STAGIONE 2008-09 Martedì 18 novembre 2008 ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Orchestra della Toscana Sir Neville Marriner direttore Monica Bacelli mezzosoprano 5 Consiglieri di turno Direttore Artistico Antonio Magnocavallo Clemente Perrone Da Zara Paolo Arcà Con il contributo di Con il contributo di Con la partecipazione di Sponsor istituzionali Con il patrocinio e il contributo di Con il patrocinio È vietato prendere fotografie o fare registrazioni, audio o video, in sala con qualsiasi apparecchio, anche cellulare. Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo dopo la fine di ogni composizione, durante gli applausi. Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione e al pubblico il clima più favorevole all’ascolto, si invita a: • spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici; • limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse…); • non lasciare la sala prima del congedo dell’artista. Orchestra della Toscana Sir Neville Marriner direttore Monica Bacelli mezzosoprano Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756 – Vienna 1791) Sinfonia n. 35 in re maggiore KV 385 “Haffner” (18’) Franz Schubert (Lichtenthal, Vienna 1797 – Vienna 1828) Quattro Lieder trascritti per voce e orchestra da Anton Webern (12’) Romanze dalle musiche di scena per Rosamunde D 797 (4’) Intervallo Franz Joseph Haydn (Rohrau 1732 – Vienna 1809) Sinfonia n. 96 in re maggiore “Il Miracolo” Hob.I.96 (25’) Si ringrazia Wolfgang Amadeus Mozart Sinfonia n. 35 in re maggiore KV 385 “Haffner” Allegro con spirito Andante Menuetto e Trio Presto Nel 1776 Sigmund Haffner, benemerito borgomastro di Salisburgo, aveva commissionato a Mozart una Serenata, per festeggiare il matrimonio della figlia Elisabetta. La musica notturna, com’era costume, venne eseguita la notte prima delle nozze, il 21 luglio, sotto le finestre della sposina. Il vecchio Haffner decise di festeggiare allo stesso modo anche il figlio Sigmund jr., quando nel 1782 fu elevato al rango di nobile. Mozart nel frattempo si era trasferito a Vienna, ma il padre Leopold sperava di mantenere il figlio legato a Salisburgo procacciandogli qualche nuovo lavoro. Malgrado fosse oberato di impegni, Mozart non poteva rifiutare quel piacere al padre, nel momento in cui cercava di strappargli il consenso alle nozze con Costanze. Accettò di comporre una nuova Serenata, “in re maggiore come piace a Lei”, scrisse a Salisburgo. Mozart tuttavia inviava la partitura a Leopold senza fretta, un pezzo alla volta. Alle lamentele del padre rispondeva, sbuffando: «Le mie intenzioni sono buone, mi creda, ma quando non si può, non si può. Non mi piace buttare giù degli scarabocchi». La Serenata era tutt’altro che uno scarabocchio naturalmente. Mozart rimase “ganz surpreniert” (molto sorpreso), quando nel febbraio del 1783 si fece rispedire la musica a Vienna. Aveva bisogno di un lavoro orchestrale da inserire in una accademia pubblica a pagamento e pensava di rimaneggiare il pezzo scritto per Haffner. La Serenata fu trasformata in Sinfonia abbastanza semplicemente, eliminando la Marcia (KV 408) e uno dei due Minuetti. In seguito Mozart aggiunse all’organico flauti e clarinetti nel primo e nell’ultimo movimento. Il 23 marzo 1783, al Burgtheater di Vienna, fu eseguita la Haffner-Symphonie in re maggiore, la prima delle ultime sei grandi sinfonie di Mozart. La “Haffner” si apre con un gesto nobile e solenne. Il grande salto di due ottave conferisce al tema una largesse da gran signore, mentre il ritmo puntato aggiunge una punta d’orgoglio e di eleganza. Il re maggiore è una tonalità particolarmente sonora, adatta alla musica en plain air. Gli archi trovano la nota fondamentale e la dominante nelle corde vuote, con risonanze che arricchiscono il timbro dell’orchestra. Ma la pompa dell’inizio dura poco. La figura ritmica della marcia sviluppa in breve tempo una sostanziosa forma musicale. La padronanza del contrappunto, l’articolazione dei ritmi, il gusto nella scelta delle armonie e l’equilibrio delle proporzioni attestano il genio del suo autore. La Sinfonia è in ogni sua parte un capolavoro di leggerezza e d’intelligenza musicale. A Mozart basta solo uno sguardo per portare l’ascoltatore dentro un’emozione. Una semplice appoggiatura dell’oboe e del fagotto, nell’“Andante” in sol maggiore, è sufficiente a dare profondità alla frase espressiva dei violini. Dopo aver assistito al Ratto dal Serraglio, l’imperatore Giuseppe II rimproverava a Mozart con galanteria di aver scritto troppe note. Si sentì rispondere: «Non una più del necessario, Maestà». A Mozart, infatti, ne bastava una sola. Franz Schubert Quattro Lieder trascritti per voce e orchestra da Anton Webern Tränenregen Der Wegweiser Du bist die Ruh’ Ihr Bild Romanze dalle musiche di scena per Rosamunde D 797 Le radici spirituali della musica di Anton Webern affondano nel mondo del tardo romanticismo tedesco. Il giovane Webern fu profondamente influenzato dal teatro di Wagner, un autore che sembrerebbe diametralmente opposto al rigore monacale del suo stile aforistico. A Klagenfurt, sotto la guida del primo maestro, Edwin Komauer, ebbe modo di conoscere, ancora adolescente, la musica moderna del suo tempo, in larga misura legata alla forma del poema sinfonico e della musica a programma. Gli autori principali di quel periodo di formazione erano Richard Strauss, Franz Liszt, Hugo Wolf, Joachim Raaf, del quale ammirò in modo particolare la Sinfonia intitolata Im Walde. A Vienna, dove si trasferì nel 1902 per studiare all’Università, Webern entrò nella sfera d’influenza di Gustav Mahler, il musicista più significativo nella sua formazione dopo Schoenberg. L’elemento essenziale nello sviluppo della sua prima fase creativa era il rapporto con la natura, che rappresenta il filo rosso della cultura romantica nelle sue varie forme d’espressione. La natura forniva, sin dalla prima generazione di poeti, pittori e musicisti romantici, una potente metafora per esprimere le molteplici sfumature della complessa relazione tra l’individuo e il mondo. Nella musica vocale, la prima forma d’espressione artistica di Webern, un ricco voca- bolario di gesti e di riferimenti fondato sul corpus di Lieder di Schubert era un patrimonio condiviso sia dai compositori, sia dal pubblico di lingua tedesca. Gli artisti romantici vedevano la natura come il focolare domestico dello spirito, un Heimat dell’anima, il luogo dove l’eroe ferito trova rifugio e conforto dalla sua lotta con il mondo. L’accoglienza materna della natura era un concetto a volte esteso più in profondità, fino a diventare l’emblema della riconciliazione definitiva nella pace eterna della morte. L’espressione più forte di questa metafora della natura si trova nei due grandi cicli vocali di Schubert, Die schöne Müllerin e Winterreise. Il giovane Webern, allievo all’Università del musicologo Guido Adler, scelse proprio da quel mondo due Lieder da trascrivere per voce e orchestra nel 1903. Il riferimento alla morte diviene esplicito nell’altro Lied trascritto, Du bist die Ruh’, su testo di un poeta amatissimo da tutti i musicisti romantici e in particolare da Mahler, Friedrich Rückert. L’ultimo, Ihr Bild, uno dei Lieder di Schubert su testo di Heine della raccolta postuma Schwanengesang (titolo inventato dall’editore), aggiunge il riferimento a una delusione amorosa, che completa il quadro secondo i canoni tipici di una sensibilità giovanile. Le trascrizioni sono esercizi di stile nel solco della tradizione tardoromantica per impratichire la mano, tuttavia offrono uno sguardo sul mondo poetico dell’autore e permettono di comprendere con quale rigore e disciplina interiore Webern ha compiuto il lungo percorso dal mondo d’origine all’espressione finale del suo stile maturo. Le musiche di scena per il dramma romantico Rosamunde, Fürstin von Cypern furono per Schubert l’ultima occasione di lavorare in teatro. L’autrice del testo, Helmina von Chézy, raccontò nelle sue memorie (Unvergessenes, 1858) come nacque lo spettacolo: «Un giovane amico, di nome Kupelwieser, fratello del famoso pittore, mi chiese un dramma, per il quale Franz Schubert intendeva scrivere la musica. Una bella fanciulla, la signorina [Emilie] Neumann, di cui [Kupelwieser] era innamorato, attrice nel Teatro an der Wien, avrebbe dato il dramma a proprio beneficio […] La meravigliosa musica di Schubert venne apprezzata e incoronata da un successo trascinante. Ma la poesia non era al suo posto, poiché il Theater an der Wien aveva il suo specifico pubblico e io non ero in grado di scrivere nulla di adatto, visto che non lo conoscevo per niente». Con le due rappresentazioni di Rosamunde le porte del teatro si chiusero per sempre di fronte a Schubert. Il teatro rappresentò la grande illusione di Schubert, per citare una felice espressione del compianto Sergio Sablich. Le grandi opere Alfonso und Estrella e Fierrabras sono rimaste sconosciute quasi fino ai nostri giorni, mentre le musiche assai meno pretenziose per Rosamunde hanno trovato un posto stabile nel repertorio. Grazie a ciò la Romanza rappresenta il solo riferimento al mondo operistico di Schubert che abbia avuto acces- so al pubblico. La malinconica eleganza di quel chiaro di luna lascia intuire quel che si è perduto tenendo Schubert lontano dal suo luogo dell’anima. Franz Joseph Haydn Sinfonia n. 96 in re maggiore “Il Miracolo” Hob.I.96 Adagio-Allegro Andante Menuetto e Trio Finale. Vivace assai Gli studiosi sono concordi nel ritenere che la prima sinfonia diretta a Londra da Haydn sia stata quella in re maggiore n. 96. Il violinista e impresario tedesco Johann Peter Solomon aveva convinto il famoso maestro di capella del principe Esterházy a recarsi nella capitale inglese, per partecipare alle serie di concerti della sua orchestra che si svolgevano negli Hanover Square Rooms. Dopo la scomparsa del principe Nikolaus, l’orchestra di corte degli Esterházy era stata sciolta dal suo successore, che aveva tuttavia prolungato formalmente l’incarico ad Haydn in segno di rispetto per i servigi resi alla casa. Il musicista ora era libero di tentare la fortuna a livello internazionale. A Londra Haydn trovò condizioni molto diverse da quelle a cui era abituato. La sala aveva una capienza di circa 800 persone e l’orchestra disponeva di circa quaranta elementi, circa il doppio di quanti Haydn ne avesse a disposizione dagli Esterházy. Il primo concerto si svolse l’11 marzo 1791, con il compositore seduto al fortepiano piazzato al centro della pedana. Le cronache riferiscono di un successo travolgente per il non più giovane compositore, stimato dall’esperto pubblico inglese ben prima del suo arrivo a Londra. Il titolo della Sinfonia deriva da un aneddoto raccontato da Albert Christoph Dies. Quando Haydn si presentò sulla pedana per dirigere, le persone sedute in platea si accalcarono davanti per vedere da vicino il famoso musicista. Proprio in quel momento il pesante lampadario si staccò dal soffitto, precipitando sulle sedie fortunatamente vuote. L’incidente in realtà avvenne diversi anni dopo, nel 1795, in occasione dell’esecuzione di un altro lavoro. La Sinfonia in re maggiore presenta un assetto ormai ben sperimentato nella produzione di Haydn. La musica comincia con un “Adagio” introduttivo, per passare al primo movimento vero e proprio, “Allegro”, secondo uno schema ripetuto in tutte le dodici Sinfonie londinesi tranne una. In realtà la struttura generale di questo movimento manifesta una sofisticata forma simmetrica. La frase in re minore dell’introduzione lenta si rispecchia nell’episodio in minore, poco prima della fine, che suggella con una inaspettata esplosione di suono il caratte- re tragico e antieroico di questa eccezionale Sinfonia. La Forma dell’“Andante” è altrettanto sofisticata, benché sia in apparenza una semplice struttura ternaria ABA. Il movimento venne considerato dal pubblico londinese superiore a tutto il resto e fu ripetuto a furor di popolo. Il “Trio” del “Menuetto” contiene un solo di oboe di rilievo, in omaggio al virtuoso dell’orchestra William T. Parker. Il magnifico “Finale” è un vivace rondò, il cui ritornello presenta una melodia popolaresca forse nota alle orecchie moderne, per essere stata ripresa da Čajkovskij nello Schiaccianoci. Il primo lavoro scritto per l’esigente pubblico di Londra manifesta nel modo migliore quella ricchezza di espressione e fluidità di stile che avevano indotto il maggior esteta musicale della seconda metà del Settecento, Johann Georg Sulzer, a descrivere il nuovo genere della sinfonia da concerto con queste parole: «Un tale Allegro in una Sinfonia è come un’ode pindarica: eleva e commuove l’animo dell’ascoltatore nella stessa maniera e al fine di raggiungere questo effetto richiede il medesimo spirito, la stessa sublime immaginazione, e la stessa conoscenza dell’arte». Oreste Bossini Tränenregen op. 25 n. 10 (da Die schöne Müllerin D 795) Pioggia di lacrime Wilhelm Müller Traduzione di Pietro Soresina Wir saßen so traulich beisammen Im kühlen Erlendach, Wir schauten so traulich zusammen Hinab in den rieselnden Bach. Sedevamo insieme come buoni amici, nel fresco boschetto di ontani, così in confidenza insieme guardavamo giù nella corrente del ruscello. Der Mond war auch gekommen, Die Sternlein hinterdrein, Und schauten so traulich zusammen In den silbernen Spiegel hinein. Anche la luna s’era levata col suo corredo di stelle, e così dolcemente insieme guardavamo nello specchio d'argento. Und in den Bach versunken Der ganze Himmel schien, Und wollte mich mit hinunter In seine Tiefe ziehn. E tutto il cielo sembrava sprofondato nel ruscello, e pareva volesse trascinarmi giù nel suo profondo. Und über den Wolken und Sternen, Da rieselte munter der Bach Und rief mit Singen und Klingen: Geselle, Geselle, mir nach! E sopra le nubi e le stelle scorreva allegro il ruscello e diceva, cantando e risuonando: Amico, amico, vieni con me! Da gingen die Augen mir über, Da ward es im Spiegel so kraus; Sie sprach: es kommt ein Regen, Ade! ich geh’ nach Haus. Allora gli occhi mi si appannarono, lo specchio si fece confuso; lei disse: Arriva la pioggia, addio, io tomo a casa. Der Wegweiser op. 89 n. 20 (da Winterreise D 911) Il segnale stradale Wilhelm Müller Traduzione di Pietro Soresina Was vermeid’ ich denn die Wege, Wo die ander’n Wand’rer gehn, Suche mir versteckte Stege Durch verschneite Felsenhöh’n? Perché evito i sentieri battuti dagli altri viandanti, e cerco passaggi nascosti attraverso rupi innevate? Habe ja doch nichts begangen, Dass ich Menschen sollte scheu’n, Welch ein törichtes Verlangen Treibt mich in die Wüstenei’n? Non ho commesso nulla, perché io debba evitare l'uomo; quale assurda brama mi spinge nei luoghi deserti? Weiser stehen auf den Wegen, Weisen auf die Städte zu, Und ich wand’re sonder Maßen Ohne Ruh’ und suche Ruh’. Lungo le vie si levano segnali, guidano attraverso la città; ed io mi dirigo altrove senza pace, ma cerco pace. Einen Weiser seh’ ich stehen Unverrückt vor meinem Blick; Eine Straße muss ich gehen, Die noch keiner ging zurück. Qui vedo un segnale, fisso davanti a me; devo prendere la via, da cui mai nessuno è ritornato. Du bist die Ruh’ op. 59 n. 3 D 776 Tu sei la pace Friedrich Rückert Traduzione di Pietro Soresina Du bist die Ruh’, Der Friede mild, Die Sehnsucht du, Und was sie stillt. Tu sei la pace, la dolce tranquillità, sei la nostalgia e ciò che l’appaga. Ich weihe dir Voll Lust und Schmerz Zur Wohnung hier Mein Aug und Herz. A te io consacro, pieno di gioia e dolore, quale dimora gli occhi e il cuore. Kehr ein bei mir, Und schließe du Still hinter dir Die Pforten zu. Entra in me e richiudi in silenzio dietro a te la porta. Treib andern Schmerz Aus dieser Brust! Voll sei dies Herz Von deiner Lust. Allontana il dolore da questo petto! Pieno sia questo cuore della tua letizia. Dies Augenzelt, Von deinem Glanz Allein erhellt, O füll es ganz! Questo sguardo dal tuo solo splendore illuminato, riempilo tutto! Ihr Bild (da Schwanengesang D 957) La sua immagine Heinrich Heine Traduzione di Egle Amendolito Ruscelli Ich stand in dunklen Träumen Und starrte ihr Bildnis an, Und das geliebte Antlitz Heimlich zu leben begann. Ero immerso in sogni oscuri e fissavo il suo ritratto, e il volto amato cominciò misteriosamente ad animarsi. Um ihre Lippen zog sich Ein Lächeln wunderbar, Und wie von Wehmutstränen Erglänzte ihr Augenpaar. Un sorriso meraviglioso si diffuse sulle sue labbra. Lacrime di tristezza brillarono nei suoi occhi. Auch meine Tränen flossen Mir von den Wangen herab Und ach! ich kann es nicht glauben, Dass ich dich verloren hab! Anche a me le guance si rigarono di pianto. Ahimè! Non posso credere di averti perduta! Romanze der Axa aus Rosamunde, Romanza di Axa da Rosamunda, Fürstin von Cypern D 797 Principessa di Cipro Helmina von Chézy Traduzione di Stefania Santandrea Der Vollmond strahlt auf Bergeshöhn La luna piena splende sulla cima dei monti, come mi sei mancato! Caro, è così bello quando il vero amore bacia veramente! Wie hab’ ich dich vermisst! Du süßes Herz! Es ist so schön, Wenn treu die Treue küsst. Was frommt des Maien holde Zier? Du warst mein Frühlingsstrahl! Licht meiner Nacht, O lächle mir Im Tode noch einmal! Che cosa sono di maggio i begli addobbi per me? Tu eri il mio raggio di primavera! Luce della mia notte, oh sorridimi ancora una volta nella morte! Sie trat hinein beim Vollmondschein, Sie blickte himmelwärts: “Im Leben fern, im Tode dein!” Und sanft brach Herz an Herz. Entrò alla luce della luna piena, e fissò il cielo: “In vita lontana, in morte tua!” E dolcemente cuore si spezzò su cuore. Le traduzioni dei primi quattro Lieder sono tratte dal volume Lieder. Testi originali e traduzioni, Milano, Garzanti, 1984. La traduzione del quinto Lied è tratta dal volume Franz Schubert. Lieder e lavori corali. Tradotti da Stefania Santandrea, Livorno, Mobydick, 2006. MONICA BACELLI mezzosoprano Con un repertorio che spazia dai ruoli barocchi, alle eroine mozartiane e rossiniane fino alla musica del novecento e contemporanea Monica Bacelli è ospite regolare dei più famosi teatri del mondo in collaborazione con direttori di primissimo piano quali Ivor Bolton, Semyon Bychkov, Sylvain Cambreling, Riccardo Chailly, Myung-Whun Chung, Valery Gergiev, Bernard Haitink, Nikolaus Harnoncourt, René Jacobs, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Daniel Oren, Seiji Ozawa, Trevor Pinnock, Simon Rattle, David Robertson e Christian Thielemann. È inoltre protagonista di concerti e recital in collaborazione con artisti di primo piano tra i quali Irwin Cage. Nel 1997 ha meritato il Premio Abbiati dell’Associazione dei critici musicali italiani. Nel 1999 nell’ambito del “Progetto Pollini” a Salisburgo ha eseguito Altra Voce di Berio per soprano e flauto e alcuni madrigali di Monteverdi accompagnata da Maurizio Pollini; concerto riproposto alla Carnegie Hall di New York, in Giappone, a Roma (Accademia di S. Cecilia), Milano e Vienna. Tra gli impegni recenti il debutto al Teatro São Carlos di Lisbona, lo Stabat Mater di Pergolesi con l’Orchestra Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Muti, la Messa in do minore di Mozart con Zubin Mehta, Tamerlano di Händel e Idomeneo di Mozart al Maggio Musicale Fiorentino, L’Incoronazione di Poppea di Monteverdi all’Opera National di Parigi e alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera, una nuova produzione di La Calisto sempre a Monaco di Baviera, Werther diretta da Michel Plasson al Teatro Regio Torino, Giulio Cesare a Bruxelles e Idomeneo con Daniel Harding al Teatro alla Scala. È stata inoltre ospite dell’Accademia di S. Cecilia (Don Giovanni con Antonio Pappano), della Fenice di Venezia e del Festival di Salisburgo (Lucio Silla). Nel 2007 al Maggio Musicale Fiorentino è stata protagonista dell’Antigone di Fedele, con i Berliner Philharmoniker ha cantato Le Martyre de S. Sebastien di Debussy e Folk Songs di Berio in un concerto straordinario diretto da Sir Simon Rattle. Tra gli impegni futuri Alcina e un recital alla Scala, La Calisto al Covent Garden, Tamerlano con Domingo al Teatro Real di Madrid e La Clemenza di Tito al Teatro Regio di Torino con Roberto Abbado e la regia di Graham Vick. Tra le sue numerose registrazioni ricordiamo La finta giardiniera di Mozart con Nikolaus Harnoncourt, Le nozze di Figaro di Mozart con Zubin Mehta e Folk Songs di Berio con Antonio Ballista. È per la prima volta ospite della nostra Società. SIR NEVILLE MARRINER direttore La vita musicale di Sir Neville Marriner ha avuto inizio con lo studio del violino al Royal College of Music e al Conservatorio di Parigi con René Benedetti. Dopo aver suonato in varie formazioni cameristiche, entra a far parte della London Symphony Orchestra dove collabora con direttori leggendari tra i quali Arturo Toscanini, Wilhelm Furtwängler, Guido Cantelli e Herbert von Karajan. Nel 1959 fonda l’Academy of St Martin-in-the-Fields. Inizia così ad avvicinarsi alla direzione d’orchestra e studia negli Stati Uniti con Pierre Montuex. Dal 1969 al 1979 è direttore principale della Los Angeles Chamber Orchestra, dal 1979 al 1986 direttore principale della Minnesota Orchestra e subito dopo dell’Orchestra della Radio di Stoccarda, senza mai interrompere il suo intenso lavoro con l’Academy. In ambito operistico ha debuttato al Festival di Aix-en-Provence (Le Nozze di Figaro) e a Los Angeles (La Cenerentola). Segue al Mozarteum di Salisburgo una produzione televisiva del Re Pastore di Mozart con l’Academy of St Martin-in-the-Fields. Ha inoltre collaborato con l’Opera de Lyon. Sir Neville Marriner è ospite regolare delle più prestigiose orchestre sinfoniche in Europa, negli Stati Uniti e in Asia. Nel 1979 è stato nominato “Commander of the Order of the British Empire”; nel 1985 ha ricevuto il titolo di Baronetto; nel 1995 è stato insignito dell’“Ordre des Arts et Lettres” dal Ministero della Cultura Francese per il costante impegno in campo musicale e il grande apporto alla vita culturale francese. Sir Neville Marriner è uno degli artisti più prolifici in ambito discografico; inoltre è stato direttore musicale e artistico nella realizzazione della colonna sonora del film “Amadeus” che ha meritato tre Grammy Awards. Nel 1994 con l’Academy of St Martin-in-the-Fields ha meritato il “Queen’s Award for Export Achievement” quale riconoscimento dell’enorme successo internazionale in campo concertistico e discografico. È stato ospite della nostra Società nel 1976. ORCHESTRA DELLA TOSCANA L’Orchestra della Toscana si è formata a Firenze nel 1980 per iniziativa della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Firenze. Nel 1983, sotto la direzione artistica di Luciano Berio, è diventata Istituzione Concertistica Orchestrale per riconoscimento del Ministero del Turismo e dello Spettacolo. Attualmente la direzione artistica è affidata ad Aldo Bennici, uno dei padri fondatori dell’ORT. Composta da 45 musicisti, che si suddividono anche in agili formazioni cameristiche, l’Orchestra ha sede nello storico Teatro Verdi, nel centro di Firenze. Le esecuzioni fiorentine sono trasmesse su territorio nazionale da RadioRai Tre. Interprete duttile di un ampio repertorio che dalla musica barocca arriva fino ai compositori contemporanei, l’Orchestra riserva ampio spazio a Haydn, Mozart, Beethoven con particolare attenzione alla letteratura meno eseguita. Una precisa vocazione per il Novecento storico, insieme a una spiccata sensibilità per la musica d’oggi, caratterizzano la formazione toscana nel panorama musicale italiano. Ospite delle più importanti società di concerti italiane, si è esibita al Teatro alla Scala di Milano, Maggio Musicale Fiorentino, Comunale di Bologna, Carlo Felice di Genova, Auditorium “G. Agnelli” del Lingotto di Torino, Accademia di S. Cecilia di Roma, Settimana Musicale Senese, Ravenna Festival, Rossini Opera Festival e Biennale di Venezia. Numerose le sue esibizioni all’estero nei teatri della Germania, del Giappone, del Sud America, e poi a Cannes, Edimburgo, Hong Kong, Madrid, New York, Parigi, Salisburgo e Strasburgo. Tra i musicisti che hanno collaborato con l’ORT ricordiamo Roberto Abbado, Salvatore Accardo, Martha Argerich, Rudolf Barshai, Bruno Bartoletti, Yuri Bashmet, Luciano Berio, Frans Brüggen, Mario Brunello, Sylvain Cambreling, Kyung-Wha Chung, Myung-Whun Chung, Alicia De Larrocha, Enrico Dindo, Rafael Frübeck De Burgos, Gianandrea Gavazzeni, Gianluigi Gelmetti, Natalia Gutman, Daniel Harding, Heinz Holliger, Eliahu Inbal, Kim Kashkashian, Ton Koopman, Gidon Kremer, Yo-Yo Ma, Gustav Kuhn, Alexander Lonquich, Andrea Lucchesini, Peter Maag, Peter Maxwell Davies, Mischa Maisky, Sabine Meyer, Shlomo Mintz, Viktoria Mullova, Roger Norrington, Esa Pekka Salonen, Heinrich Schiff, Jeffrey Tate, Jean-Yves Thibaudet, Vladimir Spivakov, Uto Ughi e Maxim Vengerov. Tra le numerose registrazioni discografiche ricordiamo la recente incisione per l’Accademia Chigiana di Siena di Le Congiurate di Schubert con Gérard Korsten e il Requiem di Mozart con Gianluigi Gelmetti. È per la prima volta ospite della nostra Società. Andrea Tacchi, Daniele Giorgi, Paolo Gaiani, Angela Asioli, Patrizia Bettotti, Stefano Bianchi, Marian Elleman, Francesco Di Cuonzo, Chiara Foletto violini primi Chiara Morandi, Giorgio Ballini, Gabriella Colombo, Marcello D’Angelo, Alessandro Giani, Neri Grassini, Susanna Pasquariello violini secondi Riccardo Masi, Stefano Zanobini, Pier Paolo Ricci, Caterina Cioli, Alessandro Franconi viole Luca Provenzani, Giovanni Lippi, Christine Dechaux, Stefano Battistini, Giovanni Simeone violoncelli Gianpietro Zampella, Luigi Giannoni, Lorenzo Baroni contrabbassi Fabio Fabbrizzi, Michele Marasco flauti Alessio Galiazzo, Flavio Giuliani oboi Marco Ortolani, Antonio Duca clarinetti Paolo Carlini, Umberto Codecà fagotti Andrea Albori, Paolo Faggi corni Donato De Sena, Daniele Cantafio trombe Morgan M. Tortelli timpani Società del Quartetto di Milano via Durini 24 - 20122 Milano tel. 02.795.393 – fax 02.7601.4281 www.quartettomilano.it e-mail: [email protected] Prossimi concerti: martedì 2 dicembre 2008, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Europa Galante Fabio Biondi direttore Gemma Bertagnolli, Lucia Cirillo, Anna Chierichetti, Marina De Liso, Roberto Abbondanza solisti L. Leo - Sant’Elena al Calvario, Oratorio in due parti su libretto di Pietro Metastasio In questi giorni Lucca rende omaggio con una grande mostra a uno dei suoi figli famosi, il pittore Pompeo Batoni, considerato nel Settecento uno dei maggiori ritrattisti europei. Batoni ha lasciato un bel ritratto di Leonardo Leo, raffigurato in abiti eleganti e con la penna in mano. Il quadro rispecchia l’indiscussa reputazione del musicista, scomparso prematuramente nel 1744. Leo è stato uno dei fondatori della grande scuola operistica napoletana, contribuendo notevolmente a elevare lo stile degli intermezzi comici e dell’opera buffa, ma divenne forse ancor più stimato negli ultimi anni come autore di musica sacra. Sant’Elena al Calvario è un oratorio religioso su testo di Metastasio, uno dei suoi poeti preferiti in teatro. Fabio Biondi ha lavorato direttamente sull’autografo conservato a Bologna, dove l’oratorio venne eseguito nel 1734, riportando la partitura alla tinta originale, resa con la consueta competenza e passione dall’ensemble strumentale Europa Galante. Il cast è formato dai migliori interpreti italiani del repertorio barocco, a garanzia di un’espressione fedele della parola e del metro della poesia di Metastasio. FONDAZIONE MAZZOTTA - VISITA GUIDATA GRATUITA PER I SOCI La Fondazione Mazzotta offre ai nostri Soci una visita guidata gratuita alla mostra “Ethnopassion - La collezione di arte etnica di Peggy Guggenheim”. L’appuntamento è previsto per giovedì 4 dicembre 2008 alle ore 18 nella sede della Fondazione in Foro Buonaparte 50. I Soci, in un massimo di 25 persone, potranno prenotarsi per telefono (02 795393) o via e-mail ([email protected]), presso la segreteria della Società. Ricordiamo inoltre che i Soci, indipendentemente da questo appuntamento, possono sempre visitare le mostre della Fondazione al costo ridotto di € 6 anziché € 8, presentando la tessera associativa.