dai giovani per i giovani
lunedì 11 ottobre 2010
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N° tribunale QUOTIDIANO GIOVANI 292/2010 del 22.6.2010
Curare le pene d’amore
E’ in arrivo una pastiglia contro il mal d’amore.
Ora il dubbio è… ma era proprio necessario?
Spettacolo
La risata trascinante di
Michelle Hunziker
a teatro
03
Abbasso l’omofobia
Sono ancora troppi i pregiudizi e le violenze
psicologiche (ma anche fisiche!) contro i gay.
Tecnologia
Alcuni videogiochi
migliorano le capacità
decisionali
05
Negli USA si va al bar…
armati!
Moda
In Tennessee, Arizona, Georgia e Virginia sono
state approvate una serie di leggi che
permettono ai frequentatori dei bar di girare
armati nei locali.
I cagnolini
non sono borsette!
07
Viaggi
MTV New Generation
Hit Week esporta la musica italiana e quest’anno,
grazie al contributo di Mtv Italia e del
Ministero della Gioventù, promuove anche artisti
emergenti che possono avere un futuro.
12
Vienna e le sue
meraviglie, tra castelli
e passato
dai giovani per i giovani
lunedì 11 ottobre 2010
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ditoriale
Buon inizio di settimana a tutti!
Il lunedì, si sa, è una giornata un po’ pesante… Che inventino anche
una pillola contro il lunedì?! Eh sì perché, come leggerete all’interno
di questo nuovo numero, è stata brevettata (e presto sarà disponibile)
una medicina contro le sofferenze amorose. Questo quindi non ci
impedisce di immaginare fin dove si possa arrivare ad alleviare
i “traumi”.
A seguire un’interessante inchiesta su quanto ancora sia diffusa
l’omofobia nel mondo. Qui la storia, nello specifico, è quella di un
ragazzo che in America è arrivato al suicidio. Ma purtroppo la storia
– altrove – non cambia.
E poi… rilassiamoci un po’ con le curiosità e le novità, con le ultime
tendenze e con i viaggi.
Perché la settimana è lunga e il nostro intento è quello di farvela
trascorrere, almeno per il tempo della lettura di Quotidiano Giovani,
nel modo più piacevole.
A domani
Lo staff di Quotidiano Giovani
dai giovani per i giovani
lunedì 11 ottobre 2010
a
pprofondimento
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Curare le pene d’amore
foto fonte internet
di Paola De Stefano
Anna Karenina avrebbe avuto un futuro senza dubbio migliore se solo avesse vissuto ai giorni d’oggi. Il suo romantico mal d’amore le sue insicurezze struggenti e gelosie
dannate sarebbero potute essere meno dolorose e più
sopportabili semplicemente ingerendo una pillola. Eh si,
non è follia, è medicina!
E’ in arrivo in Italia (tra circa 3 mesi) una pastiglia contro
il mal d’amore il cui nome - non troppo fantasioso a dire
il vero - è Amorex. Si tratta di un farmaco prodotto dalla Coropharm già in vendita in alcuni paesi europei, nato
dall’estrazione e lavorazione di una sostanza presente in
un albero della Costa D’avorio. Ciò in parte giustificherebbe la nostra invidia nei confronti di quel paese africano,
che sebbene abbia come tutti i paesi i propri grandi problemi, almeno a livello amoroso sembra essere molto più
rilassato.
Poiché la notizia ha in sé dello sconvolgente, l’annuncio ha
dato il via ad una serie di accesi dibattiti e discussioni sui
‘pro’ e sui ‘contro’ dell’uso di questo consolante farmaco,
sia da un punto di vista scientifico che da un punto di vista morale. Per Vincenzo Cuomo della facoltà di farmacia
dell’Università La Sapienza di Roma, l’Amorex è esattamente come tutti gli antidepressivi di base: agirebbe cioè
a livello dei neurotrasmettitori, consentendo quindi una
corretta regolazione dei valori della serotonina (l’ormone
che regola l’umore). La casa farmaceutica produttrice Coropharm, invece, sostiene che Amorex sia un farmaco naturale, tanto da poter essere venduto senza presentazione
di una ricetta medica.
A livello morale poi ci sono altre mille implicazioni… ad
esempio ci si chiede se sia giusto o meno imparare ad affrontare autonomamente le delusioni amorose. L’amore è
la spinta principale del vivere (qualsiasi tipo d’amore) ed
è chiaro che se ci si trova di fronte alla triste esperienza
di una perdita si avrà a che fare con una serie di dolori,
rimorsi, rimpianti che facilmente determineranno una depressione. Di fronte a ciò, c’è chi questo dolore proprio non
riesce a sopportarlo perché si comincia a perdere l’appetito, la vitalità, l’entusiasmo. Ma c’è anche chi, invece, riesce
con le proprie forze a venirne fuori, fino a trarne qualcosa
di buono. Ovviamente non è solo questione di avere più o
meno un buon carattere, ma è soprattutto questione del
tipo di vissuto che si ha e del proprio intimo carico emozionale.
D’amore non si muore. Nei casi “gravi” si può desiderare
la morte (fino all’estremo gesto di provocarla), ma questo
continua a pag.4
dai giovani per i giovani
lunedì 11 ottobre 2010
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pprofondimento
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segue da pag.3
va considerato come causa di una qualche depressione
insita che nasce da motivazioni molto più profonde ed inconsce. L’abbandono potrebbe, in sostanza, essere niente
altro che una goccia che fa traboccare un vaso già colmo.
Allora l’uso di un antidepressivo avrà i suoi effetti curativi
ragionevoli e la prescrizione sarà fatta da medici specializzati. Non è per spirito masochista che talvolta si affermano frasi come “il dolore rafforza” o “dal dolore si impara”,
semmai è per spirito d’allenamento. Le delusioni nella
vita ne capitano a frotte e, almeno fino ad oggi, non esiste
una pillola per superarle tutte: non ce ne è una in grado di
superare un lutto, né una che aiuti a sopportare la perdita di un lavoro o la delusione per un esame andato male.
Tocca prima di tutto a noi imparare ad affrontare questi
problemi, e se proprio non si sostiene il peso e l’effetto
che ci provocano si può tentare il ricorso ad espedienti,
come il confidarsi con amici, fino ad arrivare a consultare
un esperto.
Immaginiamo due fidanzati seduti in un bar. Lui imbarazzato guarda per terra e comincia a parlare: “Non ti amo
più, non sento più le farfalle nello stomaco, credo che dobbiamo lasciarci”. Lei, dall’altro lato del tavolo lo guarda,
e con aria calma risponde: “Va bene, ma ora che ce ne
andiamo mi lasceresti davanti ad una farmacia che devo
comprare Amorex ?” Ammettiamolo: un po’ di (brutto) effetto lo fa! Voi che ne dite?
Dite la vostra a [email protected]
foto fonte internet
Per capire meglio:
Anna Karenina è un romanzo di Lev Tolstoj che fu pubblicato per la prima volta nel 1877.
Il romanzo è suddiviso in otto parti.
Centro della vicenda è la tragica passione di Anna, sposata senza amore a un alto funzionario, per il brillante
ma superficiale Vronskij. Parallelo a questo amore infelice è quello felice di Kitty per Levin, un personaggio
scontroso e tormentato al quale Tolstoj ha fornito i propri tratti. Anna Karenina parla dell’unico reale problema dell’umo. Oggi come due secoli fa. Come può perdurare l’amore? Tutto quello che occupa le nostre vite,
dai problemi politici alle piccole incombenze di tutti i
giorni, non è altro che una via molto lunga per capire
come amare ed essere amati.
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lunedì 11 ottobre 2010
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nchiesta
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Studente si uccide perché è gay
foto fonte internet
di Melania Tarquini
Essere gay non sempre è semplice, e non tanto perché
non ci si accetti ma perché il timore (il più delle volte purtroppo confermato) che gli altri non capiscano il disagio,
la scelta e l’inclinazione sessuale che si vive spesso paralizza e induce chi è omosessuale a nascondere la verità, a
far finta di nulla davanti alle persone più care, custodendo
un segreto pesante che col tempo può diventare un macigno e risultare talmente ingombrante da non consentire a
chi lo porta di vivere dignitosamente. E allora l’unica via di
scampo è farla finita, perché quando la naturale differenza
tra gli uomini diventa un braccio di ferro all’ultimo sangue,
allora si creano degli strappi che difficilmente si potranno
rimarginare. E ogni volta il conflitto tra chi cerca di aprirsi
alla diversità e chi invece rimane fermo sulle proprie tradizionali convinzioni è sempre più intenso e crudele.
Chiaramente, e per fortuna, non tutti i casi sono uguali e
questa realtà è una delle tante che si possono verificare.
Abbiamo deciso di dare voce a questa perché è molto attuale e ci permette di parlare di Tyler Clementi, uno studente diciottenne della Rutgers University (New Jersey)
che si è suicidato buttandosi da un ponte nel fiume Hudson: il ragazzo si è tolto la vita perché non ha retto alla vergogna quando il video del suo incontro omosessuale, peraltro registrato a tradimento dal suo compagno di stanza,
è stato pubblicato su Twitter.
“Il mio collega mi ha chiesto la camera libera sino a mezzanotte. Ho preso la webcam nella stanza di Molli e l’ho
visto mentre baciava un altro ragazzo”, scriveva sul suo
profilo Dharun Ravi, il compagno di stanza che insieme a
Molli Wei si è arrogato il diritto di intromettersi nella vita
privata di Tyler e di rubargli la dignità.
Tyler, colto e sensibile, promettente violinista all’orchestra
sinfonica dell’Università, probabilmente non era pronto a
tutto il chiacchiericcio su di lui e prima di suicidarsi è proprio sulla sua pagina di Facebook che ha lasciato il suo
ultimo messaggio, tristemente vero. Alle 20.42 del 22 settembre Tyler scrive: “Salto dal ponte George Washington,
scusatemi”.
La storia di questo giovane ragazzo ha colpito moltissimo
gli Stati Uniti, tanto da guadagnarsi la prima pagina dei
giornali più autorevoli e sicuramente il caso non sarà archiviato con la leggerezza con la quale si perdona una bravata giovanile. Per i due responsabili delle riprese le cose
non si mettono affatto bene: sono stati incriminati per invasione della privacy e rischiano cinque anni di carcere.
Indubbiamente il caso fa riflettere perché mostra, ancora una volta, come i giovani possano e sappiano essere
crudeli tra di loro e invece di mostrarsi solidali, perché
condividono speranze, sogni e progetti, si fanno la guerra. Ma forse sono proprio la mancanza di condivisione e la
chiusura all’altro a generare ostilità: quando le scelte si
allontanano dal sentire comune, quello nel quale ci riconosciamo e ci barrichiamo perché è più semplice; quando
il conoscente, il compagno o l’amico ci mettono di fronte a
una realtà scomoda, che non vogliamo e non tentiamo di
comprendere, allora è più facile beffeggiare e mettere a
tacere il buon senso.
Tyler ha pagato a caro prezzo la libertà di vivere la sua vita,
non pensate?
La situazione, delicata anche in Italia, coinvolge moltissimi
giovani ragazzi, ma come si può evitare tutta questa diffidenza? Aiutateci a capire. Scriveteci la vostra opinione a
[email protected]
foto fonte internet
dai giovani per i giovani
lunedì 11 ottobre 2010
C
ronaca
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Nobel per la pace
al dissidente cinese
di Giuseppe Procida
È stato assegnato a Liu
Xiaobo il Nobel per la pace
2010. L’importante riconoscimento va a uno dei più
accesi sostenitori dei diritti
umani e civili che, per questo, è stato condannato dal
governo cinese a 11 anni
di reclusione nel 2009. Si
tratta di una scelta destinata a fare polemica, e infatti
pronta è arrivata la risposta
di Pechino che giudica questa decisione “un’oscenità”
Liu Xiaobo foto fonte internet
e “contraria ai principi del
premio”.Testimonianze dalla Cina affermano che la polizia
ha immediatamente raggiunto la moglie di Xiaobo per impedirle di rilasciare dichiarazioni ai giornalisti, subito accalcatisi davanti alla sua abitazione. All’annuncio dell’assegnazione del premio al dissidente cinese, sono state
prontamente oscurate le trasmissioni della Bbc e della
Cnn. Era trapelato già prima della dichiarazione ufficiale
del Comitato norvegese che assegna i Nobel che si sarebbe trattato di “una scelta da difendere”, proprio come avvenuto con Obama lo scorso anno. Tra le motivazioni che
hanno indirizzato verso questa scelta il comitato di Oslo la
convinzione che Liu Xiaobo rappresenti “il simbolo della
campagna per il rispetto e per l’applicazione dei dritti fondamentali” in Cina. “C’è una connessione tra diritti umani
e pace nel mondo – si legge nelle motivazioni – Durante gli
ultimi decenni la Cina ha fatto enormi progressi economici,
forse unici al mondo e molte persone sono state sollevate
dalla povertà. Il Paese ha raggiunto un nuovo status che
implica maggiore responsabilità nella scena internazionale, che riguarda anche i diritti politici. L’articolo 35 della
Costituzione cinese stabilisce che i cittadini godono delle
libertà di associazione, di assemblea, di manifestazione e
di discorso, ma queste libertà in realtà non vengono messe in pratica”. Il neo premio Nobel, attualmente in carcere
per “istigazione alla sovversione”, è accusato di essere tra
i promotori di Carta08, un documento che auspica l’affermazione della democrazia in Cina, firmato da numerosi intellettuali. Liu in realtà inizia oltre vent’anni fa la battaglia
per i diritti nel suo Paese. Nel 1989, lui giovane professore
universitario di letteratura, fu tra coloro che si schierarono
con il movimento studentesco, partecipando agli scioperi della fame e alle manifestazioni. Era presente a Piazza
Tienanmen quando ci fu la repressione dell’esercito che
costò la vita a centinaia di giovani. Arrestato come “controrivoluzionario” rimase in carcere per 18 mesi. Nuovamente condannato nel 1991 per “propaganda e istigazione
controrivoluzionarie”, fu arrestato ancora nel 1995 e condannato a tre anni in un “campo di rieducazione attraverso
il lavoro” per aver criticato il governo. Scontata la pena ha
sempre continuato la sua battaglia politica attraverso la
pubblicazione di saggi e articoli, diffusi prevalentemente
all’estero ma che riuscivano ad entrare clandestinamente
anche in patria. Proprio per questo è diventato negli anni
il punto di riferimento dei dissidenti cinesi e degli attivisti
dei gruppi internazionali per i diritti umani. Messaggi di
solidarietà nei suoi confronti non sono mancati - a partire
da Barack Obama che chiede la sua liberazione: appello
prontamente sottoscritto da mezzo mondo! Compiacimento esprime anche il Dalai Lama, altro “dissidente” cinese,
che ritiene il premio Nobel a Liu Xiaobo “il riconoscimento
della comunità internazionale all’innalzamento della voce
del popolo cinese”. Altrettanto entusiasmo manifestano
organizzazioni come ‘Reporter senza Frontiere’, ‘Amnesty
International’ e ‘Human Rights Watch’.
dai giovani per i giovani
lunedì 11 ottobre 2010
E
stero News
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USA, armi anche nei bar in 22 stati
di Giuseppe Bentivegna
Uno dei luoghi comuni legati agli stili di vita “made in USA”
è quello relativo all’estrema facilità nel procurarsi armi da
fuoco. La familiarità del popolo statunitense con il mondo
delle armi sembra essere testimoniata da una notizia apparsa sul “New York Times”, che riporta come Tennessee,
Arizona, Georgia e Virginia abbiano approvato da pochi
giorni una serie di leggi che permettono ai frequentatori
dei bar di girare armati nei locali, ricordando inoltre che in
altri diciotto stati è già consentito portare armi all’interno
di ristoranti dove vengono offerte bevande alcoliche.
Le nuove norme sui bar arrivano all’indomani di due storiche sentenze della Corte Suprema, che ha riconosciuto il
diritto dell’individuo - senza necessità di fare riferimento
a una forza che osserva norme e regole stabilite e precise
- di possedere un’arma carica per l’autodifesa. Secondo
gli analisti citati dal giornale americano, l’approvazione di
queste norme non è che l’ultimo capitolo di un dibattito
in corso nel paese, dove la lobby delle armi preme (stato
dopo stato) per espandere la presenza delle armi nella vita
di tutti i giorni.
Le sentenze, relative ai casi sollevati a Washington e Chicago, hanno rafforzato la posizione degli avvocati che si
battono in tutto il paese per estendere il diritto al porto
d’armi. In questo momento sono oltre 250 le cause avviate
per contestare norme in vigore.
Per Curry Todd (rappresentante di stato del partito
repubblicano),che per primo ha introdotto la legge, l’obiettivo fondamentale della nuova regolamentazione è quello
di permettere ai cittadini di difendersi da soli anche quando vanno a mangiare una pizza o a bere un drink.
foto fonte internet
foto fonte internet
Tuttavia, come prevedibile, non sono mancate le polemiche
all’entrata in vigore di queste leggi: le diverse associazioni
contro la diffusione delle armi si sono dette molto preoccupate per il pericoloso mix di alcool e pistole. “Molti stati
per diverso tempo non hanno sentito il bisogno di dire cosa
si poteva o non poteva fare - ha dichiarato Paul Helmke,
presidente della ‘Brady Campaign to End Gun Violence’,
un’associazione per la prevenzione della violenza provocata da armi da fuoco - ma ora il comportamento della lobby
delle armi è cambiato… vuole consentire agli americani di
portare armi ovunque”.
Anche se la nuova legge permette ai gestori di bar e ristoranti di proibire le armi nei loro locali, la maggior parte
degli esercenti preferisce non esporre nessun divieto per
paura di perdere clienti e considera la nuova situazione
molto pericolosa.
Per capire quanto oltre si spingano i sostenitori del revolver, basta prendere in esame quanto sta avvenendo nella
patria dei repubblicani americani: il Texas. Qui, il governatore repubblicano Rick Perry è arrivato a proporre di
legalizzare il porto d’armi anche nei campus universitari.
Perry ha sostenuto questa teoria in risposta alla sparatoria avvenuta la scorsa settimana nella University of Texas,
ad Austin. Secondo Rick Perry infatti, se gli studenti avessero avuto a disposizione armi da fuoco, avrebbero potuto
fermare l’aggressore aprendo il fuoco.
Sembra quasi che il “Far West” e gli scenari alla “Mezzogiorno di fuoco” siano tutt’altro che usciti dall’immaginario collettivo di buona parte del popolo USA.
dai giovani per i giovani
lunedì 11 ottobre 2010
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ita da Giovani
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Gli adolescenti vorrebbero
essere sgridati di più!
foto fonte internet
di Melania Tarquini
Può sembrare strano eppure i dati di un recente sondaggio, promosso dalla società italiana di pediatria, parlano
chiaro: i ragazzi di oggi lamentano l’assenteismo dei genitori e sebbene approfittino molto volentieri del rapporto
familiare sempre più ‘friendly’, dall’altro vorrebbero essere sgridati un po’ di più.
Gli anni dai 12 ai 14 sembrano quelli più complicati da gestire per i genitori del 2010 poiché il loro potere decisionale cala improvvisamente quando alle giovani adolescenti
spuntano le prime forme e ai maschietti cambia la voce.
I ragazzi non accettano suggerimenti e appena possono
si rendono indipendenti, anche semplicemente evitando
di chiedere ai genitori consigli sull’abbigliamento, sullo
sport o indicazioni di vita. E i genitori molto spesso non reagiscono con determinazione, alzando la voce e intonando
“e qui comando io, e questa è casa mia” (come si faceva
un tempo), piuttosto giorno dopo giorno perdono autorevolezza… e la marcata linea di confine che separa genitori
e figli si fa sempre più sottile, fino a scomparire. Si prova
a trattare, in un continuo e forse poco corretto tentativo di
evitare lo scontro.
Sono gli amici la spalla principale sulla quale appoggiarsi
e sempre loro quelli che riescono a condizionare pensieri
e abitudini, di certo non i genitori: loro sono “out” e certe
cose non le capiscono perché sono di un’altra generazione, ma sono anche molto furbi perché ai loro tempi hanno
vissuto le loro esperienze e ora invece rompono le uova
nel paniere ai loro giovani eredi. Questo, probabilmente,
il pensiero principale degli adolescenti di oggi. Solo il 34%
degli intervistati si rifugia tra le braccia materne se ha
un problema, mentre il 14% sceglie il padre per parlare e
solo il misero 2% elegge gli insegnanti a intimi confidenti.
foto fonte internet
Il 50% si affida alla comprensione degli amici, ritenendola
migliore di quella che potrebbe offrire un familiare.
Le percentuali non lasciano molti dubbi sull’attuale grado
di emancipazione dei giovani, eppure i ragazzi non sono
affatto contenti di aver tagliato il cordone ombelicale: il
40% vorrebbe essere condizionato dai pareri dei genitori
e sente la mancanza della loro guida, attenta e amorevole.
Paradossalmente, è proprio l’autogoverno a creare crisi e
disturbi: “Siamo di fronte a un fenomeno nuovissimo: la
precocizzazione dell’esperienza - osserva lo psicoterapeuta Matteo Lancini, autore di “Cent’anni di adolescenza”
(in uscita da FrancoAngeli editore) - Viviamo in una cultura
che teorizza i bambini come ‘personcine’ autosufficienti,
simili ai ‘grandi’. A questo contribuiscono le moderne tecnologie, da Facebook a YouTube, che incrementano la socializzazione incontrollata, e la tivù che propone, sempre
più di frequente, modelli di teenagers simili a trentenni in
miniatura”. Difficile, naturalmente, per i genitori reggere
il cambiamento repentino dei loro piccoli: il giorno prima
cuccioli indifesi e il giorno dopo adolescenti incalliti.
Il ruolo del nucleo d’origine però rimane fondamentale
poiché, secondo la psicoanalista dell’adolescenza Eugenia
Pelanda, la colpa è anche un po’ dei genitori: “La responsabilità è della cosiddetta famiglia non prescrittiva che ha
eliminato ogni tipo di conflitto, con gli adulti pronti all’empatia e non alla contrapposizione. Sembra una conquista
ma c’è un risvolto negativo. I ragazzi sono molto più fragili
perché non si misurano con nessun divieto e sono sregolati in quanto nessuno ha più un ruolo per imporre le regole.
Un tempo attaccavano gli altri: oggi se stessi”.
E voi che ne pensate? Sentite la mancanza di una presenza
più costante e attenta da parte dei vostri genitori o gioite
per la loro filosofia ‘free’? Se anche voi non credete nell’efficacia del braccio di ferro generazionale o se al contrario
proprio non riuscite a trovare un punto di accordo con i
vostri genitori, scriveteci a [email protected]
dai giovani per i giovani
lunedì 11 ottobre 2010
A
mbiente
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Sono 400 le vittime
dell’avvelenamento da piombo
in Nigeria
di Giuseppe Bentivegna
foto fonte internet
Una strage. E’ questo l’unico termine utile a descrivere
quanto accaduto in Nigeria dove, a causa dell’avvelenamento da piombo, sono almeno 400 i bambini morti negli
ultimi sei mesi nel nord del Paese.
L’avvelenamento da piombo (definito anche saturnismo)
oltre ad aver causato la morte di centinaia di giovanissimi nigeriani, ha intossicato almeno 18mila persone. Altre decine di bambini, quasi tutti sotto i cinque anni, sono
diventati ciechi, sordi o hanno avuto problemi al sistema
cerebrale o a quello muscolare. Il saturnismo è spesso letale per i più piccoli, mentre negli adulti produce problemi
a lungo termine come sterilità, insufficienza renale e la
possibilità che nascano figli già deceduti.
Una tragedia, quella che continua ormai da mesi a mietere vittime nel cuore dell’Africa più povera, causata dalla
rudimentale “caccia all’oro” degli abitanti dei villaggi del
nord, obbligati dalla mancanza di macchinari adeguati a
usare mani e strumenti artigianali per scavare alla ricerca
del prezioso metallo nelle aree minerarie della zona, diminuendo il livello di sicurezza e permettendo alle polveri
di piombo contenute nelle rocce di spargersi nei villaggi
dell’area.
A lanciare l’allarme è stato un responsabile dell’organizzazione Medici senza frontiere (Msf), El Shafii Muhammed
Ahmad : “oltre 400 bambini sono morti negli ultimi mesi
avvelenati dal piombo nello Stato di Zamfara”, ha dichiarato Ahmad, coordinatore di Msf ad Anka. Tuttavia, secondo i responsabili di Msf, il numero delle vittime rischia di
essere molto più elevato, considerato che numerosi casi di
contaminazione da piombo non sono stati censiti in quanto
non individuati come tali dalle comunità colpite.
L’ONU è già intervenuta e le autorità locali sono state avvertite lo scorso marzo, quando i bambini dei villaggi di
Bukkuyum e Anka hanno iniziato a soffrire di convulsioni
e morire. Inizialmente si era pensato a malaria o meningite, ma le analisi del sangue e del terreno hanno mostrato
un’altissima concentrazione di piombo, liberata dalla ricerca dell’oro tra le rocce.
L’estrazione dell’oro è stata proibita e ora le autorità affermano che la situazione è sotto controllo, anche se ogni
settimana vengono rilevati nuovi casi di avvelenamento da
piombo. Medici Senza Frontiere ha recentemente trovato
quantità pericolose di piombo in altri due villaggi, e si pensa che gli infettati siano più di 30mila.
Il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie
degli Stati Uniti, che ha condotto uno studio preliminare
sulle morti, ha detto che l’entità del problema “non ha precedenti negli studi che il Centro ha portato avanti in tutto
il mondo”.
Secondo TerraGraphics, la società di ingegneria per l’ambiente che si sta movimentando con le operazioni di pulizia del terreno, solo quest’anno sono morte più persone
di saturnismo a Zamfara che in tutto il mondo negli ultimi
quarant’anni.
Nel tentativo di porre fine a questa vera e propria ecatombe, le Nazioni Unite hanno incaricato una squadra di
cinque esperti inviata ad Abuja, e appoggiata da quattro
specialisti delle emergenze ambientali dei Paesi Bassi, per raccogliere campioni del suolo e delle acque. Le
analisi, andate avanti per qualche settimana e che si concluderanno nei prossimi giorni, serviranno a determinare
le dimensioni della crisi e a elaborare una risposta che si
spera rapida ed efficace.
foto fonte internet
dai giovani per i giovani
lunedì 11 ottobre 2010
S
pettacolo
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A Michelle scappa da ridere
a teatro
di Melania Tarquini
La biondissima Michelle
Hunzicher torna sul palcoscenico e lo fa con la
simpatia e la contagiosa
allegria che da sempre la
contraddistinguono.
Michelle si cimenta in “Mi
scappa da ridere”, uno
spettacolo teatrale tutto
al femminile, dove protagonista assoluta è la
foto fonte internet
risata: quella che non si
riesce a trattenere, quella che arriva nei momenti inaspettati, quella che aiuta a superare i momenti difficili e
che sdrammatizza le sofferenze più dolorose. “La risata è
il mio mantra - dice lei - una formuletta magica, il bidibi
bodibi bu che spalanca le porte”. Il suo approccio alla vita
arriva sul palcoscenico senza troppa timidezza e si lascia
interpretare e apprezzare dal pubblico in maniera ironica
e leggera. Michelle non si vergogna di mostrare i lati più
nascosti e in un mix di sensualità, immaginazione, fantasia e passionalità, si concede agli spettatori al naturale.
Approfitta anche delle numerose tecnologie visuali per regale allo show una resa scenica coinvolgente e intrigante.
“Mi scappa da ridere”, con questo titolo-confessione, che
già di per sé induce alla risata, la poliedrica artista girerà l’Italia, energica e frizzante come sempre. E non sarà
sola sul palco poiché il famoso Mago Forest l’accompagnerà interpretando un personaggio dissacrante e critico,
a metà strada tra il Grillo Parlante e lo Stregatto. E poi ci
saranno anche la musica e il ballo per lei, in un gioco di
proiezioni e ologrammi. Il 15 ottobre lo show debutterà al
teatro Politeama di Genova e poi proseguirà in un balletto
di date che coinvolgeranno le più famose città italiane. A
novembre “Mi scappa da ridere” andrà in scena dal 3 a La
Spezia (Teatro Civio); dall’8 a Lugano (Palacongressi); dal
12 a Reggio Emilia (Teatro Vall); dal 18 a Brescia (Palabrescia); dal 20 a Padova (Granteatro) e dal 23 a Bologna
(Teatro delle Celebrazioni). Dal primo dicembre, invece, ad
Alessandria al Teatro Comunale e dal 9 dello stesso mese
al teatro Smeraldo di Milano. Ma nel 2011 lo show proseguirà. Dal punto di vista tecnico impossibile non menzionare i professionisti che hanno collaborato alla riuscita di
questo spettacolo: scritto da Riccardo Cassini, Francesco
Freyrie, Piero Guerrera, Giampiero Solari ed ovviamente
dalla stessa Michelle, la regia è di Giampiero Solari. Le
coreografie sono di Bill Goodson e le musiche di Leonardo
De Amicis. “Mi scappa da ridere” ha impianto scenico e
luci di Marcello Jazzetti e regia video di Cristina Redini.
Michelle non è nuova al teatro e già nei precedenti show
ha mostrato grinta e professionalità, dimostrando di essere un’artista completa. Per lei nessuna forma d’arte è un
tabù: sa recitare, cantare, ballare, imitare e, soprattutto…
sa fare tutto questo con la leggerezza di chi non si prende
troppo sul serio. Non è la solita vamp! La ricordiamo nel
2005 protagonista del musical “Tutti insieme appassionatamente” (lo spettacolo ha registrato ben 60.000 presenze)
e poi nel 2007 splendida interprete nel musical “Cabaret”.
In entrambi i casi la collaborazione è stata con la famosa
Compagnia della Rancia, sempre diretta da Saverio Marconi.
A chi il 15 ottobre sarà a Genova - viste le ottime premesse - consigliamo di correre al botteghino e comprare un
biglietto perché si sa… dove c’è Michelle c’è allegria, e stavolta si riderà molto, ne siamo certi!
dai giovani per i giovani
lunedì 11 ottobre 2010
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C
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inema
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Lo zio Boonmee che si ricorda
delle vite precedenti
di Tania Marrazzo
foto fonte internet
Nel corso della 63° edizione del Festival di
Cannes non ci sono stati
molti dubbi su chi meritasse la Palma d’oro
come miglior film: “Lo zio
Boonmee che si ricorda
delle vite precedenti” ha
colpito immediatamente
i membri della giuria, ma
ha diviso critica e pubblico suscitando non poche
perplessità.
Dietro la macchina da
presa il thailandese Apichatpong Weerasethakul,
conosciuto anche al di
fuori del contesto cinematografico per le sue opere artistiche (costituite in particolar modo da videoinstallazioni).
Questa sua ultima pellicola rientra nel Primitive Project:
un ampio progetto volto alla valorizzazione del tema della
memoria, realizzato insieme ad alcuni adolescenti del villaggio di Nabua - situato nella provincia di Isan nel nordest
della Thailandia.
Oltre che regista, Weerasethakul è anche autore della sceneggiatura e del soggetto, ispirato ad un libretto intitolato
“Un uomo che ricorda le sue vite precedenti” pubblicato
da un monaco che sembra abbia effettivamente incontrato
il vero zio Boonmee, insieme a tutta un’altra serie di individui che avevano vissuto esperienze simili.
La trama è interamente incentrata sugli ultimi giorni di
vita di Boonmee (Thanapat Saisaymar), un uomo malato di
insufficienza renale cronica, che sentendosi prossimo alla
morte decide di trascorrere il poco tempo rimastogli in
una casa di campagna insieme alla cognata e al nipote. A
fargli compagnia arriveranno ben presto anche il fantasma
della moglie defunta Huay (Nattakarn Aphaiwonk) e lo spirito del figlio Boonsong (Geerasak Kullhong), scomparso
in circostanze misteriose molti anni addietro. Consapevole
delle sue condizione, Boonmee passa i giorni riflettendo
su se stesso e sulla propria esistenza; cerca di ricongiungersi con le sue vite passate attraverso la comunione con
la natura; attraversa quindi la giungla e si reca in un’oscura caverna.
“Lo zio Boonmee che si ricorda delle vite precedenti” è un
film insolito, il risultato di una scelta coraggiosa da parte di
un regista che va controcorrente proponendo un’opera che
è quasi un ritorno al cinema delle origini e che fa frequentemente uso di inquadrature statiche, in campo medio,
dentro le quali però succede di tutto. La stessa scelta di
ricorrere ad attori non professionisti (Thanapat Saisaymar
e Nattakarn Aphaiwonk sono nella realtà un operaio edile
e una cantante), che recitano in maniera quasi meccanica,
sono un modo per ricreare lo stile del cinema nascente.
Weerasethakul espone il suo personale senso della trasmigrazione buddista attraverso i viaggi consci e inconsci
di Boonmee. Ma chi è stato davvero Boonmee? Una donna,
un soldato, un pesce gatto, un’ape, un bisonte, una mucca,
un albero, uno spirito, una scimmia… Solo ripercorrendo le
vite passate l’uomo potrà trascendere se stesso ed entrare
in contatto con tutti i corpi che il suo essere ha abitato e
finalmente prepararsi per la rinascita in una nuova entità
fisica. Ma il cammino che porta alla reincarnazione è tortuoso, arduo da comprendere per uno spettatore esterno,
e sebbene il regista favorisca il processo di identificazione
con il protagonista, alla fine ci si sente smarriti e lontani
dalle vicende di Boonmee.
USCITA CINEMA: 15/10/2010
REGIA: Apichatpong Weerasethakul
SCENEGGIATURA: Apichatpong Weerasethakul
ATTORI: Wallapa Mongkolprasert, Vien Pimdee, Thanapat Saisaymar, Sumit Suebsee, Samud Kugasang, Sakda Kaewbuadee, Natthakarn Aphaiwonk, Kanokporn Thongaram, Jenjira
Pongpas, Geerasak Kulhong
FOTOGRAFIA: Sayombhu Mukdeeprom, Yukontorn Mingmongkon, Charin Pengpanich
MONTAGGIO: Lee Chatametikool
MUSICHE: Koichi Shimizu, Akritchalerm Kalayanamitr
PRODUZIONE: llumination Films/Past Lives Productions, Kick
the Machine Films
DISTRIBUZIONE: BIM
PAESE: Gran Bretagna, Thailandia, Germania, Francia, Spagna
2010
GENERE: Drammatico, Commedia
DURATA: 113 Min.
FORMATO: Colore 1:1.85
SOGGETO: Apichatpong Weerasethakul
dai giovani per i giovani
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Hit week:un sogno americano
per la musica italiana
di Lorenzo Quilici
Un grande Festival di musica italiana in America. Dieci
giorni di esibizioni live, in 8 location. New York e Los Angeles saranno due tra le più importanti città del mondo e un
contest per suonare oltre oceano sul palco con i migliori
artisti della nostra Penisola. Questi sono gli ingredienti di
Mtv New Generation Contest Hit Week.
Mtv Italia, con il ministro della Gioventù e Hit Week, per
tutta l’estate hanno dato la possibilità a tanti giovani musicisti italiani di candidarsi per esibirsi all’Hit Week Festival
che si sta tenendo in questi giorni a New York e Los Angeles e - dopo una lunga selezione - finalmente una giuria di
esperti ha decretato i due vincitori: sono le band Thank You
For The Drum Machine e My Awesome Mixtape.
Più di 800 le band che hanno partecipato alle selezioni di
Mtv New Generation Contest Hit Week attraverso il quale Mtv Italia, il ministero della Gioventù e Hit Week hanno
voluto aiutare giovani talenti ad avere spazio e visibilità
all’interno di grandi eventi italiani ed internazionali, perché la musica continui ad essere una delle colonne portanti dell’arte in Italia e perché sempre più giovani riescano a realizzare i propri sogni.
“Crediamo che la musica - commenta il ministro Giorgia
Meloni - assieme al talento giovanile, sia uno dei patrimoni nazionali più importanti. Per questo abbiamo voluto
dare alle giovani promesse musicali italiane l’opportunità
di esibirsi di fronte ad un grande pubblico, su due dei più
prestigiosi palcoscenici mondiali e in compagnia di artisti
di fama internazionale, sicuri che sapranno farsi valere”
Per rendere tale ribalta davvero importante per le band
musicali che partecipano all’evento è stato siglato un protocollo d’intesa dal Governo Italiano, attraverso il ministero dello Sviluppo Economico, con l’Istituto per il Commercio Estero di Los Angeles, in base al quale all’esibizione
di questi ragazzi assisteranno 100 produttori provenienti
dal nord America e dall’America Latina, che avranno così
modo di ascoltare dal vivo ciò che di meglio può offrire
oggi il panorama della giovane musica emergente italiana.
Il ministero della Gioventù, da parte sua, si attiverà per far
pervenire ai produttori anche il cd musicale con le esibizioni delle prime 16 giovani band classificate dell’Mtv new
generation contest Hit Week.
Saper valorizzare il talento della gioventù, secondo il ministro Giorgia Meloni, significa avere fiducia nelle nuove
generazioni e dimostrare di voler davvero investire nel futuro. Antonio Campo Dall’Orto - Presidente di Mtv Italia dichiara: “È sempre stato un nostro privilegio, oltre che
nostra missione, poter provare in ogni modo a dar voce ai
ragazzi affinché possano far emergere il loro talento e seguire le proprie ambizioni e passioni. Questi sono i motivi
tanto semplici quanto chiari che ci hanno immediatamente trovato vicini a questa iniziativa che apprezziamo per la
volontà concreta di guardare al domani”.
La forte volontà nel mettere in moto questa iniziativa per
il mondo giovanile, sottolinea l’ideatore di Hit Week Francesco Del Maro, ha una serie di significati: da un lato
puntare concretamente sul futuro così ben rappresentato
da tutte le band partecipanti, e dall’altro vuole essere un
chiaro esempio di come con la dedizione e la passione sia
ancora possibile realizzare i propri desideri.
Per il secondo anno consecutivo Hit Week esporta la musica italiana all’estero attraverso diversi concerti sparsi in
molte location americane e quest’anno, grazie al contributo di Mtv Italia e del ministero della Gioventù, fa un passo
in avanti promuovendo non solo la musica italiana già conosciuta, ma anche band e artisti emergenti che possono
avere un futuro in ambito artistico. Ora tocca ai nostri giovani artisti trovare le note giuste per la via del successo.
foto fonte internet
dai giovani per i giovani
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Armadi vuoti e vestiti spray
di Ivana Piazza
foto fonte internet
Immaginate i vostri armadi vuoti, i vestiti spariti e al loro
posto delle semplicissime bombolette spray… No, non sto
impazzendo, sto soltanto immaginando un possibile scenario futuro fatto di “vestiti spray”. E non mi riferisco a
fantascienza o magia: si tratta della nuova tecnica sviluppata dal designer spagnolo Manel Torres, PhD presso il
dipartimento di Ingegneria Chimica dell’Imperial College
di Londra, ex-studente del Royal College of Art e fondatore
della Fabrican LTD (un’azienda che collabora da circa dieci anni con Paul Luckham, professore di tecnologia delle
particelle all’Imperial College).
Con questa nuova tecnologia, un semplice spruzzo di un
particolare spray sul corpo permette di disegnare sulla
pelle un modello di t-shirt che, quasi istantaneamente, si
trasforma in tessuto vero e proprio, lavabile e riutilizzabile. Lo spray, “sparato” addosso con una sorta di aerografo, forma sul corpo una patina elastica simile al feltro
che, senza cuciture, aderisce perfettamente alla pelle.
“Quando ho iniziato a lavorare a questo progetto - spiega
il designer-inventore - volevo soltanto creare qualcosa di
futuristico, senza cuciture e comodo. Ma le mie ricerche in
questa direzione sono finite con il ritornare ai principi costruttivi delle stoffe più antiche, come il feltro, le cui fibre
si combinano senza bisogno di essere tessute o cucite”.
La composizione dello spray è data da un misto di fibre di
cotone e di polimeri, mischiate con un solvente che evapora dopo lo spruzzo, ma prima che il materiale si depositi
sulla pelle, permettendo così alla miscela di solidificarsi.
Le fibre di cotone possono essere facilmente sostituite con
altri materiali naturali, come per esempio la lana o il lino.
La nuova tecnica è ancora in fase di progettazione e probabilmente dovremo attendere anni prima di vederla in commercio, ma l’applicazione si preannuncia di grande impatto, non solo nel mondo della moda e del fashion, ma anche
in altri ambiti, come quello chimico e medico. In un’intervista, Torres parla della possibilità di produrre garze presterilizzate intrise di particolari molecole farmacologiche
e conservate in bombolette apposite che, oltre a coprire in
un attimo le ferite, potrebbero fin da subito iniziare a curarle. Ma più banalmente si ipotizzano anche applicazioni
di uso quotidiano, come la tappezzeria di mobili e auto.
L’idea è molto interessante, gli sviluppi futuri nelle varie
branche lo sono ancora di più e poi, chi lo sa, magari un
giorno placheremo la nostra smania di shopping e ci accontenteremo di qualche bomboletta colorata in armadio
(mai dire mai…).
dai giovani per i giovani
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ecnologia
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I videogiochi che fanno bene:
alcuni migliorano le capacità
decisionali e riducono lo stress
di Chiara Benedetti.
foto fonte internet
I videogiochi fanno anche bene. Questo quanto affermato
in una ricerca della University of Rochester, piccolo centro
di ricerche d’avanguardia dello stato di New Jork, secondo
la quale il gioco soddisfa esigenze psicologiche e, se contiene situazioni di relazione che poi si replicano nella vita
vera, produce risultati positivi in termini di socialità. Lo
studio in questione è stato condotto da Daphne Bavelier,
professore di scienze del cervello e cognitive, e pubblicato
dal “Current Biology”. Lo studio sottolinea come i videogames, in particolar modo gli “sparatutto”, ci aiutino a prendere più facilmente le decisioni importanti che dobbiamo
affrontare nella nostra vita. Insomma chi è abituato a sparare con il joystick sviluppa riflessi più veloci. I giochi più
utili infatti, secondo i ricercatori, sono quelli d’avventura e
d’azione, ossia quei generi di gioco in cui i giocatori si ritrovano a compiere due o più azioni contemporaneamente.
Questo non renderebbe i ragazzi solo bravi a decidere, ma
anche a farlo nella maniera più rapida e precisa.
Secondo questi studi, giocare con costanza a questa tipologia di videogiochi aiuterebbe a sviluppare anche le capacità dell’attenzione, sia a livello visivo che uditivo, grazie ai
tanti stimoli che riceve il giocatore nel corso della partita.
Ha affermato a riguardo Daphne Bavelier: “A seconda delle scelte compiute nei vari quadri o scenari, i giocatori di
videogames si espongono a una serie di possibilità molto
vasta, alle quali devono cercare di adattarsi il più rapida-
mente possibile per superare i vari livelli di gioco. E’ per
questo motivo che chi gioca spesso ai videogiochi, con il
passare del tempo, diventa più veloce, ma non per questo
meno accurato, nel giudicare le situazioni e agire di conseguenza”.
Gli studi dell’Università di Rochester hanno inoltre dimostrato che i videogames migliorano la vista. Le persone
che giocano ai videogiochi di azione per diverse ore al giorno per un mese, migliorano la propria visione di circa il
20%. “I videogiochi di azione cambiano il modo in cui il nostro cervello gestisce le informazioni visive”, spiega il prof.
Bavelier, “questi giochi portano il sistema visivo umano ai
suoi limiti e il cervello si adatta di conseguenza. E tutto ciò
viene ad influenzare anche le altre attività della vita quotidiana”.
Ma l’Università di Rochester non è l’unica ad aver formulato teorie del genere: molti sono infatti gli studi e gli
esperimenti svolti nel campo dei videogiochi. Christopher
J. Ferguson, ad esempio, un professore americano della
Texas AeM International University, ha condotto uno studio nel quale ha sostenuto che i videogames violenti riducono lo stress e abbassano il livello di ostilità. “Abbiamo
sottoposto 103 adulti a un’attività frustrante – ha spiegato
Ferguson – e quindi li abbiamo suddivisi casualmente in
quattro gruppi: uno che non ha giocato, uno che ha giocato a un videogames non violento, uno che ha giocato a
un videogames violento nei panni dei buoni e uno che ha
giocato a un videogames violento nei panni dei cattivi. Il
risultato suggerisce che i giochi violenti riducono la depressione e i sentimenti ostili”. Ferguson arriva addirittura
ad ipotizzare un futuro impiego dei videogames nelle terapie comportamentali di adolescenti e giovani: i videogiochi
potrebbero infatti agire da anti-stress, aiutare i pazienti a
sopportare meglio le frustrazioni della vita reale e persino calmarli, senza con questo alimentare comportamenti
aggressivi.
Altri studi provengono dai ricercatori della londinese Brunel University. Qui i videogiochi vengono definiti come una
panacea, soprattutto per i pargoli. Queste attività elettroniche aiuterebbero infatti a sviluppare la fantasia dei
bambini che, come sostenuto dal dott. Simon Bradford,
riescono a vivere le diverse esperienze del mondo grazie
al filtro dei videogames e ad esprimere liberamente la loro
creatività soffocata all’interno dei megacondomini di cemento armato.
Insomma, i videogiochi non servono più semplicemente e
banalmente a passare il tempo, ma addirittura ci aiutano
anche a sviluppare qualche facoltà in più. Tesi, queste, che
non possono far altro che rallegrarci, visto il largo uso che
oggi se ne fa.
dai giovani per i giovani
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ossip
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La verità di Costantino
di Melania Tarquini
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Di versioni sull’improbabile coppia Corona-Mora se ne
sono date molte e tutte anche molto contrastanti tra di
loro. Di loro ormai si sa quasi tutto e giorno dopo giorno
escono indiscrezioni nuove.
Prima sono state le parole di Lele a mandare su tutte le furie Corona, sebbene nell’immediata smentita abbia anche
ammesso il forte legame che li univa, e poi l’intervento di
Rocco Casalino a fargli saltare i nervi. Lui che è abituato
a stare al centro dell’attenzione, stavolta teme che la sua
credibilità sia intaccata e non accetta che altri insinuino e
ammicchino sui suoi gusti sessuali.
Ma chissà cosà dirà stavolta Fabrizio quando leggerà che
Costantino ha un filmato di ben 60 ore nel quale sono registrati i migliori momenti della vita insieme nell’harem di
Lele. E già, perché Costantino ha deciso di togliersi qualche sassolino dalla scarpa, ora che tutti parlano delle inclinazioni dell’agente più famoso d’Italia.
Per lui non ha parole buone e sulle pagine del settimanale
“Oggi” lo descrive come un dittatore, pronto a vendicarsi
se le cose non vanno come aveva stabilito. Un bravo burattinaio, insomma! “Non è mai stata una grande famiglia.
Lele era il padre padrone e gli artisti dovevano ubbidirgli.
Altrimenti succedeva il finimondo. Facevano solo quello
che gli ordinava. Altrimenti non lavoravano più. Io ero protetto da una persona più potente di Lele Mora: Maria De
Filippi”, confessa. “Quando incontro Mora lo saluto. Sono
stato uno dei pochi a non abbandonarlo durante Vallettopoli. Ho aspettato che venisse prosciolto. Siamo andati
a cena da soli e gli ho spiegato perché lo lasciavo. Non
era più un manager. Era un personaggio. Me lo trovavo in
concorrenza nelle discoteche. Non sono un traditore: non
sono andato in un’altra agenzia come hanno fatto gli altri”, continua, nel tentativo di fare luce sulla sua verità. E
a quelli che hanno insinuato e insinuano ancora che anche
lui fosse un amante di Lele (ci sono foto che lo ritraggono
in Sardegna mentre massaggia i piedi a Lele) risponde che
la sua storia con la Pierelli era sincera e che tra lui e Lele
non c’è mai stato nulla di più che un semplice rapporto
lavorativo.
Col senno del poi, Costantino non ha timore ad ammettere
di ritenere Lele poco onesto: “Il suo telefono squillava solo
per me. E lui mi ha sfruttato. Nessuno avrebbe retto i miei
ritmi, non c’è stato più nessuno come me. Se ha guadagnato tanto mi deve ringraziare. Semmai ho il sospetto che
i miei cachet non fossero proprio quelli che ricevevo. Per
non parlare delle ritenute d’acconto che non mi sono mai
state versate. Qualcun altro si è fatto regali coi miei soldi”.
L’ex tronista ha le idee chiare e dalla sua un filmato che, a
suo dire, parla molto chiaro: “Per anni ho girato con una
telecamera in mano. Volevo documentare quel che mi accadeva. Ho 60 ore di girato. Farò vedere chi ero e come
sono diventato. Ci sarà tutto il mio mondo (nel film-documentario Narciso, ndr): Lele Mora, quelli dell’agenzia, i
personaggi che ho conosciuto. Erano tutti consapevoli che
avevo una telecamera e si divertivano a essere ripresi. Chi
non autorizzerà la messa in onda verrà oscurato in viso.
Ma la gente capirà lo stesso chi è. Si vedranno cose che
nessuno ha mai mostrato. L’epoca dell’ipocrisia è finita”.
La minaccia, velata ma non troppo, non ci metterà molto
a raggiungere le orecchie dell’agente e di certo ci saranno
nuovi sviluppi nella vicenda.
Che dire? Lele Mora & Co… tremate!!!
dai giovani per i giovani
lunedì 11 ottobre 2010
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ot love
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Affinità di coppia: il sesto senso
foto fonte internet
di Elena Matteucci
Facoltà extrasensoriali, premonizioni, telepatie. Materia
da Mago Otelma o qualcosa da prendere sul serio? La risposta questa volta ci viene data direttamente dalla scienza.
La ricerca ci aiuta a frugare nella testa del nostro partner
per capire cosa accade quando diventa proprio incontenibile e gli studi scientifici questa volta fanno al caso nostro.
Da ricerche condotte presso l’Università of Technology di
Sidney, infatti, risulterebbe che la mente di due persone
innamorate possa arrivare effettivamente a lavorare in
sincronia. Gli scienziati hanno osservato per cinque anni
come il cervello lavori “in coppia”, su un campione di 30
persone, dai 21 ai 65 anni. In 180 ore di terapia, attraverso
un esperimento chiamato poi “Fisiologicamente allineati”,
è stato possibile individuare movimenti di attività cerebrale
pressoché identici nelle coppie. Queste persone, raggiungono un livello di armonia tale, che riescono a “leggere nel
pensiero” il proprio compagno/a, interpretandone emozioni e pensieri. Incredibile!! Quindi se ci concentriamo
abbastanza potremo sperare di riuscire a comprenderci a
vicenda, per una buona volta.
“Abbiamo identificato il momento cruciale - ha riferito al
‘Daily Mail’ la dottoressa Trisha Stratford - in cui i cervelli
hanno cominciato a lavorare in sincronia”. La responsabile
della ricerca australiana ha affermato che questo “sento
senso” si è manifestato al livello del lobo parietale. Si tratta di uno “stato alterato”, durante il quale le parti del cervello che controllano il sistema nervoso hanno cominciato
a battere insieme. Quando accade un evento simile “possiamo leggere i cervelli gli uni degli altri in una modalità
più profonda: il cosiddetto sesto senso”.
Che ci vogliate credere o no, la ricerca sta facendo passi
da gigante in materia di affinità elettive e un domani, chissà, potrebbe persino leggere nei nostri geni se il partner è
scientificamente provato che sia la nostra metà!
Sarà un po’ avveniristico, ma intanto ora sappiamo che,
con una giusta dose di concentrazione da parte di entrambi, potremo raggiungere il feeling desiderato senza dover
ricorrere al Dott. Stranamore! Anche la scienza oggi conferma che in una coppia esiste una maniera per intendersi
su tante altre cose, oltre che sul sesso! A rendere il legame indissolubile, infatti, è quell’istante unico in cui è stato
evidenziato che entra in gioco qualcosa di più profondo tra
due persone innamorate.
Allo stesso modo, un’altra ricerca condotta presso l’Università del Texas dalla dottoressa Mory Ireland, ha stabilito come le coppie più affiatate parlino la stessa lingua.
Espressioni, modi di dire, intercalari, sarebbero molto simili nelle coppie più affiatate; quanto più si assomigliano
linguisticamente, tanto più sono innamorati.
E per capire se il vostro rapporto è al top o in fase calante, bisognerebbe studiarne i tratti linguistici che, meglio di
qualsiasi altro oroscopo di coppia, possono rivelare la sincerità dei sentimenti. Sforzarsi di assomigliare all’altro da
un punto di vista linguistico e comportamentale, sarebbe
un grande prova.
Probabilmente non avevano bisogno di attendere risultati
scientifici su questo tema tutti i grandi scrittori che hanno raccontato il mistero dell’amore; da Kundera a Herman
Hesse, fino al contemporaneo Choelo e ai tanti, che hanno
spiegato la magia di coppia come un’intesa ‘spirituale’, tra
due innamorati. Il poeta Ugo Foscolo, in uno dei suoi versi
più celebri scriveva: “Celeste è questa corrispondenza di
amorosi sensi”.
foto fonte internet
dai giovani per i giovani
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M oda e mode
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foto Paris Hilton fonte internet
Cane da borsa… o borsa da cane?
di Valentina Malgieri
Qualche mese fa, scene di questo tipo si vedevano solo
nelle tante fotografie che affollano le pagine delle riviste
di moda, gossip e tendenza. Ci riferiamo alle immagini che
riportano le star o le celebrities a passeggio per le strade
delle loro città con tanto di cagnolino alla mano… letteralmente “alla mano”! Perché da Paris Hilton a Miranda
Kerr, da Tori Spelling a Mariah Carey e Rihanna, l’amico a
quattro zampe diventa, più che un compagno a passeggio
o un amico fedele, un accessorio o un peluches, scelto e
vestito con la stessa cura con la quale al mattino si sceglie
il più giusto e azzeccato paio di orecchini!
Quel che infatti lascia perplessi del modo in cui si esprime
l’amore di questi famosi padroncini, è la snaturalizzazione
che quasi sempre si dimostra di far pesare sull’animale.
La prima domanda spontanea che ci verrebbe da porre
ad esempio a Paris Hilton è se abbia o meno mai notato che i suoi numerosi cagnolini di piccola taglia, siano in
effetti dotati di funzionalissime zampine! Perché tenere
un animale nella borsa, agghindarlo con ridicoli vestitini
e coprirlo di luccicanti paillettes, allora? Amare gli animali
vuol dire anche rispettarli nella loro natura… di animali,
appunto! E francamente il “cane da borsa”, la natura, crediamo che debba ancora inventarlo!
Quel che è sicuro invece è che la predilezione di molte star
al cane mignon, quale è il chihuahua, avrebbe fatto proprio di questi esemplari i più costosi al mondo! Un gruppo
di esperti americani hanno condotto infatti una singolare
ricerca che conferma come, proprio il chihuahua, nonostante le sue dimensioni, sia la razza che fa spendere più
soldi agli acquirenti. Ma cosa rende così costoso questo cane? In realtà,
il chihuahua non avrebbe
necessità così costose, ma
è l’immagine che ha “da
difendere” a far alzare il
suo prezzo, visto che i padroncini non ci pensano
due volte a dedicare un po’
del proprio lusso anche al
piccolo cagnolino, regalandogli capi di abbigliamento
griffati, divanetti e ciotole in materiali preziosi, addirittura
d’oro per i più facoltosi. Pensate che il cane mignon di Paris Hilton, infatti, ha un corredino firmato Chanel! Follia
pura!!!! Ora, tralasciando i motivi che possano spingere
questi Vip a fare degli animali un loro personale decoro
di appendice o ulteriori conferme pubbliche del loro livello esagerato di ricchezza, quel che ci interessa capire è
soprattutto come questa tendenza sia potuta diventare di
uso comune anche per noi! Che ci piaccia il chihuahua va
bene, che ci possa piacere vestirlo come si farebbe con
una bambola anche (forse), ma che si sia pronti a sacrificare parte del proprio budget per gratificare il nostro cane
(sarà poi gratificato??) e mostrarci in pubblico… ci sembra
abbastanza ridicolo! E non parliamo senza cognizione di
causa! Fateci caso: non è più un fenomeno tanto isolato.
Sugli autobus, per i negozi, dentro i ristoranti e per strada, è pieno di personaggi che, in imitazione allo stereotipo
glamour delle star, stritola sul proprio braccio l’inerme
topino di pelo, che in tutta sincerità… ci fa anche un po’
pena! L’invito quindi è a non prendere tutto ciò che ci viene
propinato dalle riviste e dal comportamento delle celebrities come oro colato. Guardiamoci intorno (e magari anche
in faccia) e piuttosto che far come loro, puntiamo a far…
meglio! Spesso non sarà difficile riuscirci.
dai giovani per i giovani
lunedì 11 ottobre 2010
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port
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Caroline Wozniacki è la nuova
numero uno del tennis mondiale
di Ilaria Serrotti
E’ ufficiale soltanto da oggi, lunedì 11 ottobre: la numero
uno del tennis mondiale non è più Serena Williams… La
bella danese Caroline Wozniacki (nella foto), battendo negli ottavi di finale degli Open di Cina la ceca Petra Kvitova –
con un vigoroso 6-3, 6-2 – si è assicurata i punti che le valgono il primato del raking Wta, davanti a Serena Williams,
appunto.Il suo è un primato particolare perché non ha
nessun titolo dello Slam all’attivo, ma ha comunque dalla
sua parte così tanti successi (soprattutto in tornei “mediograndi”) che le hanno permesso un sufficiente accumulo
di punti. Proprio Serena Williams le cede lo scettro quindi,
e non senza qualche rimpianto. La più giovane delle “black
sisters” è infatti ferma ai box dal successo a Wimbledon
di inizio luglio, a causa del banale incidente al piede che
le ha compromesso la seconda parte della stagione. Oggi
Caroline sarà la nuova leader. Ragazza dal grande fascino,
anche mediatico… il che non guasta; ha soli 20 anni e pertanto tutta una carriera davanti per conquistare i grandi
tornei. Il dubbio viene semmai dalla sua consistenza tecnica. Grande lottatrice e dotata di buona capacità di resistenza, senza però quel colpo che strabilia, quello che
ti strappa l’applauso dalle mani, né da quell’istinto killer
che fa la differenza.Primato comunque del tutto meritato
il suo! Caroline ha dichiarato di provare una “sensazione
incredibile” e ha aggiunto: “Ho sempre sognato di diventare la n. 1 mondiale e, avendo davvero giocato bene, questo è un gran giorno per me. Sono molto fiera”. E ancora, riguardo alla giocatrice che ha ormai lasciato alle sue
spalle nella classifica mondiale, ha proseguito: “Serena
è una grande campionessa, è un sogno poter realizzare
foto fonte internet
quello che lei ha fatto prima di me. Posso imparare
enormemente da giocatrici
come lei”. Infine, qualche
dato: Caroline Wozniacki
è la ventesima giocatrice
a raggiungere il numero
uno dall’introduzione della classifica mondiale nel
1975 e la terza negli ultimi
due anni che ci riesce senza
aver vinto alcun torneo dei
quattro del Grande Slam.
E’ la decima ad arrivarvi
prima di aver compiuto 21
anni; ma soprattutto è la prima danese a salire sul gradino
più alto. Nessun connazionale ci è mai riuscito.
Per capire meglio:
Il Ranking WTA è il sistema con cui la Women’s Tennis
Association cerca di stilare una classifica meritocratica delle giocatrici di tennis iscritte al circuito. La WTA
ha introdotto questa classifica mondiale nel 1975, e da
allora 20 tenniste sono riuscite a raggiungere la posizione di N.1 del mondo.
Grande Slam è un termine che ha origine nel gioco del
bridge, in cui sta ad indicare il colpo massimo realizzabile. Il tennis ha preso in prestito questa definizione
per indicare il conseguimento della vittoria nei quattro
tornei qui sotto elencati, nell’arco di un anno:
- Australian Open
- Open di Francia (Roland Garros)
- Wimbledon
- U.S. Open
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lunedì 11 ottobre 2010
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Addio casco a “scodella”
di Alessandro Sgrò
Finisce l’era della “scodella”, il casco leggero.
Conosciuto universalmente come DGM (la sigla di omologazione che lo identificava), non potrà più essere indossato in sella da martedì 12 ottobre. A stabilirlo è la modifica
all’articolo 117 del Codice della Strada, contenuta nella
legge 120 dello scorso 29 luglio.
La vendita di questo tipo di casco era stata vietata già dal
settembre 2001, perché considerato meno protettivo di un
casco tradizionale ma allo stesso tempo idoneo per la guida di mezzi poco veloci e, per questo è stato possibile indossarlo fino ad ora sui motorini. La norma, contestata subito da chi lo considerava insicuro anche guidando a basse
velocità, era stata in qualche modo ‘sollecitata’ dall’industria delle due ruote al momento di estendere l’obbligo del
casco ai maggiorenni: il timore era infatti quello che l’intero settore potesse risentire della nuova imposizione, mentre la possibilità di indossare un casco più leggero e meno
ingombrante avrebbe potuto rendere il boccone meno
indigesto agli utenti. Attualmente la stragrande maggioranza dei modelli utilizzati sono omologati secondo quanto
stabilito dal regolamento Ece/Onu22, sigla che identifica
gli unici caschi che possono essere venduti e indossati
alla guida di un qualsiasi mezzo a due ruote nel territorio dell’Unione Europea. I caschi fuorilegge si riconoscono
dalla già citata sigla DGM riportata sull’etichetta interna,
per cui affrettatevi a sostituirlo con uno regolamentare nel
caso in cui il vostro non lo sia: da domani circolare con un
casco non omologato potrebbe costarvi una multa da 79 a
299 euro e il fermo amministrativo del mezzo.
Nuovo tettuccio per
la Mercedes
di Alessandro Sgrò
Aria di novità in casa Mercedes: la prossima primavera
porterà con sè la nuova generazione della SLK. Design
completamente diverso, meccanica aggiornata… ma, soprattutto, un tettuccio tutto nuovo. L’hard-top, il tettuccio ripiegabile nel bagagliaio, è stata una tecnologia che
proprio Mercedes ha contribuito a diffondere e che, nella
nuova versione della sua compatta spider, si avvarrà di un
sistema definito dai tecnici della casa di Stoccarda “magic
sky control”. Si tratta di un tettuccio in cristallo trasparente, offerto come optional, che può essere oscurato agendo su un semplice pulsante e proteggendo efficacemente
l’abitacolo dai raggi solari. Un sistema utilissimo dunque,
soprattutto d’estate. E i tecnici Mercedes, per testare il
“magic sky control” nelle condizioni più estreme, si sono
spinti fino nella terribile Death Valley statunitense, portando a casa degli ottimi risultati: dopo una esposizione
al sole della vettura di oltre 4 ore a tettuccio trasparente
è stata registrata una riduzione del calore dell’80%, con
punte del 95% a cristallo oscurato. La nuova SLK si conferma in questo modo - aperta o chiusa che sia - come una
sportiva dai connotati esclusivi, nella quale il confort e il
piacere della guida sportiva viaggiano su binari paralleli.
foto fonte internet
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Tra castelli e passato: Vienna
foto “Castello di Schönbrunn” fonte internet
di Valentina Nanni
Se amate la cioccolata, lo stile liberty e i castelli maestosi,
Vienna è la città che fa per voi! Piccola e maestosa è il
paradiso per gli amanti dei castelli e dei reali e, elegantemente sobria, mostra ancora orgogliosamente i fasti di
un mondo che fu, cuore pulsante dell’impero e del movimento liberty.
Per visitarla prendetevi il solito week end: partenza all’alba, alloggio centrale e via… si parte per una nuova avventura!
Arrivando in centro vi accorgerete subito che gran parte
delle attrattive sono intorno alla via principale: l’Hofburg,
il palazzo imperiale, l’Opera, la cattedrale di Santo Stefano, tutto è estremamente vicino e raggiungibile a piedi e
come sempre, gironzolare con il naso all’in su in una città
è il miglior modo di scovare le stradine più carine e caratteristiche e cogliere l’essenza del posto.
Perciò via… gambe in spalla e visitiamo il centro della
città! Ciò che balza immediatamente all’occhio è la maestosità degli edifici che è ancora facile immaginare pieni
di uomini e donne splendidamente vestiti. Vienna sembra
cristallizzata ai tempi dell’impero, composta e compita.
I palazzi reali imperdibili sono, infatti, ben tre: l’Hofburg
in pieno centro e il castello di Schönbrunn (dimora estiva
della famosissima principessa Sissi e di Francesco Giuseppe), ultimi simboli di un mondo che di lì a breve sarebbe andato in frantumi, e il Belvedere - residenza estiva di
Eugenio di Savoia.
Tralasciando le tristi sorti della monarchia, l’impronta da
loro lasciata su Vienna è stata fortissima, anche considefoto ”Hofburg” fonte internet
rato che l’Hofburg è stato la residenza ufficiale dei reali
per più di sette secoli, man mano ampliandosi ed arricchendosi fino a diventare ciò che è ora. Per quanto sia imponente è comunque visitabile in poco tempo, non meno
di mezza giornata comunque, e forse poco entusiasmante,
soprattutto se il vostro giro proseguirà alla volta di Schönbrunn e del Belvedere.
Posizionato un po’ lontano dal centro, ma raggiungibile
con la metropolitana, la residenza estiva di Sissi vi darà la
sensazione di aver riportato le lancette indietro nel tempo
a un’epoca che non c’è più. Gigantesca e meravigliosa, è
in grado di mostrare in ogni piccolo dettaglio la potenza
e magnificenza degli Asburgo. Certo per apprezzarla appieno vi devono piacere le favole e i mondi fatati, perché è
lì che state entrando e lì che passerete tanto tempo, visto
che per visitarlo tutto, giardini compresi, ci vuole almeno
una giornata intera tanto è sconfinato! Il castello con le sue
sale in stile rococò e i suoi lampadari in cristalli di Boemia
è infatti quasi interamente visitabile e pochissime sono le
zone interdette ai visitatori. Visitabili sono gli appartamenti imperiali in cui è possibile ammirare anche alcuni abiti e
ritratti di Sissi e Francesco Giuseppe, così come visitabile
è la Grande Galleria dove erano soliti ballare durante le
feste i partecipanti al congresso di Vienna, il salone degli
specchi, in cui Mozart a sei anni tenne il suo primo concerto, e il Salone Cinese Blu, dove nel 1918 Carlo I firmò il suo
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atto di rinuncia al governo mettendo fine alla monarchia.
Tanto successe tra queste mura e tanto nei suoi sconfinati
giardini che iniziano alle spalle della Gloriette, visibile in
lontananza dalle finestre del castello!
Rimanendo in tema di palazzi, imperdibile è poi il Belvedere che custodisce al suo interno gran parte della produzione di Klimt, annoverando tra i capolavori presenti il
famosissimo “Bacio”.
Fasto e reali, e tantissima arte caratterizzano la città. Ricca di attrazioni in stile liberty, Vienna offre esempi di questo stile anche dove non pensereste mai di trovarlo: alla
fermata della metropolitana! Curata nei minimi dettagli e
pensata come centro di scambio nella capitale dell’impero, la stazione di Stadtbhan fu curata dall’architetto Otto
Wagner ogni minimo particolare e il risultato è strabiliante. Probabilmente la fermata della metro più bella che vedrete in Europa! Bellissima Vienna, dal gusto un po’ retrò,
malinconica e imperdibile!
foto fonte internet “Bacio” di Klimt
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La torta Sacher
foto fonte internet
di Valentina Nanni
Vienna è inequivocabilmente la città dei golosi! Tra praline
di Sissi, palle di Mozart e Sacher torte, la capitale dell’impero austroungarico è il paradiso della cioccolata! La torta Sacher in particolare è il simbolo della Vienna capitale
dell’impero. Leggenda narra che nel lontano 1832 il principe di Metternich commissionò al suo pasticcere di corte
un dolce speciale per i suoi ospiti, ma a causa di un’improvvisa malattia l’onere della prova spettò al sedicenne
apprendista Franz Sacher che creò questa meraviglia ancora oggi apprezzatissima! Perciò a suon di valzer viennese ecco la ricetta per 6 persone:
500 gr di cioccolato fondente a quadrati
225 gr di burro
350 gr di zucchero
8 uova
230 gr di farina
4 cucchiai di marmellata di albicocche
1 cucchiaio di apricot-brandy
½ bicchiere d’acqua
Sale
Iniziate il vostro dolce spezzettando 250 gr di cioccolato fondente in una pentolina, mettetela dentro una pentola più grande che avrete riempito per metà di acqua e
poi ponete il tutto sul fuoco a fiamma media. Pian piano
fate sciogliere il cioccolato mescolando continuamente
e quando sarà completamente sciolto toglietelo dal fuoco e fatelo raffreddare, girandolo ogni tanto affinché non
diventi troppo solido. Messo da parte il cioccolato fuso,
prendete 200 gr di burro (che deve essere morbido; per
cui tiratelo fuori dal frigo per tempo) e mettetelo in una
terrina piuttosto grande con 200 gr di zucchero. Amalgamate bene i due ingredienti e aggiungete un pizzico di
sale, quindi unite i tuorli e il cioccolato che avevate fuso
prima. Ora in un’altra terrina montate a neve densissima
gli albumi e poi incorporateli lentamente al composto che
avevate fatto prima mescolando dal basso verso l’alto.
Aggiungete la farina setacciandola sopra alla crema che
avete ottenuto e mescolate il tutto con cura per amalgamarla bene agli altri ingredienti. Fatto questo prendete
uno stampo, dal bordo sganciabile, di circa 24 cm di diametro e ungetelo con il burro rimasto. Versateci dentro il
composto cercando di livellarlo in modo tale che una volta
cotto rimanga piatto e infornatelo facendolo cuocere a fuoco basso per circa 1 ora e 20 minuti, dopo di che togliete
la torta dal forno e dallo stampo e fatela raffreddare su un
piano. Una volta fredda tagliatela in orizzontale cercando
di fare un’incisione uniforme da parte a parte. Se volete,
potete segnare alla stessa altezza tutto il bordo esterno
e seguire scrupolosamente per il taglio la linea che avete
creato. A questo punto prendete la marmellata d’albicocche e aggiungeteci l’apricot-brandy dopo di che con essa
farcite la torta spalmandola solo sulla metà inferiore,
quindi richiudete il tutto. Ora non vi resta che preparare
la glassa di copertura! Prendete una pentolina e metteteci
dentro il cioccolato e lo zucchero rimasti, quindi aggiungete mezzo bicchiere d’acqua e fate sciogliere il tutto a fuoco
basso, mescolando di continuo fino all’ebollizione. A questo punto il cioccolato deve cuocere per 10 minuti, mentre
continuate a rimestare con un cucchiaio di legno. Togliete
poi il cioccolato dal fuoco continuando a sbatterlo con una
frusta mentre lo fate raffreddare. Quando si sarà raffreddato e leggermente addensato, versatelo un po’ per volta
sulla torta spalmandolo uniformemente anche sui bordi
con l’aiuto di una spatola da cucina e lasciatelo freddare
completamente.
A questo punto il vostro dolce è pronto per essere servito!
Guten appetit!
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lunedì 11 ottobre 2010
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Meglio pensar bene!
di I. S.
foto fonte internet
Una ricerca realizzata da tre psicologi americani, guidati
da Dustin Wood della Wake Forest University, e pubblicata
di recente sul “Journal of Personality and Social Psychology” ci rivela che un atteggiamento positivo nei confronti del prossimo (ossia cercare di mettere in buona luce
le persone con cui abbiamo a che fare) è sintomo di una
personalità più stabile emotivamente e quindi anche più
felice. Al contrario, chi tende a vedere gli altri in modo negativo e a parlarne male, in realtà giudica se stesso (ossia
le modalità con cui vengono percepiti gli altri indicano più
come è fatto chi osserva rispetto a chi è osservato)
La ricerca americana ha seguito una complessa metodologia basata su tre differenti studi, ma, in sostanza, gli
psicologi autori del lavoro hanno chiesto a un gruppo di
studenti di esprimere una valutazione su alcune caratteristiche di altri studenti che già conoscevano.
“In ogni studio abbiamo rilevato l’esistenza di una relazione regolare fra determinati tratti di personalità e la percezione delle caratteristiche altrui”, scrivono gli autori dello
studio. “Chi percepiva gli altri positivamente - spiegano gli
psicologi - era più gioviale e tendenzialmente con un’indole più amichevole; chi ‘pensava bene’ degli altri risultava,
inoltre, maggiormente soddisfatto della propria vita. E,
non a caso, forse, chi stimava gli altri era anche più apprezzato dalle persone del gruppo osservato”.
Secondo le rilevazioni degli psicologi, poi, tra gli studenti
“ottimisti” (come era peraltro prevedibile) erano presenti meno persone che soffrivano di disturbi di personalità,
depressione, o con attitudini antisociali. La positività nel
valutare i conoscenti - ci dicono inoltre i ricercatori, ed
è interessante sottolinearlo - non è affatto una semplice
proiezione su di loro delle buone qualità presenti nell’osservatore. In nessuna delle tre ricerche, infatti, gli osservatori valutati come estroversi hanno trovato i conoscenti
particolarmente estroversi; piuttosto, hanno individuato in
loro altri tipi di caratteristiche positive. Si tratta, dunque
proprio di un modo di percepire gli altri, che è influenzato
da come si è, senza risultare però una semplice proiezione
del proprio modo di essere. Naturalmente, tutto questo è
confermato dal fatto che chi vede coloro che lo circondano
in modo negativo, tende ad avere a sua volta tratti di personalità negativi, come depressione, narcisismo, comportamento antisociale. “Se da una parte sembra assodato
che le persone che vedono gli altri più positivamente sono
più felici e possono anche contare su un miglior equilibrio
mentale - aggiunge il professor Dustin Wood - il grande
interrogativo che resta aperto, e che sfortunatamente non
è stato esplorato dalla nostra ricerca, è come indurre chi è
negativo nei confronti degli altri ad assumere un atteggiamento più positivo verso il prossimo”.
Alla fin fine, tuttavia, c’è anche da dire che probabilmente
nessuno vorrebbe diventare troppo ottimista nei rapporti con gli altri: una simile posizione, infatti, esporrebbe a
un eccessivo abbassamento della guardia nei confronti di
un mondo che non è mai tutto rose e fiori. “Anche se la
mia ricerca non era indirizzata esplicitamente ai possibili
lati negativi dell’eccessivo ottimismo - chiarisce il professor Wood - esistono buoni motivi per pensare che tali lati
negativi possano esistere. Credo che, di norma, sia una
buona cosa immaginare gli altri come persone affidabili e
dotate di caratteristiche positive. Bisogna, tuttavia, anche
essere capaci, di tanto in tanto, di capire quando abbiamo
attorno persone che sono invece inaffidabili e anche potenzialmente pericolose, perché anche questo è un aspetto della realtà”.
Di norma, comunque la lezione che si può trarre da questa
ricerca indica che, nella maggior parte delle situazioni, focalizzare la propria attenzione sugli attributi positivi delle
persone che ci circondano porta solo benefici.
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