THE
OCCUPATIONAL
HEALTH & SAFETY +
ENVIRONMENTAL
QUARTERLY
MAGAZINE
Jan-Mar 2016
VOL.14 - N.1
ANALISI DI RISCHIO
dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva
- HAZOP: questo (s)conosciuto
NEBOSH
INTERNATIONAL GENERAL CERTIFICATE
IN OCCUPATIONAL HEALTH & SAFETY
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NEBOSH
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HS+E MAGAZINE
Jan-Mar 2016 / VOL. XIV - N.1
Registrazione Tribunale di Ravenna
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EDITOR IN CHIEF
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Michelangelo Costa
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publisher or Editor in Chief.
INTHISISSUE
06
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48
50
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ANALISI DI RISCHIO
dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva
BOOKSHOP
Electrical Safety in the Workplace
TOP GEAR
ROTOGRIP ®
DRONI
pilotaggio remoto
MICROCLIMA E STRESS TERMICO
tropico e artico sono molto piu’ vicini di quanto possa sembrare - parte III
IDENTIFICAZIONE DEL COMMITTENTE
NELLE AZIENDE COMPLESSE
CSEPlanner
L’UNIVERSITÀ A SUPPORTO DELLE IMPRESE
PER LA CRESCITA DEL TERRITORIO
Fondazione Flaminia
SITEMAP
Earth Moving Equipment Safety Round Table
PRESS REVIEW
Playing it safe
EVENTS CALENDAR
I prossimi eventi del settore
TECHNO NEWS
Le ultime notizie del mondo HSE
ANALISI DI RISCHIO
dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva
- HAZOP: questo (s)conosciuto

Michelangelo Costa
ANALISI DI RISCHIO
L’analisi di rischio ha radici lontane nel
tempo. Fu il metodo per eccellenza
utilizzato negli ambienti scientifici
internazionali sin dagli anni ’50 – ‘60
per stimare prima e quantificare poi il
rischio effettivo associabile ad impianti
complessi, spesso definibili ad alto
rischio, cioè impianti o stabilimenti in
cui si potevano immaginare o prevedere
accadimenti con conseguenze e
percoli anche gravi per i lavoratori e la
popolazione.
I settori in cui si svilupparono le prime
metodologie “strutturate” e guidate da
standard sempre più evoluti e definiti
per le applicazioni degli analisti di
scurezza e quindi anche per la verifica
da parte delle Autorities furono: il settore
nucleare (uso pacifico dell’energia
nucleare) e quello aeronautico.
Iniziarono così a prendere corpo le
definizioni di affidabilità, disponibilità
frequenza di accadimento e quindi fu
definito il concetto vero e proprio di
rischio, inteso come combinazione di
frequenze (probabilità) e conseguenze
(danni).
I primi a formulare in modo organico
e ragionato standards e tecniche di
analisi di rischio furono senza dubbio gli
americani. Il metodo di analisi di rischio
quantitativo chiamato inizialmente
con il nome di PSA (Probabilistic
Safety Assessment) costituì la rampa
di lancio per il successivo sviluppo
e la conseguente diversificazione di
tutte quelle tecniche oggi così tanto
affermate ed applicate nel mondo, nei
più svariati settori dell’industria ad alto-
medio rischio o agli impianti pericolosi
o ai prototipi di impianti o sistemi
innovativi ad alto rischio atteso.
A ben pensarci, la storia di questo
sviluppo è comunque stata alquanto
breve.
Si tratta infatti di circa poco più che
un mezzo secolo, e ciò rappresenta in
effetti un breve lasso di tempo rispetto
all’intera storia dello sviluppo industriale
mondiale.
E’ necessario subito affermare
un concetto basilare, anche se
apparentemente ovvio, ma che
ritengo personalmente invece molto
interessante anche se crudo.
Ovvero il fatto che quando l’uomo si
trova ad affrontare e gestire tecnologie
o sistemi complessi nuovi, nonostante
la sua enorme potenzialità conoscitiva,
devono accadere eventi disastrosi
perché riesca a “soppesare” e prendere la
giusta coscienza dell’adeguatezza delle
analisi di sicurezza da lui prima adottate.
Cioè, con altre parole, deve potere
essere in grado di testarne l’idoneità,
facendo esperienza diretta di una vasta
gamma di eventi incidentali ad ampio
spettro. Certo ciò può determinare
spesso la gravissima perdita di vite
umane e di impatti ambientali globali a
volte anche difficilmente recuperabili,
ma questa è la natura della dinamica del
consolidamento dell’affidabilità stessa
delle tecniche di valutazione del rischio.
Questo vale per tutte le discipline in cui
sono presenti tecnologie cosiddette
“pericolose” ed è sotto gli occhi di tutti,
ma spesso siamo portati a dimenticare.
jan-mar 2016 HS+E Magazine 7

Analisi di rischio dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva
Non è forse questo quello che accade quando avviene un
grave e rarissimo sisma di elevata intensità? Dopo (ma solo
dopo) si inaspriscono le previgenti normative sulle costruzioni
antisismiche e si aggiorna la mappature delle zone classificate
sismicamente.
Dopo (ma solo dopo) il grave incidente di Seveso partì una
specifica normazione di regolamentazione dei siti industriali
classificati a incidente di rischio rilevante. Dopo (ma solo
dopo) il disastro di Fukushima si iniziò (per la prima volta) a
livello internazionale a mettere in discussione l’accettabilità del
concetto di frequenza di accadimento per le analisi di rischio
in campo nucleare, ecc. ecc.
Questa analisi porta a meglio comprendere che nel tempo
(lungo i decenni) è naturale che vi sia una sempre maggiore
attenzione e consapevolezza al rischio a cui siamo soggetti e
quindi che ciò ci insegni a modificare di conseguenza il nostro
atteggiamento umano e professionale.
8 HS+E Magazine jan-mar 2016
AMBITO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
Se restringiamo ora il nostro campo di indagine, almeno per
gli scopi di questo articolo, al settore industriale o di processo
o di impianti ad alto rischio, dobbiamo subito prendere visione
del contesto normativo in cui stiamo agendo nel parlare di
analisi di rischio.
Solo recentemente sono stati emessi, finalmente, alcuni
standard internazionali che delimitano il campo in cui l’analisi
di rischio (anche industriale o di impianto-sistema) si colloca.
In particolare il grande ampio ambiente è delineato dalla:
ISO 31000 : 2009 “Gestione del Rischio –
Principi e linee guida”
che ne definisce l’ambito in senso del tutto generale, nel senso
che qui si tratta di qualsiasi rischio, da quello di perdita di vita
umane a quelli finanziario.
Pertanto, dentro quest’ambito il tema qui trattato trova una
collocazione di sottoinsieme in termini di analisi di rischio
inteso come sicurezza industriale e quindi ne costituisce un
approfondimento di tipo verticale.
CONTRIBUTION OF RISK ASSESSMENT TO THE
RISK MANAGMENT PROCESS
apparentemente isolato, ma in realtà strettamente
connesso alle norme più sopra citate, ovvero la norma ISO
inerente alla BUSINESS CONTINUITY, oggi alquanto di moda.
IEC 22301 : 2009 “Societal Security – Business
continuity management systems - requirements”
LE TECNICHE UTILIZZATE
Tra le 31 tecniche di valutazione del rischio presentate nello
standard IEC 31010, quelle più adatte al tema trattato sono le
seguenti:
Establishing the context
RISK ASSESSMENT
Communication
and
consultation
Risk identification
Risk analysis
Monitoring
and
review
``
HAZOP (Hazard and Operability studies)
``
FMEA (Failure Mode and Effect Analysis)
``
ETA (Event Tree Analysis)
``
FTA (Fault Tree Analysis)
``
LOPA (Layer of Protection Analysis)
``
Couse and Consequences Analysis
``
Couse and Effect Analysis
``
Risk Indices
``
Ecc.
Risk evaluation
Risk treatment
Una sotto-norma correlata alla ISO 31000 è la:
IEC 31010 : 2009 “Gestione del Rischio –
Tecniche di valutazione del rischio”
In cui vengono presentate le tecniche oggi più utilizzate
descrivendone: le caratteristiche, i vantaggi e gli svantaggi.
Oltre alla IEC 31010, vi sono poi una serie di normative
molto dettagliate in materia di affidabilità e disponibilità che
fanno capo al grande ambito dei cosiddetti “International
standards on Dependability” emessi dalla IEC (International
Electrotechnical Commission) e che sono strettamente
correlati alla famiglia di standard sempre di IEC sulla sicurezza
funzionale: le IEC 61508:2010 e le IEC 61511:2003.
Per chiudere questo breve inquadramento normativo
di riferimento, dobbiamo anche citare lo standard,
Si deve comunque dire che entro l’elenco della IEC 31010 vi
sono anche tecniche come la “chck-list” o il “brainstorming”,
e quindi in effetti tra le 31 tecniche presentate ve ne sono
parecchie di tipo molto limitato.
Queste tecniche hanno spesso applicazioni
molto diversificate e raramente sono alternative o
interscambiabili. L’analista di rischio esperto non trova
molta difficoltà, quando il cliente gli sottopone i sui
desiderata in termini di analisi di rischio o di ottimizzazione
dell’affidabilità, ad individuare quale tecnica sia più adatta
al caso in esame.

jan-mar 2016 HS+E Magazine 9
Analisi di rischio dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva
Comunque sono classificate in relazione alla loro capacità di
ottenere:
1. Identificazione dei rischi (Risk identification);
2. Analisi di Rischio (conseguenze, probabilità,
livello di rischio)
3. Quantificazione del rischio (Risk evaluation)
Le tecniche che sono in grado di determinare tutte e tre i
livelli di Risk assessment process qui sopra elencati sono però
solo 13 su 31.
IL METODO “HAZOP”
Il metodo di analisi di rischio HAZOP, definito in modo preciso
dallo standard:
IEC 61882 : 2001 – “Hazard and Operability
studies (HAZOP studies) – Application guide”
è una delle più note tecniche a livello internazionale, adottato
per lo sviluppo di analisi di sicurezza, impatto ambientale e
operabilità di impianto, applicata in ambito medio-alto rischio.
Colin
Bullock
Bert
Lawley
10 HS+E Magazine jan-mar 2016
Derek
Jennings
Si utilizza per effettuare una corretta e completa ANALISI DI
SISTEMA nella sua interezza e determinare, mediante diverse
sessioni di studio che si svolgono come “brainstorming”
coinvolgendo diverse figure del processo, del progetto e della
manutenzione, tutte le possibili azioni correttive / migliorative
sul progetto lungo il suo iter di sviluppo sino alla approvazione
e alla costruzione.
UN PO’ DI STORIA
Il metodo HAZOP nacque in UK negli anni sessanta.
Avvennero in alcuni impianti chimici inglesi degli incidenti
“anomali” e di cui non si riusciva ad identificare le cause
scatenanti, diciamo che si poteva trattare in un certo sensi di
“eventi misteriosi”.
Allora le Autorità Britanniche decisero subito di costituire una
sorta di gruppo di esperti di sicurezza industriale per mettere
a punto un nuovo metodo di analisi di scurezza applicabile ai
casi accaduti.
Nacque così un team di esperti che fondarono il METODO
HAZOP.
La culla dell’HAZOP fu Manchester dove allora era attivo un
dei poli industriali più forti d’Europa.
Trevor
Kletz
Frank
Hearfield
Basil
Eddershaw
LE POTENZIALITÀ DEL METODO HAZOP
Il metodo HAZOP ha elevatissime potenzialità di analisi.
Ciò è dovuto essenzialmente al fatto che si tratta di un’analisi
di rischio di tipo FUNZIONALE e non di sistema e quindi può
essere applicato in modo molto efficace anche in fase molto
preliminare del progetto (fase concettuale) e può adattarsi
lungo lo sviluppo o l’evoluzione del progetto, guidando le
scelte progettuali in termini di sicurezza e affidabilità oltre che di
operabilità di impianto o di processo.
Questa sua versatilità risulta inoltre particolarmente vantaggiosa
quando si debba analizzare prototipi o esemplari unici e quindi
dove non si disponga di alcun dato di esperienza pregressa.
Contrariamente a quanto si pensi, inoltre, il metodo HAZOP è
utilissimo anche su impianti o sistemi esistenti. Infatti esso è in
grado, partendo dai disegni del processo o del sistema (PFD o
P&ID) qualunque sia il loro livello di dettaglio o di complicatezza,
di analizzare in modo sistematico ed esaustivo le eventuali
lacune in termini di sicurezza e affidabilità.
Queste potenzialità, che saranno dimostrate tanto più
importanti quanto più esperto sarà l’HAZOP Leader che il
Cliente incaricherà per la gestione dell’analisi, sono molto
bene espresse dalla definizione stessa di HAZOP, riportata qui
di seguito secondo la formulazione storica ufficiale dei Padri
Fondatori.
WHAT IS HAZOP?
Hazard and operability
study (HAZOP) is a formal,
qualitative, systematic and
rigorous examination of a plant,
process or operation to identify
credible deviations from the
design intent in the context of the
complete system that can contribute
to hazards or operability problems,
by applying the experience,
judgement and imagination,
stimulated by key words, of a team.

jan-mar 2016 HS+E Magazine 11
Analisi di rischio dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva
L’APPLICAZIONE DEL METODO
1
Sul Process Flow Diagram (PFD) generale
di impianto si definiscono le sottosezioni di
impianto da sottoporre ad analisi (chiamati
“segmenti” o “nodi”)
2
Si definiscono i PARAMETRI FISICI da
analizzare
PROCESS
``
``
``
``
``
``
``
``
``
``
``
Flow
Temperature
Pressure
Level
Separation (settle, filter,
centrifuge)
Composition
Reduction
Mixing
Absorb
Corrode
Erode
OPERABILITY
``
``
``
``
``
``
``
``
Isolate
Vent
Drain
Purge
Insperct
Maintain
Start-up
Shutdown
12 HS+E Magazine jan-mar 2016
3
Si definisce con il Cliente l’INTENTO o lo
SCOPO PRIMARIO dell’impianto
4
Si definiscono le PAROLE GUIDA
WORD
MEANING
No
not, none
The design intent does not occur, or the operational aspect is not achievable
Less
less of, lower
A quantitative decrease in the design intent occurs
More
more of, higher
A quantitative increase in the design intent occurs
Reverse
The opposite of the deign intent occurs
Also
as well as, more than
The design intent is completely fulfilled, but in addiction some other related
activity occurs
Other
other than
The activity occurs, but not in the way intended
Fluctuation
The design intention is achieved only part of the time
Before/After
Usually used when studying sequential operations, this would indicate that a
step is done out of sequence
Early/Late
Usually used when studying sequential operations, this would indicate that a
step is started at the wrong time
Fast/Slower
The step is done/not done whit the right timing

jan-mar 2016 HS+E Magazine 13
Analisi di rischio dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva
5
Si definiscono le DEVIAZIONI
combinazioni PARAMETRI + PAROLE GUIDA
EXAMPLES OF DEVIATION
GUIDE WORDS
Process
variables
Flow
NO,
NOT,
NONE
LESS,
LOW,
SHORT
MORE,
HIGH,
LONG
AS WELL OTHER
PART OF AS, ALSO THAN
REVERSE
No flow
Low rate
High rate
Missing feed Additional
feed
Backflow
Low
pressure
High
pressure
Low
temperature
High
temperature
Pressure
Temperature
Phase
change
Single
barrier
Confinement
Rupture
Leaks
Level/
Capacity
Empty
Low level
Composition
Tritium
tritium High tritium
No tritium Low
concentration concentration
Reaction
No reaction
Power
Low power
failure
Wrog
material
Tritium
diffusion
Relief
path
In-leakage
High level
Partial
reaction
Short power
failiure
14 HS+E Magazine jan-mar 2016
Reverse
polarity
6
7
Si definisce col Cliente (e
talvolta anche con l’Autorità di
controllo) la composizione del
TEAM (persone da invitare alle
sessioni di lavoro).
Si definisce la matrice di rischio (frequenze - danni)
di riferimento.
INCREASING
PROBABILITY
CONSEQUENCE
HAZOP TEAM
CORE MEMBERS
``
``
``
``
``
``
``
``
``
``
Team leader
Secretary/ scribe
Process design
engineer
Control/ electrical
engineer
Operators
* boiler suit not
3-piece suit *
* most important! *
Project specialist
* not the project
manager *
Mixing
Absorb
Corrode
Erode
A
Severity PEOPLE
``
``
``
Chemist
Piping engineer
Civil engineer
Others
ENVIRONMENT
REPUTATION
No impact
0
No
injury
No damage
No effect
1
Slight
injury
Slight
damage
Slight effect Slight impact
2
Minor
injury
Minor
damage
temperature
Minor
effect
Limited
impact
3
Major
injury
Localised
damage
Localised
effect
Considerable
CONSULTATION
``
ASSETS
never
heard
of in EP
industry
4
Single
fatality
Major
damage
5
Multiple
fatalities
Extensive
Massive
damage
effect
concentration
Major effect
B
has
occurred
in EP
industry
C
D
happens
incident several
times
has
occurred per year
in Opco in Opco
E
happens
several
times
per
year in
location
MANAGE FOR CONTINUOUS
IMPROVEMENT
INCORPORATE
RISK REDUCTION
MEASURES
National
impact
International
impact
INTOLERABLE
jan-mar 2016 HS+E Magazine 15

Analisi di rischio dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva
Likelihood
Severity
S1
8
L1
L2
L3
L4
L5
Frequent
usual occurrence to likely
occurrence reasonable
to expert
Probable
likely occurrence to
irregular occurrence
Occasional
irregular occurrence
to slight chance of
occurrence
Improbable
slight chance of
occurrence to highly
unlikely occurrence
Remote
highly unlikely occurrence
to extremely unlikely
occurrence
Serious
death, severe injury/
occupational illness,
several environmental
harm, liability, or severe
property damage
S2
Critical
major injury /chronic
impairment or
environmental harm
or liability, or major
property damage
S3
Moderate
minor injury /
temporary impairment
or occupational illness,
minor environmental
harm or liability, or
minor property damage
S4
Negligible
less than minor injury
or occupational illness,
less than minor
environmental harm
or liability, or less than
minor property damage
NEED TO ADDRESS ADDITIONAL
DETECTION AND/OR CONTROLS
DETECTION
AND/OR CONTROLS
REASONABLE
REVIEW
ADDITIONAL
DETECTION
AND/OR CONTROLS
I professionisti specialisti HAZOP guidano le analisi con il TEAM e registrano i risultati dell’analisi
passo-passo e poi producono un “HAZOP Final Report” che ha come risultato principale un
elenco dettagliato delle azioni di miglioramento dell’impianto. Una volta recepite queste azioni
correttive, il progetto quindi lo si ritiene SICURO e AFFIDABILE (ovviamente con un rischio residuo
ritenuto accettabile).
16 HS+E Magazine jan-mar 2016
NO ADDITIONAL
DETECTION
AND/OR CONTROLS
NEEDED
Il metodo HAZOP può essere utilizzato
mediante ausilio di semplici spreadsheets
tipo EXCEL oppure anche con software
dedicati più o meno complessi. Gli esperti
HAZOP non prediligono molto i software
perché inevitabilmente inseriscono
nell’analisi un fattore di rigidezza che limita
il grado di libertà che può emergere delle
discussioni dell’HAZOP Team.
HAZOP AUXILIARY SHEETS
I CAMPI DI IMPIEGO
Il metodo HAZOP oggi è utilizzato come
una procedura consueta per le valutazioni di
sicurezza e operabilità in impianti o processi
di medio-alto rischio, come:
``
``
``
Nucleare (fissione e fusione,
impianti prototipo e
sperimentali)
Settore Oil & Gas (offshore e
onshore) e petrolifero in genere
Impianti di processo e
industriali di grandi dimensioni
ad alto rischio (anche in regime
Seveso)
``
Farmaceutico
``
Agroalimentare e agrochimico
``
HAZOP MAIN SHEET
Power plants (tradizionali
e innovativi o energie
alternative: eolico, idroelettrico,
biomasse, ecc.)
``
Navale
``
Aeronautico ed elicotteristico
Esempi di fogli di un software dedicato e nato
specificatamente per analisi HAZOP
jan-mar 2016 HS+E Magazine 17
Analisi di rischio dell’industria e dell’impiantistica di processo e produttiva
CONCLUSIONE
All’interno dell’ampio dominio dell’analisi di rischio industriale,
senza dubbio il metodo HAZOP oltre che il più noto e
applicato è anche quello più versatile e interessante in termini
di identificazione delle possibili azioni migliorative e spesso
anche portando a notevoli benefici economici, a causa
dell’incrementata affidabilità e operabilità di impianto.
Ad oggi questa tecnica, nata negli anni ’60 in Inghilterra e
da sempre applicata come un MUST nei settore nucleare e
Oil&Gas sta divenendo nota e sempre più apprezzata anche
nei settori a minor rischio, specialmente negli impianti di
produzione di energia perché permette di ottimizzare la
Business Continuity e di minimizzare i fermi impianto non
programmati.
Risulta molto ben applicabile
alle più svariate tecnologie anche
innovative o pionieristiche.

MICHELANGELO COSTA
Ingegnere nucleare, si è occupato per oltre 10 anni di valutazioni di rischio in campo fusione nucleare in ambito
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Q
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Nonostante non si tratti di un testo
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possono essere applicati sia al settore
civile che industriale e interessano non
solo chi opera su impianti elettrici, ma
anche gli utilizzatori finali di impianti
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statistici e passando attraverso le corrette
prassi di progettazione e realizzazione
degli impianti, gli autori approdano ad
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jan-mar 2016 HS+E Magazine 19
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TOPGEAR
R
UD Chains Ltd, azienda britannica appartenente al gruppo
tedesco Rieger & Dietz GmbH, ha recentemente presentato
la nuova gamma di catene da neve per veicoli industriali
e commerciali denominata ROTOGRIP®; in occasione della
presentazione la casa britannica ha dichiarato di avere ottimizzato
uno dei modelli in modo da consentirne il montaggio anche su
veicoli che adottano pneumatici a profilo ribassato e/o dotati
delle più ingombranti sospensioni pneumatiche soluzioni oggi
sempre più spesso adottate su veicoli per il soccorso rapido
(veicoli antincendio, ambulanze, veicoli per la protezione civile,
veicoli per il soccorso stradale, veicoli per il trasporto di medicinali
urgenti, veicoli di polizia, ecc.).
ROTOGRIP® è un sistema brevettato che viene installato
sulla parte interna della ruota e mediante un semplice

www.rud.co.uk
comando azionato dal posto di guida viene attivato un
rotore al quale sono agganciate singole catenelle disposte
a raggiera; in sostanza è come se istantaneamente
venissero dispiegate tra impronta del pneumatico e terreno
maglie esattamente identiche a quelle di una catena
tradizionale.
Il sistema ROTOGRIP® è efficace anche in retromarcia a
velocità pari o superiori a 5-6 km/h.
Il sistema può rivelarsi di particolare utilità nel caso di
improvvise nevicate fuori stagione quando sui veicoli
non sono installati pneumatici invernali, ma anche
durante l’inverno in situazioni di neve fresca e ghiaccio
particolarmente critiche.

jan-mar 2016 HS+E Magazine 21
Droni
 Maria Chiara Padovani
DRONI
aeromobili a pilotaggio remoto
L
a parola “drone” è il nome comune per definire una speciale
categoria di oggetti volanti: gli Aeromobili a Pilotaggio Remoto
(APR). Sono dispositivi di varie dimensioni capaci di librarsi in
cielo senza necessità di un pilota a bordo, che rimane a terra o su un
veicolo adiacente, con un radiocomando per dirigerne i movimenti.
I primi APR sono stati ideati e costruiti nel 1916 quando comparvero
sul campo di battaglia l’Aerial Target e la “bomba Volante” per dei test
preliminari.
Fino a metà degli anni 2000 sono stati sempre legati all’ambito
militare, utilizzati sia per scopi di spionaggio che per azioni belliche.
Nel nuovo millennio sempre più società hanno sviluppato prodotti
per uso civile, dapprima solo come semplici successori degli
aeroplani telecomandati o dal folto nugolo di appassionati di
modellismo, in seguito gli sono stati assegnati sempre più funzioni in
ambito civile.
Attualmente sono sempre più utilizzati in ambito civile e proprio
per questo in sempre più paesi ne è vietato l’uso indiscriminato per
non intralciare il traffico aereo o non interferire con gli strumenti di
posizionamento, come ad esempio i radar, dell’aviazione.
In generale, così si possono riassumere le applicazioni:
»» Sicurezza e tracciamento: i droni sono sempre più impiegati dalle
forze dell’ordine per il monitoraggio delle attività della criminalità
organizzata, soprattutto nella ricerca di piantagioni da droga,
non sempre individuabili dagli elicotteri per la distanza. Dal 2011,
inoltre, sono utilizzati congiuntamente da Stati Uniti e Messico per
controllare i flussi di immigrazione clandestina;
»» Monitoraggio ambientale e architettonico: i velivoli radiocomandati
risultano estremamente utili per l’osservazione dall’alto di aree verdi
non raggiungibili via terra, così come anche durante le calamità
naturali oppure nella verifica delle strutture architettoniche colpite da
terremoti o altri disastri. Proprio in questi frangenti, sono utili anche
per la ricerca dei dispersi, perché possono svettare tra le macerie dei
palazzi senza mettere a rischio vigili del fuoco e volontari;
»» Telerilevamento: si tratta di una tecnica pensata per raccogliere dati
qualitativi e quantitativi su un determinato territorio, sulla base
dell’analisi della radiazione elettromagnetica emessa o riflessa. I
droni vengono dotati di speciali sensori, quindi inviati sui campi
per raccogliere informazioni sullo stato delle colture, in città per il
rilevamento della dispersione termica degli edifici, l’analisi degli
inquinanti presenti in atmosfera e molto altro ancora;
»» Riprese video: sui droni vengono spesso montate videocamere le
riprese aeree, sia a scopo professionale, nel cinema o nella cartografia
dall’alto, ma anche ludico come ad esempio videoamatori o progetti
scolastici.
22 HS+E Magazine jan-mar 2016
Di recente l’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile)
ha stilato un documento dedicato alle limitazioni per
l’uso privato dei mezzi a pilotaggio remoto; tra le norme
approvate, si ricorda l’impossibilità di far volare gli
apparecchi oltre i 150 metri d’altezza, purché sempre a
vista del pilota, a più di 50 metri da persone e oggetti e per
un estensione massima di 500 metri. Inoltre sarà creato un
registro con relative certificazioni per i dispositivi di grandi
dimensioni, oltre i 25 chili, che potrebbero essere pericolosi
per il normale traffico aereo.
Negli ultimi anni Techno ha stilato un accordo con i Docenti
dell’Università di Ferrara al fine di implementare i servizi di
monitoraggio e telerilevamento. Grazie all’esperienza dei
tecnici coinvolti nel progetto, è stato possibile creare droni
integrati con strumenti specifici alle necessità del singolo
monitoraggio riuscendo a garantire soluzioni su misura.
Grazie a questi tre fattori, l’utilizzo dei droni per il
monitoraggio e rilevamento risulta essere spesso la
soluzione più economica.
Per qualsiasi ulteriore informazione, contattare [email protected]
Maria Chiara Padovani: laureata in Ingegneria Civile. Segue con interesse
l’innovazione tecnologica legata agli aspetti della sicurezza negli ambienti di
lavoro, settore nel quale lavora da anni. Coordina progetti di internazionalizzazione,
fornendo in particolare un supporto tecnico.
VANTAGGI
»» Estrema flessibilità dell’utilizzo: grazie
alle dimensioni ridotte e alla possibilità di
integrare il drone con strumenti specifici
alle necessità, è possibile utilizzare il drone
nelle più diverse situazioni
»» Rapidità dell’intervento: essendo
attrezzature manovrate in remoto, non è
necessario mettere in sicurezza il sito per
l’accesso degli operatori o qualsiasi altra
attività preparatoria. Questo si traduce in
un risparmio di costi e di tempo
»» Raggiungibilità di punti inaccessibili: è
possibile raggiungere posti inaccessibili o
accessibili solo previa preparazione, che
spesso risulta essere lunga e onerosa per la
committenza
SOLUZIONI IN AMBITO DI
TELERILEVAMENTO, SICUREZZA E AMBIENTE
Techno ha costituito un gruppo di ricerca e sviluppo coinvolgendo i propri
specialisti di HSE, tecnici abilitati ENAC, docenti dell’Università di Ferrara del Dipartimento
di Geomatica e un’azienda produttrice di APR con
l’obiettivo di sviluppare soluzioni e applicazioni in ambito di
telerilevamento, sicurezza e ambiente.
I principali vantaggi dell’utilizzo dei droni:
• Estrema flessibilità di utilizzo: grazie alle dimensioni ridotte e alla
possibilità di integrare l’APR con strumenti specifici alle necessità, è possibile
utilizzarli nelle più diverse situazioni;
• Rapidità dell'intervento: essendo attrezzature manovrate in remoto non è necessario
mettere in sicurezza il sito per l'accesso degli operatori ne qualsiasi altra attività
preparatoria, vantaggio spesso non indifferente nella riduzione di tempi e costi.
• Raggiungibilità di punti inaccessibili: è possibile raggiungere siti inaccessibili o accessibili
solo previa preparazione, che spesso risulta essere lunga e onerosa per la committenza.
Per informazioni: [email protected]

International Inspection Agency
INSPECTA è una società con esperienza pluriennale nel campo dell’Oil&Gas, maturata nell’ambito
delle costruzioni multidisciplinari in differenti settori industriali.
INSPECTA offre una gamma completa di servizi, erogati in conformità ai requisiti di qualità indicati
dallo standard UNI EN ISO 9001:2008 e certificati da Organismo Internazionale Aenor.
Nell’ottica di un processo di ricerca e di sviluppo aziendale che rispondano alle esigenze della
propria clientela Inspecta ha aperto una nuova e più ampia sede operativa a Ravenna.
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Ingegneria della saldatura.
Laboratorio di prove meccaniche con attrezzatura di ultima generazione.
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saldatura e operatori CND e possibilità di interventi formativi specifici.
Headquarter: Via Giolitti 10, 48123 Ravenna, Italy - Phone /Fax + 39 0544 451424 - Mobile +39 393 9374013
Registered Office: Via Ravegnana 379/A, 47122 Forlì, Italy - Phone/Fax +39 0543 724366
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IL GAS DELL’ADRIATICO: UN SÌ RESPONSABILE
P
ubblichiamo molto volentieri la
lettera che l’imprenditore Gianluigi
Bambini ha diffuso il 30 settembre
scorso; crediamo non sia troppo tardi
per rimarcare un problema (purtroppo)
attualissimo e, anzi, con il passare
dei mesi sempre più sentito: quello
del procrastinarsi del blocco delle
perforazioni dei giacimenti offshore nel
settore italiano dell’Adriatico.
In realtà dietro a questo problema di
carattere locale se ne nascondono di
ancor più gravi e preoccupanti che
riguardano la politica energetica del
nostro Paese, la nostra economia e in
definitiva l’intera nostra società.
Ci pare che la lettera di questo capace
e sensibile imprenditore – in realtà un
appello al comune buon senso - esprima
con grande determinazione e chiarezza
una posizione che ogni comune
cittadino, ancorché privo di un qualsiasi
background tecnico-scientifico, non
possa non condividere.
E’ giunto il momento - posto che non
sia già troppo tardi - di abbandonare
per sempre qualsiasi insensata battaglia
pseudo-ambientalista che per la sua
palese assurdità parrebbe nascondere
qualche interesse di altra natura (ma
innanzitutto ci sarebbe da chiedersi di
quali interessi possa trattarsi, visto che
la storia economica è piena zeppa di
casi in cui la crisi di un settore ne ha poi
trascinato con sé un altro e poi un altro
ancora fino a paralizzare, in men che non
si dica, l’economia di un intero Paese)
e pensare esclusivamente all’interesse
dell’intera comunità e dell’Italia.
Senza energia non si vive e oggi il gas
rappresenta (nell’interezza della sua filiera,
dalla prospezione al consumo finale)
una delle forme di energia primaria più
sicure ed eco-compatibili a disposizione
dell’uomo; questo non significa che non
si debba continuare a guardare ad altre
fonti (soprattutto a quelle rinnovabili che
comunque necessitano ancora di decine
e decine di anni di sviluppo prima di
poter rappresentare un complemento
significativo nel mix energetico), ma nel
breve-medio termine il gas non costituisce
una “stravagante” opzione tra tante
disponibili, quanto piuttosto una necessità.
negli ospedali subirebbe un terribile
rallentamento? Che in conseguenza
di tutto ciò epidemie e pandemie si
diffonderebbero in modo rapidissimo
ancor più di quanto già era accaduto nei
secoli scorsi con conseguenze devastanti
sulla popolazione?
In un recente passato il nostro Paese ha
collezionato una serie, forse unica nel
panorama mondiale, di errori di politica
energetica: ha detto NO al nucleare
(sull’onda di momentanee emotività
artatamente generate da improponibili
paragoni con le tecnologie utilizzate
in altri Paesi) privandosi così di una
fonte energetica sicura ed economica
e facendo al contempo la fortuna di
alcuni Paesi confinanti che ora ce la
vendono a caro prezzo, ha bistrattato
(anche questo, alla resa dei conti un NO)
il fotovoltaico, l’eolico, le biomasse con
politiche di incentivazione quanto meno
originali, ha detto NO ai rigassificatori
rinunciando alla libertà di acquisizione del
gas sul libero mercato in nome della loro
pericolosità (ma qualcuno pensa davvero
che un rigassificatore offshore sia dal
punto di vista del rischio industriale più
pericoloso di un qualsiasi altro impianto
petrolchimico situato a pochi chilometri
da un centro urbano densamente
popolato? O che rappresenti un obiettivo
terroristico “più sensibile” rispetto ad un
centro commerciale o ad un auditorium
affollato con migliaia di persone?).
A qualcuno passa per la testa che in una
città come Ravenna qualche decina di
migliaia di camini accesi (ma la legna
necessaria dove la troveremmo senza
pensare di devastare il territorio?)
inquinerebbero più delle nostre attuali
centrali elettriche (alimentate a gas)
e degli impianti di riscaldamento
(alimentati a gas) che abbiamo ora in
casa? Oltreché l’ambiente ancora una
volta sarebbe la nostra salute ad andarci
di mezzo.
L’energia serve per illuminare, per
riscaldarci, per muoverci; certamente
possiamo tornare alle candele, ai camini,
alle biciclette; ma a qualcuno passa per
la testa che senza energia si blocca la
filiera della produzione, lavorazione,
trasporto e conservazione di tutti gli
alimenti, delle bevande, dei medicinali?
Che senza energia non arriva acqua
potabile al rubinetto di casa? Che senza
energia reflui e rifiuti non possono più
essere trattati? Che senza energia la
diagnostica, la terapia e la chirurgia
E senza la disponibilità di energia per
il trasporto chi sarebbe più in grado di
raggiungere il proprio posto di lavoro
in un sistema economico sempre più
globalizzato?
E’ solo auspicabile che chi non pensa
a questi aspetti, sia solo distratto;
non vogliamo pensare che sia un
irresponsabile o peggio ancora.
Non vogliamo allora ripeterci su quanto
già espresso da Gianluigi Bambini se
non per dire ancora una volta “Basta
ai NO!”; sposiamo invece una delle
più note massime di Albert Einstein il
quale sosteneva che è meglio essere
ottimisti (dire SI e fare) e rischiare qualche
volta di sbagliare piuttosto che essere
pessimisti (dire NO e non fare) e avere
sempre ragione: con il pessimismo,
con l’immobilismo, con i NO non si va
da nessuna parte e si è destinati ad un
inesorabile declino economico, culturale
e sociale.
ROBERTO NICOLUCCI
[email protected]
Defibrillatore progettato per funzionare in conformità con la versione 2010
delle linee guida stabilite da AHA/ERC in merito alla Rianimazione
Cardiopolmonare (CPR) e Trattamento dell’Emergenza Cardiovascolare
Coperchio: serve a proteggere le icone di azione, il pulsante della modalità paziente, pulsante di
scarica.
Indicatore di stato: indica lo stato dell’unità, la temperatura e il livello della batteria.
Connettore degli elettrodi: serve a collegare gli elettrodi.
Icone di azione: l’indicatore LED lampeggia di colore rosso sotto la rispettiva icona di azione.
Interruttore della modalità paziente: una volta che l’utente abbia identificato il
paziente in base al tipo, selezionare la modalità paziente tra adulto e pediatrico utilizzando l’interruttore della modalità paziente.
Pulsante di scarica: una volta completata la preparazione per la scarica elettrica, il
pulsante di scarica lampeggerà. Premere il pulsante di scarica per erogare la scarica elettrica.
Pulsante scorrevole: serve per aprire il coperchio, per l’accensione spingere il pulsante
scorrevole verso destra.
Slot per scheda SD: serve per salvare i dati e aggiornare il firmware del DAE.
Porta di comunicazione a infrarossi: serve a comunicare con il PC
• Voce guida: per un utilizzo semplice ed assistito
• Scheda SD: archiviazione attività per tutela giuridica
• Custodia morbida: protezione da urti e graffi
• Batteria limno2 lunga durata: 5 anni, 200 scariche
• Indicatore batteria: consente di capire sempre il livello della
batteria
• Autotest componenti critiche: consentono il mantenimento
efficiente delle funzionalità dell'apparecchiatura
• Calcolo impedenza: verifica della integrità del contatto del DAE
con il paziente
• Schermo display: consente di leggere le istruzioni nel caso ci si
trovi impossibilitati ad udire la voce guida
• Shock bifasico: scarica elettrica che percorre il cuore prima in un
senso e poi nell'altro
• Software heart on: si usa per archi-viare in modo organico i dati di
utilizzo dei dae oltre che consentire l’aggiornamento del firmware
• Elettrodi preconnessi: riducono le tempistiche di intervento
• Batteria: 200 scariche elettriche
• Porta comunicazione irda: consente la comunicazione pcdefibrillatore
• Energia variabile: adulto (>25 kg) da 185 a 200j; bambino (<25 kg)
da 45 a 50j
TecnoHeart Plus
Art. AE001Z12
Lunghezza
240mm
Altezza
294mm
Profondità
95mm
Peso
2,65 kg ca.
Lunghezza elettrodi
circa 1,8m
Batteria
LiMnO2 (15V, 4200m/Ah)
Durata batteria
10 ore monitoraggio/200 scariche
Energia scarica elettrica
Adulto: da 185 a 200J (± 5%)
Pediatrico: da 45 a 50J (± 5%)
Scheda SD
Porta di comunicazione a infrarossi
La scheda SD deve essere inserita nello slot per la scheda
SD sul pannello destro del DAE come descritto di seguito.
La scheda SD serve a salvare lo storico prestazioni del DAE
e per aggiornare il firmware del dispositivo.
Lo storico prestazioni nella scheda SD può essere consultato
attraverso il software Hear tOn AED Event Review. Se si
vuole utilizzare la scheda SD per usare il software Hear tOn
AED Review o per aggiornare il firmware del DAE,
contattare il per-sonale qualificato o il proprio fornitore
locale.
La por ta di comunicazione a infrarossi è dotata di comunicazione
wireless DAE - PC attraverso il cavo per download dati e
infrarossi e un adattatore DC collegato al pc.
Usare la comunicazione a infrarossi per aggior-nare il firmware,
per traferire informazioni e per connetteri alla modalità di
servizio. Se si vuole utilizzare la porta di comunicazione a
infrarossi, contattare il personale qualificato o il proprio for-nitore
locale.
Contatti:
INFORMARE I MEDICI
C O M M E R C I A L
s.r.l.
Informare i Medici Commercial Srl - Via Nazario Sauro, 4 - 00195 Roma
Tel.-Fax + 39 06 39722940 - Mobile: +39 335 5248635
E-mail: [email protected] - www.iimcommercial.it
Parte III
MICROCLIMA E STRESS TERMICO
tropico e artico sono molto piu’ vicini di quanto possa sembrare

Roberto Nicolucci
In alcune attività lo stress termico da caldo può risultare
amplificato da alcuni ulteriori fattori che includono
l’irrinunciabile necessità di adottare un abbigliamento
resistente all’abrasione ed ai materiali incandescenti - che
neppure nel caso dell’impiego delle fibre più avanzate
può risultare particolarmente leggero e traspirante - e
altri necessari DPI che limitano i naturali meccanismi
di traspirazione ed evaporazione superficiale del corpo
(maschera, guanti, scarpe di sicurezza, ecc.); l’adozione
di posture scorrette può inoltre comportare un ulteriore
dispendio metabolico aggiuntivo.
Molte categorie di lavoratori non sono però esenti dal
rischio opposto, ovvero da quello derivante da esposizione
a freddo estremo neanche alle nostre latitudini, soprattutto
nell’ambito della cantieristica. Ad esempio, operare in
ambiente marino (caratterizzato da un’elevata umidità
relativa) con temperature prossime a 0 °C ed in presenza di
forte vento può condurre a situazioni caratterizzate da una
temperatura apparente sufficiente ad innescare il rischio di
congelamento e assideramento.
30 HS+E Magazine oct-dec 2015
fig.1 Anche alle latitudini climaticamente temperate durante la stagione
invernale - in condizioni di forte vento ed elevata umidità - possono essere
raggiunte condizioni di stress termico paragonabili a quelle tipiche dei climi
settentrionali
Relativamente alle misure preventive e protettive da
adottare operando in ambienti caldi e/o caratterizzati da un
forte irraggiamento solare, è possibile mitigare il rischio di
ipertermia adottando alcune semplici precauzioni; quasi tutte
le indicazioni riportate dalle principali linee guida riconosciute
in campo internazionale si riducono, per altro, all’applicazione
di norme di buon senso.
Tralasciando numerose raccomandazioni di interesse pratico
indirizzate esclusivamente a chi opera in altri settori, si
riportano i seguenti suggerimenti, di sicuro interesse per gli
addetti alla saldatura:
»» quando possibile, evitare di operare
durante le ore più calde della giornata
rinviando le attività programmabili
caratterizzate da elevato dispendio
metabolico alle prime ore del mattino
o verso sera; evitare in generale attività
gravose ed esposizioni prolungate dalle
10 fino alle 16 per tutta la stagione estiva
soprattutto quando si è in presenza di forte
irraggiamento solare
»» evitare comunque, quando possibile,
durante le ore centrali della giornata
un’esposizione continuativa degli operatori
organizzando le attività prevedendo una
rotazione degli addetti alle mansioni più
gravose
»» indossare sotto l’abbigliamento protettivo
specifico, vestiario in cotone traspirante
tale da consentire la circolazione dell’aria e
l’evaporazione del sudore
»» in caso di elevato calore radiante ricorrere
a indumenti con caratteristiche riflettenti
il calore; per applicazioni particolari sono
disponibili speciali tute dotate di una
intercapedine nella quale, tramite una
pompa alimentata a batteria, viene fatto
circolare un liquido mantenuto a bassa
temperatura per scambio termico con
glicole precedentemente raffreddato in
freezer
»» ricordare che l’acciaio, il cemento o
l’acqua costituiscono superfici altamente
riflettenti il calore; ogni qual volta sia
possibile, proteggere la postazione di
lavoro contro l’irraggiamento diretto
mediante schermature orizzontali
e verticali, favorendo comunque la
circolazione dell’aria; interrompere
saltuariamente il lavoro riposandosi in
zone ombreggiate e ventilate quando ciò
non sia possibile
»» reidratarsi periodicamente assumendo
bevande fresche ma non gelate
(acqua, succhi di frutta, ecc.) evitando
assolutamente gli alcolici (birra, vino, ecc.),
il caffè e le bevande gasate; evitare, inoltre,
l’assunzione di elevate quantità di zuccheri
Esistono anche tabelle che forniscono indicazioni
sul quantitativo di liquidi necessari alla reidratazione
dell’organismo e sui tempi di sospensione dalle attività
lavorative da trascorrere in ambienti climatizzati,

jan-mar 2016 HS+E Magazine 31
Microclima e stress termico
o comunque ombreggiati e ventilati al fine di consentire
la dissipazione del calore in eccesso accumulato
dall’organismo. Tra le tante, si riporta quella studiata
dall’Occupational Health Clinics for Ontario Workers che, in
base al grado di acclimatazione del lavoratore, fornisce i
tempi di sospensione su base oraria per un’attività fisica
moderata. Si tratta, come in molti altri casi, di un sistema
semplificato mirato a contenere la temperatura corporea
al di sotto di circa 38 °C.
35 °C e l’umidità non supera il 70%; oltrepassati questi
valori la presenza dei ventilatori porta, viceversa, ad una
diminuzione della capacità di smaltimento del calore da parte
dell’organismo dovuta alla parziale limitazione del fenomeno
della sudorazione.
In questo caso, i valori di temperatura equivalente devono
però essere desunti - nota la temperatura reale dell’aria
e l’umidità relativa - non dalle tabelle precedentemente
riportate, ma dall’apposita tabulazione (Humidex
Heat Stress Response Plan) che utilizza un algoritmo
differente da quello utilizzato per la determinazione degli
indici WBGT e AT. La temperatura equivalente deve essere
aumentata di 2 o 3 °C in tutti i casi in cui l’esposizione avviene,
tra le ore 10 e le ore 17, in presenza di irraggiamento solare;
in condizioni particolarmente severe si può giungere a tempi
di compensazione pari a tre volte il tempo di lavoro, mentre
oltre i 45 e 50 °C (a seconda del livello di acclimatamento
del lavoratore) l’attività deve venire interrotta o proseguire
esclusivamente sotto stretta sorveglianza sanitaria. Questo
metodo, come altri simili, presuppone che il lavoratore indossi
un abbigliamento leggero e traspirante, una condizione non
propriamente corrispondente a quella del saldatore; di questo
aggravio causato da una minore capacità di smaltimento del
calore da parte dell’organismo occorrerà necessariamente
tenere conto.
»» quando possibile, evitare di operare durante
le ore più fredde della giornata rinviando le
attività programmabili alle ore centrali; evitare
esposizioni prolungate prima delle 9 del mattino
e dopo le 16 durante la stagione invernale
Un’indicazione di massima fornita da numerose linee guida
internazionali (OSHA, OHCOW, ecc.) è quella di reintegrare
i liquidi persi bevendo almeno 250 ml di acqua ogni 15/20
minuti, in pratica fino a 6 ÷ 8 litri per turno lavorativo.
Un sistema per aumentare la capacità di smaltimento
del calore da parte dell’organismo è quello di impiegare
ventilatori d’ambiente: questo accorgimento fornisce un
reale vantaggio fino a che la temperatura non supera i
32 HS+E Magazine jan-mar 2016
Esistono analoghe linee guida (CCOHS, ecc.) che riportano
le raccomandazioni di base per chi deve lavorare in
ambienti freddi:
»» non toccare a mani nude parti in metallo e/o
liquidi a bassa temperatura di congelamento
(benzina, solventi, ecc.)
»» non rimanere esposti al freddo se in passato si è
sofferto di sindrome da congelamento
»» nel caso in cui occorra operare a mani nude
per effettuare lavori di precisione per periodi
superiori a qualche minuto prevedere appositi
riscaldatori (ad aria calda, piastre radianti,
ecc.) nelle vicinanze della postazione di lavoro
in modo da potersi riscaldare periodicamente
scongiurando un principio di congelamento
»» adottare un abbigliamento termico idoneo
correlato al carico di lavoro da svolgere; evitare
assolutamente di sudare e, successivamente,
raffreddarsi: ciò è possibile semplicemente
adattando tempestivamente l’isolamento
termico offerto dal vestiario al carico di
lavoro, ovvero eliminando durante le attività a
maggior dispendio metabolico uno o più capi
e rivestendosi immediatamente al termine
dell’attività

jan-mar 2016 HS+E Magazine 33
Fonte: Occupational Health Clinics for Ontario Workers
PERIODO DI SOSPENSIONE DELL’ATTIVITÀ LAVORATIVA, SU BASE ORARIA,
IN FUNZIONE DI TEMPERATURA E UMIDITÀ RELATIVA
Microclima e stress termico
TAB.1 - VALORI DI TEMPERATURA
APPARENTE SULLA BASE DELLA
TEMPERATURA REALE E DELLA
VELOCITÀ DEL VENTO, SECONDO
L’INDICE WCI
Per la corretta scelta dell’abbigliamento termico
occorre considerare che questo deve essere
commisurato ad un corretto isolamento termico in
condizioni di riposo per cui:
»» calcolare esattamente l’isolamento
termico necessario in relazione alla
temperatura operativa secondo il
metodo successivamente esposto
»» utilizzare vestiario traspirante
possibilmente in fibra naturale (esistono
allo scopo, ad esempio, speciali filati
realizzati con lana merino); indossare
maglieria intima a manica lunga in luogo
di T-shirt o canottiere
»» prediligere un vestiario di tipo
multistrato, ovvero costituito da più
indumenti leggeri sovrapposti in luogo
di pochi di maggior pesantezza
»» indossare sottoguanti e copricapo di
lana (ricordando che la testa è la parte
del corpo attraverso la quale si ha la
maggior dispersione di calore)
»» utilizzare solette isolanti in feltro
all’interno delle calzature di sicurezza
»» utilizzare bretelle, anziché cinture,
al fine di ottimizzare la circolazione
sanguigna a livello del ventre,
soprattutto nel caso di attività che
comportano posture non erette
(in ginocchio, in torsione, ecc.)
34 HS+E Magazine jan-mar 2016
Si consideri che nel caso di stazionarietà la sudorazione risulta
virtualmente nulla ed i liquidi vengono persi unicamente
attraverso la respirazione e la traspirazione; durante l’attività
lavorativa, permanendo costanti le condizioni microclimatiche,
ma aumentando il dispendio metabolico, si assiste invece ad
un progressivo aumento del fenomeno della sudorazione.
Gli indumenti inumiditi dalla sudorazione perdono
velocemente il loro potere isolante, pertanto, in fasi successive
e secondo la necessità, a patto che ciò sia compatibile con
l’attività svolta, è opportuno:
l’abbigliamento in ordine inverso; non attendere mai di
provare sensazioni di freddo per rivestirsi. In tal caso, il
ripristino della condizione di omeotermia richiederebbe un
tempo lungo.
»» t ogliere i sottoguanti, il berretto e sbottonare le
eventuali aperture di ventilazione del vestiario
indossato
Il calcolo del corretto isolamento termico può essere
effettuato in prima istanza e con buona approssimazione
calcolando - mediante le tab. 1 e 2 - la temperatura
operativa in relazione alla temperatura dell’aria e alla
velocità del vento; essendo difficilmente valutabile
l’eventuale apporto del calore radiante solare in ambienti di
freddo estremo, questo fattore viene in generale trascurato.
»» a prire parzialmente la giacca e la tuta alla vita
ed ai polsi (solamente nel caso in cui non vi sia
pericolo di ingresso di particelle incandescenti)
»» e liminare parte del vestiario partendo dagli strati
più esterni, ma senza eliminare la protezione
contro gli UV o le particelle incandescenti
Una volta terminata l’attività lavorativa (o qualora
diminuisca il dispendio metabolico a seguito di
un rallentamento dell’attività), occorre ripristinare
Non utilizzare mai vestiario sporco di olio o grasso; molti
tessuti (naturali e sintetici) perdono infatti la loro capacità
isolante qualora si impregnino con sostanze chimiche di
varia natura.
Successivamente, occorre procedere a determinare quale
sia il dispendio metabolico medio - servendosi della tab.3 in relazione all’attività che deve essere svolta. Una volta noti la
temperatura operativa e il dispendio metabolico, si entra nel
diagramma riportato nella fig. 2 di seguito per determinare
l’isolamento termico che il vestiario deve assicurare.

Microclima e stress termico
TAB.2 - INDICE AT PER I CLIMI TEMPERATI AUSTRALIANI. TALE INDICE È STATO CALCOLATO
IPOTIZZANDO L’ASSENZA DI CALORE RADIANTE E UN TENORE DI UMIDITÀ RELATIVA DEL 70%.
Wind Speed Km/h
Temperature (C°)
Apparent temperature with no radiational heating and relative humidity fixed at 70%.
Formula from Norms of apparent temperature in Australia, Aust. Met. Mag, Vol 43, 1994, 1-16
36 HS+E Magazine jan-mar 2016
TAB.3 - DISPENDIO METABOLICO CHE SI VERIFICA DURANTE SPECIFICHE ATTIVITÀ
METABOLISMO
(met)
RENDIMENTO
MECCANICO η
(%)
0.7
0.8
1.0
1.2
0
0
0
0
3.2
4.0
4.8
5.6
6.4
8.0
2.0
2.4
2.6
3.2
3.8
5.8
0
0
0
0
0
0
inclinazione
5%
km/h
1.6
2.4
7
5%
5%
3.2
4.8
3.5
4.6
10
11
5%
10%
15%
15%
25%
25%
6.4
1.6
3.2
4.8
1.6
3.2
7.0
3.3
5.4
8.0
4.2
7.8
10
15
19
19
20
21
ATTIVITÀ
RIPOSO
dormire
stare distesi
stare seduti tranquilli
stare in piedi rilassati
CAMMINARE
km/h
in piano
in salita

jan-mar 2016 HS+E Magazine 37
Microclima e stress termico
METABOLISMO
(met)
RENDIMENTO
MECCANICO η
(%)
segare profilati metallici a macchina
1.8 – 2.2
0
segare profilati metallici a mano
spianare lamiere con martello
4.0 – 4.8
5.6 – 6.4
10 – 20
10 – 20
2.4
2.8
0 – 10
0 – 10
4.0 – 7.0
0 – 10
1.2
2.0
3.2
1.2
0
0
0 – 10
0
2.5
4.0
4.0 – 4.8
20
20
10 – 20
2.0 – 3.4
1.6 – 2.0
1.8
2.0 – 3.6
1.4 – 1.8
0 – 10
0
0
0 – 10
0
ATTIVITÀ
CARPENTERIA MECCANICA
INDUSTRIA MECCANICA
montaggi leggeri
apprestamento macchina
meccanica pesante
CONDUZIONE VEICOLI
auto in traffico leggero
auto in traffico intenso
autocarro pesante
aereo
LAVORI PESANTI
spingere carrelli (57 kg a 4,5 km/h)
movimentare bagagli di 50 kg
scavare picconare
LAVORI DOMESTICI
pulire la casa
cucinare
lavare i piatti
stirare
fare la spesa
38 HS+E Magazine jan-mar 2016
ATTIVITÀ
METABOLISMO
(met)
RENDIMENTO
MECCANICO η
(%)
1.2
0
1.4
1.1 – 1.3
0
0
1.4 – 2.2
0
2.2
2.0
2.0
1.6
0 – 10
0 – 10
0 – 10
0
3.0 – 4.0
2.4 – 4.4
3.6 – 4.6
7.0
5.0 – 7.6
7.0 – 8.7
0 – 10
0
0 – 10
0
0 – 10
0 – 10
LAVORI IN UFFICIO
lavoro al VDT
archiviare
disegnare
OCCUPAZIONI VARIE
lavoro in laboratorio
fabbro
calzolaio
negoziante
insegnante
ATTIVITÀ SPORTIVE
ginnastica
danza
tennis
scherma
basket
lotta libera
Una volta individuato il valore della resistenza termica del
vestiario, è possibile comporre l’abbigliamento idoneo
secondo le indicazioni fornite dalla tab. 4 o direttamente dai
produttori dell’abbigliamento termico.
In realtà, questo sistema di determinazione non sarebbe a
rigore corretto poiché la temperatura operativa (calcolabile
attraverso un’apposita formula, ma che negli ambienti dove le
sorgenti radianti sono poco importanti, coincide praticamente
con la temperatura dell’aria) differisce nella realtà da quella
apparente. L’esperienza sul campo ha però mostrato che
la semplificazione consente - nell’ambito di una generale
incertezza di molti altri fattori (isolamento termico effettivo,
dispendio metabolico effettivo, ecc.) - di ottenere comunque
indicazioni pratiche di sufficiente affidabilità.

jan-mar 2016 HS+E Magazine 39
Microclima e stress termico
fig.2 Curve di isolamento termico minimo richiesto in
funzione del valore del metabolismo e della temperatura
operativa
Fonte: LSI
TAB.4 - RESISTENZA TERMICA PER CIASCUNA TIPOLOGIA DI ABBIGLIAMENTO UOMO/DONNA
UOMO
clo
DONNA
clo
BIANCHERIA INTIMA
canottiera
0.06
reggiseno e mutandine
0.05
maglietta a maniche corte
0.09
sottogonna
0.13
mutande
0.05
sottoveste
0.19
maglia di lana a maniche lunghe
0.20
maglia di lana a maniche lunghe
0.20
mutande di lana
0.15
mutande di lana lunghe
0.15
CAMICIE
BLUSE
leggere
0.14
blusa leggera
0.20
leggera maniche lunghe
0.22
blusa pesante
0.29
pesante maniche lunghe
0.29
---
---
---
---
---
+ 5% per cravatta, collo a dolce vita
40 HS+E Magazine jan-mar 2016
UOMO
clo
DONNA
clo
ABITI
panciotto leggero
0.15
gonna leggera
0.10
panciotto pesante
0.29
gonna pesante
0.22
pantaloni leggeri
0.26
pantaloni leggeri
0.26
pantaloni pesanti
0.32
pantaloni pesanti
0.44
golf leggero
0.20
golf leggero
0.17
golf pesante
0.37
golf pesante
0.37
giacca leggera
0.22
giacca leggera
0.17
giacca pesante
0.49
giacca pesante
0.37
---
---
intero leggero
0.20
---
---
intero pesante
0.70
ACCESSORI
calze corte
0.04
collant
0.01
calze lunghe
0.12
calze lunghe
0.01
SCARPE
sandali
0.02
sandali
0.02
tipo tradizionale chiuse
0.04
tipo tradizionale chiuse
0.04
stivali
0.08
stivali
0.08
jan-mar 2016 HS+E Magazine 41

Microclima e stress termico
Per completezza di
informazione, si dirà anche
che la temperatura operativa
viene definita come la
temperatura uniforme di
un ambiente virtuale in cui
il complesso degli scambi
termici tra il soggetto e
l’ambiente virtuale è pari
alla somma degli scambi
termici per convezione e
irraggiamento fra soggetto e
ambiente reale.
Nel caso di attività svolte
in ambienti caratterizzati
da temperature al di sotto
dei - 20 °C (improbabili
alle nostre latitudini, ma
frequenti in molte altre
zone geografiche), l’ACGIH
propone una tabella, la
“Work/Warm-up Chart”
(riportata in fig. 3) che
indica i tempi massimi di
lavoro (sempre nell’ipotesi
di un lavoratore che
indossi un abbigliamento
perfettamente asciutto e
idoneo da un punto di vista
termico) ammessi per un
periodo operativo di 4 ore
e i corrispettivi periodi (di
durata compresa tra i 7 e i 12
minuti circa) da trascorrere
in un ambiente climatizzato
(caldo) al fine di ripristinare la
condizione di omeotermia.
fig.3 Work/warm up chart. Tale figura riporta le ore di lavoro che un lavoratore può effettuare, alternate
da periodi di riposo da trascorre in luoghi caldi al fine di ripristinare l’adeguato stato omeotermico
Fonte: CCOHS
In fig. 4 si riporta la tabella
della ACGIH (“Wind Chill
Chart”) che evidenzia il livello
di rischio per l’operatore
associato alle diverse
temperature apparenti
(espresse in °F).
fig.4 Wind Chill Chart. Tale figura rappresenta il rischio per l’operatore associato a diverse temperature apparenti
Fonte: ACGIH
42 HS+E Magazine jan-mar 2016
fig.5 DLE raccomandata in funzione di sei livelli di dispendio metabolico
nell’ipotesi di indossare un abbigliamento che fornisca un isolamento termico
pari a 0,32 m2 × °C/W (2 clo)
Fonte: LSI
La lettura della fig. 4 deve essere
effettuata utilizzando come valori di
ingresso la temperatura operativa e la
velocità del vento rilevati nell’ambiente
di lavoro.
In base alle indicazioni dell’ACGIH
vengono definite tre differenti classi
di pericolo: basso, medio e alto. In tali
condizioni – sempre nell’ipotesi di
indossare idoneo vestiario termico - ci
si trova in una situazione di “pericolo
limitato” per tempi di esposizione
inferiori rispettivamente ad un’ora, un
minuto e 30 secondi.
La “durata limite di esposizione” (DLE)
in relazione al livello di dispendio
metabolico (ovvero all’attività svolta)
o in relazione all’isolamento termico
del vestiario, ad una certa temperatura
operativa (che abbiamo detto essere
con una certa approssimazione uguale
alla temperatura apparente), può essere
desunta anche da curve sperimentali sul
tipo di quelle riportate in fig. 5 e fig. 6.
In alcune attività lavorative quali le
attività di cantieristica, nelle postazioni
di lavoro all’aperto in climi freddi, per la
protezione degli operatori dal rischio di
ipotermia, vengono spesso validamente
utilizzate le tipiche “capannine” dotate
di intelaiatura metallica e pareti in
materiale plastico ignifugo che creano
un ambiente confinato relativamente
protetto (soprattutto dal vento), pur a
discapito di un accresciuto rischio di
contaminazione dell’operatore in caso di
presenza di gas, polveri e fumi (fig.7).
fig.6 DDLE raccomandata in funzione di quattro livelli dell’isolamento termico
dell’abbigliamento per lavoro leggero (115 W/m2)

Fonte: LSI
jan-mar 2016 HS+E Magazine 43
Microclima e stress termico
fig.7 A sn. capannine protettive installate per la saldatura dei nodi di un jacket (fonte: Svetsaren - ESAB); a ds. capannine protettive utilizzate
per le saldature circonferenziali durante la posa di una pipeline.
Infine, si riportano alcuni semplici suggerimenti per il primo
soccorso alle persone colpite da ipertermia e ipotermia.
In caso di persona colpita da patologie da caldo occorre, in
generale:
»» trasferire la persona dall’ambiente caldo ad
un ambiente più fresco, evitando al contempo
l’esposizione a forti correnti d’aria
»» rinfrescare la vittima provocando un leggero
movimento dell’aria ed utilizzando acqua
nebulizzata
»» se la vittima è cosciente, somministrare piccoli
sorsi di acqua fresca, ma non gelata, con eventuale
aggiunta di soluzione salina
»» non tenere la vittima seduta o in piedi
»» contattare immediatamente un medico o il
servizio di soccorso pubblico.
In caso di persona colpita da patologie da freddo occorre in
generale:
»» trasferire la persona dall’ambiente freddo ad
un ambiente caldo; nel caso in cui la vittima
sia caduta in acqua, rimuovere al più presto gli
indumenti bagnati sostituendoli con indumenti
asciutti; se questi non sono disponibili, avvolgere
la persona con coperte o materiali plastici non
traspiranti (teli in nylon, ecc.);
»» nel caso di febbre o pelle molto calda, raffreddare
la vittima con panni bagnati, a livello delle ascelle,
dell’inguine, dietro le ginocchia, ai lati del collo e
sulla fronte
»» scaldare senza frizionare le parti del corpo che
presentano sintomi di congelamento con panni
caldi, con il corpo o con acqua alla temperatura
massima di 37°C; iniziare il riscaldamento
dal tronco evitando, in prima battuta, il
riscaldamento di braccia e gambe;
»» non somministrare in nessun caso caffè e alcolici
o farmaci
»» scongiurare le infezioni batteriche di eventuali
parti che presentano escoriazioni avvolgendole
44 HS+E Magazine jan-mar 2016

con garze sterili; le parti del corpo affette
da congelamento risultano particolarmente
vulnerabili
»» non forzare il distacco di una parte del
corpo congelata da un metallo (catenine,
anelli, braccialetti orologi, ecc.); favorirne
semplicemente il distacco versandovi sopra un
liquido tiepido
»» s e la persona colpita è cosciente, somministrare
in piccole quantità bevande tiepide; non
somministrare mai bevande alcoliche che, come
effetto secondario a breve termine, porterebbero
ad un’ingente perdita di calore corporeo
»» n
on immergere una persona colpita da ipotermia
in acqua calda né porla sotto una doccia
PROGETTO
SICUREZZA
CANTIERI
calda; tale azione potrebbe indurre uno “shock
da riscaldamento” tale da compromettere
irrimediabilmente i parametri vitali; mantenere
la vittima in posizione coricata e non consentire
alla vittima di alzarsi prima di avere ristabilito la
corretta temperatura interna del corpo; in caso
contrario si potrebbe incorrere in un collasso
cardio-circolatorio
»» c ontattare immediatamente un medico o il
servizio di soccorso pubblico.

ROBERTO NICOLUCCI, Ingegnere esperto di
sicurezza industriale, è presidente di Techno srl.
MODELLI
ai NUOVI .I. 9/9/14)
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Con l’emanazione del D.I. 9 /09/2014 sono stati individuati i modelli semplificati
per la redazione del piano operativo di sicurezza (POS), del piano di sicurezza e di
coordinamento (PSC) e del fascicolo dell’opera (FO) nonché del piano di sicurezza
sostitutivo (PSS).
La suite Progetto Sicurezza Cantieri nasce per implementare i modelli semplificati
nella maniera più fedele possibile, senza sottovalutare l’obiettivo di qualità dei piani.
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IDENTIFICAZIONE DEL COMMITTENTE
nelle aziende complesse
 Giuseppe Semeraro
Il punto di partenza per la corretta applicazione della
direttiva cantieri (oggi recepita in Italia dal titolo I, capo
I, del D.Lgs. 81/2008) è la precisa identificazione del
Committente, in quanto a costui è affidato dal legislatore
il ruolo di garante dell’applicazione del modello
prevenzionistico da costituire negli interventi di lavori edili
e di ingegneria civile. Figura che non può coincidere con
una persona giuridica, ma deve necessariamente essere
individuata in una persona fisica, in quanto titolare di
obblighi penalmente sanzionabili.
Quando, il Committente non è una persona fisica ben
definita, ma è una persona giuridica, la sua corretta
identificazione può complicarsi.
Il D.Lgs. 81/2008, all’art. 89 comma 1 lett. b) definisce
Committente:
ART.89
D.Lgs. 81/2008, all’art. 89 comma 1 lett. b)
“il soggetto per conto del quale l’intera opera viene realizzata,
indipendentemente da eventuali frazionamenti della sua realizzazione.
Nel caso di appalto di opera pubblica, il Committente è il soggetto
titolare del potere decisionale e di spesa relativo alla gestione
dell’appalto.”
46 HS+E Magazine jan-mar 2016
La prima parte della definizione, di derivazione comunitaria
e presente sin dalla prima versione del D.Lgs. 494/96 (oggi
abrogato e sostituito dal capo I titolo IV del D.Lgs. 81/2008),
identifica in modo lato il Committente nel soggetto che
trae dalla realizzazione dell’opera il soddisfacimento
di un interesse personale, ossia colui nel cui interesse,
primario ed originario, l’opera viene realizzata. Su tale base
il Committente è inequivocabilmente identificabile solo
quando l’interesse sull’opera o i lavori da realizzare è di una
singola persona: costui è il committente. Nel caso di persone
giuridiche pubbliche o private in effetti la questione diventa
più complessa.
Per tale motivo nel tempo (ad opera del D.Lgs. 528/99, di
modifica ed integrazione del D.Lgs. 494/96) è stato aggiunto
il secondo periodo della definizione di committente, che
identifica il committente nella PA nel soggetto titolare
dei poteri decisionali e di spesa, quindi, secondo quanto
indicato dal D.Lgs. 267/2000, nella figura del Dirigente o del
funzionario facente funzione.
Tale precisazione trae origine, anzi si è resa necessaria,
anche in seguito ad un chiarimento fatto poco prima
da una circolare del Ministero del lavoro (Circolare del
Ministero del Lavoro n. 41/1997), che aveva individuato nelle
persone giuridiche pubbliche e private come committente
il soggetto legittimato alla firma dei contratti di appalto
per l’esecuzione di opere o lavori pubblici. Pertanto,
quello che emerge dall’evoluzione legislativa riguardo
all’identificazione del Committente
nella pubblica amministrazione
è che costui non sempre è
identificabile in chi firma il contratto
d’appalto, ma fondamentalmente
in colui che esercita in maniera
inequivocabile i poteri decisionali
e di spesa in relazione al singolo
intervento ricadente nell’ambito di
applicazione del capo I titolo IV del
D.Lgs. 81/2008.
Se ciò chiarisce chi sia da intendersi
Committente nelle pubbliche
amministrazioni, rimane invece
aperta la questione della corretta
identificazioni del committente
nell’ambito del privato, quando è
costituito da persona giuridica.
Può aiutarci in ciò l’analisi
dell’evoluzione storica legislativa,
precedentemente sintetizzata,
sull’identificazione del Committente
nell’ambito della pubblica
amministrazione, in quanto
applicabile anche al settore privato.
Ovvero, la ricerca del Committente
nelle persone giuridiche private non
può non partire da quanto all’epoca
chiarito dalla citata Circ. 47/1997
si in ambito pubblico che privato:
soggetto che stipula il contratto. Ciò,
porta in prima battuta a concludere
che i vertici societari non sono
necessariamente da considerarsi
committenti, qualora è affidato ad
altri all’interno dell’organizzazione
aziendale l’attuazione di ogni
singolo intervento edile o di
ingegneria civile di cui all’allegato
X del D.Lgs. 81/2008, anche
se costoro provvedono alla
stipula del contratto, che pur
rappresentano una fase centrale
del procedimento, ma non può
sicuramente ritenersi determinante
ai fine dell’applicazione del modello
prevenzionistico da attuare nei
cantieri. Ciò in considerazione
del fatto che per analogia con la
pubblica amministrazione, non è
tanto chi stipula il contratto che
è identificato come Committente
(si pensi per esempio ai comuni e
alla figura dei segretari comunali i
quali intervengono solo nel rendere
ufficiale la stipula di un contratto
d’appalto, ma non entrano nel
merito delle decisioni significative
sul procedimento), ma è colui che
esprime i poteri decisionali e di
spesa.
Questi ragionamenti, per analogia,
devono guidarci nell’identificazione
del Committente anche nelle
persone giuridiche private. Ciò
anche in virtù del “principio di
effettività”, che seppur codificato
dal legislatore per l’identificazione
delle posizioni di garanzia
nell’ambito aziendale di cui all’art.
299 del D.Lgs. 81/2008 - datore
di lavoro, dirigente e preposto è
colui che effettivamente esercita
tali poteri anche in carenza di
specifica investitura -, è applicabile
chiaramente per interpretazione
logico-sistematica delle norme
antinfortunistiche anche per
l’identificazione di committente.
Pertanto, anche nelle persone
giuridiche private il Committente
è identificabile in colui che
effettivamente esercita il potere
decisionale e dispesa. Nel senso
che avendo un budget messo a
disposizione dai vertici aziendali
e attuando in autonomia
l’intervento edile o di ingegneria
civile, sovraintendendo alle fasi
della progettazione, appalto
ed esecuzione, non può non
essergli riconosciuto il ruolo di
committente. Ovviamente, qualora
l’organizzazione aziendale non
consenta a costui di adempiere
liberamente a tutti gli obblighi del
committente, allora le responsabilità
sul corretto adempimento di quelli
che dipendono dalle altrui decisioni
non possono ricadere su se stesso.

jan-mar 2016 HS+E Magazine 47

Michela Casadei
L’UNIVERSITÀ A SUPPORTO DELLE IMPRESE
PER LA CRESCITA DEL TERRITORIO
Al via il nuovo master in materiali Compositi al Campus di Ravenna
Minor peso, maggiore
resistenza, ridotti interventi
manutentivi, durata nel tempo.
Sono i vantaggi meccanici e di
produzione offerti dai materiali
compositi. Per questo il loro
utilizzo è in continuo aumento
– dall’edilizia alla nautica, dalle
automotive all’aerospace, dallo
sport al medicale e industria
dell’imballaggio – e a gennaio
partirà nella sede di Faenza del
Campus di Ravenna un nuovo
master di I Livello in Materiali
Compositi (Ma.Co.F).
48 HS+E Magazine jan-mar 2016
Il master, attivato dal Dipartimento di
Chimica Industriale Toso Montanari dell’Alma
Mater Studiorum – Università di Bologna in
collaborazione col Dipartimento di Chimica
Giacomo Ciamician, il Dipartimento di
Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e
dei Materiali, il Dipartimento di Ingegneria
Industriale e Fondazione Flaminia, costituisce
uno sbocco naturale per i laureati del corso di
laurea in Chimica e Tecnologie per l’Ambiente e
per i Materiali di Faenza, ma è accessibile anche
ad altri laureati, sia triennali che magistrali, che
mirino a una formazione specifica nel campo
dei materiali compositi, il settore che in questo
momento ha probabilmente più spazio per
sorprendenti sviluppi tecnologici.
Il master mira a far diventare Faenza un centro di
eccellenza nazionale e internazionale in questo
specifico settore, collegando ancora di più la
realtà produttiva avanzata del territorio alla formazione
di tipo accademico. La figura professionale che il master
formerà è multidisciplinare e questo è il motivo per cui esso
si rivolge a laureati sia in chimica che in ingegneria e per
cui sono stati coinvolti diversi dipartimenti universitari con
diverse, ma in questo caso profondamente complementari,
competenze.
“Sulla base delle attuali esperienze del settore
dei materiali compositi, in fattispecie quelli
a base polimerica, e della progettazione di
parti che coinvolgono soprattutto l’utilizzo di
materie plastiche, abbiamo ritenuto che fosse
fondamentale aumentare le conoscenze che
gli ingegneri hanno della chimica di base dei
materiali e, viceversa, avvicinare il modo di
ragionare dei chimici a quello dei progettisti
e degli ingegneri meccanici”, afferma il prof.
Daniele Nanni, direttore del master. “Alla luce
di tali considerazioni, abbiamo pensato di
istituire un corso di formazione specialistico
dedicato a ingegneri e chimici, al fine di creare
quella figura intermedia che, in un team di
progetto, possa porsi come coordinatore di
analisti strutturali e tecnologi dei materiali,
figura della quale le ditte che lavorano in
questo settore sentono la mancanza e per
creare la quale investono fortemente nella
formazione dei nuovi assunti”.
Uno dei principali punti di forza del piano di studi è un
lungo tirocinio in azienda, che gli studenti svolgeranno sia
in Riba Composites, principale sostenitore e finanziatore
del master, che in altre importanti aziende del settore
dislocate sul territorio nazionale. Al momento hanno dato
la loro disponibilità in questo senso realtà quali Centro
Ricerche Fiat, ESI Group, MSC Software, Maserati, Microtex
Composites e Protesa-SACMI, ma sono in corso trattative
per allargare in maniera significativa già da quest’anno il
ventaglio di possibilità offerte agli studenti.
Il punto di forza di un’iniziativa come questa può essere
riassunto nell’importanza dell’innovazione come chiave
di volta per una forte trasformazione imprenditoriale,
innovazione che deve però essere supportata da una valida
formazione accademica.
L’attivazione di questo master in Materiali Compositi farà
così avanzare l’offerta formativa universitaria ravennate,
rispondendo a precise esigenze del mondo produttivo. In
questo interesse strategico per i rapporti col territorio e
per il trasferimento tecnologico alle imprese, l’Ateneo di
Bologna – Campus di Ravenna è sicuramente di esempio
per tutte le università italiane. 
SITEMAP
Per decine, o sarebbe meglio dire
per centinaia di anni, il settore del
mining ha sofferto di una cronica
inadeguatezza delle macchine e delle
attrezzature impiegate, se non in
termini di efficienza, quanto meno in
termini di sicurezza per gli utilizzatori;
ciò ha comportato, rispetto ad altri
settori industriali, un numero di
infortuni gravi e mortali fortemente
superiore alla media. Non estraneo a
questi drammatici dati statistici vi è
stato senza dubbio il fattore umano,
ovvero una carenza organizzativa e
nell’addestramento dei lavoratori.
Nel 2005 per cercare di colmare
questo gap nasce Earth Moving
Equipment Safety Round Table
(EMESRT) una iniziativa che ha sede
in Australia, ma dal respiro globale,
che coinvolge le più importanti
compagnie minerarie (da Anglo
American a Rio Tinto passando per
Sasol, Suncor e Xtrata solo per citarne
alcune) che operano nei cinque
continenti. Il sito istituzionale, pur
essendo indirizzato agli addetti ai
lavori del settore, riserva interessanti
sorprese anche per chi si occupa
di sicurezza in altri contesti: dalla
pagina “design philosophies” si
possono scaricare in formato .pdf
specifiche di progettazione (inclusa
l’analisi di rischio preliminare e i
requisiti prestazionali desiderati)
per attività lavorative in quota, per
attività con pericolo di incendio,
in ambienti confinati, per attività
manuali, ecc.
È anche disponibile per il download
il manuale “Design OMAT (Operability
and Maintainability Analysis
Technique)” dove si cerca di trovare
un punto di incontro tra human
factors e requisiti ergonomici e
funzionali di macchine e impianti
che oltrepassi quanto imposto
dagli attuali requisiti normativi che
regolamentano la progettazione e
realizzazione di macchine e impianti.
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
PRESSREVIEW
PLAYING IT SAFE
L
’industria dell’oil&gas
deve fronteggiare
quotidianamente
elevati rischi per la salute e la
sicurezza degli operatori; le
statistiche della Health and
Safety Executive britannica
riportano che in un periodo
i 12 mesi a cavallo tra il 2012
e il 2013, nonostante non via
siano stati infortuni mortali,
si sono registrati 47 infortuni
gravi, ben 11 in più rispetto
al periodo di riferimento
precedente.
Gli ultimi dati disponibili
relativamente agli USA (anno
2011) riportano nell’industria
petrolifera 112 infortuni
mortali e 12.500 infortuni più
o meno gravi. Questi dati si
Articolo di Tony Pickett
pubblicato per
riferiscono a 33.500 operatori
nel caso di UK - Mare del Nord
e a circa mezzo milione di
lavoratori negli USA impiegati
sia onshore che offshore.
Indubbiamente il settore
petrolifero sta attraversando
a livello globale un periodo
difficile, ma non per questo
si deve abbassare la guardia
relativamente alla protezione
di chi vi opera.
Sia nel Nord Europa che
negli USA le statistiche
riportano globalmente 4
principali macrocause di
infortunio: gli ambienti
confinati, l’H2S, il rilascio
improvviso di idrocarburi, il
calore radiante generato dagli
impianti in marcia e in alcuni
casi da incendi o esplosioni
accidentali Si tratta in tutti i casi
di pericoli che con le attuali
tecnologie protezionistiche,
se correttamente adottate,
consentono una garanzia
pressoché totale di
salvaguardia unita ad un
confort (anche per attività di
lunga durata) fino a qualche
anno fa inimmaginabile;
nell’implementazione
di un efficace sistema di
gestione della sicurezza
non deve quindi essere
trascurata l’individuazione
dei più opportuni DPI, diretta
conseguenza di approfondite
analisi dei rischi, nonché
l’addestramento all’uso
corretto di tutte le attrezzature.

EVENTSCALENDAR
INTERSEC
17-19
GEN
Fiera leader per la sicurezza e protezione antincendio
Dubai - Emirati Arabi Uniti
18-21
GEN
Fiera internazionale per la protezione dell’ambiente
Dubai - Emirati Arabi Uniti
27-28
GEN
1-4
FEB
9-11
FEB
16-18
FEB
52 HS+E Magazine jan-mar 2016
INTERNATIONAL WATER SUMMIT
BIOGAS EXHIBITION
Fiera nel settore dell’energia e del biogas
Nantes - Francia
SIEE POLLUTEC ALGERIA
Fiera internazionale di impianti, tecnologie e servizi nel
settore delle acque
Algiers - Algeria
TB FORUM
Fiera per la sicurezza e le tecnologie
Mosca - Russia
E-WORLD ENERGY & WATER
Fiera internazionale nel settore dell’energia e dell’acqua
Essen - Germania
1-3
MAR
GREEN BUSINESS WEEK
1-3
MAR
ACQUALIVE EXPO
17-20
MAR
Fiera per la crescita verde
Lisbona - Portogallo
Fiera per l’ambiente, l’energia e i rifiuti
Lisbona - Portogallo
NEW ENERGY HUSUM
Fiera internazionale per l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili
Husum - Germania
SICURIKA AIPS
13-15
APR
Fiera per la sicurezza e la protezione antincendio
Almaty - Kazakhstan
19-21
APR
Fiera nel settore energetico oil&gas
Alexandria - Egitto
23-25
MAG
MOC 2016
SUM 2016
3° SIMPOSIO URBAN MINING
Simposio sul concetto di Urban Mining e tutela dell’ambiente
Bergamo - Italia
Le date indicate potrebbero subire variazioni o alcune manifestazioni potrebbero venire annullate.
Prima di recarsi alle manifestazioni si consiglia di verificare con gli organizzatori dei singoli eventi la correttezza delle date indicate.

jan-mar 2016 HS+E Magazine 53
Consortium of Contractors and Suppliers
operating in Energy Industries
Viale Farini, 14 - 48121 Ravenna - Italy - Ph. +39 0544 219418 - Fax +39 0544 481500
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NG
N
EE
RI
NG S
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Rana Diving S.p.A.
3rd SYMPOSIUM ON URBAN MINING
23-25 May 2016 - Old Monastery of Saint Augustine, Bergamo (IT)
costs :
industry : sustainability : separate collection : costs : industry : ciclo della materia : recycling :economy
costs : pollution : materials : legal aspects : costs : separate collection : takeback programs : filiere del ricircolo
takeback programs : filiere del ricircolo : technology : ecopoint : policy : ciclo della materia : recycling costs
resources : costs : filiere del ricircolo : legal aspects : ecopoint : case study : sustainability : technology : industr
industry : policy : ecopoint : reuse : sustainability : filiere del ricircolo : costs : separate collection : costs
University
industry : separate collection : ciclo della materia : recycling : economy : pollution
of Bergamo
takeback programs : filiere del ricircolo : technology : ecopoint : ciclo della materia
legal aspects : materials : life cycle analisys : resources : costs : sustainability : industry : costs
sustainability : reuse : ciclo della materia ecopoint : technology : industry : policy : ecopoint : sustainability
filiere del ricircolo :SYMPOSIUM ON URBAN MINING policy : ecopoint : technology : industry : costs :
policy : ecopoint : reuse :
pollution
University
SUM2016
with the SCIENTIFIC SUPPORT of:
University of Bergamo (IT) • University of Padova (IT)
Berlin University of Technology (DE) • Catholic University of Leuven (BE)
BOKU University, Vienna (AT) • University of Southampton (GB)
Hamburg University of Technology (DE) • Tongji University, Shanghai (CN)
The University of Hong Kong (HK) • Vienna University of Technology (AT)
ORGANIZED by
of Padova
IWWG - International Waste Working Group
PROMOTED by
Department for Environment, Energy
and Sustainable Development - Regione Lombardia
Presentation
Following the huge success of its second edition in 2014, which registered the participation of more than 200 delegates from 40 different
countries worldwide, SUM 2016 - 3rd Symposium on Urban Mining will be held in in the suggestive former Monastery of Saint Augustine in
Bergamo’s upper city, in May 2016. SUM 2016 will focus on the concept of Urban Mining and the need to look beyond separate collection
and the current logic of consumers responsibility, resulting in an increased recovery of resources, better quality of the same, improved environmental protection, involvement of producer responsibility and lower costs for society.
Symposium Topics
The Symposium will include the following topics: Sources and characterization of materials and energy resources in urban spaces • Municipal Solid Waste, commercial waste, industrial waste, WEEE, depuration sludge, municipal and industrial sewage sludge, demolition waste,
food waste, waste tyres • Automotive Shredded Residues • Techniques of waste source separation • Criticality of the current system of separate waste collection • Takeback programs • Recovery centres (Ecopoints, Tip shops, Waste banks, etc.) • Tecnologies for the extraction
of materials and resources • Valorization of materials and resources • Recirculation pathways and markets • Landfill Mining • Economic and
financial aspects • Policies and legal aspects • Environmental balances (Life-cycle assessment) • Case studies
Call for papers
Full papers on the Symposium themes should reach the Organisers no later than 15th February 2016.
Papers will be selected following evaluation by an International panel of referees. Acceptance of papers will be notified to the Leading Author
by 7th March 2016.
All papers accepted to the SUM 2016 will be published on a dedicated volume of Symposium proceedings. All the accepted papers will be
also peer-reviewed for being included in a special issue of Waste Management Journal (by Elsevier) on “Research on Urban and Landfill
Mining”.
Detailed information on paper submission are available on the official symposium website: www.urbanmining.it
For further information on the Symposium please contact the Organisers:
Eurowaste srl, Via Beato Pellegrino 23, 35137 Padova, Italy / tel: +39 049 8726986 / [email protected] / [email protected]
organised by
6th INtErNatIoNal SympoSIum oN
ENErgy from BIomaSS aNd WaStE
VENICE 2016
venue
Venice . Italy
14 -17 November 2016
We are pleased to inform you that we are currently organising the 6th edition of the International Venice Symposia on Energy from Biomass and Waste
- Venice 2016, to be held in Venice from 14-17 November 2016.
The Symposium will feature: three days of scientific presentations / One day of guided technical tours at biochemical and thermochemical plants / Six parallel oral sessions / Poster sessions / Exhibition by companies working in the field: save the date!
The deadline for receipt of abstracts is approaching: 29/02/2016
If you wish to present a paper at the Conference, please submit your abstract following the instructions provided on the official Symposium website:
www.venicesymposium.it You may submit your abstract by visiting the Ex Ordo abstract submission system: http://venice2016.exordo.com/
www.venicesymposium.it
TECHNONEWS
SICUREZZA E IGIENE INDUSTRIALE
SISTEMI DI GESTIONE PER LA QUALITÀ:
PUBBLICATA LA NUOVA ISO 9001
Il 23/09/2015 è stata pubblicata la nuova
edizione della ISO 9001, arrivata alla sua quinta
edizione, congiuntamente alla nuova ISO 9000
sulla terminologia.
Di seguito le principali novità:
»» conformità all’HLS, ossia la nuova struttura
comune elaborata da ISO che si applica a
tutte le norme di sistemi di gestione, che
definisce una terminologia e una struttura
di base per tutti i sistemi di gestione così da
assicurare una maggiore uniformità e intercompatibilità tra i sistemi stessi;
»» contesto dell’organizzazione e parti
interessate: all’organizzazione è richiesto
di analizzare il contesto in termini di fattori
esterni e interni (per esempio di tipo
tecnologico, sociale, culturale, ecc.) che
sono rilevanti per le sue finalità e il suo
sistema di gestione, così come di identificare
le parti interessate e relativi requisiti. Il
cliente rimane comunque la principale
parte interessata, ma l’organizzazione deve
tener conto di detti fattori e requisiti nella
56 HS+E Magazine jan-mar 2016
definizione del “perimetro” del proprio
sistema di gestione per la qualità e, più in
generale, nell’attuazione dello stesso, per
quanto pertinente;
»» Risk-based thinking: in fase di pianificazione
del sistema, l’organizzazione deve essere in
grado di definire e prevedere l’attuazione
di azioni per gestire i rischi e cogliere
le opportunità nell’ambito dei processi
del sistema di gestione per la qualità,
nonché nella gestione delle relativa
documentazione;
»» Informazioni documentate: è un concetto
generale e pervasivo che comprende
tutte le consolidate forme di evidenze
documentali relative al sistema di gestione
(registrazione, procedura documentata,
manuale, ecc.) e che si ricollega alla
volontà di ridurre l’onere prescrittivo e
documentale della norma, nella logica di
una sua maggiore flessibilità. Il concetto di
informazione documentata sottende una
responsabilizzazione dell’organizzazione
nelle scelte inerenti alla documentazione
da produrre e mantenere, che deve essere
funzionale alle sue reali esigenze.
FONDIMPRESA: NUOVO
INCREMENTO DEI
FINANZIAMENTI E PROROGA
DEI TERMINI DI CHIUSURA
Il Consiglio di Amministrazione ha
deciso di rendere disponibili altri 10
milioni di euro per la realizzazione
di piani formativi aziendali o
interaziendali rivolti ai lavoratori delle
PMI, con l’utilizzo integrale delle
economie sulle spese di gestione
realizzate da Fondimpresa nel 2014.
Contestualmente, il termine per la
presentazione delle domande è stato
prorogato al 31 marzo 2016 ore 13:00.
Anche i termini di chiusura degli
Avvisi 2/2015 e 4/2015, fissati
inizialmente al 16 ottobre 2015,
vengono prorogati rispettivamente
al 31 marzo 2016 ore 13:00 e al 29
gennaio 2016, limitatamente agli
ambiti Centro e Nord.
DEFIBRILLATORI
SEMIAUTOMATICI ESTERNI:
DATORE DI LAVORO IN IMPRESA
CON PIÙ DI 5 DIPENDENTI:
COMPITI DI PRIMO SOCCORSO
E PREVENZIONE INCENDI
Il DLgs n. 151 del 14 settembre 2015,
uno dei quattro decreti attuativi del
Jobs Act, in vigore dal 24 settembre,
all’art. 20 modifica l’art. 34 del D.Lgs.
81/08, sullo svolgimento diretto
da parte del datore di lavoro dei
compiti di primo soccorso nonché di
prevenzione incendi.
In conseguenza della modifica
(mediante abrogazione del comma
1-bis del D.Lgs. 81/08) dell’art. 34,
per il datore di lavoro non vi sono
più i limiti disposti in relazione alle
dimensione delle imprese, ovvero
fino a cinque lavoratori, in ordine alla
possibilità di svolgere direttamente
i compiti di primo soccorso, nonché
di prevenzione degli incendi e di
evacuazione.
Con le modifiche del DLgs 151/2015,
quindi, il datore di lavoro ha la
possibilità di svolgere direttamente
i compiti di primo soccorso, di
prevenzione degli incendi e di
evacuazione, anche nelle imprese
o unità produttive che superano i
cinque lavoratori.
NOVITÀ SULLA SICUREZZA
IN MARE NEL SETTORE DEGLI
IDROCARBURI
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale n.
215 del 16 settembre 2015, il Decreto
legislativo 18 agosto 2015 n.145 Attuazione della direttiva 2013/30/
UE sulla sicurezza delle operazioni in
mare nel settore degli idrocarburi e
che modifica la direttiva 2004/35/CE.
Si tratta di un provvedimento che
riporta i requisiti minimi in merito
a prevenzione, preparazione delle
operazioni in mare, cooperazione
e gestione emergenze per la
prevenzione degli incidenti gravi
nelle operazioni in mare nel settore
degli idrocarburi.
Rimangono comunque valide le
disposizioni in materia di sicurezza
e salute dei lavoratori di cui alla
normativa attualmente vigente.
L’obiettivo della direttiva è dunque
quello non solo di ridurre il più
possibile il verificarsi di incidenti
gravi legati alle operazioni in mare
nel settore degli idrocarburi, ma
anche di limitarne le conseguenze,
aumentando la protezione
dell’ambiente marino e delle
economie costiere dall’inquinamento.
La direttiva fissa, nel contempo, le
condizioni minime di sicurezza per la
ricerca e lo sfruttamento in mare nel
settore degli idrocarburi.
Si ricorda che tra le principali
innovazioni introdotte vi è l’istituzione
di una specifica autorità competente.
Infatti l’articolo 8 del D.Lgs. 145/2015
indica che è istituito il Comitato per
la sicurezza delle operazioni a mare,
che svolge le funzioni di autorità
competente responsabile dei compiti
assegnati dal decreto.

jan-mar 2016 HS+E Magazine 57
Techno News
SICUREZZA MACCHINE: PUBBLICATA IN
ITALIANO LA NORMA EUROPEA UNI EN
1870-17
La Commissione Tecnica Sicurezza ha pubblicato
in italiano la norma europea UNI EN 187017:2015 sulle troncatrici manuali a taglio
orizzontale: essa si inserisce nel quadro delle
norme sulla sicurezza delle macchine per la
lavorazione del legno e, in particolare, delle
seghe circolari.
La suddetta norma specifica i pericoli significativi,
le situazioni e gli eventi pericolosi relativi alle
troncatrici manuali fisse e spostabili a taglio
orizzontale con una sola unità di taglio (seghe
radiali manuali), progettate per tagliare legno
massiccio, pannelli di particelle, pannelli di fibra
o compensati e anche questi materiali ricoperti
con bordi plastici e/o laminati plastici, quando
utilizzate come previsto e nelle condizioni
previste dal fabbricante, (compreso l’utilizzo
scorretto ragionevolmente prevedibile).
LA INTERPELLI INTERPRETA IL DM 6
MARZO 2013 SULL’AGGIORNAMENTO
DEL FORMATORE-DOCENTE
In data 02/11/2015 è stato emesso un interpello
in merito al DM 06/03/2013 relativo ai criteri di
qualificazione della figura del formatore per la
salute e sicurezza sul lavoro.
In specifico il Decreto prevede l’obbligo
per il formatore-docente di aggiornamento
58 HS+E Magazine jan-mar 2016
professionale triennale. Tale aggiornamento si
articola in due diverse modalità, il formatoredocente è tenuto alternativamente:
a. alla frequenza, per almeno 24 ore
complessive nell’area tematica di
competenza, di seminari, convegni
specialistici, corsi di aggiornamento.
Di queste 24 ore almeno 8 ore devono
essere relative a corsi di aggiornamento;
b. ad effettuare un numero minimo di
24 ore di attività di docenza nell’area
tematica di competenza.
In particolare è stato chiesto di sapere se “con
il termine alternativamente si intende che
nell’arco dei tre anni il formatore – docente
deve effettuare sia a) attività di docenza che
b) seguire corsi di aggiornamento oppure è
da considerarsi valevole quale aggiornamento
se per i primi tre anni effettua solo attività di
docenza, per un minimo di 24 ore, e per i tre anni
successivi frequenta solo corsi di aggiornamento
e convegni per almeno 24 ore”.
La Interpelli si è così espressa: “Con il termine
alternativamente il legislatore ha inteso dare
la possibilità al formatore-docente di scegliere
liberamente la tipologia di aggiornamento più
confacente alla sua figura e viceversa: non ha
inteso che le due modalità vadano alternate
nei consecutivi trienni; né per tre anni solo
docenza e per i tre anni successivi solo corsi di
aggiornamento e convegni”.
INTERPELLO: È OBBLIGATORIO ACCETTARE
LA DELEGA DI FUNZIONI?
L’Interpello n. 7/2015 del 2 novembre 2015 ha
per oggetto la risposta sull’obbligo o meno di
accettare la delega di funzioni.
In specifico è stato chiesto se esiste l’obbligo di
accettazione della delega da parte del soggetto
delegato individuato dal Datore di lavoro e se il
soggetto delegato può rifiutare tale delega.
Premesso che l’art. 16 del D.Lgs. n. 81/2008
“prevede, per il datore di lavoro, la possibilità di
delegare i propri obblighi, ad eccezione della
valutazione dei rischi e relativo documento e la
designazione del RSPP, ad altro soggetto dotato dei
requisiti di professionalità ed esperienza richiesti
dalla specifica natura delle funzioni delegate”.
Tuttavia perché la delega sia efficace “è necessario
che abbia tutte le caratteristiche previste dal citato
articolo 16, quali la forma scritta, la certezza della
data, il possesso da parte del delegato di tutti i gli
elementi di professionalità ed esperienza richiesti
dalla natura specifica delle funzioni delegate ed
infine la possibilità da parte dello stesso delegato
di disporre di tutti i poteri di organizzazione,
gestione e controllo richiesti dalla specifica natura
delle funzioni a lui delegate”.
E tra le caratteristiche indicate nell’art. 16,
comma 1, il legislatore “ha espressamente
previsto, alla lettera e), che la delega ‘sia accettata
dal delegato per iscritto’, elemento che la
distingue dal conferimento di incarico, il che
implica la possibilità di una non accettazione
della stessa”.
Dunque, in conclusione, la Commissione indica
che non c’è l’obbligo di accettazione della delega
di funzioni da parte del soggetto delegato
individuato dal Datore di lavoro: il soggetto
delegato può rifiutare la delega.
AMBIENTE
BONIFICA AMIANTO, APPROVATO
L’EMENDAMENTO CHE INTRODUCE IL
CREDITO D’IMPOSTA DEL 50%
La commissione Ambiente del Senato ha approvato
un emendamento governativo con il quale viene
istituito, al Ministero dell’Ambiente, un Fondo per
la progettazione degli interventi di bonifica di
beni contaminati da amianto, con una dotazione
finanziaria di 5,536 milioni di euro per l’anno 2015 e
di 6,018 milioni di euro per ciascuno degli anni 2016
e 2017.
L’emendamento introduce inoltre, per i soggetti
titolari di reddito d’impresa che realizzano nel 2016
interventi di bonifica dell’amianto su beni e strutture
produttive, un credito d’imposta del 50% sulle spese
sostenute e per un limite di spesa totale di 5,667
milioni di euro per ognuno degli anni 2017, 2018 e
2019. Il credito d’imposta è escluso per gli investimenti
di importo unitario inferiore a 20.000 euro.

jan-mar 2016 HS+E Magazine 59
Techno News
Il credito d’imposta, che non concorrerà alla formazione
del reddito né della base imponibile dell’Irpef, sarà
ripartito e utilizzato in tre quote annuali di pari importo,
nonché indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al
periodo di imposta di riconoscimento del credito e nelle
dichiarazioni dei redditi relative ai periodi di imposta
successivi nei quali il credito è utilizzato.
Le modalità e i termini di concessione del credito
saranno individuate da un decreto attuativo del
Ministero dell’Economia e delle Finanze.
SISTEMI DI GESTIONE PER L’AMBIENTE:
PUBBLICATA LA NUOVA ISO 14001
Pubblicata il 16/09/2015 la nuova edizione della UNI EN
ISO 14001, la norma che specifica i requisiti di un sistema
di gestione ambientale che un’organizzazione può
utilizzare per sviluppare le proprie prestazioni ambientali.
Ricordiamo che la norma è applicabile a qualsiasi
organizzazione, indipendentemente da dimensione,
tipo e natura e si applica agli aspetti ambientali delle
sue attività, dei prodotti e servizi che l’organizzazione
determina di poter controllare o influenzare,
considerando una prospettiva del ciclo di vita. La norma
non stabilisce alcun criterio specifico di prestazione
ambientale.
LE PRINCIPALI NOVITÀ DELLA NORMA UNI EN
ISO 14001:2015
Come già anticipato la norma ISO 14001 2004 è stata
oggetto di recente revisione, avviata dall’International
Organization for Standardization (ISO) nel corso dell’anno
2012 e conclusasi con la pubblicazione della nuova
norma il 16 Settembre 2015.
60 HS+E Magazine jan-mar 2016
L’intero processo di revisione della Norma si è basato
sulla sua conformità alla Struttura di Livello Superiore
(High Level Structure – HLS), ossia la standardizzazione
delle redazione delle norme del sistema di gestione
ISO, sul recepimento dei contenuti del Rapporto Finale
del Gruppo di Studio ISO/TC 20 SC 1 (Future sfide
per il Sistema di GestioneAmbientale) e in generale il
mantenimento dei principi base dell’esistente Norma del
2004.
Le principali novità della Norma UNI EN ISO 14001:2015
vengono di seguito riassunte:
1.
Introduzione del concetto di “contesto
dell’organizzazione” che costituisce un nuovo
Punto Norma rispetto alla versione precedente
(Punto 4): l’obiettivo principale della modifica
apportata è stato quello di mettere in relazione
diretta il Sistema di gestione Aziendale
con il contesto complessivo all’interno del
quale opera l’Azienda e all’interno del quale
operano anche i soggetti che, direttamente
o indirettamente, interagiscono con l’Azienda
medesima (clienti e fornitori, comunità locali
ed Enti pubblici). L’Azienda quindi, all’interno
del proprio contesto, dovrà definire le parti che
possono essere direttamente o indirettamente
coinvolte nel proprio Sistema di Gestione
Ambientale e dovrà identificarne i “bisogni e le
aspettative”, alcuni dei quali si configureranno
come “obblighi di conformità” (nuova
definizione introdotta nell’Elenco dei termini
e delle definizioni ufficiali), che costituiscono
un’implementazione delle prescrizioni legali e
delle “altre prescrizioni”, definite in modo più
generico nelle precedente Norma.
2.
Nuovo concetto di Leadership
(Punto 5) che si basa essenzialmente
sull’azione diretta del Top
management (inteso come “la persona
o il gruppo di persone che dirigono e
governano l’organizzazione al livello
più elevato”) nell’integrazione del SGA
con gli obiettivi produttivi/di mercato
dell’Azienda e inoltre il coinvolgimento
diretto/indiretto di tutte le altre figure
che, all’interno dell’Azienda, occupano
ruoli di leadership nei vari settori (HSE,
Produzione, progettazione, acquisti ecc).
3.
Introduzione del concetto di “Prospettiva di
Ciclo di Vita” associato sia ai prodotti sia ai
servizi forniti dalle Aziende e si inserisce, in
senso lato, nell’insieme delle relazioni che
intercorrono tra l’Azienda e l’ambiente esterno.
4. Introduzione del Tema del Rischio
al fine di rafforzare le interazioni tra
diversi sistemi di gestione (Ambiente,
Qualità, Sicurezza, ecc) e di garantire
una maggiore connessione tra il Sistema
di Gestione Ambientale e gli indirizzi
strategici e di mercato dell’Azienda.
PREVENZIONE INCENDI
SICUREZZA ANTINCENDIO
NEGLI ALBERGHI DA 25 A 50
POSTI LETTO
Il 24 luglio 2015 è stato pubblicato in Gazzetta
Ufficiale il Decreto del Ministero dell’Interno
del 11 luglio 2015 contente “Disposizioni di
prevenzione incendi per le attività ricettivo
turistico-alberghiere con numero di posti letto
superiore a 25 e fino a 50.”
Il decreto, che entrato in vigore il 23 agosto
2015, è composto da 6 articoli e un allegato
che costituisce la regola tecnica in cui sono
descritte:
»» le caratteristiche costruttive con indicazioni
sulla resistenza al fuoco, sulla reazione al
fuoco, sulla compartimentazione, sui piani
interrati, sui corridoi e sulle scale;
»» misure di evacuazione in caso d’incendio;
»» mezzi ed impianti di estinzione degli
incendi.
Tutte le disposizioni tecniche previste nel
decreto si applicano alle attività ricettive
turistico-alberghiere con numero di posti
letto superiore a 25 e fino a 50, anche nel
caso di interventi di ristrutturazione o di
ampliamento, limitatamente alle parti
interessate dall’intervento e comportanti
l’eventuale rifacimento dei solai in misura
non superiore al 50%.

jan-mar 2016 HS+E Magazine 61
Techno News
REQUISITI DEL TECNICO MANUTENTORE
DI ESTINTORI D’INCENDIO: PUBBLICATA LA
NORMA UNI 9994-2
La commissione tecnica Protezione attiva contro gli
incendi ha pubblicato la norma UNI 9994-2 in relazione
ai requisiti di conoscenza, abilità e competenza del
tecnico manutentore di estintori d’incendio. Tale
norma, entrata in vigore il 10/09/2015, descrive i
requisiti relativi all’attività professionale del tecnico
manutentore degli estintori d’incendio portatili
e carrellati. Detti requisiti sono identificati con la
suddivisione tra compiti e attività specifiche svolte
dalla figura professionale in termini di conoscenza,
abilità e competenza secondo il quadro Europeo delle
qualifiche (EQF).
RELAZIONE TECNICA SUGLI INCENDI
COINVOLGENTI IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Nella sezione Biblioteca digitale del sito dei Vigili del
Fuoco è stata recentemente pubblicata la Relazione
tecnica sugli incendi coinvolgenti impianti fotovoltaici
che ha lo scopo di fornire un ausilio al personale
chiamato a svolgere attività investigativa conseguente
al verificarsi di un incendio. Tale documento può
risultare utile anche ai progettisti impiegati nella
prevenzione incendi di attività in cui sono presenti
impianti fotovoltaici.
La relazione illustra in maniera chiara e semplice, con
l’ausilio di molte immagini esplicative e foto, le diverse
tipologie di impianto fotovoltaico (grid-connected
e stand alone), i vari componenti che costituiscono
l’impianto (generatore, quadro di campo, inverter,
contatore dell’energia prodotta, quadro generale,
utenza, contatore bidirezionale, etc.), le strutture di
sostegno dei pannelli, le tipologie di connessione.
Si analizzano, inoltre, le principali cause di incendio in
presenza di un impianto fotovoltaico, con una serie di
casi pratici ed esempi applicativi, ponendo particolare
attenzione all’analisi dei cablaggi, che spesso
costituiscono il punto debole dell’impianto.
Alla fine del documento è allegata, a titolo
esemplificativo, una scheda di raccolta dati utilizzata
internamente dai VV.F. a fini statistici, per raccogliere
informazioni utili e dati a seguito di un incendio.
La guida è scaricabile al link seguente:
http://www.vigilfuoco.it/allegati/biblioteca/FotovoltaicoBassa.pdf
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Vol.14 – N.1 - HS+E Magazine