_______________________________________________________________ La Versiliana Festival PROSA Teatro La Versiliana – Marina di Pietrasanta _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 1 _________________venerdì 10 luglio - Teatro La Versiliana_________________ MAGAZZINO 18 uno spettacolo di e con SIMONE CRISTICCHI scritto con Jan Bernas con le musiche composte per la FVG Mitteleuropa Orchestra eseguite dal vivo dall’ Orchestra e coro di voci bianche diretta dal Maestro Valter Sivilotti regia Antonio Calenda musiche e canzoni inedite Simone Cristicchi musiche di scena e arrangiamenti Valter Sivilotti coproduzione : Promo Music e Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia Si ringrazia per la collaborazione Dueffel Music Al Porto Vecchio di Trieste c’è un “luogo della memoria” particolarmente toccante. Racconta di una pagina dolorosissima della storia d’Italia, di una vicenda complessa e mai abbastanza conosciuta del nostro Novecento. Ed è ancor più straziante perché affida questa “memoria” non a un imponente monumento o a una documentazione impressionante, ma a tante piccole, umili testimonianze che appartengono alla quotidianità. Una sedia, accatastata assieme a molte altre, porta un nome, una sigla, un numero e la scritta “Servizio Esodo”. Simile la catalogazione per un armadio, e poi materassi, letti, stoviglie, fotografie, poveri giocattoli, altri oggetti, altri numeri, altri nomi… Oggetti comuni che accompagnano lo scorrere di tante vite: uno scorrere improvvisamente interrotto dalla Storia, dall’esodo. Con il trattato di pace del 1947 l’Italia perdette vasti territori dell’Istria e della fascia costiera, e quasi 350 mila persone scelsero – davanti a una situazione intricata e irta di lacerazioni – di lasciare le loro terre natali destinate ad essere jugoslave e proseguire la loro esistenza in Italia. Non è facile riuscire davvero a immaginare quale fosse il loro stato d’animo, con quale sofferenza intere famiglie impacchettarono tutte le loro poche cose e si lasciarono alle spalle le loro città, le case, le radici. Davanti a loro difficoltà, povertà, insicurezza, e spesso sospetto. Simone Cristicchi è rimasto colpito da questa scarsamente frequentata pagina della nostra storia ed ha deciso di ripercorrerla in un testo che prende il titolo proprio da quel luogo nel Porto Vecchio di Trieste, dove gli esuli – senza casa e spesso prossimi ad affrontare lunghi periodi in campo profughi o estenuanti viaggi verso lontane mete nel mondo – lasciavano le loro proprietà, in attesa di poterne in futuro rientrare in possesso: il Magazzino 18. Coadiuvato nella scrittura da Jan Bernas e diretto dalla mano esperta di Antonio Calenda, Cristicchi partirà proprio da quegli oggetti privati, ancora conservati al Porto di Trieste, per riportare alla luce ogni vita che vi si nasconde: la narrerà schiettamente e passerà dall’una all’altra cambiando registri vocali, costumi, atmosfere musicali, in una koinée di linguaggi che trasfigura il reportage storico in una forma nuova, che forse si può definire “Musical-Civile”. E sarà evocata anche la difficile situazione degli italiani “rimasti” in quelle terre, o quella gravosa dell’operaio monfalconese che decide di andare in Jugoslavia, o del prigioniero del lager comunista di Goli Otok… Lo spettacolo sarà punteggiato da canzoni e musiche inedite di Simone Cristicchi, eseguite dal vivo. _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 2 _________________giovedì 16 luglio - Teatro La Versiliana________________ Promo Music in collaborazione con La Versiliana Festival Presenta IN PRIMA NAZIONALE “IL PUNTO DI VISTA DI MICHELANGELO MERISI, IL CARAVAGGIO” di e con VITTORIO SGARBI Regia Angelo Generali le musiche di Valentino Corvino e le immagini elaborate da Tommaso Arosio "Caravaggio è doppiamente contemporaneo. È contemporaneo perché c'è, perché viviamo contemporaneamente alle sue opere che continuano a vivere; ed è contemporaneo perché la sensibilità del nostro tempo gli ha restituito tutti i significati e l'importanza della sua opera. Non sono stati il Settecento o l'Ottocento a capire Caravaggio, ma il nostro Novecento. Caravaggio viene riscoperto in un'epoca fortemente improntata ai valori della realtà, del popolo, della lotta di classe. Ogni secolo sceglie i propri artisti. E questo garantisce un'attualizzazione, un'interpretazione di artisti che non sono più del Quattrocento, del Cinquecento e del Seicento ma appartengono al tempo che li capisce, che li interpreta, che li sente contemporanei. Tra questi, nessuno è più vicino a noi, alle nostre paure, ai nostri stupori, alle nostre emozioni, di quanto non sia Caravaggio." (Vittorio Sgarbi) Produzione: Promo Music in collaborazione con Festival La Versiliana Durata: 1 ora e 30 minuti, senza intervallo Genere: spettacolo di prosa con musica e videoproiezioni Debutto: Festival La Versiliana giovedì 16 luglio 2015 Tournée: Stagione Teatrale 2015/2016. Roma, novembre 2015 _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 3 _________________venerdì 24 luglio - Teatro La Versiliana ________________ Compagnia degli Incamminati /Compagnia Gank in collaborazione con La Versiliana Festival versiliana presentano IN PRIMA NAZIONALE OTELLO di William Shakespeare Traduzione di Carlo Sciaccaluga con Filippo Dini, Antonio Zavatteri, Camilla Semino Favro, Roberto Serpi, Alberto Giusta, Mariella Speranza, Andrea Nicolini, Silvia Biancalana Scene e costumi : Catherine Rankl - Luci: Sandro Sussi Musiche originali :Andrea Nicolini - Fonico :Claudio Torlai Regia di Carlo Sciaccaluga Note di regia: Di tutte le tragedie di Shakespeare, "Otello" secondo me è la più impressionante e la più terribile. Dal momento in cui nel cuore di Otello si insedia la gelosia, il cuore e la mente dello spettatore sono stretti in una morsa. Amore, pietà, paura, speranza e timorosa sospensione dell'animo lo attraversano. Forse non esiste argomento più eccitante della gelosia sessuale che sale all'intensità della passione; sono sentimenti che comportano un senso di vergogna e di umiliazione, e per questo spesso si tengono nascosti. Perché una gelosia come quella di Otello converte la natura umana nel caos, e libera la bestia che è nell'uomo. Artefice di questa liberazione è forse il più grande tra i "villains" shakespeariani, Iago, in cui il male si dispiega sotto forma di una superiorità intellettuale comune solo ad Amleto e Falstaff. Per dirla con Harold Bloom, Iago è uno straordinario psicologo e drammaturgo, e il primo esteta della storia occidentale. Protagonisti di questo allestimento sono attori di provato talento, Filippo Dini e Antonio Zavatteri, che negli ultimi anni hanno ottenuto meritati riconoscimenti a livello nazionale. In un'ambientazione ibrida tra il Medio Oriente antico e la prima Guerra del Golfo, con l'isola di Cipro immaginata come un decadente avamposto di Occidente accerchiato da un nemico "diverso" culturalmente, che si teme ma non si conosce davvero (situazione di cui tanti esempi abbiamo oggi), sullo sfondo del tema della diffidenza razziale e culturale si consumerà lo scontro tra "il parto mostruoso" dell'intelligenza di Iago, e la natura romantica e primitiva di Otello. Uno scontro che porterà alla più insopportabile delle sofferenze, quella dell'innocente Desdemona, e alla sensazione di una civiltà occidentale che crolla sotto il peso delle proprie stesse conquiste culturali. La messa in scena risponderà a un'esigenza che avverto sempre più diffusa, quella di trovare una nuova via che superi l'odiosa distinzione tra spettacoli "colti" e spettacoli "popolari", gli uni spesso cerebrali e incomprensibili, gli altri ammuffite messe in scena. La nostra ambizione, invece, è di fare del nostro "Otello" uno spettacolo sia colto che popolare, che emozioni il pubblico ma che, come diceva Bertolt Brecht, gli stia anche "un passo avanti". Carlo Sciaccaluga _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 4 _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 5 _________________mercoledì 29 luglio - Teatro La Versiliana _______________ “LA BISBETICA DOMATA” di William Shakespeare con Nancy Brilli regia di Cristina Pezzoli Per l’allestimento di questa nuova produzione abbiamo deciso di affidare ad un punto di vista femminile la trasposizione di una delle commedie più famose di Shakespeare, La bisbetica domata. Cristina Pezzoli è colei che grazie ad una originale chiave registica porterà in scena questo nuovo allestimento. Il titolo dell’opera è noto quanto la trama. La vicenda ha per protagonisti una serie di personaggi che si districano in un frizzante crogiuolo di equivoci e travestimenti. Ben nota per il suo carattere intrattabile, Caterina fatica a trovare pretendenti e quindi marito, a differenza della sorella minore Bianca, apparentemente dolce e mansueta, bramata da Gremio e Ortensio. Il padre delle ragazze, il nobile e avido Battista, decide dunque che nessun uomo avrà la più giovane finché la primogenita non si sarà accasata. Così gli zelanti corteggiatori fanno combutta e convincono il veronese Petruccio a chiedere in moglie Caterina incoraggiandolo con la prospettiva della dote. La storia narra una serie di trattative al rialzo che dimostrano quanto il padre delle ragazze veda in loro poco più che un fattore di guadagno. Confrontarsi con un classico pone sempre la questione sulla sua contemporaneità. In questo caso c’è una sfida in più da affrontare per proporre una versione di questa commedia che ha insita nel testo una visione fortemente legata ad un’ottica maschile in cui la donna trova realizzazione, assoluzione ai suoi traviamenti uterini nel matrimonio, nell’auspicabile rettitudine di una devozione all’autorità del marito. È vero pure che la narrazione beneficia di una serie di astuzie provenienti dai lasciti della Commedia dell’Arte, in grado di innescare situazioni pungenti, vivaci ed esilaranti. Quando Shakespeare scrisse la commedia, la condizione femminile non era molto favorita dal concetto stesso della donna per l’epoca in cui si viveva tuttavia l’autore ha voluto dimostrare il suo disappunto sui matrimoni combinati che non erano altro che accordi economici mettendo invece in risalto il diritto di poter decidere della propria vita. Lo spettacolo sarà presentato in Prima Nazionale nell’ambito dell’ Estate Teatrale Veronese. Produzione : Associazione Culturale La Pirandelliana _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 6 __________domenica 16 e lunedì 17 agosto - Teatro La Versiliana__________ _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 7 _______________________________________________________________ La Versiliana Festival DANZA Teatro La Versiliana – Marina di Pietrasanta _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 8 _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 9 _________________sabato 18 luglio - Teatro La Versiliana _______________ Per la prima volta La Versiliana Festival ha l’onore di ospitare la musa italiana della danza internazionale, étoile dell’opera di Parigi ELEONORA ABBAGNATO in CARMEN Balletto in due atti di Amedeo Amodio dal racconto di Prosper Merimée Coreografia e regia Amedeo Amodio Musica Georges Bizet Adattamento e interventi musicali originali Giuseppe Calì Scene e costumi Luisa Spinatelli Luci Bruno Ciulli Produzione Daniele Cipriani Entertainment ELEONORA ABBAGNATO AMILCAR MORET GONZALEZ SILVIA ACCARDO • GIORGIA CALENDA • GIOVANNI CASTELLI • MICHAELA COLINO • VIRGINIA GIOVANNETTI • GIACOMO LUCI • GLORIA MALVASO • MARCO MARANGIO • VALERIO MARISCA • FLAVIA MORGANTE • NICOLÒ NOTO • GIOVANNI PERUGINI • VALERIO POLVERARI • SUSANNA SALVI • MICHELE SATRIANO • Maître de Ballet e Assistente alla coreografia Stefania Brugnolini _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 10 La Carmen di Amedeo Amodio di Mario Pasi Quando si affronta un tema universale come quello di Carmen, diverse e magari contrastanti sono le opzioni culturali: la prima concerne il racconto, e subito si deve decidere se riferirsi al libretto dell’opera di Bizet oppure al romanzo di Prosper Merimée; la seconda riguarda la musica, Bizet o qualcos’altro, Bizet nell’ordine o Bizet con tagli e aggiunte (vedi L’Arlesiana); la terza apre un dibattito sulla protagonista, che può essere una zingara senza scrupoli, una martire, una donna libera, un modello del femminismo; la quarta pone il problema dell’ambientazione temporale, e diversi artisti, non solo al cinema (Preminger), ma anche in teatro , sono tentati di attualizzare, modernizzare, mistificare la vicenda. Tali problemi restano anche quando Carmen diventa un balletto: ma qui la costante si chiama sensualità, di più che altrove. Carmen, insomma, è una creatura d’amore, attorno a lei ruotano le passioni, per lei va in pezzi l’onore di un soldato, un marito va sottoterra, un torero passa e va. A lei, a Carmen, il destino riserva una morte violenta. Normale, poiché violenta fu la sua vita, dicono i benpensanti. In realtà il romanzo di Merimée, che è degli anni Quaranta del secolo scorso ma che è scritto con il tipico esprit illuministico del Settecento, definisce senza lasciar spazi al dubbio i motivi e gli esiti della storia. Carmen è, diremmo oggi, una nomade, fuori dalle leggi della società in cui vive. È una estranea, rispetto al mondo cattolico rappresentato dal basco Don José. Non rappresenta dunque per nulla la cultura occidentale, è un “caso” che lo scrittore indaga con rispetto e distacco. Per l’amico di Stendhal, la gitana non è “dei nostri”. Ma il romanzo pone l’accento sul fascino del proibito, sul peccato esotico, sulla bellezza esposta e diversa; l’Ottocento è diventato bigotto, e Carmen è dunque momento di evasione e trasgressione. D’altra parte, son di moda i paesi d’oltremare, gli arabi e gli indocinesi, e la Spagna gitana, popolare, banditesca è quel desiderato terzo mondo che gli europei, i bianchi, dominano con l’istinto di trarne ricchezze, piaceri, e magari vizi. Bizet e i suoi librettisti salvarono per tre quarti il libro, adeguando comunque la storia alle esigenze dell’opera leggera (strano ma vero). Una tragedia che va all’Opéra-comique e vi trionfa: un’opera che in fondo rende più simpatica la peccatrice del peccatore, in un clima da drammone salvato dal frizzante della musica di Bizet; un’opera che è moderna nei concetti, nei rapporti, e perfino nel gioco spiritoso che ogni tanto si fa strada, come nell’incontro fra il torero e José. Alla pochezza del marito di Carmen, Bizet e soci sostituiscono la tenerezza della fidanzata Micaela; José resta sciocco, e tenoreggia, Carmen è molto più vera e femminile, il torero le è molto simile, gli ufficiali sono dei manichini, non c’è più il mistero dei boschi, delle notti, delle montagne, dei luoghi polverosi dove si tramano nefande azioni, insomma l’opera è più luminosa e diretta del romanzo, il capolavoro dello sfortunato Bizet che muore subito dopo la prima: piace ai russi e a Wagner, ai romantici e ai modernisti. Bizet non giudica, espone i fatti, ma da buon comunardo non si nega alle tirades sulla ribellione e la libertà. Sono gli ultimi fuochi romantici a favore dei fuorilegge, dei banditi, dei masnadieri, che la gente amava certo di più che gli uomini d’ordine, almeno a teatro… Sensualità dicevano, e libertà d’amare. Carmen decide, così come Giulietta, e tutte e due perdono la partita. Giulietta la veronese è ancora più determinata, e più lucida, della collega rom; si ribella alla famiglia, si prende Romeo, lo sposa di nascosto, organizza una fuga, insomma –benché giovanissima- non accetta il suo ruolo e si batte per essere libera e felice. Ma nell’Ottocento una italiana, e poi di origine scespiriana, non poteva avere un impatto simile a quello ella zingara, alla quale è permesso tutto; il peccato di Giulietta è più famigliare, quelli di Carmen sono i modi di essere del suo popolo. Roland Petit ha dato alla sua Carmen quella sensualità brillate e parigina che in fondo avrebbe deliziato Georges Bizet. Quel balletto del 1948 è ancor oggi in circolazione. Puntava sul Fatum, invece, Alberto Alonso quando dedicò la Carmen Suite (musiche di Bizet orchestrate da Ščedrin, lavoro assai fortunato) a Maja Plissetskaja; per Matz Ek, del Cullberg Ballet, la storia di Carmen è rovente, militaresca, e il punto di riferimento diventa Goya; sul terreno del _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 11 folklore andaluso, infine, si sposta con drammatica coerenza Antionio Gades. Come si vede, i coreografi hanno uno speciale interesse per questa vicenda lontana, vicina e futura, e la trattano in modi assai diversi, e tuttavia accettabili. Amedeo Amodio, come in altre fortunate occasioni (vedi il Romeo e Giulietta) appronta uno spettacolo nel quale immette tutta a sua curiosità intellettuale. La musica di Bizet viene riletta, e ancora una volta collabora all’operazione di ringiovanimento Giuseppe Calì. Le voci dei cantanti non ci sono più, al loro posto cantano invece gli strumenti. L’ordine non è del tutto rispettato, ma i fatti sì, sono quello che tutti conosciamo. Si comincia dalla fine, ma non si va per flashback. Il gioco organizzato da Amodio, che potremmo definire mosaico ad alea, nel senso che ogni scena potrebbe essere spostata dalla levata di una “carta”, prevede che vi sia un inizio e una fine dello stesso fatto. Il segnale più forte è quello della morte, ed è dal delitto di José che si parte. Perché qui sta la sorpresa: sul grido d’amore dell’ex brigadiere dei dragoni che viene arrestato il sipario cala, lo spettacolo è finito, ognuno riprende il suo posto. Si smontano le scene, il palcoscenico poco a poco torna al suo riposo notturno. E tuttavia, qualcosa di anomalo succede. La storia appena rappresentata ha stregato la gente del teatro, e qualcuno la riprende, e quasi per magia il balletto rinasce. Possiamo immaginare che una violinista sia presa dal dubbio di Carmen e che un camionista diventi un replicante di Don José? Fuori dagli scherzi, così accade; Carmen-violino e José-camion riprendono la storia, gli altri colleghi si appropriano dei vari personaggi, delle varie scene che invece, materialmente spariscono, destinazione magazzini. Fato, casualità, forse anche nello svolgimento dei fatti…Se possibile… Se riesce… Leggiamo la sequenza del balletto a arte. È un balletto in sette blocchi, con i suoi militati e le sue sigaraie, con le sue risse. José conteso, Carmen che sfregia Micaela. José arresta Carmen, lei fugge, lui è condannato, degradato, umiliato. José in carcere. José nella taverna. José duellante. José assassino. E Carmen che tiene i fili di questa sfida al passato, a ciò che stava nascosto nei sogni del bravo ragazzo cattolico dei paesi baschi. E andiamo dunque sulle montagne, a far contrabbando. José, pensa Carmen, è un niente. Eppure si fa amare. Il torero invece è il vincente, è il divo, è colui che sta più in alto. José ammazza García, e va sempre più in basso, il toreador ammazza i tori, guardate la vestizione, sembra un rito pagano. Forse Carmen ha fatto i soldi, comunque è elegante e non apprezza più gli stracci del malavitoso soldato. Ma sa anche quale destino l’attende, il torero è uno che passa, che avrà donne più importanti; José la rivuole, ma Carmen non ha più voglia di vivere come prima, sapendo di non aver futuro accetta che la lama del coltello, lentamente come in un racconto di Borges, penetri nelle sue carni. Sensualità della morte. Stavolta il sipario può chiudersi del tutto. _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 12 _________________domenica 26 luglio - Teatro La Versiliana _______________ Compagnia Naturalis Labor ROMEO Y JULIETA TANGO coreografie e regia Luciano Padovani di e con Matteo Antonietti, Ludovica Antonietti, Marcelo Ballonzo, Tobias Bert, Jessica D’Angelo, Loredana De Brasi, Giannalberto De Filippis , Elena Garis, Silvio Grand, , Elisa Mucchi, Marco Pericoli, Selene Scarpolini musiche di tango eseguite dal vivo da Tango Spleen Cuarteto : Mariano Speranza, pianoforte e direzione / Francesco Bruno, bandoneon /Andrea Marras, violino /Gian Luca Ravaglia, contrabbasso musiche di Piazzolla, Speranza, Calo, Mores, Quartango, Rachel’s, Sollima, Purcell, Westhoff costumi Lucia Lapolla / scene Antonio Panzuto /luci Luciano Padovani Una produzione Naturalis Labor con Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Verdi di Pisa, Teatro La Fenice di Senigallia/Amat con il sostegno di Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo / Regione Veneto / Arco Danza / Provincia di Vicenza / Comune di Vicenza “Lo spettacolo inizia con Julieta morta. Un inizio drammatico per una storia d’amore. Per un racconto in tango della storia di tutte le storie d’amore. Con questo Romeo y Julieta tango Porto in scena il dualismo maschile e femminile. Lo scontro tra due famiglie, i Capuleti e i Montecchi e l’amore impossibile di Romeo y Julieta. Il tango porta con sè le contraddizioni del rapporto uomo/donna. Il tango rappresenta, nell’immaginario collettivo, l’amore totale, l’abbandono totale della donna all’interno dell’abbraccio dell’uomo. Da qui è nata la voglia di raccontare la storia dei due innamorati con il tango”. Giulietta e Romeo, III, 2 Vieni, o notte, vieni, o Romeo, tu che sarai il giorno nella notte, poiché riposerai sulle ali della notte, più bianco che recente neve sul dorso di un corvo. Vieni, o gentile notte, vieni, o amabile notte dalla nera fronte, dammi il mio Romeo; e quando egli morrà, prendilo e taglialo in piccole stelle, ed egli renderà cosi bella la faccia del cielo che tutto il mondo s'innamorerà della notte, e non presterà più nessun culto all'abbagliante sole... La Compagnia Creata nel 1988 da Luciano Padovani e Francesca Mosele, con lo spettacolo Taigà (1989) vince il primo premio al Concorso Internazionale di Coreografia Città di Cagliari. La sede organizzativa e operativa della compagnia è a Vicenza (Italia). Svolge un continuativo lavoro di ricerca sulla danza contemporanea, sul tango e sui nuovi linguaggi dell'arte. Progetta e realizza spettacoli ed eventi unici avvalendosi di collaborazioni con realtà nazionali quali Teatro Olimpico di Vicenza, Festival Oriente Occidente, Operaestate Festival, AbanoDanza, Pergine Spettacolo Aperto, Festival d'Autunno, Segni Barocchi, Concerti in Villa. Realizza tourneè in Italia e in Europa. Il gruppo musicale / Tango Spleen Cuarteto Tango Spleen è un progetto musicale affermato e apprezzato a livello internazionale. Fin dall’esordio nel 2008 il progetto Tango Spleen è richiesto sia per le rassegne concertistiche che per gli eventi strettamente dedicati alla danza del tango. Riconosciuto come "una delle orchestre di tango più acclamate dell’ultimo periodo", Tango Spleen riscuote grande successo in Italia e all'estero. E’ la proposta musicale rivela zione dell'edizione 2011 del XVIII Festival Nacional de Tango de La Falda in Argentina, che per la prima volta invita un gruppo dall'estero nel più famoso e storico palcoscenico della musica del tango. _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 13 _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 14 _________________sabato 1 agosto - Teatro della Versiliana ____________ ALESSANDRA FERRI in EVOLUTION Di una bellezza oggi più morbida, e ancor più intelligentemente consapevole di sé, Alessandra Ferri ha ripreso il suo cammino teatrale confermando come, per i grandi artisti, l'età e' solo uno stato mentale e la maturità può regalare nuove sfumature a un'arte come la danza che proprio grazie a questi talenti eccezionali sta spostando i propri limiti. La serata prosegue il percorso evolutivo accompagnata da grandi artisti internazionali quali Herman Cornejo, Craig Hall, Tobin del Cuore, Fan-Yi Sheu ed altri in corso di definizione . Il programma prevedere coreografie di Christopher Wheeldom, Lar Lubovitch ,Angelin Preljocaj, Aszure Barton ed altri autori in corso di definizione . Musiche di W.A.Mozart, Arvo Part, Richard Rodgers, Max Richter ………… Personaggio dell’Anno , Premio Danza & Danza 2014 _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 15 _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 16 _______mercoledì 12 e giovedì 13 agosto - Teatro della Versiliana _______ W MOMIX FOREVER By Moses Pendleton W MOMIX FOREVER rappresenta il coronamento di 35 anni di Momix trascorsi a calcare le scene più importanti di tutto il mondo, ed è con una spettacolare raccolta delle sue più suggestive e significative coreografie che Moses Pendleton, carismatico creatore della compagnia, intende festeggiare questo fondamentale anniversario. Due inedite creazioni si uniranno alla carrellata di splendidi estratti che ripercorrono la lunga carriera della compagnia: dagli storici Momix Classics, Passion, Baseball, Opus Cactus fino al più recente Bothanica e l'ultimo grande successo Alchemy. La prima mondiale, come nel lontano 1980, avverrà nello stesso teatro e nelle stesse date di allora: dal 10 al 28 giugno al Teatro Nazionale di Milano. All'epoca Momix era composta dai soli Moses Pendleton ed Allison Chase e quelle date rappresentarono l'inizio di una carriera dai risvolti strabilianti! _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 17 _____________giovedì 20 agosto - Teatro della Versiliana______________ Compagnia Artemis Danza/Monica Casadei TOSCA X Creazione per 14 danzatori + Anime Debutto 15 aprile Teatro Regio di Parma Coreografia, regia, luci, scene e costumi Monica Casadei / Musica Giacomo Puccini / Elaborazione Musicale Luca Vianini / Direzione Tecnica Paolo Gamper Assistente alle coreografie Camilla Negri / Coproduzione Lugo Opera Festival, Festival La Versiliana/ In collaborazione con Teatro Comunale di Bologna, AMAT & Teatro dell’Aquila/Comune di Fermo La collaborazione “ BODY OF EVIDENCE” con i Centri Antiviolenza nel triennio 2015/2017 la Compagnia Artemis Danza collaborerà con i centri antiviolenza d’Italia per la sensibilizzazione del pubblico sulla violenza delle donne. Con Tosca Monica Casadei inaugura il suo progetto pucciniano interpretando la celeberrima opera lirica con segno impetuoso ed empatia intellettuale. Centrale la relazione tra il gesto coreografico e la parola drammaturgica, che trova piena corrispondenza nel secondo atto dell’opera più drammatica di Giacomo Puccini, dove si concentrano le tensioni e le sfide tra opposti, con colpi di scena che riescono a tenere lo spettatore in costante apprensione. Le accentazioni del secondo atto sono il nucleo della pièce sia per il côté musicale che per il fiume di dramma e sadismo che ne scaturisce. L’elaborazione della partitura originale con l’inserimento di tracce contemporanee e soprattutto con la reiterazione di parole significanti del libretto, origina una vera e propria drammaturgia musicale. Su questo appassionante tappeto sonoro si impongono con forza i protagonisti, Tosca e Scarpia, che per la prima volta in Monica Casadei sono identificati come personaggi riconoscibili. Una danza corale, gonfia di impulsi e passioni, istintiva e a tratti selvaggia, che fa un uso vorticoso dello spazio e appare, anche simbolicamente, come visivamente piena: assoli protetti da cornici di insiemi o al contrario violentati da orde di corpi prendono forma nella in una dinamica accelerata da forze propulsive, in un’atmosfera di sospesa concitazione. La legge dei contrasti è applicata anche alla scelta dei costumi, con la nudità pudica che ancor più si nota tra gli abbigliamenti aggressivi e imperiosi, simboli del male gratuito e dell’abuso di potere, messi in atto su una scena essenziale lacerata da una lama rossa. IL TERRITORIO IN SCENA: Le Anime di Artemis Artemis incontra gli allievi delle scuole di danza e di teatro della città ospitante. Un laboratorio intensivo (gratuito) di minimo due ore in teatro il giorno dello spettacolo e con possibilità di un approfondimento nelle settimane precedenti, attraverso l’organizzazione di 2-3 incontri in loco con i partecipanti. Durante questi workshop, curati dalla coreografa o dai suoi assistenti, verranno create delle coreografie per le “anime nere” che faranno parte integrante dello spettacolo. L’azione è volta a sensibilizzare il territorio sugli elementi di contemporaneità dell’opera lirica legati al gesto coreutico. _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 18 _______________________________________________________________ Versiliana Upgrade Festival collettiva di scena contemporanea Seravezza - Teatro delle Scuderie Granducali _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 19 _______________________________________________________________ Versiliana Upgrade Festival collettiva di scena contemporanea Seravezza - Teatro delle Scuderie Granducali PROSA _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 20 _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 21 _____________venerdì 19 giugno SCUDERIE GRANDUCALI __________ Carrozzeria Orfeo THANKS FOR VASELINA dedicato a tutti i familiari delle vittime e a tutte le vittime dei familiari drammaturgia Gabriele Di Luca regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi interpreti Gabriele Di Luca (Fil), Massimiliano Setti (Charlie), Beatrice Schiros (Lucia) Ciro Masella (Annalisa), Francesca Turrini (Wanda), musiche originali Massimiliano Setti luci Diego Sacchi , costumi e scene Nicole Marsano e Giovanna Ferrara locandina AMBÉ2 coprodotto da Carrozzeria Orfeo e Fondazione Pontedera Teatro in collaborazione con La Corte Ospitale, Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria Last Seen 2013 di Klp come migliore spettacolo dell’anno TRAMA Gli Stati Uniti d'America, con il sostegno dei paesi alleati, hanno deciso di bombardare il Messico, distruggendo tutte le piantagioni di droga e classificando le numerose vittime come “effetti collaterali”, con il pretesto di “esportare” la propria democrazia. Fil, cinico-disilluso, e Charlie, determinato animalista e difensore dei diritti civili, entrambi trentenni e con un futuro incerto, coltivano nel loro appartamento grossi quantitativi di Marijuana e, con due opposte motivazioni, decidono di tentare il colpo della propria vita: invertire il normale andamento del mercato della Marijuana esportandola dall'Italia al Messico. Su questo pretesto surreale si fonda la trama del testo che “esploderà” non appena nella loro vita entrerà Wanda, una trentenne obesa, insicura e membra di un fallimentare corso di autostima. Nessuno, a parere dei due, potrebbe essere più adatto di lei per diventare un insospettabile corriere della droga internazionale. Con la complicità della madre di Fil, Lucia, una cinquantenne ludopatica appena uscita da una clinica per disintossicarsi dal gioco, Fil e Charlie preparano Wanda per il grande viaggio. Tutto si complica, però, quando dopo quindici anni di assenza, torna a casa Annalisa, padre di Fil ed ex marito di Lucia, diventata nel frattempo una transessuale…+ NOTE DI REGIA Ancora una volta ci interessiamo alle dinamiche, ai paradossi e alle ipocrisie del nostro tempo con uno sguardo presente ma non moralistico sulla società. La manomissione delle parole e dell’informazione, la violenza della politica, l’occultamento di alcune verità nel rapporto vittima-carnefice tra occidente e oriente, il potere religioso, le sette religiose, le nuove religioni, i corsi spirituali, i corsi di autostima, i corsi di seduzione. Le false diete e i falsi prodotti biologici, le finte manifestazioni, il finto impegno civile, il finto buonismo. Fattucchiere, imbonitori e santoni con i loro falsi rimedi per tutto. E ancora: la strumentalizzazione del dolore, della solidarietà, della morte. Senza parlare di mia Zia, con le sue scarpette di coccodrillo e il suo odio feroce per gli immigrati, mentre “posta” su facebook foto e commenti commoventi su cani maltrattati e bambini marocchini. Thanks for Vaselina è un’inculata morbida, è una violenza non esplicita, è il compromesso pericoloso e terribile che congela il pensiero. E’ l’abitudine ad una vita tranquilla. Un ringraziamento quindi da parte nostra, non privo di una certa ironia, a chi si prende il disturbo di non farci troppo male. Un ringraziamento a tutto ciò che fa leva sul nostro dolore, sulle nostre speranze, sulla solitudine e il nostro bisogno d’amore per ricavarne qualcosa. Ma “Siamo tutti canaglie” come dice Amleto ad un certo punto. Noi che scriviamo e voi che leggete, non siamo certo immuni a tutto ciò. Noi non siamo i buoni, né i giudici, né i paladini di tutto questo. In diverse misure siamo tutti coinvolti ma, nonostante ciò, possiamo trovare in noi stessi la lucidità, la sensibilità e l’ironia per indagare queste cose e raccontare una storia. Thanks for Vaselina racconta la storia di esseri umani sconfitti, abbattuti, lasciati in un angolo dal mondo che prima li ha illusi, sfruttati e poi tragicamente derisi. E' il controcanto degli “ultimi” e degli esclusi dal mondo del successo e del benessere. In un esistenzialismo da taverna dove ogni desiderio è fallimento. Genitori disperati e figli senza futuro combattono nell'"istante" che gli è concesso per la propria sopravvivenza, vittime e carnefici della lotta senza tempo per il potere e per l'amore. In una continua escursione fra la realtà e l'assurdo, fra il sublime e il banale. Come una corda sempre tesa fra il cielo e i bassifondi in uno spalancarsi di abissi dove, ad ogni passo, non si può che restare in bilico. Tasselli di una catena alimentare, di una selezione naturale che non avrà mai fine, fino all'ultima bomba, fino all'ultimo uomo. "...e come disse il buon Dio scaccolandosi nella sua Jacuzzi: mi sa che ho creato molti amanti, ma non altrettanto amore”. _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 22 _____________martedì 23 giugno SCUDERIE GRANDUCALI __________ MENOVENTI presenta L’UOMO DELLA SABBIA CAPRICCIO ALLA MANIERA DI HOFFMANN di Consuelo Battiston, Gianni Farina, Alessandro Miele regia Gianni Farina musiche Stefano De Ponti luci e direzione tecnica Robert John Resteghini con Tamara Balducci, Consuelo Battiston, Tolja Djokovic, Francesco Ferri, Alessandro Miele, Mauro Milone assistente alla regia Chiara Fallavollita /costumi Elisa Alberghi tecnico di compagnia Sergio Taddei / macchinista Andrea Bulgarelli foto di scena Arianna Lodeserto / disegno e grafica Marco Smacchia scene realizzate nel laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Festival delle Colline Torinesi, Programma Cultura dell’Unione Europea nell’ambito del Progetto Prospero grazie a Marco Cavalcoli e Chiara Lagani, Santarcangelo dei Teatri/Santarcangelo 41, Teatro Fondamenta Nuove, Compostc/Valtorto, perAspera/Drammaturgie Possibili – Festival di Arti Contemporanee, tutti i partecipanti ai laboratori del progetto Ubiq Questo Capriccio è, prima di tutto, un labirinto. È un gioco di scatole cinesi, una narrazione senza fine in cui perdersi. È il tableau vivant di una natura morta. Nel racconto di _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 23 Hoffmann i personaggi sfumano nel grigio panneggio della quotidianità, come riflessi automatici di uno stesso individuo. L’inquietudine generata dal Fantastico, dal Perturbante, dal Bizzarro spinge lo studente Nataniele verso una incauta consapevolezza di questo ingranaggio opacizzante, ma enorme è la distanza tra il desiderio e l’azione, la nevrosi soppianta la contemplazione nell’eterno conflitto tra immagini interiori e mondo esterno. La sfida formale consiste nell’accensione di una lanterna magica capace di apparizioni e dissolvenze, portatrice di paradossali sovrapposizioni di contesti per mettere così in discussione, alla maniera di Hoffmann, ciò che i nostri occhi vedono: la cornice artefatta che chiamiamo realtà. Benevolo spettatore, Questa presentazione ti piace? Forse intimidisce un po’ troppo. Però la conclusione: “Benevolo spettatore, questa presentazione ti piace?” cambia registro, non trovi? Peccato che ciò che viene definito “la conclusione” non sia una reale conclusione; dopo segue altro, come questa frase o altre che seguiranno l’espressione “dopo segue altro”. Chiediamo scusa per tutti questi giri di parole, ma davvero non riusciamo a chiudere il discorso, non ne veniamo a capo. Ora siamo andati a capo e il problema resta insoluto. Come finire davvero? Ecco, si potrebbe scrivere “fine”, se solo queste parole facessero parte di un finale. Invece, no, costituiscono la presentazione dello spettacolo. Facciamo così: sospendiamo tutto, ne riparleremo dopo lo spettacolo. Se solo stessimo parlando! Però l’idea non è male, l’idea contenuta nella locuzione “sospendiamo tutto”, si intende. Ascoltiamola, se è lecito dire “ascoltiamola” riferendosi ad un oggetto muto come la parola stampata. “Seguiamola” forse è più giusto, suona meglio. Ma non parliamo più di suoni, seguiamola finalmente senza far seguire assolutamente niente all’esortazione “seguiamola _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 24 _____________sabato 27 giugno SCUDERIE GRANDUCALI ___________ In prima nazionale BLOOM’S DAY dall'Ulisse di James Joyce ulyssage # 4 Uno spettacolo di Claudio Collovà con Sergio Basile (Leopold Bloom) Scene e costumi Enzo Venezia / musiche Giuseppe Rizzo luci Pietro Sperduti Produzione Argot Studio in collaborazione con La Versiliana Festival "Non ho altro che ammirazione, vorrei, per il mio bene, non averlo letto." (T.S. Eliot) "Sto leggendo l´Ulisse. A dire il vero non riesco a leggere nient´altro, non riesco nemmeno a pensare a nient´altro." (Valery Larbaud 1920) Note di regia Ulysses è una commedia. Un percorso in cui spesso si inciampa, cadendo fragorosamente a terra, come succede a un cameriere con una pila di piatti sporchi. Una storiella di una giornata e l'epopea di due razze (Israele-Irlanda), la definì Joyce, scoraggiando tutti i cercatori di simboli. Leopold Bloom è già lui stesso dotato di umorismo e ridicolo nelle sue goffaggini, ed è una figura tragica perché tutto intorno a lui è violento e inumano, a cominciare dalla persecuzione di cui è vittima in un'Irlanda già ad inizio secolo anti-semita e razzista. Questo è il vero spirito voluto da Joyce. Simpatia (empatia) e incongruenze come sostituti di pietà e terrore. Questo ultimo lavoro prosegue la mia ricerca sull'Ulysses, dopo Uomini al buio - Ade e Artista da Giovane e Telemachia prodotti dal Teatro Biondo Stabile di Palermo tra il 2010 e il 2012. Bloom's Day, questo nuovo spettacolo, racconta dell'infedeltà di Molly che costringe Bloom a vagare tutto il giorno con il peso del tradimento nel cuore, del sentimento diffuso contro gli Ebrei,, del suo ritorno a casa dopo una lunga giornata errante tra le strade di Dublino. Accadimenti che per la maggior parte accadono dentro la sua mente. Al centro di tutto infatti sopravvivono qui le sue meditazioni condotte in gran parte nei suoi momenti più intimi e solitari, persino nella vasca in cui l'unica acqua di questo Ulisse è quella anti-eroica dell'Hammam. Bloom è ebreo, il suo cognome originario è Virag, il padre si è suicidato, è sposato alla cantante lirica Molly, donna di vistoso fascino, ha perso un figlio appena nato undici anni prima (la stessa età in cui mori Hamnet!), da allora la relazione con la moglie si è fatta problematica, tanto da sospettare che lei lo tradisca, ha un'amante virtuale, Marta, con la quale intrattiene una corrispondenza sotto lo pseudonimo di Henry Flower. E' un esempio di vita mediocre, insignificante, Bloom è avvolto da un disagio privato che rispecchia quello generale e pubblico della città, i cui abitanti spia qui con l'ausilio di un cannocchiale. Il girovagare di Bloom, che certamente non è la linea retta, è lento e ozioso ma probabilmente è il percorso più facile, forse l''unico possibile, per raggiungere casa e moglie. A Molly Bloom - qui presente come una Ophelia addormentata - è stato attribuito il ruolo di centro gravitazionale della giornata e della vita del marito; questa azione a distanza è però contrastata dal fatto che Bloom - Ulisse, pur pensando costantemente a lei, sembra cogliere qualsiasi pretesto per tenersi lontano da casa. _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 25 _____________giovedì 2 luglio SCUDERIE GRANDUCALI __________ PEPERONI DIFFICILI di Rosario Lisma con Anna Della Rosa, Ugo Giacomazzi, Rosario Lisma, Andrea Narsi scene e costumi Eleonora Rossi / luci Paola Tintinelli e Luigi Biondi musiche Gipo Gurrado / regia Rosario Lisma assistente alla regia Sofia Sironi / assistente scene e costumi Chiara Luna Mauri produzione Teatro Franco Parenti in collaborazione con Jacovacci e Busacca Ambientato nella cucina di un giovane parroco di provincia, Peperoni difficili si ispira a una piccola vicenda realmente accaduta e pone domande sul “mentire a fin di bene”, sulla verità e il diritto di dirla o di saperla. I personaggi coinvolti, oltre al parroco, sono la sua bellissima sorella volontaria in Africa, un bidello allenatore della squadra dell’oratorio, un bancario, colto, brillante e stranamente inconsapevole di essere spastico. Rosario Lisma, autore vincitore del Premio ETI Nuove Sensibilità 2009 con L’operazione, si ispira alla tradizione umoristica del ‘900 e alla commedia all’italiana. In scena, con lui, oltre a Ugo Giacomazzi e Andrea Narsi, anche Anna Della Rosa, giovane pluripremiata interprete del teatro italiano e ultimamente sugli schermi cinematografici in La Grande Bellezza. DALLA STAMPA Non è facile trovare una commedia che fa ridere, e parecchio, mettendo in discussione con intelligenza temi capitali. Succede in Peperoni difficili, nuovo testo di Rosario Lisma; giovane attore di talento. Nella trama, un parroco di provincia si vede piombare in casa la virtuosa sorella missionaria, di cui si innamorerà un amico colto e brillante, sebbene spastico, handicap che i paesani fingono di non vedere. Il quesito se sia meglio mentire a fin di bene o dire la verità a tutti i costi si innesta su situazioni quotidiane e si incarna in personaggi non attesi, ma vivi nello loro opposte, fragili umanità, in una pièce ben scritta che mescola risata e dramma, di solida costruzione e dialoghi irresistibili, con quattro interpreti ( con Lisma, Anna Della Rosa, Ugo Giacomazzi e Andrea Narsi) in stato di grazia. Bravi. Simona Spaventa la Repubblica Rosario Lisma interpreta e dirige un testo coraggioso e contracorrente sul rapporto tra verità e fede. La sua forza è proprio nella messinscena delle piccole cose, dei dettagli diabolici, delle tragedie quotidiane. Lisma è ottimo e generoso capocomico. Bravi anche i compagni di scena: Anna Della Rosa, seducente e scalpitante, Andre Narsi, di una malinconia buffa e commovente, e lo straordinario Ugo Giacomazzi, cui tocca il difficile ruolo, ma meglio concepito, del disabile. E questo spettacolo, più che un’apologia della “menzogna a fin di ben” è un tributo alla finzione e a quella favolosa fabbrica di bugie che è il teatro. Camilla Tagliabue Il Fatto Quotidiano _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 26 _____________sabato 11 luglio SCUDERIE GRANDUCALI __________ TEATRODILINA presenta BANANE (un quasi road movie per quattro attori, un cane e alcune casse sparpagliate) di Francesco Lagi con Francesco Colella, Leonardo Maddalena, Aurora Peres, Mariano Pirrello disegno suono Giuseppe D’Amato e Linz scenografia Salvo Ingala costumi Daniela Tartari mlg Regina Piperno regia Francesco Lagi Banane è la storia di alcune esistenze e della traiettoria storta della loro vita. È un testo composto da piccole scene che si svolgono, tra la luce e il buio, quasi tutte in ambienti diversi con un andamento rapido e sincopato. La vicenda inizia a Roma, con l’arrivo alla stazione Termini di una ragazza con un borsone a tracolla, silenziosa e spettinata, e finisce un anno dopo su una spiaggia d’inverno. In mezzo c’è il lungo viaggio di due amici a bordo di una macchina presa in prestito e una partita di Trivial finita male. Poi c’è la storia del profeta Eliseo e il problema della perdita dei capelli, un film di supereroi e una storia d’amore che si dissolve lentamente. E ancora: alcune bucce di banana, l’ultimo saluto al cane Pigna e una manciata di silenzio dove si ascolta lo scorrere del vento. È una storia che parla di amore e di felicità, vissuta da persone che si accorgono però a malapena di sentirne la mancanza. L’arrivo della cugina Palma risveglia come una lontana eco le esistenze assopite di Pino, Elio e Max. Li porterà a smuoversi e a fare i conti con i loro tentativi goffi di agguantare il tempo delle loro giornate. I personaggi sono animati da una cifra realistica ma leggermente strabica. Sono silenziosi, malinconici e marginali, vorrebbero stare al centro delle cose che gli capitano ma riescono solo a sfiorarle, come in un vecchio film in bianco e nero di Jim Jarmusch. _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 27 _____________venerdì 17 luglio SCUDERIE GRANDUCALI __________ PROXIMA RES presenta ANTROPOLAROID di/con TINDARO GRANATA Premio “Mariangela Melato” – Prima Edizione 2013 – Attore Emergente Antropolaroid è la fotografia di una famiglia siciliana, una polaroid umana che si snoda attraverso la voce e il corpo di Tindaro Granata. Le storie tramandate inconsapevolmente dai nonni di Tindaro, diventano lo spunto originalissimo e poetico per un racconto popolare in cui la famiglia, insieme alla storia di un paese, sono i protagonisti. Personaggi e voci prendono vita esclusivamente con l’aiuto del corpo dell’interprete, solo ad abitare la scena vuota. L’attore-autore si distacca dal modello originario di tradizione orale del “Cunto” senza però prescinderne, dando vita ad una lingua sconosciuta, un dialetto siciliano ricco di detti familiari, voci antiche, memorie sonore della sua terra d’origine. Senza artifici scenografici, i personaggi di Tindaro si alternano, si sommano, si rispondono, legati a un comune cordone ombelicale. Creano la storia di una famiglia italiana, in cui il male si perpetua come un’eredità misteriosa tramandata da padre in figlio, un male che si presenta ad ogni nascita e ad ogni morte. Definire Antropolaroid non è semplice: ad oggi non c’è nulla di paragonabile al lavoro originalissimo di Granata. Forse dovremmo chiamare in causa Charlie Chaplin, ma anche il teatro dei racconti e della terra sicula o semplicemente un lavoro sull’immaginazione, la musica, la memoria. _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 28 Straordinario Tindaro Granata da solo racconta di figure familiari, di generazioni, di una terra, la Sicilia, da cui anche allontanarsi. Con il proposito di andare a Roma, diventare attore, fare del cinema … Tindaro Granata passa attraverso i decenni in molteplici ruoli, ad ogni età, maschio o femmina, tra giochi, balli, lavoro, relazioni familiari, paure, brevi passaggi ogni volta a comporre dialoghi, legami, situazioni, lui solo e tanti . La novità di uno spettacolo come Antropolaroid sta nell’utilizzo di una tecnica, antica, come quella del “cunto”, che viene scomposta e il meccanismo del racconto viene sostituito dalla messa in scena dei dialoghi tra i personaggi del racconto. Non vengono narrati i fatti, ma i personaggi parlano tra di loro e danno vita alla storia. Trama Francesco Granata nel settembre del 1925 si impicca perché scopre di avere un tumore incurabile. La moglie , incinta, sola, si reca spesso al cimitero per “bestemmiare” sulla tomba del marito. Il figlio Tindaro Granata nel 1948 viene implicato in un omicidio di mafia, ordinato da un noto mafioso di Patti. Maria casella, nel ’44, si innamora di Tindaro che incontra ad una serata di ballo organizzata da suo padre per presentargli il suo futuro sposo, un ufficiale tedesco. La giovane si oppone al matrimonio, scappa con Tindaro, facendo la “fuitina”. Teodoro Granata nasce l’anno dopo. Diventato adulto, Teodoro emigra in Svizzera. Tornato in Sicilia sposa Antonietta Lembo e con l’aiuto del signor Badalamenti apre una falegnameria. Tindaro Granata nasce nel settembre del 1978. Adulto, parte per il servizio militare, si imbarca per due anni su nave Spica e qui incontra il nipote del boss del suo paese di origine, Patti. Il giovane Tino (nipote del boss) , dopo che il padre viene indagato per delitti di mafia, si confida con Tindaro. Ma questo è il giorno in cui Tindaro parte per Roma, vuole diventare un attore. Tino si suicida, impiccandosi. Per la sua originalità e l’innovazione che rappresenta per la scena teatrale italiana, lo spettacolo vince: Premio della giuria popolare della “Borsa Teatrale Anna Pancirolli”. Premio “ANCT” dell'Associazione Nazionale dei Critici nel 2011. Premio Fersen in qualità di “Attore Creativo” nel 2012. Scene e costumi Margherita Baldoni e Guido Buganza Disegno luci Matteo Crespi Elaborazioni musicali Daniele D’Angelo Organizzazione/Distribuzione Paola Binetti Produzione Proxima Res Durata 60 minuti _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 29 _____________martedì 21 luglio SCUDERIE GRANDUCALI __________ I Sacchi di Sabbia presentano due spettacoli in un’unica serata: DON GIOVANNI e PICCOLI SUICIDI IN OTTAVA RIMA Don Giovanni di W.A.Mozart Ein Musikalischer Spass zu Don Giovanni un progetto di Giovanni Guerrieri, Giulia Solano e Giulia Gallo con Arianna Benvenuti, Lisa Carpitelli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Matteo Pizzanelli, Federico Polacci, Giulia Solano Produzione: I Sacchi di Sabbia/Compagnia Sandro Lombardi, Teatro in collaborazione con Teatro Sant’Andrea di Pisa, Teatro del Giglio di Lucca, La Città del Teatro, Armunia Festival Costa degli Etruschi Ein musikalischer Spass zu Don Giovanni è un capriccio per “boccacce e rumorini” che propone, attraverso una partitura rigorosissima di “gesti musicali”, la struttura essenziale del Don Giovanni di Mozart: una selezione delle arie più significative incastonate in un disegno drammaturgico compiuto e interpretate “rumoristicamente” dagli attori della Compagnia I Sacchi di Sabbia. Lo spettacolo è in definitiva un’esecuzione a cappella di una riduzione strumentale del Don Giovanni da parte di una piccola corale. I sei giovani che la compongono non sono però musicisti, ma attori che hanno costruito la loro partitura “recitando” la musica di Mozart, imitando fino allo sfinimento una versione del Don Giovanni eseguita da Karajan nel 1986. Dalla recitazione “del suono”, dal tentativo di riprodurre il rumore dello strumento, si arriva – addentrandosi dalla “parte sbagliata”, quella che nessun musicista praticherebbe – ad una pionieristica versione dell’Opera di Mozart: una versione “sgrammaticata”, senza “rappresentazione”, ma che in virtù delle tragicomiche espressioni facciali degli attori chiamati ad imitare le sonorità degli strumenti e l’ausilio della proiezione del libretto sullo sfondo, riesce ad evocare l’essenza del grande personaggio mozartiano. Frutto di un approccio all’opera spiazzante, d’una interpretazione “teatrale” in cui il testo dello spettacolo è rappresentato dalla melodia e dalla timbrica degli strumenti, questo lavoro si colloca nella scia di una ricerca sul melodramma che nel 2008 ha fatto vincere alla formazione pisana il prestigioso Premio Ubu. Un omaggio a Mozart: uno sberleffo e al tempo stesso un atto d’amore per un’opera magnifica. Piccoli suicidi in Ottava Rima Vol. I e II ideazione Giovanni Guerrieri e Giulia Gallo / con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano, Giulia Solano / regia Giovanni Guerrieri con la collaborazione di Dario Marconcini / consulenza all’Ottava Rima Enrico Pelosini / consulenza al canto Andrea Bacci e Enrico Baschieri / Illustrazioni Guido Bartoli Produzione: I Sacchi di Sabbia in co-produzione con Armunia e Festival Orizzonti 2014 con la collaborazione di Santarcangelo dei Teatri, Compagnia Lombardi-Tiezzi, Teatro di Buti e Compagnia del Maggio “Pietro Frediani” / con il sostegno di Regione Toscana. “...Serie possono essere, però, le ragioni che hanno spinto il parodiante a rinunciare a una rappresentazione diretta del suo oggetto.” Giorgio Agamben Iniziata in forma di happening per Inequilibrio e Santarcangelo edizione 2013, l’escursione nella tradizione dei maggi toscani da parte de I Sacchi di Sabbia – dopo una tappa al Teatro Studio di Scandicci approda alla sua forma definitiva: una raccolta di episodi, recitati in ottava rima e in quartine di ottonari. Avventura, western, fantascienza (uno degli episodi è il ben noto L’invasione degli Ultracorpi, i cui temi vegetali e di rinascita si sposano perfettamente con quelli del canto in maggio) sono gli ingredienti di queste piccole allegorie di genere, riformulate secondo quest’antica tecnica popolare. Questo lavoro – grazie alla complicità e alla collaborazione con la storica Compagnia del Maggio “Pietro Frediani” di Buti diretta da Dario Marconcini – segna una tappa decisiva nell’indagine sulla parodia che I Sacchi di Sabbia stanno conducendo negli ultimi anni. Ricalcare e abitare una forma arcaica – quella dei cantori dei paladini di ariostesca memoria – diventa la chiave per condividere un immaginario con lo spettatore, per poi rovesciarlo e/o straniarlo. La parodia è intesa come “fuori posto”, come rottura del nesso naturale fra musica e linguaggio: ecco il cuore di quest’avventura. _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 30 _____________sabato 25 luglio SCUDERIE GRANDUCALI __________ CARO GEORGE regia Antonio Latella di Federico Bellini con Giovanni Franzoni costumi Graziella Pepe musiche Franco Visioli luci Simone De Angelis production Brunella Giolivo management Michele Mele produzione stabilemobile - compagnia Antonio Latella Nell'ottobre del 1971, a Parigi, una retrospettiva consacra Francis Bacon come uno dei più grandi pittori del suo tempo. Alla vigilia della mostra, George Dyer, amante e modello dell'artista irlandese, si suicida nella stanza d'albergo che ospitava entrambi. Davanti ai dipinti che raffigurano George, Bacon rivive la relazione con il compagno, in un momento in cui trionfo artistico e fallimento esistenziale si confondono, diventando anch'essi, inevitabilmente, materia del dipingere. Federico Bellini _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 31 Versiliana Upgrade Festival collettiva di scena contemporanea Seravezza - Teatro delle Scuderie Granducali DANZA _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 32 _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 33 _____________ martedì 30 giugno SCUDERIE GRANDUCALI __________ mk Robinson con Philippe Barbut, Biagio Caravano, Saverio Cavaliere, Marta Ciappina, Andrea Dionisi, Laura Scarpini coreografia Michele Di Stefano musica Lorenzo Bianchi Hoesch set e immagini Luca Trevisani disegno luci Roberto Cafaggini assistenza scenica Davide Clementi organizzazione generale Anna Damiani e Valeria Daniele promozione PAV/Diagonale artistica web Biagio Caravano produzione mk 2014, Teatro di Roma in collaborazione con Comune di Montalto di Castro e ATCL con il contributo MiBACT durata 55’ debutto 7 febbraio 2014 Teatro Argentina Roma Luogo di approdo del turista definitivo ma anche laboratorio della colonizzazione, l’isola di Robinson si occupa da sempre della nostra idea dell’esotico, quell’indefinibile processo proiettivo di desideri e paure, rimodellato oggi per essere al servizio di due grandi flussi dell’economia globale: quello migratorio e quello vacanziero. In questo spettacolo la progettualità amministratrice e normativa conferita da Defoe al suo protagonista entra contraddittoriamente in una zona di metamorfosi di fronte alla possibilità dell’innocenza originaria e di fronte allo sgretolamento dei propri limiti, causato dalla mancanza di quel termine di paragone che fonda e giustifica ogni individuo: un altro individuo, chiunque, un non-io. Anziché rifondare la civiltà, il nostro Robinson si perde nel paesaggio senza umani fin quando l’incontro con l’altro lo prepara ad una totale reinvenzione di se stesso, come accade nel romanzo di Michel Tournier, Venerdì o il limbo del Pacifico. Allo stesso modo, la coreografia è soprattutto un atto di apprendimento rispetto ad un “fuori” di cui fare incessante esperienza. La danza si definisce tale quando permette ad un’altra danza di esistere nei pressi: è dunque semplicemente un linguaggio adottato per l’incontro, che mantiene sempre vivo il momento dell’incontro. E’ così possibile collocare l’origine e la fine di ogni danza nello spazio esterno del mondo. Ovunque. _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 34 _____________martedì 7 luglio SCUDERIE GRANDUCALI __________ COLLETTIVO CINETICO experimental performing arts presenta ( due tempi – due coreografie) |X| No, non distruggeremo le scuderie Granducali Concept e regia Francesca Pennini Azione e creazione Andrea Amaducci - Matteo Ceccarelli - Nicola Galli Carmine Parise - Angelo Pedroni - Giulio Santolini Performance interattiva. Durata 30 min Miniballetto n.1 concept e danza: Francesca Pennini dramaturg e pilota: Angelo Pedroni musica: Girolamo Frescobaldi, Johann Sebastian Bach, György Ligeti classificato tra i 10 migliori spettacoli del 2014 da Paperstreet. SINOSSI Drone: verbo inglese “to drone” = ronzare Drone: termine inglese per indicare un accordo o una nota continua (bordone) Drone: termine inglese per indicare il fuco, maschio dell’ape domestica Drone: aeromobile a pilotaggio remoto Miniballetto n.1 é un’organizzazione al contempo ornitologica ed entomologica, uno sciame amplificatore della dinamica che turba l’aria e trasforma il suolo. In bilico tra geometria e turbinio, la danza precipita in una corrente in cui l’elemento aereo é paradigma di riflessione sui confini del controllo. Uno scambio respiratorio che mescola i volumi tra corpo e spazio, tra scena e pubblico in una geografia mobile, sospesa e decisa, fluttuante e depositata. " Uno spettacolo che dura solo 25 minuti, ma che resta, certamente, nella memoria, perché la danzatrice e coreografa di se stessa Francesca Pennini, che firma questo magnetico “Miniballetto n.1” si alterna in scena con un “interprete” davvero particolare: un drone. […] “Il corpo umano che si esibisce con la precisione di una macchina – Francesca Pennini mostra doti da contorsionista oltre che da danzatrice carismatica – e lo strumento tecnico che ambisce all’intelligenza umana sollevandosi in aria e danzando su note sinfoniche.” […] _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 35 _____________martedì 14 luglio SCUDERIE GRANDUCALI __________ BALLETTO CIVILE RUGGITO primo studio Ideazione Michela Lucenti e Maurizio Camill scrittura fisica Michela Lucenti drammaturgia delle parole e del suono Maurizio Camilli danzato e creato con Balletto Civile “Un vecchio vede il figlio sull'altro lato del fiume. Attraversa a nuoto le acque che si innalzano ma siccome non è Noè affoga. E il figlio non c'era.” anonimo biblico Il presente bastardo ci fa sudare e faticare. Dobbiamo abbandonare i privilegi a trabocchetto? Immaginare una lista personale di cose da fare su cui impegnarsi? E un'altra lista di cose da cui resistere? Cercare le cose perse, nel corpo. Scovare nel corpo quello che abbiamo lasciato per strada. Siamo mappe che vengono lette da fuori, messe di fianco una all'altra. Il nostro fisico racconta quando sprofondiamo o quando risaliamo. In balia del grande mondo. La vita vera. Corpi succedanei che ricopriamo con più o meno stile, più o meno loghi, più o meno paure. E chissà allora che di questi tempi sia meglio non pensarci proprio, non provare a capire come va il mondo. Non capire quello che succede. Lasciarsi scivolare tutto addosso sui nostri corpi forti ma un poco meditabondi. Le parole dei nostri padri che non stanno nelle nostre bocche e i loro discorsi che escono come dei fiumi incontrollabili. I padri nei ricordi, i padri che ci avevano fatto sognare e i padri che vorremmo diventare. Parola piena lucida, fatta di carne, dialettale, poi afasica, poi balbettio, poi suono autistico divertente. Corpi spaccati sospesi in una corsa tormentata, completamente disorientati da tutta questa eredità. L’eco delle parole dei nostri padri nei nostri occhi e nei nostri corpi. Ma poi arriva per un attimo intenso, breve, un'immagine captata con la coda dell'occhio che manda in corto circuito il nostro cervello e la nostra ragione. Refusi emotivi competitivi che vincono sul pensiero e si insediano nel corpo. Inarrestabili, inconfutabili dilatano il tempo e raccontano più delle nostre mille parole. Più o meno adeguate, più o meno pensate, più o meno studiate. Lasciamo ai corpi la testimonianza di raccontarci una nuova parabola. Corpi pronti a scontrarsi all'infinito. Ridere per sopravvivere. L'inafferrabile pesantezza dell'essere. Un canto per questi agnelli destinati al martirio. Frastornati come montoni davanti ad un recinto. Uno spaccato di un pezzo di mondo che deve tornare insieme. _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 36 _______________________________________________________________ ILIADE Un racconto mediterraneo Pontile di Marina di Pietrasanta _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 37 _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 38 ____9, 15, 23, 30 luglio e 6, 13 agosto Pontile di Marina di Pietrasanta ____ ILIADE UN RACCONTO MEDITERRANEO Un progetto di Sergio Maifredi produzione Teatro Pubblico in collaborazione con La Versiliana Festival Iliade - Un racconto mediterraneo Progetto e regia Sergio Maifredi direttore di produzione: Lucia Lombardo consulenza scientifica: Giorgio Ieranò Matteo Nucci Gli interpreti Tullio Solenghi, Moni Ovadia, Maddalena Crippa, David Riondino e Dario Vergassola , Giuseppe Cederna , Amanda Sandrelli ILIADE UN RACCONTO MEDITERRANEO "ILIADE è il big bang della letteratura occidentale. Nei suoi versi sono racchiusi i geni di tutti i miti, di tutti gli eroi" Sergio Maifredi Achille, Agamennone, Aiace ed Ettore ma anche Odisseo, a cui lo stesso Omero dedicherà l'altro grande codice della nostra cultura: l'Odissea, presentata alla Versiliana nella magnifica location del pontile .Ma anche Enea che, profugo, in fuga dalla propria città in fiamme, si vedrà affidato da Virgilio la responsabilità di portare sulle proprie spalle Anchise, il padre, la storia, la sua storia che è la storia vista dalla parte sbagliata, dalla parte di chi è stato sconfitto, e per mano il figlio, il futuro, la fondazione, Roma e l'Impero che verrà. ILIADE è UN RACCONTO della prima guerra del MEDITERRANEO e quindi la prima guerra mondiale. ILIADE è l'archetipo, il paradigma delle guerre che verranno. Nei suoi versi ci sono il conflitto, l'ira, l'eroismo, il dolore, il rancore, l'amore, il sangue, le armi, la paura, le madri, le spose, i padri, i figli ma soprattutto vi è la morte. La nera morte umanamente temuta, la bella morte eroicamente cercata. La morte che è fine di tutto e che per questo impone i patti di pace come catarsi finale" Nel progetto ideato per La Versiliana da Sergio Maifredi e prodotto da Teatro Pubblico Ligure in collaborazione con La Versiliana Festival 2015 il poema di Omero viene affrontato attraverso sei macro nuclei : 9 luglio MONI OVADIA “L’IRA DI ACHILLE” (libro I) 15 luglio TULLIO SOLENGHI “IL DUELLO PER ELENA” (libro III) 23 luglio MADDALENA CRIPPA “ETTORE E ANDROMACA” (libro VI) 30 luglio AMANDA SANDRELLI “LA MORTE DI PATROCLO” ( libri XVI e XVII) 6 agosto GIUSEPPE CEDERNA “LA MORTE DI ETTORE” (libro XXII) 13 agosto DAVIDE RIONDINO, DARIO VERGASSOLA “ACHILLE E PRIAMO” (libro XXIV) _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 39 Ogni episodio costituirà un diverso spettacolo, con una propria autonomia, ed al tempo stesso, per uno spettatore ideale, sarà un tassello del mosaico per andare a ricomporre ILIADE. ILIADE - UN RACCONTO MEDITERRANEO restituisce alla narrazione orale, al cantore vivo e in carne ed ossa di fronte a noi, le pagine dell’ILIADE che dagli anni della scuola abbiamo letto in silenzio. I racconti vivono assoluti. Il “montaggio” avviene nella testa dello spettatore che può conoscere o ignorare gli episodi precedenti. ILIADE - UN RACCONTO MEDITERRANEO è un percorso da costruire canto dopo canto scegliendo come compagni di viaggio i grandi cantori del teatro contemporaneo, affrontando a mani nude la parola. _______________________________________________________________ FONDAZIONE LA VERSILIANA 40