o i ’ h c An o c i f a r e S l o c Saluto al Santo Padre del Presidente dell’Istituto Serafico Francesca Di Maolo il 4 ottobre 2013 Qui viviamo tra le piaghe di Gesù Santo Padre, l’accogliamo oggi con grande gioia, gratitudine ed emozione nell’Istituto Serafico di Assisi. Quest’opera, alle porte della città, incarna pienamente il messaggio di San Francesco che si aprì all’Amore dopo l’abbraccio con il lebbroso: l’uomo piagato, sofferente, emarginato. L’Istituto si prende cura di bambini e ragazzi con disabilità plurima provenienti da tutto il territorio nazionale. E’ stato fondato da un frate francescano, il beato Ludovico da Casoria, il 17 settembre 1871, giorno memorabile in cui San Francesco ricevette le sacre stimmate (La Verna 1224), quelle stesse che nel pensiero del beato Ludovico si sarebbero prolungate fino a toccare gli ospiti del Serafico. Qui ogni giorno questi nostri fratelli prigionieri del buio, del silenzio, dell’immobilità, affrontano con coraggio e forza le sfide della disabilità. In questo cammino sono sorretti dal sostegno degli operatori che svolgono il proprio servizio con grande professionalità e amore, perché decidere di lavorare al Serafico è prima di tutto una scelta di amore. I nostri ragazzi non conoscono la rassegnazione e ogni loro progresso, ogni autonomia conquistata, anche se piccola, è per noi un richiamo forte alla speranza, un inno di gratitudine alla vita. Davanti alla loro sete di relazione, la loro richiesta di amore, di aiuto, di amicizia, mettiamo alla prova noi [segue a pag. 2] Notiziario dell’Istitituto Serafico di Assisi Anno XVII n. 2 2013 4 ottobre 2013. Papa Francesco all’Istituto Serafico Semplice tra i semplici Fuori era ancora buio ma tutti al Serafico eravamo svegli da ore, ammesso che qualcuno, la notte del 3 ottobre, abbia dormito. Asserragliati davanti al nostro portone, nonostante il freddo e qualche goccia di pioggia, c’erano giornalisti di tutto il mondo e troupe televisive in attesa. Il nostro cancello era presidiato da Polizia, Carabinieri e Gendarmeria Vaticana ai quali nelle settimane precedenti c’eravamo ormai abituati: spiegavano ai primi pellegrini in strada che non era possibile entrare, che il Serafico per quelle ore sarebbe stato “territorio Vaticano” e non era accessibile al pubblico, ma che avrebbero potuto seguire ogni cosa in diretta tv. Mamme e papà, ospitati nel chiostro dell’Istituto, si scambiavano qualche parola e sorrisi emozionati, mentre facevano colazione, grazie all’allestimento del nostro responsabile Giancarlo e del cuoco dell’Istituto, Tiziano. Un maxischermo avrebbe permesso a tutti di assistere interamente a quell’incontro tanto speciale. Sappiamo che soprattutto per loro quella mattina ha un significato importante, perché oltre che un incontro memorabile, rappresenta il grande riscatto per la penombra in cui ogni giorno portano avanti i loro sacrifici, le loro paure, le loro speranze e il loro coraggio. Noi, che vedevamo tutto da dentro, forse ci siamo resi conto solo in quelle prime ore del mattino che era tutto vero, che la nostra attesa era finita e che da lì a poco l’elicottero bianco di Papa Francesco sarebbe atterrato sul nostro piazzale e che il Santo Padre sarebbe entrato nella nostra Chiesa per conoscere e abbracciare i ragazzi. Intanto, loro, i ragazzi, già dalle prime luci dell’alba cominciavano piano piano a riempire la cappella con la certezza che quella levataccia sarebbe stata ampiamente ricompensata. Ognuno era accompagnato da un operatore. L’emozione cresceva per tutti. Con quasi venti minuti di anticipo sul programma ufficiale Papa Francesco ha varcato la soglia, con un sorriso pieno che ha riscaldato gli animi. Ad accoglierlo la Presidente, Francesca Di Maolo, in un giorno che ha definito “prezioso e pieno di significato” per tutti noi. Al suo seguito il vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino e gli otto cardinali della speciale commissione voluta dal Papa. Dopo mezz’ora dal suo a n Do e n i l on La solidarietà ...VOLA in rete a n o D e n i l on www.serafico.org All’interno: - Il Serafico e la Federazione Pugilistica Italiana insieme per combattere l’indifferenza - Piccola fotocronaca - Intervista a suor Crocifissa - Il risveglio delle coscienze parte da Assisi 2 Qui viviamo tra le piaghe di Gesù [da pag. 1] stessi, le nostre paure, la nostra capacità di accogliere. Accanto a loro ritroviamo i valori autentici della vita. Qui viviamo tra le piaghe di Gesù. Qui la caritas non è un dovere, ma un privilegio e un dono. Questo luogo si chiama “Serafico”, proprio come l’ardore di Francesco: un amore infuocato, stimolante, creatore, che ci proietta aldilà di noi stessi verso i nostri fratelli sofferenti. E’ un’opera di misericordia, di promozione della vita, “un cantico di amore”, come amava definirla il suo fondatore. Santo Padre, Lei oggi ha voluto iniziare il suo pellegrinaggio sulle orme di Francesco incontrando in questi ragazzi la carne di Cristo sofferente. Abbiamo la certezza che questa Sua visita potrà aiutarci ad affrontare con rinnovato entusiasmo il difficile contesto in cui viviamo. Auspichiamo che in questo periodo di forte crisi economica questi ragazzi senza voce non siano più considerati pietre di scarto e che le loro famiglie invisibili, troppo spesso offese dall’abbandono, non siano viste come un problema da affrontare, ma siano riconosciute come baluardi della vita, capaci di sostenere, curare, assistere, amare. Abbiamo bisogno di essere guardati con occhi diversi. E’ in gioco la dignità e la vita dell’uomo delle quali tutti siamo responsabili e custodi. Nessuno può essere indifferente. Santo Padre, Lei ha voluto abbracciare questi ragazzi, loro hanno cercato e atteso questo abbraccio: è una testimonianza di amore. E’ il dono che più di ogni altro attende di essere condiviso. Santo Padre, invoco la sua benedizione per quest’opera, per i bambini e i ragazzi del Serafico, per le loro famiglie, per quanti qui prestano il proprio servizio e per quanti ci sostengono. ingresso, Papa Francesco era ancora a metà della navata. Con sorpresa di tutti stava abbracciando, accarezzando e dicendo qualche parola ai bambini e a i ragazzi, uno per uno, senza badare al tempo che ci sarebbe voluto. La Presidente è stata sempre al suo fianco e per ognuno faceva una piccola presentazione in modo che quell’incon- tro potesse essere ancora più intimo, più diretto. “Santo Padre, lei è la nostra Lorenza, ha nove anni, è cieca e ha una voce bellissima” dice mentre lui le accarezza il viso e si lascia prendere la mano “se hai una voce così bella non voglio andarmene se non canti qualcosa per me” sussurra Papa Francesco a Lorenza. E lei si accosta al suo orecchio e canta qualche strofa della sua canzone preferita. “Lui è Ciprian” dice Francesca Di Maolo “è il nostro campione di nuoto! È stato selezionato per i mondiali in America” e Ciprian si affretta a dire una frase che a noi in Istituto ripete da mesi “Papa, io non ci voglio andare in America, non voglio prendere l’aereo!” Il Santo Padre sorride, e Ciprian come sempre viene rassicurato dall’educatore accanto a lui che se non vuole andare in America non deve andarci per forza. Poi è la volta di Fabio, anche lui non vedente, che tocca il viso del Papa ed esclama “Papa! Come sei sei bello!” E così, uno alla volta, il Papa quella mattina li stava conoscendo tutti. Stava scoprendo nei loro visi e nei loro corpi colpiti dalla disabilità, il cuore, la gioia di vivere e la dolcezza che li rendono per noi così speciali. Quando il Santo Padre ha preso posto nella poltrona davanti all’altare, seduto accanto al nostro Vescovo, che più volte aveva avuto modo di parlargli del Serafico presentandolo come “il fiore all’occhiello della diocesi”, il sindaco di Assisi Ing. Claudio Ricci, ha rivolto al Pontefice un breve discorso di saluto. Subito dopo Francesca Di Maolo prende la parola per presentare al Papa e a tutto il mondo, che segue l’evento in televisione, il nostro Istituto. Le prime parole sono gonfie di emozione ma poco dopo la voce diventa ferma e gli occhi si accendono di una luce piena di orgoglio quando dice parlando dei ragazzi: “Davanti alla loro sete di relazione, la loro richiesta di amore, di aiuto, di amicizia, mettiamo alla prova noi stessi, le nostre paure, la nostra capacità di accogliere. Accanto a loro ritroviamo i valori autentici della vita. Qui viviamo tra le piaghe di Gesù. Qui la caritas non è un dovere, ma un privilegio e un dono”. Quando Papa Francesco prende la parola, si nota subito la voce sensibilmente commossa, tiene tra le mani il foglio con il discorso ufficiale che aveva preparato per noi, e decide invece di parlare a braccio. Riprende il concetto appena espresso dalla Presidente: “Qua siamo tra le piaghe di Gesù, ha detto lei, Signora”, poi continua “queste piaghe hanno bisogno di essere abbracciate, di essere riconosciute ... In loro troviamo le piaghe di Gesù. Gesù nascosto nell’Eucaristia e Gesù nascosto in queste piaghe. Hanno bisogno di essere ascoltate! Forse non tanto sui giornali, come notizie; quello è un ascolto che dura uno, due, tre giorni, poi viene un altro, un altro… Devono essere ascoltate da quelli che si dicono cristiani”. [il testo integrale a pag. 3] Il nostro applauso lo ha accompagnato anche fuori dalla Chiesa. Prima di andare via, ha voluto affacciarsi sul chiostro, per salutare i genitori che lo aspettavano commossi e anche a loro ha chiesto: “pregate per me”. La papamobile era già pronta all’ingresso dell’Istituto e una grande folla lo aspettava per far sentire l’affetto e la gratitudine di tutta la città di Assisi al Papa che ha voluto incontrare, prima di ogni altra cosa, le piaghe di Gesù nascoste nella vita dei ragazzi del Serafico. Frasi che non dimenticheremo mai “Oggi ho ricevuto il bacio di Dio” Nell’uscire dalla chiesa il Papa ha ricevuto alcuni doni dai ragazzi e Savino gli ha detto: “Ti voglio tanto bene. Prega per mamma papà e zio e prega Gesù per me perché mi faccia vedere con gli occhi per poter guidare la motocicletta”. Il Papa gli ha risposto: “Tu già vedi con la luce del cuore”. Papa Francesco prima di uscire dall’ingresso principale dell’Istituto, ha incontrato nell’atrio la Signora Giovanna, mamma di Marcello. Dopo aver stretto la mano al Papa gli ha detto, commossa a nome di tutti i genitori dei ragazzi: “Santità la ringrazio che ha accarezzato e baciato mio figlio e anche per tutti gli altri genitori. Cercherò sempre di pregare per Lei per il grande regalo che ci ha fatto” Il Papa ha risposto: “Ringrazio io te perché sono Io che ho ricevuto il bacio di Dio” 3 4 ottobre 2013. Il testo integrale del discorso di Papa Francesco ai ragazzi del Serafico “Queste piaghe devono essere ascoltate” Noi siamo fra le piaghe di Gesù, ha detto lei, signora. Ha anche detto che queste piaghe hanno bisogno di essere ascoltate, di essere riconosciute. E mi viene in mente quando il Signore Gesù andava in cammino con quei due discepoli tristi. Il Signore Gesù, alla fine, ha fatto vedere le sue piaghe e loro hanno riconosciuto Lui. Poi il pane, dove Lui era lì. Il mio fratello Domenico mi diceva che qui si fa l’Adorazione. Anche quel pane ha bisogno di essere ascoltato, perché Gesù è presente e nascosto dietro la semplicità e la mitezza di un pane. E qui è Gesù nascosto in questi ragazzi, in questi bambini, in queste persone. Sull’altare adoriamo la Carne di Gesù; in loro troviamo le piaghe di Gesù. Gesù nascosto nell’Eucaristia e Gesù nascosto in queste piaghe. Hanno bisogno di essere ascoltate! Forse non tanto sui giornali, come notizie; quello è un ascolto che dura uno, due, tre giorni, poi viene un altro, un altro… Devono essere ascoltate da quelli che si dicono cristiani. Il cristiano adora Gesù, il cristiano cerca Gesù, il cristiano sa riconoscere le piaghe di Gesù. E oggi, tutti noi, qui, abbiamo la necessità di dire: “Queste piaghe devono essere ascoltate!”. Ma c’è un’altra cosa che ci dà speranza. Gesù è presente nell’Eucaristia, qui è la Carne di Gesù; Gesù è presente fra voi, è la Carne di Gesù: sono le piaghe di Gesù in queste persone. Ma è interessante: Gesù, quando è Risorto era bellissimo. Non aveva nel suo corpo dei lividi, le ferite… niente! Era più bello! Soltanto ha voluto conservare le piaghe e se le è portate in Cielo. Le piaghe di Gesù sono qui e sono in Cielo davanti al Padre. Noi curiamo le piaghe di Gesù qui e Lui, dal Cielo, ci mostra le sue piaghe e dice a tutti noi, a tutti noi: “Ti sto aspettando!”. Così sia Il Signore vi benedica tutti. Che il suo amore scenda su di noi, cammini con noi; che Gesù ci dica che queste piaghe sono di Lui e ci aiuti a dare voce, perché noi cristiani le ascoltiamo. Il discorso che il Santo Padre aveva preparato Cari fratelli e sorelle, voglio iniziare la mia visita ad Assisi con voi, vi saluto tutti! Oggi è la festa di San Francesco, e io ho scelto, come Vescovo di Roma, di portare il suo nome. Ecco perché oggi sono qui: la mia visita è soprattutto un pellegrinaggio di amore, per pregare sulla tomba di un uomo che si è spogliato di se stesso e si è rivestito di Cristo e, sull’esempio di Cristo, ha amato tutti, specialmente i più poveri e abbandonati, ha amato con stupore e semplicità la creazione di Dio. Arrivando qui ad Assisi, alle porte della città, si trova questo Istituto, che si chiama proprio “Serafico”, un soprannome di san Francesco. Lo fondò un grande francescano, il Beato Ludovico da Casoria. Ed è giusto partire da qui. San Francesco, nel suo Testamento, dice: «Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi: e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo» (FF, 110). La società purtroppo è inquinata dalla cultura dello “scarto”, che è opposta alla cultura dell’accoglienza. E le vittime della cultura dello scarto sono proprio le persone più deboli, più fragili. In questa Casa invece vedo in azione la cultura dell’accoglienza. Certo, anche qui non sarà tutto perfetto, ma si collabora insieme per la vita dignitosa di persone con gravi difficoltà. Grazie per questo segno di amore che ci offrite: questo è il segno della vera civiltà, umana e cristiana! Mettere al centro dell’attenzione sociale e politica le persone più svantaggiate! A volte invece le famiglie si trovano sole nel farsi carico di loro. Che cosa fare? Da questo luogo in cui si vede l’amore concreto, dico a tutti: moltiplichiamo le opere della cultura dell’accoglienza, opere anzitutto animate da un profondo amore cristiano, amore a Cristo Crocifisso, alla carne di Cristo, opere in cui si uniscano la professionalità, il lavoro qualificato e giustamente retribuito, con il volontariato, un tesoro prezioso. Servire con amore e con tenerezza le persone che hanno bisogno di tanto aiuto ci fa crescere in umanità, perché esse sono vere risorse di umanità. San Francesco era un giovane ricco, aveva ideali di gloria, ma Gesù, nella persona di quel lebbroso, gli ha parlato in silenzio, e lo ha cambiato, gli ha fatto capire ciò che vale veramente nella vita: non le ricchezze, la forza delle armi, la gloria terrena, ma l’umiltà, la misericordia, il perdono. Qui, cari fratelli e sorelle, voglio leggervi qualcosa di personale, una delle più belle lettere che ho ricevuto, un dono di amore di Gesù. Me l’ha scritta Nicolás, un ragazzo di 16 anni, disabile fin dalla nascita, che abita a Buenos Aires. Ve la leggo: «Caro Francesco: sono Nicolás ed ho 16 anni; siccome non posso scriverti io (perché ancora non parlo, né cammino), ho chiesto ai miei genitori di farlo al posto mio, perché loro sono le persone che mi conoscono di più. Ti voglio raccontare che quando avevo 6 anni, nel mio Collegio che si chiama Aedin, Padre Pablo mi ha dato la prima Comunione e quest’anno, in novembre, riceverò la Cresima, una cosa che mi dà molta gioia. Tutte le notti, da quando tu me l’hai chiesto, io domando al mio Angelo Custode, che si chiama Eusebio e che ha molta pazienza, di custodirti e di aiutarti. Stai sicuro che lo fa molto bene perché ha cura di me e mi accompagna tutti i giorni!! Ah! E quando non ho sonno… viene a giocare con me!! Mi piacerebbe molto venire a vederti e ricevere la tua benedizione e un bacio: solo questo!! Ti mando tanti saluti e continuo a chiedere ad Eusebio che abbia cura di te e ti dia forza. Baci. NICO». In questa lettera, nel cuore di questo ragazzo c’è la bellezza, l’amore, la poesia di Dio. Dio che si rivela a chi ha il cuore semplice, ai piccoli, agli umili, a chi noi spesso consideriamo ultimi, anche a voi, cari amici: quel ragazzo quando non riesce ad addormentarsi gioca con il suo Angelo Custode; è Dio che scende a giocare con lui. Nella Cappella di questo Istituto, il Vescovo ha voluto che ci sia l’adorazione eucaristica permanente: lo stesso Gesù che adoriamo nel Sacramento, lo incontriamo nel fratello più fragile, dal quale impariamo, senza barriere e complicazioni, che Dio ci ama con la semplicità del cuore. Grazie a tutti di questo incontro. Vi porto con me, nell’affetto e nella preghiera. Ma anche voi pregate per me! Il Signore vi benedica e la Madonna e san Francesco vi proteggano. Fotocronaca 4 Brevi Riconoscimenti dalla Francia Il Ministro della cultura francese, Aurélie Filippetti, ci ringrazia personalmente per il regalo ricevuto dai nostri ragazzi! Scrive queste parole alla nostra Presidente: “Gentile Signora, grazie a lei per la sua lettera e per il dipinto e grazie a tutti i bambini e ragazzi che l’hanno realizzato”. La Madonna di Pompei al Serafico L’8 ottobre l’immagine della Madonna di Pompei è stata accolta all’Istituto. Dopo la visita del Santo Padre, è stata una gioia ricevere questa immagine così tanto venerata in tutto il mondo. I ragazzi del Serafico insieme a molti altri fedeli hanno recitato il Santo Rosario guidati dal Vescovo, Mons. Domenico Sorrentino. Una casa per il Presidente Il nostro Ivan ha realizzato una casa in ceramica per l'ufficio della Presidente. Dopo giorni di apprensione per modellarla, cuocerla e dipingerla è arrivato il giorno della "consegna". Con una grande emozione ha regalato il "prezioso" oggetto alla Presidente Francesca che, altrettanto emozionata, ha abbracciato e ringraziato Ivan. Assisi 4 ottobre 2013: una giornata all’insegna della speranza Il risveglio delle coscienze parte da Assisi In un’Italia in crisi identitaria ed economica, diretta con dubbia onestà e competenza, abitata per lo più da gente disorientata, confusa, smarrita e in una regione sempre meno cuore verde e sull’orlo del precipizio del malaffare, Assisi, regolata e adagiata sull’attesa di sparuti gruppuscoli di turisti con il naso all’insù o appiccicato alla macchina fotografica, ha teso le braccia, a mo’ d’invito, al padre dei padri che ha risposto sì al primo onomastico. La cittadina, da alcuni mesi destata dal solito torpore con interessanti iniziative sollecitate dall’ipotesi di partecipare alla “Città Internazionale della Cultura 2019”, si è preparata ad accoglierlo, ordinata, sorvegliata e curata, con reverente affetto filiale. Dall’alba si sono mossi a flotte pellegrini giunti da ogni dove fino a riempire a migliaia le strade cittadine. Spinti da sentimenti più o meno cristiani, di fede più o meno solida, o da curiosità o semplice voglia di esserci per sentirsi dentro l’evento storico, si sono accodati, assiepati o lasciati dirottare nella dozzina di luoghi francescani previsti dall’estenuante programma. Il novello Francesco, arrivato con fare umile ed un tono dimesso, senza fasti e fuori da ogni protocollo, ha coagulato e convogliato sulle sue chiare certezze cristiane l’attenzione spirituale dei tanti convenuti e di quanti altri impossibilitati che l’hanno seguito passo, passo nei canali televisivi. Il Santo Padre ha chiesto a tutti di rinunciare a comodità, vanità, pretese e superficialità della mondanità che portano all’idolatria del dio denaro. No deciso alla provvisorietà e alla religiosità fatta di parole, ma farsi attori protagonisti seguendo Gesù alla luce del Vangelo con la propria testimonianza e disponibilità verso gli altri in particolare i più deboli, i bambini, gli emarginati, gli esclusi, i malati. Non a caso i primi a festeggiare la sua venuta sono stati i ragazzi ospiti del nostro Istituto Serafico, centro di riabilitazione e cura per minorati gravi. Sono state frasi di una certa durezza, di capacità emotiva straordinaria che entrano nell’interiorità più profonda perché dirette alla sfera spirituale di ognuno e scuotono anche le coscienze più fredde: richieste chiare ma pesanti che esigono una risposta seria con una condotta severa. Le parole di Papa Francesco, ispirate all’esempio di San Francesco, pronunciate nei diversi luoghi percorsi dal Santo, indirizzate alle diverse platee, alla presenza anche di figure istituzionali della vita pubblica, hanno trovato calorosa accoglienza e unanime condivisione tra la massa di pellegrini, ma anche da parte dei politici intervenuti. La visita, durata una dozzina d’ore dall’atterraggio alla ripartenza, ha riscosso un grande successo che ha raggiunto l’apice nel piazzale della basilica di S. Maria d. Angeli dove una folla straripante, non ricordata a memo- ria d’uomo, di migliaia di giovani, ha accolto con familiarità, calore e tanti applausi le Sue risposte alle domande. Il Santo Padre ci ha lasciato, con umiltà e coraggio il rivoluzionario messaggio della tenerezza dando soddisfazione ad ognuno con saluti, abbracci, baci, strette di mano, semplicità e spontaneità. A tal proposito, tra i vari episodi, un volontario Unitalsi racconta che sul sagrato della Basilica di S. Maria d. Angeli mentre tanti erano schierati dall’alba ad attenderlo alla sua destra, appena sceso dalla “papa mobile e incontrati i malati, l’”imprevedibile” Papa Francesco, invece di tornare indietro come previsto, ha proseguito dietro il palco dove si trovava lui. Questi, appoggiato tranquillo alla transenna perché stanco di una giornata alla guida della navetta, con sorpresa se lo è trovato improvvisamente di fronte e quando il Santo Padre si è prodotto con slancio in una lunga stretta di mano ha avuto anche un gradito colloquio con preghiera per sé, famiglia e fratello Massimo infortunato. Assisi, la regione Umbria e tutto il resto, siano con te Papa Francesco. Un piatto in ceramica con le impronte delle mani dei ragazzi Il nostro dono per il Papa Nei giorni che precedevano l’arrivo di Papa Francesco eravamo tutti pervasi da un inconsueto sentimento di gioia, da un’emozione così intensa che si prova soltanto quando si attende un familiare o un amico speciale al quale si è profondamente legati. Il nostro desiderio più grande era quello di abbracciarlo, di stringergli la mano, di fargli “sentire” in modo tangibile il nostro bene. Proprio da questo bisogno è nata l’idea di un dono da offrirgli, da costruire tutti insieme per lui, umile fra gli umili, uomo semplice dal cuore grande. Abbiamo pensato di realizzare un oggetto che Papa Francesco potesse utilizzare nella sua “casa”, per ricordarsi di noi guardando- lo e accarezzandolo, che rispecchiasse la sua naturalezza ed essenzialità. Così, ora dopo ora, abbiamo modellato un piatto di argilla con l’impronta delle nostre mani di giovani-adulti e bambini, in una danza circolare evocativa di un Abbraccio Universale intorno al decoro centrale, simbolo di pace e fratellanza, ottenuto dalla traccia impressa con un ramoscello d’ulivo, raccolto nel nostro parco. Abbiamo scelto materiali e toni cromatici naturali per ricordare gli elementi tipici della nostra Umbria, terra di San Francesco che ha fortemente ispirato il cammino del nostro Papa. Il girotondo delle nostre mani impiastricciate, l’allegria nel lavorare insieme, la lunga attesa per l’asciugatura e la cottura del nostro piccolo capolavoro, l’emozione nell’ammirarlo finalmente concluso, rimarranno per sempre un segno indelebile dell’amore che ci lega gli uni agli altri e che ci darà la forza di sperimentare nuove, divertenti avventure. Disponi un lascito testamentario a favore dell‛Istituto Serafico per Maria per Sandro per Sofia Uno sguardo oltre il futuro Telefona: 075 812411 Un gesto semplice di grande valore 5 Un nuovo Ambasciatore per il Serafico Insieme per combattere l’indifferenza Un nuovo portavoce della nostra missione si fa avanti. È forte, è leale, è coraggioso e abbraccia con il cuore i nostri ragazzi. È l’intera Federazione Pugilistica Italiana (FPI), rappresentata dal campione Roberto Cammarelle che ha accettato di diventare nostro ambasciatore per portare sul podio più alto la nostra missione e i nostri valori. Il 17 settembre, giorno del compleanno del Serafico (che è stato fondato dal Beato Ludovico Casoria, appunto, il 17 settembre 1871) nella nostra sala conferenze è stato presentato un progetto che lega la Federazione Pugilistica con il ruolo di ambasciatore, al nostro Istituto. L’idea è nata dalla forte correlazione che esiste tra le sfide quotidiane dei ragazzi e le sfide degli atleti nello sport ma anche dal legame con il territorio, perché sia il Serafico che la FPI hanno sede ad Assisi. Qualcuno ritiene il pugilato un “non sport” perché aggressivo, invece, al pari di tutti gli altri sport, la boxe è legata a regole precise e ha norme di comportamento ben strutturate. Questo pregiudizio fa pensare allo stesso che relega le persone disabili ai margini della società. Perché la comunità è spesso incapace di superare la barriera del “diverso”. Chi è disposto a superare questa difficoltà iniziale, che è un doloroso preconcetto per chi lo subisce, può subito rendersi conto che questi ragazzi sono una grande risorsa per la società da un punto di vista umano. Il pugilato ha dato regole e contenimento alla grande energia che è naturale nell’uomo così come l’istituto Serafico di Assisi lavora per contenere e dare ordine a ciò che la disabilità ha disorganizzato nella persona: è come passare dal caos all’armonia. La FPI, si fa portavoce di questo pensiero e lo sostiene con l'obiettivo di sensibilizzare la gente. La FPI si è spesso impegnata e distinta in progetti di solidarietà e ricerca sottolineando i valori etici e l’importanza di sostenere e far conoscere le realtà più deboli della nostra società. Uno dei principali obiettivi del Serafico è quello di offrire, ai ragazzi disabili, la possibilità di vivere una cittadinanza attiva nella società. Per raggiungere questo obiettivo, oltre al lavoro quotidiano del personale e il sostegno dei donatori che permettono di mantenere standard d’eccellenza, è importante che la comunità tutta conosca e accolga questi ragazzi, e comprenda quanto amore e forza sono in grado di dare. Il pugilato in particolare è uno sport che rappresenta bene il coraggio, l’entusiasmo e lo spirito di sacrificio che i ragazzi del serafico mettono in gioco ogni giorno. Mentre il pugile si allena, con costanza, in vista di un grande obiettivo, senza farsi fermare dalla fatica e dalla stanchezza, ogni ragazzo pluridisabile affronta le terapie di riabilitazione spesso faticose, in vista di ottenere piccoli miglioramenti che gli permettono di aumentare la qualità della propria vita. Mentre il pugile, per la preparazione all’incontro può contare sul suo allenatore, sulla palestra e le attrezzature che lo aiutano e lo mettono alla prova, allo stesso modo ogni ragazzo del Serafico può contare sui medici specializzati, i fisioterapisti, gli operatori, i volontari, e sull’intera struttura del Serafico, che è in grado di offrirgli le condizioni d’eccellenza per curarsi, migliorare e crescere. Mentre il pugile è sostenuto dall’entusiasmo e la professionalità dell’intera federazione pugilistica italiana, i ragazzi del Serafico sono sostenuti dall’entusiasmo, l’amore e la professionalità di tutto il personale specializzato. Per entrambi, vincere o perdere una singola sfida è meno importante di riuscire comunque a rialzarsi. Abbiamo voluto sottolineare questa metafora anche attraverso un video, realizzato dal regista Riccardo Truffarelli dal titolo “FORZA CAMPIONI!” e che è possibile vedere sul nostro canale youtube. Convinzione forte della FPI è che la sana competizione superi il fondamento etico della vittoria o della sconfitta: la lealtà verso l'avversario, la verità della competizione, il fair play, il senso del sacrificio sono i valori che contraddistinguono il pugilato. Il grande campione Roberto Cammarelle è sempre riuscito a trasmettere i valori etici del pugilato entusiasmando molti giovani e non solo. Al tavolo dei lavori erano seduti la nostra Presidente, Francesca di Maolo, il dott. Alberto Brasca, presidente della federazione pugilistica, Franco Falcinelli, presidente onorario FPI, presidente Eubc e vicepresidente Aiba. È intervenuto anche monsignor Vittorio Peri, vicario episcopale per la cultura della Diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e, naturalmente, Roberto Cammarelle, campione di pugilato. La Federazione è stata fondata a Sanremo nel 1916. Il primo presidente “eletto” fu Ugo Ghepardi; la prima edizione dei campionati italiani si svolse nel 1920; i primi ori olimpici italiani furono conquistati ad Amsterdam nel 1928; il primo campione del mondo professionisti nel 1933: Primo Carnera; il primo campione del mondo dilettanti, nel 1991, Tommasso Russo. Da Bruno Mussolini al conte Francesco Campello, da Ermanno Marchiaro ad Alberto Brasca: quasi 100 anni di storia, tra successi olimpici e cinture mondiali, in perfetta armonia con le deliberazioni del CIO e del CONI. Brevi 17 settembre compleanno dell’Istituto Fondato il 17 settembre del 1871, dal Beato Ludovico da Casoria, il Serafico ha festeggiato i suoi 142 anni. Dobbiamo ammettere che si mantiene benissimo, perché la vita dei nostri ragazzi lo rende ogni anno più bello! “Il convitto Serafico dei sordomuti e dei ciechi fu aperto il 17 settembre con tre sordomuti e due ciechi (...) Finora non v’è stato nessuno che abbia dato un’elemosina per l’opera. Questo mi consola grandemente, perché mi assicura che è opera della Divina Provvidenza, e quindi non mancherà nulla, nulla, nulla. Può venir meno un’opera ove sta il Patriarca dei poveri? se ora non manca, certo non mancherà mai più. E’ la fede, non mica il denaro, il fondamento delle opere buone. La fede è l’alimento spirituale dell’anima a sperare e confidare in Dio” (dagli scritti di Padre Ludovico da Casoria - 24 settembre 1871). Il Consorzio Agrario di Perugia dona l’olio Il Consorzio Agrario di Perugia ha fatto visita all'Istituto Serafico di Assisi (e anche alla Casa di Riposo Andrea Rossi e alla Caritas diocesana) per donare l’olio alle tre istituzioni assisane. L'iniziativa si è inserita nel quadro delle manifestazioni per la giornata del 4 ottobre, quando l'Umbria, nel corso della messa celebrata da Papa Francesco, ha offerto l'olio per la fiaccola che arde sulla Tomba del Poverello d'Assisi. «Non c’è niente di male a cadere. L’importante è non rimanere a terra.» Muhammad Alì 6 Brevi ForestaAmica Giovedì 21 novembre si è celebrata la “Giornata nazionale dell’Albero” e, i nostri ragazzi, sono stati coinvolti in una iniziativa promossa dal Corpo Forestale dello Stato. E’ stata organizzata una giornata dal titolo ForestAmica per conoscere le piante del bosco e le loro caratteristiche. Gli amici del Corpo Forestale hanno guidato i ragazzi in una visita dedicata agli alberi del parco dell’Istituto con laboratori sensoriali di educazione ambientale, messa a dimora di piante e affidamento di semi ai partecipanti. In conclusione, in contemporanea con tutte le Riserve Italiane, i nostri ragazzi hanno posto i loro messaggi sotto una simbolica quercia: “Mi è piaciuto toccare le piante e la terra che era umida e calda”; “L’albero è bello perché è grande”; “Quando penso all'albero penso alla Guardia Forestale che ci aiuta e ci spiega le piante e gli alberi”; “Mi è piaciuto tanto toccare i semi e il barbagianni “; “Buono il profumo della terra”; “Non vedo l’ora che l’albero cresca”. Approfondimento sulle parole di Papa Francesco Parole che aprono alla speranza Ho rivisto più volte le immagini di Papa Francesco mentre incontra, accarezza, sussurra parole e abbraccia sorridendo i ragazzi dell’Istituto Serafico, ma, soprattutto, ho riascoltato più volte le parole del suo discorso e, ogni volta, una frase non solo mi suscita sempre una forte emozione, ma mi spinge anche verso continue riflessioni. Il Santo Padre, parlando a braccio e con una evidente partecipazione emotiva, inizia citando alcune toccanti parole pronunciate dalla Presidente Francesca Di Maolo nel suo commovente discorso di benvenuto, e aggiunge: ‘‘Noi qui siamo tra le piaghe di Gesù… ma una cosa è interessante: quando Gesù è risorto era bellissimo, non aveva nel suo corpo i lividi, soltanto ha voluto conservare le piaghe…’’; questa immagine mi è arrivata diretta al cuore e alla mente e da allora, spesso, risuona dentro di me, soprattutto quando incontro le persone che portano o mi parlano delle loro difficoltà. Come credente, nel corso degli anni, ho ascoltato forse mille volte discorsi sulla Resurrezione, ma mai mi era capitato di ‘‘sentire’’ poche parole, pronunciate con disarmante semplicità, capaci di aprire nuovi orizzonti. Papa Francesco ci ricorda che anche Gesù porta le nostre stesse piaghe. Questa “semplice” affermazione contiene un aspetto fondamentale dell’uomo: ci insegna che la vita umana è ferita nella sua essenza e che la sofferenza umana è nella natura delle cose. Tutti noi siamo ‘‘feriti’’ per il fatto stesso di partecipare alla vita. Ogni persona infatti, se davvero volesse essere sincera fino in fondo, dovrebbe riconoscere di portare in sé, ovviamente in misura e in forma diversa, almeno un aspetto di invalidità (non c’è forse un detto popolare che dice che “ognuno porta la sua croce”?) Questa particolare visione dell’esistenza può sembrare dura, ma è certamente realistica e, quindi, pensare che la condizione naturale della vita sia quella di essere esente da ferite, è solo un’illusione. Ma come possiamo allora sopportare il fardello di questa pesante condizione umana senza esserne schiacciati? Può sembrare incredibile, ma la risposta è contenuta proprio in quelle stesse parole, quando Papa Francesco ci dice che Gesù“…risorge bellissimo, portando con sé le sue piaghe”. Riconoscendo e accettando la realtà delle nostre ferite (perfino Gesù è ferito!) ci addentreremo nella vita in modo diverso e, soprattutto, potremmo avvicinarci alla sofferenza ripristinando la particolare connessione con il “ s a c r o ” dell’uomo. Dobbiamo, infatti, mantenere sempre viva la consapevolezza che ognuno di noi ospita dentro di sé, non solo una ferita, ma anche una dimensione spirituale, cioè una potenzialità umana che dà, a tutti noi, la certezza di poter “risorgere” nei momenti in cui ci troviamo ad affrontare le difficoltà della vita, una risorsa capace anche di farci elevare, in modo positivo, verso piani più elevati di coscienza. Ogni volta perciò, che ci avviciniamo ad un malato o ci troviamo a prenderci cura di una persona sofferente, in realtà accade che questa persona, misteriosamente, “sta curando” un po’ anche noi! E’ forse anche per questo che, come spesso ricorda la Presidente, quando si entra al Serafico si prova gioia e non dolore e che la Casa dei nostri ragazzi è un luogo dove la carità non è un dovere, ma un dono e un privilegio. Grazie Papa Francesco, le tue parole aprono il cuore e la mente e suscitano un grande sentimento di speranza. I lettori scrivono... Gentile Presidente, ho ricevuto il “libretto delle preghiere” piccolo dono, ma “grande” per i contenuto e la ringrazio di vero cuore per il gentile pensiero. La preghiera e la lettura della Sacra Bibbia sono alimento quotidiano per la mia anima. Leggendo la storia del piccolo Antonio ed osservando le sue immagini mi sono lasciata prendere dall’emozione ed è stato motivo di riflessione sulle gravi disabilità che impediscono a bambini, come Antonio, di vivere una vita normale come quella di tanti altri più fortunati di loro. Il mio piccolo contributo, aggiunto a quello di tanti altri benefattori, possa essere utile a sostenere le spese per le attività riabilitative e che tutti i bambini possano usufruire delle cure specialistiche, esami e tutte quanto occorre per la loro crescita in un ambiente sereno. Auguro, che il Signore dia a lei e a tutta l’equipe ottima salute, pazienza spirito di collaborazione e soprattutto amore per continuare con impegno e dedizione il lavoro intrapreso e far sì che tutti i bambini vivano in serenità e raggiungano gli obiettivi prefissati. La saluto cordialmente e le auguro tanta serenità Elsa - Firenze Gentile signora, ho ricevuto oggi il suo bellissimo dono e l’ho messo al collo. Grazie di cuore, non ho mai indossato (nè desiderato) gioielli, ma questo ha un valore speciale. Ho tanto bisogno di Maria, la santissima madre di Gesù. Credo di avere detto che da pochi mesi è mancato mio marito e la pensione si è ridotta parecchio ma le mie esigenze sono poche. Ho 85 anni e molta difficoltà nella deambulazione tanto da non poter arrivare all’ufficio postale. Allego perciò soltanto ... €. Spero di poter fare di più la prossima volta. Le associazioni umanitarie come la vostra ci offrono la possibioità di seguire l’insegnamento di Gesù, l’amore per il prossimo e per la giustizia. Quindi sono io a dover ringraziare voi. Un affettuoso abbraccio a tutti voi, io vi resto fedele. Luciana - Parma Indirizzare la posta a: Istituto Serafico I lettori scrivono Viale Marconi 6 06081 Assisi PG 7 Intervista a suor Crocifissa delle suore Elisabettine Bigie Siate madri Pochi giorni prima di partire per una missione in India, Suor Crocifissa Fasulo, Madre superiora della comunità delle suore Elisabettine Bigie dell’Istituto Serafico, ci ha rilasciato questa breve e toccante intervista sulla sua vita spesa a servizio dei più bisognosi. Sono lo spirito che anima il nostro servizio. Qual è il legame tra voi suore e l’Istituto Serafico? Da dove scaturisce la passione che si vede nel vostro operare? E’ stata un’esperienza unica, esclusiva che ci ha fatto vivere la vicinanza della Chiesa all’Istituto. Tutti hanno avuto la possibilità di sentire da vicino l’abbraccio del Papa ed insieme di tutta la Chiesa. Unica è stata anche la grande attesa di quel giorno, i preparativi, e il cuore che palpitava al pensiero che avremmo incontrato il Santo Padre. Poi, è arrivato il giorno e sentire questa vicinanza, vedere il Papa piegarsi su ogni ragazzo ci ha dato una emozione indescrivibile. Tra noi suore Elisabettine Bigie e il Serafico di Assisi c’è un legame molto forte perché l’Istituto è una delle opere iniziate dal nostro fondatore il Beato P. Ludovico da Casoria e ne conserva lo spirito caritativo ed operativo. La carità operosa che ci ricorda il Vangelo. La mia presenza qui è come incarnare lo spirito, il carisma e lo stile del fondatore. Cosa rappresentano per voi i bambini e ragazzi dell’Istituto? Sono il senso della nostra vocazione, sono per noi figli, fratelli e sorelle perché il nostro impegno si realizza su di loro. Come ha vissuto la giornata del 4 ottobre e l’incontro con il Santo Padre? Cosa le ha detto il Papa? Quando mi ha stretto la mano mi ha detto “amate questa carne” e a tutte le suore ha detto: “Siate madri”. Cosa l’ha colpita di più del discorso del Santo Padre? Lui dice di ascoltare le piaghe di Gesù vive nella vita di questi ragazzi quindi di entrare in queste ferite per amarle e farle Neve ad Assisi La mattina del 26 novembre Assisi si è risvegliata ricoperta da un soffice manto bianco. Anche l'Istituto Serafico è stato avvolto da questa bianca magica atmosfera. Nell’osservare i fiocchi che lentamente scendevano dal cielo, tutto sembrava acquisire altri colori, altri odori e soprattutto una sensazione di calma e pace. La gioia che trasmettono le immagini di Assisi e dell’Istituto innevati fa tornare un po’ bambini e suscita sentimenti ed emozioni anche davanti alla semplicità di una nevicata. proprie. Adorate queste piaghe, ha detto, e ascoltate. Attraverso l’ascolto si comprendono i bisogni. Senza ascoltare non si possono curare queste ferite. Saper ascoltare è una cosa molto importante per tutti, specialmente in questi tempi nei quali non si ha più tempo per nessuno. Dopo l’ascolto, però, c’è bisogno di dare risposte. Ascoltare per poi dare risposte al grido di aiuto! Adorazione Eucaristica: una presenza per tutta la diocesi Dov’è carità e amore, lì c’è Dio L'adorazione eucaristica è una forma di preghiera durante la quale il pane consacrato nell'eucaristia viene esposto ai fedeli e adorato. Il 2 giugno 2013 Papa Francesco ha indetto per la prima volta nella storia, alle ore 17.00 del fuso orario di Roma, un'adorazione eucaristica globale: tutti i cattolici del mondo sono stati invitati nello stesso istante a pregare. E’ stata un'iniziativa di portata storica. Tocca il Dio vivo – Vivi in Adorazione è l’invito che il Santo Padre fa a tutti i cristiani. E’ l’esperienza di San Tommaso che mettendo il dito nelle piaghe di Cristo riconosce il Dio vivo. La diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino propone una esperienza di adorazione eucaristica presso l’Istituto Serafico. Qui è possibile fermarsi e riconoscere Dio, come dice il salmo 46: “ Fermatevi e sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti, eccelso sulla terra”, ed è possibile anche toccare il Dio vivo perché, come dice Papa Francesco, “Le piaghe di Gesù le trovi facendo opere di misericordia, dando al corpo, al corpo e anche all’anima, ma sottolineo al corpo del tuo fratello piagato, perché ha fame, perché ha sete, perché è nudo, perché è umiliato, perché è schiavo, perché è in carcere, perché è in ospedale. Quelle sono le piaghe di Gesù oggi. E Gesù ci chiede di fare un atto di fede a lui tramite queste piaghe”. Il Vescovo ha avviato questo progetto vener- Brevi dì 27 settembre con una celebrazione solenne. L’adorazione si svolge tutti i venerdì dalle 9.00 alle 19.00 presso l’oratorio dell’Istituto Serafico di Assisi e, dall’8 novembre, ha avuto inizio l’adorazione notturna una volta al mese. Il servizio di adorazione si estenderà poi in forma perpetua a partire da gennaio 2014. Ha detto il Papa nel suo discorso al Serafico del 4 ottobre: “Il mio fratello Domenico mi diceva che qui si fa l’Adorazione. Anche quel pane ha bisogno di essere ascoltato, perché Gesù è presente e nascosto dietro la semplicità e la mitezza di un pane. E qui è Gesù nascosto in questi ragazzi, in questi bambini, in queste persone. Sull’altare adoriamo la Carne di Gesù; in loro troviamo le piaghe di Gesù. Gesù nascosto nell’Eucaristia e Gesù nascosto in queste piaghe”. Molte persone della diocesi si susseguono nelle ore in cui è esposto il Santissimo Sacramento per tenere fissi gli occhi verso “colui che dà la vita” e, allo stesso tempo, volgere lo sguardo verso il povero, l’emerginato, l’ammalato. E’ intenzione della diocesi affiancare a questo servizio anche un servizio di volontariato nelle varie realtà diocesane per dare vita alle parole di Papa Francesco. “Il Giardino di Luca e Viola” ospite dell’Istituto L’associazione “Il giardino di Luca e Viola” è stata ospite dell’Istituto Serafico di Assisi, nell’ambito dell’iniziativa Cammina Donando 2013 Como Roma, una staffetta podistica dalla Lombardia al Lazio nel corso della quale sono stati donati 5.000 euro ciascuno all’Istituto assisano, all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze e all’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. “Il giardino di Luca e Viola”, nata grazie alla volontà delle famiglie Molteni e Galimberti che hanno perso i loro figli Luca, Viola e Simone, sostiene iniziative nel campo delle malattie pediatriche e promuove la cultura della donazione e si prefigge, tramite la promozione di eventi vari sul territorio di raccogliere fondi da destinare di volta in volta a progetti che hanno come filo conduttore i bambini malati. Oltre la visita di ieri, l’obiettivo è quello di iniziare una collaborazione con l’Istituto assisano per progetti ancora da definire, comnunque legati al mondo dei bambini. o i ’ h c n A col Serafico Notiziario dell’Istituto Serafico di Assisi Direttore Responsabile Vittorio Peri Redazione Viale Marconi n. 6 06081 Assisi PG Tel. 075 812411 - Fax 075816820 [email protected] www.serafico.org Foto Archivio Istituto Serafico Stampa Tipolito Properzio Assisi (PG) di Perugia n.39/96 E’ possibile sostenere l’Istituto Serafico per Sordomuti e Ciechi facendo una donazione con una delle seguenti modalità: Bollettino Postale Conto Corrente Postale n. 10556066 intestato a Istituto Serafico per Sordomuti e Ciechi Viale Marconi n. 6 - 06081 Assisi Bonifico Bancario Intestato a Istituto Serafico per Sordomuti e Ciechi Casse di Risparmio dell’Umbria Codice Iban: IT25F0631538271000000072191 Assegno Bancario (non trasferibile) Intestato a Istituto Serafico per Sordomuti e Ciechi spedito in busta chiusa a: Istituto Serafico per Sordomuti e Ciechi - Viale Marconi n. 6 - 06081 Assisi On line con carta di credito - www.serafico.org Hanno collaborato a questo numero: Francesca Di Maolo, Sandro Elisei, Giovanna Gira, Claudio Iacono, Giocondo Leonardi, Carlo Rosignoli, Anna Voltaggio Aut. Tribunale 20/11/1996. COME SOSTENERE L’ISTITUTO SERAFICO DI ASSISI del Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, DCB Perugia. AI LETTORI Il Notiziario “Anch’io col Serafico” viene inviato a chiunque lo richieda. E’ possibile utilizzare l’allegato bollettino postale a sostegno delle attività dell’Istituto Serafico per Sordomuti e Ciechi. Fare testamento è: un gesto di grande generosità un gesto d’amore verso il prossimo. un modo di trasformare il nostro presente in un futuro migliore per altre persone il modo migliore per affrontare il futuro con serenità. Nel rispetto di quanto stabilito dal Decreto Legislativo 196/2003 (codice in materia di protezione dei dati personali), la informiamo che i suoi dati personali saranno conservati nell’archivio elettronico dell’Istituto Serafico per Sordomuti e Ciechi, titolare del trattamento ai sensi dell’art. 4 del citato Decreto. Comunichiamo che tale archivio è gestito direttamente dall’Istituto Serafico per Sordomuti e Ciechi e che i suoi dati non saranno oggetto di comunicazione o diffusione a terzi. Potrà richiedere, in qualsiasi momento e gratuitamente, l’indicazione dell’origine dei Suoi dati, il loro aggiornamento, rettifica, integrazione, cancellazione e la loro trasformazione in forma anonima o il loro blocco scrivendo a: Istituto Serafico per Sordomuti e Ciechi viale Marconi 6 06081 Assisi o e-mail: [email protected] oppure telefonando al n. 075 812411. Ricordarsi dell’Istituto Serafico nel proprio testamento è un modo concreto per aiutare bambini e ragazzi con disabilità grave e plurima a migliorare la qualità della loro vita Cosa significa fare testamento Il testamento è un atto revocabile con il quale taluno dispone, per il tempo in cui avrà cessato di vivere , di tutte le proprie sostanze o di parte di esse. Le forme ordinarie di testamento sono il testamento olografo e il testamento per atto di notaio . In base all’art. 602 c.c. il testamento olografo deve essere scritto per intero, datato e sottoscritto di mano del testatore . La sottoscrizione deve essere posta alla fine delle disposizioni. La data deve contenere l'indicazione del giorno, mese e anno. Fare testamento è una pratica ancorapoco diffusa in Italia, dove la scarsa informazione e i pregiudizi gravano su di essa. È infatti ritenuto un gesto dispendioso e inutile, da compiere solo in presenza di un patrimonio consistente e in assenza di eredi. In realtà fare testamento è un gesto di grande generosità e responsabilità, perché ci permette di tutelare i nostri cari e le nostre sostanze anche dopo la nostra morte. Per informazioni Tel. 075 812411 - [email protected]