STAGIONE
2008-09
Martedì
18 novembre 2008
ore 20.30
Sala Verdi
del Conservatorio
Orchestra della Toscana
Sir Neville Marriner direttore
Monica Bacelli mezzosoprano
5
Consiglieri di turno
Direttore Artistico
Antonio Magnocavallo
Clemente Perrone Da Zara
Paolo Arcà
Con il contributo di
Con il contributo di
Con la partecipazione di
Sponsor istituzionali
Con il patrocinio e il contributo di
Con il patrocinio
È vietato prendere fotografie o fare registrazioni, audio o video, in sala
con qualsiasi apparecchio, anche cellulare.
Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo dopo la fine di ogni composizione,
durante gli applausi.
Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione e al pubblico
il clima più favorevole all’ascolto, si invita a:
• spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici;
• limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse…);
• non lasciare la sala prima del congedo dell’artista.
Orchestra della Toscana
Sir Neville Marriner direttore
Monica Bacelli
mezzosoprano
Wolfgang Amadeus Mozart
(Salisburgo 1756 – Vienna 1791)
Sinfonia n. 35 in re maggiore KV 385 “Haffner” (18’)
Franz Schubert
(Lichtenthal, Vienna 1797 – Vienna 1828)
Quattro Lieder trascritti per voce e orchestra
da Anton Webern (12’)
Romanze dalle musiche di scena per Rosamunde D 797 (4’)
Intervallo
Franz Joseph Haydn
(Rohrau 1732 – Vienna 1809)
Sinfonia n. 96 in re maggiore “Il Miracolo” Hob.I.96 (25’)
Si ringrazia
Wolfgang Amadeus Mozart
Sinfonia n. 35 in re maggiore
KV 385 “Haffner”
Allegro con spirito
Andante
Menuetto e Trio
Presto
Nel 1776 Sigmund Haffner, benemerito borgomastro di Salisburgo, aveva commissionato a Mozart una Serenata, per festeggiare il matrimonio della figlia
Elisabetta. La musica notturna, com’era costume, venne eseguita la notte prima
delle nozze, il 21 luglio, sotto le finestre della sposina. Il vecchio Haffner decise
di festeggiare allo stesso modo anche il figlio Sigmund jr., quando nel 1782 fu
elevato al rango di nobile. Mozart nel frattempo si era trasferito a Vienna, ma il
padre Leopold sperava di mantenere il figlio legato a Salisburgo procacciandogli qualche nuovo lavoro. Malgrado fosse oberato di impegni, Mozart non poteva rifiutare quel piacere al padre, nel momento in cui cercava di strappargli il
consenso alle nozze con Costanze. Accettò di comporre una nuova Serenata, “in
re maggiore come piace a Lei”, scrisse a Salisburgo. Mozart tuttavia inviava la
partitura a Leopold senza fretta, un pezzo alla volta. Alle lamentele del padre
rispondeva, sbuffando: «Le mie intenzioni sono buone, mi creda, ma quando non
si può, non si può. Non mi piace buttare giù degli scarabocchi». La Serenata era
tutt’altro che uno scarabocchio naturalmente. Mozart rimase “ganz surpreniert” (molto sorpreso), quando nel febbraio del 1783 si fece rispedire la musica
a Vienna. Aveva bisogno di un lavoro orchestrale da inserire in una accademia
pubblica a pagamento e pensava di rimaneggiare il pezzo scritto per Haffner. La
Serenata fu trasformata in Sinfonia abbastanza semplicemente, eliminando la
Marcia (KV 408) e uno dei due Minuetti. In seguito Mozart aggiunse all’organico flauti e clarinetti nel primo e nell’ultimo movimento. Il 23 marzo 1783, al
Burgtheater di Vienna, fu eseguita la Haffner-Symphonie in re maggiore, la
prima delle ultime sei grandi sinfonie di Mozart.
La “Haffner” si apre con un gesto nobile e solenne. Il grande salto di due ottave conferisce al tema una largesse da gran signore, mentre il ritmo puntato
aggiunge una punta d’orgoglio e di eleganza. Il re maggiore è una tonalità particolarmente sonora, adatta alla musica en plain air. Gli archi trovano la nota
fondamentale e la dominante nelle corde vuote, con risonanze che arricchiscono
il timbro dell’orchestra. Ma la pompa dell’inizio dura poco. La figura ritmica
della marcia sviluppa in breve tempo una sostanziosa forma musicale. La padronanza del contrappunto, l’articolazione dei ritmi, il gusto nella scelta delle armonie e l’equilibrio delle proporzioni attestano il genio del suo autore. La Sinfonia
è in ogni sua parte un capolavoro di leggerezza e d’intelligenza musicale. A
Mozart basta solo uno sguardo per portare l’ascoltatore dentro un’emozione.
Una semplice appoggiatura dell’oboe e del fagotto, nell’“Andante” in sol maggiore, è sufficiente a dare profondità alla frase espressiva dei violini. Dopo aver
assistito al Ratto dal Serraglio, l’imperatore Giuseppe II rimproverava a
Mozart con galanteria di aver scritto troppe note. Si sentì rispondere: «Non una
più del necessario, Maestà». A Mozart, infatti, ne bastava una sola.
Franz Schubert
Quattro Lieder trascritti per voce e orchestra
da Anton Webern
Tränenregen
Der Wegweiser
Du bist die Ruh’
Ihr Bild
Romanze dalle musiche di scena per Rosamunde D 797
Le radici spirituali della musica di Anton Webern affondano nel mondo del tardo
romanticismo tedesco. Il giovane Webern fu profondamente influenzato dal teatro di Wagner, un autore che sembrerebbe diametralmente opposto al rigore
monacale del suo stile aforistico. A Klagenfurt, sotto la guida del primo maestro,
Edwin Komauer, ebbe modo di conoscere, ancora adolescente, la musica moderna del suo tempo, in larga misura legata alla forma del poema sinfonico e della
musica a programma. Gli autori principali di quel periodo di formazione erano
Richard Strauss, Franz Liszt, Hugo Wolf, Joachim Raaf, del quale ammirò in
modo particolare la Sinfonia intitolata Im Walde. A Vienna, dove si trasferì nel
1902 per studiare all’Università, Webern entrò nella sfera d’influenza di Gustav
Mahler, il musicista più significativo nella sua formazione dopo Schoenberg.
L’elemento essenziale nello sviluppo della sua prima fase creativa era il rapporto con la natura, che rappresenta il filo rosso della cultura romantica nelle sue
varie forme d’espressione. La natura forniva, sin dalla prima generazione di
poeti, pittori e musicisti romantici, una potente metafora per esprimere le molteplici sfumature della complessa relazione tra l’individuo e il mondo. Nella
musica vocale, la prima forma d’espressione artistica di Webern, un ricco voca-
bolario di gesti e di riferimenti fondato sul corpus di Lieder di Schubert era un
patrimonio condiviso sia dai compositori, sia dal pubblico di lingua tedesca. Gli
artisti romantici vedevano la natura come il focolare domestico dello spirito, un
Heimat dell’anima, il luogo dove l’eroe ferito trova rifugio e conforto dalla sua
lotta con il mondo. L’accoglienza materna della natura era un concetto a volte
esteso più in profondità, fino a diventare l’emblema della riconciliazione definitiva nella pace eterna della morte. L’espressione più forte di questa metafora
della natura si trova nei due grandi cicli vocali di Schubert, Die schöne Müllerin
e Winterreise. Il giovane Webern, allievo all’Università del musicologo Guido
Adler, scelse proprio da quel mondo due Lieder da trascrivere per voce e orchestra nel 1903. Il riferimento alla morte diviene esplicito nell’altro Lied trascritto, Du bist die Ruh’, su testo di un poeta amatissimo da tutti i musicisti romantici e in particolare da Mahler, Friedrich Rückert. L’ultimo, Ihr Bild, uno dei
Lieder di Schubert su testo di Heine della raccolta postuma Schwanengesang
(titolo inventato dall’editore), aggiunge il riferimento a una delusione amorosa,
che completa il quadro secondo i canoni tipici di una sensibilità giovanile. Le trascrizioni sono esercizi di stile nel solco della tradizione tardoromantica per
impratichire la mano, tuttavia offrono uno sguardo sul mondo poetico dell’autore e permettono di comprendere con quale rigore e disciplina interiore Webern
ha compiuto il lungo percorso dal mondo d’origine all’espressione finale del suo
stile maturo.
Le musiche di scena per il dramma romantico Rosamunde, Fürstin von Cypern
furono per Schubert l’ultima occasione di lavorare in teatro. L’autrice del testo,
Helmina von Chézy, raccontò nelle sue memorie (Unvergessenes, 1858) come
nacque lo spettacolo: «Un giovane amico, di nome Kupelwieser, fratello del
famoso pittore, mi chiese un dramma, per il quale Franz Schubert intendeva
scrivere la musica. Una bella fanciulla, la signorina [Emilie] Neumann, di cui
[Kupelwieser] era innamorato, attrice nel Teatro an der Wien, avrebbe dato il
dramma a proprio beneficio […] La meravigliosa musica di Schubert venne
apprezzata e incoronata da un successo trascinante. Ma la poesia non era al suo
posto, poiché il Theater an der Wien aveva il suo specifico pubblico e io non ero
in grado di scrivere nulla di adatto, visto che non lo conoscevo per niente».
Con le due rappresentazioni di Rosamunde le porte del teatro si chiusero per
sempre di fronte a Schubert. Il teatro rappresentò la grande illusione di
Schubert, per citare una felice espressione del compianto Sergio Sablich. Le
grandi opere Alfonso und Estrella e Fierrabras sono rimaste sconosciute quasi
fino ai nostri giorni, mentre le musiche assai meno pretenziose per Rosamunde
hanno trovato un posto stabile nel repertorio. Grazie a ciò la Romanza rappresenta il solo riferimento al mondo operistico di Schubert che abbia avuto acces-
so al pubblico. La malinconica eleganza di quel chiaro di luna lascia intuire quel
che si è perduto tenendo Schubert lontano dal suo luogo dell’anima.
Franz Joseph Haydn
Sinfonia n. 96 in re maggiore
“Il Miracolo” Hob.I.96
Adagio-Allegro
Andante
Menuetto e Trio
Finale. Vivace assai
Gli studiosi sono concordi nel ritenere che la prima sinfonia diretta a Londra da
Haydn sia stata quella in re maggiore n. 96. Il violinista e impresario tedesco
Johann Peter Solomon aveva convinto il famoso maestro di capella del principe
Esterházy a recarsi nella capitale inglese, per partecipare alle serie di concerti
della sua orchestra che si svolgevano negli Hanover Square Rooms. Dopo la
scomparsa del principe Nikolaus, l’orchestra di corte degli Esterházy era stata
sciolta dal suo successore, che aveva tuttavia prolungato formalmente l’incarico
ad Haydn in segno di rispetto per i servigi resi alla casa. Il musicista ora era
libero di tentare la fortuna a livello internazionale. A Londra Haydn trovò condizioni molto diverse da quelle a cui era abituato. La sala aveva una capienza di
circa 800 persone e l’orchestra disponeva di circa quaranta elementi, circa il
doppio di quanti Haydn ne avesse a disposizione dagli Esterházy. Il primo concerto si svolse l’11 marzo 1791, con il compositore seduto al fortepiano piazzato
al centro della pedana. Le cronache riferiscono di un successo travolgente per il
non più giovane compositore, stimato dall’esperto pubblico inglese ben prima
del suo arrivo a Londra. Il titolo della Sinfonia deriva da un aneddoto raccontato da Albert Christoph Dies. Quando Haydn si presentò sulla pedana per dirigere, le persone sedute in platea si accalcarono davanti per vedere da vicino il
famoso musicista. Proprio in quel momento il pesante lampadario si staccò dal soffitto, precipitando sulle sedie fortunatamente vuote. L’incidente in realtà avvenne
diversi anni dopo, nel 1795, in occasione dell’esecuzione di un altro lavoro.
La Sinfonia in re maggiore presenta un assetto ormai ben sperimentato nella
produzione di Haydn. La musica comincia con un “Adagio” introduttivo, per passare al primo movimento vero e proprio, “Allegro”, secondo uno schema ripetuto in tutte le dodici Sinfonie londinesi tranne una. In realtà la struttura generale di questo movimento manifesta una sofisticata forma simmetrica. La frase
in re minore dell’introduzione lenta si rispecchia nell’episodio in minore, poco
prima della fine, che suggella con una inaspettata esplosione di suono il caratte-
re tragico e antieroico di questa eccezionale Sinfonia. La Forma dell’“Andante”
è altrettanto sofisticata, benché sia in apparenza una semplice struttura ternaria ABA. Il movimento venne considerato dal pubblico londinese superiore a
tutto il resto e fu ripetuto a furor di popolo. Il “Trio” del “Menuetto” contiene un
solo di oboe di rilievo, in omaggio al virtuoso dell’orchestra William T. Parker. Il
magnifico “Finale” è un vivace rondò, il cui ritornello presenta una melodia
popolaresca forse nota alle orecchie moderne, per essere stata ripresa da
Čajkovskij nello Schiaccianoci.
Il primo lavoro scritto per l’esigente pubblico di Londra manifesta nel modo
migliore quella ricchezza di espressione e fluidità di stile che avevano indotto il
maggior esteta musicale della seconda metà del Settecento, Johann Georg
Sulzer, a descrivere il nuovo genere della sinfonia da concerto con queste parole: «Un tale Allegro in una Sinfonia è come un’ode pindarica: eleva e commuove
l’animo dell’ascoltatore nella stessa maniera e al fine di raggiungere questo
effetto richiede il medesimo spirito, la stessa sublime immaginazione, e la stessa conoscenza dell’arte».
Oreste Bossini
Tränenregen op. 25 n. 10
(da Die schöne Müllerin D 795)
Pioggia di lacrime
Wilhelm Müller
Traduzione di Pietro Soresina
Wir saßen so traulich beisammen
Im kühlen Erlendach,
Wir schauten so traulich zusammen
Hinab in den rieselnden Bach.
Sedevamo insieme come buoni amici,
nel fresco boschetto di ontani,
così in confidenza insieme guardavamo
giù nella corrente del ruscello.
Der Mond war auch gekommen,
Die Sternlein hinterdrein,
Und schauten so traulich zusammen
In den silbernen Spiegel hinein.
Anche la luna s’era levata
col suo corredo di stelle,
e così dolcemente insieme guardavamo
nello specchio d'argento.
Und in den Bach versunken
Der ganze Himmel schien,
Und wollte mich mit hinunter
In seine Tiefe ziehn.
E tutto il cielo sembrava
sprofondato nel ruscello,
e pareva volesse trascinarmi
giù nel suo profondo.
Und über den Wolken und Sternen,
Da rieselte munter der Bach
Und rief mit Singen und Klingen:
Geselle, Geselle, mir nach!
E sopra le nubi e le stelle
scorreva allegro il ruscello
e diceva, cantando e risuonando:
Amico, amico, vieni con me!
Da gingen die Augen mir über,
Da ward es im Spiegel so kraus;
Sie sprach: es kommt ein Regen,
Ade! ich geh’ nach Haus.
Allora gli occhi mi si appannarono,
lo specchio si fece confuso;
lei disse: Arriva la pioggia,
addio, io tomo a casa.
Der Wegweiser op. 89 n. 20
(da Winterreise D 911)
Il segnale stradale
Wilhelm Müller
Traduzione di Pietro Soresina
Was vermeid’ ich denn die Wege,
Wo die ander’n Wand’rer gehn,
Suche mir versteckte Stege
Durch verschneite Felsenhöh’n?
Perché evito i sentieri
battuti dagli altri viandanti,
e cerco passaggi nascosti
attraverso rupi innevate?
Habe ja doch nichts begangen,
Dass ich Menschen sollte scheu’n,
Welch ein törichtes Verlangen
Treibt mich in die Wüstenei’n?
Non ho commesso nulla,
perché io debba evitare l'uomo;
quale assurda brama
mi spinge nei luoghi deserti?
Weiser stehen auf den Wegen,
Weisen auf die Städte zu,
Und ich wand’re sonder Maßen
Ohne Ruh’ und suche Ruh’.
Lungo le vie si levano segnali,
guidano attraverso la città;
ed io mi dirigo altrove
senza pace, ma cerco pace.
Einen Weiser seh’ ich stehen
Unverrückt vor meinem Blick;
Eine Straße muss ich gehen,
Die noch keiner ging zurück.
Qui vedo un segnale,
fisso davanti a me;
devo prendere la via,
da cui mai nessuno è ritornato.
Du bist die Ruh’ op. 59 n. 3 D 776 Tu sei la pace
Friedrich Rückert
Traduzione di Pietro Soresina
Du bist die Ruh’,
Der Friede mild,
Die Sehnsucht du,
Und was sie stillt.
Tu sei la pace,
la dolce tranquillità,
sei la nostalgia
e ciò che l’appaga.
Ich weihe dir
Voll Lust und Schmerz
Zur Wohnung hier
Mein Aug und Herz.
A te io consacro,
pieno di gioia e dolore,
quale dimora
gli occhi e il cuore.
Kehr ein bei mir,
Und schließe du
Still hinter dir
Die Pforten zu.
Entra in me
e richiudi
in silenzio dietro a te
la porta.
Treib andern Schmerz
Aus dieser Brust!
Voll sei dies Herz
Von deiner Lust.
Allontana il dolore
da questo petto!
Pieno sia questo cuore
della tua letizia.
Dies Augenzelt,
Von deinem Glanz
Allein erhellt,
O füll es ganz!
Questo sguardo
dal tuo solo splendore
illuminato,
riempilo tutto!
Ihr Bild
(da Schwanengesang D 957)
La sua immagine
Heinrich Heine
Traduzione di Egle Amendolito Ruscelli
Ich stand in dunklen Träumen
Und starrte ihr Bildnis an,
Und das geliebte Antlitz
Heimlich zu leben begann.
Ero immerso in sogni oscuri
e fissavo il suo ritratto,
e il volto amato
cominciò misteriosamente ad animarsi.
Um ihre Lippen zog sich
Ein Lächeln wunderbar,
Und wie von Wehmutstränen
Erglänzte ihr Augenpaar.
Un sorriso meraviglioso
si diffuse sulle sue labbra.
Lacrime di tristezza
brillarono nei suoi occhi.
Auch meine Tränen flossen
Mir von den Wangen herab
Und ach! ich kann es nicht glauben,
Dass ich dich verloren hab!
Anche a me le guance
si rigarono di pianto.
Ahimè! Non posso credere
di averti perduta!
Romanze der Axa aus Rosamunde, Romanza di Axa da Rosamunda,
Fürstin von Cypern D 797
Principessa di Cipro
Helmina von Chézy
Traduzione di Stefania Santandrea
Der Vollmond strahlt auf Bergeshöhn
La luna piena splende sulla cima
dei monti,
come mi sei mancato!
Caro, è così bello
quando il vero amore bacia veramente!
Wie hab’ ich dich vermisst!
Du süßes Herz! Es ist so schön,
Wenn treu die Treue küsst.
Was frommt des Maien holde Zier?
Du warst mein Frühlingsstrahl!
Licht meiner Nacht, O lächle mir
Im Tode noch einmal!
Che cosa sono di maggio i begli
addobbi per me?
Tu eri il mio raggio di primavera!
Luce della mia notte, oh sorridimi
ancora una volta nella morte!
Sie trat hinein beim Vollmondschein,
Sie blickte himmelwärts:
“Im Leben fern, im Tode dein!”
Und sanft brach Herz an Herz.
Entrò alla luce della luna piena,
e fissò il cielo:
“In vita lontana, in morte tua!”
E dolcemente cuore si spezzò su cuore.
Le traduzioni dei primi quattro Lieder sono tratte dal volume Lieder. Testi originali e traduzioni, Milano, Garzanti, 1984.
La traduzione del quinto Lied è tratta dal volume Franz Schubert. Lieder e
lavori corali. Tradotti da Stefania Santandrea, Livorno, Mobydick, 2006.
MONICA BACELLI mezzosoprano
Con un repertorio che spazia dai ruoli barocchi, alle eroine mozartiane e rossiniane fino alla musica del novecento e contemporanea Monica Bacelli è
ospite regolare dei più famosi teatri del mondo in collaborazione con direttori
di primissimo piano quali Ivor Bolton, Semyon Bychkov, Sylvain
Cambreling, Riccardo Chailly, Myung-Whun Chung, Valery Gergiev, Bernard
Haitink, Nikolaus Harnoncourt, René Jacobs, Zubin Mehta, Riccardo Muti,
Daniel Oren, Seiji Ozawa, Trevor Pinnock, Simon Rattle, David Robertson e
Christian Thielemann. È inoltre protagonista di concerti e recital in collaborazione con artisti di primo piano tra i quali Irwin Cage.
Nel 1997 ha meritato il Premio Abbiati dell’Associazione dei critici musicali
italiani. Nel 1999 nell’ambito del “Progetto Pollini” a Salisburgo ha eseguito
Altra Voce di Berio per soprano e flauto e alcuni madrigali di Monteverdi
accompagnata da Maurizio Pollini; concerto riproposto alla Carnegie Hall di
New York, in Giappone, a Roma (Accademia di S. Cecilia), Milano e Vienna.
Tra gli impegni recenti il debutto al Teatro São Carlos di Lisbona, lo Stabat
Mater di Pergolesi con l’Orchestra Filarmonica della Scala diretta da
Riccardo Muti, la Messa in do minore di Mozart con Zubin Mehta, Tamerlano
di Händel e Idomeneo di Mozart al Maggio Musicale Fiorentino,
L’Incoronazione di Poppea di Monteverdi all’Opera National di Parigi e alla
Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera, una nuova produzione di La
Calisto sempre a Monaco di Baviera, Werther diretta da Michel Plasson al
Teatro Regio Torino, Giulio Cesare a Bruxelles e Idomeneo con Daniel
Harding al Teatro alla Scala. È stata inoltre ospite dell’Accademia di S.
Cecilia (Don Giovanni con Antonio Pappano), della Fenice di Venezia e del
Festival di Salisburgo (Lucio Silla). Nel 2007 al Maggio Musicale Fiorentino
è stata protagonista dell’Antigone di Fedele, con i Berliner Philharmoniker ha
cantato Le Martyre de S. Sebastien di Debussy e Folk Songs di Berio in un
concerto straordinario diretto da Sir Simon Rattle.
Tra gli impegni futuri Alcina e un recital alla Scala, La Calisto al Covent
Garden, Tamerlano con Domingo al Teatro Real di Madrid e La Clemenza di
Tito al Teatro Regio di Torino con Roberto Abbado e la regia di Graham Vick.
Tra le sue numerose registrazioni ricordiamo La finta giardiniera di Mozart
con Nikolaus Harnoncourt, Le nozze di Figaro di Mozart con Zubin Mehta e
Folk Songs di Berio con Antonio Ballista.
È per la prima volta ospite della nostra Società.
SIR NEVILLE MARRINER direttore
La vita musicale di Sir Neville Marriner ha avuto inizio con lo studio del violino al Royal College of Music e al Conservatorio di Parigi con René
Benedetti. Dopo aver suonato in varie formazioni cameristiche, entra a far
parte della London Symphony Orchestra dove collabora con direttori leggendari tra i quali Arturo Toscanini, Wilhelm Furtwängler, Guido Cantelli e
Herbert von Karajan. Nel 1959 fonda l’Academy of St Martin-in-the-Fields.
Inizia così ad avvicinarsi alla direzione d’orchestra e studia negli Stati Uniti
con Pierre Montuex. Dal 1969 al 1979 è direttore principale della Los Angeles
Chamber Orchestra, dal 1979 al 1986 direttore principale della Minnesota
Orchestra e subito dopo dell’Orchestra della Radio di Stoccarda, senza mai
interrompere il suo intenso lavoro con l’Academy.
In ambito operistico ha debuttato al Festival di Aix-en-Provence (Le Nozze di
Figaro) e a Los Angeles (La Cenerentola). Segue al Mozarteum di Salisburgo
una produzione televisiva del Re Pastore di Mozart con l’Academy of St
Martin-in-the-Fields. Ha inoltre collaborato con l’Opera de Lyon.
Sir Neville Marriner è ospite regolare delle più prestigiose orchestre sinfoniche in Europa, negli Stati Uniti e in Asia. Nel 1979 è stato nominato
“Commander of the Order of the British Empire”; nel 1985 ha ricevuto il titolo di Baronetto; nel 1995 è stato insignito dell’“Ordre des Arts et Lettres” dal
Ministero della Cultura Francese per il costante impegno in campo musicale
e il grande apporto alla vita culturale francese.
Sir Neville Marriner è uno degli artisti più prolifici in ambito discografico; inoltre è stato direttore musicale e artistico nella realizzazione della colonna sonora
del film “Amadeus” che ha meritato tre Grammy Awards. Nel 1994 con
l’Academy of St Martin-in-the-Fields ha meritato il “Queen’s Award for Export
Achievement” quale riconoscimento dell’enorme successo internazionale in
campo concertistico e discografico.
È stato ospite della nostra Società nel 1976.
ORCHESTRA DELLA TOSCANA
L’Orchestra della Toscana si è formata a Firenze nel 1980 per iniziativa della
Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Firenze. Nel 1983, sotto la
direzione artistica di Luciano Berio, è diventata Istituzione Concertistica
Orchestrale per riconoscimento del Ministero del Turismo e dello Spettacolo.
Attualmente la direzione artistica è affidata ad Aldo Bennici, uno dei padri
fondatori dell’ORT.
Composta da 45 musicisti, che si suddividono anche in agili formazioni cameristiche, l’Orchestra ha sede nello storico Teatro Verdi, nel centro di Firenze. Le
esecuzioni fiorentine sono trasmesse su territorio nazionale da RadioRai Tre.
Interprete duttile di un ampio repertorio che dalla musica barocca arriva fino
ai compositori contemporanei, l’Orchestra riserva ampio spazio a Haydn,
Mozart, Beethoven con particolare attenzione alla letteratura meno eseguita.
Una precisa vocazione per il Novecento storico, insieme a una spiccata sensibilità per la musica d’oggi, caratterizzano la formazione toscana nel panorama musicale italiano. Ospite delle più importanti società di concerti italiane,
si è esibita al Teatro alla Scala di Milano, Maggio Musicale Fiorentino,
Comunale di Bologna, Carlo Felice di Genova, Auditorium “G. Agnelli” del
Lingotto di Torino, Accademia di S. Cecilia di Roma, Settimana Musicale
Senese, Ravenna Festival, Rossini Opera Festival e Biennale di Venezia.
Numerose le sue esibizioni all’estero nei teatri della Germania, del Giappone,
del Sud America, e poi a Cannes, Edimburgo, Hong Kong, Madrid, New York,
Parigi, Salisburgo e Strasburgo.
Tra i musicisti che hanno collaborato con l’ORT ricordiamo Roberto Abbado,
Salvatore Accardo, Martha Argerich, Rudolf Barshai, Bruno Bartoletti, Yuri
Bashmet, Luciano Berio, Frans Brüggen, Mario Brunello, Sylvain
Cambreling, Kyung-Wha Chung, Myung-Whun Chung, Alicia De Larrocha,
Enrico Dindo, Rafael Frübeck De Burgos, Gianandrea Gavazzeni, Gianluigi
Gelmetti, Natalia Gutman, Daniel Harding, Heinz Holliger, Eliahu Inbal,
Kim Kashkashian, Ton Koopman, Gidon Kremer, Yo-Yo Ma, Gustav Kuhn,
Alexander Lonquich, Andrea Lucchesini, Peter Maag, Peter Maxwell Davies,
Mischa Maisky, Sabine Meyer, Shlomo Mintz, Viktoria Mullova, Roger
Norrington, Esa Pekka Salonen, Heinrich Schiff, Jeffrey Tate, Jean-Yves
Thibaudet, Vladimir Spivakov, Uto Ughi e Maxim Vengerov.
Tra le numerose registrazioni discografiche ricordiamo la recente incisione
per l’Accademia Chigiana di Siena di Le Congiurate di Schubert con Gérard
Korsten e il Requiem di Mozart con Gianluigi Gelmetti.
È per la prima volta ospite della nostra Società.
Andrea Tacchi, Daniele Giorgi, Paolo Gaiani, Angela Asioli, Patrizia Bettotti,
Stefano Bianchi, Marian Elleman, Francesco Di Cuonzo, Chiara Foletto violini primi
Chiara Morandi, Giorgio Ballini, Gabriella Colombo, Marcello D’Angelo,
Alessandro Giani, Neri Grassini, Susanna Pasquariello violini secondi
Riccardo Masi, Stefano Zanobini, Pier Paolo Ricci, Caterina Cioli,
Alessandro Franconi viole
Luca Provenzani, Giovanni Lippi, Christine Dechaux, Stefano Battistini,
Giovanni Simeone violoncelli
Gianpietro Zampella, Luigi Giannoni, Lorenzo Baroni contrabbassi
Fabio Fabbrizzi, Michele Marasco flauti
Alessio Galiazzo, Flavio Giuliani oboi
Marco Ortolani, Antonio Duca clarinetti
Paolo Carlini, Umberto Codecà fagotti
Andrea Albori, Paolo Faggi corni
Donato De Sena, Daniele Cantafio trombe
Morgan M. Tortelli timpani
Società del Quartetto di Milano
via Durini 24 - 20122 Milano
tel. 02.795.393 – fax 02.7601.4281
www.quartettomilano.it
e-mail: [email protected]
Prossimi concerti:
martedì 2 dicembre 2008, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Europa Galante
Fabio Biondi direttore
Gemma Bertagnolli, Lucia Cirillo, Anna Chierichetti,
Marina De Liso, Roberto Abbondanza solisti
L. Leo - Sant’Elena al Calvario, Oratorio in due parti su libretto di
Pietro Metastasio
In questi giorni Lucca rende omaggio con una grande mostra a uno dei suoi figli
famosi, il pittore Pompeo Batoni, considerato nel Settecento uno dei maggiori
ritrattisti europei. Batoni ha lasciato un bel ritratto di Leonardo Leo, raffigurato in
abiti eleganti e con la penna in mano. Il quadro rispecchia l’indiscussa
reputazione del musicista, scomparso prematuramente nel 1744. Leo è stato
uno dei fondatori della grande scuola operistica napoletana, contribuendo
notevolmente a elevare lo stile degli intermezzi comici e dell’opera buffa, ma
divenne forse ancor più stimato negli ultimi anni come autore di musica sacra.
Sant’Elena al Calvario è un oratorio religioso su testo di Metastasio, uno dei suoi
poeti preferiti in teatro. Fabio Biondi ha lavorato direttamente sull’autografo
conservato a Bologna, dove l’oratorio venne eseguito nel 1734, riportando la
partitura alla tinta originale, resa con la consueta competenza e passione
dall’ensemble strumentale Europa Galante. Il cast è formato dai migliori interpreti
italiani del repertorio barocco, a garanzia di un’espressione fedele della parola e
del metro della poesia di Metastasio.
FONDAZIONE MAZZOTTA - VISITA GUIDATA GRATUITA PER I SOCI
La Fondazione Mazzotta offre ai nostri Soci una visita guidata gratuita alla mostra
“Ethnopassion - La collezione di arte etnica di Peggy Guggenheim”.
L’appuntamento è previsto per giovedì 4 dicembre 2008 alle ore 18 nella sede della
Fondazione in Foro Buonaparte 50.
I Soci, in un massimo di 25 persone, potranno prenotarsi per telefono (02 795393) o
via e-mail ([email protected]), presso la segreteria della Società.
Ricordiamo inoltre che i Soci, indipendentemente da questo appuntamento, possono sempre visitare le mostre della Fondazione al costo ridotto di € 6 anziché € 8,
presentando la tessera associativa.
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programma di sala - Società del Quartetto di Milano