19
pubblicazione gratuita
anno V
numero 19
marzo/aprile 2016
LEVANTE
la mina (di creatività) vagante
Il coraggio di sapere
la fotografia del XXI secolo tra arte e reportage
GETTAR LUCE SUL CRIMINE
fotografia e fiction a caccia di prove
la tipografia è morta
lunga vita alla tipografia
KAGURA BREATH
l’illuminismo sferico di davide di taranto
DMAG EXHIBITION
2
Ian
EDITORIALE
3
Muche
I soggetti di Jan Muche, nato nel 1975, prendono
spunto dalla vita quotidiana, ma una volta entrati
nelle tele vengono mescolati e composti in modo
tale da creare scene irreali e paradossali, dove i punti
di riferimento spaziali e temporali possono essere
facilmente perduti e ribaltati. L’osservatore viene
coinvolto e stimolato dalle immagini forti, dai colori,
da linee architettoniche ardite che spesso tagliano lo
spazio e ne rompono l’equilibrio, creando una
prospettiva distorta che onora comunque la logica
pittorica. Nei suoi dipinti è evidente l’interesse per il
“geometrismo” che entra totalmente a far parte
della composizione dell’opera stessa. Muche analizza
e ripropone i prodotti visivi quali risultato della
società e dei media contemporanei, creando per lo
spettatore una visione caotica d’insieme.
JAN-MUCHE.DE
COVER 2
© Roberto Panucci,
LEVANTE
INDICE
DMAG VISUAL ARTS
EXHIBITION - IAN MUCHE 2
il coraggio di sapere 4
KAGURA BREATH 10
DMAG STORYTELLING
gettar luce sul crimine 6
la tipografia è morta. lunga vita alla tipografia 7
BAZINGA! - papero, atlantide, nn 15
PHILSHAKE - illuminismo 16
DMAG PORTRAIT
LEVANTE 8
#aLifeInSixTweets - enrico gentina 19
DMAG PERFORMING ARTS
quella luce accesa sulla collina di craviano 11
DMAG INNOVATION
BY THE EBOOK - #twitteratura 14
HOLOSUITE - la poesia interattiva di fabrizio venerandi 18
DMAG ENTERTAINMENT
MUSIC STREAM - arturocontromano, med in itali 12
WHAT’S ON IN 20, 21
pillola di lucio, trendtopics,
my song n 5, save the date 22
HOROSCOCULT 23
Senza titolo, 2015, acrilico e inchiostro su tela, 100 X 130 cm
Courtesy of Galleria Opere Scelte, Torino
DMAG GREENTHINKING
NATOURS - giganti 17
n. 19
Davide Di Taranto
BLACK HOLE, 2015,
terracotta, argilla dura, cementite, smalto,
42 x 30 x 30 cm
Courtesy of Galleria Weber & Weber
ILLUMINISMO
COVER 1
marzo / aprile 2016
direzione editoriale
Francesca Chiappero
art director e grafica
Francesco Gallo / Stille
coordinamento redazionale
Rossana Rotolo
“L'illuminismo è l'uscita dell'uomo da uno stato di minorità
il quale è da imputare a lui stesso. Minorità è l'incapacità di
servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro.
Imputabile a se stessi è questa minorità se la causa di essa non
dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di
decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto senza
esser guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di
servirti della tua propria intelligenza - è dunque il motto
dell'illuminismo” (Kant 1784)
“Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza”.
Appunto, mi vorrei soffermare su questi due sostantivi: coraggio
e intelligenza.
Anno 2016: Illuminismo o Oscurantismo?
Siamo ancora in grado di servirci della nostra intelligenza?
O dobbiamo sempre essere guidati da altri, nella totale
mancanza di coraggio? Coraggio di reagire, di contestare, di
incazzarci, quando serve, e ora quanto serve! Nell’Anno
Domini 2016 siamo ancora a dibattere e legiferare su elementari
diritti finora negati, siamo a cavillare sull’uso del termine
“fedeltà” ... a dissertare su chi è “normale” e chi è “contro
natura”. Siamo ancora a ergere muri, a pensare che siano i
mattoni e il filo spinato a proteggerci, e non piuttosto, a custodire
il nostro egoismo. Sempre concentrati sul nostro ombelico, a
preservare il nostro “orticello” e guai a chi possa interferire,
creare un momento di disturbo alla quiete delle nostre
inossidabili certezze.
Intelligenza e coraggio.
Intelligenza di capire che esistono altri mondi, altri modi,
altre imminenti priorità.
Coraggio e lungimiranza nell’affrontare le immani sfide che sono
alle nostre porte. Il tema ambientale o l’epocale fenomeno dei flussi
migratori, solo per citarne alcuni, “davvero irrilevanti”...
Coraggio di sapere, di condividere, di sperare.
ILLUMINISMO 2016: “abbi il coraggio di amare”.
DMAG, ovvero dreams magazine.
Per noi di DMAG la cultura, i giovani,
la meritocrazia, la formazione,
la ricerca sono prioritarie: voci passive
nel bilancio della società odierna,
ma assolutamente attive e fonte
di impagabile arricchimento nella
società che auspichiamo, che sogniamo.
Torino, oggi, registra un incredibile
e invincibile attivismo nel settore
culturale, soprattutto in ambito
giovanile. Esiste un fitto sottobosco
di realtà che persegue il nobile
obiettivo di fare arte, muovere
il pensiero, con tenacia, passione
e dedizione, nonostante gli evidenti
problemi di natura economica.
E’ a questo mondo che il nostro sguardo
si rivolge.
F.C.
hanno collaborato
a questo numero
editore
Associazione Culturale DFT
Franco Andreone, Caterina
Berti,Ylenia Cafaro, Nicoletta
Diulgheroff, Luciano Gallo,
Claudia Losini, Niccolò Maffei,
Caterina Marini, Federico Minetti,
Irene Perino, Antonio Raciti,
Francesco Sparacino, Federica
Tammarazio, Danilo Zagaria
stampa
Industrie Sarnub spa
redazione
corso Vittorio Emanuele II, 30
10123 Torino
[email protected]
Registrazione presso il Tribunale
di Torino n. 49 del 5/10/2012
DMAG è una freepress distribuita
nel circuito freecards.
La rivista è bimestrale.
La redazione non si assume
alcuna responsabilità
per eventuali variazioni
di programmazione, date, eventi.
DMAG è anche online
www.d-mag.it
we are on :
DMAG VISUAL ARTS
4
Il CORAGGIO
di sapere
La fotografia del XXI secolo tra arte e reportage
Di Federica Tammarazio
Da quando l'immagine fotografica condivide con la parola la funzione di testimone della
cronaca e della storia, il suo ruolo nell'equilibrio narrativo è cresciuto, in alcuni casi
arrivando a uguagliare il linguaggio testuale. Il modo di dire per cui un'immagine vale più
di mille parole non è certo un caso.
Questo perchè la fotografia, per dirla con Roland Barthes “non dice (per forza) ciò che
non è più, ma soltanto e sicuramente ciò che è stato. Questa sottigliezza è determinante.
Davanti a una foto, la coscienza non prende necessariamente la via nostalgica del ricordo
(quante fotografie sono al di fuori del tempo individuale) ma, per ogni foto esistente al mondo,
essa prende la via della certezza: l'essenza della Fotografia è di ratificare ciò che essa ritrae”.
(La camera chiara, Einaudi, Torino, 1980, p. 86).
Cosa significa? Essenzialmente la fotografia è una conferma della realtà. È un occhio
obiettivo, poiché coglie il tutto nella selezione dello spazio e del tempo effettuata dal
fotografo. In sintesi: l'immagine è obiettiva, il fotografo sceglie. Insistere su questa
distinzione è importante, soprattutto alla luce di alcuni casi che negli ultimi vent'anni
hanno alimentato il dibattito sul ruolo della fotografia di reportage e d'arte connotata
dall'impegno civile.
Il primo caso. Nel 1993 il fotografo sudafricano Kevin Carter è inviato dal
quotidiano «Johannesburg Star» in Sudan per un reportage sulla guerra civile. Qui
realizza il suo scatto più celebre e controverso: una bambina denutrita si accuccia in
terra al limite delle forze, mentre poco distante da lei un avvoltoio è in attesa della sua
morte. Si tratta di una delle immagini più note del fotogiornalismo internazionale, non
solo perchè con essa l'anno successivo Carter vince il premio Pulitzer, ma anche perchè
ne sarebbe scaturito un dibattito sul ruolo dell'autore, invisibile nella scena, ma presente
al drammatico evento nella realtà.
Non ci sono notizie certe su cosa fece Carter in quella situazione: se e quanto attese
che la scena rispondesse alla sua idea personale osservando immobile dietro la macchina
l'avvoltoio e la bambina, e se infine la soccorse. La sua presenza si traduce nel drammatico,
inaccettabile racconto per immagini dell'agonia di una creatura.
Basandosi sulla ricezione della fotografia da parte dell'opinione pubblica internazionale,
nel 2006 Alfredo Jaar realizza la videoinstallazione ambientale The sound of
silence: in una stanza buia una lunga serie di frasi in dissolvenza racconta la storia
dell'immagine e dell'autore fino al presente.
Il video si conclude infatti con l'eblematica riflessione
kevin
kevin
kevin carter is survived by his daughter megan
this photograph is owned by
the megan patricia carter trust
the rights of this photograph
are managed by corbis
corbis is owned by bill gates
corbis is the largest photo agency in the world
corbis controls close to 100 million photographs
the reference number of this photograph
is corbis 0000295711-001
no one knows what happened to the child
Dopo più di dieci anni il lavoro di Alfredo Jaar ridefinisce il confine delle responsabilità
etiche intorno a Carter. Dopo la morte del fotografo, lo scatto diviene fonte di reddito
per gli eredi e per l'agenzia fotografica internazionale Corbis. E, traducendo Jaar “nessuno
sa cosa accadde alla bambina”.
VISUAL ARTS
5
L'OCCHIO
obiettivo
sulla REALTÀ
un bambino, proprio come nel caso della foto di Carter), ma è il punctum (la componente
emotiva) a fare la differenza: la t-shirt rossa e i pantaloncini blu indossati dal bambino
azzerano la distanza tra il destinatario dell'immagine e il soggetto, che qui è, come ha scritto
Mario Calabresi, “un bambino che sembra dormire, come uno dei nostri figli o nipoti”.
Due mesi fa l'artista cinese Ai Wei Wei si reca sulle spiaggie dell'isola greca Lesbos
e rimette in scena lo scatto di Nilüfer Demir, facendosi fotografare da Rohit Chawla
nella stessa posizione di Ayal Kurdi. L'immagine di Ai Wei Wei si è diffusa rapidamente,
generando consensi e dissensi. Tra i contrari, molti vedono in essa un'operazione di
facile visibilità per l'artista cinese, che sta conducendo un intervento a sostegno dei
profughi attraverso una capillare documentazione delle sue azioni sui social media.
Ai Wei Wei vuole mantenere l'attenzione sul problema umanitario internazionale dei
rifugiati siriani e utilizza la drammatizzazione del reportage raggiungendo un livello
differente: un intervento di messa in scena conclamata, in cui il corpo dell'artista è
sinonimo, tra le altre cose, della morte dell'anima.
In questo caso i linguaggi sono completamente divergenti, ma la distanza degli intenti tra
l'operazione artistica e il fotogiornalismo è annullata.
Nelle due differenti espressioni non bisogna confondere la scelta con la creazione.
Entrambe sono reali, ma la fotografia giornalistica prevede inoltre una distanza necessaria
dell'autore, che fissa l'immagine di un evento che accade di per sé, senza sollecitarne
l'attuazione. In questo senso il fotografo da una parte è spettatore, mentre è autore nella
scelta dello spazio e del tempo che fissa con lo scatto.
Si arriva così al terzo caso. Il 18 febbraio l'australiano Warren Richardson ha
vinto il World Press Photo 2016, con Hope for a new life, che immortala un
neonato che passa dalle braccia di un uomo a un altro tra il filo spinato al confine tra la
Serbia e l'Ungheria nella notte del 28 agosto 2015. Come nei casi precedenti, c'è un
bambino al centro di un fatto drammatico (qui, anche di speranza). Richardson, che
assiste all'evento senza disturbarlo, favorirlo o ostacolarlo, dichiara: “Erano circa le tre
del mattino quando ho scattato la foto e non potei utilizzare il flash perché la polizia
poteva vedere quella gente. Scattai al chiaror della luna”.
Le sue parole contengono la definizione perfetta dell'occhio obiettivo. Perciò,
alla fine tutto si riduce a una domanda: cosa abbiamo il coraggio di sapere?
Il secondo caso. Nel settembre 2015 la turca Nilüfer Demir scatta la fotografia
del corpo di Ayal Kurdi, un bambino di 3 anni annegato nel Mediterraneo, mentre
con la famiglia e altri profughi siriani tentava di raggiungere Kos. Nilüfer Demir documenta
il ritrovamento di Ayal sulla spiaggia di Bordum (Turchia) e il pietoso gesto del militare
turco che lo toglie dall'acqua. Per giorni la fotografia è stata al centro di un dibattito
internazionale riguardante la sua pubblicazione e più in generale il confine tra l'informazione
e il rispetto dei diritti umani. Cosa differenzia questa immagine dalle altre centinaia
altrettanto drammatiche diffuse dai media? Per dirla con Barthes, lo studium, cioè la sua
componente oggettiva, è nel dramma che racconta, nella perdita di una vita umana (di
World Press Photo of the Year
® Warren Richardson, Australia, 2015, Hope for a New Life
A man passes a baby through the fence at the Serbia/Hungary border in Röszke, Hungary, 28 August 2015.
DMAG STORYTELLING
6
gettar
LUCE sul
crimine
Fotografia e fiction a caccia di prove
Di Danilo Zagaria
Scoprire la verità è il fine ultimo della crime-fiction. Il mistero, nascosto nel
gomitolo della trama, per essere individuato, compreso e portato alla luce necessita
di indagini, tecnica e intuito. Dalla scena del crimine, imbrattata di sangue e pregna di
interrogativi spesso apparentemente irrisolvibili, il detective indaga per scovare
prove, gli elementi empirici fondamentali che porteranno all’individuazione del
colpevole e alla ricostruzione del movente.
Ogni narrazione gialla si serve dunque di un complesso apparato di
abilità atte a illuminare i dettagli e dotarli di senso. Se nel periodo d’oro
del genere erano le doti deduttive dell’investigatore – vero e proprio osservatore
della natura umana che oggi chiameremmo profiler – a fare la differenza, nelle
narrazioni odierne a Holmes, Poirot e Miss Marple si è sostituta la tecnica, di cui
l’analisi del DNA non è che l’aspetto principale.
Ma quale invenzione, ben prima della scoperta del DNA, si impose nel mondo delle
tecniche investigative, quelle vere stavolta? La fotografia, ovviamente, capace
di catturare ogni dettaglio, rendendolo prova inconfutabile. La pensò così il
parigino Alphonse Bertillon, primo criminologo a utilizzare in modo sistematico la
fotografia per analizzare la scena del crimine. E sono proprio foto di cadaveri in
stanze messe a soqquadro da lotte e rapine quelle che aprono la mostra in corso
presso Camera – Centro Italiano per la Fotografia, ideata da Diane
Dufour a titolo: Sulla scena del crimine. Dalla criminologia ai droni. Una
sala dopo l’altra, la fotografia allarga il campo, mostrando la sua versatilità
nell’indagare i misteri e le nefandezze della storia: guerre, campi di concentramento,
repressioni staliniane e gli attacchi ben poco precisi dei moderni droni militari.
E nel campo delle indagini, quanto viene ancora utilizzata la fotografia?
Cristina Brondoni, criminologa milanese che nel 2015 ha pubblicato un
saggio per la casa editrice torinese Las Vegas – Dietro la scena del crimine,
Morti ammazzati per fiction e per davvero – assicura di sì.
CB: Moltissimo. Parte del mio lavoro si basa sulle foto della scena del crimine. Una
accurata documentazione della scena del crimine permette un'analisi approfondita.
Con Luciano Garofano, ex generale del RIS, stiamo facendo corsi anche ai
soccorritori, chi lavora in ambulanza, poiché spesso sono i primi ad arrivare sulla
scena: anche loro possono e devono fotografare lo stato dei luoghi (consegnando
poi le foto all'autorità, naturalmente).
Nel libro l’autrice smaschera i cliché e le imprecisioni nelle narrazioni
di genere, in narrativa come nelle serie TV. Quanto è accurata la
rappresentazione del crimine?
CB: In quasi tutti i casi la scena del crimine è teatrale, e non potrebbe essere
Dietro la scena del crimine di Cristina Brondoni (Las Vegas Edizioni, 2015).
Illustrazione di copertina a cura di Alessio Furfaro.
Messinscena dimostrativa del sistema di fotografia metrica di Alphonse Bertillon.
© R. A. REISS, coll. IPSC
altrimenti. Il disordine non è casuale, è artistico. Nella realtà il disordine difficilmente
è artistico. Le serie che hanno fatto scuola sono CSI e Criminal Minds. Ma non è
il caso di prendere per vero tutto ciò che si vede.
Da tempo si parla di “effetto CSI”: alcune narrazioni nel campo della crime-fiction
hanno portato il pubblico ad aspettarsi dalle scienze forensi gli stessi risultati
strepitosi visti in TV. Sia il saggio di Cristina Brondoni che la mostra visitabile a Torino
ci avvertono di non fare confusione tra il mondo reale e la sua rappresentazione
artistica. La realtà, come si suol dire, ha la spiacevole (o piacevole, dipende)
caratteristica di non essere coerente e lineare al pari della finzione.
STORYTELLING
7
La tipografia è
MORTA
Lunga VITA
alla tipografia
La magia della stampa letterpress all'Archivio Tipografico di Torino
di Federico Minetti
Nascosto in una piccola via del quartiere Valdocco, vicino alla bellissima Basilica di Maria
Ausiliatrice, scopro un sabato pomeriggio l'Archivio Tipografico di Torino, dedicato
alla stampa letterpress. Fuori, è un anonimo portone di una via poco frequentata, ma un
attimo dopo, quando si varca la soglia, ecco la magia. Un suggestivo laboratorio che ospita
nove macchinari di stampa perfettamente funzionanti e una collezione di polizze di caratteri
tra le più grandi d'Italia. Si perderebbero le ore a osservare i vecchi font in piombo e legno e
i movimenti meccanici delle matrici che imprimono l'inchiostro sulla carta. È la magia della
stampa letterpress, la tecnica di stampa con cui una matrice rilievografica viene inchiostrato e
pressato direttamente contro la carta, tecnologia che per ben cinque secoli, fino a una trentina
di anni fa, è stato sinonimo di stampa, e che, grazie alla sua bellezza e artisticità, scopre oggi
una nuova vita.
La storia di Archivio Tipografico nasce alla fine degli anni '90. In quel periodo la
stampa aveva appena vissuto il definitivo passaggio alla tecnologia offset, sviluppata negli anni
'70 e diventata standard produttivo nel decennio precedente. Le vecchie tipografie si erano
dovute per forza di cose adeguare, pena l'esclusione dal mercato. Emanuele Mensa, docente e
appassionato dell'arte della stampa, decide di concretizzare il suo amore per la stampa
tipografica iniziando a raccogliere macchinari e caratteri. Nasce così la prima collezione
dell'Archivio, che trova casa in un piccolo magazzino in zona San Paolo.
Negli anni successivi Emanuele mantiene e alimenta attivamente l'archivio. Grazie alle donazioni
di alcune storiche tipografie torinesi, tra cui l'importante lascito della tipografia Marchisio,
che aveva sede in via Maria Vittoria, l'archivio inizia a comprendere una quantità di macchinari e
caratteri sempre maggiori, la metà dei quali usciti dalla famosa fonderia Nebiolo. Diversi grafici e
designer iniziano a interessarsi, fino a che, circa cinque anni fa, si uniscono all'Archivio Tipografico
Nello Russo e Anna Follo, e poi Davide Tomatis, Davide Eucalipto e Gabriele Fumero.
Quando Nello arriva a Torino proviene da un'esperienza lavorativa in tipografia a New York,
dove ha vissuto in prima persona quello che negli Stati Uniti è stato un vero e proprio revival
di questa tecnologia di stampa. Dopo una quindicina d'anni di oblio la stampa tipografica aveva
iniziato a calamitare l'interesse di grafici e designer, che sempre più recuperavano le vecchie
macchine rimettendole in funzione con un utilizzo non più industriale, ma artistico e creativo.
Nello vuole fare qualcosa di simile in Italia, e così, insieme alla moglie Anna, incontra Emanuele
e iniziano insieme a promuovere attivamente l'Archivio, per trasmettere la bellezza di
questo tipo di stampa e i suoi valori di qualità estetica, competenza professionale,
artigianalità.
Con queste premesse arriva la nuova sede in via Brindisi, un paio di anni fa, con un'affascinante
storia alle spalle: l'ampio laboratorio ricco di luce naturale era infatti stato sede, nella prima
metà del '900, di una zincografia che collaborava con diverse case editrici, il cui proprietario,
durante la seconda guerra mondiale, aveva stampato documenti falsi per numerosi cittadini
ebrei torinesi, salvandoli dalla deportazione. Il nuovo spazio è un luogo che non vuole essere
un semplice archivio, ma un laboratorio attivo, in cui lavorare e creare.
Ecco l'Archivio Tipografico oggi. Una magnifica collezione di caratteri e macchinari.
Un laboratorio attivo in collaborazioni e pubblicazioni artistiche e commerciali. Un archivio
aperto in cui avvicinarsi a questa bellissima tecnica di stampa. Un luogo dedicato al mantenimento
di un saper fare antico e nuovo al tempo stesso, capace di reinventarsi in modo creativo. Un
segno tangibile dell'amore per quella forma d'arte che è la stampa letterpress.
ARCHIVIOTIPOGRAFICO.IT
DMAG PORTRAIT
Levante
MINA
8
la
(di creatività)
vagante
Di Caterina Berti
PORTRAIT
9
e fuggire con mio padre. L’illuminazione più bella circa questo brano mi venne mentre, di ritorno
a casa, guidando in autostrada pensai a un duetto con lei. Quando glielo chiesi, accettò
coll'entusiasmo che la contraddistingue. Mia madre è una donna magnifica e piena di sorrisi.
Più si avvicinavano i giorni delle registrazioni, però, più cominciavo a temere che potesse non
riuscire a registrare per bene la sua voce… non è facile entrare in uno studio per la prima
volta e cantare e interpretare un brano in modo eccellente. Ma mi sbagliavo. Anche quella volta
mia madre dimostrò quello che avevo sempre sospettato: è un’eroina.
Ok. Dall’amore al disagio: in Manuale c’era Alfonso, in Abbi cura di te c’è Pose plastiche,
di nuovo una canzone che esprime fastidio nei confronti di situazioni sociali obbligate.
Perché?
Sono una persona molto diretta, non le mando a dire, detesto l’ipocrisia. Inutile dirti che il
contesto “party” a quanto pare richiede un divertimento obbligatorio, ostentato, eccessivo,
inutile. Entrambe le canzoni sono ambientate tra palloncini e festoni, ma hanno due obiettivi
differenti: Alfonso racconta del mio disagio post-adolescenziale. Alla domanda “che ne sarà di
noi?” la risposta è “che vita di merda!”, travolta dall’ansia di un domani incerto e circondata da
persone divertite mentre io mi sento scomoda… della serie “fermate il mondo, voglio scendere!!”.
Pose Plastiche descrive invece una situazione meno scomoda: una festa che non è metafora della
vita e che, se abbandonata, non porta a gravi conseguenze. Una festa di cui si scorgono vizietti: il
vecchio che non lascia spazio al nuovo, la lucentezza dell’oro finto… La prima è una situazione nota
che non mi spaventa più, la seconda mi spaventa ancora. Ma so come prendere le dovute distanze.
Che programmi hai per il futuro? Dove ti vedremo prossimamente?
Finirà l’ABCDT TOUR a Maggio, passando per l’ALCATRAZ DI MILANO (il 13 marzo) e il
CAP 10100 di Torino (31 Marzo, 1 e 2 Aprile) e poi mi chiuderò in studio per nuovi lavori.
Tante cose bollono in pentola ma non posso dare anticipazioni purtroppo.
Un’illuminazione per gli illuministi lettori di DMAG?
Ciao Levante! Chi sei, nelle tue parole?
Ciao! Sono una ragazza normalissima, una siciliana trapiantata a Torino con una grandissima
passione per scrittura e musica e la mente tra le nuvole - alla continua ricerca di qualcosa di
creativo da fare. Sono una mina di creatività vagante, ecco.
Nei live dò il meglio di me, la mia musica ha un altro sapore. Cerco di portare le persone
dentro una stanza magica, che non si vede ma è ugualmente percepibile. Mi emoziono, sempre.
Quando posso scendo dal palco per andare in mezzo alla gente e guardarla negli occhi mentre
canto e racconto storie.
Il tema di questo numero di DMAG è Illuminismo. Hai mai avuto un’illuminazione?
Qui e ora. Potrei parlarne per giorni, forse mesi. Al di là della cura, dell’amore, di cui mi impegnerò
ad essere una portatrice sana finché campo - senza carie ai denti o iperglicemia.
Come pane, burro e marmellata, ecco: una fetta soltanto. Al di là dell’amore, quindi, vorrei
ricordare a me stessa e a chi legge che la vita è oggi. Non è domani e non è più ieri… abbiate
il coraggio di realizzarvi. Senza tremare.
Ogni Bene. L.
@LEVANTECANTA
@LEVANTEOFFICIAL
LEVANTE.OVERBLOG.COM
Illuminismo? Che bello! Per gli Illuministi la ragione era come una candela accesa nel buio,
quando mi capita di dover descrivere una persona visionaria, lungimirante, una mente eccelsa
e creativa, uso la parola “illuminista”. Ho avuto delle illuminazioni sì - uno di quei momenti in
cui in modo istintivo o casuale, si riesce a vedere al di là di ciò che è realmente visibile. Mi è
capitato scrivendo, attraverso la musica, la pittura, cucendo… all’improvviso ho l’idea - che fa
da ponte e mi porta in un mondo nuovo. Si apre una finestra e vedo oltre.
Visto che parliamo di illuminazioni: come avviene il tuo processo creativo?
In modo semplice, spontaneo. Nasce dall’emozione, attraversa le corde della chitarra, i tasti di
un piano, e annega nell’inchiostro delle mie parole. È un’esigenza. Forte, a volte dolorosa. Mi è
capitato spesso di trovarmi in luoghi troppo distanti dalla mia “stanza creativa”, di sentirmi
letteralmente un pesce fuor d’acqua. Sono un’autrice che canta. Sebbene utilizzi delle formule
semplici per parlare a me stessa e agli altri, cerco di non inciampare nelle banalità, se non di
proposito. Essere tutto questo e molto altro è la mia forma di libertà. In un altro ruolo soffocherei,
sarei morta, finita. Infelice.
Dopo Manuale Distruzione, hai pubblicato Abbi cura di te, che trabocca di canzoni
d’amore. L’amore curioso dell’infanzia, l’amore lungo una vita, l’amore finito,
l’amore per se stessi… Perché è così importante parlare/cantare/suonare ancora
di un argomento così spesso trattato?
C’è qualcosa di più importante dell’amore nella vita? Quando parlo d’amore non mi riferisco
solo ai rapporti, ai sentimenti condivisi, ma a qualcosa di più alto. L’amore muove tutto e tutto
dipende da esso. Le conseguenze dell’amore (come recita un grandissimo film) - o dell’assenza
dell’amore - creano il mondo. I suoi pregi e i suoi difetti, il bene e il male, la luce e il buio. Non
esiste essere vivente che prescinda da questo. Somma queste motivazioni a un periodo felice
e il risultato è Abbi Cura Di Te. Da che l’uomo ha memoria la musica, la letteratura, l’arte e la
filosofia hanno esplorato l’amore sotto ogni aspetto. Non mi stupisce che la musica continui a farlo.
Sebbene non mi dedichi soltanto a questo argomento, il fil rouge di questo disco è senz'altro la cura
per se stessi (e di conseguenza per gli altri). Nel mio piccolo, provo a parlarne attraverso il mio
carattere, con le mie parole, con il mio modo di guardare il mondo. Ognuno di noi è unico.
La copertina di ABCDT ti ritrae con un coltello puntato a un cervello (su cui però
sei seduta), e un cuore in mano. È indice di una scelta programmatica, tipo “più
sentimento, meno ragione”? Come dobbiamo interpretarlo?
L’anno in cui ho scritto Abbi cura di te ho affrontato delle situazioni molto dure, ho fatto delle
scelte coraggiose, dettate principalmente dal cuore… in questa immagine iconica di copertina
ho scelto di riassumere questo concetto a colpo d’occhio, pugnalando la ragione (senza mai
perdere la testa) e salvando il cuore.Volevo fosse chiaro, facile, diretto. Mi pare di esserci riuscita.
È un disco, è una parte di me ma è comunque un pezzo di vita, uno spaccato. Chissà in quante
altre situazioni mi ritroverò e quante altre copertine racconteranno l’opposto…
Levante live HIRES - Foto di Giandomenico Ricci
ABCDT contiene Finché morte non ci separi, dedicata alla storia d’amore dei tuoi
genitori. Hai scelto di cantarla insieme a tua madre, che è comparsa anche nel
video. Come mai?
Per un’intera vita ho cantato di mio padre, della sua assenza, delle mie mancanze. Poi mi sono
fermata a riflettere su ciò che realmente mi era rimasto, su chi aveva continuato ad esserci e
su chi, con tantissima fatica, aveva fatto del suo meglio affinchè venissi su bene. Mia madre meritava
questa canzone. Ho voluto raccontare la sua versione dei fatti, il suo dolore, il suo amore.
Ho scelto di parlare di quella sedicenne che legò le lenzuola per calarsi dal primo piano di casa
ABCDT cover album - Foto di Riccardo La Valle
DMAG VISUAL ARTS
10
KAGURA
BREATH
L’illuminismo sferico di Davide di Taranto
PERFORMING ARTS
11
QUELLA
luce accesa
sulla
COLLINA
di Craviano
di Irene Perino
“Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! E' questo il
motto dell'Illuminismo”.
Davide di Taranto alla sua seconda personale alla Galleria Weber & Weber
ha presentato un’interessante e recente serie di sculture, dedicata all’importanza
degli elementi e del loro simbolismo intrinseco, da sempre oggetto della sua
profonda riflessione artistica. Facendo sue le parole di Kant, padrone della “decisione
e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidato da un altro”,
l'artista si è messo in gioco, confrontandosi con tutto ciò che lo circonda. Armato di
ispirazione e di arte, ha sfidato l’universo intero cercando di comprenderlo.
Obiettivo della sua ricerca, è trovare il suo posto nella realtà, e per farlo analizza lo
spazio fisico e metaforico che lo circonda. “Spazio” e “spazio”, nella sua accezione
più piccola e quotidiana e in quella più ampia e sconosciuta di “universo”. Per capire
dove si sta andando, non è sufficiente guardare verso la fine del nostro viaggio. È ciò
che ci ha preceduto che ha permesso di tracciare un percorso ed è proprio da dove
tutto è nato che si deve ripartire per comprendere.
Il cerchio è la forma che ossessivamente torna nelle sue sculture, il “luogo
geometrico” in cui cerca quel punto di partenza chiedendosi quale sia la direzione
verso cui tutto tende. In prima persona, fronteggia i significati e prova ad integrarli,
mostrandosi nelle sue sculture mentre guarda dritto nella forma infinita, analizzandone
in contemplazione attiva tutta la complessità. La sfera è infinito, è origine, è pura
essenza. È l’elemento che meglio rappresenta l’universo, senza un inizio né una fine.
Lui la osserva. E pensa. Simbolo della coscienza, la sfera è l’entità primaria che ha
originato il tutto, esplodendo e dividendosi in milioni di particelle che oggi
compongono tutto quello che conosciamo.
Dove l'essenziale è invisibile agli occhi e l'arte guarisce l'anima
di Antonio Raciti
C'è una luce che brilla sulla Collina di Craviano, a Govone. È la luce di tanti piccoli elfi e
delle loro famiglie, di oltre centocinquanta uomini e donne volontari, di un convento
restaurato con strumenti magici e dell'arte usata per guarire l'anima. E se
l'essenziale è invisibile agli occhi - Antoine de Saint-Exupéry l'ha impresso per tutti noi sul
suo Petit Prince - la conferma l'ho avuta qualche giorno fa ammirando il progetto creativo
di Marco Poncellini, l'eclettico architetto che ha saputo trasformare l'antico e mistico
convento dei Padri Dottrinari di Craviano in un luogo intrinseco di comunicazioni sensoriali
capaci di donare vita e speranza. Marco Poncellini é stato un volontario per la sua opera,
uno dei tanti che ha desiderato offrire quel che possedeva per La Collina degli Elfi, il
progetto sociale dedicato alle famiglie con bambini malati di cancro che, concluse
le terapie, iniziano il percorso di recupero dell'infanzia perduta.
Il sogno di questo luogo magico dedicato ai più piccoli é stato realizzato grazie all'amore
e alla devozione di tantissime persone, tra le quali la Psicologa-Psicoterapeuta Luisella
Canale, attuale presidente dell'associazione. I suoi occhi brillanti e la sua voce posata
sono pregni di sensibilità: mi racconta di quello che si é fatto e di quel tanto che si vorrebbe
ancora fare, nella devozione per tutte le persone che in questi anni hanno donato qualcosa
E lì, seduti accanto all’artista in silenziosa riflessione, ci sembra di sentire il suono di
Kagura, la danza teatrale per la dea del sole Amaterasu che si convinse ad
uscire dalle stanze in cui si era rinchiusa dopo l’offesa subita dal fratello, riportando
così la calma e l’ordine sulle terra. Davide di Taranto ha assistito a quella danza nel
2013 durante un suo viaggio a Hiroshima e da allora riflette sull’importanza degli
elementi e il loro simbolismo. Con la sua arte esprime la sua profonda unione
con il cosmo e il suo legame con le culture ancestrali.
E guardandosi indietro, ci guida in avanti.
Dall’alto in basso:
TETSUGAKUMONO, 2015
calcestruzzo leggero, stucco, argilla dura, smalto,
30 × 11 × 15 cm
CRYSTAL-GALAXY, 2015
stampa digitale su seta,
100 × 100 cm
SENZA TITOLO, 2015, legno pressato
ceramica, argilla dura Pebeo, foglia oro, smalto,
18 × 40 × 40 cm
LaCollinadegliElfi - Cristi Serban
alla Collina, persone semplici che hanno portato cibo, mobili, manualità, tempo e supporto.
É così, nel tempo e con il supporto di tutti, che il progetto si è trasformato nel desiderio
di un'intera comunità costituendo di fatto una rete nella rete sociale. Sono 150
i volontari che si impegnano attivamente nell'ospitalità delle famiglie ed è grazie al
supporto di numerosissime persone che offrono quel che riescono all'associazione che
si riesce a continuare a far sì che i bambini della Collina possano essere ospitati nell'ex
convento, che possano distrarsi e scrollarsi di dosso il peso della malattia e della sofferenza.
Alla collina ci si muove per piccoli passi e si arriva dove si può, sempre un passo oltre
quello che ci si era prefissi. Ogni settimana, attualmente solo nel periodo estivo per una
mera questione di costi, vengono ospitate sei famiglie negli appartamenti recentemente
ristrutturati. In ogni appartamento è presente una camera matrimoniale e una per i bambini,
questo per ricreare la dinamica della quotidianità familiare. Alcuni dei letti e degli armadi
sono sospesi, altri formano fiori e curiose forme nell'essenzialità di un'accoglienza che stimola
l'immaginazione e apre nuovi mondi o modi di vivere lo spazio e il tempo. Così come la
cucina, una lunghissima isola a sei fornelli dove le mamme si ritrovano per confrontarsi e
confidarsi, ognuna alle prese con la preparazione del pasto per la propria famiglia.
La settimana é scandita da varie attività, alcune delle quali indirizzate ai genitori, altre ai
figli, ed alcune spese come unità familiare. Quasi tutte le iniziative sono basate
sull'arte terapia e sulla sua efficacia di supporto psichico, e ad ognuna di esse é
dedicata uno spazio suggestivo. L'Ippoterapia viene svolta all'esterno, in una parte del
parco che circonda il convento, con l'ausilio di due cavalli regalati all'associazione e curati
stabilmente da due volontari. Con il supporto di specialisti e personale formato, la prima
sera si tiene l'incontro di Teatro durante il quale ogni nucleo familiare viene esortato ad
inventare una storia che possa essere di riflessione per tutta la famiglia. Un racconto che
possa liberare emozioni represse e che permetta a tutti i componenti di mettersi in
gioco riscoprendo la potenza dell'unione casalinga.
Durante il tempo di permanenza, altri incontri sono dedicati alla musica, alla danza
e all'arte visiva. È stata creata una sala cinema e una stanza “morbida” per la lotta dei
cuscini, anche questa proposta come azione liberatoria per genitori e figli. Un grande
bagno nel quale una parrucchiera offre la sua professionalità, ospita le mamme per una
seduta di bellezza affinché possano rimparare a prendersi cura di se stesse. La Collina
risulta allora un luogo premuroso, uno spazio d'amore, verso se stessi e gli altri.
Una struttura esternamente barocca e internamente espressionista - (ri)vista con gli
occhi dell'anima - in cui tablet e videogiochi non sono ammessi perché è doveroso dare
ai bambini la possibilità di imparare a giocare con gli altri attraverso attività dinamiche e
lo scambio relazionale. La televisione, quella poi meglio scordarsela proprio per
ricordarsi che il tempo speso insieme é un tempo prezioso che non va tolto a nessuno e
a nessun luogo, soprattutto se magico, ancor più se spegnendo gli schermi albini di quelle
macchine infernali si scoprisse di essere avvolti da un cielo stellato che se no non
sarebbe stato affatto visibile agli occhi.
DMAG ENTERTAINMENT
12
ARTUROCONTROMANO
Pastis
di Nico
Si intitola Pastis il nuovo disco degli
Arturocontromano, quarto capitolo per la
formazione torinese attiva dal lontano 1999.
Negli otto brani dell’album si può trovare un
interessante incontro tra cantautorato, jazz
manouche, ballate romantiche e motivi
spensierati che strizzano l’occhio alla Torino
di Buscaglione e dei Mau Mau. A distanza di
cinque anni dal precedente Quello che ci resta,
gli Arturocontromano ritornano con un
lavoro che conferma l’attitudine danzereccia
fatta di ritmi latini e testi d’autore. Questa
vena danzereccia viene espressamente
dichiarata sin dal titolo, che cita un liquore
francese che per tradizione si suole bere
all’aperitivo per dare la giusta direzione alla
serata. Un disco inebriante dietro a cui si cela
però una vena malinconica, fatta di ritmi che,
sì, fanno battere il piede, ma che in realtà
nascondono una tonalità minore di fondo.
Scavando si capisce che questa malinconia
fonda le sue basi in storie d’amore complicate,
in speranze disattese e notti insonne ai
banconi dei bar. Pastis è un disco prodotto
bene, variopinto, con il potenziale di aprire
qualche porta nel mondo del mainstream.
MUSIC
a cura di Nico
ENTERTAINMENT
13
STREAM
MED IN ITALI
Si scrive Med In Itali
di P. Rioci
A distanza di poco più di tre anni dall’esordio Coltivare
Piante Grasse (Libellula), ritornano con un secondo
disco ricco di sfumature e sonorità i torinesi Med In
Itali. Si scrive Med In Itali nasce da un intenso lavoro di
produzione, culminato in dodici tracce da un sound
acustico arricchito da una sezione fiati (sax, tromba e
trombone) arrangiata da Carolina Bubbico e Nicolò
Bottasso (Duo Bottasso), con la co-produzione artistica
di Andrea Bergesio. Si scrive Med In Itali è un nuovo
passo verso la maturità per la band, che mantiene la sua
ricercatezza in ambito compositivo e stilistico, senza
però trascurare la musicalità e la facilità d’ascolto: tempi
dispari e repentini cambi di ritmo e tonalità si
amalgamano dolcemente con le melodie vocali. Rispetto
al precedente album il quartetto, si avvicina a sonorità
più jazz, contaminandole con ritmi latini, reggae e funky.
Nei testi i Med In Itali presentano una doppia faccia: da
un lato quella più frivola, scherzosa e disimpegnata,
dall’altro quella più dura e cinica, a tratti anche disillusa
rispetto alla realtà e al sistema Italia in particolare. Un
disco in cui a fare da protagonista è la quotidianità di un
trentenne italiano, il tutto condito da arrangiamenti
curati nel dettaglio.
DMAG INNOVATION
14
BY THE EBOOK
nuove pagine digitali
a cura di
Caterina Berti
#Twitteratura
[restano solo 127 caratteri]
Padre assassinato fantasma convince sosia di #morrissey a inscenare dramma
per beccare vedova e fratello fedifraghi. Muoiono tutti, anche la #fidanzataemo
(Amleto in 140 caratteri - @KimAskew e @AmyHelmes)
La narrativa ha preso casa in rete.
È analizzata su Wikipedia, scaricabile su gutenberg.org (gratis, esauriti i vincoli di
copyright), recensita su Goodreads e pubblicata senza passare da case editrici su
piattaforme come Wattpad o Kindle WriteOn.
E poi è su Twitter, che già da diversi anni ospita un #TwitterFiction Festival:
cinque giorni di celebrazione virtuale interamente online, durante i quali autori
affermati e persone qualunque hanno creato personaggi, condiviso la creazione di
trame e postato storie per i loro follower e l’intero twitterverso, il tutto in tempo
reale. Quello che, nel 2012, doveva essere un primo e azzardato esperimento, si
è rivelato subito un successo, tanto che negli anni successivi sono seguite nuove
edizioni, sostenute dall’AAP (Association of American Publishers) e da un colosso
internazionale dei libri come Penguin Random House, con la partecipazione di
account di tutto rispetto come @MargaretAtwood, @mstiefvater e @laurenbeukes.
Sì, ma - direte voi - Twitter è stringatezza! 140 caratteri in cui concentrare un
pensiero, una battuta, una storia… sono pochi, irrimediabilmente pochi. La
letteratura, come ci si “accozza”? In molti modi: la brevità fa gioco alla poesia
(#haiku), la possibilità di creare account multipli apre la strada a sagaci parodie
(@casaleggio), al mashup o a intriganti intrecci tra punti di vista, come ha dimostrato
@elliottholt scrivendo un giallo a 3 handle che lasciava ai follower la possibilità
di decidere se si trattasse di un #incidente, un #omicidio o un #suicidio.
Tutte idee che si farebbe presto a etichettare come “simpatiche ma un po’
sciocchine”, se non fosse che anche narratori noti per la loro prosa
elegante si sono lasciati sedurre dalla sfida, e con un certo successo. Il
premio Pulitzer Jennifer Egan, per esempio, ha pubblicato nel 2012 un’intensa
spy-story esistenzialista a colpi di tweet. #ScatolaNera, pensato come spin-off del
suo noto romanzo Il tempo è un bastardo, è stato twittato in 10 notti dal New
Yorker (@NYerfiction) e ripubblicato a ruota da @minimumfax nella traduzione
di Matteo Colombo. La Egan, che inizialmente esitava a mettersi all’opera con
restrizioni così problematiche, si è convinta a provarci riflettendo sulle potenzialità
del mezzo: la brevità induce al colpo di scena e a forme di poesia involontaria
molto interessanti. Senza contare che, forse, raggiungere un lettore sul suo
smartphone è un modo ancora più intimo di parlargli, rispetto alla pubblicazione
tradizionale.
Non occorre guardare all’estero per trovare esempi di convivenza armonica tra
social e narrativa. TwLetteratura, per esempio, è una comunità italiana
di utenti che si dedica al social reading e social writing proprio attraverso Twitter.
Periodicamente viene proposto un libro da leggere, commentare e riscrivere a
colpi di tweet, per partecipare bastano una copia dell’opera e un account. Un
calendario condiviso sul sito della community stabilisce il passo di marcia a cui i
partecipanti commenteranno, parafraseranno, condivideranno le loro impressioni.
In 140 caratteri.
Dall’1 al 23 Aprile 2016 tocca all’Amleto di Shakespeare, da twitleggere
usando l’hashtag #HamleTw (seguito da / e il numero progressivo della scena).
Creato in collaborazione con la XXIX Edizione del Salone Internazionale del
Libro di Torino e con Tournée da Bar, #HamleTw aderisce simbolicamente al
programma internazionale per la celebrazione del grande bardo, in occasione
dei 400 anni dalla sua morte.
TwLetteratura, che l’anno scorso ha partecipato come start-up
d’eccellenza al Salone, per quest’anno ha un nuovo progetto: betwyll, un’app
dedicata a fare #twitteratura, sviluppata da Cubica Digital Factory e in collaborazione
con la Fondazione Cariplo. Betwyll sarà sperimentabile in beta da Marzo - basta
registrarsi sul sito. I Twitterati ansiosi di abbandonare l’ambiente isolato e
rarefatto dei social media, invece, potranno incontrarsi di persona il 12 Maggio
all’Arena Bookstock, nell’ambito di #SalTo16
Twindirizzi interessanti:
TWLETTERATURA.ORG
BETWYLL.COM
ELECTRICLITERATURE.COM
BAZINGA!
un viaggio
alla scoperta di
nicchie editoriali
a cura di
Francesco Sparacino
L’ESORDIO
SIMONE GIORGI
L’ultima famiglia felice
Einaudi Stile Libero, euro 18
Matteo Stella è convinto che la sua sia una famiglia felice. È un padre
e un marito premuroso, ascolta, non impone le sue ragioni, si impegna
affinché le cose vadano sempre per il meglio. Matteo, però, non si
accorge che in realtà tutto intorno a lui rischia di crollare e che
proprio all’interno della sua famiglia si celano tensioni pronte ad
esplodere. Basteranno ventiquattro ore per ribaltare le sue convinzioni
e mettere in pericolo ciò che ha più caro.
Papero,
SIMONE GIORGI è nato nel 1981 a Roma, dove vive e lavora come
autore televisivo. È stato finalista al Premio Italo Calvino nel 2012 con il
romanzo, ancora inedito, Tutto è passato e nel 2014 con L’ultima
famiglia felice.
Atlantide,
NN
Il bello dei libri a domicilio
LE NOVITÀ
Papero, Edizioni dell’Atlantide e NN hanno in
comune due cose.
La prima ha a che fare con l’anno di nascita, il 2015.
La seconda ha a che fare con la bellezza di vedersi
recapitare periodicamente un pacco a casa. Aprirlo e
trovarci un libro. Peculiarità delle tre case editrici –
per il resto abbastanza eterogenee tra loro – è infatti
quella di puntare forte sugli abbonamenti.
La collana di narrativa di Papero, Ore piccole,
per esempio, la si può avere solo ed esclusivamente
abbonandosi. Le copie di ogni volume (sono tutte
rilegate a mano e la carta è di pregio) sono limitate,
appena 150, e vengono spedite insieme a una stampa
artistica numerata, riprodotta per l’occasione dallo
studio milanese Atto con la particolare tecnica della
risograph. In pratica ogni titolo diventa così un
oggetto da collezione, di certo per il formato ma
ovviamente anche per via delle storie. La collana è
stata inaugurata da un racconto del Premio Campiello
2014 Giorgio Fontana, e da poco è uscito anche il
secondo libretto: Cirque de la solitude, di Marco
Rovelli. Gli altri autori coinvolti nel progetto sono
Alessandra Sarchi, Barbara Garlaschelli, Chicca
Gagliardo, Alessandro Zaccuri, Giulio Mozzi. Sette
uscite, unite a sette stampe d’artista, al prezzo di 180
euro. Nella versione ebook, comunque, i testi sono
acquistabili anche singolarmente. L’idea di Papero
(che è editore, ma anche libreria, a Piacenza) va
comunque oltre la narrativa italiana, e tra le sue
pubblicazioni si trovano anche la collana dedicata agli
Scritti d’arte piacentina di Stefano Fugazza e una
versione in dialetto piacentino de Il Piccolo Principe
(Al Principein).
Copie limitate, fissate a 999, anche per Edizioni
dell’Atlantide, casa editrice romana che ha
via monferrato 20, torino | www.stille.to | [email protected]
STORYTELLING
15
iniziato con tre titoli (ne sono previsti dieci all’anno),
spazia dalla narrativa, alla saggistica, al libro illustrato,
alla poesia e si dedica soprattutto alla riscoperta di
opere ormai introvabili. Ha riportato in libreria, con
una nuova traduzione, Ritratto di Jennie, romanzo
dell’americano Robert Nathan, apparso per la prima
volta nel 1940 e dal quale è stato tratto, sempre negli
anni ’40, un omonimo film di successo. Ha ristampato
un saggio sulla storia della filosofia (Filosofi antichi, di
Adriano Tilgher) datato 1921. Ha ripubblicato il libro
illustrato per ragazzi Tomaso, di Vittorio Accornero.
Le formule di abbonamento per il 2015/16 sono tre
e prevedono un risparmio a partire dal 20% sul
prezzo di copertina dei libri – che arriveranno a casa
in anteprima e senza spese di spedizione. La prima
formula comprende appunto Ritratto di Jennie, Filosofi
antichi e Tomaso al costo di 70 euro (invece di 87). La
seconda sei titoli a 130 euro (invece di 170), la terza
dieci titoli a 200 euro (invece di 280).
In un solo anno NN è riuscita a conquistarsi
uno spazio importante, pubblicando romanzi e
raccolte di racconti, sia italiani che stranieri.
Con Panorama, di Tommaso Pincio, si è aggiudicata il
Premio Sinbad dedicato all’editoria indipendente.
Con i libri della Trilogia della pianura, dell’americano
Kent Haruf, ma anche con Sembrava una felicità
(Jenny Offill) e con i racconti di David James Poissant
(Il Paradiso degli animali), tanto per citarne tre, ha
messo in chiaro quanto ambizioso e lungimirante sia
il progetto. Ed è impressionante (e fa ben sperare) il
risalto avuto finora quasi da ciascuno dei quattordici
titoli pubblicati. Per festeggiare il suo primo anno di
vita, a inizio febbraio NN ha presentato le sue Card.
Si tratta di due possibilità di abbonamento, che
puntano anche, e soprattutto, a saldare il legame con
il lettore, avvicinandolo al mondo della casa editrice.
A parte i libri (anche in anteprima e firmati),
l’abbonato riceve infatti una sua tessera personalizzata
NN, segnalibri e uno speciale kit. La Smart card 2016
permette di ricevere dieci titoli a scelta dall’intero
catalogo, la Card 2016 quindici. Per i primi trenta
abbonati il prezzo della Smart Card è stato di 100 euro
e quello della Card di 140, poi portato rispettivamente
a 150 e 225.
Girare per librerie un po’ a caso resta un piacere
impagabile, a volte però è bello anche quando i libri
ti vengono a bussare a casa.
STEFANO TRINCHERI
La copia infedele
66thand2nd, pp. 208,
euro 17
GABRIELE DI FRONZO
Il grande animale
Nottetempo, pp. 161,
euro 12
ANA PAULA MAIA
Di uomini e bestie
La Nuova Frontiera, pp. 121,
euro 14,50
CAHTHERINE LACEY
Nessuno scompare davvero
SUR, pp. 243,
euro 16,50
DMAG STORYTELLING
16
PHILSHAKE
concetti a pezzi
a cura di
Philosophy Kitchen
rivista di filosofia
contemporanea
philosophykitchen.com
illuminismo
di Giovanni Leghissa
Secondo alcuni, da tempo saremmo entrati nella postmodernità. Tra i
tratti salienti di quest’ultima vi sarebbe il fatto di essersi lasciati alle spalle
l’eredità dei Lumi. A ben vedere, però, l’idea secondo cui essere diventati
postmoderni coinciderebbe con il fatto di aver preso congedo dall’Illuminismo
ha un carattere paradossale. I fautori della postmodernità, infatti, per lo più sono
intellettuali impegnati a portare avanti un discorso critico, che si vuole capace
di incidere sul presente, che si vuole cioè portatore di una ben precisa istanza
di emancipazione. All’interno delle correnti che in vario modo si identificano
con la svolta postmoderna, troviamo, tanto per capirci, le femministe che
intendono decostruire le strutture simboliche delle nostre società patriarcali.
Troviamo poi i fautori di un discorso postcoloniale volto a ricordarci quanto
valori universalmente condivisi come dignità umana o libertà siano sorti in un
contesto culturale che era profondamente segnato dal dominio imperialistico
dell’Europa occidentale sul resto del mondo; da ciò la critica postcoloniale
trae la conclusione che dal modo in cui quei valori vengono comunemente
declinati si debba prendere distanza, pena il restare intrappolati in una visione
del mondo che è stata forgiata a proprio uso e consumo dal maschio bianco
euroamericano possidente.
GREEN THINKING
17
Il paradosso consiste nel fatto che è precisamente con l’età dei Lumi
che nasce l’istanza critica, che a sua volta nasce dal desiderio di emanciparsi
NATOURS
dall’autorità e dal desiderio di vivere una vita che permetta a ciascuno di
godere sia di un certo grado di libertà, sia di un certo grado di sicurezza.
Insomma, qualunque progetto di emancipazione, che abbia di mira la costruzione
di una società giusta, è per sua natura illuminista, nel senso che volente o
nolente, ripeterà, o amplierà, alcune o tutte le forme del discorso di liberazione
dall’ineguaglianza e dall’oppressione politica che era stato sviluppato durante
l’Illuminismo, ovvero durante quel periodo che va grosso modo dalla fine del
Seicento e attraversa tutto il Settecento, coinvolgendo una buona parte
dell’élite intellettuale europea.
a cura di
Franco Andreone
percorsi ideali
per la conservazione
della biodiversità
francoandreone.it
Questo, almeno, per quel che riguarda il nostro presente e la nostra collocazione
geografica, ovvero il contesto in cui operiamo noi qui ora. La precisazione è
essenziale, al fine di collocare storicamente noi stessi e la tradizione a cui
apparteniamo. Se invece viene considerato in quanto tale, cioè come una struttura
del sentire, o un modo di essere, l’atteggiamento illuministico non è e non può
essere appannaggio dell’Europa moderna e dei suoi eredi − quell’Europa
moderna che in effetti non si avvedeva di quanto fosse contraddittorio predicare
i principi di eguaglianza e di fraternità universale mentre venivano esclusi dal
godimento di ogni diritto, anche elementare, sia le donne, sia tutti coloro che
non appartenevano al ceto possidente europeo bianco. L’Illuminismo, in
quanto tale, è nato più volte, in varie epoche e in vari luoghi, ovvero
ogniqualvolta un élite, supportata da un gruppo di intellettuali capaci di articolare
un discorso critico sul senso della libertà e della dignità umane, decide di farsi
promotrice di un progetto politico e culturale di emancipazione.
GIGANTI
Vi sono animali che albergano nel nostro immaginario collettivo.
Le testuggini fra questi, rettili longevi e arcani. Se poi sono anche giganti ci meravigliamo
in modo improvviso ed inatteso. Testuggini giganti si sono differenziate in isole e
arcipelaghi in giro per il mondo, fra cui Seychelles, Réunion, Madagascar e Galapagos.
A quanto pare a vivere isolati si diventa grandi: le dimensioni aumentano
anche perché non ci sono predatori e crescere alla fin fine conviene. Sono parecchie
le specie che diventano XXL quando si trovano sull'isola dei famosi: lucertoloni
alle Canarie e a Capo Verde, insetti “big” in Nuova Zelanda. Un tempo c'era il dodo alle
Mauritius, il moa in Nuova Zelanda, l'uccello elefante in Madagascar. Questi ultimi
rigorosamente estinti, perché a diventare grandi spesso si perde in furbizia, e gli
invasori (umani e non) facilmente fanno piazza pulita.
Ma torniamo alle nostre testuggini giganti. Fra le più famose vi sono certamente
quelle delle Galapagos, isole dove erano state osservate con curiosità scientifica da
Charles Darwin. Sulle isole si sono differenziate diverse varietà tassonomiche,
considerate specie o sottospecie. Alcune di queste, purtroppo, sono già state
condannate all'estinzione: “Giorgio il solitario” (Lonesome George) era
(apparentemente) l'ultimo esemplare di Chelonoidis abingdonii, una specie esclusiva
dell'isola di Pinta. Deceduto nel 2012 ha portato nella fossa tutta la sua specie.
Dunque, tutto noto? No, per niente. Fortunatamente, al mondo ci sono (ancora)
naturalisti curiosi che si prendono la briga di condurre studi, forse inutili per
incrementare il PIL, ma eccezionali in termini di conoscenza e cultura.
Nel 2015 un team di ricerca di Yale (USA) ha scoperto e descritto addirittura una
nuova specie di testuggine gigante delle Galapagos. Chiamata Chelonoidis donfaustoi,
è stata identificata utilizzando nuove e vecchie metodiche. Il DNA, indispensabile
per comparare le specie, è stato estratto da animali in natura e da antichi
esemplari conservati nei musei di storia naturale. E che dire di un’ulteriore scoperta
che lo stesso gruppo di ricerca ha fatto, sempre studiando le testuggini delle
Galapagos? A quanto pare in passato le specie venivano spostate da un’isola a
un’altra, mischiando non poco le carte. Oggi tratti genetici e morfologici di C.
abingdonii sono stati (ri)scoperti in individui provenienti da altre isole. Dunque, la
speranza è che, in questo caso, estinzione non sia per sempre e che “Giorgio”
possa essere salvato e recuperato dal baratro.
WELNESS CORNER
Sfide affascinanti e scoperte interessanti in un mondo dove si pensava che tutta la
natura fosse già descritta. Il bello di tutto questo, oltre all’aspetto del risultato
scientifico, è che il team di Yale che studia questi giganti è guidato da una nostra
scienziata, Gisella Caccone. I ricercatori italiani spesso fanno la differenza,
ma per farlo nel mondo delle scienze naturali, altrettanto spesso devono
andare altrove.
L'ultimo esemplare della testuggine gigante Chelonoidis abingdonii
altresì chiamata Lonesome George
@photo by Jeff Powell
UN NUOVO SPAZIO
ALL’INSEGNA DEL BENESSERE E DEL RELAX
NEL CUORE VERDE DELLA CITTÀ
VENITE A SCOPRIRE LA PRIMA LINEA COSMETICA CON I PRINCIPI
ATTIVI DELL’ACQUA DOLOMITICA E DEL PORFIDO DEL TRENTINO
1° Premio
Piazza Muzio Scevola, 2
Prodotto innovativo
eco-friendly 2015
IN REGALO PER TE 10 EURO DI SCONTO, CONSEGNANDO QUESTO BUONO
www.dolomiticwater.com - [email protected] - tel. +39 347 7068746
ba
&
bed art
by
BED
AND
valentinalaganà
BREAKFAST
via Boucheron 9
10122 Torino (I)
tel +39 3896686923
[email protected]
www.valentinalagana.it
DMAG INNOVATION
18
PORTRAIT
19
#aLifeInSixTweets
a cura di F.C
HOLOSUITE
narrazioni immersive
ed emergenti
a cura di
Ylenia Cafaro
indie web publisher &
immersive experiences
addicted
yleniacafaro.com
La poesia
interattiva
di
Fabrizio
VENERANDI
Cos’è la poesia interattiva? Per capirlo, facciamo parlare le
opere di Fabrizio Venerandi: conosciuto come fondatore della casa
editrice Quintadicopertina, specializzata in editoria digitale, è anche un
prolifico autore di eBook, romanzi ipertestuali e diversi progetti web.
Ma il Fabrizio Venerandi che oggi ci interessa conoscere è il poeta ai
tempi del web. Per scoprire le sue poesie, seguite con me questo
percorso: andiamo sul sito web www.venerandi.com - clicchiamo su
Fa diverse cose e poi su Dice/scrive cose - Poesie/Cose. Ecco aprirsi davanti
a noi la sua produzione poetica. Soffermiamoci in particolare sulla voce
Poesie/cose interattive/digitali e andiamo a leggere alcuni componimenti.
Potremmo iniziare da:
Giorno
Parole cadute
Cosa fanno i personaggi quando i lettori non li leggono?
I see
Zampirona
ENRICO GENTINA
Nato nel 1970, regista e formatore, coniuga le diverse discipline dello
spettacolo e la formazione, mantenendo al centro della sua ricerca la
persona (il giovane, l’altro, le identità in costruzione) e la sua relazione con
il gruppo. Il cambiamento non lo spaventa, lo frequenta, lo stimola, lo induce.
Crea relazioni, giustappone, pratica la multidisciplinarietà.
#Passioni
La parola, quella detta, quella che racconta, quella piena di voce e non vuota,
di calligrafia.
#Sogni
Avere il tempo e le forze per fare tutto, e la cura per farlo bene.
#Vanità
La calza, la barba, il gioco con l'altro.
#Debolezze
La curiosità, innamorarsi spesso/troppo. I carboidrati spacciati come
conoscenza di altre culture quindi irrinunciabili, o come ritorno alle origini,
quindi irrinunciabili
#Rimpianti
Pochini per indole ed educazione.
Il dolore provocato per mia stupidità miopia, riflessi lenti. Quello si.
#Illuminismo
Memoria delle scuole medie, l'epoca della ragione, attualizzerei, sarebbe
necessaria un'epoca del sapere chi si è, #autocoscienza?
Lette? Come avrete notato, in queste poesie l’interazione si
presenta sotto diverse forme: a volte ci immerge nel mondo
immaginato dall’autore facendoci muovere nella sua stessa dimensione
temporale, in cui condividiamo con lui mese, giorno e orario.
Altre volte le nostre azioni cambiano il significato del testo, ci portano
a vedere panorami diversi, a cambiare angolazioni e prospettive. In altri
casi, invece, più che interattiva, la poesia è attiva: assume autonomia e
vita propria, il digitale le dà vita, forma, movimento.
Un esempio per tutti: Parole cadute. La disposizione visiva del testo,
il nostro clic su una frase che equivale all’atto di raccogliere un insieme
di parole spezzate e cadute non sono solo forma, ma essenza stessa
della poesia. In tutti questi casi, infatti, gli apporti dati dall’applicazione
del codice al testo poetico non sono mai mero abbellimento letterario,
ma hanno una valenza costitutiva, entrano a far parte della poesia stessa.
Cosa può aggiungere allora il digitale alla dimensione poetica?
L’esperienza di fruizione del componimento si arricchisce, diventa
dinamica e immersiva: il lettore può contribuire attivamente e influenzare
l’opera, leggere una poesia personalizzata diversa da quella di qualsiasi
altro lettore. L’incontro tra codice di programmazione e codice poetico
crea una nuova dimensione a cavallo tra virtuale e reale, fatta di
spessore ontologico, attività del testo e movimento. Una dimensione
che sarà affascinante seguire nelle sperimentazioni e nei suoi sviluppi
futuri. Finito il percorso guidato, vi consiglio di esplorare liberamente il
sito di Fabrizio Venerandi. Scoprirete molto sull’universo della poesia
interattiva e del grande contenitore in cui possiamo inserirla, quello
della poesia digitale - che oltre all’interattività mette in campo tutti gli
elementi del linguaggio dei nuovi media, a partire dall’audiovisivo - e di
un contenitore ancora più grande, quello della e-literature.
Girate a briglia sciolta, non ve ne pentirete.
STAY HOME: il piacere di stare a casa
Quante volte hai pensato che stare a casa fosse la scelta giusta dopo
un’intensa giornata divisa tra impegni di lavoro e famigliari…
Ma tante altre si è combattuti perché uscire comporta situazioni magari
caotiche e piene di gente…
Ecco allora il programma che aspettavi: STAY HOME una serata prevista
per il 28 aprile (dalle 18 alle 22) organizzata negli spazi raccolti di una
casa privata.
A presentare il progetto è WELCOME HOME, network di case su
Torino e Milano che coniuga l’ospitalità agli eventi del territorio.
L’idea nasce da Giuseppina Sansone, personal shopper e consulente
d’immagine, Carola Serminato, esperta di comunicazione culturale e
Ilaria Gai, aka Welcome Home, con l’intento dare la possibilità di fruire
di un’esperienza unica nel suo genere.
La serata è suddivisa intorno a temi diversi: FASHION, FOOD, BEATY
e BOOK. Ogni stanza della casa preposta darà luogo a un evento di 50
minuti l’uno: camera da letto, salotto, sala da bagno e cucina diventeranno
teatro di performance e momenti d’incontro.
Il luogo è segreto fino al giorno stesso. La prenotazione è obbligatoria.
Ingresso libero fino a esaurimento posti.
Per prenotare: [email protected]
DMAG ENTERTAINMENT
torino
20
ENTERTAINMENT
21
FINO AL 23 MARZO
PRINTED MATTERS
Galo Art Gallery
via Saluzzo 11/g,Torino
Shepard Fairey, di fronte alle richieste
sempre crescenti per le sue immagini, ha
cominciato ad ampliare le sue tecniche
con la produzione di stampe su diversi
supporti. Inoltre, per mantenere i lavori
più abbordabili ed accessibili, produce
edizioni cartacee serigrafate.
Grazie a queste scelte è nata la mostra
Printed Matters, composta da opere
realizzate in serigrafia su alluminio,
serigrafie su legno, e multipli dipinti a
mano su supporti di legno.
FINO AL 13 MARZO 2016
SECTION
Galleria Artepassante
Stazione di Porta Venezia, Milano
Mostra fotografica, vincitrice della categoria Spot Light del World.Report Award
2015. Il progetto di Elena Anosova riguarda le donne, le tematiche dell'isolamento
e della sorveglianza. L'artista ha passato alcuni mesi lavorando in penitenziari
femminili della Siberia, documentando direttamente la quotidianità delle detenute.
“Nello Spazio ridotto di una prigione, una donna può sempre essere guardata,
osservata.Viene privata di ogni possibilità di esser sola, sia questa fittizia o immaginaria.
Molti anni di nudità complete e la perdita di uno Spazio intimo storpiano la personalità.”
23 MARZO
DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI…
Teatro Agnelli
via Paolo Sarpi 111,Torino
Quattro incontri da gennaio ad aprile. Uno al mese: ogni
volta un diverso ospite ed un diverso argomento.
A marzo, Arturo Brachetti viene a parlare di Illusione,
“ovvero la meraviglia ci salverà”. Uomo dai mille volti e dalle
mille arti: attore, regista, trasformista, scrittore, illusionista,
artista di ombre cinesi e molto altro ancora. Cominciò da
ragazzo, come riscatto nei confronti dei bulletti della classe.
Da Torino partì con una sola valigia, con sei costumi e un
piccolo spettacolo. Adesso di costumi ne ha quasi 400 e
migliaia di spettatori nei quattro continenti.
FINO AL 25 MARZO
FROTH
JOSHUA NATHANSON
Luce Gallery
Corso San Maurizio 25,Torino
Joshua Nathanson porta il pubblico, nella
prima mostra personale europea,
attraverso il suo sogno ad occhi aperti, e
dipinge scene del quotidiano ludico delle
spiagge californiane. L'artista sembra
immergersi in felici paradossi, saltellando
da un dipinto all'altro e richiamandone
vicendevolmente i contenuti con la
ripetizione di alcuni elementi. Come nelle
immagini di un fumetto che sfogliamo di
quadro in quadro, possiamo leggere una
storia che contrappone visioni di infanzia
vissuta e tempo attuale.
WHAT’S
5 APRILE
LA RESA DEI CORTI
Circolo Culturale Amantes
via Principe Amedeo 38/a ,Torino
Ultimo appuntamento de “La
resa dei corti”. Serata in cui si
vuol far rivivere uno dei più
riusciti connubi artistici nella
cultura del Novecento: quello
tra cinema e jazz. Da vedere:
una serie di cortometraggi del
“comico dalla faccia triste”,
Buster Keaton, l’inventore, insieme
a Chaplin, della comicità sul
grande schermo, colui che ne
ha codificato i canoni, lo stile e
i significati. Da sentire: la musica
dal vivo dei Blue Moustache,
che dal 2011 portano a Torino
le sonorità del jazz
7-8 APRILE
SILENCIO
Lavanderia a Vapore
corso Pastrengo 51, Collegno
Acclamato lavoro della compagnia diretta
da Daniel Abreu. Unisce l'eccellente livello
tecnico dei danzatori ad una ricerca
formale e poetica profondamente legata
all'esplorazione del sentire umano.
Il noto critico Adolfo Simon ne scrive:
"L'autore apre le porte ad universi segreti
di intimità e solitudine. Un’esperienza
inusuale per lo spettatore che esce dallo
spettacolo con una carica emozionale
importante, senza poter smettere di farsi
domande che rimangono senza risposta".
FINO AL 13 MARZO 2016
DALL’UNGHIA DI KALÌ ALL’ULTIMO
BALABÙ: L’ARTE DI ROMANO SCARPA
WOW Spazio Fumetto
viale Campania 12, Milano
Romano Scarpa: il più grande artista Disney italiano.
Vengono mostrate per la prima volta più di 150
tavole originali, oltre a schizzi, bozzetti, illustrazioni,
sceneggiature e altro materiale raro e inedito. Inoltre,
grazie alla grande quantità e qualità del materiale
esposto, la mostra consente anche di compiere un
viaggio all’interno del lavoro che precede la pubblicazione
di un fumetto, dalla sceneggiatura al disegno: Romano
Scarpa, infatti, oltre che grande disegnatore, fu anche
un instancabile sceneggiatore.
on IN
1 - 3 APRILE
BOOK PRIDE
BASE (ex Ansaldo)
via Bergognone 34, Milano
Torna la Fiera Nazionale dell'editoria indipendente.
Vi partecipano più di 100 case editrici tra le più importanti
nel mercato editoriale nazionale, tutte accomunate dal
fatto di non appartenere a nessuno dei maggiori gruppi
editoriali. La manifestazione nasce dall’esigenza di fornire
uno strumento utile a dare voce a quella parte del
mondo del libro impegnata a difendere il pluralismo
editoriale e quindi culturale.
Book Pride non è solo uno spazio espositivo, ma anche
un fitto programma di eventi sui principali temi
dell’attualità con ospiti di primo piano sia italiani che
stranieri.
16 APRILE
DONATI & OLESEN IN TEATRO RIDENS
Teatro Le Serre
Via Tiziano Lanza 31, Grugliasco (TO)
Ideato come un vero e proprio seminario, lo spettacolo è
un corso accelerato in quattro lezioni sull’Arte Comica –
con tanto di esame finale per gli spettatori – volto a
dimostrare la scientificità e il potere di questa antica forma
teatrale. Creato per spiegare in modo innovativo gli aspetti
essenziali dell’Arte del Far Ridere, lo spettacolo utilizza
tecniche teatrali interattive per svelare regole, trucchi e
qualche segreto. Gli stralunati e scatenati professori, l'umbro
Giorgio Donati e il danese Jacob Olesen, mettono a frutto
la pedagogia del grande maestro parigino Jacques Lecoq e
un’esperienza teatrale di vent’anni e più.
DAL 23 MARZO AL 5 APRILE 2016
INTIMAMENTE
Galleria d'Arte Contemporanea Statuto 13
via Statuto 13, Milano
Mostra personale di pittura e scultura di Elisabetta
Braghetto. Le tele dipinte su lino trattato o cotone godono
di una texture piacevole, dove il colore è sapientemente
steso, facendo attenzione alle vibrazioni cromatiche che
saranno percepite dall'occhio durante l'osservazione.
Piccole sculture di "ominidi" bianchi sono posizionate ai
bordi, fuoriescono dall'interno, osservano lateralmente.
Sculture plasmate a mano e poi cotte nel forno, godendo
così di una consistenza piacevole al tatto e di una semplicità
nell'atto di cambiarne volutamente la posizione.
18-20 MARZO 2016
BE NORDIC 2016
piazza Gae Aulenti, Milano
Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia si
uniscono per la terza edizione di "Be Nordic",
un appuntamento alla scoperta del lifestyle
nordico: tre giorni di eventi, workshop ed esperienze
nel segno della sostenibilità. L’evento prevede
anche un'iniziativa dedicata agli instagrammers
italiani, invitati a documentare lo stile di vita
urbano del Nord Europa: i 16 scatti selezionati
verranno esposti nel corso della mostra fotografica
intitolata "Lifestyle nordico urbano – tra natura
e contemporaneità”.
20 MARZO
IMPREVISTI SU MISURA
Teatro Caboto
via Caboto 2, Milano
Gli IMPREVISTI SU MISURA sono una compagnia
di Improvvisazione Teatrale, con base a Milano,
fondata nel 2010 da donne e uomini dalle
eterogenee abilità artistiche, uniti da una
pluriennale comune passione ed esperienza
nell’improvvisazione teatrale. La vocazione
della compagnia è di cucire spettacoli su
misura delle esigenze del pubblico, degli spazi e
del tempo a disposizione e del proprio gusto
artistico: l’imprevisto è l’elemento che rende
sorprendente, divertente e unica ogni esibizione.
milano
DMAG ENTERTAINMENT
22
HOROSCOCULT
TREND
topics
a cura di Caterina Marini
Di se stessa dice: sono di carta, vintage e librodipendente!
Emanuela Porceddu ha fatto del suo sogno di vivere a
Barcellona e lavorare con la carta una realtà...Ispirata
dal sole e dal barrio gotico di questa città ha concretizzato
quella che era la sua passione: l'arte cartaria. Risultato:
una collezione di poetici notebooks e quadernetti
totalmente handmade ed ecofriendly con stampe dal
gusto retro' che realizza nel suo laboratorio.
Un originale mix di carte, tessuti e cotone. Ogni dettaglio
è curato personalmente.
la
PILLOLA
di LUCIO
MANUCHEPOSTCARDSFROM.BLOGSPOT.COM
RIFLESSIONI SEMISERIE SU VITA,
MORTE E MIRACOLI
a cura di Luciano Gallo
Scrivetemi le vostre opinioni sulla pagina facebook
Pillola di Lucio
MY SONG N.5
una raccolta personale a
contenuto sentimentale
a cura di
Claudia Losini
Per me il ritorno della primavera è sempre un buon periodo
per ascoltare i pezzi che più mi piacciono, quelli che parlano
di brezza tra i capelli, del primo sole che ti scalda, della voglia
di svestirsi quel poco che basta per sentirsi vivi. Che di solito
sono pezzi shoegaze o dreampop, per intenderci. Eccovi la
mia personale compilation in un percorso che dalle chitarre
va al sogno.
THE PAINS OF BEING PURE AT HEART - Belong
Se ascolti questa canzone puoi sentire il suono classico
dello shoegaze dei primi 90. E questo mi fa impazzire.
Soprattutto perché anche io ho 1000 sogni.
DIIV - Healthy Moon
Se avessi quindici anni oggi vorrei che qualcuno mi
dedicasse questa canzone. I DIIV mi fanno venire voglia di
innamorarmi ancora, di sentire le farfalle nello stomaco e
di agitarmi per un sms ricevuto, di guardare la luna e
sognare come potrebbe essere, il mio unico e vero
amore.
BROTHERS IN LAW - Middle Of Nowhere
Questi ragazzi di Pesaro si meritano di essere in questa
classifica. Rachel Goswell degli Slowdive stessa ha fatto
loro i complimenti. Immagino l'emozione di ricevere
belle parole dalla donna più importante dello shoegaze. E
ne ha ragione, basta ascoltare un loro qualsiasi brano per
capire quanto sono prefetti nel rendere atmosfere
oniriche.
A SUNNY DAY IN GLASGOW - Dedicate Your Love To
Silence,Talk About The Loss
Questo è un brano molto particolare, minimalista nella
sua complessità. Mi piace il gioco del suono, elettronico
ma sognante allo stesso tempo.
BEACH HOUSE - Beyond Love
I Beach House sono uno dei pilastri del dreampop: atmosfere
eteree, sognanti, notturne. Un vero e proprio sogno a
occhi aperti per chi vuole immaginarsi in un film della
Coppola, alle prese con il proprio cuore spezzato.
SAVE
the
DATE
7 APRILE 2016
ANIMAL COLLECTIVE
MAGAZZINI GENERALI - C2C MLN
Animal Collective
Illuminismo
Da qualche tempo dormo poco, crollo presto
la sera e la mattina mi sveglio all’alba, sempre
pieno di pensieri e di idee rivoluzionarie.
Questa mattina mi sono vestito veloce,
pantaloni, calze, scarpe, camicia e il panciotto.
Ho sorbito il caffè, che è diventata la mia
bevanda preferita, ne ho assaporato l’aroma
insolito rispetto a molte bevande a cui ero
abituato, e ho notato che mi da una certa vitalità.
Ho infilato la mia redingote di panno che mi
sono procurato a poco prezzo e mi sono
recato a grandi passi verso l’Accademia dei
Pugni, dove avevo il mio solito appuntamento.
I motivi per fare discussioni animate all’Accademia
non mancano mai, economia, politica, filosofia,
sono al centro dei nostri dibattiti quotidiani e
degli articoli che scriviamo sulla nostra rivista
“il Caffè” Sogniamo uno stato laico e di diritto,
governato dalle leggi uguali per tutti, di come
mettere al centro della vita l’uomo, di come
contrastare fenomeni come il pregiudizio e
la superstizione, e di come superare i dogmi
della chiesa che ancora incide profondamente
sulle scelte politiche di chi ci governa. Sto
bene in questo circolo perché, nonostante le
discussioni siano violente, lo spirito che ci
anima è sempre positivo, diretto unicamente
a migliorare le condizioni della società in cui
viviamo, e questo mi riempie d’orgoglio, anche
se sono l’ultimo, anche se sono un poveraccio
rispetto ai borghesi e ai nobili che lo frequentano,
perché qui sono le idee che contano, e a me
quelle non sono mai mancate. La rivista sta
andando benissimo e siamo arrivati al numero
37 che uscirà il prossimo marzo 1765 e conterrà
anche un mio articolo dal titolo “La pillola
Illuminista”. Stavamo tutti applaudendo alla
notizia della lettera del gruppo francese e al
fatto che presto d’Alembert verrà a farci
visita per conoscere la nostra rivista, quando
mi sono svegliato con un sorriso sulla faccia.
Ero a casa mia, sul divano, devo essere crollato
qui ieri sera. La televisione, ancora accesa,
mandava notizie sconfortanti sul ddl Cirinnà,
e sulle ragioni per cui in Italia non può esistere
una legge sulle unioni civili e sulle adozioni da
parte di coppie dello stesso sesso. Risvegliarsi
nel Medioevo dopo aver vissuto anche solo un
attimo nell’Illuminismo è stato sconfortante,
ho spento la tv e iniziato una nuova giornata
nel 2016.
ENTERTAINMENT
23
Gli Animal Collettive sono un'esperienza extracorporea.
Oltre la psichedelica, oltre il tribalismo, sono la raffigurazione
musicale di istinti innati, sono la manifestazione di riti
arcaici. Sono assolutamente al di là di ogni immaginazione.
A Milano presenteranno il nuovo disco, Painting With,
anticipato dal video di Golden Gai e da un'app per iPhone
che permette di creare disegni al limite del trip (quello
brutto temo). Comunque non perdetevi l'esperienza
mind-blowing dell'anno.
a cura di Nicoletta Diulgheroff
per info [email protected]
Ariete
due ottimi mesi marzo e aprile, in crescendo, con l'eccezione
dei nati tra 5 e 9 aprile, ancora un po' frenati da revisioni e
cupezze. Carica seduttiva ed erotica che rende intraprendenti i
nati della prima decade e grinta e creatività che permettono di
proporre con animo vincente nuovi progetti per quelli di seconda.
Leone
ed ecco che arriva con marzo la carica vincente e rapporti e
situazioni si sbloccano, grazie anche a una ritrovata felicità di
ispirazione e alla capacità di trascinare, e conquistare. Ad
aprile qualche incomprensione per difficoltà di comunicazione,
che non guastano un quadro generale, per alcuni, elettrizzante.
Sagittario
arriva un aumento dei carichi e il rischio è fare passi avventati
per eccesso di energie e di reattività: a marzo soprattutto
meglio non farsi prendere da ansie da prestazione o non agire
con troppa impulsività. I nati di seconda decade sempre più
frenati. Miglioramento in aprile, torna più scorrevole il passo.
Toro
si comincia a rialzar la testa a marzo, e soprattutto torna la
possibilità di godersi la vita e l'amore. Ad aprile anche le entrate
rassicurano, quelli della seconda decade più degli altri: procedono
lucidi e creativi per trasformare in modo potente la loro vita,
anche nelle relazioni importanti.
Vergine
un marzo di colpo faticoso in cui evitare di avvitarsi nella
spirale dell'autocritica è imperativo: sia il partner sia i famigliari
potrebbero innervosirvi parecchio. Soprattutto i nati in agosto
arrancano tra nebbie confuse e nervi che saltano. In aprile la
lucidità aiuta a riprendere la rotta, in acque ancora un po' mosse.
Capricorno
continua a marzo il trend rigenerante, con una mente che
aiuta le comunicazioni e la socializzazione e con il fascino che
promuove successi nelle faccende di cuore: un solo gruppetto,
i nati tra 8 e 10 gennaio, è ancora sfidato a ritrovare nuove
stabilità. Aprile: contatti e contratti soddisfacenti, meno il cuore
Gemelli
sulla carta marzo sembra uno dei mesi più complicati, nervosi
e faticosi dell'anno, in particolare per i nati della prima decade,
e aprile migliora giusto un po': esclusi dal quadro faticoso e
deprimente i nati tra 14 e 20 giugno. Scenario che cambia a
seconda del tema personale e del livello di consapevolezza di sé.
Bilancia
i nati della prima decade sono energici, determinati e seduttivi
a marzo e aprile, pronti ad avviare nuovi progetti e attività, e
capaci di conquiste. Costruttivi, efficaci e seri quelli della seconda
decade, con l'eccezione dei nati tra 10 e 14 ottobre che
ancora fronteggiano sfide e terremoti nell'assetto della loro vita.
Acquario
torna il sereno dopo mesi invernali frustranti e portatori di
freni e crisi: una progressione di nuove energie e occasioni,
anche di conquiste amorose, che vanno delineandosi man mano
tra marzo e aprile. Per tutti, ma soprattutto per i nati di prima
e seconda decade.Terza decade più al riparo da squilibri.
Cancro
se non proprio per tutti (i nati tra 8 e 11 luglio sono in piena
epocale trasformazione) per la maggior parte di voi l'arrivo
della primavera riapre la voglia di rapporti intensi e ridà fiducia
nei propri traguardi; marzo aiuta a ritrovare la fiducia nei propri
sogni, aprile promette lucidità e buone idee.
Scorpione
marzo può essere uno dei mesi migliori di un anno speciale, per
la seconda decade più di tutti, ma in generale risultati e successi
sono alla vostra portata, grazie a un ottimo mix di sentimento,
fiducia, creatività e capacità di comunicare. E qualche piccolo
intoppo ad aprile non offuscherà il quadro generale.
Pesci
due mesi insidiosi che richiedono attenzione nel dire e nel fare
ai nati della prima decade, che rischiano scontri e litigi per
eccesso di reattività. Situazione attenuata a marzo da benessere
affettivo diffuso, e migliore ad aprile grazie a lucidità e capacità
di comunicare. Seconda decade sugli scudi.Terza più serena.
Scarica

Dmag19 - Il primo papero che preferisce la carta all`acqua!