lì "V**' PI • » * ta » + i EX-LIBRIS MARINI f SER. % NUM. Digitized by the Internet Archive in 2009 with funding from University of Toronto http://www.archive.org/details/usinatalizinuziaOOpitr USI J^atalizi, Nuziali e Funebri o&G USI Natalizi, Nuziali funebri DEL POPOLO SICILIANO 4% v 3 PALERMO L. /\* ^ PEDONE LAURIEL EDITORE MDCCCLXXIX. pesare federici j^H. te, medico sapiente ed amico mio affettuoso, che tanto an\i la Sicilia, e ne prendi cosi bene sto del povero libro le tradizioni, offro , comque- dolente che la tenuità dono mal risponda alla gratitudine del- l'animo che lo ispira. G. PlTRÈ. Pref REFAZIONE Nel dar fuori questo libretto sugli Usi natalizi, nuziali e funebri del Popolo siciliano, io non ho altro intendimento se non quello di apprestare agli diosi di tradizioni popolari tizie non ropei , e inutili forse alla storia degli usi indo-eu- amanti di cose agli stu- un buon numero di no- una siciliane lettura curiosa ed attraente. Avrei potuto con facile cialmente dopo uatis intorno le belle e i-udizione (dico facile, spe- opere De del prof. a questo argomento') arricchire più appariscente il libro; ma Gubcre render ho preferito rimanermi alla sola Sicilia, perche la erudizione in un lavoro come questo non faceva al caso mio, e parevami superflua pc A tutti, eie incuti peraltro, si . lettori co ni uni. farà manifesto leggendo qua di arabo (per non dire di altri quanto anche meno antichi) questi nostri usi non sempre ebbe ig pe svariate notizie, quanto di greco, quanto e la tante di latino dotti e noiosa si couser:'/' tuttora veri documenti , storia. Marzo 1879. — vili — in d'un passato che j^jjjf y N sapiente proverbio tutti 'W »j»p sanno ma sidera, dice : reddi pri fari ritano i siciliano che , nessuno del volgo conSi li maritami poveri per fare i puvi- li puviridduzzi (Si ma- poverelli) ; I matrimonio e poiché il lo fece padre, lo fece il s' il ha a perche fare, nonno, lo fan tutti, ed è buono avere una compagna: ecco e non ci si pensa pensare è che il settimo mese, la più. Quello a cui moglie è già hi cannistrù di li s' fatto, ha a incinta: e cosi di la per panza dev'esser bell'e stisi si cosi di la panza sono futuro nato, me setti misi> li fadili - Li al A finito: l il corredo necessario il quale corredo prende collettivo di cannhtru, dalla canestra raccoglie prima che Entrano nel neonati gli di lino male; li ad uso umori che rendono e di asciugar loro il cammiseddi sc'ulda- di pulire camiciuole), ai bocca dalla capo dall'acqua (le ove parto avvenga. il cannistru le cosiddette reddi , pannicelli no- il , battesiscufieddi li (cunette), quasuddi (calzoncini), quasitteddi (calzettini), spiìisarcddi (camiciuole da notte), pitto- lareddi (bavaglini): ed di naca (lenzuolo da inoltre qualche linzuleddu culla), una 'ncttttunatedda (piccola cottonata), due cuscineddi (guancialini), ed altri pezzi che hanno il privilegio di es- sere diminuitivi e vezzeggiativi. L na delle prime preoccupazioni della donna incinta è quella delle voglie [ìiisii): sogna tenerne conto, per iscansare quali, insoddisfatte, la esporrebbero. ina di fede popolare i e bi- guai ai E dom- che quando una gravida - 4 — ha voglia qualche cosa e non di abortisce (addìsertd) ~\ perchè si l'ottiene, o si spira del desi- derio (spinna), o corre pericolo d'imprimere nel feto l'immagine dell'oggetto desiderato. Questo ultimo fatto avviene particolarmente quando donna che ha la del corpo. neo materno allora sul Il voglia si tocca (/// alcuna parte in disiu punto corrispondente la al 3 ) si forma punto toc- cato dalla madre. Comare Peppa ebbe di fragole; fragole non ve n'erano, perchè voglia fuori stagione; ella sentì prudore alla guancia destra raspò e se la ; venne a luce il bambino , e portò sulla guancia destra una fragola che era Lo una bellezza. na per un po' un po' stesso accadde a comare Van- di cioccolata, a di ricotta , comare Rosa per a cent' altre per un' albi- cocca, per una susina, per una celsa mora, e per tutti i frutti che dà la terra. Questi nei materni di fragole, albicocche, susine more, ecc., tempo di maturità di si origine celse fan tumidi, coloriti e freschi a queste maravigliose a vedere. di , Una canzone indubbiamente — S - son cose frutta; e letteraria popolare, , celebra questa credenza: Coma, gravida donna chi disia Frutti dìa chiddu tempii min ci su, Si tocca a un puntu cu dda fantasìa, Passata un pocu nun Nasci ci pensa ceniti; hi partii cu zoccu vulia Sigua tu appuntu unni tue e atti fu. Ccussì fu in, chi Tuccai sta disiannu a tia cori, e ci arris tasti tu Codesta credenza popolino, ma anche sino nelle donne • non pure nel è radicata nel ceto ' medio di classe elevata; , e per- perchè in ordine a medicina, pochi son coloro che non partecipano del volgo. Però tu vedi usare la maggior circospezione nel ricordare innanzi a gravide, frutta, dolci, intingoli che forse sa- rebbe spesa gere difficile 5 - a trovare così presto e senza Gli odori stessi alle si cerca di non far giun- delicate nari di esse: e se giunge, parenti, amici, conoscenti si uno ne affrettano a recare di ciò che tramanda quell'odore insidioso stando alla di donna. non V è chi ce essiri di bisog/iu\ rifiuta prote- ma non le si crede e la risposta è : manna feto (il contentarla (la che dimanda quel creatura) cibo) , f addi- non e a l'avrebber sopra a , coscienza; e che ad ogni criatura la modo, la vida dee saggiare perchè gravida, donna la gra- non gra- vida per la gola: La prena E pri lu vozzu, cannarozzu. la strippa pri lu V'è, invece, chi accetta, e gia, ma non solo assag- anche mangia ed ingoia. Contro di queste donne ghiotte gridano tre nostri proverbi : i° Diu nni scanza, la lagnusa cadiri malata, e la guluta nésciri prena; 2° di vinu e donna di casa chi si vogghia — Tinta nni cummogghia; 3 Omu dda Si vói chi tò mugghieri 'un t'arruina,— Nun curari a li smorfìi quann'è prena, proverbio spirito- samente parafrasato da un poeta catanese nella seguente canzone siciliana La mogghi prinulidda Ch ogni piaciri Chiana ti sturba : e un'assassina, e avvile 11 a, 'ntr Aprili ca voli ratina, Tra Fibbraru vircoca a tutta lena. assittata, o si cantina, T'inquieta s'è l 'angustia '//tra lu Icttu, Si voi ca to' mugghieri 'un Nu/t curari a II feto, ve al li secondo terzo a pranzu s/norfii la ti a cena, e nana, quannu e prc/ia volgare credenza, mese (secondo alcuni, a • muo- si giorni) 49 dal concepimento, se maschio: e la gravidanza e lo sgravo di esso è facile-, a quattro mesi, e con parto travagliato, se femmina 7 I - movi- menti del maschio sono più bruschi e più de' movimenti femmina, lui ecco uno della per conoscere segni dei principali forti il sesso del futuro nato, segni che sono molti, quanti può averne creati la esperienza e il pregiu- dizio delle donnicciuole. A una pregnante sinvolta così da dimanda : abbia la mano Chi mette innanzi destra, se domanda non farle capire cci ariti '//tra la in lo scopo di- della imbrattata o malata. Se essa la mano la sinistra femmina. forma nianur quasiché destra o il ne trae argomento che maschio, se stra, si o il palmo il dorso della feto sarà della de- Ella stessa, la pregnante, mette un po' di davanti sale primo ove uscio indi ; il bambino ; un uomo, ma- donna se una La medesima prova al fem- , Mazzara, in fa si gravide attingono acqua le vedere chi sta a entri nella sua casa: se schio sarà mina. 1' pozzo, la gittano dietro le spalle senza voltarsi, e dal sesso della prima giscono persona che passa presa- sesso del prossimo parto il mina verrà prominente in luce se <J {a pini) vento e sole, onde il o se domina proverbio: Ver\tu e suli, il masculuni. Maschio colpi di martello se arroton- , bellico, il , come se pulsa fianco sinistro-, a lievi femmina se colpi sono improvvisi e vaghi in tutto tre che da la madre far trasalire la creatura svolazza. si Fem- - madre ha ventre maschio ; prominente dato, o se la 8 donna ; il i ven- segno questo Femmina pure risente di dolor d'anca: se la Duluri di anca, fa fìgghia bianca. Quando tutto questo non basta a chi voglia assicurarsi del sesso della futura prole espedienti non mancano per venirne , altri a capo. Se la donna non è primipara {primalord), conto della forma che prendono l'ultimo figliuolo; guardi pelli crescono a d'un maschio bici , nelle cliiovu, femmina. Poi mammelle , sopra una monetina e la attacchi altrimenti la fattu fìmmina Mer\tri ch'è : si po' di colostro rame (2 cent. moneta Ha 10 - si p. e.), resterà attac- Pure prena e nascere abbia il tutti questi statu, l\a statu: e poi fìgghia, Diu cunsigghia. le cure e le precauzioni prendono per evitare che di tener for- è sceso latte il ca- tratta da tagliati quando di si i dice un proverbio; perchè Non poche sono che come femmina pronostici falliscono; ha se ; ad una parete: è certo che avrà un bel maschio se cata; capelli del- occipite smunga un , i cioè a chiodo, se pari, ; 1' tenga benché lieve figlio il difetto. Si sempre presenti bei tipi, da cerca belle im- magini di uomini e meglio di donne, affinchè la vista ripetuta di quelli giovi alle del feto: essendo che agli il fattezze neonato somiglia molto uomini, alle donne, che nuto sempre sott'occhio. Non la madre ha te- v'è peggio poi di una brutta donna agli occhi della pregnante. Oliando costei non può affastella evitarla, seguente scongiuro, che salverà il forme del le feto: Set? anni fu la maravigghia: Ne £ pi mia, né pi me figghia, manca pi L' aria Lu me e li figghi di me figgala. chiaru e nutricu di ncttu, viddicu senza difetta n . Sdeu Sdcu! Pani E segna si In cotta Noto la « ea man... la croce sul bellico. le incinte, quando han visto qual- che deformità, oppure qualche prodotto mostruoso del regno animale bono dire: Dia ca la fui! questa esclamazione o vegetale Debbono , fare deb- pure solo a sentirne parlare. Chi per distrazione o incredulità non lo ha detto , feto le si mette nel risico di riprodurre medesime mostruosità che ha e che han colpito la sua immaginazione a sentirne discorrere. sona brutta si dice: Onde Dia a ca nel visto , anche qualunque perlu fidi — L'in- fluenza dell' immaginazione concepimento Ma messa. in è Noto le in donne sono ridicolo. il dono nientemeno che sempre prodotto del da molti riconosciuta e am- che toccano ricolate sul i cosi spe- Esse preten- loro mariti l'abbiano bocca queste esclamazioni; che loro sbadataggini dipenda se dalle bimbi nascono i col labbro leporino, coli' idrocefalo, coli' alo- pecia ecc. , Questo pregiudizio tutte le classi sociali Sarebbe pagnare la gravidanza 12 - estende a si » assai lunga storia se volessi donna ; io nei mesi me grossi « » accom- della sua ne sbrigherò con poche parole. Il protettore delle pregnanti muni, S. Francesco di Paola. mandano le donne, e da lui è, in A lui nerdì, nel si gli e dare, previa dette, poche racco- A render- fanno un viaggio ogni ve- primo dei fan benedire si sperano una buo- na gravidanza e un miglior parto. selo propizio molti co- quali, entrate in chiesa, addosso il cordone del Santo, una elemosina, due fave bene- ostie benedette, con la immagine del Santo, e una piccola candela di cera, pur essa benedetta, alla quale è in forma spirale attorcigliata Ora prò si si Pater Franciscc de Paula. metterà durante le fave e le ostie gravidanza, in Sicilia, benché sempre incinte è le nelle grandi città., fiducia più delle levatrici salasso è ordinato dalle levatrici, e 13 a detta del barbiere che uscisse; I la salassi si cuni comuni, la levatrice scritti li donna a non ha fatto nei mesi pari: salassi variano [svintata), grossi) ma in al- nel Milazzese, sono proal 4 , secondo consiglia, di chi bene a ritardarla. fanno nei mesi come la pece, e perciò era necessa- - ordinare questa cavatina di sangue benissimo Il sangue il che sprizza dall'aperta vena è nero come I dove vada un po' per volta abbandonando. rio ; mangiano per divozione. si medici godono si la celeste sarà necessario L'uso del salasso per i la Il accenderà nelle doglie del parto, quando V intervento vivo stampata che dice: strisciolina nobis, Sanctc cordone candela una li fa al 6°, all'8 1' mese ". ignoranza di chi e di chi se li lascia In lare. la Palermo ho conosciuto una donna, quale in sei gravidanze s'era salassata credibile, lattia di La ma Avea una ma- vero!) 213 volte! cuore, e si (in- profferiva per nutrice! che ha tanta importanza nelle tra- dizioni e nelle credenze popolari, esercita un grande influsso e., luna, sulla gravidanza. Si crede, p. sgravo debba coincidere con una delle che lo fasi lunari; e che un parto nel novilunio, nel primo quarto o nel plenilunio sarà seguito da tante altre gravidanze quante sono le nari che restano , e fasi lu- gravidanze che queste saranno del medesimo sesso del precedente. I nove mesi sono già compiuti vida, a cui è grave l'attendere, l5 , s'è visti usati riguardi che a nessuna persona al usano mai. Basti dire che non cosa per terra, che prontamente per lei; altri non le la e la gra- , mondo si cadde mai raccogliesse giacché è credenza po- polare che chi evita a una incinta di chinarsi a prender un oggetto qualsiasi che le sia caduto, liberi un'anima dal purgatorio. Accade che, secondo 1 ; il computo, gli ordi- nari 290 giorni feto venga oltrepassino prima clic si alla luce; allora la donna aiuta (esce di conto) aspettando la il nesci di grazia di D'ut. Tutto pronto per ricevere questa grazia: è donna ha la vozioni come 1C fatto la ; , come di uso , le sue di- sua casa è stata rimbiancata e parata a festa. Vi sono mesi e giorni sgravo. Il mese di fausti ed infausti allo Marzo, pazzo esso stesso (Marzu, pazzu), predispone alla pazzia chi na- sce nei suoi trentun giorno. Guai alla bambina che abbia la mala ventura di nascere in una cattiva giornata! verrà su una brutta donna. Guai a chi nasce colla luna nuova diventerà htpundriu, e lunghissime 1T - no che venga di S. Paolo. nato gli curerà con egli verran fuori unghie Fortunato invece quel bambi- alla luce di venerdì o nella notte Costui come vinnirinu (venerino, di venerdì), sarà scaltro, forte, maneggerà ! audace; impunemente serpenti velenosi la sua lingua i morsi di essi ani- mali, terrà fronte ai lunatici, indovinerà le cose 18 occulte; sarà un ciaràulu mesi il è Il - pericoloso di vita per parto ad otto la madre o per figlio. La donna comincia le doglie; e per quando a duggh'iari, cioè ad avere doggìù 'nfórzanu, // non la levatrice. Ella parire, istà corre si molto a com- perchè un proverbio ammonisce sciar persino il di la- fuoco acceso, per soccorrere partoriente: la Lassa lu foca ardenti, E succurri la parturenti. L'uso eia tradizione vogliono d'una certa età la levatrice quale nella si cerca molta prudenza e calma; perchè La pratica, mana nuvedda ciancu , , fa nèsciri la criatura di lu cioè sforza la partoriente per sgravar presto. Essa è sempre preferita matica al farla me- anche nei secoli passati per certe dico; e lo fu operazioni mam- pericolose di vita. In una Pram- siciliana Protomedico di del 1 749 , confermata Palermo nel 1 780 preferenza veniva giustificata con ragione che le donne « 16 la , dal questa speciosa hanno sperimentato sopra e di sé incomodi della gravidanza gì' hanno più leggiere vano maritate le o mani. le » Si cerca- vedove, non mute, le né scilinguate, non per altro se non perchè potessero profferire immonde da morbo pulite, linconia , Nel sec. vano za eche istruite XVII nella Dottrina di suora ad uno tempo : K> cristiana il - che fece conget- scrittore palermitano che monache fossero le levatrici di biz- L>0 - La mammana, dunque, sussiego trice. ma- gallico e da quasi tutte le levatrici porta- titolo il turare quel formola del battesimo; la la sofferente Oliando li osservata con tutto se ne rimane spetta- , dogghi su friddi , ella si ado- pera a riscaldarle; e se occorre manda a prendere il bancu, sul quale pone a sedere la donna perchè più agevolmente e presto esca dal doloroso passo 21 . Xel soprapparto è già rotta Vacqualora (il , doglia, la levatrice donna: Datila! (cioè, aiutate e curaggiuì Forza, la perchè dia >7 si sacco delle acque) ad ogni nuova za quando grida alla doglia). For- forti le doglie; coraggio, perchè non momento. accaduto disturbi nel diffìcile si di udirlo hanno uno e , a' tutta cura di ripiegare perchè il il la fa- neonato il ; e pannolino in bambino esca scleroma soffra di primi conati danno a sciorinare quale sarà avvolto de' lembi, non si - una pratica delle donnicciuole modicane. Esse della partoriente E 22 da un pappagallo notabile, a questo punto scia nella mi è consiglio è tradizionale, e Il in luce, 23 - Dai mezzi naturali non possono disgiungersi , perchè naturali; anzi e il lo si sgravo si affretti, fida più in questi sopran- i che in quelli: non può aver luogo senza che parto l'opera d'un santo, o d'una santa intervenga. Lasciamo acerbare stare gì' cando sotto raccolta in il rimedio efficacissimo intensi il dolori del parto di dis, collo- una ghiaia letto della sofferente mare. Fermiamoci a quelli che affrettano l'uscita del feto. Remossi gli ostacoli morali, tra è ultimo la presenza di zia di Dio ~ l i i una donna quali non in disgra- s'invoca tosto Santa Leocarda, la come quale parti. Se essa non de ad donna mai a Dio. affastella La con Partala, presiede ai basta, l'invocazione sante altre , Dea l'antica ed , altri levatrice santi esten- alla allora donne le altre , si Ma- più che presenti, pre- ghiere e divozioni da assordare un paradiso. Una delle più A Di comuni è questa: vui prete, Virgini Maria, méttiti £ occhiti a la via; A vui preu, Santu Ranni unii, Ddticci un partii grittu A viti preti, San Vicenza Dari la testa o da ri Quest'altra si fa e tu unii; li peri Firreri, ~°- ripetere a verso a verso alle partorienti (nei paesi dell'Etna): Santa Maria matri di Diti, Chista e fura dilli partii ru min; Matri Santa, min mi lassati, 'JVtra stu tempii di itici'ssitati; Pirelli, matri, la vostra ducizza, 'JVtra stu partii mi duna furtizza; Matri Santa, 'JVtra sin tempii - la vostra assistenza mi duna pacai za. 19 — In Milazzo di una preghiera comunissima è questa forma: Criatura liaju alianti, eli Accumpagnati tutti lì santi; Criatura, veni cu mia, Accumpagnatila, virgini Maria; Sani'Anna, San Jachinit, Miniti la tagghia Le levatrici eie! 'u camini/. popolo palermitano prefe- riscono però di ripetere: Santa Liberti:. Criatura a Ietta ! Santa Nicola, Criatura forti ! Santa Linearità 'A a donna lesta eguagghiarda! Mairi Sani' Anna, 'Na bona dogghia E e 'na bonafigghianna! più lungamente quelle di Borgetto: Santa Liberti/, Criatura a letta ! San/ Antuuiuu, Miti'itili/ n camini/'. San Binidittu, MUtilihi grithiì San fa Madda Grittu e • senza penai Santa Linearità piatusa, Aiutatimi sta donna cunfusal Maria ma tri Leva di guai di st' Din granili Signura, amara e riatti ra! Aspettando l'assccondamento poi Santu la eriaiura, datimi lu di : Iettili non sempre queste orazioni riescono come non sempre capo dirà Liberili, Middstìvu Ma si uno che abbia per caso di Messina messa allora una copertura riesce si in capo valicato il di Faro alla sofferente 2G ; ricorre ad espedienti più efficaci: alla preghiera de' fedeli nelle loro case. In Borgetto , Partinico , Catania in altri , paesi dell' Etna, in Caltanissetta e per anche in Palermo, quando una donna liberarsi Grazie, : si fanno sonar in le poco campane soprapparto stenta a questo suono è detto VAvemaria perchè la gente tutta, appena delle uditolo, per reciti un' ave la poveretta ehc e in travaglio ; che un'orazione etnea: di Santa Margarita, libbra e sbrogghia Chist' animi/zza ccu 'n'autra dogzhia; Virghii di Nun faciti li celi capitana, ca sona la campana; Nun passa mu menti/, guarii/ o lira E sarà libbra ehista eria tura. Preside de' parti in quel di Modica, donna più fa Catena della difficili recare la è pregata nei Ma- la momenti ne e penosi; e la partoriente se catena argentea e se la posa sul ventre invocandone con ardentissima fede santo aiuto 27 - mezzo a' In il suoi sforzi e ponzamenti la po- vera donna ansa e suda; quel sudore è prezioso per le macchie che essa stessa proba- bilmente ha , e che molte gravide avere, alla faccia. Una delle sogliono donne che l'as- sistono le asciuga con una pezzolina rossa di lana il sudore delle ultime doglie, e le mac- chie vanno via. La grand' opera, la più grand' opera della natura per , la quale donne le una levatrice qualunque, gnante s'è sgravata. vatrice, se il battezzarlo; un po' nnomu Santi/ d' il il acqua con - Da , parole a fenili in della le- /// ti battizzit momento della puerpera, e almeno mammana debba una comare, un a E mam- in poi la il agevole qualunque famiglia dove (tenere) di Figghiu e di hi Spirita nato, figlioccio o figlioccia. porre che pre- versandogli sul capo fa le mana diventa comare la : che è quanto dire di tu questo compiuta è a è in pericolo di vita, feto, che essa di hi Patri 2S affidano Primo pensiero bambino è di 'ngravattari si neosup- il sia stata una sola volta, la aver pel parto un compare, figlioccio e : comare chiama si per antonomasia questa brava medichessa. Al parto segue la sccunna 'un assicunna tutto finito. mori , La comare (la 29 - tica il non ; e può il Cui dirsi cordone la legatura, e con di cera lo brucia: pra- che nel basso popolo rebbe sacrilegio Allora lega subito ombelicale, lo recide sopra una candeletta nuova secondina) di cui è parola sa- seguire. La candeletta va di comare. Nel caso di diritto alla asfissia o di sospetto di morte nel neonato, della levatrice, razionali o no, son richiamarlo solletichi all' le lo infonda uso della piante con un pennello in acque aromatiche che introduca neh' gallina, o che orifìcio anale pratiche tutte raccomandate, e m forma officiale nel 1780 dal ne ella , o che o che , secondine in esso soffii cure molte per o che vita, bruci sotto le nari le proprie una le il gli , o rostro di del tabacco come Protomedico di : antiche, Palermo 30 - In Modica, appena venuto in luce il neo- nato esce dalla protezione della Madonna, e 1 la sotto quella delle padrone di casa. più anziana tra Laonde assistenti colloca sul ta- le volino o sul coperchio della cassa nove fave nere, e le dispone a foggia di tando fra' denti: Favij favuzzi, Channu niuri E bbiniti ccu Cu la menza li hi e 'uccuzzii siili, priparata; - ^4 — cuneo borbot- > Efaciémucì anuri - E 1 m (oa lafiggìà) e a fafiggiataì lu figg' con ciò intendo scongiurare s' pericolo il che {^padrone dì casa rechino malefizio nato o si neo- puerpera. Talune altre popolane, alla e son molte si al , han più fede collochi sopra il letto, in un aspo che purché su quell'aspo appuntino due stecchetti di canna, conge- gnati a forma di croce. Questa crocina di can- na è valevole a discacciare le misteriose pa31 - drone Intanto la sofferente ha avuto apprestati aiuti che l'uso prescrive: è stata ripulita, le si è legato al ventre il nome un fazzoletto che prende di cincedda (che cinge), sarà mai tolto per tutto ciò, nasce questo il il quale non il puerperio. Fattosi bisogno di aggiustarle le due volte le gambe della pa- ziente pigliandole al collo del piede. di la le braccia Palermo ossa, e viene compiuto dalla levatrice, ufficio coll'incrociare per gli suol fare lo stesso nel si 3? , durante levatrice viene la quale mormorando una — -5 — Anche Borgo operazione preghiera. iv Indi viene la medicatura una pezzolina chiama il E gli luti! tura, Cu 33 ; si vestendo, non un canestro in Ed semplice Cu il se lei intanto che viene lavando si il il nata la crea- non dopo chè il qualche osser- feto dava alla ma- E ma- E femmina: non poteva svolazzava: la pancia era veramente spettacolo. stati ventre era rotondo, per- bellico sporgeva, perchè sentiva quei colpi di martello. lire: il Ha molti capelli? nei frequenti dolori di accessi di soffocazione che a tormentavano la i come quando 26 si fal- uno segni c'erano stomaco povera donna. po' schiacciato? Ha, T il neonato, già dre negli ultimi giorni di gravidanza. schio: ecco perchè sa- esaminando e , lascia di far vazione sui segnali che md- saluti e figgimi La madre, anche sa del sesso di secondamento. sgargiati! il un maschio, o se femmina. non insuppata in a questo punto che mostra si neonato facendoglisi sculul se è consiste in marito rimasto fuori di casa o di quella stanza, e il ; di tela bruciata, e olio e chiaro d'uovo. si locale Ha a , negli quando naso un suol dire, la na- scaredda : non poteva non esser sta benedetta donna avea 1' così se que- abitudine di ac- ma chinarsi e di piegarsi in avanti; fa niente, soprattutto alla Lu è pilusu oltre si nato le si la sul somiglianze coi genitori: per : secondo , si i somiglia figlio il e la figlia alla madre, e placenta le quali casi al . le padre finisce talvolta con si mancia! getta a mare o luogo im- in curandosi che non ne mangino non senza averla prima ai nuovo Figghiu eh' 'un assimigghia a patri, raggia ca lu innanzi perchè , bonu vinturusu. E andando accettano o rifiutano mondo sacro al van cercando e trovando l'esclamare la creatura ha molti peli, schiena e teorie popolari che La beddu a perchè Ogni nasu sta so facci. Meglio se non ciò i cani: la levatrice sciorinata parenti per mostrare che è intera, e nessun bricciolo ne è rimasto entro l'utero. Ma nel gettarla , si cura che vada perchè se rimanesse a il galla , sul viso - 27 — , fondo, ne soffrirebbe neonato; a cui apparirebbe entro qualche eruzione al come i 40 giorni difetto nel nascondimento del rimunnu (placenta). Appli- cata sul petto dei bambini catarrosi essa è mirabilissima nel guarirli. In Modica poi è mi- steriosamente sacra alle padrone di casa, e guaì se si prima che venga mescolata a via gitti sale e a mollica di pane! Le disgrazie piove- rebbero a dirotto sulla casa maledetta /acqua onde 1 bin >. s'è lavato la aromatiche per via se esso è maschio il tacito intendimento miglia , getta nella gridando lietamente letto in alcuni paesi, a uscir di ca.-\a, 35 bam- si lo più, femmina nel cesso masculuì e se è sotto il quale sono state bollite X erri di e nella hi bagmi<} prima volta 3I - la che 1' o sotto uomo casa, di il o forno: è destinato femmina a rimanere in fa- Certo, l'annunzio d'un parto di ma- - schio s'accoglie meglio che quello d'una fem- mina, perchè L' orau è sempri omu, e sia mancano i femmine; e omuj e Sia orvu d'un occhiuj ma pure non proverbi consolatori anche per si dice che Cui bona reda voli fari, Di fìgghja fìmmina havi a 'ccuminciari; le e che 'Na fìgghia fimmina sta bona a cui 3G - addimanna Più di due terzi della Sicilia serbano l'uso mettere di prigioniero neonato; e di ficcare della fasciatura 1' fra in tenaci fasce Le il una delle piegature Abbizzl (altrove Santa Cruci), uno stampino da otto paginette, nel quale è impressa da un lato una bambola fasciata co- me il neonato, di Paola, e poi un San Francesco dall'altro un alfabeto e varie orazioni 3T - Uabbizzl ha molta virtù, e preserva chi lo ha addosso da qualunque prossimo male. L'uso della fasciatura generale si smettendo o riducendo a nelle città. si Ma tagliano al soli pochi giorni o no; presto o tardi, fascisi bambino va a poco a poco le unghie usando la pre- cauzione di mettergli nelle mani una monetina durante taglio. il Per assicurare frattanto la vita del nato e quella della madre, sofferto, e più ture gravidanze, tica salutare all' non uno si quale ha molto la tornerebbe a nuovo soffrire nelle fu- risparmia qualche pra- e 29 all' altra. In Marsala , p. e., usa che prossima notte seguente la allo sgravo, chiuse ermeticamente le finestre ov'è la creatura, si 1' metta un pizzico di sale dietro acceso uscio, lasciando il lume, affinchè il genio malefico detto 'Nserra non entri e noccia al neonato. che sale è contro la jittaturai Il per motto proverbiale: il Acqua e sali: E zoccu Nini pozza Alla puerpera, giitv a ri. donnicciuole palermitane le bene porgono da mangiare un pez- a fin di zettino magari dici/in li di seconda Le ; medicina preventiva etnee e di mazzaresi nascon- futuri dolori. dono nel letto della puerpera, e per lo più sotto il lino o guanciale, un tale della seguente aglio , le quando una chiave, un quando le forbici puerpera sbisoriando la o un sta ciliari ca in Doppu mentu ca sgravi nun hai triimincntu; Siaggirili a Ha lu partii sbroggliia, E quannu sgravi nun di- orazione : Cu pal- avrai dogghia. Cd Pr ' '//;/ /// mentu a tammucciunì lu pigghiariti lu matruni 38; lufazzu senza scantu A nomu dì lu Putrì, Figghiu e Spirita santa. sano pure ripiegare \ o canapa in un lenzuolo posarlo sul ventre della sette, e Etneo bollono partoriente. In Castiglione litro d' di lino in un acqua, riducendola ad una chicchera e dandola a bere ad una donna, una pernice intera La compreso lieta il becco e piedi i novella dello sgravo è stata pre- ceduta da quella delle doglie amiche invadono con la stanza gl'inevitabili cu saluti; quanto si 39 - , e parenti della puerpera nessuna però, per lodi della creatura e la carezzi, le imprime un bacio, essendo essa pagana ché non riceva zata, non e la il battesimo. E dopo bacia nessuna donna che fin- battezsi trovi nel periodo mestruale. Non le occorre fermarsi davvantaggio sopra cure che nel puerperio. alla puerpera pratica la Son si rare consiglia le case od impone nelle permettano brodi od quali altri ri- stori infra Ter tre primi i più lo la giorni lascia si dopo che beverone digiuno a perfetto e con qualche purgativo per giunta d'olio di lino, parto. il dopo qual- che essa ha dovuto sorbire negli ultimi giorni di sua gravidanza. In Mazzara, la puerpera ceve la sala), mangia al marito 40 . non non avvenga che si pieghi I il collo il collo è battesimo, ed esso solo il dove per segno volesse descriversi. padrini del neonato sono stati scelti e ebbe tempo, quando cioè già il suo cominciamento ebbero coi compari nnuminatu, vale a dire E Mar- più solenne scena di quest' atto della e per vitati essi in per debolezza o basterebbe a lungo ragionamento filo ri- » la nascita, vita, comuni come gallina lessata, lasciandone del neonato La in altri affinchè « mollezza (nome che latinamente fifa noto a tutti rappresenta sangue cede la che il il la n - futuri hi in- gravidanza E da allora San Giuvanm comparatico in nome. comparatico in Sicilia cosa più sacra; talché lo stesso di fronte a' vincoli che esso dà a coloro che pari il contraggono. Quando giura: Pi ht si San Giuvanni eli tra' com- avana 'nn/t- mìnatUjQ Pi hi San Gii/ranni ch'avana a si è fatto il giuramento santo per eccellenza, e sarebbe infamia me hi fonti, il non crederci notizie delle doglie della iZ - comare novella dello sgravo, l'ebbero i Le pri- e la lieta È padrini. una distinzione voluta dalle leggi del comparatico. Il giorno del battesimo [battizzu, vattiiì) si sta- d'amore e d'accordo bilisce co' padrini, i quali sogliono essere marito e moglie, per lo più. Il battesimo in casa, è lusso a cui non giun- gono le finanze de' popolani. Coperto d'una vesticina bianca, che sogliono chiamare di ht vattiu, e d'una cuftietta anch'essa bianca, il bam- bino è preso sulle braccia da una delle due avole o dalla levatrice , seguita dal padrino e dalla madrina. Neil' andare a chiesa e nel venire , esso è dalla levatrice portato colla testa sul braccio destro se maschio, sul brac- cio sinistro se femmina (Borgetto). Fuori Pa- lermo, Messina, Catania, Trapani ed altre nel medio ceto città, e presso qualche burgisi , la è annunziata uscita della levatrice di mortaretti e banda musicale, che poi, accompagnandola ritorno di essa, segue casa della puerpera, ove alla no e hanno li i3 spinnagghi i il al fino sonatori bevo- Simigliante usanza - molto comune nel primo sgravo, per Milazzo da sparo ci descrive Piaggia notando che la musica ed era solamente avea luogo in chiesa bata classe più elevata del popolo. » « alla riser- In chiesa la madrina riceve sulle braccia piccolo pagano e col padrino fa parte della , cerimonia del battesimo. Nel questo si canoni, si lino sotto po momento che padre, com'è voluto dai il allontana, o padrino. si Il colloca qualche sca- battesimo, che un tem- era per immersione anche tra noi che cilia, i compie, il lo è tuttavia presso gli nostri Albanesi, danza sacra in si compagnia gono a battesimo S e di Si- E presso immediatamente dopo la infusione, 4 Albanesi ora è per semplice infusione. mersione o il fa l'im- una specie di coloro di che ten- e affatto simile a quella che sarà descritta più innanzi per le nozze de' Pia- - 34 — nioti, de' ir> Contessoti, ecc. Il - nome del bat- tezzando viene stabilito in famiglia, e suol essere quello dell' avo paterno dell'ava paterna per il per materna per tello maggiore del padre per di seguito. ma terzo e quarto, del il il nome a' dine vuol tramandare di padre in la consuetu- figlio il nome del padre della famiglia. All'Etna, stando l'affermazione d'uno scrittore, egli sia la vita essi il nome maschio, e smettendo no un marito si il del pa- dell'uno o dell'al- sono rare eccezioni; e derebbero fra- quinto, e così il Talora per fare una carezza drini, si preferisce tra, figlio secondo, dell'avo o del- l'ava il primo il i al- genitori pren- primo nato quando per tutta lo riterrebbero proprio. In un canto acita- rallegra d'essergli nato bino che somiglia in tutto e per tutto bella Lucia; e dice a costei un bamalla sua che quind'innanzi essa prenderà nome Turiddu (Salvatore), e così quando la egli moglie e chiamerà Turiddu! il figlio 46 - si vedrà venire Ecco questo Nascili lufigghiu nostru miatiddu Edi (è) lu tò ritratti!, 35 anima mia. : canto: La janca facci, l'occhi e hi Su la e Tu to stampa l' nasiddu arrubbau a tia : d'ora '/manti ti chiami Turiddu, Turiddu divintau mia Lucia la E quannu c/iiamu Turiddu Curri lufigghiu L' uscita dalla : Turiddu ! mugghicri mia. e la chiesa non fa si , in molti luoghi, senza segni d'allegrezza da parte dei padrini; e di ceci i segni sono il getto che essi fanno abbrustoliti, di fave, di confetti e per- sino di moneta. A casa poi è una vera festa: baci e carezze piovono turina, e scacciti, sul viso della crea- o vivande, o dolci e vino gran copia corrono in giro per drini poi regalano orecchini (un figliocci, pure a' tempo si di regalavano anche ai di forare gli bambini) o un anellino; i per esso qualche cosa bambini dalla chiesa tezzati, esce alla porta alla 36 alla un madre. Sicilia, tor- casa già bat- una donna, che suol essere per lo più la levatrice - orecchi al figlioccio Nelle colonie greco-albanesi di nati pa- un paio alla figlioccia perchè era uso anellino, o la casa. I in - , e getta fuori per strada ceci abbrustoliti... la restiere piacevole figlie il vedere bei azzuffarsi per ceci « È per un come a bottino. la li donna ceci ? per dire Vogliamo o ? è vicina al parto. : quando sgraverà far li Le persone levano spargere confetti. Ora si limita ceci. » Notizie Milazzo ceci ! quando più agiate sola costumanza solamente ne' poveri, che danno Così il appresta soli ,7 - Crispi non men curiose ci Da Quando cotesto costume è nato un proverbio faremo fo- fanciulli e belle sul battesimo in Piaggia dianzi citato. il Quivi, presso la classe più elevata e media del popolo, il bambino andava coperto solita veste bianca, custodita la testa rettino serico riopinte, e i adorno della da ber- di merletti o trine va- piedi da piccole scarpe di stoffa, bianche, o rosse, o azzurre, o verdi. I contadini usavano e usano due berrettini invece di un solo. « Prima che il bambino fosse tratto di casa per l'altare, un bucellato veniva offerto quale depo- nendolo alla levatrice , la sul letto della puerpera, 37 — sospendeva sulle braccia il neonato orizzontalmente, e cul- landolo su quel pane esclamava: Iu,figghiu3 ti Fri sti quattru crlsciu cantinieri; Chi ce è l'Ancilu Gabrieli, Cu lu pani e cu lu pisci. Ecco una benedizione , mediante bambino grande farebbesi della persona, 18; nudrito di pani e di pesci quattro volte ripetuta, stamente potesse suo trice il la ma quale la di volo, affinchè le- pregnante ghermire e altra far la leva- cura che quella di to- gliere innanzi al fonte battesimale le fiette e di rimetterle subito zione. All' uscire dal ben benedizione vagheggiato pane... In chiesa non avea il compiuta tempio , il due cuf- la fun- padre ed il padrino facevano scrosciare a precipizio sulle spalle degli astanti molti confetti il , e mentre corteo che facevasi per la casa della puer- pera ingrossava per amici e parenti, udivansi parecchie salve di moschetteria, a segno di festa e di allegrezza. » Le specialità non hanno fine in questo punto: della Comare dobbiamo parlare del Compare di San Una donna che « mussolina a velo pola. tino, un il costei — per lo più di Comare di Cop- prendeva quel berret- più delle volte, dopo averlo lavato, altro alla puerpera ne dava a insieme, e l'acqua l' ricevea dalla puerpera uno — era chiamata Posciachò e Giova/////. del neonato o due berrettini di Coppola olio santo —a quell' —già sacra dal contatto uno del- non esser tocca da pie pro- fano, versava in una siepe. Ricambio di pre- sente alla Comare, un fazzoletto o cosa somigliante di lieve interesse. che potessero far Il al comparato di Giova/////. « Il compare di San Giovanni, invitato dai ge- nitori della novella prole dotta a ricevere pio, pompe veramente designare a dito un uomo andavan congiunte San fasto, le il ove questa era con- battesimo, andava come usava ogni al altro padrino, in tem- com- pagnia del padre del bambino, della matrina, della levatrice e degli altri invitati. Ivi acco- glieva a sé sulle braccia la tenera esistenza, 39 e si faceva pago di vederla di salvazione. prima via sulla Reduce poi a casa della puer- pera, sedeva a banchetto unitamente con la famiglia festeggiante ove si vedevan con e maccheroni serviti ammonticchiati sulla tavola , abbondanza. Volti quattro o cinque del battesimo, se glie il andava solo a complire sua donna e al in dì d' una grande da quelli conduceva secolui primo entrare dava , in pre- e con- e due o più galline, e nastri colorati, e maccheroni crudi sue finanze. Fra pure un dono trice, la si all' avvenente delle si annovera tari alla leva- sue largizioni di quattro il o sei pane da noi ricordato poc'anzi, e sei o quattro od anni le tutto , quale aveva già ricevuto da' genitori del neonato men coste visita la sente cornino indolcito alla comare fetti , compare non avesse mo- puerpera-, se ammogliato, la incaciati salsiccia montone, e del vino di maiale o di invitati altri gli tari parlavasi 40 - Molti giorni, o mesi di tanto parlava a lungo di avvenimento quel compare quale, per la sua povertà, d'altro — 40 — ; né il non presen- tava bambino che d'un semplice genitori del i 50 nastro colorato tempo In ogni polani nelle » - fu molta gara anche pompe pei talmente che fu battesimi, e cagione di codeste leggi, precedentemente XVI colo trasmodò si necessario l'intervento del go- verno per infrenarne con gli abusi, po- tra' sontuarie le leggi di rovina delle famiglie. che ne raccoglie altre fatte, è Una in se dello scorcio del se- o de' primordi del XVII, e vedere che nelle maestranze si ci fa eccedeva nello sparo de' mortaretti, nell'accompagnamento alla chiesa, nell'abbigliamento regali alle levatrici sembra notevole il , alle de' neonati, nei puerpere ecc. , Mi seguente articolo di quelle leggi: « Vietasi ad ogni persona, mandare alli huomo o donna, batteggi più di due torchie e pa- ramentare chiese, mettere baldacchini in esse, e sparare mascoli per quella occasione, et ac- compagnar cese « alla Né i bambini di giorno con torchie ac- Chiesa. sia lecito fare, — né usare a 41 — figliande, e vT bambini, collaretti, sopra teste, lenze, mocatori, conserti, faldili, tovaglie et altre cose, le quali sieno lavorate con oro, o argento, o seta di qualsivoglia colore usare gli e solo : fringetta, che non d'argento, eie coltricelle e solamente di tela, e non di seta i sia d'oro nò coltricioni sieno pur spuntate e ricamate né d'oro, nò d'argento, filo o cottone, uè tam- sia lecito fare culle o nache dorate o e la fascia sia solo di poco fare et tornimenti con guarnitioni semplici con laccetto o di filo e possono si inargentate, nò letti, trabacche, cortinaggi, né padiglioni d'alcuna sorta alle bambine, nò ornar essi bambini con perle, nò con oro, argento, di martello o tirato filato, nò tener sopra bambini cerchi d'argento, né possa dare più della valuta alle essi mamme di dieci scudi si in roba o danari per beveraggio o travaglio, né si possa far piatti di confetture in esse figliande e batteggi; et il compare che interverrà al bat- teggio non possa portare nò dare alcun presente per cappello né per altra cosa. E la com- mare che similmente interverrà batteggio ____ — al - non possa portare né dare per cappello che palmi altro dano modo d'Olanda sei di tela presente alcuno; et pena in d' 51 sudetto Intanto che per due, » - i al più, e non contraventori ca- onze ducento del tripartiti » bambino cresce il altro e sorride agli angeli « ogni giorno 52 ed cu- è stodito dalle donne difuori, alle quali solamente va dimandato dalla il 53 culla permesso prendere di poterlo vediamo ancora una volta ? la madre. Essa rimane a letto quanto potrà. Vi son donne che ventiquattr'ore dopo tornano che si il parto cure di famiglia; altre alle giornaliere riposano per qualche giorno; ma queste son poche, e più che riposarsi rimangono a letto le per la vanità di mostrare alle visitatrici biancherie del letto e pettini loro, spesso ricamati. Le visite proverbio che le bene le camicie e non ostante raccomanda brevi gliono far lunghe e in pompa cor- da loro e riccamente di sgravo, i 5 il S si so- di vesti di chi le fa. (Juando la madre dee — 43 offerire al — tempio il bambino, precetto di non uscir prima, qua- si fa lunque causa ci Presentazione tano al possa essere. Nella festa della i contadini di Acireale presen- loro parroco tutti giorni di età, perchè li Tutta questa solennità fa se non pel primo i bambini benedica di figlio, il : Lu primu figgl\iu •H si quale nella fan- rappresenta è barur\i. — 40 loro. personaggio più importante; onde bio i battesimo non tasia e nello affetto de' genitori il infra il prover- 1 Intendi che i dovranno già essere pannolini lavati stati e messi ad asciugare. 2 Per 1' aborto suol dire si : Megghiu 'na figghianna chi n'abbortu; Cui addiserta, annetta; e però Donna addisirtata, menza 'mprinata. Un 3 proverbio dice fimmina fa 4 Nella di Miniti. lu La maravigghia : Pigghiata Nova e data li edizioni giunti inediti; 'nsemi a Capuana la fa Tornii, (Catania, come opera li Cannimi 5 A ita!., curretta e canzuni di lu Barimi Galatula del e 1871), Capuana (n. ni ag- Oraziu questa canzone 1608, m. 1691); è ma della Poe- Cap. XIV. conforto per se o per la Paulu Maura di riurdinata probabilmente è più antica. V. RuBIERI, Storia sia pop. ca disiu. il delle feto o donne eh' abbiano qualche per un loro bambino si voglia suol dire : Chiddi cosi chi si a la chiazza vinninu nun fannu , spin- nari. Rapisarda 6 canzoni, 7 40 t. A' tempi 8 CLXXV. Ili, n. giorni, la di proverbj siciliani ridotti in Raccolta , di Plinio In Catania, 1828. credeva animato si femmina a 90. Vedi il maschio a Hist. nat., lib. 7, v. 5. usi popolari siciliani, pag. 55. CASTELLI, Credenze ed Palermo, 1878. 9 Questo pronostico conformazione del ven- tratto dalla tre e de' fianchi è anche accennato nella mie Fiabe, Novelle Racconti popot. 10 La stata —E Lu Zannu. di ammessa da Alberto Magno. « Sett'anni fu la maraviglia: figlia, sic. intitolata delle come segno d'una gravidanza densità del latte maschio è teoria 11 e CLXVII ne manco pei — Né per mia di figli me, né per mia figlia (possa questa bruttezza riuscire nocevole). L' aere è chiaro, ed io nutro bene. Il mio bellico è senza difetto, ecc.» Nutricar! propriamente: allattare senza ricorrenze mestruali comunemente, in senso figurato aver colpa sulla coscienza , si ili ; netta, ma più usa per significare: non e però non dovere aver ri- morsi. 12 AvoLIO, Canti popolari 13 In Sicilia, biere è quello come ho che fa i di Noto^ pag. 316, Noto, 1875. detto in altra salassi. Non donna che non debba notare essere la pici , affine di mostrare _ mia il _ il covili del salasso. — bar- mai uomo o sangue ninni la opportunità 4g scrittura, salassa Le comari aprono tanto di bocca, e barbiere fanno del vicinato, e sono giro il credono. Le parole ci del discorsi i del giorno. 11 Piaggia Illustrazione di Milazzo, . mo, Morvillo, 15 Pi 16 Le buone mammane aveano tembre 1780, lermo, in 4 Un del Protomedico de' XVIII, stampato dal Bentivegna art. alle la 22 set- in Pa- . Giovanni Ferrante tal di Vedi il mio scritto lari italiane, Firenze, 19 Bando 9, § 6; in Porticello (Provincia Compendio ALESSI, 21 H mìo Venerdì // popo- nelle tradizioni Embriologia^ di essa sacra, 1. IV, lib. IV, e. 5. Notizie della Sicilia^ n. 165. banco è insegna la nella tabella che scritto Gesti usa : 1S76, pag. 11-12. CaNGIAMILA, Embryologìa citato. e 20 mammane Si Bando il dovere d'insinuare Palermo) è additato per lupunàriu. 18 e. e il prima del parto. Vedi confessassero si Prammatica del 1749 di 251, Paler- preni è pena l'aspittari. Prov. li loro clienti che 17 pag. S5 3 1 che fanno dipingere espongono ed insigne del popolo meno presso le popolane colta, n. 835, la al figliuolo nel quale lo partorì. Nel Medicu — il 1875). non saprebbero un canto popolare madre benedice Roma Palermo che presso quelle di della Provincia, moltissime delle quali partorire senza di esso. In (Vedi al pubblico. siciliano^ nostre le 49 _ della morto riversu, terza farsi mia racil rima banco ridi- cula di Antonio Zacco, catanese del sec. passato, Giancorsuoi rao, tra' canta fasti, Mia mairi fu : cattiva prima/ora, Subilu a primi dogghi mi figghiau. Stetti 22 Sì, « Da un misi a lu vancu un pappagallo? » e mi un ghiornu ancora. si chiederà maravigliati. ed ecco come. Al Borgo, ove più son gente di mare, sono molte fa- i miglie che hanno qualche pappagallo portato loro dal pa- da un viaggio. In una di queste famiglie era appunto uno di codesti pappagalli. La madre dre, dal fratello, tornando era gravida e gallo fu dimenticato nella stessa La mammana, come tanto che in poi, il il pappa- la donna. a partorire. Quel giorno venne camera ov'era d'uso, gridò e gridò: pappagallo lo Forza apprese e ritenne. Da curaggiu! e quel giorno ad ogni donna che entrasse dalla puerpera, pappa- il gallo era pronto colla solita canzone con tanto scandalo delle visitatrici. 23 GuASTELLA , l'er le. nozze Salomone - Abate. Modi- ca, 1878. il La viva in presenza illeciti di una donna di amori con un uomo, pessima vita è ostacolo , e che potente al parto. 25 II verbo dare per le levatrici siciliane al presentare degli ostetrici. 26 Uso di Mazzara ricordato dal - 5'-* Castelli. equivale anche L'~ In una leggenda (mantella si , racconta Madonna pregare la una partoriente di , quale la ita a della Catena che la liberasse al più presto possibile dal parto un bambino, modicana pubblicata dal popolare al ritorno , assistita dalla in Madonna casa stessa, e si sgravò di da Lei arric- chita di pane, pannilini e gioie. 28 fuoii, Lu 'ngravatttt quando si si anche prima che fa il feto sia tutto teme che esso possa morire nella breve faticosa traversata. La però dev'essere fuori testa 29 L' assecondamelo si dice ma in parte. anche rimunnu. 30 Bando 31 Cosi 32 L'intendimento di quésta pratica è quello di fare sgran- cit., il § XIX. Guastella nell'opusc. cit. chire la donna. 33 È ragione di discussione nucce se bambino il sia stato qualche volta tra le femi- o no bene sjargiatu , cioè se abbia avuto rotto lo scilinguagnolo. 3* Cosi 35 Altri merebbe 36 In il Guastella. invece dice che la trascuranza di quest'uso chia- delle sventure sul neonato. un manoscritto degli ultimi del passato o de' primi del presente secolo trovo questi versi: Si a la tua casa N'e nenti Ma si si 'ria fimmina cu una la nasci, finisci, dì longu (autri) nni 'nfasci, Sii di certu cu - t' impuvirisci. 51 — 37 Vedi nei mici Canti pop. JH Ltt matruni^ sic n voi, II, pag. 362. nota 3. flato. il |,J Raccolta amplìssima di canti popolari siciliani pag. 348. 10 Vedi 11 Molti usano di invitare al battesimo colui che nel ma- ' , trimonio pare Castelli, op. cit. del padre del neonato fece ecclesiastico com- il d'anello, cioè presentò al sacerdote l'anello dello spo- sali/io. yi Vedi le mie due Batti'sta e sugli Antichi festa S. a ili sulla Festa di lettere San Giovanni usi e tradizioni pop. sicil. per la Giovanni Ballista. Palermo, 1873 e l875- in un Diario palermitano femeridi Siciliane, serie 20 marzo 1672 si , stampato nelle Nuove Ef- voi. VII, p. 67, sotto la data III, legge che un figlio del sig. Vincenzo di liologna viene battezzato da D. Giovanni d'Austria nel mo Palermo di figliolo (il ore 22; e alle vinniru vari donni..., e chi :,'arelli 1 ' '•' così dentro come « intro mammana neonato) con la si uno cocchio vinni il e in diversi altri coc- sparano gran quantità di fur- fora la Ecclesia. » Vi sono canti che accennano a questo battesimo. (ìlUS. Crispi, Memorie storiche di talune costumanze appartenenti alle Colonie greco-albanesi, pag. 43, Tal. si Duo- "' Studi di poesia popolare, pag. 21-22. 17 Op. Is In cit., p. 45 1S43. e seg. una ninna-nanna da me suol dare al bambino: 52 pubblicata lo stesso cibo / ','// Lo ''•' Il citato mannari picciriddu pani e pisci: addurmisci. s' bando protomedicale del mammana una mercede da alla nato, e un regalo 50 PIAGGIA, seguenti, e parte 51 II, da parte de' compari. Illustrazione di Milazzo, ecc. pag. Nuovi Studj lib. I, cap. alla fine del secolo I. XVI, Nuove Effemeridi voi. II, pag. Quando 5* 254 e sulle me/norie della citta di Milazzo, Vedi Prammatica sopra nelle 17S0 confermava parte de' genitori del neo- i vestiti e n. 32, le pompe in Sicilia pubblicata dal Di Giovanni Siciliane, serie III, fascicolo III del 282-83. il bambino dormiente sorride, è comune opi- nione che egli ridi cu l'ancìhddì. A 53 fora , custodia della culla stanno le cosi dette signore fantastiche capricciosissime ora no tolgono a proteggere leva dalla culla il 51 Partorenti e malati : — Cu Si : Nnomu licenza, cci 53 le di Din ! signuri mei. sta 'na pizzicata. — di quali ora sì bambino. La madre che il bambino dice giunge subito sotto voce , Donni ri- e sog- |S1| EL descrivere nozze del popolo le devo anzitutto osservare ^jS siciliano, io che non ogni matrimonio può concertarsi con chicchessia. Bisogna prir tanto d' occhi ciò meno che più o davvicino riguarda gami, le relazioni, lo spirito, come suol i dei Siciliani come tra' non mai è scritta, piena di nativi di fatti le- dirsi, delle famiglie del giovine e della giovane. storia intima,' a- e tener conto di La della Sicilia e che mostrano un comune e di un altro, di questo o di quel sestiere, non possano, nò debbano Non mai matrimoni. celebrarsi so se per ragione del divide molti e molti comuni di Sicilia nemici l'uno dell'altro, si impera, et mantennero nemici tanto da odiarsi, combattersi perfino nella cosa più sacra pei Siciliani Non bene « , esterno culto nel della religione. bastando tra nativi di paesi diversi seblimitrofi tra quei , 1' odio nacque e fomentò si che un muro ed una tossa serra; e prese sviluppo considerevole. Così fino sec. XV Palermitani i un di rono siffattamente avversi a' 1448) de' Capitoli Palermitani d'al- XVIII i 1' intervento Re Alfonso (anno suppletori che riparasse- ro agli sconci che avvenivano colo al \ fu- quintiere tro quintiere da esser necessario del Senato per ottenere dal » parrocchiani di S. 2 ; a fino al se- Maria ingiu- riavano quelli di S. Nicola in Nicosia; fino a molti anni fa i devoti di S. Filippo gli altri dello Spirito Santo in Siracusa; e fino al pre- sente quelli della SS. Annunziata, di Cristo in Spaccaforno; _ 58 i _ i devoti partigiani dell'Im- - macolata i sostenitori tempo quelli di S. donna di Milici) Sampietrani ziata i in Guglielmo Modica 3 ; che era raro quartieri, al così è cinquecento abitanti estremamente raro come persone uno del quartiere de' Sangiorgiari : 4 in Giarratana che un Sangiorgiaro sposi l'altro Mai devoti dell'Annun- i tra gli Sampictrana e viceversa po i un devoti dellAddolorata in Comiso; San sero dei matrimoni stri ( devoti della i Scicli; in Bartolomeo, S. Antonio come Bartolomeo di S. in si Or - faces- de' vari no- a' dì Modica una considerandosi 1' di religione diversa. di S. Pietro che sposò tempi una del quartiere al un Di tem- di S. Giorgio, si racconta che non ebbe mai pace, e visse con la moglie Una in continui battibecchi e discordie. ragazza siracusana, devota di S. Filippo, fidanzata ad un giovane suo concittadino di cospicuo casato e della confraternita dello Spirito Santo, pochi giorni pria che le nozze avessero luogo , mandò a monte ogni cosa solo perchè andata a visitare lo sposo lato trovògli pendente 59 al amma- capezzale un qua- dro dello Spirito Santo; onde fattolo calpestatolo ferocemente e zione qua non a cui sine il impose , giovane che sostituisse quella figura con in pezzi , si condirifiutò, l'altra di S. r °- Filippo È cosa molto comune per gente di mare la che nessuno vada a cercare una sposa presso la gente si è fatto alla di terra. , ma Non è un'abitudine quale a malincuore gente di mare così a Termini ecc. lazzo, a un precetto ch'essa un' educazione, , La verrebbe meno. Palermo come a Mi- si tiene ed è più buona, più mite di ogni altra ne' costumi: e lo di- mostrano e modo mente i processi criminali di dire G e qualche frase , che essa gente , particolar- quella della Kalsa di Palermo, ripete, ovvero che a lei attribuisce si 7 - V'è poi la differenza sociale, ostacolo a molti matrimoni. Non meno nei si parlo delle grandi città, ove più o passa sopra a questi pregiudizi; comuni meno grandi tante distinzioni osserva il e popolosi, ma v' e sottodistinzioni di classi è , Guastella. che è bravo davvero chi — 60 — non si smarrisca in quel laberinto. tuomo, che pure dicesi cappeddu, forma stro, 1' alla cavaleri ecc. e vale assai più del alto ceto, che galan- Il mae- sua volta non vuol confondersi col villano, ultimo gradino della scala sociale. E « tra' della villani contea Modica, di e., un pecoraio che viva del proprio vai molto più di un massarotto scaduto (che è proprietario di terre) , e pure per genero: lo ripulserebbe il né questi di porci potare ove in altra o di bovi. bracciante non zapparla: il capo si degna vaccaro guarda di chi di pecore guarda guardiano si di chi sappia non sa il basso vitellaio; il stima nobile a petto capre e così di altre minu- le tissime distinzioni. una giovinetta sia dall'alto al bovaro, e questi a sua volta guardiano di cavallaro, Lo zappatore che non la vigna, il villano il massarotto il sarebbe accettato in una famiglia il p. di Quando un villano pretende condizione diversa , spera vincere le difficoltà scegliendo un paraninfo tra gli tio , uomini più cospicui del suo paese na- ma il paraninfo udrà inevitabilmente _____ ri- spondersi vigna non , : giovane è onesto, laborioso, ha Il ha terreno, ha tutte le qualità mia condizione è della Or cominciamo a supporre che un giovane e una giovane sieno innamorati l'uno I dell'altra. genitori, specialmente quelli della giovane, han vista la cosa, e derla e ma... 8- » ! , il , han non latto finta di perchè sanno che il buono, partito è giovane, dabbene e costumato, può render felice la loro figliuola. La madre a messa la ragazza, è imbattuta più d' volta nel giovane. zica in casa s' , occhio s' Se egli è ma non tesa. Qualche notturno che è tro la sua casa, l'ha senza uno che una le baz- se n' è data per in- d' ; nel condurre è accorta di qualche strizza- tura non ve- stato tenuto die- dovuto sentire anche compiacenza per le lei, iperboliche lodi prodigate alla sua diletta figliuola in can- zoni piene di sempre ardente entusiasmo e in arie che sentì anche le ricordai! quelle che, ragazza, lei si a cantare in qualche bella sera primaverile quando colui che poi dre ne cercava in cosiffatto — 62 — modo la fece ma- l'amore °- Ma domani al riaprendo , uscio 1' e discor- , rendo del più e del meno con le fatto l'indiana. Ella sa tutto, non sa vede la figliuola ella non non vi e comari, ha nulla; studiosa del vestire più che bada più che tanto ma addietro, fosse solita di fare in conosce che ; la Antonino; che figliuola fece la tredicina di S. a questo santo essa recita una certa preghiera solita recitarsi 10 rito il ; che cercan ma- dalle ragazze conosce che i piombo segni dati dal giorno di S. Giovanni rispondano a capello a quelli del giovane nome ricordato un amato n ode ; caro alla figliuola corda essa stessa con lode dell' altro. cosa che è fa L' amore cresce i matrimoni ri- ma non ne sa ; conchiuda qualche cosa; che ; ingigantisce , risaputa dal vicinato fare lo , 12 spesso allo ; quel vicinato , tempo che è la i si genitori dello amante vadano o mandino a parlare co' ge- nitori dell'amata. E qui han principio le pratiche pel futuro matrimonio. lei 13 j La madre del giovane, o cerca della madre della altri giovane per , e dopo non molte parole mente un i sarebbe ci partito tra due 1' le come dice intenzione di combinare Nino e Rosa (chiamiamo così però giovani); e cosa darebbe essa vorrebbe sapere che si alla figliuola in dote, glio a quanto a quanto darebbe la roba. dre, resi i qual- complimenti o me- La ma- di uso, le dà, se l'ha pronta, o promette di mandarle al più presto, la minuta di tutto ciò che essa sarà in grado di dare in dote alla figliuola. Questa maniera di concertare un matrimo- nio è la più ovvia. Tuttavia essa ebbe qual- che differenza ne' tempi a' giorni nostri. passati, e ne ha pure Fino a mezzo secolo addietro era comunissima in Noto la seguente usanza, adesso quasi del tutto scomparsa. « La madre del giovanetto mettea sotto manto, o sotto la piddemi, un pettine da tessere all'uscio di colei suo figlio secondo il il suo ceto, e andava a picchiare ; che avea rapito il cuore di (perchè questi rimanesse preso dalle bellezze della fanciulla , era bastato che vesse vista una volta sola, a messa). -H- 1' a- Appena entrata, di dietro subbio d'uno il dei telai della casa veniva fuori la padrona, tutta pia- E cente e salutevole. con ambo di cui mentre questa porgea mani una le di quelle grandi sedie qualche rappresentante ci abbiamo tut- tora nelle nostre case e mentre facendo bocca ad un sorriso, dicea fuori il si accomodi, quella mettea con molte reticenze chiedendo pettine; se potrebbe avere in prestito un pettine uguale, più o meno La padrona stretto, a di casa seconda. Era intesa. rispondea che farebbe ri- cerca e che farebbe di tutto per servirla. Alla ragazza , fin momento che ha dal punta del pettine piddetni, le è divenuta il una capolino dal lembo della far è balzato visto cuore per gioja; come una la faccia fragola briciolina; la spola le è caduta dalle mani; e mentre si piega per raccorla, profitta del silenzio del telajo per ascoltar meglio. Ordinariamente quelle non discorrean più che vano il resto; e tanto; gli occhi face- quando volean venire su due piedi a ragionarne , mandavano la ragazza a spasso nella stanza contigua. Però, se — 6s — le nonne somigliavano riserbatezze come alle nipoti, perchè inutili; erano io credo, le nostre fanciulle son pronte e sveglie che a loro non ne casca una la ambasciata di matrimonio in terra; e un' odorano da cento miglia. dre del fidanzato andava via rebbe corsa da sé a non che mamma la ricerca; ci il « cercare Sì tutti. i ragazza sapettine. il Se temporeggiava per quella il non pettine matrimonio restava Tutti la , ma- la volevano indagini, informazioni; e qualche volta e quando E., matrimoni Perchè non avesse e le , in asso. non tanti telaj in eran dentro trovava punto facevano in si allora si più tal modo c'era famiglia moto, quante piccole ? che figliuole incannavano. Nessuno avrebbe sposato una ragazza che non sapesse tessere, nessuno. « Adesso questo costume è andato, quasi del tutto, in disuso; perchè la industria del tessere non è più in saje; la tela di fuori concorrenza si , e mano ha delle nostre fatto mas- una deplorabile son poche quelle case dove tesse ancora "• » — 66 — L'uso abbiam recata di cui descrizione la è cennato in un canto popolare di Noto, cui parla il — In, con figlio mamma, madre c/i'è c'jlri, : mi 'ntì la 'zita 'Sciai 'na pie e lotta — Figghiu mai la ni vaju di ghieniu min. su (so) prima uri ci vaju, Cu lu Su ci MI l'abbrazzu e la strinati, ciatu miti. — mantuzzu vonnu Rlcltlcclllu e lu pettini min. rinari, er lu ca senzl II min paju; riaju; Pinzatimi ar Idda; ri l'uoccl min vlju Nella Contea di Modica vane , conoscendo a in la madre certi segni l6 l5 - del gio- che egli volea sposare, andava presso quella delle sue giovinette vicine che nirle nuora, il e « se la trovava intenta al lavoro matrimonio era bello e conchiuso, e madri s'intendevan amboli : fra loro le due senza molti pre- se però la giovinetta prendea in quel momento un po' di riposo, la visitatrice cer- cava un pretesto la stimava buona a dive- alla visita e uscendo da quel- casa segnavasi in fretta e ripetea tre volte la parola abrenuntìo sicilianizzata - 67 - alla meglio 17 » - modicani Tra" contadini capito le intenzioni del figlio solo a star buono una mattina, cora le stelle la lascia , dopo persua- , che e lieto quando « madre che ha la in cielo contenterà, il splendono an- con sé una spazzola e piglia una casa, ove dietro la porta di sta una giovanetta, che sarebbe opportuna e per qualità e per dote a diventar moglie gliolo. la in La madre porta e della giovinetta del quando apre accorge della spazzola, si rallegra suo cuore ed aspetta con ansietà la visita si dell'incognita che le chiede la figliola per danzata do la al figliolo madre è o punto arriva la una bottiglia conclusione. sponsali di morta é la , nonna che A c'è visita, vino fa mezzogiorno la in quattro bocconi e e presto si viene alla Al sabato vegnente avran luogo 18 -» Malgrado tante pratiche molto innanzi, le , povere madri spesso si portate preoccupano della sorte che sarà per toccare alle loro gliuole: e fi- nepote (perocché quan- al funzione della spazzola). gli fi- ad affrettarsene 68 la fi- conoscenza usano Mazzara in andarsi a porre dietro la porta di d'ima chiesa lontana di casa loro, e dalle prime parole che odono dalle persone che tono a passare si prime, presagiscono le abbat- il felice 19 - o infelice successo delle nozze intavolate Ho che essa che cenno fatto in scrive da persone use si Palermo sono comincia con 1' Giuseppe , manda per una parente si mare , o di tela, e una per 20 La minuta - per o una co- avvolge in un fazzoletto di seta si il quale va di diritto allo sposo se minuta sarà accettata; torna la e tutte, invocazione della Sacra Fa- Maria , è di farne, o scrivane certi scrivani La formola del quartiere. miglia Gesù Aggiungo ora della minuta. alla mittente se rifiutata o restituita. Accettata che puntamento. In gli sia esso la minuta, si intervengono stabilisce i parenti e amici intimi dello sposo e della sposa, vitati sono ciascuno dalla parte sua riuniti, annunzia certato ; in e il padre o volgendosi 69 a' quando madre la tono solenne ; il della partito il in- tutti sposa già con- genitori del futuro genero dichiara quanto prima di sposare tempo di La proposta, figliuola. la s'intende, viene accettata volentieri, sarebber pronti anche domani 81 del figliuolo belle che sebbene sogliano mostrare che da parte loro alcuni essi occorre gii . Così barattati parole di uso fanno di altri auguri e le gli passa al trattamento si , nozze alle sfinciunì 22 > di scaccile: altri noci, mandorle, nocciuole secche tutti ; però con vino, che largamente profondono. Le case meno disagiate danno dolci Curiose e bizzarre son e rosolio. maniere onde le fanno questi sponsali in vari luoghi di In Salaparuta e con di cerimonia in altri trovare seduta in suocera o la e le divide duce al i dito Sicilia. qualche lieve differenza comuni, mezzo la la giovane stanza ; si fa viene la più stretta parente del fidanzato capelli, glieli ravvia, indi le intro- un anello detto in capo, le regala bacia. Dove per fare a meno non toccare si di siiddu, un fazzoletto istudio di quest'uso, col pettine — 70 i un pettine di seta e la novità non si si voglia potrà però capelli della giovane. — Dopo giovane questa si alza, sposo e siede cerimonia, bacia in mani le mezzo Mazzara in alla a' , la genitori dello sua parente più stretta e alla sorella maritata del fidanzato o alla prima tocca costui più stretta parente; alla seconda di sederle a sinistra, alla a destra. Questo onorifico e contrastato non renti della sposa, darebbe luogo nazioni che pur nascono monia del pettine si in cede 23 cale da' paalle recrimi- quando chiamano si ragione qualsiasi o messo in non , che privilegio, dialetto dicesi spudorata (spallata), giammai a nessuno per sederle di alla ceri- le parenti meno strette. Gli sponsali son compiuti. nia e presentazione, la entrata (quasi il in casa della canuscenza , giorno sposa ) ; in in Questa cerimo- Partanna cui lo si dice sposo entri in Borgetto e altrove che precede l' appuntamotto di Pa- lermo. In Assoro lo sposo accompagnato da parenti e da amici tando seco rosso fuoco si reca dalla fidanzata por- un nastro ( di seta lucida colore obbligato — 7i — ). color La scena di Salaparuta anche ripete si pettinandola, le intreccia che prende la quale non non si e che in come in cui la capelli il nastro, smessa dalla ragazza se 'mingala. In che cerimonia galiata la paesi, suocera la caratteristico di 'minga, verrà addimanda trata, fra' e , del matrimonio. Ouest' altra scena dì il nome il là Palermo Menfì dice si Partanna è in è X appuntamento. Sciara, S. Mauro , sinl' V'ha en- dei Castelbuono, ragazza che ha ricevuto l'anello della fede dal fidanzato regala a ciascuno di coloro che sono stati od zoletto presenti alla cerimonia un faz2I altro - Nella Contea di Modica un tempo , « la giovinetta venia avvolta in fronte da una larga benda bianchissima, che guance , annodandosi sotto nastro purpureo. siste , ma un modo si fa un' le si il di dire ammaccatura alla fronte , — in : lo ca- fanciulla, fasciargliela 72 sus- ed un canto ripete gioiosamente — le mento con un Quando una guisa che è mestieri confronto discendea per costume oggidì non Il ricordano tuttora. dendo, le , in via di sta zitta. che ti sci fatta '' zita! canto sono questi I primi : Comi* 'na principissa Ora ca a siti di lui i seggia assiitata. curuzzu vi trippa cu surprisa. Ca la facciuzza vostra : fu 'rifasciata mamme Mo- stessa contadini della i dica, stabilito tra le madre la misa siti Lu Oggi presso la del distici un matrimonio, del giovane in presenza dei parenti che han portato lo ntrizzata ri ' intreccia e l'altra suocera capelli della futura nuora, regala al genero , uno scapolare della Madonna del Carmine, annodato a un lungo nastro ceruleo. Intanto la i prima volta fidanzati che veggono per si sbirciano di sottecchi si che è loro permesso di darsi promessa. Allora scoppian gala calia e chbbaita e si gli il fin- bacio della evviva, ride e sciala Giova intanto notare che , si 2l re- - del nastro l'uso era ed è sempre vivo in gran parte del po- polino di Sicilia -, dove non ha 'nzinga, ha quello più comune che sposa riceve quasi la - 73 — il nome di di 'nirizzata ri, sempre in regalo Lo cia. anche detto 'ntrizzaturi, di matrimonio luogo tiene , , di (Sa- frizzali/ di colore ora incarnato dita, scuro-mogono alla trec- Toscana, largo da laparuta), intrecciatura in due a tre subito che attacca dallo sposo, e compiuti di , ora dichiarazione sponsali di , fi- danzamento, d'amore. In un canto popolare una ragazza, che vorrebbe sposare Turiddu comperato desidera , 'ntrizzaturi; egli teme perato 'ntrizzaturi, dere che con egli non un'altra. Il fiera alla per di smarrirlo e gli sente dire che lei, giovane ha smarrito la via; il ami V , e faccia canto è questo all' amore : e chi mi porti? — Zoccu cumanna patruna mia. — Io vogghiu un longu — Miscantu perdu pri la 'ntrizzaturi pircìù veni accussì notti? Persi lu 'ntrizzaturi pri la via. — Turiddu, 'un Cu àutrufa _ eforti. la via. si lu — com- ne trae argomento per cre- — Turiddu, va' a lafera, — Turiddu, un vede venire a tarda ora e la ragazza, che lo da il mi e unta ri e chiù pap occhi. l'anturi, e — 74 — no cu mia. In un canto altro d'amore una ragazza f rizza tu ri pregando un giovane le offre un incarnato 'n- : Passu m'abbampa e ripassi/, e coni' mi siili: Fri 'na picciotto bedda Su' tanti Li li suspiri e stissi petri hi cori palori, li ani sentimi a muri, L'accddi ciuciuliaii ii canti uovi, Ridimi l'end, l'arbuli Balda, hi cori miii L'accetti lu cu li sposa fatta due il (o di che (!) dersi, ~>;s - spiegazione che comu il la zita cu lu gigghiu rasu) raso 20 - una o tutte come segno la bella matrimonio non avea sopracciglio alla lasciasse radere le sopracciglia zamento; e coli; , sarebbe usato che la ragazza si si brama frase arristari gigghia rasi anticamente duri; 'ncarnatu 'ntrizzaturi? Se dovesse credersi popolo dà della ti e li di fidan- conseguenza che se effetto, ella E e restava col dico se dovesse cre- perchè non è niente probabile sì stolta usanza, sebbene le conseguenze non fossero tali da meritar che se ne parlasse - 75 — dell'altro. Probabilmente come una mistificazione tratta di si tante ce n'è nella spiegazione delle ori- gini d'alcune frasi. giovane così appuntato ha da pensare Il complimento mani quale va fatto presto il , o qualche , mento A (Palermo). » dopo giorno tempi, 1' « il : al do- appunta- donava un si pettine di tartaruga, un agoraio d'argento col ditale, fazzoletti turcttì) guanti , sposa e aboliti il oggetto secondo anelli [cin- condizione della la gusto del donatore. Adesso sono Palermo in nelli, gli , di seta, orecchini, i e restano gli a- pettini, orecchini, qualche spillone, qualche di seta; e fuori, anche un pettine di argento, una lamina d'argento detta spati/zza per conficcarla ietto detto una specie tra' capelli, spati/ut per i luogo anche o spartipettu pu- capelli stessi, fregio d' oro pel petto, che di guardapettu di prende nome e in qualche ecc., lo 'ntrizzatttri. In il un Milazzo egli le presenta una crocetta d'oro pel collo, e quasi sempre nella esso, detto Piana un anello della fede, _ una 76 - , d' spatitzza oro ancor d'argento pe' contrada per la un bel piatto e capelli, di S. a pesci; e nella di Marina un aghetto d'argento correggiuola del busto, e un ditale dello stesso metallo. Col primo di questi regali fidanzato ha signata, come la suocera 30 soro, la fidanzata As- in quale non avrà altro la : per esser conosciuta come sposa. distintivo N'on passa molto che ricambia dono il con camicie bian- e lo fa ; palermitana sposa la che o no, (e in Modica con mutande, zette, lo od panciotto) fazzoletti ha avuto gran cura mani. — Ma qui sposo il fa alla amendue si di cucire non sposa. Durante cògghinu l' amuri , il egli ella sue stesse le rimangono si che altro, con cal- i doni che tempo che non lascia passare le feste principali dell'anno senza espri- merle con si altri regalucci l'amor suo, a' suole dare alcune volte un certo secondo che comunemente significato, oltre di quello hanno. Per la Pasqua lo sposo offre un og- getto di capriccio stato comperato alla ed S. quali è roba Pietro, di uso, ovvero una cassata fiera, 31 J per chiavi di pasta e miele, o di tor- — 77' — ronc, o di caramella, secondo la condizione. A' 2 novembre, dolci, frutta, zara si egli le fa una popa od datu i cotogne, Cosma lazzcruole e le l'onomastico di lei, i provincia da tasca di (e 1 imprudenza Non pochi sono zitamcìitit, galateo. Lo discosto da le mele- la petrafennula-, di per meglio dono d'un 33 - della coltellino quelli del co- di Belice) ad una , sarebbe fidanzata. gli usi siciliani e tutti insieme settimana durante lo sono una specie di sposo un tempo andava una volta in casa della sposa; e sedendosi lei (talora sposa) le gettava a chi il Margherita farlo cuccid- sia in alcuni paesi Trapani il il Santi di miele e zuc- molto pregevoli son di S.- sposa la biscotti; per i qualche cosa Per quanto pregiato la Maz- in segno che Damiano, e chero; per la Immacolata, mune ma mostaccioli, o le nucàtuli, o pei SS. ~; : per S. Martino, vivrà poco-, 3 altro; guarderà bene dal regalarle un dolce che abbia forma d'un gatto Natale, cioè le porta morti, i all'angolo opposto alla quando a quando gli oc- addosso senza neppure poterle toccare - 78 - una mano o una parola. Pure dirle in secreto v'è qualche eccezione notata fin dal 1742 dall'autorità ecclesiastica di Catania 31 - Adesso può se egli non v'è costretto da sue bisogne, rivedere la sposa fino a ogni giorno, e susurqualche parola all'orecchio. rarle, di straforo, I il congiunti son tutti per gentili matrimonio è concertato parte però e dell' isola in città. ché nel popolino si , quando gran tra essi. In queste famiglie fidanzato non è così felice fidanzato della lui come crede si il il Egli dura degli anni (giacsta sposi per anni Da guardato con tanto d'occhi. ed anni) un canto di Camporeale parrebbe che nel Sabato Santo, vestito egli de' migliori suoi abiti sieme coi parenti a pregare 1' si rechi in- amata perchè pel domani (Pasqua di Resurrezione) voglia andar con lui in campagna a mangiar le uo- 35 - va I giorni passano, gli sposi re da uno infelice. stato Oggi han fretta di usci- che reputano per v'è essi un grande ostacolo trimonio del giovane prima che egli — 79 — il al si più masbri- ghi della leva la ma ; intanto egli è fidanzato ragazza con una perseveranza ammirevole attende che egli finisca di fare il soldato. tanto all'età, e dello sposo. no Un genitori, de' quali i donna ve un n'è dicid'ottu di altro, o moglie o morta: maritala o la scanni; cili nostri i si anzi per la ; ne' si vuole la a dicidott'anni, tempi che non facea assai più presto troviamo che chi monio ma cer- Omu di vin- che a 18 anni Fimmina si 18 anni di all'età proverbio vuole: fìmmina tottu e sono guardava più che si consentimento sino il Prima sposava giovani, giovanis- si simi; annuenti o cava non coscrizione della cooperava ; por- al matri- de' minori di anni 18, senza volere dei genitori de' tutori , avea pena de' curatori, , della vita e la confisca de' beni in perpetuo non In Palermo, tanto quanto: l'abuso correva in eccesso; si e , esorbitava rispetto, i : ma tras- comuni e son proverbiali, sotto questo matrimoni Che importa di sussistenza ne' piccioli 3G - ! di 37 - che manchino ora egli, lo — Monreale i sposo, guadagna 80. — mezzi i suoi tre tari la giorno il sposa gli porta nonna; chè il tari letto): (il quando sposò la padre non era più fortunato; per- scrupoli ora gli : nonno non guadagnava Il giorno il moglie la dita casa lu stigghiu e la faccenda andrà. più di due può mantenere e , Per ? quente nel basso popolo che fatto il dre non sia ultima a spingere un matrimonio per far/u molto altro è ma- la a figliuolo il arrisi/tari, fre- pùngala de- siderio di vederlo già marito, o vanità d'es- una ragazza e dai parenti ser corteggiata da o premura di ritrarlo da una via pe- di essa, ricolosa per la quale di mettersi, o è si messo o minaccia intendimento un di evitare turo partito a cui ella non inclini. E fu- però è dessa, allo spesso, che presenta la ragazza al figliuolo 38 , come accordò con al la è dessa comare che già tempo del vicinato intorno matrimonio futuro de' loro mure che un giorno o l'altro si in antipatie, in odi, tra Non ogni delle nozze. tempo Ab è figliuoli : 10 , pre- convertiranno suocera e nuora buono antico si alla 39 - celebrazione Maggio ed Agosto sono stati ritenuti sposerebbe nefasti in quei mesi; e difficilmente , ammonendo il si pro- verbio che La spusa majulina Nun si godi la curtina; e che La spusa agustina Si la porta la lavina "• Si preferiscono invece altri mesi, quali Set- tembre, Ottobre, Novembre, Dicembre (Palermo). Fino al secolo XVII, nel mese di Giu- gno veniva S. come favorito Giovanni Battista Parimenti non si nuziale sposa due in meno settimana: Martedì, e molto lo dice il giorno di 12 . giorni della Venerdì; e un proverbio, che suppergiù si ripete lo stesso in tutta Italia: Né di Nun Giorno fatale vènnari, ne di marti, si spusa, nè'si parti. il Venerdì, nel quale non che a prender moglie, un' impresa si malanno certo ma altresì crederebbe i3 - Il d' ad incominciare incorrere in un giorno favorito pel ma- trimonio è quasi sempre la Domenica, parti- colarmente ne' piccoli paesi. Né si riducono a questi soltanto e le credenze pel matrimonio, che fino a stabilire se, una candela pregiudizi spingono si per esempio, o uno del corteo scivoli l'anello o ma i , sposa la o in chiesa cada dell'altare, debba ecc. attendersi qualche sinistro, essendo già cattivi auguri; che se sera, la due minore di sorelle sposino nella stessa esse debba soffrire; che matrimoni tra congiunti guinei) abbiano cero splende sempre meno (e però i tra consan- cattiva fine; che se un dell'altro, e se degli sposi inginocchiati davanti all'altare uno prima dell'altro si levi, primo morrà e chi ha quel ma- laugurato cero innanzi, e chi primo onde vato-, è necessario zino ad un tempo, e che si che amendue i ceri è lesi splendano al- di eguale vivezza. Si sa che tanto pel matrimonio pel matrimonio dere i ecclesiastico civile quanto devono prece- proclami, dei quali fino a due si pos- sono, previo pagamento, dispensare; e però la frase accattavi - credette miracolosa verso ridere che 171S il erano così dispensa di due di la per un matrimonio celebrato essi 15 : in Palermo miracolo del quale ebbe a anche quel buon parroco palermitano fu l'Alessi secolo scorso comincia si Un tempo 44 baimi dispense pe' proclami di chiesa, che difficili le si li nomi sono sta si // ziti meno - sul tirato. civile al su/uni appizzati, cioè affissi; 17 * abbanniati - proclamazione la dice che Oggi come nello scorcio del I6 quando quella Gli Ebrei di Quando municipio che i loro della chiesa, Palermo, oltre le spese comuni pel matrimonio, erano obbligati a pagare i sposalizio Siamo la stima così detti jugalia, in tari 4 per ogni 48 - alla vigilia delle del corredo, o, laparuta), la ragghiata di li nozze, e s'ha fare come robbi. altri dice (Sa- Entriamo nella casa della sposa, ove altre persone già invitate dalla madre stanno ad osservare e dare. Sul letto grande della mamma a lo- è distesa tutta la biancheria della sposa, partita per partita : guanciali e guanciali, lenzuoli e lenzuoli, _ 84 - camicie e camicie ecc. Su funicelle tese da una parete pendono all'altra sedie, canterano (talvolta i son allogati qua e colà. Una donna da sarta di mestiere, fa e osservato redo mente canterani son due) spesso i vari pezzi del cor- pubblica- , Palermo, segretamente all'orecchio in dello scrivano in Salaparuta, simativo. , stimatura, e sciorinato apprezza dichiarandone li , uno per uno Tavole, le vesti. Il il costo appros- suo estimo è inappellabile, e uno scrivano appositamente chiamato, va notando mano mano che vengono getti e il apprezzati gli og- valore loro. Questo apprezzamento suol farsi nell' interesse della sposa; quindi esagerati i prezzi, cresciuto La madre si somma loro, la tirata, cose troppo grosse; se han dotata in che bussola di questa consegna. il padre, la la figliuola onze (Lire 1275), vano le risente richiamandosi alla minuta, rimane sempre A merito della roba. dello sposo tace se prudente, an- che quando vegga no, il madre, o chi per d'un centinaio di le quali, stimatrice e scri- tono solenne annunziano _ 85 - a' presenti, mentre rano se genitori o chi ne fa le veci dichia- i alla dote in oro, argento terre ecc. , aggiungere altro vogliano qualche bene stabile porta 49 L'aggiunta di - 1' del intervento notaio pel contratto matrimoniale, guarentigia della dote. Lo dono nuziale 20. 30 onze, glie sposo allora vuol notato come premorrà, alla sposa, se egli le che non egli ha, e che sua mo- non riceverà giammai. Egli con chi possiede questo ed altro dichiara: l'aria di Cd metta vini anzi di virginità (Palermo], o Cci dugnu vinti 'cine "anzi di ben Salaparuta ecc.) onze il dotario la me zita dono nessuno Pretium sanguinis del moderno (Ter ras ini, agiati regalano (gli iooj, nel qual vedere il ama ri a fino ad stenterà a medio evo, e delle persone a modo. Nell'estimo della roba in Borgetto ciascuno dei congiunti offre doni alla sposa in anella, orecchini, spadine, vesti, tela, fazzoletti di seta; e allo sposo in camicie, berretti ed sposo e sposa contraccambiano alla con doni altro, che lor volta simili. In Terrasini, Borgetto, Salaparuta, Bagheria, 86 Caccamo, Menfi, Barcellona, Pozzo di Gotto, la stima, la vagghiata finisce distribuendosi ai convitati un pugno per uno perchè (ceci abbrustoliti) piattello recano vestiti Anche per gli di festa e si lo nitori collocano matrimonio so- amici di famiglia sposo v'è siedono a vi fila- un in Terrasini estimo di roba e di quattrini, e questi Il un e , una funzione nuziale è amiche e lenne, e le rata. mangino lo per uno perchè lo portino a casa. Questa ragghiata si di àcini o di còlia ge- i sopra guantiere. civile va ab antico prima al matrimonio ecclesiastico, senza del quale non si secondo è, fare Palermo e in carrozza pare suol vili, lo al civile si si palazzo far va ora a piedi, ora di città. la sera rassegna a tornare lu statu ci- in casa va a chiesa, egli non si alla propria casa solo. Pel matrimonio ecclesiastico tutto è sorride all' in Qualche com- da testimonio. Fatto Se Il dice fari lu statu sposo desina per quel giorno della sposa. si popolo, marito e moglie. matrimonio il civili: il festa, tutto intorno. L' ora differisce -87 - secondo r abitudine del luogo e le inclinazioni famiglie. In Salaparuta in Trapani di fatti non i segno, sposa prima di notte si mattina quasi sempre, e avanti giorno in molti evitare delle altri comuni. In Ficarazzi per lusinghieri trattamenti di cui son si sposano prima giorno coloro di che passano a seconde nozze. In Palermo, per quel che rileva si cumenti, per antica consuetudine si da dosposava a tarda ora di sera o di notte; onde era mestieri che mento ravano si gli sposi avessero un Se di tortili accesi. di andare al accompagna- Ebrei deside- gli buio, quasi inosservati, e Re tennero privilegiati da Pietro quando nel 13 38 concesse loro che andassero con una sola lanterna; i non cristiani di quattro, sei lumi; e si contentavano ne vollero fino a 16, 18, 20 e più: una vera processione. Federico II, nel 1296 limitò il numero de' lumi a 12 solamente, sei alla gente dello sposo, sei alla Palermo gente della sposa si 50 - A' dì nostri in sposa di mattina o di sera; ma in qualunque ora del giorno, bisogna non avere SS becco d'un quattrino per il recarsi a piedi in chiesa. Quattro, sei, otto carrozze, pagate a tanto per uno da coloro che vi montati sopra, ricevono tutti gl'invitati. Nella rozza va sposa a destra, la stra, altre donne intime non Nella seconda v' è. la madre a di fronte; , prima ma carsini- sposo lo nella terza e nelle seguenti vengono altre donne in ordine di relazione e parentato della sposa. Lo sposo è primo nelle carrozze degli uomini il e lui dopo vengono, fratelli, i compari, sposa proceda gli fra amici. Dove non un drappello di capelli all'uso tradizionale, ora alla che si con zii, i sieno rito che di donne, e lo sposo fra un drappello di uomini. ha un'acconciatura e oltre del padre, gli o non possano aversi carrozze, è di la , La sposa adatta ora moda. L'acconcia- tura più antica è quella dei capelli tutti gettati dietro con o senza dirizzatura le spalle nel mezzo. Ella veste a varie fogge i vari comuni: e sta funzione Salaparuta si il l'abito dice secondo che indossa per que- la vesta di lu 'nguàggiu: in manto nero (peplo greco) che — Sy — xii raccoglie sotto braccio; in Terrasini, abito il celeste o altro color vivo; in Milazzo e molti altri luoghi un giubettino di raso a larghe ma- niche sopra una gonnella nastri verso il celeste guarnita a lembo; un velo bianco a fiori vanno alla sulla testa e sulle spalle, le quali lor volta coperte di rato bianco, un fazzoletto un grembiale bianco, e poi lana d'oro, dei coralli gingilli 51 « di tulio fio- , spille, anelli ed colaltri In Palermo veste anche di bianco con un velo sulla testa, trattenuto landa di zagara porta indosso : quasi ; tutti gli spilloni in testa, i da una ghir ori che ha migliori suoi orecchini, anelli a tutt'andare e l'anello dello sposalizio, ella suol no che in Mazzara, mettere e far in dito allo sposo. finita la cerimonia, portare per qualche giorQuest'anello in Assoro, per un'antica abitudine baronale, è dato sempre da un giovanotto di elevata famiglia; in Mazzara, Alimena, viene esibito in chiesa un amico o parente che col nome ePaneddu diventerà la compare 90 — da di cumpari dello sposo e avrà preferenza nel battesimo del primo — Menu, figlio. Come Yalledolmo in 1' abito nuziale serva per abito funebre della donna indossò da sposa perchè benedetto, nuziale, forse a molti Lo così anticamente , sposo indossa anche un cappello a larghe più anello conservava migliori abiti i : una giacchetta, e qua un soprabito (faccfùna) e in lo - lui tese, che 1' 52 soprannaturali uffici si con- si anelli quanto basta. Vi sono paesi nale e 1' entrata Mezzojuso la sposa non in segno nei quali è anche tradiziochiesa. In Piana de' Greci in lo sposo entrando si scopriva il in chiesa capo, ma con restava con un berretto lungo, d' autorità, che pareva giusto un berretto frigio, che co- minciava già a spiegare, come nuovo capo di famiglia 53 . mo, innestata Un'antica tradizione di Palerin una novella in cornimi creduti dal civili, la sposa entra per tedrale, sapere che popolo palermitano poco sposa entri o entrasse in chiesa a ca- vallo, tutta ritta e la fa , adornata la 5t - In Salaparuta porta minore della cat- ed esce dalla maggiore; ed è rituale — 91 — che debba passare ché di sotto al il matrimonio in regola. trove che all'uscire di chiesa a casa per altra via, e sic- campanaru, vale non miti aviti passata di hi aver fatto campanile; non la Usasi al- comitiva torni già per quella che fece all'andare. La cerimonia nuziale della chiesa latina è nota abbastanza • ; men nota è invece quella chiesa greca nelle colonie albanesi di '«-Ila Sicilia. sacerdote domandato e avuto Il de' due sposi e fatte due nelle loro dita dell'uomo come che appartiene zione. Indi il alcune preghiere, alterna anelli: l'uno d'oro, alla pone donna, d' inferior fa si menzione due in alcuni una canzone il senso d' che cantava quando la sposa, dopo , è condi- sulla testa degli sposi aventi ancora lizio che più nobile, e l'altro d'argento, corone, delle quali versi consenso lo sposa- dalla chiesa veniva condotta alla casa dello sposo, e porta di casa. si Il cominciava ad intonare nella sacerdote stesso alterna corone coi paraninfi, che servono per - 9- - le testi- moni e vi , palmati in sovrappone un velo bianco. Imed eseguite gli sposi, un bicchiere fonde del vino; scotto, e di cristallo vi o di vetro in- s' s'insuppa del pane, o del dà a mangiare si altre cerimonie, per tre agli sposi volte dal sacerdote che ha loro conferito sacramento dopo cantato e ; salutare, ed invocherò con furia a terra pezzi tutto 56 Indi - si il prenderò del Signore quel bicchiere , si che in tre giri si a' due inni diretti santi martiri... usavasi infine il , A uno butta ma cori in altro al l'accompagnamento profeta Isaia, l'altro parte di coteste cerimonie secondo prescrive bacio, ch'eseguivasi così: Il la rubrica, sacerdote ba- ciava solamente lo sposo, e questo tutti uomini, e sa la 57 gli sposa; questa tutte le donne. Si che questa cerimonia latina in fanno attorno attorno guidati dal sacerdote, con di ? convien ad una sacra pompa; e propriamente non consiste che il il calice °5 che va una certa danza, fa decoro che il nome bi- fu pure della chiesa - Uscendo di chiesa, in Palermo, mutano le comitive e con gli accompagnamenti. La sposa va lo sposo, e di fronte le madri; indi ven- gono tutti gli altri del corteo. Allora una scarrozzata per fare la città, e mentre in Palermo pochi gettano per istrada in segno non quasi ne se fa vicinato degli sposi. gettano parenti; a' Se pure danno dopo si , confetti i Palermo di La jittata a meno. ha luogo particolarmente fetti ed sobborghi di gioia, nei di cun- li nella via e al i ed è così sacro non confetti nozze le va a si amici agli che vo- l'uso, lendo dimandare a uno quando sposerà, si dice E : quannu uni : Fuori Palermo, cuiìfctti: gettino accussì a' sostituiti ragazzi, sia i che si li i congiunti e sii che si confetti sia regalino, gli gli manciamu co' ceci soli o mischiati a D' altro lato si vengono mandorle. amici , pas- al saggio degli sposi gettano loro addosso non solo confetti ma anche tengono per segno zara getta un si zojuso , scàccia di pugno e frumento, che abbondanza. In Mazdi frumento; Contessa, Palazzo Adriano in Mez- e Piana de' Greci frumento, legumi, briccioli di pane; — 94 — Assoro, frumento e in nel rina Modicano (i mento scaccili ; e dolci monete) più agiati noci e frumento sale; miele e di in Terrasini; fa- e fru- getta anche la suocera alla nuora Bor- gettana, affacciandosi dalla casa che accoglierà questa: uso da tiere del mezzo secolo perduto nel quar- Borgo Palermo. in Un canto popo- accenna a lare camporealese, forse letterario, quest'uso anche in quel di Camporeale: E quannu di la Ln populu nni jetta lu frumenti* In Milazzo non rimonia ma Crèsia turnamu, si tratta d'una semplice ce- d'un vero spettacolo; perchè l'uscire di chiesa, lo improvvisamente sposo e colti la tando il al- sposa vengono da una grandine furiosa di confetti scaricata dagli intimi dalla quale oS - mal cercano amici loro ; essi di salvarsi affret- passo o tentando di fuggire racusani gettano sale e farro : il sale, 59 - I Si- per una bizzarra mistificazione del Sedes sapicntiac delle litanie lauretane, farro di è simbolo abbondanza. notare che gli antichi - È di sapienza cosa superflua 60 5 il il far Romani per augurare 95 ~ fecondità alla novella sposa le portavano in- nanzi farro e grano; e che l'uso di gettar noci, ceci abbrustoliti, fave, gentilito meno coi confetti , mandorle ed sia altro, in- niente più , niente quello delle nuces juglandes, le quali lo sposo distribuiva non razione di a' ragazzi come tacita dichia- esser più ragazzo che potesse giocar con loro alle noci. Virgilio, e più Catullo col suo intercalare (pueris) nuces da, ce ne fanno testimonianza. In Avola, una delle vi- cine più confidenti esce incontro alla sposa col grembiale le getta in colmo faccia figgi màsculil e di foglie esclamando ne sparge anche d'arancio che : Cuntintizza la soglia per cui deve quella entrare. Qualche volta questa rimonia di si aggiunge all'altra romper due uova e ce- tanto significativa di gallina a' piedi dello sposo. Nella Contea di Modica pria che gli sposi entrino in casa, spargesi del vino sul1' uscio , rompendone il recipiente proverbio locale: Resti, boni casa fannu chio, e i tu tuoniti, cioè si , donde il festi. Entrati in dispongono a cer- parenti per primissima cosa presen- 96 - tano un cucchiaio agli sposi se ne lecca la Indi si metà ed miele marito il : e dà l'altra alla moglie. distribuiscono agli astanti di // ai vicini, spinnaggi o spinnagghi principalmente la calia e la cubbàita, inaffiate da larghe bibite di vino Indeclinabile usanza di Avola 01 - è quella di dare a ciascuna delle convitate una cucchia- mandorle spogliate iata d'a/n/ni/afa, cia, torrefatte anche dalle in della buc62 ed impastate col miele Marineo, Prizzi ed altrove amiche alla Così - offre si sposa una cucchiaiata di miele con sòpravi pochi sorsi d'acqua; in Mazzara a tutti gl'invitati indistintamente una cucchiaiata di zucchero per ciascuno. In Piana de' Greci e nelle altre colonie siculo-albanesi la suocera stava aspettando sulla porta la ra per porgerle un cucchiaio di miele: uso va perdendosi quasi del tutto come , nuo- che quasi del tutto è perduta una canzonetta albanese, tutta semplicità e grazia, la quale accompagna- va questo momento nuziale, e incominciava: « Ben ci venga chi Che ne viene ci viene. la signorina sposa — 97 — 6o - » xiii La casa degli sposi è per antica usanza non ismessa ancora come fiori in molti luoghi, quella degli sposi lo stornello siciliano duri La latini; ornata di e di qui : di rosa; zita quannu torna di la chiesa Trova parata di duri la casa 61 - Ritenendosi poi cattivo augurio scelli , sovrapposti l'uno all'altro a due modo fu- di cro- o le suppellettili poste a rovescio, prima ce, dell'arrivo degli sposi, spazzasi diligentemente la casa, e mettesi tutto in assetto (Mazzara). 11 in contrarre matrimonio prò verba de praescnti faciem Ecclcsiac la vesta di hi traenti si dice monio ad si nguaggiàrisi (e di qui 'nguaggiu sopra cennata); non sono ancora sogna che ' spusi: e sobbarchino altra ma i con- per spusàrisi bi- infra l'anno del matri- cerimonia ecclesiastica, che con- siste nell'andar a udir messa amendue inginoc- chiandosi innanzi l'altare e tenendo tanto l'uno quanto l'altra accesa cera per ricevere sponsa G5 - la in mano una candela benedizione prò sponso Codesta candela - ys - è offerta per di et la ce- rimonia della chiesa, e contraccambiata con altra offerta in denaro, dallo sposo. Gli antichi legati a ragazze nubili non poteano nò pos- sono percepirsi senza questa seconda cerimonia; e la sposa allora entra in possesso suo legato quando esibisce tori la fede di agli del amministra- 'nguaggiata e spusata , del suo parroco. Bisogna ritenere che non sempre né in tutte le diocesi siciliane molto sia stati si teneri di questa cerimonia, perchè già fin dal secolo passato la veggiamo raccomandata parrochi della diocesi di Catania romano approvato da V Paolo 6G - Il ai Rituale (ai 17 giu- gno 1614) prescrive che parochus non benedica f nuptìas viduac nxorem. « , etiamsi ejus vir Eppure io, nitmquam duxerit osserva un parroco pa- lermitano del secolo passato, nelli miei libri parrocchiali di S. Ippolito, nell'anni 1638 e 1639 trovo tante benedizioni leggo glie la era seguente nota di vedove, e poi Dirti conjuges : Domenica Robino vedova) (la ex more kujus dioccesis missae sacrificio iiiterfuerunt capp. sacrarti, caerimonias — 99 et - mo- et ego praeces adbibui, quac prò vìduis adhibeti Quali sieno state queste cerimonie per vi... li vedovi, io affatto le ignoro. doppo E sp usa- seleni ut vulgo dicitar Tutto ciò 24 anni 67 legge proibitiva del Rituale la giacché trimonio ragionamento è caduto il ecclesiastico ma- sul parroco che lo e sul celebra, importerà sapere » - — cosa di cui trovo notizia solo nelle Lettere critiche del Burgio di Trapani, — che fino al secolo passato in alcuni luoghi di Sicilia solea regalarsi una al parroco dopo st'uso 1 benedizione nuziale. Que- la dev'essere molto antico, perchè vescovo la. vivanda di Parigi , che successe a 196, nel proibire a tutti somma pellani d'esigere nedizione , per sia 1' i Odone Maurizio sacerdoti e cap- alcuna, sia per la be- attestato della pubblica- zione del bando, permettea solamente questi piccoli regali celebrato : piat percula sua consuetum sto co' le est et G8 - Il autem matrimonio exigat si ncccssc fuerit Burgio ricorda suoi stessi occhi « di , reci- sicut aver vi- nel giorno in cui nozze d'un ricco borghese furono celebrate, regalare al Parroco una pietanza chiamata^- vivanda scuso colla carne del porco, saraceni lasciata Noi siamo conosce se non in altro suoi; i in Sicilia dai 69 -» mezzo a un popolino che galateo fuori del suo, usi altri dobbiamo entrare e noi non nella casetta degli sposi a prender parte alla festa spensierata e semplice della sera d'occhio tutto quel che argomento già per di fa e si trastullo a' si bensì per offerir documenti dice polo scoprono gli non , curiosi a coloro costumanze e pratiche nelle strane tenendo , di i quali un po- avanzi del passato. Anzitutto meritano particolar menzione cuni usi di questo momento ristretti nella sola città di Tornati ponenti il gli si nuziale, al- che sono Trapani. di chiesa sposi corteo ma essi e i com- recano a casa della sposa, ov'è apparecchiata una bevanda con latte di A pranzo, lo sposo alla casa paterna, per mandorle e ciambellette. lascia la indi , a sposa e torna mezzo continuare e sposa. In il pranzo finire , riuscire e andar a esso pranzo in casa della compagnia della quale sta fino a mezzanotte e , vengono a dello sposo in casa della si hanno stino poco dopo di essa parenti condurli rilevarli e a suocera dove rimangono, e dove istesso trattamento e l' i , 1' istesso fe- e ricevuto in casa de' parenti della fatto sposa. L'ora in cui lo sposo deve andare dalla sposa e questa da polosità che il festa son si chiama avendo costui Fistimi di hi ed cagione di gravi alterchi , contraenti. fra' tutti scelti osserva con tale scru- ritardo più breve sarebbe, è stato tante volte e di dissidi lui si primo giorno Il Fistimi di la zita madre dalla e sposo. non secondo il ; son gl'invitati cere della famiglia dello gì' invitati della sposa, facoltà d' invitare zitti, e , di tutti Ma la , a pia- parte più importante di questi usi trapanesi è quella in cui si vede la zita di hi macadam ,0 , la sposa cioè elegantemente vestita, seduta sotto uno specchio a ricevere lazioni de' parenti. lei son collocate pe' parenti ma secondo gli A un auguri e le congratua destra e numero certo e consanguinei sinistra di ; « e di non a sedie caso, prescrivono certe leggi tradizio- nali che ninno penserebbe giunti dello sposo il a' con- lato più nobile; e dove di violare; taluno per impedimenti di salute manchi alla festa , che ogni costo, vuoto T1 amica, o vi — una « manda ad occupare da persona si posa si granata o , è —e rimangono sedere il uomini gli la in seggiola. alle sole quel mezzo ->> Tutto quest'uso, e particolarmente che prende luogo la la proverbiale di paragone: Pari ma e a darli , che dice a si adornata, la quale stia impettita e senza versi niente. posa ragazza in quelle ore, ha dato alla frase la zita di hi usuale ogni età e condizione di ~2 piedi in meno che che di passata conceduto cerchio; e questo è capovolge si Avvertiamo qui donne mancherebbe a si luogo di sua spettanza rimane il o • non per altro E è vi pulito che dice: La un altro donna muo- proverbio poco zita parata, nun man- preparano gran quan- cia né.... Pel trattamento tità maccheroni gia a si , e pesci fritti, bocca piena, cioncando in e se e ne man- ricioncando fino alla sazietà ed è all'altro, t'altro per T3 sono allato l'uno supporre che avran facile la testa In Borgetto Gli sposi - che i pesci e tut- maccheroni. i serve di fave e ceci brustoliti si non solo presenti ma anche i quali nel banchetto nuziale suole anche man- i dare un piatto per uno a stufati!, 71 ; accudisce chi intende maccarmna di zi/it e a questa gentilezza cucina. In Assoro alla dolce obbligato dello spbinagghiu, è, vatedda di miele e farina, e Nel banchetto, dove sogliono entrare bili di pasta di uso anche in Modica fino a un secolo addietro vi si vicini assenti, ai , allo maccheroni, che scaccia e biscotti. spesso codesti cibi comincia con si in la ca- Milazzo si gì' inevita- versano so- pra una tovaglia spargendovisi sopra del cacio grattugiato glio e più. , e mangiandone A' maccheroni si fa ordinario salsiccia o carne arrosto o pietanze sono ; men che anzi pregevoli e si tengono Nel banchetto nuziale può me- chi seguire di 75 ; altri cibi saporite in non dispregio de' contadini della tea di Modica, sopra la vi :f> - Con- mensa imbandita vien 104 — r posto un piatto destinato a raccogliere commensali nativi dei nete, chi oro, costui alla dànn meno Al convito segue ~' nemente che , ballo, detto più il Favarotta in suona si cosiddetto il batte e comu- tiene a- si Meli direbbe chimi sonagli. Tra' vanno per la tammureddu il di cirimitli, 1' orchestra , sonatori tre che pagati quanto è stato pattuito suonano tutta se è di sera o tutto giorno. Il loro repertorio popolare è la tarantella seli ni , ( in Cefalù 'ngrisina la dopo pranzo il , la la puliausa), salariata il che tra coloro due o maggiore, canna, che , si timpano con il non contadini, o formano di violino frìscalettu, flauto di ripicchia i vivaci ". otto giorni delle nozze. Tra' contadini gli e sonu H meno vengono meno più o salsi, una anello, quell'altro dei primi. Sul finir del banchetto brindisi più o do- sposa: chi dà mo- nò chi vien dopo vuol essere da piastra, i , hi la sera se di la /asola, hi tara- chiovu, la capona, hi tra si e nesci ecc. Nella Contea di ''chiodo) ~r « al Modica suono dei 105 balla si violini , il ciovu o della cor- namusa, o della chitarra battente non c'è altra orchestra, pazienza pia di tamburelli prende in mano riverenza alla e Apre presto a trovarli. fa zita, la dà a ballare si il ballo quale si maschio ripone a sedere, e si della comitiva; e così 79 nativa di scelta da maschio a femmina di loro che gusto , alter- -» In generale, nelle grandi città v'è nessuno al- altro femmina a maschio con graziosa e da tati un e sceglie a ballerino la stanza, fa un giro lora la femmina, ballando da sola, fa per che zito, alza briosamente di tutta lena. Il un'altra riverenza, e il si una profonda berretto, e fa il una cop- ! uno scaccia-pensieri e , e quando , lo chiami salvo che ; i il non ballo sonatori fanno non vengano invi- a mutarlo o a seguirlo da uno della co- mitiva a cui torni pezzo. Il monotono o gradito il tal ballo è senz'ordine né regola; pure v'è del regolare nella sua esecuzione, soprattutto nella mimica che l'accompagna. Le don- ne particolarmente — or girano e si — osserva volgono il prof. Castelli le spalle, or si lOt) danno la mano, or poggiano s' intrecciano le braccia, or ap- mani le a' fianchi, or cambiano posto, or alzano con le dita l'estremità del grembiale; quando alcuno una riverenza ad uno dei dan- ballo, si alza, fa zatori e che è vuol entrare in degli astanti comincia senz'altro a ballare; quello sostituito, se ne va a sedere. Alla ballano tutti insieme senz' ordine. fine sposi Gli ballano la lor parte; e son da vedere in que- momento sto prezioso per mentri ab- essi: Ziti ballami, e morti mentri cl\iancinu. con cui la sposa balli è lo sposo; mette che essa ad alcuno si balli rifiuti rebbe scortesia, ed lei, ella, e goderne. ma anche con perchè ; volte, perchè e E un la sposa l'aire la altri suono le si fa par- per vuol profittarne prigari zita pr' abballari, mancu orvu sposa non se lo pri can- fa dire due cieco imiterebbe quello di Milano. il altro proverbio ci ricorda non senza che festa,. dice un proverbio, e tari il primo quale per- il non solo perchè regina della Nun Il si fa pregare perchè c'è verso di farla 107 — che talvolta balli, sedere : e preso Prigamu Ora la zita eh' abballassi-, prigamu chi la so stancassi - Argomento molto dilettevole nella storia del popolo siciliano sarebbe questo della danza dopo banchetto nuziale il varietà lustrarsi in tutte le moderni. Buonfiglio Il di cento. ballo al 11 « suono il ne' primi del usi competente è essendosi lasciato la sei- but- il bassa mano, quan- contadini nostri hoggi arricchiti per i grosso guadagno dell'arbitrio della seta, an- pompe corché usino grado loro, oltre la convenienza del non s'hanno levati dell'antico tratto del ballare in frotta et in cerchio della lira e sonatori , de' flauti mano cogliere con essere et eglino ballare essendo oltra la antichi e storico messinese, ci , tamburo per il usi egli scrivea, dell' arpa, tafuoco et tunque questi , di il- lodata opera sopra Messina lasciava nella sua un ricordo se esso potesse modo alle lor la con al suono cantati il da fazzoletto, gelosi di lasciar toccare donne ; così parimente con sfrena, così detta la mancia , da parenti e da convitati in copia grande, e que- — ioS — sto doppo che fa si sposo lor tre volte lo ha dato da mangiare-, perchè s'empiono di stidioni di carne cotto nel in volta, che ha latte , città. drone andando sempre , Quivi, danza minaccia la come 8I quella di sposo ha un pa- che altro .» l'esistenza della scrittore altrove, lo un signore o i boccale il delle belle questioni fatto , caldaie del riso le per dirla con uno presta buito con quale talvolta da riscaldato tanto, il In Milazzo sposa , sia al , quale quale ne è suoi servigi e dal retri- con non sempre larga mercede. Nel ballo la sposa sa che se « il padrone o signore della città ballino insieme con faranno correre in mano la moneta se ogni altro della sua condizione, sterà vuota. Tutta così delle forni i membra sempre in , bianca, e non le re- le ore dansare con la no- : che il mondo , è pure un vanto risuonerà S2 - » In Bar- cellona qualunque giovinotto della festa ballare con la le raccoglie la forza si vella sposa in quella sera il lei, e le volgon le ore e ciarle onde troppo altro può sposa, e finito la parte sua, le — 109 — lascia cadere in una specie pende gia di saccoccia che le un vezzo a fog- di collo chi dal anello, chi cerchietti, chi crocette, chi al- tro ninnolo d'oro o d'argento. Per quanto ricco sia il canzoniere del po- polo, esso è povero di canti veramente ziali. Fra tante migliaia che ne son in luce, nu- venuti questo di Cianciana e Casteltermini perchè proprio della sera delle è caratteristico, nozze: a cantari stasira a Vinili sti Oh ch'alligrizza, chi giubbilitati! La seggia di hi 'vip e ri u Quannu affaccia hi siti, finiti, Verbu vi Vivati. Cci uni si/n/iu facciuzzi sapuriti Cu arraccamati; vesti d'orti e tutti Chista canzuna e cantata a Bongiornu, jorna longhi e sant'itati! Guest' altro di Borgetto è un sposi dopo E tornati di Chiesa cu saluti a li Firma la 8 saluto : zituzzi novi! Chi bella nguaggiamentu ' ziti: li i furtunatu! menti, distanti lu cori, agli E arriva a hi jornu biatu. si cci strammuttcri J'urrissi E hi ligutu comuni Cent'anni cantina Il seguente è già pubblicati E cu palori, li min boriaccurdatu, sg Viva l'anturi s5 8 hi filici statuì e di novi; Palermo , ' variante d' altri : saluti a sti ziti ccillenti ! Chi bc ddu matrimonili galanti! Lu E zitu pari un la zita Quanti/ Li ti risbliiinenti, 'na greca di Livanti. cci nnhannu stiddi di hi Ora Ca siili echi maritasti e si' sfatti vannu avanti. cu utenti l'ora si 'ngastau cu hi Col ballo ' : domanti. canto di 88 qualcuno si alterna Il canto prediletto è quello delle ? de convitati. 'vipidimentil arie e delle canzoni 89 - il Un proverbio dice: Né nozzi senza cantu, né morti senza chiantu, ed un altro. nozzi senza Unni rìdi. cc'è Né mortu senza ridiri mortu , e perciò cicalici, chianciri, il né consiglio : unni cc'è zitaggìu Canto ballo e , suono alternano e pro- si traggono per lunghe ore, finché stanchi e finiti convitati spinte o sponte i a lasciare La partenza minente; gli per sposi si che già han sposi, gli , muovono preparano sonno. coniugale è im- casa la ri- a braccetto; amici e parenti tengono lor dietro facendo corteo. L'uscio è aperto; e saltarne la soglia. preparato gli Una stita e canza : gli 11 amici sposi vi entrano senza lectas genialis si di la lei, man- letto dalla suocera. In cognata maggiore della sposa e guai a chi prassi è attenti di trasgre- si Io stesso son testimonio di una grave dirla. rissa e venga sve- entra in diritto di pronuba. Questa inalterabile, beli' accomiatano. prassi vuole che la sposa messa a è avvenuta in una casa poco discosto dalla mia, sol perchè alla sposo si maggiore dello sorella volea contendere il diritto o il pri- vilegio di svestire e mettere a letto la sposa. L 'Amico : del Popolo di Palermo in dialoghi siciliani racconta di un accaduto in Palermo, il quale uno dei suoi fatto simile finì con ferite e con la cattura sposi degli Lasciamo dunque che vicini, accorsi sul luogo. pronuba compia la parenti e de' e poiché l'ufficio suo; sposa è rimasta sola col suo nuovo compa- gno, confusa, piena di orrore, trepidante ce la la rivela a zita il la motto proverbiale prima sira col non abbia coppia, che nello e 90 seguente canto bocca in , e per del lucere facem Leggiamo - che , calzari che una semplice sia pei siciliani altro vaga tradizione i romano noi che l'antico uso non letto il Ristari conni una futura disgrazia evitato gittar sotto come tiriamo un velo, e , rallegriamoci per la bella svestirsi : la piuttosto allo il sposo e d'un ardore e d'una potenza straordinaria: Non mi mai cridcnnii simili effetto, Ifaviri 'mmanu mei sta gran tisoru; Li me' v razza L'occhi e Quannu li foro dd'amatu la misi 'ntra Si spaccali cataletto., gigghia dui torci tifoni. E cci scoprivi Quannu ti l' li minnuzzi d'oro, arma, rompili sto petto si cci '/itisi diri — lettu, 113 : — mairi, moro ! ~~~ E in che sì bocca egli nell'andare a letto alla sposa un bel confetto! (Mazzara). un poco anche troppo Gli scherzi, degli amici per non mancano; perdere far Quando non le ha messo si la e salati, più comuni sono i pazienza poveri sposi. a' mezzo è riuscito a ficcare in lenzuola qualche cosa che disturbi quando non nella notte, tutto il bruciato qualche s'è razzo, salterello o petardo dietro l'uscio (uso quando uno o impreteribile tutti e due gli sposi siano vecchi, o l'un de' due passi a se- conde nozze); la si ha cattivo gusto di andare il dimane appena giorno sare, a tempestare, a porta: uso La prima 91 J in quelli visita le quali figliuoli cione agli vanno a tra esse la fretta a recare al figliuola schiamazzare dietro non tanto comune quanto brutto madri, brigata a bus- in che il madre è quella cu saluti ! delle loro a' della sposa si af- genero a preferenza che una buona scodella perchè paesi i conservano. lo sposi fare in tutti di brodo egli si rafforzi e riscaldi. preferisce la gallina °2 - nr= la alla di pic- V'è chi Altro madre ufficio e ben più grave incombe madre della sposa di fronte alla sposo e gli sposi, ma in accinge a questo ella rifare non ha dimento se non quello bella posta preparati letto nuziale: il altro segreto inten- di trovare ne' i ginità della figliuola. Allora piacimento la panni a segni recenti di una che conferma ancora una volta lotta dello più strette. Essa, levatisi alle parenti si alla la ver- con un certo com- madre o con sussiego o con quei istudiata indifferenza sciorina panni in presenza delle comari così che quei segni non isfuggano alla loro avida curiosità, e alla sua ragazza ne venga lode, e cresca riputazione. Nella contea di Modica gio. La dimane si faceva anche peg- delle nozze, si stra la camicia della sposa, e A i mettea perchè vicini potessero scorgervi i nelle La me cammisa loro zuffe le mo- parenti segni suddetti. questo fatto pare che alluda polare i in la frase po- 'un arrìstau bbianca, che donne si rimandano per vantare l'onor loro. (Guastella). I cu saluti si succedono più — 115 — tardi da parte vanno a degli amici di casa che ed è Uvetta, facile fan piacere e lo sfatto e vergognosetta chi, supporre che se allo sposo rendono sempre più soddi- contento di sé, sicuro del fatto suo, sposa fan alla fare la ben salire fa rossori i schermo delle sul viso. Ella palme agli oc- imbarazzata e quasi dolente di aver per- duto una notte un in fiore gelosamente cu- stodito per iS, 20 anni! V hanno già livati di delle case nelle quali gli sposi ricevono una buona tazza di ziti, mangiano cioccolatta. In Salaparuta ste, salsiccia. banchetti ; V'ha ma caffè, co- chi fa de' conviti di essi e dei è toccato innanzi. I s' doni che l'antica sposa latina ricevea da parenti e da amici, riceve la siciliana dove dopo consumato coli dove prima, matrimonio, in pic- il oggetti d'oro, in fazzoletti di seta e in altro. È notevole che il regalo del compare di anello si ricambia tosto con un fazzoletto. La in casa otto giorni sposa sta ricevendo visite di parenti e d'amici che presero o no parte quali giorni alla festa. Passati — 116 i — , ella esce solennemente la prima volta per recarsi in chiesa a udir messa, che per lo più è cantata. Il bianco, che in alcuni paesi è co- il lore dell'abito nuziale, è per altri quello veste sposa la va restituendo in la che questo giorno d'uscita. Indi le visite a' convitati, a' parenti, agli amici. li Ragione di curiosità veda, sposi attirano al loro passaggio cu- riosi gli per chi d'ogni genere; e a questi è rivolto proverbio v'affuddaii pri vidiri Ca un jormi e l'altro il noto : Nun men noto Ziti, fìti e Lu strati strati ziti, li viditij di Marsala: morti Signuri fora li L'ultimo atto di questo è conosca o li un viaggio che il porta. dramma marito deve della vita, far fare alla moglie. Nei contratti matrimoniali v'è un articolo per cui lo sposo si obbliga a condurre entro l'anno la sposa a qualche grande spet- tacolo pubblico, ovvero ad una paese più o meno vicino. 117 Dove tal festa d'un contratti non si basta l'uso facciano, secondo trattit. E chiaro , il detto popolare poi sono vi il di di tu cun- è cchiìt Greci lo sposo accompagnare Rosalia S. che, non può cadere nessun quali e su' , la parola, proverbi che cantan i dubbio. In Piana de' bliga ad basta , sposa la 4 settembre si ob- viaggio di al Santuario so- al pra Monte Pellegrino; ed è spettacolo forse unico nel suo genere in Palermo il giungere continuato di queste coppie nuove e vecchie avviantisi alle falde del Pellegrino, durante la notte dal 4 settembre, 3 al quali ritornano le poi con un ventaglio avente S. Rosalia SS. Cosma tato sul da un monte lato, e dall'altro 93 e si che o servono a cacciar son fatte attaccano le mosche quella dei al agli la V in capezzale, ammalati. lo moglie al giorni 14-16 luglio: e questo è un viaggio costoso, perchè di Carlo riscat- Conca d'oro obbligare a condurre festino di S. Rosalia ne' di benedire: ven- si In molti de' comuni della si fa immagine Damiano, che esse han e tagli miracolosi, sposo la la statua Piazza Bologni (Palermo), dice — 118 — : Lo sposo 91 Palermu, un saccu tantul - notigiano usava comunemente e forse usa tuttavia qual- che volta S. di Venera cina, menare sposa la Avola della vicina - La sposa eri- per antica consuetudine, dev'essere nella prima uscita condotta a diporto quanto più lontano condurrà al marito che vale Il , la Santuario di S. Vito lo Capo o al Festino della da fuori Erice; tanto meglio per la re- , putazione del marito. rito di festa alla 95 nulla, la Madonna di condurrà alla puccini o alla contrada di Trapani ; il ma- Chiesa dei Cap- li Ficàrì poco di- scòsto dal comune, sul monte Erice stesso. Ecco quattro proverbi ericini sul proposito: La bedda maritata, La prima vota a Nunziata. la Cu' navi lu beddu maritu, La prima vota a Santu Cu' navi lu maritu La prima vota a li Vitu. vili, Cappuccini. Cu' navi lu maritu minchiali, La prima vota a E notisi che il i° li Ficàri. proverbio, popolare 119 in Favarotta ed altri chiama Nunziata alla dalla quale il comuni, il è così antico Festino che riunitisi un giorno in Trapani alla Madonna. tradizionale in Contessa questo: congiunti de' novelli sposi, in i di primavera andassero a diporto campagna, e quivi intrecciassero de' prendendosi per cuore. La sera, le mani ritornando no due ghirlande agli sposi , santuario era consacrato, mentre da più secoli esso è consacrato Fu anche di che di fiori, e danzando alle balli, di tutto case loro, tessea- e posandole sul auguravan loro ogni bene e capo felicità. NOTE il H 1 La 2 De 3 Ne città era allora divisa in cinque rioni. VlO, Privilegia urbis Panormi^ pag. 30S, lasciava ricordo Parroco ALESSI 44 4 , ultimi Comunale che ne popolari del circondario scrive di di Modica Modica, 1876; L'Amico del popolo n. n. n. 113; , 75, Ms. n. , di pag. ne' Canti LXXXVI e seg. Palermo, an. XVIII, Giornale di Sicilia di Palermo, an. il 228; e le mie Fiabe, Novelle XVI, 1877 Racconti popolari e Qq. Palermo. Guastella il secolo del passato Notizie della Sicilia della Biblioteca Vedi quel negli n. 2. siciliani, CCLVII. 5 La cosa è vera verissima lustre amico, Ser. dall' avv. 6 Vedi D. il , e fu raccontata al mio Amabile Guastella (da cui B., nipote di colui ch'era stato Corriere Giudiziario 1877. il il- ho saputa) fidanzato. (Assise ordinarie lermo) del 6 aprile 1877 nel Giornale di n. 84, io aprile 1' di Pa- Sicilia, an. XV, La « gente di mare forma una specie di tribù, che nella gente di terra non vede che una tribù diversa, di cui teme, con cui non ama di essere rapporto in , e che in tutte le opportunità vorrebbe schivare. I pescatori contraggono tra essi loro matrimoni. » i 7 Lassatili jìri a ssi terrazzani , ca tinti su' ! dicono Kalsitani; di terra il , sempre furon Sicilia 8 sto 9 : , d" Alessi nel p. Accasa tra lu figghiu e qualche città della de' pescatori esempio : si mostrò la rivoluzione di 1647. LXV. matrimonio andare cotesta gente pescatori della Kalsa non i quella barufferà e riottosa ppe U. Ma Quando Palermo così. GuASTELLA, dano dire: « Lasciatela cattiva. » aveano maestranze più volte i che vuol che è i —Tra' persone cu li vari proverbi che raccoman- di pari condizione, v'è so' eguali, Del canto anche per forma —E di tia que- nun dirrà mali. di notturni è fatto cenno nel mio Studio critico sui canti popolari siciliani, §111, che precede il 1 ° volume della Biblioteca delle Tradìz. pop. sic. Aggiungasi quest' altra notizia che è nella Storia com- parata degli usi nuziali di fa tanti passi quanti sono A. i De GuBERNATIs: versi ch'egli canta verso, egli fa l'ultimo passo, che si « ; L'amante all' ultimo trova sotto la finestra della innamorata.» Questo in Mineo. 10 S. come Roma Pilumno e Pi- cumno, quello che presiede agli auspici per le nozze. Le Antonino è, nell'antica ragazze siciliane digiunano a — lui 124 — come le toscane digiu- a S. Caterina; e fanno questa preghiera: nano o digiunavano S. Antuninu, Mittitulu 'n caminu; S. Giuvanni, Scriviti (Vedi i hanni ecc. li mici Cauti pop. sic n. 794). In Mazzara son di più facile contentatura Maria S. clic mandi pregano e in chiesa , loro uno sposo S. Agnese e : Sani Agrusa^ Unti di chisti di sta chiesa; Santa Maria-, Unti di Castelli, E 11 nozze op. Tania. tini ch'isti cit., pag. 49. noto che le ragazze tirano l'oroscopo per le loro il 24 giugno, giorno due Lettere di Vedi Giovarmi. S. mie le sugli Usi popol. sia'/, nella festa di S. G. Battista. Palermo 1S71 e 1873. 12 Un proverbio dice che cinato fa maritare : Lìi il patri padre dà la dote, e t'addotta , e lu il vicinanzu viti marita. 13 I paraninfi si trovan sempre malgrado che piovon loro addosso quando il le maledizioni matrimonio riesce male: Pocu onuri nn'acquista Cui cu matrimònii si 14 to, AVOLIO, Canti pop. di 1875. — mmisca Noto 125 , pag. 338 e seg. No- 15 Lo 16 « stesso Canto Quando un n. 338. villano sentiva monio, avea rossore di annunziarlo rea a un sottinteso: non versava mercede settimanale.» Cosi ai parenti mano in Guastella il quale per lettera mi fa sapere epiesto: « dicano di classe agricola, Di gustar Con sta quale sente il ma , ricor- madre alla ne' suoi Canti, Il il giovanetto la il mo- prurito carne di donna licenza delia Chiesa^ parecchio tempo ingrognito famiglia in risponde sgarbato, trova a ridire un matri- del bruciore il su sabato sera, invece di ritirarsi in tutto. poco, parla , finalmente Poi casa, lega 1' asino a un cavicchio sporgente sul muro di sua abitazione, e passa la notte all'aperto. La madre che ha capito la pantomima l'indomani va a cercarlo in piazza, e gli susurra non chio, che mogliarlo. Il mente entra stia di figlio in si all' orec- malumore perchè ha pensato ad ammostra un poco riottoso casa, mangia poco e di mala , pur final- voglia, ma capisce.» Io poi ricordo aver udito a raccontare di non so qual paesello di andava a sedere ove Sicilia, il giovane che sur una cassa, e quivi batteva e tempestava per farsi intendere 17 volea moglie co' piedi da' genitori. Guastella, pag. LXIII 18 Da 19 Castelli, op. 20 Ecco una minuta che ultimamente faceva per una sua lettera del Guastella. cit. p. 49. — 126 figliuola com'è del Borgo un carrettiere scritta senza mutarvi sillaba G. Minuta N. i che in Palermo. La stampo : M. G. fa N. N. per la sua figlia X. N. paio trespiti di ferro, peso rotoli 50. N. 5 tavole da letto. N. 4 materazzini di lana con sue fodere , a fiamma di filo. N. 4 cuscini di lana con sue fodere. Idem. N. 4 lenzuoli I N. 8 faccie 4 , cioè 1 di tela di casa I , di musolinoiio, di matapollo, e l'altro di tela fina. di cuscini , di matapollo giornalieri. N. I N. I coltra di rigatino cioè con sua 4 guarniti alla bambina frizza (frangia) alla e , moda. cottonina con sua fodera di musolinetto ammazzet- tato alla cbinesa. Un'altra coltra per giornata, di toriuo. N. 4 cammicie, cioè due di tela, e 2 di matapollo. N. 4 gonnelle di matapollo. N. 4 I vesti, cioè, I di fior di lana, 2 di musolinetto, di seta per linguaggio. N. 1 doppio N. I guardaspalle di grispo bianco. sciallo di lana e seta. N. un'altro guardaspalle di lana N. X scialletta bianca di tibet per giornata. tulio riccamala. 127 — ed N. 2 paja d'orecchine, e 4 cintorette (anelli). di (da) tavola. N. 2 tovaglie N. 4 stujavucche {salviette). N. 2 tovaglie per facce. N. 12 fazzoletti, cioè n. 6 bianchi per facce, n. 4 per naso, e 2 di seta. N. 2 mezzi fazzoletti bianchi rie e amati N. 12 paja di calzette di cottone. N. di per collo. canterano di magone con sua balata {lastra) bianca 1 marmo. N. 2 commedini. Idem. N. 4 paesaggi con cornici di magone. N. 2 paesaggi piccoli per capezzale. Un Crocifisso, con il quadro dell'Addolorata. N. 12 sedie, cioè io grandi, e 2 piccole per custura. N. I tavola di (da) mangiare. N. 1 coppa di ramo giallo. N. 1 vacile di ramo giallo. N. I candeliere di N. I pignata di ramo. N. 1 mortarello di bronzo. N. 1 padella di ramo. N. I tegano di ramo. N. I paio di candelieri di ramo. ramo N. 4 zuzine {dozzine) giallo, a quattro mecci (moccoli). di piatta di Napuli, diversi. 7T^ N. P' piatto di i duodici. (</</) tutto l'intero stiglio di cucina, e la zita vestita Ecco la minuta una giovane di nella classe dei villani del come si legge Camice 4 « ; Grembiali 8; ; cotone Giubboni 2 , Gonnelle di ; mussolina dì 1; (ilo-calamo di calamo 1 di raso ; 6; di velluto Fazzoletti 24; Fazzolettone di lana Mantellina trovasi; dì Milazzo del Piaggia, p. 245: Calzette paja 6 di come mezzana coadizione Promontorio di Milazzo nel 1S55 nell''Illustrai, mala/ri 2 detto di 1; bianco 1; 1; , 1 ; di raso Ij di seta 1; Oggetti d'oro once 8; Danaro contante, once due; consegnabili il giorno del matrimonio, altre quattro in seguito; Tovaglie di facce 4; Salviette 6; Tovaglie di ta- vola 2; Lenzuoli di filo, paja 2; Tornaletti Coltre bianca paja fino 2; al 2; paja 2; Sopravesti di guanciale, 1; Cottonina 1; Portali, Materazzi 4; Tutto che la giovane trovisi addosso giorno del matrimonio gratis. Al Promontorio « la sposa è obbligata portare quattro materassi di lana; nella Piana 2 di lana 21 ed , altri Chi tempu vulitiì essi: due o di stoppa o chiede si di paglia. » ai genitori dello sposo; Fri nui macari dumani. 22 Sfinchmi^ focaccia. 23 Castelli, 24 Nel processo tenuto davanti op. cit. § IV. la Palermo nel settembre 1878 contro certa Marianna Pansarella , stata la Corte di Assise banda Leone rapita nel , di una territorio di Sciara a 23 ottobre 1876 da Mariano Gullo, uno dei bri- — 129 — ganti, nella seduta del 7 settembre dichiara di riconoscere tra gli accusati lei, la fu il Pansarella nega rapitore; e poiché egli gli ricorda che tempo prima, quando ella 'mingala ed egli era presente, la Marianna poi un fazzoletto rosso che assistono Palermo, an. Ili, come regalo , 'mingala alla n. 248, io sett. regalò a coloro Statuto di 1878). Nel Corriere giu- 235, confermandosi lo stesso n. gli uso di (Vedi Lo stessa. 1878 diziario del Giornale di Sicilia del 3 ottobre XVII, conoscer di fatto si dà anno la se- guente descrizione dell'uso degli sponsali da Sciara sino a S. Mauro e Castelbuono: « Il fidanzato regalo d'uso, dà l'anello alla promessa sposa non come ma come l'emblema solenne di un contratto. L'anello serve a singa.'iare (segnare), dare paese che ilicare agli amici, ai vicini, al che ha promesso, e solennemente lei di essere preso il ora e sempre la sua segno della fede , e in- promesso a Tietro, sposa fedele l'ha segno^ a il Marianna è co- preso , perchè ha solennemente in- nanzi ai congiunti, agli amici, e ai vicini della contrada. « Alla sposa singaliata di sua parte corre l'obbligo di regalare agli intimi amici del fidanzato qualche dono che valga ancora esso a ricordare non solamente la solennità ma ben lo e pure che Marianna è la fidanzata dello amico Pietro, sacra e inviolabile tanto quanto « impegno Cotesta dei contadini e dei pastori usanza. Essa ha un significato — , HO e il — non è significato l'amicizia. una strana è la fede posta sotto la salvaguardia amici intervenienti agli sponsali che ne cordo i 25 In sima a essi Palermo ricordandosi e dai cesi invece: E bambini che dopo ai chi ti crisimasti 1' ! usanza buoni pastori.» cinge loro la fronte con una fettuccia si ri- rispettare E donna del loro amico. mai violata dai buoni contadini è come portano regali d'uso s'impegnano ancor nella sposa segnata, la non opinione Gli pubblica della la cre- di seta, di- comunissima special- frase mente quando per una caduta o per un colpo qualunque portano una benda alla fronte. G ~' Guastalla, LXIV. Egli pag. stesso nota che « il Ricobaldo, storico ferrarese del secolo XIII, ricordato dal Muratori nelle Antichità italiane, con le parole seguenti fa Coniugata* : cenno di tal latis vitlis costume, tempora et genas vittabant.» 27 Da lettera del Guastella. specie di Calia, ceci ammollati; e abbrustoliti, cubbaita, torrone: nomi Sici'ia, voi. 28 Ili, p. (D'Ancona), II, Vedi Fiabe, Nov. 30 Piaggia, 31 Dolce altri 32 , di AMARI op. nome Storia de' , Musulmani di pag. 892. Venti canti pp. 29 ed sa arabi, v. Racconti pop. e cit., V. In Livorno, 1877. sic. n. sic. n. CCLXIV. pag. 245 e seg. e di fatto arabo, composto di ricotta ingredienti. Nucatula, impasto di mandorle, ecc. zucchero , miele , chiuso - ni — fichi secchi, entro pasta uva pas- e cotto in forno pan tkato, pan balestrane. : è quello di passuli fu- ti, detto in e Il CucciddtXu Natale di Toscana maritozzo. Trai- na, Vocabolario siciliano-italiano. 33 In una delle sposi non feste principali del manca poi qualche Saggio di feste pop. 34 II art. al IX esortava non Vedi altro regalo. il gli mio Palermo, 1877. parroclii i in « a istruire Eccìesiae il loro matrimonio. Studi di poesia pop. pag. 20. 3G À.LESSI, Notizie della 37 A Sicilia, n. proposito di una ragazza 3. che vada più, a marito, e susciti meraviglia, sui 16 anni o accade talvolta di Chi maravigghia cc'ìì Si fussi a Murriali , avirria tn\ quattru figghi Dei Ragusani in Vedi » sacra, pag. 270. 35 prendono novelli sposi, af- presenza de' loro congiunti, prima che in faciem sentirsi dire: i molta dimestichezza tra loro conver- CANGIAMILA, Embriologia 38 sono Parto Cesareo in data del i° giugno 1742, istiano in sando, e di stare ratifichino poco in cui Vicario Generale della Diocesi di Catania in un suo editto intorno finchè sic. paese si moglie , ! legge che « la donna che (i giovani) è loro presentata dai parenti dagli , amici; e seppellitane una, passano fra breve a caparrarne altra. » FlL. GaROLATO , Discorsi sopra l'antica e mo- derna Ragusa, pag. 102. Palermo Lao. 1S56. 39 Vedi il mio del Popolo, p. 83. scritto La Suocera Palermo, 1867. 132 e la Nuora nelle Ore "' Nel 1774 ne facea testimonianza Maria Rurgìo col pseudonimo Plutarco adduce pigliavasi moglie in nozze in aprile o in Tante Cereriano, nella V. Berna (Livorno). MI delle sue Lettere critiche. 41 di trapanese Nicolò il >('<]. XXVII. Roma non varie ragioni, per cui a maggio ; perchè preferivano giugno, sacri il primo a Venere a Giunone, presidenti ai matrimoni, e scansavano perchè ebbe ductus. Ovid. il , nome di far le dai maggiori (J/a/its e l'altro il maggio majorum nomine Fast. 427), cioè dai vecchi , che in queste faccende non sono di buon augurio, mentre, come sacro giovani, era adattatissimo cevasi alle rali il maggior ombre non si sagrifizio ai giugno; perchè nel maggio fadi purgazione ai Lemuri , cioè dei morti, e quindi quei giorni di cerimonie fe- tenevano acconci a gioie di nozze. NUCCI, Proverbi Da il lai. illustr., un Liber conjugatorum a primo Parrocchia di Ficarazzi. zo 1789 a tutto moni nei mesi il di gio, 12 in agosto. 18 17. maggio die martii rileva che in si si » A. Vax- pag. 50; Firenze 1868. 17S9 della 29 anni dal i° mar- celebrarono colà solo 20 matri- e di agosto : de' quali 8 in Bisogna notare che ne' mag- soli giorni li e 12 agosto 181 7 se ne celebrarono 4. Il sig. ficio avv. Francesco Maggiore Perni, Direttore dell'Uf- Comunale lumetto : di Statistica in Statistica della f'cssiz'i della Citta di Palermo, nel suo recente vo- Citta di Palermo. Movimenti com- Palermo nell' anno 1876 in raffronto al 1S72, 73, 74 e 75 e al precedente quinquennio (Palermo, Gaipa fratelli al minimo ma ggio, gio il cd't., 1878;, a pag. 48 scrive: « In riguardo (de' matrimoni in che oltre 1' Palermo) segnato agosto è mag- il principio dei lavori campestri, vi esercita una grande influenza un pregiudizio popolare, che in agosto e in cadere dell'està e il questi mesi sono funesti agli sposi di celebrarli; e difatti i , matrimoni contratti e il popolo rifugge popolare questa sentenza è antica e in versi: La spusa agustina u majulina, 'un si godi la curtina, cioè se ne muore al più presto glione clic ricopre il senza godersi del padi- talamo nuziale. Questo pregiudizio va gradatamente togliendosi con fa sentire la , l' istruzione; ma esso tuttavia sua influenza sul numero dei matrimoni che contraggono in questi mesi, in modo da circa la si metà de- gli altri. 4a Castellucci, Giornale sacro palermitano, pag. 77. In Palermo, per l'Isola 1680. 43 Vedi italiane, 1 ' rista A il mio pag. Firenze, Tip. dell'Associazione 6. di Palermo pubblicò bando za della si , ci fa che per città di Palermo lett. Mongitore, I. p. sapere: « popolari 1876. In quest' anno (1656) far le polizze delli dovesse pagare Bibliof. stor. e voi. // veneraci nelle tradizioni : proposito di baimi, o proclami matrimoniali, un dia- matrimoni 45 scritto , tari 7 e bandi per mezzo. Iufatto ad perchè prima si pagava si li istan- più. » di Sicilia, voi. Y. Palermo divoto di 577. — 134 — .Ifaria Vergine ecc. ie AlESSI, Notizie della Sicilia 18, scrive: « Oggi n. , dalli Vicari simili grazie per ottenere Generali non vi è più necessità di ricorrere alla protezione di Maria e delli santi; per piegare il tro tarini (L. 17 Non cuore di questi prelati bastano soltanto quate I cent. 70) di nostra moneta. » puossi tacere a questo punto la stranissima usanza degli sposi in Ficarazzi, Villabate, Bagheria, Casteldaccia, Misilmcri, i quali d'accordo o no fuggono proprio se ne a proclami gridati e alla vigilia della celebrazione eccle- degnissimo sac. Francesco Coniglio, siastica delle nozze. Il Parroco di Fic arazzi, lavora da ben dodici anni a togliere il brutto vezzo , e non vi ha potuto riuscire. Lo Statuto giornale di Palermo, a proposito d'un ratto o d'una fuga, nel suo n. 317, an. Ili (18 nov. 1878) scri-ea: silmeri per costume inveterato, la « A Mi- maggior parte de' ma- trimoni accadono in seguito a fuga degli amanti o fidan- zati. » 48 Offic.dd Irolonotaro, an. 1398. 49 In molti paesi la la casa; l'uomo tutto 50 donna porta biancheria per il mobile. Cap. 98, Reps Frederick L' Ebraismo della Sicilia^ 51 Una descrizione d' se e per lib. Giovanni Di Giovanni, I, cap. I, § XX. una sposa Milazzese nel 1851 si legge nella Illustrazione di Milazzo del Piaggia, pag. 247. 52 « Conservano, scrivea due secoli fa 1' Amia, l'anello dello sponsalizio per molte superstizioni. » Miscellanee rac- 135 A da V. Auria: ms. 2 Qq. colte 28 della Comunale di Pa- lermo. 53 Crispi, op. pag. 15 e seg. cit., 51 Fiabe, Novelle e Racconti, n. 55 Salm. 115, 56 Malagurio quando v. CXLVIII. 4. bicchiere non il 57 Crispi, op. 58 Sludi di poesia popolare* p. 20. 59 <ì. cit.. PIAGGIA, 60 l'armi popolare il 62 Da pag. 25. Venti canti pop. sic. 'nguaggiari velle e Racconti, voi. Nel cennato I, non cessino e spusarisi pag. 116, not. editto del nerale di quella Diocesi finchè i° giugno inculcava di esortare non mettere et a. XVIII. leggasi Fiabe 3; 1 No- , e IV, pag. 373. 742 il Vicario ge- parrochi zelo « af- con vivissima premura gli a' sposi a venire nella Chiesa, assistere prò sponso sapienza. Bianca del 17 marzo 1X76. cit., (D'Ancona). e bocca in LXVI. pag. lettera di G. Crispi, op. 65 Sui verbi 66 Illustrazione di Milazzo, pag. 246. ScJes sapienti a e diventi Sale GUASTELLA, 61 17-24. p. aver detto altrove, che nel latino di 01 63 rompe. si alla messa destinata sponsa e ricevere la benedizione suddetta, e cib in 67 Ai.r.ssi, 68 Conc. Odon. 63 E non cale. » Art. Vili. Notizie della Sicilia, n. 164. Paris; cap. 7, qui prosegue il Circa matrimon. Burgio dando la seguente n. 4. notizia Formasi con della culinaria sul cùscuso in discorso: « mola un vaso, ove di tanto in mano l'acqua, e strisciandovisi leggermente la minutissime coccoline ove riduce; quindi si in giro, una sur sotto fumo caldo assettandosi, al tiene, semola con- Iante Ci:rkri.\no, /.<•//., vvV.Lett. da quello della Barberia, quantità 71 - 7 ~ notala cosa è » poco diverso e di dal- e alla stessa pag. 292. cit., Macadam {> sta le 27S, e seg. XII, pag. nome cuscuso sia « uguale di il l'Amari nell'op. ~ quella, che di cuoce.» sì Che in pentola, dentro la sola carne a bollire, un'altra con ispessi sia piccoli buchi nel fondo, e che la preparata e se- tanto spruzzolandosi del- in u zilaggiu. Malato-Todaro, RatiOìifi pag. 157, 2» ediz. vi si è espressamente , Pai. 1S71. Alle nozze non invitati, come avverte vonnessiri 73 E e li viti proverbio: A mannari e 'nguaggiati, naturale cUe chi sposa esca in una generosità an- dano più I il mmitati. che non abituale per di al tanto e avaru trovatìcci saggi si lui. al : quanto; e si si fazzanu li si essendo che mandanti li e banchetti, Degli avari : sa che foddi A 137 non guar- fannu li li nozzi nozzi proposito di con- bocca Nun mancami nozzi. — in si raccomanda: A Li (o godinu). trova messo quest'altro antico proverbio min non interviene se s ad uno sposo scuieddi picchi 71 GuASTELLA, dica, pag. V antico Carnevale velia Contea dì Mo- 18. 75 Piaggia, op. 76 Un 77 GuASTELLA, cit, pag. 249. proverbio dice: Megghiu nenti chi cuccia ali nozzi. Modica, Circondàrio di Canti pop. del pag. LXVI. Un motto 78 proverbiale solito a chi cerchi ancora dirsi qualche cosa dopo d'aver ottenuto necessario o il il con- nguaggiu venevole è questo: Nitri basta, vecchia, ca ti ; e lu soni/? vo 79 GUASTELLA, Canti popolari del Circondario di Modica, pag. LXVII. E 80 una variante: Prigavanu Ora la la zita ch'abballassi, preganu chi stancassi. Messina, Città nobilissima, descritta in Vidi libri da 81 G. Bonfigeio Venezia e Costanzo, lib. 7, pag. 104 e seg. In MDCVI. Delle nozze tra persone di condizione alta così egli stesso scrive: « Le nozze usavansi riandosi però secondo in la Messina sposa e ritornarsene, è si chiamava casa, et lo la veglia. de' tempi mutazione 1 quell antiche usanze d'andar la pompose sempre sposo lo ito in più bando, Costumavasi a et , , va- perochè volte a veder questo allhora benedire i sposi in sposalitio talvolta farsi per sin' al termine della — I» — morte, il clic proibito assai necessariamente dal Concilio fu superba mostra a Tridentino; uscivano però le spose con cavallo e con gran compagnia, che mandò già il la rive- renza et honestà del concilio et hoggi in sottoscrivere matrimoniali d'ambe le parti, lo sposo pitoli vedere la sposa, e come gli antichi riguardi, si onde fatta i sua, Piaggia, op. 83 Studi di poesia pop. pag. 21. ' ' 85 , à da parte perochè alle spese le migliaia.» sposalizio. Strammuteri, add. femm. plur., da strammottu, stram- botto; parole quasi armoniose, dolci 86 Ligùtu, liutu, S7 (D'Ancona), 88 Meno Canti pop. 89 Si fa Don ca- pag. 250. cit. Nguaggiamcntu tutti, non bastano agevolmente 82 84 pongono i l'ali banchetti e balli, et l'altre feste fanno con agio, et talvolta non da intollerabili del vestire si mette n. cenno Venti canti pop., n. 34 d' il XIX. che è variante, leggesi un matrimonio popolare Meli, alcuni versi presi qua e là: Cussi si cìlibrau sollcnncmcnti spunsaliziu di sti Concursiru l'amici Li miei 'nnamurati, e li parenti vicini e tant' antri cunvilati. — 139 — siciliano nel canto VII, 64-6S, e e. Vili, 17. Lu tra' 1. Chisciotti e Sanciti l'anza del Eccone canto. liuto. l'ultimo vèrso, sic. come E 'ntra lu pranzi* Un un gotlu a e' li maini brindisi 'ninnati.... Cussi da tutti Si mancia, Anzi è vivi, fama Abballali si 'ria fa festa e gala, abballa, ridi e sciala. chi Sanciti allegrie e vivo capona... Stanchi poi di ballari faiiitu posa; E pri riempi ri un pò ai e va riari Invitami a cantari gualchi casa Un giuvinottu chi vinta d' arari. La festa si 'un 91 e baggiana^ Cui sona flauti! , cui citar ra chiana, ridi, cui gatligghia, cui pazzia. una novella popolare all'antico uso nialis. splendida tutta l/riu tutta alligria, Cui 90 In fu Fu pero romano del siciliana, lucere Marvizia^ facem davanti il si allude lectus gt- Vedi Fiabe^ XVIII. Tra gli Albanesi di sposa novella al primo Sicilia si cantava una canzone alla svegliarsi. Il Crispi, p. 32, nell'originale questa canzonetta. 140 — ci reca 92 Un canto popolare della mia Raccolta quest'uso nuziale di Mi maritai e 'na quaggkia piggkiai, 'Na picciuttedda ch'era curia La prima Mi mi sira chi Mi ma/ina coma e china: cci curcaì, detti 'ita nuttata di li la 5S7) tocca (n. : mina. clC agghiurnai soggira m'ammazza 'na gaddina. — Piggh*a s/n "'roda ca io ti flirtai : Spampanasti 'na rosa sciannarìna. 93 si Le cose 91 n. sante non Vedi questa tradizione nelle Fiabe, Novelle e Racconti^ CCLVIII. 95 « È singolare il leggere sui contratti nuziali di quel- l'epoca (mezzo secolo ceano assumere al comperano mai pel popolo, ma si riscattano. primo anno almeno, Avola. Era che i il fa), che i parenti della fidanzata fa- al marito l'obbligazione di condurre la alla festa di S. viaggio di nozze coniugi dovean darsi. — » 141 j figlia, Venera della vicina era lo svago obbligatorio AvOLIO, p. 341. JJsi f UNEBRI jr> RA |H le n' è antiche prammatiche siciliane ve una, la quale ordinava che tre giorni di malattia dovesse consigliare cliente nostri *• il medico curante Viatico assai al Questa ordinanza, che sembrerebbe una cosa molto mostra chiaro che tempo il dopo alla morte più che non si si suo a' dì strana, ci pensasse un pensi ora , e si ponesse molta premura ad acconciarsi con Dio. I pronostici, peraltro, quando non era il non medico c'eran per colui nulla-, che, che consigliava viatico il {fari la polisa son sempre muovono frettare i i pronostici parenti lutto in famiglia cane, il » E sono lamento di che avvisi divini gli amici, gli , erano e , i ad vicini momento che l'ammalato il in grazia di Dio. « dì lu viaticiì) af- metta si pronostici di morte e di l'ululato un gufo, notturno di un canto (non lo il schiamazzo) serotino d'una gallina, migli a quello del gallo 2 il quale so- un sogno che l'am- , malato faccia di parenti o d'amici morti , lo spazzar di sera la casa, l'apertura d'un vano 3 che non esisteva dentro una casa abitata altrettali cose, che tuttodì 5 ed udiamo ripetere o raccontare. Il bisogno dei soccorsi viene an- religiosi nunziato non senza qualche pietoso pretesto al povero infermo; ond'egli, o vero, o finga di crederci, i santi si creda dav- ci dispone a ricevere Sagramenti contento, se non altro, che Trasi lu Signuri e trasi pri grazia. (Entra il Signore ed entra per sone che associano di il far grazia). viatico, un po' che stranezza! — 146 i — non — Tra le per- fanciulli — ve- sono buon di augurio, forse perchè piccolo possa cacciare i coloro che fanciulli tico dato dalle stima che si al il il chiodo grosso; eppure sono primo segno del Via- campane, volano verso la chiesa ad associare chi col baldacchino, chi col chio acceso, chi col campanello che intanto gnare le molte donne il Sagramento, di affin , tor- guada- indulgenze concesse dai Pontefici le tengon dietro ripetendo un rosario con l'in- tercalare: — E ludamu Sagramcntu: Centu milia e coita E sempri sia lodatu — Nostra Din Sagramintatu. Ma maco, il male è ribelle e a grandi passi la ad ogni si virtù avvia ad di far- esito fu- nesto. Allora la casa del malatu- nfirmu, che è quanto dire dell'ammalato grave, si trova as- sediata da comari, le quali per tenerezza fan mille smorfie e versacci per moribondo , o alla moribonda spesso ha benissimo capito tutta quella insolita che le non ed , la ciò (e l'ha che cioè La morte mezzanotte: e quando -_TT7-= egli capito per affettata pietà), sue ore di vita son contate. attende per far capire al si la si sca- pola per quell'ora, s'attende per del mattino o a mezzogiorno sia troppo, naturale. bruciato si ella ritardo il quand'era in salute aratro dell' Ma ? allora bi- capezzale una matassa di al non ancora di lino o egli giogo sogna porre - sospetta di qualcosa di sopran- Avrebbe il prime ore le Dove 4 E lavata Avrebbe 5 - filo forse ucil nome dell'agonizzante in sette letamai, o per lo meno ciso un gatto? mettere innanzi allora bisogna gridare porta la L'ammalato muore, dico non capì la e le vesti i Santi malattia e di Paola, vato. E Cosma e < muore perchè dicamento che non dovea sto, 6 gli me- il diede un me- dargli; senza di que- Damiano, S. Francesco qualche altro santo l'avrebbero appena grida, strepiti egli esala levano 1' sal- ultimo respiro per tutto il tu- gurio; e la madre, la sorella, la moglie, la fi- si glia del trapassato, la terribili quale colpita dalla pur troppo attesa sciagura che rivelano la gravità la intensità del fusione, si abbandona ad della suo dolore. E sua perdita , e una vera con- un vero stordimento per =T^S^= atti tutti i pre- senti , i mangono quali anche se meno interessati non confusi, sbalorditi, ri- se desi- sai derosi più di sottrarsi a quelle grida strazianti, che Le di alleviar le quali, sciolti pene delle misere capelli e sparsi i sulle spalle e sul petto, a calde lagrime e le qualità , superstiti. confusamente cominciano a piangere defunto, a lodarne le virtù il a lamentarne la perdita per famiglia rimasta sola e senza sostegno. si pianto converte quando sì e piagnisteo si ripete ad intervalli, per steo, e il momenti quando no Il la in piagni- e a certe occasioni. Persone pietose non mancano di prendere cura del morto, mentre altre ne prendono dei vivi. Il ha cadavere, benedetto dal sacerdote che lo assistito, si lava allo spesso, si veste con biancheria pulita e coi migliori abiti che esso aveva in vita e merita, e fa; si cuce. Quest'opera è bene- guadagna delle indulgenze a chi la l'ago stesso presso alcuni cosa benedetta; presso al morto. Per la conserva altri si lascia donna, - si 149 in — come attaccato qualche paese, come in Valledolmo medesima veste usasi , di vestirla ch'ella indossò di dello spo- il come salizio: veste serbata lunghi anni della ricordo nuziale per dover servire un giorno da veste nome ed uso funebre. In Modica, con latino questa veste è detta sàvanu; e per testimonianza del Guastella, donne magari pezzenti, stite conservano per esserne ve- la dopo morte. — Così scoverto sul letto mosse le giola col qualsiasi condizione, di vestito o si dal quale sieno , coperture, o si acconcia state re- asside sopra una seg- capo adagiato sur un cuscino o so- speso; e questo, io ricordo di aver visto molto spesso al Borgo in Palermo, per un fazzoletto alla parete. Seduto o in letto, cadavere il si pone sem- pre di fronte all'uscio o co' piedi che lo guardano, come per ad ogni buon che il non fine, guisa che chi vi la porta; e si esser pronto all'uscita; e però, capezzale colloca mai letto in adagia abbia si ha si la maggior eviti di sinistro augurio. le piante verso cura, nel rifarlo, quella posizione, che è — E a proposito 150 di letto, sic- come cadavere posa sulle materasse con il un solo lenzuolo, così a togliere ogni un sagio, chi giornalmente rifa tato lenzuolo il di sotto mente costretto a lascia lo vi letto, e appun- venga improvvisa- lasciarlo in tronco, prima che l'abbia meno non , tristo pre- non o per rifatto del tutto, abbia buttato di sopra lo il len- zuolo o una coperta qualunque. In giro del letto funebre cadavere mezzo in terra de' quali Questa al superstizioso o a' accendono piedi del de' ceri ; in non suol mancare un lume ad olio di creta o di in casa. si rame che è la ragione possa trovare si che diede origine proverbio: Cannila 'n terra, malacùriu; ògghiu 'n terra, disgrazia. Compiuto codesto apparato, te o sponte condo e lì i si accoccolano o luoghi, a si un cantuccio congiunti spin- siedono , se- della stanza, a piangere, a rammaricarsi, a dolorare sul defunto. Se per un tratto tacciono, nel silenzio le loro lagrime fa i , il o bevono lor dolore si più vivo, più risentito, più straziante dipoi: quasi essi abbiali ripreso lena a nuovo ram- - 151 - inaridito; ed anche quel silenzio è di frequente da lunghi e dolorosi sospiri interrotto accusano che , la interna sofferenza. Anticamente corrotto era diviso dalla fa- nome medievale si- ciliano delle pracficac de' latini; e di queste sif- il miglia e dalle reputatrìci 3 » fattamente crebbe il numero e tanto usò ed si abusò, che prammatiche regie e viceregie e bandi municipali dovettero promulgarsi di impedirne, o per lo meno di intervento nelle case private. rosi ed siciliane, il moderarne Uno interpreti intelligenti affine dei più delle amo- tradizioni Salomone-Marino, *che scrisse dott. un'erudita monografia su questo argomento riferisce, dai i più antichi decreti tanti articoli e mostrò che fulminavano come lo dal medio evo a' 7 , più recenti, le reputatrici; al secolo pas- sato esse ebbero un'esistenza ufficialmente accertata dal fuori Governo Palermo, in vi sieno tuttavia vengono e dalla Chiesa: e qualche comune dell'Isola donne che, in casi di invitate a piangere; e dibattono e si come strappano 152 i morte, piangono e capelli, e si con mi- surate cadenze di parole ricordano le virtù del- supplicando l'anima l'estinto, di lui a non di- menticarle, a venir presto a prenderle, e im- precando more pire alla morte crudele che non ebbe colonna della casa, di rovinare la strico di ra- più bel fiore di essa, di gettare sul il una vedova sconsolata e tanti ti- la- innocen- telli. Il de' seguente frammento di nenia è un saggio canti tempo che dovettero correre un funebri che purtroppo sono in Sicilia, e dimenticati. Esso udito a cantare in Ucria fu (provincia di Messina) da dodici in gramaglia sopra stati donne vestite cadavere d'un fanciullo il Paulineddu di lu me : cori, Ciatuzzu mio, mio Paulinu, Si lu tata ton in sopissi Tutti li duri ti cugghiria Paulineddu di l'arma mia In Piana de' Greci le le trecce, e le donne spargevano sul gendo 9 nativo Borgo (Palermo) come - Io stesso ho — 8- si strappavan cadavere pian- visto e sentito nel i53 — il mio Salomone in xx Borgetto, madri, mogli, pitari figlio il , figlie marito il padre defunto il , pescatori di ri- , e innanzi alle fredde spoglie, in coro o a solo decantare la bontà, l'operosità, Yamorosanza, la divozione del morto, tessendone a riprese la vita ne' tratti più spiccati di essa, e dare in ismanie, e cacciarsi le scomporsi compatimento del vicinato; le quali il chiome, e tra le ed e stracciarsi le vesti: elogi che hanno eco e prezzato mani atti comari tra le avendo conosciuto e ap- compianto uomo, trovano ragione- vole e giusto tanto dolore. Nelle novelle popolari ve n'è una, che con le sue varianti ricorda sopra il fratello rìpitu di il morto. E una sorella una ragazza, rella di Burdilluni, la quale sciolte le va a fare, per tre notti di seguito , la so- chiome alla me- desima ora, sulla fossa del fratello questo pia- gnisteo : Ahi frati mio Burdilluni, Tu si' sipultu 'ntra sti muri La tò amica si guarisci cu Oualche altra novella — iS4 fa — virduri; lu fo patruni 10! menzione del rè- u pìtu d'uso e così qualche proverbio o frase , ma 12 proverbiale > tra tutti merita attenzione questo, veramente arguto, con cui, dice mone, il mestico Salo- popolo misura, dal pagamento del piagnone pitu alle il i rè- vari gradi dell'amore do- : Rèpitu pri Vera fìgghioli, fìtta di cori; Rèpitu pri muggl\ieri, Spissu si paga allegri, Rèpitu pri maritu, Sempri com'un cummitu 13 - Queste strane scene durano finché vere non venga portato se parenti i sentono time, si 1' via: nel il cada- quale istante, assistono alla preparazione o ne aura , le strida, e son forse le fanno spaventevoli per chi e protraggonsi fino a ul- le ascolta, poco dopo allontanato il cadavere. Quando le confraternite capitoli di esse sità si erano in fiore, e i eseguivano con iscrupolo- e devozione, alla notizia della morte d'un confrate uno o più di loro riceveano — i55 — l' inca- rico d'andarlo a vestire del sacco della confra- poi in corpo venivano ternita. Gli altri confrati a rilevarlo, e processionalmente sul cataletto alla chiesa spese il conduceano per celebrargli a loro funerale, o per condurlo poi alla sua e- il strema dimora, luogo designato a ciascuno di essi e per il quale aveano già acquistato un diritto di proprietà. Quando moriva qualcuno della maestranza figlio e i consiglieri conventi , o figlia erano obbligati mandare di ciali o il , su' fondi so- che era uno o più Yassocio, un numero far celebrare console messe di nella cappella del santo patrono, far seppellire con associazione de' maestri se funebri. Durante il la malattia, morto, farle spe- doveano atto d'amorosanza,se era povero, con fare cibi ecc., se ricco anche con un cartoccio di confetti, tra' barbieri. I uso, e il 16 si al una > secondo muore, è trasportato cataletto, sur u entro una cassa seggiola, una portantina che come tempi nuovi hanno smesso questo povero morto, sur un una carrozza un i luoghi ne' quali 15 i si camposanto. Pria però tolgano agli occhi de' parenti e degli 150 - amici le amate sembianze del defunto, se ne levano reliquie preziose agl'inconsolabili via, superstiti, una ciocca che ha dito al cuno che la od altro ; che qual- in quella di empetigini soffre un anellino di capelli, va a cercare mano guarigione fregando sulla tredda morto la parte empetiginosa. L' uso pagano di mettere in bocca una moneta è ricordato funto novella sati 17 Se e fu vivo in al de- una nostra Sicilia ne' secoli pas- morto è una vergine, sulla sua cassa , in - il sarà posata una palma e una corona; se bam- bino, una ghirlanda di non del si può fare a fiori, distintivi de' quali meno. In tempi anche più antichi dei sopraddetti, ne' primi del trecento, i uomini e donne, a duolo, piangendo e vestiti lagrimando seguivano congiunti più stretti cataletto ove il ca- davere scoperto giacea per esser condotto alla chiesa; e con essi il , erano pure sonatori di vari strumenti e particolarmente della guideme o della cetera a dare spettacolo più che di lutto, - i57 - di com'ebbe a gaudio,, derico d'Aragona III Ordinationcs del sti ed I 309 in 18 , dir lo stesso due capitoli delle sue nei quali strani usi di quel altri Re Fe- condannò que- tempo. Ma que- sta pratica potea seguirsi da famiglie piutto- sto agiate e non veramente popolane; però non ne dico altro. Anche oggidì presso i contadini di Gioiosa (prov. di Messina) e nelle colonie greco-alba- nesi i parenti più vicini d' un defunto vestiti a bruno vanno dietro chiesa o al la Sicilia è alla sua salma fino alla cimitero: uso che in quasi tutta ignorato dal popolo, e che presso un ceto più elevato nelle nostre grandi città è stato da pochi anni per iattanza o per vanità rinnovato. La vista d'un cadavere (o d'una portantina, o d'una cassa nel quale esso mai sempre ma/augurosa pe' trasporti) fu si vivi ; mente per una giovane coppia scongiurare ferro, che che si il particolar- di sposi. A malaugurio molti usano toccar è contro la jettatura soglion portare addosso - 158- ; o le corna come ciondoli, vezzi, fors' fiche anche come amuleti una granata davanti morte per La modo tal porta o la si fatto allo le ma defunti e la sepoltura loro, ne han la finestra. La allontana. Religione ha reso sacre di essa fan le altri questa è di Mazzara) mettono (e altri 5 5 esequie dei ministri certi spesso ragione di lu- cro e di guadagno^ tanto che ha potuto nascere questo proverbio, niente lusinghiero per chi ne è l'argomento toria, hi : Quannu sònanu Unni carnazzu cc'è, corva cùrrinu. Il mortorio, nelle antiche terre di Sicilia pa- gavasi in ragione delle volte in cui e mar- parrinu pigghia lu cappeddu e curri; e quest'altro ben duro: li li si Una Duca di pramma- Macqueda, viceré di Sicilia, emanata nel 1600 ordinava tari 19 uno per ogni sonata sonar molti sinodo proibì , i - il E e di frequente, siciliano sonava^ delle facea pagare salato. tiche del si se ne mortori fino ripetizione al IX, al al pagamento se ne doveano perchè qualche occupò seriamente VI X dì^ giorno-, al di ne proibì VI mese, e la all'anno. (16 dicembre), proibiva ai Un'altra del 17S1 parrochi di esigere qualunque diritto o di da- naro o occasione di cera in di è conforme alle decisioni del teranense, ritti il nità, di pietà de' finiti III Concilio La- quale biasimò questi pretesi parrocchiali, nati devoli, e morte: ciò che da semplici doni poi in consuetudini di urba- per costumi fedeli; passati 20 - di- lo- L'altro pro- verbio Tutta la sciarra è pri la cutra, del quale si riferiscono varie origini 21 i si fa deri- vare da un diritto abusivo degli antichi curati, i quali nell'associare una ricca coltre imponevano una i cadaveri, per apprestare di loro esclusiva proprietà tassa arbitraria, giusta la forza ereditaria del defunto tassa che era trovata , esorbitante o eccessiva dai superstiti, ed era ca- gione Ma vivi. di litigi "• il E morto è morto, e s'ha necessario che essi si poco; giacché da quando esalò spiro la buon'anima, da pensare rifocillino 1' ai un ultimo so- non han neppure gustato acqua, e chi sa quante ore prima non avean preso un boccone. Le cure degli amici, o me- 160 glio cano storo amiche delle affine : moltiplicano, si più il centupli- un a prendere di persuaderli passo si a fare difficile in ri- questo doloroso giorno. È costume in Sicilia che morendo persona importante della famiglia faccia si da uno o più amici o parenti un regalo di pasta line, carne od altro, il che si o cansulatu in Palermo, cunsolu a Marsala poveri , chiama a ristoro dei 23 - Gentile è l'usanza greco-albanese di buire a' citnsulu in Siracusa, casti quasi consolamento afflitti gal- , distri- poveri, nel giorno della morte, dalle più intrinseche donne del trapassato certi pani a forma di croci detti 'nerikiet (incrociate]. dispensava ancora frumento cotto, detto e una verelli donna vi era che dava da bere Si cuccia, a' po- 24 - Siamo anche qui in una delle più antiche ce- rimonie pagane: ne' banchetti funebri; e a cer- carne per l'isola le differenze, si circostanze e fatti assai curiosi. troverebbero Giova solamente notare che in alcuni comuni della provincia — 101 — di nnÌ Trapani e piosi che di Messina, la fama In Favignana a' ha li si fa i banchetti son così coresi proverbiali. a gara nel mandar vivande parenti del defunto, tanto che per più giorni, morto nella casa del è d'ogni ben di Dio Z5 - In Gioiosa dietro al corteo, al quale prese parte il parentato, suol venire un asino carico di cibi d'ogni genere. Portato al camposanto cadavere il , seppellito e s'imbandisce o una tro casa. all' E questi conviti quella roba tutta , aperto in un campo, o en- chi sa che non sia nato per proverbio: il Ogni pena ed ogni doggI\ia, Pani e vinu Il lutto è uno ne occupa. Il luogo (Menu) cummogghia non deve sfuggire a lutto è detto vìsite, e in Vinci dicasi 28 e come vìsitn d' chi se qualche chi è vestito a alcun parente. come pensa il spiega qualche popolano, si vìsita faccian visite, sei Il 27 dolu; e visitusu bruno per recente morte Se poi 2S - de' punti più importanti de- e usi funebri, gli la perchè , veda chi ne ha voglia. pe' parenti intimi suol essere di — 162 — nove giorni, nei quali gli per tre solamente rimangono uomini in casa dovendo poi accudire tempo loro faccende. Durante questo poste son chiuse o semichiuse, e poco che non si le ci alle im- vuole debbano accender lumi per non rimanere a buio pesto. Nelle colonie albanesi le donne qualche volta usano per sedersi in terra sopra i lasciar le sedie materassi tolti dalla persona morta. Vi son case nelle quali per antico uso, casse, cassoni, canterani ed altri capovolti e in disordine mobili si come per mettono significare che tutto è stato sconvolto e disordinato per quella sventura metton 29 > fuori più altre, fermo il si rifa il il si a chi si di pulitezza, letto sul quale è spirato l'in- come per nozze deponendovisi mano al cadavere. usa nella Contea di Modica, ove a piedi del letto arde una giorno, materasse malato è morto; altre Crocifisso che fu già in Questo le che per ragion per dar a vedere che invece dove dove due nel secondo, la lasci smorzare. 163 candela nel primo tre nel terzo, e guai I parenti stanno se- come duti, ogni altra parte di in a testa Sicilia, bassa, taciturni, silenziosi, assorti nel dolore, i maschi avvolti nelle giucche se è inverno e con un nastro nero donne con al collo, le la testa nascosta in gran parte della mantellina, in rigidissimo lutto. valsa 1' abitudine « Nei secoli scorsi era in- nero anche le di tingere a porte, anche la mobilia, tuaria, e a malgrado i anche tratti di camera mor- la corda e multe le esorbitantissime prescritte nei bandi dei viceré, il costume Un si protrasse sino al secolo scorso. canto ricorda quell'abitudine: Tine in ti Ca fo Nò meno simili li to' pO}-ti l'hc vidiri, mavitu ha mòriri ammazzata si trasmodava 30 - » Contea fuori la in dimostrazioni di dolore. Sino alla metà del cinquecento in Bivona e sino settecento nella diocesi di Mazzara ai primi del non si avea ritegno di chiudersi, alla morte d'un parente, in casa e di rimanervi tappati per mesi e mesi: costume che il gesuita Eleuterio Pontano cercò di estirpare nel 1556 3 S che il Sinodo di Mazzara del 1735 condannò ed esecrò formal- — it. 4 — 32 mente 5 dimesso ancora tutto Le visite si faceano perciò e site qualche si protraevano terra vi mettessero riparo, la stessa terra le vi- avessero luogo dal dì della morte a tutto seguente dì giorni, dura le pieno se- e fu necessario che le Con- : prescrivendo che entro il in - ragione del lutto suetudini di Palermo in 33 colo decimottavo in abbiam veduto non del e che pure come la 3I luna di miele. si può fanno infra Tutte « conoscenti le recano dei superstiti. stella, e le si quelle per nozze infra amiche, tutte a piedi, Oggi - i nove 40 quanto le vicine, tutte in nero da capo piccole comitive alla casa in Fanno —-dice per Modica dire i il Gua- ognuno pel proprio paese un inchino, siedono mestamente, non parlano, non piegano in il corpo, non volgono atteggiamento un'altra comitiva meno prudenti sul doloroso tra, e si di statua, provano a argomento finisce col defunto, con tutte : occhi né partono finché non venga a si gli surrogarle. dir » Le qualche cosa una parola tira l'al- racconto della malattia del le - circostanze maggiori o '65 _ minori che hanno e non hanno relazione col defunto, finché giunte al punto della morte, succede uno scoppio racconto, e dà luogo che tronca di pianto, il necrologio per parte al della visitatrice. Le idee e le che bisogna re si piglia frasi far la i consacrate volontà di Dio, che assistito, sussidiato il il Signo- la famiglia l'aver defunto, usati tutti i mez- e spese per salvarlo; non risparmiato cure che il buoni, e lascia stare la mal'erba; che dev'essere conforto per zi, uso sono dall' male venne per ammazzarlo, e a mal mortale, né medico nò medicina vale, e che tutti, rire: chi prima chi Tutti murituri. ddà hamu a — Del quietare, e gode resto, « All'alba, a sole, essiri. il tra' — Tutti semu morto la faccia di che siam rimasti dobbiamo mo- poi, tutti Dio; al prosegue ad osservare per le andato a infelici noi, guai. mezzogiorno e cennato scrittore, s'è tramonto del la Contea il parenti e le vicine più intime, che sono invitate all' tano da loro stesse, durante ,M> uopo, o i s' invi- tre giorni spà- cioè cacciano rami li vitti, così immani e accentuati a improvviso all' tale urli espressione da scuotere per raccapriccio, e di strazio fra urlo e urlo la parente più prossima va ripe- tendo mente perde invece di lei, e La questa non se lo ripetitrici dire fa il ; che esso ma è cambio » - comune per sia d'un due dall'uso delle durata del bruno varia secondo di parentela cilia più vicina a seguitare le sta 3<5 final- tensione sover- la costume che deriva un'altra: prefiche o Quando - anch'essa affocata dia volte, finché ad voce per la prega chi chia, 35 del defunto virtù le il grado tutta la Si- anno a due per la morte de' genitori, del marito, del fratello e vice- versa; di sei mesi per per il menzu il nonno, lo zio; di tre cugino. Per quest'ultimo v'c anche luttu invece del luttu sfritti/, completo. Nel lutto stretto rivestire di seta o di filo capelli e gli orecchini; essi soli , i si nero che è il bruno giunge fino a la spatuzza dei quali talora bastano insieme con una pezzuola nera collo a sostituire il — mezzo 167 il — lutto. È al dì prassi nel lutto stretto donne delle l' astinenza qualunque divertimento. Se qualche volta scono Lo , non smettere il e- in Chiesa. svisìtarì nel dia- recarsi bruno è detto comune, letto non per è se da e sdulàrisi o sdolu (ex-do/o) in Menfi. Qualche differenza ed anche usi è pe' Il diversità di bambini morti. piccolo corpicino coperto d'una vesticina bianca che va fino a' piedi e talora sorpassa, li con qualche nastro rosso a croce o con un cinturino come a nastro rosso alla vita , al un tavolo quale Torno torno sono candele ma istanno scoperti, fa di base. di cera a bruciare. sotto veli finissimi sparsi di rose e di foglie d'arancio , di limoni, di mirto, di ramoscelli di rosmarino, capo d'una ghirlanda nanzi ad esso non si bambino l' il In- dovrebbe piangere; sa- , che avuto pietà del ha chiamato a tra gli angeli del paradiso. — cinto di fiori e di foglie. rebbe un' offesa a Dio 4- adagia a riposo sopra bianchilini che coprono un canestro Non si 168 — se a farlo godere L'annunzio della morte d'un bambino è ricevuto con mazione consolatoria: Gloria le un bambino ha esalato lo si nuovo né recente si conduce di musica sto , fiori al 37 >' cimitero con e di suono, a corone (in e a uso non : di gaudio lo accompagnamento e, in sopra una grande spirito segno e a E paradiso'. campane, allorché suonano oggidì gloria e la escla- mancanza canestra in Gioiosa), que- di mezzo o sopra un con seguito cuscino coperto (in Mentì), a di donne. L'anima, indefinita nella sua sostanza e nella forma che piglia, vola appena sprigionata dal corpo, e vola verso mio il cielo a ricevere il pre- delle sue virtù, o sprofonda nell'inferno in mezzo la vede chi in al in fuoco ed agli attanagliamenti. Chi una farfalla, chi in un angelo. L'anima o una colomba, lo spirito d'una ammazzata vagola attorno ad una croce, che la pietà di qualcuno pianta o dipinge sul luogo dell'uccisione. oltre la L'anima del giustiziato fino a metà del cinquecento rimaneva sulla terra per apparire e riapparire paurosa a chi 169 avesse prestato ufficio di pietà 38 negli ultimi giorni di sua vita e alita per vari al ; condannato adesso gira aspettando chi siti 39 di aiuto, e pronta a prestarglielo del suicida piomba direttamente a volo se egli non preghi la - L'anima casaldia- pentì nell'estremo istante; si Giuda però vola pel mondo condannato a non fermarsi mai altro che sopra una vruca [Tarn crix cato gallica)) i0 sul A' bambini, pei quali mondo teorie sul si quale dicesi essersi appic- - di dà a credere che funti sono qua e le tradizionali' certe sul anime vadano ad abitare una mento: mondo de' nostri de- stella del firma- e ciascuno è contento di sapere che più nella stella brilla sulla appunto l'anima del padre o comunicano stella a stella-, me. Tra mente, si gli della madre, o tra di loro, o una metempsicosi adulti , tra le che sua casa, abiti della sorella o del fratello; queste volta di là, anime tal- passano da in tutte le for- donne particolar- crede a un viaggio che l'anima appena uscita dal corpo farebbe, salendo — 170 — la Scala di S.Japicu di Galizia affine stino. Onesta scala lunga, popolo al suo de- difficile a salirsi, pel 41 . è la via lattea Qui han recarsi eli fine le notizie da usi siciliani nella nascita, nel me raccolte sugli matrimonio e nella morte; e quantunque nuove ricerche sull'argo- mento potrebbero pure le non poche forse apprestarne delle altre, fin qui descritte mi sembra- no bastevoli a mostrare quanti documenti d'antiche civiltà ci abbia il popolo tramandato. Un'osservazione mi rimane a Un bambino che con grande a luce, e con eguale apparato battesimale ; una ragazza che s'avvia alla chiesa per dar la fare. apparato viene si porta vestita mano fonte al a festa a un giovane che dovrà esserle compagno per tutta la vita; un uomo, una donna che sopra una bara si al luogo estremo di sua dimora, son delle scene che non possono non chiamare trasporta l'attenzione de' fanciulli. grande I fanciulli spirito d'imitazione, anzi imitatori; ed essi le riproducono hanno un sono i primi alla lor niera in cotidiani giuochi e passatempi. 171 ma- Uno tanto comuni tra di questi, La è quello delle pupattole. ora da signora. Durante cure. si si , assiste neonato Il porta le , si na bambina guisa che a San ratifica col noto - contraffa le nozze. carica di vesti, si si adorna nella pare più acconcia a rappre- lei Lo sposina. sposo però non sem- vede, pcrchi raro è che a codesti maschi prendali parte stulli i altre bambine un' altra vi ; tra- sono bensì le quali vogliono formare mamma, un'altra , corteo, una da il da comare, ancora da amica e via discorrendo. Più importante è che momento degli Un di 12 Un secondo passatempo si le dolcemente, culla che poi nel giorno giuoco del capello pre pone battesimo; e per esso cominciano al la la si prodigano tutte si Giovanni Battista avranno una sentare pupattola è de- puerperio il bacia, si quo" comparatici L bambine, da infante, ora da puerpera, stinata a fare ora in letto le fanciullo fa suolo. Molti suoi il giuoco che ripete qual- usi funebri. da morto, e si compagni con — 172 — distende al fazzoletti at- torcigliati si battono spalle, e girandogli ste e segno in dolore di intorno alternano con prolungati cantilena la le tri- nenia fanciullesca : Morsi Sanzuni! Jàmulu a vurvich La cumpagnia Farà Di tanto in la tanto subito cadere di carità gli ! Gioppu ! sollevano e veramente morto; e già mento funebre è con lumi sfuriata di baci, imprimono e quando che 1' , ; sia lo sia, s'av- accompagnafine con uno dopo l'al- ed ha essi, su' piedi, sulle morto il che certi viano a seppellirlo. Di sera tro, lasciano quando un braccio una gamba, come per provare se una gli ginocchia, sulle mani, sul petto, sulla bocca del preteso morto; il quale tra stanco de' tanti soffocanti baci ricevuti sulla bocca, e impaziente di cogliere il al frutto della sua penitenza, rivive e s'aggrappa più sciocco de' compagni da cui si fa tra- sportare. E zuni questo è l3 - 1' antico giuoco di Morsi San- NOTI: 1 Prammatica del Viceré Vcga, Regni 2 L' Panormi, 1636, voi. Amia XVII avea notato che dove canta e casa. Ms. 2. A 1553. Pragmaticarum Siciliat Collegio. una gallina 3 art. , nel sec. non la uccidono subito, muore il tit. 79. capo della Qq. A. 2S della Comunale. proposito di questo trovo nei miei ap- pregiudizio punti di tradizioni popolari questo fatto 1876 sono stato invitato a bre Ili, : « Oggi 23 settem- visitare la signora D. in piazza S. Francesco di Paola; la quale, passata da tre giorni a casa nuova, è caduta dopo in il passaggio , il in grandissima malinconia, perchè, suo padrone di casa ha fatto fare una stanza una seconda apertura d'uscita. * Sono 5 Superstizione di tutta la Sicilia, notata per Mazzara dal i Castelli, op. 6 soliti cit., ragionamenti delle donnicciuole. pag. 44. Superstizione di Modica notata dal Guastella, pag. 77. JLe Refutatrìd in • Sicilia; nelle Saverio Cavallari Crispi, op. 10 Fiabe cit., Novelle , 1. Pai. t 1873. 50. p. Racconti pop. e di Antichità nel Bullettino VI, pag. 3, nota Belle Arti di Sicilia, n. 9 Sici- Palermo 1874. liane, serie II, voi. I. 8 Nuove Effemeridi sic. voi. II , , n. LXI, p. 80. 11 Fiabe, ecc. voi. 12 Eccone 1 Viva 'un . E 2. morta li potti vidiri, ti vtgnu a nautra Lu morta E ripitari. mamma Cci voli 'na E 3. pag. 396. II, alcuni: chi a hi casali, lu rcpitu a Cuniggkiuni. In un motteggio popolare, una che 1' aiuti chiancissi ti farripitassi. chi a piangere donna prega una comare marito morto il Cummari, : ajutati- millu a chianciri. 13 Salomone-Marino, 14 Ecco due proverbi che ricordano Lu cataletti! Carretti!, Un 15 Opusc. p. 224. cataletto il cataletti!. virità è la mortuaria càscia di lu : mortu. Per la quale corre anche quest' indovinello, da cato : fa acquistar! 'ntillettu. altro ricorda la cassa La cit. : - i7« - me pubbli- Cui fa pri la fa, la Cui l'accatta, Cui cc'c mot vinniri, cci ser?'i: dintra 'un la pò indivi. Centuria di Canti pop. sic, ora per la prima volta pub96. blicati, n. 16 Allorché il Municipio di Palermo, abolito abolita la portantina che durò fino dopo nacque servizio funebre di carrozze, il E 'n par adiste si cci lu gatteggiati Servi e Visititi Ca pri lj* : va 'n carrozza, fa a li e lazza, cannar azza: cucchieri tutti bona razza, a gala vi vennu a Vurria sapiri 17 un stantii allegri, genti di la chiazza, 'Nta 'na carrozza tutta giummi Ca cataletto, stabili seguente canto, che è nei miei Studi di poesia popolare, pag. 29 Ca il 1860, il tri cu' e la fossa: dd'arma pazza, Uri 'un pigghia sta carrozza ! Fiabe, ecc., voi. IV, p. 24 e segg. Ordinationes generales et spedala editae per seren. D. D. nostrum regeni Fredericum Tcrtium in Colloquio generali Messanae celebrato. Anno VII, indici, de mense novembris (1309), cap. C, et CI, ne' Capitala Fegni Siciliae, editi dal 1. 1, pag. 93-94, Testa. Vedi pure Giov. Di Giovanni, L' Ebraìsmo della lib. I, 19 e. XXI, § VIII-X. Prag. Reg. Sic, voi. IV, — 179 lib. — I, tit. II, p. 27. Sicilia, 20 V. Conci!, 21 È una del 3 gennaio, an. Il 79. canon. 7. laterali, mie Fiabe delle Kov. , e Racconti pop. sic. CCL1II. 11. 22 Mortili.ARO, Nuovo Dizionario sic/7, ita!., alla voce Cntra. 23 II PASQUALINO, Cunsulu « quel regalo dice si A il manda morto potrebbe d're parenlalia, si consolando, quasi consolo, cunsulu. » 21 Crispi, op. cit, p. 25 Un aneddoto grazioso di Favignana mi raccontava Era morto chi in una casa un uomo, secondo giorno il mandare ed 50. il U. A. Amico. prof. di si ovvero consolo, cioè consolazione, parola usata da Dante. Spatafora ms. orimi. vivande che di a chi sta in lutto per avere dai parenti o amici in casa; conforto, Vocabolario siciliano etim.^ scrive: e gli amici chi terzo il il primo, fecero un dovere si agli addolorati congiunti, carni, polli, paste, vini In famiglia altro. , e chi era un fanciullo preso che per la morte dello zio si , il quale restò sor- facesse tanta festa in cucina. Passato qualche giorno, e tornando agli abituali desinari, egli non disse: se la intese, e voltosi Quando morrà un 26 Una 27 Un variante : altro zio, Ogni pena proverbio: Megghiu e un altro : Né con grande ingenuità visitu senza — per fare un altra festa? lu risu, né 1S0 babbo pani torna. 'n fari al — visitusu chi lu mortu ; zitaggiu senza chiantu. 28 Etimologycum Sicuium 29 Peggio ancora cea in Palermo «Appena morto qualche capo : o altro stretto parente rovinosamente dalle piante e dei fiori, e. i gittati giù vasi delle » Leanti Lo , slato pre- II. GuASTELLA, Cant 31 Aguilera, pop., p. LXXVI1I. Provincia-i siculae Sor., lesti ortus et res ge- 1546 ad an. 1672. Pan. 1737-40, Alberti, famiglia di vedere e dai balconi tutti finestre 30 32 il fa- si sparate le camere delle buone suppellet- sente della Sicilia, slae abatino era un orrore panni negri ecc. e vestite di tili MDCCLIX. Messanae ecc., sul principiare del secolo passato Dell' Istoria della 126-27. v. I,p. Compagnia di Gesù, lib. I, cap. IX. 33 Leanti, Lo 31 La XXXVI slato presente della Sicilia, loc. cit. delle Consuetudini listine, prescrivea: « Per togliere del tutto ai singoli stabilito ed ordinato che ogni soverchio disturbo qualunque funerale in , e visita si è per qualsiasi defunto o defunta, facciasi la visita dai parenti o da altri della stessa terra, dal dì della morte dello estinto o della estinta 35 La defunto, sino a tutto sparata o jittata di il li non solo nella Contea ronia e in è , altri luoghi assai. di seguente, e non oltre. » vuci è sempre onorifica pel di Modica, ma La mancanza anche in Ca- delle voci, che quanto dire del pianto e delle lodi, significherebbe scar- sezza o mancanza di virtù nell' estinto revole. 1S1 , ciò che è disono- 36 Op. 37 Villabiaxca, Opusc. palerm.^oX. cit., p. gina 29, Ms. Qq. 38 Aguilera, 39 Le anime, LXXIX. p. 126. dei corpi deco t. XII, opusc. 6, pa- SS. 2. I, 'lati nelle trod. pop. sic. Fi- renze 1874. 40 Fiabe, Novelle e E però 11 Racconti pop. per fare una cosa dice: Fari lu viaggiti di S. 42 Vedi le due mie Lettere sic. , voi. difficile I, p. CXXXVI1I. e interminabile si Japicu di Galizia. sulla Festa di S. Giovanni Bat- tista. 13 drl Una variante di questo giuoco è pure nel cennato scritto Salomone-Marino, p. 224. - 182 — INDICE Dedicatoria PAG. V Prefazione » vii Usi natalizi » i Note » 45 Usi nuziali * 55 Note » 121 Usi funebri » I » 177 Note . . . ^ STAMPATO nello STAB. TIP. VIRZt University of Toronto Library DO NOT REMOVE THE CARD FROM THIS POCKET Acme Library Card Pocket Under Pat. "Ref. Index File" Made by LIBRARY BUREAU *