19 pubblicazione gratuita anno V numero 19 marzo/aprile 2016 LEVANTE la mina (di creatività) vagante Il coraggio di sapere la fotografia del XXI secolo tra arte e reportage GETTAR LUCE SUL CRIMINE fotografia e fiction a caccia di prove la tipografia è morta lunga vita alla tipografia KAGURA BREATH l’illuminismo sferico di davide di taranto DMAG EXHIBITION 2 Ian EDITORIALE 3 Muche I soggetti di Jan Muche, nato nel 1975, prendono spunto dalla vita quotidiana, ma una volta entrati nelle tele vengono mescolati e composti in modo tale da creare scene irreali e paradossali, dove i punti di riferimento spaziali e temporali possono essere facilmente perduti e ribaltati. L’osservatore viene coinvolto e stimolato dalle immagini forti, dai colori, da linee architettoniche ardite che spesso tagliano lo spazio e ne rompono l’equilibrio, creando una prospettiva distorta che onora comunque la logica pittorica. Nei suoi dipinti è evidente l’interesse per il “geometrismo” che entra totalmente a far parte della composizione dell’opera stessa. Muche analizza e ripropone i prodotti visivi quali risultato della società e dei media contemporanei, creando per lo spettatore una visione caotica d’insieme. JAN-MUCHE.DE COVER 2 © Roberto Panucci, LEVANTE INDICE DMAG VISUAL ARTS EXHIBITION - IAN MUCHE 2 il coraggio di sapere 4 KAGURA BREATH 10 DMAG STORYTELLING gettar luce sul crimine 6 la tipografia è morta. lunga vita alla tipografia 7 BAZINGA! - papero, atlantide, nn 15 PHILSHAKE - illuminismo 16 DMAG PORTRAIT LEVANTE 8 #aLifeInSixTweets - enrico gentina 19 DMAG PERFORMING ARTS quella luce accesa sulla collina di craviano 11 DMAG INNOVATION BY THE EBOOK - #twitteratura 14 HOLOSUITE - la poesia interattiva di fabrizio venerandi 18 DMAG ENTERTAINMENT MUSIC STREAM - arturocontromano, med in itali 12 WHAT’S ON IN 20, 21 pillola di lucio, trendtopics, my song n 5, save the date 22 HOROSCOCULT 23 Senza titolo, 2015, acrilico e inchiostro su tela, 100 X 130 cm Courtesy of Galleria Opere Scelte, Torino DMAG GREENTHINKING NATOURS - giganti 17 n. 19 Davide Di Taranto BLACK HOLE, 2015, terracotta, argilla dura, cementite, smalto, 42 x 30 x 30 cm Courtesy of Galleria Weber & Weber ILLUMINISMO COVER 1 marzo / aprile 2016 direzione editoriale Francesca Chiappero art director e grafica Francesco Gallo / Stille coordinamento redazionale Rossana Rotolo “L'illuminismo è l'uscita dell'uomo da uno stato di minorità il quale è da imputare a lui stesso. Minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessi è questa minorità se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto senza esser guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza - è dunque il motto dell'illuminismo” (Kant 1784) “Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza”. Appunto, mi vorrei soffermare su questi due sostantivi: coraggio e intelligenza. Anno 2016: Illuminismo o Oscurantismo? Siamo ancora in grado di servirci della nostra intelligenza? O dobbiamo sempre essere guidati da altri, nella totale mancanza di coraggio? Coraggio di reagire, di contestare, di incazzarci, quando serve, e ora quanto serve! Nell’Anno Domini 2016 siamo ancora a dibattere e legiferare su elementari diritti finora negati, siamo a cavillare sull’uso del termine “fedeltà” ... a dissertare su chi è “normale” e chi è “contro natura”. Siamo ancora a ergere muri, a pensare che siano i mattoni e il filo spinato a proteggerci, e non piuttosto, a custodire il nostro egoismo. Sempre concentrati sul nostro ombelico, a preservare il nostro “orticello” e guai a chi possa interferire, creare un momento di disturbo alla quiete delle nostre inossidabili certezze. Intelligenza e coraggio. Intelligenza di capire che esistono altri mondi, altri modi, altre imminenti priorità. Coraggio e lungimiranza nell’affrontare le immani sfide che sono alle nostre porte. Il tema ambientale o l’epocale fenomeno dei flussi migratori, solo per citarne alcuni, “davvero irrilevanti”... Coraggio di sapere, di condividere, di sperare. ILLUMINISMO 2016: “abbi il coraggio di amare”. DMAG, ovvero dreams magazine. Per noi di DMAG la cultura, i giovani, la meritocrazia, la formazione, la ricerca sono prioritarie: voci passive nel bilancio della società odierna, ma assolutamente attive e fonte di impagabile arricchimento nella società che auspichiamo, che sogniamo. Torino, oggi, registra un incredibile e invincibile attivismo nel settore culturale, soprattutto in ambito giovanile. Esiste un fitto sottobosco di realtà che persegue il nobile obiettivo di fare arte, muovere il pensiero, con tenacia, passione e dedizione, nonostante gli evidenti problemi di natura economica. E’ a questo mondo che il nostro sguardo si rivolge. F.C. hanno collaborato a questo numero editore Associazione Culturale DFT Franco Andreone, Caterina Berti,Ylenia Cafaro, Nicoletta Diulgheroff, Luciano Gallo, Claudia Losini, Niccolò Maffei, Caterina Marini, Federico Minetti, Irene Perino, Antonio Raciti, Francesco Sparacino, Federica Tammarazio, Danilo Zagaria stampa Industrie Sarnub spa redazione corso Vittorio Emanuele II, 30 10123 Torino [email protected] Registrazione presso il Tribunale di Torino n. 49 del 5/10/2012 DMAG è una freepress distribuita nel circuito freecards. La rivista è bimestrale. La redazione non si assume alcuna responsabilità per eventuali variazioni di programmazione, date, eventi. DMAG è anche online www.d-mag.it we are on : DMAG VISUAL ARTS 4 Il CORAGGIO di sapere La fotografia del XXI secolo tra arte e reportage Di Federica Tammarazio Da quando l'immagine fotografica condivide con la parola la funzione di testimone della cronaca e della storia, il suo ruolo nell'equilibrio narrativo è cresciuto, in alcuni casi arrivando a uguagliare il linguaggio testuale. Il modo di dire per cui un'immagine vale più di mille parole non è certo un caso. Questo perchè la fotografia, per dirla con Roland Barthes “non dice (per forza) ciò che non è più, ma soltanto e sicuramente ciò che è stato. Questa sottigliezza è determinante. Davanti a una foto, la coscienza non prende necessariamente la via nostalgica del ricordo (quante fotografie sono al di fuori del tempo individuale) ma, per ogni foto esistente al mondo, essa prende la via della certezza: l'essenza della Fotografia è di ratificare ciò che essa ritrae”. (La camera chiara, Einaudi, Torino, 1980, p. 86). Cosa significa? Essenzialmente la fotografia è una conferma della realtà. È un occhio obiettivo, poiché coglie il tutto nella selezione dello spazio e del tempo effettuata dal fotografo. In sintesi: l'immagine è obiettiva, il fotografo sceglie. Insistere su questa distinzione è importante, soprattutto alla luce di alcuni casi che negli ultimi vent'anni hanno alimentato il dibattito sul ruolo della fotografia di reportage e d'arte connotata dall'impegno civile. Il primo caso. Nel 1993 il fotografo sudafricano Kevin Carter è inviato dal quotidiano «Johannesburg Star» in Sudan per un reportage sulla guerra civile. Qui realizza il suo scatto più celebre e controverso: una bambina denutrita si accuccia in terra al limite delle forze, mentre poco distante da lei un avvoltoio è in attesa della sua morte. Si tratta di una delle immagini più note del fotogiornalismo internazionale, non solo perchè con essa l'anno successivo Carter vince il premio Pulitzer, ma anche perchè ne sarebbe scaturito un dibattito sul ruolo dell'autore, invisibile nella scena, ma presente al drammatico evento nella realtà. Non ci sono notizie certe su cosa fece Carter in quella situazione: se e quanto attese che la scena rispondesse alla sua idea personale osservando immobile dietro la macchina l'avvoltoio e la bambina, e se infine la soccorse. La sua presenza si traduce nel drammatico, inaccettabile racconto per immagini dell'agonia di una creatura. Basandosi sulla ricezione della fotografia da parte dell'opinione pubblica internazionale, nel 2006 Alfredo Jaar realizza la videoinstallazione ambientale The sound of silence: in una stanza buia una lunga serie di frasi in dissolvenza racconta la storia dell'immagine e dell'autore fino al presente. Il video si conclude infatti con l'eblematica riflessione kevin kevin kevin carter is survived by his daughter megan this photograph is owned by the megan patricia carter trust the rights of this photograph are managed by corbis corbis is owned by bill gates corbis is the largest photo agency in the world corbis controls close to 100 million photographs the reference number of this photograph is corbis 0000295711-001 no one knows what happened to the child Dopo più di dieci anni il lavoro di Alfredo Jaar ridefinisce il confine delle responsabilità etiche intorno a Carter. Dopo la morte del fotografo, lo scatto diviene fonte di reddito per gli eredi e per l'agenzia fotografica internazionale Corbis. E, traducendo Jaar “nessuno sa cosa accadde alla bambina”. VISUAL ARTS 5 L'OCCHIO obiettivo sulla REALTÀ un bambino, proprio come nel caso della foto di Carter), ma è il punctum (la componente emotiva) a fare la differenza: la t-shirt rossa e i pantaloncini blu indossati dal bambino azzerano la distanza tra il destinatario dell'immagine e il soggetto, che qui è, come ha scritto Mario Calabresi, “un bambino che sembra dormire, come uno dei nostri figli o nipoti”. Due mesi fa l'artista cinese Ai Wei Wei si reca sulle spiaggie dell'isola greca Lesbos e rimette in scena lo scatto di Nilüfer Demir, facendosi fotografare da Rohit Chawla nella stessa posizione di Ayal Kurdi. L'immagine di Ai Wei Wei si è diffusa rapidamente, generando consensi e dissensi. Tra i contrari, molti vedono in essa un'operazione di facile visibilità per l'artista cinese, che sta conducendo un intervento a sostegno dei profughi attraverso una capillare documentazione delle sue azioni sui social media. Ai Wei Wei vuole mantenere l'attenzione sul problema umanitario internazionale dei rifugiati siriani e utilizza la drammatizzazione del reportage raggiungendo un livello differente: un intervento di messa in scena conclamata, in cui il corpo dell'artista è sinonimo, tra le altre cose, della morte dell'anima. In questo caso i linguaggi sono completamente divergenti, ma la distanza degli intenti tra l'operazione artistica e il fotogiornalismo è annullata. Nelle due differenti espressioni non bisogna confondere la scelta con la creazione. Entrambe sono reali, ma la fotografia giornalistica prevede inoltre una distanza necessaria dell'autore, che fissa l'immagine di un evento che accade di per sé, senza sollecitarne l'attuazione. In questo senso il fotografo da una parte è spettatore, mentre è autore nella scelta dello spazio e del tempo che fissa con lo scatto. Si arriva così al terzo caso. Il 18 febbraio l'australiano Warren Richardson ha vinto il World Press Photo 2016, con Hope for a new life, che immortala un neonato che passa dalle braccia di un uomo a un altro tra il filo spinato al confine tra la Serbia e l'Ungheria nella notte del 28 agosto 2015. Come nei casi precedenti, c'è un bambino al centro di un fatto drammatico (qui, anche di speranza). Richardson, che assiste all'evento senza disturbarlo, favorirlo o ostacolarlo, dichiara: “Erano circa le tre del mattino quando ho scattato la foto e non potei utilizzare il flash perché la polizia poteva vedere quella gente. Scattai al chiaror della luna”. Le sue parole contengono la definizione perfetta dell'occhio obiettivo. Perciò, alla fine tutto si riduce a una domanda: cosa abbiamo il coraggio di sapere? Il secondo caso. Nel settembre 2015 la turca Nilüfer Demir scatta la fotografia del corpo di Ayal Kurdi, un bambino di 3 anni annegato nel Mediterraneo, mentre con la famiglia e altri profughi siriani tentava di raggiungere Kos. Nilüfer Demir documenta il ritrovamento di Ayal sulla spiaggia di Bordum (Turchia) e il pietoso gesto del militare turco che lo toglie dall'acqua. Per giorni la fotografia è stata al centro di un dibattito internazionale riguardante la sua pubblicazione e più in generale il confine tra l'informazione e il rispetto dei diritti umani. Cosa differenzia questa immagine dalle altre centinaia altrettanto drammatiche diffuse dai media? Per dirla con Barthes, lo studium, cioè la sua componente oggettiva, è nel dramma che racconta, nella perdita di una vita umana (di World Press Photo of the Year ® Warren Richardson, Australia, 2015, Hope for a New Life A man passes a baby through the fence at the Serbia/Hungary border in Röszke, Hungary, 28 August 2015. DMAG STORYTELLING 6 gettar LUCE sul crimine Fotografia e fiction a caccia di prove Di Danilo Zagaria Scoprire la verità è il fine ultimo della crime-fiction. Il mistero, nascosto nel gomitolo della trama, per essere individuato, compreso e portato alla luce necessita di indagini, tecnica e intuito. Dalla scena del crimine, imbrattata di sangue e pregna di interrogativi spesso apparentemente irrisolvibili, il detective indaga per scovare prove, gli elementi empirici fondamentali che porteranno all’individuazione del colpevole e alla ricostruzione del movente. Ogni narrazione gialla si serve dunque di un complesso apparato di abilità atte a illuminare i dettagli e dotarli di senso. Se nel periodo d’oro del genere erano le doti deduttive dell’investigatore – vero e proprio osservatore della natura umana che oggi chiameremmo profiler – a fare la differenza, nelle narrazioni odierne a Holmes, Poirot e Miss Marple si è sostituta la tecnica, di cui l’analisi del DNA non è che l’aspetto principale. Ma quale invenzione, ben prima della scoperta del DNA, si impose nel mondo delle tecniche investigative, quelle vere stavolta? La fotografia, ovviamente, capace di catturare ogni dettaglio, rendendolo prova inconfutabile. La pensò così il parigino Alphonse Bertillon, primo criminologo a utilizzare in modo sistematico la fotografia per analizzare la scena del crimine. E sono proprio foto di cadaveri in stanze messe a soqquadro da lotte e rapine quelle che aprono la mostra in corso presso Camera – Centro Italiano per la Fotografia, ideata da Diane Dufour a titolo: Sulla scena del crimine. Dalla criminologia ai droni. Una sala dopo l’altra, la fotografia allarga il campo, mostrando la sua versatilità nell’indagare i misteri e le nefandezze della storia: guerre, campi di concentramento, repressioni staliniane e gli attacchi ben poco precisi dei moderni droni militari. E nel campo delle indagini, quanto viene ancora utilizzata la fotografia? Cristina Brondoni, criminologa milanese che nel 2015 ha pubblicato un saggio per la casa editrice torinese Las Vegas – Dietro la scena del crimine, Morti ammazzati per fiction e per davvero – assicura di sì. CB: Moltissimo. Parte del mio lavoro si basa sulle foto della scena del crimine. Una accurata documentazione della scena del crimine permette un'analisi approfondita. Con Luciano Garofano, ex generale del RIS, stiamo facendo corsi anche ai soccorritori, chi lavora in ambulanza, poiché spesso sono i primi ad arrivare sulla scena: anche loro possono e devono fotografare lo stato dei luoghi (consegnando poi le foto all'autorità, naturalmente). Nel libro l’autrice smaschera i cliché e le imprecisioni nelle narrazioni di genere, in narrativa come nelle serie TV. Quanto è accurata la rappresentazione del crimine? CB: In quasi tutti i casi la scena del crimine è teatrale, e non potrebbe essere Dietro la scena del crimine di Cristina Brondoni (Las Vegas Edizioni, 2015). Illustrazione di copertina a cura di Alessio Furfaro. Messinscena dimostrativa del sistema di fotografia metrica di Alphonse Bertillon. © R. A. REISS, coll. IPSC altrimenti. Il disordine non è casuale, è artistico. Nella realtà il disordine difficilmente è artistico. Le serie che hanno fatto scuola sono CSI e Criminal Minds. Ma non è il caso di prendere per vero tutto ciò che si vede. Da tempo si parla di “effetto CSI”: alcune narrazioni nel campo della crime-fiction hanno portato il pubblico ad aspettarsi dalle scienze forensi gli stessi risultati strepitosi visti in TV. Sia il saggio di Cristina Brondoni che la mostra visitabile a Torino ci avvertono di non fare confusione tra il mondo reale e la sua rappresentazione artistica. La realtà, come si suol dire, ha la spiacevole (o piacevole, dipende) caratteristica di non essere coerente e lineare al pari della finzione. STORYTELLING 7 La tipografia è MORTA Lunga VITA alla tipografia La magia della stampa letterpress all'Archivio Tipografico di Torino di Federico Minetti Nascosto in una piccola via del quartiere Valdocco, vicino alla bellissima Basilica di Maria Ausiliatrice, scopro un sabato pomeriggio l'Archivio Tipografico di Torino, dedicato alla stampa letterpress. Fuori, è un anonimo portone di una via poco frequentata, ma un attimo dopo, quando si varca la soglia, ecco la magia. Un suggestivo laboratorio che ospita nove macchinari di stampa perfettamente funzionanti e una collezione di polizze di caratteri tra le più grandi d'Italia. Si perderebbero le ore a osservare i vecchi font in piombo e legno e i movimenti meccanici delle matrici che imprimono l'inchiostro sulla carta. È la magia della stampa letterpress, la tecnica di stampa con cui una matrice rilievografica viene inchiostrato e pressato direttamente contro la carta, tecnologia che per ben cinque secoli, fino a una trentina di anni fa, è stato sinonimo di stampa, e che, grazie alla sua bellezza e artisticità, scopre oggi una nuova vita. La storia di Archivio Tipografico nasce alla fine degli anni '90. In quel periodo la stampa aveva appena vissuto il definitivo passaggio alla tecnologia offset, sviluppata negli anni '70 e diventata standard produttivo nel decennio precedente. Le vecchie tipografie si erano dovute per forza di cose adeguare, pena l'esclusione dal mercato. Emanuele Mensa, docente e appassionato dell'arte della stampa, decide di concretizzare il suo amore per la stampa tipografica iniziando a raccogliere macchinari e caratteri. Nasce così la prima collezione dell'Archivio, che trova casa in un piccolo magazzino in zona San Paolo. Negli anni successivi Emanuele mantiene e alimenta attivamente l'archivio. Grazie alle donazioni di alcune storiche tipografie torinesi, tra cui l'importante lascito della tipografia Marchisio, che aveva sede in via Maria Vittoria, l'archivio inizia a comprendere una quantità di macchinari e caratteri sempre maggiori, la metà dei quali usciti dalla famosa fonderia Nebiolo. Diversi grafici e designer iniziano a interessarsi, fino a che, circa cinque anni fa, si uniscono all'Archivio Tipografico Nello Russo e Anna Follo, e poi Davide Tomatis, Davide Eucalipto e Gabriele Fumero. Quando Nello arriva a Torino proviene da un'esperienza lavorativa in tipografia a New York, dove ha vissuto in prima persona quello che negli Stati Uniti è stato un vero e proprio revival di questa tecnologia di stampa. Dopo una quindicina d'anni di oblio la stampa tipografica aveva iniziato a calamitare l'interesse di grafici e designer, che sempre più recuperavano le vecchie macchine rimettendole in funzione con un utilizzo non più industriale, ma artistico e creativo. Nello vuole fare qualcosa di simile in Italia, e così, insieme alla moglie Anna, incontra Emanuele e iniziano insieme a promuovere attivamente l'Archivio, per trasmettere la bellezza di questo tipo di stampa e i suoi valori di qualità estetica, competenza professionale, artigianalità. Con queste premesse arriva la nuova sede in via Brindisi, un paio di anni fa, con un'affascinante storia alle spalle: l'ampio laboratorio ricco di luce naturale era infatti stato sede, nella prima metà del '900, di una zincografia che collaborava con diverse case editrici, il cui proprietario, durante la seconda guerra mondiale, aveva stampato documenti falsi per numerosi cittadini ebrei torinesi, salvandoli dalla deportazione. Il nuovo spazio è un luogo che non vuole essere un semplice archivio, ma un laboratorio attivo, in cui lavorare e creare. Ecco l'Archivio Tipografico oggi. Una magnifica collezione di caratteri e macchinari. Un laboratorio attivo in collaborazioni e pubblicazioni artistiche e commerciali. Un archivio aperto in cui avvicinarsi a questa bellissima tecnica di stampa. Un luogo dedicato al mantenimento di un saper fare antico e nuovo al tempo stesso, capace di reinventarsi in modo creativo. Un segno tangibile dell'amore per quella forma d'arte che è la stampa letterpress. ARCHIVIOTIPOGRAFICO.IT DMAG PORTRAIT Levante MINA 8 la (di creatività) vagante Di Caterina Berti PORTRAIT 9 e fuggire con mio padre. L’illuminazione più bella circa questo brano mi venne mentre, di ritorno a casa, guidando in autostrada pensai a un duetto con lei. Quando glielo chiesi, accettò coll'entusiasmo che la contraddistingue. Mia madre è una donna magnifica e piena di sorrisi. Più si avvicinavano i giorni delle registrazioni, però, più cominciavo a temere che potesse non riuscire a registrare per bene la sua voce… non è facile entrare in uno studio per la prima volta e cantare e interpretare un brano in modo eccellente. Ma mi sbagliavo. Anche quella volta mia madre dimostrò quello che avevo sempre sospettato: è un’eroina. Ok. Dall’amore al disagio: in Manuale c’era Alfonso, in Abbi cura di te c’è Pose plastiche, di nuovo una canzone che esprime fastidio nei confronti di situazioni sociali obbligate. Perché? Sono una persona molto diretta, non le mando a dire, detesto l’ipocrisia. Inutile dirti che il contesto “party” a quanto pare richiede un divertimento obbligatorio, ostentato, eccessivo, inutile. Entrambe le canzoni sono ambientate tra palloncini e festoni, ma hanno due obiettivi differenti: Alfonso racconta del mio disagio post-adolescenziale. Alla domanda “che ne sarà di noi?” la risposta è “che vita di merda!”, travolta dall’ansia di un domani incerto e circondata da persone divertite mentre io mi sento scomoda… della serie “fermate il mondo, voglio scendere!!”. Pose Plastiche descrive invece una situazione meno scomoda: una festa che non è metafora della vita e che, se abbandonata, non porta a gravi conseguenze. Una festa di cui si scorgono vizietti: il vecchio che non lascia spazio al nuovo, la lucentezza dell’oro finto… La prima è una situazione nota che non mi spaventa più, la seconda mi spaventa ancora. Ma so come prendere le dovute distanze. Che programmi hai per il futuro? Dove ti vedremo prossimamente? Finirà l’ABCDT TOUR a Maggio, passando per l’ALCATRAZ DI MILANO (il 13 marzo) e il CAP 10100 di Torino (31 Marzo, 1 e 2 Aprile) e poi mi chiuderò in studio per nuovi lavori. Tante cose bollono in pentola ma non posso dare anticipazioni purtroppo. Un’illuminazione per gli illuministi lettori di DMAG? Ciao Levante! Chi sei, nelle tue parole? Ciao! Sono una ragazza normalissima, una siciliana trapiantata a Torino con una grandissima passione per scrittura e musica e la mente tra le nuvole - alla continua ricerca di qualcosa di creativo da fare. Sono una mina di creatività vagante, ecco. Nei live dò il meglio di me, la mia musica ha un altro sapore. Cerco di portare le persone dentro una stanza magica, che non si vede ma è ugualmente percepibile. Mi emoziono, sempre. Quando posso scendo dal palco per andare in mezzo alla gente e guardarla negli occhi mentre canto e racconto storie. Il tema di questo numero di DMAG è Illuminismo. Hai mai avuto un’illuminazione? Qui e ora. Potrei parlarne per giorni, forse mesi. Al di là della cura, dell’amore, di cui mi impegnerò ad essere una portatrice sana finché campo - senza carie ai denti o iperglicemia. Come pane, burro e marmellata, ecco: una fetta soltanto. Al di là dell’amore, quindi, vorrei ricordare a me stessa e a chi legge che la vita è oggi. Non è domani e non è più ieri… abbiate il coraggio di realizzarvi. Senza tremare. Ogni Bene. L. @LEVANTECANTA @LEVANTEOFFICIAL LEVANTE.OVERBLOG.COM Illuminismo? Che bello! Per gli Illuministi la ragione era come una candela accesa nel buio, quando mi capita di dover descrivere una persona visionaria, lungimirante, una mente eccelsa e creativa, uso la parola “illuminista”. Ho avuto delle illuminazioni sì - uno di quei momenti in cui in modo istintivo o casuale, si riesce a vedere al di là di ciò che è realmente visibile. Mi è capitato scrivendo, attraverso la musica, la pittura, cucendo… all’improvviso ho l’idea - che fa da ponte e mi porta in un mondo nuovo. Si apre una finestra e vedo oltre. Visto che parliamo di illuminazioni: come avviene il tuo processo creativo? In modo semplice, spontaneo. Nasce dall’emozione, attraversa le corde della chitarra, i tasti di un piano, e annega nell’inchiostro delle mie parole. È un’esigenza. Forte, a volte dolorosa. Mi è capitato spesso di trovarmi in luoghi troppo distanti dalla mia “stanza creativa”, di sentirmi letteralmente un pesce fuor d’acqua. Sono un’autrice che canta. Sebbene utilizzi delle formule semplici per parlare a me stessa e agli altri, cerco di non inciampare nelle banalità, se non di proposito. Essere tutto questo e molto altro è la mia forma di libertà. In un altro ruolo soffocherei, sarei morta, finita. Infelice. Dopo Manuale Distruzione, hai pubblicato Abbi cura di te, che trabocca di canzoni d’amore. L’amore curioso dell’infanzia, l’amore lungo una vita, l’amore finito, l’amore per se stessi… Perché è così importante parlare/cantare/suonare ancora di un argomento così spesso trattato? C’è qualcosa di più importante dell’amore nella vita? Quando parlo d’amore non mi riferisco solo ai rapporti, ai sentimenti condivisi, ma a qualcosa di più alto. L’amore muove tutto e tutto dipende da esso. Le conseguenze dell’amore (come recita un grandissimo film) - o dell’assenza dell’amore - creano il mondo. I suoi pregi e i suoi difetti, il bene e il male, la luce e il buio. Non esiste essere vivente che prescinda da questo. Somma queste motivazioni a un periodo felice e il risultato è Abbi Cura Di Te. Da che l’uomo ha memoria la musica, la letteratura, l’arte e la filosofia hanno esplorato l’amore sotto ogni aspetto. Non mi stupisce che la musica continui a farlo. Sebbene non mi dedichi soltanto a questo argomento, il fil rouge di questo disco è senz'altro la cura per se stessi (e di conseguenza per gli altri). Nel mio piccolo, provo a parlarne attraverso il mio carattere, con le mie parole, con il mio modo di guardare il mondo. Ognuno di noi è unico. La copertina di ABCDT ti ritrae con un coltello puntato a un cervello (su cui però sei seduta), e un cuore in mano. È indice di una scelta programmatica, tipo “più sentimento, meno ragione”? Come dobbiamo interpretarlo? L’anno in cui ho scritto Abbi cura di te ho affrontato delle situazioni molto dure, ho fatto delle scelte coraggiose, dettate principalmente dal cuore… in questa immagine iconica di copertina ho scelto di riassumere questo concetto a colpo d’occhio, pugnalando la ragione (senza mai perdere la testa) e salvando il cuore.Volevo fosse chiaro, facile, diretto. Mi pare di esserci riuscita. È un disco, è una parte di me ma è comunque un pezzo di vita, uno spaccato. Chissà in quante altre situazioni mi ritroverò e quante altre copertine racconteranno l’opposto… Levante live HIRES - Foto di Giandomenico Ricci ABCDT contiene Finché morte non ci separi, dedicata alla storia d’amore dei tuoi genitori. Hai scelto di cantarla insieme a tua madre, che è comparsa anche nel video. Come mai? Per un’intera vita ho cantato di mio padre, della sua assenza, delle mie mancanze. Poi mi sono fermata a riflettere su ciò che realmente mi era rimasto, su chi aveva continuato ad esserci e su chi, con tantissima fatica, aveva fatto del suo meglio affinchè venissi su bene. Mia madre meritava questa canzone. Ho voluto raccontare la sua versione dei fatti, il suo dolore, il suo amore. Ho scelto di parlare di quella sedicenne che legò le lenzuola per calarsi dal primo piano di casa ABCDT cover album - Foto di Riccardo La Valle DMAG VISUAL ARTS 10 KAGURA BREATH L’illuminismo sferico di Davide di Taranto PERFORMING ARTS 11 QUELLA luce accesa sulla COLLINA di Craviano di Irene Perino “Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! E' questo il motto dell'Illuminismo”. Davide di Taranto alla sua seconda personale alla Galleria Weber & Weber ha presentato un’interessante e recente serie di sculture, dedicata all’importanza degli elementi e del loro simbolismo intrinseco, da sempre oggetto della sua profonda riflessione artistica. Facendo sue le parole di Kant, padrone della “decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidato da un altro”, l'artista si è messo in gioco, confrontandosi con tutto ciò che lo circonda. Armato di ispirazione e di arte, ha sfidato l’universo intero cercando di comprenderlo. Obiettivo della sua ricerca, è trovare il suo posto nella realtà, e per farlo analizza lo spazio fisico e metaforico che lo circonda. “Spazio” e “spazio”, nella sua accezione più piccola e quotidiana e in quella più ampia e sconosciuta di “universo”. Per capire dove si sta andando, non è sufficiente guardare verso la fine del nostro viaggio. È ciò che ci ha preceduto che ha permesso di tracciare un percorso ed è proprio da dove tutto è nato che si deve ripartire per comprendere. Il cerchio è la forma che ossessivamente torna nelle sue sculture, il “luogo geometrico” in cui cerca quel punto di partenza chiedendosi quale sia la direzione verso cui tutto tende. In prima persona, fronteggia i significati e prova ad integrarli, mostrandosi nelle sue sculture mentre guarda dritto nella forma infinita, analizzandone in contemplazione attiva tutta la complessità. La sfera è infinito, è origine, è pura essenza. È l’elemento che meglio rappresenta l’universo, senza un inizio né una fine. Lui la osserva. E pensa. Simbolo della coscienza, la sfera è l’entità primaria che ha originato il tutto, esplodendo e dividendosi in milioni di particelle che oggi compongono tutto quello che conosciamo. Dove l'essenziale è invisibile agli occhi e l'arte guarisce l'anima di Antonio Raciti C'è una luce che brilla sulla Collina di Craviano, a Govone. È la luce di tanti piccoli elfi e delle loro famiglie, di oltre centocinquanta uomini e donne volontari, di un convento restaurato con strumenti magici e dell'arte usata per guarire l'anima. E se l'essenziale è invisibile agli occhi - Antoine de Saint-Exupéry l'ha impresso per tutti noi sul suo Petit Prince - la conferma l'ho avuta qualche giorno fa ammirando il progetto creativo di Marco Poncellini, l'eclettico architetto che ha saputo trasformare l'antico e mistico convento dei Padri Dottrinari di Craviano in un luogo intrinseco di comunicazioni sensoriali capaci di donare vita e speranza. Marco Poncellini é stato un volontario per la sua opera, uno dei tanti che ha desiderato offrire quel che possedeva per La Collina degli Elfi, il progetto sociale dedicato alle famiglie con bambini malati di cancro che, concluse le terapie, iniziano il percorso di recupero dell'infanzia perduta. Il sogno di questo luogo magico dedicato ai più piccoli é stato realizzato grazie all'amore e alla devozione di tantissime persone, tra le quali la Psicologa-Psicoterapeuta Luisella Canale, attuale presidente dell'associazione. I suoi occhi brillanti e la sua voce posata sono pregni di sensibilità: mi racconta di quello che si é fatto e di quel tanto che si vorrebbe ancora fare, nella devozione per tutte le persone che in questi anni hanno donato qualcosa E lì, seduti accanto all’artista in silenziosa riflessione, ci sembra di sentire il suono di Kagura, la danza teatrale per la dea del sole Amaterasu che si convinse ad uscire dalle stanze in cui si era rinchiusa dopo l’offesa subita dal fratello, riportando così la calma e l’ordine sulle terra. Davide di Taranto ha assistito a quella danza nel 2013 durante un suo viaggio a Hiroshima e da allora riflette sull’importanza degli elementi e il loro simbolismo. Con la sua arte esprime la sua profonda unione con il cosmo e il suo legame con le culture ancestrali. E guardandosi indietro, ci guida in avanti. Dall’alto in basso: TETSUGAKUMONO, 2015 calcestruzzo leggero, stucco, argilla dura, smalto, 30 × 11 × 15 cm CRYSTAL-GALAXY, 2015 stampa digitale su seta, 100 × 100 cm SENZA TITOLO, 2015, legno pressato ceramica, argilla dura Pebeo, foglia oro, smalto, 18 × 40 × 40 cm LaCollinadegliElfi - Cristi Serban alla Collina, persone semplici che hanno portato cibo, mobili, manualità, tempo e supporto. É così, nel tempo e con il supporto di tutti, che il progetto si è trasformato nel desiderio di un'intera comunità costituendo di fatto una rete nella rete sociale. Sono 150 i volontari che si impegnano attivamente nell'ospitalità delle famiglie ed è grazie al supporto di numerosissime persone che offrono quel che riescono all'associazione che si riesce a continuare a far sì che i bambini della Collina possano essere ospitati nell'ex convento, che possano distrarsi e scrollarsi di dosso il peso della malattia e della sofferenza. Alla collina ci si muove per piccoli passi e si arriva dove si può, sempre un passo oltre quello che ci si era prefissi. Ogni settimana, attualmente solo nel periodo estivo per una mera questione di costi, vengono ospitate sei famiglie negli appartamenti recentemente ristrutturati. In ogni appartamento è presente una camera matrimoniale e una per i bambini, questo per ricreare la dinamica della quotidianità familiare. Alcuni dei letti e degli armadi sono sospesi, altri formano fiori e curiose forme nell'essenzialità di un'accoglienza che stimola l'immaginazione e apre nuovi mondi o modi di vivere lo spazio e il tempo. Così come la cucina, una lunghissima isola a sei fornelli dove le mamme si ritrovano per confrontarsi e confidarsi, ognuna alle prese con la preparazione del pasto per la propria famiglia. La settimana é scandita da varie attività, alcune delle quali indirizzate ai genitori, altre ai figli, ed alcune spese come unità familiare. Quasi tutte le iniziative sono basate sull'arte terapia e sulla sua efficacia di supporto psichico, e ad ognuna di esse é dedicata uno spazio suggestivo. L'Ippoterapia viene svolta all'esterno, in una parte del parco che circonda il convento, con l'ausilio di due cavalli regalati all'associazione e curati stabilmente da due volontari. Con il supporto di specialisti e personale formato, la prima sera si tiene l'incontro di Teatro durante il quale ogni nucleo familiare viene esortato ad inventare una storia che possa essere di riflessione per tutta la famiglia. Un racconto che possa liberare emozioni represse e che permetta a tutti i componenti di mettersi in gioco riscoprendo la potenza dell'unione casalinga. Durante il tempo di permanenza, altri incontri sono dedicati alla musica, alla danza e all'arte visiva. È stata creata una sala cinema e una stanza “morbida” per la lotta dei cuscini, anche questa proposta come azione liberatoria per genitori e figli. Un grande bagno nel quale una parrucchiera offre la sua professionalità, ospita le mamme per una seduta di bellezza affinché possano rimparare a prendersi cura di se stesse. La Collina risulta allora un luogo premuroso, uno spazio d'amore, verso se stessi e gli altri. Una struttura esternamente barocca e internamente espressionista - (ri)vista con gli occhi dell'anima - in cui tablet e videogiochi non sono ammessi perché è doveroso dare ai bambini la possibilità di imparare a giocare con gli altri attraverso attività dinamiche e lo scambio relazionale. La televisione, quella poi meglio scordarsela proprio per ricordarsi che il tempo speso insieme é un tempo prezioso che non va tolto a nessuno e a nessun luogo, soprattutto se magico, ancor più se spegnendo gli schermi albini di quelle macchine infernali si scoprisse di essere avvolti da un cielo stellato che se no non sarebbe stato affatto visibile agli occhi. DMAG ENTERTAINMENT 12 ARTUROCONTROMANO Pastis di Nico Si intitola Pastis il nuovo disco degli Arturocontromano, quarto capitolo per la formazione torinese attiva dal lontano 1999. Negli otto brani dell’album si può trovare un interessante incontro tra cantautorato, jazz manouche, ballate romantiche e motivi spensierati che strizzano l’occhio alla Torino di Buscaglione e dei Mau Mau. A distanza di cinque anni dal precedente Quello che ci resta, gli Arturocontromano ritornano con un lavoro che conferma l’attitudine danzereccia fatta di ritmi latini e testi d’autore. Questa vena danzereccia viene espressamente dichiarata sin dal titolo, che cita un liquore francese che per tradizione si suole bere all’aperitivo per dare la giusta direzione alla serata. Un disco inebriante dietro a cui si cela però una vena malinconica, fatta di ritmi che, sì, fanno battere il piede, ma che in realtà nascondono una tonalità minore di fondo. Scavando si capisce che questa malinconia fonda le sue basi in storie d’amore complicate, in speranze disattese e notti insonne ai banconi dei bar. Pastis è un disco prodotto bene, variopinto, con il potenziale di aprire qualche porta nel mondo del mainstream. MUSIC a cura di Nico ENTERTAINMENT 13 STREAM MED IN ITALI Si scrive Med In Itali di P. Rioci A distanza di poco più di tre anni dall’esordio Coltivare Piante Grasse (Libellula), ritornano con un secondo disco ricco di sfumature e sonorità i torinesi Med In Itali. Si scrive Med In Itali nasce da un intenso lavoro di produzione, culminato in dodici tracce da un sound acustico arricchito da una sezione fiati (sax, tromba e trombone) arrangiata da Carolina Bubbico e Nicolò Bottasso (Duo Bottasso), con la co-produzione artistica di Andrea Bergesio. Si scrive Med In Itali è un nuovo passo verso la maturità per la band, che mantiene la sua ricercatezza in ambito compositivo e stilistico, senza però trascurare la musicalità e la facilità d’ascolto: tempi dispari e repentini cambi di ritmo e tonalità si amalgamano dolcemente con le melodie vocali. Rispetto al precedente album il quartetto, si avvicina a sonorità più jazz, contaminandole con ritmi latini, reggae e funky. Nei testi i Med In Itali presentano una doppia faccia: da un lato quella più frivola, scherzosa e disimpegnata, dall’altro quella più dura e cinica, a tratti anche disillusa rispetto alla realtà e al sistema Italia in particolare. Un disco in cui a fare da protagonista è la quotidianità di un trentenne italiano, il tutto condito da arrangiamenti curati nel dettaglio. DMAG INNOVATION 14 BY THE EBOOK nuove pagine digitali a cura di Caterina Berti #Twitteratura [restano solo 127 caratteri] Padre assassinato fantasma convince sosia di #morrissey a inscenare dramma per beccare vedova e fratello fedifraghi. Muoiono tutti, anche la #fidanzataemo (Amleto in 140 caratteri - @KimAskew e @AmyHelmes) La narrativa ha preso casa in rete. È analizzata su Wikipedia, scaricabile su gutenberg.org (gratis, esauriti i vincoli di copyright), recensita su Goodreads e pubblicata senza passare da case editrici su piattaforme come Wattpad o Kindle WriteOn. E poi è su Twitter, che già da diversi anni ospita un #TwitterFiction Festival: cinque giorni di celebrazione virtuale interamente online, durante i quali autori affermati e persone qualunque hanno creato personaggi, condiviso la creazione di trame e postato storie per i loro follower e l’intero twitterverso, il tutto in tempo reale. Quello che, nel 2012, doveva essere un primo e azzardato esperimento, si è rivelato subito un successo, tanto che negli anni successivi sono seguite nuove edizioni, sostenute dall’AAP (Association of American Publishers) e da un colosso internazionale dei libri come Penguin Random House, con la partecipazione di account di tutto rispetto come @MargaretAtwood, @mstiefvater e @laurenbeukes. Sì, ma - direte voi - Twitter è stringatezza! 140 caratteri in cui concentrare un pensiero, una battuta, una storia… sono pochi, irrimediabilmente pochi. La letteratura, come ci si “accozza”? In molti modi: la brevità fa gioco alla poesia (#haiku), la possibilità di creare account multipli apre la strada a sagaci parodie (@casaleggio), al mashup o a intriganti intrecci tra punti di vista, come ha dimostrato @elliottholt scrivendo un giallo a 3 handle che lasciava ai follower la possibilità di decidere se si trattasse di un #incidente, un #omicidio o un #suicidio. Tutte idee che si farebbe presto a etichettare come “simpatiche ma un po’ sciocchine”, se non fosse che anche narratori noti per la loro prosa elegante si sono lasciati sedurre dalla sfida, e con un certo successo. Il premio Pulitzer Jennifer Egan, per esempio, ha pubblicato nel 2012 un’intensa spy-story esistenzialista a colpi di tweet. #ScatolaNera, pensato come spin-off del suo noto romanzo Il tempo è un bastardo, è stato twittato in 10 notti dal New Yorker (@NYerfiction) e ripubblicato a ruota da @minimumfax nella traduzione di Matteo Colombo. La Egan, che inizialmente esitava a mettersi all’opera con restrizioni così problematiche, si è convinta a provarci riflettendo sulle potenzialità del mezzo: la brevità induce al colpo di scena e a forme di poesia involontaria molto interessanti. Senza contare che, forse, raggiungere un lettore sul suo smartphone è un modo ancora più intimo di parlargli, rispetto alla pubblicazione tradizionale. Non occorre guardare all’estero per trovare esempi di convivenza armonica tra social e narrativa. TwLetteratura, per esempio, è una comunità italiana di utenti che si dedica al social reading e social writing proprio attraverso Twitter. Periodicamente viene proposto un libro da leggere, commentare e riscrivere a colpi di tweet, per partecipare bastano una copia dell’opera e un account. Un calendario condiviso sul sito della community stabilisce il passo di marcia a cui i partecipanti commenteranno, parafraseranno, condivideranno le loro impressioni. In 140 caratteri. Dall’1 al 23 Aprile 2016 tocca all’Amleto di Shakespeare, da twitleggere usando l’hashtag #HamleTw (seguito da / e il numero progressivo della scena). Creato in collaborazione con la XXIX Edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino e con Tournée da Bar, #HamleTw aderisce simbolicamente al programma internazionale per la celebrazione del grande bardo, in occasione dei 400 anni dalla sua morte. TwLetteratura, che l’anno scorso ha partecipato come start-up d’eccellenza al Salone, per quest’anno ha un nuovo progetto: betwyll, un’app dedicata a fare #twitteratura, sviluppata da Cubica Digital Factory e in collaborazione con la Fondazione Cariplo. Betwyll sarà sperimentabile in beta da Marzo - basta registrarsi sul sito. I Twitterati ansiosi di abbandonare l’ambiente isolato e rarefatto dei social media, invece, potranno incontrarsi di persona il 12 Maggio all’Arena Bookstock, nell’ambito di #SalTo16 Twindirizzi interessanti: TWLETTERATURA.ORG BETWYLL.COM ELECTRICLITERATURE.COM BAZINGA! un viaggio alla scoperta di nicchie editoriali a cura di Francesco Sparacino L’ESORDIO SIMONE GIORGI L’ultima famiglia felice Einaudi Stile Libero, euro 18 Matteo Stella è convinto che la sua sia una famiglia felice. È un padre e un marito premuroso, ascolta, non impone le sue ragioni, si impegna affinché le cose vadano sempre per il meglio. Matteo, però, non si accorge che in realtà tutto intorno a lui rischia di crollare e che proprio all’interno della sua famiglia si celano tensioni pronte ad esplodere. Basteranno ventiquattro ore per ribaltare le sue convinzioni e mettere in pericolo ciò che ha più caro. Papero, SIMONE GIORGI è nato nel 1981 a Roma, dove vive e lavora come autore televisivo. È stato finalista al Premio Italo Calvino nel 2012 con il romanzo, ancora inedito, Tutto è passato e nel 2014 con L’ultima famiglia felice. Atlantide, NN Il bello dei libri a domicilio LE NOVITÀ Papero, Edizioni dell’Atlantide e NN hanno in comune due cose. La prima ha a che fare con l’anno di nascita, il 2015. La seconda ha a che fare con la bellezza di vedersi recapitare periodicamente un pacco a casa. Aprirlo e trovarci un libro. Peculiarità delle tre case editrici – per il resto abbastanza eterogenee tra loro – è infatti quella di puntare forte sugli abbonamenti. La collana di narrativa di Papero, Ore piccole, per esempio, la si può avere solo ed esclusivamente abbonandosi. Le copie di ogni volume (sono tutte rilegate a mano e la carta è di pregio) sono limitate, appena 150, e vengono spedite insieme a una stampa artistica numerata, riprodotta per l’occasione dallo studio milanese Atto con la particolare tecnica della risograph. In pratica ogni titolo diventa così un oggetto da collezione, di certo per il formato ma ovviamente anche per via delle storie. La collana è stata inaugurata da un racconto del Premio Campiello 2014 Giorgio Fontana, e da poco è uscito anche il secondo libretto: Cirque de la solitude, di Marco Rovelli. Gli altri autori coinvolti nel progetto sono Alessandra Sarchi, Barbara Garlaschelli, Chicca Gagliardo, Alessandro Zaccuri, Giulio Mozzi. Sette uscite, unite a sette stampe d’artista, al prezzo di 180 euro. Nella versione ebook, comunque, i testi sono acquistabili anche singolarmente. L’idea di Papero (che è editore, ma anche libreria, a Piacenza) va comunque oltre la narrativa italiana, e tra le sue pubblicazioni si trovano anche la collana dedicata agli Scritti d’arte piacentina di Stefano Fugazza e una versione in dialetto piacentino de Il Piccolo Principe (Al Principein). Copie limitate, fissate a 999, anche per Edizioni dell’Atlantide, casa editrice romana che ha via monferrato 20, torino | www.stille.to | [email protected] STORYTELLING 15 iniziato con tre titoli (ne sono previsti dieci all’anno), spazia dalla narrativa, alla saggistica, al libro illustrato, alla poesia e si dedica soprattutto alla riscoperta di opere ormai introvabili. Ha riportato in libreria, con una nuova traduzione, Ritratto di Jennie, romanzo dell’americano Robert Nathan, apparso per la prima volta nel 1940 e dal quale è stato tratto, sempre negli anni ’40, un omonimo film di successo. Ha ristampato un saggio sulla storia della filosofia (Filosofi antichi, di Adriano Tilgher) datato 1921. Ha ripubblicato il libro illustrato per ragazzi Tomaso, di Vittorio Accornero. Le formule di abbonamento per il 2015/16 sono tre e prevedono un risparmio a partire dal 20% sul prezzo di copertina dei libri – che arriveranno a casa in anteprima e senza spese di spedizione. La prima formula comprende appunto Ritratto di Jennie, Filosofi antichi e Tomaso al costo di 70 euro (invece di 87). La seconda sei titoli a 130 euro (invece di 170), la terza dieci titoli a 200 euro (invece di 280). In un solo anno NN è riuscita a conquistarsi uno spazio importante, pubblicando romanzi e raccolte di racconti, sia italiani che stranieri. Con Panorama, di Tommaso Pincio, si è aggiudicata il Premio Sinbad dedicato all’editoria indipendente. Con i libri della Trilogia della pianura, dell’americano Kent Haruf, ma anche con Sembrava una felicità (Jenny Offill) e con i racconti di David James Poissant (Il Paradiso degli animali), tanto per citarne tre, ha messo in chiaro quanto ambizioso e lungimirante sia il progetto. Ed è impressionante (e fa ben sperare) il risalto avuto finora quasi da ciascuno dei quattordici titoli pubblicati. Per festeggiare il suo primo anno di vita, a inizio febbraio NN ha presentato le sue Card. Si tratta di due possibilità di abbonamento, che puntano anche, e soprattutto, a saldare il legame con il lettore, avvicinandolo al mondo della casa editrice. A parte i libri (anche in anteprima e firmati), l’abbonato riceve infatti una sua tessera personalizzata NN, segnalibri e uno speciale kit. La Smart card 2016 permette di ricevere dieci titoli a scelta dall’intero catalogo, la Card 2016 quindici. Per i primi trenta abbonati il prezzo della Smart Card è stato di 100 euro e quello della Card di 140, poi portato rispettivamente a 150 e 225. Girare per librerie un po’ a caso resta un piacere impagabile, a volte però è bello anche quando i libri ti vengono a bussare a casa. STEFANO TRINCHERI La copia infedele 66thand2nd, pp. 208, euro 17 GABRIELE DI FRONZO Il grande animale Nottetempo, pp. 161, euro 12 ANA PAULA MAIA Di uomini e bestie La Nuova Frontiera, pp. 121, euro 14,50 CAHTHERINE LACEY Nessuno scompare davvero SUR, pp. 243, euro 16,50 DMAG STORYTELLING 16 PHILSHAKE concetti a pezzi a cura di Philosophy Kitchen rivista di filosofia contemporanea philosophykitchen.com illuminismo di Giovanni Leghissa Secondo alcuni, da tempo saremmo entrati nella postmodernità. Tra i tratti salienti di quest’ultima vi sarebbe il fatto di essersi lasciati alle spalle l’eredità dei Lumi. A ben vedere, però, l’idea secondo cui essere diventati postmoderni coinciderebbe con il fatto di aver preso congedo dall’Illuminismo ha un carattere paradossale. I fautori della postmodernità, infatti, per lo più sono intellettuali impegnati a portare avanti un discorso critico, che si vuole capace di incidere sul presente, che si vuole cioè portatore di una ben precisa istanza di emancipazione. All’interno delle correnti che in vario modo si identificano con la svolta postmoderna, troviamo, tanto per capirci, le femministe che intendono decostruire le strutture simboliche delle nostre società patriarcali. Troviamo poi i fautori di un discorso postcoloniale volto a ricordarci quanto valori universalmente condivisi come dignità umana o libertà siano sorti in un contesto culturale che era profondamente segnato dal dominio imperialistico dell’Europa occidentale sul resto del mondo; da ciò la critica postcoloniale trae la conclusione che dal modo in cui quei valori vengono comunemente declinati si debba prendere distanza, pena il restare intrappolati in una visione del mondo che è stata forgiata a proprio uso e consumo dal maschio bianco euroamericano possidente. GREEN THINKING 17 Il paradosso consiste nel fatto che è precisamente con l’età dei Lumi che nasce l’istanza critica, che a sua volta nasce dal desiderio di emanciparsi NATOURS dall’autorità e dal desiderio di vivere una vita che permetta a ciascuno di godere sia di un certo grado di libertà, sia di un certo grado di sicurezza. Insomma, qualunque progetto di emancipazione, che abbia di mira la costruzione di una società giusta, è per sua natura illuminista, nel senso che volente o nolente, ripeterà, o amplierà, alcune o tutte le forme del discorso di liberazione dall’ineguaglianza e dall’oppressione politica che era stato sviluppato durante l’Illuminismo, ovvero durante quel periodo che va grosso modo dalla fine del Seicento e attraversa tutto il Settecento, coinvolgendo una buona parte dell’élite intellettuale europea. a cura di Franco Andreone percorsi ideali per la conservazione della biodiversità francoandreone.it Questo, almeno, per quel che riguarda il nostro presente e la nostra collocazione geografica, ovvero il contesto in cui operiamo noi qui ora. La precisazione è essenziale, al fine di collocare storicamente noi stessi e la tradizione a cui apparteniamo. Se invece viene considerato in quanto tale, cioè come una struttura del sentire, o un modo di essere, l’atteggiamento illuministico non è e non può essere appannaggio dell’Europa moderna e dei suoi eredi − quell’Europa moderna che in effetti non si avvedeva di quanto fosse contraddittorio predicare i principi di eguaglianza e di fraternità universale mentre venivano esclusi dal godimento di ogni diritto, anche elementare, sia le donne, sia tutti coloro che non appartenevano al ceto possidente europeo bianco. L’Illuminismo, in quanto tale, è nato più volte, in varie epoche e in vari luoghi, ovvero ogniqualvolta un élite, supportata da un gruppo di intellettuali capaci di articolare un discorso critico sul senso della libertà e della dignità umane, decide di farsi promotrice di un progetto politico e culturale di emancipazione. GIGANTI Vi sono animali che albergano nel nostro immaginario collettivo. Le testuggini fra questi, rettili longevi e arcani. Se poi sono anche giganti ci meravigliamo in modo improvviso ed inatteso. Testuggini giganti si sono differenziate in isole e arcipelaghi in giro per il mondo, fra cui Seychelles, Réunion, Madagascar e Galapagos. A quanto pare a vivere isolati si diventa grandi: le dimensioni aumentano anche perché non ci sono predatori e crescere alla fin fine conviene. Sono parecchie le specie che diventano XXL quando si trovano sull'isola dei famosi: lucertoloni alle Canarie e a Capo Verde, insetti “big” in Nuova Zelanda. Un tempo c'era il dodo alle Mauritius, il moa in Nuova Zelanda, l'uccello elefante in Madagascar. Questi ultimi rigorosamente estinti, perché a diventare grandi spesso si perde in furbizia, e gli invasori (umani e non) facilmente fanno piazza pulita. Ma torniamo alle nostre testuggini giganti. Fra le più famose vi sono certamente quelle delle Galapagos, isole dove erano state osservate con curiosità scientifica da Charles Darwin. Sulle isole si sono differenziate diverse varietà tassonomiche, considerate specie o sottospecie. Alcune di queste, purtroppo, sono già state condannate all'estinzione: “Giorgio il solitario” (Lonesome George) era (apparentemente) l'ultimo esemplare di Chelonoidis abingdonii, una specie esclusiva dell'isola di Pinta. Deceduto nel 2012 ha portato nella fossa tutta la sua specie. Dunque, tutto noto? No, per niente. Fortunatamente, al mondo ci sono (ancora) naturalisti curiosi che si prendono la briga di condurre studi, forse inutili per incrementare il PIL, ma eccezionali in termini di conoscenza e cultura. Nel 2015 un team di ricerca di Yale (USA) ha scoperto e descritto addirittura una nuova specie di testuggine gigante delle Galapagos. Chiamata Chelonoidis donfaustoi, è stata identificata utilizzando nuove e vecchie metodiche. Il DNA, indispensabile per comparare le specie, è stato estratto da animali in natura e da antichi esemplari conservati nei musei di storia naturale. E che dire di un’ulteriore scoperta che lo stesso gruppo di ricerca ha fatto, sempre studiando le testuggini delle Galapagos? A quanto pare in passato le specie venivano spostate da un’isola a un’altra, mischiando non poco le carte. Oggi tratti genetici e morfologici di C. abingdonii sono stati (ri)scoperti in individui provenienti da altre isole. Dunque, la speranza è che, in questo caso, estinzione non sia per sempre e che “Giorgio” possa essere salvato e recuperato dal baratro. WELNESS CORNER Sfide affascinanti e scoperte interessanti in un mondo dove si pensava che tutta la natura fosse già descritta. Il bello di tutto questo, oltre all’aspetto del risultato scientifico, è che il team di Yale che studia questi giganti è guidato da una nostra scienziata, Gisella Caccone. I ricercatori italiani spesso fanno la differenza, ma per farlo nel mondo delle scienze naturali, altrettanto spesso devono andare altrove. L'ultimo esemplare della testuggine gigante Chelonoidis abingdonii altresì chiamata Lonesome George @photo by Jeff Powell UN NUOVO SPAZIO ALL’INSEGNA DEL BENESSERE E DEL RELAX NEL CUORE VERDE DELLA CITTÀ VENITE A SCOPRIRE LA PRIMA LINEA COSMETICA CON I PRINCIPI ATTIVI DELL’ACQUA DOLOMITICA E DEL PORFIDO DEL TRENTINO 1° Premio Piazza Muzio Scevola, 2 Prodotto innovativo eco-friendly 2015 IN REGALO PER TE 10 EURO DI SCONTO, CONSEGNANDO QUESTO BUONO www.dolomiticwater.com - [email protected] - tel. +39 347 7068746 ba & bed art by BED AND valentinalaganà BREAKFAST via Boucheron 9 10122 Torino (I) tel +39 3896686923 [email protected] www.valentinalagana.it DMAG INNOVATION 18 PORTRAIT 19 #aLifeInSixTweets a cura di F.C HOLOSUITE narrazioni immersive ed emergenti a cura di Ylenia Cafaro indie web publisher & immersive experiences addicted yleniacafaro.com La poesia interattiva di Fabrizio VENERANDI Cos’è la poesia interattiva? Per capirlo, facciamo parlare le opere di Fabrizio Venerandi: conosciuto come fondatore della casa editrice Quintadicopertina, specializzata in editoria digitale, è anche un prolifico autore di eBook, romanzi ipertestuali e diversi progetti web. Ma il Fabrizio Venerandi che oggi ci interessa conoscere è il poeta ai tempi del web. Per scoprire le sue poesie, seguite con me questo percorso: andiamo sul sito web www.venerandi.com - clicchiamo su Fa diverse cose e poi su Dice/scrive cose - Poesie/Cose. Ecco aprirsi davanti a noi la sua produzione poetica. Soffermiamoci in particolare sulla voce Poesie/cose interattive/digitali e andiamo a leggere alcuni componimenti. Potremmo iniziare da: Giorno Parole cadute Cosa fanno i personaggi quando i lettori non li leggono? I see Zampirona ENRICO GENTINA Nato nel 1970, regista e formatore, coniuga le diverse discipline dello spettacolo e la formazione, mantenendo al centro della sua ricerca la persona (il giovane, l’altro, le identità in costruzione) e la sua relazione con il gruppo. Il cambiamento non lo spaventa, lo frequenta, lo stimola, lo induce. Crea relazioni, giustappone, pratica la multidisciplinarietà. #Passioni La parola, quella detta, quella che racconta, quella piena di voce e non vuota, di calligrafia. #Sogni Avere il tempo e le forze per fare tutto, e la cura per farlo bene. #Vanità La calza, la barba, il gioco con l'altro. #Debolezze La curiosità, innamorarsi spesso/troppo. I carboidrati spacciati come conoscenza di altre culture quindi irrinunciabili, o come ritorno alle origini, quindi irrinunciabili #Rimpianti Pochini per indole ed educazione. Il dolore provocato per mia stupidità miopia, riflessi lenti. Quello si. #Illuminismo Memoria delle scuole medie, l'epoca della ragione, attualizzerei, sarebbe necessaria un'epoca del sapere chi si è, #autocoscienza? Lette? Come avrete notato, in queste poesie l’interazione si presenta sotto diverse forme: a volte ci immerge nel mondo immaginato dall’autore facendoci muovere nella sua stessa dimensione temporale, in cui condividiamo con lui mese, giorno e orario. Altre volte le nostre azioni cambiano il significato del testo, ci portano a vedere panorami diversi, a cambiare angolazioni e prospettive. In altri casi, invece, più che interattiva, la poesia è attiva: assume autonomia e vita propria, il digitale le dà vita, forma, movimento. Un esempio per tutti: Parole cadute. La disposizione visiva del testo, il nostro clic su una frase che equivale all’atto di raccogliere un insieme di parole spezzate e cadute non sono solo forma, ma essenza stessa della poesia. In tutti questi casi, infatti, gli apporti dati dall’applicazione del codice al testo poetico non sono mai mero abbellimento letterario, ma hanno una valenza costitutiva, entrano a far parte della poesia stessa. Cosa può aggiungere allora il digitale alla dimensione poetica? L’esperienza di fruizione del componimento si arricchisce, diventa dinamica e immersiva: il lettore può contribuire attivamente e influenzare l’opera, leggere una poesia personalizzata diversa da quella di qualsiasi altro lettore. L’incontro tra codice di programmazione e codice poetico crea una nuova dimensione a cavallo tra virtuale e reale, fatta di spessore ontologico, attività del testo e movimento. Una dimensione che sarà affascinante seguire nelle sperimentazioni e nei suoi sviluppi futuri. Finito il percorso guidato, vi consiglio di esplorare liberamente il sito di Fabrizio Venerandi. Scoprirete molto sull’universo della poesia interattiva e del grande contenitore in cui possiamo inserirla, quello della poesia digitale - che oltre all’interattività mette in campo tutti gli elementi del linguaggio dei nuovi media, a partire dall’audiovisivo - e di un contenitore ancora più grande, quello della e-literature. Girate a briglia sciolta, non ve ne pentirete. STAY HOME: il piacere di stare a casa Quante volte hai pensato che stare a casa fosse la scelta giusta dopo un’intensa giornata divisa tra impegni di lavoro e famigliari… Ma tante altre si è combattuti perché uscire comporta situazioni magari caotiche e piene di gente… Ecco allora il programma che aspettavi: STAY HOME una serata prevista per il 28 aprile (dalle 18 alle 22) organizzata negli spazi raccolti di una casa privata. A presentare il progetto è WELCOME HOME, network di case su Torino e Milano che coniuga l’ospitalità agli eventi del territorio. L’idea nasce da Giuseppina Sansone, personal shopper e consulente d’immagine, Carola Serminato, esperta di comunicazione culturale e Ilaria Gai, aka Welcome Home, con l’intento dare la possibilità di fruire di un’esperienza unica nel suo genere. La serata è suddivisa intorno a temi diversi: FASHION, FOOD, BEATY e BOOK. Ogni stanza della casa preposta darà luogo a un evento di 50 minuti l’uno: camera da letto, salotto, sala da bagno e cucina diventeranno teatro di performance e momenti d’incontro. Il luogo è segreto fino al giorno stesso. La prenotazione è obbligatoria. Ingresso libero fino a esaurimento posti. Per prenotare: [email protected] DMAG ENTERTAINMENT torino 20 ENTERTAINMENT 21 FINO AL 23 MARZO PRINTED MATTERS Galo Art Gallery via Saluzzo 11/g,Torino Shepard Fairey, di fronte alle richieste sempre crescenti per le sue immagini, ha cominciato ad ampliare le sue tecniche con la produzione di stampe su diversi supporti. Inoltre, per mantenere i lavori più abbordabili ed accessibili, produce edizioni cartacee serigrafate. Grazie a queste scelte è nata la mostra Printed Matters, composta da opere realizzate in serigrafia su alluminio, serigrafie su legno, e multipli dipinti a mano su supporti di legno. FINO AL 13 MARZO 2016 SECTION Galleria Artepassante Stazione di Porta Venezia, Milano Mostra fotografica, vincitrice della categoria Spot Light del World.Report Award 2015. Il progetto di Elena Anosova riguarda le donne, le tematiche dell'isolamento e della sorveglianza. L'artista ha passato alcuni mesi lavorando in penitenziari femminili della Siberia, documentando direttamente la quotidianità delle detenute. “Nello Spazio ridotto di una prigione, una donna può sempre essere guardata, osservata.Viene privata di ogni possibilità di esser sola, sia questa fittizia o immaginaria. Molti anni di nudità complete e la perdita di uno Spazio intimo storpiano la personalità.” 23 MARZO DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI… Teatro Agnelli via Paolo Sarpi 111,Torino Quattro incontri da gennaio ad aprile. Uno al mese: ogni volta un diverso ospite ed un diverso argomento. A marzo, Arturo Brachetti viene a parlare di Illusione, “ovvero la meraviglia ci salverà”. Uomo dai mille volti e dalle mille arti: attore, regista, trasformista, scrittore, illusionista, artista di ombre cinesi e molto altro ancora. Cominciò da ragazzo, come riscatto nei confronti dei bulletti della classe. Da Torino partì con una sola valigia, con sei costumi e un piccolo spettacolo. Adesso di costumi ne ha quasi 400 e migliaia di spettatori nei quattro continenti. FINO AL 25 MARZO FROTH JOSHUA NATHANSON Luce Gallery Corso San Maurizio 25,Torino Joshua Nathanson porta il pubblico, nella prima mostra personale europea, attraverso il suo sogno ad occhi aperti, e dipinge scene del quotidiano ludico delle spiagge californiane. L'artista sembra immergersi in felici paradossi, saltellando da un dipinto all'altro e richiamandone vicendevolmente i contenuti con la ripetizione di alcuni elementi. Come nelle immagini di un fumetto che sfogliamo di quadro in quadro, possiamo leggere una storia che contrappone visioni di infanzia vissuta e tempo attuale. WHAT’S 5 APRILE LA RESA DEI CORTI Circolo Culturale Amantes via Principe Amedeo 38/a ,Torino Ultimo appuntamento de “La resa dei corti”. Serata in cui si vuol far rivivere uno dei più riusciti connubi artistici nella cultura del Novecento: quello tra cinema e jazz. Da vedere: una serie di cortometraggi del “comico dalla faccia triste”, Buster Keaton, l’inventore, insieme a Chaplin, della comicità sul grande schermo, colui che ne ha codificato i canoni, lo stile e i significati. Da sentire: la musica dal vivo dei Blue Moustache, che dal 2011 portano a Torino le sonorità del jazz 7-8 APRILE SILENCIO Lavanderia a Vapore corso Pastrengo 51, Collegno Acclamato lavoro della compagnia diretta da Daniel Abreu. Unisce l'eccellente livello tecnico dei danzatori ad una ricerca formale e poetica profondamente legata all'esplorazione del sentire umano. Il noto critico Adolfo Simon ne scrive: "L'autore apre le porte ad universi segreti di intimità e solitudine. Un’esperienza inusuale per lo spettatore che esce dallo spettacolo con una carica emozionale importante, senza poter smettere di farsi domande che rimangono senza risposta". FINO AL 13 MARZO 2016 DALL’UNGHIA DI KALÌ ALL’ULTIMO BALABÙ: L’ARTE DI ROMANO SCARPA WOW Spazio Fumetto viale Campania 12, Milano Romano Scarpa: il più grande artista Disney italiano. Vengono mostrate per la prima volta più di 150 tavole originali, oltre a schizzi, bozzetti, illustrazioni, sceneggiature e altro materiale raro e inedito. Inoltre, grazie alla grande quantità e qualità del materiale esposto, la mostra consente anche di compiere un viaggio all’interno del lavoro che precede la pubblicazione di un fumetto, dalla sceneggiatura al disegno: Romano Scarpa, infatti, oltre che grande disegnatore, fu anche un instancabile sceneggiatore. on IN 1 - 3 APRILE BOOK PRIDE BASE (ex Ansaldo) via Bergognone 34, Milano Torna la Fiera Nazionale dell'editoria indipendente. Vi partecipano più di 100 case editrici tra le più importanti nel mercato editoriale nazionale, tutte accomunate dal fatto di non appartenere a nessuno dei maggiori gruppi editoriali. La manifestazione nasce dall’esigenza di fornire uno strumento utile a dare voce a quella parte del mondo del libro impegnata a difendere il pluralismo editoriale e quindi culturale. Book Pride non è solo uno spazio espositivo, ma anche un fitto programma di eventi sui principali temi dell’attualità con ospiti di primo piano sia italiani che stranieri. 16 APRILE DONATI & OLESEN IN TEATRO RIDENS Teatro Le Serre Via Tiziano Lanza 31, Grugliasco (TO) Ideato come un vero e proprio seminario, lo spettacolo è un corso accelerato in quattro lezioni sull’Arte Comica – con tanto di esame finale per gli spettatori – volto a dimostrare la scientificità e il potere di questa antica forma teatrale. Creato per spiegare in modo innovativo gli aspetti essenziali dell’Arte del Far Ridere, lo spettacolo utilizza tecniche teatrali interattive per svelare regole, trucchi e qualche segreto. Gli stralunati e scatenati professori, l'umbro Giorgio Donati e il danese Jacob Olesen, mettono a frutto la pedagogia del grande maestro parigino Jacques Lecoq e un’esperienza teatrale di vent’anni e più. DAL 23 MARZO AL 5 APRILE 2016 INTIMAMENTE Galleria d'Arte Contemporanea Statuto 13 via Statuto 13, Milano Mostra personale di pittura e scultura di Elisabetta Braghetto. Le tele dipinte su lino trattato o cotone godono di una texture piacevole, dove il colore è sapientemente steso, facendo attenzione alle vibrazioni cromatiche che saranno percepite dall'occhio durante l'osservazione. Piccole sculture di "ominidi" bianchi sono posizionate ai bordi, fuoriescono dall'interno, osservano lateralmente. Sculture plasmate a mano e poi cotte nel forno, godendo così di una consistenza piacevole al tatto e di una semplicità nell'atto di cambiarne volutamente la posizione. 18-20 MARZO 2016 BE NORDIC 2016 piazza Gae Aulenti, Milano Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia si uniscono per la terza edizione di "Be Nordic", un appuntamento alla scoperta del lifestyle nordico: tre giorni di eventi, workshop ed esperienze nel segno della sostenibilità. L’evento prevede anche un'iniziativa dedicata agli instagrammers italiani, invitati a documentare lo stile di vita urbano del Nord Europa: i 16 scatti selezionati verranno esposti nel corso della mostra fotografica intitolata "Lifestyle nordico urbano – tra natura e contemporaneità”. 20 MARZO IMPREVISTI SU MISURA Teatro Caboto via Caboto 2, Milano Gli IMPREVISTI SU MISURA sono una compagnia di Improvvisazione Teatrale, con base a Milano, fondata nel 2010 da donne e uomini dalle eterogenee abilità artistiche, uniti da una pluriennale comune passione ed esperienza nell’improvvisazione teatrale. La vocazione della compagnia è di cucire spettacoli su misura delle esigenze del pubblico, degli spazi e del tempo a disposizione e del proprio gusto artistico: l’imprevisto è l’elemento che rende sorprendente, divertente e unica ogni esibizione. milano DMAG ENTERTAINMENT 22 HOROSCOCULT TREND topics a cura di Caterina Marini Di se stessa dice: sono di carta, vintage e librodipendente! Emanuela Porceddu ha fatto del suo sogno di vivere a Barcellona e lavorare con la carta una realtà...Ispirata dal sole e dal barrio gotico di questa città ha concretizzato quella che era la sua passione: l'arte cartaria. Risultato: una collezione di poetici notebooks e quadernetti totalmente handmade ed ecofriendly con stampe dal gusto retro' che realizza nel suo laboratorio. Un originale mix di carte, tessuti e cotone. Ogni dettaglio è curato personalmente. la PILLOLA di LUCIO MANUCHEPOSTCARDSFROM.BLOGSPOT.COM RIFLESSIONI SEMISERIE SU VITA, MORTE E MIRACOLI a cura di Luciano Gallo Scrivetemi le vostre opinioni sulla pagina facebook Pillola di Lucio MY SONG N.5 una raccolta personale a contenuto sentimentale a cura di Claudia Losini Per me il ritorno della primavera è sempre un buon periodo per ascoltare i pezzi che più mi piacciono, quelli che parlano di brezza tra i capelli, del primo sole che ti scalda, della voglia di svestirsi quel poco che basta per sentirsi vivi. Che di solito sono pezzi shoegaze o dreampop, per intenderci. Eccovi la mia personale compilation in un percorso che dalle chitarre va al sogno. THE PAINS OF BEING PURE AT HEART - Belong Se ascolti questa canzone puoi sentire il suono classico dello shoegaze dei primi 90. E questo mi fa impazzire. Soprattutto perché anche io ho 1000 sogni. DIIV - Healthy Moon Se avessi quindici anni oggi vorrei che qualcuno mi dedicasse questa canzone. I DIIV mi fanno venire voglia di innamorarmi ancora, di sentire le farfalle nello stomaco e di agitarmi per un sms ricevuto, di guardare la luna e sognare come potrebbe essere, il mio unico e vero amore. BROTHERS IN LAW - Middle Of Nowhere Questi ragazzi di Pesaro si meritano di essere in questa classifica. Rachel Goswell degli Slowdive stessa ha fatto loro i complimenti. Immagino l'emozione di ricevere belle parole dalla donna più importante dello shoegaze. E ne ha ragione, basta ascoltare un loro qualsiasi brano per capire quanto sono prefetti nel rendere atmosfere oniriche. A SUNNY DAY IN GLASGOW - Dedicate Your Love To Silence,Talk About The Loss Questo è un brano molto particolare, minimalista nella sua complessità. Mi piace il gioco del suono, elettronico ma sognante allo stesso tempo. BEACH HOUSE - Beyond Love I Beach House sono uno dei pilastri del dreampop: atmosfere eteree, sognanti, notturne. Un vero e proprio sogno a occhi aperti per chi vuole immaginarsi in un film della Coppola, alle prese con il proprio cuore spezzato. SAVE the DATE 7 APRILE 2016 ANIMAL COLLECTIVE MAGAZZINI GENERALI - C2C MLN Animal Collective Illuminismo Da qualche tempo dormo poco, crollo presto la sera e la mattina mi sveglio all’alba, sempre pieno di pensieri e di idee rivoluzionarie. Questa mattina mi sono vestito veloce, pantaloni, calze, scarpe, camicia e il panciotto. Ho sorbito il caffè, che è diventata la mia bevanda preferita, ne ho assaporato l’aroma insolito rispetto a molte bevande a cui ero abituato, e ho notato che mi da una certa vitalità. Ho infilato la mia redingote di panno che mi sono procurato a poco prezzo e mi sono recato a grandi passi verso l’Accademia dei Pugni, dove avevo il mio solito appuntamento. I motivi per fare discussioni animate all’Accademia non mancano mai, economia, politica, filosofia, sono al centro dei nostri dibattiti quotidiani e degli articoli che scriviamo sulla nostra rivista “il Caffè” Sogniamo uno stato laico e di diritto, governato dalle leggi uguali per tutti, di come mettere al centro della vita l’uomo, di come contrastare fenomeni come il pregiudizio e la superstizione, e di come superare i dogmi della chiesa che ancora incide profondamente sulle scelte politiche di chi ci governa. Sto bene in questo circolo perché, nonostante le discussioni siano violente, lo spirito che ci anima è sempre positivo, diretto unicamente a migliorare le condizioni della società in cui viviamo, e questo mi riempie d’orgoglio, anche se sono l’ultimo, anche se sono un poveraccio rispetto ai borghesi e ai nobili che lo frequentano, perché qui sono le idee che contano, e a me quelle non sono mai mancate. La rivista sta andando benissimo e siamo arrivati al numero 37 che uscirà il prossimo marzo 1765 e conterrà anche un mio articolo dal titolo “La pillola Illuminista”. Stavamo tutti applaudendo alla notizia della lettera del gruppo francese e al fatto che presto d’Alembert verrà a farci visita per conoscere la nostra rivista, quando mi sono svegliato con un sorriso sulla faccia. Ero a casa mia, sul divano, devo essere crollato qui ieri sera. La televisione, ancora accesa, mandava notizie sconfortanti sul ddl Cirinnà, e sulle ragioni per cui in Italia non può esistere una legge sulle unioni civili e sulle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso. Risvegliarsi nel Medioevo dopo aver vissuto anche solo un attimo nell’Illuminismo è stato sconfortante, ho spento la tv e iniziato una nuova giornata nel 2016. ENTERTAINMENT 23 Gli Animal Collettive sono un'esperienza extracorporea. Oltre la psichedelica, oltre il tribalismo, sono la raffigurazione musicale di istinti innati, sono la manifestazione di riti arcaici. Sono assolutamente al di là di ogni immaginazione. A Milano presenteranno il nuovo disco, Painting With, anticipato dal video di Golden Gai e da un'app per iPhone che permette di creare disegni al limite del trip (quello brutto temo). Comunque non perdetevi l'esperienza mind-blowing dell'anno. a cura di Nicoletta Diulgheroff per info [email protected] Ariete due ottimi mesi marzo e aprile, in crescendo, con l'eccezione dei nati tra 5 e 9 aprile, ancora un po' frenati da revisioni e cupezze. Carica seduttiva ed erotica che rende intraprendenti i nati della prima decade e grinta e creatività che permettono di proporre con animo vincente nuovi progetti per quelli di seconda. Leone ed ecco che arriva con marzo la carica vincente e rapporti e situazioni si sbloccano, grazie anche a una ritrovata felicità di ispirazione e alla capacità di trascinare, e conquistare. Ad aprile qualche incomprensione per difficoltà di comunicazione, che non guastano un quadro generale, per alcuni, elettrizzante. Sagittario arriva un aumento dei carichi e il rischio è fare passi avventati per eccesso di energie e di reattività: a marzo soprattutto meglio non farsi prendere da ansie da prestazione o non agire con troppa impulsività. I nati di seconda decade sempre più frenati. Miglioramento in aprile, torna più scorrevole il passo. Toro si comincia a rialzar la testa a marzo, e soprattutto torna la possibilità di godersi la vita e l'amore. Ad aprile anche le entrate rassicurano, quelli della seconda decade più degli altri: procedono lucidi e creativi per trasformare in modo potente la loro vita, anche nelle relazioni importanti. Vergine un marzo di colpo faticoso in cui evitare di avvitarsi nella spirale dell'autocritica è imperativo: sia il partner sia i famigliari potrebbero innervosirvi parecchio. Soprattutto i nati in agosto arrancano tra nebbie confuse e nervi che saltano. In aprile la lucidità aiuta a riprendere la rotta, in acque ancora un po' mosse. Capricorno continua a marzo il trend rigenerante, con una mente che aiuta le comunicazioni e la socializzazione e con il fascino che promuove successi nelle faccende di cuore: un solo gruppetto, i nati tra 8 e 10 gennaio, è ancora sfidato a ritrovare nuove stabilità. Aprile: contatti e contratti soddisfacenti, meno il cuore Gemelli sulla carta marzo sembra uno dei mesi più complicati, nervosi e faticosi dell'anno, in particolare per i nati della prima decade, e aprile migliora giusto un po': esclusi dal quadro faticoso e deprimente i nati tra 14 e 20 giugno. Scenario che cambia a seconda del tema personale e del livello di consapevolezza di sé. Bilancia i nati della prima decade sono energici, determinati e seduttivi a marzo e aprile, pronti ad avviare nuovi progetti e attività, e capaci di conquiste. Costruttivi, efficaci e seri quelli della seconda decade, con l'eccezione dei nati tra 10 e 14 ottobre che ancora fronteggiano sfide e terremoti nell'assetto della loro vita. Acquario torna il sereno dopo mesi invernali frustranti e portatori di freni e crisi: una progressione di nuove energie e occasioni, anche di conquiste amorose, che vanno delineandosi man mano tra marzo e aprile. Per tutti, ma soprattutto per i nati di prima e seconda decade.Terza decade più al riparo da squilibri. Cancro se non proprio per tutti (i nati tra 8 e 11 luglio sono in piena epocale trasformazione) per la maggior parte di voi l'arrivo della primavera riapre la voglia di rapporti intensi e ridà fiducia nei propri traguardi; marzo aiuta a ritrovare la fiducia nei propri sogni, aprile promette lucidità e buone idee. Scorpione marzo può essere uno dei mesi migliori di un anno speciale, per la seconda decade più di tutti, ma in generale risultati e successi sono alla vostra portata, grazie a un ottimo mix di sentimento, fiducia, creatività e capacità di comunicare. E qualche piccolo intoppo ad aprile non offuscherà il quadro generale. Pesci due mesi insidiosi che richiedono attenzione nel dire e nel fare ai nati della prima decade, che rischiano scontri e litigi per eccesso di reattività. Situazione attenuata a marzo da benessere affettivo diffuso, e migliore ad aprile grazie a lucidità e capacità di comunicare. Seconda decade sugli scudi.Terza più serena.