CON ASSOLUZIONE INCORPORATA MAXKEEFE STORIE E AVVENTURE IMMAGINARIE QUARANTASEI 21 LUGLIO 2014 L’amica geniale di Elena Ferrante. Beatrice nel cielo di diamanti. Racconto originale. Ottava puntata. Disegni di Franco Mattocchio Max Keefe è un mensile creato da Roberto Mengoni per gli amici e gli amici degli amici Rinfrescante, tollerante, gratuito, rifiuta la pubblicità Tutti i numeri arretrati su: www.robertomengoni.it 1 MAXKEEFEQUARANTASEI21luglio2014 Elena Ferrante L’amica geniale Dagli anni cinquanta ad oggi, una specie di enciclopedia delle donne italiane. Insomma un giorno mi sono trovato a casa questo libro. Era il terzo volume della trilogia “L’amica geniale”. Qualcuno l’aveva lasciato lì, dimenticandolo ed incartandolo con una frase accattivanti “pare che sia proprio un bel libro”, una di quelle frasi che, come un amo davanti a un pesce, penzola e attira, finché la curiosità (o la gola nel caso del pesce) non ha la meglio sulla prudenza. Un libro di donne, che nascono bambine nella Napoli del dopoguerra. Sono Elena Greco e Lila Cerullo, destinate dalla nascita a fare la stessa fine delle loro madri, seminare per il mondo figli miserabili, accudire i mariti e affogare in un oceano di ignoranza, invecchiando anzitempo. Elena è la figlia dell’untuoso usciere comunale. Lila è figlia di scarpari ma ha un dono unico, quello di capire al volo le cose, nelle persone e nei libri. Ma solo Elena riuscirà ad andare avanti con lo studio, mentre Lila cercherà altre strade per diventare qualcuno. La loro amicizia e la loro rivalità è il filo conduttore di una storia che parte da un quartiere popolare misero, sporco e violento. La violenza è ovunque. Una guerra civile di tutti contro tutti. Quella dei mariti sulle moglie, dei padri sui figli, maschi e femmine, dei fratelli sulle sorelle. La violenza si nutre di parole e simboli, non solo di legnate e cazzotti, rappresentate dalle sottili gerarchie tradizionali. C’è Alfonso Carracci, borsa nera durante la guerra, strozzino, un uomo da cui tutti si tengono a distanza. Ci sono i camorristi del luogo, i Solara, ex monarchici, ex fascisti, padroni del bar-pasticceria della zona. Il libretto rosso della matriarca Manuela Solara non ha niente a che vedere col maoismo. Serve a tenere i conti dei debitori a strozzo. I Solara, con i soldi arraffati col bar e altri traffici, si preparano a fare il grande salto verso la ricchezza sfrenata. I soldi sono l’ossessione. Non si vedono ma tutti li vogliono. I soldi che portano una bella casa senza pareti umide e puzza di piscio in cortile. I soldi che permettono ai fratelli Solara, i primi nel rione a girare in automobile. Nel dopoguerra il destino ciclico della miseria sembra interrompersi. Napoli cresce, si espande, si rinnova. Ma le gerarchie non cambiano. Chi è al vertice come i Solara sale sempre più in alto, prosperando alle spalle di gente ingenua come i Cerullo che carezzano per un momento il sogno della ricchezza e dell’indipendenza. L’unica speranza di riscatto è nell’educazione, a cui la narratrice, Elena Greco, si avvicina con timore, frenata dall’ignoranza e dalla rassegnazione della sua famiglia. La bellezza di questa storia risiede nel graduale allargamento della prospettiva di Elena. Anche attraverso la rivalità con Lila, l’amica geniale, Elena prende coscienza del quartiere e dei rapporti sociali che lo soffocano, prima con lo spirito della bambina che vede tutto con occhi penetranti ma non capisce il senso profondo della realtà. La miseria è squallida, non ha niente di magico né di romantico. Con lo studio, senza capire bene come e perché, Elena gradualmente si stacca dal suo ambiente. Entra in contatto con ambienti più colti, conosce la città e il paese che stanno attraversando i grandi cambiamento del dopoguerra. Il contatto con il mondo maschile è l’altro grande filone. L’autrice non fa trattati sociologici. Descrive. Nel senso migliore del termine. Un linguaggio essenziale, che fa grande uso di dialoghi e de- scrizioni fulminanti, spesso crudo. La lotta tra i sessi è spietata. Le coppie sono raramente felici. La realtà dell’amore è fatta di rare fiammate di entusiasmo seguite da squallide scene. Elena cerca di capire il suo corpo, raramente con successo. Ondeggia tra più possibilità. La trilogia di Elena Ferrante (“L’amica geniale” sull’infanzia e adolescenza; “Storia del nuovo cognome” sulla maturità e “Storia di chi fugge e di chi resta” sugli anni sessanta e settanta, quando Lila ed Elena sono ormai donne mature con destini profondamente diversi) è uno di quei rari libri in cui si conosce dal di dentro un pezzo importante della storia d’Italia del dopoguerra. Nessuno ce l’aveva narrata così. Ne sentiamo gli odori, la passione e lo squallore. Senza retorica, gramigna della letteratura italiana. 2 MAXKEEFEQUARANTASEI21luglio2014 Racconto originale Beatrice nel cielo di diamanti Città del Messico, giugno 2050. Ottava puntata. altro. Non voglio portare altro. Neppure “Spero che non mi porterai nella i nomi degli amici. stanza delle torture.” Devo solo decidere se portare due Obbedisco. Come sempre, all’inizio trasduttori neuronici. non succede niente. Il cervello non rieDomani sarò via. sce ad assorbire istantaneamente gli esabit di informazioni al secondo che ***** circolano nella rete neuronica. E’ sempre necessario uno sforzo cosciente, che Quattro giorni prima. si impara con la pratica. Anche per que“Volevo farti vedere qualcosa” dice il sto a nessun minorenne è permesso di dottor Nieto accarezzandosi il naso. entrare nella rete neuronica. Il primo Come sempre è vestito in giacca e craingresso nella neuronet è un po’ come vatta nera e camicia bianca, si muove perdere la verginità. Una grande attesa, con eleganza retrò da inizio secolo in una grande delusione e un gran mal di mezzo alle bianche tuniche dei burocra- testa finale. ti di Teotihuacan. Abbiamo chiacchieraQuando Saverio mi fece provare i to e girovagato tra le casette di legno neuroconduttori per la prima volta avericiclato che nascondono gli uffici delle vo ancora diciassette anni. Credo fu il Nazioni Unite, cincischiato su argomen- giorno in cui tentò di baciarmi. Prima ci ti giustamente frivoli, nell’ordine, l’ordi- fu una serata a ballare la salsa fino alle ne di Teotihuacan, la bellezza di quequattro di mattina, la prima e unica st’estate, un suo nipote in arrivo che gli volta che ballai in vita mia. Saverio riha fatto venire un desiderio di paternità, deva come un pazzo. Ero una danzatridue biglietti per un concerto di musica ce nata. Mi bastava guardare gli altri del XX secolo all’Auditorium di Chaper imitare i loro passi, e migliorarli. A pultepec. Lui cerca di convincermi della me non interessava nulla della mia brabellezza dei Beatles. Non ***** mi piace la musica classica. Rispondo semplicemente Molle. I miei tentacoli sono adagiati che non ho tempo. Sto per sul divano privi di ossa. Sono complepartire. tamente sciolta e passiva, incapace di Gli ho raccontato del vedere o sentire, sconnessa dal resto del mio processo. Si è mostrato mondo. L’appartamento è vuoto, asetti- partecipe, mi ha stretto una co e insonorizzato. Non c’è corrente mano. d’aria. Sono svuotata di energie, paraArriviamo in uno spazio lizzata dalla paura. Strofino tra le mani erboso, circondato di alberi il mio palmare, guardando il codice che bassi, con un’iridescenza ho appena ricevuto dalla polizia federa- luminosa che scompone i le che mi permetterà domani di supera- raggi del sole. re i controlli alla frontiera e di imbar“Cos’è ‘sto posto? Il vocarmi sull’Airbus diretto a Roma. stro orto biologico?” Il palmare è l’unica cosa che porterò Il dottor Nieto ride. Mi in Europa. Dentro c’è il mio permesso saltano addosso i grilli attidi viaggio, il registro delle vaccinazioni, rati dalla mia veste violacea le lettere di referenza, il biglietto per il e dal colore bronzeo delle dirigibile transoceanico, tutti i miei rimie cosce scoperte su cui si sparmi, i video, il traduttore spagnoloposano spesso anche gli inglese, i libri, i collegamenti alle riviste educati sguardi del dottor scientifiche, i miei appunti. Non ho mes- Nieto. so, come fanno altri, gli odori del Messi“E’ la sala riunioni. Metco per soffrire di nostalgia quando mi titi questi dài.” Mi consetroverò da sola il sabato sera. Non ho gna due neuroconduttori. Riassunto delle puntate precedenti. Le Nazioni Unite guidano un mondo sovrappopolato, affamato e in cerca di rinnovamento spirituale. Si servono di una misteriosa organizzazione di intelligence chiamata Infoboard e del Credo, una sorta di religione animistica legata al culto della Madre Terra, la Pachamama. La capitale del mondo è tra le rovine di Teotihuacan, a nord di Città del Messico. Protagonista della storia è una giovane fisica messicana che viene chiamata a lavorare dal premio Nobel Fernando Soares al CERN di Torino, la prestigiosa istituzione europea che sta cercando di realizzare i primi viaggi interstellari. Due scienziati del CERN sono inspiegabilmente scomparsi in maggio, l’anziano francese Saint-Nice e la sua giovane amante haitiana Madiou. Prima di partire per l’Europa, i compagni di meditazione di Beatrice la sottopongono ad un vero e proprio processo, considerandola una traditrice della Pachamama. Uscita dalla sessione, viene raggiunta da un’improvvisa convocazione del dottor Nieto, probabile funzionario dell’Infoboard, che la vuole vedere immediatamente. 3 MAXKEEFEQUARANTASEI21luglio2014 vura ma sapevo che dentro il cervello si riversavano chilotoni di sostanze psicoattive e che in quel momento ero felice come non lo ero mai stata prima. Saverio mi guardava e mi prendeva per la vita facendomi roteare, e sfiorava i suoi capelli con i miei, mi teneva le mani e si avvicinava con il volto al mio, si sfioravano i nostri nasi, le ciglia dei nostri occhi, le nostre labbra più di una volta si carezzarono e si scostavano come due bambini che giochino a rincorrersi e a nascondersi. Era uno di quei momenti perfetti che vorresti prolungare per sempre. Fummo gli ultimi a lasciare la pista dopo aver esaurito l’orquestra. Andammo a sederci in una taquería aperta tutta la notte sotto le palme. Saverio mi mise i due neuroconduttori quasi senza che io me ne accorgessi. Ma non avevo paura. Mi fidavo di Saverio. In quel momento avrebbe potuto farmi fare ogni cosa. Tranne quello che vidi. La porta che si aprì nella neuronet mi condusse ai miei peggiori incubi. Mi ritrovai sola su una spiaggia deserta davanti ad una raffineria in fiamme, circondata da quattro ragazzi arrapati, uno dei quali era Saverio che mi tastava volgarmente. ‘Devi governare la tua mente’ mi disse Saverio dolcemente dalla realtà mentre I PERSONAGGI Beatrice Hwang Guarguaglini, nata nel 2025 a Città del Messico. Figlia di Lihua Hwang, nata nel 1995 a Taiwan e di Lalo, morto nel 2029. Tra madre e figlia non corre buon sangue. Alessio Guarguaglini, nato nel 1970 a Ravenna, il nonno paterno di Beatrice, vive in Messico dal 2001. E’ il punto di riferimento per la ragazza. Saverio Sanmartín Logrado (2024). L’unico vero amico intimo di Beatrice, inutilmente innamorato di lei dall’adolescenza. Ernesto Pena Nieto (2015). Funzionario del Clan scientifico delle Nazioni Unite, l’ente che controlla la ricerca scientifica nel mondo. Probabile funzionario dell’Infoboard. Fernando Soares (2008). Fisico, mozambicano, premio Nobel 2041. Direttore del CERN di Torino. nella virtualità di infilava una mano sotto la tunica. Crudeli gesti, voce cordiale. ‘Beatrice. Non sono io. Sei tu a farlo. Devi governare la tua mente.’ Lottai per un tempo che mi parve infinito finché lo stupratore Saverio non scomparve. Ma il trauma mi era restato. Quando mi baciò nella realtà con una piroetta delle labbra e degli occhi scappai e corsi a piangere nella mia stanza. I neuroconduttori del dottor Nieto sono di altissima qualità. Entro senza fatica nella rete neuronica. La nebbia iniziale dura pochi decimi di secondo e subito dopo ho davanti a me il mare della rete, con colori vivi e suoni naturali. Il prato di Toetihuacan è luminoso. Una porta aperta sull’infinito. Basta un gesto per farmi entrare in collegamento con le notizie, incontrare altri scienziati, leggere le pubblicazioni scientifiche, posso parlare nella mia lingua con chiunque ed essere immediatamente compresa. La rete sa immediatamente di cosa ho bisogno. Siamo in cima ad una montagna da cui si ammira un panorama sconfinato. Sul prato appaiono tavolinetti apparecchiati. “Hai fame?” Chiede il dottor Nieto mentre io vado a vedere cosa c’è nei piatti virtuali. Costate di manzo e patate arrosto. “Non ho mai capito. Ma queste immagini da dove vengono? Sono mie, sono tue, sono di qualcun altro?” “Non lo sa nessuno. A me piace l’idea che sia la Pachamama a mandarcele.” “Allora le salsicce arrosto non sono peccaminose” concludo. Il dottor Nieto manipola l’aria. I tavolini scompaiono e sul lato settentrionale del prato appaiono delle fotografie. Una, dieci, cinquanta, cento. Ritraggono due persone. Un anziano signore europeo e una giovane donna di colore in varie pose. “Saint-Nice e Madiou” dice. “Sono le fotografie prese il giorno della loro scomparsa. L’ultima li ritrae sul lungolago di Ginevra alle ore 23.28’42”. Poi di loro non c’è più nulla.” “Sono scomparsi, no?” “Nessuno scompare così, Beatrice. Non in questo modo. Ognuno di noi lascia centinaia di tracce. Non c’è possibilità di nascondersi. Ci sono troppe telecamere in circolazione. Quelle dei turisti, gli adolescenti che si fotografavano davanti alla birreria, le telecamere di sorveglianza, i droni. Prima o poi qual- cuno ti inquadrerà.” Su un piedistallo a ponente appare l’immagine di me e il dottor Nieto mentre parlottiamo nella festa in cui ci siamo conosciuti, settimane fa. “Oppure questo.” Appare il mio volto insieme a Saverio per le strade del barrio. Sono impressionata. “Come fate a sapere tutte queste cose?” “La rete. Tutto è qui dentro. Ogni istante della nostra vita, ogni metro quadro di questo pianeta è registrato.” “Ehi, non potete fare queste cose! E’ illegale!” “No. Da quando sei nata sei una creatura pubblica. Tuo padre ti ha messo nella rete prima che nascessi e tu hai semplicemente continuato a mettere tue immagini senza chiederti il perché.” “Siete stati voi dell’Infoboard ad aver creato questo mostro.” “L’Infoboard non esiste. L’Infoboard siete voi.” “Con un piccolo aiuto dei tuoi amici.” “E’ tutto pubblico. La differenza è che noi sappiamo come portare alla luce questi tesori nascosti. Possiamo ricostruire la tua vita al decimo di secondo. Possiamo sapere in ogni momento chi hai visto e con chi hai parlato.” “Perché mi dici tutto questo?” “Perché dalle 23.28’42” del 9 maggio 2050 due persone si sono dissolte nel nulla e questo non è possibile.” “Forse qualche volta lo è.” “Allora ti mostro un’altra cosa.” Agita le sue mani nell’aria per co- 4 MAXKEEFEQUARANTASEI21luglio2014 mandare la rete. Appaiono altre foto. Sono sempre di Saint-Nice e Madiou. La prima foto, molto sfocata, è presa in un locale greco. Si vedono i paramilitari sullo sfondo. La seconda foto ritrae metà Saint-Nice abbracciata a metà Madiou. Le due metà sono coperte da sbarre metalliche o qualcosa del genere. E’ presa durante una partita di rugby ad Atene. “Allora?” “Sono due foto apparse in rete ad alcuni giorni di distanza dal 9 maggio.” “Bene. I due ragazzi sono scappati in Grecia. Li troverete.” “Beatrice” dice lui con pazienza. “Non sono andati da nessuna parte.” “Avete chiesto a tutti i greci?” “A meno che non siano andati a piedi attraversando le montagne e non abbiano attraversato a nuoto lo Ionio, senza aver comprato neppure una banana, dormendo per terra, non c’è modo che siano arrivati in Grecia in due settimane senza lasciare tracce.” “Le foto sono contraffatte.” “Sono genuine. E’ chiaro che qualcuno le ha messe di proposito per confonderci.” “Sono stati loro due. Saint-Nice sta fuggendo dalla moglie. Ha usato i nanobot per cancellarsi dalla rete.” “I nanobot professionali sono roba costosa. Quelli che girano in rete vanno bene solo per cancellare le foto dei ragazzini ubriachi.” “Molto interessante. Ma tutto ciò che ha a che fare con me?” “Stai per mettere la testa in un posto dove non sappiamo cosa sia accaduto.” “E quindi ti serve qualcuno che dopo averci messo la testa ti dica cosa ha visto.” “Vorrei solo che fossi prudente.” “Hai paura per me?” “Forse. Un po’. Tieni i due neuconduttori. Chiamami se hai qualche problema. Non ti fidare della polizia europea.” “Perché dovrei fidarmi dell’Infoboard? O di te?” volta dall’incontro con il dottor Nieto. “Va bene. Mettilo lì.” Saverio appoggia l’involto sul tavolino davanti a me. Lo guardo senza grande interesse. Scosta delicatamente la carta. Un intenso profumo di carne si diffonde per la stanza, inseguito da un odore di chile verde, cipolla e coriandolo e un dolce vapore tiepido. “Tacos al pastor! O Pachamama adorata! Due! Saverio, sei un pazzo!” ***** “E’ solo un gesto d’amore” dice lui. “Amore? Questo ti vale amore eterno. Il giorno dopo. Tu sei matto, matto, matto, matto. Avrai “Beatrice, ti ho portato qualcosa” dice speso un capitale. Dove l’hai preso? Chi Saverio entrando in casa con un pacte l’ha dato?” chetto avvolto in carta riciclata. Saverio “Vuoi mangiarlo oppure fargli un ha uno sguardo allegro ed immacolato. interrogatorio?” E’ una persona in cui la disonestà appa“Guarda quanto è bello, Saverio.” Il profumo della carne di manzo esplode re luminosa e calda. Sono ancora scon- sotto la mia narice. Provo ad infilare un dito tra i pezzetti di carne e la salsa verde. Lo metto in bocca. Il sapore si diffonde in bocca. Lentamente mi sale al cervello. Scattano una serie di ricordi imprevedibili. Uno. Quando avevo quattro anni, nel 2029, avvenne l’ultimo Natale. Mio padre portò un enorme maiale nel patio che fece cucinare lentamente per ore. Pochi mesi dopo la carne era scomparsa dal Messico e mio padre era morto. Due. Quando avevo sette anni, e vivevamo tutti e tre in una valle di Oaxaca in fuga dalle epidemie, un indigeno che si chiamava Miguel Angel o qualcosa del genere ci regalò un taco con una sottilissima striscia di pancetta di maiale arrostita. Del terzo ricordo dovrei vergognarmi. Avevo otto anni e una fame 5 MAXKEEFEQUARANTASEI21luglio2014 tremenda. Vidi un animale che sembrava un piccolo maiale correre nell’erba intorno al villaggio. Lo inseguii, lo catturai, lo uccisi con una pietra, poi lo arrostii e me lo mangiai da sola senza condividerlo con nessuno. Non era un maiale, probabilmente. “Ma è vero? Dimmi Saverio, è carne sintetica!” “Carne di manzo del Guanajuato. Si sente il profumo del nopal.” “E’ un sogno. Ne vuoi uno Saverio?” “No, sono tutti per te.” “Ti prego.” “Solo una cosa vorrei. Guardarti mentre mangi. E’ l’unica volta che ti vedo felice.” Sto assaporando il primo morso, piccolo e leggero, facendo scendere i denti nella consistenza delle fibre che si sciolgono lentamente. Mi sembra di vedere mio padre tornare accanto a me, braccio a braccio con il nonno, che ridono e scherzano raccontandosi barzellette stupide e sporche come quelle dei ragazzini di quattordici anni. E mio padre agita il coltello lungo come un braccio per tagliare quell’incredibile creatura arrostita allo spiedo, un maiale intero, e la gente del barrio si affolla intorno a lui ordinatamente. Non corrono e non piangono per il cibo. Ce n’è per tutti. Non bisogna picchiarsi pre prenderlo. “Volevo lasciarti un ricordo.” “Sei buono. Sei davvero un buon amico. Non mi meriti.” “Mi sarebbe piaciuto stare con te.” “Un giorno mi innamorerò di qualcuno, Saverio, ma non potrà essere meno meraviglioso di te.” “Magari chiamami quando vuoi innamorarti.” “Come funziona? Tu lo sai? C’è qualcosa che devo fare?” “Innamorarsi? No, non devi fare niente, Beatrice. Non pensare. Immagina che dentro di te ci sia un grande vuoto che attende solo di essere riempito dal profumo e dal sapore più forte che puoi immaginare, più di un taco, più di qualsiasi cosa tu abbia trovato in un laboratorio.” “A me sembra che non mi manchi nulla.” “Quando sei stata davvero felice?” “Quando avevo da mangiare. Tanto da mangiare. Mio padre...” Medito. “Saverio, ce la farò in Europa? Io non sono brava a trovare soluzioni. Ho litigato con tutti nella mia vita. Tu sei l’unico che mi sopporta.” Aspetta. Gli dico. “Posso lasciarti anch’io un ricordo?” Non aspetto che mi risponda. Mi alzo dal divano. Ho in mente una scena che ho vissuto nella rete neuronica. Mi avvicino a lui guardandolo negli occhi. Lui ha uno sguardo sorpreso, quasi di paura, non sa cosa lo aspetta. Apro le mie braccia per farle scivolare lentamente intorno alla sua vita, poco sotto il costato, facendole passare sotto la camicia, in modo che i miei polpastrelli attraversino la circonferenza del suo corpo. Le mie mani risalgono lungo la schiena, suavemente, mentre lo guardo fissamente in volto da vicino. Saverio non è in grado di muoversi. Non ho mai visto una persona arrendersi così senza combattere. Perché non combatti Saverio? Perché aspetti? Perché non mi cacci, mentre sto invadendo il tuo corpo? Le mie dita arrivano fino al collo. Nel loro percorso hanno sollevato la camicia, hanno scavato un solco sui muscoli della schiena. Lo accarezzo sulla nuca, dietro le orecchie e lo guardo intensamente. E scopro che la sensazione mi piace. Scopro che provo delle sensazioni, anche se non riesco a capire di cosa si trattino. Non sono mai stata così vicina ad un uomo da quando avevo quattro anni. Quando lo bacio sulle labbra lui sembra soffrire. Non riesce a muovere le sue braccia che restano ferme lungo i suoi fianchi. Non so che dovrebbe fare, ma secondo la rete dovrebbe metterle sui miei fianchi, in modo da stringermi a lui. Ma non lo fa. Quando lo lascio lui dice semplicemente “non ti dimenticherò Beatrice.” Io l’ho già fatto. Ma non glielo dico. ***** Ritorno alla vita. Lascio perdere i ricordi. Raccolgo il mio zainetto e il mio palmare. Mi avvicino alla porta. L’ultima volta che vedo la mia casa. Ho in mano i due neuroconduttori del dottor Nieto. Cosa farne? Li butto nella stanza di Lihua. Che parli lei col dottor Nieto. Non ho nulla da portare con me dal Messico. Sono libera e vuota. (continua) 6