli altri pianeti visitati e degli strani personaggi che in questi luoghi ha incontrato: un re, un vanitoso, un ubriacone, un lampionaio (il cui compito appunto è di accendere i lampioni), un geografo … Sulla Terra, ha già parlato con una volpe la quale gli ha insegnato che per conoscere si deve «addomesticare». Per ritrovare la sua rosa, il Piccolo Principe torna sull’asteroide, ma prima di partire viene morso da un serpente velenoso. Il suo mondo è troppo lontano, per questo deve abbandonare la «corteccia». Il pilota, che è finalmente riuscito a riparare l’aereo, parte anche lui lasciando dietro di sé il deserto, non prima di aver espresso il desiderio di imbattersi nuovamente nel Piccolo Principe e chiedendo ai lettori di avvisarlo qualora lo incontrino. “I grandi amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: "Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?" Ma vi domandano: "Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?" Allora soltanto credono di conoscerlo.” 17 ".. Una canzone irresistibile per l'orecchiabilità della sua musica e per le semplici, didascaliche immagini del testo . ." Yellow Submarine In the town where I was born Lived a man who sailed to sea And he told us of his life In the land of submarines So we sailed up to the sun Till we found the sea of green And we lived beneath the waves In our yellow submarine We all live in a yellow submarine Yellow submarine, yellow submarine We all live in a yellow submarine Yellow submarine, yellow submarine And our friends are all on board Many more of them live next door And the band begins to play We all live in a yellow submarine Yellow submarine, yellow submarine We all live in a yellow submarine Yellow submarine, yellow submarine As we live a life of ease Everyone of us has all we need Sky of blue and sea of green In our yellow submarine We all live in a yellow submarine Yellow submarine, yellow submarine Anche nel caso della celebre canzone del gruppo inglese The Beatles ricorre il tema del Naif. È curioso che proprio Revolver, il primo album della maturità per i Beatles , ospiti la loro canzone più fanciullesca ed infantile. E, al tempo stesso, una delle più celebri di tutti i tempi. Scritta da Paul una sera, prima di andare a letto, per diventare il "pezzo di Ringo" , Yellow Submarine è una canzone irresistibile per l’ orecchiabilità della sua musica e per le semplici, didascaliche immagini del testo. Mentre la paternità della musica e l'idea iniziale del testo (una storia per bambini, che avesse a che fare con un marinaio) sono indubbiamente di McCartney, la versione finale del testo e l'esecuzione raccolsero contributi da tutte le persone coinvolte. The Beatles I Beatles sono un complesso inglese di musica leggera costituito da Paul Mc Cartney (Liverpool 1942), George Harrison (Liverpool 1943, Los Angeles 2001), John Lennon (Liverpool 1940, New York 1980) e Ringo Starr (nome d’arte di Richard Starkey, nato a Liverpool nel 1940). Il gruppo nasce nel 1957 nell’ambiente scolastico giovanile di Liverpool con il nome di Quarrymen. Il successo, poco dopo gli esordi, è enorme. In poco tempo si espande la cosiddetta “beatlemania”, un vero e proprio virus collettivo che colpisce milioni di giovani, per questo l’ascesa del complesso continuò inarrestabile: nel 1963 erano già in testa alle classifiche americane. La grandezza di questa band sta nella capacità dei propri componenti di interpretare vari stili musicali rielaborandoli in base alla loro sensibilità. Il grande eclettismo di questo complesso deriva dalla bravura e dalla sensibilità dei suoi componenti, caratteristiche che portarono, però, ad una crisi irreversibile e alla rottura del gruppo, la cui fine fu sancita definitivamente nell’Aprile del 1970 con l’uscita del primo album da solista di Paul Mc Cartney. All. Lucrezia Pitoni All. Camilla Matrigali 18 SVAGO non solo musica gioca douhet O E O A N A I D L L M P A I A T O S U A Z N I U P S N C I C C O C C A E O A C M E O L G N L U I L E M N E Z P O A Z N E I P A S ".. Dicembre 2012 e le profezie dei Maya. Francamente non ho paura che il mondo finisca, ho paura invece che continui, soprattutto in questa maniera. Cambiamolo . ." Oltre a cercare il nome e il cognome del tenente nella foto... Com Loculo Nazione Pace Pegaso Polo Pucci Sapienza Tuom All. Lorenzo Giansante 19 20 SVAGO Per concludere, dieci minuti di pausa con un passatempo a tema Douhet e la vignetta del mese