LUCA FERRIERI C’è qualcosa di nuovo oggi tra i libri L'esperienza dei gruppi di lettura in Italia e all'estero 1. Eppur si muovono Nel panorama sempre poco confortante della lettura in Italia 1, c’è un indicatore che negli ultimi anni dà segnali favorevoli ed è quello che riguarda l’esistenza e l’esperienza dei gruppi di lettura. In poco tempo questi gruppi sono cresciuti fino a raggiungere il dato di alcune centinaia, stando a quelli sin qui censiti informalmente2. Il blog dei gruppi di lettura italiani3 ha totalizzato nel 2008 circa 250.000 visite, ha pubblicato, sempre nello stesso anno, 107 post e 2.070 commenti: un risultato di tutto rispetto nella blogosfera italiana, considerando che si tratta di un sito che si occupa solo di libri, di letteratura, di lettura 4. Sui gruppi di lettura sono usciti articoli, inchieste che vanno a sommarsi alla ricca bibliografia straniera esistente sull’argomento5. Ma più di tutti i numeri parlano le testimonianze e le voci che arrivano dalle principali situazioni italiane e che dimostrano la qualità degli scambi associativi e della produzione critica e perfino teorica che si è raccolta intorno ai gruppi di lettura. Benché si tratti di un’esperienza non priva di aspetti problematici, alcuni dei quali segnalerò nel corso di questo intervento, essa rappresenta indubbiamente un fenomeno in crescita, che sta dimostrando anche una discreta capacità di configurare un proprio autonomo percorso al di fuori dalle strade già tracciate in altri paesi e tenendosi anche alla larga dalle sirene delle mode culturali, che pure lo hanno lambito. Quella che si sta delineando è una sorta di “via italiana” all’esperienza dei gruppi di lettura. Per affrontare meglio l’argomento, occorre però fare un passo indietro e chiarire di che cosa parliamo quando parliamo di gruppi di lettura, qual è il retroterra storico e teorico alla base della loro nascita e diffusione, e quali sono le principali caratteristiche delle esperienze straniere e italiane. 2. Che cos’è un gruppo di lettura Partiamo da tre definizioni. La prima, della scrittrice canadese Margaret Atwood, è scherzosa: E’ un gruppo di persone capace di ucciderti se hai per le grinfie un autore e non lo porti da loro per il tè6. La seconda, della stessa autrice, è più seria e analitica: E’ un gruppo di persone che a) possono leggere b) amano leggere c) amano parlare di ciò che leggono7. 1 Cfr. ADOLFO MORRONE e MIRIA SAVIOLI, La lettura in Italia, Milano, Editrice Bibliografica, 2008. Bianca Verri compila e aggiorna periodicamente una sorta di albo/elenco dei gruppi di lettura italiani, consultabile all’url http://gruppodilettura.files.wordpress.com/2008/11/nov_2008__gdl.pdf. 3 Raggiungibile all’url http://gruppodilettura.wordpress.com. I dati citati sono quelli messi a disposizione dal software statistico di Wordpress, la nota piattaforma che ospita centinaia di migliaia di blog. 4 Nella classifica compilata dal sito BlogBabel (http://it.blogbabel.com), con un complicato sistema di punteggi e di pageranking, il blog dei gruppi di lettura appare, tra quelli collettivi, al 42° posto. Nella classifica generale si colloca al 749° posto, quindi nella parte alta (i blog censiti sono 14.747). Il punteggio assegnato è di 1.31553 (si tenga presente che il primo in classifica, il blog di Grillo, ha un punteggio di 2.93578). [ultima visita al sito: 7.1.2009] 5 Si veda la bibliografia finale a p. 16. 6 Sta in: ELLEN SLEZAK, The book group book. A thoughtful guide to forming and enjoying a stimulating book discussion group, Chicago, Chicago Review Press, 1995, p. IX. 2 L.FERRIERI - C’È QUALCOSA DI NUOVO OGGI TRA I LIBRI 2 La terza proviene dalla “ricetta” di Blanca Calvo, che ha molto contribuito allo sviluppo dei gruppi di lettura spagnoli (che sono ormai più di un migliaio8): Un gruppo di lettura è un gruppo di persone che leggono nello stesso tempo un libro 9. Le tre definizioni contengono traccia della storia e delle differenze tra i gruppi di lettura. Dalle prime due è evidente la matrice americana dei gruppi di lettura, che vedremo meglio al paragrafo 3. Anche l’alternanza tra un approccio condito di humour e uno più scientifico appare tipico di questa tendenza, mentre la definizione di Blanca Calvo è molto più pragmatica: essa usa l’espressione “nello stesso tempo” invece di “insieme”, proprio per richiamare, fin dall’incipit, due capisaldi della storia dei gruppi di lettura, uno di tipo pratico (non ci si deve aspettare di recarsi a un gruppo di lettura per leggere “tutti insieme” un libro) e una di tipo teorico (la differenza tra lettura collettiva e lettura condivisa di cui parleremo più sotto, al paragrafo 6). La ricetta di Blanca – a partire dalla scelta del titolo, assai indicato per un’attività che, come vedremo, mescola deliberatamente il conviviale e l’accademico – si presenta come un testo di istruzioni per l’uso, ma nello stesso tempo ristabilisce fin dalle sue prime battute la centralità dell’atto di lettura che nelle esperienze americane rischiava di fare la fine del dessert. La seconda definizione della Atwood, desunta dal libro di Ellen Slezak di cui il suo testo costituisce la prefazione, è molto chiara nel delimitare attraverso tre successive operazioni riduzionistiche il campo di azione dei book group10: essi si rivolgono alle persone che possono leggere (quindi, anche in America, una minoranza privilegiata), tra queste isolano le persone che amano leggere, e infine si concentrano su quelle che amano parlare di ciò che leggono. L’impressione è che la Atwood e la Slezak si muovano con l’obbiettivo di discernere, nella imponente galassia dei gruppi di lettura americani, quelli che effettivamente rispondono al loro scopo e al loro nome rispetto alla quota additiva prodotta dalle mode culturali o da semplici (anche se legittime) pulsioni aggregative. In ogni caso la prima approssimazione descrittiva contenuta in questi elementari approcci definitori evidenzia che si tratta di attività rivolte a piccoli gruppi, che quindi per esplicita premessa sfuggono al gioco dei grandi numeri e non possono essere misurate con questi e con i parametri tipici di altre attività culturali. Questa caratteristica costituirà anche la cifra specifica dei gruppi di lettura all’interno dell’universo della promozione della lettura (che prenderò in considerazione alla fine, nel paragrafo 7). Prendendo a prestito il titolo e il contenuto dell’ultimo pamphlet di Goffredo Fofi11, si potrebbe dire che si tratta di un’attività da pochi a pochi, che associa però il gusto aristocratico della minoranza al piacere di confrontarsi con tutti. Questi pochi, come risulterà anche dal seguito di questa esplorazione, sono molto diversi tra loro e curiosi di confrontare le proprie differenze, ascoltandosi reciprocamente, smorzando le pulsioni aggressive, disposti, come risulta dalle loro stesse dichiarazioni, a cambiare leggendo il loro punto di vista. Inoltre la somma di tutte queste minoranze, non dirò che costituisca una maggioranza, perché sarebbe far loro quasi un tor- 7 Ibidem, p. X. Cfr. MARILENA CORTESINI e LUCA FERRIERI, Gruppi di lettura: dalla Spagna con amore, "Biblioteche Oggi", XXIV (2006), 7, pp. 30-34; BLANCA CALVO, Los clubes de lectura en las bibliotecas españolas, in "Peonza. Revista de literatura infantil y juvenil", (2004), 68, pp. 21-29. 9 BLANCA CALVO, Receta para un club de lectura, http://travesia.mcu.es/receta.asp. 10 Nel seguito, per quanto riguarda l’ambito anglosassone, userò in maniera più o meno intercambiabile i termini di book group, book club e reading group, anche se vi possono essere delle diverse sfumature di significato tra l’uno e l’altro, relative soprattutto al termine cui si attribuisce maggiore importanza. Ad esempio (secondo ELIZABETH LONG, Book clubs. Women and the uses of reading in everyday life, Chicago, University of Chicago Press, 2003, p. 18), reading group è un termine che riguarda i gruppi di lettura più “tradizionali” e formali, anteriori allo sviluppo dei book group degli anni Ottanta e Novanta. Ma RACHEL W. JACOBSOHN, The reading group handbook. Everything you need to know to start your own book club, New York, Hyperion, 1998, p. XI, sostiene la sostanziale equivalenza dei termini. 11 GOFFREDO FOFI, Da pochi a pochi. Appunti di sopravvivenza, Milano, Eleuthera, 2006. 8 L.FERRIERI - C’È QUALCOSA DI NUOVO OGGI TRA I LIBRI 3 to, ma comincia a rappresentare una galassia estremamente significativa, specie in un paese in cui i fenomeni di partecipazione culturale sono assai limitati e poco influenti come in Italia. 3. La stagione americana Il boom dei gruppi di lettura americani si colloca cronologicamente verso la fine del secolo scorso, negli anni Novanta . Secondo Jenny Hartley12 il loro numero si aggira, negli U.S.A., intorno ai 500.000 (50.000 invece in Gran Bretagna). Ipotizzando che in media ognuno raccolga 20 persone, si tratterebbe di dieci milioni di persone coinvolte: una cifra imponente, anche per gli Stati Uniti d’America. Ma i book group americani sono qualcosa di abbastanza particolare. Alle spalle hanno una storia che data fin dal 1947, con la nascita della Great Books Foundation13. In Europa invece gli antenati dei gruppi di lettura potrebbero essere rintracciati anche più indietro nel tempo, nelle esperienze settecentesche dei gabinetti di lettura francesi o nelle società e nei caffè letterari inglesi dell’Ottocento, all’epoca della prima “rivoluzione della lettura” 14, quando a Parigi “i lettori e le lettrici si alzavano e si coricavano con un libro in mano” e scoppiava il “furore di leggere”. Quando i libri costavano così tanto che solo i ricchi potevano permetterseli, quando non c’era la luce elettrica in molte case e per questo bisognava leggere di giorno davanti alle finestre e allora in Inghilterra fu introdotto il primo dei tanti balzelli contro la lettura, ossia la tassa sulle finestre, che secondo Dickens fu uno dei più seri ostacoli alla diffusione dei libri e della lettura 15. Questa fu l’epoca in cui nacquero in Inghilterra le società letterarie, che si caratterizzarono però per essere colte, snob e maschili e più tardi poterono addirittura caratterizzarsi come una sorta di risposta allo sviluppo delle biblioteche pubbliche. Esse rappresentarono, nella maggioranza dei casi, il risentimento contro quel common reader di cui si occupò anche Virginia Woolf16. Oggi i gruppi di lettura danno voce – almeno negli U.S.A. – esattamente alla reazione opposta, al risentimento del “lettore comune” contro gli accademici e la loro bibliofollia, contro l’uso dei libri come macchine da citazione e da esibizione (quando non da guerra). Sono composti per la maggior parte da donne, fioriscono spesso nelle periferie dei luoghi di aggregazione e di consumo, come i centri commerciali e le grandi catene librarie. Non rifiutano i best seller, anzi spesso ne rappresentano la cinghia di trasmissione. Le biblioteche (e questo sarà uno dei più netti elementi di differenziazione tra l’esperienza angloamericana e quella italo spagnola) sono ancora poco coinvolte dal fenomeno. Vediamo rapidamente alcune caratteristiche dei gruppi americani. La prima, che è una diretta conseguenza anche della loro grande diffusione, è una sorta di specializzazione, non però relativa ai contenuti, ma al 12 JENNY HARTLEY, Reading groups, New York, Oxford University Press, 2001, p. VII. I gruppi di lettura messi in piedi dalla GBF in realtà sono molto diversi da quelli attuali: cfr. RACHEL W. JACOBSOHN, Op. cit., p. 4-5. Avevano un’organizzazione molto rigida, liste chiuse di libri, una metodologia collaudata e ripetitiva, ecc. Ma gli antenati potrebbero essere anche più remoti: nel 1634 Anne Hutchinson fondò nel Massachusetts un gruppo di lettura ante litteram, di tipo religioso e antipuritano. Accusata di “turbare la pace del paese” e di svolgere attività “non adatte al suo sesso” fu bandita dalla città. 14 Cfr. GUGLIELMO CAVALLO e ROGER CHARTIER, Storia della lettura nel mondo occidentale, Roma-Bari, Laterza, 1995, pp. 337-369. 15 Cfr. RICHARD D. ALTICK, La democrazia fra le pagine, Bologna, il Mulino, 1990, p. 106. La tassa sulle finestre fu abolita nel 1852. Anche Napoleone peraltro impose una simile tassazione. Alla serie dei balzelli contro la lettura occorrerebbe aggiungere la tassa sui giornali che pubblicavano feuilletons introdotta in Francia nel 1850, si disse per proteggere i librai (DONALD SASSOON, La cultura degli europei dal 1800 a oggi, Milano, Rizzoli, 2008, p. 384), e si potrebbe proseguire fino a oggi, con la Direttiva Europea del 1992 sul prestito a pagamento. C’è un’altra storia ancora da scrivere, a proposito di tasse e di finestre, e che forse riserverebbe molte sorprese: quella del rapporto tra la lettura e la luce elettrica. Si tratta di uno di quei filoni “collaterali” della storia della lettura, che hanno spesso richiamato l’attenzione di studiosi come Manguel (ALBERTO MANGUEL, Una storia della lettura, Milano, Mondadori, 1997). 16 VIRGINIA WOOLF, Il lettore comune, Genova, il Melangolo, 1995. 13 L.FERRIERI - C’È QUALCOSA DI NUOVO OGGI TRA I LIBRI 4 target: vi sono book group per sole donne, per donne e uomini, per gay, per coppie, per madri e figlie, generazionali e infragenerazionali. Ve ne sono che nascono nelle scuole, nei luoghi di lavoro, negli ospedali, nei giornali17. Rapidamente il gruppo di lettura generalista, che pure era stato il motore del boom, cede il passo ai gruppi settoriali e specifici. Un secondo tratto distintivo è dato dall’accoppiata tra il carattere di massa e la professionalizzazione. Proprio perché sono composti da lettori abbastanza tiepidi, o addirittura, come hanno subito malignato i loro critici18, da non lettori, i book club hanno bisogno di coordinatori esperti, ma non tanto e non solo esperti in libri e in letteratura, quanto nella conduzione dei piccoli gruppi, nella socializzazione e divulgazione. Nasce così la professione del moderatore o del leader del book group, retribuito a volte dagli enti organizzatori, a volte da editori o librerie, molto spesso dagli stessi lettori, il che richiama di nuovo altre pagine della storia della lettura, quando ad esempio gli operai agli albori della rivoluzione industriale pagavano di tasca propria un compagno che leggesse ad alta voce mentre gli altri lavoravano 19. Detta così la vicenda dei book group americani sembrerebbe rientrare a pieno titolo nella lunga galleria della alfabetizzazione e delle sue battaglie. Invece, io credo, sia piuttosto da collocare nel campo dell’industria dell’intrattenimento, sia pure con funzioni di pungolo e qualche volta di concorrenza (a differenza delle esperienze latinoamericane in cui il rapporto con la scuola e il peso della mission di alfabetizzazione sono molto più presenti). A dimostrazione si potrebbero citare alcuni fenomeni: la filiazione di molti book group dalla famosa trasmissione di Oprah Winfrey20, o almeno il forte effetto moltiplicatore che essa ha impresso alla nascita dei gruppi di lettura, e il rapido inserimento di questi all’interno della catena mediatica e industriale, con il fiorire di riviste, gadget, manuali e di un robusto indotto collaterale. Un terzo elemento è la apparizione dei gruppi di lettura in molte fiction televisive21, i cui personaggi spesso si vedevano impegnati nella partecipazione o nella conduzione di book group. Successivamente, nei primi anni del millennio (con una concentrazione, almeno delle traduzioni italiane, nell’anno 2004), sono apparse anche molte opere di narrativa ambientate ai margini dei 17 Ad esempio: il Book Group Corner (http://www.randomhouse.com/resources/bookgroup), sostenuto da una casa editrice (qui tutti i libri presentati hanno delle schede di lettura e una serie di domande per far partire la discussione); il Mother_daughter Book Club (http://www.motherdaughterbookclub.com), con annesso blog (http://motherdaughterbookclub.wordpress.com/) per madri e figlie; il Gay Men’s Book Group (http://gaybookgroup.blogspot.com/) per gay; il gruppo di lettura del Washington Post (http://www.washingtonpost.com/wp-srv/style/longterm/books/bookgrp/bookgprules.htm), ecc. Sui gruppi per ragazzi si veda http://www.kidsreads.com/clubs/; sui gruppi in generale http://www.readinggroupguides.com/. E non dimentichiamo il Wine Book Club (http://www.winebookclub.org/) da cui è gemmata la costola del Red Wine Book Club (http://kitchen-parade-veggieventure.blogspot.com/2008/11/book-club-books-my-reading-groups-book.html)... 18 Questa per esempio la lapidaria definizione di book group fornita da un giornalista culturale americano: “Tutte donne e nessuno legge” (ELLEN MOORE e KIRA STEVENS, Good Books Lately. The One-Stop Resource for Book Groups and Other Greedy Readers, New York, St. Martin's Griffin, 2004, p. 43). 19 ALTICK, La democrazia fra le pagine, p. 284. Simile abitudine è segnalata tra i sigarai cubani: cfr. MANGUEL, Una storia della lettura, pp. 120-123. 20 Cfr. KATHLEEN ROONEY, Reading with Oprah. The book club that changed America, Fayetteville, University of Arkansas Press, 2005. 21 A titolo di esempio si ricorda un episodio della serie Ellen in cui la protagonista, un’intraprendente libraia coordinatrice di un gruppo di lettura, deve scegliere alcuni dei partecipanti al gruppo come invitati della trasmissione di Oprah Winfrey, scatenando una piccola e spassosa guerra intestina in cui i vincitori saranno gli “eletti” allo schermo. Questa serie è passata anche dai canali italiani, mentre altre (come The Sopranos, 2002, che ha come protagonista il book group di Carmela Soprano, o The Wire, 2003, in cui si racconta di un gruppo di lettura di carcerati che legge Il grande Gatsby, o ancora The Book Group, in onda in Gran Bretagna dal 2001, e che inizia proprio con la decisione di Clare, una ragazza americana che vive a Glasgow, di fondare un gruppo di lettura) ancora non lo hanno fatto e hanno avuto però una notevole audience nei paesi d’origine. L.FERRIERI - C’È QUALCOSA DI NUOVO OGGI TRA I LIBRI 5 gruppi di lettura22. In genere opere di narrativa del tipo di quelle che furoreggiano nei book group americani, a testimoniare una certa tendenza alla “produzione in proprio” dei propri oggetti di lettura 23. Il gruppo di lettura americano ha avuto questo straordinario successo anche perché si è perfettamente inserito nella vita associativa, conquistando un posto di rilievo nell’agenda di centinaia di migliaia di famiglie, sostituendosi spesso a pratiche salottiere di altro tipo, o alle esperienze di autoaiuto, o alla seduta dallo psicanalista. Il gruppo di lettura si iscrive dunque nelle attività di cura di sé: l’attenzione al self è evidente, così come lo è anche il fatto che questo interessamento viene condiviso e confrontato con altri. Il merito del successo dei reading group è in parte, quindi, da attribuire alla prontezza e alla freschezza con cui questa modalità associativa ha saputo “cavalcare” un nuovo bisogno di lettura sociale e di socializzazione attraverso la lettura (su questo punto tornerò più avanti, in particolare al paragrafo 6). In parte invece il successo è da attribuire alla particolare “ricetta” angloamericana su cui ora brevemente mi soffermerò. Il gruppo di lettura americano è innanzitutto caratterizzato da una forte convivialità. I suoi partecipanti spesso tendono a condividere anche altri momenti di vita ricreativa: pranzi, gite, uscite al cinema, ecc. E mescolano continuamente la pagina e la tavola, visto che l’aperitivo, lo snack, lo spuntino sono ingredienti fondamentali della ritualità delle riunioni. Vi sono libri, come The book club cookbook24, che accoppiano libri e ricette in un impegnativo intreccio gastronomico-letterario. Tuttavia questa convivialità non significa necessariamente informalità ma convive – ecco un altro esempio di quell’unità dei contrari che regna in questa esperienza – con la fissazione di regole che in alcuni gruppi sono abbastanza rigide. Prendiamo, ad esempio, il decalogo di Rachel Jacobsohn25: una serie di disposizioni anche molto tassative, che comprende il “divieto” di arrivare in ritardo o di conversare con il proprio vicino, convive con un certo lassismo (peraltro condiviso da quasi tutte le esperienze di gruppi di lettura che conosciamo, e a ragione) per quanto riguarda la lettura del libro (averlo letto è meglio, se no pazienza). Le regole del gioco sono anche importanti per governare i conflitti che vengono ritenuti inevitabili nei piccoli gruppi dopo un certo tempo. Un dibattito animato è segno di un buon andamento della riunione, ma non deve degenerare, e il coordinatore è l’arbitro. “Lasciate che la discussione divampi e intervenite quando degenera in mischia” suggeriscono Laskin e Hughes26. La visione del conflitto sviluppata dai manuali americani per la conduzione dei gruppi è molto pragmatica ma anche abbastanza superficiale (rischia di concepire il conflitto come una sorta di partita di pugilato da arbitrare): da questo punto di vista, come vedremo, i gruppi italiani hanno fatto qualche passo in più per mettere a fuoco la necessità, le cause e i limiti di questa conflittualità. 22 Ad esempio: GLORIA GOLDREICH, A cena con Anna Karenina, Roma, Newton Compton, 2006; AZAR NAFISI, Leggere Lolita a Teheran, Milano, Adelphi, 2004; KAREN J. FOWLER, Jane Austen book club, Vicenza, Neri Pozza, 2004; JULIE HIGHMORE, La biblioteca dei miei sogni, Milano, Salani, 2004; BERNARDO ATXAGA, El hijo del acordeonista, Madrid, Alfaguara, 2004; JUAN GOYTISOLO, Le settimane del giardino, Torino, Einaudi, 2004; ELIZABETH NOBLE, The Reading Group. A Novel, New York, Harper Collins, 2005; JANICE KULYK KEEFER, The Ladies' Lending Library, Toronto, Harper Collins Canada, 2007; ecc. 23 Questo discorso non esclude l’esistenza minoritaria di gruppi (quasi sempre femminili) che esprimono invece una resistenza attiva agli stili di vita e di pensiero dominanti. Essi sono oggetto della ricerca di LONG, Book clubs. Women and the uses of reading in everyday life, centrata sull’esperienza dei reading group di Houston. La dimensione della necessità e irrinunciabilità di questa esperienza nella vita quotidiana rappresenta comunque un elemento comune sia alle esperienze più colte che a quelle più “consumiste”. La ricerca della Long tra l’altro ha dimostrato l’esistenza, nelle città americane, di un universo nascosto di gruppi di lettura “invisibili”, accanto a quelli più famosi che accedono ai network mediatici, hanno siti e un’attività strutturata. E questo universo riserva spesso le sorprese più interessanti. 24 JUDY GELMAN e VICKI LEVY KRUPP, The book club cookbook. Recipes and food from your book club's favorite books and authors, New York, Jeremy P. Tarcher/Penguin, 2004. 25 Niente fumo, niente bambini, niente ritardi, niente animali, niente rumori, nessun lavoro manuale, nessuna conversazione a due, rispetto dei turni di parola, ospiti solo se consensuali, nessun obbligo di leggere il libro (JACOBSOHN, The reading group handbook. Everything you need to know to start your own book club, pp. 36-42). 26 DAVID LASKIN e HOLLY HUGHES, The reading Group Book, New York, Penguin Books Usa, 1995. L.FERRIERI - C’È QUALCOSA DI NUOVO OGGI TRA I LIBRI 6 La concezione della lettura che emerge dalle attività dei gruppi americani è di tipo esperienziale (la lettura è un’esperienza, non un semplice strumento di informazione o conoscenza) fondata su un forte meccanismo identificativo e sulla centralità della soggettività e della ricezione. Buona parte del lavoro fatto nel gruppo tende a far “entrare” il lettore nel personaggio (più ancora che nella storia) e la domanda chiave che continuamente viene riproposta è “cosa avresti fatto tu nei panni di questo o quel personaggio?”. Il “ti è piaciuto?”, che Pennac considera la domanda vietata in uno scambio di lettura, perché im-pertinente, invasiva e inutile, è invece qui al centro dell’approccio. Dichiarare o negare il proprio piacere, anche con poche parole, è importante quasi come una dichiarazione di principio. Tutto ciò porta a una sorta di lettura ipotetica, a un leggere come se, che tende a riscrivere continuamente la storia, e che è poco interessato a un punto di vista storico-critico e molto di più a far emergere, attraverso la immedesimazione, le problematiche psicologiche del singolo lettore. E tuttavia in questa immersione nella storia narrata, che a volte può mettere a nudo gangli dolorosi e scatenare pulsioni e tensioni rimosse o latenti, il lettore sa che non è abbandonato a sé stesso ma può contare sul sostegno attivo del coordinatore e degli altri partecipanti. 4. La risposta europea e spagnola L’elemento più significativo della esperienza europea, e in particolare di quella spagnola27, sembra essere innanzitutto il consistente protagonismo delle biblioteche, che sono nella stragrande maggioranza dei casi le organizzatrici dirette delle attività dei gruppi di lettura. Lo sviluppo dei gruppi di lettura spagnoli si è infatti felicemente incontrato con una fase di forte crescita bibliotecaria, seguita, con qualche ritardo, alla fine della dittatura franchista e caratterizzata non solo da un aumento delle biblioteche e dei bibliotecari, ma anche da un fermento di ricerca e di rinnovamento nella professione e nelle strategie di servizio28. L’area spagnola si è caratterizzata per un diffuso interesse intorno ai temi della promozione della lettura, sia sotto il profilo della riflessione professionale, sia soprattutto sotto quello della costruzione di attività sul campo. Le prime esperienze spagnole risalgono addirittura agli anni Ottanta (il primo gruppo madrileño, fondato da Alicia Girón, è del 1982), il che le collocherebbe cronologicamente prima dell’ondata statunitense attestandone una genesi del tutto indipendente. La presenza delle biblioteche segna fortemente l’esperienza spagnola e incide sulle caratteristiche dei gruppi di lettura, che sono meno strutturati e meno rigidi dal punto di vista formale, ma molto più attenti alle necessità e ai vantaggi del fare rete, utilizzando le risorse delle biblioteche e quelle degli altri gruppi. Le biblioteche spagnole hanno, ad esempio, istituito un servizio appositamente pensato per i gruppi di lettura, che è il “prestito a lotti”29, ossia lo scambio reciproco di numerose copie di un libro per metterle a disposi27 Quella inglese è infatti molto simile a quella americana e in altri paesi europei non sono documentate presenze dei gruppi di lettura in numero altrettanto significativo. 28 Gli anni Ottanta e Novanta sono stati per le biblioteche spagnole qualcosa di simile a quello che gli anni Settanta hanno rappresentato per le biblioteche italiane: anni di radicamento dei servizi bibliotecari nella realtà del paese, con forti crescite del personale e dei bilanci, e con una ventata di ripensamento e sperimentazione anche nella concezione dei servizi bibliotecari. Anche se gli indicatori non hanno raggiunto quelli dei paesi nordici, essi hanno conosciuto una continua tendenza al rialzo, nel quadro di un generale progresso di tutti i valori statistici relativi ai consumi culturali e alla lettura. Tanto per dare qualche cifra, nel 2002 il rapporto annuale sulla lettura in Spagna dava per superata la fatidica soglia del 50% nel rapporto lettori/abitanti, che in Italia è ancora lontana dall’essere raggiunta. Cfr. JOSÉ ANTONIO MILLÁN, La lectura en España, Madrid, Federación de Gremios de Editores de España, 2002 e, per un aggiornamento, Idem, 2008. Cfr. anche il Barómetro de hábitos de lectura consultabile all’url http://www.federacioneditores.org/. Per quanto riguarda il censimento e la localizzazione dei gruppi di lettura spagnoli si può consultare il sito http://www.clubdelectura.es/. 29 FLORENCIO GALÁN ZAMORANO, El Servicio Regional de préstamo a Clubes de Lectura. Una oportunidad para extender los clubes más allá de las bibliotecas, "Idea-La Mancha. Revista de Educación de Castilla-La Mancha", I (2005), 2, pp. 266270. L.FERRIERI - C’È QUALCOSA DI NUOVO OGGI TRA I LIBRI 7 zione, per esempio, di un gruppo di un’altra città che voglia leggerlo. Le biblioteche che organizzano gruppi di lettura lavorano in stretto contatto tra loro: organizzano periodicamente incontri dei gruppi e convegni per confrontare le esperienze. Il ruolo del moderatore nei gruppiè quasi sempre assunto dal bibliotecario o da volontari vicini alla biblioteca: in questo modo viene recepita la esigenza di professionalità posta dal lavoro di animazione e coordinamento dei gruppi, ma viene sottratta alla logica dell’autofinanziamento o degli interessi editoriali e commerciali per riportarla all’interno di un’istituzione che ha come fine la diffusione della lettura. Tutto ciò determina, rispetto all’esperienza americana, un’attenzione molto più evidente verso gli aspetti educativi della lettura e verso i compiti di alfabetizzazione che spettano, con modalità diverse, a scuola e biblioteca. Nel supplemento che “El País” ha dedicato all’argomento qualche anno fa30 è emerso come per molte persone, soprattutto nei paesi più piccoli, il gruppo di lettura sia un evento che spalanca le porte di un mondo nuovo e inesplorato come quello della lettura. Sono citati dei casi in cui le persone apprendono o riapprendono la lettura proprio grazie al club. Questa sottolineatura avvicina l’esperienza spagnola a quella dei gruppi di lettura diffusi in America Latina, fortemente connotati in senso alfabetizzatore; tuttavia la somiglianza non deve far dimenticare differenze fondamentali tra cui il fatto che in Spagna, a differenza che in America Latina, i gruppi agiscono in modo del tutto indipendente rispetto alle istituzioni scolastiche e intendono i loro compiti educativi nel senso di promuovere la formazione di una “nuova cittadinanza”31, iscrivendosi quindi al filone dei servizi (bibliotecari) di prossimità32. Anche in Spagna il rapporto con l’autore è centrale. Ma non solo nel senso di una fedeltà agli autori amati, o della ricerca di un contatto con l’autore dei libri letti, come è negli U.S.A., con l’inevitabile rischio di trasformare i gruppi di lettura in società di fan di questo o quello scrittore. In Spagna l’attenzione è tutta rivolta al rapporto tra autore e lettore: l’incontro finale con l’autore che spesso corona e conclude il lavoro del gruppo di lettura e che è molto desiderato dai suoi partecipanti, non si presenta come una celebrazione o un festeggiamento, ma come un momento del lavoro del gruppo, in cui questo ha la possibilità di presentare all’autore il risultato della propria elaborazione e discussione. Insomma, l’incontro con l’autore viene visto più in un’ottica di promozione della lettura che in quella di un rito interno alla macchina di costruzione o rottamazione del successo letterario. L’attenzione verso il ruolo del coordinatore ha questo segno. Il coordinatore è un mediatore di lettura che ha il compito di “aiutare a leggere per leggere”33, smantellando ogni patina obbligatoria, ogni incrostazione di un dover leggere che anni e anni di pratiche scolastiche e “penitenziali” possono aver deposto sulla lettura. Il coordinatore è un facilitatore e uno stratega 34, nel senso che deve rimuovere gli ostacoli e insieme pensare e progettare le modalità più adatte per propagare il piacere di leggere nella cerchia ristretta delle persone in carne e ossa che si trova di fronte. In generale l’esperienza spagnola conferma la validità della conclusione raggiunta dalla Guida ai gruppi di lettura della New York Public Library35, ossia che non esistono due gruppi di lettura simili l’uno all’altro. Così anche in Spagna abbiamo abbiamo gruppi dichiaratamente biblioterapici (come quello di Linares o come quello per disabili di Aspadisse de Huéscar in provincia di Granada), gruppi di sole donne (come il club di 30 NURIA BARRIOS, Operación lectura, "El País - EPS [Suplemento]", (2002), 1343(23-6-2002). Cfr.: ALFÉREZ VALERO e MARÍA ISABEL, Los clubes de lectura. Una experiencia socio-cultural in V Congreso Internacional "Educación y Sociedad", Granada, Colegio Oficial de Doctores y Licenciados en Ciencias y en Letras de Granada, Almería y Jaén, 2007. 32 Cfr. Bibliothèques et proximité, “Bulletin des Bibliothèques de France", (2004), 2. 33 ALFÉREZ VALERO e MARÍA ISABEL, Op. cit., p. 6. 34 Cfr. PEDRO C. CERRILLO, ELISA LARRAÑAGA e SANTIAGO YUBERO JIMÉNEZ, Libros, lectores y mediadores: la formación de los hábitos lectores como proceso de aprendizaje, Cuenca, Ediciones de la Universidad de Castilla-La Mancha, 2002. 35 ROLLENE SAAL, The New York Public Library guide to reading groups, New York, Crown Trade Paperbacks, 1995. 31 L.FERRIERI - C’È QUALCOSA DI NUOVO OGGI TRA I LIBRI 8 lectura “La estación” de Rincón de la Victoria, o quello della “Asociación de mujeres” di Orgiva), gruppi di lettura nelle carceri, gruppi che leggono in diverse lingue (a Cuenca: in inglese, francese, italiano e tedesco; a Guadalajara), gruppi di lettura di poesia (a Granada), gruppi sulla letteratura poliziesca (a Bobila), o sui fumetti (alla biblioteca Ignasi Iglésias-Can Fabra di Barcellona, città in cui esistono 44 gruppi presenti in 25 biblioteche), o sulla letteratura erotica (ad Azuqueca), ecc. ecc.. Vi sono infine gruppi esclusivamente virtuali, come quelli condotti da Pep Bruno sopra il Quijote (http://pep.bruno.eresmas.net), cui partecipano circa 90 persone in una chat settimanale, o quello gestito dalle biblioteche di Barcellona che promuove incontri mensili attraverso Internet con gli autori dei libri letti (www.clubdelectura.net). I gruppi di lettura spagnoli realizzano anche una serie di attività collaterali, tra cui quelle più caratteristiche sono i viaggi sui luoghi dei romanzi letti (ma anche molto frequente è l’usanza di andare al cinema tutti insieme a vedere il film tratto dal libro). Questa abitudine, come quella di voler incontrare l’autore, testimonia del forte intreccio che i clubes intendono costruire tra la lettura e la realtà, quasi in forza di una urgenza di incorporare il libro nella trama della vita, di conoscere i luoghi degli autori e dei personaggi per renderli, ancora di più, “viventi” e contemporanei. Anche in Spagna i gruppi di lettura hanno generato una rete di relazioni amicali e conviviali, e anche in Spagna è diffusa la pratica di associare le discussioni sui libri ad aperitivi e spuntini (a Esquivias caffé con paste, a Llagosfera il tè, a Bellevitge si assaggia il “cava” a fine gruppo, ecc.). Non si arriva, però, alla cura quasi maniacale che questi aspetti ricevono negli U.S.A., ove i gruppi prima ancora di costituirsi o di scegliere il libro pianificano meticolosamente, anche attraverso convenzioni con ristoratori e ristoranti, la scelta degli alimenti di contorno. 5. La via italiana In Italia i gruppi di lettura arrivano per lo più all’inizio del nuovo secolo. Le esperienze precedenti, comprese quelle, pionieristiche, realizzate dalla Biblioteca di Cologno Monzese sul finale degli anni Ottanta, presentano aspetti puramente sperimentali e sono talmente isolate da non poter essere prese in considerazione come esempi di una nuova tendenza. La stagione che inizia con i primi anni del Duemila vede non solo la crescita quantitativa dei gruppi, ma l’affermarsi di una strategia e di una modalità di lavoro comune. Venendo per ultimi i gruppi italiani hanno la possibilità di conoscere le esperienze straniere e di elaborare una propria autonoma variante. Eccone gli elementi più rilevanti. I gruppi italiani, nella grande maggioranza dei casi, sono promossi organizzati e ospitati dalle biblioteche pubbliche, come quelli spagnoli, ma, a differenza di questi, sono espressione soprattutto della minoranza dei lettori forti. Questi cercano e in qualche situazione impongono il gruppo di lettura come proprio territorio, come zona franca, come luogo resistenziale sottratto alle logiche del mercato e della lettura assistita o obbligata. E’ difficile non vedere in questo atteggiamento una sorta di riscossa dei lettori sopravvissuti alla fase degli anni affluenti e disimpegnati di fine secolo, quando i “non lettori colti” (gli “orgogliosi di non leggere”36) uscivano allo scoperto e proclamavano non solo l’inutilità sociale della lettura ma la raggiunta liberazione dalla dittatura dei lettori. Questa connotazione dei gruppi di lettura italiani non li ha però condotti a costituirsi come nicchia impenetrabile e impermeabile: al contrario nella pratica dei gruppi si è visto che i lettori forti, come tante volte si è sostenuto in sede teorica, hanno la capacità di trascinare e aggregare anche lettori più saltuari trasformando le riunioni in luoghi di reale contagio e trasmissione del vizio di leggere. I gruppi di lettura sono divenuti così degli anelli del tam-tam di lettura, ossia del passaggio di consigli e sconsigli, riuscendo a liberare questa pratica da ogni rischio di gregarismo, di gossip, di subalternità alle mode. Di questo percorso italiano rende testimonianza anche il mutamento del ruolo del coordinatore, che da professionista o semiprofessionista dell’intrattenimento colto o della documentazione si è trasformato 36 Cfr. il rapporto Orgogliosi di non leggere mai un libro. Una ricerca motivazionale svolta da ASTRA per conto dell'AIPEAssociazione Italiana Piccoli Editori, Milano, 1995. L.FERRIERI - C’È QUALCOSA DI NUOVO OGGI TRA I LIBRI 9 in mediatore e in maestro di gioco (come è stato ribattezzato, e non è una questione nominalistica, nell’esperienza di Cervia37). La lettura che si esprime nei gruppi di lettura italiani, a differenza di quelli statunitensi, non è mai o non è solo una lettura immedesimativa, ma è quasi sempre una lettura critica, avvertita, che cerca di bilanciare la fedeltà alla passione e al piacere di leggere con l’attenzione all’epitesto e all’ipertesto, per dirla con Genette38. Ossia: non è solo il testo (in modo quasi formalistico) o la ricezione personale (in modo troppo soggettivo) a destare l’interesse di lettura, ma anche ciò che sta intorno, nell’universo mediatico, e soprattutto ipermediale. Lo sviluppo dei gruppi di lettura in Italia, ad esempio, è stato possibile solo grazie all’uso della rete, anche se la loro esperienza dimostra nello stesso tempo l’insufficienza dei legami virtuali e la necessità di costruire punti di aggregazione reali e “fisici” della comunità dei lettori. Lettura critica non significa naturalmente lettura dei critici: l’attenzione dei gruppi di lettura non vuole trasformarsi in pratica scolastica o vivisezione intellettuale del testo. La vocazione critica dei gruppi di lettura italiani si esprime soprattutto in una modalità di lettura che potremmo dire comparatistica, che cerca di confrontare non solo i punti di vista, ma anche le tradizioni letterarie che sono alla base di certe opere e di certe forme di scrittura, e i diversi tipi di ricezione cui danno luogo. Non è infrequente incontrare gruppi che esplorano la letteratura per filoni, o per aree geografico-culturali, o per temi ed assonanze, procedendo in modo ragionato se non sistematico nella scelta dei libri da leggere. Questo è anche uno dei motivi per cui, nella scelta del libro, il metodo americano, “elettorale” (con formali votazioni), è andato subito in crisi in Italia, ove si preferisce una scelta più meditata e partecipata, che collochi i libri in un percorso, che non penalizzi nessuna componente del gruppo ma nemmeno si affidi a un troppo facile meccanismo di consultazione basato su “una testa, un libro”. Il principio contrario, “più teste, più libri”, è alla base della vocazione plurale e interculturale dei gruppi di lettura, ma anche dei conflitti che essa può generare. L’attenzione alla comunità dei lettori 39 e alle dinamiche della fabbrica del libro, oltre al fitto intreccio tra modalità tradizionali di discussione e mediattivismo, sono tra le caratteristiche più rilevanti della “via italiana” ai gruppi di lettura. Il piacere di leggere non richiede solo una adesione generica e sentimentale, ma una attività di strenua vigilanza contro le tendenze a distribuire libri precotti, magari anche ben fatti ma facili e corrivi (“questo è un libro furbo” è una delle frasi che ho sentito più spesso ripetere nei gruppi di lettura e non certo in modo elogiativo). Importante in questo senso è l’analisi della “delusione” o del rifiuto di lettura, che affiora in molte discussioni, e che rappresenta la necessaria controfaccia di quel “principio del piacere” che il gruppo di lettura afferma stabilendo l’assoluta liceità del giudizio lapidario e apodittico “mi piace” “non mi piace”. Il fatto è che questo principio del piacere, ancorché prioritario e dominante, non è affatto “insindacabile”, visto che poi tutta la seduta del gruppo si dedica ad esaminare le diverse sfaccettature e le più nascoste ragioni del piacere e del dispiacere. Al punto che non è infrequente assistere a conversioni sulla via del gruppo, o, al contrario, allo sprofondamento del piacere in una sorta di stato di grazia che nasce dall’effetto corale che il gruppo aggiunge alla singola lettura. Non sono rari i raggiungimenti di momenti anche molto alti di elaborazione teorico-pratica intorno alla lettura verificatisi nei gruppi. Ad esempio, qualche anno fa, il gruppo di lettura di Cervia propose una riflessione importante e, nonostante il suo spessore teorico, del tutto “pratica”, sulla necessità di una lettura responsabile e testualmente sostenibile, che ebbe il merito di temperare il revanscismo di certi lettori (pronti a macinare ogni volontà autorale nel rullo compressore del soggettivismo leggente). Qualche anno dopo sentimmo risuonare molte corde di quella discussione, in modo peraltro del tutto casuale e involontario, 37 Cfr. FEDERICA ARGELLI, Libri, un piacere da condividere. Dilaga la “moda” dei gruppi di lettura, "Corriere Romagna", (2007), 9-7-2007, p. 15. 38 GERARD GENETTE, Palinsesti. La letteratura al secondo grado, Torino, Einaudi, 1997. 39 Lascio qui sullo sfondo la questione se esista e come si configuri una “comunità di lettori” che ho cercato di approfondire in LUCA FERRIERI, La comunità dei lettori, "Culture del testo", II (1996), 5(MAG-AGO96), pp. 3-16. L.FERRIERI - C’È QUALCOSA DI NUOVO OGGI TRA I LIBRI 10 nell’aureo libretto di Ezio Raimondi¸ Un’etica del lettore40. Un altro momento importante di riflessione sorge “quando il libro scelto dal gruppo non riesco proprio a digerirlo” (argomento di un thread nella mailing list del gruppo di lettura di Cologno, tracce del quale sono leggibili anche sul blog 41). La discussione fece emergere in quel caso non solo il tema della liceità del rifiuto, ma la ricchezza e la problematicità del momento della scelta, che tocca non solo il gruppo ma ogni lettore nella sua intimità di lettura. Da qui il dibattito si spostò sul tempo di lettura e sulla sua natura di risorsa doppiamente scarsa: in funzione di questa scarsità pareva a molti che il valore aggiunto del gruppo non potesse prevalere sulla legge ranganathaniana del “risparmio del tempo del lettore” 42. Alla fine questa discussione portò in luce un nodo tuttora irrisolto (perché è un nodo ad altissima densità di implicazioni) sulla natura dei gruppi di lettura italiani: sono gruppi in cui la componente amicale (ossia la componente di amicizia che è insita in ogni atto di lettura) prevale e deve prevalere sulla loro funzione di servizio? O devono piuttosto trasformarsi e integrarsi in strutture molto più leggere che si formano e si disfano, come un palinsesto di lettura variabile, in cui biblioteche agenzie culturali e lettori stessi propongono di volta in volta alla attenzione un libro o un tema? 6. Lettura collettiva e lettura condivisa Per collocare meglio queste e altre domande che lo sviluppo dei gruppi di lettura ha avuto il merito di sollevare occorre però, secondo me, fare un passo indietro e soffermarsi su una questione di importanza centrale e che possiamo riassumere in una domanda: rappresentano i gruppi di lettura una forma di lettura collettiva? Con questo usciamo dalla cronaca e dalla documentazione delle esperienze ed entriamo, anche se a somme linee, nella riflessione storica e teorica sulla lettura. Anticipo la mia risposta, che sarà negativa: i gruppi di lettura non rappresentano una forma di lettura collettiva, ma il punto più alto raggiunto dalla sua dissoluzione e dalla sua disseminazione. A proposito della modalità di lettura praticata nei gruppi proporrò la categoria di lettura condivisa43. La questione non è di lana caprina (o libresca) e spero di far capire il perché. Della lettura collettiva conosciamo molte varianti che, per semplicità, possiamo sintetizzare in alcune tipologie: a) la lettura monastica o ecclesiale di un testo “sacro” praticata da fedeli, religiosi, seguaci; b) la versione laica di tale lettura praticata in comunità civili, politiche o entro sette e associazioni a forte connotazione ideologica; c) la lettura contadina (di cui ci ha parlato ad esempio Chartier44) durante le veglie intorno a un fuoco, in cui un lettore (spesso l’unico in grado di farlo) legge, o meglio racconta quello che ha letto, ai presenti, riuniti magari per tutt’altra ragione o necessità; d) la lettura patriarcale o matriarcale alla famiglia riunita, per molti versi assimilabile alla precedente; e) la lettura operaia agli albori della rivoluzione industriale, cui abbiamo già accennato, o la lettura dei sigarai nelle fabbriche cubane, una variante semiistituzionalizzata della precedente45; g) la lettura conviviale del giornale, al bar o nei posti di ritrovo – oggi 40 EZIO RAIMONDI, Un'etica del lettore, Bologna, il Mulino, 2007. all’url: http://gruppodilettura.wordpress.com/2008/10/01/la-solitudine-dei-numeri-primi-al-gdl-di-cologno. 42 S. R. RANGANATHAN, The five laws of library science, Madras, London, Madras Library Association; E. Goldston, 1931. 43 Ho affrontato più compiutamente il tema in LUCA FERRIERI, La lettura condivisa. Alcune ipotesi di lavoro [Relazione al primo incontro nazionale dei gruppi di lettura, Arco di Trento, 30-9-2006], 2006, http://gruppodilettura.files.wordpress.com/2006/10/la-lettura-condivisa-relazione-per-arco.pdf. 44 Cfr. ROGER CHARTIER, Letture e lettori nella Francia di antico regime, Torino, Einaudi, 1988. Di racconti di letture collettive di simile natura è ricco il Don Chisciotte, ad esempio quando Cervantes descrive come pastori e contadini si riunissero per ascoltare la lettura di qualche capitolo de Il curioso impertinente (un suo romanzo…). 45 E’ Manguel che ce lo narra in Una storia della lettura, cit., pp. 120-3. 41 L.FERRIERI - C’È QUALCOSA DI NUOVO OGGI TRA I LIBRI 11 sostituita quasi completamente dall’ascolto collettivo del telegiornale; h) la lettura spettacolarizzata o teatrale; i) la lettura scolastica46. In tutte le sue modalità la lettura collettiva appare caratterizzata da tre elementi: a) oralità o oralizzazione; b) strumentalità; c) autorità o autoritarismo. La lettura collettiva, infatti, fa ricorso all’oralità anche quando non pratica la lettura ad alta voce, perché la presuppone tecnicamente e teoricamente: la lettura collettiva va da uno a molti (quella dei gruppi di lettura, invece, va da molti a uno) e, per una lunga fase storica, il medium di questo passaggio è stata la lettura ad alta voce. Secondariamente la lettura collettiva appare caratterizzata da una forte strumentalità perché per lo più essa è sottomessa a un fine esterno, è mezzo per uno scopo (ideologico, religioso, comunitario, morale ecc.). Di conseguenza la lettura collettiva è stata quasi sempre praticata da un’autorità e molto spesso anche in forma autoritaria. Non è un caso che ad essa siano ricorse molte istituzioni ecclesiali, che essa abbia prosperato nella famiglia patriarcale, che sia pratica frequente nella scuola, ossia nel tempio della lettura obbligatoria. I gruppi di lettura rappresentano, invece, la negazione di tutte e tre queste caratteristiche. Non praticano, se non incidentalmente, la lettura ad alta voce, e sempre in funzione vicaria e ancillare rispetto alla lettura silenziosa e individuale del testo scritto. Si formano mettendo al centro la lettura e solo essa; non avrai altro fine all’infuori di me, dice la lettura. Intendono sbarrare il passo, nella lettura, ad ogni autorità esterna mettendo a volte perfino in discussione la naturale autori(ali)tà dell’autore oltre alla criticità dei critici. Sono quindi a mio avviso gli ultimi e legittimi discendenti della “stanza tutta per sé” di Virginia Woolf, piuttosto che delle letture pubbliche47 e collettive che hanno costellato la storia dell’alfabetizzazione. Segnano il momento in cui la collettività si polverizza nella bolla di lettura solitaria, nel chiuso e biunivoco rapporto tra il lettore e il suo testo, tra il testo e il suo lettore. E nello stesso tempo rappresentano la metamorfosi estrema della privatezza e della asocialità della lettura, il momento in cui questa si piega e si spiega all’incontro con l’altro lettore (come incarnazione dell’Altro), a patto però di poter rimanere fedele a se stessa e al proprio vizio impunito48. Esprimono quindi la forma, spesso paradossale, con cui si manifesta la particolare socialità di una pratica anarchica e asociale come la lettura 49. Se i gruppi non costituiscono una forma di lettura collettiva, in che senso possiamo considerarli un esempio di lettura condivisa? Condivisione significa essenzialmente piena tesaurizzazione della lettura privata e riporto ad altri, nella misura in cui ciò è possibile, del guadagno, dell’emozione, anche dello scacco, che la lettura ha determinato in noi. La condivisione è la scoperta che la lettura privata può ascoltare e incontrare anche le letture altre, e lo fa non per caritatevole e politicamente corretto spirito solidale, ma per proprio 46 Sarebbe da considerare anche la modalità della lettura duale, che però, per molti versi, si differenzia dalla lettura collettiva. Tra le sue varianti: a) la lettura dello schiavo istruito (librarius) al padrone (spesso analfabeta) nell’antichità; b) la lettura della buonanotte o lettura da genitore a figlio o da adulto a bambino spesso impropriamente (a mio avviso) definita vicariale; c) la lettura amicale congiunta o quella sussurrata (cfr. PASCAL QUIGNARD, La vita segreta, Milano, Frassinelli, 2001) degli amanti. Su quest’ultima cfr. LUCA FERRIERI, Amori di biblioteca in La biblioteca e l’immaginario, a cura di Rossana Morriello e Michele Santoro, Milano, Editrice Bibliografica, 2004. Un testo molto utile per lo studio della lettura comune tra adulti e bambini, sia in ambito scolastico che famigliare, basato su una approfondita inchiesta è: CATHERINE FRIER, Passeurs de lecture. Lire ensemble à la maison et à l’école, Paris, Retz, 2006. 47 In La lettura condivisa, cit., ho cercato di rappresentare in un chiasmo anche visuale la differenziazione radicale tra “letture di gruppo” e “gruppi di lettura”. 48 Basta ascoltare le testimonianze dei partecipanti ai gruppi, che nella maggioranza dei casi dichiarano di essere stati coinvolti loro malgrado, eccezionalmente, quasi trascinati da una contraddittoria e sospettosa curiosità. Come quella della lettura, anche la chiamata dei gruppi si presenta in forma di tentazione e scommessa. 49 Una ricerca assai puntuale su questi temi è quella condotta da ELIZABETH LONG, Op. cit., pp. 1-30. L’autrice osserva come anche la tradizionale “mitologia” del “lettore solitario” si incontri, o si scontri, con il “paradosso” della socialità della lettura (p. 16), ben espresso dai gruppi di lettura, per cui anche la solitudine dell’atto è funzionale a uno scambio sociale. L.FERRIERI - C’È QUALCOSA DI NUOVO OGGI TRA I LIBRI 12 interessato tornaconto, per il guadagno che ne ricava. Proviamo a sintetizzarlo, a contabilizzarlo, questo guadagno: - “un’altra lettura è possibile”: nel gruppo il lettore scopre, a volte con il travolgente ritmo di una rivelazione, che ciò che egli ha letto può essere letto da un altro punto di vista, e che queste due o più letture lungi dall’elidersi si completano a vicenda 50; - “ecco i libri che avrei sempre desiderato leggere ma non sapevo nemmeno che esistessero”: nel gruppo il lettore fa conoscenza di libri che non conosceva e questi libri non sono solo consigliati da lettori affini, sono già direttamente sulla loro pelle sperimentati, deglutiti, incorporati; - “io leggo perché ti rispetto, io ti rispetto perché leggo”: nel gruppo si impara, a prezzo di qualche tentennamento, che a fondamento della lettura sta il rispetto dell’integrità della libertà e dell’inviolabilità dell’altra persona che ci legge accanto e, per la proprietà transitiva tipica della lettura, questo atteggiamento di apertura etica si applica a tutti i restanti problemi dell’umanità e del pianeta; - “alla lettura sommo l’ascolto”: in una società in cui si è persa (per effetto del rumore e dell’egoismo) ogni capacità di ascolto, e in cui la stessa competenza di lettura si è drammaticamente separata dalla capacità di ascolto, il gruppo insegna l’importanza dell’ascolto per ogni buona lettura51; - “io non basto alla mia lettura”: da un lato il lettore rompe la solitudine e trova un senso aggiuntivo (non sostitutivo) nella lettura degli altri; dall’altro questa uscita dall’isolamento porta con sé anche l’uscita dall’autarchia, comporta il riconoscimento dell’impossibilità di un’autosufficienza del lettore solitario; - “l’orgoglio di leggere”: nel gruppo il lettore trova i propri simili, spesso mimetizzati e irriconoscibili nei travestimenti della vita quotidiana e lavorativa, può uscire allo scoperto, sbattere in faccia alla società degli “ignoranti che sanno tutto”, dei sempre ben informati, degli arrivisti e degli arrivati, la sapienza che deriva dalla consapevolezza di non sapere (e più si legge più ci si accorge di non sapere, e di essere felici di non sapere); - “lego ergo sum”: nel gruppo si attua la costruzione della soggettività del lettore 52, ossia il lettore elabora la coscienza e la conoscenza di se stesso attraverso la lettura e il confronto con la lettura degli altri; - “leggendo sento e penso”: nel gruppo l’esperienza di lettura attinge ad entrambi i canali attivati dalla lettura, criticità e pathos, affermandone l’uguale dignità e la forte compenetrazione, non esistendo un pensiero scevro da emozioni o un’emozione totalmente acefala; - “leggo e poi rileggo ancora”: la rilettura si afferma come una sorta di onda lunga resa necessaria dalla stessa piena del piacere del testo e il gruppo fomenta e instilla il ricorso alla rilettura, spingendo il lettore a riprendere in mano il libro dopo averlo letto e discusso; - “tengo traccia delle mie letture”: la lettura verso cui ci spinge il gruppo è qualcosa di diverso da una lettura che si esaurisce nel momento del suo prodursi, è una lettura costretta a tener traccia del suo percorso, a riconoscere53 il testo, e una volta riconosciutolo, comunicarlo ad altri. Questo risultato è molto difficile da otte50 La potremmo definire un’iniezione di relativismo senza alcuna componente scettica. Intendo ascolto sia in senso etico che acustico (Cfr. JEAN-LUC NANCY, All’ascolto, Milano, Cortina, 2004). Detto per inciso ritengo sbagliato pensare che per mettersi all’ascolto di un testo lo si debba leggere per forza ad alta voce, perché l’acustico della lettura è comunque un acustico mentale, è risonanza intima prima che esteriore. Per quanto riguarda l’educazione all’ascolto praticata dai gruppi di lettura, ELLEN MOORE e KIRA STEVENS (Op. cit., p. 126 e segg.) osservano come l’attesa di voler/dover prendere la parola in un gruppo a volte possa sottrarre attenzione all’ascolto degli interventi degli altri, perché uno è concentrato su quello che vuole dire e sulla cattura del momento giusto per dirlo, e come sia quindi compito dei coordinatori anche quello di stabilire un clima in cui questo meccanismo non possa attecchire. 52 Particolarmente stimolanti, su questo punto, le osservazioni di MICHÈLE PETIT, Lectura: del espacio íntimo al espacio público, México, Fondo de Cultura Economica, 2001, p. 47 e segg. Tra le altre cose M. Petit sottolinea come la lettura “soggettiva” non sia solo quella basata sulla pratica di immedesimazione, ma quella basata sui processi di “simbolizzazione”. 53 Secondo la lezione della grande “lettrice” Cristina Campo. Cfr. MARGHERITA PIERACCI HARWELL, Cristina Campo e i suoi amici, Roma, Edizioni Studium, 2005, p.28-29. 51 L.FERRIERI - C’È QUALCOSA DI NUOVO OGGI TRA I LIBRI 13 nere per il lettore solitario, sia per mancanza di motivazione che per mancanza di strumenti. Ed è in questo cammino che la lettura praticata dal e nel gruppo mostra il suo punto di massimo distacco dall’oralità e di massima vicinanza con la scrittura 54. Tutti questi valori aggiunti sono messi in gioco dall’esperienza dei gruppi di lettura e anche quando essi non riescono a conseguirli, l’aspirazione e il tentativo di raggiungerli costituiscono, a detta degli stessi partecipanti, l’attrattiva principale, almeno in Italia, dei gruppi di lettura. La distinzione tra lettura collettiva e lettura condivisa non è quindi solamente una questione di storia e teoria della lettura, ma ha importanti ricadute pratiche nella conduzione dei gruppi. Se infatti questi fossero l’espressione di una nuova potenziale forma di lettura collettiva, occorrerebbe curare in modo particolare l’omogeneità, l’affiatamento, l’orientamento allo scopo, che sono tipici di un’azione collettiva. Se invece l’obbiettivo è la condivisione, il centro nevralgico dell’attività dei gruppi si sposta verso la comunicazione delle differenze, lo scambio, il dono, e l’approccio deve essere sempre molto rispettoso degli spazi individuali e delle opinioni e preferenze di ciascuno. 7. I riflessi sulla promozione della lettura e il ruolo delle biblioteche Per finire, alcune considerazioni sulle implicazioni che il tema dei gruppi di lettura pone all’attività di promozione della lettura e al ruolo delle biblioteche in questo campo. I gruppi di lettura rappresentano una modalità di promozione che potremmo definire “omeopatica” 55, perché di fronte all’orgia quantitativa, alla iperproduzione editoriale, al crescente rumore informativo, essi scelgono la fedeltà alle proporzioni della lettura, che abita nel dettaglio e costruisce la sua opera di penetrazione nella coscienza del lettore attraverso piccoli slittamenti di senso. I gruppi di lettura, limitati nel numero di partecipanti (mai più di venti/venticinque) e nel numero di esperienze che possono mettere in campo contemporaneamente, dispendiosi in fatto di energie e di risorse umane quanto parchi nei costi economici, sono espressione di questa visione omeopatica, molecolare (e non molare 56) della promozione. Inoltre lavorano su un altro elemento omeopatico, la molla della similarità (similia similibus curentur) che viene posta a contatto con la differenza. Se qualche promotore “ortodosso” osservasse, come ha fatto la medicina tradizionale nei confronti di quella omeopatica, che nessuna sostanza di lettura rimane nelle pozioni somministrate (questo vale soprattutto per le esperienze americane), beh si può sempre rispondere come faceva Hahnemann, il fondatore della medicina omeopatica, che chiamava in suo aiuto la “succussione”, ossia il meccanismo di agitazione e dinamizzazione del preparato. Dove la materia fisicamente non esiste più, la sua traccia viene custodita dal movimento, dall’energia, e la sua potenza aumenta vertiginosamente. Così il passaggio del libro di mano in mano nei piccoli gruppi, il passaggio del consiglio di lettura di bocca in bocca, costituiscono esempi di questa succussione, che pratica la priorità dell’elemento energetico su quello materico, della qualità sulla quantità, del ritmo sul contenuto. Nei gruppi la lettura si carica di una valenza in più. Un altro aspetto della vita dei gruppi è particolarmente importante per la promozione della lettura. Nei gruppi viene “agito”, nel senso proprio della messa in scena e della sperimentazione, un tema centrale anche per la lettura e per la promozione, che è quello del conflitto e della sua gestione. Se intendiamo la promozione come pratica interculturale, come capacità di innescare la reazione di lettura, facendo uscire la 54 Tanto che è una lettura che genera quasi spontaneamente un riflesso scritto, nella forma di appunti, riflessioni, interventi su blog, verbali, bibliografie, ecc. Anche in questo, dunque, qualcosa di molto vicino alla lettura/scrittura di cui ci ha dato testimonianza Cristina Campo: una lettura che ha un nocciolo etico molto forte, nel suo caso dettato dalla volontà di accedere alla “perfezione” del testo. Cfr. CRISTINA CAMPO, Gli imperdonabili, Milano, Adelphi, 1987. 55 LUCA FERRIERI, Noi leggeremo un giorno per dispetto. La promozione omeopatica ed altre inoculazioni [relazione al convegno di Campi Bisenzio "Segnali di lettura" del 7-6-2001], 2001. 56 PIERRE LÉVY, L'intelligenza collettiva, Milano, Feltrinelli, 1996. L.FERRIERI - C’È QUALCOSA DI NUOVO OGGI TRA I LIBRI 14 lettura dalle aule e dai diplomatismi per radicarla nel vivo dei conflitti che la lettura esprime e alimenta e che i lettori si trovano a vivere tutti i giorni, abbiamo subito un’idea della occasione preziosa che i gruppi ci offrono. Nei gruppi di lettura la promozione non è, come nelle occasioni degli incontri con l’autore, nelle campagne di sostegno, nelle presentazioni, una sorta di generale dichiarazione di intenti o una pratica a largo raggio e, a volte, scarsa presa. Non si tratta più di fare opinione, e nemmeno advocacy, ma di sostenere, far nascere o far crescere lettori in carne e ossa. Non stupisce che nei gruppi una certa componente educativa della promozione, scacciata dalla porta, tenda a rientrare dalla finestra. Occorre vedere come declinarla, come depurarla da ogni pedagogismo, da ogni rischio di riproduzione scolastica in sedicesimo. Nello stesso tempo la promozione è costretta a deporre la sua patina irenica, a prendere posizione, e a farsi portatrice di pace reale e vissuta nelle situazioni in cui realmente si legge. Anche in questo caso la discussione non è affatto teorica. Il gruppo, e i suoi moderatori, si trovano dopo un po’ di tempo di fronte alla necessità di gestire i conflitti di lettura, a partire da quelli che si addensano, magari in forma sotterranea, intorno alla scelta del libro. Insistere sul valore della scelta, come bisognerebbe fare, carica questo momento di una certa drammaticità, ma reagisce anche alla cronica sottovalutazione della sua importanza nella vita dei lettori e anche delle biblioteche 57. I gruppi italiani, diffidando del “formalismo informale” e del managerialismo di quelli americani, hanno meno regole fisse di comportamento ma hanno dedicato molta attenzione alla gestione dei conflitti, soprattutto disegnandone i limiti, che sono quelli di rispettare sempre la lettura dell’altro, di non prevaricare, di alternarsi nei turni di parola e nelle proposte, di fare esercizi di sistematico rovesciamento dei punti di vista. I gruppi di lettura, proprio se e perché espressione di lettori forti, devono esprimere il massimo rispetto verso chi non legge, sia in generale (i non lettori), sia in casi particolari (i lettori che rifiutano un certo libro). Una zona franca di libertà di lettura è tale se non solo tollera ma coltiva il dissenso: la libertà è sempre libertà di chi legge diversamente, potremmo dire parafrasando Rosa Luxemburg 58. Lo sviluppo dei gruppi di lettura italiani ha poi evidenziato una polarizzazione verso due modalità organizzative, cui abbiamo già accennato, e che nello schema seguente estremizzo per far capire anche le diverse forme di promozione della lettura cui conducono. Potremmo chiamarle modalità del gruppo di lettura centrato sui libri e di quello centrato sui lettori: GdL centrato sui libri GdL centrato sui lettori alle riunioni partecipano solo le persone interessa- alle riunioni partecipano tutti i componenti del te al libro GdL, a volte anche se non interessati al libro il GdL si caratterizza come spazio/palinsesto di diil GdL ha un tratto di identità più forte ed è costituiscussione i cui componenti tendenzialmente variato dai suoi lettori, quei lettori no di volta in volta a seconda dei libri scelti il GdL sviluppa discussioni e a volte conflitti di natura prevalentemente letteraria-culturale-politica 57 nel GdL si sviluppano amicizie e tensioni anche di natura personale e interpersonale Mi pare che ci sia, anche da parte della letteratura biblioteconomica, una certa disattenzione intorno al tema della scelta del libro (da acquistare, da leggere, da mettere in bibliografia in vetrina o in valigia…). Si noti che l'unico testo professionale che affronta esplicitamente il tema è quello di Lunati del 1972 (RINALDO LUNATI, La scelta del libro per la formazione e lo sviluppo delle biblioteche, Firenze, Olschki, 1972). E' vero che nella recente e interessante produzione sulla gestione delle collezioni (si pensi solo a GIOVANNI SOLIMINE, Le raccolte delle biblioteche: progetto e gestione, Milano, Bibliografica, 1999 e STEFANO PARISE, La formazione delle raccolte nelle biblioteche pubbliche : dall'analisi dei bisogni allo sviluppo delle collezioni, Milano, Bibliografica, 2008) il tema è spesso toccato, ma, appunto, senza forse rilevarne a sufficienza la centralità e senza estenderla a campi esterni allo sviluppo delle raccolte. 58 ROSA LUXEMBURG, La rivoluzione russa. Un esame critico. La tragedia russa, Bolsena, Massari, 2004. L.FERRIERI - C’È QUALCOSA DI NUOVO OGGI TRA I LIBRI GdL centrato sui libri 15 GdL centrato sui lettori il GdL potrebbe anche raccogliere un numero relativamente più elevato di partecipanti, sempre con- il GdL non può superare un un numero limitato di servando la possibilità e l’agio di intervento da par- persone te di tutti nel GdL non sono più di tanto significative le dina- nel GdL hanno un peso significativo le dinamiche miche dei piccoli gruppi dei piccoli gruppi il GdL si incontra solo in occasione della lettura dei libri il GdL si ritrova anche in occasioni diverse dalla lettura dei libri il ruolo di coordinatore è quello di un introduttore garante e metodologo il ruolo del coordinatore è quello di un moderatore e gestore di relazioni il GdL sviluppa identità e autoconsapevolezza soil GdL può sviluppare maggiore consapevolezza del prattutto in relazione ai temi sviluppati nel libro e suo ruolo all’interno della comunità dei lettori al rapporto con l’autore Rischio: il GdL si trasforma in un “incontro con i let- Rischio: il GdL diviene un gruppo chiuso, strutturatori” simile e simmetrico all’”incontro con l’autore” to, con un suo “lessico familiare” Non si tratta, ovviamente, di scegliere l’una o l’altra modalità, ma di capirne le differenze e i rispettivi rischi per poterli controllare e per poter anche dar vita a forme ibride, come poi sono tutte le forme viventi di una organizzazione. La seconda modalità, che comunque è quella che maggiormente esprime la novità dell’esperienza dei gruppi di lettura, presenta anche il massimo di specificità nelle forme di riproduzione, che sono affidate in qualche modo alla capacità del singolo di “portare un amico alle riunioni”. Ciò comporta la resurrezione, sia pure sotto spoglie paradossali e singolari, di quel proselitismo da cui la promozione della lettura ha cercato in questi anni di prendere le distanze. Il problema emerge in tutta la sua ricchezza nel caso della cosiddetta “seconda generazione” del gruppo di lettura, ossia quando un gruppo ormai maturo e consolidato sente la necessità di aprirsi a nuove adesioni o di cambiare tavolo di gioco o addirittura di separarsi. La modalità di riproduzione che ha dato migliori risultati è stata quella della “gemmazione” in cui un gruppo limitato di persone si stacca da un gruppo maturo per dar vita a una nuova esperienza. In questo modo si cerca di evitare i due rischi principali della riproduzione, quello della ereditarietà istituzionale, che porterebbe alla nascita di un gruppo identico e minore, e quello della palingenesi, in cui il nuovo nato si caratterizzerebbe per il motivo opposto, ossia la tabula rasa, condannandosi così spesso a ripetere gli stessi errori del capostipite. La riproduzione dei gruppi pone, su scala diversa, i problemi tipici della trasmissione della lettura, quando al momento magico della iniziazione deve seguire quello più tormentato del consolidamento, della latenza, della circumnavigazione degli ostacoli. Interrogarsi sulle modalità di crescita dell’esperienza dei gruppi di lettura, appare, in Italia, il compito più importante anche per evitare che, dopo il positivo risultato delle prime sperimentazioni, succeda (come pare stia accadendo in America59) una fase di riflusso. E proprio in questo passaggio si dimostra decisivo il ruolo delle biblioteche, che non è solo quello, pur vitale, del sostegno attivo e creativo, della “cassetta degli attrezzi bibliografici”, della nicchia di sopravvivenza, ma quello di disegnare il contorno e il contesto, la mappa e il territorio, insomma di costruire la storia dei gruppi di lettura, tessendo la rete delle loro singole storie. E ancora una volta le biblioteche dovranno compiere l’appassionante lavoro di rendersi superflue, di favorire 59 Ma ELIZABETH LONG (Op. cit., p. 21) contesta l’opinione di altri, come Robert Putnam, che parlano di declino dell’esperienza americana. L.FERRIERI - C’È QUALCOSA DI NUOVO OGGI TRA I LIBRI 16 la piena autonomia dei gruppi di lettura, che dovranno svilupparsi anche al di fuori del mondo bibliotecario, pur senza smarrire il fondamentale imprinting che questo ha dato loro. Questa nuova adultità – che viene richiesta in una situazione ancora per tanti versi immatura come è quella delle biblioteche italiane – ha una volta di più il sapore e il gusto di una sfida paradossale. Piccola bibliografia sui gruppi di lettura Ecco alcune sintetiche segnalazioni tra gli articoli apparsi sulla stampa italiana: ANTONELLA BARINA, Parliamone. Perché nascono i gruppi di lettura in un interno, 2006), 977/978(15-12-2006); LOREDANA LIPPERINI, Click lit, lettori in re, "La Repubblica", (2004), 5-2-2004; PAOLO BIANCHI, Ora leggere diventa un piacere da condividere, (2006), 24-11-2006; PAOLA DI GIAMPAOLO, "I libri in testa". La passione si fa contagiosa, 2003; SEBASTIANO GIORDANI, Un'estate nel segno dei Manga. Fenomeno. Alla fumetteria Dragon Comics gruppi di lettura per le strisce giapponesi, "La Provincia di Cremona", 2004), 24-7-2004; FEDERICA ARGELLI, Libri, un piacere da condividere. Dilaga la “moda” dei gruppi di lettura, "Corriere Romagna", (2007), 9-7-2007; NICO ORENGO, Una mole di eventi, "La Stampa - Tuttolibri - TTL", XXX(2006), 1535(14-10-2006); CLAUDIA ROMANINI, I gruppi di lettura di Utopia: possibili scintille di comunanza, "Utopia socialista", 2003), 6(GENMAR2003); PAOLO DI STEFANO, Il tè, la simpatia e il piacere di leggere. In Inghilterra scoppia la moda dei club di amanti del libro. Quasi tutti femminili, "Il Corriere della sera", 126(2001), 3-3-2001; FRANCO VANNI, Libri in comunità. Da Internet al palco, la lettura è pubblica, "La Repubblica", (2005), 29-1-2005; ROBERTO SPOLDI, Gruppi di lettura: un'occasione da non perdere, "Biblioteche Oggi", XXIV(2006), 7, pp. 23-29; GIULIA PILI, I reading groups in biblioteca, "Biblioteche Oggi", XX(2002), 5 (che è però sui gruppi americani). Su quella spagnola: NURIA BARRIOS, Operación lectura, "El País - EPS [Suplemento]", (2002), 1343(23-6-2002); PACO GARCÍA, Los clubes de lectores en la era digital, "Infonomia.com", (2000), 29-11-2000; ANTONIETA CANDAMIO GONZÁLEZ, Los clubes de lectura. Una experiencia de promoción de la lectura, "Educación y biblioteca", 15(2003), 133(GEN-FEB2003); DANAYS PERERA LÓPEZ, Club minerva: una experiencia de clubes de lectura en Cuba, "Educación y biblioteca", 12(2000), (NOV2000); AGUSTINA ÁLVAREZ JULBES, Tres años de clubes de lectura. Red de bibliotecas públicas del ayuntamiento de Oviedo, "Educación y biblioteca", 12(2000), 116(OCT2000); MARGOT MOLINA, "Los cuentos sirven hasta a los bebés", "El País - EPS [Suplemento]", (2002), 1343(23-6-2002); VILLAR ARELLANO YANGUAS, El club de lectores: un instrumento para socializar la lectura, "Educación y biblioteca", 7(1995), 61(OTT95); PEDRO C. CERRILLO, ELISA LARRAÑAGA e SANTIAGO YUBERO JIMÉNEZ, Libros, lectores y mediadores: la formación de los hábitos lectores como proceso de aprendizaje, Cuenca, Ediciones de la Universidad de Castilla-La Mancha, 2002. Nella vasta bibliografia straniera segnalo in particolare questi titoli: JENNY HARTLEY, Reading groups, New York, Oxford University Press, 2001; RACHEL W. JACOBSOHN, The reading group handbook. Everything you need to know to start your own book club, New York, Hyperion, 1998; ROB KAPLAN e HAROLD RABINOWITZ, Speaking of Books, New York, Crown Publishers, 2001; DAVID LASKIN e HOLLY HUGHES, The reading Group Book, New York, Penguin Books Usa, 1995; STEVE LEVEEN, Little Guide to your Well-Read Life, Delreay Beach, Florida, 2005; MARY O'HARE e ROSE STOREY, Recipe for a Book Club. A Monthly Guide for Hosting Your Own Reading Group: Menus & Recipes, Featured Authors, Suggested Readings, and Topical Questions, Sterling (Virginia), Capital Books, 2004; JUDY GELMAN e VICKI LEVY KRUPP, The book club cookbook. Recipes and food from your book club's favorite books and authors, New York, Jeremy P. Tarcher/Penguin, 2004; ELLEN MOORE e KIRA STEVENS, Good Books Lately. The One-Stop Resource for Book Groups and Other Greedy Readers, New York, St. Martin's Griffin, 2004; MICKEY PEARLMAN, What to read. The essential guide for reading group members and other book lovers, New York, Harpercollins Publishers, 1999; RACHEL VAN RIEL e OLIVE FOWLER, Opening the Book. Finding a Good Read, Pontefract (West Yorkshire), Opening the Book, 1996; KATHLEEN ROONEY, Reading with Oprah. The book club that changed America, Fayetteville, University of Arkansas Press, 2005; ROLLENE SAAL, The New York Public Library guide to reading groups, New York, Crown Trade Paperbacks, 1995; PATRICK SAUER, The complete Idiot's Guide to Starting a Reading Group, Indianapolis, Alpha Books, 2000; ELLEN SLEZAK, The book group book. A thoughtful guide to forming and enjoying a stimulating book discussion group, Chicago, Chicago Review Press, 1995; JESÚS ARANA PALACIOS, La dudosa actualidad de los clubes de lectura, 2005, http://www.lacasadelosmalfenti.com/anumero15/clubes.htm; NOE RICHTER, Aux origines du club de lecture, "Bulletin des bibliothèques de France", (1977), 4(1977).