L'etica sportiva non si conquista con le vittorie, ma con il rispetto delle regole e dell'avversario. Mario Pluchino - 20 aprile 2006 Sport Periodo 2009 Emozioni pallonare 30/11 Cos'altro ci entusiasma a noi tifosi del pallone oltre alla vittoria e il seguire la propria squadra? Il bel calcio giocato o il tatticismo a volte esasperato pur di raggiungere il risultato. Essendoci diverse scuole calcistiche meno evidenziato dalla globalizzazione dei professionisti, per il grande pubblico l'evento per anatomasia resta il mondiale di calcio. Per gli appassionati con il cuore che batte per un colore particolare, il calcio dura tutto l'anno. Il proprio umore settimanale segue gli eventi societari del club del cuore. Come comprendere questo "amore" sviscerato motivo di orgoglio e di identificazione, senza un giudizio "di non addetto" severo di esasperazione o mancanza di raziocinio. Il fanatismo è in agguato esclama chi per modestia o disinteresse non approva talo emozioni. Ebbene mi aggrego ai malati di calcio o meglio, secondo una mia considerazione mi rispecchio come tifoso ritengo che come in una fede debba accompagnare durante il corso della vita questo "amore" per dei colori risalenti ad'epoche in tenera età. Una visita allo stadio con il proprio genitore, l'appropriarsi di una maglietta del campione del momento e il gioco è fatto. Siamo, noi tifosi per la vita, dei veri almanacchi sulle vicende calcistiche. Ognuno ricorderà anche a distanza di decenni il luogo e le persone frequentate in quella determinata finale. Parlo delle mie visioni pallonare soggettive e personali, senza alcun giudizio sui mali del calcio. Ma vorrei parlare di emozioni e lasciare che di brutte cose se ne occupino i giornali o i tribunali. Nel momento che entrando allo stadio una folla di più di 50mila anime popolano gli spalti, inneggiando con canti e bandiere la squadra del cuore, ecco che il battito del cuore aumenta, l'andrenalina si risveglia e tutto sembra magico. Come all'annuncio ed'entrata delle squadre, per non parlare del boato nell'assistere al momento più esaltante, cioè il goal. Anche per i meno appassionati spero di avere trasmesso qualcosa che per altre vie riesca in qualche modo a rendere la vita più fragorosamente meravigliosa. Periodo 2008 1. Come coniugare l'agonismo sportivo con gli interessi economici e l'unione che i tifosi sentono per i propri colori? È molto semplice; creando degli azionisti che finanziano i progetti maestosi delle società sfruttate dallo sponsor di turno o emittente. 2. Nei valori sportivi crediamo noi abbonati alla "sky" di turno, amando le discussioni, i processi le trame sportive, i processi, doping e altro materiale da teatrino messo in piedi da interessi più grandi di ciò che noi immaginiamo. Dopo un pò si smonta il teatrino e si passa ad'altro. 3. Secondo Marx, bisogna distruggere le illusioni per creare le condizioni che rendano superflue le illusioni. In termini sportivi lo sport dovrebbe ritornare alle sue origini. Ovvero sostituzione della competenza tra due frazioni in competenza col metodo della guerra, bensì attraverso la competizione sportiva. 4. Il tifo è legato oltre che ai simboli a degl'idoli. cui noi proiettiamo il nostro potere impoverendoci. 5. Lo sport unisce intere frazioni di genti che si identificano con una bandiera dei simboli dei cori. Esattamente come giocare alla guerra da bambini. 6. I miei preferiti di sempre Periodo 2007 1. Come già ebbi a dire in altre rubbriche, lo sport è diventato suddito del mondo degli affari di ogni tipo. Siamo rimasti noi sognatori "i tifosi" a credere in qualche valore nazionale o campanilista, a darci la forza di crederci ancora. Nelle forme più malsane spesso ci si odia tra le diverse fazioni, incrementando oltre ai disordini di natura pubblica anche l'allontanamento dai veri problemi e a tutte quelle attività che nutrono lo spirito più consone ad'altri suoni e colori di ben altra natura. Periodo 2006 8. Sarebbe sufficente un'onesto e tutta calciopoli decreterebbe l'inizio di una svolta. Un calcio fatto di persone che rispettino le regole, e di tifosi meno esasperati per una vittoria a tutti i costi. Un calcio fatto non di spot con campioni in veste da giocoglieri, ma di calciatori che sudano per la maglia che indossano. Non più i contratti milionari faranno da padrone la nostra estate, ma una distribuzione dei diritti televisivi a tutto l'ambiente calcistico. Dalla ricostruzione dei campi giovanili, all'impegno nei vivai delle società più importanti. Ecco basterebbe in questo momento un'onesto per smuovere questa vile omertà dei protagonisti coinvolti. -07.07 7. Salire sulla carro dei vincitori è sempre stata una caratteristica dei perdenti. - 06.07 6. i tifosi appartengono alla squadra tutta la vita. Aggiungo: e sono sempre quelli che pagano. -11.05 5. non si può più credere in una giustizia sportiva alimentata dall'arrivismo di padroni del calcio, che acquistano le società unicamente per scopi personali (economici, politici o di immagine). -04.05 4. i colpevoli sono da radiare e scudetto al Milan, che sempre ha dimostrato lealtà sul campo -02.05 3. Ogni campione vive la sua epoca d'oro, e ogni campione conosce il propio declino, che dovrà sapere amministrare con saggezza. -12.03 2. manca a noi sportivi italini (in particolare) la cultura non della sconfitta, ma del piazzamento -03.01 1. essere tifoso oggi significa l'attacamento a dei valori che una bandiera rappresenta -01.01 Società Parlare della società degradata e consumata dall'apparenza, o piuttosto gioire delle varie iniziative che singoli cittadini verso le ingiustizie e lottare per un mondo migliore? A noi l'ardua scelta - 3 settembre 2007 Periodo 2009 La mia primavera 9/04 Con soddisfazione raccolgo i frutti di alcuni anni di riflessioni e previsioni sulla nostra società, in cui profettizzavo senza molto consenso la strada che avrebbe percorso questo mondo del consumo di merci e di consumo delle nostre anime da tempo vendute ai vari Belzebù ispiratori e responsabili del nostro presente. Le ondate di pessimismo sulla ormai dichiarata crisi finanziaria non può più venire enfatizzata dai media che anzi si sprecano in aggettivi sempre più cupi e oscurando le noste ultime speranze di potere almeno pagarci per quest'anno le vacanze, il leasing sulla macchina, il televisore al plasma e vari strumenti tecnologici di cui a malapena ne conosciamo l'utilità. Abbiamo si il libretto delle istruzioni, ma a noi servono poche funzioni ci diciamo. È così che pagheremo i disastri provocati dai manager, responsabili a vari livelli. Essi sono ancora ai loro posti al riparo dietro stipendi intoccabili e cospicui. Nessuno li ha ancora chiamati alla cassa. Gli esperti economici come i venditori di tecnologia avanzata non hanno tra le loro mansioni di preoccuparsi di cosa noi faremmo con le merci o azioni comprate. È il loro lavoro come lo è il nostro di vendere il nostro lavoro al migliore offerente. Dovrei forse criticare il calciatore strapagato e la domenica acclamarne le sue gesta? Siamo seri amici nel chiedere le teste di chi a nostra conoscenza ha spremuto le nostre illusioni vendendoci del fumo (anche scarso), e ora ci presenta il conto dei danni che noi già paghiamo. Di cosa ci lamentiamo noi gregge inerte che abbiamo messo da parte prima gli affetti più stretti e poi piano piano le amicizie più vere in nome degli dei tempo e denaro. I legami trasversali tra potere politico e interessi economici esitevano sin dall'epoca romana in cui il senato decideva le sorti della plebe e i territori da distribuire come il commercio a favore dell'impero. Per colui che ancora gode di questo lungo inverno di letargo dalla realtà al di fuori dei nostri confini, da un certo reddito in giù, pagherà gli errori di tutte queste persone: Con la perdita di posti di lavoro, con l'abbassamento delle pensioni, pagando i debiti dello stato attraverso l'aumento delle tasse, con l'innalzamento dei premi malattia, i trasporti, l'IVA, le sigarette ecc.. Saremo noi stipendiati "normali" confrontati con la realtà quotidiana, capiremmo esattamente di cosa stò parlando. Da certi stipendi in su, si percepisce un'altro mondo e si tenta di minimizzare. I mecchanismi nonostante la parata al G20 rimangono inalterati, e come la storia insegna pagheremo gli errori solo noi cittadini. Ai primi accenni di ripresa vi prometto che il sistema in apparente coma, gli stessi autori ricominceranno a far danni e i colpevoli la faranno ancora franca. Esternate le vostre riflessioni e possibili soluzioni cominciando dalla propria consapevolezza che la soluzione migliore è forse nella parola magica "slow ife". Oggi viaggiamo tutti all'insegna della velocità, della nostra civiltà simbolo e vanto, che sempre più prodigiose tecnologie vanno spingendo oltre l'immaginabile, e di cui ognuno doverosamente ma anche orgogliosamente si sente partecipe e "trendy". All'interno di un impianto esistenziale, in cui far quadrare i tempi quotidiani diventa spesso più difficile che far quadrare i conti mensili, e di cui il correre non è che una delle tante aberrazioni cui tutti si adeguano. E' l'inevitabile modello produttivo che da sempre va assimilando a sé, in piena coerenza di modelli e segni pubblicizzati, fino all'identificazione della razionalità sociale con la razionalità economica. Così, mentre per un lungo periodo il capitalismo industriale (sia pure con tutte le iniquità e gli sfruttamenti tremendi che sappiamo) andava oggettivamente migliorando le condizioni di vita dei lavoratori, al contempo si diffondeva e metteva radici un'ideologia che concepisce progresso e benessere solo in base alla quantità di merci prodotte, e all'incremento del reddito che ne consenta il consumo. Oggi, è vero, interrogativi del genere incominciano a circolare, e a trovare spazio e ascolto più che non appaia. Non voglio che si accetti nulla di ciò che dico. Non voglio nulla da nessuno che mi legge o conosce, non desidero la popolarità, non voglio l'adulazione, non voglio che si seguano le mie teorie forse folli. Dato che sono innamorato della vita, non desidero nulla che già non possiedo. Ha importanza il fatto che tutti noi obbediamo e permettiamo al nostro giudizio di essere pervertito dall’autorità del materialismo. Il nostro giudizio, la nostra mente, il nostro affetto, la nostra vita, sono pervertiti da cose che non hanno valore, e proprio in questo risiede il dolore”. Periodo 2008 1. Ci si appella al buon senso quando si va a votare. La scelta dei candidati è data dalle liste create dai partiti, che seguono un preciso (a volte) piano politico. Le aggregazioni finiscono poi in coalizioni che per una certo periodo "dovrebbero" coesistere affinchè il programma presentato durante il periodo elettorale venga rispettato ecc.. Tutte cose vecchie e da sempre conosciute nelle democrazie moderne. Il difetto è altrove. La mancanza di un organo al di sopra delle parti che funge da controllore e in ultima analisi abbia la facoltà di giudicare se le promesse fatte in campagna elettorale siano state ripettate. Chi di noi conosce i vari programmi politici? Come districarsi nelle molteplici sigle di partiti e partitini? Per il comune cittadino di intelligenza medio bassa oltre al basso interesso si aggiunge l'incapacità di comprendere l'intero teatro messo in piedi, e come se non bastasse l'informazione che anch'essa dovrebbe essere al di sopra delle parti è finanziata da chi già detiene i capitali necessari per comprare sia le televisioni e l'intero sistema mediale come anche dei partiti stessi. Così la situazione attuale nelle nostre democrazie cosidette avanzate è un'individualismo dato da chi governa e sfociato inevitabilmente nelle masse di potenziali elettori. Disinteresse totale per la casta che indisturbata segue mantenendo il proprio impero intatto e sempre più potente. 2. Il possesso non rende più liberi bensì più schiavi. In effetti per conservare ciò che si possiede si necessita molto tempo, riflessione, preoccupazioni, rapporti più stretti con le persone, ai luoghi, le leggi e lo stato ecc.. Chi aspira ad'una vita meno faziosa e umile è sicuramente più libero. Molto tempo libero, pochi bisogni. Ovviamente sapendo fare uso di tanto tempo disponibile si è in grado di compensare con altri valori la mancanza di possesso. Perchè la richezza suscita invidia? Bensì essa è spesso il risultato di inferiorità spirituale? Forse è grazie alla richezza che si può mascherare tramite la cultura la propria piccolezza spirituale. Ecco la ragione di tanta ignoranza accompagnata o dall'impossibilità di dedicare del tempo a se stessi per accumulare nuovi beni, o al contrario per la povertà che ci obbliga a dedicare tutte le nostre energie alla sopravivenza. Periodo 2007 1. Non deleghiamo le nostre responsabilità alle istituzioni, ma scendiamo "idealmente" in piazza piuttosto che allo stadio. Quanto talento ed'energie sprecate senza alcun ideale. 2. In quale società l'individuo ha libertà d'espressione? Nella nostra cosidetta democratica in cui si va a votare per difendere unicamente i propri interessi, o in quelle represse in cui l'individuo appena ha la possibilità si reca in massa? Nella nostra verebbe da dire senza esitare, ma come la mettiamo con i diritti calpestati dai ceti più poveri e indifesi come gli emmigrati, donne, bambini ecc..È buffo l'uso sproporzionato nell'uso delle parole per riempirsi di credibilità, mentre all'atto si compie esattamente il contrario. 3. Quale forma politica rappresenta di più gli interessi del popolo? Quale popolo rappresenta di più gli interessi dei politici? Due domande a cui formulerei una stessa risposta. La rappresentanza ad una forma di progetto in cui vi è uno stato nascente guidato da degli scopi comuni è la più autentica. 4. A quale predicatore credere che non di con il proprio esempio, più che con i lunghi sermoni esprime i suoi concetti. Tramite il mezzo mediadico gli inganni sono molteplici, essendo colui che prende la parola individualmente legato ai propri interessi. Io seguo con assoluta fede coloro che usando uno stile di vita "francescano" e sacrificando la loro esistenza sull'altare degli ideali da loro propagandati. Tutti gli altri sono dei ciarlatani. 5. Come comprendere la differenza tra Avere ed Essere? Quando sono gli oggetti a possederci viviamo nella modalità dell'Avere. Come uscirne nella nostra società basata esclusivamente su questo stile di vita? 6. Le troppe domande inopportune in società suscitano sospetto e subito etichettiamo il curioso di turno come qualunquista. 7. Il problema non è tanto l'impegno sociale o pubblico, per dare alito ai propri ideali, ma essere fisicamente legato a persone o gruppi interessato al tuo progetto per ricavarne un proprio vantaggio economico. 8. Non vi è speranza per noi sciocchi idealisti vedere realizzata una società più giusta e meno improntata sull'egoismo. Il danno maggiore per i cosidetti intellettuali, è l'estinzione dell'interesse per tutto ciò che richiede impegno e sacrificio morale. 9. Baby cubiste e bulli, sesso sfrenato, esibizionismo, prostituizione, ossessione per soldi e successo. I genitori increduli che propio il loro amati figli possano esserne partecipi. Mancano quelle regole che i giovani stessi non hanno appreso da genitori troppo occupati ad 'avere piuttosto che essere. Diremo che ogni generazione sucessiva era in qualche modo ribelle, ma la base era spesso di natura contraria al presente per rivendicare un nuovo cammino. Oggi tutto ciò suona così antico. Live is now, e chi se ne frega del domani. 10. Nello stato nascente un piccolo gruppo a delle idee innovative e tramite proclami, e promesse per un futuro migliore. I partecipanti sono guidati da alcune figure carismatiche, che al di la delle istituzioni sfidano le regole vigenti. Poco a poco il gruppo si allarga, e per fare veramente sul serio adattandosi al già esistente essi si conformano, e sempre più persone che dell'ideale iniziale hanno un lontano ricordo ricorrono al nuovo come strumento per soddisfarre i propri interessi personale. È la prassi politica. Quando la ripresa economica dipende anche dal sacrificio da parte delle classi meno adiacenti, ecco allora si può parlare di ripresa ma degli utili delle aziende. - 10 settembre 2007 Lavoro Periodo 2011 Mobilitazione al contrario 17/10 Molti segnali di protesta stanno nascendo un pò dappertutto laddove regna sempre più carenza di lavoro e servizi sociali. Alcuni vedono delle somiglianze con i movimenti della primavera araba, che ha di fatto rovesciato quei governi nordafricani. In pratica migliaia di giovani sopra tutto, nei vari paesi sviluppati e dove in apparenza il benessere dovrebbe essere distribuito in modo equo, avendo sempre meno speranza (secondo l'opinione diffusa) di un lavoro e sostegno sociale, chiedono un cambiamento radicale dell'attuale modello di (sotto) sviluppo e la partecipazione diretta alla democrazia. La miccia che ha fatto accendere i vari focolari in molte città europee e americane, sono i ragazzi chiamati "Los indignados". Gli indignati, ma il loro nome è "Movimiento 15-M", dal 15 maggio, il giorno in cui è nata la protesta. Non si riconoscono in alcun partito. Non ci ricordano qualcosa? Dallo scorso 15 Maggio nella Piazza Puerta del Sol di Madrid si stanno accampando migliaia di spagnoli, per manifestare in difesa dei propri diritti di cittadini contro il fallimento dell’attuale sistema politico. L’obiettivo è semplicemente quello di farsi ascoltare dal proprio governo, al grido di “non siamo mercanzia in mano a banchieri e politici”. Come direbbe il re dei populisti italiano Beppe Grillo? Vogliono cambiare il sistema, fermare i poteri occulti che dominano il Paese, distribuire il potere al basso. Leggendo alcuni siti di questi movimenti scopro che accanto a loro si muove un esercito di adulti, anziani, con gli occhi che luccicano per il risveglio insperato di figli e nipoti. Gli imputati chiamati a gran voce in tutte queste manifestazioni da Wallstreet, Roma, Parigi e anche la nella tranquilla Zurigo sono i banchieri, il Fondo monetario internazionale, la Commissione europea e tutto il mondo della finanza in generale. Mi fermo nella descrizione di fatti già ampiamente commentati da tutte le testate giornalistiche, dei vari telegiornali e internet, per porre la seguente domanda: È davvero giusto protestare in massa su temi e argomenti che a malapena conosciamo, o essendo l'informazione in mano a chi ci governa che a sua volta è succube del mondo della finanza spaccera sempre e solo verità distorte? Arriverà tra non molto un bavaglio dell'unico vero strumento non ancora del tutto sotto controllo del capitalismo ovvero Internet. È da questo media favoloso e allo stesso tempo pericoloso che molti movimenti si sono sviluppati, e formati in prevalenza nelle giovani generazioni che non vedono prospettive per il loro futuro (tramite Internet lo stesso Obama è stato eletto presidente). Si chiamano tutti "Movimento" e hanno un 5 tutti e due nel nome ("Gimme five!"), vogliono una riforma del sistema elettorale, l'abolizione di leggi ingiuste, l'esclusione degli indagati dalle liste elettorali, il divieto di finanziamento ai partiti e sono contro l'oligarchia dei partiti e per una democrazia partecipata. Le vere rivoluzioni nascono si dal basso, ma guardandoci più da vicino, a parte questi incappucciati che si fanno chiamare "Black bloc", il resto del corpo sociale é molle, manca di prassi politica e di potenza. Finisce preda del populismo becero di un Grillo o di un Dipietro che ne traggono altrettanto lucro come coloro che essi combattono. Il vero fallimento di queste manifestazioni che spingono migliaia di onesti cittadini a manifestare la loro si reale indignazione, è che le attenzioni maggiori sono verso gli atti di violenza, i danni recati e le forze dell'ordine impiegate. Qualcuno credeva forse che le manifestazioni di Roma potessero finire diversamente? È andata esattamente come previsto. Demonizzare i movimenti da parte dei partiti della maggioranza e dell'opposizione è perfettamente riuscito! Si dirà che tutti gli Indignados, Pirati, o in genere i cittadini che esprimono il loro malcontento di vari continenti sono dei violenti che devono essere fermati per la difesa della democrazia e dell'ordine pubblico. Alla fine questi ragazzi vengono trattati come carne da macello dai partiti e da alcuni giornali. Io invece dico che il popolo ha una parte di complicità, complice nell'essersi fatto abbindolare dalle promesse dei camerieri delle élite, complice di non essersi mai voluto informare e impegnare, quello stesso popolo che poi va a chiedere raccomandazioni per posti di lavoro, quello stesso popolo che tenta varie "furbate" per fregare il prossimo, che se trova una scorciatoia non si fa problemi a imboccarla, quel popolo ipnotizzato davanti alla TV. Sono convinto che i fatti avvenuti a Roma non dipendono dall' italianità, che non esiste! Francamente ho i miei forti dubbi che un cosiddetto tedesco o francese in italia si comporterebbe in maniera diversa dai cosiddetti italiani. Le mie formule come sempre sono inesatte e a volte contraddittorie ma sono certo che l'uso della violenza oggi non è efficace. Essa porta solo alla rivoluzione, da cui discendono regimi autoritari e non democratici. Altro fattore importante è la nostra più totale mancanze di formazione militare, e non saremmo mai in grado di confrontarci con tecniche e tattiche di guerriglia urbana con la polizia, se non facendosi scudo di cittadini inermi dentro manifestazioni pacifiche. Cosa dire poi di questa violenza strumentalizzata, e attuata in modo codardo, alla cieca a viso coperto? Io sono per una rivoluzione pacifica e di indignazione da attuare seguendo questo semplice principio: Le città e le periferie sono mobilitate perennemente. Basta guardare i grandi centri commerciali la sera o nei fine settimana, oppure per andare al lavoro. Ci mobilitiamo compiendo giornalmente dei veri mini esodi. In sostanza Il popolo è mobilitato per il guadagno e per il consumo o i grandi esodi per le vacanze. Senza queste mobilitazioni l'intero sistema crollerebbe nel giro di poche settimane giusto? Occorre dunque solo concentrare l'azione non di come mobilitarci ma di su ciò che non dobbiamo fare. Smettiamola di acquistare il superfluo, di rincorrere ogni moda e stato sociale elevato possibile. Comportiamoci in modo onesto con il prossimo, sul lavoro con i nostri vicini e famigliari. Il problema sono e restano i politici, le banche, i finanzieri? Bene non investiamo più in mutui a pagamento a vita, smettiamola di vivere al di sopra delle proprie possibilità facendo dei leasing a raffica perchè non sappiamo privarci di niente. Non andiamo dal medico anche quando potremmo farne a meno, diminuiamo il consumo di medicamenti e alcol. Mancando il nostro contributo di consumatori a tutte queste aziende del consumo, la lotta sarebbe si impari dato che noi costituiamo la maggioranza. Invece scendiamo in piazza per avere diritto tutti al benessere e al lavoro, senza accorgerci di fare il gioco delle banche, e dei finanzieri. Oggi ogni organismo di democrazia è stato superato da sigle misteriose per la gente: WTO, BCE, FMI. Il nostro destino è nelle loro mani, ma non sappiamo chi li dirige, chi ne decide gli obiettivi. Sappiamo però che decidono dei nostri destini, ed 'è per questo che l'unica vera arma di lotta è il boicottaggio dei loro prodotti, vivendo una vita di austerità e pace interiore. Vi sono state altre grandi crisi nel passato che in nostri padri hanno sempre saputo con l'impegno e il sacrificio risolvere. Io sono per la rinuncia del consumo come arma da affilare. Ecco l'ultima ed'efficace strategia che metterebbe tutto il sistema in ginocchio. Basta con la crescita ad'ohni costo? L'ideologia Neoliberista 26/01 Nasce a Chicago negli anni ’60, il padre si chiama Milton Friedman, conquista la politica di tutto il mondo ricco in soli 20 anni, attraverso i finanziamenti immani della Commissione Trilaterale, del Gruppo Bilderberg, e della maggiori fondazioni di destra americane. Dai sostenitori questo pensiero e modi di agire viene chiamato "Efficienza economica e libertà". Dato che è evidente ai più che non vi può essere alcuna società libera se le fondamentali libertà economiche vengono negate, chi si occupererà di controllare che oltre alle libertà economiche, anche i diritti fondamentali all'istruzione e alimentazione per tutti, senza dimenticare il rispetto per la natura vengano rispettati? In realtà gli stessi usurpatori fungono da controllori definendo a loro piacimento in modo legale le vie più vantaggiose per arricchirsi, sfruttare e poi fuggire verso altre mete più lucrative. Questa politica del laissez-faire per imporsi ha usato come strumenti, i colpi di stato e di torture perpetuate nei confronti dei ribelli che hanno osato opporsi alle scelte neoliberiste spesso a favore di multinazionali straniere . Pollo, vuoi lavorare? 20/01 Sull'articolo riguardo al "SI" a Mirafiori vorrei esprimermi non come esperto in materia, ma facendo dei semplici ragionamenti generali sull'economia e su noi dipendenti. Ritengo opportuno inoltre che il vostro giornale dia spazio per faccende spesso difficili da capire anche a noi profani lettori. Così facendo potremmo noi tutti, comprendere ed'esprimere delle opinioni diverse se non opposte, a ciò che si legge dall'autorevole articolo di turno scritto da dei professionisti. È una grossa bufala parlare di svolta storica e di risultato positivo, l'accordo raggiunto nel referendum dei lavoratori di Mirafiori. Che i tempi stanno cambiando ce ne rendiamo sempre più conto, ma non in senso positivo per i lavoratori (questo discorso vale anche nella nostra benestante Svizzera). Il nuovi contratti che verranno proposti in futuro sono fortissimamente autoritari, e lasciano poco spazio di trattative e tantomeno vantaggi per chi lavora in catene di montaggio. In Svizzera per fare un paragone, già dal lontano 1937 con la "pace del lavoro" parte pregnante della democrazia fondata sulla concordanza, lo sciopero è praticamente scomparso dal panorama sociale nazionale. Questa situazione è stata, evidentemente, molto profittevole per il padronato, molto meno per i salariati, qualunque cosa ne pensino alcuni. In Italia o in altri paesi europei ci stiamo arrivando. Seguendo i discorsi dei sindacalisti o politici, ciò che i paesi non possono più permettersi è di seguire la filosofia del rispetto e diritto dei lavoratori, in quanto i tempi sono cambiati come dice il vostro articolo, e dobbiamo adattarci ai grandi colossi come Cina e India che entreranno presto nel mercato dell’auto, e quando questo accadrà, saltera l’intero sistema produttivo mondiale. Perchè, giusto per dimostrare trasparenza non avete voi o altre testate nazionali italiane pubblicato l'intero accordo/contratto stipulato a Mirafiori? Questa è trasparenza e essere al di sopra delle parti! In Italia si registra per l'industria una perdita di 4,6 miliardi di euro in busta paga, circa 8.000 euro per ogni lavoratore messo in cassa integrazione. La crisi ha lasciato il segno e, anche con il massiccio utilizzo degli ammortizzatori sociali, il risultato è stato quello di un impoverimento dei lavoratori che nel 2010, con il ricorso alla cassa integrazione, hanno comunque visto una decisa riduzione del reddito percepito. Sbraitare è inutile per il lavoratori dell'industria e non solo per il loro degradante stato precario e salariale. Non valgono le parole dissuasive di chi percepisce stipendi da nababbi, evadendo poi il fisco nel paese in cui vive, dire che lui è sempre stato in una situazione di precariato. O altri imprenditori strapagati che attribuiscono i loro introiti alle grosse responsabilità che pesano sulle loro teste. Il vero pericolo non si riunisce nel nei partiti o nei sindacati. Tra i principali fattori della crisi figurano gli alti prezzi delle materie prime, una crisi alimentare mondiale, un'elevata inflazione globale, la minaccia di una recessione in tutto il mondo, così come una crisi creditizia ed una conseguente crisi di fiducia dei mercati borsistici. I manovratori stanno nella Federal Reserve in USA, nella Commissione Europea, nella Banca Centrale Europea, nelle Banche Centrali dei Paesi dell’euro, nei ministeri del Tesoro di Francia e Germania e Stati Uniti, ma soprattutto SONO GLI INVESTITORI nella City di Londra, negli Hedge Funds, nei Fondi Pensione europei, a Wall Street, a Pechino. E dettano legge sulle teste di ogni governo, senza eccezione. Chi è a capo delle grandi imprese a loro risponde, sempre. Sono un loro pupazzo. Da qui capite che sbraitare su diritti, salari e occupazione è inutile, è esattamente come sbraitare col cassiere della vostra banca perché i mutui costano troppo. Cedendo la propria sovranità economica al mercato un’azienda, dopo avere succhiato il sangue dei contribuenti, ricatta arrogantemente gli stati minacciando di andarsene, se non saranno loro a dettare le condizioni sociali e lavorative. Avendo indebitato gli stati, l’unico attore in grado di spendere per noi è quello delle multinazionali che domandano: “Investimento sì… investimento no… Lo volete?", "Sììì… per carità”, gridiamo tutti. E allora fate quello che vogliamo noi, quello che voglio io dice l'industriale di turno. “Pollo, vuoi lavorare?” “Devo, per carità!”, allora adattati sì e stai nel pollaio (e lì crepa), se no niente investimento. Uno Stato a moneta sovrana che spende per la piena occupazione, il piano sociale e la produttività, direbbe ai polli: “Pollo, vuoi lavorare?” “Sì, ma a condizioni di dignità. Iscriviti pollo al programma di Piena Occupazione del mio governo, percepisci un pieno stipendio e ho anche il pieno welfare.” Fantasie? Affatto. La presenza umana in catena di montaggio sarà eliminata. In Korea i nuovi stabilimenti auto non hanno illuminazione, perché non esistono umani là dentro. Inutile versare sofferenze per anni con la sola certezza che sarà per nulla. "Noi pensiamo a come far uscire i lavoratori dalla precarietà” ribadiscono i sindacati. Cretinate, è precisamente il contrario, voi perderete ogni singolo posto di lavoro, è già deciso ma non ve lo dicono. Siamo giustificati, perché non abbiamo il tempo materiale per capire, sapere, orientarci. Da un'aforismo di Nietzsche leggo: "Io amo gli uomini che cadono, se non altro perché sono quelli che attraversano." Periodo 2010 L'unica soluzione 12/07 Non dimentichiamoci che le risorse materiali per vivere in armonia con se stessi e sviluppare pensieri sublimi, sono anch'esse importanti. Una delle poche soluzioni pur rimanendo perbenisti e nemici della prepotenza, e salvaguardare questo nostro benessere è quello da parte dei nostri governi di esportare al più presto (anche tramite sanzioni) le nostre conquiste sociali. Il mercato globale è l'identità del mercato, e noi ci ostiniamo a difendere i piccoli orticelli domestici, con atteggiamenti antiquati. La pensione, gli straordinari, il diritto allo sciopero, la malattia pagata, le ferie… sono tutte importanti e irrinunciabili conquiste. È questa l'unica soluzione irrinunciabile se davvero vogliamo difenderle e fare in modo che non ci vengano negate. Esportiamo la nostre conquiste sociali! Il perbenista 08/07 Sapere vivere in pace con se stessi reputiamo sia una delle maggiori aspirazioni disse l'uomo della strada. Fare quadrare il bilancio e aumentare i profitti oltre al benessere famigliare erano le aspirazioni del top manager. L'uomo della strada che altro non siamo che noi anonimi cittadini perbenisti, comprese che continuando per un cammino fatto di sole soddisfazioni interiori non sarebbe progredito nella scala sociale, a cui influenzato dall'ambiente circostante mirava sempre più assiduamente. Vedendosi poi avanti con gli anni "lavorativi" pensò fosse giunto il tempo di mettere da parte il suo perbenismo fatto di laborioso impegno sul lavoro e genitore modello. Escogitò e si impegnò con ardore nel lavoro fino a giungere ad'una promozione tanto meritata per le sue capacità. Aveva appreso l'indifferenza verso le esigenze altrui, la forza decisionale insieme all'esperienza acquisita li davano il dovuto rispetto da parte dei colleghi che più che ammirazione provavano timore per la sua ormai invidiabile posizione decisionale. Intanto il top manager incassando svariati successi e salendo sempre più di rango aveva perso, essendo sempre più impegnato il contatto famigliare e anche i suoi amici più intimi erano ormai ignorati. Ogni istante della sua vita aveva come scopo di alimentare sempre più la sua scalata verso l'olimpo del potere. Infine dopo alcune amanti arriviste, qualche truffa aziendale, alcuni avvisi di garanzia e non pochi problemi di salute la sua vita si trasformò in una prigione d'orata senza via d'uscita. l'ex uomo di strada girava in limousine e vedendo da lontano i suoi ex colleghi rimasti alla loro vita "vuota" ai suoi occhi, penso di come era stato fortunato e capace di dare una simile svolta alla sua esistenza. Vi era inoltre la sua segretaria che da un pò di tempo lo scrutava con occhi ammiccanti. Era giunto ormai all'apice della sua vita e poteva permettersi di soddisfare ogni desiderio tangibile. Così seguendo la strada del top manager divenne l'esatta copia di tutti coloro che amano la parvenza, preferendola ai contenuti. Mentre tutto questo era accaduto un'infinità di volte nella storia di questa nostra epoca, uno scrittore che aveva soppesato ogni valida strada per la sua vita, in apparenza piena di rischi e di instabilità sociale, decise che era giunto il momento di raccontare questa storia vissuta di propria persona anni prima. Nel farlo pronunciò queste sue verità: Io sono legge al cospetto di me stesso, non per tutti. Chi intende deve possedere ossa robuste e ali per volare. Voglioso mi sento di sfide ma anche di feste. Non sognatore svanito, ma accorto sano e integro guerriero della vita. L'optimum appartiene ai miei e a me. Dovessero negarmi il miglior nutrimento di me stesso, i cieli e l'aria più pura, le riflessioni più profonde e il godimento spirituale più vibrante, me lo riprenderei! Siamo tutti plebe ammiccai, siamo tutti perbenisti! Per dirla in senso comprensibile e moderno, siamo tutti conformisti! È preferibile disperarsi e lottare che arrendersi, sapendo vivere oggi nel modo superiore! Periodo 2008 1) Noi siamo sempre destinati a traguardi professionali meno gloriosi di quelli immaginati, avendo oltre alle origini, il fato e altri fattori come ostacoli. Spesso però è la nostra scarsa propensione al sacrificio a deteriminare il nostro destino e di ciò quasi mai ne prendiamo atto. 2) Nei primi mesi del nuovo impiego diamo il massimo delle nostre capacità, essendo motivati a dare la migliore impressione. Dopo questo periodo secondo la personalità tendiamo ad accomodarci per trovare una nostra dimensione adatta. Dopo alcuni anni o mesi (secondo il proprio ritmo) se veniamo messi nelle condizioni e se la scelta si è rivelata giusta, sviluppiamo tramite le nostre idee nuove proposte e metodi personali di lavoro. Nel caso di scarsa attitudine al sacrificio cerchiamo dapprima dei pretesti, poi lasciamo l'impresa nell'illusione che sia la scelta migliore. Spesso è la decisione giusta, altre invece non arriviamo a morderci il gomito per la rabbia. 3) Nel lavoro poniamo troppe energie non più disponibili durante il tempo "libero". Nei giovani poco impegnati succede il contrario. 4) Il lavoro nobilità l'uomo e lo rende simile alla bestia, o come diremmo oggi allo schiavo moderno. 5) Che fortuna o condanna unire il lavoro con il resto della propria vita 6) Laddove ci sentiamo in colpa qualcuno ci guadagna. 7) È intollerabile assistere alla cupidigia dei secchioni del lavoro. Essi non hanno altre aspirazioni. 8) Io vengo da vigneti lontani in cui la raccolta avviene dopo la stagione più calda ma anche quella più interessante. Periodo 2007 La mia definizione 09/09 "È definito come ambiente sicuro e salutare, nel quale le persone possono esprimere il loro potenziale attraverso un lavoro essenzialmente gratificante e per il quale vengono ricompensate in modo equo". Nella mia ventennale esperienza nel settore informatico posso dire senza ombra di dubbio che amo la preofessione che ho scelto. Che poi l'ambiente debba essere sicuro, salutare e goioso, ciò dipende esclusivamente dai singoli prodagonisti, e dagli scopi personali. Ovviamente spesso si accetta un'attività che non appaga completamente le propie aspirazioni, ma sicuramente all'interno di questa piccola società chiamata "ambiente di lavoro" si troverà chi ci saprà apprezzare e in seguito elevare a mansioni più meritevoli. L'imortante è amare le propie azioni sia nel lavoro come anche in famiglia o in qualsiasi ambito noi agiamo. 1. Perchè dichiararsi durante le interviste di colloquio per ciò che non si è? Si tenta di sforzarsi di piacere, di essere simpatici, competenti e professionali per poi, una volta assunti rendersi conto di quanta superficalità regni da ambo le parti. 2. Capire cosa si vuole fare da grandi è relativo ai modelli che durante l'infanzia abbiamo sognato. Nei casi più noti di personaggi famosi però ciò non coincide. La capacità o genialità di professionisti ad alto livello, dipende unicamente dalla propria natura innata già predisposta a seguire il cammino predestinato. 3. I genitori sono lo strumento a cui i futuri lavoratori devono riconoscere nel caso di successo la gratitudine. Mentre se la propria sorte professionale è mediocre o insufficente l'unica responsabilità e verso i propri limiti. 4. Essere un buon lavoratore o avere successo, è questo il dilemma che regna per un pò gli arrivisti. Anche se ben presto prevale la seconda opzione.