24
Pagine libere
Piccola inchiesta tra i genitori delle classi quarte
La libertà, secondo noi
Nel rispondere alla prima domanda
sulla Libertà, i genitori delle nostre
classi si sono divisi in due gruppi principali scegliendo le risposte “Riconoscere i diritti ed i doveri di ogni cittadino” e “Poter manifestare il proprio
modo di essere”. Solamente alcuni
hanno dato altre risposte. La Libertà
spaventa solamente quattro intervistati
i quali ritengono che se è troppa può
portare alla delinquenza; viene usata
senza pensare a ciò a cui si va incontro; è difficile da conservare.
Quasi tutti ritengono che le Regole
siano l’unico modo per organizzare la
società. Solamente in un caso si pensa
di non saper gestire la propria libertà.
Circa la metà degli intervistati si ritiene libera quando riceve l’ascolto in
famiglia. L’altra metà si è suddivisa
nella scelta delle altre opzioni.
Quasi i 2/3 degli intervistati si sentono
oppressi quando non possono esprimere la propria opinione. I rimanenti pensano di esserlo se le regole limitano
il loro essere e solamente in due casi
l’oppressione è provocata dal rispetto
delle regole civili.
Le classi 4a A e 4a B
Liberi di...
La moto è sinomino
di libertà, ma può
essere tanto pericolosa
Domenica 23 ottobre 2011 in Malesia è successa una tragedia che ha sconvolto anche gli
sportivi di Ripe: il corridore di moto Marco
Simoncelli, detto Sic, allargando una curva
ha strisciato per terra attaccato alla moto e a
causa di un dispositivo elettronico è tornato in
pista ed è stato travolto dai colleghi Rossi ed
Edward e per lui è stata la fine. La corsa sulla
pista Sepang è stata immediatamente sospesa.
Nelle nostre case e in quelle dei nostri compagni e vicini di casa genitori e bambini hanno
guardato e riguardato l’incidente in televisione con le mani tra i capelli. Anche il giorno
dopo a casa e a scuola non si parlava d’altro,
giovedì 27 ottobre 2011, ci sono stati i funerali
e molti di noi sarebbero voluti andarci.
Elvis e Lorenzo 5a A
Liberi di...
Periodico delle scuole d’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di Ripe, Passo Ripe,
Brugnetto. Testi e fotografie realizzati dai ragazzi, stampa ad uso interno.
marzo 2012 - n.1
Ce l’abbiamo messa
IN
NUMERO
tuttaQUESTO
ed ecco qua
il nostro giornale! Si
chiama ‘Liberi di...’
e vuole raccontarvi
tante cose che abbiamo conosciuto mentre
lo abbiamo pensato,
organizzato, scritto e
impaginato. Abbiamo
incontrato tante persone,
imparato cose nuove,
scoperto che il mondo,
anche quello più vicino
a noi, può regalarci
belle sorprese.
L’importante è essere
curiosi, pensare con la
propria testa, ascoltare
chi ha cose interssanti
da dire. In poche parole,
l’importante è essere
liberi per davvero.
BUONA LETTURA
La storia di Wasyl
Questo episodio mi è stato raccontato da
mio padre “Toto” e da mio zio Nello, tutto si svolge nella zona che va dal cimitero
di Roncitelli al fiume Cesano (DonnellaBruciata), dove allora abitava mio nonno
Alfredo e la sua famiglia, la casa adesso è
stata demolita, si trovava nei pressi dei capannoni che una volta erano dell’azienda
Baldoni. E’ una storia di persone semplici,
di privazioni, di ospitalità e forse di tanto
ingenuo coraggio. Scrivo come se fosse
mio padre a raccontarla.
Era la primavera del 1944, ultimo periodo
della seconda guerra mondiale, le truppe
tedesche di occupazione si ritiravano verso Nord, per diversi giorni una interminabile colonna di mezzi di tutti i tipi scendeva
dalla collina del cimitero per dirigersi al di
là del fiume Cesano, gli alleati avanzavano
molto lentamente, quando trovavano una
pur minima resistenza facevano entrare in
azione l’artiglieria, ci sono notizie di vittime anche tra i civili in quella zona. Una
mattina di Maggio vedemmo avvicinarsi
verso casa un uomo malamente vestito
con un cappello nero in testa, camminava
lentamente e sembrava molto sospettoso,
probabilmente cercava di capire cosa poteva trovare in quella casa, era molto alto
e snello, capelli biondi a spazzola, ci disse
di chiamarsi Wasyl e di essere russo, parlando un italiano stentato ci fece capire di
essere fuggito dai tedeschi che lo avevano
fatto prigioniero, aveva bisogno di nascondersi, se lo avessero ritrovato per lui ci sarebbe stato il plotone di esecuzione.
Aveva fame e noi lo invitammo ad entrare
in casa, gli offrimmo da mangiare, la sua
paura sembrò scomparire, forse aveva capito che quello era un luogo sicuro e che si
poteva fidare di noi.
Wasyl ci raccontò che prima di arrivare
nella nostra casa aveva chiesto ospitalità
ad altre famiglie della zona, ma era stato
sempre allontanato, tutti in quel periodo
avevano paura, ma in realtà era solo un
povero soldato di 20 anni lontano da casa
che voleva salvare la pelle. Parlammo con
Wasyl per diverse ore e quando si fece sera
nessuno di noi ebbe il coraggio di mandarlo via, così quel povero soldato sbandato e
lontano da casa aveva trovato un nascondiglio per salvare la sua vita. Passarono
giorni e settimane, quando il fronte era
tranquillo lui rimaneva in casa con noi,
quando i tedeschi erano vicini si nascondeva nelle siepi o in mezzo ai covoni del
grano e a volte era costretto a rimanere
nascosto anche per diversi giorni, noi conoscevamo quei nascondigli e gli portavamo da mangiare. Wasyl fumava, ma le sigarette in quei tempi erano una rarità, una
nostra parente, che aveva trovato ospitalità nella nostra casa, riusciva a procuragli
dei pezzetti di foglie di tabacco raccolto in
campagna ed essiccato al sole, rimediando
anche qualche fiammifero e carta di giornale Wasyl riusciva a farsi delle sigarette
che fumava intensamente, la signora che
gli procurava tutto ciò veniva affettuosamente chiamata “mamma Clara”.
Ricordo che quando fumava di notte teneva la sigaretta chiusa tra le mani, aveva
paura che la luce potesse essere notata dagli osservatori tedeschi che non avrebbero
esitato un istante a far bombardare il luogo
da dove proveniva quella debole luce. Nelle giornate in cui Wasyl poteva rimanere a
casa, mangiava con noi, a lui era riservato
il posto di capotavola, anche perchè era il
più vicino alla porta, nell’eventualità di
una visita improvvisa dei tedeschi, per lui
ogni attimo era prezioso per la fuga. Una
cosa tra le tante non potremmo dimenticare, qualche giorno a tavola eravamo anche
30-35 persone, lui era l’unico che prima di
iniziare il pranzo si faceva il segno della
croce.
Intanto il fronte si stava avvicinando, gli
spari si facevano più frequenti e verso la
metà di agosto ci fu una giornata intera di
combattimenti, quel giorno Wasyl rimase
nascosto con noi in un rifugio che avevamo
scavato vicino alla casa, verso sera i tedeschi si ritirarono a Nord del fiume Cesano,
la notte trascorse in un silenzio assoluto,
nessuno osava muoversi, la mattina Wasyl
mi chiamò, era rimasto tutto il giorno e la
notte ad osservare il passaggio del fronte,
aveva visto avvicinarsi da Sud una colonna di camion alleati, erano polacchi, gli
andammo incontro e loro ci offrirono vere
sigarette, pane bianco e cioccolata. Ma la
guerra non era ancora finita, anche se i tedeschi si erano ritirati di alcuni chilometri
continuavano i bombardamenti sulle avanguardie alleate per ritardare l’avanzata,
un proiettile di artiglieria colpì la nostra
casa ferendo nostro padre Alfredo ed uccidendo mio fratello Silvio di 20 anni.
I combattimenti lentamente si diradavano,
Wasyl voleva ricongiungersi agli alleati,
noi lo sconsigliammo, volevamo che restasse con noi per qualche altro giorno finchè
la situazione non fosse stata più tranquilla.
Una mattina al passaggio di una colonna
di camion che trasportavano truppe alleate, gli andammo incontro, Wasyl fece
cenno ad un camion di fermarsi, questi si
arrestò, erano militari polacchi, si scambiarono alcune frasi, fecero segno a Wasyl
di salire e lui partì.
Erano trascorsi alcuni mesi quando una
domenica mattina arrivò davanti alla nostra casa una camionetta militare inglese
con tre soldati a bordo, uno di loro era
Wasyl, fecero colazione con noi e poi ci
recammo insieme per una piccola gita al
santuario della Madonna della Rosa, al ritorno Wasyl e gli altri due pranzarono con
noi trattenendosi fino a sera, poi ripartirono per raggiungere la loro base che era a
Falconara.
Non lo rivedemmo più, dopo un lungo silenzio ci giunse una sua lettera, era il 10
Dicembre 1946, Wasyl diceva di trovarsi
in Inghilterra, era scritta in buon italiano,
erano parole di riconoscenza per chi gli
aveva salvato la vita.
Papà di Martina Marinelli 5aB
La redazione al completo!
Libertà in rima
E’ così grande la libertà
che metterla in gabbia
nessuno potrà.
Ha il colore di un prato fiorito,
la sorpresa di un bel vestito,
un pallone calciato forte,
è bello sfidarsi tra le due porte.
Sono libera in giardino
mentre abbraccio il cagnolino.
Un passo di danza
insieme agli amici,
la musica a palla e siamo felici.
Acqua da bere e cibo buono,
posso ridere e urlare,
che gran bel suono!
Esprimo rabbia, gioia e canto,
non c’è guerra,
nemmeno un pianto.
Nel grande silenzio ascolto me,
pensieri e sogni, mi sento un re.
Non ho un trono, né una corona,
ma sono contento e l’anima suona.
Mi sento libero, non c’è rumore
Spalanco gli occhi
e do spazio al cuore.
Il bus è arrivato,
ora vedo il suo viso:
è la mia mamma,
solo lei ha quel sorriso.
Libero le corro incontro,
e quando è estate
racconto un tramonto.
Libero di dormire, di mettere le ali,
girare in bici rispettando i segnali,
non fare i compiti,
mangiare un gelato,
contare i pianeti
in un cielo stellato.
Andare in moto, sfidare la wii,
quando sei libero,
parti e sei qui.
Nessuno ordina, né comanda
Tu scegli il bene e il male rimanda.
La libertà è libera, gratis, per te
Buttarla via non sarebbe un granché.
Ci pensi a una sveglia
che non sa suonare?
La tua minimoto
che ha rotto il motore,
un paio d’occhiali privo di lenti
un dentista matto
che non cura i denti?
La casa fatta senza cemento
una Ferrari che va a rilento,
la tua maestra che non sa contare,
l’Iphone di zio senza
il suo auricolare?
Ha un altro nome, si chiama vita
Puoi scriverla a penna,
a volte a matita.
Scritta da un altro non sarebbe
lo stesso: ora sei libero
d’ esser te stesso.
2
Cronaca
Liberi di...
La visita a due classi della scuola primaria di P. Ripe
Una sacerdote anglicana e mamma a Londra.
Jules Cave
una donna speciale
Lo scorso gennaio,
per il progetto delle classi 4e “Una
scuola interetnica”
alla scuola di Passo Ripe è venuta
direttamente da
Londra Jules Cave,
una sacerdotessa
anglicana in Italia
per l’incontro ecumenico che fa incontrare nella Cattedrale di Senigallia i cristiani delle diverse confessioni. Jules
è una donna molto gentile e sorridente, non ci ha
detto la sua età perché le signore inglesi che hanno superato i 22 anni non rivelano più la loro età.
Ha due figli è responsabile del seminario della
diocesi di Oxford, ma vive a Londra dove fa la
sacerdotessa insieme al marito, prete anche lui,
nella sua casa-parrocchia che è aperta a chiunque
abbia bisogno di aiuto. Jules porta gli occhiali, è
testarda ma molto brava nel suo lavoro, le piace
molto cucinare pasta e fagioli, le piace vedere le
persone in gamba e come Dio agisce dentro di
loro.
Jules è venuta a spiegarci la loro religione, come
la vive e come sono le festività, molto simili a
quelle cattoliche. Il marito di Jules il giorno di
Pasqua manda il vice parroco a far nascondere
le uova di Pasqua colorate intorno al giardino
della chiesa e al termine della messa dà il via
ai parrocchiani per andarle a cercare. I morti
vengono sepolti nel giardino intorno alla chiesa,
dove chiunque può andare a passeggiare, giocare
o riposare, in questo modo continuano ad essere
parte della comunità.
Alessia e Xhesika
A Ripe un gatto entra in chiesa durante l’omelia: lo scatto... felino di una fedele
Una gatta molto religiosa
Il 25 agosto scorso durante la consueta celebrazione domenicale della S.Messa, Don
Emanuele si è trovato a dovere fari i conti
con una parrocchiana insolita: una piccola
gatta irriverente che è entrata coraggiosamente in
chiesa e
si è sistemata sotto l’altare.
La gatta
non
sapeva però
che tra i
partecipanti al
rito c’era la signora Gabriella che ha preso
subito in mano la situazione rincorrendo
la gatta per tutta la chiesa. Tra le risate dei
presenti, è riuscita ad acciuffarla e a portarla
fuori nel cortile della chiesa chiudendo bene
la porta. A tutt’oggi però la gatta è ancora
lì: è diventata proprio l’animale domestico
di Don Emanuele! Pare sia molto religiosa,
dorme spesso in chiesa proprio sopra la sedia del prete. Incuriositi abbiamo interrogato Don Emanuele che ci ha spiegato che alla
gatta piace parecchio stare sulla sua sedia
perché è morbida, ma anche sotto l’altare ad
ascoltare la messa o forse proprio la voce del
sacerdote che parla. Probabilmente la gatta
ha pensato che la chiesa accogliesse anche
gatte smarrite non solo pecorelle!
Ioana, Matilde, Alessandro,
Riccardo e Francesco R. 5°A
LA NEVE!
Giovedì sera 2 febbraio, ha
iniziato a nevicare sul serio
imbiancando giardini, strade, balconi, auto…e tutti noi
con il naso appiccicato alla
finestra avevamo un’unica
grande speranza: che il giorno dopo non ci fosse scuola!
Finalmente verso le 22 sui
siti del Comune e del nostro
istituto è uscita la tanto attesa
ordinanza del sindaco che comunicava la chiusura di tutte
le scuole di Ripe. Da giovedì poi, per la nostra gioia, le
ordinanze si sono susseguite
fino a mercoledì 8 febbraio.
Sono caduti circa 50 centimetri di candida neve e in alcuni
punti la neve raggiungeva il
metro, era un vero e proprio
favoloso e gratis parco divertimenti che aspettava solo
noi. A Ripe, Passo Ripe e Brugnetto si presentava contemporaneamente lo stesso scenario: bambini e non solo che
scivolavano lungo discese,
vicoli, campi, pendii, rampe
con i loro slittini o semplicemente con i sacchi di plastica
della mondezza; persone che
si tiravano le palle di neve o
si tuffavano nella neve a fare
gli angeli oppure si divertivano a costruire pupazzi di
neve. In tutto questo bianco
i nostri genitori erano la sola
nota nera, un po’ arrabbiati,
innervositi e preoccupati di
non riuscire a spostarsi con la
macchina, di dover spalare la
neve, di averci sempre intorno a supplicare di poter uscire a giocare, di dover ripulire
casa al nostro rientro dopo
aver giocato sulla neve o in
ansia per paura che ci ammalassimo. In alcuni momenti
di luce però è rispuntata in
loro l’anima del bambino e si
sono divertiti insieme a noi. I
nostri animali invece di fronte alla distesa bianca hanno
avuto comportamenti diversi: alcuni cani si sono messi
a correre, rincorrere buste e
slittini e a tuffarsi nel mare
bianco, altri non facevano
che scavare e mettere il muso
sotto la neve; i gatti al contrario miagolavano di continuo
indecisi se uscire o meno,
impauriti ed infreddoliti. Per
circa 5 giorni ci è sembrato
di vivere sopra una nuvola
come in una favola, dove tutti
i sogni si realizzano.
5a B e 5a B
Liberi di...
Pagine libere...
Qui carcere
di Montacuto
8.15 prima colazione: latte, caffè;
9.00 ora d’aria. Si può rientrare alle ore 10,00
o alle 11,00. Si può passeggiare e conversare o
fare esercizio fisico;
11.00: rientro nelle celle. C’è chi prepara il
pranzo e chi aspetta il carrello dell’amministrazione per mangiare. Chi fa le pulizie.
Ore 12.00: arriva il pranzo (la sbobba).
Si mangia e si vede un po’ di Tv: telegiornale o
altro, ma i programmi non sono un granché.
13.00: ora d’aria ed è uguale alla mattina.
Si può rientrare alle 14.30 o alle 15.30;
15.30: rientro nelle celle. Chi si lava o lava le
sue cose, chi scrive o fa altro;
16.20: C’è la saletta,d ove si può giocare a carte
e a calcio babilla. E’ un’occasione per socializzare tra detenuti, come l’aria;
18.00: si rientra nelle celle e si comincia a preparare la cena, perché – a differenza del pranzo
– la sera tutti cucinano;
18.30: passa il vitto ministeriale, che è sempre
quella famosa “sbobba” e che viene mangiata
da poche persone;
20.00: si gioca a carte o si parla, si scherza.
Questo dopo aver fatto i piatti;
21.00: si guarda la TV: un film, lo sport, uno
spettacolo… Poi ognuno si addormenta quando
vuole. Si può anche guardare la Tv, ma sempre
con rispetto verso gli altri ed a “volume moderato”.
E’ finita la giornata, ma il brutto è che il giorno
dopo sarà uguale a questo. Tanta noia!
La redazione di ‘Fuori riga’
23
Qui ragazzi
della scuola di Passo Ripe
Dalle 7.00 alle 7.30 (qualcuno alle 6.00!) veniamo svegliati
da: coccole di mamma; suono della sveglia seguito da urlo di
mamma; leccata sul viso del cane, calci di fratello (scoperti
da mamma), pianto del fratellino, suoneria cellulare, danza
kuduru), canzoni di babbo dentro l’orecchio.
Fino alle 7.45 - 8.00: laviamo faccia e denti; ci trastulliamo
sul letto, giochiamo con play station o computer; facciamo
colazione: latte, thè, biscotti, cereali, Nesquik, panini, nutella,
kinder, miele, brioches, merendine. Andiamo a scuola a piedi,
o con il pulmino) con l’auto dei nostri genitori.
Dalle 8.10 alle 12.50 mattinata a scuola. Ci annoiamo, fatichiamo e abbiamo mal di pancia quando ci sono verifiche ed
interrogazioni. Aspetti positivi: gli amici, la ricreazione, le
gite e i progetti. A ricreazione si balla e si gioca a calcio.
Dalle 13.00 alle 14.00: pranzo, preparato da mamma o nonna
(pasta, carne, pesce, verdure, frutta, dolce, cibi frutti, hamburger, pane, petto di pollo).
Dalle 14.00 alle 16.00: compiti e svago. Terminati i tanti
compiti, c’è chi guarda la TV; chi gioca o chatta al computer; chi fa un riposino; chi si dedica al giardinaggio; chi va a
divertirsi al parco con bici o minimoto o amici.
Ore 16.00: megamerenda per crescere: ciambellone, piadina,
pizza, panini, nutella, merendine…
Dalle 16.00 alle 19.00, giochi e sport in palestra: calcio,
tennis, nuoto, karaté, pattinaggio, ginnastica artistica, bici
da corsa ma anche lezioni di musica, con pianoforte e flauto
traverso.
Ore 19.30: doccia. Non tutti, ma qualcuno di noi si lava solo
la domenica o dopo aver fatto sport.
Ore 20.00: cena sempre di mamma o nonna: kebab, hot dog,
nachos, lasagne, pesce, sofficini, bastoncini di pesce, grigliata
di carne, porchetta, finocchi, legumi, affettati, toast…
Dalle 20.30 alle 22.30 circa: c’è chi legge, chi guarda un film
con la famiglia; chi chatta al computer con gli amici; chi gira
con i videogames.
Per le 22,30, al massimo, ordine della maestra (ma tanto non
ci vede!): tutti a letto!
a cura della 5a e 5a B
22
Pagine libere
Liberi di...
Liberi di... confliggere! Nelle relazioni molto spesso prevale la violenza o il non rispetto degli altri.
Consigli per gestire i conflitti
Nella prima settimana di ottobre, noi ragazzi della II A abbiamo iniziato un lavoro sul conflitto con la nostra insegnante di
Italiano Fiorella Argentati. La motivazione
è da ricercare nel fatto che la nostra classe, anche se molto unita, è
parecchio litigiosa. La professoressa, qualche giorno
prima, ha chiesto ad alcune
alunne di preparare quattro
cartoncini colorati con scritta in ognuno una di queste
parole: Supremazia, Sudditanza, Fuga e Mediazione.
Il giorno dell’attività, la
prof.ssa, dopo averci spiegato che quei nomi rappresentano quattro
modalità di relazionarsi al conflitto, ha
disposto i cartoncini uno per ogni angolo
dell’aula e ci ha poi invitato ad alzarci e a
raggiungere il cartoncino con la modalità
che sentivamo più consona al nostro modo
di fare. La maggior parte di noi ha scelto la
‘supremazia’, cinque ragazze e un maschio
la ‘mediazione’, solo una ragazza la ‘sudditanza’ e nessuno la ‘fuga’. In seguito,
divisi nei gruppi che avevamo costituito,
abbiamo scelto dei rappresentanti: Noemi
Saturni per la Supremazia, Elisa Castiglioni per la Mediazione e naturalmente Linda
Giuliani per la Sudditanza!
In seguito ogni gruppo doveva scegliere
un simbolo che rappresentasse la propria
modalità di relazionarsi al conflitto e doveva elencare i pro e i contro della scelta
effettuata. Nelle lezioni successive abbiamo creato un cartellone che poi abbiamo
appeso nella nostra aula e nell’ultima ogni
rappresentante ha relazionato alla classe le riflessioni
fatte con gli altri membri
del gruppo.
Ecco i risultati: Supremazia (simbolo: mostro; spiegazione: “Vuole comunicare cattiveria, rabbia”). Che
cosa guadagno: “Lo sfogo,
la reputazione, la vittoria, il
rispetto”. Che cosa perdo:
“Un’amicizia, la rabbia”.
Sudditanza (simbolo: un arcobaleno con
qualche nuvola); spiegazione: “Vuol dire
che c’è la pace, però c’è qualcuno che ci
sta male e dopo un po’ esplode”. Che cosa
guadagno: “Non perdo gli amici, perché
se faccio vedere che non sono contro di
loro è come se non fosse successo niente”. Che cosa perdo: “Perdo il fatto che la
persona con cui ho litigato non capisce che
io vorrei essere me stessa e non come mi
vogliono gli altri, però per paura di restare
senza amici dico che va tutto bene come
dicono gli altri e lascio perdere”. Mediazione (simbolo: una bilancia). Che cosa
guadagno: “L’amicizia: la ragione sta da
entrambe le parti in conflitto, non voglia-
mo fuggire, ma neanche avere sempre
ragione”. Che cosa perdo:” “La supremazia”. La professoressa ci ha poi chiesto di
trovare una quinta modalità, che però non
siamo stati in grado di definire bene, così
ci ha detto lei che è l’integrazione, una
modalità che tiene conto dei bisogni dei
confliggenti e, per farci capire in che cosa
consiste, ci ha fatto questo esempio: se due
amiche litigano per un’arancia perché una
vuole farci una spremuta, mentre l’altra un
dolce, invece di dividerla a metà, la prima
prende l’interno, la seconda la buccia. In
questo modo anche se la prima ha avuto il
75% e l’altra il 25, entrambe hanno soddisfatto i loro bisogni.
La conclusione del lavoro è stata che non ci
sono modalità corrette o sbagliate (purché
non si arrivi alla violenza, naturalmente,
nella Supremazia), che è importante capire
che si possono attivare risposte diverse a
seconda della situazione che si vive, considerando quale di volta in volta può risultare più vantaggiosa. Inoltre abbiamo capito
che non dobbiamo avere paura del conflitto, perché nasce dalla diversità di ognuno
di noi rispetto agli altri e, se lo si sa gestire,
può essere molto costruttivo. Questo lavoro ci ha insegnato molto e la professoressa
è rimasta soddisfatta.
Classe II A
(Scuola Secondaria di I grado - Ripe)
Laura, la nostra insegnante di giornalismo, cura il giornale del carcere di Montacuto di Ancona, ‘Fuori riga’: l’abbiamo
incaricata di chiedere ad alcuni detenuti cos’è per loro la libertà e che pensieri suscita quando si sta rinchiusi in una cella.
Ecco che cosa hanno risposto.
La libertà da dietro le sbarre
Per me la libertà è
Cosa minaccia la libertà
Aprire gli occhi il mattino e svegliarmi
con i miei cari (Andrea)
Fare delle cose o delle scelte che sono
reati perseguibili penalmente (Andrea)
Sono un padre di famiglia, per me libertà sarebbe il poter stare vicino alle
mie figlie, cercando di essere un buon
padre, dando loro tanto affetto e amore.
Libertà è lavorare onestamente e dignitosamente. (Paolo)
Una minaccia grave è la pretesa di voler fare una bella vita senza poterselo
permettere. Minaccia la libertà ogni
forma di dipendenza da droga, alcol,
gioco, ecc. (Paolo)
Mangiare un gelato camminando in
riva al mare, con l’acqua che ti bagna i
piedi, il profumo del mare e il sole che
ti accarezza il viso. (Orlando)
Penso che siamo un po’ tutti in libertà provvisoria: basta un attimo perdere
la libertà. Io confido tanto nei bambini,
sono l’unica speranza di cambiare questo
paese.
(Orlando)
Poter decidere, dire, pensare e fare senza essere condizionati da altre persone.
(Franco)
Essere liberi di scegliere e decidere
con la propria testa. Possiamo anche
sbagliare, ma siamo noi a farlo e non
perché qualcuno ci ha condizionato.
(Rolando)
Le paure, l’ignoranza e la povertà.
(Franco)
Le scelte degli altri. Non permettiamo
mai a nessuno di decidere al nostro posto, non ascoltiamo chi ci propone di
far parte di un gruppo di ‘uomini’ che
di umano non hanno proprio niente.
(Orlando)
Un gioco che mi fa pensare alla libertà
Far volare un aquilone (Andrea)
Qualsiasi gioco, circondato da bambini
sulla spiaggia o in grande parco.
(Paolo)
Sono nato in una città di mare: giocare
a racchettoni sulla spiaggia e quando
sei esausto fare un bagno con gli amici.
(Orlando)
Passare il tempo con gli amici più cari
senza guardare l’orologio. Stare al
mare, tutti insieme. (Franco)
Mosca cieca: non dovremmo mai avere
paura, non dovremmo mai nasconderci
dietro a nessuno.
(Rolando)
Liberi di...
Cronaca
A scuola una dimostrazione di Protezione civile
Prove di evacuazione
Sabato mattina 4 giugno 2011, alle ore
9.30, improvvisamente nella Scuola
primaria di Passo Ripe le bidelle hanno segnalato con un suono lungo della tromba l’emergenza di evacuazione immediata dell’edificio scolastico.
Erano state avvisate con una telefonata della Preside di un pericolo di esondazione del Fiume Nevola e dei fossi
laterali, in particolare quello di Porcozzone e la Protezione Civile aveva
dato ordine di evacuare la Scuola. Noi
alunni siamo usciti immediatamente
dalle aule, seguendo le indicazioni
del Piano di sicurezza della Scuola e
abbiamo raggiunto il luogo sicuro nel
giardino, dove gli insegnanti hanno
fatto l’appello e nel frattempo sono
arrivati i volontari della Protezione
civile, i Vigili urbani, i responsabili
della sicurezza del nostro Istituto e i
genitori. Mentre tutte le classi stavano però raggiungendo il luogo sicuro,
un ragazzino è caduto ed ha battuto
la testa. L’insegnante responsabile del
Primo Soccorso ha subito prestato al
ragazzino le prime cure. Intanto le
bidelle hanno chiamato l’ambulanza
che ci ha impiegato circa 15 minuti
ad arrivare. In tutto questo temo, che
non sembrava passare mai, i volontari
della Protezione Civile hanno sempre
3
Due volontari
in Africa
mantenuto il contatto radio con tutte
le Organizzazioni locali coinvolte.
L’ambulanza è arrivata a sirene spianate dentro il cortile della Scuola.
Due volontari hanno subito soccorso
il ferito, sbloccandogli la testa con
il collare, verificando i segni vitali e
caricandolo infine in ambulanza con
la barella a cucchiaio dopo averlo assicurato bene sopra la lettiga. Nella
fase delicata di spostamento del ferito
sulla barella i volontari hanno chiesto
aiuto a un nostro forzuto compagno di
classe. L’ambulanza è ripartita velocemente e noi, seguendo le istruzione del responsabile della Protezione
Civile di Ripe, il signor Memé, abbiamo raggiunto in fila indiana l’area
di attesa sicura, dislocata in via Carducci, in cima alla salita che si trova
dietro alla Scuola. Il traffico era stato
bloccato dai Vigili urbani e nell’Area
Sicura di attesa era stato allestito per
noi un gazebo con bibite e merenda
“nutellosa” per tutti. Naturalmene era
solo un’esercitazione a scopo addestrativo, non solo per noi alunni e il
personale della Scuola, ma anche per
tutti gli organi preposti alla sicurezza
del paese.
Dai discorsi conclusivi del Sindaco e
dei responsabili della sicurezza, abbiamo capito che la prova è riuscita
bene e siamo stati tutti bravi.
E’ stata per noi la prima prova di evacuazione simulata veramente istruttiva e sembrava stesse succedendo
tutto realmente. Infatti continuavamo a chiedere agli insegnanti come
stava il ragazzo ferito e dove l’avessero portato con l’ambulanza, finché
non ce lo siamo ritrovati vicino con
la bocca tutta sporca di Nutella.
Martedì 21 febbraio gli alunni della classe quarta
hanno incontrato due volontari della Fondazione
Balducci Rossi: Mario, un ingegnere dell’Eni in
pensione e Marion, una ragazza francese. Dopo
una breve presentazione di Mario che ci ha illustrato gli scopi della Fondazione, Marion ci ha
proiettato un filmato girato da lei stessa in Costa
D’Avorio dove è stato realizzato un centro con
varie strutture. Abbiamo subito capito che in
quel territorio si vive in modo molto semplice,
senza avere tante conoscenze in fatto di igiene e
di alimentazione. I volontari hanno permesso la
realizzazione di un villaggio con molti servizi:
un ospedale,un laboratorio analisi, una farmacia,
una maternità, un asilo, una scuola per bambini e
per adulti, l’assistenza agli anziani,un centro nutrizionale. Sono in progetto anche altre strutture
quindi i volontari della Fondazione operano in
modo da reperire i fondi necessari.
Dopo il filmato Marion ha risposto a tutte le nostre curiosità. Così abbiamo potuto approfondire
la nostra conoscenza di popolazioni così lontane
e diverse da noi: la loro religione, l’alimentazione, il culto dei morti, la scuola, la vita nella foresta, gli animali. Tutti questi aspetti sono stati
resi più realistici dalla visione di alcune foto.
Infine Marion e Mario ci hanno regalato un salvadanaio, un libretto e un segnalibro. Marco ha
chiesto a Marion se gli abitanti del villaggio si
sono subito fidati di lei. All’inizio i bambini piangevano ma poi hanno capito che lei li voleva aiutare. La cosa che ci ha colpito di più è che, pur
avendo molto poco, sono felici perché si accontentano di ciò che hanno. Abbiamo riflettuto sul
nostro comportamento scorretto: buttiamo via
il cibo se non ci piace, pensiamo di non vivere senza Nutella né videogiochi. Alcuni di noi
hanno espresso il desiderio di fare il volontariato
da grandi per aiutare chi ha bisogno ad acquisire
la propria autonomia cioè a imparare a rendere
migliore, da soli, la qualità della propria vita.
Classe 5a A e 5a B
Classi 4a A e 4a B
Abbiamo incontrato Rosa D’Angelo: fa parte della Croce Rossa Italiana
I volontari del soccorso
Si chiama Rosa D’Angelo ha 38 anni, abita
a Brugnetto fa l’infermiera nella pediatria
di Senigallia, è sposata ha 2 figli Gianluca
e Matteo. E’ venuta a trovarci in classe per
raccontarci la sua esperienza di volontaria.
Rosa fa parte della Croce Rossa Italiana,
formata da persone che soccorrono i feriti, senza guardare se sono amici o nemici,
vanno a soccorrere tutti. Il volontario della
Croce Rossa è una persona che spende il
proprio tempo ad aiutare gli altri: per diventare volontari si devono fare almeno
due anni di corso. I ragazzi di 14 anni si
chiamano pionieri. Poi ci sono i volontari
del soccorso che aiutano i feriti, portano
anche cose da mangiare; c’è il Comitato
femminile che vende dei cesti e altre cose
per guadagnare dei soldi per finanziare la
Croce Rssa. Le infermiere volontarie possono fare le infermiere solo all’ospedale
militare lei lo fa perché le piace vedere le
persone che sorridono. La divisa identifica
la persona. Dall’anno prossimo la cambieranno sarà tutta rossa. Nella Croce Rossa
hanno diversi mezzi per aiutare le persone: la moto, la smart, la panda, la fiat, dieci auto mediche, 6 ambulanze, 2 camper,
l’idroambulanza, i camion. La Cri vive con
le donazioni e i servizi, i volontari non vengono pagati e per andare con l’ambulanza
devono avere la patente e se fanno gli incidenti gli tolgono i punti a volte anche la
patente. Anche se hanno le sirene devono
rispettare i segnali stradali!
Gianluca B., Stefano, Giovanni Ta,
Alessia e Xhesika
4
Interni
Liberi di...
Pensando ai caduti
un discorso per ricordare le sofferenze patite dai soldati e dai civili durante la guerra, poi ha consegnato gli attestati agli 8 ex
Combattenti: dei signori molto anziani e
molto commossi che portavano appese sulla giacca delle medaglie che simboleggiano
il loro impegno militare. Finalmente è arrivato il nostro momento! Graziano ha rotto
il ghiaccio poi hanno letto Davide, Matteo
S., Matteo C., Daniel, Vincenzo, Ludovica,
Jessica, Alessandra e infine Benedetta ha
concluso con una toccante poesia di Perseni “Non sei che una croce”. Molte persone
si sono commosse nell’ascoltare i nostri
pensieri e ci hanno fatto i complimenti,
compreso il sindaco che è intervenuto dopo
di noi. A questo punto tutti si sono spostati
in corteo verso il monumento ai caduti per
deporre la corona di alloro. Noi ragazzi abbiamo vissuto con gioia questa esperienza
perché abbiamo espresso dei sentimenti di
pace e la nostra riconoscenza verso chi ha
combattuto per noi, onorando così i nostri
eroi.
Vincenzo, Davide, Graziano, Sofia,
Matteo C., Matteo S. 4aA e 4aB
Sport
Ripe, culla di trazioni sportive: la ruzzola
Ricordi e testimonianze nella chiesa di Ripe. C’eravamo anche noi
Domenica mattina 6 Novembre 2011 nella
chiesa di San Pellegrino a Ripe ha avuto
luogo la cerimonia di commemorazione
dei caduti nelle due guerre. Il parroco Don
Emanuele, ha celebrato la Santa Messa.
Erano presenti le Autorità civili e militari,
i rappresentanti dei Combattenti e dei Reduci e 8 ex combattenti che hanno ricevuto
l’Attestato di fedeltà all’associazione. Anche noi alunni delle classi 4e e 5e con le insegnanti Paola, Graziella e Cristiana abbiamo partecipato, prima alla messa, poi alla
cerimonia vera e propria leggendo pensieri e poesie ispirati al messaggio: “Serve
la pace, non la guerra”, scritti e scelti nei
giorni precedenti a scuola. Alcuni degli
alunni presenti hanno letto anche i biglietti
dei compagni che non sono potuti venire.
Nell’attesa eravamo emozionati tanto che
Matteo C. guardava il quadro del Signore
per chiedergli aiuto e Vincenzo era elettrizzato. Per qualcuno di noi era la prima volta
che leggeva in pubblico, ma tutti capivamo
che era una prova per vincere la nostra timidezza. Terminata la messa il Presidente
dei Combattenti Mariano Andreani ha letto
Liberi di...
Un nonno campione
Perché la guerra?
Per i soldi.
Per le attività economiche.
Per essere più importanti.
Per queste tre misere cose,
sono morti molti soldati, civili, volontari, anche troppi ne sono morti!
Famiglie spezzate in due, parenti
sicuri di tornare ma non tornano,
perché prima c’era guerra,
oggi c’è guerra,
domani ci sarà ancora guerra!
Solo di questo si parlava e si parla
ancora.
Carri armati,fucili, campi minati,
solo queste cose c’erano
e all’estero ci sono ancora.
Basta, serve la pace, non la guerra.
I volontari non bisogna chiamarli
così, ma eroi.
Vincenzo Piscitelli
Gelsomino Baldini, residente a Ripe,
ha 54 anni e non è solo padre di 3 figli
e nonno di 7 nipoti: Elisabetta, Benedetta, Giulia, Genny, Lorenzo, Tullio
e Domenico che è già un bel record,
ma detiene anche il titolo di campione italiano di ruzzola. La ruzzola è
un sport con tradizioni antichissime,
ancora praticato in Toscana, Emilia
Romagna, Marche, Abruzzo, Umbria,
Lazio e Calabria. Gelsomino gioca da
quando era un bambino di 10 anni,
ha cominciato nel 1964 e nel 2007 ha
vinto il campionato italiano di ruzzola in Emilia Romagna organizzato nei
giorni 25 e 26 luglio del 2007
dalla società sportiva UISP assieme ai suoi amici appassionati di questo sport.
Praticando questo sport si allenano soprattutto i muscoli delle
braccia perché consiste nel lanciare il più lontano possibile un
disco di legno con un diametro
di 13 cm, uno spessore di 4,5
cm ed un peso circa di 600 gr.
Si possono trovare ed usare dischi di dimensioni, spessore e
peso diversi, ma per lanciarli
si usa lo stesso sistema: si gira
la ruzzola nel filo di spago o fetuccia, si fa un cappietto da infilare al
dito per non cadere al momento del
lancio e infine si lancia la ruzzola.
Vince quella che arriva più lontano.
Benedetta
21
Domande... per sport
Ti piace praticare attività fisica?
Tutti rispondono SI
Sport a scuola
Ai bambini piace correre, fare capriole, salti,
saltare la corda, giocare a nascondino e ballare. Nella scuola primaria si pratica soprattutto
ginnastica e educazione
motoria. Nella scuola
secondaria: pallavolo,
badminton, tamburello,
corsa di resistenza.
Gli sport più praticati
(in ordine di numero
di risposte date): calcio, nuoto, kung – fu,
bicicletta e mountain
bike, danza, tennis,
ginnastica, pallavolo,
karate,
pattinaggio,
equitazione, minimoto
e lotta.
A Ripe per lo sport ci
piacerebbe (in ordine
di numero di prefe-
renze): Piscina, pista
di pattinaggio (normale
e su ghiaccio), pista per
ciclismo, campo di calcio, area per il tiro con
l’arco, campo di rugby.
Attività di freeclimb nella
palestra della scuola
Nella scuola primaria la testimonianza di Mariano, Aroldo, Primo e Antonio, reduci del secondo conflitto
Vi raccontiamo la nostra guerra
Il 24 novembre 2011, quattro reduci sopravvissuti alla Seconda Guerra mondiale e residenti nel comune di Ripe, sono venuti nella
scuola primaria di Passo Ripe a raccontare
a noi alunni delle classi quarte e quinte la
loro esperienza vissuta nel periodo di guerra.
L’Italia in questa guerra, che ha coinvolto anche Stati al di fuori dell’Europa per questo si
chiama mondiale, era governata da Mussolini
che si alleò inizialmente con la Germania governata da Hitler. I reduci hanno combattuto
contro i tedeschi per la loro libertà e quella
dell’Italia, perché la libertà non ha prezzo,
è la cosa più bella della vita secondo loro,
preziosa per tutti e per la quale vale la pena
lottare. Dei loro reggimenti sono morti per
fortuna pochi soldati, non avevano paura di
andare in guerra perché venivano fatte delle
punture per non prendere malattie e dar loro
le energie per continuare a combattere. L’unica paura che avevano era che tornando a casa
i loro cari non li avrebbero riconosciuti, ma
non fu così. Ognuno di loro ci ha raccontato
le sue vicende personali: Andreani Mariano,
l’autista, nato il 27 dicembre1923 sposato
con due figli; si è ammalato ed è stato por-
tato all’ospedale di Treviso, per cui è rimasto
in Italia, non è partito con i suoi commilitoni
ed è diventato un partigiano, cioè contro la
guerra e l’alleanza con i tedeschi. Stavano
nascosti sui colli di Arcevia e una volta son
stati bombardati.
Pelliccia Aroldo, il falegname, nato il 23 gennaio 1921 sposato con due figli, in guerra
aveva il ruolo di soldato di guardia prima a
Bari, poi è partito per la Grecia e dopo 2 mesi
ha fatto un viaggio lungo 8 giorni su dei carri
per raggiungere l’Albania. In Albania Aroldo
ha lavorato tanti giorni sotto terra e si è ammalato, per la prima volta ha pianto aspettando tante ore alla stazione per essere portato
in Italia in ospedale, era stanco, dolorante ,
dormiva sulle casse delle munizioni e aveva
paura di perdere la vita.
Crescentini Antonio, il camionista, nato il 3
maggio 1920 sposato con due figli e un nipote,
era soldato a Tripoli, più precisamente guardia frontiera. Aveva come armi la mitraglia e
il fucile a spalla. Anche lui ha avuto paura in
Albania, perché è stato costretto a dover eseguire un’esecuzione per non rischiare la sua
vita, ma ci è stato malissimo e non l’ha più
fatto. Un giorno durante un bombardamento
si è riparato con i suoi compagni in una foiba,
ma l’esplosione ha fatto ricadere su di loro
la terra circostante e son stati ricoperti, per
fortuna i suoi amici son riusciti a tirarli fuori.
Nelle foibe venivano gettati cadaveri, ma anche soldati feriti e ancora vivi.
Bracci Primo, nato l’11 gennaio 1922 sposato
con due figli, il 3 giugno 1942 è partito prima
per Ferrara a fare addestramento, poi per l’ex
Jugoslavia ad insegnare agli altri a guidare i
camion militari. Il suo compito era quello di
guidare i camion per trasportare armi come
bombe e fucili e seguiva i soldati, ma non è
stato mai in un campo di combattimento. Il
suo tempo libero lo passava a pulire i camion
e a fare scuola guida, non c’era tempo per divertirsi e sorridere.
E’ stato un incontro davvero interessante,
avevano tutti tanta voglia di raccontare e non
possiamo fare a meno di ringraziare questi
simpatici signori non solo per aver condiviso
con noi le loro esperienze ma soprattutto per
aver garantito con il loro coraggio, a tutti noi
la libertà.
Classi 5aA e 5aB
Muovere i pensieri tra quattro mura
Esiste una cosa che quando
sono chiuso tra quattro mura
guida il mio pensiero.
È limpida, pura e luccicante
Ella sembra senza valore
come blocco di carbone
noi sentiamo il suo calore
ma per chi l’ha persa
c’è sempre una porta aperta,
perché la vita
è tutta una scommessa.
Alcuni la ritengono perversa
questa gemma,
che è tanto più preziosa.
Qualcuno la ritiene per diritto
di sua proprietà,
togliendola o dandola
a sua volontà.
Non c’è cosa più bella
del suo nome,
questa cosa si chiama
Libertà.
Smetterò di sognare la libertà
quando un pittore sordo sentirà
il rumore di un petalo di rosa
staccarsi nel vento della verità.
Cammino per strada
con occhi ben aperti.
Fino a quando un bambino
mi pone una domanda.
Ed io: “Certo, dimmi”.
“Cosa vuol dire libertà?”
Ed io abbasso gli occhi per paura
di ricordare.
Giuseppe Palermo
Che cos’è la libertà? La libertà è
una cosa indescrivibile ma anche
sacra, è la cosa più bella che può
esistere in questo mondo.
La libertà è il vento che uno
respira nel bosco, nella selva,
nella giungla amazzonica.
La libertà la vedo nel
mare negli uccelli che volano
la mattina.
La libertà
è tutto il sentimento
che un essere umano può
apprezzare, libero nel pensiero,
libero da problemi.
La libertà è l’amore perché
non ha frontiera.
La libertà è l’armonia
che si può vivere ogni
giorno.
La libertà è imparare a rispettare
il sentimento di un’altra persona,
è anzitutto insegnare
ad una persona che ancora
non lo sa quanto
sia bella la libertà,
La libertà è imparare dallo sbaglio.
La liberta per me è
la mia famiglia...ma per poter dire
che è bella la libertà,
occorre amarla
e rispettarla sempre!
Pasquale Ruffo
20
Sport
Alunni coraggiosi nella scuola primaria di Passo Ripe
Liberi di...
Liberi di...
Intervista al consulente di motoria
La gita finale dello scorso anno scolastico delle
attuali classi quinte si è
svolta all’insegna dello
sport estremo. Il 28 maggio 2011 alle 14.30 gli
alunni si sono recati al
Centro Rafting di Serravalle di Norcia in Umbria
per affrontare le rapide del
fiume Nera. Tolti i vestiti dentro grandi tende da
campeggio, hanno indossato mute, calzanti impermeabili, giubbotti salvagente e caschetti. Ad ognuno di loro è stata consegnata una pagaia e dopo
la spiegazione di un istrutture sul suo corretto uso, si sono “imbarcati”
a gruppi di 6 su dei grandi gommoni. Insieme a loro le maestre Alessia
e Cristina ed il maestro Luca. Su ogni gommone si trovava un istruttore
esperto e simpatico che dava istruzioni e direzionava il gommone con
la sua pagaia. All’inizio gli alunni avevano qualche difficoltà a pagaiare
insieme, ma poi le loro pagaie son diventate sempre più efficaci. Oltre
a pagaiare son stati abili a schivare rami e tronchi e son dovuti persino
passare sotto un tronco caduto in mezzo al fiume. A metà tragitto si sono
fermati per fare un bagno nell’acqua gelata e si son fatti trasportare dalla
corrente del fiume sdraiati sulla schiena e si sono divertiti moltissimo. Il
tragitto è durato circa un’ora, hanno pagaiato e sono schizzati a vicenda
con le pagaie e sono riusciti nell’impresa arrivando tutti a destinazione
sani e salvi. Hanno aiutato gli istruttori a caricare i gommoni su carretti
agganciati a furgoncini su cui son saliti per ritornare al centro base a
rindossare i loro abiti.
Giovanni T., Sara, Carlo e Omar
Come ti chiami e
quanti anni hai?
Francesco Bettini, ma
tutti mi chiamano Chicco e ho 44 anni circa
Sei sposato e hai figli?
Sì sono sposato e ho un
figlio di nome Eugenio.
In cosa consiste il lavoro di consulente di
motoria?
Il mio compito è affiancare la vostra insegnante di ginnastica nell’attività in palestra, appunto
fornire come esperto la
consulenza nell’attività
motoria.
Lavori solo con noi a
scuola?
No, ho anche un altro
lavoro, gestisco la palestra KO a Passo Ripe
Perché hai scelto questo lavoro e da quanti
anni lo fai?
Sono
appassionato
di sport e ho studiato Scienze Motorie e
Sportive all’Università. Come consulente di
motoria a Passo Ripe ci
sono da circa 7 anni.
Come ti trovi con noi?
Bene, siete attenti e bravi in tutti gli sport, anche se tanto vivaci.
Quale sport preferisci?
Mi piacciono tutti i giochi sportivi.
Tifi qualche squadra?
Non tifo nessuna squadra di calcio, seguo la
pallavolo e il tennis.
Visto che ti piace il
movimento, ti muovi
spesso a piedi?
Quando posso sì.
Cosa pensi degli sportivi accusati di “dopping”?
Non dovrebbe esistere
e per fortuna se qualcuno ne approfitta viene
squalificato da qualsiasi
gara sportiva.
Che cos’è per te la libertà?
La libertà per me è il
rispetto di se stessi e degli altri.
Carlo
e Benedetta, 5a B
Intervista a Fabrizio Terrazzani, allenatore della S.S. Victoria Brugnetto
Il mister del Brugnetto
Mi chiamo Fabrizio Terrazzani e abito a
Ripe.
Come si chiama la tua società sportiva?
Si chiama S.S. Victoria Brugnetto
Quanti anni hai e da quanti anni fai il
mister?
Ho 54 anni e faccio il mister da 16 anni.
Perché hai scelto di fare il mister di
squadre di bambini?
Perché mi piacciono il calcio e i bambini;
li seguo come mister dai 6 ai 12 anni
Ti sarebbe piaciuto far parte di una
squadra dei mondiali?
Sì, ma solo come mister
Quale squadra tifi?
Io tifo Milan
Quante partite fate in un mese con le
tue squadre?
Facciamo 4 partite al mese
Quando iniziano le partite?
Le partite iniziano ad ottobre fino a giugno, però c’è una pausa durante le feste
di Natale
Quanti bambini ci sono in una squadra?
Di solito dagli 11 ai 16 bambini
Con quale squadra sei stato meglio in
questi anni?
Con la squadra del 2010, li allenavo da
cinque anni e mi son rimasti tutti nel cuore.
Tu urli con i tuoi giocatori?
No, però alcune volte alzo la voce per farmi rispettare
Hai imposto delle regole?
Sì solo alcune, però quelle vanno rispettate alla lettera
Quando piove vi allenate o fate gare?
Sì, ci alleniamo anche sotto la pioggia, ma
solo con i bambini che hanno compiuto
10 anni
Come punisci i bambini che disturbano?
Di solito do sempre cinque possibilità, poi
se il bambino non smette di disturbare o
parlo con i genitori o con il bambino che
disturba
Hai alcuni amici che ti aiutano?
Sì, Doriano Belbusti, Filippo di Lillo, Armando Sagrati…
Vi parlate tra voi mister?
Sì, per scambiarci alcune notizie nuove
Se manca il portiere e anche la sua riserva, come fate?
Si prende il più bravo della squadra
E se manca pure lui?
Si rimanda la partita o si prende in prestito un portiere di un’altra squadra
Quali sono le altre società di calcio della zona con cui gareggiate?
Senigallia calcio, Vigor, Ostra calcio, Corinaldo calcio…
Sara e Benedetta
Pensieri di pace
Gita avventurosa Muoviamoci!
Interni
Mia nonna mi ha raccontato che
l’ hanno cacciata dalla sua casa
quando c’ era la guerra. Una volta,
guardando un libro di storia, trovai
un’ immagine dove due soldati rubavano soldi ad un uomo che passava di lì. Il padre di mio nonno e
i suoi fratelli hanno fatto la prima
guerra mondiale nel reparto di artiglieria e morirono tutti di malattia
prendendole in guerra. Il mio bisnonno è stato ucciso dai nemici.
L’altro bisnonno scavò nella terra
un buco per salvare la sua famiglia
dai bombardamenti.
Luca
In guerra qualche soldato si è sacrificato per salvare la vita a qualcun
altro. Se vuoi diventare un eroe,
devi combattere per la pace, non
per l a gue rra.
Pietro Carbini
A volte la guerra, con la violenza,
non è il modo giusto per conquistare il pianeta: prima bisogna fare la
pace con il nemico, dopo invitarlo
a cena per convincerlo a non fare
la guerra. Alla fine riunite i vostri
popoli e dite di non lottare più.
Graziano Jace
Se devo dire qualcosa sulla guerra
dico che stimo di più i morti che
hanno lottato per la libertà, che i
morti uccisi mentre commettevano
qualcosa di brutto. Io vorrei dare il
mio conforto ai parenti dei caduti e
dir loro che sono fortissimi a continuare la vita nel ricordo dei loro
cari.
MatteoS avelli
Mio padre era andato in guerra
per molto tempo, in Iraq e aveva
lasciato mio fratello. Quando è
tornato, mio fratello era cresciuto
e mia mamma era molto felice di
rivedere suo marito. Io sono contenta che mio padre è riuscito a
tornare. Io penso che non è bello
andare in guerra perché si può morire e alle mamme e ai figli questo
non piace.
Jehona
Per me le persone che sono morte
in questa guerra sono stati dei veri
eroi perché hanno dato la vita per
la libertà del loro popolo. Come
mio zio e il mio bisnonno. Io non
li dimenticherò mai.
Davide Spadoni
Tanto tempo fa, fare il militare,
era l’unico lavoro per gli uomini.
Quando era ora di lasciare le famiglie, figli e mogli erano molto
tristi. Quando la guerra finì molti
rimasero senza vita, qualcuno di
loro tornò ferito e mutilato. Perché
la guerra e non la pace? Ora basta,
rendete la felicità al mondo.
Samantha
Secondo me le persone morte in
guerra sono state bravissime e
sono fiera del loro coraggio. Vorrei dir loro grazie per aver salvato
l’Italia.
Denise Garota
A me dispiace per quelle persone
che sono morte perché hanno offerto la loro vita per salvare l’Italia.
5
Penso che le loro famiglie siano dispiaciute, perché stanno sole e non
possono vederli tornare più.
Grazie per aver salvato l’Italia!
Letizia Solazzi
Mi dispiace per queste persone
morte in guerra e vorrei che fossero tutte sopravvissute. Vorrei che
fossero morte di vecchiaia, invece
sono morte per salvare l’Italia, per
renderla migliore e loro ci sono
riusciti. Se fossero in vita regalerei a loro molte cose. Anche oggi
ci sono altre persone che salvano
l’Italia e le persone cattive devono
smettere di essere così, ma seguire
questi esempi.
Sara Laghrib
Vorrei esprimere il mio dispiacere
per tutte le persone che sono morte
in guerra. Per me quelle persone
sono morte eroicamente e se fossero ancora vive gli vorrei dire: “Bravo fratello! Se devo morire, voglio
morire così”.
Marco
Io penso che i babbi partiti per la
guerra non hanno avuto abbastanza
gioia perché hanno lasciato i figli
e le proprie case. Però penso che
hanno fatto una bella cosa, perché
hanno lasciato in vita l’Italia.
Leonardo Bocconi
Io penso che le persone morte in
guerra sono state molto coraggiose
perché si sono sacrificate per migliorare l’Italia e mi dispiace che
siano morte.
Matteo Ferretti
A Ripe le manifestazioni per i 150 anni dell’Unità di Italia, memoria e presente
Gesto.. i nostri nonni raccontano
Sabato 22 Ottobre 2011 alle 16.30, si è tenuta nel centro polifunzionale di Ripe una
manifestazione per l’anniversario del 150°
anno dell’Unità d’Italia, organizzata dal
comune di Ripe, dal centro di Aggregazione di Giovanile, dall’Istituto Comprensivo
di Ripe, dalla Banca di Credito Cooperativo di Corinaldo, dall’Associazione Generazioni Storie e Orizzonti. Erano presenti:
il Sindaco Conigli, gli Assessori Merli e
Tonelli , l’organizzatore Massimo Bellucci
responsabile del Centro Giovanile di Ripe,
la professoressa Pasquini insegnante di
matematica presso la scuola media di Ripe,
il professor Morelli insegnante di musica
presso le scuole medie dell’Istituto, insie- rinfresco che non manca mai in ogni mame a tanti cittadini di Ripe e dintorni. La nifestazione.
manifestazione è cominciata con la canMartina, Teo, Lisa, Raffaello
zone “Camicia Rossa” di Garibaldi, seguita
e Gianluca H.
dalla proiezione del video Gesto: Generazioni, Storie e Orizzonti dove gli anziani di
Ripe narrano le vicende della prima metà
del XX secolo. Alla manifestazione hanno anche partecipato i ragazzi delle classi
2e e 3e della scuola media di Ripe intonando i brani: “Bandiera Tricolore”, “Addio del
Volontario” e tutti in piedi hanno cantato
con il pubblico “Inno d’Italia” nella versione integrale. Dopo aver ringraziato tutti i
partecipanti, il sindaco ha invitato tutti al
6
Interni
Liberi di...
Gironzolando nelle vie di Ripe per scoprire a chi è intitolata la scuola primaria
Fernando Palazzi: chi era costui?
Passeggiando
per vie, viali e
strade di Ripe
abbiamo
provato a chiedere
agli abitanti se
sapevano
chi
fosse Fernando
Palazzi, il misterioso personaggio a cui
è stata dedicata la nostra scuola primaria di Passo Ripe. Tra i commercianti
le risposte più frequenti sono state: un
poeta molto importante, un soldato che
ha combattuto al fianco di Garibaldi, un
alunno, un signore che ha inventato i
palazzi. Tra i nostri parenti invece le
risposte son state diverse: il fondatore
della scuola, un professore o un maestro, un politico, un poeta, un pittore
molto ricco, un preside o un bidello e
qualcuno pensa sia ancora vivo. L’autista del pulmino sa invece che è stato
l’inventore del vocabolario Palazzi.
Wikipedia ci dice che Fernando Palazzi è nato in Arcevia il 21 giugno 1884
ed è morto a Milano l’8 giugno 1962.
Laureato in giurisprudenza è stato magistrato, romanziere, critico letterario
italiano, traduttore di famosi autori
francesi e tedeschi, collaboratore del
Corriere della Sera, scrittori di numerosi testi scolastici di storia, geografia,
grammatica e curò antologie di letture
e raccolte di fiabe. Il suo nome però è
ricordato principalmente come autore
del NOVISSIMO DIZIONARIO DELLA
LINGUA ITALIANA e un’edizione minore “Piccolo Palazzi - moderno dizionario della lingua italiana”, hanno avuto
entrambi una vasta diffusione (ci ha
beccato l’autista, avrà dovuto studiare
prima di essere assunto dal nostro Comune?). Tra le sue opere maggiori, un
romanzo “La storia amorosa di Rosetta
e del cavalier di Nérac” e una Enciclopedia degli aneddoti.
Paolo, il giovanotto del bus
Quanti anni hai?
36, sono un giovanotto. Non sono sposato
e non ho figli, sono originario di Napoli e
vivo a Ripe da solo per lavoro.
A che età hai iniziato a lavorare?
A 22 anni nell’esercito come autista.
Che ruolo svolgi nell’istituto?
Sono il responsabile del servizio scuolabus
del comune di Ripe e faccio anche l’autista.
In cosa consiste il tuo lavoro?
Guidare il pulmino e organizzare il trasporto di bambini e ragazzi da casa a scuolavi ceversa,r ispettandoor arie t urni.
Quante ore al giorno in media lavori?
In media 8 ore, dalle 6.30 alle 16.30 con
la pausa pranzo di 2 ore circa.
Consideri la tua paga soddisfacente?
Al 50%
Hai sempre svolto questo lavoro?
Sì, sin da piccolo volevo guidare il pullman giallo cioè lo scuolabus.
Che studi hai fatto per praticare il suo
lavoro?
Sono diplomato in ragioneria, ma per
svolgere il mio lavoro è sufficiente prendere la patente per guidare i pullman; io le
ho tutte tranne quella per l’aereo.
Ti piace questo lavoro?
Mi piace moltissimo e lo consiglierei a
chi ama guidare, stare con i bambini e ha
tanta pa zienza.
Da quanti anni lavori qui?Da tre anni,
dal settembre 2009. Mi trovo molto
bene.
Cosa ti piace e non ti piace del tuo lavoro?
Mi piace tutto, mi dispiace
solo quando i ragazzi confondono l’amicizia con la
mancanza di r ispetto.
Come sono i rapporti con
colleghi, alunni e genitori?
Sono buoni.
Che suggerimenti daresti per apportare dei miglioramenti alla realtà dell’istituto?
Cambierei la dislocazione delle scuole
materne, perché non c’è posto per par-
Una vita
da archeologo
P.s.: nemmeno noi alunni ci ricordavamo chi fosse Palazzi, ma non ditelo alle
maestre!
Martina, Lisa, Gianluca H., Teo
A scuola: intervista all’autista del pulmino giallo
Paolo Autrù è l’autista, con il cognome
nobile, dello scuolabus n.1 che accompagna alcuni di noi tutti i giorni a scuola e
a casa e a tutti quanti ci porta nei giorni stabiliti a fare ginnastica in palestra,
facendoci divertire un mondo con le sue
battute e la sua parlata napoletana, le
sue barzellette e i suoi indovinelli e gli
immancabili quiz femmine contro maschi.
Lo abbiamo invitato in classe per conoscerlo meglio.
Liberi di...
cheggiare il pulmino e per fare manovra.
Come andavi a scuola alla nostra età?
A piedi… all’elementari bene, ma alla
scuola media sono stato bocciato una
volta perché sono dovuto rimanere a casa
per tanti mesi dopo la rottura di una gamba per fare le gare di corsa con i pattini
a rotelle e anche alle superiori sono stato bocciato in prima perché “marinavo”
la scuola con gli amici e perché mi ero
innamorato. Detestavo l’inglese, ma alla
fine dell’anno sommando tutti i due che
prendevo raggiungevo il 10. Non è bello
essere bocciati e bisogna andare
bene a scuola per trovarsi meglio poi nel mondo del lavoro.
Che cos’è per te la libertà?
E’ la possibilità di poter fare
quello che mi piace, senza invadere la libertà degli altri.
Michele Minardi lavora all’Università
di Sidney, in Australia e cura gli scavi
di un sito in Uzbekistan, Asia centrale. Un lavoro molto originale.
Piovono
piccioni!
E’ un po’ di tempo che nella piazza Leopardi di Ripe
e lungo il viale Umberto I
cadono dal cielo piccioni
morti e noi alunni al rientro dalla scuola scendendo
dal pulmino ci ritroviamo
davanti a tanti piccoli cadaveri che sono sempre un
numero maggiore rispetto
alla mattina presto quando
prendiamo il pulmino per
recarci a scuola. Sembra
che vengano avvelenati
tutti i giorni dai cittadini di
Ripe perché sono troppi e
sporcano con i loro escrementi tutto il paese. A noi
però dispiace molto perché
pensiamo che anche loro
dovrebbero vivere fino alla
loro morte naturale e poi
sinceramente… non sporca
di più il corpo di un piccione che il suo piccolo escremento?
Francesco, Gaia, Giulia,
Marco e Vittoria 5aA
Scienze
19
Lo scorso dicembre è venuto a scuola Michele Minardi, il cugino della maestra Alessia, che ha 31 anni
e di lavoro fa l’archeologo.
E’ un tipo serio in jeans e
felpa, con i capelli lunghi
e castani, gli occhiali e una
barba folta. Ha frequentato il liceo scientifico e per
praticare questo lavoro si è
laureato in scienze umanistiche con indirizzo in Archeologia e ora
studia per il dottorato, dopo il quale potrà anche insegnare. Fa questo lavoro da
cinque anni e attualmente risiede da due
anni a Sidney in Australia dove ha ottenuto una borsa di studio: in inverno fa
ricerche e lavoro di documentazione in
biblioteca per e sugli scavi che deve effettuare poi in estate in Uzbekistan, uno
stato del centro Asia, in un sito grande
circa 3 ettari di zona desertica vicino al
fiume Oxs.
Michele è originario di Mondavio e torna a casa per le vacanze impiegando 24
ore di aereo, quando sta via per molto
tempo sente la mancanza dei suoi familiari, ma facendo un lavoro che gli piace
tanto e per lui coinvolgente, la nostalgia
è l’ultima cosa a cui pensa. Il lavoro
dell’archeologo non è né produttivo né
semplice per cui lo consiglia solo a chi è
appassionato di storia come lo era lui già
alle scuole elementari. Lavora 12 ore al
giorno e percepisce 1500 euro al mese;
in biblioteca ricerca indizi e notizie di civiltà che non esistono più e ormai scomparse, ma non del tutto, durante gli scavi
invece cerca oggetti materiali utilizzando
pala, piccone, cariola, cazzuola (trowel
in inglese), pennello e tutto questo lavoro va fatto a mano per non rovinare gli
oggetti, ci vuole molta precisione, ordine e delicatezza. Nel suo lavoro viene
aiutato da una decina di operai che deve
guidare nel punto preciso in cui devono
scavare e che viene definito dopo sopralluoghi e misurazioni, utilizzando anche
la stazione mobile.
Archeologia è una parola di origine
greca che significa studio antico, è la
scienza che studia le civiltà e le culture umane del passato e le loro relazioni
con l’ambiente circostante mediante la
raccolta, la documentazione e l’analisi
di tracce materiali che hanno lasciato.
Michele ha lavorato anche a Roma, a
Pompei, in Turchia a Malachi dove c’è
una specie di collina detta Tell o Tepe,
creata da tutte le costruzioni delle popolazioni vissute lì dal 3000 a.C. al 1200
d.C. e nel corso del tempo gli agenti atmosferici hanno dato alle diverse stratificazioni una forma di collina.
E’ stato anche ad Huruk, la prima città costruita dai Sumeri dove ha trovato
oro e tombe. In questi anni ha rinvenuto molti reperti di diverse forme e dimensioni, da cinte murarie ad oggetti in
ceramica di vari tipi che sono i più frequenti e forniscono molte informazioni. Quando trova reperti c’è il piacere
della scoperta e la soddisfazione di aver
effettuato bene ricerche e misurazioni.
Per Michele la libertà è avere la possibilità di scelta.
Classi 5aA e 5a B
Pecorelle
da mangiare
La mattina del 20 dicembre alle ore 8.30
con il suo grembiulino, il suo mattarello,
il suo sorriso e la sua pazienza, è arrivata a
scuola Rina, la mamma delle nostre insegnanti Cristina e Luigina, che ci ha insegnato a preparare le pecorelle che poi abbiamo
fatto cuocere nel panificio di Passo Ripe e
ce ne siamo gustati un po’ a scuola e un po’ a
casa. Vi diamo la ricetta di Rina, così potete
prepararle e gustarle anche voi!
Ingredienti. Per l’impasto: 2 bicchieri di
vino; 2 bicchieri di olio; farina; poco zucchero. Per il ripieno: mosto bollito; pane
grattugiato; bucce d’arancia e di limone
tritati; noci tritate.
Procedimento: amalgamare bene gli ingredienti per creare un impasto compatto e non
troppo morbido;con il mattarello stendere
l’impasto fino ad ottenere uno strato sottile e liscio; tagliare l’impasto a quadratini;
riempire ogni quadratino con una salsiccetta di ripieno; chiudere l’impasto dandogli una forma a ferro di cavallo;fare dei
piccoli tagli sull’impasto sopra al dolcetto
per dar l’idea del pelo della pecora; infine
infornare per circa 20 minuti a 180°.
Classi 5aA e 5a B
Di che merenda “sei”?
A scuola tutti fanno merenda. Ma non tutti la fanno allo stesso modo. La maggior parte dei ragazzi
intervistati mangia: panini, pane e cioccolata, pizza
e cracker. Thè e succhi di frutta sono preferiti all’acqua, anche se alcuni bevono quella del rubinetto. Nella scuola di infanzia anche la frutta, più si
cresce più si consumano merendine: questo perché
da piccoli si è più ‘obbligati’ a mangiare quello che
decidono gli adulti e perché c’è più curiosità per i
gusti nuovi. La pubblicità nei programmi televisivi
per ragazzi ci condiziona molto nel consumo delle
merende. La stragrande maggioranza porta la merenda da casa. La mattina, quando si esce di casa
con molta fretta, si preferisce mettere nello zaino
una merendina.
18
Scienze
Liberi di...
Dal mare alla molecola, quattro chiacchiere biologiche con Silvia Falcinelli
Una biologa tra noi
Silvia Falcinelli è una ragazza molto allegra e solare di 27 anni, cugina della nostra
compagna di classe Gaia Pettinelli. E’ una
tipa sportiva e molto studiosa laureata in
biotecnologia e sono già tre anni che si dedica alla ricerca vincendo borse di studio.
La prima l’ha vinta come biologa marina
e per un anno ha fatto immersioni in varie
parti d’Italia ed anche nell’oceano Pacifico;
da due anni invece le è stata assegnata una
borsa di studio come biologa molecolare
prima in California e adesso in Ancona. Sta
facendo ricerca sulla malattia della fibrosi
cistica che colpisce soprattutto il pancreas,
perché è una malattia rara e spera di poter
aiutare le persone a guarire e a non ammalarsi. Con la sua gentilezza e pazienza ha
risposto a tutte le nostre domande, anche
le più assurde. Ci ha spiegato che un biologo si occupa sia di cose nella Terra che
nel corpo e studia tutto ciò che ha a che
fare con il Dna che contiene tutte le informazioni su un individuo. Il biologo lavora
in laboratorio con microscopi, provette,
piastre, batteri, gel…ma quando lavorava
come biologa marina prima doveva immergersi per prelevare campioni di sabbia
o organismi per poi analizzare il tutto in
laboratorio.
Per praticare questo lavoro bisogna frequentare un corso di immersione: ci si immerge
fino ad un massimo di 18 metri di profondità con muta, pinne, maschera, bombole
di ossigeno e provette per i prelievi. Vi sveliamo due segreti, abbiamo scoperto che la
sabbia nera non è sporca, puzza perché c’è
assenza di ossigeno e i mostri marini non
esistono, sono solo pesci bruttissimi che
vivendo in acque molto profonde e scure
devono adattarsi ingigantendo occhi e altri
parti del corpo
per sopravvivere. Riguardo alle cellule
invece Silvia
ci ha spiegato
che le abbiamo su tutto il
nostro corpo anche sui capelli, si dividono
per riprodursi, si possono invecchiare, ammalare, morire e venir eliminate dal nostro
corpo, le cellule della pelle ad esempio
vengono cambiate ogni 24 ore. Attenzione
però, bisogna mangiare tanta frutta e verdura per fare in modo che la cellula non
si ammali e le cellule del cervello si riproducono solo fino ad un certo punto per cui
manteniamo in buono stato quelle che abbiamo…se le abbiamo!:)
Gaia, Giulia, Marco,Francesco M. 5a A
Dai nostri inviati alla Rotonda a mare di Senigallia per parlare di natura
Fiumi, onde, animali e disegni
Lo scorso anno in classe abbiamo portato avanti il progetto “Acqua buona per
tutti”, che ci ha permesso di approfondire tanti argomenti ed affrontare varie
attività collegate a questo preziosissimo
bene. Tra le altre cose, abbiamo fatto
un’escursione al fiume Misa, percorrendo un “sentiero ad anello” accompagnati
da una guida dello Studio Naturalistico
Diatomea di Senigallia.
All’inizio di questo anno scolastico, in
coincidenza con quella che è ormai l’annuale “Festa del fiume” e a conclusione
delle attività e delle escursioni effettuate con le scuole del territorio , lo Studio
Naturalistico Diatomea ha organizzato il
convegno “Educando al fiume”, che si
è tenuto alla Rotonda
a Mare di Senigallia lo
scorso 14 ottobre.
Ecco alcuni dei nostri
commenti:
“Io mi sono divertito e
ho visto disegni molto
belli. Abbiamo incontrato tantissimi alunni
di altre scuole”.
“Ho imparato tante cose
nuove e al convegno
c’era anche il giornalista che conduce il programma “Geo & Geo”: si chiama Francesco Petretti. Lui ha fatto dei disegni
molto belli (uccelli, corvi, impronte…)
chiedendoci poi di indovinare di quali
animali si trattasse”.
“A me il convegno è piaciuto soprattutto
quando il signor Petretti ci ha fatto vedere tutti gli animali che ha disegnato e
anche quando ha fatto vedere i fiumi su
una cartina geografica: è stato molto interessante”.
“A me sono piaciuti i disegni che faceva
Francesco Petretti, perché era preciso e
perché è stato molto bravo e gentile con
noi bambini. Mi è piaciuta anche la vista
del mare con i gabbiani e le onde.”
“Il convegno sul fiume mi è piaciuto perché era interessante. Mi è piaciuto molto
quando Francesco Petretti ha disegnato
per noi. Quando poi ho fatto la domanda
col microfono, mi sono un po’ emozionato perché c’erano tante persone che
ascoltavano!”.
Al termine, prima di rientrare a scuola, ci
hanno consegnato una Attestato di Partecipazione alle escursioni lungo il Fiume
Misa: è stata proprio una bella giornata!
Le classi 3a A e 3a B - Passo Ripe
Liberi di...
Interni
7
A scuola: a colloquio con Adriana Siena, il ‘capo’
La dirigente si racconta
Adriana Alejandra Siena,
52 anni, sposata con un figlio. Da due
anni è alla guida dell’Istituto comprensivo
‘Nori de Nobili’ che comprende le scuole
di Ripe, Passo Ripe, Brugnetto, Monterado e Castelcolonna. Siamo andati nel suo
ufficio dove ci ha accolto con un gran sorriso. Inizialmente eravamo un po’ timidi,
non è da tutti intervistare la dirigente, poi
ci siamo sciolti e le abbiamo rivolto queste
domande. Ora sappiamo un po’ di più chi
è la nostra dirigente e questo è bello e utile
per vivere la scuola come un posto in cui ci
si sente bene... nonostante i compiti!
Il suo lavoro
Ha cominciato a lavorare nel 1993 come
professoressa. E’ Dirigente Scolastico e il
suo lavoro consiste nell’organizzare la vita
dell’istituto. Il lavoro da Dirigente le piace
e lo consiglia però alle persone alle quali
piace veramente. Lavora in media 6-7 ore
al giorno. Non considera soddisfacente la
paga. Non ha sempre svolto questo lavoro,
prima era insegnante .
E’ laureata in Giurisprudenza e ha fatto poi
un corso di specializzazione.
Lavora da due anni in questo istituto e si
trova bene. Le piacciono tutti gli aspetti,
non le piace quando alcune volte non può
gestire come vorrebbe lei.
Dell’istituto le piace tutto, ma pensa che si
possa sempre migliorare.
I rapporti con insegnanti, alunni e genitori
sono buoni. Le piaceva la scuola, era brava
e metteva tutto il suo impegno, ma aveva
qualche problema con l’arte.
Alla fine la domanda su quando finisce la
scuola: “Forse i giorni di chiusura della
scuola a causa della neve verranno recuperati, ma ancora si attendono indicazioni
precise”.
Per lei la libertà è riuscire a scegliere.
A scuola: collaboratrici scolastiche
Paola e Renata
Paola Pandolfi, 44 anni, accompagnata, con un figlio. Ha iniziato a lavorare
a 17 anni in fabbrica, questo lavoro lo
fa dal 1992. E’ collaboratrice scolastica e pensa a: apertura e chiusura della
scuola, pulizia, ordine, fotocopie, sostegno ai docenti e ai bambini. Lavora
sei ore al giorno ordinarie.
Quando ha iniziato questo lavoro non
serviva il diploma. Ha scelto questo lavoro per bisogno, ma le piace. Si trova
bene. Le piace tutto tranne la mancanza di rispetto a volte da parte di alunni o genitori. I rapporti con i colleghi
sono buoni, anche perché si vedono
poco, con gli alunni molto buoni, con
i genitori di solito
buoni.
Vorrebbe che ci
fossero più soldi da
destinare a progetti
rivolti ai bambini.
A scuola andava
bene e le piaceva, a
parte il primo anno
di elementari perché aveva un maestro
severissimo. La libertà è vivere serenamente e si sente libera quando sta
in campagna.
Renata Franceschini, 49 anni,
sposata, non ha figli. A 25 anni ha
iniziato a lavorare come commessa in un negozio di alimentari, poi
in albergo come baby sitter prima
e come addetta alle
camere
poi. Lavora sei ore
al giorno
e poi fa
qualche
ora
di
straordinario.La sua paga non è
sufficiente per il costo della vita.
E’ diplomata, ma non è necessario
il diploma per il suo lavoro. L’ha
scelto per necessità, bisogno, ora
le piace molto. Non le piace la
maleducazione. Nel nostro istituto si sta abbastanza bene. Ha un
rapporto buono con tutti. Servono spazi più adeguati e più soldi. Non ha un buon ricordo della
scuola elementare perché aveva
un maestro che la terrorizzava.
Si sente libera quando riesce a
costruirsi uno spazio tutto e solo
per lei.
Nori De’ Nobili
L’Istituto
comprensivo di Ripe
- Monterado Castelcolonna è
intitolato a ‘Nori
de’ Nobili’. Eleonora De’ Nobili,
chiamata
affettuosamente Nori
era una pittrice
del 900 vissuta a
Ripe, le cui opere
sono state recentemente riconosciute e valorizzate dalla critica. Oltre a delicati e intensi
dipinti, ha composto anche poesie. Tanti sono
gli autoritratti, opere sui gatti, le bambole e i
clown, segni di una personalità vivace. Dipingeva su materiali più diversi: carta, tela, cartoni, giornali, pezzi di legno, biglietti d’invito…
e con le tecniche più varie: tempere, carboncino, inchiostri, pastelli, tecniche miste. Nelle
sue opere traspare l’umiltà, la passione per
il paese, il desiderio di esprimersi e comunicare emozioni forti, la capacità di guardare il
mondo in silenzio apprezzando ogni minimo
particolare.
Pierino chiede alla maestra: “Si può
punire qualcuno per qualcosa che
non ha fatto?”. La maestra risponde:
“Certo che no!” Allora Pierino esclama: “Bene! Non ho fatto i compiti!”.
Classe 2a A e 2a B
8
Interni
I tanti volti
Liberi di...
della nostra scuola
La libertà per lei è esprimere le proprie idee.
Alessandra Frati,
assistente amministrativa
Lavora in segreteria Alessandra Frati, ha
57 anni, è sposata e ha due figli.
Ha iniziato a lavorare a 17 anni.
Il suo lavoro consiste in lavoro di segreteria. Lavora 6 ore al giorno.
La sua paga non è soddisfacente.
Non ha svolto sempre questo lavoro, ha
fatto anche la maestra. Diploma di scuola
superiore. Ha scelto questo lavoro perché
è stato il primo a darle un posto di ruolo
a tempo indeterminato. Lo consiglia a chi
ha voglia di lavorare su pratiche d’ufficio. Lavora qui da 11 anni.
Si trova bene. Le piace stare a contatto
con i ragazzi, non le piace quando i lavori si sovrappongono e sono troppi.
Le piace che l’istituto sia un ambiente familiare e non le piace che ci siano pochi
contatti con l’esterno.
I rapporti sono buoni con tutti.
Le piacerebbe che la scuola fosse più
aperta ai problemi del mondo esterno.
Andava molto bene a scuola e le piaceva.
Per lei la libertà è poter esprimere
sempre le proprie idee ed essere indipendente sia dal punto di vista economico che di movimento, cerca di essere
sempre libera.
Patrizia Bigelli,
assistente amministrativa
Patrizia Bigelli, 52 anni, sposata con
figli. Ha iniziato a lavorare a 23 anni.
In segreteria si occupa dell’area alunni.
Ha 49 anni ed è sposato con due
figlie. Professore di musica.
Insegna a cantare e a suonare.
Lavora 18 ore settimanali.
Considera la paga soddisfacente.
Consiglierebbe questo lavoro a chi
piace la musica e stare con i ragazzi.
Si trova bene. Non gli piace quando non ha attrezzi, strumenti musicali per lavorare bene. Ha buoni
rapporti con tutti. Vorrebbe più tempo per lavorare
meglio. Andava bene a scuola e gli piaceva.
La libertà per lui è poter fare quello che vuole
senza urtare i diritti degli altri.
Lavora 6 ore al giorno. La paga la considera soddisfacente. Ha un diploma di
scuola superiore. Lavora qui da 10 anni.
Si trova bene. Le piace il suo lavoro. I
rapporti sono ottimi. Le piaceva la scuola, andava abbastanza bene.
La libertà per lei è una cosa molto
importante.
Simonetta Mezzanotte,
assistente amministrativa
Simonetta Mezzanotte, 50 anni, sposata
e ha 2 figli. Ha svolto il suo primo lavoro
a 14 anni. In segreteria si occupa degli
insegnanti. Lavora 6
ore al giorno.
Considera la sua paga
abbastanza
soddisfacente. Ha
fatto diversi lavori.
Si è diplomata in
ragioneria. Ha scelto
questo lavoro perché
le piace, non lo consiglia a chi non piace
stare in ufficio. Lavora in questo istituto da
11 anni e mezzo. Si
trova bene.
Non le piace quando
non arrivano indicazioni precise dal
Ministero, le piace
lavorare per i ragazzi.Ha buoni rapporti
con tutti. Vorrebbe più fiducia da parte di
tutti. Le piaceva la scuola e andava bene.
Per lei la libertà è poter esprimere il
proprio pensiero.
Paola Petrucci,
assistente amministrativa
Paola Petrucci, 53 anni, sposata e ha una
figlia. Ha iniziato a lavorare a 32 anni.
Il suo lavoro consiste nel gestire gite,
ordini del materiale, inventario… Lavora
6 ore al giorno. La sua paga è soddisfacente. Ha sempre svolto questo lavoro.
E’ laureata. Ha scelto questo lavoro per
caso e lo consiglierebbe a tutti.
Lavora in questo istituto da 10 anni.
Si trova bene. Le piace il suo lavoro,
però è un po’ faticoso. Ha ottimi rapporti
con tutti.Vorrebbe più personale.
Andava bene a scuola.
La libertà per lei è rispetto e tutela dei
diritti.
Economia
17
Intervista agli impiegati della Bcc: Lorenzo Perini e Simone Mattioni
Due uomini e una banca
Daniele Morelli,
docente di musica
Anna Lozza,
collaboratrice scolastica
Bidella nella cuola secondaria 1°grado (ex scuola media),
sposata con figli, ma non ha voluto dire l’età.
Accoglie i ragazzi, supporto segreteria, pulizia della
scuola.
Lavora 6 ore al giorno, a volte fa straordinari.
La sua paga è abbastanza giusta.
Non ha sempre svolto questo lavoro.
Lavora da 12 anni nella scuola media.
Ha svolto altri lavori e questo lo consiglierebbe.
Si trova bene.
Ha buoni rapporti con i colleghi e i docenti.
A scuola non andava bene.
Liberi di...
Lo scorso novembre ci hanno accolto in
banca Lorenzo Perini, il direttore della
filiale e Simone Mattioni, il cassiere. Lorenzo ha 36 anni, vive a Senigallia, Simone invece ha 39 anni e vive ad Ostra . Si
assomigliano molto: entrambi lavorano in
banca da otto anni, non sono sposati, non
hanno figli, hanno un carattere simpatico
e scherzoso, si vestono allo stesso modo,
jeans, camicia azzurra, gilet, sciarpa al
collo, scarpe eleganti, tutto rigorosamente
blu e nero, infatti sono interisti, sono alti e
hanno il gel nei capelli. Le uniche differenze che abbiamo notato sono che Simone
è più alto e magro e indossa gli occhiali,
invece Lorenzo porta un anello d’argento
al dito mignolo. Sono stati gentili ed accoglienti con noi e hanno risposto a tutte le
domande della nostra intervista.
In cosa consiste il vostro lavoro?
Vendere denaro, cioè fornire servizi ai
clienti in denaro. I bancari sono dipendenti, il banchiere è il proprietario della
banca.
Che studi avete fatto per praticare questo lavoro?
Ragioneria ed economia e commerio Lorenzo, ragioneria ed economia e finanza
Simone.
Avete sempre lavorato in questa banca?
Lorenzo ha lavorato a Chiaravalle ed è
nella banca di Passo Ripe da soli 20 giorni, Simone invece a Senigallia ed è a Passo Ripe da due anni.
Vi trovate bene a Passo Ripe?
Sì, stiamo bene, è tranquillo qui.
Vi piace e lo consigliereste come lavoro?
A noi piace molto e volevamo fare questo
lavoro sin da piccoli, ma consigliamo di
fare il lavoro per cui ognuno è portato e
ha passione.
Quante ore lavorate e quanto guadagnate?
Lavoriamo 8 ore al giorno con la pausa
pranzo di un’ora; guadagnamo abbastanza, ma meno di quanto pensa la gente,
con la crisi si sono ridimensionati anche
i nostri stipendi che sono gli stessi di un
impiegato.
Che differenze ci sono tra una banca
centrale ed una filiale?
Questa di Passo Ripe è una filiale cioè una
piccola sede distaccata della banca centrale che si trova ad Ostra dove si trovano
tutti gli uffici: amministrativo, controlli,
personale...
Chi sono i vostri clienti abituali?
Sono famiglie e titolari di piccole attività,
pochi clienti di medie aziende, è una banca territoriale.
Dove tenete i soldi che vi vengono consegnati?
Nella cassaforte, ma in piccole quantità; i
soldi vengono spediti alla sede centrale e
poi portati al deposito.
Quanti soldi girano al giorno circa nella
vostra filiale?
Con i bancomat, le carte di credito…i soldi contanti son sempre meno, per ridurre i
rischi di banconote false e furti. Lo sportello bancomat, atm, viene riempito tutte
le mattine da addetti al trasporto valori.
Com’è la situazione economica dei cittadini di Ripe?
Abbastanza buona.
E del nostro Istituto scolastico?
Va bene, vista la situazione economica
precaria di tutte le scuole.
Avete mai subito una rapina?
Noi non l’abbiamo mai subita, ma in questa filiale ce n’è stata una cinque anni fa
sfondando la vetrata, erano in tre e son
riusciti a rubare i soldi, era di pomeriggio
e i dipendenti si sono chiusi in una stanza perché di regola devono prima di tutto
salvaguardare la loro vita. Invece quattro
anni fa un signore ha tentato un furto a
volto scoperto, ma è stato preso.
Che sistemi di sicurezza avete?
Telecamere che registrano 24 ore su 24,
allarmi su porte e cassaforte, la bussola
cioè la porta per entrare, pulsanti che fanno partire le telefonate al direttore e alla
polizia,
Ci date qualche “dritta” per diventare
ricchi con la nostra paghetta settimanale di 5 euro o investendo i nostri risparmi di compleanni e Natali?
Risparmiate il più possibile e quando avete un bel gruzzolo portatelo in banca dove
più soldi si hanno più si può guadagnare.
Donate dei soldi in beneficienza?
Sì, circa un 3% per sostenere il territorio,
le associazioni…
Avete mai pensato di collaborare con il
nostro istituto?
Se ci proponete qualcosa di interessante,
volentieri.
Mentre facevamo l’intervista sono entrati
in banca dei clienti che, anche se un po’
confusi dalla nostra presenza, ci han detto che sono soddisfatti del lavoro dei due
bravi bancari.
Erika, Veronica, Federico,
Giuseppe, Andrea 5 a B
La mamma di Pierino entra in banca,
supera la fila e va direttamente allo
sportello. Una signora arrabbiata le
chiede: “Signora, perchè non fa la
coda?” La mamma risponde: “Perchè
mi piacciono i capelli sciolti!”
Economia... agricola
Gianni e la terra
Come ti chiami e quanti anni hai?
Gianni, ho 35 anni, sono sposato e ho
due bambini.
In che cosa consiste il tuo lavoro?
Coltivo la terra
Quante ore lavori al giorno?
Circa 8, ma dipende dai periodi
E’ un lavoro redditizio?
Poco, si fa fatica ad arrivare a fine
mese
Che macchinari usate?
Trattori a cingoli e a ruote, seminatrici,
aratri, eliterra…
Quanto è grande il terreno che coltivi?
70 ettari
Ti piace il tuo lavoro?
Sì, perché sto all’aria aperta
Da quanti anni lo svolgi?
Da 15 anni
Da chi hai imparato a fare questo mestiere?
Da mio padre, è una tradizione di famiglia
Sei andato a scuola?
Ho frequentato la scuola per elettricisti
Consiglieresti il tuo lavoro ai ragazzi?
No, è un lavoro troppo incerto sia perché è faticoso e poco redditizio sia perché è legato alla stagionalità. Lo si può
praticare oggi solo come “per di più”
Che cos’è per te la libertà?
L’opportunità di poter scegliere ciò che
si vuole fare.
Andrea 5a B
16
Economia
Liberi di...
Virgilio Castiglioni,
Il piccolo centro degli artigiani sulle colline marchigiane: i protagonisti dei lavori più belli
Il Paese
dei mestieri
Quando si arriva a Ripe, sotto al cartello segnaletico si legge
scritto in corsivo “Il Paese dei mestieri” e in effetti in questa
cittadina si possono contare ben 20 artigiani accreditati: - il
tornitore delle gambe pigre, costruisce e lavora le gambe per
tavolini resistenti nel tempo; - lo stagnino delle acque dolci,
traccia la via per condurre l’acqua dall’uomo; - il disegnatore
delle foglie di legno, disegna e intaglia il legno dandogli vita
e forma; - il calzolaio dei passi perduti, continua a far camminare scarpe che senza di lui dovremmo buttar via; - l’orafo
della luce, dà forma e luce all’oro; - l’architetto delle piccole
cose, costruisce borghi e monumenti in miniatura; - il bottaio
della verità, costruisce botti dove far maturare il vino; - il
cordaio dell’arcobaleno, produce corde di varie misure; - il
ferraio della buona cottura, trasforma il ferro in strumenti di
cottura per i cibi; - la fiorista di carta, riesce a dar vita a fogli
di carta che diventano fiori; - il falegname delle tenere radici,
scolpisce e intaglia il legno ottenendo le forme desiderate;
- il fabbro della nostalgia, batte il ferro a colpi di martello e
ottiene oggetti che indicano la posizione dei venti; - il mugnaio della lentezza, dal grano maturo, alla bianca farina, al
pane croccante; - l’ortolano delle lune buone, fa crescere e si
prende cura degli ortaggi ripesi; - la candelaia delle lacrime
della luce, lavora la cera trasformandola in una candela con
bellissimi ornamenti; - il canestraio del silenzio, intreccia i
vimini per costruire canestri; - le ricamatrici del sorriso, con
abili mani creano disegni di fili colorati in ogni tessuto; - la
sarta delle bambole e la coltivatrice di perline che abbiamo incontrato e intervistato per voi.
direttore servizi generali
LA SARTA DELLE BAMBOLE
Rosina Campolucci è una signora di
80 anni molto simpatica, gentile e
generosa. Fa la sarta da 60 anni, ma
lo fa per hobby. Realizza ricami per
i quadretti, ma la sua passione è cucire vestiti per le bambole per questo
la chiamano la sarta delle bambole.
Nella sua bottega ha più di 300 bambole vestite da lei. Usa solo ago, filo
e stoffa per i suoi lavori. Il bello di Rosina è che sia i ricami che
i vestiti non li vende, li regala soprattutto alle bambine, le piace
renderle felici .
Federico 5a B
LA COLTIVATRICE DI PERLINE
Eugenia è una signora con una passione per le perline di tutti
i tipi e tutti i colori. Nella sua casa, in cui ci ha accolto con
gentilezza e simpatia, ha tantissimi oggetti stupendi realizzati con
perline: mollette, fiori, scarabei,
coccodrilli, apette nere e gialle.
Ha realizzato addirittura una casa
ed un acquario fantastico con pesciolini, naturalmente di perline,
che nuotano. Questi oggetti lei li
vende e il costo varia a seconda
del numero di perline che usa, ad esempio una molletta può costare 3 euro. Ha questo hobby da 8 anni e le piace molto, la rende
felice. Altre sue amiche hanno la sua stessa passione, a volte si
scambiano consigli e idee.
Giuseppe 5a B
Dossier ‘paghetta’
Disegni in libertà
E’ giusto avere la paghetta?
Giusto
80%
Non giusto
20%
In cosa consiste?
Denaro
70%
Altro
30% (giochi, dolci, ecc.)
Come la usi?
Risparmio
Acquisto
44%
56%
Perché la ricevi?
Senza motivo
15%
Dopo qualche servizio 85%
disegno di Benedetta
scuola d’infanzia - Ripe
9
il commercio. Ha scelto questo lavoro e
lo consiglierebbe perché è piacevole.
Lavora in questo istituto da settembre e
si trova molto bene. Gli piace il rapporto
con i colleghi. Con i colleghi ottimo,
con gli alunni piacevole, con i genitori
discreti, aperti. Si dovrebbe migliorare la
collaborazione tra istituto e genitori.
Non gli piaceva la scuola, ma alla maturità è stato promosso con 58/sessantesimi.
La libertà è responsabilità, maturità
nelle scelte, nel rispetto degli altri, nel
capire dove finisce la propria disponibilità e quella degli altri.
Questa è un’inchiesta che ci ha riservato più di una sorpresa: abbiamo interpellato i bambini e i ragazzi per sapere da loro come
vivono la scuola. Intanto c’è da dire che non ci aspettavamo una percentuale così alta di bambini a cui piace andare a scuola:
abbiamo pensato che, in questa domanda, le risposte della scuola d’infanzia hanno condizionato molto il risultato (... ma, avranno
capito la domanda?). Fa pensare anche vedere che la maggior parte degli alunni usa un mezzo privato per andare a scuola e ci
siamo chiesti perché tante famiglie non possono utilizzare il pulmino: sono scomodi gli orari, costa troppo, non passa vicino alle
loro case? Siamo rimasti colpiti anche dalle risposte relative alla domanda cosa piace e cosa non piace della scuola. In pratica la
stragrande maggioranza del ‘mi piace’, come potete vedere dalla tabella qui sotto, è vicina a “trovo amici”, “vado in giardino”,
“facciamo ginnastica”: in pochissimi hanno risposto che sono contenti di andare a scuola perché si imparano cose nuove. Cari
insegnanti, ma la scuola non esiste anzitutto per questo? Non ci sono posti di ritrovo per fare amicizia o spazi verdi per giocare,
se la scuola serve soprattutto a questo? Nel ‘non mi piace’ ci sembra che molti ragazzi non sopportano la scuola quando è ‘muffa’
o troppo classica. Poi, la storia dei bagni chiusi troppo presto si spiega con il fatto che le bidelle li devono pulire prima che la
campanella suoni, dopo devono dedicarsi alle aule. Infine, alla domanda ‘se comandassi cosa cambieresti’ ci hanno colpito molte
risposte ‘pigre’, che chiedono poco impegno. Ragazzi, forza, un po’ più di fantasia e iniziativa!
Ti piace andare a scuola?
(hanno risposto in 282)
I NO sono stati 125, pari al 44,3%
I SI sono stati 157, pari al 55,7%
Mi PIACE della scuola
(le x esprimono tanti voti)
Amici X X X X X X X
Ginnastica X X X X X
Lavori manuali
Andare in giardino XXXX
Arte
Scrivere
Si fanno tante cose (sc. infanzia)
disegno di Emily, scuola d’infanzia - Brugnetto
Interni
La scuola che vorrei
Col pulmino: 102
In auto: 134
A piedi: 41
In bicicletta: 3
Isabella , scuola secondaria I grado Ripe
Ricevi la paghetta
Ce l’hanno
60%
Non la ricevono 40%
Virgilio Castiglioni, ha 43 anni, è sposato
e ha 2 figlie. Ha iniziato a lavorare a 14
anni nel periodo estivo.
Il suo ruolo è di direttore dei servizi
generali e amministrativi e si occupa
della parte contabile dell’istituto e della
regolarità degli atti amministrativi.
Lavora 6 ore al giorno su sei giorni.
Considera la sua paga poco soddisfacente. E’ da 4 anni che svolge questo lavoro.
Ha studiato all’istituto professionale per
Come ti rechi a scuola?
(hanno risposto in 280)
Abbiamo intervistato i bambini e i ragazzi della scuola d’infanzia di Brugnetto
e Ripe, della primaria di Passo Ripe e della secondaria di Ripe. L’inchiesta
aveva come argomento ‘la paghetta’, cioè i soldi che ogni tanto i nostri genitori
o i nostri parenti più stretti ci regalano, visto che ancora non siamo in grado di
guadagnarceli da soli. Sono venute fuori tante interssanti sorprese: anzitutto i
ragazzi interpellati hanno voglia, fin dalla prima elementare, di essere autonomi. Bisogna cominciare presto
a ragionare sul valore dei soldi,
anche se ci sono adulti che per
ben il 40% non pensano che i
piccoli possano avere dei soldi
propri. Siamo stati sopresi anche
dal fatto che in molti hanno voglia di risparmiare la paghetta,
questo perché pensano che nel
futuro possa servire. Risparmiare o spendere dipende dalle attese che uno ha nella vita, dal tipo
di educazione ricevuta o dalla
disponibilità dei soldi. La stragrande maggioranza dei ragazzi
intervistati prende la paghetta
per dei piccoli lavori fatti: non
si tratta di lavoro minorile, per
carità... ma a volte bisogna meritarsi le cose.
Liberi di...
Laboratori X X X
Impariamo cose nuove X
Bidelle simpatiche
Maestre simpatiche X X
Gite belle X
Uso del computer
Lim (secondaria)
Poca arte
Poco inglese
Banchi rotti X
Bide lle severe
Bagno chiuso troppo presto X X
Inizia troppo presto
Intervallo corto
NON MI PIACE della scuola
(le x esprimono tanti voti)
Se comandassi io
Si scrive / legge troppo X
Biblioteca X (secondaria)
Troppe regole X
Non si fa musica X
Non abbiamo verde in classe x
Alcune maestre X
Non c’è la palestra
Troppa confusione
Troppi compiti X X X X X X X
Giardino mal tenuto
Manca la palestra X
Punizioni e note X
Poca attività motoria X
Migliorare il giardino X X X
Mensa a scuola
Intervallo più lungo X X X
Più ginnastica X X X X
Classi più grandi
Bagni più grandi
Distributore di caramelle in ogni classe
Cambiare qualche insegnante
Niente schede
Arredamento e cura dell’edificio X X
XX
Più lavori fatti insieme
Lim in aula magna X
Settimana corta X X
10
Interni
Liberi di...
A tu per tu con il Sindaco di Ripe e gli Assessori
A casa dell’Amministrazione
E’ stato emozionante salire le scale del
Municipio di Ripe, essere accolti dal Sindaco e fatti accomodare sulle grandi e
antiche sedie della sala consiliare. Per un
attimo ci siamo sentiti importanti, dei veri
politici al lavoro in una stanza dal bellissimo soffitto e decorata con i quadri di
Nori De’ Nobili, trattati con gentilezza e
disponibilità dagli amministratori di Ripe
in persona con tanto di acqua e caramelle nel lunghissimo tavolo di legno. Dopo
la prima eccitazione e superato il leggero
intimorimento siamo tornati professionali
ed è iniziata l’intervista ufficiale
Sindaco
Faustino Conigli
Da chi è gestito il comune di Ripe?
E’ gestito da me insieme ai miei quattro
assessori che formiamo la Giunta comunale e ogni assessore ha i propri funzionari e 17 consiglieri (12 di maggioranza e
5 di minoranza) che insieme alla Giunta
formano il Consiglio Comunale e dal segretario comunale.
In che cosa consiste il vostro lavoro?
Abbiamo la responsabilità di far funzionare il Comune di Ripe in tutti i suoi aspetti
e ogni assessore ha la responsabilità di un
settore specifico.
Quante volte vi incontrate?
La Giunta si incontra tutte le settimane,
ma se vi sono problematiche da risolvere
anche più spesso, mentre il Consiglio si
riunisce una volta al mese.
Lavorate nei giorni festivi?
Spesso sì capita, questo lavoro non si ferma mai.
E’ difficile questo lavoro, vi piace e lo
consigliereste?
Ci piace molto, lo facciamo per passione e
dà tante soddisfazioni, lo consiglieremmo
a tutti i cittadini per comprendere meglio
il proprio paese.
Fate soltanto questo lavoro o ne avete
altri?
Non è possibile vivere con questo lavoro,
almeno in un piccolo paese come il nostro,
quindi tutti svolgiamo un altro lavoro.
Quanto guadagnate e chi vi paga?
Poco, un sindaco di un paese come Ripe
può guadagnare in media sui mille euro al
mese e veniamo pagati dai cittadini.
Da quanti anni ricoprite queste cariche
e come si fa a diventare Sindaco e Assessori?
Siamo stati eletti più di due anni e mezzo
fa dai cittadini di Ripe e il loro mandato
scadrà nel 2014.
Quanti sono gli abitanti del Comune di
Ripe?
Circa 4500
Le piaceva andare a scuola ed era bravo?
Sì, andavo benino e la mia materia prefe-
rita era tecnica; ma ci si rende conto solo
da grandi quant’è bella la scuola.
Che cos’è per lei la libertà?
La possibilità di scegliere.
Assessore all’ambiente
e ai Lavori pubblici
Giorgio Terenzi
In cosa consiste il suo lavoro?
Risolvere i problemi relativi ai lavori pubblici e all’ambiente nel Comune di Ripe,
mi occupo molto della raccolta differenziata e del verde pubblico.
Molti di noi praticano attività sportive, ma sono costretti ad andare in altri
paesi perché a Ripe mancano le strutture: piscina, campi multifunzione e
poca scelta nella palestra. Anche la nostra scuola è piccola per il numero dei
bambini e non ha la palestra: ci sono
progetti per il futuro che riguardano la
soluzione di questi problemi?
Ci sono dei progetti relativi alla ristrutturazione della Scuola Secchiaroli di Ripe e
l’ampliamento fra quattro anni circa della
Scuola Secondaria di 1°grado di Ripe che
dovrà ospitare anche la scuola primaria
del Comune con 15 aule ed avere una ampia palestra attrezzata e quattro volte più
grande di quella attuale con spazi anche
esterni per l’atletica. Per realizzare una
piscina invece ci vogliono molti soldi
anche poi per mantenerla e il Comune di
Ripe non se la può permettere.
Pensa che ci siano le stesse strutture in
tutte le frazioni di Ripe?
No, in ogni frazione si cerca di qualificare le strutture esistenti fruibili da tutti
i cittadini di Ripe, poche ma ben tenute,
piuttosto che tante ma non mantenibili in
buono stato.
Da un’inchiesta fatta a scuola risulta
che molti bambini vanno a scuola accompagnati dai genitori con auto private e questo genera inquinamento,
secondo lei perché non viene scelto il
trasporto pubblico o l’andare a piedi?
Sarebbe certamente meno inquinante e
più economico l’uso del trasporto pubblico e il Comune offre questa possibilità ai
cittadini, ma non tutti la sfruttano.
Che ne pensa del Pedibus o del Bicibus?
Che sono delle buone e salutari iniziative e si potrebbe pensare di organizzarle
anche nel Comune di Ripe con un nuovo
progetto che preveda percorsi sicuri per i
bambini.
Sono “puliti” i cittadini di Ripe?
Abbastanza, anche se ancora c’è qualcu-
Liberi di...
Cultura
Il commercio equo e solidale da premio!
Gli alunni delle attuali classi quinte di Passo Ripe sono stati invitate
al Teatro di Chiaravalle a ritirare il 2° premio del concorso “Equamente” vinto grazie ai due video realizzati “Bribon” dalla classe 5a A
e “Chico” dalla classe 5a B. I due video riassumevano il lavoro svolto
dai ragazzi durante l’anno sulla conoscenza e la comprensione del
commercio Equo e Solidale, attraverso l’intervento di esperti in classe, la lettura di testi e
materiali
informativi, la visione di video
documentari, l’ascolto
del racconto “Le Due
Storie” interpretato per
loro dal teatro Canguro e la conoscenza dei
prodotti del commercio Equo. In entrambi
i video si sono usate
la poesia personificata
ed in rima e la tecnica informatica dell’I.
stopMOVIE, la stessa
tecnica che si usa nella
pubblicità della Lavazza. Come premio hanno ricevuto dei libri e un
attestato dalla responsabile del progetto Barbara e le autorità di Chiaravalle. La cerimonia di premiazione si è conclusa con una gustosa
merenda naturalmente a base di prodotti equo e solidali. Alcuni alunni
sono stati talmente coinvolti dall’importanza di un commercio equo
e solidale che hanno deciso di acquistare proprio nelle Botteghe del
mondo di Corinaldo e di Senigallia le loro bomboniere per la Prima
Comunione.
Ioana, Matilde, Riccardo, Alessandro, Francesco R 5a
15
Jesus Christ, un musical
nella piazza di Ripe
L’1 giugno 2011 alle ore 21.15 la piazza Leopardi di
Ripe è stata animata dal musical “Il Risorto”, messo in
scena per far vivere con maggior partecipazione l’ordinazione sacerdotale di Danilo Marinelli che nel mese
di agosto è diventato sacerdote. La volontà di mettere
in scena il musical è stata del parroco Don Emanuele e
degli educatori dell’Acr che per la regia si sono affidati
al bravissimo Mirco Minucci. Tutti gli adulti e i ragazzi
dell’Acr di Ripe e Castel Colonna si sono impegnati per
3 mesi nella preparazione di scenografie, coreografie,
parti da recitare e costumi; anche Don Emanuele avrebbe dovuto recitare, ma ci ha confessato che non aveva
tempo di andare alle prove. Proprio lui ci ha spiegato
che per il musical si sono ispirati alla passione e alla resurrezione di Gesù e crede che sia stato un bel modo per
far conoscere e avvicinare più volentieri i ragazzi alle
tematiche religiose. E’ stata una bella esperienza secondo don Emanuele che ha insegnato anche ai ragazzi la
gioia di stare insieme e condividere emozioni. Si augura
che si possa ripetere di nuovo non solo a Ripe ma anche
in altri posti.
Matilde e Ioana 5a A
In fondo al mare con il pesciolino NEMO
Se dovessi scegliere un cartone animato da consigliare ai miei amici,
non avrei dubbi: “Nemo” è in cima alla mia lista, un percorso marino
che ci porta a scoprire quello che succede al piccolo pesce nato con una
pinna atrofica e la cui felicità è stata stroncata da un feroce barracuda
affamato che ha ucciso la madre.
L’unione con il padre viene interrotta dalla cattura di Nemo da parte di
un subacqueo che lo mette in un acquario all’interno di uno studio dentistico. Marlyn, il padre, però non si arrende e con l’aiuto di un’amica
smemorata Dory, va alla ricerca del figlio correndo moti rischi: vengono
inseguiti da uno squalo con una doppia identità, inghiottiti da una balena e spaventati da una pesce-lanterna, ma riescono ad attraversare anche
un branco di meduse. Fortunatamente incontrano Scorza, una tartaruga
marina di 150 anni che li aiuta ad attraversare la COA, ovvero la corrente orientale australiana e Amilcare, il pellicano intelligente. Marlyn riesce a riportare a casa suo figlio e possono così continuare insieme la loro
avventura. Nemo ha imparato ad ascoltare di più il padre e il padre ad
essere meno preoccupato per il figlio che ha dimostrato che anche se ha
una sola pinna può cavarsela benissimo da solo ed entrambi che l’amicizia e l’aiuto degli altri pesci rende la loro vita più bella e tranquilla.
Francesco R. 5a A
Un film può insegnare divertendo:
“Il pianeta del tesoro”
Una mattina diversa dalle altre, giovedì 12 ottobre
2011, a scuola, ci ha fatto lezione di fantascienza il
cartone animato “Il Pianeta del Tesoro” con la sua
trama, i suoi personaggi e il linguaggio tipico del racconto di fantascienza. Le avventure di Jim, il ragazzo
protagonista, hanno ottenuto l’assoluto silenzio e la
massima attenzione di tutti gli alunni delle classi 5°A
e 5°B per tutta la durata della proiezione…impresa
ancora mai raggiunta dai nostri maestri in questi 5
anni di scuola! Lo consigliamo a tutti perché è molto
avventuroso, ma anche ricco di sentimenti positivi ed
è facile immedesimarsi nel protagonista.
Matilde e Riccardo 5aA
La ‘strana’ ricreazione della quinta A: uno stress per noi ‘poveri’ maschietti!
Alle 10.20 di ogni mattina nella nostra scuola suona la campanella della ricreazione e di solito tutti i bambini di questa Terra sono felici di smettere di lavorare per dedicarsi allo snack e al gioco. Ma puntualmente
nella nostra classe inizia una battaglia all’ultimo sangue tra maschi e femmine per la conquista del computer. I maschi vorrebbero giocarci, ma le femmine non lo permettono perché devono usarlo come stereo per
ballare a ritmo di musica. Devo dire che il genere di musica che ascoltano non ci dispiace: dance e pop e
sono anche molto brave a muoversi a ritmo di musica, ma quando saltano sulle sedie e si buttano in scivolata con le braccia aperte mi sembra eccessivo…mica siamo a teatro! La cosa più sconvolgente comunque è
che sempre più spesso i miei amici maschi si uniscono a loro e fanno anche balletti a coppie e con le prese.
L’allegria in questa classe non manca mai.
Alessandro Cascia
14
Cronaca nera
Liberi di...
Intervista ai capo - carabinieri: Maresciallo Lattanzi e Capitano Cardinali
I carabinieri, che sorpresa!
Come vi chiamate?
Lattanzi Giampiero e Cardinali Roberto.
Quanti anni avete?
Entrambi 47.
Siete sposati, avete figli?
Sono sposati, solo Lattanzi ha due figlie,
ma a Cardinali piacciono molto i bambini
per questo è venuto a Ripe oggi a passare
una mattinata con noi.
Sappiamo che non siete di Ripe, da
quanti anni vivete qui, da dove venite e
perché siete venuti a lavorare nelle nostre zone?
Lattanzi viene da Montefortino e sono 19
anni che vive a Ripe, non lo ha scelto lui,
ci è stato mandato dal comandante. Cardinali vive a Senigallia da 4 anni, è marchigiano di San Benedetto. E’ stato mandato
a Senigallia a comandare i carabinieri del
territorio, ha tante competenze per cui viene mandato dove c’è bisogno di lui, è stato
in 18 posti diversi.
In che cosa consiste il vostro lavoro?
Dare sicurezza ai cittadini, far tenere bella e pulita la città, coordinare il lavoro dei
carabinieri a loro subalterni.
Come trascorre una giornata un carabiniere?
La giornata di un carabiniere è sempre diversa, non c’è mai la certezza di star tranquilli né di giorno né di notte: sorvegliano
paesi e strade, raccolgono denunce, catturano e interrogano, ascoltano i problemi
delle persone e danno consigli…
Che scuola avete frequentato per diventare carabinieri?
La scuola per diventare carabiniere ausiliario dura due anni, si sono appassionati
durante la leva militare e sono rimasti nell’Arma.
Eravate bravi a scuola e vi piaceva andarci?
Sì, a Lattanzi piaceva ginnastica, a Cardinali storia e geografia; non sono proprio le
materie preferite dagli studiosi
Come si diventa marescialli o capitani e
quali sono i gradi di un carabiniere?
Bisogna frequentare tanti corsi e studiare
molto. Si inizia da Carabiniere semplice,
poi carabiniere scelto, appuntato, appuntato scelto, brigadiere, brigadiere scelto,
maresciallo,tenente, capitano, generale.
Perché avete scelto questo mestiere e vi
piace?
Siamo sempre stati affascinati da questo
mestiere e dall’uniforme.
Che armi avete e come le potete usare?
Ad ogni carabiniere insieme alla divisa,
viene consegnata una pistola personale
con 15 colpi che può usare solo per legittima difesa, per esercitarsi o per intimorire, bisogna sempre registrare come sono
stati usati i proiettili usati. Hanno anche la
mitraglietta e per proteggersi indossano il
giubbotto antiproiettile.
Siete mai stati costretti ad utilizzarle?
Lattanzi no, Cardinali solo per creare panico.
Vi hanno mai puntato una pistola?
No
Avete mai rischiato la vita?
Sì, entrambi.
Avete mai fatto un inseguimento con la
macchina come nei film?
Molti inseguimenti e a volte siamo riusciti
a catturare, altre no, perché dobbiamo comunque stare attenti a non farci male a
non far male alle altre persone.
Non avete paura di fare questo mestiere?
Generalmente no, pochissima.
Con che tipo di problemi e persone avete a che fare di solito?
Sia con persone brave che con persone con
problemi o che non rispettano le regole.
Che età hanno in media?
Intorno ai 35 anni.
Avete mai risolto un crimine?
Tanti, l’ultimo l’omicidio Taurino di Passo
Ripe.
Come funziona un interrogatorio?
Dipende dal caso, ci sono interrogatori
con la presenza degli avvocati oppure no,
si cerca di mettere un po’ di timore al sospettato per farlo parlare.
Avete mai messo in galera qualcuno?
Da una parte purtroppo e dall’altra per fortuna, tante persone
Cosa provate quando dovete interrogare o arrestare qualcuno?
Soddisfazione per aver fatto bene il proprio lavoro, ma anche dispiacere per la
persona e la famiglia.
Com’è la criminalità a Ripe?
Sotto controllo.
E’ cambiata negli anni?
Sì, purtroppo è cresciuta.
Avete mai pilotato o siete mai stato su
un elicottero dei carabinieri?
Solo viaggiato in elicottero.
Perché dovete indossare la divisa, è comoda, è uguale per tutti i carabinieri?
Si chiama uniforme e serve ad identificare
il ruolo. Son tutte uguali, cambiano solo
gli stemmi dei gradi.
Com’eravate da bambini: birichini o già
responsabili e rispettosi delle regole?
Un po’ birichini, ma le regole le hanno
sempre rispettate… (così dicono!)
La testata del nostro giornale è “Liberi
di…”, che cos’è per voi la libertà?
Lattanzi: è la possibilità di poter esprimere
la propria opinione, giusta o sbagliata che
sia. Cardinali: poter fare ciò che si desidera senza intaccare la libertà degli altri.
Classe 5a A
Il 20 ottobre 2011 a Passo Ripe è successo
un fatto scioccante che ha sconvolto tutti gli
abitanti di Ripe e dintorni. L.T., un trentacinquenne proveniente da Foggia è stato accoltellato dai suoi vicini di casa albanesi proprio davanti alla sua abitazione sembra per
discussioni sui confini di terreno dietro casa.
L’uomo da alcuni anni risiedeva a Passo Ripe
con la moglie ed il figlioletto ed era conosciuto da tutti perché aveva gestito una pescheria
all’interno del supermercato del paese. Il fatto è avvenuto intorno alle 20.50 e la mattina
dopo sia nel paese che a scuola non si parlava
d’altro tra il dispiacere e la preoccupazione
che anche il tranquillo paesino di Ripe potesse diventare un luogo poco sicuro.
Quando accadono questi fatti spiacevoli a
noi bambini raccontano solo alcune parti, ma noi sappiamo leggere le locandine
dell’edicola, i giornali e siamo abili “origliatori” dei genitori e veniamo a sapere
tutto…se ce lo diceste voi adulti però risparmieremmo energie.
Nicola e Isnija 5a A
Liberi di...
Interni
no che non rispetta l’ambiente buttando
rifiuti e ingombranti nei fossi.
Perché non ristrutturate la ex Crai di
via Mattei per realizzare un grande
spazio fruibile?
Perché è una struttura privata.
Era bravo a scuola?
Sì, soprattutto in matematica.
Che cos’è per lei la libertà?
Poter esprimere liberamente le mie idee.
Assessore alla cultura
e allo Sport
Laura Merli
Che cosa organizza il Comune di Ripe
per incentivare lo sport, il turismo e la
cultura?
Tante iniziative insieme alle oltre 20 associazioni presenti nel territorio.
Per quando sarà pronta la nuova biblioteca e come funzionerà?
La nuova biblioteca sarà dislocata nel villino Romoaldo donato dal primo sindaco
Sheran al Comune di Ripe e si dovrebbe
inaugurare tra i mesi di maggio e giugno.
Ci sarà uno spazio dedicato ai libri con
prestito, uno all’esposizione delle opere
di Nori de’ Nobili e uno come punto internet e per fotocopie.
Cosa fare a Ripe nel tempo libero?
La Proloco di Ripe è attrezzata con campi
da tennis, area verde, pista di pattinaggio;
si possono praticare calcio, ruzzola oppure ci si può iscrivere alle associazioni di
volontariato, all’associazione artigiani o
all’Unitrè che organizza tante attività dall’informatica alla ginnastica per tutti.
Quanti turisti passano per Ripe in un
anno?
E’ stato fatto da poco un bilancio dell’anno appena concluso e si sono registrati
circa 400 turisti. Hanno partecipato alle
manifestazioni organizzate dal Comune:
la fiera dei mestieri e degli artigiani nella quale gli artigiani lavorano in piazza;
le rassegne teatrali, le festa della birra,
il mercato di San Pellegrino; le gare di
ruzzola; i pacchetti turistici delle i pacchetti turistici delle Terre di Frattula che
consistono in percorsi e degustazioni di
prodotti tipici ed biologici dell’entroterra
marchigiano con visite alle botteghe del
nostro paese dei mestieri; concerti d’organo Callido, manifestazioni autonome
delle associazioni.
Possiamo usare per la ginnastica la palestra KO che è più vicina alla scuola
elementare?
Purtroppo non vi sono i soldi e vi sono
altre priorità di spesa. Una palestra comunale l’abbiamo e dovete usare quella per
ora.
Perché non si può organizzare un progetto sportivo Scuola/Comune?
Il Comune organizza “Ripe fa sport” in
collaborazione con i ragazzi delle scuole
medie con gare durante l’anno scolastico
e in premio vi sono attrezzature sportive.
Ci piacerebbe molto avere un cinema,
un teatro e uno spazio per dipingere,
che ne pensa, sarà possibile?
I problemi sono sempre di carattere economico e per ora ci dobbiamo accontentare della sala polifunzionale dove è possibile e si sono anche realizzate rassegne e
spettacoli.
Le piaceva la scuola ed era brava?
Andavo bene, ma non ero una “secchiona”, se volete un consiglio godetevi questi
anni di studio che sono gli anni più belli
della vita. Le mie materie preferite erano
italiano e arte, anche se la maestra mi diceva sempre che parlavo troppo.
Che cos’è per lei la libertà?
E’ il diritto di parola…mi piace parlare!
11
Assessore al Bilancio
Lorenzo Casagrande
Il comune di Ripe è un comune ricco?
Né ricco né povero.
Quali sono le entrate e le spese del comune?
Le entrate sono le tasse che pagano i cittadini e le uscite sono le spese per i lavori e
le necessità pubbliche: stipendi, illuminazione e manutenzioni pubbliche, trasposto
scolastico, manutenzione e riscaldamento
scuole, associazioni e servizi sociali.
Dopo la grande nevicata sono stati fatti
tanti danni e ci sono i soldi per sistemarli?
Sono già stati spesi 60.000 euro solo per
le pulizie di strade e ne serviranno molti altri per sistemare strade e marciapiedi
rovinati dal sale, si dovranno posticipare
alcuni progetti.
In base a cosa scegliete le priorità per
le spese?
In base alle necessità degli abitanti, prima di tutto viene sempre la sicurezza dei
cittadini.
Quanti operai ha il comune di Ripe e
che funzioni svolgono?
17 operai, 12 lavorano negli uffici, 5 per
il paese.
Quanti soldi investite nella scuola?
Sono stati spesi e si spenderanno molti soldi per la scuola e la sicurezza dei ragazzi,
uno dei più grandi progetti del Comune
è proprio la ristrutturazione della Scuola
Secchiaroli e l’ampliamento dell’edificio
della scuola media.
Le piaceva la scuola ed era bravo?
Andavo molto bene a scuola e la mia materia preferita era il diritto.
Che cos’è per lei la libertà?
E’ la possibilità di scegliere.
Interviste curate dalla classe 5a A
L’angolo delle opinioni
A settembre dell’anno scolastico che stiamo vivendo abbiamo creato nelle nostri classi quinte
della scuola primaria di Passo Ripe l’angolo degli “oratori” come il famoso speaker’s corner di
Hyde Park a Londra, uno spazio per esercitare il
diritto di parola. Abbiamo scoperto, utilizzandolo, che i nostri fatti personali non possono essere
un argomento comune da trattare con gli altri e
che per non essere contestati prima di parlare
bisogna conoscere bene l’argomento ed avere
una forte motivazione, oltre a dover usare un linguaggio adeguato e non offendere o calunniare
gli altri. Non l’abbiamo utilizzato molto questo
angolo della parola, un po’ perché nelle nostre
classi siamo di solito abituati a parlare libera-
mente e un po’ perché non tutti gli insegnanti ci
hanno permesso di usarlo sempre. E’ stato utile
per esprimere liberamente i nostri pensieri senza essere giudicati e anche per conoscere come
la pensano i nostri amici e riflettere sulle nostre
opinioni. Ci è sembrato inutile quando è stato
usato a sproposito per fare i buffoni e quando
alcune delle nostre richieste o proposte non sono
state prese in considerazione dai maestri con la
motivazione che siamo piccoli e sono gli insegnanti che decidono e comandano. Pensiamo
che insieme al diritto di parola dovremmo avere
noi bambini anche il diritto di essere ascoltati sul
serio dagli adulti, anche se siamo minorenni.
Classi 5aA e 5a B
Liberi di...: Benedetta Baldini (direttore), Francesco Rossi (vicedirettore). In redazione: Bruschi Matilde, Casagrande Alessandra,
Cascia Alessandro, Di Lonardo Sharon, Dinu Ioana, Ezendu Elvis Chinonso, Ferchichi Arbi, Fratini Marco, Frulla Lorenzo, Hong Na,
Hristov Stefan Nikolaev, Ivanova Victoria, Landi Nicola, Liu Li Hao, Mancuso Francesco Maria, Manoni Riccardo, Pettinelli Gaia, Saciri
Isnija, Savini Giulia, Agostinelli Erika, Baraschi Federico, Brunetti Gianluca, Carbini Andrea, Chiarello Giuseppe, Conigli Teo, Dhaovi
Omar Ben Mondher, Discepoli Veronica, El Filali Karim Zaccaria, Esposito Carlo, Fraboni Raffaello, Hasani Gianluca, Iodice Sara, Jace
Xhesika, Marcantognini Lisa, Marinelli Martina, Secchi Stefano, Tarughi Giovanni, Tomassetti Giovanni, Tonelli Alessia.
12
Esteri
Liberi di...
Liberi di...
Esteri
13
Insegnare in Colombia, esperienza di vita di Maria Giovanna, una giovane insegnante
Maestra in missione
La terribile avventura vissuta da un nostro compagno di classe, testimone della ‘rivolta dei laureati’
La Tunisia del nostro amico Arbi
Al rientro dalle vacanze di Natale dello
scorso anno scolastico, nelle nostre classi
4e, attuali 5e, della scuola primaria di Passo Ripe, si respirava un’aria di preoccupazione per il nostro compagno Arbi Ferchichi che il 23 Dicembre 2010 era partito
per la Tunisia, suo paese di origine. Come
quasi ogni anno Arbi era andato con la sua
famiglia a Tunisi a trovare i suoi parenti,
ma tutti sapevamo che dopo tre giorni dal
suo arrivo in Tunisia era scoppiata una
rivolta popolare contro il loro presidente
Ben Alì. Erano stati chiusi tutti gli aereoporti fino al 31 gennaio 2011, giorno in
cui Arbi è potuto ripartire per tornare a
Ripe e riabbracciarci tutti: non è riuscito nemmeno a varcare la soglia dell’aula
che si è ritrovato addosso tutta la classe e
i maestri. Dai racconti di Arbi e informazioni lette sui quotidiani e ascoltate ai telegiornali abbiamo scoperto che la rivolta
in Tunisia è scoppiata perché il presidente
ha iniziato a spendere i soldi dei cittadini
aumentando i prezzi anche dei prodotti
alimentari e rubandoli dalle banche per far
vivere la sua famiglia e i governanti del
Paese nel benessere, ma riducendo così
i cittadini in povertà. La popolazione ha
iniziato a ribellarsi dopo che una vigilessa
ha dato uno schiaffo e ha distrutto il banco di vendita di un ragazzo laureato che
era costretto a procurarsi soldi vendendo
frutta e verdura per strada. Il ragazzo disperato si è dato fuoco e alle proteste della
famiglia e degli amici Ben Alì ha risposto
con uccisioni e incendi a case ed edifici. Il
popolo compatto ha risposto alla violenza
del presidente dando vita alla rivolta chiamata dei laureati in nome del ragazzo che
si è bruciato vivo che ha rappresentato la
disperazione di tanti ragazzi che non possono avere un futuro lavorativo in Tunisia
anche se laureati. Arbi ha provato tanta paura di poter morire o che potessero
uccidere i suoi familiari, in particolare il
padre che era sempre appostato con i suoi
amici in una tenda fuori casa a catturare
cecchini con armi autoprodotte. Ha visto
passare tanti carri armati, camion pieni di
militari, persone morte per strada, edifici incendiati. Di notte riusciva a dormire
solo se la sua mamma gli leggeva prima
il corano o glielo lasciava appoggiato sul
petto. E’ stato però anche fiero del suo
papà che è riuscito a catturare quattro
cecchini che avrebbero potuto uccidere
tante altre persone. Raccontando tutto
questo ad una telecamera è nato il nostro
reportage “Tg speciale Tunisia” che il 21
Maggio 2011 ci ha fatto ricevere una targa
di riconoscimento, una medaglia per uno
e un abbonamento annuale al quotidiano
Messaggero, un interessante giornale che
ha anche delle pagine locali.
Alessandra e Sharon, classe 5a A
L’Africa chiama
i bambini rispondono!
Una mostra a Fano sui diritti dell’infanzia
Sabato 24 settembre 2011 le classi quinte della scuola primaria di Passo Ripe armati di penne e blocchetti si sono recati alla chiesa
di S. Arcangelo di Fano per visitare la mostra dei diritti dell’infanzia organizzata da un ONG piemontese in occasione della “Settimana regionale africana” che si è aperta sabato 24 settembre ed è terminata sabato 1 ottobre, promossa da ‘L’Africa chiama’, un’organizzazione che promuove tanti bei progetti per aiutare soprattutto i bambini in Kenya, Tanzania e Zambia. Gli alunni, animati da
una volontaria, hanno lavorato sul diritto all’ identità (art. 7-8 della costituzione) diritto alla libertà di espressione e opinione(art.
12-13); diritto all’istruzione (art.28-29).Dopo un’attenta lettura su tende colorate dei diritti e di testimonianze di bambini a cui quei
diritti vengono negati, gli alunni divisi in gruppi hanno rappresentato i diritti assumendo con il corpo posizioni diverse all’interno di
una foto vivente. L’animazione si è conclusa con la visione di un cortometraggio molto crudo, ma realistico della serie “All the invisible children”. Prima di partire gli alunni hanno acquistato dei prodotti dell’associazione organizzatrice “Africa chiama” lasciando
così anche un loro contributo economico. Questo è stato l’inizio di un lungo percorso che gli alunni hanno seguito per tutto l’anno
scolastico sui diritti dell’uomo e dell’infanzia.
Classi 5aA e 5aB
Un lungo viaggio per portare sostegno
ai bambini colombiani Maria Giovanna
Panni è una ragazza di 25 anni laureata in
scienze della formazione primaria, che da
quest’anno insegna nella scuola primaria
di Passo Ripe come maestra di sostegno
nelle classi prime. E’ piccola di statura,
robusta con i capelli corti, ricci e castani,
occhi vivaci e ha sempre un gran sorriso
smagliante sul viso. Veste in modo semplice e sportivo a scuola, sembra una ragazza
decisa, piena di volontà, simpatica, gentile
e ci ha dedicato un po’ del suo tempo libero
per venire in classe a raccontarci della sua
esperienza in una scuola della Colombia,
facendoci scoprire anche il suo lato altruista e coraggioso del suo carattere. L’anno
scorso Maria Giovanna ha affrontato un
lungo viaggio fino all’America del Sud per
coronare il suo sogno di andare ad insegnare in una missione. Alcuni amici le avevano detto che cercavano insegnanti
per una scuola cattolica in Colombia,
lei non ci ha pensato due volte e si
è subito informata e data da fare per
poterci andare. Quando è arrivata a
Bogotà l’aspettavano le sue compagne d’avventura e i bambini delle sue
classi prime e seconde elementari che
le hanno fatto una gran festa, ma lei
è stata subito colpita nel vedere case
molto accoglienti di fianco a capanne
povere. La scuola dove ha insegnato
matematica e scienza è stata aperta da
un prete che vuole aiutare tutti i ragazzi a poter esercitare i loro diritti, nelle sue
classi c’erano infatti sia bambini italiani
che colombiani,sia cattolici che protestanti,
sia poveri che ricchi. Ci ha spiegato che in
Nella bottega
Lunedì 20 Febbraio noi
alunni della 4a A e 4 B,
accompagnati dalle nostre insegnanti, abbiamo
visitato “La bottega del
mondo” di Ostra Vetere,
uno dei diciassette negozi equosolidali delle
Marche. Il nome ci aveva
fatto pensare ad un negozio grandissimo, invece ci
siamo trovati in una botteguccia tanto stretta che le due classi
si sono alternate nella visita. La signora
che ci ha accolti ci ha subito spiegato il
motivo di uno spazio così limitato:l’uso
del locale è gratuito inoltre le persone
che ci lavorano offrono senza compenso la loro opera.
I volontari portano avanti alcuni progetti il cui scopo è quello di valorizzare
il lavoro degli abitanti dei Paesi poveri
(quelli a Sud del Mondo) e così offrire
loro la possibilità di vivere più dignitosamente evitando anche l’emigrazione.
Il commercio equo e solidale non ha
niente a che fare con l’elemosina ma è
un sistema in cui il lavoro viene ricompensato in modo giusto, senza sfruttare
nessuno, tanto meno i minori. I prodotti
sono acquistati direttamente dai produttori e vengono pagati adeguatamente.
Il primo Progetto di cui ci ha parlato la
signora è quello delle coltivazione, in
Guatemala, del caffè che viene acqui-
del mondo
La visita delle quarte classi
di Passo Ripe alla bottega del
commercio equo e solidale di Ostra V.
Colombia gli italiani sono considerati ricchi e bisogna stare attenti ad uscire da soli,
perché la tua paga mensile potrebbe finire
in mano ai ladri come è successo a lei una
volta. Molti vivono facendo elemosina, c’è
poca acqua, poco cibo e niente elettricità,
ma in contrasto a tutto ciò ci sono i grandi
centri commerciali frequentati solo da chi
se lo può permettere. Il bello dei bambini
colombiani è che a loro non interessa se
non hanno nulla, per loro sono molto importanti l’affetto e l’amore degli altri e a
scuola si dedicava molto tempo per le uscite e le recite. In chiesa alla domenica un
po’ di tempo era sempre dedicato a ballare
la salsa e a cantare tutti insieme. Il clima a
Bogotà è freddo perché si trova a 2500m
di altezza e per arrivare al mare devi fare 3
ore di macchina, ma lì la temperatura sale
fino a 40°C. La frutta è davvero squisita:
mango, banana e ananas. Ha faticato tanto
ad imparare lo spagnolo, ma ne è valsa la
pena. Il momento più brutto è stato il dover salutare i suoi bambini che si son tutti
messi a piangere insieme a lei per la sua
partenza.
Alessandra 5aA
stato dalle associazioni equosolidali
che possono pagarlo di più perché sostenute dal volontariato. Il prodotto arriva in Italia e in Piemonte avviene la
torrefazione.
L’altro progetto riguarda il Brasile: la
produzione di sapone naturale utilizzando i semi ricchi di grasso del cocco della palma babacu. Questi prodotti sono naturali al cento per cento. Le
donne brasiliane hanno lottato per non
abbattere le palme evitando il disboscamento .
L’ultimo progetto del quale ci ha parlato è rivolto al Perù: l’acquisto dei maglioni in alpaca ottenuti dalla tosatura
di questi animali.
Nel negozio ci sono anche generi alimentari, tutti prodotti in modo naturale.
Al posto della Nutella c’è l’Equobonita.
Noi l’abbiamo assaggiata: è squisita.
Gli scaffali sono pieni di oggetti di ogni
tipo, provenienti dall’artigianato di
svariati Paesi meno fortunati (in Asia,
Africa, America latina…). Siamo stati incuriositi dagli oggetti più strani e
fantasiosi in legno,in osso, in pietra,in
paglia e in altri materiali naturali. Per
noi questa visita è stata molto interessante ed emozionante, perché abbiamo
conosciuto persone che aiutano altre
più sfortunate senza chiedere niente in
cambio e abbiamo sentito che questa
esperienza ci ha arricchito.
Gli alunni della 4a A e 4a B
Scarica

Prima Edizione - Istituto Comprensivo NORI DE` NOBILI