Anno II - Numero 19 - Mercoledì 23 gennaio 2013 Direttore: Francesco Storace Roma, via Filippo Corridoni n. 23 A casa i marò o a casa Terzi Dalla lettura delle motivazioni della Corte Suprema, emergono importanti ammissioni sulla vicenda di Latorre e Girone: la sparatoria avvenne in acque internazionali e il peschereccio non issava la bandiera di riconoscimento (Gianni Fraschetti a pag. 4) MPS “SBANCATO” L ’ I T A L I A D E V E T O R N A R E PA D R O N A D E L L A S U A A Z I O N E P O L I T I C A Il crocevia delle urne Mario Monti lancia il suo anatema alla nazione. Un motivo in più per gli italiani, che rifiutano le politiche di recessione, per andare a votare e scegliere La Destra di Francesco Storace nostra amata nazione passa per il crocevia delle urne. E’ lì Salvi da nuove crisi? che ogni cittadino e cittadina Dipenderà dall’esito italiani dovranno contribuire delle elezioni”. Con con il loro voto a spazzare via questo avvertimento un incubo che dura da troppo il bocconiano Mario tempo. Monti lancia il suo anatema I motivi sono molteplici. alla nazione. Le tasse imposte da Monti e Un motivo in più per gli italiani dai suoi accoliti, che hanno che rifiutano le politiche di re- tolto attraverso l’Imu, ad esemcessione del professore, per pio, 4 miliardi ai nostri concitandare a votare il prossimo 24 tadini per destinarli alle banche e 25 febbraio e scegliere La amiche. La sottomissione alle Destra. politiche dell’Europa a guida L’esito di quelle elezioni deve tedesca, con la gravissima cesessere totalmente sfavorevole sione di parti di sovranità naall’idea di Italia sostenuta dal- zionale per compiacere quei l’attuale premier pentito del- poteri forti che poi si ritrovano l’Imu e tre volte traditore, di e decidono del futuro di interi popolo partiti e Quirinale. Paesi in gruppi chiusi ed escluSono intollerabili presunzione sivi, come il Bilderberg. E ane arroganza di un tecnico che cora, recessione, austerity, didimentica la parola data e di- soccupazione e suicidi di chi venta leader politico, finendo le tasse non riusciva a pagarle, per inveire e irridere quegli o non riscuoteva i crediti vantati. stessi partiti che ne hanno so- Una carneficina disseminata stenuto, a torto, l’azione. lungo uno degli anni più bui E’ vero, però, che il futuro della della nostra storia, per l’inca- “ pacità di chi ci governava dimostrata anche nelle vicende internazionali, prima su tutte quella dei marò in India. Sono i numeri, prima di tutto, a bocciare Monti: il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito del 4.1%; il debito pubblico è cresciuto di 82 miliardi di euro; il Pil è sceso del 2,5%; il mercato immobiliare è crollato con un -23%. E’ una guerra senza armi, ma morti e feriti sul campo si contano ogni giorno: sono gli italiani. Chi vota Monti non solo acconsente a questo ignobile trattamento, ma con la propria preferenza permette al “centrino” di riproporre personaggi come la coppia Fini e Casini, 60 anni in due in Parlamento e non una riforma per il Paese. Avvantaggiando persino la si- nistra, e quindi diventando un voto inutile, oltreché dannoso. Non possiamo permettercelo. L’Italia deve tornare padrona della sua azione politica, deve poter decidere quali sono le scelte migliori per i suoi cittadini. Deve tornare sovrana. Con La Destra, lo farà già dal giorno successivo al voto, in ogni regione della nostra amata nazione. Studenti Erasmus senza elezioni La Bellucci vota Monti, ma “scappa” in Brasile iente da fare: i circa 25mila studenti italiani impegnati all’estero con i progetti di studio Erasmus non potranno votare. Lo ha deciso ieri sera il Consiglio dei Ministri. ''La discussione – si legge nella nota del governo - ha posto in evidenza delle difficoltà insuperabili: anzitutto di tempo e di praticabilità e, soprattutto, di costituzionalità nel selezionare unicamente gli studenti Erasmus - escludendo tutti gli altri soggetti che si trovano all'estero per ragioni di studio, ma senza una borsa Erasmus - come nuova categoria di elettori temporanei. La discrezionalità di scelta che eserciterebbe il Consiglio con questa decisione contrasta con i principi di partecipazione democratica, eguaglianza ed effettività del diritto di voto previsti dalla Costituzione”. da questo decantato Governo tecnico e che hanno messo in ginocchio un Paese intero. Male che le vada, si fa una passeggiata sugli Champs-Élysées, fa un po’ di shopping e, magari, incontra anche un’altra connazionale trasferitasi all’ombra delle tour Eiffel, Carla Bruni. La, “simpaticissima”, ex première dame di Francia, è un vero e proprio pozzo di coerenza. Non ha mai nascosto di aver sempre votato a sinistra ma si è scelta come - secondo- marito, Nicolas Sarkozy, noto liberal-conservatore. Ma si sa, sono le differenze (non certo la carica di Presidente) che hanno fatto innamorare la decaduta modella. Una che, ancora oggi, difende i brigatisti rifugiati nel suo Paese d’adozione, dimenticandosi che la sua ricca famiglia aveva scelto di trasferirsi oltralpe, durante gli anni di piombo, proprio per paura di eventuali rapimenti N di Micol Paglia enomale che si è schierata anche lei, se ne sentiva proprio il bisogno. Monica Bellucci ha dichiarato tutta la sua stima per Mario Monti. Ovviamente, visto che va molto di moda, ha scelto twitter. “Credo che abbia fatto un buonissimo lavoro. Certo che voterò. Sono italiana”. Già, è italiana lei. Ma vive in Francia, lei. Che ne sa la signora Cassel dell’IMU, della legge di stabilità e della riforma delle pensioni? Riforme messe in atto M a fini di estorsione da parte dei terroristi. Ma, lasciamo perdere la povera Carlà che, dopo l’overdose di chirurgia plastica, sembra tragicamente assomigliare sempre più ad un gatto persiano, e concentriamoci per un momento sulla nota attrice umbra che, parla della politica italiana dal suo salotto parigino, ma già progetta la fuga. Già, perché pare (il condizionale è d’obbligo) che la Bellucci abbia deciso di cambiare residenza. La nuova meta prescelta sarebbe, nientepopodimenoche, il Brasile. Di certo, la famiglia Cassel avrà optato per l’esotica meta vista la quantità di offerte di lavoro nella “ricchissima” industria locale del cinema. Non certo per “scappare” all’assai vessatorio regime fiscale di François Hollande. Non sarebbero certo i primi VIP in fuga dal Presidente tar-tassatore. Prima di loro, già Gérard Depardieu - nelle settimane scorsese l’era data a gambe levate, trasferendosi in Russia, dal suo amico Putin. Insomma, pare che la Bellucci andrà a fare la (non più) ragazza di Ipanema. Ecco, sono in molti a sperare che venga raggiunta anche da Carla Bruni, così da liberarsi di due connazionali espatriate, in un colpo solo. Politica Eritrea Israele Lazio Liguria Cosentino “star” Sinistra incartata Tentativo di golpe da parte dei militari Vince Netanyahu con qualche dubbio Santori: ecco perché riparto con Storace Le spese pazze del gruppo IDV Paglia e Traboni a pag. 2 Federico Colosimo pag. 4 Federico Campoli a pag. 5 Ugo Cataluddi a pag. 6 Barbara Fruch a pag. 8 MUSSARI LASCIA L’ABI TRAVOLTO DAGLI SCANDALI di Robert Vignola n accordo segreto col Sol Levante e un “brillante manager” sul viale del tramonto. Con questa immagine poetica ci abbandona Giuseppe Mussari, che ieri ha presentato una lettera di dimissioni, irrevocabili e con effetto immediato, dalla lussuosa poltrona di presidente dell’Abi, l’associazione che raggruppa le banche italiane. Ne sentiremo la mancanza? Difficile dirlo. È tuttavia ragionevole credere di no. In primis, perché le sue creazioni in tema di finanza al comando del Monte dei Paschi di Siena hanno fatto più danni della grandine. In seconda battuta perché è quanto mai probabile che sentiremo ancora parlare di lui. Non nelle cronache finanziarie, però: in quelle giudiziarie. Già, perché la vicenda che lo ha portato alle dimissioni, documentata nel numero de Il Fatto Quotidiano in edicola ieri, è oggetto d’inchiesta della Procura di Siena, che si sta già interessando di altre gesta dell’epopea senese di Mussari, a partire dalla strampalata acquisizione di Antonveneta, passando per i rapporti con Deutsche Bank. In soldoni (mai termine fu più appropriato) per coprire un buco di 220 milioni di euro dal bilancio 2009 di Mps, Mussari ha stipulato un contratto con la finanziaria giapponese Nomura (denominato “titolo Alexandria”) con la quale ha “comprato” un bel pacchetto di derivati-spazzatura. E ora i nipponici hanno presentato il conto, costringendo il giovane alle dimissioni tra le pernacchie generali, mentre Mps l’ha rigirato allo Stato (leggasi: contribuenti Imu) chiedendo Monti bond per 3,9miliardi (mezzo dei quali dovuti proprio all’affarone dagli occhi a mandorla). Peccato, perché alcune sue uscite in politica (non è un mistero che a Siena coltivi fecondi rapporti con Franco Ceccuzzi, appena uscito vincitore dalle primarie del Pd per le comunali) meritano assai attenzione. Tipo quella sull’impegno di Monti a far sparire il contante (oltre che con le tasse) con l’uso obbligatorio del bancomat, praticamente per ogni transazione: Mussari l’ha definita ”una battaglia di civiltà”. Ecco, comprereste un’auto usata da uno che per far sparire un buco da 220 milioni (che lui ha creato) dalla sua banca causa un buco di 500 milioni (almeno…) nelle casse dello Stato? Bene, sapete che la battaglia di civiltà è a questo punto tenersi il contante. E, al limite, riformare le banche. U 2 Mercoledì 23 gennaio 2013 Attualità Intanto Berlusconi dichiara: “Per colpa di alcuni Pm abbiamo escluso degli amici” Conferenza stampa da “star” per Cosentino L’ex sottosegretario dice la sua sui magistrati e sulla presunta fuga con le liste a conferenza stampa dell’”uomo del momento” era prevista per le 12 di ieri. Ma, quando è arrivato all’Excelsior di Napoli, Nicola Cosentino era atteso da una folla di fotografi e giornalisti tale, da trovarsi costretto a rimandare l’appuntamento a dopo pranzo. Scene mai viste, neppure si trattasse del discorso di dimissioni pronunciato Richard Nixon dopo lo scandalo “Watergate”. Mentre si aspetta di conoscere la versione del “fuggitivo” (ex) sottosegretario del PDL, che, con la sua misteriosa sparizione, ha monopolizzato i titoli dei quotidiani, Silvio Berlusconi fa uscire una sua dichiarazione: “è per colpa di magistrati politicizzati che abbiamo dovuto mettere fuori degli amici”. Il tempismo è di quelli impeccabili. Tipico del Cav. Il riferimento all’esclusione di Marcello Dell’Utri è palese, ma l’affermazione si attaglia perfettamente anche alla situazione di Cosentino. Alle 14.30, la “star” incomincia a rispondere alle domande dei giornalisti. L’argomento del giorno, come è ovvio, è la richiesta di chiarimenti sulla sua presunta fuga con le accettazioni dei candidati regionali in Campania. ''Non avevo le liste in mano, avevo una parte della liste di Campania 2, le ho consegnate a Nitto Palma''. Che, per amor del vero, avrebbe confermato questa versione. E poi ha aggiunto. ''Sono stato fino a notte fonda a Palazzo Gra- Lombardia L Il Pd Penati a giudizio iudizio immediato per Filippo Penati. Il gip di Monza Anna Magelli, ha fissato la data del processo per l’ex consigliere provinciale del Pd per il prossimo 13 maggio, davanti al tribunale collegiale presieduto dal giudice Patrizia Gallucci. Penati è imputato di corruzione, concussione, e violazione della legge sul finanziamento ai partiti, in relazione alle vicende dei grandi appalti di Sesto San Giovanni (aree Falck-Marelli), della gestione della società Milano Serravalle, e dell’Associazione Fare Metropoli. Mercoledì, invece, nelle aule dell’ex pretura di Monza, in via Vittorio Emanuele, è prevista la prima udienza preliminare del secondo troncone processuale nato dall’inchiesta sul cosiddetto Sistema Sesto. Udienza, quella di mercoledì, a cui Penati non parteciperà avendo scelto il giudizio immediato così come l’ex dirigente della Provincia di Milano, Antonino Princiotta. G zioli a dare il mio contributo nell’organizzazione. Una parte dei documenti li avevo io e li ho consegnati al mio commissario che, già dalle cinque, era in tribunale''. Si è montato un caso e per evitare che ci potesse essere un mio ritorno in campo''. Insomma, un perseguitato? Sembrerebbe di sì. Specialmente quando si parla dalla magistratura. “Ho chiesto fin da subito il rito immediato. Eppure sono due anni che aspetto che si celebri il mio processo. C’è solo un dato di fato nella mia vicenda. E cioè che il giudice che mi ha incriminato, si è poi tolto la toga per candidarsi con la giunta De Magistris”. In effetti, non ha tutti i torti. Per finire, ribadisce la sua posizione in merito alla decisione, diciamo così, non proprio spontanea, di non rican- didarsi: ''non ho voluto rincorrere l'immunità a tutti i costi. Se avessi voluto avrei accettato uno dei posti nelle liste che mi è sono stati offerti da molti partiti''. Si conclude così, con una conferenza stampa da divo, l’epopea della candidatura del Segretario regionale scappato a gambe levate con il “malloppo”. Micol Paglia TRASPORTI Alitalia, una strada tutta in salita A ncora incerto il futuro della compagnia di bandiera. Mentre, ieri si è svolto il primo incontro tra i vertici di Alitalia e il colosso francese Air France, dopo il termine del lock-up, chiaro è stato il giudizio del ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera: ''Sono favorevole a creare un'azienda europea leader nel campo aereo''. Rispetto al suo ruolo nell'operazione Cai, ha spiegato: ''Non è costata agli italiani ma ha ridotto i danni'', ''senza questa operazione di soci privati il costo invece di 4 miliardi sarebbe stato di 20. Nel 2008, l'operazione di Air France non era andata in porto e quindi è arrivata una proposta privata'' che ha permesso ''una ristrutturazione e di rinnovare la flotta, ora con il mercato difficile la compagnia ha difficoltà'' ma ''deve completare il lavoro e giocarsela per creare un vettore europeo leader in campo aereo''. Nei prossimi giorni, è atteso il pronunciamento del Consiglio di Stato sulla cessione degli slot della compagnia italiana alla Easy Jet. Questa mattina, invece, il presidente Roberto Colaninno e l’amministratore delegato Andrea Ragnetti riuniranno il comitato esecutivo dell’azienda alla presenza di tutti i soci. Per l’azionista di maggioranza (25%), Air France Klm, sarà presente l’amministratore delegato Jean-Cyril Spinetta; Angelo Massimo Riva (10,6%), in rappresentanza della cordata italiana; Gaetano Miccichè, direttore generale di Intesa San Paolo (8,9%). Nei punti all’ordine del giorno ci sarà da approvare lo spin-off delle Mille Miglia, ma – secondo indiscrezioni – ci sarà un primo confronto tra gli azionisti per decidere il futuro della compagnia. In attesa della fumata bianca. Giuseppe Sarra A sinistra tutti contro tutti osa non farebbe Mario Monti per restare incollato ad una poltrona governativa qualsiasi, posto che quella da Presidente del Consiglio dovrebbe rivederla sì e no in cartolina. E cosa in effetti non sta già facendo per ingraziarsi la sinistra di Bersani e Vendola. Come la sortita di ieri, testuale: ''Ha torto Berlusconi a dire che c'e' un pericolo comunista: il Pd ha una storia, e gloriosa, comunista dalla quale si e' andato gradualmente affrancando. All'inizio per esempio non ha appoggiato la costruzione europea, recentemente sì”. Una battuta di Monti è stata anche dedicata a Eugenio Scalfari e a Massimo D'Alema: sono «personalità che stimo e mi sono amiche, ma «la stima non mi porta a considerarli minimamente in grado di valutare la mia moralità». A sinistra, però, Monti non incassa i consensi sperati, come dichiara l’ev Pm Antonio Ingroia in un’intervista al settimanale Chi: “Non sono mai stato comunista, nemmeno ai tempi delle contestazioni universitarie e non mi sono mai iscritto a un partito. Il mio nemico numero uno? Non e' Berlusconi, ma Mario Monti, l'uomo delle banche, che ha preso in giro gli italiani. Piuttosto non capisco perche' Bersani si allei con Monti. E' proprio disposto a tutto pur di governare, ma ad accorgersene e ad avercela con lui saranno gli stessi elettori. Il Pd e' troppo vecchio in tutti i sensi, e' rimasto alla Prima Repubblica''. A cercare di dar man forte a Bersani, sempre più appannato nella sua visibilità, è Raffaele Bonanni, leader di quella Cisl che i vertici stanno cercando di schierare unilateralmente con il centrosinistra: “Io – ha detto Bonanni sono molto favorevole all'alleanza tra Monti ed il Pd". Ma le botte tra ‘centrini’ del centrosinistra e la sinistra in quanto tale non finiscono qui. Gabriele Albertini infatti accusa Nichi Vendola C di voler riportare l'orologio indietro a leggi datate agli anni di piombo ed e' subito polemica. "Vendola che firma il referendum per ritornare all'articolo 18 degli anni di piombo, oppure firma un altro referendum per portare indietro gli orologi a prima della riforma pensionistica ed e' pure contrario alla Tav finanziata dall'Unione europea, quella parte li' e' massimalista ideologica" ha detto il candidato alla guida della Regione Lombardia per la lista Monti stamane. Albertini ha precisato: "L'articolo 18 e' un'altra cosa, pero' avviene in momenti temporalmente contigui ed e' stato reiterato e mantenuto in essere quando invece il mondo e' cambiato. Gli stessi sindacati moderati hanno una visione diversa su questo tema". "Un irresponsabile" hanno subito tuonato dal quartier generale di Serl. "Solo un irresponsabile puo' accostare l'articolo 18, Nichi Vendola, il referendum ad anni terribili che hanno insanguinato la democrazia italiana. Forse e' il caso che Monti scelga meglio i suoi rappresentati nel centrodestra" ha detto Massimiliano Smeriglio. In soccorso (rosso) di Vendola arriva Enrico Letta, il vicepresidente del Pd pure in cerca di una visibilità oramai ridotta peggio di un’autostrada del nord in una mattinata di nebbia: ''In questa campagna elettorale bisogna pesare le parole e quelle pronunciate da Albertini contro Vendola sono fuori luogo. Difendo Vendola contro quelle che, ripeto, sono parole fuori luogo''. Per tornare alla sinistra di Ingroia, infine, si fa più lontana l’ipotesi di un’alleanza tra il suo movimento e il Cinque Stelle di Beppe Grillo. L'ex pm ha detto che non si ''scandalizzerebbe'' se il blogger genovese ''diventasse ministro''. Il leader a cinque stelle, per tutta risposta, sul suo blog ospita un commento ed un video altamente critici nei confronti di Ingroia. E così a sinistra è un rincorrersi di critiche e polemiche. Igor Traboni Economia 3 Mercoledì 23 gennaio 2013 Esodati: L’INPS ancora non è in grado di dire chi potrà andare in pensione IL COMMENTO La dittatura dell’euro senza (una) moneta sovrana Il limbo degli esodati di Gianni Fraschetti I tempi tecnici si allungano per risolvere il problema, nonostante il primo decreto sia stato emanato a giugno 2012 e siamo nelle attuali, gravi condizioni di crisi economica, obbligati a pesanti misure di austerity ed ormai in balia di un malessere collettivo che sta corrodendo le fondamente stesse del vivere civile, non lo dobbiamo certo al debito pubblico. Lo dobbiamo invece all'avere adottato l'Euro che e', lo ricordiamo, una moneta estera ed al fatto che, fino ad oggi, la nostra politica monetaria è stata gestita da una lobby bancaria priva di scrupoli e di ogni parvenza di morale. L'Euro di suo ha determinato in tutta l'Eurozona l'incredibile paradosso di diciassette paesi che si sono improvvisamente trovati senza piu' avere una moneta sovrana, avendo adottato al suo posto l'Euro che, ripetiamo, non solo e' una moneta estera ma per di piu' e' apolide poiche' gli Stati Uniti d'Europa non esistono se non nelle intenzioni. Quindi non si comprende nemmeno chi controlli l'Euro e le politiche monetarie che ne derivano. Dovrebbe essere la BCE, ma la BCE non e' una banca centrale, a dispetto del nome, e non ha rapporti strutturati ed organici con la UE. Insomma un vero ginepraio. L'unica possibile via di uscita da questa imbarazzante situazione e da tutti i guai che ne sono scaturiti, si avrà soltanto nel momento in cui i potentati bancari che ci hanno portato a questo sfacelo saranno totalmente esclusi dai processi regolatori che strutturano la politica economica del nostro Paese e degli altri Paesi dell'Eurozona. Non e' piu' possibile lasciare la politica monetaria vincolante, nel suo funzionamento, all'operato di una Banca S centrale europea che rappresenta solo l'ennesimo equivoco essendo tutte le banche centrali che la compongono controllate da banche commerciali private. Quindi, solo trasferendo la sovranità monetaria interamente nelle mani dello Stato si potrà uscire da questa tremenda spirale recessiva garantendo a quest' ultimo di finanziare la spesa pubblica senza vincoli da parte di organismi privati ed originando in tale modo occupazione per soddisfare l'erogazione di beni\servizi alla collettività, e qualora non si raggiungesse in tempi rapidi una piena occupazione i consumi sarebbero favoriti dall'introduzione del reddito di cittadinanza. In tal modo si favorirebbe la ripresa dei consumi e allo stesso tempo anche le tasse potrebbero attestarsi su livelli assolutamente piu' bassi di quelli attuali, quel tanto che necessiterebbe a regolare l'inflazione anche se e' da rimarcare con forza che comunque non si genera inflazione se la moneta che viene creata ex nihilo viene adoperata per creare beni e servizi alla collettività. Dunque se viene ad esempio varato un piano di opere pubbliche da venti o trenta miliardi di Euro a fronte del quale viene emessa mano mano la moneta occorrente per finanziarlo non si crea nessuna anomalia e men che meno si innesca un processo inflattivo. E' del tutto evidente che con una situazione di questo tipo lo Stato non sarebbe piu', come oggi, sottomesso alle banche e al mercato finanziario per fare fronte alle proprie necessita', ma sarebbe detentore di una politica monetaria indipendente e totalmente autonoma da potentati privati che si spacciano per enti pubblici. di Massimo Visconti D opo gli annunci, i decreti, le promesse, i tempi tecnici si allungano per risolvere il problema degli esodati. Nonostante il primo decreto riguardante i primi 65.000 salvaguardati è stato emanato a giungo del 2012, ad oggi l’INPS non è in grado di dire chi può accedere alla pensione con la vecchia normativa. Ricordiamo che la famigerata Legge Salvaitalia è,del dicembre 2011 e che già da allora il Presidente Mastropasqua dichiarò che la platea degli esodati assommava a circa 400.000 unità. Vogliamo ricordare anche che il Ministro Fornero disse che il Presidente dell’ Inps, per quelle affermazioni, in altri contesti sarebbe stato licenziato. Ora senza entrare nelle polemiche tra il Ministero del Lavoro e l’INPS dobbiamo solo registrare che ad oggi nessuno è in grado di fare i nomi e i cognomi di coloro che hanno diritto ad accedere alla pensione con la vecchia legge. Ma ancor più grave è il fatto che, nonostante le Istituzioni preposte al monitoraggio non abbiano ancora stilato una lista che potevano stilare già nei primi mesi dello scorso anno, ci sono miglia di famiglie che rischiano di rimanere senza pensione e senza stipendio. La madre di tutti gli errori è stato confondere i salvaguardati con gli esodati. I salvaguardati sono quei lavoratori che sono in mobilità e che al termine della stessa sa- rebbero dovuti accedere direttamente alla pensione. Gli esodati sono coloro che hanno accettato incentivi all’ uscita dal lavoro e che, contando sulla vecchia normativa, hanno utilizzato detti incentivi per arrivare alla pensione. Specifichiamo che gli accordi per gli esodi sono stati messi in campo da grandi aziende bancarie o assicurative, da Poste Italiane, da Alitalia e da altre aziende parapubbliche e che gli accordi sono stati raggiunti presso le sedi del Ministero del Lavoro. Sottolineato quanto sopra bastava che, per i lavoratori in mobilità, l’INPS, che gestisce tali sussidi, compilasse la lista degli aventi diritto e in tempi reali già si poteva avere il primo scaglione di lavoratori che potevano accedere alla pensione. Per quanto riguarda “gli esodati” bastava che le Direzioni Territoriali del Lavoro facessero un monitoraggio e inviassero le liste all’INPS. Comunque già dal 21 novembre scorso tutte le DTL sono in possesso delle domande di coloro che sono interessati e che hanno fatto richiesta di essere ammessi al pensionamento. Il silenzio dell’INPS è ormai la triste risposta ad un provvedimento fatto male e applicato peggio. Intanto l’angoscia delle persone interessate aumenta di giorno in giorno e purtroppo sappiamo che ci saranno oltre duecentomila persone che riceveranno risposte negative dall’INPS. Noi ci domandiamo: se nemmeno i primi 65.000 riescono ad avere una risposta positiva, se nemmeno i secondi 55.000 riusciranno ad essere considerati “esodati”, come faranno i rimanenti 270.000 ad avere riconosciuto un loro diritto? La Fornero ha già detto che non è un problema suo ma del prossimo Governo, Monti magari dirà che bisogna rivedere la legge (fatta da lui). Intanto gli esodati possono vivere sonni tranquilli… nel limbo dei dimenticati. si svolta anche quella tra baristi, che si sono misurati sulla realizzazione di quello che è universalmente riconosciuto come un caposaldo insostituibile della cultura culinaria italiana: il caffè. Insomma, il Sigep di Rimini, oltre ad essere stato un appuntamento in grado di generare link importanti tra operatori del settore - e, quindi, di ali- mentare nuovo business – è stato anche la dimostrazione lampante che esiste un’Italia delle eccellenze che, anziché essere vessata, dovrebbe essere sostenuta da Stato ed Istituzioni in nome di quel “fare sistema” che, ahinoi, negli ultimi tempi è stato drammaticamente soppiantato dal “fare cassetta”. Alessandro Nardone GRANDE SUCCESSO A RIMINI PER IL SIGEP, FIERA INTERNAZIONALE DELLA PASTICCERIA L’Italia che produce mostra i muscoli Tra gli espositori aziende che esportano il 95% della produzione. Soddisfatto l’organizzatore Roberto Rinaldini uattromila espositori ed oltre centotrentamila, i visitatori previsti. Questi i numeri – imponenti – del Sigep, la fiera internazionale della pasticceria, che si è chiusa ieri a Rimini. Ecco, girando tra gli stand, si respira un’aria completamente diversa rispetto a quella stantia e viziata a cui ci hanno abituati i cosiddetti professori al governo. Per capirci, varcando la soglia della Fiera di Rimini si ha come la sensazione di passare da un’Italia triste, in bianco e nero, all’Italia a colori dell’eccellenza e della tradizione, capace di mettersi in gioco sfidando la crisi a colpi di quelle che sono universalmente riconosciute come le sue armi migliori, ovvero creatività ed innovazione. Il Made in Italy che tutti c’invidiano, Q insomma. Basti pensare che, tra gli espositori, ci sono Aziende che, sul loro fatturato, raggiungono percentuali di esportazione prossime al 95%. Questo dato rende l’idea di quanto siano sconfinate le potenzialità e di quanto sia alta la considerazione, nel mondo, per il mercato food italiano. Deus ex machina della manifestazione è Roberto Rinaldini, appena trentacinque anni, ed una grande intraprendenza: “Sono settimane che lavoriamo giorno e notte per organizzare questo evento, che ha saputo diventare il crocevia delle eccellenze italiane e mondiali nel settore. Abbiamo fatto di Rimini una straordinaria ribalta per i nuovi talenti della pasticceria, volta ad anticipare le tendenze, offrire nuove suggestioni grazie alle creazioni artistiche potenti e visionarie che verranno presentate in occasione dei Campionati”. I Pastry Events – presentati da Irene Colombo infatti, sono un vero e proprio cult, tanto da ospitare il Campionato Mondiale di Pasticceria Juniores e Seniores, al quale hanno preso parte dieci squadre provenienti da altrettanti paesi che si metteranno alla prova di fronte ad una giuria internazionale composta dai più grandi Maestri pasticceri, tra i quali spicca Iginio Massari, autentico punto di riferimento per tutta la pasticceria mondiale conosciuto ai più come il giudice del celebre programma televisivo Masterchef: “Sono orgoglioso di essere parte di questo progetto. Qui ci sono ragazze e ragazzi che arrivano da ogni parte del mondo e che, per raggiungere la vittoria, si allenano da almeno un anno. Per rendere l’idea, mi piace paragonare questo campionato alla Formula 1, dove vengono sperimentate tecnologie che, poi, vengono trasferite anche sulle auto che guidiamo tutti i giorni. Ecco, qui si sperimentano novità che, poi, verranno proposte al grande pubblico. Tornando alla gara, dico ai concorrenti che esercitandosi con costanza e meticolosità hanno già ottenuto la loro vittoria anche perché – aggiunge - ritengo che la meritocrazia sia un valore fondamentale dal quale nessuno debba prescindere”. Per entrare nel mood e comprendere quanto, da queste parti, sia importante la professionalità, basti dire che, tra le altre competizioni, 4 Mercoledì 23 gennaio 2013 L’ordinanza della Corte Suprema L’India ora ammette: peschereccio senza bandiera AEREI, ADDESTRATORI E RIFORNIMENTI SUL MEDITERRANEO PER UN PERIODO DI DUE MESI L’Italia sosterrà la Francia in Mali “Non potevamo restare a guardare” dichiara il Ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ma la paura continua a crescere in tutto il Vecchio Continente per il pericolo degli attentati terroristici ’Italia prenderà parte attiva al conflitto in Mali. Lo ha deciso ieri la Camera con un odg firmato da Frattini, Tempestini e Adornato. L’Italia, in linea con la risoluzione Onu 2085, impegnerà “un contributo di vettori aerei per il supporto logistico al trasporto personale e mezzi in Mali e per il rifornimento in volo sul Mediterraneo, nonché eventualmente tra il Mali e altri Stati della Comunità Economica degli Stati Occidentali dell’Africa”. La base di Sigonella è stata già messa in allarme. Ed è proprio dalla base Nato siciliana che cominciano a partire i primi droni da ricognizione “made in Usa”. Il sottosegretario alla Difesa ha motivato la scelta presa dalle Camere, dichiarando di rischiare una “enclave di Al Qaida”, se non si interverrà in maniera decisa a sostegno della Francia. Ma il Ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha già dichiarato, qualche settimana fa dai banchi di Bruxelles, che il nostro Paese non ci sarà nessun intervento militare diretto. “Credo che un pase come l’Italia, impegnato non solo nella lotta al terrorismo, ma anche nella stabilità e nello sviluppo del Sahel, non possanon essere parte, seppur limitatamente, di questa operazione” aggiunge Terzi, che già aveva annunciato l’invio di 24 addestratori, su un totale L vediamo dunque più da vicino cosa dice questa benedetta sentenza della Corte suprema indiana, un pronunciamento che abbiamo atteso da quasi un anno e che è stato invero molto deludente, almeno in relazione all’alto organismo che lo ha emesso, il massimo organo giudiziario dell’ India, dal quale, francamente, ci aspettavamo qualcosa di più sul piano della sostanza giuridica. La sentenza ricostruisce almeno una corretta cornice ambientale intorno all’episodio ed in relazione alle infinite polemiche sorte sulla vicenda, fa giustizia del nugolo di improvvisati “esperti” di casa nostra che si erano spinti ad affermare le peggiori stupidaggini. In certi ambienti particolarmente allergici alle stellette, si era arrivati perfino ad affermare che le acque territoriali avevano estensioni di decine di miglia e che da quelle parti la pirateria era un fenomeno inesistente. L'ordinanza della Corte suprema spazza via tutte queste cretinate e si apre proprio con l'ammissione che la zona dell'incidente è ad alto rischio pirati. “Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a un acuto incremento degli atti di pirateria in alto mare al largo della Somalia - scrivono i giudici - e anche nelle vicinanze delle isole Minicoy che formano l'arcipelago di Lakshadweep”. Territorio indiano, dunque, proprio di fronte alla costa sud occidentale dove si trova lo stato del Kerala. Ed a questo punto è giocoforza dedurre che per quasi un anno i marò sono stati illegalmente trattenuti. Almeno secondo quanto afferma la Corte suprema di Delhi ma il nostro Ministro Terzi, evidentemente, non l’ha mai pensata cosi’ visto che, con la nota 95/553 dell'ambasciata italiana, riportata nell'ordinanza ed inviata nell’immediatezza dei fatti, il 29 febbraio scorso, al ministero degli Esteri indiano, si esprimeva da par suo. Undici giorni prima, Girone e Latorre, dopo avere ricevuto l’ordine di consegnarsi dai diplomatici italiani sulla nave, venivano prelevati “manu militari” dalla polizia a bordo del mercantile Lexie, fatto rientrare con un tranello nel porto di Kochi. In tale nota i nostri diplomatici, divinamente ispirati dalla Farnesina, ribadiscono la giurisdizione E italiana e l'immunità dei fucilieri di marina, ma “…accolgono con favore le misure prese dal chief Judical Magistrate di Kollam per la protezione della vita e dell'onore dei militari della marina italiana…”. Veramente straordinario, quasi da non credere e passi per la protezione della vita che già fa ridere di suo visto che si riferiva a due Fucilieri di uno dei migliori Reggimenti del mondo ma sarebbe carino conoscere il pensiero finito di Terzi e del suo staff sull’onore militare visto che si spingono a ringraziare gli indiani per la “… .protezione dell’ onore dei militari della Marina italiana….”. Onore in manette dunque, roba da rimanere senza parole e comunque gli indiani devono essere rimasti talmente impressionati da cotanta diplomatica arguzia che cinque giorni dopo hanno prelevato i due maro’ dalla guest house della polizia che li "ospitava" agli arresti e li hanno sbattuti in galera a Trivandrum. Evidentemente devono aver pensato che dietro le sbarre l’onore della marina italiana era più al sicuro. Al punto 29 dell'ordinanza si scopre poi che il peschereccio St. Antony, scambiato dai marò per un battello pirata, almeno secondo i magistrati della Corte suprema, risulta registrato solo nel Tamil Nadu, un altro stato indiano. Però “non era registrato secondo l'Indian Merchant Shipping Act del 1958”, continua l’ordinanza “ e non sventolava la bandiera dell'India al momento dell'incidente”. L'importante requisito del rispetto della normativa del 1958 avrebbe permesso al peschereccio di navigare “al di là delle acque territoriali dello stato del'Unione ( quello di armamento, il Tamil Nadu) dove l'imbarcazione era registrata”. Questo significa che il 15 febbraio il St. Anthony non poteva, a termini di legge, far rotta nel tratto di mare dove avrebbe incontrato il suo destino. Al punto 6 dell'ordinanza viene poi sottolineata l'apertura dell'inchiesta della Procura di Roma contro Girone e Latorre e la pena prevista: “Per il crimine di omicidio è di ventuno anni almeno di reclusione”, dicono i giudici indiani. Mah… forse ai marò conviene rimanere in India. Domani vedremo il resto. Gianni Fraschetti Esteri di 250, per istruire lo sgangherato esercito maliano a più ardue operazioni di guerra. Inoltre, la Camera impegnerà il governo a fornire “supporto logistico” ai francesi per un periodo di due mesi, ma prorogabile a tre se le circostanze dovessero richiederlo. Insomma, pian piano ci stiamo impelagando in una guerra che fin’ora sta causando solo problemi. Già da ieri anche le forze statunitensi hanno cominciato a trasportare le truppe e gli equipaggiamenti di Parigi verso l’ex colonia francese. François Hollande intanto continua a ripetere, di fronte a parlamentari del Bundestag, che “l’intervento in Mali era necessario” e che senza di esso ci saremmo ritrovati di fronte ad un punto di non ritorno. Ma la Merkel evidentemente non la pensa così e nega che per la missione possa essere usata la brigata franco-tedesca. Sembra che la “Cancelliera” non voglia intraprendere una strada tortuosa, visti specialmente gli ultimi risultati elettorali ottenuti in Bassa Sassonia, dove i partiti di sinistra hanno ottenuto la maggioranza mettendo in pericolo la sua rielezione. Parigi, però, va avanti come un treno, perché l’intervento sarebbe fondato sul diritto internazionale. Federico Campoli Duecento soldati hanno preso il controllo del ministero delle Comunicazioni e della tv di Asmara Eritrea: militari tentano un golpe I ribelli hanno chiesto la liberazione dei prigionieri politici e l’immediata applicazione della Costituzione - Il governo, guidato dal dittatore Isais Afeworki, è accusato di violazioni continue ai diritti dell’uomo - Voci contraddittorie sull’esito del “colpo di Stato” i infiamma la situazione in Eritrea. Un gruppo di soldati (circa 200), avrebbe preso il controllo del ministero delle Comunicazioni e della tv di Stato ad Asmara, nell’ex colonia italiana, in quello che sembra essere un vero e proprio colpo di Stato. Attraverso l’emittente televisiva, i militari avrebbero chiesto la liberazione dei prigionieri politici stimati, dalle Nazioni Unite, in un numero tra i 5.000 e i 10.000 e l’immediata applicazione della Costituzione (in frigorifero dal 1997). Subito dopo l’annuncio, la televisione ha cessato di trasmettere e dopo le prime informazioni, filtrate attraverso una fonte dell’intelligence coperta dall'anonimato, il silenzio ha avvolto il Paese del Corno d’Africa accusato di sistematiche violazioni dei diritti umani, torture ed esecuzioni sommarie. Le rigide limitazioni all’accesso di giornalisti stranieri e la mancanza di un qualsiasi comunicato ufficiale rende difficile capire che cosa stia realmente accadendo ad Asmara. Secondo “Erena”, stazione radio dell’oppo- S sizione che trasmette da Parigi, il Presidente Isais Afeworki, sarebbe stato arrestato insieme alla moglie e alla figlia. Il governo Eritreo, forse il più repressivo di tutta l’Africa, è accusato, appunto, di violazioni continue di diritti dell’uomo. In particolare, il 18 settembre 2001 il dittatore Afeworki, che guida il Paese con il pugno di ferro sin dal 1993 (anno dell’indipendenza), ha cacciato in galera 15 ministri e alti funzionari dello stato che da allora sono spariti in un carcere di massima sicurezza. Tutti eroi della guerra di liberazione che ha tradito lo spirito iniziale di democrazia, prosperità e sviluppo. Secondo alcuni diplomatici occidentali, i ribelli si sarebbero impadroniti anche dell’aeroporto di Asmara e della Banca centrale eritrea. Il possibile golpe potrebbe avere grosse ripercussioni nei rapporti con l’Etiopia, per la quale la potenziale situazione di instabilità ad Asmara significherebbe una nuova occasione per riprendere controllo dell’Eritrea, e avere accesso diretto al Mar Rosso. Ad aprire un punto interrogativo sul colpo di stato - tentato o in corso - sono i pesanti contrasti con gli Stati Uniti. In molti hanno accusato il presidente eritreo di strizzare più di un occhio ai fondamentalisti islamici e il suo asserito sostegno agli Shabab somali sempre negato - gli ha fruttato pesanti sanzioni internazionali. Asmara, da parte sua, ha accusato ripetutamente Washington di lavorare dietro le quinte per destabilizzare il Paese e rovesciare Afewerki. A peggiorare la situazione, ci sono anche i problemi economici. Aggravati dalle sanzioni, che fissano il prodotto interno lordo pro capite a 550 dollari l’anno. La situazione, oggi, in Eritrea, è quindi disperata. I giovani scappano in Europa e anche tra le forze armate si sono già verificati i primi dissensi. Il presidente Afeworki è sempre più isolato e deve aumentare la pressione del suo braccio di ferro per continuare a comandare. Federico Colosimo 5 Mercoledì 23 gennaio 2013 Esteri Il Likud guiderà la Knesset, ma con qualche incertezza. Ora si cerca l’accordo con il centro Israele al voto, vince Netanyahu In crescita la sinistra laburista e l’estrema destra di Naftali Bennett. Boicottaggio dei Fratelli Musulmani Il “Washington Post” spera nel disgelo tra Barack Obama e il primo ministro dello Stato ebraico Di Federico Campoli n uno dei tanti seggi al centro di Gerusalemme un’anziana coppia è pronta per votare. Prima di entrare nel seggio il marito chiede alla moglie: “Sei pronta Judy?”. “Sono pronta per il Messia” risponde lei. “Vota per un partito di destra e il Messia arriverà” conclude l’anziano signore. In un altro quartiere, invece, si verifica la situazione opposta. Alcune decine di persone è sceso in piazza per manifestare contro le elezioni, esponendo striscioni e cartelli sui quali si legge “Non votare! La Torah vieta lo Stato di Israele”. Si tratta di un gruppo di ebrei ortodossi, che si appella alle parole del Libro sacro, in cui si legge che non potrà essere costituito uno Stato per gli ebrei, finchè non giungerà il Messia. Due situazioni diverse, ma che rappresentano la rinnovata composizione della Knesset. Una tornata di consultazioni elettorali tranquille, sostiene la polizia, anche se giungono alcune denunce di irregolarità. Sicuramente, non si può dire che siano state particolarmente avvincenti, dato che l’esito era già stato deciso diversi giorni fa. Netanyahu ha ottenuto il secondo mandato per governare, grazie alla coalizione creata tra il suo partito, il Likud (centrodestra religioso), e quello di Avigdor Lieberman, Israel Beiteneu(destra religiosa). Si tratta di una unione formata da nazionalisti, sionisti laici e liberal conservatori. Preso dall’entusiasmo, il primo ministro dello Stato ebraico dichiara che “non capitolerà”. Netanyahu si riferisce ad Obama, che nei giorni scorsi ha compiuto delle dichiarazioni contro il leader del Likud, constatando che sotto il governo di centro-destra Israele “non sa quali siano i propri migliori interessi”. Questa volta il Presidente Usa prende schiaffi dal suo alleato e il Washington Post si appella ad un possibile “reset” nei rapporti tra i due. In effetti, non sono poche le problematiche causate dal loro pessimo rapporto. Sembrava che si fosse stabilizzato durante l’ultima ondata di violenza tra Gaza e Tel Aviv, ma la pace tra Obama e Netanyahu non è durata a lungo. Nessun grande cambiamento, dunque, per quanto riguarda l’assetto del Parlamento israeliano e, fino a poche ore prima dell’apertura dei seggi, si temeva una bassa affluenza alle urne. Invece i risultati hanno reso infondate le paure di molti. Alle 12 circa l’11% della popolazione aveva espresso il suo parere, in una delle tante scuole elementari israeliane. Alle 16:00 l’affluenza ha superato la quota del 46% e poco più di un’ora dopo il si è registrata la più alta percentuale dal 1999. Oltre il 55% della popolazione si è recata alle urne, segnando un record rispetto agli ultimi 14 anni. Se negli anni ’80 e ’90 il flusso che si recava alle urne arrivava a toccare picchi vicini all’80% della popolazione, negli ultimi anni non si è riusciti ad arrivare alla soglia del 60%. Quest’anno si è registrato un forte aumento, quindi. Il motivo di questo disinteresse era dovuto alla retorica ormai scontata dei politici israeliani. I In alto Naftali Bennett, leader della destra israeliana I temi sono sempre gli stessi: sicurezza, pace, sionismo. Anche quest’anno la campagna elettorale non ha preso strade più ardite. Ci si aspettava che Netanyahu battesse forte sul “problema Iran”, ma il primo ministro dello Stato ebraico ha preferito tralasciare l’argomento e puntare, invece, sulla paura di molti israeliani riguardo alla possibile creazione di uno Stato Palestinese, sulla costruzione di nuove colonie e sull’instabilità della pace vigente tra Gaza e Tel Aviv. Ha potuto, inoltre, contare anche sul sostegno di personaggi celebri, come il miliardario americano Donald Trump, che da New York ha lanciato il suo appello in favore del leader del Likud. Il risultato era scontato, dunque. Ma quello che succederà adesso non lo è. Il primo ministro dello Stato ebraico non ha fatto il botto. Può vantare la maggioranza dei deputati nella Knesset, ma non può contare sulla maggioranza assoluta, come avrebbe desiderato. Infatti, se la destra ha ottenuto successo, l’estrema destra può vantarsi di aver fatto altrettanto (rispetto agli anni passati). A partire dagli ultra-nazionalisti di Naftali Bennett, leader di “Focolare ebraico”, che è entrato in Parlamento insieme ad altri partiti ultra-ortodossi sionisti, “Shas”, “Unione Nazionale”, “Giudaismo Unito nella Torah”. Nel corso di questa campagna elettorale, Netanyahu ha tentato più volte di spodestare il milionario originario di San Francisco, sostenuto dai giovani e dalla componente militare del paese. Ma ogni tentativo è stato vano e Bennett ha visto la sua posizione estremamente rafforzata, tanto che potrebbe giocare un ruolo fondamentale nel prossimo governo. E non ci tiene nemmeno ad allearsi con il vincitore delle consultazioni. Un vero problema per il Likud. Netanyahu ora deve trovare l’accordo con il partito di centro Hatnua, di Tzipi Livni, e con il più forte dei tre partiti liberali,Yesh Atid, creato dal giornalista Yair Lapid. Durante le ore precedenti ala chiusura dei seggi si vociferava come . Se il primo ministro dovesse riuscirci, allora potrebbe conquistare la maggioranza assoluta alla Knesset (61 seggi su 120). Sembra che ci sia uno spiraglio di luce sull’accordo. Lapid afferma che sta “sondando il terreno” per una possibile alleanza con il Likud e si dice “sorpreso dal supporto ricevuto”. La Knesset viene lievemente rinnovata, ma subisce un ulteriore spostamento verso la destra nazionalista e religiosa. Pessime notizie, invece, per il Partito laburista, guidato da Shelly Yachimovich, che, nonostante abbia creduto fino all’ultimo in una spallata a Netanyahu, non ha potuto fare altro che constatare una nuova sconfitta. Di certo, non è una novità per i socialdemocratici israeliani, che non vedono la vittoria da anni ormai. Anche Meretz, la sinistra sionista, non ha avuto successo quest’anno, così come il partito Hadash di ispirazione comunista ed anti-sionista, formato da arabi ed ebrei. Situazione simile per quanto riguarda i partiti arabi che, come al solito, hanno raccolto pochi consensi. Questa volta la situazione è stata di- versa rispetto agli altri anni. Nella componente palestinese si è verificata una spaccatura tra gli astensionisti e i votanti. E’ dovuta intervenire la Lega Araba che, dalla sede egiziana, ha invitato tutti i musulmani a “votare in massa alle elezioni in modo da poter essere rappresentati e da potersi opporre alle leggi razziste” dello Stato di Israele. Ma i Fratelli Musulmani hanno comunque boicottato le elezioni, protestando contro le poche riforme varate per contrastare la crisi economica, che ha investito Israele. Un problema, quello economico, che non è stato molto ascoltato dal governo, che invece ha preferito concentrarsi su altro. Un appello che sembra sia stato raccolto sia dagli arabi, che dagli ebrei. Il Times Of Israel riporta come milioni di israeliani si siano espressi attra- verso un voto di protesta, esprimendo non “la propria linea politica, ma quella di una donna palestinese che vive a Nablus” scrive il giornale. Lo stesso quotidiano ha intervistato Ofer Engel, studente alla London School of Economics e simbolo del “voto di protesta”, il quale dichiara di aver scelto di votare un partito arabo non perché sostiene la causa anti-sionista, ma per protestare contro l’oppressione dei musulmani, indicando che questo “non è un comportamento da paese democratico”. Ed è proprio da Londra che giunge qualche flebile voce di preoccupazione. Il Ministro degli Affari Esteri britannico, William Hague, ha dichiarato che Israele avrà “un’ultima occasione” per ravvivare il processo di pace e procedere verso la soluzione dei “due popoli in due Stati”. 6 Mercoledì 23 gennaio 2013 Italia DA ROMA E DAL LAZIO A tu per tu con il consigliere capitolino Fabrizio Santori, dopo la sua adesione a La Destra Con Storace per garantire il rinnovamento “Il Pdl per ricostruirsi ha bisogno di un uomo come Francesco. Le mie polemiche con Alemanno? Non ho condiviso le sue politiche su trasporti, rifiuti e nomadi e la deriva centrista di fine mandato” abrizio Santori è sempre stato un uomo di destra e come tale ne ha sempre incarnato i valori quali, onestà, patriottismo, famiglia e meritocrazia. Motivo per cui dopo aver provato a rappresentarli all’interno del Pdl in qualità di consigliere comunale di Roma Capitale e presidente della Commissione Sicurezza in Aula Giulio Cesare, ha deciso di aderire a La Destra e continuare le sue battaglie al fianco di Francesco Storace. D'altronde si è trattato di un matrimonio nell’aria da tempo, gli ammiccamenti reciproci erano continui e il terreno d’azione più consono per un giovane promettente come Santori, che della politica fa un suo credo e non un’occasione per salvaguardare i propri interessi, è sicuramente il partito del candidato governatore del Lazio. F Onorevole Santori, cosa l’ha portata ad aderire a La Destra, lasciando il Pdl e con esso le ambizioni di governare la città di Roma? In primis la mia fede nei confronti di valori e ideali della destra, poi la stima incondizionata che nutro nei confronti di Francesco Storace, che al giorno d’oggi è uno dei pochi ad incarnarli veramente. Per quanto riguarda il mio impegno per la città di Roma, lo porterò avanti in consiglio regionale qualora venissi eletto e al fianco di un partito che al momento mi dà maggiori garanzie per poter fare una buona politica, rinnovatrice e all’insegna di trasparenza e onestà. Il Pdl era un partito ormai imploso su se stesso, le varie vicende Fiorito e compagnia hanno contribuito a dargli il colpo di grazia e a minarne ancor di più la credibilità. Ma cosa più importante non ha puntato, e il fallimento primarie ne è stato un eloquente esempio, su un rinnovamento della classe dirigente, cosa che credo e auspico farà Storace. Un partito che non effettua il rinnovamento necessario è destinato a perdere pezzi, come sta accadendo al Pdl, sia a livello nazionale (vedi Meloni) sia a livello locale con le numerose adesioni a La Destra che stanno avvenendo in queste ore nei municipi VI, VII, XV, XVI. Quanto ha influito nel suo allontanamento dal Pdl il fallimento dell’amministrazione Alemanno? Nonostante avessi iniziato la mia avventura al comune di Roma con l’attuale sindaco e ne condividessi il programma iniziale, con il passare del tempo le nostre distanze si sono fatte sempre più incolmabili. Come ho più volte ribadito (anche in questo giornale n.d.r.) non condividevo le politiche di Alemanno su molti punti, ma soprattutto per quel che riguarda trasporti, rifiuti e nomadi. La degna conclusione di un mandato fallimentare si è avuta con l’avvicinamento dell’ultimo periodo a Monti. Una deriva centrista inaccettabile per chi come me crede e si è politicamente formato, nei valori della Destra. La sua vicinanza a La Destra e al suo leader è sempre stata evidente, né lei, né Francesco Storace avete mai nascosto una profonda stima reciproca. Come mai solo ora questa decisione? Per una questione di lealtà verso il mio mandato elettorale. I miei elettori mi avevano scelto in qualità di candidato del RIFIUTA LA CANDIDATURA E SI DIMETTE DALLA SEGRETERIA Dauri saluta Bongiorno e Fli “Movimenti” anche nei municipi: arrivano Giudici e Corsi n saluto a Fini e alla Bongiorno e un abbraccio a Francesco Storace. È un addio destinato a fare clamore quello che Pierfrancesco Dauri, primario del Cto di Roma ha destinato a Futuro e Libertà e alla sua donna per il Lazio. Di Futuro e Libertà infatti Dauri è membro della segreteria nazionale: secondo indiscrezioni attendibili, ha rifiutato la candidatura nella lista collegata a Giulia Bongiorno e si candiderà con La Destra per Francesco Storace alle elezioni regionali del Lazio. Contestualmente, Dauri ha deciso di dimettersi dalla segreteria nazionale di Fli. Non è l’unico movimento verso La Destra di questi giorni. Anche dai municipi qualcosa si muove in tal senso. Il consigliere del XVI municipio Marco Giudici ha lasciato il Pdl per aderire al partito di Storace. "Ho scelto: voglio guardare al futuro e diffondere il messaggio della buona politica fatta di territorio e cittadini. Voglio U Pdl. Ho deciso di compiere questo passo solo a legislatura praticamente conclusa. Per tale ragione il mio sentito ringraziamento va a Francesco Storace che ha avuto la pazienza di aspettare e di accogliermi al momento giusto. In che ottica può esser vista la decisione del Pdl di appoggiare la candidatura di Storace? Il Pdl dopo lo scandalo Fiorito ha un urgente bisogno di recuperare consensi. Di conseguenza ha bisogno di una figura carismatica come Francesco Storace, l’uomo giusto da cui ripartire in Regione. Allo stesso tempo Storace ha bisogno del Pdl per portare avanti la sua battaglia e per combattere il nemico comune che è la sinistra, in questo caso impersonata da Nicola Zingaretti. Ugo Cataluddi ripartire con uno strumento che valorizzi al meglio il sacrificio quotidiano, il mio essere giovane, lo spirito di partecipazione e la vicinanza ai cittadini -dichiara in una notaVoglio promuovere un'idea che guarda oltre i confini nazionali, in quell'Europa che da anni attende una destra italiana forte ed innovatrice, sul modello delle altre destre parlamentari”. E sempre in tema di Municipi, dal VII arriva analoga notizia da Emiliano Corsi. “Il sostegno al governo Monti che ha avuto il Pdl e il teatrino che ha visto chiedergli di guidare la coalizione di centro destra dopo aver tartassato le famiglie italiane, non poteva che portare al mio abbandono. Abbiamo sostenuto la candidatura a presidente della regione Lazio di Francesco Storace oggi saremo al suo fianco per vincere questa battaglia e per rivendicare la nostra storia, i nostri valori e i nostri ideali”, ha detto il consigliere. VASTA OPERAZIONE DEI CARABINIERI ALLA STAZIONE RIFIUTI E SANITÀ: LE EMERGENZE IRRISOLTE DEL LAZIO Termini: fiera del falso e del furto Tempi duri per i commissari Ladri nei negozi, accattoni ai binari, venditori, parcheggiatori e tassisti abusivi: non manca niente ulizie straordinarie alla stazione Termini. Le hanno eseguite i carabinieri, che hanno passato al setaccio il terminal ferroviario, piazza dei Cinquecento, via Marsala, via Giolitti, e tutte le strade d’accesso che si diramano dalla principale stazione ferroviaria. Nel bilancio di fermati e arrestati c’è un po’ di tutto, a cominciare da, due romani, di 25 e 26 anni, responsabili di aver sottratto scarpe l’uno e capi d’abbigliamento l’altro all’interno del punto vendita Coin. Altre 15 sono invece le persone denunciate di cui 6, italiani, già conosciuti alle forze dell’ordine, perché già colpiti da foglio di via obbligatorio dal Comune di Roma. Un cittadino marocchino, di 51 anni, è stato denunciato per ricettazione perché sorpreso in possesso di alcune camicie risultate rubate da un negozio dello Scalo ferroviario; una cittadina romena, di 37 anni, proveniente dal campo nomadi di via Casilina, per impiego di minori nell’accattonaggio (era con la figlia di appena sei anni) e altre sette persone responsabili di vari furti, di abbigliamento e P prodotti cosmetici, perpetrati all’interno del Forum di Termini. Due ragazze romene, di 35 e 37 anni, senza fissa dimora, sono state sorprese mentre, in via Marsala, effettuavano le parcheggiatrici abusive e si sono beccate multe per 726 euro ciascuna. Quattro sono invece i cittadini, tutti del Bangladesh, contravvenzionati poiché sorpresi in piazza dei Cinquecento a vendere abusivamente ombrelli ed oggetti vari per telefonia, che sono stati sequestrati dai militari. Altre 16 persone sono state sorprese a chiedere l’elemosina con insistenza ai passanti all’interno dello scalo ferroviario e contravvenzionate. Infine i militari hanno sanzionato amministrativamente, un cittadino dell’Egitto, di 46 anni, sorpreso mentre avvicinava dei turisti stranieri offrendo loro un servizio di taxi a pagamento, con autovettura, senza la prescritta licenza. Anche questa operazione è inquadrata nell’ambito del piano straordinario di controllo del territorio messa in atto dai Carabinieri del Comando Provinciale di Roma. R.V. Palumbo incontra i sindacati e mette nel cassetto il piano Bondi E Sottile finisce per fare il capro espiatorio sulla graticola europea ommissari senza molta fortuna. Si tratta di Enrico Bondi, che dopo tanti tagli ha avuto la fortuna di scegliere bene il tempismo per tagliare anche la corda, e di Goffredo Sottile, che finisce su una graticola europea posata sulla brace della campagna elettorale. Andiamo per ordine, e cominciamo dalla sanità. Che, si sa, quando c’è quella, c’è tutto. Messe le mani sulla situazione, Filippo Palumbo ha voluto iniziare il suo mandato all’insegna di un realismo ben più sobrio di quello del “tecnico” che l’ha preceduto. Ha quindi avviato un confronto con le organizzazioni sindacali, senza mostrare preclusioni di sorta ma presentando comunque le tante criticità sul tavolo. E a proposito di tavoli, ne ha aperti due di confronto: uno per l’Idi San Carlo e il San Raffaele, due gruppi che soffrono soprattutto a causa di mancati trasferimenti da parte della Regione Lazio, pur rappresentando figure di sicuro riferimento per l’utenza del Lazio. Di qui a dire che i problemi siano risolti, ovviamente, ce ne passa. Tuttavia l’atteggiamento è stato considerato - pressoché unanimemente - d’apertura e perciò apprezzato. “Ci riteniamo abbastanza soddisfatti del confronto con il commissario C Palumbo, perché si è dimostrato disponibile al dibattito con le parti sociali e favorevole ad aprire un tavolo permanente per affrontare le principali emergenze del sistema sanitario regionale, come chiedevamo da tempo. Il nostro auspicio ora è che anche chi si insedierà dopo le elezioni regionali persegua questo obiettivo”, hanno così dichiarato il segretario dell’Ugl Lazio, Daniela Ballico e il segretario dell’Ugl Sanità Roma e Lazio, Antonio Cuozzo. Quel che più conta, infine, è che sta esplicitamente lavorando per consegnare le decisioni da prendere, comunque, alla prossima amministrazione regionale. Restituendo quindi al cittadino, per tramite delle elezioni, l’ultima parola. Proprio come dovrebbe usarsi… E i rifiuti? La battuta sarà facile, ma la Commissione petizioni del Parlamento europeo, che recentemente ha visitato Lazio e Campania per verificare come i nodi delle rispettive emergenze stiano venendo al pettine, con Roma non ci è andata troppo per il… Sottile. Il commissario governativo è infatti finito sul banco degli imputati nel rapporto a firma di Judith Merkies, Margrete Auken, Roberta Angelilli, Alfredo Antoniozzi, Clemente Mastella, Roberto Gualtieri, Guido Milana, David Sassoli e Niccolò Rinaldi. Come si potrà comprendere dall’alta percentuale di eurodeputati più o meno direttamente impegnati nelle prossime campagne elettorali. In effetti, il giudizio negativo sull’operato di Regione Lazio e Provincia di Roma sembra bipartisan. Inoltre, se da un lato si accusa il supercommissario di avere concentrati su di sé troppi poteri, dall’altro si dà un giudizio clemente sulla linea tenuta dal Ministro Clini, che dell’azione amministrativa di Sottile è mandante e garante. Robert Vignola 7 Mercoledì 23 gennaio 2013 Italia DAL NORD Lunedì la fiaccolata in memoria del vigile ucciso da un rumeno Milano ricorda Nicolò e chiede più sicurezza Mentre il Comune si preoccupa delle onorificenze la gente vuole garanzie affinché non ci sia “un altro Savarino” La questione sicurezza non può più essere messa in secondo ordine”. Seppur sommessamente, lunedì sera, era la lamentela manifestata da tutti i partecipanti alla fiaccolata per ricordare Nicolò Savarino, il vigile urbano milanese travolto da un’auto di grossa cilindrata il 12 gennaio dello scorso anno. I famigliari, gli amici, i colleghi e i residenti si sono dati appuntamento in prima serata nel piazzale della stazione Bovisa. Li hanno acceso le fiaccole che sono rimaste ad illuminare il posto dove avvenne l’incidente mortale, raggiunto in corteo, fin oltre la mezzanotte. In tutto oltre cinquecento persone hanno sfidato la pioggia e il freddo per lanciare un messaggio di speranza. “Il ricordo di Nicolò – ha detto M.M., residente del luogo – è indelebile. Adesso si tratta di fare in modo che non accada più che un vigile urbano possa essere ucciso mentre svolge il suo dovere”. Nicolò Savarino era il “classico” vigile di quartiere in bicicletta, armato di un sorriso e tanta voglia di aiutare la cittadinanza. Smessa la divisa di vigile si prodigava per aiutare, come volontario, i disabili. La sua riuscita capacità di conciliare i milanesi con “il ghisa” non è bastata per fargli superare un ostacolo. Il probabile cinismo di uno straniero senza scrupoli che non si è fermato alla richiesta di controllo dei documenti. È scappato. Come rischia di scappare dalle mani, di chi la vuole bene, questa città. Milano è a rischio sicurezza. E ieri sera, fra i denti, in molti non hanno resistito, seppur in un momento di dolore, e si sono lamentati. “Adesso bisogna fare qualcosa”. Lo chiedono i colleghi che ieri indossavano una maglietta con la foto di Nicolò e la frase “sempre con noi”. Gli stessi che non possono accontentarsi delle onorificenze che il Comune di Milano e il sindaco Pisapia hanno elargito in questi ultimi giorni. Una targa sul luogo del tragico evento, un parco e il Comando dei vigili urbani della zona intitolati e una medaglia d’oro alla Memoria. Non basterebbe per nessuno. Ma rischiano di essere sminuite se si pensa che, a distanza di un anno dalla morte di Savarino, non si vedono i fatti che un’Amministrazione in allarme dovrebbe garantire per risolvere, o tentare, la questione sicurezza della città. Solo le buone intenzioni. Quelle ma- LOMBARDIA CARNIA BRESCIA “ Appalti truccati per noleggio auto sedici arresti La Destra ad Arta Terme per lo sviluppo Centri massaggi Business cinese della prostituzione edici persone sono finite in manette nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Milano al centro di presunti appalti truccati nel settore del noleggio auto. Stando a quanto si apprende in ambienti giudiziari milanesi sono state perquisite l'Aler, l'azienda regionale di edilizia residenziale, e la società delle Metropolitane Milanesi. I reati ipotizzati nel fascicolo aperto dal procuratore aggiunto Afredo Robledo sono quelli di corruzione e turbativa d'asta. Secondo quanto si apprende, le gare d'appalto per aggiudicarsi il noleggio di auto venivano vinte sempre dalle stesse due società, una delle quali è la Kaleidos Srl, con sede a Saronno, legata alla Compagnia delle Opere (CdO). Lo scorso marzo la procura di Milano aveva acceso un faro sulla Kaleidos proprio perché offriva a società legate alla CdO la possibilità di noleggiare auto a lungo termine a “condizioni particolari” Secondo la procura del capoluogo lombardo Kaleidos avrebbe raccolto appalti per vari enti pubblici sponsorizzati da politici per circa 10 milioni di euro. Tra gli arrestati (9 ai domiciliari, 7 in carcere), figurano diversi componenti della Compagnia delle Opere di Saronno. Tra le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Milano, Giuseppe Gennari, spunta anche il nome di Roberto Formigoni. D opo aver messo le sue radici in Carnia, La Destra continua a espandersi. Si è tenuto infatti ad Arta Terme un incontro del partito di Francesco Storace aperto a cittadini e simpatizzanti. I lavori sono stati aperti da Luigi Gonano, già amministratore locale della cittadina termale, che ha espresso la volontà di costituire anche qui una sezione de La Destra, auspicando che attraverso questa presenza possa aprirsi un dialogo proficuo con la comunità locale che stimoli un confronto di idee dinamico e favorisca l’ascolto nelle istituzioni delle istanze che partono dai cittadini. L’incontro, a cui hanno preso parte anche il consigliere regionale Baritussio, e i dirigenti de La Destra Baggio, Toneatto e Pezzetta, ha offerto l’occasione per sottolineare l’importanza che ricopre per l’economia locale il rilancio dell’impianto termale sul quale la parte pubblica ha puntato investendo e per il quale si auspica una gestione partecipata con privati che portino in dote un’esperienza consolidata nel settore. Ulteriori riflessioni hanno toccato il tema dei servizi e dell’importanza che in montagna ricopre il rapporto fra l’uomo e il territorio. A quest’ultimo proposito è stato ribadito il ruolo strategico che possono ricoprire norme quali la neonata legge regionale 10/2010 sul recupero dei terreni incolti montani. S S i scrive “centri massaggi” ma si legge “case chiuse”. Continuano a fiorire in tutta Italia gli esercizi gestiti da cinesi che, invece di essere centri benessere, sono dei veri e propri bordelli, con decine di ragazze cinesi sfruttate e costrette a fare sesso a pagamento. Ed è proprio a Brescia che gli agenti della squadra mobile hanno sequestrato ben quattro attività di questo tipo, arrestando 4 persone (3 cinesi e un italiano) e indagandone altre 42, tra cui anche 14 italiani, coinvolti nell'organizzazione illecita. È il bilancio dell’indagine “Mani di fata”. Gli arrestati devono rispondere del reato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di giovani donne orientali e di gestione di casa di prostituzione, oltre che di falsa regolarizzazione di cittadini extracomunitari. Nei guai sono finite anche alcune estetiste bresciane che avevano “prestato” il proprio diploma professionale per l’apertura formale dei centri estetici. Nel corso delle indagini sono stati accertati trasferimenti di denaro dall’Italia alla Cina, circa 200 mila euro in nove mesi. Durante le perquisizione effettuate ieri mattina sono stati sequestrati oltre 50 mila euro e un libro con annotati i compensi per le ragazze, qualche centinaio di euro al mese, a fronte di circa 50 euro per un massaggio. nifestate da Pisapia nei suoi discorsi quando è intervenuto per ricordare Nicolò. “Non credevo alle mie orecchie – ha detto il sindaco di Milano – quando ho sentito dell’accaduto”. Non crediamo ai nostri occhi se vediamo quanto poco è stato fatto per rendere Milano sicura. Ma Pisapia non ha ancora tempo. Ora più che mai con le elezioni regionali alle porte. Addirittura non convoca nemmeno la seduta del prossimo lunedì. “Mancano i documenti da votare” è la giustificazione che arriva da palazzo Marino. C’è la campagna elettorale invece sembra essere il vero motivo - e la voglia di presenziare ad ogni cerimonia utile per aiutare la coalizione, o le coalizioni, di centro sinistra già in difficoltà. Almeno a detta dei sondaggi. E così poco importa se l’Assessore era presente alla fiaccolata. Per tutti gli altri resta l’amarezza di sapere che un altro Savarino può esserci. Perché soprattutto con la scelta di togliere i militari dalle strade la soglia d’attenzione e di guardia della politica si è abbassata. La rabbia della gente no. Francesco Cappuccio LIGURIA Spese personali con i soldi pubblici: bufera sul gruppo consiliare dell’Idv iancheria intima, cravatte, regali di Natale, cene, viaggi. Persino cibo per gatti. I soldi dati dalla Regione Liguria al gruppo Italia dei Valori per spese istituzionali sarebbero finiti anche in questa grottesca lista di acquisti. È stato il blitz della Guardia di Finanza negli uffici regionali a far emergere le spese alquanto bizzarre. Così dopo i casi della regione Lazio e quello della Lombardia emerge l’ennesimo esempio di soldi pubblici utilizzati per fini privati. Sei gli indagati: il tesoriere Giorgio De Lucchi e la sua compagna, che lavora all'Agenzia delle Entrate in servizio alla Spezia (il primo è accusato di appropriazione indebita ai danni dell’Idv, mentre lo stesso e la compagna sono accusati di favoreggiamento personale nei confronti degli altri quattro indagati); Maruska Piredda, ex hostess Alitalia; Marylin Fusco, ex vice presidente della giunta regionale, e Niccolò Scialfa, che ha sostituito la Fusco quando questa si è dimessa. Gli ultimi due hanno lasciato l'Idv per andare con Diritti e Libertà. Indagato anche Stefano Quaini, di Sel. È questo il bilancio dall’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Nicola Piacente, che ha disposto la perquisizione negli uffici dell’Idv. La procura alla vigilia della rendicontazione delle spese di partito del 2012 avrebbe infatti accertato che scontrini e ricevute per spese non proprio “ortodosse” stavano per essere sostituiti con altri più’ “consoni”. Oltre a due viaggi in Sicilia e Polonia risulta sparita una tessera Viacard. Numerosi i titoli di spesa sequestrati oggi dai finanzieri della Tributaria e che, secondo quanto appreso, sarebbero in grado di creare forti imbarazzi tra gli indagati per quanto l’ammontare complessivo delle spese non sarebbe elevatissimo. Come riporta l’Adn Kronos nei confronti di De Lucchi sono stati contestati i reati di appropriazione indebita ai danni del partito e di favoreggiamento personale nei confronti di Fusco, Piredda, Scialfa e Quaini "con riferimento all'appropriazione loro ascritta, di somme di denaro che venivano spese per finalità personali e non istituzionali, erogate dalla Regione Liguria quali contributi in favore dei gruppi consiliari". Ai consiglieri regionali viene contestato il reato di peculato perché "si appropriavano di somme di denaro pubblico che veni- B Marylin Fusco vano quindi distratte e spese per finalità personali e non istituzionali, erogate dalla Regione Liguria quali contributi in favore dei gruppi consiliari". Alla funzionaria dell'Agenzia delle entrate viene contestato il reato di favoreggiamento personale nei confronti dei quattro consiglieri. Secondo la Procura, nel corso delle indagini è emerso che una parte, (da quantificare, ma che non si ritiene essere particolarmente rilevante) delle somme erogate dalla Regione Liguria gruppo consigliare Idv sarebbe stata destinata a spese di natura personale o comunque per finalità diverse da quelle indicate dalla legge. Secondo gli inquirenti De Lucchi avrebbe prelevato in contanti del denaro dai conti Idv presso alcuni istituti e lo avrebbe consegnato ai singoli consiglieri, i quali sottoscrivevano apposite ricevute. L’indagine potrebbe avere riflessi sulla Giunta regionale di Claudio Burlando per il coinvolgimento del vicepresidente Nicolò Scialfa. La sua posizione è al vaglio del governatore che per la seconda volta in pochi mesi deve fare i conti con la presenza di una persona indagata in Giunta. 8 Mercoledì 23 gennaio 2013 Italia DAL CENTRO E DAL SUD L’imprenditore è in libertà vigilata. Oggi la prima udienza per l’estradizione Ilva: si costituisce a Londra Fabio Riva Era ricercato dal 26 novembre: rientrerà in Italia tra un mese. Il gip nega il dissequestro dei prodotti chiesto dall’azienda, che oggi ha presentato una nuova istanza uovo scossone nell'inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici dell'Ilva. Fabio Riva, destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare del gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco, si è presentato a Scotland Yard. Dopo aver pagato una cauzione è stato posto in libertà vigilata dalla polizia inglese. Il vice presidente di Riva Group è figlio di Emilio Riva, ai domiciliari dal 26 luglio 2012 nell’ambito della stessa inchiesta. Il manager era ricercato dal 26 novembre, giorno in cui la Guardia di Finanza aveva fatto scattare le manette ai polsi di manager, funzionari e politici invischiati nella vicenda. Fabio Riva non sarà in Italia prima di un mese. La giustizia inglese fissa infatti tra i 40 e i 60 giorni i tempi per completare l’iter per l’estradizione. L’imprenditore dovrà rispondere dei reati di associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, emissione di sostanze nocive e avvelenamento da diossina di sostanze alimentari. Il presidente dell'Ilva, Bruno N Scarcerato dopo 22 anni: chiede il conto Gullotta, innocente e accusato della strage di Alcamo, vuole 69 milioni H Ferrante, ha annunciato in una nota di aver presentato un'ulteriore istanza alla Procura della Repubblica di Taranto con la quale chiede la revoca del provvedimento di sequestro preventivo disposto in data 22 novembre 2012. La richiesta (il gip ha già dato in precedenza parere negativo ad una analoga) è affiancata ad un impegno, quello di destinare le somme ricavate dalla vendita dei prodotti finiti e semilavorati sequestrati alle opere di ambientalizzazione previste dall'Aia (Autorizza- Equitalia prima pignora e poi si difende Il centro-destra a Catanzaro vince ai supplementari quitalia si difende. All’indomani del caso che ha fato scalpore è la stessa agenzia ad intervenire in merito alla vicenda della la pensionata di 74 anni di Maracalagonis (Cagliari) alla quale è stata bloccata da cinque mesi la pensione di 470 euro perché pignorata proprio dalla stessa Equitalia per sanare un debito di tremila euro contratto dalla figlia. "In merito alla vicenda della signora Teresa Ledda, in questi giorni riportata su alcuni media, Equitalia Centro precisa di aver attivato sul conto corrente postale intestato alla signora Maria Piras le procedure previste dalla legge per recuperare una parte del suo debito, senza avere in alcun modo la possibilità di verificare che su tale conto fosse versata anche la pensione della madre precisa in una nota Equitalia Centro - Inoltre a Equitalia non risulta che al momento del pignoramento il conto fosse cointestato. La signora Piras è stata già contattata, tramite il suo legale, ed è stato fissato un incontro per esaminare insieme la situazione". Insomma, l’Agenzia scende a compromessi. Peccato che lo abbia fatto solo dopo essere stata additata sui giornali. E chissà quante altre “signora Teresa Ledda” ci saranno in Italia. A E nche ai supplementari, vince il centro-destra. Ed evita il ballottaggio. Sergio Abramo è di nuovo il sindaco di Catanzaro, dopo le elezioni negli otto seggi i cui risultati del maggio scorso sono stati annullati per irregolarità dal Tar. Abramo ha ottenuto, a computo finale delle elezioni, il 50,61% dei consensi complessivi. Il suo avversario, Salvatore Scalzo, del centrosinistra, come dato finale, ha ottenuto il 42,51%. “E' un bel risultato. E' stato premiato - ha detto Abramo - il lavoro fatto da questa amministrazione nei cinque mesi passati”. La ripetizione della consultazione dello scorso 6 e 7 maggio era stata imposta da una sentenza del Tar dello scorso 22 novembre che aveva ravvisato irregolarità nelle operazioni nella consultazione della scorsa primavera. A recarsi alle urne domenica e lunedì erano chiamati circa 6200 elettori, l’affluenza è stata superiore al 70%. Il centro-sinistra avrebbe teoricamente potuto centrare l’obiettivo di portare Abramo al ballottaggio: missione fallita. Il caso che aveva fatto molto scalpore, visto che in quei giorni anche il Comune di Reggio Calabria si è ritrovato commissariato a causa di infiltrazioni mafiose. Ora, almeno per Catanzaro, si apre una stagione di stabilità amministrativa. zioni Integrata Ambientale). I capitali inoltre verrebbero utilizzati per la remunerazione delle maestranze e per quanto altro necessario alla sopravvivenza dell'azienda. Ferrante si è anche detto pronto a conferire al garante nominato dal governo per l'attuazione dell'Aia i più ampi poteri per verificare il rispetto degli impegni presi da parte dell'azienda. Lo stesso garante, Vitaliano Esposito, oggi verrà presentato con il Commissario per la bonifica dell'area di Taranto, Alfio Pini, dal ministro Clini ai vertici dell'Ilva e ai rappresentanti di istituzioni ed enti locali. Con tutta probabilità il titolare del dicastero dell’ambiente incontrerà anche il procuratore Franco Sebastio. All’orizzonte si profila lo scontro tra magistratura tarantina ed esecutivo. Il gip Patrizia Todisco ha infatti accolto la richiesta della Procura riguardo i dubbi sull’illegittimità costituzionale della legge 231 “Salva Ilva” inviando gli atti alla Consulta. Emiliano Stella a passato 22 anni in carcere prima di essere assolto dall'accusa di aver partecipato all’uccisione di due carabinieri nella caserma di Alcamo Marina (Trapani) nel 1976. Ora vuole dallo Stato un risarcimento di 69 milioni di euro. È quanto ha chiesto Giuseppe Gulotta, muratore di Certaldo, tramite i suoi legali, al ministero di Grazia e giustizia, secondo quanto riportato dal quotidiano toscano La Nazione. Il 27 gennaio del 1976 due carabinieri, il 19enne Carmine Apuzzo e l'appuntato Salvatore Falcetta, furono uccisi nella caserma della stazione dei carabineri della località turistica siciliana. Nella notte, la porta fu forzata con una fiamma ossidrica, e i due militari di guardia furono crivellati di colpi mentre dormivano. Fu la polizia, di scorta al segretario del Msi Giorgio LO SHOW-MAN INTERVIENE SULLA SCOTTANTE QUESTIONE SICILIANA Fiorello all’assedio del Muos di Niscemi “Le emissioni del sistema di comunicazione sono dannose per uomini e ambiente” scrive il comico e attore l Muos continua a far discutere. Oltre alle accese polemiche a livello locale, ora ad intervenire contro la realizzazione del sistema satellitare della Marina militare statunitense in costruzione a Niscemi (in provincia di Caltanissetta) è anche il noto show-man italiano Rosario Fiorello. E lo ha fatto non solo dedicando uno spazio nella sua “Edicolafiore”, ma anche scrivendo una lettera. “Fino a qualche giorno fa, lo ammetto senza vergogna, non sapevo neanche cosa fosse il Muos di Niscemi. Ma le decine di mail e segnalazioni che mi sono arrivate via Twitter mi hanno spinto a documentarmi e farmi scoprire un vero e proprio mondo - scrive Fiorello in una lettere inviata a Leggo - Si tratta di un problema ignorato dai media nazionali, ma molto sentito a livello locale. Scorrendo su Google ho trovato pagine di dichiarazioni, comitati e interi paesi siciliani in rivolta contro questo sistema satellitare ad altissima frequenza. Ma di cosa si tratta? Documentandomi ho scoperto che è un moderno sistema di telecomunicazioni satellitare della marina militare statunitense, dotato di cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra, di cui una a Niscemi, dotate di tre grandi parabole del diametro di 18,4 metri e due antenne alte 149 metri. Sarà utilizzato per coordinare tutti i sistemi militari statunitensi dislocati nel mondo. Fin qui nulla di strano. Quello che però mi ha fatto sobbalzare è la relazione del professor Massimo Zucchetti, Ordinario di Impianti Nucleari e docente di “Protezione dalle Radiazioni” al Politecnico di Torino: lo studio evidenzia come le emissioni del Muos possono essere dannose per gli uomini e l’ambiente circostante per un raggio I Almirante, che stava passando sulla statale alle sette del mattino dopo, ad accorgersi della strage e a dare l'allarme. “La riparazione dell'errore giudiziario - ha spiegato l'avvocato di Certaldo, Pardo Cellini, al quotidiano toscano - va commisurata alla durata dell'espiazione della pena e alle conseguenze personali e familiari derivanti dall'ingiusta condanna. Tenuto conto della durata della grave vicenda e del periodo di detenzione patito, il danno complessivo è enorme”. Gullotta fu arrestato quando aveva 18 anni ed è stato assolto il 13 febbraio dello scorso anno dalla Corte di Assise d'Appello di Reggio Calabria. Sessantanove milioni di euro: è la cifra più alta mai chiesta per riparare ad errore giudiziario. Si pensi che il risarcimento più alto pagato dallo Stato, è pari a 4,6 milioni e lo ha ottenuto Daniele Barillà, scambiato nel 1992 per un trafficante internazionale di droga (condannato a 18 anni, ne ha passati 7 in carcere da innocente). B.F. Roma, via Filippo Corridoni n.23 Tel. 06 37517187 - 06 45449107 Fax 06 94802087 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Direttore editoriale Guido Paglia Società editrice Amici del Giornale d’Italia Amministratore Roberto Buonasorte di 140 km. Un fenomeno di elettrosmog a livelli altissimi”. Poi il noto attore e comico italiano attacca duramente il governo. “Il governatore siciliano ha dichiarato guerra all’impianto che dovrebbe sorgere a Niscemi, mentre il ministro Di Paola difende il megatrasmettitore definendolo come “un asset strategico per l’alleanza Atlantica” - spiega Fiorello - Non essendo un tecnico o uno scienziato non posso far altro che attenermi agli studi che ho trovato in rete, senza nascondere la preoccupazione per qualcosa che sta passando tristemente sotto silenzio. Nel mio piccolo, con Edicolafiore, spero di aver portato alla luce un problema, senza che questo resti relegato soltanto nelle cronache dei giornali siciliani”. Una battaglia, comunque, quella del Muos che da tempo è portata avanti dall’esponente locale de La Destra nello Musumeci. E speriamo che questa lotta venga B.F. vinta, una volta per tutte. Direttore Generale Niccolò Accame Marketing e Pubblicità Daniele Belli Progetto grafico e impaginazione Raffaele Di Cintio Nicola Stefani Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità su Il Giornale d’Italia rivolgiti a Eco Comunicazione e Marketing via di San Bartolomeo 9 Grottaferrata (Rm) Cell. 347 6927261 06 94546475 9 Mercoledì 23 gennaio 2013 Cinema Steven Spielberg si cimenta per la prima volta nella sua carriera con un film biografico Grande attesa per l’uscita della versione italiana, in sala da domani n’ossessione lunga 11 anni trasformata in celluloide. Questo è stato Lincoln per Steven Spielberg, un progetto meditato e modificato un’infinità di volte per non cadere nella U trappola dell’agiografia. Come lo stesso regista ha confessato, la lunga preparazione si è resa necessaria per la volontà di fornire un immagine realistica dello statista repubblicano. Il pericolo di incappare nell’adorazione dell’oggetto rappresentato è stato sempre in agguato, e rappresenta il tipico errore ricorrente nei biopic. Un insidia reale, soprattutto se il personaggio è un gigante della storia americana come Abraham Lincoln, che non è stato semplicemente il 16mo presidente Usa. Nel film vengono posti in risalto i sui indiscutibili meriti. Oltre ad aver tenuto coesa l’Unione evitando la secessione degli stati del Sud, gli si riconosce di aver fatto approvare il XIII emendamento costituzionale che ha abolito la schiavitù, cambiando la storia dell'umanità e ponendo legalmente fine alla schiavitù dei neri d'America. La discussione alla Camera dei Rappresentanti fu una battaglia ardua ed estenuante, condotta contro il tempo e nell'ambito di una devastante guerra civile che stava devastando il paese da ben 4 anni ed aveva mietuto più di mezzo milione di vittime. Ed è attorno a questa complesso dibattito che ruota l’intera opera, molto parlata e girata prevalentemente in interni, che racconta gli ultimi 4 mesi di vita dello statista, un periodo denso di accadimenti che hanno per sempre cambiato le sorti degli Stati Uniti. Lincoln, interpretato da un ottimo Daniel Day-Lewis, dosando idealismo e pragmatismo riesce a raggiungere i suoi nobili intenti anche facendo ricorso alla corruzione pur di ottenere la maggioranza nell’ultima votazione. Avrà il tempo di vedere il frutto delle sue battaglie, prima di venire assassinato pochi giorni dopo la fine della Guerra di secessione. Tratto dal libro di Doris Kearns, Goodwin Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln, la pellicola è stata realizzata utilizzando un budget di 50 milioni di dollari. LINCOLN di Steven Spielberg USA 2012 - Biografico, 150 min. Con Daniel Day-Lewis, Sally Field, David Strathairn, Joseph Gordon-Levitt, James Spader Il film è già stato premiato con un Golden Globe, Daniel Day-Lewis è stato riconosciuto miglior attore in un film drammatico. Cresce pertanto l’attesa per la cerimonia di assegnazione degli Oscar che avrà luogo il 24 febbraio, in quest’ambito Lincoln è in lizza con ben 12 nominations. La critica, tuttavia, è stata tiepida con il film. Seppure riconoscendo la sua perfezione formale ottenuta con una fotografia “pittorica”, una colonna sonora coinvolgente e costumi impeccabili, gli è stata imputato un’impronta a tratti retorica, una freddezza che quasi è sfociata nello stile documentaristico. Una mancanza di emozioni a cui i fan di Spielberg non erano abituati, in un opera ambientata prevalentemente in interni dove più che cruente battaglie vengono raccontate le schermaglie tra fazioni politiche incentrate su due modi irriducibili di vedere il mondo. Un lungometraggio di due ore e mezza principalmente basato sui dialoghi, sorretto da una sceneggiatura di ferro scritta da Tony Kushner, che colpì Steven Spielberg per il lavoro fatto per il film del 2005 Munich, da lui stesso diretto. Non è un caso che il film sia uscito in concomitanza con Django di Tarantino. Ambedue affrontano lo stesso tema, la schiavitù dei neri, una macchia indelebile nella storia degli Stati Uniti. E’ come se l’America volesse fare i conti con il suo passato più scomodo, vecchio di 150 anni, ma che ancora manifesta i suoi strascichi nelle diseguaglianze e nei pregiudizi razziali. E non lo fa nelle tradizionali sedi preposte a tale compito, cioè la storia e la politica. Lo fa con il cinema. Emiliano Stella QUARTET di Dustin Hoffman USA/GB 2012 - 100 min. Con Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connolly, Pauline Collins ella splendida residenza di Beecham House, casa di riposo per musicisti e cantanti lirici in pensione, fervono i preparativi per l’imminente concerto di gala. Fra i numerosi artisti con un passato glorioso alle spalle, si distinguono tre ex componenti di un quartetto canoro, un tempo celebre in tutto il mondo: sono Reginald Paget (Courtenay), detto Reggie; Wilfred Bond (Connolly), più conosciuto come Wilf e la sempre più svampita Cecily Robson (Collins), per tutti Cissy. I tre non possono essere più diversi fra loro. Cissy, ex contralto, passa le ore ascoltando in cuffia i cd con i concerti del Quartetto e non appena viene chiamata da qualcuno, obbligato a darle un colpetto sulla spalla vista l’impossibilità di Cissy a sentire quello che le accade intorno, lei si toglie immediatamente le cuffie esclamando felice “Pronta!”, esattamente come ai vecchi tempi. Reggie, uomo riservato con un profondo senso del dovere e della correttezza, era il tenore ed è quello che conserva la migliore forma fisica, importante qualità questa che, se vale per chiun- N que, per un certo tipo di attore lo è di più. Ne sa qualcosa Wilf, il baritono, che a fronte di un apparente aspetto giovanile che lo fa essere in continua ricerca di avventure galanti con giovani donne, è costretto a muoversi con un bastone e a scendere le scale seduto su un montacarichi. L’atmosfera di Beecham House si anima all’improvviso quando giunge la notizia dell’arrivo di Jean Horton (Smith), vera e propria leggenda del canto, quarta componente del gruppo, che fu causa del suo scioglimento quando optò per la carriera solista. Ma c’è di più: Jean è stata sposata con Reggie, un matrimonio durato nove… ore. I due erano fidanzati da un paio d’anni, Reggie era innamoratissimo, ma proprio durante la luna di miele, la donna gli confessò di averlo tradito pochi giorni prima con un tenore italiano. Non solo Reggie, ma ora anche gli altri due temono che la presenza di Jean, anche lei ospite di Beecham House, sia causa di attriti e gelosie: dopo tutto lei è la vera e unica star internazionale. Intanto le prove per il concerto di gala, seppur faticosamente, vanno avanti. Reggie com- prende che i propri sentimenti per Jean non sono mai del tutto scomparsi, e rivedendola sente che questi stanno prepotentemente riaffiorando. Dal canto suo Jean mostra di avere ancora un profondo affetto per Reggie, ma non ha il coraggio di esplicitarlo temendo che quel tradimento possa ancora incidere nel rapporto con lui. Alla vigilia dell’evento musicale, Reggie decide di rompere gli indugi e, afferrando la mano di Jean, le sussurra una proposta. Il concerto che seguirà sarà memorabile. Presentato in anteprima italiana allo scorso Torino Film Festival, l’esordio nella regia di Dustin Hoffman non poteva essere migliore. E questo lo diciamo in barba all’accoglienza piuttosto tiepida che il suo film ebbe sotto la Mole. Tratto dall’omonima pièce teatrale scritta nel 1999 da Ronald Harwood e ispirata da “Il bacio di Tosca”, un documentario svizzero di quindici anni prima ambientato nella casa di riposo milanese per musicisti voluta da Giuseppe Verdi, Courtenay se ne è subito innamorato, suggerendo ad Harwood di scriverne un adattamento per un film. E proprio grazie a quel documentario svizzero che Hoffman chiamò Harwood chiedendo di dirigere la sua versione cinematografica. Se protagonista della storia è la vecchiaia, il film di Hoffman l’affronta nel modo migliore, cioè con l’ironia, la leggerezza, l’umorismo (sono tante le folgoranti battute, noi abbiamo premiato quella pronunciata da Jean che, alzando gli occhi verso la lunga scalinata interna della casa di riposo, per farla invoca l’assistenza di uno sherpa) e, ovviamente, l’arte, in questo caso quella del canto, evitando o, al massimo, relegando ai margini della trama gli aspetti più malinconici della terza e quarta età. Courtenay, indimenticata icona del free cinema inglese degli anni Sessanta, “Billy il bugiardo” su tutti, sembra aver stretto un patto col diavolo e a nulla valgono i suoi capelli grigi o gli occhialini sulla punta del naso per farci cambiare idea. Della Smith, due volte premio Oscar e straordinaria interprete del grande cinema e teatro inglese, con numerose incursioni in quello americano, è perfetta nel ruolo di un’artista sul viale del tramonto che opta per la casa di riposo, prima che i critici musicali si accorgano che la Jean di un tempo non c’è più. Nel numerosissimo cast, formato da quasi tutti artisti e musicisti veri e propri (non azzardatevi ad alzarvi dalla poltrona prima di aver visto gli straordinari titoli di coda), doverosa citazione va fatta per Michael Gambon, che nel film è Cedric Livingston, l’organizzatore e regista del concerto di gala. L’attore irlandese, sul palcoscenico da cinquant’anni, ha conosciuto la fama cinematografica in età matura: subentrato al posto di Richard Harris dopo la scomparsa di quest’ultimo, per sei volte Gambon è entrato nel cast di “Harry Potter”. Chiudiamo con una curiosità. Non avendo mai dimenticato le illusioni prima e i rifiuti poi che ritardarono il suo ingresso nell’olimpo dei grandi attori, Hoffman ha chiesto alla sua produzione di essere esentato dalla prima selezione del cast, per evitare di parlare del suo film a un attore che poi avrebbe rischiato di non far parte del progetto. Non fare agli altri quello che ti hanno fatto (di male) a te. Nicola Palumbo Animali 10 Mercoledì 23 gennaio 2013 Le ultime ricerche delle associazioni che difendono gli animali lanciano l’allarme estinzione L’ultimo ruggito del Re Leone Solo cinquant’anni fa in Africa se ne contavano centomila, oggi ne restano tra i quindicimila e i trentamila di Francesca Ceccarelli l re della Savana rischia di dover cedere lo scettro: i leoni sono a rischio di estinzione è ufficiale. A lanciare l’allarme già da anni sono diverse associazioni animaliste, non ultima quella di ‘Lionaid’ secondo la quale le stime attualmente in circolazione sono troppe ottimiste rispetto alla realtà. La rivolta degli attivisti arriva all’indomani di un’altra ricerca, quella della Duke University, Carolina del nord, pubblicata dalla rivista Biodiversity I and Conservation. Gli studiosi della Duke hanno constatato quanto sia desolante il futuro per gli esemplari di leoni ancora presenti sul globo. Solo rispetto a cinquant’anni fa l’habitat a loro disposizione si è ridotto ben di tre quarti. Anche la stessa popolazione leonina non ne esce indenne: una riduzione di esemplari che si attesta intorno a un terzo per solo trentamila ancora in circolazione. Se i dati della Duke sono pessimisti, ancora di più sono quelli di LionAid: in tutta l’Africa non si possono contare più di 15.244 leoni, cioè meno della metà, di cui circa settecento vivono dislocati per il territorio africano. Nigeria, Kenya,Tanzania, Zimbabwe e Botswana le terre che ancora risultano essere oasi di pace e prosperità per il maestoso animale. Alla base di tale divergenza di opinione c’è un differente modo di raccogliere i dati: per contare il numero di esemplari presenti è necessario attirarli in luoghi prestabiliti con delle esche e poi fotografati dai due lati affinchè l’identificazione sia certa. Ecco, contare i leoni è quasi impossibile e per questo bisogna affidarsi a stime approssimative. Qualunque cifra si scelga di appoggiare resta comunque indiscusso che la specie sia a rischio di estinzione: allora quale la cura e i possibili rimedi? Un problema di difficile soluzione che comporta lo sforzo congiunto non solo delle associazioni, ma anche delle autorità e della popolazione stessa. Infatti non è solo il bracconiere il nemico dichiarato dei leoni, ci sono gli allevatori che mettono esce avvelenate per difendere il proprio bestiame, famiglie che disboscano per costruire, po- liziotti corrotti che complottano con i cacciatori di frodo e ancora operatori turistici che organizzano tour senza scrupoli che non rispettano l’ecosistema. Esiste però un ri- Il Caso svolto della medaglia che vede in prima linea progetti di salvaguardia: ad esempio c’è quello di ‘ Ewaso Lions’ che opera nel Samburu, regione del Kenya centro-set- tentrionale. Da cinque anni gli operatori si dedicano infatti non solo al censimento dei leoni ma anche consolidare il rapporto tra animali e abitanti del luogo. I grandi felini: attrattive illegali del circo A Martina Franca, sequestrate 7 leonesse e 2 tigri di 7 mesi detenute senza autorizzazioni uccede poco più di una settimana fa. Un blitz della Forestale a Martina Franca in un circo dove erano detenuti senza autorizzazioni tigri e leoni. Nonostante il preoccupante rischio estinzione di questi animali, vengono spesso sfruttati e usati come attrazione di spettacoli circensi. Tutti di sesso femminile gli esemplari sequestrati, 5 giovani leonesse di 5 mesi e 2 tigri di 7 mesi, oltre a 2 leonesse adulte. Ad intervenire sono stati gli uomini del Servizio CITES territoriale del comando regionale di Bari in collaborazione con il personale dell`ufficio territoriale per la biodiversità di Martina Franca. I grandi felini come tigri e leoni sono tutelati dalla Convenzione di Washington sulle specie animali e vegetali minacciate d`estinzione e sono considerati pericolosi per l`incolumità pubblica. La loro detenzione, sempre vietata per i privati, per eventuali at- S tività circensi è subordinata al possesso di una specifica autorizzazione del Prefetto, rilasciata sulla base delle linee guida approvate dalla commissione scientifica CITES anche al fine di garantire il benessere degli animali. Gli animali, dopo il sequestro, sono stati temporaneamente affidati in custodia giudiziaria al domatore del circo che ne è anche proprietario. L`uomo è stato denunciato all`autorità giudiziaria competente per aver violato le normative sulla detenzione di animali pericolosi. I Forestali, contestualmente al sequestro, hanno impartito ai titolari dell`attività circense le prescrizioni per scongiurare eventuali pericoli per bambini, spettatori o in generale persone curiose che tentino di avvicinarsi ai felini. Ora spetta alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto pronunciarsi sulla collocazione degli animali. C.P. In programma per il prossimo 4 marzo la giornata di raccolta e smaltimento pellicce La campagna animalista è a ‘Brucia-pelo’ L’iniziativa è promossa da Aidaa e si svolgerà nelle piazze di 50 città italiane dove saranno allestiti gazebo per i volontari n vezzo per signore e un lusso per pochi: le pellicce sono da sempre simbolo di ricchezza non c’è dubbio. Molte sono le donne, e in alcuni casi anche gli uomini, che amano avere un capo del genere a discapito di portafogli e soprattutto dello povere bestiole che restano vittime indifese di cacciatori e commercianti. Solo in Italia sono presenti oltre 90 milioni di capi di pellicceria di diversa fattura spesso fatte con gatti, volpi, visoni ed altri animali per stime che si aggirano attorno a 1,5 miliardi di esemplari. Arrivano allora in difesa di questi schiavi del lusso associazioni animalista come Aidaache promuovono campagne ad hoc per sensibilizzare le persone e l’opinione pubblica: si chiama ‘Brucia-pelo’ l’iniziativa che apre la nuova stagione dell’associazione italiana difesa animali e che porterà in più di cinquanta piazze italiane volontari e stand per raccogliere pellicce, colli e capi del genere per un grande gesto etico e di liberazione personale. Tutte le U Un’altra specie rischia di scomparire L’elefante thailandese è in pericolo: il suo avorio si può vendere n milione di firme per chiedere al primo ministro thailandese, Yingluck Shinawatra, di vietare il commercio di avorio, così da impedire che nel Paese entrino illegalmente le zanne degli elefanti africani, uccisi ogni anno a decine di migliaia. E’ questo l’obiettivo della petizione globale lanciata, una settimana fa, dal Wwf in 156 nazioni. Nonostante la vendita di zanne di elefanti africani sia vietata in Thailandia, l’avorio degli elefanti thailandesi può essere venduto legalmente, spiega l’associazione animalista, secondo cui questa ”scappatoia legale” viene usata da reti criminali per ”inondare i negozi tailandesi con il sangue dell’avorio africano”. Il bracconaggio ai danni dell’elefante africano è in crescita esponenziale. U Stando al rapporto Etis 2012, una banca dati, che registra i sequestri d’avorio, nel solo 2011 sono state requisite 26,4 tonnellate di avorio, più del doppio rispetto al quantitativo confiscato negli otto anni precedenti. A marzo i rappresentanti di 176 governi si riuniranno a Bangkok per la Cites (la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) per discutere le problematiche globali legate al commercio di specie selvatiche, tra cui il bracconaggio dilagante degli elefanti in Africa. Il Wwf ha annunciato: “Chiediamo al primo ministro Shinawatra di cogliere quest’occasione per annunciare al Paese il divieto sul commercio di avorio in Thailandia”. Carola Parisi pellicce raccolte verranno poi bruciate in un grande falò come gesto dimostrativo alla fine della campagna. “Questo scempio deve terminare- afferma Lorenzo Croce, presidente nazionale Aidaa- da qui la decisione di dedicare una giornata alla raccolta ed allo smaltimento delle pellicce, con una iniziativa che vogliamo ripetere di anno in anno. Per questa edizione speriamo di poter mandare al rogo almeno 20.000 capi per dare un piccolo ma concreto segnale agli italiani sono contro il massacro degli animali e che si rifiutano di indossare gli avanzi dei loro cadaveri”. F.Ce. Animali 11 Mercoledì 23 gennaio 2013 Si trovano in Ungheria, Repubblica Ceca e Romania gli allevamenti-lager da cui partoni i carichi diretti nel nostro paese Traffico di cuccioli, le tappe di un calvario Si intensificano controlli e sequestri in ogni parte d’Italia. Dietro il commercio gruppi criminali senza scrupoli attratti da ampi margini di profitto. E la richiesta di cani di razza è sempre crescente di Emiliano Stella l maxi sequestro di cuccioli operato ieri a Torino dalla Guardia di Finanza ha riportato sotto i riflettori della cronaca il business del traffico illegale di cani, in costante espansione. Il commercio illecito raggiunge ogni anno un ingente volume d’affari che rende milioni di Euro ad allevatori improvvisati e senza scrupoli. A testimonianza di ciò le sempre più frequenti requisizioni che avvengono alla frontiera e nelle città italiane. E’ difficile quantificare il fenomeno in termini di numeri e statistiche a causa della frammentarietà dei dati disponibili. Tuttavia le autorità fissano a 70mila la cifra di bestiole messe in commercio negli ultimi 5 anni, mentre alcune associazioni animaliste si spingono a stimare in 500mila il numero di esemplari introdotti illegalmente nel nostro paese. Nella maggioranza dei casi i luoghi di provenienza dei cuccioli sono paesi dell’Est Europa I come Romania, Ungheria e Repubblica Ceca. In allevamenti fatiscenti vengono messi al mondo a ritmo serrato da cagne fattrici le cui gravidanze sono regolate chimicamente. Appena possibile, anche a metà del naturale periodo di svezzamento, sono separati dalle madri e sottoposti alla microchippatura. Di conseguenza vengono forniti da veterinari corrotti e compiacenti di un libretto sanitario, necessario per l’espatrio, che ne attesta la vaccinazione. Il documento è naturalmente falso, dal momento che la profilassi antirabbica e quadrivalente può essere attuata su un cane di età ben superiore. Il calvario di questi esseri continua sui furgoni dove vengono occultati per sfuggire ai controlli. Trattati alla stregua di merci durante il viaggio patiscono lo stress, la fame e la sete. Il più delle volte contraggono, non essendo vaccinati, malattie come cimurro e parvovirosi. Il capolinea in Italia è rappresentato da un punto di rac- BOLOGNA colta dove allevatori e negozianti senza scrupoli, allettati da cospicui margini di profitto, prelevano la partita di cani che spacceranno per Made in Italy. Il prezzo che generalmente pagano è 50 Euro per ciascun cane, quello al dettaglio oscillerà tra i 500 ed i 1500. Questa “filiera” gestita da gruppi criminali commette reati che vanno dalla frode in commercio all’esercizio abusivo della professione veterinaria e dal traffico illecito di animali da compagnia al maltrattamento degli stessi. Animali che inevitabilmente arriveranno nelle case degli italiani in precarie condizioni di salute ed in molti casi moriranno prematuramente. Queste forme di allevamento e trasporto sono effettuati in difformità alle disposizioni di tutela degli animali e sanitarie attualmente in vigore. La normativa europea che regola le condizioni di viaggio è esplicitata nel regolamento n. 998/2003 (che modifica la direttiva 92/65/CE) e non lascia spazio a fraintendimenti. Alle blande attività di contrasto delle polizie dei paesi di provenienza che si traducono in scarsità di controlli ed in qualche caso connivenza, si contrappone l’attenta vigilanza delle nostre Forze dell’Ordine. Quelle competenti in materia sono il NIRDA (Nucleo Investigativo per i Reati in Danno agli Animali) del Corpo Forestale dello Stato, i NAS (Nuclei Anti Sofisticazioni) ed il NOE (Nucleo Operativo Ecologico) dei Carabinieri ed i Nuclei di Guardie Zoofile dell’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali). Nei giorni passati si è assistito a Napoli ed Udine ai sequestri di due carichi di cuccioli provenienti dall’Est Europa, gli episodi hanno avuto un lieto fine con l’affido degli esemplari ad associazioni animaliste e privati. La stessa ENPA indica ciò che può fare il cittadino, nel suo piccolo, per contrastare questo triste fenomeno. Si sconsiglia vivamente di acquistare cagnolini in luoghi non preposti a tale scopo come aree di servizio, fiere del cucciolo o via internet e di pretendete dall’allevatore di vedere i genitori del cane che si sta per acquistare. Esorta inoltre chi volesse avere in casa un nuovo amico a rivolgersi principalmente ad uno dei numerosi canili sparsi sul territorio. La storia Digiuna per protestare contro Tommy, ogni giorno in chiesa l’incatenamento dei cani aspetta la sua padrona Davide Battistini è al 14esimo giorno di sciopero della fame. “La Regione Emilia-Romagna deve mettere fine a questa abitudine medievale” convinto, animalista e vegano. E sembra voler arrivare fino in fondo con la sua protesta estrema. Davide Battistini, 46enne ravennate, da due settimane ingerisce solamente tisane non zuccherate e sale sciolto nell’acqua. Vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sulla pratica della detenzione dei cani mediante l’uso di catene, chiedendo a gran voce alle autorità regionali dell’EmiliaRomagna di intervenire per abolire questa forma di maltrattamento sugli animali. Dopo nove giorni di digiuno era già dimagrito di 5 chili, si sente debole ed ha sempre freddo. E’ la determinazione che gli dà la forza di continuare, l’avversione per l’abitudine, diffusa so- È prattutto nelle campagne, di tenere i cani legati ad una catena di pochi metri, a mo’ di antifurto. Dalla mattina alla sera. Sotto la pioggia o il sole cocente. Dalla nascita alla morte. Trascorre le sue giornate tenendo aggiornato il blog scatenarediritti.blogspot.com, luogo virtuale frequentato da centinaia di persone ogni giorno. Controlla di frequente la sua pagina Facebook e cerca informazioni su leggi e regolamenti sul tema. In questa protesta sta investendo le ferie maturate e quelle del 2013. Dice che ricomincerà a mangiare solo quando la Regione inizierà a discutere della sua proposta. Una proposta di civiltà. E.S. Un racconto struggente e commuovente. Sembra quasi la trama di un film, invece è reale. La storia di un cane che incarna pienamente la tanto amabile fedeltà di questi animali a sua padrona non c'è più da due mesi e Tommy non ha mai smesso di aspettarla. Lo trovi lì, sul sagrato della chiesa San Maria Assunta a San Donaci (nel Brindisino), dove tutti i giorni andavano a messa uno affianco all'altro e dove due mesi fa sono stati celebrati i funerali di Maria Margherita Lochi, 57 anni, una vita trascorsa a prendersi cura dei randagi. Sta lì ed aspetta, sotto l'altare, a due passi dal parroco che distribuisce la comunione ai fedeli. Nessuno ha avuto il coraggio di mandarlo via. Una storia che da mesi commuove un'intera cittadina e che ricorda la vicenda raccontata dal celebre film con Richard Gere, Hachiko. Un cane e il suo padrone, un legame che non si spezza neanche dopo la morte. Maria amava moltissimo i suoi amici a quattro zampe: li raccoglieva per strada, li curava, li nutriva e divideva il pane con loro. L'ultimo viaggio insieme proprio in chiesa, dove agli inizi di novembre don Donato Panna ha celebrato le esequie di Maria. E' stato allora che Tommy, per la prima volta, ha varcato la soglia con l'aria mesta e il passo lento. Il parroco non ha avuto cuore di cacciarlo via. "Ho da poco perduto il mio cane, investito da un'auto - racconta il sindaco Do- L menico Serio - e qualche giorno fa mentre ero a passeggio con mia moglie mi sono imbattuto in Tommy, abbiamo pensato subito di adottarlo. Quando lo abbiamo chiamato ci ha allungato la zampa, famigliare, ci siamo diretti verso casa e lungo il percorso gli si sono avvicinati il venditore di panini, il macellaio, ed altri. Mi sono insomma accorto che la gente dell'intero paese lo avevo già adottato, e non ho avuto cuore di strapparlo alla comunità. I bambini gli hanno anche trovato un posto dove dormire: Tommyè insomma il cane di tutti". E' di fronte all'altare della chiesa matrice che il cane di Maria Lochi ritorna tutti i giorni all'ora della funzione, la comunità dei fedeli per i quali è diventato una presenza famigliare non ha esitato ad accoglierlo, commossa. Carola Parisi Sport 12 Mercoledì 23 gennaio 2013 Le azzurre, nei quarti di finale degli Australian Open, superano le fortissime sorelle Williams Errani-Vinci: attenti a quelle due La rivincita olimpica, dopo oltre cinque mesi, è finalmente servita - Contro ogni pronostico, le italiane rimontano e si aggiudicano il match - Ora, in semifinale, incontreranno il duo russo Makarova-Vesnina di Federico Colosimo mpresa storica di Sara Errani e Roberta Vinci. Le “regine” del tennis italiano, nei quarti di finale del torneo di doppio degli “Australian Open”, prima prova stagionale dello Slam, hanno battuto, in 3 set Venus e Serena Williams. Conquistando le semifinali. E’ stato un match sempre in salita contro due rivali fortissime, giocato sulla scia del- I l’impietoso 6-1 6-1 incassato dalle azzurre nei quarti dell’Olimpiade di Londra. Ci sono volute più di due ore di lotta contro il caldissimo sole di Melbourne per confezionare una rivincita sognata dallo scorso 2 agosto. Le “gemelle d’Italia”, si sono dimostrate, in questa occasione, più forti delle “sorellone d’America”. Disputando una delle migliori partite mai giocate dal “doppio vincente”. L’incontro è combattuto sin dai primi game. Con Serena efficacis- sima al servizio: quattro ace nei suoi primi due turni di battuta. La Errani prima regala un break alle Williams, poi lo recupera nel game successivo (2-3). Il momento decisivo della primo set arriva quindi all’ottavo gioco, con l’errore in diagonale di Sara che permette alle americane di volare 5-3. Ci pensa poi Venus a chiudere i conti nel game successivo. 1 -0. La coppia italiana trova uno slancio d’orgoglio in avvio del secondo set. Portandosi subito sul 2-0. Ma le sorelle Williams non si scompongono e anzi rispondono subito con 3 giochi consecutivi. I turni di battuta diventano stregati e quando finalmente Serena riesce a tenere il servizio, il 5-3 sembra una sentenza. Sara Errani però non ci sta e tira fuori dal cilindro un decimo Alternanza, equilibrio e tensione rimangono le variabili dominanti anche nel parziale decisivo. Le giocatrici sono ormai distrutte. Le gambe tremano, la testa non è più lucida. Bisogna mantenere la calma. Il “servizio”, diventa ormai un fattore negativo per le quattro sfidanti. Venus Williams, a sbagliare. Battuta potente e precisa che regala alle due italiane, un successo indimenticabile, storico. Oltre all’accesso alle semifinali. Una doppia impresa. Per un duo che adesso andrà ad affrontare la coppia numero 4 del tabellone: composto dalle russe Ekaterina Makarova e Elena Ve- gioco da applausi, costringendo Venus all’errore sulla palla decisiva che vale il 5-5. L’altalena di emozioni si ripete nei game seguenti. Si arriva al tie-break. Dominato in lungo e in largo da Roberta Vinci e Sara Errani (7-1). Che rimandano così il verdetto al terzo ed ultimo set. all’undicesimo gioco, lo dimostra. Regalando, con due doppi falli in rapida sequenza, l’ennesimo break alle azzurre, che si portano sul 6-5. Manca solo un game per aggiudicarsi l’incontro. Sara Errani sale in cattedra e si dimostra autentica trascinatrice. Costringe nel momento decisivo –Venus snina. Ma le azzurre adesso non hanno più paura di nulla. Da cinque mesi, ricoprono infatti le vesti di leader nella classifica mondiale. E dopo aver battuto le sorelle (sulla carta) più forti del mondo, sono ora, anche agli “Australian Open”, le grandi favorite alla vittoria finale. STORICO PRESIDENTE DEI BLUCERCHIATI, HA TRASCINATO LA SQUADRA IN CHAMPIONS LEAGUE Sampdoria : addio a Riccardo Garrone Le lacrime di Antonio Cassano: “Per me era come un padre. È uno dei giorni più tristi della mia vita” iccardo Garrone, storico presidente della Sampdoria, è morto nella sua villa di Grondona (Alessandria). Padre di sei figli, aveva 76 anni: ne avrebbe compiuti 77 proprio oggi, visto che era nato a Genova il 23 gennaio del 1936. Il calcio italiano, saluta così il presidente blucerchiato, affetto da tempo da una brutta e lunga malattia che negli ultimi mesi lo aveva tenuto lontano dalle questioni più vicine alla squadra. Garrone era presidente onorario e consigliere di amministrazione dell’azienda di famiglia, la Erg, fondata dal padre Edoardo nel 1938. Nominato Cavaliere del lavoro nel 1993, nel 2001 aveva proposto di unire Genoa e Samp, riducendosi poi all’acquisto della squadra blucerchiata nel 2002. Al suo primo anno di presidenza Garrone trascina la squadra alla promozione in Serie A, affidandola a Walter Novellino. Poi la lenta ma costante ascesa verso un ritorno nel calcio europeo prima in Coppa Uefa e poi, all’ottava stagione, in Champions League. Grazie anche all’incredibile coppia d’attacco formata dal tandem Pazzini-Cassano. Dalla massima competizione europea si passerà poi nel 2011 R a una nuova retrocessione, con ritorno in Serie A già durante questa stagione con Ciro Ferrara inizialmente alla guida della squadra e con quel Delio Rossi subentrato solo da poche giornate, ma che aveva già regalato a Garrone le prime grandi gioie: compiendo un’impresa storica, sconfiggendo la quasi imbattibile Juventus di Antonio Conte. Garrone fu indispensabile nella gestione di Cassano. Era il 2007 quando “Fantantonio” tornò in Italia: qualche bizza nella prima stagione con Mazzarri, poi piano piano la rinascita fino, come già detto, alla qualificazione ai preliminari di Champions. Ma il 26 ottobre 2010, un martedì come tanti altri, accadde l’incredibile. “Vorrei venissi con me a Sestri Levante per il premio Rete d’argento. Basta che lo ritiri, puoi anche non fermarti a cena”, chiese il presidente a Cassano. Che rispose: “No. Io a Sestri Levante non ci vengo”. Da queste parole nacque una lite furibonda. Garrone: “Perché no? Cassano: “Io non ci vado in quello schifo di albergo a ritirare un premio di m….” “Ma chi ti credi di essere?” continuava Garrone. Fino all’inverosimile. Dove Cassano mostrava, per l’ennesima volta, la sua ira impetuosa: “Fanculo. Vecchio che non sei altro”. Insulti accompagnati da altri epiteti irripetibili. Il tutto passando davanti ad alcuni tifosi e compagni di squadra. Che rimasero impietriti e senza parole. Da quel momento in poi Cassano non vestì più la maglia della Samp, trasferendosi, nel gennaio 2011, al Milan. Ma l’amore tra i due era troppo forte. A distanza di un anno, Cassano, si presentò a Bogliasco. Per chiedere scusa e per sancire la pace con quel presidente che con il talento di Bari Vecchia, si è sempre comportato come un padre. E oggi Cassano si starà mangiando le mani. E starà ripensando a quel disgraziato martedì. In lacrime, per sua pura ammissione: “un dolore straziante. E’ uno dei giorni più brutti e tristi della mia vita. Rimarrai nel mio cuore e ti vorrò bene per sempre”. Con queste semplici parole, Antonio Cassano, ha voluto ricordare così Riccardo Garrone. Un saluto commovente, invece, quello della sua Sampdoria. Sul sito ufficiale e sui social network: “Uomo, padre, nonno. Imprenditore, industriale, dirigente sportivo. Noi vogliamo ricordarlo semplicemente così, sotto la Sud. Con la sciarpa al collo e le braccia al cielo. Vogliamo ricordarlo da sampdoriano. E da sampdoriani ringraziarlo. Ciao e grazie Presidente”. F.Co. IL CALCIO IN MANO ALLE “FAMIGLIE” Dopo la ‘ndrangheta, ecco la camorra opo la ‘ndrangheta, anche la camorra nel mondo del calcio. La potente cosca dei D’Alessandro esercitava la sua “diretta influenza criminale” sulla Juve Stabia. Questo l’allarme lanciato dalla Procura di Napoli. Almeno durante la travagliata stagione 2008-2009, quando la squadra della città di Castellammare militava in terza serie e i suoi giocatori, dopo una sconfitta a Pistoia, furono umiliati, schiaffeggiati, colpiti con cinghie e costretti a togliersi le divise sociali così da restare in mutande a bordo del bus che li stava riportando a casa. Poi ancora minacciati di morte con luci da cimitero sulla panchina e i nomi stampati su manifesti a lutto. Vediamo la ricostruzione dei fatti effettuata dalla magistratura napoletana: minacce di camorra ispirate dall’allora direttore generale, poi amministratore unico del club, Roberto Amodio. E attuate da esponenti dell’organizzazione malavitosa che, attraverso il dirigente, controllava la società. Ne condizionava le scelte tecniche. Incideva sulle strategie economiche, occupandosi di individuare gli sponsor. E, udite udite, incassava denaro con le scommesse illegali. Protagonista? La più grande famiglia malavitosa di Castellamare di Stabia, i D’Alessandro appunto. Lo stesso clan che avrebbe prima D consegnato 200mila euro in contanti a Hector Cuper - all’epoca dei fatti allenatore del Racing Santander - incaricato di rivelare i risultati combinati di due partite della Liga Spagnola e della Serie A argentina dei campionati 20062007. Ma entrambi i match finirono diversamente. E gli errori, in tema di mafia, non sono commessi. Il clan, che già pregustava una facile vittoria, incassando soldi liquidi, perdeva invece un mucchio di soldi. E finiva sul lastrico. Cuper, veniva inseguito, minacciato e preso a pugni negli spogliatoi. E fu costretto a fuggire e a rifugiarsi in Argentina. Fino a quando il clan non commetteva un enorme errore: parlava al telefono della vicenda e veniva quindi scoperto.