F/J
L’Editoriale
Guai a definirlo un semplice pezzo di ferro o un abbellimento del-
dati da oggetti che assumono significati particolari; vien da se’
la divisa storica! Lo spadino è una tappa fondamentale dell’iter
che quando il simbolo viene considerato solo come una cosa,
di ogni allievo. Poco dopo l’incorporamento, appena capita di ve-
esso perde tutta la sua sostanza. Ma siamo così sicuri che ciò
derlo indosso agli allievi più anziani che si recano in libera uscita
che si è perso fosse “dentro” l’oggetto? In fondo uno spadino
(oltre a un pizzico di invidia per il fatto che stanno uscendo a farsi
resta sempre uno spadino, non più di un pezzo di ferro ben la-
una passeggiata), sorgono subito spontanee le domande: cos’è?
vorato: per quanti significati possiamo attribuirgli, questi non
A cosa serve? Quando lo riceverò anch’io? Poi, una volta fugati
gli appartengono, a meno che non ne siamo noi stessi portatori
questi dubbi grazie alle risposte degli scelti, non resta che aspet-
consapevoli. Allora sì che consegnare uno spadino non significa
tare la data della cerimonia; però non si tratta di un’attesa passi-
soltanto alzare una mano durante una cerimonia, ma tendere
va, bensì del suo opposto: bisogna dimostrare quotidianamente
l’intero braccio verso i nuovi arrivati per far loro capire di non
di meritarsi l’ambito emblema e prestare particolare attenzione
essere soli; di conseguenza prenderlo non è più un semplice
non appena cominciano le prove, per far sì che quel giorno sia
gesto meccanico, ma una presa di coscienza della scelta fatta;
perfetto. In un primo momento ci si preoccupa di andare al pas-
e, per finire, appenderlo alla divisa diventa il riconoscimento di
so e di muoversi in sincrono, ma le vere difficoltà devono anco-
una vita dedita all’impegno, al sacrificio e al senso del dovere.
ra venire; infatti, così come tutti possono averlo, pochi riescono
Sedici anni non sono troppo pochi per iniziare a riempire i gesti
a portarlo veramente. Mi spiego meglio: dato per assodato che
simbolici di sostanza, per cui è bene imparare da subito ad Es-
l’essere umano è un animale simbolico, è scontato essere circon-
sere, non solo a rappresentare.
1-2
5-8
finalmente
lo spadino
la strada
per la pan
9-10 15-16 17-18
vola solo
chi osa
farlo
lotta
o fuga
La Redazione
Numero 2 Novembre / Dicembre
Anno 2012/2013
3-4
11-12
19-20
c’era una
volta lo
spadino
dietro
l’angolo
gioca
douhet
Sede: Viale dell’Aeronautica, 14 - 50144 Firenze
Direttore
Vice Direttore
Capo Redattore
In Redazione
Col. Claudio Icardi
Cap. Sergio Paparelli
All. Chiara Boccone
All. Francesco A. Borello
All. Lorenzo Giansante
All. Roberto Giovanzanti
All. Matteo Ingrosso
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All. Gabriele Tarascio
Grafica & Impaginazione
All. Giuseppe Iannelli
All. Giorgio Morbis
13-14
the election
system in
the u.s.a.
la versione digitale del giornalino è presente
on-line sul sito dell’Aeronautica Militare
www.aeronautica.difesa.it/douhet
Le idee espresse in questo giornalino sono la libera manifestazione del solo pensiero degli allievi
I
non solo
musica
II
Emozioni, timori e aspettative di una delle cerimonie più importanti del primo anno
L
o spadino, simbolo di ogni allievo della Scuola Militare, coronamento di due mesi di duro lavoro, è finalmente nostro.
Dopo aver fatto una serie di prove,
durante le quali è stato dimostrato
massimo impegno da parte di tutti
e tre i corsi, si è tenuta la cerimonia
tanto attesa; venerdì 23 novembre,
in presenza del Generale di Divisione
Aerea Pietro Valente, il Comandante della Scuola Militare Aeronautica
Giulio Douhet, Colonnello Claudio
Icardi, ha introdotto l’Assessore all’Educazione, Dottoressa Maria Rosaria
Di Giorgi, la quale ha tenuto la prolusione in apertura della cerimonia di
consegna dello spadino.
La cerimonia, svoltasi nell’Aula Magna, è stata vissuta con grande emozione e un’immensa trepidazione,
presenti già dalla sera precedente e
che, insieme alla paura di sbagliare,
ci hanno poi condotto verso una notte insonne ed agitata. Ad animarci è
stato anche il desiderio di fare bella
figura per dimostrare a tutti che anche noi facciamo parte della scuola,
una brama che era aumentata dopo
l’ incoraggiante discorso pronunciato
dagli Allievi Scelti, che ci hanno esortato a dare il meglio di noi e a concentrarci per la riuscita dell’evento.
Ed è proprio grazie a questo ulteriore supplemento di grinta che siamo
riusciti a tirar fuori definitivamente
gli artigli, a battere passi così forte
da far tremare i vetri delle finestre,
a fare le conversioni correttamente,
ma soprattutto ad afferrare quello
spadino e stringerlo forte fino a far
diventare bianche le nocche, per poi
portarlo in modo deciso al cuore e
sentirsi fieri di appartenere a questa
grande famiglia.
Il Comandante della Scuola, il Colon-
1
".. La cerimonia è stata vissuta con grande emozione
e un'immensa trepidazione . ."
nello Icardi, nel suo intervento ha
illustrato le linee guida dell’attività
didattica della Scuola, esortando gli
allievi a vincere la resistenza al cambiamento e sottolineando l’importanza dell’istruzione quale strumento per affrontare con consapevolezza
la realtà e confrontarsi meglio con gli
altri.
“Siate sempre curiosi e assetati di conoscere e scoprire, la posta in gioco è
troppo alta, si tratta del vostro futuro, dobbiamo vincere la pigrizia mentale e la resistenza al cambiamento”
Finalmente, dopo due mesi di sforzi,
di rimproveri e di impegni, abbiamo
raggiunto il nostro primo traguardo
e, quindi, possiamo tirare un sospiro
di sollievo, congratularci l’un l’altro e
goderci un meritato applauso, pronti
per un’altra sfida.
All. Mirko Crecco
2
Focus ON
finalmente lo spadino
C’era una volta
lo spadino
".. Rappresenta una delle tappe fondamentali
del percorso di formazione dei giovani cadetti . ."
Storia e tradizioni dell'ambito emblema
A seconda della lingua lo si può
chiamare “epee de cour”, “dress
sword”, “degen”, o, più familiarmente, “spadino”; si tratta di
un’arma bianca sviluppata nel
XVIII secolo come anello di congiunzione tra la scherma tradizionale e la scherma sportiva.
«I moderni hanno adottato lo
spadino a discapito delle armi
antiche, cosa che ha portato allo
sviluppo di una nuova forma di difesa, distintasi con l’appellativo di
Scherma, che figura a pieno titolo
quale parte dell’educazione di una
persona di rango»
(Tremamondo, Angelo (1763), L’E- arma d’ordinanza distintiva degli
cole des Armes, avec l’explication alti ufficiali di fanteria, che contigénérale des principales attitudes nuarono a figurare negli schieraet positions concernant l’escrime, menti dei successivi scontri bellici,
prefazione.)
seppur sempre più raramente.
Infatti a quell’epoca lo spadino era
diventato parte fondamentale del ai giorni nostri
bagaglio di ogni gentiluomo, che Attualmente lo spadino viene conlo utilizzava per impratichirsi nella segnato agli allievi del 1° anno di
pratica duellistica. In ambito belli- tutte le Accademie e Scuole Milico, invece, a causa dell’introduzio- tari, come simbolo delle tradizione delle armi da fuoco, le spade ni e dei valori che tali istituti di
iniziarono a perdere la loro capa- formazione intendono trasmettecità offensiva per diventare sim- re. La consegna ha luogo duranboli della posizione dei militari. Di te un’importante cerimonia che
conseguenza, a partire dalla metà rappresenta una delle tappe fondel XIX secolo lo spadino divenne damentali del percorso di forma-
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zione dei giovani cadetti. Una volta ricevuto, lo
spadino diventa parte integrante dell’alta uniforme (o divisa storica) e viene portato al di fuori della giacca, agganciato a pendagli di cuoio.
che rappresenta la vocazione aeronautica della
Scuola; la stella polare con la sua costellazione,
a simboleggiare la meta e la retta via da seguire
per raggiungerla.
piccole
scaramanzie:
il 4 più 1
Si tramanda che porti sfortuna all’allievo sfoderare lo spadino prima che lo abbiano fatto altre
quattro persone: il cento, ossia una specie di fratello maggiore che fa parte del corso più anziano
di un anno; il duecento, anche lui un fratello, ma
più anziano di due anni; la madre e la donna della propria vita per i ragazzi, ovvero il padre e l’uomo della propria vita per le ragazze. Sicuramente
come è fatto
nessuno è più superstizioso, però è interessante
Lo spadino in uso alla Scuola Douhet ha l’impu- notare come ad un simbolo se ne possano legare
gnatura di madreperla ed ornamenti a caratte- molti altri, che nel tempo hanno reso lo spadino
re aeronautico, ossia: le foglie di quercia, che un piccolo forziere di tradizioni.
simboleggiano la forza e la tenacia necessarie
all’allievo per compiere il suo percorso; l’elica,
All. Gianluca Nappo
4
Focus ON
cenni storici
La strada per la pan
".. Ogni anno si cerca di mischiare un po' le carte
per dare a tutti l'opportunità di provare le varie posizioni . ."
Com’è nata la passione per il volo?
VIT: Inizialmente non avevo proprio
la passione per il volo, penso che il
mio sia un caso un po’ anomalo…
però provavo una forte passione
per la vita militare e così ho avvertito una decisa spinta a guardarmi
intorno , ad informarmi sui concorsi:
ha attirato la mia attenzione quello
dell’Accademia Aeronautica come
pilota e tra tutti i concorsi ho scelto quello perché mi sembrava il più
interessante; poi, quando sono entrato in Accademia, ho iniziato veramente ad appassionarmi alla parte
aeronautica ed al volo.
SEMPRONIEL: io non saprei descrivere bene da come e da che cosa è
nata la mia passione, so che adesso
non saprei immaginarmi in un’attività lavorativa di tipo diverso. Mi piace il volo, mi piace volare, mi piace
servire il nostro Paese con questa divisa, con questa Forza Armata e credo che fare il nostro lavoro per chi
ha passione, volontà e impegno sia
una delle attività che un uomo possa
svolgere vedendosi realizzato.
VIT: c’è da aggiungere che tutti e
due proveniamo da una zona un po’
particolare, molto vicina a Rivolto e
molto spesso vedevamo Frecce Tricolori passare ed anche gli aeroplani
di Aviano oppure gli AMX, quindi aeroplani in questa zona ne vedevamo
tanti, li abbiamo sempre ammirati …
quindi quando ho visto il concorso
militare per pilota ho pensato : “pilota, meglio di così….”
Qual è stato l’iter di volo prima dell’ingresso nella pattuglia acrobatica?
S: Abbiamo seguito l’iter normale di
formazione per piloti di aeroplano e
per pilota avanzato acrobatico a stru-
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mentale alla scuola di volo di Latina
durante i corsi regolari all’Accademia
Aeronautica; poi siamo stati selezionati per la scuola di volo aviogetti
avanzati di Lecce a cui abbiamo partecipato tra il 2005 e il 2006, ci siamo
classificati abbastanza bene nella graduatoria e così, una volta selezionati
per linee aerotattiche, il Ten. Vit è stato assegnato alla linea AMX ed io alla
linea Tornado; abbiamo effettuato un
corso pre-operativo di combattimento aeroavanzato a Lecce nello stesso
anno, per poi essere assegnati a queste linee in cui, il Ten. Vit a Istrana ed
io a Ghedi, abbiamo effettuato la nostra attività di volo e raggiunte le qualifiche necessarie; una volta capitalizzata una grossa esperienza di volo,
siamo stati chiamati per la selezione
nella pattuglia , siamo stati presi ed
eccoci qua.
V: la selezione è volontaria, per entrare nella Pattuglia Acrobatica Nazionale devi avere requisiti precisi: aver volato per circa 750 ore su velivolo caccia,
aver raggiunto un certo grado d’anzianità, almeno
12 anni in Aeronautica Militare.
Al reparto non è finita: il Cap. Semproniel ha effettuato il corso OCU (Operational Convertion Unit) a
Ghedi per raggiungere la qualifica di pilota combat
ready; io invece il corso OCU, che sarebbe la conversione operativa sulla macchina sulla quale sei
destinato, l’ho fatta ad Amendola, Foggia. Una volta che si diventa pilota combat ready al reparto di
volo di destinazione, non è comunque finita perché
si devono prendere tutte le qualifiche e sono molte
prima di raggiungere la qualifica di Capo Formazione, Package Commander, Package Leader, e le varie
qualifiche in vari settori, ad esempio “bombardieri”
comprende anche “ ricognizione”.
Come viene formata e come viene scelta la nuova formazione della pattuglia acrobatica, all’inizio
dell’anno?
V: la formazione delle frecce tricolori cambia ogni
anno, infatti è previsto l’alternarsi dei piloti: ogni
anno viene fatta una selezione, in media entrano
un paio di piloti e proprio per questo c’è qualcuno
che esce dalla formazione. Non tutte le posizioni
della formazione sono uguali, anzi sono molto diverse, e per stare in certe posizioni bisogna essere
molto esperti quindi ci sono certe posizioni come
la numero 1 , il leader della formazione, il 6 che
è il leader della seconda sezione e il 10 , solista
ovviamente occupate dai piloti con più esperienza
delle frecce tricolori. Gli ultimi arrivati in genere
finiscono nelle posizioni posteriori della formazione, quindi 7, 8 o 9. Ogni anno si cerca di “mischiare un po’ le carte” per dare a tutti l’opportunità
di provare le varie posizioni, quindi ogni anno c’è
qualche cambiamento, qualcuno si sposta, qualcuno rimane dov’è, anche perché non è possibile
sconvolgere tutto perchè altrimenti si sconvolge
l’equilibrio precedente. Diciamo che l’unica grossa
distinzione tra i piloti è che ci sono dei piloti destri
ed altri sinistri, ovvero chi sta meglio in ala destra
e chi sta meglio in ala sinistra, e se non lo decidi
tu sono i piloti più esperti che ti seguono durante
l’addestramento e che ti dicono: “ok, tu sarai destro, tu sarai sinistro...” a seconda di come ti vedono; una volta che vieni destinato ad una parte
della formazione lì rimani, ci sono delle eccezioni,
ma in genere è così.
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INTERVISTE
Pierangelo Semproniel e Stefano Vit, piloti delle
Frecce Tricolori, rispondono alle curiosità di noi allievi
Qual è l’atmosfera che si vive nella Pattuglia Acrobatica Nazionale,
come si svolge la giornata?
S: la giornata media è molto simile
a una giornata in qualsiasi reparto
caccia: ci si presenta la mattina, si
hanno 10-15 minuti per sistemare le
proprie cose, subito dopo viene effettuato un briefing in cui tutti i piloti si aggiornano sulla situazione meteo sia della Base che degli aeroporti
alternati che di tutta la zona raggiungibile col nostro aeroplano; iniziamo
con l’attività di pianificazione della
missione di volo, segue l’attività di
volo vera e propria e infine i vari
de-briefing a fine missione, e così è
un susseguirsi fino al termine della
giornata. Ovviamente nella stagione
invernale ci sono addestramenti mirati alla coppia, a velivoli in formazione da tre, da quattro o da cinque,
inoltre non andando tutti in volo ci si
può dedicare alla propria attività di
lavoro in ufficio. V: cominci alle otto,
finisci alle 16.30, in media si fanno
due voli al giorno.
Qual è stata l’esperienza di volo più
bella ?
V: non ce n’è una sola, ogni pilota
ne ha più di una, le situazioni possono essere diverse: per come la stiamo vivendo adesso, l’ultimo volo
che abbiamo fatto in addestramento alla Pattuglia è forse uno dei più
emozionanti, a livello di formazione
stretta e acrobazia, poi se vai a vedere... in volo si fanno tante cose,
ricordati che l’aeroplano è un mezzo per fare un lavoro, quindi soprattutto al Reparto Operativo, dove
eravamo prima, con l’aeroplano ci
lavoravi. Personalmente la missione
che ricordo di più e che mi ha emozionato maggiormente è stata l’Operazione in Libia.
S: però ci sono molte attività ai reparti che vengono effettuate: con
la mia linea ho fatto molte attività,
dalle operazioni in Libia all’Afghanistan, abbiamo fatto l’esercitazione
NATO “Red Flag”, alla quale partecipano 15-16 nazioni, pacchetti da
100-120 aerei, in Alaska, quindi la
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trasvolata atlantica, lo scalo alle
Azzorre, il Pacifico, oppure esercitazioni in tutta Europa, trasvolate nel
Mediterraneo, ma anche negli Emirati Arabi, in Egitto, in Israele.
V: ne abbiamo fatte talmente tante!
S: sono emozioni forti, è bellissimo.
L’Aeronautica Militare ti permette
di girare il mondo, di acquisire bagagli tecnico-professionali all’avanguardia, secondo me pochissime organizzazioni al mondo permettono
di vivere esperienze del genere.
V: ogni pilota ha un suo ruolo che
ricorda magari con più affetto o
quello più avventuroso, quello dove
ha raggiunto l’obiettivo in maniera
precisa, ma è talmente vario, il volo,
che ce ne sono parecchi.
Come si riesce a compiere tutto in
sicurezza, quali precauzioni vengono
prese e come lavora il team a terra?
S: tutte le attività di volo dell’AM
sono supervisionate dalla Sicurezza
Volo, intendo dire: negli ultimi anni
sono stati fatti enormi passi in avanti
grazie alla Sicurezza Volo, cioè l’uti-
lizzo di check list, la conoscenza delle emergenze a memoria, i controlli standardizzati per tutti;
significa che tutti i piloti possono intercambiarsi
con tutti gli aeroplani perché gli aeroplani hanno
uno stesso standard, i piloti sono addestrati con
lo stesso standard, conoscono gli stessi controlli
e a questo si arriva preparandosi, impegnandosi
e conoscendo procedure tattiche e l’aeroplano. I
tecnici a terra lavorano tutti in base a direttive e
in base anche a standard scritti che alla fine portano ad ottenere una macchina sicura non dico
al 100%, ma quasi, perchè viene fatto uno studio tecnico di base dal quale, ad esempio, viene
prevista la rottura di un pezzo medio statisticamente dopo 100 ore di volo; faccio un esempio,
a 80 ore la macchina si ferma, viene smontato il
pezzo, viene revisionato e rimontato, quindi si
è sempre al di sotto dei margini di sicurezza. Il
pilota invece che va ad operare con quella macchina, conosce la macchina a memoria, conosce
i limiti prestazionali della macchina a memoria e
non va mai oltre i limiti imposti dalla macchina.
Qualora dovesse andare fuori da quei limiti, ma
non tali da provocare danni irreversibili alla macchina, all’atterraggio viene scritto su un libretto,
viene ricontrollato l’aereo, viene fatto un briefing
per tutti i piloti nel quale viene detto “ho fatto
questo errore”, “ho superato questo limite”. Tutti
i piloti e le macchine sono soggetti a controlli e
il livello di conoscenza professionale è elevatissimo; questo porta ad operare in volo e a terra in
modo sicuro. Ovviamente la Sicurezza Volo afferma che non esista il volo sicuro al 100%, poichè
c’è sempre margine di rischio. Ma essere professionisti significa studiare, conoscere, operare in
sicurezza, riducendo il margine di rischio a quello
che noi conosciamo, la macchina e le procedure.
V: anche i programmi d’addestramento sono progressivi, si va a difficoltà crescente perché, proprio per limitare il rischio, quindi un po’ alla volta
un allievo che comincia la Scuola di Volo viene
portato a fare cose sempre più difficili, ma con
margini di sicurezza imposti, che nessuno valica.
La cosa più importante è essere professionali in
quello che si fa, non si può andare in volo senza aver studiato perfettamente quello che deve
fare, faccio un esempio banale: quando si vedono
gli autisti guidare, quello che rispetta più il codi-
ce della strada chi è? È probabilmente l’autista
dell’autobus di linea perché è un professionista,
lo fa per lavoro e deve farlo seriamente perché
è sempre sulla strada e se non lo facesse sarebbe un folle perché passa otto ore al giorno sulla
strada. Ed è così anche per noi. Noi mettiamo la
nostra vita lì sopra e rischiamo la vita anche delle
persone là sotto, quindi quando sali sull’aeroplano sai che ti porti dietro anche queste responsabilità; prima di salire sull’aeroplano studi, vedi
quali sono le procedure, quali i limiti da rispettare e poi vai in volo. E non è solo per i piloti.
La parte di manutenzione, gestione del traffico
aereo, nell’attuale situazione dell’Aeronautica
siamo in migliaia, ma i piloti sono pochi, perchè?
Anche per provvedere al rispetto della sicurezza
e questo è essenziale.
Come ci si prepara ad una manifestazione?
S: Noi non abbiamo ancora effettuato manifestazioni perché siamo in addestramento, ma in
genere anche lì c’è uno studio di base profondo
e millimetrico, nel quale si analizza l’aeroporto di
destinazione, l’aeroporto nel quale viene effettuata la manifestazione, i margini di sicurezza che vengono imposti in questa Base, la posizione del pubblico, un eventuale Base alternata verso la quale ci
possiamo dirigere nel caso in cui l’aeroporto dove
stiamo facendo la manifestazione dovesse avere
problemi. In qualsiasi caso noi dobbiamo avere la
disponibilità di un aeroporto alternativo nel quale
andare e per questo c’è una sala navigazione alla
Pattuglia Acrobatica nella quale un team di lavoro per ogni manifestazione si organizza e pianifica questo tipo di attività di volo che è solo una
piccola parte, perché dietro c’è l’aspetto logistico,
come trasportare i fumi, come trasportare i pezzi
di ricambio, il personale tecnico, una serie di cose
alle quali provvedere, quindi fare le richieste per i
canali previsti alla 46’ Brigata Aerea di Pisa che ci
garantisce i trasporti con velivoli C-130; vi è una
preparazione alle spalle che impegna tutto il Gruppo, occorre, quindi, avere tutte le informazioni con
molto anticipo.
V: Mesi, per fare una manifestazione, una di quelle
a cui si assiste d’estate, in giro per l’Italia.
S: una manifestazione bella da vedere, in sicurezza.
All. Matteo Ingrosso
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INTERVISTE
".. Tutti i piloti e le macchine sono soggetti a controlli,
il livello di conoscenza professionale è elevatissimo . ."
VOLA SOLO CHI OSA FARLO
10 velivoli, 10 piloti, una nazione, una bandiera e un unico sentimento!
".. Riescono a portare il sorriso sul volto dei bambini, che si girano esclamando "Mamma, papà.. guarda!" , e l'orgoglio nel cuore degli italiani . ."
DI RECENTE
L
e vediamo solo per pochi secondi quando compiono uno dei loro tanti passaggi. Solo pochi attimi,
ma sufficienti a farci provare intense e impareggiabili emozioni, sia guardando in televisione sul divano
di casa, sia cercando di seguirle con lo sguardo ad una
manifestazione. Sfrecciano nel cielo tagliandolo con
le loro scie colorate per poi svanire in lontananza. Riescono a portare il sorriso sul volto dei bambini, che palesano con grida di gioia la loro emozione, e l’orgoglio
nel cuore degli italiani.
Sono le NOSTRE Frecce Tricolori.
La NOSTRA Pattuglia Acrobatica Nazionale.
Il 25 ottobre 2012 è avvenuto il cambio del Capo formazione dal Col. Marco Lant al Magg. Jan Slangen.
Inoltre il 4 novembre scorso si è concluso, con il sorvolo sull’Altare della Patria in ricorrenza della Festa delle Forze Armate, il calendario di manifestazioni 2012
delle Frecce. La cerimonia è culminata con il passaggio dei velivoli che hanno lasciato nel cielo romano la
tradizionale scia tricolore, mentre il Presidente della
Repubblica deponeva una corona d’alloro alla tomba
del Milite Ignoto.
UN PO’ DI STORIA
Quelle che noi oggi chiamiamo Frecce Tricolori non
sono che il frutto della scelta della forza armata di avere un unico gruppo di addestramento acrobatico. Infatti, prima della loro fondazione avvenuta il 1° marzo
1961 nell’aeroporto di Rivolto (UD), non esisteva una
pattuglia permanente, o meglio veniva assegnato l’incarico di istituirne una a rotazione tra le varie Aerobrigate.
La nascita della prima scuola di volo acrobatico avviene nel 1930 a Campoformido, su decisione del Col.
Rino Corso Fougier, intuita la necessità dell’acrobazia
non solo per entusiasmare, ma anche per sopravvivere in uno scontro aereo. Dal secondo dopoguerra diversi stormi si iniziarono ad alternare nella costituzione di una pattuglia acrobatica, andando di pari passo
con l’aggiornamento dei velivoli. Con la fondazione del
313° Gruppo di Addestramento Acrobatico inizia una
nuova era per i piloti italiani. Si comincia, infatti, ad ottenere un certo successo
sia in Italia che all’estero, acquistando sempre
maggior rilievo fra i migliori gruppi acrobatici
mondiali, grazie all’uso
dei caccia leggeri italiani
per l’attività addestrativa. Nel 1982, infine, si sostituisce l’ormai obsoleto
G.91 PAN, con il velivolo
tutt’oggi in uso, l’MB-339
PAN.
Sabato 11 e domenica 12 settembre 2010 si è svolta la
manifestazione per il 50° anniversario dalla fondazione delle Frecce Tricolori, al quale hanno partecipato
pattuglie, aerei e piloti da gran parte del mondo, per
prendere parte anche al 10° raduno Piloti Pattuglie
Acrobatiche. La manifestazione, durata due giorni, è
stata preceduta da una preparazione tecnica e logistica notevole, dal rifornimento al servizio di ristoro,
dalla sistemazione delle pattuglie estere, quindi vitto
e alloggio per piloti e posteggio per gli aerei, al programma di volo e all’accoglienza di centinaia di migliaia di persone. All’evento hanno partecipato: Team
Iskry (Polonia), Royal Jordanians Falcons (Giordania),
Krila Oluje (Croazia), Patrulla Aguila (Spagna), Patrouille de France (Francia), Ptrouille Suisse (Svizzera), Red
Arrows (UK), Black Eagles (Corea), Silver Falcons (Sud
Africa), Al Fursan (Emirati Arabi Uniti).
All. Matteo Ingrosso
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DAL MONDO
cinquant’anni
di tricolore
(1960-2010)
dietro l’angolo
".. Il corpo faccia quello che vuole.
Io non sono il corpo: io sono la mente . . "
Curiosità, fatti di cronaca e avvenimenti di attualità
provenienti da tutto il mondo
IN SICILIA UNA FRONTIERA
DELLA RICERCA SUI NEUTRINI
sul fondale marino, a 3.500 metri
di profondità, di torri alte centinaia di metri per lo studio dei neutrini provenienti dal centro della
Galassia. I LNS rappresentano il
laboratorio di riferimento per la
costruzione del nodo italiano, con
due infrastrutture sottomarine a
largo di Capo Passero e di Catania.
In quest’ultima località è già attivo
un osservatorio muti-disciplinare,
realizzato in collaborazione con
l’INGV, che ha anche importanti
applicazioni nel campo della geofi-
sica, della vulcanologia e della biologia marina. Il meeting di Catania,
denominato ORCA, ha lanciato la
possibilità’ di usare KM3Net per
misurare la gerarchia di massa dei
neutrini.
L’eccellenza della ricerca siciliana
in fisica trova così un nuovo impulso da questo progetto internazionale che vede la partecipazione di
40 istituzioni di 10 paesi.
All. Gabriele Tarascio
S
ono Stati celebrati lo scorso 2 gennaio i funerali di Rita Levi-Montalcini a Torino dove
era nata il 22 aprile 1909.
Laureata in medicina e chirurgia, negli anni cinquanta le sue ricerche la portarono a scoprire e
identificare il fattore di accrescimento della fibra
nervosa, NGF, scoperta che le ha permesso di
essere insignita nel 1986 del premio Nobel per
la medicina. Ha ricevuto inoltre molti altri riconoscimenti fra i quali dodici lauree honoris causa, quattro onorificenze italiane e due straniere.
Socia nazionale dell’Accademia dei Lincei per
la classe delle scienze fisiche, socia fondatrice
della Fondazione Idis-Città della Scienza e prima
donna ammessa alla Pontificia Accademia delle
Scienze, Rita Levi-Montalcini è stata nominata
senatrice a vita dal presidente della Repubblica
Carlo Azeglio Ciampi il 1° agosto del 2001.
Migliaia di persone hanno partecipato ai funerali, accogliendo con un lungo applauso l’arrivo
del feretro. La salma, in una semplice bara in rovere chiaro coperta da un cuscino di rose rosse
con ai piedi, un mazzo di crochi violetti inviati
dal Sinodo di Firenze è stata trasferita da Roma
al cimitero monumentale di Torino per essere
11
cremata. Le ceneri, racchiuse in un'urna, sono
state collocate nella tomba di famiglia. Alla cerimonia hanno partecipato anche i ministri Francesco Profumo ed Elsa Fornero, il governatore
del Piemonte Roberto Cota, e Pietro Marcenaro,
presidente della Commissione senatoriale per i
diritti umani di cui la senatrice a vita scomparsa
faceva parte.
Mi piacerebbe ricordare Rita Levi-Montalcini
con una frase scritta in merito all’educazione ricevuta in famiglia tratta dalla sua opera Elogio
dell’imperfezione poiché credo possa costituire
un modello per ognuno di noi: “La mancanza di
complessi, una notevole tenacia nel perseguire
la strada che ritenevo giusta e la noncuranza
per le difficoltà che avrei incontrato nella realizzazione dei miei progetti, lati del carattere che
ritengo di aver ereditato da mio padre, mi hanno enormemente aiutato a far fronte agli anni
difficili della vita. A mio padre come a mia madre
debbo la disposizione a considerare con simpatia il prossimo, la mancanza di animosità e una
naturale tendenza a interpretare fatti e persone
dal lato più favorevole.” (Cit. Primo Levi)
All. Gabriele Tarascio
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DAL MONDO
I maggiori esperti italiani ed europei per lo studio dell’astrofisica
del neutrino sono riuniti in questi
giorni a Catania, presso i Laboratori Nazionali del Sud (LNS) dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
La Sicilia è sempre più vicina a
diventare uno dei luoghi più importanti della ricerca nella fisica
astroparticellare, principalmente attraverso la costruzione del
telescopio Europeo per neutrini
“KM3NeT”. Un’impresa di alta tecnologia che vedrà la collocazione
“Una piccola signora dalla volontà
indomita e dal piglio principesco”
The election sYstem in the u.s.a.
T
Let's learn how it works
his year Americans elected a new president. In these elections President Obama ran againist the
Republican candidate Mitt Romney. It was very important for Obama win this elections, so that he
could gain again Americans trust. Now for President Obama it’s time to bring America out of this social and economical crysis that is weakening the U.S.A. and Europe. Behind elections there’s an electoral
system, sometimes unknown to people.
Every four years Americans elect a new president.
The voters can choose between the two main parties: the Democrats and the Republicans. The Democratic party, since the 1930s, has always promoted
a social liberal and progressive platform. The Republican party (or “Grand Old Party) was founded
by anti-slavery activists in 1854 and it dominated
the United States scenery for most period between
1860 and 1932. their party platform reflects American conservatism in the U.S. political spectrum.
The campaign
To become a party’s presidential nominee, the
candidate has to win the primary election, held in
the first half of the election year in each state of
the United States. Usually, it’s clear who will win
the primary election altought in the past elections
choosing a nominee has been a difficult process.
Once the nominees have been selected, in the
second half of the year, the candidates start to
campaign all over the countries travelling by plane, car, bus or train. They cross the counties giving speeches. These speeches, called “stump”
speeches because in the 19th century candidates would stand on tree stump to deliver speeches, are held in order to better understand the
candidate’s point of view that usually reflects
the general beliefs and policies a party holds.
During the campaign every party makes attack
ads against the other one, these attack ads are
commercials that distort the truth or something
that the other candidate has said or done in
order to give a bad image of the rival party.
The Electoral
College
The voters
Many people believe that campaigns have become too negative and this opinion reflects
the voters turnout. This year less than 60%
turnout for national elections. Lots of people don’t register to vote and somebody doesn’t even show up during the elections.
America is divided in this two opinions:
• one side is the people that feel that voting is
the main responsibility of any citizen;
• the other side doesn’t vote because they
have no intent.
The United States maintains a voting system based on the Electoral College, a process that consists of the selection of the voters, the meeting
of the electors where they vote for the President
and for the Vice President. Each State is assigned
electoral votes based on the number of senators,
each state has got 2, and representatives, whose
number is based on the state’s population and
it is never less than 1. If a candidate wins in one
state, he wins all the electoral votes of that state. Even though Obama won the elections, the
difference between the party’s votes was less
than 300.000 and the electoral votes were 303
for the Democrats and 206 for the Republicans.
All. Roberto Giovanzanti
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DAL MONDO
The parties
Cosa accade al nostro organismo quando abbiamo paura?
A seguito della mia decisione di
frequentare il corso da istruttore
di Krav Maga, potendomi concedere il lusso di scrivere un articolo durante i weekend, voglio
parlarvi di uno degli argomenti
che sto studiando e che ritengo
uno dei più interessanti: il sistema di lotta o fuga, ossia come il
nostro organismo reagisca durante le situazioni di pericolo. Vuoto
allo stomaco, brividi, sudorazione
in aumento, formicolio alle mani,
battito cardiaco in accelerazione... è un insieme di sensazione
che tutti, almeno una volta nella
vita, abbiamo provato. Sono gli
effetti dell’azione di un ormone
chiamato “epinefrina”, ma che
tutti conosciamo meglio col nome
di “adrenalina”. Ma cosa è questa
“epinefrina” esattamente? E soprattutto come, perché e quan-
do viene rilasciata? E quali sono i
suoi effetti sul nostro organismo?
E’ un ormone dagli effetti davvero particolari poiché è legato alla
sopravvivenza di ogni singolo animale e strettamente connesso al
sistema “fight or flight” o “lotta o
fuga” e viene rilasciato in situazioni in cui l’organismo ritiene di essere a contatto con una minaccia
per la propria incolumità. Come
mai allora questi effetti li riscontriamo non solo in situazioni di
effettivo pericolo, come un’aggressione, ma anche durante situazioni apparentemente comuni
e normali come un’interrogazione,
un colloquio di lavoro, un rapporto dal capitano? Semplicemente
perché il nostro cervello le registra come situazioni sgradevoli e
stressanti da cui vuole stare alla
larga, mettendole al pari di un’ag-
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gressione; per cui ordina, mediante appositi neurotrasmettitori,
alle ghiandole surrenali di rilasciare nell’organismo l’adrenalina.
L’adrenalina ha effetti diversi a seconda delle zone del corpo in cui
agisce: va a stimolare principalmente il sistema nervoso simpatico. Più in particolare fa in modo
che questa parte di sistema nervoso acceleri il battito cardiaco, dilati i vasi sanguigni più grossi, come
l’aorta, e le arterie che portano
sangue verso i grossi muscoli in
modo da avere una maggiore ossigenazione dei tessuti e un miglior
rendimento; dilata poi i bronchi
cosicché la ventilazione polmonare aumenti e con essa aumenti anche la saturazione di ossigeno nel
sangue; inibisce inoltre le funzioni
intestinali, che sottraggono una
percuntuale di sangue piuttosto
cospicua alle altre funzioni; dilata
persino le pupille in modo che più
luce colpisca la retina e l’immagine risulti più nitida; inoltre la sensibilità agli stimoli viene anch’essa
inibita provocando un notevole
aumento della soglia del dolore;
l’unione dell’accresciuta vascolarizzazione con la saturazione di ossigeno in sensibile ascesa provoca
un incremento della forza muscolare decisamente fuori dal comune, in particolare della cosiddetta
forza “esplosiva”, ossia quella che
ha origine dalle fibre muscolari
bianche, capaci di generare una
forza considerevole in un lasso di
tempo molto ridotto. Certamente se la si analizza esclusivamente in questo senso può sembrare
un ormone miracoloso, ma c’è un
lato “oscuro” dell’adrenalina, che
salta fuori proprio nelle situazioni
".. il cervello dimentica tutte le risposte razionali lasciandoci solo
tre opzioni: la paralisi, la fuga incontrollata o la lotta . ."
peggiori: quando il rilascio è
eccessivo, come in situazioni
di vita o di morte, vedi per
esempio un aggressione armata si hanno degli effetti
spaventosi sull’organismo.
Sotto l’effetto travolgente dell’adrenalina il battito
cardiaco accelera eccessivamente, fino a quasi duecento
battiti al minuto. Se il rilascio
di adrenalina è davvero troppo elevato il cuore va in fibrillazione prima e in arresto
poi; il cervello regredisce allo
stato rettiliano, uno stato in
cui l’encefalo disattiva tutte le funzioni non essenziali, tra cui il controllo di tutti
gli sfinteri; la memoria viene
anch’essa inibita, a tal punto
che non ricordiamo nemmeno il nostro nome o come
si parli: tipico, infatti, delle
persone sotto shock è la difficoltà ad esprimersi. La dilatazione delle pupille, inoltre,
unita al progressivo disinteresse del cervello verso tutto
ciò che non è strettamente
necessario alla sopravvivenza, porta alla “visione a tunnel”, uno stato in cui si perde
totalmente la visione periferica e il cervello si focalizza
esclusivamente su 90° visivi
anziché i naturali 220°, cosa
estremamente svantaggiosa:
immaginate di trovarvi ad
affrontare più avversari che
vi circondano; inoltre, come
accennato in precedenza, l’adrenalina, purtroppo, se da
un lato dilata i vasi sanguigni
principali, dall’altro restringe i meno importanti, come
quelli delle dita, conseguendone una perdita della mobilità fine, essenziale se si
deve applicare, per esempio,
in un combattimento, una
leva articolare o una presa o, più semplicemente, se
si devono infilare le chiavi
nella toppa della serratura;
Come se tutto ciò non bastasse il cervello “dimentica”
tutte le risposte razionali che
si avrebbero di fronte a un
problema lasciandoci solo
tre opzioni: la paralisi, la
fuga incontrollata o la lotta.
Sulla paralisi non c’è molto
da dire, semplicemente lo
strato più interno del cervello, dove risiede la parte
rettiliana, ossia quella più
antica, posseduta da TUTTI
gli animali, reputa che evidentemente non avete altra
opzione che non sia morire
e vi “semplifica” il tutto paralizzandovi e rendendovi la
morte indolore. La seconda
opzione è la fuga incontrollata, un disperato tentativo di
non soccombere alla minaccia andando il più lontano
possibile! Per il cervello non
consiste in altro che nel mettere in moto le gambe e dare
loro libera scelta sulla direzione. Tale tipo di fuga è stremamente pericoloso, perché
si tende a correre senza una
meta e senza la preoccupazione di ciò che ci circonda,
rischiando per cui la morte
in altri modi, per esempio attraversando una strada trafficata, accecati dal terrore,
rendendoci, inoltre, un peri-
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colo non solo per noi stessi,
ma anche, e soprattutto, per
gli altri. “Last chance, but
not least”, rimane quella di
affrontare un combattimento. Grazie infatti agli effetti,
quelli positivi, dell’adrenalina i muscoli sono più potenti
e veloci, i riflessi migliorano,
il dolore è quasi del tutto impercettibile, il tempo sembra
scorrere più lentamente e,
allo stesso modo, l’avversario sembra muoversi a rallenty... Sfortunatamente è
l’opzione che il nostro cervello non sceglie quasi mai.
Perché? Semplicemente perché il cervello, quando prende il sopravvento la parte
rettiliana, risponde con azioni del tipo MFU (per chi non
si intende di computer vuol
dire “Most Frequently Used”,
o “usato più spesso”) e chi
non si è mai allenato, o non
lo ha mai fatto in modo serio
e prolungato nel tempo, non
può aver reso la terza opzione la più usata e quindi la
più probabile. Ciò è dovuto
alla progressiva civilizzazione della nostra cultura che ci
ha privato, ringraziando Dio,
quasi del tutto del bisogno
di combattere per la nostra
sopravvivenza. Dalla necessità di recuperare questa capacità sono nati vari stili di
combattimento, come il Krav
Maga, specificatamente studiati per riabilitare il singolo
individuo a far fronte a questo genere di situazioni.
All. Federico Lagrasta
ESPERIENZE
lotta o fuga
I
Con gli occhi del naif attraverso arte, letteratura e musica..
l termine francese Naif viene coniato in riferimento ad un'arte estetica ed espressiva in cui le opere, spesso
non sorrette da una vera e propria formazione professionale o scolastica, sono rappresentate attraverso una
semplificazione della realtà come se percepita dagli occhi di un bambino. La produzione Naïf è espressione di
una creatività che non si colloca all'interno di correnti artistiche o di pensiero. In pittura, madre e promotrice di
questa tendenza, si nota come i pittori dipingano per se stessi, manifestando con fantasia e senza compromessi
una visione realistica e poetica di ciò che ci circonda. L'esecuzione è elementare e semplice e racconta in modo
fiabesco scene di vita quotidiana, con un ricco accostamento di colori.
Il Naif è originario dei paesi dell’est europeo, principalmente di Russia, Ungheria e Croazia. In Italia purtroppo ci
sono pochi musei che mostrino, almeno in parte, alcune opere di questo genere; ai campani, però, consigliamo
di visitare il Museo Civico di Lauro, in provincia di Avellino.
Il piccolo principe
E’ facile collegarsi, per affinità di temi, all’opera
dell’ aviatore francese e scrittore Antoine de SaintExupéry il quale, attraverso la curiosità a volte irriverente del suo protagonista, il piccolo principe,
affronta con essenzialità temi importanti che sono
universalmente comprensibili, poiché vengono posti sotto forma di domande semplici come quelle dei
bambini.
Un pilota (che altri non è che l’autore stesso) è costretto ad un atterraggio di fortuna in pieno deserto
del Sahara. Mentre cerca di riparare l’aereo, arriva
un bambino (il Piccolo Principe) che gli chiede di disegnare una pecora. Il bambino, raccontando la sua
storia, parla degli altri pianeti visitati e degli strani
personaggi che in questi luoghi ha incontrato: un
re, un vanitoso, un ubriacone, un lampionaio (il cui
compito appunto è di accendere i lampioni), un geografo … Sulla Terra, ha già parlato con una volpe
la quale gli ha insegnato che per conoscere si deve
«addomesticare». Per ritrovare la sua rosa, il Piccolo Principe torna sull’asteroide, ma prima di partire
viene morso da un serpente velenoso. Il suo mondo
è troppo lontano, per questo deve abbandonare la
«corteccia». Il pilota, che è finalmente riuscito a riparare l’aereo, parte anche lui lasciando dietro di sé
il deserto, non prima di aver espresso il desiderio di
imbattersi nuovamente nel Piccolo Principe e chiedendo ai lettori di avvisarlo qualora lo incontrino.
“I grandi amano le cifre. Quando voi gli parlate di un
nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: "Qual è il tono della sua
voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione
di farfalle?" Ma vi domandano: "Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?" Allora soltanto credono di conoscerlo.”
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".. Una canzone irresistibile per l'orecchiabilità della sua musica
e per le semplici, didascaliche immagini del testo . ."
Yellow Submarine
In the town where I was born
Lived a man who sailed to sea
And he told us of his life
In the land of submarines
So we sailed up to the sun
Till we found the sea of green
And we lived beneath the waves
In our yellow submarine
We all live in a yellow submarine
Yellow submarine, yellow submarine
We all live in a yellow submarine
Yellow submarine, yellow submarine
And our friends are all on board
Many more of them live next door
And the band begins to play
We all live in a yellow submarine
Yellow submarine, yellow submarine
We all live in a yellow submarine
Yellow submarine, yellow submarine
As we live a life of ease
Everyone of us has all we need
Sky of blue and sea of green
In our yellow submarine
We all live in a yellow submarine
Yellow submarine, yellow submarine
Anche nel caso della celebre canzone del
gruppo inglese The Beatles ricorre il tema del
Naif. È curioso che proprio Revolver, il primo
album della maturità per i Beatles , ospiti la
loro canzone più fanciullesca ed infantile. E,
al tempo stesso, una delle più celebri di tutti
i tempi.
Scritta da Paul una sera, prima di andare a letto, per diventare il "pezzo di Ringo" , Yellow
Submarine è una canzone irresistibile per l’
orecchiabilità della sua musica e per le semplici, didascaliche immagini del testo. Mentre la paternità della musica e l'idea iniziale
del testo (una storia per bambini, che avesse
a che fare con un marinaio) sono indubbiamente di McCartney, la versione finale del
testo e l'esecuzione raccolsero contributi da
tutte le persone coinvolte.
The Beatles
I Beatles sono un complesso inglese di musica leggera costituito da Paul Mc Cartney
(Liverpool 1942), George Harrison (Liverpool
1943, Los Angeles 2001), John Lennon (Liverpool 1940, New York 1980) e Ringo Starr
(nome d’arte di Richard Starkey, nato a Liverpool nel 1940).
Il gruppo nasce nel 1957 nell’ambiente scolastico giovanile di Liverpool con il nome di
Quarrymen. Il successo, poco dopo gli esordi, è enorme. In poco tempo si espande la
cosiddetta “beatlemania”, un vero e proprio
virus collettivo che colpisce milioni di giovani, per questo l’ascesa del complesso continuò inarrestabile: nel 1963 erano già in testa alle classifiche americane. La grandezza
di questa band sta nella capacità dei propri
componenti di interpretare vari stili musicali
rielaborandoli in base alla loro sensibilità. Il
grande eclettismo di questo complesso deriva dalla bravura e dalla sensibilità dei suoi
componenti, caratteristiche che portarono,
però, ad una crisi irreversibile e alla rottura
del gruppo, la cui fine fu sancita definitivamente nell’Aprile del 1970 con l’uscita del
primo album da solista di Paul Mc Cartney.
All. Lucrezia Pitoni
All. Camilla Matrigali
18
SVAGO
non solo musica
gioca douhet
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I
P
A
S
".. Dicembre 2012 e le profezie
dei Maya. Francamente non ho
paura che il mondo finisca, ho
paura invece che continui,
soprattutto in questa maniera.
Cambiamolo . ."
Oltre a cercare il nome e il cognome del tenente nella foto...
Com
Loculo
Nazione
Pace
Pegaso
Polo
Pucci
Sapienza
Tuom
All. Lorenzo Giansante
19
20
SVAGO
Per concludere, dieci minuti di pausa con un passatempo a tema Douhet
e la vignetta del mese
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