Anno II - Numero 19 - Mercoledì 23 gennaio 2013
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Filippo Corridoni n. 23
A casa i marò o a casa Terzi
Dalla lettura delle motivazioni della Corte Suprema, emergono importanti ammissioni
sulla vicenda di Latorre e Girone: la sparatoria avvenne in acque internazionali e il
peschereccio non issava la bandiera di riconoscimento
(Gianni Fraschetti a pag. 4)
MPS “SBANCATO”
L ’ I T A L I A D E V E T O R N A R E PA D R O N A D E L L A S U A A Z I O N E P O L I T I C A
Il crocevia delle urne
Mario Monti lancia il suo anatema alla nazione. Un motivo in più per gli italiani,
che rifiutano le politiche di recessione, per andare a votare e scegliere La Destra
di Francesco Storace
nostra amata nazione passa
per il crocevia delle urne. E’ lì
Salvi da nuove crisi? che ogni cittadino e cittadina
Dipenderà dall’esito italiani dovranno contribuire
delle elezioni”. Con con il loro voto a spazzare via
questo avvertimento un incubo che dura da troppo
il bocconiano Mario tempo.
Monti lancia il suo anatema I motivi sono molteplici.
alla nazione.
Le tasse imposte da Monti e
Un motivo in più per gli italiani dai suoi accoliti, che hanno
che rifiutano le politiche di re- tolto attraverso l’Imu, ad esemcessione del professore, per pio, 4 miliardi ai nostri concitandare a votare il prossimo 24 tadini per destinarli alle banche
e 25 febbraio e scegliere La amiche. La sottomissione alle
Destra.
politiche dell’Europa a guida
L’esito di quelle elezioni deve tedesca, con la gravissima cesessere totalmente sfavorevole sione di parti di sovranità naall’idea di Italia sostenuta dal- zionale per compiacere quei
l’attuale premier pentito del- poteri forti che poi si ritrovano
l’Imu e tre volte traditore, di e decidono del futuro di interi
popolo partiti e Quirinale.
Paesi in gruppi chiusi ed escluSono intollerabili presunzione sivi, come il Bilderberg. E ane arroganza di un tecnico che cora, recessione, austerity, didimentica la parola data e di- soccupazione e suicidi di chi
venta leader politico, finendo le tasse non riusciva a pagarle,
per inveire e irridere quegli o non riscuoteva i crediti vantati.
stessi partiti che ne hanno so- Una carneficina disseminata
stenuto, a torto, l’azione.
lungo uno degli anni più bui
E’ vero, però, che il futuro della della nostra storia, per l’inca-
“
pacità di chi ci governava dimostrata anche nelle vicende
internazionali, prima su tutte
quella dei marò in India.
Sono i numeri, prima di tutto,
a bocciare Monti: il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito
del 4.1%; il debito pubblico è
cresciuto di 82 miliardi di euro;
il Pil è sceso del 2,5%; il mercato immobiliare è crollato con
un -23%. E’ una guerra senza
armi, ma morti e feriti sul campo si contano ogni giorno: sono
gli italiani.
Chi vota Monti non solo acconsente a questo ignobile
trattamento, ma con la propria
preferenza permette al “centrino” di riproporre personaggi
come la coppia Fini e Casini,
60 anni in due in Parlamento e
non una riforma per il Paese.
Avvantaggiando persino la si-
nistra, e quindi diventando un
voto inutile, oltreché dannoso.
Non possiamo permettercelo.
L’Italia deve tornare padrona
della sua azione politica, deve
poter decidere quali sono le
scelte migliori per i suoi cittadini. Deve tornare sovrana.
Con La Destra, lo farà già dal
giorno successivo al voto, in
ogni regione della nostra amata
nazione.
Studenti Erasmus
senza elezioni
La Bellucci vota Monti, ma “scappa” in Brasile
iente da fare: i circa 25mila
studenti italiani impegnati
all’estero con i progetti di studio Erasmus non potranno votare. Lo ha deciso ieri sera il
Consiglio dei Ministri. ''La discussione – si legge nella nota
del governo - ha posto in evidenza delle difficoltà insuperabili: anzitutto di tempo e di praticabilità e, soprattutto, di
costituzionalità nel selezionare
unicamente gli studenti Erasmus - escludendo tutti gli altri
soggetti che si trovano all'estero per ragioni di studio,
ma senza una borsa Erasmus
- come nuova categoria di elettori temporanei. La discrezionalità di scelta che eserciterebbe il Consiglio con questa
decisione contrasta con i principi di partecipazione democratica, eguaglianza ed effettività del diritto di voto previsti
dalla Costituzione”.
da questo decantato
Governo tecnico e che
hanno messo in ginocchio un Paese intero. Male che le vada,
si fa una passeggiata
sugli Champs-Élysées,
fa un po’ di shopping
e, magari, incontra anche un’altra connazionale trasferitasi all’ombra delle tour Eiffel,
Carla Bruni. La, “simpaticissima”, ex première dame di Francia, è un vero e proprio
pozzo di coerenza. Non ha mai nascosto di
aver sempre votato a sinistra ma si è scelta
come - secondo- marito, Nicolas Sarkozy,
noto liberal-conservatore. Ma si sa, sono le
differenze (non certo la carica di Presidente)
che hanno fatto innamorare la decaduta modella. Una che, ancora oggi, difende i brigatisti
rifugiati nel suo Paese d’adozione, dimenticandosi che la sua ricca famiglia aveva scelto
di trasferirsi oltralpe, durante gli anni di
piombo, proprio per paura di eventuali rapimenti
N
di Micol Paglia
enomale che si è schierata anche lei,
se ne sentiva proprio il bisogno. Monica Bellucci ha dichiarato tutta la
sua stima per Mario Monti. Ovviamente, visto
che va molto di moda, ha scelto twitter. “Credo
che abbia fatto un buonissimo lavoro. Certo
che voterò. Sono italiana”. Già, è italiana lei.
Ma vive in Francia, lei. Che ne sa la signora
Cassel dell’IMU, della legge di stabilità e della
riforma delle pensioni? Riforme messe in atto
M
a fini di estorsione da parte dei terroristi.
Ma, lasciamo perdere la povera Carlà che,
dopo l’overdose di chirurgia plastica, sembra
tragicamente assomigliare sempre più ad un
gatto persiano, e concentriamoci per un momento sulla nota attrice umbra che, parla
della politica italiana dal suo salotto parigino,
ma già progetta la fuga. Già, perché pare (il
condizionale è d’obbligo) che la Bellucci abbia
deciso di cambiare residenza. La nuova meta
prescelta sarebbe, nientepopodimenoche, il
Brasile. Di certo, la famiglia Cassel avrà optato
per l’esotica meta vista la quantità di offerte
di lavoro nella “ricchissima” industria locale
del cinema. Non certo per “scappare” all’assai
vessatorio regime fiscale di François Hollande.
Non sarebbero certo i primi VIP in fuga dal
Presidente tar-tassatore. Prima di loro, già
Gérard Depardieu - nelle settimane scorsese l’era data a gambe levate, trasferendosi in
Russia, dal suo amico Putin.
Insomma, pare che la Bellucci andrà a fare la
(non più) ragazza di Ipanema. Ecco, sono in
molti a sperare che venga raggiunta anche da
Carla Bruni, così da liberarsi di due connazionali
espatriate, in un colpo solo.
Politica
Eritrea
Israele
Lazio
Liguria
Cosentino “star”
Sinistra incartata
Tentativo di golpe
da parte dei militari
Vince Netanyahu
con qualche dubbio
Santori: ecco perché
riparto con Storace
Le spese pazze
del gruppo IDV
Paglia e Traboni a pag. 2
Federico Colosimo pag. 4
Federico Campoli
a pag. 5
Ugo Cataluddi
a pag. 6
Barbara Fruch
a pag. 8
MUSSARI LASCIA
L’ABI TRAVOLTO
DAGLI SCANDALI
di Robert Vignola
n accordo segreto col Sol
Levante e un “brillante manager” sul viale del tramonto. Con questa immagine
poetica ci abbandona Giuseppe
Mussari, che ieri ha presentato
una lettera di dimissioni, irrevocabili e con effetto immediato,
dalla lussuosa poltrona di presidente dell’Abi, l’associazione che
raggruppa le banche italiane.
Ne sentiremo la mancanza? Difficile dirlo. È tuttavia ragionevole
credere di no. In primis, perché
le sue creazioni in tema di finanza
al comando del Monte dei Paschi
di Siena hanno fatto più danni
della grandine. In seconda battuta
perché è quanto mai probabile
che sentiremo ancora parlare di
lui. Non nelle cronache finanziarie,
però: in quelle giudiziarie.
Già, perché la vicenda che lo ha
portato alle dimissioni, documentata nel numero de Il Fatto
Quotidiano in edicola ieri, è oggetto d’inchiesta della Procura
di Siena, che si sta già interessando di altre gesta dell’epopea
senese di Mussari, a partire dalla
strampalata acquisizione di Antonveneta, passando per i rapporti
con Deutsche Bank. In soldoni
(mai termine fu più appropriato)
per coprire un buco di 220 milioni
di euro dal bilancio 2009 di Mps,
Mussari ha stipulato un contratto
con la finanziaria giapponese Nomura (denominato “titolo Alexandria”) con la quale ha “comprato” un bel pacchetto di derivati-spazzatura. E ora i nipponici
hanno presentato il conto, costringendo il giovane alle dimissioni tra le pernacchie generali,
mentre Mps l’ha rigirato allo
Stato (leggasi: contribuenti Imu)
chiedendo Monti bond per 3,9miliardi (mezzo dei quali dovuti
proprio all’affarone dagli occhi a
mandorla).
Peccato, perché alcune sue uscite
in politica (non è un mistero che
a Siena coltivi fecondi rapporti
con Franco Ceccuzzi, appena
uscito vincitore dalle primarie
del Pd per le comunali) meritano
assai attenzione. Tipo quella sull’impegno di Monti a far sparire
il contante (oltre che con le tasse)
con l’uso obbligatorio del bancomat, praticamente per ogni
transazione: Mussari l’ha definita
”una battaglia di civiltà”.
Ecco, comprereste un’auto usata
da uno che per far sparire un
buco da 220 milioni (che lui ha
creato) dalla sua banca causa
un buco di 500 milioni (almeno…) nelle casse dello Stato?
Bene, sapete che la battaglia di
civiltà è a questo punto tenersi il
contante. E, al limite, riformare
le banche.
U
2
Mercoledì 23 gennaio 2013
Attualità
Intanto Berlusconi dichiara: “Per colpa di alcuni Pm abbiamo escluso degli amici”
Conferenza stampa da “star” per Cosentino
L’ex sottosegretario dice la sua sui magistrati e sulla presunta fuga con le liste
a conferenza stampa
dell’”uomo del momento”
era prevista per le 12 di ieri.
Ma, quando è arrivato all’Excelsior di Napoli, Nicola
Cosentino era atteso da una folla di fotografi e giornalisti tale, da trovarsi costretto a rimandare l’appuntamento a
dopo pranzo. Scene mai viste, neppure
si trattasse del discorso di dimissioni
pronunciato Richard Nixon dopo lo
scandalo “Watergate”. Mentre si aspetta
di conoscere la versione del “fuggitivo”
(ex) sottosegretario del PDL, che, con
la sua misteriosa sparizione, ha monopolizzato i titoli dei quotidiani, Silvio
Berlusconi fa uscire una sua dichiarazione: “è per colpa di magistrati politicizzati che abbiamo dovuto mettere
fuori degli amici”. Il tempismo è di
quelli impeccabili. Tipico del Cav. Il
riferimento all’esclusione di Marcello
Dell’Utri è palese, ma l’affermazione
si attaglia perfettamente anche alla situazione di Cosentino.
Alle 14.30, la “star” incomincia a rispondere alle domande dei giornalisti.
L’argomento del giorno, come è ovvio,
è la richiesta di chiarimenti sulla sua
presunta fuga con le accettazioni dei
candidati regionali in Campania. ''Non
avevo le liste in mano, avevo una parte
della liste di Campania 2, le ho consegnate a Nitto Palma''. Che, per amor
del vero, avrebbe confermato questa
versione. E poi ha aggiunto. ''Sono
stato fino a notte fonda a Palazzo Gra-
Lombardia
L
Il Pd Penati
a giudizio
iudizio immediato per Filippo Penati. Il gip di Monza Anna Magelli, ha fissato la
data del processo per l’ex
consigliere provinciale del Pd
per il prossimo 13 maggio,
davanti al tribunale collegiale
presieduto dal giudice Patrizia
Gallucci. Penati è imputato
di corruzione, concussione,
e violazione della legge sul
finanziamento ai partiti, in relazione alle vicende dei grandi
appalti di Sesto San Giovanni
(aree Falck-Marelli), della gestione della società Milano
Serravalle, e dell’Associazione
Fare Metropoli. Mercoledì, invece, nelle aule dell’ex pretura
di Monza, in via Vittorio Emanuele, è prevista la prima
udienza preliminare del secondo troncone processuale
nato dall’inchiesta sul cosiddetto Sistema Sesto. Udienza,
quella di mercoledì, a cui Penati non parteciperà avendo
scelto il giudizio immediato
così come l’ex dirigente della
Provincia di Milano, Antonino
Princiotta.
G
zioli a dare il mio contributo nell’organizzazione. Una parte dei documenti
li avevo io e li ho consegnati al mio
commissario che, già dalle cinque,
era in tribunale''. Si è montato un caso
e per evitare che ci potesse essere
un mio ritorno in campo''. Insomma,
un perseguitato? Sembrerebbe di sì.
Specialmente quando si parla dalla
magistratura. “Ho chiesto fin da subito
il rito immediato. Eppure sono due
anni che aspetto che si celebri il mio
processo. C’è solo un dato di fato
nella mia vicenda. E cioè che il giudice
che mi ha incriminato, si è poi tolto la
toga per candidarsi con la giunta De
Magistris”. In effetti, non ha tutti i torti.
Per finire, ribadisce la sua posizione
in merito alla decisione, diciamo così,
non proprio spontanea, di non rican-
didarsi: ''non ho voluto rincorrere l'immunità a tutti i costi. Se avessi voluto
avrei accettato uno dei posti nelle
liste che mi è sono stati offerti da
molti partiti''.
Si conclude così, con una conferenza
stampa da divo, l’epopea della candidatura del Segretario regionale scappato
a gambe levate con il “malloppo”.
Micol Paglia
TRASPORTI
Alitalia, una strada
tutta in salita
A
ncora incerto il futuro della compagnia
di bandiera. Mentre, ieri si è svolto il
primo incontro tra i vertici di Alitalia e il
colosso francese Air France, dopo il termine del lock-up, chiaro è stato il giudizio
del ministro dello Sviluppo Economico
Corrado Passera: ''Sono favorevole a creare
un'azienda europea leader nel campo aereo''. Rispetto al suo ruolo nell'operazione
Cai, ha spiegato: ''Non è costata agli italiani
ma ha ridotto i danni'', ''senza questa operazione di soci privati il costo invece di 4
miliardi sarebbe stato di 20. Nel 2008,
l'operazione di Air France non era andata
in porto e quindi è arrivata una proposta
privata'' che ha permesso ''una ristrutturazione e di rinnovare la flotta, ora con il
mercato difficile la compagnia ha difficoltà''
ma ''deve completare il lavoro e giocarsela
per creare un vettore europeo leader in
campo aereo''. Nei prossimi giorni, è atteso
il pronunciamento del Consiglio di Stato
sulla cessione degli slot della compagnia
italiana alla Easy Jet. Questa mattina, invece, il presidente Roberto Colaninno e
l’amministratore delegato Andrea Ragnetti
riuniranno il comitato esecutivo dell’azienda alla presenza di tutti i soci. Per l’azionista
di maggioranza (25%), Air France Klm,
sarà presente l’amministratore delegato
Jean-Cyril Spinetta; Angelo Massimo Riva
(10,6%), in rappresentanza della cordata
italiana; Gaetano Miccichè, direttore generale di Intesa San Paolo (8,9%). Nei
punti all’ordine del giorno ci sarà da approvare lo spin-off delle Mille Miglia, ma
– secondo indiscrezioni – ci sarà un primo
confronto tra gli azionisti per decidere il
futuro della compagnia. In attesa della
fumata bianca.
Giuseppe Sarra
A sinistra tutti contro tutti
osa non farebbe Mario Monti per restare
incollato ad una poltrona governativa
qualsiasi, posto che quella da Presidente
del Consiglio dovrebbe rivederla sì e no in
cartolina. E cosa in effetti non sta già facendo
per ingraziarsi la sinistra di Bersani e Vendola.
Come la sortita di ieri, testuale: ''Ha torto Berlusconi a dire che c'e' un pericolo comunista:
il Pd ha una storia, e gloriosa, comunista dalla
quale si e' andato gradualmente affrancando.
All'inizio per esempio non ha appoggiato la
costruzione europea, recentemente sì”.
Una battuta di Monti è stata anche dedicata a
Eugenio Scalfari e a Massimo D'Alema: sono
«personalità che stimo e mi sono amiche, ma
«la stima non mi porta a considerarli minimamente in grado di valutare la mia moralità».
A sinistra, però, Monti non incassa i consensi
sperati, come dichiara l’ev Pm Antonio Ingroia
in un’intervista al settimanale Chi: “Non sono
mai stato comunista, nemmeno ai tempi delle
contestazioni universitarie e non mi sono mai
iscritto a un partito. Il mio nemico numero
uno? Non e' Berlusconi, ma Mario Monti,
l'uomo delle banche, che ha preso in giro gli
italiani. Piuttosto non capisco perche' Bersani
si allei con Monti. E' proprio disposto a tutto
pur di governare, ma ad accorgersene e ad
avercela con lui saranno gli stessi elettori. Il
Pd e' troppo vecchio in tutti i sensi, e' rimasto
alla Prima Repubblica''.
A cercare di dar man forte a Bersani, sempre
più appannato nella sua visibilità, è Raffaele
Bonanni, leader di quella Cisl che i vertici
stanno cercando di schierare unilateralmente
con il centrosinistra: “Io – ha detto Bonanni sono molto favorevole all'alleanza tra Monti
ed il Pd".
Ma le botte tra ‘centrini’ del centrosinistra e la
sinistra in quanto tale non finiscono qui.
Gabriele Albertini infatti accusa Nichi Vendola
C
di voler riportare l'orologio indietro a leggi
datate agli anni di piombo ed e' subito polemica.
"Vendola che firma il referendum per ritornare
all'articolo 18 degli anni di piombo, oppure
firma un altro referendum per portare indietro
gli orologi a prima della riforma pensionistica
ed e' pure contrario alla Tav finanziata dall'Unione
europea, quella parte li' e' massimalista ideologica" ha detto il candidato alla guida della
Regione Lombardia per la lista Monti stamane.
Albertini ha precisato: "L'articolo 18 e' un'altra
cosa, pero' avviene in momenti temporalmente
contigui ed e' stato reiterato e mantenuto in essere quando invece il mondo e' cambiato. Gli
stessi sindacati moderati hanno una visione diversa su questo tema". "Un irresponsabile"
hanno subito tuonato dal quartier generale di
Serl. "Solo un irresponsabile puo' accostare
l'articolo 18, Nichi Vendola, il referendum ad
anni terribili che hanno insanguinato la democrazia italiana. Forse e' il caso che Monti scelga
meglio i suoi rappresentati nel centrodestra"
ha detto Massimiliano Smeriglio.
In soccorso (rosso) di Vendola arriva Enrico
Letta, il vicepresidente del Pd pure in cerca di
una visibilità oramai ridotta peggio di un’autostrada del nord in una mattinata di nebbia:
''In questa campagna elettorale bisogna pesare
le parole e quelle pronunciate da Albertini
contro Vendola sono fuori luogo. Difendo Vendola contro quelle che, ripeto, sono parole
fuori luogo''.
Per tornare alla sinistra di Ingroia, infine, si fa
più lontana l’ipotesi di un’alleanza tra il suo movimento e il Cinque Stelle di Beppe Grillo. L'ex
pm ha detto che non si ''scandalizzerebbe'' se
il blogger genovese ''diventasse ministro''. Il
leader a cinque stelle, per tutta risposta, sul suo
blog ospita un commento ed un video altamente
critici nei confronti di Ingroia. E così a sinistra è
un rincorrersi di critiche e polemiche.
Igor Traboni
Economia
3
Mercoledì 23 gennaio 2013
Esodati: L’INPS ancora non è in grado di dire chi potrà andare in pensione
IL COMMENTO
La dittatura dell’euro
senza (una) moneta sovrana
Il limbo degli esodati
di Gianni Fraschetti
I tempi tecnici si allungano per risolvere il problema,
nonostante il primo decreto sia stato emanato a giugno 2012
e siamo nelle attuali, gravi
condizioni di crisi economica, obbligati a pesanti misure di austerity ed
ormai in balia di un malessere
collettivo che sta corrodendo
le fondamente stesse del vivere
civile, non lo dobbiamo certo
al debito pubblico. Lo dobbiamo invece all'avere adottato
l'Euro che e', lo ricordiamo,
una moneta estera ed al fatto
che, fino ad oggi, la nostra
politica monetaria è stata gestita da una lobby bancaria
priva di scrupoli e di ogni parvenza di morale. L'Euro di suo
ha determinato in tutta l'Eurozona l'incredibile paradosso
di diciassette paesi che si sono
improvvisamente trovati senza
piu' avere una moneta sovrana,
avendo adottato al suo posto
l'Euro che, ripetiamo, non solo
e' una moneta estera ma per
di piu' e' apolide poiche' gli
Stati Uniti d'Europa non esistono se non nelle intenzioni.
Quindi non si comprende nemmeno chi controlli l'Euro e le
politiche monetarie che ne derivano. Dovrebbe essere la
BCE, ma la BCE non e' una
banca centrale, a dispetto del
nome, e non ha rapporti strutturati ed organici con la UE.
Insomma un vero ginepraio.
L'unica possibile via di uscita
da questa imbarazzante situazione e da tutti i guai che ne
sono scaturiti, si avrà soltanto
nel momento in cui i potentati
bancari che ci hanno portato
a questo sfacelo saranno totalmente esclusi dai processi
regolatori che strutturano la
politica economica del nostro
Paese e degli altri Paesi dell'Eurozona. Non e' piu' possibile
lasciare la politica monetaria
vincolante, nel suo funzionamento, all'operato di una Banca
S
centrale europea che rappresenta solo l'ennesimo equivoco
essendo tutte le banche centrali
che la compongono controllate
da banche commerciali private.
Quindi, solo trasferendo la sovranità monetaria interamente
nelle mani dello Stato si potrà
uscire da questa tremenda spirale recessiva garantendo a
quest' ultimo di finanziare la
spesa pubblica senza vincoli
da parte di organismi privati
ed originando in tale modo occupazione per soddisfare l'erogazione di beni\servizi alla collettività, e qualora non si raggiungesse in tempi rapidi una
piena occupazione i consumi
sarebbero favoriti dall'introduzione del reddito di cittadinanza.
In tal modo si favorirebbe la
ripresa dei consumi e allo
stesso tempo anche le tasse
potrebbero attestarsi su livelli
assolutamente piu' bassi di
quelli attuali, quel tanto che
necessiterebbe a regolare l'inflazione anche se e' da rimarcare con forza che comunque
non si genera inflazione se la
moneta che viene creata ex nihilo viene adoperata per creare
beni e servizi alla collettività.
Dunque se viene ad esempio
varato un piano di opere pubbliche da venti o trenta miliardi
di Euro a fronte del quale viene
emessa mano mano la moneta
occorrente per finanziarlo non
si crea nessuna anomalia e
men che meno si innesca un
processo inflattivo. E' del tutto
evidente che con una situazione
di questo tipo lo Stato non
sarebbe piu', come oggi, sottomesso alle banche e al mercato finanziario per fare fronte
alle proprie necessita', ma sarebbe detentore di una politica
monetaria indipendente e totalmente autonoma da potentati
privati che si spacciano per
enti pubblici.
di Massimo Visconti
D
opo gli annunci, i decreti, le promesse, i
tempi tecnici si allungano per risolvere il problema degli
esodati.
Nonostante il primo decreto riguardante i primi 65.000 salvaguardati è stato emanato a
giungo del 2012, ad oggi l’INPS
non è in grado di dire chi può
accedere alla pensione con la
vecchia normativa.
Ricordiamo che la famigerata
Legge Salvaitalia è,del dicembre 2011 e che già da allora il
Presidente Mastropasqua dichiarò che la platea degli esodati assommava a circa 400.000
unità.
Vogliamo ricordare anche che
il Ministro Fornero disse che il
Presidente dell’ Inps, per quelle
affermazioni, in altri contesti
sarebbe stato licenziato.
Ora senza entrare nelle polemiche tra il Ministero del Lavoro
e l’INPS dobbiamo solo registrare che ad oggi nessuno è
in grado di fare i nomi e i cognomi di coloro che hanno diritto ad accedere alla pensione
con la vecchia legge.
Ma ancor più grave è il fatto
che, nonostante le Istituzioni
preposte al monitoraggio non
abbiano ancora stilato una lista
che potevano stilare già nei
primi mesi dello scorso anno,
ci sono miglia di famiglie che
rischiano di rimanere senza
pensione e senza stipendio.
La madre di tutti gli errori è
stato confondere i salvaguardati
con gli esodati.
I salvaguardati sono quei lavoratori che sono in mobilità e
che al termine della stessa sa-
rebbero dovuti accedere direttamente alla pensione.
Gli esodati sono coloro che
hanno accettato incentivi all’
uscita dal lavoro e che, contando
sulla vecchia normativa, hanno
utilizzato detti incentivi per arrivare alla pensione.
Specifichiamo che gli accordi
per gli esodi sono stati messi
in campo da grandi aziende
bancarie o assicurative, da Poste
Italiane, da Alitalia e da altre
aziende parapubbliche e che
gli accordi sono stati raggiunti
presso le sedi del Ministero
del Lavoro.
Sottolineato quanto sopra bastava che, per i lavoratori in
mobilità, l’INPS, che gestisce
tali sussidi, compilasse la lista
degli aventi diritto e in tempi
reali già si poteva avere il primo
scaglione di lavoratori che potevano accedere alla pensione.
Per quanto riguarda “gli esodati” bastava che le Direzioni
Territoriali del Lavoro facessero
un monitoraggio e inviassero
le liste all’INPS.
Comunque già dal 21 novembre scorso tutte le DTL sono in
possesso delle domande di
coloro che sono interessati e
che hanno fatto richiesta di essere ammessi al pensionamento. Il silenzio dell’INPS è ormai
la triste risposta ad un provvedimento fatto male e applicato
peggio.
Intanto l’angoscia delle persone
interessate aumenta di giorno
in giorno e purtroppo sappiamo
che ci saranno oltre duecentomila persone che riceveranno
risposte negative dall’INPS.
Noi ci domandiamo: se nemmeno i primi 65.000 riescono
ad avere una risposta positiva,
se nemmeno i secondi 55.000
riusciranno ad essere considerati “esodati”, come faranno
i rimanenti 270.000 ad avere
riconosciuto un loro diritto?
La Fornero ha già detto che
non è un problema suo ma del
prossimo Governo, Monti magari dirà che bisogna rivedere
la legge (fatta da lui).
Intanto gli esodati possono vivere sonni tranquilli… nel limbo
dei dimenticati.
si svolta anche quella tra baristi,
che si sono misurati sulla realizzazione di quello che è universalmente riconosciuto come un caposaldo insostituibile della cultura
culinaria italiana: il caffè. Insomma,
il Sigep di Rimini, oltre ad essere
stato un appuntamento in grado
di generare link importanti tra operatori del settore - e, quindi, di ali-
mentare nuovo business – è stato
anche la dimostrazione lampante
che esiste un’Italia delle eccellenze
che, anziché essere vessata, dovrebbe essere sostenuta da Stato
ed Istituzioni in nome di quel “fare
sistema” che, ahinoi, negli ultimi
tempi è stato drammaticamente
soppiantato dal “fare cassetta”.
Alessandro Nardone
GRANDE SUCCESSO A RIMINI PER IL SIGEP, FIERA INTERNAZIONALE DELLA PASTICCERIA
L’Italia che produce mostra i muscoli
Tra gli espositori aziende che esportano il 95% della
produzione. Soddisfatto l’organizzatore Roberto Rinaldini
uattromila espositori ed oltre
centotrentamila, i visitatori
previsti. Questi i numeri –
imponenti – del Sigep, la fiera internazionale della pasticceria, che
si è chiusa ieri a Rimini. Ecco, girando tra gli stand, si respira
un’aria completamente diversa rispetto a quella stantia e viziata a
cui ci hanno abituati i cosiddetti
professori al governo. Per capirci,
varcando la soglia della Fiera di
Rimini si ha come la sensazione
di passare da un’Italia triste, in
bianco e nero, all’Italia a colori
dell’eccellenza e della tradizione,
capace di mettersi in gioco sfidando la crisi a colpi di quelle
che sono universalmente riconosciute come le sue armi migliori,
ovvero creatività ed innovazione.
Il Made in Italy che tutti c’invidiano,
Q
insomma. Basti pensare che, tra
gli espositori, ci sono Aziende
che, sul loro fatturato, raggiungono
percentuali di esportazione prossime al 95%. Questo dato rende
l’idea di quanto siano sconfinate
le potenzialità e di quanto sia alta
la considerazione, nel mondo, per
il mercato food italiano. Deus ex
machina della manifestazione è
Roberto Rinaldini, appena trentacinque anni, ed una grande intraprendenza: “Sono settimane che
lavoriamo giorno e notte per organizzare questo evento, che ha
saputo diventare il crocevia delle
eccellenze italiane e mondiali nel
settore. Abbiamo fatto di Rimini
una straordinaria ribalta per i nuovi
talenti della pasticceria, volta ad
anticipare le tendenze, offrire nuove
suggestioni grazie alle creazioni
artistiche potenti e visionarie che
verranno presentate in occasione
dei Campionati”. I Pastry Events
– presentati da Irene Colombo infatti, sono un vero e proprio
cult, tanto da ospitare il Campionato Mondiale di Pasticceria Juniores e Seniores, al quale hanno
preso parte dieci squadre provenienti da altrettanti paesi che si
metteranno alla prova di fronte
ad una giuria internazionale composta dai più grandi Maestri pasticceri, tra i quali spicca Iginio
Massari, autentico punto di riferimento per tutta la pasticceria
mondiale conosciuto ai più come
il giudice del celebre programma
televisivo Masterchef: “Sono orgoglioso di essere parte di questo
progetto. Qui ci sono ragazze e
ragazzi che arrivano da ogni parte
del mondo e che, per raggiungere
la vittoria, si allenano da almeno
un anno. Per rendere l’idea, mi
piace paragonare questo campionato alla Formula 1, dove vengono
sperimentate tecnologie che, poi,
vengono trasferite anche sulle
auto che guidiamo tutti i giorni.
Ecco, qui si sperimentano novità
che, poi, verranno proposte al
grande pubblico. Tornando alla
gara, dico ai concorrenti che esercitandosi con costanza e meticolosità hanno già ottenuto la loro
vittoria anche perché – aggiunge
- ritengo che la meritocrazia sia
un valore fondamentale dal quale
nessuno debba prescindere”. Per
entrare nel mood e comprendere
quanto, da queste parti, sia importante la professionalità, basti
dire che, tra le altre competizioni,
4
Mercoledì 23 gennaio 2013
L’ordinanza della Corte Suprema
L’India ora ammette:
peschereccio senza bandiera
AEREI, ADDESTRATORI E RIFORNIMENTI SUL MEDITERRANEO PER UN PERIODO DI DUE MESI
L’Italia sosterrà la Francia in Mali
“Non potevamo restare a guardare” dichiara il Ministro
degli Esteri, Giulio Terzi, ma la paura continua a crescere in tutto
il Vecchio Continente per il pericolo degli attentati terroristici
’Italia prenderà parte attiva al conflitto in Mali. Lo ha
deciso ieri la Camera con un odg firmato da Frattini,
Tempestini e Adornato. L’Italia, in linea con la risoluzione Onu 2085, impegnerà “un contributo di vettori
aerei per il supporto logistico al trasporto personale e mezzi
in Mali e per il rifornimento in volo sul Mediterraneo, nonché
eventualmente tra il Mali e altri Stati della Comunità Economica
degli Stati Occidentali dell’Africa”. La base di Sigonella è
stata già messa in allarme. Ed è proprio dalla base Nato siciliana che cominciano a partire i primi droni da ricognizione
“made in Usa”. Il sottosegretario alla Difesa ha motivato la
scelta presa dalle Camere, dichiarando di rischiare una
“enclave di Al Qaida”, se non si interverrà in maniera decisa
a sostegno della Francia. Ma il Ministro degli Esteri, Giulio
Terzi, ha già dichiarato, qualche settimana fa dai banchi di
Bruxelles, che il nostro Paese non ci sarà nessun intervento
militare diretto. “Credo che un pase come l’Italia, impegnato
non solo nella lotta al terrorismo, ma anche nella stabilità e
nello sviluppo del Sahel, non possanon essere parte, seppur
limitatamente, di questa operazione” aggiunge Terzi, che
già aveva annunciato l’invio di 24 addestratori, su un totale
L
vediamo dunque
più da vicino cosa
dice questa benedetta sentenza della Corte suprema
indiana, un pronunciamento
che abbiamo atteso da quasi
un anno e che è stato invero
molto deludente, almeno in
relazione all’alto organismo
che lo ha emesso, il massimo
organo giudiziario dell’ India,
dal quale, francamente, ci
aspettavamo qualcosa di più
sul piano della sostanza giuridica. La sentenza ricostruisce almeno una corretta cornice ambientale intorno all’episodio ed in relazione alle
infinite polemiche sorte sulla
vicenda, fa giustizia del nugolo
di improvvisati “esperti” di
casa nostra che si erano spinti
ad affermare le peggiori stupidaggini. In certi ambienti
particolarmente allergici alle
stellette, si era arrivati perfino
ad affermare che le acque
territoriali avevano estensioni
di decine di miglia e che da
quelle parti la pirateria era
un fenomeno inesistente. L'ordinanza della Corte suprema
spazza via tutte queste cretinate e si apre proprio con
l'ammissione che la zona dell'incidente è ad alto rischio
pirati. “Negli ultimi dieci anni
abbiamo assistito a un acuto
incremento degli atti di pirateria in alto mare al largo
della Somalia - scrivono i giudici - e anche nelle vicinanze
delle isole Minicoy che formano l'arcipelago di Lakshadweep”. Territorio indiano, dunque, proprio di fronte alla
costa sud occidentale dove
si trova lo stato del Kerala. Ed
a questo punto è giocoforza
dedurre che per quasi un
anno i marò sono stati illegalmente trattenuti. Almeno
secondo quanto afferma la
Corte suprema di Delhi ma il
nostro Ministro Terzi, evidentemente, non l’ha mai pensata
cosi’ visto che, con la nota
95/553 dell'ambasciata italiana, riportata nell'ordinanza
ed inviata nell’immediatezza
dei fatti, il 29 febbraio scorso,
al ministero degli Esteri indiano, si esprimeva da par
suo. Undici giorni prima, Girone e Latorre, dopo avere
ricevuto l’ordine di consegnarsi dai diplomatici italiani
sulla nave, venivano prelevati
“manu militari” dalla polizia
a bordo del mercantile Lexie,
fatto rientrare con un tranello
nel porto di Kochi. In tale nota
i nostri diplomatici, divinamente ispirati dalla Farnesina,
ribadiscono la giurisdizione
E
italiana e l'immunità dei fucilieri di marina, ma “…accolgono con favore le misure
prese dal chief Judical Magistrate di Kollam per la protezione della vita e dell'onore
dei militari della marina italiana…”. Veramente straordinario, quasi da non credere
e passi per la protezione della
vita che già fa ridere di suo
visto che si riferiva a due Fucilieri di uno dei migliori Reggimenti del mondo ma sarebbe carino conoscere il
pensiero finito di Terzi e del
suo staff sull’onore militare
visto che si spingono a ringraziare gli indiani per la “…
.protezione dell’ onore dei
militari della Marina italiana….”. Onore in manette dunque, roba da rimanere senza
parole e comunque gli indiani
devono essere rimasti talmente impressionati da cotanta
diplomatica arguzia che cinque giorni dopo hanno prelevato i due maro’ dalla guest
house della polizia che li
"ospitava" agli arresti e li hanno
sbattuti in galera a Trivandrum. Evidentemente devono
aver pensato che dietro le
sbarre l’onore della marina
italiana era più al sicuro.
Al punto 29 dell'ordinanza si
scopre poi che il peschereccio St. Antony, scambiato dai
marò per un battello pirata,
almeno secondo i magistrati
della Corte suprema, risulta
registrato solo nel Tamil Nadu,
un altro stato indiano. Però
“non era registrato secondo
l'Indian Merchant Shipping
Act del 1958”, continua l’ordinanza “ e non sventolava la
bandiera dell'India al momento dell'incidente”. L'importante
requisito del rispetto della
normativa del 1958 avrebbe
permesso al peschereccio di
navigare “al di là delle acque
territoriali dello stato del'Unione ( quello di armamento, il
Tamil Nadu) dove l'imbarcazione era registrata”. Questo
significa che il 15 febbraio il
St. Anthony non poteva, a termini di legge, far rotta nel
tratto di mare dove avrebbe
incontrato il suo destino. Al
punto 6 dell'ordinanza viene
poi sottolineata l'apertura dell'inchiesta della Procura di
Roma contro Girone e Latorre
e la pena prevista: “Per il crimine di omicidio è di ventuno
anni almeno di reclusione”,
dicono i giudici indiani. Mah…
forse ai marò conviene rimanere in India. Domani vedremo il resto.
Gianni Fraschetti
Esteri
di 250, per istruire lo sgangherato esercito maliano a più
ardue operazioni di guerra. Inoltre, la Camera impegnerà il
governo a fornire “supporto logistico” ai francesi per un periodo di due mesi, ma prorogabile a tre se le circostanze
dovessero richiederlo. Insomma, pian piano ci stiamo impelagando in una guerra che fin’ora sta causando solo problemi.
Già da ieri anche le forze statunitensi hanno cominciato a
trasportare le truppe e gli equipaggiamenti di Parigi verso
l’ex colonia francese. François Hollande intanto continua a
ripetere, di fronte a parlamentari del Bundestag, che “l’intervento in Mali era necessario” e che senza di esso ci saremmo ritrovati di fronte ad un punto di non ritorno. Ma la
Merkel evidentemente non la pensa così e nega che per la
missione possa essere usata la brigata franco-tedesca.
Sembra che la “Cancelliera” non voglia intraprendere una
strada tortuosa, visti specialmente gli ultimi risultati elettorali
ottenuti in Bassa Sassonia, dove i partiti di sinistra hanno ottenuto la maggioranza mettendo in pericolo la sua rielezione.
Parigi, però, va avanti come un treno, perché l’intervento sarebbe fondato sul diritto internazionale.
Federico Campoli
Duecento soldati hanno preso il controllo del ministero delle Comunicazioni e della tv di Asmara
Eritrea: militari tentano un golpe
I ribelli hanno chiesto la liberazione dei prigionieri politici e l’immediata applicazione
della Costituzione - Il governo, guidato dal dittatore Isais Afeworki, è accusato di violazioni
continue ai diritti dell’uomo - Voci contraddittorie sull’esito del “colpo di Stato”
i infiamma la situazione in Eritrea. Un
gruppo di soldati (circa 200), avrebbe
preso il controllo del ministero delle
Comunicazioni e della tv di Stato ad Asmara,
nell’ex colonia italiana, in quello che sembra
essere un vero e proprio colpo di Stato. Attraverso l’emittente televisiva, i militari avrebbero chiesto la liberazione dei prigionieri
politici stimati, dalle Nazioni Unite, in un numero tra i 5.000 e i 10.000 e l’immediata applicazione della Costituzione (in frigorifero
dal 1997). Subito dopo l’annuncio, la televisione ha cessato di trasmettere e dopo le
prime informazioni, filtrate attraverso una
fonte dell’intelligence coperta dall'anonimato,
il silenzio ha avvolto il Paese del Corno
d’Africa accusato di sistematiche violazioni
dei diritti umani, torture ed esecuzioni sommarie. Le rigide limitazioni all’accesso di
giornalisti stranieri e la mancanza di un qualsiasi comunicato ufficiale rende difficile capire
che cosa stia realmente accadendo ad Asmara.
Secondo “Erena”, stazione radio dell’oppo-
S
sizione che trasmette da Parigi, il Presidente
Isais Afeworki, sarebbe stato arrestato insieme
alla moglie e alla figlia.
Il governo Eritreo, forse il più repressivo di
tutta l’Africa, è accusato, appunto, di violazioni
continue di diritti dell’uomo. In particolare, il
18 settembre 2001 il dittatore Afeworki, che
guida il Paese con il pugno di ferro sin dal
1993 (anno dell’indipendenza), ha cacciato
in galera 15 ministri e alti funzionari dello
stato che da allora sono spariti in un carcere
di massima sicurezza. Tutti eroi della guerra
di liberazione che ha tradito lo spirito iniziale
di democrazia, prosperità e sviluppo.
Secondo alcuni diplomatici occidentali, i ribelli
si sarebbero impadroniti anche dell’aeroporto
di Asmara e della Banca centrale eritrea.
Il possibile golpe potrebbe avere grosse ripercussioni nei rapporti con l’Etiopia, per la
quale la potenziale situazione di instabilità
ad Asmara significherebbe una nuova occasione per riprendere controllo dell’Eritrea, e
avere accesso diretto al Mar Rosso.
Ad aprire un punto interrogativo sul colpo di
stato - tentato o in corso - sono i pesanti
contrasti con gli Stati Uniti. In molti hanno
accusato il presidente eritreo di strizzare più
di un occhio ai fondamentalisti islamici e il
suo asserito sostegno agli Shabab somali sempre negato - gli ha fruttato pesanti sanzioni
internazionali. Asmara, da parte sua, ha accusato ripetutamente Washington di lavorare
dietro le quinte per destabilizzare il Paese e
rovesciare Afewerki.
A peggiorare la situazione, ci sono anche i
problemi economici. Aggravati dalle sanzioni,
che fissano il prodotto interno lordo pro
capite a 550 dollari l’anno.
La situazione, oggi, in Eritrea, è quindi disperata. I giovani scappano in Europa e anche
tra le forze armate si sono già verificati i
primi dissensi. Il presidente Afeworki è sempre
più isolato e deve aumentare la pressione
del suo braccio di ferro per continuare a comandare.
Federico Colosimo
5
Mercoledì 23 gennaio 2013
Esteri
Il Likud guiderà la Knesset, ma con qualche incertezza. Ora si cerca l’accordo con il centro
Israele al voto, vince Netanyahu
In crescita la sinistra laburista e l’estrema destra di Naftali Bennett. Boicottaggio dei Fratelli Musulmani
Il “Washington Post” spera nel disgelo tra Barack Obama e il primo ministro dello Stato ebraico
Di Federico Campoli
n uno dei tanti seggi al centro
di Gerusalemme un’anziana
coppia è pronta per votare.
Prima di entrare nel seggio il
marito chiede alla moglie: “Sei
pronta Judy?”. “Sono pronta per il
Messia” risponde lei. “Vota per un
partito di destra e il Messia arriverà”
conclude l’anziano signore. In un altro
quartiere, invece, si verifica la situazione opposta. Alcune decine di persone è sceso in piazza per manifestare
contro le elezioni, esponendo striscioni e cartelli sui quali si legge
“Non votare! La Torah vieta lo Stato
di Israele”. Si tratta di un gruppo di
ebrei ortodossi, che si appella alle
parole del Libro sacro, in cui si legge
che non potrà essere costituito uno
Stato per gli ebrei, finchè non giungerà il Messia. Due situazioni diverse,
ma che rappresentano la rinnovata
composizione della Knesset. Una tornata di consultazioni elettorali tranquille, sostiene la polizia, anche se
giungono alcune denunce di irregolarità. Sicuramente, non si può dire
che siano state particolarmente avvincenti, dato che l’esito era già stato
deciso diversi giorni fa. Netanyahu
ha ottenuto il secondo mandato per
governare, grazie alla coalizione creata tra il suo partito, il Likud (centrodestra religioso), e quello di Avigdor
Lieberman, Israel Beiteneu(destra religiosa). Si tratta di una unione formata
da nazionalisti, sionisti laici e liberal
conservatori. Preso dall’entusiasmo,
il primo ministro dello Stato ebraico
dichiara che “non capitolerà”. Netanyahu si riferisce ad Obama, che nei
giorni scorsi ha compiuto delle dichiarazioni contro il leader del Likud,
constatando che sotto il governo di
centro-destra Israele “non sa quali
siano i propri migliori interessi”. Questa volta il Presidente Usa prende
schiaffi dal suo alleato e il Washington
Post si appella ad un possibile “reset”
nei rapporti tra i due. In effetti, non
sono poche le problematiche causate
dal loro pessimo rapporto. Sembrava
che si fosse stabilizzato durante l’ultima ondata di violenza tra Gaza e
Tel Aviv, ma la pace tra Obama e
Netanyahu non è durata a lungo. Nessun grande cambiamento, dunque,
per quanto riguarda l’assetto del Parlamento israeliano e, fino a poche
ore prima dell’apertura dei seggi, si
temeva una bassa affluenza alle urne.
Invece i risultati hanno reso infondate
le paure di molti. Alle 12 circa l’11%
della popolazione aveva espresso il
suo parere, in una delle tante scuole
elementari israeliane. Alle 16:00 l’affluenza ha superato la quota del 46%
e poco più di un’ora dopo il si è registrata la più alta percentuale dal
1999. Oltre il 55% della popolazione
si è recata alle urne, segnando un
record rispetto agli ultimi 14 anni. Se
negli anni ’80 e ’90 il flusso che si recava alle urne arrivava a toccare picchi vicini all’80% della popolazione,
negli ultimi anni non si è riusciti ad
arrivare alla soglia del 60%. Quest’anno si è registrato un forte aumento, quindi. Il motivo di questo disinteresse era dovuto alla retorica
ormai scontata dei politici israeliani.
I
In alto Naftali Bennett, leader della destra israeliana
I temi sono sempre gli stessi: sicurezza, pace, sionismo. Anche quest’anno la campagna elettorale non
ha preso strade più ardite. Ci si aspettava che Netanyahu battesse forte
sul “problema Iran”, ma il primo ministro dello Stato ebraico ha preferito
tralasciare l’argomento e puntare, invece, sulla paura di molti israeliani
riguardo alla possibile creazione di
uno Stato Palestinese, sulla costruzione
di nuove colonie e sull’instabilità della
pace vigente tra Gaza e Tel Aviv. Ha
potuto, inoltre, contare anche sul sostegno di personaggi celebri, come
il miliardario americano Donald
Trump, che da New York ha lanciato
il suo appello in favore del leader
del Likud.
Il risultato era scontato, dunque. Ma
quello che succederà adesso non lo
è. Il primo ministro dello Stato ebraico
non ha fatto il botto. Può vantare la
maggioranza dei deputati nella Knesset, ma non può contare sulla maggioranza assoluta, come avrebbe desiderato. Infatti, se la destra ha ottenuto
successo, l’estrema destra può vantarsi di aver fatto altrettanto (rispetto
agli anni passati). A partire dagli ultra-nazionalisti di Naftali Bennett, leader di “Focolare ebraico”, che è entrato in Parlamento insieme ad altri
partiti ultra-ortodossi sionisti, “Shas”,
“Unione Nazionale”, “Giudaismo Unito nella Torah”. Nel corso di questa
campagna elettorale, Netanyahu ha
tentato più volte di spodestare il milionario originario di San Francisco,
sostenuto dai giovani e dalla componente militare del paese. Ma ogni
tentativo è stato vano e Bennett ha
visto la sua posizione estremamente
rafforzata, tanto che potrebbe giocare
un ruolo fondamentale nel prossimo
governo. E non ci tiene nemmeno
ad allearsi con il vincitore delle consultazioni. Un vero problema per il
Likud. Netanyahu ora deve trovare
l’accordo con il partito di centro Hatnua, di Tzipi Livni, e con il più forte
dei tre partiti liberali,Yesh Atid, creato
dal giornalista Yair Lapid. Durante le
ore precedenti ala chiusura dei seggi
si vociferava come . Se il primo ministro dovesse riuscirci, allora potrebbe conquistare la maggioranza
assoluta alla Knesset (61 seggi su
120). Sembra che ci sia uno spiraglio
di luce sull’accordo. Lapid afferma
che sta “sondando il terreno” per
una possibile alleanza con il Likud e
si dice “sorpreso dal supporto ricevuto”.
La Knesset viene lievemente rinnovata,
ma subisce un ulteriore spostamento
verso la destra nazionalista e religiosa.
Pessime notizie, invece, per il Partito
laburista, guidato da Shelly Yachimovich, che, nonostante abbia creduto
fino all’ultimo in una spallata a Netanyahu, non ha potuto fare altro che
constatare una nuova sconfitta. Di
certo, non è una novità per i socialdemocratici israeliani, che non vedono
la vittoria da anni ormai. Anche Meretz, la sinistra sionista, non ha avuto
successo quest’anno, così come il
partito Hadash di ispirazione comunista ed anti-sionista, formato da arabi
ed ebrei. Situazione simile per quanto
riguarda i partiti arabi che, come al
solito, hanno raccolto pochi consensi.
Questa volta la situazione è stata di-
versa rispetto agli altri anni. Nella
componente palestinese si è verificata
una spaccatura tra gli astensionisti e
i votanti. E’ dovuta intervenire la Lega
Araba che, dalla sede egiziana, ha
invitato tutti i musulmani a “votare in
massa alle elezioni in modo da poter
essere rappresentati e da potersi opporre alle leggi razziste” dello Stato
di Israele. Ma i Fratelli Musulmani
hanno comunque boicottato le elezioni, protestando contro le poche
riforme varate per contrastare la crisi
economica, che ha investito Israele.
Un problema, quello economico, che
non è stato molto ascoltato dal governo, che invece ha preferito concentrarsi su altro.
Un appello che sembra sia stato raccolto sia dagli arabi, che dagli ebrei.
Il Times Of Israel riporta come milioni
di israeliani si siano espressi attra-
verso un voto di protesta, esprimendo
non “la propria linea politica, ma
quella di una donna palestinese che
vive a Nablus” scrive il giornale. Lo
stesso quotidiano ha intervistato Ofer
Engel, studente alla London School
of Economics e simbolo del “voto di
protesta”, il quale dichiara di aver
scelto di votare un partito arabo non
perché sostiene la causa anti-sionista,
ma per protestare contro l’oppressione dei musulmani, indicando che
questo “non è un comportamento
da paese democratico”. Ed è proprio
da Londra che giunge qualche flebile
voce di preoccupazione. Il Ministro
degli Affari Esteri britannico, William
Hague, ha dichiarato che Israele avrà
“un’ultima occasione” per ravvivare
il processo di pace e procedere
verso la soluzione dei “due popoli
in due Stati”.
6
Mercoledì 23 gennaio 2013
Italia
DA ROMA E DAL LAZIO
A tu per tu con il consigliere capitolino Fabrizio Santori, dopo la sua adesione a La Destra
Con Storace per garantire il rinnovamento
“Il Pdl per ricostruirsi ha bisogno di un uomo come Francesco. Le mie polemiche con Alemanno?
Non ho condiviso le sue politiche su trasporti, rifiuti e nomadi e la deriva centrista di fine mandato”
abrizio Santori è sempre stato
un uomo di destra e come tale
ne ha sempre incarnato i valori
quali, onestà, patriottismo, famiglia e meritocrazia. Motivo
per cui dopo aver provato a rappresentarli
all’interno del Pdl in qualità di consigliere
comunale di Roma Capitale e presidente
della Commissione Sicurezza in Aula Giulio Cesare, ha deciso di aderire a La
Destra e continuare le sue battaglie al
fianco di Francesco Storace.
D'altronde si è trattato di un matrimonio
nell’aria da tempo, gli ammiccamenti reciproci erano continui e il terreno d’azione
più consono per un giovane promettente
come Santori, che della politica fa un suo
credo e non un’occasione per salvaguardare i propri interessi, è sicuramente il
partito del candidato governatore del Lazio.
F
Onorevole Santori, cosa l’ha portata ad
aderire a La Destra, lasciando il Pdl e
con esso le ambizioni di governare la
città di Roma?
In primis la mia fede nei confronti di
valori e ideali della destra, poi la stima
incondizionata che nutro nei confronti di
Francesco Storace, che al giorno d’oggi
è uno dei pochi ad incarnarli veramente.
Per quanto riguarda il mio impegno per
la città di Roma, lo porterò avanti in consiglio regionale qualora venissi eletto e
al fianco di un partito che al momento mi
dà maggiori garanzie per poter fare una
buona politica, rinnovatrice e all’insegna
di trasparenza e onestà. Il Pdl era un
partito ormai imploso su se stesso, le
varie vicende Fiorito e compagnia hanno
contribuito a dargli il colpo di grazia e a
minarne ancor di più la credibilità. Ma
cosa più importante non ha puntato, e il
fallimento primarie ne è stato un eloquente
esempio, su un rinnovamento della classe
dirigente, cosa che credo e auspico farà
Storace. Un partito che non effettua il rinnovamento necessario è destinato a perdere pezzi, come sta accadendo al Pdl,
sia a livello nazionale (vedi Meloni) sia a
livello locale con le numerose adesioni a
La Destra che stanno avvenendo in queste
ore nei municipi VI, VII, XV, XVI.
Quanto ha influito nel suo allontanamento dal Pdl il fallimento dell’amministrazione Alemanno?
Nonostante avessi iniziato la mia avventura
al comune di Roma con l’attuale sindaco
e ne condividessi il programma iniziale,
con il passare del tempo le nostre distanze
si sono fatte sempre più incolmabili. Come
ho più volte ribadito (anche in questo
giornale n.d.r.) non condividevo le politiche
di Alemanno su molti punti, ma soprattutto
per quel che riguarda trasporti, rifiuti e
nomadi. La degna conclusione di un
mandato fallimentare si è avuta con l’avvicinamento dell’ultimo periodo a Monti.
Una deriva centrista inaccettabile per chi
come me crede e si è politicamente formato, nei valori della Destra.
La sua vicinanza a La Destra e al suo
leader è sempre stata evidente, né lei,
né Francesco Storace avete mai nascosto
una profonda stima reciproca. Come
mai solo ora questa decisione?
Per una questione di lealtà verso il mio
mandato elettorale. I miei elettori mi avevano scelto in qualità di candidato del
RIFIUTA LA CANDIDATURA E SI DIMETTE DALLA SEGRETERIA
Dauri saluta Bongiorno e Fli
“Movimenti” anche nei municipi:
arrivano Giudici e Corsi
n saluto a Fini e alla Bongiorno e un abbraccio a
Francesco Storace. È un addio
destinato a fare clamore quello
che Pierfrancesco Dauri, primario del Cto di Roma ha destinato a Futuro e Libertà e
alla sua donna per il Lazio. Di
Futuro e Libertà infatti Dauri
è membro della segreteria nazionale: secondo indiscrezioni
attendibili, ha rifiutato la candidatura nella lista collegata
a Giulia Bongiorno e si candiderà con La Destra per Francesco Storace alle elezioni regionali del Lazio. Contestualmente, Dauri ha deciso di dimettersi dalla segreteria nazionale di Fli.
Non è l’unico movimento verso
La Destra di questi giorni. Anche dai municipi qualcosa si
muove in tal senso. Il consigliere del XVI municipio Marco
Giudici ha lasciato il Pdl per
aderire al partito di Storace.
"Ho scelto: voglio guardare al
futuro e diffondere il messaggio della buona politica fatta
di territorio e cittadini. Voglio
U
Pdl. Ho deciso di compiere questo passo
solo a legislatura praticamente conclusa.
Per tale ragione il mio sentito ringraziamento va a Francesco Storace che ha
avuto la pazienza di aspettare e di accogliermi al momento giusto.
In che ottica può esser vista la decisione
del Pdl di appoggiare la candidatura
di Storace?
Il Pdl dopo lo scandalo Fiorito ha un urgente bisogno di recuperare consensi.
Di conseguenza ha bisogno di una figura
carismatica come Francesco Storace, l’uomo giusto da cui ripartire in Regione.
Allo stesso tempo Storace ha bisogno del
Pdl per portare avanti la sua battaglia e
per combattere il nemico comune che è
la sinistra, in questo caso impersonata da
Nicola Zingaretti.
Ugo Cataluddi
ripartire con uno strumento
che valorizzi al meglio il sacrificio quotidiano, il mio essere giovane, lo spirito di partecipazione e la vicinanza ai
cittadini -dichiara in una notaVoglio promuovere un'idea
che guarda oltre i confini nazionali, in quell'Europa che
da anni attende una destra
italiana forte ed innovatrice,
sul modello delle altre destre
parlamentari”. E sempre in
tema di Municipi, dal VII arriva
analoga notizia da Emiliano
Corsi. “Il sostegno al governo
Monti che ha avuto il Pdl e il
teatrino che ha visto chiedergli
di guidare la coalizione di
centro destra dopo aver tartassato le famiglie italiane,
non poteva che portare al mio
abbandono. Abbiamo sostenuto la candidatura a presidente della regione Lazio di
Francesco Storace oggi saremo al suo fianco per vincere
questa battaglia e per rivendicare la nostra storia, i nostri
valori e i nostri ideali”, ha
detto il consigliere.
VASTA OPERAZIONE DEI CARABINIERI ALLA STAZIONE
RIFIUTI E SANITÀ: LE EMERGENZE IRRISOLTE DEL LAZIO
Termini: fiera del falso e del furto
Tempi duri per i commissari
Ladri nei negozi, accattoni ai binari, venditori,
parcheggiatori e tassisti abusivi: non manca niente
ulizie straordinarie alla
stazione Termini. Le
hanno eseguite i carabinieri, che hanno passato al setaccio il terminal ferroviario,
piazza dei Cinquecento, via Marsala, via Giolitti, e tutte le strade
d’accesso che si diramano dalla
principale stazione ferroviaria.
Nel bilancio di fermati e arrestati
c’è un po’ di tutto, a cominciare
da, due romani, di 25 e 26 anni,
responsabili di aver sottratto
scarpe l’uno e capi d’abbigliamento l’altro all’interno del
punto vendita Coin. Altre 15
sono invece le persone denunciate di cui 6, italiani, già conosciuti alle forze dell’ordine,
perché già colpiti da foglio di via
obbligatorio dal Comune di
Roma. Un cittadino marocchino,
di 51 anni, è stato denunciato
per ricettazione perché sorpreso
in possesso di alcune camicie risultate rubate da un negozio
dello Scalo ferroviario; una cittadina romena, di 37 anni, proveniente dal campo nomadi di
via Casilina, per impiego di minori nell’accattonaggio (era con
la figlia di appena sei anni) e
altre sette persone responsabili
di vari furti, di abbigliamento e
P
prodotti cosmetici, perpetrati
all’interno del Forum di Termini.
Due ragazze romene, di 35 e 37
anni, senza fissa dimora, sono
state sorprese mentre, in via
Marsala, effettuavano le parcheggiatrici abusive e si sono
beccate multe per 726 euro ciascuna. Quattro sono invece i cittadini, tutti del Bangladesh,
contravvenzionati poiché sorpresi in piazza dei Cinquecento
a vendere abusivamente ombrelli ed oggetti vari per telefonia, che sono stati sequestrati
dai militari. Altre 16 persone
sono state sorprese a chiedere
l’elemosina con insistenza ai
passanti all’interno dello scalo
ferroviario e contravvenzionate.
Infine i militari hanno sanzionato
amministrativamente, un cittadino dell’Egitto, di 46 anni, sorpreso mentre avvicinava dei
turisti stranieri offrendo loro un
servizio di taxi a pagamento,
con autovettura, senza la prescritta licenza. Anche questa
operazione è inquadrata nell’ambito del piano straordinario di
controllo del territorio messa in
atto dai Carabinieri del Comando
Provinciale di Roma.
R.V.
Palumbo incontra i sindacati e mette nel cassetto il piano Bondi
E Sottile finisce per fare il capro espiatorio sulla graticola europea
ommissari senza molta fortuna. Si
tratta di Enrico Bondi, che dopo tanti
tagli ha avuto la fortuna di scegliere
bene il tempismo per tagliare anche la
corda, e di Goffredo Sottile, che finisce
su una graticola europea posata sulla
brace della campagna elettorale.
Andiamo per ordine, e cominciamo dalla
sanità. Che, si sa, quando c’è quella, c’è
tutto. Messe le mani sulla situazione, Filippo Palumbo ha voluto iniziare il suo
mandato all’insegna di un realismo ben
più sobrio di quello del “tecnico” che
l’ha preceduto. Ha quindi avviato un confronto con le organizzazioni sindacali,
senza mostrare preclusioni di sorta ma
presentando comunque le tante criticità
sul tavolo. E a proposito di tavoli, ne ha
aperti due di confronto: uno per l’Idi San
Carlo e il San Raffaele, due gruppi che
soffrono soprattutto a causa di mancati
trasferimenti da parte della Regione Lazio,
pur rappresentando figure di sicuro riferimento per l’utenza del Lazio. Di qui a
dire che i problemi siano risolti, ovviamente, ce ne passa. Tuttavia l’atteggiamento è stato considerato - pressoché
unanimemente - d’apertura e perciò apprezzato. “Ci riteniamo abbastanza soddisfatti del confronto con il commissario
C
Palumbo, perché si è dimostrato disponibile al dibattito con le parti sociali e favorevole ad aprire un tavolo permanente
per affrontare le principali emergenze
del sistema sanitario regionale, come
chiedevamo da tempo. Il nostro auspicio
ora è che anche chi si insedierà dopo le
elezioni regionali persegua questo obiettivo”, hanno così dichiarato il segretario
dell’Ugl Lazio, Daniela Ballico e il segretario dell’Ugl Sanità Roma e Lazio, Antonio
Cuozzo. Quel che più conta, infine, è che
sta esplicitamente lavorando per consegnare le decisioni da prendere, comunque, alla prossima amministrazione regionale. Restituendo quindi al cittadino,
per tramite delle elezioni, l’ultima parola.
Proprio come dovrebbe usarsi…
E i rifiuti? La battuta sarà facile, ma la
Commissione petizioni del Parlamento
europeo, che recentemente ha visitato
Lazio e Campania per verificare come i
nodi delle rispettive emergenze stiano
venendo al pettine, con Roma non ci è
andata troppo per il… Sottile. Il commissario governativo è infatti finito sul banco
degli imputati nel rapporto a firma di
Judith Merkies, Margrete Auken, Roberta
Angelilli, Alfredo Antoniozzi, Clemente
Mastella, Roberto Gualtieri, Guido Milana,
David Sassoli e Niccolò Rinaldi. Come si
potrà comprendere dall’alta percentuale
di eurodeputati più o meno direttamente
impegnati nelle prossime campagne elettorali. In effetti, il giudizio negativo sull’operato di Regione Lazio e Provincia di
Roma sembra bipartisan. Inoltre, se da
un lato si accusa il supercommissario di
avere concentrati su di sé troppi poteri,
dall’altro si dà un giudizio clemente sulla
linea tenuta dal Ministro Clini, che dell’azione amministrativa di Sottile è mandante e garante.
Robert Vignola
7
Mercoledì 23 gennaio 2013
Italia
DAL NORD
Lunedì la fiaccolata in memoria del vigile ucciso da un rumeno
Milano ricorda Nicolò
e chiede più sicurezza
Mentre il Comune si preoccupa delle onorificenze la gente
vuole garanzie affinché non ci sia “un altro Savarino”
La questione sicurezza non può più
essere messa in
secondo ordine”.
Seppur sommessamente, lunedì sera, era la
lamentela manifestata da tutti
i partecipanti alla fiaccolata
per ricordare Nicolò Savarino,
il vigile urbano milanese travolto da un’auto di grossa cilindrata il 12 gennaio dello
scorso anno. I famigliari, gli
amici, i colleghi e i residenti
si sono dati appuntamento in
prima serata nel piazzale della stazione Bovisa. Li hanno
acceso le fiaccole che sono
rimaste ad illuminare il posto
dove avvenne l’incidente mortale, raggiunto in corteo, fin
oltre la mezzanotte. In tutto
oltre cinquecento persone
hanno sfidato la pioggia e il
freddo per lanciare un messaggio di speranza. “Il ricordo
di Nicolò – ha detto M.M.,
residente del luogo – è indelebile. Adesso si tratta di
fare in modo che non accada
più che un vigile urbano possa essere ucciso mentre svolge il suo dovere”. Nicolò Savarino era il “classico” vigile
di quartiere in bicicletta, armato di un sorriso e tanta
voglia di aiutare la cittadinanza. Smessa la divisa di
vigile si prodigava per aiutare,
come volontario, i disabili. La
sua riuscita capacità di conciliare i milanesi con “il ghisa”
non è bastata per fargli superare un ostacolo. Il probabile cinismo di uno straniero
senza scrupoli che non si è
fermato alla richiesta di controllo dei documenti. È scappato. Come rischia di scappare dalle mani, di chi la
vuole bene, questa città. Milano è a rischio sicurezza. E
ieri sera, fra i denti, in molti
non hanno resistito, seppur
in un momento di dolore, e
si sono lamentati. “Adesso
bisogna fare qualcosa”. Lo
chiedono i colleghi che ieri
indossavano una maglietta
con la foto di Nicolò e la frase
“sempre con noi”. Gli stessi
che non possono accontentarsi delle onorificenze che
il Comune di Milano e il sindaco Pisapia hanno elargito
in questi ultimi giorni. Una
targa sul luogo del tragico
evento, un parco e il Comando dei vigili urbani della zona
intitolati e una medaglia d’oro
alla Memoria. Non basterebbe per nessuno. Ma rischiano
di essere sminuite se si pensa
che, a distanza di un anno
dalla morte di Savarino, non
si vedono i fatti che un’Amministrazione in allarme dovrebbe garantire per risolvere, o tentare, la questione
sicurezza della città. Solo le
buone intenzioni. Quelle ma-
LOMBARDIA
CARNIA
BRESCIA
“
Appalti truccati
per noleggio auto
sedici arresti
La Destra
ad Arta Terme
per lo sviluppo
Centri massaggi
Business cinese
della prostituzione
edici persone sono finite
in manette nell’ambito di
un’inchiesta della Procura di
Milano al centro di presunti
appalti truccati nel settore del
noleggio auto. Stando a quanto
si apprende in ambienti giudiziari milanesi sono state perquisite l'Aler, l'azienda regionale
di edilizia residenziale, e la società delle Metropolitane Milanesi. I reati ipotizzati nel fascicolo aperto dal procuratore
aggiunto Afredo Robledo sono
quelli di corruzione e turbativa
d'asta. Secondo quanto si apprende, le gare d'appalto per
aggiudicarsi il noleggio di auto
venivano vinte sempre dalle
stesse due società, una delle
quali è la Kaleidos Srl, con
sede a Saronno, legata alla
Compagnia delle Opere (CdO).
Lo scorso marzo la procura
di Milano aveva acceso un faro
sulla Kaleidos proprio perché
offriva a società legate alla
CdO la possibilità di noleggiare
auto a lungo termine a “condizioni particolari” Secondo la
procura del capoluogo lombardo Kaleidos avrebbe raccolto appalti per vari enti pubblici sponsorizzati da politici
per circa 10 milioni di euro.
Tra gli arrestati (9 ai domiciliari,
7 in carcere), figurano diversi
componenti della Compagnia
delle Opere di Saronno. Tra le
ordinanze di custodia cautelare
emesse dal gip di Milano, Giuseppe Gennari, spunta anche
il nome di Roberto Formigoni.
D
opo aver messo le sue radici in Carnia, La Destra
continua a espandersi. Si è tenuto infatti ad Arta Terme un
incontro del partito di Francesco
Storace aperto a cittadini e
simpatizzanti. I lavori sono stati
aperti da Luigi Gonano, già amministratore locale della cittadina termale, che ha espresso
la volontà di costituire anche
qui una sezione de La Destra,
auspicando che attraverso questa presenza possa aprirsi un
dialogo proficuo con la comunità locale che stimoli un confronto di idee dinamico e favorisca l’ascolto nelle istituzioni
delle istanze che partono dai
cittadini. L’incontro, a cui hanno
preso parte anche il consigliere
regionale Baritussio, e i dirigenti
de La Destra Baggio, Toneatto
e Pezzetta, ha offerto l’occasione
per sottolineare l’importanza
che ricopre per l’economia locale il rilancio dell’impianto termale sul quale la parte pubblica
ha puntato investendo e per il
quale si auspica una gestione
partecipata con privati che portino in dote un’esperienza consolidata nel settore. Ulteriori
riflessioni hanno toccato il tema
dei servizi e dell’importanza
che in montagna ricopre il rapporto fra l’uomo e il territorio.
A quest’ultimo proposito è stato
ribadito il ruolo strategico che
possono ricoprire norme quali
la neonata legge regionale
10/2010 sul recupero dei terreni
incolti montani.
S
S
i scrive “centri massaggi”
ma si legge “case chiuse”.
Continuano a fiorire in tutta
Italia gli esercizi gestiti da
cinesi che, invece di essere
centri benessere, sono dei veri
e propri bordelli, con decine
di ragazze cinesi sfruttate e
costrette a fare sesso a pagamento. Ed è proprio a Brescia
che gli agenti della squadra
mobile hanno sequestrato ben
quattro attività di questo tipo,
arrestando 4 persone (3 cinesi
e un italiano) e indagandone
altre 42, tra cui anche 14 italiani, coinvolti nell'organizzazione illecita. È il bilancio dell’indagine “Mani di fata”. Gli
arrestati devono rispondere
del reato di favoreggiamento
e sfruttamento della prostituzione di giovani donne orientali
e di gestione di casa di prostituzione, oltre che di falsa
regolarizzazione di cittadini extracomunitari. Nei guai sono
finite anche alcune estetiste
bresciane che avevano “prestato” il proprio diploma professionale per l’apertura formale dei centri estetici. Nel
corso delle indagini sono stati
accertati trasferimenti di denaro
dall’Italia alla Cina, circa 200
mila euro in nove mesi. Durante
le perquisizione effettuate ieri
mattina sono stati sequestrati
oltre 50 mila euro e un libro
con annotati i compensi per le
ragazze, qualche centinaio di
euro al mese, a fronte di circa
50 euro per un massaggio.
nifestate da Pisapia nei suoi
discorsi quando è intervenuto
per ricordare Nicolò. “Non
credevo alle mie orecchie –
ha detto il sindaco di Milano
– quando ho sentito dell’accaduto”. Non crediamo ai
nostri occhi se vediamo
quanto poco è stato fatto per
rendere Milano sicura. Ma
Pisapia non ha ancora tempo.
Ora più che mai con le elezioni regionali alle porte. Addirittura non convoca nemmeno la seduta del prossimo
lunedì. “Mancano i documenti
da votare” è la giustificazione
che arriva da palazzo Marino.
C’è la campagna elettorale invece sembra essere il vero
motivo - e la voglia di presenziare ad ogni cerimonia
utile per aiutare la coalizione,
o le coalizioni, di centro sinistra già in difficoltà. Almeno
a detta dei sondaggi. E così
poco importa se l’Assessore
era presente alla fiaccolata.
Per tutti gli altri resta l’amarezza di sapere che un altro
Savarino può esserci. Perché
soprattutto con la scelta di
togliere i militari dalle strade
la soglia d’attenzione e di
guardia della politica si è abbassata. La rabbia della gente
no.
Francesco Cappuccio
LIGURIA
Spese personali con i soldi pubblici:
bufera sul gruppo consiliare dell’Idv
iancheria intima, cravatte, regali di Natale,
cene, viaggi. Persino cibo per gatti. I soldi
dati dalla Regione Liguria al gruppo Italia dei
Valori per spese istituzionali sarebbero finiti
anche in questa grottesca lista di acquisti. È
stato il blitz della Guardia di Finanza negli uffici
regionali a far emergere le spese alquanto bizzarre.
Così dopo i casi della regione Lazio e quello della
Lombardia emerge l’ennesimo esempio di soldi
pubblici utilizzati per fini privati.
Sei gli indagati: il tesoriere Giorgio De Lucchi e
la sua compagna, che lavora all'Agenzia delle
Entrate in servizio alla Spezia (il primo è accusato
di appropriazione indebita ai danni dell’Idv, mentre
lo stesso e la compagna sono accusati di favoreggiamento personale nei confronti degli altri
quattro indagati); Maruska Piredda, ex hostess
Alitalia; Marylin Fusco, ex vice presidente della
giunta regionale, e Niccolò Scialfa, che ha sostituito
la Fusco quando questa si è dimessa. Gli ultimi
due hanno lasciato l'Idv per andare con Diritti e
Libertà. Indagato anche Stefano Quaini, di Sel.
È questo il bilancio dall’inchiesta, coordinata dal
procuratore aggiunto Nicola Piacente, che ha disposto la perquisizione negli uffici dell’Idv. La
procura alla vigilia della rendicontazione delle
spese di partito del 2012 avrebbe infatti accertato
che scontrini e ricevute per spese non proprio
“ortodosse” stavano per essere sostituiti con
altri più’ “consoni”. Oltre a due viaggi in Sicilia e
Polonia risulta sparita una tessera Viacard. Numerosi i titoli di spesa sequestrati oggi dai
finanzieri della Tributaria e che, secondo quanto
appreso, sarebbero in grado di creare forti imbarazzi tra gli indagati per quanto l’ammontare
complessivo delle spese non sarebbe elevatissimo.
Come riporta l’Adn Kronos nei confronti di De
Lucchi sono stati contestati i reati di appropriazione
indebita ai danni del partito e di favoreggiamento
personale nei confronti di Fusco, Piredda, Scialfa
e Quaini "con riferimento all'appropriazione loro
ascritta, di somme di denaro che venivano spese
per finalità personali e non istituzionali, erogate
dalla Regione Liguria quali contributi in favore
dei gruppi consiliari". Ai consiglieri regionali viene
contestato il reato di peculato perché "si appropriavano di somme di denaro pubblico che veni-
B
Marylin Fusco
vano quindi distratte e spese per finalità personali
e non istituzionali, erogate dalla Regione Liguria
quali contributi in favore dei gruppi consiliari".
Alla funzionaria dell'Agenzia delle entrate viene
contestato il reato di favoreggiamento personale
nei confronti dei quattro consiglieri. Secondo la
Procura, nel corso delle indagini è emerso che
una parte, (da quantificare, ma che non si ritiene
essere particolarmente rilevante) delle somme
erogate dalla Regione Liguria gruppo consigliare
Idv sarebbe stata destinata a spese di natura
personale o comunque per finalità diverse da
quelle indicate dalla legge. Secondo gli inquirenti
De Lucchi avrebbe prelevato in contanti del
denaro dai conti Idv presso alcuni istituti e lo
avrebbe consegnato ai singoli consiglieri, i quali
sottoscrivevano apposite ricevute.
L’indagine potrebbe avere riflessi sulla Giunta regionale di Claudio Burlando per il coinvolgimento
del vicepresidente Nicolò Scialfa. La sua posizione
è al vaglio del governatore che per la seconda
volta in pochi mesi deve fare i conti con la
presenza di una persona indagata in Giunta.
8
Mercoledì 23 gennaio 2013
Italia
DAL CENTRO E DAL SUD
L’imprenditore è in libertà vigilata. Oggi la prima udienza per l’estradizione
Ilva: si costituisce a Londra Fabio Riva
Era ricercato dal 26 novembre: rientrerà in Italia tra un mese. Il gip nega il dissequestro
dei prodotti chiesto dall’azienda, che oggi ha presentato una nuova istanza
uovo scossone nell'inchiesta per disastro ambientale
a carico dei vertici
dell'Ilva. Fabio Riva,
destinatario di un'ordinanza
di custodia cautelare del gip
del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco, si è presentato
a Scotland Yard. Dopo aver
pagato una cauzione è stato
posto in libertà vigilata dalla
polizia inglese. Il vice presidente di Riva Group è figlio
di Emilio Riva, ai domiciliari
dal 26 luglio 2012 nell’ambito
della stessa inchiesta.
Il manager era ricercato dal
26 novembre, giorno in cui
la Guardia di Finanza aveva
fatto scattare le manette ai
polsi di manager, funzionari
e politici invischiati nella vicenda. Fabio Riva non sarà in
Italia prima di un mese. La
giustizia inglese fissa infatti
tra i 40 e i 60 giorni i tempi
per completare l’iter per
l’estradizione.
L’imprenditore dovrà rispondere dei reati di associazione
per delinquere finalizzata al
disastro ambientale, emissione di sostanze nocive e avvelenamento da diossina di
sostanze alimentari.
Il presidente dell'Ilva, Bruno
N
Scarcerato dopo 22
anni: chiede il conto
Gullotta, innocente e accusato della
strage di Alcamo, vuole 69 milioni
H
Ferrante, ha annunciato in una
nota di aver presentato un'ulteriore istanza alla Procura
della Repubblica di Taranto
con la quale chiede la revoca
del provvedimento di sequestro preventivo disposto in
data 22 novembre 2012. La
richiesta (il gip ha già dato in
precedenza parere negativo
ad una analoga) è affiancata
ad un impegno, quello di destinare le somme ricavate dalla vendita dei prodotti finiti e
semilavorati sequestrati alle
opere di ambientalizzazione
previste dall'Aia (Autorizza-
Equitalia prima
pignora e poi
si difende
Il centro-destra
a Catanzaro vince
ai supplementari
quitalia si difende. All’indomani del caso che ha fato
scalpore è la stessa agenzia ad
intervenire in merito alla vicenda
della la pensionata di 74 anni di
Maracalagonis (Cagliari) alla quale
è stata bloccata da cinque mesi
la pensione di 470 euro perché
pignorata proprio dalla stessa
Equitalia per sanare un debito di
tremila euro contratto dalla figlia.
"In merito alla vicenda della signora Teresa Ledda, in questi
giorni riportata su alcuni media,
Equitalia Centro precisa di aver
attivato sul conto corrente postale
intestato alla signora Maria Piras
le procedure previste dalla legge
per recuperare una parte del suo
debito, senza avere in alcun
modo la possibilità di verificare
che su tale conto fosse versata
anche la pensione della madre precisa in una nota Equitalia
Centro - Inoltre a Equitalia non
risulta che al momento del pignoramento il conto fosse cointestato. La signora Piras è stata
già contattata, tramite il suo legale, ed è stato fissato un incontro
per esaminare insieme la situazione". Insomma, l’Agenzia scende a compromessi. Peccato che
lo abbia fatto solo dopo essere
stata additata sui giornali. E
chissà quante altre “signora Teresa Ledda” ci saranno in Italia.
A
E
nche ai supplementari, vince
il centro-destra. Ed evita il
ballottaggio. Sergio Abramo è di
nuovo il sindaco di Catanzaro,
dopo le elezioni negli otto seggi i
cui risultati del maggio scorso
sono stati annullati per irregolarità
dal Tar. Abramo ha ottenuto, a
computo finale delle elezioni, il
50,61% dei consensi complessivi.
Il suo avversario, Salvatore Scalzo,
del centrosinistra, come dato finale,
ha ottenuto il 42,51%. “E' un bel
risultato. E' stato premiato - ha
detto Abramo - il lavoro fatto da
questa amministrazione nei cinque
mesi passati”. La ripetizione della
consultazione dello scorso 6 e 7
maggio era stata imposta da una
sentenza del Tar dello scorso 22
novembre che aveva ravvisato irregolarità nelle operazioni nella
consultazione della scorsa primavera. A recarsi alle urne domenica
e lunedì erano chiamati circa 6200
elettori, l’affluenza è stata superiore
al 70%. Il centro-sinistra avrebbe
teoricamente potuto centrare
l’obiettivo di portare Abramo al
ballottaggio: missione fallita.
Il caso che aveva fatto molto scalpore, visto che in quei giorni anche
il Comune di Reggio Calabria si è
ritrovato commissariato a causa
di infiltrazioni mafiose. Ora, almeno
per Catanzaro, si apre una stagione
di stabilità amministrativa.
zioni Integrata Ambientale). I
capitali inoltre verrebbero utilizzati per la remunerazione
delle maestranze e per quanto
altro necessario alla sopravvivenza dell'azienda. Ferrante
si è anche detto pronto a conferire al garante nominato dal
governo per l'attuazione dell'Aia i più ampi poteri per verificare il rispetto degli impegni presi da parte dell'azienda.
Lo stesso garante, Vitaliano
Esposito, oggi verrà presentato con il Commissario per
la bonifica dell'area di Taranto,
Alfio Pini, dal ministro Clini ai
vertici dell'Ilva e ai rappresentanti di istituzioni ed enti
locali. Con tutta probabilità il
titolare del dicastero dell’ambiente incontrerà anche il procuratore Franco Sebastio. All’orizzonte si profila lo scontro
tra magistratura tarantina ed
esecutivo. Il gip Patrizia Todisco ha infatti accolto la richiesta della Procura riguardo
i dubbi sull’illegittimità costituzionale della legge 231 “Salva Ilva” inviando gli atti alla
Consulta.
Emiliano Stella
a passato 22 anni in carcere prima di essere
assolto dall'accusa di aver
partecipato all’uccisione di
due carabinieri nella caserma
di Alcamo Marina (Trapani)
nel 1976. Ora vuole dallo
Stato un risarcimento di 69
milioni di euro. È quanto ha
chiesto Giuseppe Gulotta,
muratore di Certaldo, tramite
i suoi legali, al ministero di
Grazia e giustizia, secondo
quanto riportato dal quotidiano toscano La Nazione. Il
27 gennaio del 1976 due carabinieri, il 19enne Carmine
Apuzzo e l'appuntato Salvatore Falcetta, furono uccisi
nella caserma della stazione
dei carabineri della località
turistica siciliana. Nella notte,
la porta fu forzata con una
fiamma ossidrica, e i due
militari di guardia furono crivellati di colpi mentre dormivano. Fu la polizia, di scorta
al segretario del Msi Giorgio
LO SHOW-MAN INTERVIENE SULLA SCOTTANTE QUESTIONE SICILIANA
Fiorello all’assedio del Muos di Niscemi
“Le emissioni del sistema di comunicazione sono dannose
per uomini e ambiente” scrive il comico e attore
l Muos continua a far discutere. Oltre alle
accese polemiche a livello locale, ora ad
intervenire contro la realizzazione del sistema
satellitare della Marina militare statunitense in
costruzione a Niscemi (in provincia di Caltanissetta) è anche il noto show-man italiano
Rosario Fiorello. E lo ha fatto non solo dedicando
uno spazio nella sua “Edicolafiore”, ma anche
scrivendo una lettera. “Fino a qualche giorno
fa, lo ammetto senza vergogna, non sapevo neanche cosa fosse il Muos di Niscemi. Ma le decine di mail e segnalazioni che mi sono arrivate
via Twitter mi hanno spinto a documentarmi e
farmi scoprire un vero e proprio mondo - scrive
Fiorello in una lettere inviata a Leggo - Si tratta
di un problema ignorato dai media nazionali,
ma molto sentito a livello locale. Scorrendo su
Google ho trovato pagine di dichiarazioni, comitati e interi paesi siciliani in rivolta contro
questo sistema satellitare ad altissima frequenza.
Ma di cosa si tratta? Documentandomi ho scoperto che è un moderno sistema di telecomunicazioni satellitare della marina militare statunitense, dotato di cinque satelliti geostazionari
e quattro stazioni di terra, di cui una a Niscemi,
dotate di tre grandi parabole del diametro di
18,4 metri e due antenne alte 149 metri. Sarà
utilizzato per coordinare tutti i sistemi militari
statunitensi dislocati nel mondo. Fin qui nulla di
strano. Quello che però mi ha fatto sobbalzare
è la relazione del professor Massimo Zucchetti,
Ordinario di Impianti Nucleari e docente di
“Protezione dalle Radiazioni” al Politecnico di
Torino: lo studio evidenzia come le emissioni
del Muos possono essere dannose per gli
uomini e l’ambiente circostante per un raggio
I
Almirante, che stava passando sulla statale alle sette del
mattino dopo, ad accorgersi
della strage e a dare l'allarme.
“La riparazione dell'errore
giudiziario - ha spiegato l'avvocato di Certaldo, Pardo
Cellini, al quotidiano toscano
- va commisurata alla durata
dell'espiazione della pena e
alle conseguenze personali
e familiari derivanti dall'ingiusta condanna. Tenuto conto della durata della grave
vicenda e del periodo di detenzione patito, il danno complessivo è enorme”. Gullotta
fu arrestato quando aveva 18
anni ed è stato assolto il 13
febbraio dello scorso anno
dalla Corte di Assise d'Appello di Reggio Calabria.
Sessantanove milioni di euro:
è la cifra più alta mai chiesta
per riparare ad errore giudiziario. Si pensi che il risarcimento più alto pagato dallo
Stato, è pari a 4,6 milioni e lo
ha ottenuto Daniele Barillà,
scambiato nel 1992 per un
trafficante internazionale di
droga (condannato a 18 anni,
ne ha passati 7 in carcere
da innocente).
B.F.
Roma, via Filippo Corridoni n.23
Tel. 06 37517187 - 06 45449107
Fax 06 94802087
email: [email protected]
Direttore responsabile
Francesco Storace
Direttore editoriale
Guido Paglia
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
Amministratore
Roberto Buonasorte
di 140 km. Un fenomeno di elettrosmog a livelli
altissimi”. Poi il noto attore e comico italiano
attacca duramente il governo. “Il governatore
siciliano ha dichiarato guerra all’impianto che
dovrebbe sorgere a Niscemi, mentre il ministro
Di Paola difende il megatrasmettitore definendolo come “un asset strategico per l’alleanza
Atlantica” - spiega Fiorello - Non essendo un
tecnico o uno scienziato non posso far altro
che attenermi agli studi che ho trovato in rete,
senza nascondere la preoccupazione per qualcosa che sta passando tristemente sotto silenzio.
Nel mio piccolo, con Edicolafiore, spero di
aver portato alla luce un problema, senza che
questo resti relegato soltanto nelle cronache
dei giornali siciliani”. Una battaglia, comunque,
quella del Muos che da tempo è portata avanti
dall’esponente locale de La Destra nello Musumeci. E speriamo che questa lotta venga
B.F.
vinta, una volta per tutte.
Direttore Generale
Niccolò Accame
Marketing e Pubblicità
Daniele Belli
Progetto grafico e impaginazione
Raffaele Di Cintio
Nicola Stefani
Sito web
www.ilgiornaleditalia.org
Per la pubblicità su
Il Giornale d’Italia rivolgiti a
Eco Comunicazione e Marketing
via di San Bartolomeo 9
Grottaferrata (Rm)
Cell. 347 6927261
06 94546475
9
Mercoledì 23 gennaio 2013
Cinema
Steven Spielberg si cimenta
per la prima volta nella sua carriera
con un film biografico
Grande attesa per l’uscita
della versione italiana,
in sala da domani
n’ossessione lunga
11 anni trasformata
in celluloide. Questo è stato Lincoln
per Steven Spielberg, un progetto meditato
e modificato un’infinità di
volte per non cadere nella
U
trappola dell’agiografia.
Come lo stesso regista ha
confessato, la lunga preparazione si è resa necessaria
per la volontà di fornire un
immagine realistica dello statista repubblicano. Il pericolo
di incappare nell’adorazione
dell’oggetto rappresentato è
stato sempre in agguato, e
rappresenta il tipico errore
ricorrente nei biopic. Un insidia reale, soprattutto se il
personaggio è un gigante
della storia americana come
Abraham Lincoln, che non è
stato semplicemente il 16mo
presidente Usa.
Nel film vengono posti in risalto i sui indiscutibili meriti.
Oltre ad aver tenuto coesa
l’Unione evitando la secessione degli stati del Sud, gli
si riconosce di aver fatto approvare il XIII emendamento
costituzionale che ha abolito
la schiavitù, cambiando la
storia dell'umanità e ponendo legalmente fine alla schiavitù dei neri d'America. La
discussione alla Camera dei
Rappresentanti fu una battaglia ardua ed estenuante,
condotta contro il tempo e
nell'ambito di una devastante
guerra civile che stava devastando il paese da ben 4
anni ed aveva mietuto più di
mezzo milione di vittime. Ed
è attorno a questa complesso
dibattito che ruota l’intera
opera, molto parlata e girata
prevalentemente in interni,
che racconta gli ultimi 4 mesi
di vita dello statista, un periodo denso di accadimenti
che hanno per sempre cambiato le sorti degli Stati Uniti.
Lincoln, interpretato da un
ottimo Daniel Day-Lewis, dosando idealismo e pragmatismo riesce a raggiungere
i suoi nobili intenti anche facendo ricorso alla corruzione
pur di ottenere la maggioranza nell’ultima votazione.
Avrà il tempo di vedere il
frutto delle sue battaglie, prima di venire assassinato pochi giorni dopo la fine della
Guerra di secessione.
Tratto dal libro di Doris Kearns, Goodwin Team of Rivals:
The Political Genius of Abraham Lincoln, la pellicola è
stata realizzata utilizzando
un budget di 50 milioni di
dollari.
LINCOLN
di Steven Spielberg
USA 2012 - Biografico, 150 min.
Con Daniel Day-Lewis, Sally Field, David Strathairn,
Joseph Gordon-Levitt, James Spader
Il film è già stato premiato
con un Golden Globe, Daniel
Day-Lewis è stato riconosciuto miglior attore in un
film drammatico. Cresce pertanto l’attesa per la cerimonia
di assegnazione degli Oscar
che avrà luogo il 24 febbraio,
in quest’ambito Lincoln è in
lizza con ben 12 nominations.
La critica, tuttavia, è stata tiepida con il film. Seppure riconoscendo la sua perfezione formale ottenuta con una
fotografia “pittorica”, una colonna sonora coinvolgente e
costumi impeccabili, gli è
stata imputato un’impronta a
tratti retorica, una freddezza
che quasi è sfociata nello
stile documentaristico. Una
mancanza di emozioni a cui
i fan di Spielberg non erano
abituati, in un opera ambientata prevalentemente in interni dove più che cruente
battaglie vengono raccontate
le schermaglie tra fazioni politiche incentrate su due modi
irriducibili di vedere il mondo.
Un lungometraggio di due
ore e mezza principalmente
basato sui dialoghi, sorretto
da una sceneggiatura di ferro
scritta da Tony Kushner, che
colpì Steven Spielberg per
il lavoro fatto per il film del
2005 Munich, da lui stesso
diretto.
Non è un caso che il film sia
uscito in concomitanza con
Django di Tarantino. Ambedue affrontano lo stesso
tema, la schiavitù dei neri,
una macchia indelebile nella
storia degli Stati Uniti. E’
come se l’America volesse
fare i conti con il suo passato
più scomodo, vecchio di 150
anni, ma che ancora manifesta i suoi strascichi nelle
diseguaglianze e nei pregiudizi razziali. E non lo fa
nelle tradizionali sedi preposte a tale compito, cioè la
storia e la politica. Lo fa con
il cinema.
Emiliano Stella
QUARTET
di Dustin Hoffman
USA/GB 2012 - 100 min.
Con Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connolly, Pauline Collins
ella splendida residenza di Beecham House, casa
di riposo per musicisti e cantanti lirici in pensione, fervono i
preparativi per l’imminente
concerto di gala. Fra i numerosi artisti con un passato
glorioso alle spalle, si distinguono tre ex componenti di
un quartetto canoro, un tempo
celebre in tutto il mondo:
sono Reginald Paget (Courtenay), detto Reggie; Wilfred
Bond (Connolly), più conosciuto come Wilf e la sempre
più svampita Cecily Robson
(Collins), per tutti Cissy. I tre
non possono essere più diversi fra loro. Cissy, ex contralto, passa le ore ascoltando
in cuffia i cd con i concerti
del Quartetto e non appena
viene chiamata da qualcuno,
obbligato a darle un colpetto
sulla spalla vista l’impossibilità
di Cissy a sentire quello che
le accade intorno, lei si toglie
immediatamente le cuffie
esclamando felice “Pronta!”,
esattamente come ai vecchi
tempi. Reggie, uomo riservato con un profondo senso
del dovere e della correttezza, era il tenore ed è quello
che conserva la migliore forma fisica, importante qualità
questa che, se vale per chiun-
N
que, per un certo tipo di attore lo è di più. Ne sa qualcosa Wilf, il baritono, che a
fronte di un apparente aspetto
giovanile che lo fa essere in
continua ricerca di avventure
galanti con giovani donne, è
costretto a muoversi con un
bastone e a scendere le scale
seduto su un montacarichi.
L’atmosfera di Beecham House si anima all’improvviso
quando giunge la notizia
dell’arrivo di Jean Horton
(Smith), vera e propria leggenda del canto, quarta componente del gruppo, che fu
causa del suo scioglimento
quando optò per la carriera
solista. Ma c’è di più: Jean è
stata sposata con Reggie, un
matrimonio durato nove…
ore. I due erano fidanzati da
un paio d’anni, Reggie era
innamoratissimo, ma proprio
durante la luna di miele, la
donna gli confessò di averlo
tradito pochi giorni prima
con un tenore italiano. Non
solo Reggie, ma ora anche
gli altri due temono che la
presenza di Jean, anche lei
ospite di Beecham House,
sia causa di attriti e gelosie:
dopo tutto lei è la vera e
unica star internazionale. Intanto le prove per il concerto
di gala, seppur faticosamente,
vanno avanti. Reggie com-
prende che i propri sentimenti per Jean non sono mai
del tutto scomparsi, e rivedendola sente che questi
stanno prepotentemente riaffiorando. Dal canto suo Jean
mostra di avere ancora un
profondo affetto per Reggie,
ma non ha il coraggio di
esplicitarlo temendo che quel
tradimento possa ancora incidere nel rapporto con lui.
Alla vigilia dell’evento musicale, Reggie decide di rompere gli indugi e, afferrando
la mano di Jean, le sussurra
una proposta. Il concerto che
seguirà sarà memorabile.
Presentato in anteprima italiana allo scorso Torino Film
Festival, l’esordio nella regia
di Dustin Hoffman non poteva
essere migliore. E questo lo
diciamo in barba all’accoglienza piuttosto tiepida che
il suo film ebbe sotto la Mole.
Tratto dall’omonima pièce
teatrale scritta nel 1999 da
Ronald Harwood e ispirata
da “Il bacio di Tosca”, un documentario svizzero di quindici anni prima ambientato
nella casa di riposo milanese
per musicisti voluta da Giuseppe Verdi, Courtenay se
ne è subito innamorato, suggerendo ad Harwood di scriverne un adattamento per un
film. E proprio grazie a quel
documentario svizzero che
Hoffman chiamò Harwood
chiedendo di dirigere la sua
versione cinematografica. Se
protagonista della storia è la
vecchiaia, il film di Hoffman
l’affronta nel modo migliore,
cioè con l’ironia, la leggerezza, l’umorismo (sono tante
le folgoranti battute, noi abbiamo premiato quella pronunciata da Jean che, alzando
gli occhi verso la lunga scalinata interna della casa di
riposo, per farla invoca l’assistenza di uno sherpa) e,
ovviamente, l’arte, in questo
caso quella del canto, evitando o, al massimo, relegando ai margini della trama gli
aspetti più malinconici della
terza e quarta età. Courtenay,
indimenticata icona del free
cinema inglese degli anni
Sessanta, “Billy il bugiardo”
su tutti, sembra aver stretto
un patto col diavolo e a nulla
valgono i suoi capelli grigi o
gli occhialini sulla punta del
naso per farci cambiare idea.
Della Smith, due volte premio
Oscar e straordinaria interprete del grande cinema e
teatro inglese, con numerose
incursioni in quello americano, è perfetta nel ruolo di
un’artista sul viale del tramonto che opta per la casa
di riposo, prima che i critici
musicali si accorgano che la
Jean di un tempo non c’è più.
Nel numerosissimo cast, formato da quasi tutti artisti e
musicisti veri e propri (non
azzardatevi ad alzarvi dalla
poltrona prima di aver visto
gli straordinari titoli di coda),
doverosa citazione va fatta
per Michael Gambon, che
nel film è Cedric Livingston,
l’organizzatore e regista del
concerto di gala. L’attore irlandese, sul palcoscenico da
cinquant’anni, ha conosciuto
la fama cinematografica in
età matura: subentrato al posto di Richard Harris dopo la
scomparsa di quest’ultimo,
per sei volte Gambon è entrato nel cast di “Harry Potter”.
Chiudiamo con una curiosità.
Non avendo mai dimenticato
le illusioni prima e i rifiuti poi
che ritardarono il suo ingresso
nell’olimpo dei grandi attori,
Hoffman ha chiesto alla sua
produzione di essere esentato
dalla prima selezione del cast,
per evitare di parlare del suo
film a un attore che poi avrebbe rischiato di non far parte
del progetto. Non fare agli
altri quello che ti hanno fatto
(di male) a te.
Nicola Palumbo
Animali
10
Mercoledì 23 gennaio 2013
Le ultime ricerche delle associazioni che difendono gli animali lanciano l’allarme estinzione
L’ultimo ruggito del Re Leone
Solo cinquant’anni fa in Africa se ne contavano centomila, oggi ne restano tra i quindicimila e i trentamila
di Francesca Ceccarelli
l re della Savana rischia di dover cedere
lo scettro: i leoni sono
a rischio di estinzione
è ufficiale. A lanciare
l’allarme già da anni sono diverse associazioni animaliste,
non ultima quella di ‘Lionaid’
secondo la quale le stime attualmente in circolazione sono
troppe ottimiste rispetto alla
realtà. La rivolta degli attivisti
arriva all’indomani di un’altra
ricerca, quella della Duke University, Carolina del nord, pubblicata dalla rivista Biodiversity
I
and Conservation. Gli studiosi
della Duke hanno constatato
quanto sia desolante il futuro
per gli esemplari di leoni ancora presenti sul globo. Solo
rispetto a cinquant’anni fa l’habitat a loro disposizione si
è ridotto ben di tre quarti.
Anche la stessa popolazione
leonina non ne esce indenne:
una riduzione di esemplari
che si attesta intorno a un terzo per solo trentamila ancora
in circolazione. Se i dati della
Duke sono pessimisti, ancora
di più sono quelli di LionAid:
in tutta l’Africa non si possono
contare più di 15.244 leoni,
cioè meno della metà, di cui
circa settecento vivono dislocati per il territorio africano.
Nigeria, Kenya,Tanzania, Zimbabwe e Botswana le terre
che ancora risultano essere
oasi di pace e prosperità per
il maestoso animale. Alla base
di tale divergenza di opinione
c’è un differente modo di raccogliere i dati: per contare il
numero di esemplari presenti
è necessario attirarli in luoghi
prestabiliti con delle esche e
poi fotografati dai due lati affinchè l’identificazione sia certa. Ecco, contare i leoni è
quasi impossibile e per questo bisogna affidarsi a stime
approssimative. Qualunque
cifra si scelga di appoggiare
resta comunque indiscusso
che la specie sia a rischio di
estinzione: allora quale la cura
e i possibili rimedi? Un problema di difficile soluzione
che comporta lo sforzo congiunto non solo delle associazioni, ma anche delle autorità e della popolazione
stessa. Infatti non è solo il
bracconiere il nemico dichiarato dei leoni, ci sono gli allevatori che mettono esce avvelenate per difendere il proprio bestiame, famiglie che
disboscano per costruire, po-
liziotti corrotti che complottano
con i cacciatori di frodo e ancora operatori turistici che
organizzano tour senza scrupoli che non rispettano l’ecosistema. Esiste però un ri-
Il Caso
svolto della medaglia che
vede in prima linea progetti
di salvaguardia: ad esempio
c’è quello di ‘ Ewaso Lions’
che opera nel Samburu, regione del Kenya centro-set-
tentrionale. Da cinque anni
gli operatori si dedicano infatti
non solo al censimento dei
leoni ma anche consolidare
il rapporto tra animali e abitanti del luogo.
I grandi felini: attrattive
illegali del circo
A Martina Franca, sequestrate 7 leonesse e 2 tigri
di 7 mesi detenute senza autorizzazioni
uccede poco più di una settimana fa. Un blitz
della Forestale a Martina Franca in un circo
dove erano detenuti senza autorizzazioni tigri e
leoni. Nonostante il preoccupante rischio estinzione di questi animali, vengono spesso sfruttati e
usati come attrazione di spettacoli circensi. Tutti di
sesso femminile gli esemplari sequestrati, 5 giovani leonesse di 5 mesi e 2 tigri di 7 mesi, oltre a
2 leonesse adulte. Ad intervenire sono stati gli uomini del Servizio CITES territoriale del comando
regionale di Bari in collaborazione con il personale
dell`ufficio territoriale per la biodiversità di Martina
Franca.
I grandi felini come tigri e leoni sono tutelati dalla
Convenzione di Washington sulle specie animali e
vegetali minacciate d`estinzione e sono considerati
pericolosi per l`incolumità pubblica. La loro detenzione, sempre vietata per i privati, per eventuali at-
S
tività circensi è subordinata al possesso di una
specifica autorizzazione del Prefetto, rilasciata
sulla base delle linee guida approvate dalla commissione scientifica CITES anche al fine di garantire il benessere degli animali. Gli animali, dopo il
sequestro, sono stati temporaneamente affidati in
custodia giudiziaria al domatore del circo che ne è
anche proprietario. L`uomo è stato denunciato
all`autorità giudiziaria competente per aver violato
le normative sulla detenzione di animali pericolosi.
I Forestali, contestualmente al sequestro, hanno
impartito ai titolari dell`attività circense le prescrizioni per scongiurare eventuali pericoli per bambini, spettatori o in generale persone curiose che
tentino di avvicinarsi ai felini. Ora spetta alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto
pronunciarsi sulla collocazione degli animali.
C.P.
In programma per il prossimo 4 marzo la
giornata di raccolta e smaltimento pellicce
La campagna animalista
è a ‘Brucia-pelo’
L’iniziativa è promossa da Aidaa e si svolgerà nelle piazze di 50
città italiane dove saranno allestiti gazebo per i volontari
n vezzo per signore e un lusso per pochi: le
pellicce sono da sempre simbolo di ricchezza non c’è dubbio. Molte sono le
donne, e in alcuni casi
anche gli uomini, che
amano avere un capo
del genere a discapito
di portafogli e soprattutto dello povere bestiole che restano vittime indifese di cacciatori e commercianti. Solo in Italia sono presenti oltre 90 milioni di
capi di pellicceria di diversa fattura spesso
fatte con gatti, volpi, visoni ed altri animali per
stime che si aggirano attorno a 1,5 miliardi di
esemplari. Arrivano allora in difesa di questi
schiavi del lusso associazioni animalista come
Aidaache promuovono campagne ad hoc per
sensibilizzare le persone e l’opinione pubblica:
si chiama ‘Brucia-pelo’ l’iniziativa che apre la
nuova stagione dell’associazione italiana difesa
animali e che porterà in più di cinquanta
piazze italiane volontari e stand per raccogliere
pellicce, colli e capi del genere per un grande
gesto etico e di liberazione personale. Tutte le
U
Un’altra specie rischia di scomparire
L’elefante thailandese è in pericolo:
il suo avorio si può vendere
n milione di firme per chiedere al primo ministro thailandese, Yingluck Shinawatra, di
vietare il commercio di avorio, così da impedire che nel Paese entrino illegalmente le zanne
degli elefanti africani, uccisi ogni anno a decine di
migliaia. E’ questo l’obiettivo della petizione globale lanciata, una settimana fa, dal Wwf in 156 nazioni. Nonostante la vendita di zanne di elefanti
africani sia vietata in Thailandia, l’avorio degli elefanti thailandesi può essere venduto legalmente,
spiega l’associazione animalista, secondo cui questa ”scappatoia legale” viene usata da reti criminali per ”inondare i negozi tailandesi con il sangue
dell’avorio africano”. Il bracconaggio ai danni
dell’elefante africano è in crescita esponenziale.
U
Stando al rapporto Etis 2012, una banca dati, che
registra i sequestri d’avorio, nel solo 2011 sono
state requisite 26,4 tonnellate di avorio, più del
doppio rispetto al quantitativo confiscato negli
otto anni precedenti. A marzo i rappresentanti di
176 governi si riuniranno a Bangkok per la Cites
(la Convenzione sul commercio internazionale
delle specie minacciate di estinzione) per discutere le problematiche globali legate al commercio
di specie selvatiche, tra cui il bracconaggio dilagante degli elefanti in Africa. Il Wwf ha annunciato:
“Chiediamo al primo ministro Shinawatra di cogliere quest’occasione per annunciare al Paese il
divieto sul commercio di avorio in Thailandia”.
Carola Parisi
pellicce raccolte verranno poi bruciate in un
grande falò come gesto dimostrativo alla fine
della campagna. “Questo scempio deve terminare- afferma Lorenzo Croce, presidente
nazionale Aidaa- da qui la decisione di dedicare
una giornata alla raccolta ed allo smaltimento
delle pellicce, con una iniziativa che vogliamo
ripetere di anno in anno. Per questa edizione
speriamo di poter mandare al rogo almeno
20.000 capi per dare un piccolo ma concreto
segnale agli italiani sono contro il massacro
degli animali e che si rifiutano di indossare gli
avanzi dei loro cadaveri”.
F.Ce.
Animali
11
Mercoledì 23 gennaio 2013
Si trovano in Ungheria, Repubblica Ceca e Romania gli allevamenti-lager da cui partoni i carichi diretti nel nostro paese
Traffico di cuccioli, le tappe di un calvario
Si intensificano controlli e sequestri in ogni parte d’Italia. Dietro il commercio gruppi criminali senza
scrupoli attratti da ampi margini di profitto. E la richiesta di cani di razza è sempre crescente
di Emiliano Stella
l maxi sequestro di cuccioli operato ieri a Torino dalla Guardia di
Finanza ha riportato
sotto i riflettori della
cronaca il business del traffico
illegale di cani, in costante
espansione. Il commercio illecito raggiunge ogni anno un
ingente volume d’affari che
rende milioni di Euro ad allevatori improvvisati e senza
scrupoli. A testimonianza di
ciò le sempre più frequenti requisizioni che avvengono alla
frontiera e nelle città italiane.
E’ difficile quantificare il fenomeno in termini di numeri e
statistiche a causa della frammentarietà dei dati disponibili.
Tuttavia le autorità fissano a
70mila la cifra di bestiole messe
in commercio negli ultimi 5
anni, mentre alcune associazioni animaliste si spingono a
stimare in 500mila il numero
di esemplari introdotti illegalmente nel nostro paese.
Nella maggioranza dei casi i
luoghi di provenienza dei cuccioli sono paesi dell’Est Europa
I
come Romania, Ungheria e
Repubblica Ceca. In allevamenti fatiscenti vengono messi
al mondo a ritmo serrato da
cagne fattrici le cui gravidanze
sono regolate chimicamente.
Appena possibile, anche a
metà del naturale periodo di
svezzamento, sono separati
dalle madri e sottoposti alla
microchippatura. Di conseguenza vengono forniti da veterinari corrotti e compiacenti
di un libretto sanitario, necessario per l’espatrio, che ne
attesta la vaccinazione. Il documento è naturalmente falso,
dal momento che la profilassi
antirabbica e quadrivalente
può essere attuata su un cane
di età ben superiore.
Il calvario di questi esseri
continua sui furgoni dove vengono occultati per sfuggire
ai controlli. Trattati alla stregua
di merci durante il viaggio
patiscono lo stress, la fame e
la sete. Il più delle volte contraggono, non essendo vaccinati, malattie come cimurro
e parvovirosi.
Il capolinea in Italia è rappresentato da un punto di rac-
BOLOGNA
colta dove allevatori e negozianti senza scrupoli, allettati
da cospicui margini di profitto,
prelevano la partita di cani
che spacceranno per Made
in Italy.
Il prezzo che generalmente
pagano è 50 Euro per ciascun
cane, quello al dettaglio oscillerà tra i 500 ed i 1500.
Questa “filiera” gestita da
gruppi criminali commette
reati che vanno dalla frode in
commercio all’esercizio abusivo della professione veterinaria e dal traffico illecito di
animali da compagnia al maltrattamento degli stessi. Animali che inevitabilmente arriveranno nelle case degli italiani in precarie condizioni di
salute ed in molti casi moriranno prematuramente.
Queste forme di allevamento
e trasporto sono effettuati in
difformità alle disposizioni di
tutela degli animali e sanitarie
attualmente in vigore. La normativa europea che regola le
condizioni di viaggio è esplicitata nel regolamento n.
998/2003 (che modifica la direttiva 92/65/CE) e non lascia
spazio a fraintendimenti.
Alle blande attività di contrasto
delle polizie dei paesi di provenienza che si traducono in
scarsità di controlli ed in qualche caso connivenza, si contrappone l’attenta vigilanza
delle nostre Forze dell’Ordine.
Quelle competenti in materia
sono il NIRDA (Nucleo Investigativo per i Reati in Danno
agli Animali) del Corpo Forestale dello Stato, i NAS (Nuclei
Anti Sofisticazioni) ed il NOE
(Nucleo Operativo Ecologico)
dei Carabinieri ed i Nuclei di
Guardie Zoofile dell’ENPA
(Ente Nazionale Protezione
Animali). Nei giorni passati si
è assistito a Napoli ed Udine
ai sequestri di due carichi di
cuccioli provenienti dall’Est
Europa, gli episodi hanno avuto un lieto fine con l’affido
degli esemplari ad associazioni animaliste e privati.
La stessa ENPA indica ciò che
può fare il cittadino, nel suo
piccolo, per contrastare questo triste fenomeno. Si sconsiglia vivamente di acquistare
cagnolini in luoghi non preposti a tale scopo come aree
di servizio, fiere del cucciolo
o via internet e di pretendete
dall’allevatore di vedere i genitori del cane che si sta per
acquistare. Esorta inoltre chi
volesse avere in casa un nuovo
amico a rivolgersi principalmente ad uno dei numerosi
canili sparsi sul territorio.
La storia
Digiuna per protestare contro Tommy, ogni giorno in chiesa
l’incatenamento dei cani
aspetta la sua padrona
Davide Battistini è al 14esimo giorno di sciopero della
fame. “La Regione Emilia-Romagna deve mettere fine
a questa abitudine medievale”
convinto, animalista e vegano. E sembra
voler arrivare fino in fondo con la sua
protesta estrema. Davide Battistini,
46enne ravennate, da due settimane ingerisce
solamente tisane non zuccherate e sale sciolto
nell’acqua. Vuole sensibilizzare l’opinione
pubblica sulla pratica della detenzione dei
cani mediante l’uso di catene, chiedendo a
gran voce alle autorità regionali dell’EmiliaRomagna di intervenire per abolire questa
forma di maltrattamento sugli animali. Dopo
nove giorni di digiuno era già dimagrito di 5
chili, si sente debole ed ha sempre freddo. E’
la determinazione che gli dà la forza di continuare, l’avversione per l’abitudine, diffusa so-
È
prattutto nelle campagne, di tenere i cani legati ad una catena di pochi metri, a mo’ di antifurto. Dalla mattina alla sera. Sotto la pioggia
o il sole cocente. Dalla nascita alla morte. Trascorre le sue giornate tenendo aggiornato il
blog scatenarediritti.blogspot.com, luogo virtuale frequentato da centinaia di persone ogni
giorno. Controlla di frequente la sua pagina
Facebook e cerca informazioni su leggi e regolamenti sul tema. In questa protesta sta investendo le ferie maturate e quelle del 2013.
Dice che ricomincerà a mangiare solo
quando la Regione inizierà a discutere della
sua proposta. Una proposta di civiltà.
E.S.
Un racconto struggente e commuovente.
Sembra quasi la trama di un film, invece è reale.
La storia di un cane che incarna pienamente la
tanto amabile fedeltà di questi animali
a sua padrona non c'è
più da due mesi e
Tommy non ha mai
smesso di aspettarla. Lo trovi
lì, sul sagrato della chiesa
San Maria Assunta a San Donaci (nel Brindisino), dove
tutti i giorni andavano a
messa uno affianco all'altro e
dove due mesi fa sono stati
celebrati i funerali di Maria
Margherita Lochi, 57 anni,
una vita trascorsa a prendersi
cura dei randagi. Sta lì ed
aspetta, sotto l'altare, a due
passi dal parroco che distribuisce la comunione ai fedeli. Nessuno ha avuto il coraggio
di mandarlo via. Una storia che da mesi commuove un'intera cittadina e che ricorda la vicenda raccontata dal celebre film con
Richard Gere, Hachiko. Un cane e il suo padrone, un legame che non si spezza neanche
dopo la morte. Maria amava moltissimo i suoi
amici a quattro zampe: li raccoglieva per
strada, li curava, li nutriva e divideva il pane
con loro. L'ultimo viaggio insieme proprio in
chiesa, dove agli inizi di novembre don Donato Panna ha celebrato le esequie di Maria.
E' stato allora che Tommy, per la prima volta,
ha varcato la soglia con l'aria mesta e il passo
lento. Il parroco non ha avuto cuore di cacciarlo via. "Ho da poco perduto il mio cane,
investito da un'auto - racconta il sindaco Do-
L
menico Serio - e qualche giorno fa mentre
ero a passeggio con mia moglie mi sono imbattuto in Tommy, abbiamo pensato subito di
adottarlo. Quando lo abbiamo chiamato ci ha
allungato la zampa, famigliare, ci siamo diretti
verso casa e lungo il percorso gli si sono avvicinati il venditore di panini, il macellaio, ed
altri. Mi sono insomma accorto che la gente
dell'intero paese lo avevo già adottato, e non
ho avuto cuore di strapparlo alla comunità. I
bambini gli hanno anche trovato un posto
dove dormire: Tommyè insomma il cane di
tutti". E' di fronte all'altare della chiesa matrice
che il cane di Maria Lochi ritorna tutti i giorni
all'ora della funzione, la comunità dei fedeli
per i quali è diventato una presenza famigliare non ha esitato ad accoglierlo, commossa.
Carola Parisi
Sport
12
Mercoledì 23 gennaio 2013
Le azzurre, nei quarti di finale degli Australian Open, superano le fortissime sorelle Williams
Errani-Vinci: attenti a quelle due
La rivincita olimpica, dopo oltre cinque mesi, è finalmente servita - Contro ogni pronostico, le italiane
rimontano e si aggiudicano il match - Ora, in semifinale, incontreranno il duo russo Makarova-Vesnina
di Federico Colosimo
mpresa storica di Sara
Errani e Roberta Vinci.
Le “regine” del tennis
italiano, nei quarti di
finale del torneo di
doppio degli “Australian
Open”, prima prova stagionale dello Slam, hanno battuto,
in 3 set Venus e Serena Williams. Conquistando le semifinali.
E’ stato un match sempre in
salita contro due rivali fortissime, giocato sulla scia del-
I
l’impietoso 6-1 6-1 incassato
dalle azzurre nei quarti dell’Olimpiade di Londra. Ci sono
volute più di due ore di lotta
contro il caldissimo sole di
Melbourne per confezionare
una rivincita sognata dallo
scorso 2 agosto. Le “gemelle
d’Italia”, si sono dimostrate,
in questa occasione, più forti
delle “sorellone d’America”.
Disputando una delle migliori
partite mai giocate dal “doppio vincente”. L’incontro è
combattuto sin dai primi
game. Con Serena efficacis-
sima al servizio: quattro ace
nei suoi primi due turni di
battuta. La Errani prima regala
un break alle Williams, poi lo
recupera nel game successivo
(2-3). Il momento decisivo
della primo set arriva quindi
all’ottavo gioco, con l’errore
in diagonale di Sara che permette alle americane di volare
5-3. Ci pensa poi Venus a
chiudere i conti nel game
successivo. 1 -0.
La coppia italiana trova uno
slancio d’orgoglio in avvio
del secondo set. Portandosi
subito sul 2-0. Ma le sorelle
Williams non si scompongono
e anzi rispondono subito con
3 giochi consecutivi. I turni
di battuta diventano stregati
e quando finalmente Serena
riesce a tenere il servizio, il
5-3 sembra una sentenza. Sara
Errani però non ci sta e tira
fuori dal cilindro un decimo
Alternanza, equilibrio e tensione rimangono le variabili
dominanti anche nel parziale
decisivo. Le giocatrici sono
ormai distrutte. Le gambe tremano, la testa non è più lucida.
Bisogna mantenere la calma.
Il “servizio”, diventa ormai
un fattore negativo per le quattro sfidanti. Venus Williams,
a sbagliare. Battuta potente e
precisa che regala alle due
italiane, un successo indimenticabile, storico. Oltre all’accesso alle semifinali. Una doppia impresa. Per un duo che
adesso andrà ad affrontare la
coppia numero 4 del tabellone: composto dalle russe Ekaterina Makarova e Elena Ve-
gioco da applausi, costringendo Venus all’errore sulla
palla decisiva che vale il 5-5.
L’altalena di emozioni si ripete
nei game seguenti. Si arriva
al tie-break. Dominato in lungo
e in largo da Roberta Vinci e
Sara Errani (7-1). Che rimandano così il verdetto al terzo
ed ultimo set.
all’undicesimo gioco, lo dimostra. Regalando, con due
doppi falli in rapida sequenza,
l’ennesimo break alle azzurre,
che si portano sul 6-5. Manca
solo un game per aggiudicarsi
l’incontro. Sara Errani sale in
cattedra e si dimostra autentica trascinatrice. Costringe nel momento decisivo –Venus
snina. Ma le azzurre adesso
non hanno più paura di nulla.
Da cinque mesi, ricoprono
infatti le vesti di leader nella
classifica mondiale. E dopo
aver battuto le sorelle (sulla
carta) più forti del mondo,
sono ora, anche agli “Australian Open”, le grandi favorite
alla vittoria finale.
STORICO PRESIDENTE DEI BLUCERCHIATI, HA TRASCINATO LA SQUADRA IN CHAMPIONS LEAGUE
Sampdoria : addio
a Riccardo Garrone
Le lacrime di Antonio Cassano: “Per me era come
un padre. È uno dei giorni più tristi della mia vita”
iccardo Garrone, storico presidente della Sampdoria, è morto nella sua villa di Grondona
(Alessandria). Padre di sei figli, aveva 76 anni: ne
avrebbe compiuti 77 proprio oggi, visto che era
nato a Genova il 23 gennaio del 1936.
Il calcio italiano, saluta così il presidente blucerchiato, affetto da tempo da una brutta e lunga malattia che negli ultimi mesi lo aveva tenuto lontano
dalle questioni più vicine alla squadra.
Garrone era presidente onorario e consigliere di
amministrazione dell’azienda di famiglia, la Erg,
fondata dal padre Edoardo nel 1938. Nominato Cavaliere del lavoro nel 1993, nel 2001 aveva proposto di unire Genoa e Samp, riducendosi poi
all’acquisto della squadra blucerchiata nel 2002.
Al suo primo anno di presidenza Garrone trascina
la squadra alla promozione in Serie A, affidandola
a Walter Novellino. Poi la lenta ma costante ascesa
verso un ritorno nel calcio europeo prima in Coppa
Uefa e poi, all’ottava stagione, in Champions League. Grazie anche all’incredibile coppia d’attacco
formata dal tandem Pazzini-Cassano. Dalla massima competizione europea si passerà poi nel 2011
R
a una nuova retrocessione, con
ritorno in Serie A già durante questa stagione con
Ciro Ferrara inizialmente
alla guida della squadra
e con quel Delio Rossi
subentrato solo da
poche giornate, ma che
aveva già regalato a
Garrone le prime
grandi gioie: compiendo un’impresa storica, sconfiggendo la quasi
imbattibile Juventus di Antonio Conte.
Garrone fu indispensabile nella gestione di Cassano. Era il 2007 quando “Fantantonio” tornò in Italia: qualche bizza nella prima stagione con Mazzarri,
poi piano piano la rinascita fino, come già detto, alla
qualificazione ai preliminari di Champions. Ma il 26
ottobre 2010, un martedì come tanti altri, accadde
l’incredibile. “Vorrei venissi con me a Sestri Levante
per il premio Rete d’argento. Basta che lo ritiri, puoi
anche non fermarti a cena”, chiese il presidente a
Cassano. Che rispose: “No. Io a Sestri Levante non
ci vengo”. Da queste parole nacque una lite furibonda. Garrone: “Perché no? Cassano: “Io non ci
vado in quello schifo di albergo a ritirare un premio
di m….” “Ma chi ti credi di essere?” continuava
Garrone. Fino all’inverosimile. Dove Cassano mostrava, per l’ennesima volta, la sua ira impetuosa:
“Fanculo. Vecchio che non sei altro”. Insulti accompagnati da altri epiteti irripetibili. Il tutto passando
davanti ad alcuni tifosi e compagni di squadra. Che
rimasero impietriti e senza parole. Da quel momento in poi Cassano non vestì più la maglia della
Samp, trasferendosi, nel gennaio 2011, al Milan.
Ma l’amore tra i due era troppo forte. A
distanza di un anno, Cassano, si presentò
a Bogliasco. Per chiedere scusa e per
sancire la pace con quel presidente che
con il talento di Bari Vecchia, si è sempre
comportato come un padre. E oggi Cassano si starà mangiando le mani. E starà
ripensando a quel disgraziato martedì. In
lacrime, per sua pura ammissione: “un
dolore straziante. E’ uno dei giorni più
brutti e tristi della mia vita. Rimarrai nel
mio cuore e ti vorrò bene per sempre”.
Con queste semplici parole, Antonio Cassano, ha voluto ricordare così Riccardo
Garrone. Un saluto commovente, invece,
quello della sua Sampdoria. Sul sito
ufficiale e sui social network:
“Uomo, padre, nonno. Imprenditore, industriale, dirigente
sportivo. Noi vogliamo ricordarlo semplicemente così,
sotto la Sud. Con la sciarpa
al collo e le braccia al cielo.
Vogliamo ricordarlo da
sampdoriano. E da sampdoriani
ringraziarlo.
Ciao e grazie Presidente”.
F.Co.
IL CALCIO IN MANO ALLE “FAMIGLIE”
Dopo la ‘ndrangheta, ecco la camorra
opo la ‘ndrangheta, anche la camorra
nel mondo del calcio. La potente cosca
dei D’Alessandro esercitava la sua “diretta influenza criminale” sulla Juve Stabia.
Questo l’allarme lanciato dalla Procura di Napoli. Almeno durante la travagliata stagione
2008-2009, quando la squadra della città di
Castellammare militava in terza serie e i suoi
giocatori, dopo una sconfitta a Pistoia, furono
umiliati, schiaffeggiati, colpiti con cinghie e costretti a togliersi le divise sociali così da restare
in mutande a bordo del bus che li stava riportando a casa. Poi ancora minacciati di morte
con luci da cimitero sulla panchina e i nomi
stampati su manifesti a lutto.
Vediamo la ricostruzione dei fatti effettuata
dalla magistratura napoletana: minacce di camorra ispirate dall’allora direttore generale,
poi amministratore unico del club, Roberto
Amodio. E attuate da esponenti dell’organizzazione malavitosa che, attraverso il dirigente,
controllava la società. Ne condizionava le
scelte tecniche. Incideva sulle strategie economiche, occupandosi di individuare gli sponsor. E, udite udite, incassava denaro con le
scommesse illegali.
Protagonista? La più grande famiglia malavitosa di Castellamare di Stabia, i D’Alessandro
appunto. Lo stesso clan che avrebbe prima
D
consegnato 200mila euro in contanti a Hector
Cuper - all’epoca dei fatti allenatore del Racing Santander - incaricato di rivelare i risultati
combinati di due partite della Liga Spagnola
e della Serie A argentina dei campionati 20062007. Ma entrambi i match finirono diversamente. E gli errori, in tema di mafia, non sono
commessi. Il clan, che già pregustava una facile vittoria, incassando soldi liquidi, perdeva
invece un mucchio di soldi. E finiva sul lastrico.
Cuper, veniva inseguito, minacciato e preso a
pugni negli spogliatoi. E fu costretto a fuggire
e a rifugiarsi in Argentina. Fino a quando il clan
non commetteva un enorme errore: parlava al
telefono della vicenda e veniva quindi scoperto.
Scarica

A casa i marò oa casa Terzi