(1)
PRIMO MOMENTO
VIGILARE…
INTRODUZIONE
Tu non sai cosa sia la notte
sulla montagna essere soli come la luna;
né come sia dolce il colloquio e l’attesa di qualcuno
mentre il vento appena vibra
alla porta socchiusa della cella.
Tu non sai cosa sia il silenzio
né la gioia dell’usignolo che canta, da solo nella notte;
quanto beata è la gratuità,
il non appartenersi ed essere solo
ed essere di tutti
e nessuno lo sa o ti crede.
Tu non sai come spunta una gemma a primavera,
e come un fiore parla a un altro fiore
e come un sospiro è udito dalle stelle.
E poi ancora il silenzio
e la vertigine dei pensieri,
e poi nessun pensiero nella lunga notte,
ma solo gioia,
pienezza di gioia d’abbracciare la terra intera;
e di pregare e cantare
ma dentro, in silenzio.
Tu non sai questa voglia di danzare
solo nella notte
dentro la chiesa, tua nave sul mare
E la quiete dell’anima
e la discesa nelle profondità,
e sentirti morire di gioia nella notte.
David Maria Turoldo
CANTO DI ATTESA
Durante il canto ognuno porta ai piedi dell’altare un lumino acceso segno della propria presenza
vigile nel mondo.
Tutti
Noi lo crediamo!
E vogliamo vivere nella Chiesa,
segno vivo dell’amore di Dio
e strumento perché ogni persona sulla terra
partecipi del suo Regno
in attesa del cielo nuovo e della terra nuova.
Sac.
Questa è la fede di tutta la Chiesa
e di ciascuno di noi cristiani,
che nel Battesimo abbiamo ricevuto la Vita nuova in Dio
e che ci impegniamo a vivere ogni giorno con gioia
il Vangelo di Gesù Cristo, nostro Signore.
Tutti
Amen
CANTO DI ADORAZIONE
PREGHIERA DI CONGEDO
Sac.
Signore Gesù Cristo,
custodisci questi giovani nel tuo amore.
Fa’ che odano la tua voce
e credano a ciò che tu dici,
poiché tu solo hai parole di vita eterna.
Insegna loro come professare la propria fede,
come donare il proprio amore,
come comunicare la propria speranza agli altri.
Rendili testimoni convincenti del tuo Vangelo,
in un mondo che ha tanto bisogno della tua grazia che salva.
Fa’ di loro il nuovo popolo delle Beatitudini,
perché siano sale della terra e luce del mondo
in questo terzo millennio cristiano.
Maria, Madre della Chiesa, proteggi e guida
questi giovani uomini e giovani donne del ventunesimo secolo.
Tienili tutti stretti al tuo materno cuore. Amen.
Giovanni Paolo II
CANTO FINALE
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Al termine della riflessione personale, ognuno decide di dare forma nella propria vita alla
Parola ascoltata e pregata;
quindi, si reca davanti all’altare, sosta in ginocchio, prende un pizzico di sale e lo disperde
nell’acqua come simbolo dell’impegno nel mondo. Questo momento può essere accompagnato da
un sottofondo musicale.
PREGHIERA DI ADORAZIONE
Sac.
Signore, io credo. Io voglio credere in Te.
Fa’ che la mia fede sia piena, senza riserve e che essa penetri nel mio
pensiero, nel mio modo di giudicare le cose divine e le cose umane.
PROFESSIONE DI FEDE
Tutti
O Signore, fa’ che la mia fede sia libera,
cioè abbia il concorso personale della mia adesione,
accetti le rinunce ed i doveri che essa comporta
e che esprima l’apice decisivo della mia personalità.
Sac.
Io credo in te, Signore!
Signore, fa’ che la mia fede sia forte, non tema le contrarietà dei problemi,
di cui è piena l’esperienza della nostra vita avida di luce;
non tema le avversità di chi la discute, la impugna, la rifiuta, la nega;
ma si rinsaldi nell’intima prova della verità, resista alla fatica della critica,
si corrobori nell’affermazione continua,
sicura di contare sulla tua presenza amica e paterna.
Tutti
O Signore, fa’ che la mia fede sia gioiosa
e dia pace e letizia al mio spirito,
e lo abiliti all’orazione con Dio e alla conversazione con gli uomini.
Fa’ che la mia fede sia operosa,
e dia alla carità le ragioni del mio impegno di amore;
che sia vera amicizia con te
e sia una continua ricerca di te nelle opere,
una continua testimonianza, un alimento continuo di speranza!
Sac.
O Signore, fa’ che la mia fede sia umile
e non presuma fondarsi sull’esperienza del mio pensiero e del mio sentimento;
ma si arrenda alla testimonianza dello Spirito Santo,
e non abbia altra migliore garanzia che nella docilità all’ascolto della Parola
e nell’obbedienza alla Chiesa.
Tutti
Tempo è di tornare poveri,
per ritrovare il sapore del Pane,
per reggere alla luce del Sole,
per varcare sereni la notte
e cantare la sete di Dio innamorato degli uomini.
Sac.
Carissimi, nella professione di fede si esprime la nostra vita cristiana, che
siamo invitati a far crescere con l’aiuto di Dio Padre, nell’ascolto del Figlio
Gesù, nell’accoglienza dei doni di cui lo Spirito Santo sempre ci ricolma.
Sac.
Credete in Dio Padre,
che ama ogni persona fin dalla creazione del mondo
e che segue ogni giorno con premura il cammino di ogni creatura?
Tutti
Noi lo crediamo!
E vogliamo vivere da figli di Dio,
amando gli altri e perdonando,
aiutando a credere nella felicità
come dono di Dio e impegno di ogni persona.
Sac.
Credete in Gesù, il Figlio di Dio,
nato da Maria Vergine,
che è venuto ad abitare in mezzo a noi
per sconfiggere le forze del male
e conquistarci la forza di collaborare al Regno di Dio,
Regno di amore, di giustizia e di pace?
Tutti
Noi lo crediamo!
E vogliamo vivere da fratelli di Gesù,
costruire la nostra vita a partire da lui,
nel servizio gioioso e gratuito
e nel rispetto del creato,
perché sia a disposizione del benessere di ogni persona.
Sac.
Credete nello Spirito Santo che è in noi,
e che ci arricchisce con i suoi doni?
Credete che nel Battesimo
siete diventati veramente Figli di Dio?
( 10 )
(3)
ASCOLTO
Dagli scritti di don Tonino Bello
Attesa. Vigilanza. Speranza. Preghiera. Povertà. Penitenza. Conversione.
Testimonianza. Solidarietà. Pace. Trasparenza. Ecco un campionario di
atteggiamenti interiori davvero interessante che potrebbe essere assunto come
telaio ascetico su cui disegnare il cammino dell’avvento. Però, si dà l’impressione
che l’avvento costituisca un espediente ciclico che, con le sue risorse, ci stimola a
ricentrare la vita sul piano morale, e basta. Tutto questo non è sbagliato, ma si corre
il rischio di ridurre l’avvento in una specie di palestra spirituale, in cui si pratica
l’allenamento intensivo alle buone virtù.
Occorre guardare le cose non solo da un punto di vista umano, ma anche dalla
parte di Dio. Si può provare a indicare altre due parole: salvezza e pace.
La parola salvezza evoca il progetto finale di Dio. I popoli riuniti nella Nuova
Gerusalemme esprimono il trasalimento di Dio, che vede raccolte attorno a sé tutte
le genti, nello stadio finale del Regno. Attese irresistibili di comunione. Solidarietà
con l’uomo. Disponibilità a un perdono senza calcoli. Questi sono i sentimenti
di Dio. Che cosa fare per non deludere le attese del Signore? Quali sono le opere
delle tenebre che bisogna gettare, e quali le armi della luce di cui bisogna rivestirsi,
affinché la gioia di Dio sia completa?
La parola pace evoca i percorsi obbligati per poter giungere alla salvezza. Pace,
giustizia, salvaguardia del creato sono il compito primordiale di ogni comunità
cristiana. Attingere a piene mani alla riserva utopica del Vangelo è l’unico realismo
che oggi ci venga consentito. Osare la pace per fede, sfidando il buon senso della
carne e del sangue, è la prova del nove sul credito che sappiamo esprimere a favore
della parola del Signore. La nonviolenza attiva deve divenire criterio irrinunciabile
che regola tutti i rapporti personali e comunitari.
Nel Libro di Isaia, al capitolo 21, si trova una frase che a molti sarà sembrata
decontestualizzata, messa lì come un masso erratico. Dice di un uomo che di
notte passa sotto le mura di una città dell’Oriente – potrà essere Gerusalemme
o Babilonia o Ninive – e si rivolge alla sentinella che fa la guardia sulle mura per
chiedere: «Sentinella, quanto manca della notte?». Lo chiede due volte: «Sentinella,
quanto resta della notte?».
E quella risponde: «Resta poco, perché le prime luci dell’alba stanno già indorando
l’orizzonte».
Ora, anche noi credenti, nonostante tutto, al mondo che sta a terra e chiede:
«Sentinella, quanto resta della notte?», dovremmo essere in grado di rispondere:
«Coraggio, resta poco!». Dovremmo avere il coraggio di rispondere così: «Resta
poco!». Con le parole e con la vita.
Vi faccio questo augurio. Che anche voi, scrutando i segni, possiate dire così: Resta
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Nella misura in cui la vostra amicizia con Cristo, la vostra conoscenza del suo
mistero, la vostra donazione a Lui saranno autentiche e profonde, voi sarete “figli
della luce”, e diventerete a vostra volta “luce del mondo”. Perciò io vi ripeto la
parola del Vangelo: “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano
le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5,16).
Proprio per questo io dico a voi questa sera: fate risplendere la luce di Cristo nella
vostra vita! Non aspettate di avere più anni per avventurarvi sulla via della santità!
La santità è sempre giovane, così come eterna è la giovinezza di Dio.
Comunicate a tutti la bellezza dell’incontro con Dio che dà senso alla vostra vita.
Nella ricerca della giustizia, nella promozione della pace, nell’impegno di fratellanza
e di solidarietà non siate secondi a nessuno!
Quello che voi erediterete è un mondo che ha un disperato bisogno di un rinnovato
senso di fratellanza e di solidarietà umana. È un mondo che necessita di essere
toccato e guarito dalla bellezza e dalla ricchezza dell’amore di Dio. Il mondo
odierno ha bisogno di testimoni di quell’amore. Ha bisogno che voi siate il sale
della terra e la luce del mondo. Il mondo ha bisogno di voi, il mondo ha bisogno di
sale, voi come sale della Terra e luce del mondo.
Il sale viene usato per conservare e mantenere sano il cibo. Quali apostoli del
terzo millennio, spetta a voi di conservare e mantenere viva la consapevolezza
della presenza di Gesù Cristo, nostro Salvatore, specialmente nella celebrazione
dell’Eucaristia, memoriale della sua morte redentrice e della sua gloriosa risurrezione.
Dovete mantenere viva la memoria delle parole di vita da lui pronunciate, delle
splendide opere di misericordia e di bontà da lui compiute. Dovete costantemente
ricordare al mondo che “il Vangelo è potenza di Dio che salva”.
Il sale condisce e dà sapore al cibo. Nel seguire Cristo, voi dovete cambiare e
migliorare il “gusto” della storia umana. Con la vostra fede, speranza e amore, con
la vostra intelligenza, coraggio e perseveranza, dovete umanizzare il mondo nel
quale viviamo.
Voi siete giovani, e il Papa è vecchio; avere 82 o 83 anni di vita non è come
averne 22 o 23. Ma il Papa ancora si identifica con le vostre attese e con le vostre
speranze. Anche se sono vissuto fra molte tenebre, sotto duri regimi totalitari, ho
visto abbastanza per essere convinto in maniera incrollabile che nessuna difficoltà,
nessuna paura è così grande da poter soffocare completamente la speranza che
zampilla eterna nel cuore dei giovani.
Voi siete la nostra speranza, i giovani sono la nostra speranza. Non lasciate che
quella speranza muoia! Scommettete la vostra vita su di essa! Noi non siamo la
somma delle nostre debolezze e dei nostri fallimenti; al contrario, siamo la somma
dell’amore del Padre per noi e della nostra reale capacità di divenire l’immagine del
Figlio suo.
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radicarsi in luoghi dove sembrava impossibile sopravvivere,
resistere su mari infuriati,
dentro etnie impazzite d’odio,
dissodare, nel nome di Gesù, il presente e il futuro.
Non con risultati spettacolari,
ma con il prodigio quotidiano di un amore che non si arrende;
che anche se non ferma la violenza, non si arrende;
che anche se guerra e fame continuano, come ieri e sempre, non si piega.
Chiamati a compiere il gesto di Dio, il gesto del seminatore,
confidando nella forza contenuta nei poveri e piccoli semi del Regno.
Chiamati a vegliare, spesso da soli, sui primi segni dell’alba,
testimoni del positivo, della prima luce del giorno
che sembra minoritaria ma è vincente.
Ermes Ronchi
ASCOLTO
Dal Vangelo secondo Matteo (5, 13-16)
Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà
salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete
la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si
accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce
a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini,
perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.
ADORAZIONE SILENZIOSA
Il testo seguente può essere letto personalmente, intervallando il silenzio con un canone di Taizé
poco della notte, perché il sole sta già inondando l’orizzonte. Allenatevi al cambio.
Custodite l’antico, ma non chiudetevi all’inedito. Levate il capo per intuire i tempi
che arrivano.
ADORAZIONE SILENZIOSA
Le seguenti testimonianze possono essere lette personalmente, intervallando il silenzio con un
canone di Taizé
Dal diario di Mons. Oscar Arnulfo Romero
Arcivescovo di San Salvador, ucciso da un sicario il 24 marzo 1980, mentre stava celebrando
la Messa nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza.
Il martirio è una grazia che non credo di meritare. Ma se Dio accetta il sacrificio
della mia vita, che il mio sangue sia seme di libertà e segno che la speranza sarà
presto realtà. La mia morte, se è accettata da Dio, sia per la liberazione del mio
popolo e una testimonianza di speranza nel futuro. Se arriveranno ad uccidermi,
potete dire che perdono e benedico quelli che lo fanno. Chissà che si convincano
che stanno perdendo il loro tempo. Un vescovo morirà, ma la Chiesa di Dio, ossia
il popolo, non perirà mai.
Ciascuno di voi deve essere un microfono di Dio. Ciascuno di voi deve essere
un messaggero, un profeta. Finché ci sarà un battezzato, la Chiesa continuerà a
esistere. Ma, cosa state facendo, battezzati, nel campo della politica? Dov’è il vostro
battesimo? Battezzati nelle professioni, nel campo operaio, nel mercato. Dovunque
vi sia un battezzato, lì c’è la Chiesa, lì c’è un profeta, lì bisogna dire qualcosa in
nome della verità che illumina le menzogne della terra. Non siamo codardi. Non
nascondiamo il talento che Dio ci ha dato fin dal giorno del nostro battesimo e
viviamo davvero la bellezza e la responsabilità di essere popolo profetico.
Dal Testamento Spirituale di padre Christian de Chergé
Dai discorsi di Giovanni Paolo II alla XVII GMG - Toronto 2002
Carissimi Giovani, l’attesa, che l’umanità va coltivando tra tante ingiustizie e
sofferenze, è quella di una nuova civiltà all’insegna della libertà e della pace. Ma per
una simile impresa si richiede una nuova generazione di costruttori che, mossi non
dalla paura o dalla violenza ma dall’urgenza di un autentico amore, sappiano porre
pietra su pietra per edificare, nella città dell’uomo, la città di Dio.
Lasciate, cari giovani, che vi confidi la mia speranza: questi ‘costruttori’ dovete
essere voi! Voi siete gli uomini e le donne di domani; nei vostri cuori e nelle vostre
mani è racchiuso il futuro. A voi Dio affida il compito, difficile ma esaltante, di
collaborare con Lui nell’edificazione della civiltà dell’amore.
Cari giovani, lasciatevi conquistare dalla luce di Cristo e fatevene propagatori
nell’ambiente in cui vivete.
Priore del monastero trappista di Notre Dame de l’Atlas, a Tibihirine in Algeria, rapito
e ucciso dai terroristi del Gruppo Islamico Armato, assieme a sei suoi confratelli, il 21
maggio 1996.
(8)
(5)
Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere anche oggi) di essere vittima del
terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria,
vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia
vita era donata a Dio e a questo paese.
Che essi accettassero che l’unico Padrone di ogni vita non potrebbe essere estraneo
a questa dipartita brutale. Che sapessero associare questa morte a tante altre
ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato.
Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, ahimè, prevalere
nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca.
Venuto il momento, vorrei avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse di
sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nel tempo
stesso di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito. Mi sembra importante
dichiararlo. Non vedo, infatti, come potrei rallegrarmi del fatto che un popolo che
amo sia indistintamente accusato del mio assassinio.
Sarebbe un prezzo troppo caro, per quella che, forse, chiameranno la “grazia del
martirio”, il doverla a un algerino chiunque egli sia, soprattutto se dice di agire in
fedeltà a ciò che crede essere l’islam.
So il disprezzo con il quale si è arrivati a circondare gli algerini globalmente presi.
È troppo facile mettersi a posto la coscienza identificando questa via religiosa con
gli integralismi dei suoi estremisti.
L’Algeria e l’islam, per me, sono un’altra cosa; sono un corpo e un’anima. L’ho
proclamato abbastanza, credo, in base a quanto ne ho concretamente ricevuto,
ritrovandovi così spesso il filo conduttore del Vangelo imparato sulle ginocchia di
mia madre, la mia primissima Chiesa, proprio in Algeria e, già allora, nel rispetto
dei credenti musulmani. Evidentemente, la mia morte sembrerà dar ragione a quelli
che mi hanno rapidamente trattato da ingenuo o da idealista: “Dica adesso quel che
ne pensa!”. Ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del
Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’islam come lui li vede, totalmente
illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua passione, investiti del dono dello
Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre lo stabilire la comunione e il ristabilire la
somiglianza, giocando con le differenze.
Di questa vita perduta, totalmente mia, e totalmente loro, io rendo grazie a Dio
che sembra averla voluta tutta intera per quella gioia, attraverso e nonostante tutto.
In questo grazie, in cui tutto è detto, ormai, della mia vita, includo certamente voi,
amici di ieri e di oggi, e voi, amici di qui, accanto a mia madre e a mio padre, alle
mie sorelle e ai miei fratelli, e ai loro, centuplo accordato come promesso!
E anche te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Sì,
anche per te voglio questo grazie e questo ad-Dio profilatosi con te. E che ci sia
dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e
due. Amen! Inch Allah
Tibhirine, 1º gennaio 1994
le notti della disperazione,
dell’ingiustizia, della violenza,
ma soprattutto dell’indifferenza.
Con te, Gesù:
resta poco della notte,
perché nessuna notte
è destinata ad essere buia in eterno;
resta poco della notte,
perché c’è già la luce di Cristo
manifestata da tantissimi uomini
e donne di buona volontà
che amano la città
e lavorano per renderla
casa aperta a tutti;
resta poco della notte,
perché la luce della memoria
di tante vittime innocenti
ci impegna a favore della giustizia e della legalità,
resta poco della notte,
se tutti noi ci impegniamo
ad accendere una candela nella notte,
luce di speranza.
CANTO
SECONDO MOMENTO
… PER ANDARE
LETTURA
La lettura del testo può essere accompagnata da un sottofondo musicale;
al termine si porta, ai piedi dell’altare, una coppa piena di sale e una con l’acqua.
Ho visto vite capovolgersi per amore,
ho visto il deserto del cuore fiorire,
ricchi diventare poveri con i poveri,
ho visto il mare riempirsi di alberi.
Ho visto in molte parti del mondo
piantagioni intere di testimoni, di credenti, di uomini e donne di buona volontà,
spostare montagne,
PREGHIERA CORALE
Donaci Signore la forza di essere
per Te, con Te ed in Te,
Sentinelle della Speranza.
Testimoni della Luce
che viene ad illuminare
e riscaldare le notti dello Spirito,
(6)
(7)
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Untitled - Parrocchia San Sabino