La Girandola Periodico della Scuola del Sacro Cuore (Opera Sant’Alessandro) di Villa d’Adda (Bg) - nr. 12 marzo 2007 sbagliando Si impara Poche parole, sole tre, che racchiudono una grande verità: gli errori aiutano l’apprendimento, penso non solo scolastico, ma un apprendimento molto più ampio. Perché allora ci innervosiamo e ci colpevolizziamo anche per quegli errori che neanche potevano essere evitati? Non accettiamo i nostri sbagli, né accettiamo quelli altrui: colpevolizziamo, additiamo, sempre pronti a giudicarli con la stessa severità con cui giudichiamo noi stessi. E quando gli altri a sbagliare sono i bambini, cosa succede? Noi adulti, dotati di una maturità che riteniamo indubbia e indiscutibile, interveniamo tempestivamente per rimediare all’errore, che consideriamo spia di un fallimento, nostro o loro che sia, quasi come se quello sbaglio abbia il potere distruttivo di annullare molti altri grandi, o piccoli, traguardi. Talvolta cerchiamo persino di prevedere, e risolvere a priori, gli errori che i bambini potrebbero fare, quasi come se l’errore fosse un grande male da scongiurare. La stessa terminologia sembra Elisa Rinadin Continua in quarta Ecologia e riciclaggio Il giorno martedì 13 febbraio noi alunni della 4°A e della 4°B siamo andati a visitare la stazione ecologica (discarica) di Villa d’Adda . Verso le ore 14.00 siamo partiti a piedi dalla nostra scuola con il papà di Mariarosa e un signore della protezione civile. Siamo passati attraverso il parco di Villa Peschiera , abbiamo percorso un pezzo del provinciale di Villa d’Adda e, dopo alcune scorciatoie tra i boschi, in breve tempo siamo arrivati a destinazione. Il signor Alessandro, papà di Mariarosa , ci ha subito spiegato che la stazione ecologica di Villa d’Adda è solo un punto di raccolta ; ci ha dato la possibilità di vedere bene i cassonetti della raccolta differenziata ,spiegandoci volta per volta il contenuto (plastica, vetro, stracci, oli minerali e vegetali, batterie scariche, materiale tecnologico, farmaci scaduti, macerie, lattine, ferro, cenere…) e ci ha fatto vedere il compattatore. Dopo aver ricevuto le risposte alle nostre perplessità ed esserci divertiti a guardare un po’in giro, ci siamo rimessi in cammino verso la nostra scuola. Durante il tragitto di ritorno, che è stato più faticoso, abbiamo visto anche la prima chiesa costruita a Villa d’Adda , dedicata a S. Andrea Apostolo. Arrivati a scuola eravamo tutti stanchi ed assetati, ma contenti! Questa uscita è stata molto interessante perché ci ha aiutato a capire ancora meglio che è importante differenziare i nostri rifiuti per poterli riciclare. Gli alunni di 4^A Testimonianze in diretta Riflessioni della quinta sulla testimonianza di Madre Luciana In prossimità dell’inizio della Quaresima, gli studenti della quinta e delle classi della media si sono incontrati con Madre Luciana Lussiatti, recentemente riconfermata per altri tre anni provinciale delle suore della Società del Sacro Cuore. Ha raccontato, con l’aiuto di alcune slides, la sua esperienza nel periodo trascorso in Uganda dove le nostre suore hanno alcune scuole. I ragazzi hanno seguito con interesse come dimostrano le frasi raccolte da alunni della classe quinta e la cronaca di Serena ed Alice. Venerdì 9 febbraio 2007, nelle ultime due ore di lezione le classi della scuola secondaria e la quinta elementare si sono recate in Sala Mater per assistere all’incontro con Madre Luciana, una suora missionaria del Sacro Cuore. Per iniziare Madre Luciana ci ha mostrato alcune diapositive riguardanti il suo viaggio di missione in Uganda.Si era recata in Uganda per una riunione, ma alla fine si è stabilita in un campo profughi per aiutare le persone bisognose. Durante l’incontro ci ha mostrato fotografie che ritraevano bambini e bambine in divisa pronti per andare a “scuola”, un piccolo edificio allestito all’interno del campo. Grazie ai commenti di Madre Luciana le immagini prendevano vita raccontando dai momenti di quotidianità allo svolgimento del mercato locale, all’architettura della capitale fino alla tipiche chiese del posto. Infine alcuni di noi, per soddisfare le loro curiosità, le hanno posto delle domande. E’ stato molto interessante, quest’incontro ci ha permesso di conoscere un po’ di più una cultura diversa dalla nostra e di comprendere le difficoltà che si incontrano nel vivere in una terra povera come l’Uganda. Diletta e Alice Francesca: Che dolore vedere tanti bambini dell’Uganda lontani dalle famiglie per poter avere istruzione e necessario per vivere! Alessia: Mi ha colpito la mancanza di cure mediche che causano tante malattie e i numerosi profughi fuggiti per paura dei guerriglieri. Giulia S. E’ bello vedere quante persone aiutano chi soffre per vari motivi. Iride:: Quei bambini pur se soffrono hanno il sorriso sul volto. Michele: Mi fa pensare come noi in Italia sprechiamo tanto ed in certi paesi dell’Africa farebbero di tutto per avere qualcosa in più. Marcello: Non mi piace che ai bambini debbano tagliare i capelli per motivi igienici. Giulia: I bambini africani si divertono senza tanti giocattoli come i nostri. Davide: Li ho visti felici di farsi fotografare. Sara A.: Mi hanno colpito le mamme con tanti figli. Loro sole e i bambini che non possono vedere il loro papà. Davide: Addirittura certi genitori sono costretti a vendere i loro figli per avere un po’ di denaro. Arianna: I bambini a scuola hanno solo una divisa e sempre quella. Li abbiamo visti danzare molto bene per accogliere le Madri Valentina: A scuola i bambini non hanno tanto Un bambino ha visto uccidere sua mamma davanti ai suoi occhi. Lucrezia: Pur essendo una scuola grande i bambini da educare sono tanti e alcuni devono stare fuori classe a seguire le lezioni. Marco: Mi ha impressionato quella mamma che ha visto accecare dai guerriglieri il suo bambino semplicemente perché non aveva fatto quello che loro gli avevano detto. Fabio: E’ orribile pensare che i guerriglieri ammazzano e nessuno li può fermare. Gabriele: E’ triste sapere che sono numerosi i bambini soldato. Marco: Che pena i campi profughi! Sara: Quelle donne sono coraggiose a resistere e a soffrire pur di non lasciare mancare il necessario ai loro figli. Martina: Mi hanno fatto pena tanti bambini senza vestiti mentre noi ogni giorno possiamo indossare vestiti diversi. Classe quinta pag. 2 Uscite scolastiche Tutti a teatro Venerdì 16 febbraio siamo andati a Bergamo, per vedere una rappresentazione teatrale, intitolata “Bandiera: ballata per una foglia”. Siamo partiti da scuola alle ore 9.00 con il pullman, insieme alle classi III A, III B, IV A e V. Siamo arrivati a teatro alle ore 10.00. Dopo esserci accomodati, l’attrice protagonista ci ha spiegato che lo spettacolo è stato tratto dal libro di Mario Lodi, un maestro che aveva ascoltato una sua alunna, di nome Francesca, raccontargli quel che aveva visto: nel suo giardino c’era un ciliegio a cui erano cadute tutte le foglie tranne una. Da lì è nata tutta una storia fantasiosa sul perchè della sua permanenza. Dopo averci raccomandato di fare silenzio e ascoltare con attenzione, ci ha augurato una buona visione e se n’è andata. Dopo pochi istanti si sono spente le luci e lo spettacolo è incominciato. Tutta la vicenda si articola nelle quattro stagioni: -Primavera: spuntano i primi fiori e le prime foglie sugli alberi, si sentono gli uccellini cinguettare e si vedono volare. Le foglie hanno tutte un nome: - Capriola, che balla al soffio del vento; -Stella, che di notte parla con le stelle; -Palla di fuoco, che è innamorata del sole; -Bandiera, che si trova in cima all’albero e, visto che da lì riesce a vedere tutto, avvisa le sue sorelle dei vari pericoli. -Estate: crescono i fiori e i frutti sul ciliegio. Gli uomini si cibano delle ciliegie, create con una lampadina rossa, che si accende e si spegne all’occorrenza. L’estate, secondo i protagonisti, è la stagione più bella perchè i bambini giocano liberi e gli adulti possono fare i pic nic, anche se, a volte, lo fanno rovinando l’ambiente. -Autunno: arriva il vento spazzino, che fa volar via tutte le foglie, che sono secche, brutte e gialle, tranne una: Bandiera.Quest’ultima non vuole staccarsi dal suo ramo perchè vuole vedere cosa succede nel corso di tutto l’anno. Il vento cerca di staccarla in tutti i modi ma lei riesce a resistere. Le foglie prima di andarsene regalano tutta la loro energia al ciliegio. Inverno: arriva la neve, Bandiera ha freddo, ma riesce a resistere. Lei però si sente sola e vorrebbe qualcuno con cui giocare, cerca di svegliare il ciliegio, che però non risponde e continua a dormire. Finisce l’inverno e arriva di nuovo la primavera: il ciliegio si sveglia e saluta Bandiera che sente tutte le nuove foglie chiacchierare e ridere. Quando queste si acoorgono di lei le chiedono chi è e le dicono che la trovano brutta, vecchia e secca. Lei si giustifica dicendo di essere rimasta lì tutto l’anno perchè voleva vedere com’era la vita. “ Adesso ho visto tutto, posso andarmene” dice e poi si stacca dal suo ramo a va anche lei a dormire, come le sue sorelle. A fine spettacolo i bambini delle altre scuole hanno fatto molte domande al protagonista. Infine abbiamo raggiunto il pullman per tornare a scuola, dove siamo arrivati alle ore 12.00. Ecco alcuni commenti. Laura: lo spettacolo mi è piaciuto, anche se all’inizio non mi ha entusiasmata perchè mi è sembrato noioso. Giacomo: mi è piaciuto molto perchè era pieno di effetti speciali. Beatrice: mi sono piaciuti molto il finale, la neve dell’inverno e le luci rosse delle ciliegie. Alessandro C: lo spettacolo mi è piaciuto ma speravo in un finale più allegro. Sharon: non mi è piaciuto quando i protagonisti cantavano, mi facevano dormire!. Andrea C.: per me è stato molto divertente, soprattutto quando il protagonista non riusciva a bere dal ruscello, che scorreva a intermittenza. Classe IV B IL CARNEVALE Giovedì 15 febbraio abbiamo festeggiato il Carnevale a scuola. Io ero vestita da “Regina delle Nuvole”;il mio vestito era lungo fino ai piedi, tutto azzurro, con la cintura e i polsini dorati, sul colletto c’ era una rosa e sulla gonna erano applicate tante rose azzurre. Quando tutti ci siamo travestiti, siamo usciti in cortile dove ci aspettavano le altre classi e insieme abbiamo sfilato nel parco della scuola. Il maestro Roberto ci ha fatto presentare il nostro vestito e poi siamo andati nel tendone dove ci siamo lanciati le stelle filanti e abbiamo fatto tanti giochi. Roberto e Stefano ci hanno regalato tanti oggettini. Il vestito che mi è piaciuto di più è stato quello di una mia compagna, Greta, tutto rosa, vaporoso e bellissimo. La festa è stata bellissima!! Giulia Vitali 2^A Io invece mi sono travestito da Zorro : indossavo una camicia nera con l’elastico e un paio di pantaloni neri,avevo una bandana che faceva da cappello,in vita portavo una cintura di color pag. 3 beige e al collo avevo una medaglia di oro finto.Il mantello nero completava il vestito. Al pomeriggio tutti travestiti, abbiamo fatto il giro del parco fino ad arrivare al tendone, lì abbiamo giocato e abbiamo vinto tanti premi. Ho visto tanti bambini e tutti avevano maschere strane e diverse. Il vestito che mi è piaciuto di più è stato quello di Alberto, il Power Ranger,tutto azzurro, bellissimo. La festa mi è piaciuta molto. Alessandro Colombo 2^A Dai piccoli Disegno di Caterina, Cecilia, Fabio, Gabriele, Giada, Giorgia A., Giorgia P., Ludovico E., Maria, Michael e Mattia L. di 1^B Da pagina 1 Sbagliando si impara accentuare la negatività dell’errore, che viene infatti commesso, stesso verbo che viene utilizzato parlando di reati. La sconfitta mal elaborata o enfatizzata di fronte all’errore può divenire paralizzante, può trasformarsi in paura e rinuncia. Ricordo come se fosse ieri un episodio accaduto la scorsa estate: un bimbo, di circa cinque anni, stava guidando una motoretta sulle piste predisposte appositamente per i più piccoli. Come spesso accade, quei luoghi nelle calde serate estive sono frequentatissimi ed ecco che una manovra erronea porta il bimbo a scontrarsi con un’altra mini-vettura con conseguente caduta del bambino, in lacrime più per la paura che per il dolore fisico, fortunatamente minimo. La madre, con gesto repentino, lo afferra e risale con il figlio su quella stessa motoretta, mettendola in moto e proseguendo il percorso. Il volto triste del bambino si è nel giro di poco tempo rasserenato: ha sbagliato, è caduto, ha sofferto, ma si è rialzato, anche se con l’aiuto materno, e l’episodio non gli ha lasciato traccia di paura. Chissà, se dopo la caduta fosse stato allontanato e coccolato, magari avrebbe corso il rischio di trascinarsi per molto tempo, forse per anni, una paura, conseguenza di un errore e non avrebbe sperimentato la forza, e la bellezza, del rialzarsi dopo la caduta. L’errore ha delle insite potenzialità: permette al bambino di affrontare quelle piccole frustrazioni che negli anni successivi piccole non saranno più. Lo aiuta a capire che anche lui sbaglia, mettendolo quindi in contatto con la sua limitatezza, quella stessa neotenia che caratterizza l’uomo. Lo aiuta ad elaborare strategie per risolvere un “qualcosa” che non andava fatto, o un “qualcosa” che andrebbe fatto in altro modo; lo aiuta a comprendere che l’Altro, pag. 4 compagno o familiare che sia, lo potrebbe aiutare. Del resto si sa, l’unione fa la forza, l’uomo è nato come essere sociale: solo non potrebbe sopravvivere; è necessario che sappia alternare con il giusto equilibrio i momenti con sé e i momenti con gli altri, gli errori suoi e gli errore altrui. In fondo l’errore è un errare lungo una strada con tratti talora sconnessi, in cui è possibile inciampare, con biforcazioni di fronte alle quali occorre scegliere. In questa tortuosa e meravigliosa peregrinazione è giusto che tanto il bambino, quanto l’uomo, si possa muovere sì con attenzione, ma senza troppi timori, lungo la via dell’evoluzione, dell’errore, della scoperta, dell’imprevedibilità a dispetto di una realtà solo apparentemente prevedibile e controllabile. Ognuno, e tanto più il bambino, deve avere il diritto di cadere e il suo sbaglio è la testimonianza del processo di crescita che in lui sta avvenendo. Elisa Rinaldin Attivita’ integrative Piccoli attori raccontano Nei mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre, noi alunni di quinta abbiamo partecipato al progetto di laboratorio teatrale, coordinato dal sig. Enzo Valeri Peruta. Durante il primo incontro eravamo emozionati e non vedevamo l’ora di metterci alla prova. Da subito Enzo ha cercato di far cadere i nostri timori ed i nostri imbarazzi, ma soprattutto ha trovato in ognuno di noi un personaggio originale, con il quale costruire una storia da mettere in scena. Incontro dopo incontro lo spettacolo iniziava a prendere forma: tutti sapevano cosa dire, con quale intonazione, come muoversi sul palco, insomma ci sentivamo sempre più sicuri. Beh, ad essere sinceri, qualche volta la paura per la serata finale prendeva il sopravvento e l’ansia aumentava. Ricordiamo Enzo con affetto, perché ha saputo spronarci e darci lo spirito giusto per essere un gruppo unito, inoltre abbiamo apprezzato molto le sue doti d’attore. La parte che ci ha divertiti di più è stata la scelta dei vestiti: che buffo vederci con abiti da adulti e grandi scarpe! Finalmente, dopo tanto lavoro, ma anche tante risate, è arrivata la gran serata. Lo spettacolo, intitolato “Regina delle nevi”, raccontava della movimentata gita di un gruppo d’anziani ad un lussuoso hotel, gestito dai due direttori ed uno strano staff. Eravamo decisamente agitati, le gambe tremavano, il cuore batteva fortissimo, la paura più grande era quella di non ricordare le battute. All’improvviso si sono spente le luci e lo spettacolo è iniziato: come per incanto tutte le nostre incertezze sono svanite. È stato un successone! Gli spettatori applaudivano, ci facevano i complimenti ed erano entusiasti del nostro lavoro, abbiamo anche brindato con lo spumante… un goccio!! È stata un’esperienza che ci ha arricchiti e ci ha dato molta sicurezza, davvero indimenticabile. Classe 5^ Visti da vicino... JACOPO Jacopo è un bambino di media altezza e di corporatura muscolosa. Ha i capelli color carota con un piccolo ciuffetto. Il suo viso è rotondo e i suoi occhi sono di un bel verde, come il mare dopo la tempesta. Sotto gli occhi c’è un naso pieno di lentiggini. La sua bocca, molto piccola, è sempre pronta a gridare e a urlare. Anche le orecchie non sono molto grandi. Jacopo ama indossare delle scarpe e dei pantaloni molto sportivi. E’un bambino molto estroverso; quando giochiamo a palla prigioniera è un po’ dittatore: vuole sempre che gli passiamo la palla, quando è in prigione vuole il cambio e quando lo prendiamo lui urla in faccia:”Rifare! Capito?”. A scuola è spesso distratto: gioca con una cordicella della finestra, guarda fuori in cortile e qualche volta osserva con occhi dolci la sua compagna Valentina. Il suo sport preferito è il calcio e spera da grande di diventare un calciatore molto famoso. Spero che diventeremo amici più di quello che siamo ora. Gianluca Abeni 3^B ELEONORA Eleonora è una delle bambine più alte della classe e ha una corporatura normale. Il suo viso è ovale, ma la cosa che mi colpisce di più di lei sono i suoi occhi verdi e lucenti, sembra di essere inabissati in un oceano a migliaia di metri di profondità, oppure immersi in un prato di gemme preziose. Le sue sopracciglia sono così bionde da sembrare oro e i capelli sono lucenti come fili d’oro intrecciati. Il naso è un po’ allungato e a patatina. Sotto si apre una bocca rosea, quasi sempre sorridente, con denti bianchi e forti e ha delle orecchie rosee e vellutate. La sua pelle è morbida e quasi sempre calda, con dei piccoli segni rossi e il collo è corto. Eleonora si veste con abiti sportivi, mette quasi sempre le scarpe delle Winch, dei pantaloni e delle magliette con vari disegni. Cambia quasi tutti i giorni le pettinature: dalla coda di cavallo allo chignon intrecciato. A scuola è sempre attenta e le sue materie preferite sono ginnastica, storia e geografia. E’ una bambina estroversa: gioca sempre con tutti, sorride quasi sempre e difficilmente è triste. La sua passione è quella di creare molti lavoretti per le diverse feste; li crea al corso di tecniche pittoriche che frequenta il venerdì. Inoltre ha anche la passione per la pallavolo che pratica il lunedì, dopo la scuola. Vorrei stare tutti i giorni con lei e non separarmi mai. Chiara Zoller 3^B pag. 5 Unità pluridsciplinari: la pace La persona cuore della Pace E’ partita dal messaggio del Papa per capodanno la riflessione che ci ha coinvolto per un cammino di educazione alla pace come uno dei valori essenziali per la nostra crescita culturale, umana e religiosa. Nell’occasione del cambio della bandiera, ormai sbiadita, noi ragazzi abbiamo condiviso il significato del simbolo esposto nella scuola e ci siamo impegnati a vivere in famiglia, a scuola e in parrocchia atteggiamenti di rispetto, di giustizia, di perdono senza i quali non si può costruire rapporti pacifici e sereni. Considerando la Pace come dono di Dio ma anche impegno di ciascuno, abbiamo recitato qualche volta la preghiera di San Francesco “Signore fa’ di me uno strumento della tua Pace” per invocare sul mondo la pace e per chiedere l’aiuto di essere noi stessi costruttori di pace, attraverso gesti semplici e concreti. I più piccoli hanno disegnato l’albero della Pace dove ognuno ha messo la propria impronta, perché “vuole dare una mano a farlo crescere!”. Altre classi hanno rappresentato la loro idea di pace con disegni e slogan significativi tra i quali alcune frasi come “La Pace è il nome di Dio”, “Ragazzi e Pace camminano insieme”, “Costruire Pace unisce terra e cielo”, “La Pace è possibile se si rispettano i diritti di ogni persona”. A noi di quarta e di quinta è stato presentato un testimone del nostro tempo: Ernesto Olivero di Torino, fondatore del SERMIG. Olivero, con l’aiuto di giovani volontari ed amici, ha trasformato parte del vecchio arsenale militare in arsenale della Pace, portando avanti in 40 anni quasi 2000 progetti di solidarietà e di pace in 88 Paesi del mondo. La sua figura ha fatto capire a noi ragazzi che nel mondo non è il male che vince ma il bene seminato con generosità. Il suo impegno a vivere il Vangelo e proporlo a migliaia di giovani volontari rende luminosa la sua testimonianza di laico, padre di tre figli e attira anche noi a ideali alti, senza rischiare di chiudersi nel proprio orizzonte o nel proprio egoismo. Il mese di gennaio si è concluso con la festa di S. Giovanni Bosco, grande educatore ed amico dei più giovani. Quando raccoglieva per le strade di Torino i ragazzi – molti dei quali caduti nella violenza Don Bosco dava loro istruzione, educazione e religiosità e i “lupi diventavano agnelli”, come dal suo sogno a 9 anni: messaggio di solidarietà, messaggio di bontà, messaggio di pace. Classi quarte e quinta La pace è... Ecco alcuni branetti scritti dagli alunni della seconda B della primaria sul tema “Cos’è per me la pace: ecco un esempio di pace” Secondo me la pace è l’allegria. Ieri ero a casa di Salvo, il mio migliore amico e stavo giocando con lui alla play station. Ad un certo punto Salvo si è arrabbiato con me perché non sapevo giocare. Fortunatamente dopo 5 minuti, mi ha perdonato e siamo stati contenti di continuare a giocare insieme. Andrea *** Secondo me la pace è la gioia, la serenità, il benessere, l’amicizia e l’amore, stare in allegria insieme ai compagni. Un pomeriggio a scuola io e le mie amiche Gaia e Rebecca avevamo litigato per una sciocchezza, ma poi abbiamo fatto la pace e siamo tornate a giocare con gioia. Guendalina *** La pace è quando c’è la gioia in tutto il mondo. Al parco giochi l’anno scorso mentre mi trovavo al parco giochi, ho visto due bambini che litigavano, allora gli ho detto che non avrebbero dovuto picchiarsi, ma essere amici. Alessandro *** Secondo me la pace è stare bene con i compagni ed averne cura e amore. Damienne pag. 6 scuola per genitori Il metodo preventivo Vorrei condividere con voi alcune riflessioni proposte da don Pino Picchieri la sera di S. Giovanni Bosco, durante il suo intervento al primo incontro della Scuola per Genitori. Non voglio fare il “maestro” (anche se, addirittura, sono pagato per farlo!), ma raccogliere l’invito di condividere tra noi quello che proviamo nell’affrontare l’ “arduo impegno dell’educazione”; anche perchè, secondo un insegnamento di Confucio, “se abbiamo un uovo ciascuno e ce li scambiamo, avremo ancora un uovo ciascuno. Ma se abbiamo un’idea ciascuno e ce le scambiamo, avremo tante idee quanti siamo”. Dapprima vorrei raccogliere le frasi che mi hanno colpito durante la riflessione di don Pino. ·L’educazione è una strategia che conduce a diventare persone mature e realizzate. ·Occorre rispetto del ragazzo, della sua grandezza, della sua fragilità, della sua dignità di figlio di Dio. ·E’ necessario instaurare uno spirito di famiglia. ·I genitori sono i maestri del sistema preventivo, che la scuola realizza e rimanda in modo più scientifico, consapevole, efficace. ·E’ indispensabile che alla base dell’educare ci sia l’amore. Sarà anche “melenso” –come ha dettoma è altrettanto impegnativo pensare all’educatore come al sole, che con il suo calore fa crescere la pianticella. [Oltre alle altre numerose informazioni scientifiche che si potrebbero elencare sul fototropismo (cfr. quaderno di scienze cl.II)] – [Questa nota per dimostrare che “qualcosa” conosco (anche l’uso delle parentesi, tanto care al nostro dirigente!)]. ·Studia di farti amare ·L’amore vero non è possessivo, ma dà, è oblativo, fa crescere, perfeziona chi ama. ·L’amore deve essere guidato dal lume della ragione. ·Bisogno del dialogo e della motivazione. ·I segni dell’amorevolezza dei genitori sono diversi da quelli degli educatori. ·L’ambiente educativo ha un ruolo fondamentale e, io aggiungo, l’ambiente educativo non riguarda solo le strutture, ma l’aria che respiro. ·L’ultima frase che mi sono annotato durante la serata è questa: Pregate per i figli, e non solo con loro. Spero di non essere stato inopportuno o invadente nel farvi ricevere queste mie riflessioni, ma voglio “giustificarmi” aggiungendo che mi stanno a cuore i nostri bambini e la loro “formazione”: siamo responsabili anche di quello che le generazioni future non avranno imparato dalle nostre parole e dal nostro stare con loro. Allego anche, per chi non avesse ancora perso la pazienza, alcune frasi estrapolate da un libretto di Enzo Bianco, intitolato “Educhiamo con lo stile di don Bosco”. (Anche queste possono aiutarci nel percorrere meglio la via che conduce al cuore dei nostri figli) PS Per chi volesse una copia del libretto si può rivolgere a don Giovanni. Maestro Roberto Prossimi incontri - Lunedì 12 marzo ore 20.45 Relatore: prof. Enzo Noris “La relazione educativa”. La serata si svolgerà in collaborazione con l’Agesc. - Martedì 24 aprile ore 20.45 Relatrice: prof. Carla Consonni “Due cardini dell’educazione: responsabilità e autonomia".” - Giovedì 10 maggio ore 20.45 Relatori: prof. Christian Perego e prof. Anna Castelli, docenti di lettere della scuola secondaria “Il principe e il pilota: lo sguardo dei piccoli sul mondo adulto.” Don Bosco diceva ai suoi ragazzi: qui con voi mi trovo bene. È lo stile di Gesù. L’educatore non deve essere una figura sbiadita, deve essere “qualcuno”. L’amorevolezza richiede un clima di gioia, come se si dicesse: «io sono contento che tu sei qui, e che lo sono con te». L’amore verso i ragazzi secondo Don Bosco si realizza nell’amare ciò che piace ai ragazzi: in questo senso egli ricorda che «Gesù Cristo si fece piccolo con i piccoli». La ragionevolezza dell’educatore lo porta ad assumere un atteggiamento costantemente equilibrato, sereno, gioioso. È il “chi non sa sorridere non apra bottega”: l’educatore se non sa sorridere non si metta ad educare. Diceva don Bosco: ai giovani le cose vanno ripetute cento volte, e non basta ancora. Parlate, parlate! Avvertite, avvertite! È così che i ragazzi, con gli adulti al loro fianco, passo dopo passo, provano, progettano e realizzano. pag.7 scuola secondaria Internazionali di tennis Martedì 6 febbraio 2007 le classi 1^,2^ e 3^ della scuola secondaria di primo grado, accompagnati dai professori Cortinovis e Gualandris, verso le ore 9.00 sono partite con due pullman, alla volta del palazzetto dello sport di Bergamo. Qui si sarebbe svolto dal 3 all’11 febbraio il torneo Internazionale di tennis di Bergamo. Per me come per molti altri ragazzi della scuola, è stata la prima volta che abbiamo partecipato come spettatori ad alcuni incontri di tennis. È stata una bella esperienza e ora posso affermare che vedere un incontro dal vivo è diversa dal vederlo stando comodamente seduti davanti al televisore: le emozioni che si provano sono più forti. Durante il torneo venivamo continuamente richiamati a non parlare per non disturbare e questo mi ha fatto comprendere quanto è importante il silenzio perché aiuta gli atleti a concentrarsi sulla partita. Guardando ai due tennisti che si affrontavano, si percepiva la loro determinazione, ma anche il loro nervosismo e la rabbia dopo un grave errore che regalava all’avversario il set. Abbiamo avuto l’opportunità di vedere da vicino dei campioni sfidarsi abilmente nel loro sport. Al termine delle partite alcuni di questi si sono recati sugli spalti a firmare numerosi autografi. Eravamo tanti ragazzi, infatti altre scuole avevano accolto l’invito e come noi si trovavano al palazzetto dello sport. Successivamente abbiamo saputo che il vincitore di questo torneo è stato il francese Fabrice Santoro che si è aggiudicato come premio 12000 euro in palio. È stato emozionante ed auguro che si ripeta negli anni a venire. Gabriele Gambirasio 3^Media Vacanze romane La quasi totalità degli alunni ha aderito alla proposta. Ecco il programma delle tre giornate. Mercoledì 21 Marzo: Visita all’Eremo di Camaldoli e pranzo al monastero e arrivo a Roma in serata. Giovedì 22 Marzo Mattinata dedicata alla visita della Basilica di San Pietro, con la celebrazione della Santa Messa sulla tomba di papa giovanni XXIII. Nel pomeriggio visita del Colosseo, Fori imperiali, Panteon, fontana di Trevi, Piazza di Spagna. Tour notturno della città. Venerdì 23 Marzo Visita di San Paolo fuori le mura, Catacombe, Fosse Ardeatine. Nel pomeriggio partenza alla volta di Orvieto con breve visita della città. What is friendship? Thinking about friends… Friendship is like the sky because it lasts forever (Federica G.) Friendship is a small fish in a big sea (Alice F.) Friendship is as big as the world (Jada) A friend is as precious as a treasure (Linda) A best friend is like the sky: sometimes sunny, sometimes cloudy but always funny (Liuba) A friend is a trip without an end (Marco) A friend is like a sunny day (Andrea Francesca) Friendship is the most beautiful treasure in our life: we can’t live without it! (Diletta) Friends are like the sun: they are lively ( Arianna) A friend is as deep as the sea (Linda P.) No matter how many sees, mountains or hills separate friends: friends are always friends (Clara) Friendship is the flame that illuminates our life: it isn’t difficult to light it; the difficulty is to prevent its death (Ilaria M.) Friends are like bread and marmalade (Vincent) Friends are important for your life: when you meet them they stay forever in your mind (Carola) It could be a boy, a girl, a young or an old: a friend is always a friend (Valentina) Classe seconda media pag. 8