24 Pagine libere Piccola inchiesta tra i genitori delle classi quarte La libertà, secondo noi Nel rispondere alla prima domanda sulla Libertà, i genitori delle nostre classi si sono divisi in due gruppi principali scegliendo le risposte “Riconoscere i diritti ed i doveri di ogni cittadino” e “Poter manifestare il proprio modo di essere”. Solamente alcuni hanno dato altre risposte. La Libertà spaventa solamente quattro intervistati i quali ritengono che se è troppa può portare alla delinquenza; viene usata senza pensare a ciò a cui si va incontro; è difficile da conservare. Quasi tutti ritengono che le Regole siano l’unico modo per organizzare la società. Solamente in un caso si pensa di non saper gestire la propria libertà. Circa la metà degli intervistati si ritiene libera quando riceve l’ascolto in famiglia. L’altra metà si è suddivisa nella scelta delle altre opzioni. Quasi i 2/3 degli intervistati si sentono oppressi quando non possono esprimere la propria opinione. I rimanenti pensano di esserlo se le regole limitano il loro essere e solamente in due casi l’oppressione è provocata dal rispetto delle regole civili. Le classi 4a A e 4a B Liberi di... La moto è sinomino di libertà, ma può essere tanto pericolosa Domenica 23 ottobre 2011 in Malesia è successa una tragedia che ha sconvolto anche gli sportivi di Ripe: il corridore di moto Marco Simoncelli, detto Sic, allargando una curva ha strisciato per terra attaccato alla moto e a causa di un dispositivo elettronico è tornato in pista ed è stato travolto dai colleghi Rossi ed Edward e per lui è stata la fine. La corsa sulla pista Sepang è stata immediatamente sospesa. Nelle nostre case e in quelle dei nostri compagni e vicini di casa genitori e bambini hanno guardato e riguardato l’incidente in televisione con le mani tra i capelli. Anche il giorno dopo a casa e a scuola non si parlava d’altro, giovedì 27 ottobre 2011, ci sono stati i funerali e molti di noi sarebbero voluti andarci. Elvis e Lorenzo 5a A Liberi di... Periodico delle scuole d’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di Ripe, Passo Ripe, Brugnetto. Testi e fotografie realizzati dai ragazzi, stampa ad uso interno. marzo 2012 - n.1 Ce l’abbiamo messa IN NUMERO tuttaQUESTO ed ecco qua il nostro giornale! Si chiama ‘Liberi di...’ e vuole raccontarvi tante cose che abbiamo conosciuto mentre lo abbiamo pensato, organizzato, scritto e impaginato. Abbiamo incontrato tante persone, imparato cose nuove, scoperto che il mondo, anche quello più vicino a noi, può regalarci belle sorprese. L’importante è essere curiosi, pensare con la propria testa, ascoltare chi ha cose interssanti da dire. In poche parole, l’importante è essere liberi per davvero. BUONA LETTURA La storia di Wasyl Questo episodio mi è stato raccontato da mio padre “Toto” e da mio zio Nello, tutto si svolge nella zona che va dal cimitero di Roncitelli al fiume Cesano (DonnellaBruciata), dove allora abitava mio nonno Alfredo e la sua famiglia, la casa adesso è stata demolita, si trovava nei pressi dei capannoni che una volta erano dell’azienda Baldoni. E’ una storia di persone semplici, di privazioni, di ospitalità e forse di tanto ingenuo coraggio. Scrivo come se fosse mio padre a raccontarla. Era la primavera del 1944, ultimo periodo della seconda guerra mondiale, le truppe tedesche di occupazione si ritiravano verso Nord, per diversi giorni una interminabile colonna di mezzi di tutti i tipi scendeva dalla collina del cimitero per dirigersi al di là del fiume Cesano, gli alleati avanzavano molto lentamente, quando trovavano una pur minima resistenza facevano entrare in azione l’artiglieria, ci sono notizie di vittime anche tra i civili in quella zona. Una mattina di Maggio vedemmo avvicinarsi verso casa un uomo malamente vestito con un cappello nero in testa, camminava lentamente e sembrava molto sospettoso, probabilmente cercava di capire cosa poteva trovare in quella casa, era molto alto e snello, capelli biondi a spazzola, ci disse di chiamarsi Wasyl e di essere russo, parlando un italiano stentato ci fece capire di essere fuggito dai tedeschi che lo avevano fatto prigioniero, aveva bisogno di nascondersi, se lo avessero ritrovato per lui ci sarebbe stato il plotone di esecuzione. Aveva fame e noi lo invitammo ad entrare in casa, gli offrimmo da mangiare, la sua paura sembrò scomparire, forse aveva capito che quello era un luogo sicuro e che si poteva fidare di noi. Wasyl ci raccontò che prima di arrivare nella nostra casa aveva chiesto ospitalità ad altre famiglie della zona, ma era stato sempre allontanato, tutti in quel periodo avevano paura, ma in realtà era solo un povero soldato di 20 anni lontano da casa che voleva salvare la pelle. Parlammo con Wasyl per diverse ore e quando si fece sera nessuno di noi ebbe il coraggio di mandarlo via, così quel povero soldato sbandato e lontano da casa aveva trovato un nascondiglio per salvare la sua vita. Passarono giorni e settimane, quando il fronte era tranquillo lui rimaneva in casa con noi, quando i tedeschi erano vicini si nascondeva nelle siepi o in mezzo ai covoni del grano e a volte era costretto a rimanere nascosto anche per diversi giorni, noi conoscevamo quei nascondigli e gli portavamo da mangiare. Wasyl fumava, ma le sigarette in quei tempi erano una rarità, una nostra parente, che aveva trovato ospitalità nella nostra casa, riusciva a procuragli dei pezzetti di foglie di tabacco raccolto in campagna ed essiccato al sole, rimediando anche qualche fiammifero e carta di giornale Wasyl riusciva a farsi delle sigarette che fumava intensamente, la signora che gli procurava tutto ciò veniva affettuosamente chiamata “mamma Clara”. Ricordo che quando fumava di notte teneva la sigaretta chiusa tra le mani, aveva paura che la luce potesse essere notata dagli osservatori tedeschi che non avrebbero esitato un istante a far bombardare il luogo da dove proveniva quella debole luce. Nelle giornate in cui Wasyl poteva rimanere a casa, mangiava con noi, a lui era riservato il posto di capotavola, anche perchè era il più vicino alla porta, nell’eventualità di una visita improvvisa dei tedeschi, per lui ogni attimo era prezioso per la fuga. Una cosa tra le tante non potremmo dimenticare, qualche giorno a tavola eravamo anche 30-35 persone, lui era l’unico che prima di iniziare il pranzo si faceva il segno della croce. Intanto il fronte si stava avvicinando, gli spari si facevano più frequenti e verso la metà di agosto ci fu una giornata intera di combattimenti, quel giorno Wasyl rimase nascosto con noi in un rifugio che avevamo scavato vicino alla casa, verso sera i tedeschi si ritirarono a Nord del fiume Cesano, la notte trascorse in un silenzio assoluto, nessuno osava muoversi, la mattina Wasyl mi chiamò, era rimasto tutto il giorno e la notte ad osservare il passaggio del fronte, aveva visto avvicinarsi da Sud una colonna di camion alleati, erano polacchi, gli andammo incontro e loro ci offrirono vere sigarette, pane bianco e cioccolata. Ma la guerra non era ancora finita, anche se i tedeschi si erano ritirati di alcuni chilometri continuavano i bombardamenti sulle avanguardie alleate per ritardare l’avanzata, un proiettile di artiglieria colpì la nostra casa ferendo nostro padre Alfredo ed uccidendo mio fratello Silvio di 20 anni. I combattimenti lentamente si diradavano, Wasyl voleva ricongiungersi agli alleati, noi lo sconsigliammo, volevamo che restasse con noi per qualche altro giorno finchè la situazione non fosse stata più tranquilla. Una mattina al passaggio di una colonna di camion che trasportavano truppe alleate, gli andammo incontro, Wasyl fece cenno ad un camion di fermarsi, questi si arrestò, erano militari polacchi, si scambiarono alcune frasi, fecero segno a Wasyl di salire e lui partì. Erano trascorsi alcuni mesi quando una domenica mattina arrivò davanti alla nostra casa una camionetta militare inglese con tre soldati a bordo, uno di loro era Wasyl, fecero colazione con noi e poi ci recammo insieme per una piccola gita al santuario della Madonna della Rosa, al ritorno Wasyl e gli altri due pranzarono con noi trattenendosi fino a sera, poi ripartirono per raggiungere la loro base che era a Falconara. Non lo rivedemmo più, dopo un lungo silenzio ci giunse una sua lettera, era il 10 Dicembre 1946, Wasyl diceva di trovarsi in Inghilterra, era scritta in buon italiano, erano parole di riconoscenza per chi gli aveva salvato la vita. Papà di Martina Marinelli 5aB La redazione al completo! Libertà in rima E’ così grande la libertà che metterla in gabbia nessuno potrà. Ha il colore di un prato fiorito, la sorpresa di un bel vestito, un pallone calciato forte, è bello sfidarsi tra le due porte. Sono libera in giardino mentre abbraccio il cagnolino. Un passo di danza insieme agli amici, la musica a palla e siamo felici. Acqua da bere e cibo buono, posso ridere e urlare, che gran bel suono! Esprimo rabbia, gioia e canto, non c’è guerra, nemmeno un pianto. Nel grande silenzio ascolto me, pensieri e sogni, mi sento un re. Non ho un trono, né una corona, ma sono contento e l’anima suona. Mi sento libero, non c’è rumore Spalanco gli occhi e do spazio al cuore. Il bus è arrivato, ora vedo il suo viso: è la mia mamma, solo lei ha quel sorriso. Libero le corro incontro, e quando è estate racconto un tramonto. Libero di dormire, di mettere le ali, girare in bici rispettando i segnali, non fare i compiti, mangiare un gelato, contare i pianeti in un cielo stellato. Andare in moto, sfidare la wii, quando sei libero, parti e sei qui. Nessuno ordina, né comanda Tu scegli il bene e il male rimanda. La libertà è libera, gratis, per te Buttarla via non sarebbe un granché. Ci pensi a una sveglia che non sa suonare? La tua minimoto che ha rotto il motore, un paio d’occhiali privo di lenti un dentista matto che non cura i denti? La casa fatta senza cemento una Ferrari che va a rilento, la tua maestra che non sa contare, l’Iphone di zio senza il suo auricolare? Ha un altro nome, si chiama vita Puoi scriverla a penna, a volte a matita. Scritta da un altro non sarebbe lo stesso: ora sei libero d’ esser te stesso. 2 Cronaca Liberi di... La visita a due classi della scuola primaria di P. Ripe Una sacerdote anglicana e mamma a Londra. Jules Cave una donna speciale Lo scorso gennaio, per il progetto delle classi 4e “Una scuola interetnica” alla scuola di Passo Ripe è venuta direttamente da Londra Jules Cave, una sacerdotessa anglicana in Italia per l’incontro ecumenico che fa incontrare nella Cattedrale di Senigallia i cristiani delle diverse confessioni. Jules è una donna molto gentile e sorridente, non ci ha detto la sua età perché le signore inglesi che hanno superato i 22 anni non rivelano più la loro età. Ha due figli è responsabile del seminario della diocesi di Oxford, ma vive a Londra dove fa la sacerdotessa insieme al marito, prete anche lui, nella sua casa-parrocchia che è aperta a chiunque abbia bisogno di aiuto. Jules porta gli occhiali, è testarda ma molto brava nel suo lavoro, le piace molto cucinare pasta e fagioli, le piace vedere le persone in gamba e come Dio agisce dentro di loro. Jules è venuta a spiegarci la loro religione, come la vive e come sono le festività, molto simili a quelle cattoliche. Il marito di Jules il giorno di Pasqua manda il vice parroco a far nascondere le uova di Pasqua colorate intorno al giardino della chiesa e al termine della messa dà il via ai parrocchiani per andarle a cercare. I morti vengono sepolti nel giardino intorno alla chiesa, dove chiunque può andare a passeggiare, giocare o riposare, in questo modo continuano ad essere parte della comunità. Alessia e Xhesika A Ripe un gatto entra in chiesa durante l’omelia: lo scatto... felino di una fedele Una gatta molto religiosa Il 25 agosto scorso durante la consueta celebrazione domenicale della S.Messa, Don Emanuele si è trovato a dovere fari i conti con una parrocchiana insolita: una piccola gatta irriverente che è entrata coraggiosamente in chiesa e si è sistemata sotto l’altare. La gatta non sapeva però che tra i partecipanti al rito c’era la signora Gabriella che ha preso subito in mano la situazione rincorrendo la gatta per tutta la chiesa. Tra le risate dei presenti, è riuscita ad acciuffarla e a portarla fuori nel cortile della chiesa chiudendo bene la porta. A tutt’oggi però la gatta è ancora lì: è diventata proprio l’animale domestico di Don Emanuele! Pare sia molto religiosa, dorme spesso in chiesa proprio sopra la sedia del prete. Incuriositi abbiamo interrogato Don Emanuele che ci ha spiegato che alla gatta piace parecchio stare sulla sua sedia perché è morbida, ma anche sotto l’altare ad ascoltare la messa o forse proprio la voce del sacerdote che parla. Probabilmente la gatta ha pensato che la chiesa accogliesse anche gatte smarrite non solo pecorelle! Ioana, Matilde, Alessandro, Riccardo e Francesco R. 5°A LA NEVE! Giovedì sera 2 febbraio, ha iniziato a nevicare sul serio imbiancando giardini, strade, balconi, auto…e tutti noi con il naso appiccicato alla finestra avevamo un’unica grande speranza: che il giorno dopo non ci fosse scuola! Finalmente verso le 22 sui siti del Comune e del nostro istituto è uscita la tanto attesa ordinanza del sindaco che comunicava la chiusura di tutte le scuole di Ripe. Da giovedì poi, per la nostra gioia, le ordinanze si sono susseguite fino a mercoledì 8 febbraio. Sono caduti circa 50 centimetri di candida neve e in alcuni punti la neve raggiungeva il metro, era un vero e proprio favoloso e gratis parco divertimenti che aspettava solo noi. A Ripe, Passo Ripe e Brugnetto si presentava contemporaneamente lo stesso scenario: bambini e non solo che scivolavano lungo discese, vicoli, campi, pendii, rampe con i loro slittini o semplicemente con i sacchi di plastica della mondezza; persone che si tiravano le palle di neve o si tuffavano nella neve a fare gli angeli oppure si divertivano a costruire pupazzi di neve. In tutto questo bianco i nostri genitori erano la sola nota nera, un po’ arrabbiati, innervositi e preoccupati di non riuscire a spostarsi con la macchina, di dover spalare la neve, di averci sempre intorno a supplicare di poter uscire a giocare, di dover ripulire casa al nostro rientro dopo aver giocato sulla neve o in ansia per paura che ci ammalassimo. In alcuni momenti di luce però è rispuntata in loro l’anima del bambino e si sono divertiti insieme a noi. I nostri animali invece di fronte alla distesa bianca hanno avuto comportamenti diversi: alcuni cani si sono messi a correre, rincorrere buste e slittini e a tuffarsi nel mare bianco, altri non facevano che scavare e mettere il muso sotto la neve; i gatti al contrario miagolavano di continuo indecisi se uscire o meno, impauriti ed infreddoliti. Per circa 5 giorni ci è sembrato di vivere sopra una nuvola come in una favola, dove tutti i sogni si realizzano. 5a B e 5a B Liberi di... Pagine libere... Qui carcere di Montacuto 8.15 prima colazione: latte, caffè; 9.00 ora d’aria. Si può rientrare alle ore 10,00 o alle 11,00. Si può passeggiare e conversare o fare esercizio fisico; 11.00: rientro nelle celle. C’è chi prepara il pranzo e chi aspetta il carrello dell’amministrazione per mangiare. Chi fa le pulizie. Ore 12.00: arriva il pranzo (la sbobba). Si mangia e si vede un po’ di Tv: telegiornale o altro, ma i programmi non sono un granché. 13.00: ora d’aria ed è uguale alla mattina. Si può rientrare alle 14.30 o alle 15.30; 15.30: rientro nelle celle. Chi si lava o lava le sue cose, chi scrive o fa altro; 16.20: C’è la saletta,d ove si può giocare a carte e a calcio babilla. E’ un’occasione per socializzare tra detenuti, come l’aria; 18.00: si rientra nelle celle e si comincia a preparare la cena, perché – a differenza del pranzo – la sera tutti cucinano; 18.30: passa il vitto ministeriale, che è sempre quella famosa “sbobba” e che viene mangiata da poche persone; 20.00: si gioca a carte o si parla, si scherza. Questo dopo aver fatto i piatti; 21.00: si guarda la TV: un film, lo sport, uno spettacolo… Poi ognuno si addormenta quando vuole. Si può anche guardare la Tv, ma sempre con rispetto verso gli altri ed a “volume moderato”. E’ finita la giornata, ma il brutto è che il giorno dopo sarà uguale a questo. Tanta noia! La redazione di ‘Fuori riga’ 23 Qui ragazzi della scuola di Passo Ripe Dalle 7.00 alle 7.30 (qualcuno alle 6.00!) veniamo svegliati da: coccole di mamma; suono della sveglia seguito da urlo di mamma; leccata sul viso del cane, calci di fratello (scoperti da mamma), pianto del fratellino, suoneria cellulare, danza kuduru), canzoni di babbo dentro l’orecchio. Fino alle 7.45 - 8.00: laviamo faccia e denti; ci trastulliamo sul letto, giochiamo con play station o computer; facciamo colazione: latte, thè, biscotti, cereali, Nesquik, panini, nutella, kinder, miele, brioches, merendine. Andiamo a scuola a piedi, o con il pulmino) con l’auto dei nostri genitori. Dalle 8.10 alle 12.50 mattinata a scuola. Ci annoiamo, fatichiamo e abbiamo mal di pancia quando ci sono verifiche ed interrogazioni. Aspetti positivi: gli amici, la ricreazione, le gite e i progetti. A ricreazione si balla e si gioca a calcio. Dalle 13.00 alle 14.00: pranzo, preparato da mamma o nonna (pasta, carne, pesce, verdure, frutta, dolce, cibi frutti, hamburger, pane, petto di pollo). Dalle 14.00 alle 16.00: compiti e svago. Terminati i tanti compiti, c’è chi guarda la TV; chi gioca o chatta al computer; chi fa un riposino; chi si dedica al giardinaggio; chi va a divertirsi al parco con bici o minimoto o amici. Ore 16.00: megamerenda per crescere: ciambellone, piadina, pizza, panini, nutella, merendine… Dalle 16.00 alle 19.00, giochi e sport in palestra: calcio, tennis, nuoto, karaté, pattinaggio, ginnastica artistica, bici da corsa ma anche lezioni di musica, con pianoforte e flauto traverso. Ore 19.30: doccia. Non tutti, ma qualcuno di noi si lava solo la domenica o dopo aver fatto sport. Ore 20.00: cena sempre di mamma o nonna: kebab, hot dog, nachos, lasagne, pesce, sofficini, bastoncini di pesce, grigliata di carne, porchetta, finocchi, legumi, affettati, toast… Dalle 20.30 alle 22.30 circa: c’è chi legge, chi guarda un film con la famiglia; chi chatta al computer con gli amici; chi gira con i videogames. Per le 22,30, al massimo, ordine della maestra (ma tanto non ci vede!): tutti a letto! a cura della 5a e 5a B 22 Pagine libere Liberi di... Liberi di... confliggere! Nelle relazioni molto spesso prevale la violenza o il non rispetto degli altri. Consigli per gestire i conflitti Nella prima settimana di ottobre, noi ragazzi della II A abbiamo iniziato un lavoro sul conflitto con la nostra insegnante di Italiano Fiorella Argentati. La motivazione è da ricercare nel fatto che la nostra classe, anche se molto unita, è parecchio litigiosa. La professoressa, qualche giorno prima, ha chiesto ad alcune alunne di preparare quattro cartoncini colorati con scritta in ognuno una di queste parole: Supremazia, Sudditanza, Fuga e Mediazione. Il giorno dell’attività, la prof.ssa, dopo averci spiegato che quei nomi rappresentano quattro modalità di relazionarsi al conflitto, ha disposto i cartoncini uno per ogni angolo dell’aula e ci ha poi invitato ad alzarci e a raggiungere il cartoncino con la modalità che sentivamo più consona al nostro modo di fare. La maggior parte di noi ha scelto la ‘supremazia’, cinque ragazze e un maschio la ‘mediazione’, solo una ragazza la ‘sudditanza’ e nessuno la ‘fuga’. In seguito, divisi nei gruppi che avevamo costituito, abbiamo scelto dei rappresentanti: Noemi Saturni per la Supremazia, Elisa Castiglioni per la Mediazione e naturalmente Linda Giuliani per la Sudditanza! In seguito ogni gruppo doveva scegliere un simbolo che rappresentasse la propria modalità di relazionarsi al conflitto e doveva elencare i pro e i contro della scelta effettuata. Nelle lezioni successive abbiamo creato un cartellone che poi abbiamo appeso nella nostra aula e nell’ultima ogni rappresentante ha relazionato alla classe le riflessioni fatte con gli altri membri del gruppo. Ecco i risultati: Supremazia (simbolo: mostro; spiegazione: “Vuole comunicare cattiveria, rabbia”). Che cosa guadagno: “Lo sfogo, la reputazione, la vittoria, il rispetto”. Che cosa perdo: “Un’amicizia, la rabbia”. Sudditanza (simbolo: un arcobaleno con qualche nuvola); spiegazione: “Vuol dire che c’è la pace, però c’è qualcuno che ci sta male e dopo un po’ esplode”. Che cosa guadagno: “Non perdo gli amici, perché se faccio vedere che non sono contro di loro è come se non fosse successo niente”. Che cosa perdo: “Perdo il fatto che la persona con cui ho litigato non capisce che io vorrei essere me stessa e non come mi vogliono gli altri, però per paura di restare senza amici dico che va tutto bene come dicono gli altri e lascio perdere”. Mediazione (simbolo: una bilancia). Che cosa guadagno: “L’amicizia: la ragione sta da entrambe le parti in conflitto, non voglia- mo fuggire, ma neanche avere sempre ragione”. Che cosa perdo:” “La supremazia”. La professoressa ci ha poi chiesto di trovare una quinta modalità, che però non siamo stati in grado di definire bene, così ci ha detto lei che è l’integrazione, una modalità che tiene conto dei bisogni dei confliggenti e, per farci capire in che cosa consiste, ci ha fatto questo esempio: se due amiche litigano per un’arancia perché una vuole farci una spremuta, mentre l’altra un dolce, invece di dividerla a metà, la prima prende l’interno, la seconda la buccia. In questo modo anche se la prima ha avuto il 75% e l’altra il 25, entrambe hanno soddisfatto i loro bisogni. La conclusione del lavoro è stata che non ci sono modalità corrette o sbagliate (purché non si arrivi alla violenza, naturalmente, nella Supremazia), che è importante capire che si possono attivare risposte diverse a seconda della situazione che si vive, considerando quale di volta in volta può risultare più vantaggiosa. Inoltre abbiamo capito che non dobbiamo avere paura del conflitto, perché nasce dalla diversità di ognuno di noi rispetto agli altri e, se lo si sa gestire, può essere molto costruttivo. Questo lavoro ci ha insegnato molto e la professoressa è rimasta soddisfatta. Classe II A (Scuola Secondaria di I grado - Ripe) Laura, la nostra insegnante di giornalismo, cura il giornale del carcere di Montacuto di Ancona, ‘Fuori riga’: l’abbiamo incaricata di chiedere ad alcuni detenuti cos’è per loro la libertà e che pensieri suscita quando si sta rinchiusi in una cella. Ecco che cosa hanno risposto. La libertà da dietro le sbarre Per me la libertà è Cosa minaccia la libertà Aprire gli occhi il mattino e svegliarmi con i miei cari (Andrea) Fare delle cose o delle scelte che sono reati perseguibili penalmente (Andrea) Sono un padre di famiglia, per me libertà sarebbe il poter stare vicino alle mie figlie, cercando di essere un buon padre, dando loro tanto affetto e amore. Libertà è lavorare onestamente e dignitosamente. (Paolo) Una minaccia grave è la pretesa di voler fare una bella vita senza poterselo permettere. Minaccia la libertà ogni forma di dipendenza da droga, alcol, gioco, ecc. (Paolo) Mangiare un gelato camminando in riva al mare, con l’acqua che ti bagna i piedi, il profumo del mare e il sole che ti accarezza il viso. (Orlando) Penso che siamo un po’ tutti in libertà provvisoria: basta un attimo perdere la libertà. Io confido tanto nei bambini, sono l’unica speranza di cambiare questo paese. (Orlando) Poter decidere, dire, pensare e fare senza essere condizionati da altre persone. (Franco) Essere liberi di scegliere e decidere con la propria testa. Possiamo anche sbagliare, ma siamo noi a farlo e non perché qualcuno ci ha condizionato. (Rolando) Le paure, l’ignoranza e la povertà. (Franco) Le scelte degli altri. Non permettiamo mai a nessuno di decidere al nostro posto, non ascoltiamo chi ci propone di far parte di un gruppo di ‘uomini’ che di umano non hanno proprio niente. (Orlando) Un gioco che mi fa pensare alla libertà Far volare un aquilone (Andrea) Qualsiasi gioco, circondato da bambini sulla spiaggia o in grande parco. (Paolo) Sono nato in una città di mare: giocare a racchettoni sulla spiaggia e quando sei esausto fare un bagno con gli amici. (Orlando) Passare il tempo con gli amici più cari senza guardare l’orologio. Stare al mare, tutti insieme. (Franco) Mosca cieca: non dovremmo mai avere paura, non dovremmo mai nasconderci dietro a nessuno. (Rolando) Liberi di... Cronaca A scuola una dimostrazione di Protezione civile Prove di evacuazione Sabato mattina 4 giugno 2011, alle ore 9.30, improvvisamente nella Scuola primaria di Passo Ripe le bidelle hanno segnalato con un suono lungo della tromba l’emergenza di evacuazione immediata dell’edificio scolastico. Erano state avvisate con una telefonata della Preside di un pericolo di esondazione del Fiume Nevola e dei fossi laterali, in particolare quello di Porcozzone e la Protezione Civile aveva dato ordine di evacuare la Scuola. Noi alunni siamo usciti immediatamente dalle aule, seguendo le indicazioni del Piano di sicurezza della Scuola e abbiamo raggiunto il luogo sicuro nel giardino, dove gli insegnanti hanno fatto l’appello e nel frattempo sono arrivati i volontari della Protezione civile, i Vigili urbani, i responsabili della sicurezza del nostro Istituto e i genitori. Mentre tutte le classi stavano però raggiungendo il luogo sicuro, un ragazzino è caduto ed ha battuto la testa. L’insegnante responsabile del Primo Soccorso ha subito prestato al ragazzino le prime cure. Intanto le bidelle hanno chiamato l’ambulanza che ci ha impiegato circa 15 minuti ad arrivare. In tutto questo temo, che non sembrava passare mai, i volontari della Protezione Civile hanno sempre 3 Due volontari in Africa mantenuto il contatto radio con tutte le Organizzazioni locali coinvolte. L’ambulanza è arrivata a sirene spianate dentro il cortile della Scuola. Due volontari hanno subito soccorso il ferito, sbloccandogli la testa con il collare, verificando i segni vitali e caricandolo infine in ambulanza con la barella a cucchiaio dopo averlo assicurato bene sopra la lettiga. Nella fase delicata di spostamento del ferito sulla barella i volontari hanno chiesto aiuto a un nostro forzuto compagno di classe. L’ambulanza è ripartita velocemente e noi, seguendo le istruzione del responsabile della Protezione Civile di Ripe, il signor Memé, abbiamo raggiunto in fila indiana l’area di attesa sicura, dislocata in via Carducci, in cima alla salita che si trova dietro alla Scuola. Il traffico era stato bloccato dai Vigili urbani e nell’Area Sicura di attesa era stato allestito per noi un gazebo con bibite e merenda “nutellosa” per tutti. Naturalmene era solo un’esercitazione a scopo addestrativo, non solo per noi alunni e il personale della Scuola, ma anche per tutti gli organi preposti alla sicurezza del paese. Dai discorsi conclusivi del Sindaco e dei responsabili della sicurezza, abbiamo capito che la prova è riuscita bene e siamo stati tutti bravi. E’ stata per noi la prima prova di evacuazione simulata veramente istruttiva e sembrava stesse succedendo tutto realmente. Infatti continuavamo a chiedere agli insegnanti come stava il ragazzo ferito e dove l’avessero portato con l’ambulanza, finché non ce lo siamo ritrovati vicino con la bocca tutta sporca di Nutella. Martedì 21 febbraio gli alunni della classe quarta hanno incontrato due volontari della Fondazione Balducci Rossi: Mario, un ingegnere dell’Eni in pensione e Marion, una ragazza francese. Dopo una breve presentazione di Mario che ci ha illustrato gli scopi della Fondazione, Marion ci ha proiettato un filmato girato da lei stessa in Costa D’Avorio dove è stato realizzato un centro con varie strutture. Abbiamo subito capito che in quel territorio si vive in modo molto semplice, senza avere tante conoscenze in fatto di igiene e di alimentazione. I volontari hanno permesso la realizzazione di un villaggio con molti servizi: un ospedale,un laboratorio analisi, una farmacia, una maternità, un asilo, una scuola per bambini e per adulti, l’assistenza agli anziani,un centro nutrizionale. Sono in progetto anche altre strutture quindi i volontari della Fondazione operano in modo da reperire i fondi necessari. Dopo il filmato Marion ha risposto a tutte le nostre curiosità. Così abbiamo potuto approfondire la nostra conoscenza di popolazioni così lontane e diverse da noi: la loro religione, l’alimentazione, il culto dei morti, la scuola, la vita nella foresta, gli animali. Tutti questi aspetti sono stati resi più realistici dalla visione di alcune foto. Infine Marion e Mario ci hanno regalato un salvadanaio, un libretto e un segnalibro. Marco ha chiesto a Marion se gli abitanti del villaggio si sono subito fidati di lei. All’inizio i bambini piangevano ma poi hanno capito che lei li voleva aiutare. La cosa che ci ha colpito di più è che, pur avendo molto poco, sono felici perché si accontentano di ciò che hanno. Abbiamo riflettuto sul nostro comportamento scorretto: buttiamo via il cibo se non ci piace, pensiamo di non vivere senza Nutella né videogiochi. Alcuni di noi hanno espresso il desiderio di fare il volontariato da grandi per aiutare chi ha bisogno ad acquisire la propria autonomia cioè a imparare a rendere migliore, da soli, la qualità della propria vita. Classe 5a A e 5a B Classi 4a A e 4a B Abbiamo incontrato Rosa D’Angelo: fa parte della Croce Rossa Italiana I volontari del soccorso Si chiama Rosa D’Angelo ha 38 anni, abita a Brugnetto fa l’infermiera nella pediatria di Senigallia, è sposata ha 2 figli Gianluca e Matteo. E’ venuta a trovarci in classe per raccontarci la sua esperienza di volontaria. Rosa fa parte della Croce Rossa Italiana, formata da persone che soccorrono i feriti, senza guardare se sono amici o nemici, vanno a soccorrere tutti. Il volontario della Croce Rossa è una persona che spende il proprio tempo ad aiutare gli altri: per diventare volontari si devono fare almeno due anni di corso. I ragazzi di 14 anni si chiamano pionieri. Poi ci sono i volontari del soccorso che aiutano i feriti, portano anche cose da mangiare; c’è il Comitato femminile che vende dei cesti e altre cose per guadagnare dei soldi per finanziare la Croce Rssa. Le infermiere volontarie possono fare le infermiere solo all’ospedale militare lei lo fa perché le piace vedere le persone che sorridono. La divisa identifica la persona. Dall’anno prossimo la cambieranno sarà tutta rossa. Nella Croce Rossa hanno diversi mezzi per aiutare le persone: la moto, la smart, la panda, la fiat, dieci auto mediche, 6 ambulanze, 2 camper, l’idroambulanza, i camion. La Cri vive con le donazioni e i servizi, i volontari non vengono pagati e per andare con l’ambulanza devono avere la patente e se fanno gli incidenti gli tolgono i punti a volte anche la patente. Anche se hanno le sirene devono rispettare i segnali stradali! Gianluca B., Stefano, Giovanni Ta, Alessia e Xhesika 4 Interni Liberi di... Pensando ai caduti un discorso per ricordare le sofferenze patite dai soldati e dai civili durante la guerra, poi ha consegnato gli attestati agli 8 ex Combattenti: dei signori molto anziani e molto commossi che portavano appese sulla giacca delle medaglie che simboleggiano il loro impegno militare. Finalmente è arrivato il nostro momento! Graziano ha rotto il ghiaccio poi hanno letto Davide, Matteo S., Matteo C., Daniel, Vincenzo, Ludovica, Jessica, Alessandra e infine Benedetta ha concluso con una toccante poesia di Perseni “Non sei che una croce”. Molte persone si sono commosse nell’ascoltare i nostri pensieri e ci hanno fatto i complimenti, compreso il sindaco che è intervenuto dopo di noi. A questo punto tutti si sono spostati in corteo verso il monumento ai caduti per deporre la corona di alloro. Noi ragazzi abbiamo vissuto con gioia questa esperienza perché abbiamo espresso dei sentimenti di pace e la nostra riconoscenza verso chi ha combattuto per noi, onorando così i nostri eroi. Vincenzo, Davide, Graziano, Sofia, Matteo C., Matteo S. 4aA e 4aB Sport Ripe, culla di trazioni sportive: la ruzzola Ricordi e testimonianze nella chiesa di Ripe. C’eravamo anche noi Domenica mattina 6 Novembre 2011 nella chiesa di San Pellegrino a Ripe ha avuto luogo la cerimonia di commemorazione dei caduti nelle due guerre. Il parroco Don Emanuele, ha celebrato la Santa Messa. Erano presenti le Autorità civili e militari, i rappresentanti dei Combattenti e dei Reduci e 8 ex combattenti che hanno ricevuto l’Attestato di fedeltà all’associazione. Anche noi alunni delle classi 4e e 5e con le insegnanti Paola, Graziella e Cristiana abbiamo partecipato, prima alla messa, poi alla cerimonia vera e propria leggendo pensieri e poesie ispirati al messaggio: “Serve la pace, non la guerra”, scritti e scelti nei giorni precedenti a scuola. Alcuni degli alunni presenti hanno letto anche i biglietti dei compagni che non sono potuti venire. Nell’attesa eravamo emozionati tanto che Matteo C. guardava il quadro del Signore per chiedergli aiuto e Vincenzo era elettrizzato. Per qualcuno di noi era la prima volta che leggeva in pubblico, ma tutti capivamo che era una prova per vincere la nostra timidezza. Terminata la messa il Presidente dei Combattenti Mariano Andreani ha letto Liberi di... Un nonno campione Perché la guerra? Per i soldi. Per le attività economiche. Per essere più importanti. Per queste tre misere cose, sono morti molti soldati, civili, volontari, anche troppi ne sono morti! Famiglie spezzate in due, parenti sicuri di tornare ma non tornano, perché prima c’era guerra, oggi c’è guerra, domani ci sarà ancora guerra! Solo di questo si parlava e si parla ancora. Carri armati,fucili, campi minati, solo queste cose c’erano e all’estero ci sono ancora. Basta, serve la pace, non la guerra. I volontari non bisogna chiamarli così, ma eroi. Vincenzo Piscitelli Gelsomino Baldini, residente a Ripe, ha 54 anni e non è solo padre di 3 figli e nonno di 7 nipoti: Elisabetta, Benedetta, Giulia, Genny, Lorenzo, Tullio e Domenico che è già un bel record, ma detiene anche il titolo di campione italiano di ruzzola. La ruzzola è un sport con tradizioni antichissime, ancora praticato in Toscana, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Umbria, Lazio e Calabria. Gelsomino gioca da quando era un bambino di 10 anni, ha cominciato nel 1964 e nel 2007 ha vinto il campionato italiano di ruzzola in Emilia Romagna organizzato nei giorni 25 e 26 luglio del 2007 dalla società sportiva UISP assieme ai suoi amici appassionati di questo sport. Praticando questo sport si allenano soprattutto i muscoli delle braccia perché consiste nel lanciare il più lontano possibile un disco di legno con un diametro di 13 cm, uno spessore di 4,5 cm ed un peso circa di 600 gr. Si possono trovare ed usare dischi di dimensioni, spessore e peso diversi, ma per lanciarli si usa lo stesso sistema: si gira la ruzzola nel filo di spago o fetuccia, si fa un cappietto da infilare al dito per non cadere al momento del lancio e infine si lancia la ruzzola. Vince quella che arriva più lontano. Benedetta 21 Domande... per sport Ti piace praticare attività fisica? Tutti rispondono SI Sport a scuola Ai bambini piace correre, fare capriole, salti, saltare la corda, giocare a nascondino e ballare. Nella scuola primaria si pratica soprattutto ginnastica e educazione motoria. Nella scuola secondaria: pallavolo, badminton, tamburello, corsa di resistenza. Gli sport più praticati (in ordine di numero di risposte date): calcio, nuoto, kung – fu, bicicletta e mountain bike, danza, tennis, ginnastica, pallavolo, karate, pattinaggio, equitazione, minimoto e lotta. A Ripe per lo sport ci piacerebbe (in ordine di numero di prefe- renze): Piscina, pista di pattinaggio (normale e su ghiaccio), pista per ciclismo, campo di calcio, area per il tiro con l’arco, campo di rugby. Attività di freeclimb nella palestra della scuola Nella scuola primaria la testimonianza di Mariano, Aroldo, Primo e Antonio, reduci del secondo conflitto Vi raccontiamo la nostra guerra Il 24 novembre 2011, quattro reduci sopravvissuti alla Seconda Guerra mondiale e residenti nel comune di Ripe, sono venuti nella scuola primaria di Passo Ripe a raccontare a noi alunni delle classi quarte e quinte la loro esperienza vissuta nel periodo di guerra. L’Italia in questa guerra, che ha coinvolto anche Stati al di fuori dell’Europa per questo si chiama mondiale, era governata da Mussolini che si alleò inizialmente con la Germania governata da Hitler. I reduci hanno combattuto contro i tedeschi per la loro libertà e quella dell’Italia, perché la libertà non ha prezzo, è la cosa più bella della vita secondo loro, preziosa per tutti e per la quale vale la pena lottare. Dei loro reggimenti sono morti per fortuna pochi soldati, non avevano paura di andare in guerra perché venivano fatte delle punture per non prendere malattie e dar loro le energie per continuare a combattere. L’unica paura che avevano era che tornando a casa i loro cari non li avrebbero riconosciuti, ma non fu così. Ognuno di loro ci ha raccontato le sue vicende personali: Andreani Mariano, l’autista, nato il 27 dicembre1923 sposato con due figli; si è ammalato ed è stato por- tato all’ospedale di Treviso, per cui è rimasto in Italia, non è partito con i suoi commilitoni ed è diventato un partigiano, cioè contro la guerra e l’alleanza con i tedeschi. Stavano nascosti sui colli di Arcevia e una volta son stati bombardati. Pelliccia Aroldo, il falegname, nato il 23 gennaio 1921 sposato con due figli, in guerra aveva il ruolo di soldato di guardia prima a Bari, poi è partito per la Grecia e dopo 2 mesi ha fatto un viaggio lungo 8 giorni su dei carri per raggiungere l’Albania. In Albania Aroldo ha lavorato tanti giorni sotto terra e si è ammalato, per la prima volta ha pianto aspettando tante ore alla stazione per essere portato in Italia in ospedale, era stanco, dolorante , dormiva sulle casse delle munizioni e aveva paura di perdere la vita. Crescentini Antonio, il camionista, nato il 3 maggio 1920 sposato con due figli e un nipote, era soldato a Tripoli, più precisamente guardia frontiera. Aveva come armi la mitraglia e il fucile a spalla. Anche lui ha avuto paura in Albania, perché è stato costretto a dover eseguire un’esecuzione per non rischiare la sua vita, ma ci è stato malissimo e non l’ha più fatto. Un giorno durante un bombardamento si è riparato con i suoi compagni in una foiba, ma l’esplosione ha fatto ricadere su di loro la terra circostante e son stati ricoperti, per fortuna i suoi amici son riusciti a tirarli fuori. Nelle foibe venivano gettati cadaveri, ma anche soldati feriti e ancora vivi. Bracci Primo, nato l’11 gennaio 1922 sposato con due figli, il 3 giugno 1942 è partito prima per Ferrara a fare addestramento, poi per l’ex Jugoslavia ad insegnare agli altri a guidare i camion militari. Il suo compito era quello di guidare i camion per trasportare armi come bombe e fucili e seguiva i soldati, ma non è stato mai in un campo di combattimento. Il suo tempo libero lo passava a pulire i camion e a fare scuola guida, non c’era tempo per divertirsi e sorridere. E’ stato un incontro davvero interessante, avevano tutti tanta voglia di raccontare e non possiamo fare a meno di ringraziare questi simpatici signori non solo per aver condiviso con noi le loro esperienze ma soprattutto per aver garantito con il loro coraggio, a tutti noi la libertà. Classi 5aA e 5aB Muovere i pensieri tra quattro mura Esiste una cosa che quando sono chiuso tra quattro mura guida il mio pensiero. È limpida, pura e luccicante Ella sembra senza valore come blocco di carbone noi sentiamo il suo calore ma per chi l’ha persa c’è sempre una porta aperta, perché la vita è tutta una scommessa. Alcuni la ritengono perversa questa gemma, che è tanto più preziosa. Qualcuno la ritiene per diritto di sua proprietà, togliendola o dandola a sua volontà. Non c’è cosa più bella del suo nome, questa cosa si chiama Libertà. Smetterò di sognare la libertà quando un pittore sordo sentirà il rumore di un petalo di rosa staccarsi nel vento della verità. Cammino per strada con occhi ben aperti. Fino a quando un bambino mi pone una domanda. Ed io: “Certo, dimmi”. “Cosa vuol dire libertà?” Ed io abbasso gli occhi per paura di ricordare. Giuseppe Palermo Che cos’è la libertà? La libertà è una cosa indescrivibile ma anche sacra, è la cosa più bella che può esistere in questo mondo. La libertà è il vento che uno respira nel bosco, nella selva, nella giungla amazzonica. La libertà la vedo nel mare negli uccelli che volano la mattina. La libertà è tutto il sentimento che un essere umano può apprezzare, libero nel pensiero, libero da problemi. La libertà è l’amore perché non ha frontiera. La libertà è l’armonia che si può vivere ogni giorno. La libertà è imparare a rispettare il sentimento di un’altra persona, è anzitutto insegnare ad una persona che ancora non lo sa quanto sia bella la libertà, La libertà è imparare dallo sbaglio. La liberta per me è la mia famiglia...ma per poter dire che è bella la libertà, occorre amarla e rispettarla sempre! Pasquale Ruffo 20 Sport Alunni coraggiosi nella scuola primaria di Passo Ripe Liberi di... Liberi di... Intervista al consulente di motoria La gita finale dello scorso anno scolastico delle attuali classi quinte si è svolta all’insegna dello sport estremo. Il 28 maggio 2011 alle 14.30 gli alunni si sono recati al Centro Rafting di Serravalle di Norcia in Umbria per affrontare le rapide del fiume Nera. Tolti i vestiti dentro grandi tende da campeggio, hanno indossato mute, calzanti impermeabili, giubbotti salvagente e caschetti. Ad ognuno di loro è stata consegnata una pagaia e dopo la spiegazione di un istrutture sul suo corretto uso, si sono “imbarcati” a gruppi di 6 su dei grandi gommoni. Insieme a loro le maestre Alessia e Cristina ed il maestro Luca. Su ogni gommone si trovava un istruttore esperto e simpatico che dava istruzioni e direzionava il gommone con la sua pagaia. All’inizio gli alunni avevano qualche difficoltà a pagaiare insieme, ma poi le loro pagaie son diventate sempre più efficaci. Oltre a pagaiare son stati abili a schivare rami e tronchi e son dovuti persino passare sotto un tronco caduto in mezzo al fiume. A metà tragitto si sono fermati per fare un bagno nell’acqua gelata e si son fatti trasportare dalla corrente del fiume sdraiati sulla schiena e si sono divertiti moltissimo. Il tragitto è durato circa un’ora, hanno pagaiato e sono schizzati a vicenda con le pagaie e sono riusciti nell’impresa arrivando tutti a destinazione sani e salvi. Hanno aiutato gli istruttori a caricare i gommoni su carretti agganciati a furgoncini su cui son saliti per ritornare al centro base a rindossare i loro abiti. Giovanni T., Sara, Carlo e Omar Come ti chiami e quanti anni hai? Francesco Bettini, ma tutti mi chiamano Chicco e ho 44 anni circa Sei sposato e hai figli? Sì sono sposato e ho un figlio di nome Eugenio. In cosa consiste il lavoro di consulente di motoria? Il mio compito è affiancare la vostra insegnante di ginnastica nell’attività in palestra, appunto fornire come esperto la consulenza nell’attività motoria. Lavori solo con noi a scuola? No, ho anche un altro lavoro, gestisco la palestra KO a Passo Ripe Perché hai scelto questo lavoro e da quanti anni lo fai? Sono appassionato di sport e ho studiato Scienze Motorie e Sportive all’Università. Come consulente di motoria a Passo Ripe ci sono da circa 7 anni. Come ti trovi con noi? Bene, siete attenti e bravi in tutti gli sport, anche se tanto vivaci. Quale sport preferisci? Mi piacciono tutti i giochi sportivi. Tifi qualche squadra? Non tifo nessuna squadra di calcio, seguo la pallavolo e il tennis. Visto che ti piace il movimento, ti muovi spesso a piedi? Quando posso sì. Cosa pensi degli sportivi accusati di “dopping”? Non dovrebbe esistere e per fortuna se qualcuno ne approfitta viene squalificato da qualsiasi gara sportiva. Che cos’è per te la libertà? La libertà per me è il rispetto di se stessi e degli altri. Carlo e Benedetta, 5a B Intervista a Fabrizio Terrazzani, allenatore della S.S. Victoria Brugnetto Il mister del Brugnetto Mi chiamo Fabrizio Terrazzani e abito a Ripe. Come si chiama la tua società sportiva? Si chiama S.S. Victoria Brugnetto Quanti anni hai e da quanti anni fai il mister? Ho 54 anni e faccio il mister da 16 anni. Perché hai scelto di fare il mister di squadre di bambini? Perché mi piacciono il calcio e i bambini; li seguo come mister dai 6 ai 12 anni Ti sarebbe piaciuto far parte di una squadra dei mondiali? Sì, ma solo come mister Quale squadra tifi? Io tifo Milan Quante partite fate in un mese con le tue squadre? Facciamo 4 partite al mese Quando iniziano le partite? Le partite iniziano ad ottobre fino a giugno, però c’è una pausa durante le feste di Natale Quanti bambini ci sono in una squadra? Di solito dagli 11 ai 16 bambini Con quale squadra sei stato meglio in questi anni? Con la squadra del 2010, li allenavo da cinque anni e mi son rimasti tutti nel cuore. Tu urli con i tuoi giocatori? No, però alcune volte alzo la voce per farmi rispettare Hai imposto delle regole? Sì solo alcune, però quelle vanno rispettate alla lettera Quando piove vi allenate o fate gare? Sì, ci alleniamo anche sotto la pioggia, ma solo con i bambini che hanno compiuto 10 anni Come punisci i bambini che disturbano? Di solito do sempre cinque possibilità, poi se il bambino non smette di disturbare o parlo con i genitori o con il bambino che disturba Hai alcuni amici che ti aiutano? Sì, Doriano Belbusti, Filippo di Lillo, Armando Sagrati… Vi parlate tra voi mister? Sì, per scambiarci alcune notizie nuove Se manca il portiere e anche la sua riserva, come fate? Si prende il più bravo della squadra E se manca pure lui? Si rimanda la partita o si prende in prestito un portiere di un’altra squadra Quali sono le altre società di calcio della zona con cui gareggiate? Senigallia calcio, Vigor, Ostra calcio, Corinaldo calcio… Sara e Benedetta Pensieri di pace Gita avventurosa Muoviamoci! Interni Mia nonna mi ha raccontato che l’ hanno cacciata dalla sua casa quando c’ era la guerra. Una volta, guardando un libro di storia, trovai un’ immagine dove due soldati rubavano soldi ad un uomo che passava di lì. Il padre di mio nonno e i suoi fratelli hanno fatto la prima guerra mondiale nel reparto di artiglieria e morirono tutti di malattia prendendole in guerra. Il mio bisnonno è stato ucciso dai nemici. L’altro bisnonno scavò nella terra un buco per salvare la sua famiglia dai bombardamenti. Luca In guerra qualche soldato si è sacrificato per salvare la vita a qualcun altro. Se vuoi diventare un eroe, devi combattere per la pace, non per l a gue rra. Pietro Carbini A volte la guerra, con la violenza, non è il modo giusto per conquistare il pianeta: prima bisogna fare la pace con il nemico, dopo invitarlo a cena per convincerlo a non fare la guerra. Alla fine riunite i vostri popoli e dite di non lottare più. Graziano Jace Se devo dire qualcosa sulla guerra dico che stimo di più i morti che hanno lottato per la libertà, che i morti uccisi mentre commettevano qualcosa di brutto. Io vorrei dare il mio conforto ai parenti dei caduti e dir loro che sono fortissimi a continuare la vita nel ricordo dei loro cari. MatteoS avelli Mio padre era andato in guerra per molto tempo, in Iraq e aveva lasciato mio fratello. Quando è tornato, mio fratello era cresciuto e mia mamma era molto felice di rivedere suo marito. Io sono contenta che mio padre è riuscito a tornare. Io penso che non è bello andare in guerra perché si può morire e alle mamme e ai figli questo non piace. Jehona Per me le persone che sono morte in questa guerra sono stati dei veri eroi perché hanno dato la vita per la libertà del loro popolo. Come mio zio e il mio bisnonno. Io non li dimenticherò mai. Davide Spadoni Tanto tempo fa, fare il militare, era l’unico lavoro per gli uomini. Quando era ora di lasciare le famiglie, figli e mogli erano molto tristi. Quando la guerra finì molti rimasero senza vita, qualcuno di loro tornò ferito e mutilato. Perché la guerra e non la pace? Ora basta, rendete la felicità al mondo. Samantha Secondo me le persone morte in guerra sono state bravissime e sono fiera del loro coraggio. Vorrei dir loro grazie per aver salvato l’Italia. Denise Garota A me dispiace per quelle persone che sono morte perché hanno offerto la loro vita per salvare l’Italia. 5 Penso che le loro famiglie siano dispiaciute, perché stanno sole e non possono vederli tornare più. Grazie per aver salvato l’Italia! Letizia Solazzi Mi dispiace per queste persone morte in guerra e vorrei che fossero tutte sopravvissute. Vorrei che fossero morte di vecchiaia, invece sono morte per salvare l’Italia, per renderla migliore e loro ci sono riusciti. Se fossero in vita regalerei a loro molte cose. Anche oggi ci sono altre persone che salvano l’Italia e le persone cattive devono smettere di essere così, ma seguire questi esempi. Sara Laghrib Vorrei esprimere il mio dispiacere per tutte le persone che sono morte in guerra. Per me quelle persone sono morte eroicamente e se fossero ancora vive gli vorrei dire: “Bravo fratello! Se devo morire, voglio morire così”. Marco Io penso che i babbi partiti per la guerra non hanno avuto abbastanza gioia perché hanno lasciato i figli e le proprie case. Però penso che hanno fatto una bella cosa, perché hanno lasciato in vita l’Italia. Leonardo Bocconi Io penso che le persone morte in guerra sono state molto coraggiose perché si sono sacrificate per migliorare l’Italia e mi dispiace che siano morte. Matteo Ferretti A Ripe le manifestazioni per i 150 anni dell’Unità di Italia, memoria e presente Gesto.. i nostri nonni raccontano Sabato 22 Ottobre 2011 alle 16.30, si è tenuta nel centro polifunzionale di Ripe una manifestazione per l’anniversario del 150° anno dell’Unità d’Italia, organizzata dal comune di Ripe, dal centro di Aggregazione di Giovanile, dall’Istituto Comprensivo di Ripe, dalla Banca di Credito Cooperativo di Corinaldo, dall’Associazione Generazioni Storie e Orizzonti. Erano presenti: il Sindaco Conigli, gli Assessori Merli e Tonelli , l’organizzatore Massimo Bellucci responsabile del Centro Giovanile di Ripe, la professoressa Pasquini insegnante di matematica presso la scuola media di Ripe, il professor Morelli insegnante di musica presso le scuole medie dell’Istituto, insie- rinfresco che non manca mai in ogni mame a tanti cittadini di Ripe e dintorni. La nifestazione. manifestazione è cominciata con la canMartina, Teo, Lisa, Raffaello zone “Camicia Rossa” di Garibaldi, seguita e Gianluca H. dalla proiezione del video Gesto: Generazioni, Storie e Orizzonti dove gli anziani di Ripe narrano le vicende della prima metà del XX secolo. Alla manifestazione hanno anche partecipato i ragazzi delle classi 2e e 3e della scuola media di Ripe intonando i brani: “Bandiera Tricolore”, “Addio del Volontario” e tutti in piedi hanno cantato con il pubblico “Inno d’Italia” nella versione integrale. Dopo aver ringraziato tutti i partecipanti, il sindaco ha invitato tutti al 6 Interni Liberi di... Gironzolando nelle vie di Ripe per scoprire a chi è intitolata la scuola primaria Fernando Palazzi: chi era costui? Passeggiando per vie, viali e strade di Ripe abbiamo provato a chiedere agli abitanti se sapevano chi fosse Fernando Palazzi, il misterioso personaggio a cui è stata dedicata la nostra scuola primaria di Passo Ripe. Tra i commercianti le risposte più frequenti sono state: un poeta molto importante, un soldato che ha combattuto al fianco di Garibaldi, un alunno, un signore che ha inventato i palazzi. Tra i nostri parenti invece le risposte son state diverse: il fondatore della scuola, un professore o un maestro, un politico, un poeta, un pittore molto ricco, un preside o un bidello e qualcuno pensa sia ancora vivo. L’autista del pulmino sa invece che è stato l’inventore del vocabolario Palazzi. Wikipedia ci dice che Fernando Palazzi è nato in Arcevia il 21 giugno 1884 ed è morto a Milano l’8 giugno 1962. Laureato in giurisprudenza è stato magistrato, romanziere, critico letterario italiano, traduttore di famosi autori francesi e tedeschi, collaboratore del Corriere della Sera, scrittori di numerosi testi scolastici di storia, geografia, grammatica e curò antologie di letture e raccolte di fiabe. Il suo nome però è ricordato principalmente come autore del NOVISSIMO DIZIONARIO DELLA LINGUA ITALIANA e un’edizione minore “Piccolo Palazzi - moderno dizionario della lingua italiana”, hanno avuto entrambi una vasta diffusione (ci ha beccato l’autista, avrà dovuto studiare prima di essere assunto dal nostro Comune?). Tra le sue opere maggiori, un romanzo “La storia amorosa di Rosetta e del cavalier di Nérac” e una Enciclopedia degli aneddoti. Paolo, il giovanotto del bus Quanti anni hai? 36, sono un giovanotto. Non sono sposato e non ho figli, sono originario di Napoli e vivo a Ripe da solo per lavoro. A che età hai iniziato a lavorare? A 22 anni nell’esercito come autista. Che ruolo svolgi nell’istituto? Sono il responsabile del servizio scuolabus del comune di Ripe e faccio anche l’autista. In cosa consiste il tuo lavoro? Guidare il pulmino e organizzare il trasporto di bambini e ragazzi da casa a scuolavi ceversa,r ispettandoor arie t urni. Quante ore al giorno in media lavori? In media 8 ore, dalle 6.30 alle 16.30 con la pausa pranzo di 2 ore circa. Consideri la tua paga soddisfacente? Al 50% Hai sempre svolto questo lavoro? Sì, sin da piccolo volevo guidare il pullman giallo cioè lo scuolabus. Che studi hai fatto per praticare il suo lavoro? Sono diplomato in ragioneria, ma per svolgere il mio lavoro è sufficiente prendere la patente per guidare i pullman; io le ho tutte tranne quella per l’aereo. Ti piace questo lavoro? Mi piace moltissimo e lo consiglierei a chi ama guidare, stare con i bambini e ha tanta pa zienza. Da quanti anni lavori qui?Da tre anni, dal settembre 2009. Mi trovo molto bene. Cosa ti piace e non ti piace del tuo lavoro? Mi piace tutto, mi dispiace solo quando i ragazzi confondono l’amicizia con la mancanza di r ispetto. Come sono i rapporti con colleghi, alunni e genitori? Sono buoni. Che suggerimenti daresti per apportare dei miglioramenti alla realtà dell’istituto? Cambierei la dislocazione delle scuole materne, perché non c’è posto per par- Una vita da archeologo P.s.: nemmeno noi alunni ci ricordavamo chi fosse Palazzi, ma non ditelo alle maestre! Martina, Lisa, Gianluca H., Teo A scuola: intervista all’autista del pulmino giallo Paolo Autrù è l’autista, con il cognome nobile, dello scuolabus n.1 che accompagna alcuni di noi tutti i giorni a scuola e a casa e a tutti quanti ci porta nei giorni stabiliti a fare ginnastica in palestra, facendoci divertire un mondo con le sue battute e la sua parlata napoletana, le sue barzellette e i suoi indovinelli e gli immancabili quiz femmine contro maschi. Lo abbiamo invitato in classe per conoscerlo meglio. Liberi di... cheggiare il pulmino e per fare manovra. Come andavi a scuola alla nostra età? A piedi… all’elementari bene, ma alla scuola media sono stato bocciato una volta perché sono dovuto rimanere a casa per tanti mesi dopo la rottura di una gamba per fare le gare di corsa con i pattini a rotelle e anche alle superiori sono stato bocciato in prima perché “marinavo” la scuola con gli amici e perché mi ero innamorato. Detestavo l’inglese, ma alla fine dell’anno sommando tutti i due che prendevo raggiungevo il 10. Non è bello essere bocciati e bisogna andare bene a scuola per trovarsi meglio poi nel mondo del lavoro. Che cos’è per te la libertà? E’ la possibilità di poter fare quello che mi piace, senza invadere la libertà degli altri. Michele Minardi lavora all’Università di Sidney, in Australia e cura gli scavi di un sito in Uzbekistan, Asia centrale. Un lavoro molto originale. Piovono piccioni! E’ un po’ di tempo che nella piazza Leopardi di Ripe e lungo il viale Umberto I cadono dal cielo piccioni morti e noi alunni al rientro dalla scuola scendendo dal pulmino ci ritroviamo davanti a tanti piccoli cadaveri che sono sempre un numero maggiore rispetto alla mattina presto quando prendiamo il pulmino per recarci a scuola. Sembra che vengano avvelenati tutti i giorni dai cittadini di Ripe perché sono troppi e sporcano con i loro escrementi tutto il paese. A noi però dispiace molto perché pensiamo che anche loro dovrebbero vivere fino alla loro morte naturale e poi sinceramente… non sporca di più il corpo di un piccione che il suo piccolo escremento? Francesco, Gaia, Giulia, Marco e Vittoria 5aA Scienze 19 Lo scorso dicembre è venuto a scuola Michele Minardi, il cugino della maestra Alessia, che ha 31 anni e di lavoro fa l’archeologo. E’ un tipo serio in jeans e felpa, con i capelli lunghi e castani, gli occhiali e una barba folta. Ha frequentato il liceo scientifico e per praticare questo lavoro si è laureato in scienze umanistiche con indirizzo in Archeologia e ora studia per il dottorato, dopo il quale potrà anche insegnare. Fa questo lavoro da cinque anni e attualmente risiede da due anni a Sidney in Australia dove ha ottenuto una borsa di studio: in inverno fa ricerche e lavoro di documentazione in biblioteca per e sugli scavi che deve effettuare poi in estate in Uzbekistan, uno stato del centro Asia, in un sito grande circa 3 ettari di zona desertica vicino al fiume Oxs. Michele è originario di Mondavio e torna a casa per le vacanze impiegando 24 ore di aereo, quando sta via per molto tempo sente la mancanza dei suoi familiari, ma facendo un lavoro che gli piace tanto e per lui coinvolgente, la nostalgia è l’ultima cosa a cui pensa. Il lavoro dell’archeologo non è né produttivo né semplice per cui lo consiglia solo a chi è appassionato di storia come lo era lui già alle scuole elementari. Lavora 12 ore al giorno e percepisce 1500 euro al mese; in biblioteca ricerca indizi e notizie di civiltà che non esistono più e ormai scomparse, ma non del tutto, durante gli scavi invece cerca oggetti materiali utilizzando pala, piccone, cariola, cazzuola (trowel in inglese), pennello e tutto questo lavoro va fatto a mano per non rovinare gli oggetti, ci vuole molta precisione, ordine e delicatezza. Nel suo lavoro viene aiutato da una decina di operai che deve guidare nel punto preciso in cui devono scavare e che viene definito dopo sopralluoghi e misurazioni, utilizzando anche la stazione mobile. Archeologia è una parola di origine greca che significa studio antico, è la scienza che studia le civiltà e le culture umane del passato e le loro relazioni con l’ambiente circostante mediante la raccolta, la documentazione e l’analisi di tracce materiali che hanno lasciato. Michele ha lavorato anche a Roma, a Pompei, in Turchia a Malachi dove c’è una specie di collina detta Tell o Tepe, creata da tutte le costruzioni delle popolazioni vissute lì dal 3000 a.C. al 1200 d.C. e nel corso del tempo gli agenti atmosferici hanno dato alle diverse stratificazioni una forma di collina. E’ stato anche ad Huruk, la prima città costruita dai Sumeri dove ha trovato oro e tombe. In questi anni ha rinvenuto molti reperti di diverse forme e dimensioni, da cinte murarie ad oggetti in ceramica di vari tipi che sono i più frequenti e forniscono molte informazioni. Quando trova reperti c’è il piacere della scoperta e la soddisfazione di aver effettuato bene ricerche e misurazioni. Per Michele la libertà è avere la possibilità di scelta. Classi 5aA e 5a B Pecorelle da mangiare La mattina del 20 dicembre alle ore 8.30 con il suo grembiulino, il suo mattarello, il suo sorriso e la sua pazienza, è arrivata a scuola Rina, la mamma delle nostre insegnanti Cristina e Luigina, che ci ha insegnato a preparare le pecorelle che poi abbiamo fatto cuocere nel panificio di Passo Ripe e ce ne siamo gustati un po’ a scuola e un po’ a casa. Vi diamo la ricetta di Rina, così potete prepararle e gustarle anche voi! Ingredienti. Per l’impasto: 2 bicchieri di vino; 2 bicchieri di olio; farina; poco zucchero. Per il ripieno: mosto bollito; pane grattugiato; bucce d’arancia e di limone tritati; noci tritate. Procedimento: amalgamare bene gli ingredienti per creare un impasto compatto e non troppo morbido;con il mattarello stendere l’impasto fino ad ottenere uno strato sottile e liscio; tagliare l’impasto a quadratini; riempire ogni quadratino con una salsiccetta di ripieno; chiudere l’impasto dandogli una forma a ferro di cavallo;fare dei piccoli tagli sull’impasto sopra al dolcetto per dar l’idea del pelo della pecora; infine infornare per circa 20 minuti a 180°. Classi 5aA e 5a B Di che merenda “sei”? A scuola tutti fanno merenda. Ma non tutti la fanno allo stesso modo. La maggior parte dei ragazzi intervistati mangia: panini, pane e cioccolata, pizza e cracker. Thè e succhi di frutta sono preferiti all’acqua, anche se alcuni bevono quella del rubinetto. Nella scuola di infanzia anche la frutta, più si cresce più si consumano merendine: questo perché da piccoli si è più ‘obbligati’ a mangiare quello che decidono gli adulti e perché c’è più curiosità per i gusti nuovi. La pubblicità nei programmi televisivi per ragazzi ci condiziona molto nel consumo delle merende. La stragrande maggioranza porta la merenda da casa. La mattina, quando si esce di casa con molta fretta, si preferisce mettere nello zaino una merendina. 18 Scienze Liberi di... Dal mare alla molecola, quattro chiacchiere biologiche con Silvia Falcinelli Una biologa tra noi Silvia Falcinelli è una ragazza molto allegra e solare di 27 anni, cugina della nostra compagna di classe Gaia Pettinelli. E’ una tipa sportiva e molto studiosa laureata in biotecnologia e sono già tre anni che si dedica alla ricerca vincendo borse di studio. La prima l’ha vinta come biologa marina e per un anno ha fatto immersioni in varie parti d’Italia ed anche nell’oceano Pacifico; da due anni invece le è stata assegnata una borsa di studio come biologa molecolare prima in California e adesso in Ancona. Sta facendo ricerca sulla malattia della fibrosi cistica che colpisce soprattutto il pancreas, perché è una malattia rara e spera di poter aiutare le persone a guarire e a non ammalarsi. Con la sua gentilezza e pazienza ha risposto a tutte le nostre domande, anche le più assurde. Ci ha spiegato che un biologo si occupa sia di cose nella Terra che nel corpo e studia tutto ciò che ha a che fare con il Dna che contiene tutte le informazioni su un individuo. Il biologo lavora in laboratorio con microscopi, provette, piastre, batteri, gel…ma quando lavorava come biologa marina prima doveva immergersi per prelevare campioni di sabbia o organismi per poi analizzare il tutto in laboratorio. Per praticare questo lavoro bisogna frequentare un corso di immersione: ci si immerge fino ad un massimo di 18 metri di profondità con muta, pinne, maschera, bombole di ossigeno e provette per i prelievi. Vi sveliamo due segreti, abbiamo scoperto che la sabbia nera non è sporca, puzza perché c’è assenza di ossigeno e i mostri marini non esistono, sono solo pesci bruttissimi che vivendo in acque molto profonde e scure devono adattarsi ingigantendo occhi e altri parti del corpo per sopravvivere. Riguardo alle cellule invece Silvia ci ha spiegato che le abbiamo su tutto il nostro corpo anche sui capelli, si dividono per riprodursi, si possono invecchiare, ammalare, morire e venir eliminate dal nostro corpo, le cellule della pelle ad esempio vengono cambiate ogni 24 ore. Attenzione però, bisogna mangiare tanta frutta e verdura per fare in modo che la cellula non si ammali e le cellule del cervello si riproducono solo fino ad un certo punto per cui manteniamo in buono stato quelle che abbiamo…se le abbiamo!:) Gaia, Giulia, Marco,Francesco M. 5a A Dai nostri inviati alla Rotonda a mare di Senigallia per parlare di natura Fiumi, onde, animali e disegni Lo scorso anno in classe abbiamo portato avanti il progetto “Acqua buona per tutti”, che ci ha permesso di approfondire tanti argomenti ed affrontare varie attività collegate a questo preziosissimo bene. Tra le altre cose, abbiamo fatto un’escursione al fiume Misa, percorrendo un “sentiero ad anello” accompagnati da una guida dello Studio Naturalistico Diatomea di Senigallia. All’inizio di questo anno scolastico, in coincidenza con quella che è ormai l’annuale “Festa del fiume” e a conclusione delle attività e delle escursioni effettuate con le scuole del territorio , lo Studio Naturalistico Diatomea ha organizzato il convegno “Educando al fiume”, che si è tenuto alla Rotonda a Mare di Senigallia lo scorso 14 ottobre. Ecco alcuni dei nostri commenti: “Io mi sono divertito e ho visto disegni molto belli. Abbiamo incontrato tantissimi alunni di altre scuole”. “Ho imparato tante cose nuove e al convegno c’era anche il giornalista che conduce il programma “Geo & Geo”: si chiama Francesco Petretti. Lui ha fatto dei disegni molto belli (uccelli, corvi, impronte…) chiedendoci poi di indovinare di quali animali si trattasse”. “A me il convegno è piaciuto soprattutto quando il signor Petretti ci ha fatto vedere tutti gli animali che ha disegnato e anche quando ha fatto vedere i fiumi su una cartina geografica: è stato molto interessante”. “A me sono piaciuti i disegni che faceva Francesco Petretti, perché era preciso e perché è stato molto bravo e gentile con noi bambini. Mi è piaciuta anche la vista del mare con i gabbiani e le onde.” “Il convegno sul fiume mi è piaciuto perché era interessante. Mi è piaciuto molto quando Francesco Petretti ha disegnato per noi. Quando poi ho fatto la domanda col microfono, mi sono un po’ emozionato perché c’erano tante persone che ascoltavano!”. Al termine, prima di rientrare a scuola, ci hanno consegnato una Attestato di Partecipazione alle escursioni lungo il Fiume Misa: è stata proprio una bella giornata! Le classi 3a A e 3a B - Passo Ripe Liberi di... Interni 7 A scuola: a colloquio con Adriana Siena, il ‘capo’ La dirigente si racconta Adriana Alejandra Siena, 52 anni, sposata con un figlio. Da due anni è alla guida dell’Istituto comprensivo ‘Nori de Nobili’ che comprende le scuole di Ripe, Passo Ripe, Brugnetto, Monterado e Castelcolonna. Siamo andati nel suo ufficio dove ci ha accolto con un gran sorriso. Inizialmente eravamo un po’ timidi, non è da tutti intervistare la dirigente, poi ci siamo sciolti e le abbiamo rivolto queste domande. Ora sappiamo un po’ di più chi è la nostra dirigente e questo è bello e utile per vivere la scuola come un posto in cui ci si sente bene... nonostante i compiti! Il suo lavoro Ha cominciato a lavorare nel 1993 come professoressa. E’ Dirigente Scolastico e il suo lavoro consiste nell’organizzare la vita dell’istituto. Il lavoro da Dirigente le piace e lo consiglia però alle persone alle quali piace veramente. Lavora in media 6-7 ore al giorno. Non considera soddisfacente la paga. Non ha sempre svolto questo lavoro, prima era insegnante . E’ laureata in Giurisprudenza e ha fatto poi un corso di specializzazione. Lavora da due anni in questo istituto e si trova bene. Le piacciono tutti gli aspetti, non le piace quando alcune volte non può gestire come vorrebbe lei. Dell’istituto le piace tutto, ma pensa che si possa sempre migliorare. I rapporti con insegnanti, alunni e genitori sono buoni. Le piaceva la scuola, era brava e metteva tutto il suo impegno, ma aveva qualche problema con l’arte. Alla fine la domanda su quando finisce la scuola: “Forse i giorni di chiusura della scuola a causa della neve verranno recuperati, ma ancora si attendono indicazioni precise”. Per lei la libertà è riuscire a scegliere. A scuola: collaboratrici scolastiche Paola e Renata Paola Pandolfi, 44 anni, accompagnata, con un figlio. Ha iniziato a lavorare a 17 anni in fabbrica, questo lavoro lo fa dal 1992. E’ collaboratrice scolastica e pensa a: apertura e chiusura della scuola, pulizia, ordine, fotocopie, sostegno ai docenti e ai bambini. Lavora sei ore al giorno ordinarie. Quando ha iniziato questo lavoro non serviva il diploma. Ha scelto questo lavoro per bisogno, ma le piace. Si trova bene. Le piace tutto tranne la mancanza di rispetto a volte da parte di alunni o genitori. I rapporti con i colleghi sono buoni, anche perché si vedono poco, con gli alunni molto buoni, con i genitori di solito buoni. Vorrebbe che ci fossero più soldi da destinare a progetti rivolti ai bambini. A scuola andava bene e le piaceva, a parte il primo anno di elementari perché aveva un maestro severissimo. La libertà è vivere serenamente e si sente libera quando sta in campagna. Renata Franceschini, 49 anni, sposata, non ha figli. A 25 anni ha iniziato a lavorare come commessa in un negozio di alimentari, poi in albergo come baby sitter prima e come addetta alle camere poi. Lavora sei ore al giorno e poi fa qualche ora di straordinario.La sua paga non è sufficiente per il costo della vita. E’ diplomata, ma non è necessario il diploma per il suo lavoro. L’ha scelto per necessità, bisogno, ora le piace molto. Non le piace la maleducazione. Nel nostro istituto si sta abbastanza bene. Ha un rapporto buono con tutti. Servono spazi più adeguati e più soldi. Non ha un buon ricordo della scuola elementare perché aveva un maestro che la terrorizzava. Si sente libera quando riesce a costruirsi uno spazio tutto e solo per lei. Nori De’ Nobili L’Istituto comprensivo di Ripe - Monterado Castelcolonna è intitolato a ‘Nori de’ Nobili’. Eleonora De’ Nobili, chiamata affettuosamente Nori era una pittrice del 900 vissuta a Ripe, le cui opere sono state recentemente riconosciute e valorizzate dalla critica. Oltre a delicati e intensi dipinti, ha composto anche poesie. Tanti sono gli autoritratti, opere sui gatti, le bambole e i clown, segni di una personalità vivace. Dipingeva su materiali più diversi: carta, tela, cartoni, giornali, pezzi di legno, biglietti d’invito… e con le tecniche più varie: tempere, carboncino, inchiostri, pastelli, tecniche miste. Nelle sue opere traspare l’umiltà, la passione per il paese, il desiderio di esprimersi e comunicare emozioni forti, la capacità di guardare il mondo in silenzio apprezzando ogni minimo particolare. Pierino chiede alla maestra: “Si può punire qualcuno per qualcosa che non ha fatto?”. La maestra risponde: “Certo che no!” Allora Pierino esclama: “Bene! Non ho fatto i compiti!”. Classe 2a A e 2a B 8 Interni I tanti volti Liberi di... della nostra scuola La libertà per lei è esprimere le proprie idee. Alessandra Frati, assistente amministrativa Lavora in segreteria Alessandra Frati, ha 57 anni, è sposata e ha due figli. Ha iniziato a lavorare a 17 anni. Il suo lavoro consiste in lavoro di segreteria. Lavora 6 ore al giorno. La sua paga non è soddisfacente. Non ha svolto sempre questo lavoro, ha fatto anche la maestra. Diploma di scuola superiore. Ha scelto questo lavoro perché è stato il primo a darle un posto di ruolo a tempo indeterminato. Lo consiglia a chi ha voglia di lavorare su pratiche d’ufficio. Lavora qui da 11 anni. Si trova bene. Le piace stare a contatto con i ragazzi, non le piace quando i lavori si sovrappongono e sono troppi. Le piace che l’istituto sia un ambiente familiare e non le piace che ci siano pochi contatti con l’esterno. I rapporti sono buoni con tutti. Le piacerebbe che la scuola fosse più aperta ai problemi del mondo esterno. Andava molto bene a scuola e le piaceva. Per lei la libertà è poter esprimere sempre le proprie idee ed essere indipendente sia dal punto di vista economico che di movimento, cerca di essere sempre libera. Patrizia Bigelli, assistente amministrativa Patrizia Bigelli, 52 anni, sposata con figli. Ha iniziato a lavorare a 23 anni. In segreteria si occupa dell’area alunni. Ha 49 anni ed è sposato con due figlie. Professore di musica. Insegna a cantare e a suonare. Lavora 18 ore settimanali. Considera la paga soddisfacente. Consiglierebbe questo lavoro a chi piace la musica e stare con i ragazzi. Si trova bene. Non gli piace quando non ha attrezzi, strumenti musicali per lavorare bene. Ha buoni rapporti con tutti. Vorrebbe più tempo per lavorare meglio. Andava bene a scuola e gli piaceva. La libertà per lui è poter fare quello che vuole senza urtare i diritti degli altri. Lavora 6 ore al giorno. La paga la considera soddisfacente. Ha un diploma di scuola superiore. Lavora qui da 10 anni. Si trova bene. Le piace il suo lavoro. I rapporti sono ottimi. Le piaceva la scuola, andava abbastanza bene. La libertà per lei è una cosa molto importante. Simonetta Mezzanotte, assistente amministrativa Simonetta Mezzanotte, 50 anni, sposata e ha 2 figli. Ha svolto il suo primo lavoro a 14 anni. In segreteria si occupa degli insegnanti. Lavora 6 ore al giorno. Considera la sua paga abbastanza soddisfacente. Ha fatto diversi lavori. Si è diplomata in ragioneria. Ha scelto questo lavoro perché le piace, non lo consiglia a chi non piace stare in ufficio. Lavora in questo istituto da 11 anni e mezzo. Si trova bene. Non le piace quando non arrivano indicazioni precise dal Ministero, le piace lavorare per i ragazzi.Ha buoni rapporti con tutti. Vorrebbe più fiducia da parte di tutti. Le piaceva la scuola e andava bene. Per lei la libertà è poter esprimere il proprio pensiero. Paola Petrucci, assistente amministrativa Paola Petrucci, 53 anni, sposata e ha una figlia. Ha iniziato a lavorare a 32 anni. Il suo lavoro consiste nel gestire gite, ordini del materiale, inventario… Lavora 6 ore al giorno. La sua paga è soddisfacente. Ha sempre svolto questo lavoro. E’ laureata. Ha scelto questo lavoro per caso e lo consiglierebbe a tutti. Lavora in questo istituto da 10 anni. Si trova bene. Le piace il suo lavoro, però è un po’ faticoso. Ha ottimi rapporti con tutti.Vorrebbe più personale. Andava bene a scuola. La libertà per lei è rispetto e tutela dei diritti. Economia 17 Intervista agli impiegati della Bcc: Lorenzo Perini e Simone Mattioni Due uomini e una banca Daniele Morelli, docente di musica Anna Lozza, collaboratrice scolastica Bidella nella cuola secondaria 1°grado (ex scuola media), sposata con figli, ma non ha voluto dire l’età. Accoglie i ragazzi, supporto segreteria, pulizia della scuola. Lavora 6 ore al giorno, a volte fa straordinari. La sua paga è abbastanza giusta. Non ha sempre svolto questo lavoro. Lavora da 12 anni nella scuola media. Ha svolto altri lavori e questo lo consiglierebbe. Si trova bene. Ha buoni rapporti con i colleghi e i docenti. A scuola non andava bene. Liberi di... Lo scorso novembre ci hanno accolto in banca Lorenzo Perini, il direttore della filiale e Simone Mattioni, il cassiere. Lorenzo ha 36 anni, vive a Senigallia, Simone invece ha 39 anni e vive ad Ostra . Si assomigliano molto: entrambi lavorano in banca da otto anni, non sono sposati, non hanno figli, hanno un carattere simpatico e scherzoso, si vestono allo stesso modo, jeans, camicia azzurra, gilet, sciarpa al collo, scarpe eleganti, tutto rigorosamente blu e nero, infatti sono interisti, sono alti e hanno il gel nei capelli. Le uniche differenze che abbiamo notato sono che Simone è più alto e magro e indossa gli occhiali, invece Lorenzo porta un anello d’argento al dito mignolo. Sono stati gentili ed accoglienti con noi e hanno risposto a tutte le domande della nostra intervista. In cosa consiste il vostro lavoro? Vendere denaro, cioè fornire servizi ai clienti in denaro. I bancari sono dipendenti, il banchiere è il proprietario della banca. Che studi avete fatto per praticare questo lavoro? Ragioneria ed economia e commerio Lorenzo, ragioneria ed economia e finanza Simone. Avete sempre lavorato in questa banca? Lorenzo ha lavorato a Chiaravalle ed è nella banca di Passo Ripe da soli 20 giorni, Simone invece a Senigallia ed è a Passo Ripe da due anni. Vi trovate bene a Passo Ripe? Sì, stiamo bene, è tranquillo qui. Vi piace e lo consigliereste come lavoro? A noi piace molto e volevamo fare questo lavoro sin da piccoli, ma consigliamo di fare il lavoro per cui ognuno è portato e ha passione. Quante ore lavorate e quanto guadagnate? Lavoriamo 8 ore al giorno con la pausa pranzo di un’ora; guadagnamo abbastanza, ma meno di quanto pensa la gente, con la crisi si sono ridimensionati anche i nostri stipendi che sono gli stessi di un impiegato. Che differenze ci sono tra una banca centrale ed una filiale? Questa di Passo Ripe è una filiale cioè una piccola sede distaccata della banca centrale che si trova ad Ostra dove si trovano tutti gli uffici: amministrativo, controlli, personale... Chi sono i vostri clienti abituali? Sono famiglie e titolari di piccole attività, pochi clienti di medie aziende, è una banca territoriale. Dove tenete i soldi che vi vengono consegnati? Nella cassaforte, ma in piccole quantità; i soldi vengono spediti alla sede centrale e poi portati al deposito. Quanti soldi girano al giorno circa nella vostra filiale? Con i bancomat, le carte di credito…i soldi contanti son sempre meno, per ridurre i rischi di banconote false e furti. Lo sportello bancomat, atm, viene riempito tutte le mattine da addetti al trasporto valori. Com’è la situazione economica dei cittadini di Ripe? Abbastanza buona. E del nostro Istituto scolastico? Va bene, vista la situazione economica precaria di tutte le scuole. Avete mai subito una rapina? Noi non l’abbiamo mai subita, ma in questa filiale ce n’è stata una cinque anni fa sfondando la vetrata, erano in tre e son riusciti a rubare i soldi, era di pomeriggio e i dipendenti si sono chiusi in una stanza perché di regola devono prima di tutto salvaguardare la loro vita. Invece quattro anni fa un signore ha tentato un furto a volto scoperto, ma è stato preso. Che sistemi di sicurezza avete? Telecamere che registrano 24 ore su 24, allarmi su porte e cassaforte, la bussola cioè la porta per entrare, pulsanti che fanno partire le telefonate al direttore e alla polizia, Ci date qualche “dritta” per diventare ricchi con la nostra paghetta settimanale di 5 euro o investendo i nostri risparmi di compleanni e Natali? Risparmiate il più possibile e quando avete un bel gruzzolo portatelo in banca dove più soldi si hanno più si può guadagnare. Donate dei soldi in beneficienza? Sì, circa un 3% per sostenere il territorio, le associazioni… Avete mai pensato di collaborare con il nostro istituto? Se ci proponete qualcosa di interessante, volentieri. Mentre facevamo l’intervista sono entrati in banca dei clienti che, anche se un po’ confusi dalla nostra presenza, ci han detto che sono soddisfatti del lavoro dei due bravi bancari. Erika, Veronica, Federico, Giuseppe, Andrea 5 a B La mamma di Pierino entra in banca, supera la fila e va direttamente allo sportello. Una signora arrabbiata le chiede: “Signora, perchè non fa la coda?” La mamma risponde: “Perchè mi piacciono i capelli sciolti!” Economia... agricola Gianni e la terra Come ti chiami e quanti anni hai? Gianni, ho 35 anni, sono sposato e ho due bambini. In che cosa consiste il tuo lavoro? Coltivo la terra Quante ore lavori al giorno? Circa 8, ma dipende dai periodi E’ un lavoro redditizio? Poco, si fa fatica ad arrivare a fine mese Che macchinari usate? Trattori a cingoli e a ruote, seminatrici, aratri, eliterra… Quanto è grande il terreno che coltivi? 70 ettari Ti piace il tuo lavoro? Sì, perché sto all’aria aperta Da quanti anni lo svolgi? Da 15 anni Da chi hai imparato a fare questo mestiere? Da mio padre, è una tradizione di famiglia Sei andato a scuola? Ho frequentato la scuola per elettricisti Consiglieresti il tuo lavoro ai ragazzi? No, è un lavoro troppo incerto sia perché è faticoso e poco redditizio sia perché è legato alla stagionalità. Lo si può praticare oggi solo come “per di più” Che cos’è per te la libertà? L’opportunità di poter scegliere ciò che si vuole fare. Andrea 5a B 16 Economia Liberi di... Virgilio Castiglioni, Il piccolo centro degli artigiani sulle colline marchigiane: i protagonisti dei lavori più belli Il Paese dei mestieri Quando si arriva a Ripe, sotto al cartello segnaletico si legge scritto in corsivo “Il Paese dei mestieri” e in effetti in questa cittadina si possono contare ben 20 artigiani accreditati: - il tornitore delle gambe pigre, costruisce e lavora le gambe per tavolini resistenti nel tempo; - lo stagnino delle acque dolci, traccia la via per condurre l’acqua dall’uomo; - il disegnatore delle foglie di legno, disegna e intaglia il legno dandogli vita e forma; - il calzolaio dei passi perduti, continua a far camminare scarpe che senza di lui dovremmo buttar via; - l’orafo della luce, dà forma e luce all’oro; - l’architetto delle piccole cose, costruisce borghi e monumenti in miniatura; - il bottaio della verità, costruisce botti dove far maturare il vino; - il cordaio dell’arcobaleno, produce corde di varie misure; - il ferraio della buona cottura, trasforma il ferro in strumenti di cottura per i cibi; - la fiorista di carta, riesce a dar vita a fogli di carta che diventano fiori; - il falegname delle tenere radici, scolpisce e intaglia il legno ottenendo le forme desiderate; - il fabbro della nostalgia, batte il ferro a colpi di martello e ottiene oggetti che indicano la posizione dei venti; - il mugnaio della lentezza, dal grano maturo, alla bianca farina, al pane croccante; - l’ortolano delle lune buone, fa crescere e si prende cura degli ortaggi ripesi; - la candelaia delle lacrime della luce, lavora la cera trasformandola in una candela con bellissimi ornamenti; - il canestraio del silenzio, intreccia i vimini per costruire canestri; - le ricamatrici del sorriso, con abili mani creano disegni di fili colorati in ogni tessuto; - la sarta delle bambole e la coltivatrice di perline che abbiamo incontrato e intervistato per voi. direttore servizi generali LA SARTA DELLE BAMBOLE Rosina Campolucci è una signora di 80 anni molto simpatica, gentile e generosa. Fa la sarta da 60 anni, ma lo fa per hobby. Realizza ricami per i quadretti, ma la sua passione è cucire vestiti per le bambole per questo la chiamano la sarta delle bambole. Nella sua bottega ha più di 300 bambole vestite da lei. Usa solo ago, filo e stoffa per i suoi lavori. Il bello di Rosina è che sia i ricami che i vestiti non li vende, li regala soprattutto alle bambine, le piace renderle felici . Federico 5a B LA COLTIVATRICE DI PERLINE Eugenia è una signora con una passione per le perline di tutti i tipi e tutti i colori. Nella sua casa, in cui ci ha accolto con gentilezza e simpatia, ha tantissimi oggetti stupendi realizzati con perline: mollette, fiori, scarabei, coccodrilli, apette nere e gialle. Ha realizzato addirittura una casa ed un acquario fantastico con pesciolini, naturalmente di perline, che nuotano. Questi oggetti lei li vende e il costo varia a seconda del numero di perline che usa, ad esempio una molletta può costare 3 euro. Ha questo hobby da 8 anni e le piace molto, la rende felice. Altre sue amiche hanno la sua stessa passione, a volte si scambiano consigli e idee. Giuseppe 5a B Dossier ‘paghetta’ Disegni in libertà E’ giusto avere la paghetta? Giusto 80% Non giusto 20% In cosa consiste? Denaro 70% Altro 30% (giochi, dolci, ecc.) Come la usi? Risparmio Acquisto 44% 56% Perché la ricevi? Senza motivo 15% Dopo qualche servizio 85% disegno di Benedetta scuola d’infanzia - Ripe 9 il commercio. Ha scelto questo lavoro e lo consiglierebbe perché è piacevole. Lavora in questo istituto da settembre e si trova molto bene. Gli piace il rapporto con i colleghi. Con i colleghi ottimo, con gli alunni piacevole, con i genitori discreti, aperti. Si dovrebbe migliorare la collaborazione tra istituto e genitori. Non gli piaceva la scuola, ma alla maturità è stato promosso con 58/sessantesimi. La libertà è responsabilità, maturità nelle scelte, nel rispetto degli altri, nel capire dove finisce la propria disponibilità e quella degli altri. Questa è un’inchiesta che ci ha riservato più di una sorpresa: abbiamo interpellato i bambini e i ragazzi per sapere da loro come vivono la scuola. Intanto c’è da dire che non ci aspettavamo una percentuale così alta di bambini a cui piace andare a scuola: abbiamo pensato che, in questa domanda, le risposte della scuola d’infanzia hanno condizionato molto il risultato (... ma, avranno capito la domanda?). Fa pensare anche vedere che la maggior parte degli alunni usa un mezzo privato per andare a scuola e ci siamo chiesti perché tante famiglie non possono utilizzare il pulmino: sono scomodi gli orari, costa troppo, non passa vicino alle loro case? Siamo rimasti colpiti anche dalle risposte relative alla domanda cosa piace e cosa non piace della scuola. In pratica la stragrande maggioranza del ‘mi piace’, come potete vedere dalla tabella qui sotto, è vicina a “trovo amici”, “vado in giardino”, “facciamo ginnastica”: in pochissimi hanno risposto che sono contenti di andare a scuola perché si imparano cose nuove. Cari insegnanti, ma la scuola non esiste anzitutto per questo? Non ci sono posti di ritrovo per fare amicizia o spazi verdi per giocare, se la scuola serve soprattutto a questo? Nel ‘non mi piace’ ci sembra che molti ragazzi non sopportano la scuola quando è ‘muffa’ o troppo classica. Poi, la storia dei bagni chiusi troppo presto si spiega con il fatto che le bidelle li devono pulire prima che la campanella suoni, dopo devono dedicarsi alle aule. Infine, alla domanda ‘se comandassi cosa cambieresti’ ci hanno colpito molte risposte ‘pigre’, che chiedono poco impegno. Ragazzi, forza, un po’ più di fantasia e iniziativa! Ti piace andare a scuola? (hanno risposto in 282) I NO sono stati 125, pari al 44,3% I SI sono stati 157, pari al 55,7% Mi PIACE della scuola (le x esprimono tanti voti) Amici X X X X X X X Ginnastica X X X X X Lavori manuali Andare in giardino XXXX Arte Scrivere Si fanno tante cose (sc. infanzia) disegno di Emily, scuola d’infanzia - Brugnetto Interni La scuola che vorrei Col pulmino: 102 In auto: 134 A piedi: 41 In bicicletta: 3 Isabella , scuola secondaria I grado Ripe Ricevi la paghetta Ce l’hanno 60% Non la ricevono 40% Virgilio Castiglioni, ha 43 anni, è sposato e ha 2 figlie. Ha iniziato a lavorare a 14 anni nel periodo estivo. Il suo ruolo è di direttore dei servizi generali e amministrativi e si occupa della parte contabile dell’istituto e della regolarità degli atti amministrativi. Lavora 6 ore al giorno su sei giorni. Considera la sua paga poco soddisfacente. E’ da 4 anni che svolge questo lavoro. Ha studiato all’istituto professionale per Come ti rechi a scuola? (hanno risposto in 280) Abbiamo intervistato i bambini e i ragazzi della scuola d’infanzia di Brugnetto e Ripe, della primaria di Passo Ripe e della secondaria di Ripe. L’inchiesta aveva come argomento ‘la paghetta’, cioè i soldi che ogni tanto i nostri genitori o i nostri parenti più stretti ci regalano, visto che ancora non siamo in grado di guadagnarceli da soli. Sono venute fuori tante interssanti sorprese: anzitutto i ragazzi interpellati hanno voglia, fin dalla prima elementare, di essere autonomi. Bisogna cominciare presto a ragionare sul valore dei soldi, anche se ci sono adulti che per ben il 40% non pensano che i piccoli possano avere dei soldi propri. Siamo stati sopresi anche dal fatto che in molti hanno voglia di risparmiare la paghetta, questo perché pensano che nel futuro possa servire. Risparmiare o spendere dipende dalle attese che uno ha nella vita, dal tipo di educazione ricevuta o dalla disponibilità dei soldi. La stragrande maggioranza dei ragazzi intervistati prende la paghetta per dei piccoli lavori fatti: non si tratta di lavoro minorile, per carità... ma a volte bisogna meritarsi le cose. Liberi di... Laboratori X X X Impariamo cose nuove X Bidelle simpatiche Maestre simpatiche X X Gite belle X Uso del computer Lim (secondaria) Poca arte Poco inglese Banchi rotti X Bide lle severe Bagno chiuso troppo presto X X Inizia troppo presto Intervallo corto NON MI PIACE della scuola (le x esprimono tanti voti) Se comandassi io Si scrive / legge troppo X Biblioteca X (secondaria) Troppe regole X Non si fa musica X Non abbiamo verde in classe x Alcune maestre X Non c’è la palestra Troppa confusione Troppi compiti X X X X X X X Giardino mal tenuto Manca la palestra X Punizioni e note X Poca attività motoria X Migliorare il giardino X X X Mensa a scuola Intervallo più lungo X X X Più ginnastica X X X X Classi più grandi Bagni più grandi Distributore di caramelle in ogni classe Cambiare qualche insegnante Niente schede Arredamento e cura dell’edificio X X XX Più lavori fatti insieme Lim in aula magna X Settimana corta X X 10 Interni Liberi di... A tu per tu con il Sindaco di Ripe e gli Assessori A casa dell’Amministrazione E’ stato emozionante salire le scale del Municipio di Ripe, essere accolti dal Sindaco e fatti accomodare sulle grandi e antiche sedie della sala consiliare. Per un attimo ci siamo sentiti importanti, dei veri politici al lavoro in una stanza dal bellissimo soffitto e decorata con i quadri di Nori De’ Nobili, trattati con gentilezza e disponibilità dagli amministratori di Ripe in persona con tanto di acqua e caramelle nel lunghissimo tavolo di legno. Dopo la prima eccitazione e superato il leggero intimorimento siamo tornati professionali ed è iniziata l’intervista ufficiale Sindaco Faustino Conigli Da chi è gestito il comune di Ripe? E’ gestito da me insieme ai miei quattro assessori che formiamo la Giunta comunale e ogni assessore ha i propri funzionari e 17 consiglieri (12 di maggioranza e 5 di minoranza) che insieme alla Giunta formano il Consiglio Comunale e dal segretario comunale. In che cosa consiste il vostro lavoro? Abbiamo la responsabilità di far funzionare il Comune di Ripe in tutti i suoi aspetti e ogni assessore ha la responsabilità di un settore specifico. Quante volte vi incontrate? La Giunta si incontra tutte le settimane, ma se vi sono problematiche da risolvere anche più spesso, mentre il Consiglio si riunisce una volta al mese. Lavorate nei giorni festivi? Spesso sì capita, questo lavoro non si ferma mai. E’ difficile questo lavoro, vi piace e lo consigliereste? Ci piace molto, lo facciamo per passione e dà tante soddisfazioni, lo consiglieremmo a tutti i cittadini per comprendere meglio il proprio paese. Fate soltanto questo lavoro o ne avete altri? Non è possibile vivere con questo lavoro, almeno in un piccolo paese come il nostro, quindi tutti svolgiamo un altro lavoro. Quanto guadagnate e chi vi paga? Poco, un sindaco di un paese come Ripe può guadagnare in media sui mille euro al mese e veniamo pagati dai cittadini. Da quanti anni ricoprite queste cariche e come si fa a diventare Sindaco e Assessori? Siamo stati eletti più di due anni e mezzo fa dai cittadini di Ripe e il loro mandato scadrà nel 2014. Quanti sono gli abitanti del Comune di Ripe? Circa 4500 Le piaceva andare a scuola ed era bravo? Sì, andavo benino e la mia materia prefe- rita era tecnica; ma ci si rende conto solo da grandi quant’è bella la scuola. Che cos’è per lei la libertà? La possibilità di scegliere. Assessore all’ambiente e ai Lavori pubblici Giorgio Terenzi In cosa consiste il suo lavoro? Risolvere i problemi relativi ai lavori pubblici e all’ambiente nel Comune di Ripe, mi occupo molto della raccolta differenziata e del verde pubblico. Molti di noi praticano attività sportive, ma sono costretti ad andare in altri paesi perché a Ripe mancano le strutture: piscina, campi multifunzione e poca scelta nella palestra. Anche la nostra scuola è piccola per il numero dei bambini e non ha la palestra: ci sono progetti per il futuro che riguardano la soluzione di questi problemi? Ci sono dei progetti relativi alla ristrutturazione della Scuola Secchiaroli di Ripe e l’ampliamento fra quattro anni circa della Scuola Secondaria di 1°grado di Ripe che dovrà ospitare anche la scuola primaria del Comune con 15 aule ed avere una ampia palestra attrezzata e quattro volte più grande di quella attuale con spazi anche esterni per l’atletica. Per realizzare una piscina invece ci vogliono molti soldi anche poi per mantenerla e il Comune di Ripe non se la può permettere. Pensa che ci siano le stesse strutture in tutte le frazioni di Ripe? No, in ogni frazione si cerca di qualificare le strutture esistenti fruibili da tutti i cittadini di Ripe, poche ma ben tenute, piuttosto che tante ma non mantenibili in buono stato. Da un’inchiesta fatta a scuola risulta che molti bambini vanno a scuola accompagnati dai genitori con auto private e questo genera inquinamento, secondo lei perché non viene scelto il trasporto pubblico o l’andare a piedi? Sarebbe certamente meno inquinante e più economico l’uso del trasporto pubblico e il Comune offre questa possibilità ai cittadini, ma non tutti la sfruttano. Che ne pensa del Pedibus o del Bicibus? Che sono delle buone e salutari iniziative e si potrebbe pensare di organizzarle anche nel Comune di Ripe con un nuovo progetto che preveda percorsi sicuri per i bambini. Sono “puliti” i cittadini di Ripe? Abbastanza, anche se ancora c’è qualcu- Liberi di... Cultura Il commercio equo e solidale da premio! Gli alunni delle attuali classi quinte di Passo Ripe sono stati invitate al Teatro di Chiaravalle a ritirare il 2° premio del concorso “Equamente” vinto grazie ai due video realizzati “Bribon” dalla classe 5a A e “Chico” dalla classe 5a B. I due video riassumevano il lavoro svolto dai ragazzi durante l’anno sulla conoscenza e la comprensione del commercio Equo e Solidale, attraverso l’intervento di esperti in classe, la lettura di testi e materiali informativi, la visione di video documentari, l’ascolto del racconto “Le Due Storie” interpretato per loro dal teatro Canguro e la conoscenza dei prodotti del commercio Equo. In entrambi i video si sono usate la poesia personificata ed in rima e la tecnica informatica dell’I. stopMOVIE, la stessa tecnica che si usa nella pubblicità della Lavazza. Come premio hanno ricevuto dei libri e un attestato dalla responsabile del progetto Barbara e le autorità di Chiaravalle. La cerimonia di premiazione si è conclusa con una gustosa merenda naturalmente a base di prodotti equo e solidali. Alcuni alunni sono stati talmente coinvolti dall’importanza di un commercio equo e solidale che hanno deciso di acquistare proprio nelle Botteghe del mondo di Corinaldo e di Senigallia le loro bomboniere per la Prima Comunione. Ioana, Matilde, Riccardo, Alessandro, Francesco R 5a 15 Jesus Christ, un musical nella piazza di Ripe L’1 giugno 2011 alle ore 21.15 la piazza Leopardi di Ripe è stata animata dal musical “Il Risorto”, messo in scena per far vivere con maggior partecipazione l’ordinazione sacerdotale di Danilo Marinelli che nel mese di agosto è diventato sacerdote. La volontà di mettere in scena il musical è stata del parroco Don Emanuele e degli educatori dell’Acr che per la regia si sono affidati al bravissimo Mirco Minucci. Tutti gli adulti e i ragazzi dell’Acr di Ripe e Castel Colonna si sono impegnati per 3 mesi nella preparazione di scenografie, coreografie, parti da recitare e costumi; anche Don Emanuele avrebbe dovuto recitare, ma ci ha confessato che non aveva tempo di andare alle prove. Proprio lui ci ha spiegato che per il musical si sono ispirati alla passione e alla resurrezione di Gesù e crede che sia stato un bel modo per far conoscere e avvicinare più volentieri i ragazzi alle tematiche religiose. E’ stata una bella esperienza secondo don Emanuele che ha insegnato anche ai ragazzi la gioia di stare insieme e condividere emozioni. Si augura che si possa ripetere di nuovo non solo a Ripe ma anche in altri posti. Matilde e Ioana 5a A In fondo al mare con il pesciolino NEMO Se dovessi scegliere un cartone animato da consigliare ai miei amici, non avrei dubbi: “Nemo” è in cima alla mia lista, un percorso marino che ci porta a scoprire quello che succede al piccolo pesce nato con una pinna atrofica e la cui felicità è stata stroncata da un feroce barracuda affamato che ha ucciso la madre. L’unione con il padre viene interrotta dalla cattura di Nemo da parte di un subacqueo che lo mette in un acquario all’interno di uno studio dentistico. Marlyn, il padre, però non si arrende e con l’aiuto di un’amica smemorata Dory, va alla ricerca del figlio correndo moti rischi: vengono inseguiti da uno squalo con una doppia identità, inghiottiti da una balena e spaventati da una pesce-lanterna, ma riescono ad attraversare anche un branco di meduse. Fortunatamente incontrano Scorza, una tartaruga marina di 150 anni che li aiuta ad attraversare la COA, ovvero la corrente orientale australiana e Amilcare, il pellicano intelligente. Marlyn riesce a riportare a casa suo figlio e possono così continuare insieme la loro avventura. Nemo ha imparato ad ascoltare di più il padre e il padre ad essere meno preoccupato per il figlio che ha dimostrato che anche se ha una sola pinna può cavarsela benissimo da solo ed entrambi che l’amicizia e l’aiuto degli altri pesci rende la loro vita più bella e tranquilla. Francesco R. 5a A Un film può insegnare divertendo: “Il pianeta del tesoro” Una mattina diversa dalle altre, giovedì 12 ottobre 2011, a scuola, ci ha fatto lezione di fantascienza il cartone animato “Il Pianeta del Tesoro” con la sua trama, i suoi personaggi e il linguaggio tipico del racconto di fantascienza. Le avventure di Jim, il ragazzo protagonista, hanno ottenuto l’assoluto silenzio e la massima attenzione di tutti gli alunni delle classi 5°A e 5°B per tutta la durata della proiezione…impresa ancora mai raggiunta dai nostri maestri in questi 5 anni di scuola! Lo consigliamo a tutti perché è molto avventuroso, ma anche ricco di sentimenti positivi ed è facile immedesimarsi nel protagonista. Matilde e Riccardo 5aA La ‘strana’ ricreazione della quinta A: uno stress per noi ‘poveri’ maschietti! Alle 10.20 di ogni mattina nella nostra scuola suona la campanella della ricreazione e di solito tutti i bambini di questa Terra sono felici di smettere di lavorare per dedicarsi allo snack e al gioco. Ma puntualmente nella nostra classe inizia una battaglia all’ultimo sangue tra maschi e femmine per la conquista del computer. I maschi vorrebbero giocarci, ma le femmine non lo permettono perché devono usarlo come stereo per ballare a ritmo di musica. Devo dire che il genere di musica che ascoltano non ci dispiace: dance e pop e sono anche molto brave a muoversi a ritmo di musica, ma quando saltano sulle sedie e si buttano in scivolata con le braccia aperte mi sembra eccessivo…mica siamo a teatro! La cosa più sconvolgente comunque è che sempre più spesso i miei amici maschi si uniscono a loro e fanno anche balletti a coppie e con le prese. L’allegria in questa classe non manca mai. Alessandro Cascia 14 Cronaca nera Liberi di... Intervista ai capo - carabinieri: Maresciallo Lattanzi e Capitano Cardinali I carabinieri, che sorpresa! Come vi chiamate? Lattanzi Giampiero e Cardinali Roberto. Quanti anni avete? Entrambi 47. Siete sposati, avete figli? Sono sposati, solo Lattanzi ha due figlie, ma a Cardinali piacciono molto i bambini per questo è venuto a Ripe oggi a passare una mattinata con noi. Sappiamo che non siete di Ripe, da quanti anni vivete qui, da dove venite e perché siete venuti a lavorare nelle nostre zone? Lattanzi viene da Montefortino e sono 19 anni che vive a Ripe, non lo ha scelto lui, ci è stato mandato dal comandante. Cardinali vive a Senigallia da 4 anni, è marchigiano di San Benedetto. E’ stato mandato a Senigallia a comandare i carabinieri del territorio, ha tante competenze per cui viene mandato dove c’è bisogno di lui, è stato in 18 posti diversi. In che cosa consiste il vostro lavoro? Dare sicurezza ai cittadini, far tenere bella e pulita la città, coordinare il lavoro dei carabinieri a loro subalterni. Come trascorre una giornata un carabiniere? La giornata di un carabiniere è sempre diversa, non c’è mai la certezza di star tranquilli né di giorno né di notte: sorvegliano paesi e strade, raccolgono denunce, catturano e interrogano, ascoltano i problemi delle persone e danno consigli… Che scuola avete frequentato per diventare carabinieri? La scuola per diventare carabiniere ausiliario dura due anni, si sono appassionati durante la leva militare e sono rimasti nell’Arma. Eravate bravi a scuola e vi piaceva andarci? Sì, a Lattanzi piaceva ginnastica, a Cardinali storia e geografia; non sono proprio le materie preferite dagli studiosi Come si diventa marescialli o capitani e quali sono i gradi di un carabiniere? Bisogna frequentare tanti corsi e studiare molto. Si inizia da Carabiniere semplice, poi carabiniere scelto, appuntato, appuntato scelto, brigadiere, brigadiere scelto, maresciallo,tenente, capitano, generale. Perché avete scelto questo mestiere e vi piace? Siamo sempre stati affascinati da questo mestiere e dall’uniforme. Che armi avete e come le potete usare? Ad ogni carabiniere insieme alla divisa, viene consegnata una pistola personale con 15 colpi che può usare solo per legittima difesa, per esercitarsi o per intimorire, bisogna sempre registrare come sono stati usati i proiettili usati. Hanno anche la mitraglietta e per proteggersi indossano il giubbotto antiproiettile. Siete mai stati costretti ad utilizzarle? Lattanzi no, Cardinali solo per creare panico. Vi hanno mai puntato una pistola? No Avete mai rischiato la vita? Sì, entrambi. Avete mai fatto un inseguimento con la macchina come nei film? Molti inseguimenti e a volte siamo riusciti a catturare, altre no, perché dobbiamo comunque stare attenti a non farci male a non far male alle altre persone. Non avete paura di fare questo mestiere? Generalmente no, pochissima. Con che tipo di problemi e persone avete a che fare di solito? Sia con persone brave che con persone con problemi o che non rispettano le regole. Che età hanno in media? Intorno ai 35 anni. Avete mai risolto un crimine? Tanti, l’ultimo l’omicidio Taurino di Passo Ripe. Come funziona un interrogatorio? Dipende dal caso, ci sono interrogatori con la presenza degli avvocati oppure no, si cerca di mettere un po’ di timore al sospettato per farlo parlare. Avete mai messo in galera qualcuno? Da una parte purtroppo e dall’altra per fortuna, tante persone Cosa provate quando dovete interrogare o arrestare qualcuno? Soddisfazione per aver fatto bene il proprio lavoro, ma anche dispiacere per la persona e la famiglia. Com’è la criminalità a Ripe? Sotto controllo. E’ cambiata negli anni? Sì, purtroppo è cresciuta. Avete mai pilotato o siete mai stato su un elicottero dei carabinieri? Solo viaggiato in elicottero. Perché dovete indossare la divisa, è comoda, è uguale per tutti i carabinieri? Si chiama uniforme e serve ad identificare il ruolo. Son tutte uguali, cambiano solo gli stemmi dei gradi. Com’eravate da bambini: birichini o già responsabili e rispettosi delle regole? Un po’ birichini, ma le regole le hanno sempre rispettate… (così dicono!) La testata del nostro giornale è “Liberi di…”, che cos’è per voi la libertà? Lattanzi: è la possibilità di poter esprimere la propria opinione, giusta o sbagliata che sia. Cardinali: poter fare ciò che si desidera senza intaccare la libertà degli altri. Classe 5a A Il 20 ottobre 2011 a Passo Ripe è successo un fatto scioccante che ha sconvolto tutti gli abitanti di Ripe e dintorni. L.T., un trentacinquenne proveniente da Foggia è stato accoltellato dai suoi vicini di casa albanesi proprio davanti alla sua abitazione sembra per discussioni sui confini di terreno dietro casa. L’uomo da alcuni anni risiedeva a Passo Ripe con la moglie ed il figlioletto ed era conosciuto da tutti perché aveva gestito una pescheria all’interno del supermercato del paese. Il fatto è avvenuto intorno alle 20.50 e la mattina dopo sia nel paese che a scuola non si parlava d’altro tra il dispiacere e la preoccupazione che anche il tranquillo paesino di Ripe potesse diventare un luogo poco sicuro. Quando accadono questi fatti spiacevoli a noi bambini raccontano solo alcune parti, ma noi sappiamo leggere le locandine dell’edicola, i giornali e siamo abili “origliatori” dei genitori e veniamo a sapere tutto…se ce lo diceste voi adulti però risparmieremmo energie. Nicola e Isnija 5a A Liberi di... Interni no che non rispetta l’ambiente buttando rifiuti e ingombranti nei fossi. Perché non ristrutturate la ex Crai di via Mattei per realizzare un grande spazio fruibile? Perché è una struttura privata. Era bravo a scuola? Sì, soprattutto in matematica. Che cos’è per lei la libertà? Poter esprimere liberamente le mie idee. Assessore alla cultura e allo Sport Laura Merli Che cosa organizza il Comune di Ripe per incentivare lo sport, il turismo e la cultura? Tante iniziative insieme alle oltre 20 associazioni presenti nel territorio. Per quando sarà pronta la nuova biblioteca e come funzionerà? La nuova biblioteca sarà dislocata nel villino Romoaldo donato dal primo sindaco Sheran al Comune di Ripe e si dovrebbe inaugurare tra i mesi di maggio e giugno. Ci sarà uno spazio dedicato ai libri con prestito, uno all’esposizione delle opere di Nori de’ Nobili e uno come punto internet e per fotocopie. Cosa fare a Ripe nel tempo libero? La Proloco di Ripe è attrezzata con campi da tennis, area verde, pista di pattinaggio; si possono praticare calcio, ruzzola oppure ci si può iscrivere alle associazioni di volontariato, all’associazione artigiani o all’Unitrè che organizza tante attività dall’informatica alla ginnastica per tutti. Quanti turisti passano per Ripe in un anno? E’ stato fatto da poco un bilancio dell’anno appena concluso e si sono registrati circa 400 turisti. Hanno partecipato alle manifestazioni organizzate dal Comune: la fiera dei mestieri e degli artigiani nella quale gli artigiani lavorano in piazza; le rassegne teatrali, le festa della birra, il mercato di San Pellegrino; le gare di ruzzola; i pacchetti turistici delle i pacchetti turistici delle Terre di Frattula che consistono in percorsi e degustazioni di prodotti tipici ed biologici dell’entroterra marchigiano con visite alle botteghe del nostro paese dei mestieri; concerti d’organo Callido, manifestazioni autonome delle associazioni. Possiamo usare per la ginnastica la palestra KO che è più vicina alla scuola elementare? Purtroppo non vi sono i soldi e vi sono altre priorità di spesa. Una palestra comunale l’abbiamo e dovete usare quella per ora. Perché non si può organizzare un progetto sportivo Scuola/Comune? Il Comune organizza “Ripe fa sport” in collaborazione con i ragazzi delle scuole medie con gare durante l’anno scolastico e in premio vi sono attrezzature sportive. Ci piacerebbe molto avere un cinema, un teatro e uno spazio per dipingere, che ne pensa, sarà possibile? I problemi sono sempre di carattere economico e per ora ci dobbiamo accontentare della sala polifunzionale dove è possibile e si sono anche realizzate rassegne e spettacoli. Le piaceva la scuola ed era brava? Andavo bene, ma non ero una “secchiona”, se volete un consiglio godetevi questi anni di studio che sono gli anni più belli della vita. Le mie materie preferite erano italiano e arte, anche se la maestra mi diceva sempre che parlavo troppo. Che cos’è per lei la libertà? E’ il diritto di parola…mi piace parlare! 11 Assessore al Bilancio Lorenzo Casagrande Il comune di Ripe è un comune ricco? Né ricco né povero. Quali sono le entrate e le spese del comune? Le entrate sono le tasse che pagano i cittadini e le uscite sono le spese per i lavori e le necessità pubbliche: stipendi, illuminazione e manutenzioni pubbliche, trasposto scolastico, manutenzione e riscaldamento scuole, associazioni e servizi sociali. Dopo la grande nevicata sono stati fatti tanti danni e ci sono i soldi per sistemarli? Sono già stati spesi 60.000 euro solo per le pulizie di strade e ne serviranno molti altri per sistemare strade e marciapiedi rovinati dal sale, si dovranno posticipare alcuni progetti. In base a cosa scegliete le priorità per le spese? In base alle necessità degli abitanti, prima di tutto viene sempre la sicurezza dei cittadini. Quanti operai ha il comune di Ripe e che funzioni svolgono? 17 operai, 12 lavorano negli uffici, 5 per il paese. Quanti soldi investite nella scuola? Sono stati spesi e si spenderanno molti soldi per la scuola e la sicurezza dei ragazzi, uno dei più grandi progetti del Comune è proprio la ristrutturazione della Scuola Secchiaroli e l’ampliamento dell’edificio della scuola media. Le piaceva la scuola ed era bravo? Andavo molto bene a scuola e la mia materia preferita era il diritto. Che cos’è per lei la libertà? E’ la possibilità di scegliere. Interviste curate dalla classe 5a A L’angolo delle opinioni A settembre dell’anno scolastico che stiamo vivendo abbiamo creato nelle nostri classi quinte della scuola primaria di Passo Ripe l’angolo degli “oratori” come il famoso speaker’s corner di Hyde Park a Londra, uno spazio per esercitare il diritto di parola. Abbiamo scoperto, utilizzandolo, che i nostri fatti personali non possono essere un argomento comune da trattare con gli altri e che per non essere contestati prima di parlare bisogna conoscere bene l’argomento ed avere una forte motivazione, oltre a dover usare un linguaggio adeguato e non offendere o calunniare gli altri. Non l’abbiamo utilizzato molto questo angolo della parola, un po’ perché nelle nostre classi siamo di solito abituati a parlare libera- mente e un po’ perché non tutti gli insegnanti ci hanno permesso di usarlo sempre. E’ stato utile per esprimere liberamente i nostri pensieri senza essere giudicati e anche per conoscere come la pensano i nostri amici e riflettere sulle nostre opinioni. Ci è sembrato inutile quando è stato usato a sproposito per fare i buffoni e quando alcune delle nostre richieste o proposte non sono state prese in considerazione dai maestri con la motivazione che siamo piccoli e sono gli insegnanti che decidono e comandano. Pensiamo che insieme al diritto di parola dovremmo avere noi bambini anche il diritto di essere ascoltati sul serio dagli adulti, anche se siamo minorenni. Classi 5aA e 5a B Liberi di...: Benedetta Baldini (direttore), Francesco Rossi (vicedirettore). In redazione: Bruschi Matilde, Casagrande Alessandra, Cascia Alessandro, Di Lonardo Sharon, Dinu Ioana, Ezendu Elvis Chinonso, Ferchichi Arbi, Fratini Marco, Frulla Lorenzo, Hong Na, Hristov Stefan Nikolaev, Ivanova Victoria, Landi Nicola, Liu Li Hao, Mancuso Francesco Maria, Manoni Riccardo, Pettinelli Gaia, Saciri Isnija, Savini Giulia, Agostinelli Erika, Baraschi Federico, Brunetti Gianluca, Carbini Andrea, Chiarello Giuseppe, Conigli Teo, Dhaovi Omar Ben Mondher, Discepoli Veronica, El Filali Karim Zaccaria, Esposito Carlo, Fraboni Raffaello, Hasani Gianluca, Iodice Sara, Jace Xhesika, Marcantognini Lisa, Marinelli Martina, Secchi Stefano, Tarughi Giovanni, Tomassetti Giovanni, Tonelli Alessia. 12 Esteri Liberi di... Liberi di... Esteri 13 Insegnare in Colombia, esperienza di vita di Maria Giovanna, una giovane insegnante Maestra in missione La terribile avventura vissuta da un nostro compagno di classe, testimone della ‘rivolta dei laureati’ La Tunisia del nostro amico Arbi Al rientro dalle vacanze di Natale dello scorso anno scolastico, nelle nostre classi 4e, attuali 5e, della scuola primaria di Passo Ripe, si respirava un’aria di preoccupazione per il nostro compagno Arbi Ferchichi che il 23 Dicembre 2010 era partito per la Tunisia, suo paese di origine. Come quasi ogni anno Arbi era andato con la sua famiglia a Tunisi a trovare i suoi parenti, ma tutti sapevamo che dopo tre giorni dal suo arrivo in Tunisia era scoppiata una rivolta popolare contro il loro presidente Ben Alì. Erano stati chiusi tutti gli aereoporti fino al 31 gennaio 2011, giorno in cui Arbi è potuto ripartire per tornare a Ripe e riabbracciarci tutti: non è riuscito nemmeno a varcare la soglia dell’aula che si è ritrovato addosso tutta la classe e i maestri. Dai racconti di Arbi e informazioni lette sui quotidiani e ascoltate ai telegiornali abbiamo scoperto che la rivolta in Tunisia è scoppiata perché il presidente ha iniziato a spendere i soldi dei cittadini aumentando i prezzi anche dei prodotti alimentari e rubandoli dalle banche per far vivere la sua famiglia e i governanti del Paese nel benessere, ma riducendo così i cittadini in povertà. La popolazione ha iniziato a ribellarsi dopo che una vigilessa ha dato uno schiaffo e ha distrutto il banco di vendita di un ragazzo laureato che era costretto a procurarsi soldi vendendo frutta e verdura per strada. Il ragazzo disperato si è dato fuoco e alle proteste della famiglia e degli amici Ben Alì ha risposto con uccisioni e incendi a case ed edifici. Il popolo compatto ha risposto alla violenza del presidente dando vita alla rivolta chiamata dei laureati in nome del ragazzo che si è bruciato vivo che ha rappresentato la disperazione di tanti ragazzi che non possono avere un futuro lavorativo in Tunisia anche se laureati. Arbi ha provato tanta paura di poter morire o che potessero uccidere i suoi familiari, in particolare il padre che era sempre appostato con i suoi amici in una tenda fuori casa a catturare cecchini con armi autoprodotte. Ha visto passare tanti carri armati, camion pieni di militari, persone morte per strada, edifici incendiati. Di notte riusciva a dormire solo se la sua mamma gli leggeva prima il corano o glielo lasciava appoggiato sul petto. E’ stato però anche fiero del suo papà che è riuscito a catturare quattro cecchini che avrebbero potuto uccidere tante altre persone. Raccontando tutto questo ad una telecamera è nato il nostro reportage “Tg speciale Tunisia” che il 21 Maggio 2011 ci ha fatto ricevere una targa di riconoscimento, una medaglia per uno e un abbonamento annuale al quotidiano Messaggero, un interessante giornale che ha anche delle pagine locali. Alessandra e Sharon, classe 5a A L’Africa chiama i bambini rispondono! Una mostra a Fano sui diritti dell’infanzia Sabato 24 settembre 2011 le classi quinte della scuola primaria di Passo Ripe armati di penne e blocchetti si sono recati alla chiesa di S. Arcangelo di Fano per visitare la mostra dei diritti dell’infanzia organizzata da un ONG piemontese in occasione della “Settimana regionale africana” che si è aperta sabato 24 settembre ed è terminata sabato 1 ottobre, promossa da ‘L’Africa chiama’, un’organizzazione che promuove tanti bei progetti per aiutare soprattutto i bambini in Kenya, Tanzania e Zambia. Gli alunni, animati da una volontaria, hanno lavorato sul diritto all’ identità (art. 7-8 della costituzione) diritto alla libertà di espressione e opinione(art. 12-13); diritto all’istruzione (art.28-29).Dopo un’attenta lettura su tende colorate dei diritti e di testimonianze di bambini a cui quei diritti vengono negati, gli alunni divisi in gruppi hanno rappresentato i diritti assumendo con il corpo posizioni diverse all’interno di una foto vivente. L’animazione si è conclusa con la visione di un cortometraggio molto crudo, ma realistico della serie “All the invisible children”. Prima di partire gli alunni hanno acquistato dei prodotti dell’associazione organizzatrice “Africa chiama” lasciando così anche un loro contributo economico. Questo è stato l’inizio di un lungo percorso che gli alunni hanno seguito per tutto l’anno scolastico sui diritti dell’uomo e dell’infanzia. Classi 5aA e 5aB Un lungo viaggio per portare sostegno ai bambini colombiani Maria Giovanna Panni è una ragazza di 25 anni laureata in scienze della formazione primaria, che da quest’anno insegna nella scuola primaria di Passo Ripe come maestra di sostegno nelle classi prime. E’ piccola di statura, robusta con i capelli corti, ricci e castani, occhi vivaci e ha sempre un gran sorriso smagliante sul viso. Veste in modo semplice e sportivo a scuola, sembra una ragazza decisa, piena di volontà, simpatica, gentile e ci ha dedicato un po’ del suo tempo libero per venire in classe a raccontarci della sua esperienza in una scuola della Colombia, facendoci scoprire anche il suo lato altruista e coraggioso del suo carattere. L’anno scorso Maria Giovanna ha affrontato un lungo viaggio fino all’America del Sud per coronare il suo sogno di andare ad insegnare in una missione. Alcuni amici le avevano detto che cercavano insegnanti per una scuola cattolica in Colombia, lei non ci ha pensato due volte e si è subito informata e data da fare per poterci andare. Quando è arrivata a Bogotà l’aspettavano le sue compagne d’avventura e i bambini delle sue classi prime e seconde elementari che le hanno fatto una gran festa, ma lei è stata subito colpita nel vedere case molto accoglienti di fianco a capanne povere. La scuola dove ha insegnato matematica e scienza è stata aperta da un prete che vuole aiutare tutti i ragazzi a poter esercitare i loro diritti, nelle sue classi c’erano infatti sia bambini italiani che colombiani,sia cattolici che protestanti, sia poveri che ricchi. Ci ha spiegato che in Nella bottega Lunedì 20 Febbraio noi alunni della 4a A e 4 B, accompagnati dalle nostre insegnanti, abbiamo visitato “La bottega del mondo” di Ostra Vetere, uno dei diciassette negozi equosolidali delle Marche. Il nome ci aveva fatto pensare ad un negozio grandissimo, invece ci siamo trovati in una botteguccia tanto stretta che le due classi si sono alternate nella visita. La signora che ci ha accolti ci ha subito spiegato il motivo di uno spazio così limitato:l’uso del locale è gratuito inoltre le persone che ci lavorano offrono senza compenso la loro opera. I volontari portano avanti alcuni progetti il cui scopo è quello di valorizzare il lavoro degli abitanti dei Paesi poveri (quelli a Sud del Mondo) e così offrire loro la possibilità di vivere più dignitosamente evitando anche l’emigrazione. Il commercio equo e solidale non ha niente a che fare con l’elemosina ma è un sistema in cui il lavoro viene ricompensato in modo giusto, senza sfruttare nessuno, tanto meno i minori. I prodotti sono acquistati direttamente dai produttori e vengono pagati adeguatamente. Il primo Progetto di cui ci ha parlato la signora è quello delle coltivazione, in Guatemala, del caffè che viene acqui- del mondo La visita delle quarte classi di Passo Ripe alla bottega del commercio equo e solidale di Ostra V. Colombia gli italiani sono considerati ricchi e bisogna stare attenti ad uscire da soli, perché la tua paga mensile potrebbe finire in mano ai ladri come è successo a lei una volta. Molti vivono facendo elemosina, c’è poca acqua, poco cibo e niente elettricità, ma in contrasto a tutto ciò ci sono i grandi centri commerciali frequentati solo da chi se lo può permettere. Il bello dei bambini colombiani è che a loro non interessa se non hanno nulla, per loro sono molto importanti l’affetto e l’amore degli altri e a scuola si dedicava molto tempo per le uscite e le recite. In chiesa alla domenica un po’ di tempo era sempre dedicato a ballare la salsa e a cantare tutti insieme. Il clima a Bogotà è freddo perché si trova a 2500m di altezza e per arrivare al mare devi fare 3 ore di macchina, ma lì la temperatura sale fino a 40°C. La frutta è davvero squisita: mango, banana e ananas. Ha faticato tanto ad imparare lo spagnolo, ma ne è valsa la pena. Il momento più brutto è stato il dover salutare i suoi bambini che si son tutti messi a piangere insieme a lei per la sua partenza. Alessandra 5aA stato dalle associazioni equosolidali che possono pagarlo di più perché sostenute dal volontariato. Il prodotto arriva in Italia e in Piemonte avviene la torrefazione. L’altro progetto riguarda il Brasile: la produzione di sapone naturale utilizzando i semi ricchi di grasso del cocco della palma babacu. Questi prodotti sono naturali al cento per cento. Le donne brasiliane hanno lottato per non abbattere le palme evitando il disboscamento . L’ultimo progetto del quale ci ha parlato è rivolto al Perù: l’acquisto dei maglioni in alpaca ottenuti dalla tosatura di questi animali. Nel negozio ci sono anche generi alimentari, tutti prodotti in modo naturale. Al posto della Nutella c’è l’Equobonita. Noi l’abbiamo assaggiata: è squisita. Gli scaffali sono pieni di oggetti di ogni tipo, provenienti dall’artigianato di svariati Paesi meno fortunati (in Asia, Africa, America latina…). Siamo stati incuriositi dagli oggetti più strani e fantasiosi in legno,in osso, in pietra,in paglia e in altri materiali naturali. Per noi questa visita è stata molto interessante ed emozionante, perché abbiamo conosciuto persone che aiutano altre più sfortunate senza chiedere niente in cambio e abbiamo sentito che questa esperienza ci ha arricchito. Gli alunni della 4a A e 4a B