lì
"V**'
PI
•
»
* ta
»
+
i EX-LIBRIS
MARINI
f
SER.
% NUM.
Digitized by the Internet Archive
in
2009
with funding from
University of Toronto
http://www.archive.org/details/usinatalizinuziaOOpitr
USI
J^atalizi, Nuziali
e Funebri
o&G
USI
Natalizi, Nuziali
funebri
DEL POPOLO SICILIANO
4%
v
3
PALERMO
L.
/\*
^
PEDONE LAURIEL EDITORE
MDCCCLXXIX.
pesare federici
j^H. te, medico sapiente ed amico mio affettuoso, che tanto an\i la Sicilia, e ne
prendi cosi bene
sto
del
povero libro
le tradizioni, offro
,
comque-
dolente che la tenuità
dono mal risponda
alla gratitudine del-
l'animo che lo ispira.
G. PlTRÈ.
Pref
REFAZIONE
Nel dar fuori
questo libretto sugli
Usi natalizi,
nuziali e funebri del Popolo siciliano, io non ho altro
intendimento
se
non quello di apprestare agli
diosi di tradizioni popolari
tizie
non
ropei ,
e
inutili
forse alla storia degli usi indo-eu-
amanti di cose
agli
stu-
un buon numero di no-
una
siciliane
lettura
curiosa ed attraente.
Avrei potuto con facile
cialmente dopo
uatis intorno
le
belle
e i-udizione (dico facile, spe-
opere
De
del prof.
a questo argomento') arricchire
più appariscente
il libro;
ma
Gubcre
render
ho preferito rimanermi
alla sola Sicilia, perche la erudizione in
un lavoro
come questo non faceva al caso mio, e parevami superflua pc
A
tutti,
eie incuti
peraltro, si
.
lettori co ni uni.
farà manifesto leggendo qua
di arabo (per non dire di altri
quanto
anche meno antichi)
questi nostri usi
non sempre ebbe
ig
pe
svariate notizie, quanto di greco, quanto
e la tante
di latino
dotti e noiosa
si couser:'/' tuttora
veri documenti
,
storia.
Marzo 1879.
—
vili
—
in
d'un passato che
j^jjjf
y
N sapiente proverbio
tutti
'W
»j»p
sanno
ma
sidera, dice
:
reddi pri fari
ritano
i
siciliano
che
,
nessuno del volgo conSi
li
maritami
poveri per fare
i
puvi-
li
puviridduzzi
(Si
ma-
poverelli)
;
I
matrimonio
e poiché
il
lo fece
padre, lo fece
il
s'
il
ha a
perche
fare,
nonno,
lo
fan tutti,
ed è buono avere una compagna: ecco
e
non
ci
si
pensa
pensare è che
il
settimo mese,
la
più.
Quello a cui
moglie è già
hi cannistrù di
li
s'
fatto,
ha a
incinta: e
cosi di la
per
panza
dev'esser bell'e
stisi
si
cosi di la
panza sono
futuro nato,
me
setti misi>
li
fadili
-
Li
al
A
finito:
l
il
corredo necessario
il
quale corredo prende
collettivo di cannhtru, dalla canestra
raccoglie prima che
Entrano nel
neonati
gli
di lino
male;
li
ad uso
umori che rendono
e di asciugar loro
il
cammiseddi
sc'ulda-
di pulire
camiciuole),
ai
bocca
dalla
capo dall'acqua
(le
ove
parto avvenga.
il
cannistru le cosiddette
reddi , pannicelli
no-
il
,
battesiscufieddi
li
(cunette), quasuddi (calzoncini), quasitteddi (calzettini), spiìisarcddi
(camiciuole da notte), pitto-
lareddi (bavaglini):
ed
di naca (lenzuolo
da
inoltre qualche linzuleddu
culla),
una
'ncttttunatedda
(piccola cottonata), due cuscineddi (guancialini),
ed
altri
pezzi che hanno
il
privilegio
di
es-
sere diminuitivi e vezzeggiativi.
L na delle prime preoccupazioni della donna incinta è quella delle voglie
[ìiisii):
sogna tenerne conto, per iscansare
quali,
insoddisfatte, la esporrebbero.
ina di fede popolare
i
e bi-
guai
ai
E dom-
che quando una gravida
- 4
—
ha voglia
qualche cosa e non
di
abortisce (addìsertd)
~\
perchè
si
l'ottiene,
o
si
spira del desi-
derio (spinna), o corre pericolo d'imprimere nel
feto l'immagine dell'oggetto desiderato. Questo
ultimo fatto avviene particolarmente quando
donna che ha
la
del corpo.
neo materno
allora sul
Il
voglia
si
tocca
(///
alcuna parte
in
disiu
punto corrispondente
la
al
3
) si
forma
punto toc-
cato dalla madre.
Comare Peppa ebbe
di fragole; fragole
non ve n'erano, perchè
voglia
fuori
stagione; ella sentì prudore alla guancia destra
raspò
e se la
;
venne a luce
il
bambino
,
e
portò sulla guancia destra una fragola che era
Lo
una bellezza.
na per un po'
un po'
stesso
accadde a comare Van-
di cioccolata, a
di ricotta
,
comare Rosa per
a cent' altre per un' albi-
cocca, per una susina, per una celsa mora, e
per
tutti
i
frutti
che dà
la terra.
Questi nei
materni di fragole, albicocche, susine
more,
ecc.,
tempo
di maturità di
si
origine
celse
fan tumidi, coloriti e freschi a
queste
maravigliose a vedere.
di
,
Una canzone
indubbiamente
—
S
-
son cose
frutta; e
letteraria
popolare,
,
celebra
questa credenza:
Coma, gravida donna chi disia
Frutti
dìa chiddu
tempii
min
ci su,
Si tocca a un puntu cu dda fantasìa,
Passata un pocu nun
Nasci
ci pensa ceniti;
hi partii cu zoccu vulia
Sigua tu appuntu unni tue e atti fu.
Ccussì
fu
in, chi
Tuccai sta
disiannu a
tia
cori, e ci arris tasti tu
Codesta credenza
popolino,
ma anche
sino nelle
donne
•
non pure nel
è radicata
nel ceto
'
medio
di classe elevata;
,
e per-
perchè
in
ordine a medicina, pochi son coloro che non
partecipano del volgo. Però tu vedi usare
la
maggior circospezione nel ricordare innanzi
a gravide, frutta, dolci, intingoli che forse sa-
rebbe
spesa
gere
difficile
5
-
a trovare così presto e senza
Gli odori stessi
alle
si
cerca di non
far giun-
delicate nari di esse: e se
giunge, parenti, amici, conoscenti
si
uno ne
affrettano
a recare di ciò che tramanda quell'odore insidioso
stando
alla
di
donna.
non
V
è
chi
ce essiri di bisog/iu\
rifiuta
prote-
ma non
le si
crede
e la risposta è
:
manna
feto
(il
contentarla
(la
che
dimanda quel
creatura)
cibo)
,
f addi-
non
e a
l'avrebber sopra a
,
coscienza; e che ad ogni
criatura
la
modo,
la
vida dee saggiare perchè gravida,
donna
la
gra-
non
gra-
vida per la gola:
La prena
E
pri lu vozzu,
cannarozzu.
la strippa pri lu
V'è, invece, chi accetta, e
gia,
ma
non solo
assag-
anche mangia ed ingoia. Contro
di
queste donne ghiotte gridano tre nostri proverbi
:
i°
Diu nni scanza,
la
lagnusa cadiri
malata, e la guluta nésciri prena; 2°
di
vinu e donna di
casa chi
si
vogghia — Tinta
nni cummogghia;
3
Omu
dda
Si vói chi
tò mugghieri 'un t'arruina,— Nun curari a
li
smorfìi quann'è prena, proverbio spirito-
samente parafrasato da un poeta catanese nella
seguente canzone
siciliana
La mogghi prinulidda
Ch ogni piaciri
Chiana
ti
sturba
:
e un'assassina,
e
avvile 11 a,
'ntr Aprili ca voli ratina,
Tra Fibbraru vircoca a
tutta lena.
assittata, o si cantina,
T'inquieta
s'è
l 'angustia
'//tra lu Icttu,
Si voi ca
to'
mugghieri 'un
Nu/t curari a
II feto,
ve
al
li
secondo
terzo
a pranzu
s/norfii
la
ti
a cena,
e
nana,
quannu
e
prc/ia
volgare credenza,
mese (secondo
alcuni, a
•
muo-
si
giorni)
49
dal concepimento, se maschio: e la gravidanza
e lo sgravo di esso è
facile-,
a quattro mesi,
e con parto travagliato, se femmina
7
I
-
movi-
menti del maschio sono più bruschi e più
de'
movimenti
femmina, lui ecco uno
della
per conoscere
segni
dei principali
forti
il
sesso
del futuro nato, segni che sono molti, quanti
può averne
creati
la
esperienza e
il
pregiu-
dizio delle donnicciuole.
A
una pregnante
sinvolta così da
dimanda
:
abbia la
mano
Chi
mette innanzi
destra, se
domanda
non farle capire
cci ariti '//tra la
in
lo
scopo
di-
della
imbrattata o malata. Se essa
la
mano
la sinistra
femmina.
forma
nianur quasiché
destra o
il
ne trae argomento che
maschio, se
stra,
si
o
il
palmo
il
dorso
della
feto sarà
della de-
Ella stessa, la pregnante, mette un po' di
davanti
sale
primo
ove
uscio
indi
;
il
bambino
;
un uomo, ma-
donna
se una
La medesima prova
al
fem-
,
Mazzara,
in
fa
si
gravide attingono acqua
le
vedere chi
sta a
entri nella sua casa: se
schio sarà
mina.
1'
pozzo,
la
gittano dietro le spalle senza voltarsi, e dal
sesso della prima
giscono
persona che passa presa-
sesso del prossimo parto
il
mina verrà
prominente
in luce
se
<J
{a pini)
vento e sole, onde
il
o se domina
proverbio: Ver\tu e suli,
il
masculuni. Maschio
colpi di martello
se arroton-
,
bellico,
il
,
come
se pulsa
fianco
sinistro-,
a lievi
femmina se
colpi sono improvvisi e vaghi in tutto
tre
che
da
la
madre
far trasalire
la
creatura svolazza.
si
Fem-
-
madre ha ventre
maschio
;
prominente
dato, o se
la
8
donna
;
il
i
ven-
segno questo
Femmina pure
risente di dolor d'anca:
se la
Duluri di
anca, fa fìgghia bianca.
Quando
tutto questo
non basta a
chi voglia
assicurarsi del sesso della futura prole
espedienti
non mancano per venirne
,
altri
a capo.
Se
la
donna non
è primipara {primalord),
conto della forma che prendono
l'ultimo figliuolo; guardi
pelli
crescono a
d'un maschio
bici
,
nelle
cliiovu,
femmina. Poi
mammelle
,
sopra una monetina
e la attacchi
altrimenti
la
fattu
fìmmina
Mer\tri ch'è
:
si
po' di colostro
rame
(2
cent.
moneta
Ha
10
-
si
p.
e.),
resterà attac-
Pure
prena e
nascere abbia
il
tutti
questi
statu, l\a statu: e poi
fìgghia,
Diu cunsigghia.
le cure e le precauzioni
prendono per evitare che
di tener
for-
è sceso
latte
il
ca-
tratta
da
tagliati
quando
di
si
i
dice un proverbio; perchè
Non poche sono
che
come
femmina
pronostici falliscono;
ha
se
;
ad una parete: è certo che avrà
un bel maschio se
cata;
capelli del-
occipite
smunga un
,
i
cioè a chiodo,
se pari,
;
1'
tenga
benché lieve
figlio
il
difetto. Si
sempre presenti bei
tipi,
da
cerca
belle im-
magini di uomini e meglio di donne, affinchè
la vista ripetuta
di quelli giovi alle
del feto: essendo che
agli
il
fattezze
neonato somiglia molto
uomini, alle donne, che
nuto sempre sott'occhio.
Non
la
madre ha
te-
v'è peggio poi
di
una brutta donna
agli
occhi della pregnante.
Oliando costei non può
affastella
evitarla,
seguente scongiuro, che salverà
il
forme del
le
feto:
Set? anni fu la maravigghia:
Ne
£
pi mia, né pi me figghia,
manca pi
L' aria
Lu me
e
li figghi
di
me
figgala.
chiaru e nutricu di ncttu,
viddicu senza difetta
n
.
Sdeu Sdcu!
Pani
E
segna
si
In
cotta
Noto
la
«
ea
man...
la
croce
sul bellico.
le incinte,
quando han
visto qual-
che deformità, oppure qualche prodotto mostruoso del regno animale
bono
dire:
Dia
ca la fui!
questa esclamazione
o vegetale
Debbono
,
fare
deb-
pure
solo a sentirne parlare.
Chi per distrazione o incredulità non lo ha
detto
,
feto le
si
mette nel
risico
di
riprodurre
medesime mostruosità che ha
e che han colpito la sua immaginazione
a sentirne discorrere.
sona brutta
si
dice:
Onde
Dia
a
ca
nel
visto
,
anche
qualunque perlu fidi
— L'in-
fluenza dell' immaginazione
concepimento
Ma
messa.
in
è
Noto
le
in
donne sono
ridicolo.
il
dono nientemeno che
sempre
prodotto del
da molti riconosciuta e am-
che toccano
ricolate
sul
i
cosi spe-
Esse preten-
loro mariti l'abbiano
bocca queste esclamazioni; che
loro sbadataggini dipenda se
dalle
bimbi nascono
i
col labbro leporino, coli' idrocefalo, coli' alo-
pecia
ecc.
,
Questo pregiudizio
tutte le classi sociali
Sarebbe
pagnare
la
gravidanza
12
-
estende a
si
»
assai lunga storia se volessi
donna
;
io
nei mesi
me
grossi
«
»
accom-
della sua
ne sbrigherò con poche
parole.
Il
protettore delle pregnanti
muni, S. Francesco di Paola.
mandano
le
donne, e da
lui
è, in
A
lui
nerdì, nel
si
gli
e dare, previa
dette,
poche
racco-
A
render-
fanno un viaggio ogni ve-
primo dei
fan benedire
si
sperano una buo-
na gravidanza e un miglior parto.
selo propizio
molti co-
quali, entrate in chiesa,
addosso
il
cordone del Santo,
una elemosina, due fave bene-
ostie benedette,
con
la
immagine
del Santo, e una piccola candela di cera, pur
essa benedetta, alla quale è in forma spirale
attorcigliata
Ora prò
si
si
Pater Franciscc de Paula.
metterà durante
le fave e le ostie
gravidanza,
in Sicilia,
benché
sempre
incinte è
le
nelle grandi
città.,
fiducia più delle levatrici
salasso è ordinato dalle levatrici, e
13
a detta del barbiere
che uscisse;
I
la
salassi si
cuni comuni,
la levatrice
scritti
li
donna a non
ha
fatto
nei mesi pari:
salassi variano
[svintata),
grossi)
ma
in al-
nel Milazzese, sono proal
4
,
secondo
consiglia, di chi
bene a
ritardarla.
fanno nei mesi
come
la pece,
e perciò era necessa-
-
ordinare questa cavatina di sangue
benissimo
Il
sangue
il
che sprizza dall'aperta vena è nero come
I
dove
vada un po' per volta abbandonando.
rio
;
mangiano per divozione.
si
medici godono
si
la
celeste sarà necessario
L'uso del salasso per
i
la
Il
accenderà nelle doglie del parto,
quando V intervento
vivo
stampata che dice:
strisciolina
nobis, Sanctc
cordone
candela
una
li
fa
al 6°, all'8
1'
mese
".
ignoranza di chi
e di chi se
li
lascia
In
lare.
la
Palermo ho conosciuto una donna,
quale in sei gravidanze s'era salassata
credibile,
lattia di
La
ma
Avea una ma-
vero!) 213 volte!
cuore, e
si
(in-
profferiva per nutrice!
che ha tanta importanza nelle
tra-
dizioni e nelle credenze popolari, esercita
un
grande influsso
e.,
luna,
sulla gravidanza. Si crede, p.
sgravo debba coincidere con una delle
che
lo
fasi
lunari; e
che un parto nel novilunio, nel
primo quarto o nel plenilunio sarà seguito da
tante altre gravidanze quante sono le
nari
che restano
,
e
fasi lu-
gravidanze
che queste
saranno del medesimo sesso del precedente.
I
nove mesi sono già compiuti
vida, a cui è grave l'attendere,
l5
,
s'è visti usati
riguardi che a nessuna persona al
usano mai. Basti dire che non
cosa per terra, che
prontamente per
lei;
altri
non
le
la
e la gra-
,
mondo
si
cadde mai
raccogliesse
giacché è credenza po-
polare che chi evita a una incinta di chinarsi
a prender un oggetto qualsiasi che le sia caduto, liberi un'anima dal purgatorio.
Accade
che,
secondo
1
;
il
computo,
gli
ordi-
nari
290 giorni
feto
venga
oltrepassino prima clic
si
alla luce;
allora la
donna
aiuta (esce di conto) aspettando
la
il
nesci di
grazia di
D'ut.
Tutto
pronto per ricevere questa grazia:
è
donna ha
la
vozioni
come
1C
fatto
la
;
,
come
di uso
,
le
sue
di-
sua casa è stata rimbiancata e
parata a festa.
Vi sono mesi e giorni
sgravo.
Il
mese
di
fausti
ed
infausti allo
Marzo, pazzo esso stesso
(Marzu, pazzu), predispone
alla pazzia chi na-
sce nei suoi trentun giorno. Guai alla bambina che abbia la mala ventura di nascere in
una cattiva giornata! verrà su una brutta donna.
Guai a chi nasce colla luna nuova
diventerà htpundriu, e
lunghissime
1T
-
no che venga
di S. Paolo.
nato
gli
curerà con
egli
verran fuori unghie
Fortunato invece quel bambi-
alla
luce di venerdì o nella notte
Costui
come
vinnirinu (venerino,
di venerdì), sarà scaltro, forte,
maneggerà
!
audace;
impunemente serpenti velenosi
la
sua lingua
i
morsi di
essi ani-
mali, terrà fronte ai lunatici, indovinerà le cose
18
occulte; sarà un ciaràulu
mesi
il
è
Il
-
pericoloso di vita per
parto ad otto
la
madre o per
figlio.
La donna comincia
le doglie; e
per
quando
a duggh'iari, cioè ad avere
doggìù 'nfórzanu,
//
non
la levatrice. Ella
parire,
istà
corre
si
molto a com-
perchè un proverbio ammonisce
sciar persino
il
di la-
fuoco acceso, per soccorrere
partoriente:
la
Lassa lu foca ardenti,
E
succurri la parturenti.
L'uso eia tradizione vogliono d'una certa
età
la levatrice
quale
nella
si
cerca molta
prudenza e calma; perchè La
pratica,
mana nuvedda
ciancu
,
,
fa nèsciri la criatura di lu
cioè sforza la partoriente
per
sgravar presto. Essa è sempre preferita
matica
al
farla
me-
anche nei secoli passati per certe
dico; e lo fu
operazioni
mam-
pericolose di vita. In una Pram-
siciliana
Protomedico
di
del
1
749
,
confermata
Palermo nel
1
780
preferenza veniva giustificata con
ragione che
le
donne
«
16
la
,
dal
questa
speciosa
hanno sperimentato
sopra
e
di
sé
incomodi della gravidanza
gì'
hanno più leggiere
vano
maritate
le
o
mani.
le
»
Si
cerca-
vedove, non mute,
le
né scilinguate, non per altro se non perchè
potessero profferire
immonde da morbo
pulite,
linconia
,
Nel sec.
vano
za eche
istruite
XVII
nella Dottrina
di suora
ad uno
tempo
:
K>
cristiana
il
-
che fece conget-
scrittore palermitano
che
monache
fossero
le levatrici
di
biz-
L>0
-
La mammana, dunque,
sussiego
trice.
ma-
gallico e da
quasi tutte le levatrici porta-
titolo
il
turare
quel
formola del battesimo;
la
la sofferente
Oliando
li
osservata con tutto
se ne rimane spetta-
,
dogghi su friddi , ella
si
ado-
pera a riscaldarle; e se occorre manda a prendere
il
bancu, sul quale
pone a sedere
la
donna
perchè più agevolmente e presto esca dal doloroso passo
21
.
Xel soprapparto
è già rotta Vacqualora
(il
,
doglia, la levatrice
donna: Datila!
(cioè, aiutate
e
curaggiuì Forza,
la
perchè dia
>7
si
sacco delle acque)
ad ogni nuova
za
quando
grida alla
doglia).
For-
forti le doglie;
coraggio, perchè non
momento.
accaduto
disturbi nel diffìcile
si
di udirlo
hanno
uno
e
,
a'
tutta cura di ripiegare
perchè
il
il
la fa-
neonato
il
;
e
pannolino in
bambino esca
scleroma
soffra di
primi conati
danno a sciorinare
quale sarà avvolto
de' lembi,
non
si
-
una pratica delle
donnicciuole modicane. Esse
della partoriente
E
22
da un pappagallo
notabile, a questo punto
scia nella
mi è
consiglio è tradizionale, e
Il
in luce,
23 -
Dai mezzi naturali non possono disgiungersi
,
perchè
naturali; anzi
e
il
lo
si
sgravo
si
affretti,
fida più in questi
sopran-
i
che
in quelli:
non può aver luogo senza che
parto
l'opera d'un santo, o d'una santa intervenga.
Lasciamo
acerbare
stare
gì'
cando sotto
raccolta
in
il
rimedio efficacissimo
intensi
il
dolori
del parto
di dis,
collo-
una ghiaia
letto della sofferente
mare. Fermiamoci a quelli che
affrettano l'uscita del feto.
Remossi
gli
ostacoli morali, tra
è ultimo la presenza di
zia di
Dio
~
l
i
i
una donna
quali
non
in disgra-
s'invoca tosto Santa Leocarda, la
come
quale
parti.
Se essa non
de ad
donna
mai
a Dio.
affastella
La
con
Partala, presiede ai
basta, l'invocazione
sante
altre
,
Dea
l'antica
ed
,
altri
levatrice
santi
esten-
alla
allora
donne
le altre
,
si
Ma-
più che
presenti, pre-
ghiere e divozioni da assordare un paradiso.
Una
delle più
A
Di
comuni
è questa:
vui prete, Virgini Maria,
méttiti
£ occhiti a
la via;
A vui preu, Santu Ranni unii,
Ddticci un partii grittu
A viti preti,
San Vicenza
Dari la testa o da ri
Quest'altra
si fa
e tu unii;
li peri
Firreri,
~°-
ripetere a verso a verso alle
partorienti (nei paesi dell'Etna):
Santa Maria matri di Diti,
Chista
e
fura
dilli partii ru
min;
Matri Santa, min mi lassati,
'JVtra stu tempii di
itici'ssitati;
Pirelli, matri, la vostra ducizza,
'JVtra stu partii
mi duna furtizza;
Matri Santa,
'JVtra sin tempii
-
la vostra assistenza
mi duna pacai za.
19
—
In Milazzo
di
una preghiera comunissima
è
questa forma:
Criatura
liaju alianti,
eli
Accumpagnati
tutti lì santi;
Criatura, veni cu mia,
Accumpagnatila, virgini Maria;
Sani'Anna, San Jachinit,
Miniti la tagghia
Le
levatrici eie!
'u
camini/.
popolo palermitano prefe-
riscono però di ripetere:
Santa
Liberti:.
Criatura a
Ietta
!
Santa Nicola,
Criatura forti
!
Santa Linearità
'A a donna lesta eguagghiarda!
Mairi Sani' Anna,
'Na bona dogghia
E
e 'na
bonafigghianna!
più lungamente quelle di Borgetto:
Santa
Liberti/,
Criatura a
letta
!
San/ Antuuiuu,
Miti'itili/ n camini/'.
San
Binidittu,
MUtilihi grithiì
San fa Madda
Grittu
e
•
senza penai
Santa Linearità piatusa,
Aiutatimi sta donna cunfusal
Maria ma tri
Leva
di guai
di
st'
Din granili Signura,
amara
e riatti ra!
Aspettando l'assccondamento poi
Santu
la eriaiura, datimi lu
di
:
Iettili
non sempre queste orazioni riescono
come non sempre
capo
dirà
Liberili,
Middstìvu
Ma
si
uno che abbia per caso
di
Messina messa
allora
una copertura
riesce
si
in
capo
valicato
il
di
Faro
alla sofferente
2G
;
ricorre ad espedienti più efficaci: alla
preghiera de' fedeli nelle loro case.
In
Borgetto
,
Partinico
,
Catania
in altri
,
paesi dell' Etna, in Caltanissetta e per
anche
in
Palermo,
quando una donna
liberarsi
Grazie,
:
si
fanno sonar
in
le
poco
campane
soprapparto stenta a
questo suono è detto VAvemaria
perchè
la
gente
tutta,
appena
delle
uditolo,
per
reciti un' ave
la poveretta ehc e in travaglio
;
che un'orazione etnea:
di
Santa Margarita, libbra
e
sbrogghia
Chist' animi/zza ccu 'n'autra dogzhia;
Virghii di
Nun faciti
li celi
capitana,
ca sona la campana;
Nun passa mu menti/,
guarii/ o lira
E sarà libbra ehista eria tura.
Preside de' parti in quel di Modica,
donna
più
fa
Catena
della
difficili
recare
la
è pregata
nei
Ma-
la
momenti
ne
e penosi; e la partoriente se
catena argentea e se
la
posa
sul
ventre invocandone con ardentissima fede
santo aiuto
27 -
mezzo
a'
In
il
suoi sforzi e ponzamenti la po-
vera donna ansa e suda; quel sudore è prezioso per le macchie che essa stessa proba-
bilmente ha
,
e che molte gravide
avere, alla faccia.
Una
delle
sogliono
donne che
l'as-
sistono le asciuga con una pezzolina rossa di
lana
il
sudore delle ultime doglie, e
le
mac-
chie vanno via.
La
grand' opera,
la
più grand' opera della
natura
per
,
la
quale
donne
le
una levatrice qualunque,
gnante
s'è sgravata.
vatrice, se
il
battezzarlo;
un po'
nnomu
Santi/
d'
il
il
acqua con
-
Da
,
parole
a
fenili
in
della le-
/// ti battizzit
momento
della puerpera, e
almeno
mammana debba
una comare, un
a
E
mam-
in poi la
il
agevole
qualunque famiglia dove
(tenere)
di
Figghiu e di hi Spirita
nato, figlioccio o figlioccia.
porre che
pre-
versandogli sul capo
fa
le
mana diventa comare
la
:
che è quanto dire
di tu
questo
compiuta
è
a
è in pericolo di vita,
feto,
che essa
di hi Patri
2S
affidano
Primo pensiero
bambino
è di 'ngravattari
si
neosup-
il
sia stata
una sola volta,
la
aver pel parto un compare,
figlioccio
e
:
comare
chiama
si
per antonomasia questa brava medichessa. Al
parto segue la sccunna
'un assicunna
tutto finito.
mori
,
La comare
(la
29
-
tica
il
non
;
e
può
il
Cui
dirsi
cordone
la legatura,
e
con
di cera lo brucia: pra-
che nel basso popolo
rebbe sacrilegio
Allora
lega subito
ombelicale, lo recide sopra
una candeletta nuova
secondina)
di cui è parola sa-
seguire.
La
candeletta
va
di
comare. Nel caso di
diritto alla
asfissia
o di sospetto di morte nel neonato,
della levatrice, razionali o no, son
richiamarlo
solletichi
all'
le
lo infonda
uso della
piante con un pennello
in
acque aromatiche
che introduca neh'
gallina,
o che
orifìcio
anale
pratiche tutte raccomandate, e
m forma officiale
nel 1780
dal
ne
ella
,
o che
o che
,
secondine
in esso
soffii
cure
molte per
o che
vita,
bruci sotto le nari le proprie
una
le
il
gli
,
o
rostro di
del tabacco
come
Protomedico
di
:
antiche,
Palermo
30 -
In Modica, appena venuto in luce
il
neo-
nato esce dalla protezione della Madonna, e
1
la
sotto quella delle padrone di casa.
più anziana tra
Laonde
assistenti colloca sul ta-
le
volino o sul coperchio della cassa nove fave
nere, e le dispone a foggia di
tando
fra'
denti:
Favij favuzzi,
Channu
niuri
E bbiniti ccu
Cu
la
menza
li
hi
e
'uccuzzii
siili,
priparata;
- ^4
—
cuneo borbot-
>
Efaciémucì anuri
-
E
1
m (oa lafiggìà) e a fafiggiataì
lu figg'
con ciò
intendo scongiurare
s'
pericolo
il
che {^padrone dì casa rechino malefizio
nato o
si
neo-
puerpera. Talune altre popolane,
alla
e son molte
si
al
,
han più fede
collochi sopra
il
letto,
in
un aspo
che
purché su quell'aspo
appuntino due stecchetti
di
canna, conge-
gnati a forma di croce. Questa crocina di can-
na
è valevole a discacciare le misteriose pa31 -
drone
Intanto la sofferente ha avuto apprestati
aiuti
che
l'uso prescrive: è stata ripulita, le
si
è legato al ventre
il
nome
un fazzoletto che prende
di cincedda (che cinge),
sarà mai tolto per tutto
ciò,
nasce
questo
il
il
quale non
il
puerperio. Fattosi
bisogno di aggiustarle
le
due volte
le
gambe
della pa-
ziente pigliandole al collo del piede.
di
la
le
braccia
Palermo
ossa, e
viene compiuto dalla levatrice,
ufficio
coll'incrociare
per
gli
suol fare lo stesso nel
si
3?
,
durante
levatrice viene
la
quale
mormorando una
—
-5
—
Anche
Borgo
operazione
preghiera.
iv
Indi viene la medicatura
una pezzolina
chiama
il
E
gli
luti!
tura,
Cu
33
;
si
vestendo, non
un canestro
in
Ed
semplice Cu
il
se
lei
intanto che
viene lavando
si
il
il
nata
la crea-
non dopo
chè
il
qualche osser-
feto
dava
alla
ma-
E
ma-
E
femmina: non poteva
svolazzava: la pancia era veramente
spettacolo.
stati
ventre era rotondo, per-
bellico sporgeva, perchè sentiva quei
colpi di martello.
lire:
il
Ha
molti capelli?
nei frequenti
dolori
di
accessi di soffocazione che a
tormentavano
la
i
come
quando
26
si
fal-
uno
segni c'erano
stomaco
povera donna.
po' schiacciato? Ha,
T
il
neonato, già
dre negli ultimi giorni di gravidanza.
schio: ecco perchè
sa-
esaminando e
,
lascia di far
vazione sui segnali che
md-
saluti e figgimi
La madre, anche
sa del sesso di
secondamento.
sgargiati!
il
un maschio, o
se femmina.
non
insuppata in
a questo punto che
mostra
si
neonato facendoglisi
sculul se è
consiste in
marito rimasto fuori di casa o di
quella stanza, e
il
;
di tela bruciata, e
olio e chiaro d'uovo.
si
locale
Ha
a
,
negli
quando
naso un
suol dire, la na-
scaredda :
non poteva non esser
sta benedetta
donna avea
1'
così se que-
abitudine di ac-
ma
chinarsi e di piegarsi in avanti;
fa niente,
soprattutto
alla
Lu
è
pilusu
oltre
si
nato
le
si
la
sul
somiglianze coi genitori: per
:
secondo
,
si
i
somiglia
figlio
il
e la figlia alla madre, e
placenta
le quali
casi
al
.
le
padre
finisce talvolta
con
si
mancia!
getta a
mare o
luogo im-
in
curandosi che non ne mangino
non senza averla prima
ai
nuovo
Figghiu eh' 'un assimigghia a
patri, raggia ca lu
innanzi
perchè
,
bonu vinturusu. E andando
accettano o rifiutano
mondo
sacro
al
van cercando e trovando
l'esclamare
la
creatura ha molti peli,
schiena e
teorie popolari che
La
beddu a
perchè Ogni nasu sta
so facci. Meglio se
non
ciò
i
cani:
la levatrice sciorinata
parenti per mostrare che è intera,
e nessun bricciolo ne è rimasto entro l'utero.
Ma
nel gettarla
,
si
cura che vada
perchè se rimanesse a
il
galla
,
sul viso
- 27
—
,
fondo,
ne soffrirebbe
neonato; a cui apparirebbe entro
qualche eruzione
al
come
i
40 giorni
difetto nel
nascondimento del rimunnu
(placenta). Appli-
cata sul petto dei bambini catarrosi essa è mirabilissima nel guarirli. In
Modica poi
è mi-
steriosamente sacra alle padrone di casa, e guaì
se
si
prima che venga mescolata a
via
gitti
sale e a mollica di
pane!
Le
disgrazie piove-
rebbero a dirotto sulla casa maledetta
/acqua onde
1
bin
>.
s'è lavato la
aromatiche per
via se esso è
maschio
il
tacito intendimento
miglia
,
getta nella
gridando
lietamente
letto in alcuni paesi,
a uscir di
ca.-\a,
35
bam-
si
lo più,
femmina nel cesso
masculuì e se è
sotto
il
quale sono state bollite X erri di
e nella
hi bagmi<}
prima volta
3I -
la
che
1'
o sotto
uomo
casa,
di
il
o
forno:
è destinato
femmina a rimanere
in fa-
Certo, l'annunzio d'un parto di ma-
-
schio s'accoglie meglio che quello d'una fem-
mina, perchè L' orau è sempri
omu,
e sia
mancano
i
femmine; e
omuj
e Sia
orvu d'un occhiuj ma pure non
proverbi consolatori anche per
si
dice che
Cui bona reda voli
fari,
Di fìgghja fìmmina havi a 'ccuminciari;
le
e che
'Na fìgghia fimmina sta bona a cui
3G -
addimanna
Più di due terzi della Sicilia serbano l'uso
mettere
di
prigioniero
neonato; e di ficcare
della fasciatura
1'
fra
in
tenaci fasce
Le
il
una delle piegature
Abbizzl (altrove Santa Cruci),
uno stampino da otto paginette, nel quale è
impressa da un lato una bambola fasciata co-
me
il
neonato,
di Paola, e poi
un San Francesco
dall'altro
un alfabeto e varie orazioni
3T -
Uabbizzl ha molta virtù, e preserva chi lo ha
addosso da qualunque prossimo male. L'uso
della fasciatura generale
si
smettendo o riducendo a
nelle città.
si
Ma
tagliano al
soli
pochi giorni
o no; presto o tardi,
fascisi
bambino
va a poco a poco
le
unghie usando
la
pre-
cauzione di mettergli nelle mani una monetina durante
taglio.
il
Per assicurare
frattanto la vita del
nato e quella della madre,
sofferto, e più
ture gravidanze,
tica salutare
all'
non
uno
si
quale ha molto
la
tornerebbe a
nuovo
soffrire nelle fu-
risparmia qualche pra-
e
29
all' altra.
In Marsala
,
p. e.,
usa che
prossima notte seguente
la
allo
sgravo, chiuse ermeticamente le finestre ov'è
la creatura, si
1'
metta un pizzico di sale dietro
acceso
uscio, lasciando
il
lume, affinchè
il
genio malefico detto 'Nserra non entri e noccia al neonato.
che
sale è contro la jittaturai
Il
per
motto proverbiale:
il
Acqua
e sali:
E zoccu
Nini pozza
Alla puerpera,
giitv a ri.
donnicciuole palermitane
le
bene porgono da mangiare un pez-
a fin di
zettino
magari
dici/in li
di
seconda
Le
;
medicina preventiva
etnee e
di
mazzaresi nascon-
futuri
dolori.
dono
nel letto della puerpera, e per lo più
sotto
il
lino o
guanciale,
un
tale della
seguente
aglio
,
le
quando una chiave, un
quando
le
forbici
puerpera sbisoriando
la
o un
sta ciliari ca in
Doppu
mentu
ca sgravi nun hai triimincntu;
Siaggirili a Ha
lu partii sbroggliia,
E quannu sgravi nun
di-
orazione
:
Cu
pal-
avrai dogghia.
Cd
Pr
'
'//;/
///
mentu a tammucciunì
lu
pigghiariti lu matruni
38;
lufazzu senza scantu
A nomu dì lu Putrì, Figghiu e Spirita santa.
sano pure ripiegare
\
o canapa in
un lenzuolo
posarlo sul ventre della
sette, e
Etneo bollono
partoriente. In Castiglione
litro
d'
di lino
in
un
acqua, riducendola ad una chicchera
e dandola a bere ad una donna, una pernice
intera
La
compreso
lieta
il
becco e
piedi
i
novella dello sgravo è stata pre-
ceduta da quella delle doglie
amiche invadono
con
la
stanza
gl'inevitabili cu saluti;
quanto
si
39 -
,
e parenti
della
puerpera
nessuna però, per
lodi della creatura e la carezzi, le
imprime un bacio, essendo essa pagana
ché non riceva
zata,
non
e
la
il
battesimo.
E dopo
bacia nessuna donna che
fin-
battezsi
trovi
nel periodo mestruale.
Non
le
occorre fermarsi davvantaggio sopra
cure che
nel puerperio.
alla
puerpera
pratica
la
Son
si
rare
consiglia
le
case
od impone
nelle
permettano brodi od
quali
altri
ri-
stori infra
Ter
tre primi
i
più
lo
la
giorni
lascia
si
dopo
che beverone
digiuno
a perfetto
e con qualche purgativo per giunta
d'olio di lino,
parto.
il
dopo
qual-
che essa ha dovuto
sorbire negli ultimi giorni di sua gravidanza.
In Mazzara, la
puerpera
ceve
la
sala),
mangia
al
marito
40
.
non
non avvenga che
si
pieghi
I
il
collo
il
collo
è
battesimo, ed esso solo
il
dove per
segno volesse descriversi.
padrini del neonato sono stati scelti e
ebbe
tempo, quando cioè
già
il
suo cominciamento
ebbero coi compari
nnuminatu, vale a dire
E
Mar-
più solenne scena di quest' atto della
e per
vitati
essi
in
per debolezza o
basterebbe a lungo ragionamento
filo
ri-
»
la nascita,
vita,
comuni come
gallina lessata, lasciandone
del neonato
La
in altri
affinchè
«
mollezza
(nome che latinamente
fifa
noto a
tutti
rappresenta
sangue cede
la
che
il
il
la
n
-
futuri hi
in-
gravidanza
E
da allora
San Giuvanm
comparatico in nome.
comparatico
in Sicilia
cosa più sacra; talché lo stesso
di fronte a' vincoli
che esso dà
a coloro che
pari
il
contraggono. Quando
giura: Pi ht
si
San Giuvanni
eli
tra'
com-
avana
'nn/t-
mìnatUjQ Pi hi San Gii/ranni ch'avana a
si
è fatto
il
giuramento santo per eccellenza,
e sarebbe infamia
me
hi fonti,
il
non crederci
notizie delle doglie della
iZ -
comare
novella dello sgravo, l'ebbero
i
Le
pri-
e la lieta
È
padrini.
una
distinzione voluta dalle leggi del comparatico.
Il
giorno del battesimo
[battizzu, vattiiì) si sta-
d'amore e d'accordo
bilisce
co' padrini,
i
quali
sogliono essere marito e moglie, per lo più.
Il
battesimo in casa, è lusso a cui non giun-
gono
le finanze
de' popolani.
Coperto d'una
vesticina bianca, che sogliono chiamare di ht
vattiu, e
d'una cuftietta anch'essa bianca,
il
bam-
bino è preso sulle braccia da una delle due
avole o dalla levatrice
,
seguita
dal padrino
e dalla madrina. Neil' andare a chiesa e nel
venire
,
esso è dalla levatrice
portato
colla
testa sul braccio destro se maschio, sul brac-
cio sinistro se
femmina (Borgetto). Fuori Pa-
lermo, Messina, Catania, Trapani ed altre
nel
medio ceto
città,
e presso qualche burgisi , la
è annunziata
uscita della levatrice
di mortaretti e
banda musicale, che poi,
accompagnandola
ritorno di essa, segue
casa della puerpera, ove
alla
no e hanno
li
i3
spinnagghi
i
il
al
fino
sonatori bevo-
Simigliante usanza
-
molto comune nel primo sgravo,
per Milazzo
da sparo
ci
descrive
Piaggia notando che la musica
ed era solamente
avea luogo
in chiesa
bata
classe più elevata del popolo. »
«
alla
riser-
In chiesa la madrina riceve sulle braccia
piccolo pagano
e col padrino fa parte della
,
cerimonia del battesimo. Nel
questo
si
canoni,
si
lino sotto
po
momento che
padre, com'è voluto dai
il
allontana, o
padrino.
si
Il
colloca qualche sca-
battesimo, che un tem-
era per immersione anche tra noi
che
cilia,
i
compie,
il
lo è tuttavia
presso
gli
nostri Albanesi,
danza sacra
in
si
compagnia
gono a battesimo
S e
di Si-
E
presso
immediatamente dopo
la infusione,
4
Albanesi
ora è per semplice infusione.
mersione o
il
fa
l'im-
una specie
di coloro
di
che ten-
e affatto simile a quella
che
sarà descritta più innanzi per le nozze de' Pia-
-
34
—
nioti, de'
ir>
Contessoti, ecc.
Il
-
nome
del bat-
tezzando viene stabilito in famiglia, e suol essere
quello dell' avo paterno
dell'ava paterna per
il
per
materna per
tello
maggiore del padre per
di seguito.
ma
terzo e
quarto, del
il
il
nome
a'
dine vuol tramandare di padre in
la
consuetu-
figlio
il
nome
del padre della famiglia. All'Etna, stando
l'affermazione d'uno scrittore,
egli sia
la vita
essi
il
nome
maschio, e
smettendo
no un marito
si
il
del
pa-
dell'uno o dell'al-
sono rare eccezioni; e
derebbero
fra-
quinto, e così
il
Talora per fare una carezza
drini, si preferisce
tra,
figlio
secondo, dell'avo o del-
l'ava
il
primo
il
i
al-
genitori pren-
primo nato quando
per tutta
lo riterrebbero
proprio. In un canto acita-
rallegra d'essergli nato
bino che somiglia in tutto e per tutto
bella Lucia; e dice a costei
un bamalla
sua
che quind'innanzi
essa prenderà nome Turiddu (Salvatore), e così
quando
la
egli
moglie e
chiamerà Turiddu!
il
figlio
46
-
si
vedrà venire
Ecco questo
Nascili lufigghiu nostru miatiddu
Edi
(è) lu tò ritratti!,
35
anima mia.
:
canto:
La janca facci,
l'occhi e hi
Su la
e
Tu
to
stampa
l'
nasiddu
arrubbau a
tia
:
d'ora '/manti ti chiami Turiddu,
Turiddu divintau
mia Lucia
la
E quannu c/iiamu Turiddu
Curri lufigghiu
L' uscita dalla
:
Turiddu
!
mugghicri mia.
e la
chiesa
non
fa
si
,
in molti
luoghi, senza segni d'allegrezza da parte dei
padrini; e
di ceci
i
segni sono
il
getto che essi fanno
abbrustoliti, di fave, di confetti e per-
sino di moneta.
A
casa poi è una vera festa:
baci e carezze piovono
turina, e scacciti,
sul viso della crea-
o vivande, o dolci e vino
gran copia corrono in giro per
drini poi regalano
orecchini (un
figliocci,
pure
a'
tempo
si
di
regalavano anche
ai
di forare gli
bambini) o un anellino;
i
per esso qualche cosa
bambini dalla chiesa
tezzati, esce alla porta
alla
36
alla
un
madre.
Sicilia, tor-
casa già bat-
una donna, che suol
essere per lo più la levatrice
-
orecchi
al figlioccio
Nelle colonie greco-albanesi di
nati
pa-
un paio
alla figlioccia
perchè era uso
anellino, o
la casa. I
in
-
,
e getta
fuori
per
strada ceci abbrustoliti...
la
restiere piacevole
figlie
il
vedere bei
azzuffarsi per ceci
«
È
per un
come
a bottino.
la
li
donna
ceci ? per dire
Vogliamo
o
?
è vicina al parto.
:
quando sgraverà
far
li
Le persone
levano spargere confetti. Ora
si
limita
ceci.
»
Notizie
Milazzo
ceci
!
quando
più agiate sola
costumanza
solamente ne' poveri, che danno
Così
il
appresta
soli
,7 -
Crispi
non men curiose
ci
Da
Quando
cotesto costume è nato un proverbio
faremo
fo-
fanciulli e belle
sul battesimo in
Piaggia dianzi citato.
il
Quivi, presso la classe più elevata e media
del popolo,
il
bambino andava coperto
solita veste bianca, custodita la testa
rettino serico
riopinte, e
i
adorno
della
da ber-
di merletti o trine va-
piedi da piccole scarpe di stoffa,
bianche, o rosse, o azzurre, o verdi.
I
contadini usavano e usano due berrettini
invece
di
un
solo.
«
Prima che
il
bambino
fosse tratto di casa per l'altare,
un bucellato
veniva offerto
quale depo-
nendolo
alla levatrice
,
la
sul letto della puerpera,
37
—
sospendeva
sulle braccia
il
neonato orizzontalmente, e
cul-
landolo su quel pane esclamava:
Iu,figghiu3
ti
Fri sti quattru
crlsciu
cantinieri;
Chi
ce è l'Ancilu Gabrieli,
Cu
lu pani e cu lu pisci.
Ecco una benedizione
,
mediante
bambino grande farebbesi
della persona,
18;
nudrito di pani e di pesci
quattro volte ripetuta,
stamente potesse
suo
trice
il
la
ma
quale
la
di volo, affinchè le-
pregnante ghermire e
altra
far
la leva-
cura che quella di to-
gliere innanzi al fonte battesimale le
fiette e di rimetterle subito
zione. All' uscire dal
ben
benedizione
vagheggiato pane... In chiesa
non avea
il
compiuta
tempio
,
il
due
cuf-
la fun-
padre ed
il
padrino facevano scrosciare a precipizio sulle
spalle degli astanti molti confetti
il
,
e
mentre
corteo che facevasi per la casa della puer-
pera ingrossava per amici e parenti, udivansi
parecchie salve
di
moschetteria, a segno di
festa e di allegrezza.
»
Le specialità non hanno
fine in
questo punto:
della Comare
dobbiamo parlare
del Compare di San
Una donna che
«
mussolina a velo
pola.
tino,
un
il
costei
— per
lo più di
Comare di Cop-
prendeva quel berret-
più delle volte, dopo averlo lavato,
altro alla
puerpera ne dava a
insieme, e l'acqua
l'
ricevea dalla puerpera uno
— era chiamata
Posciachò
e
Giova/////.
del neonato
o due berrettini
di Coppola
olio santo
—a
quell'
—già sacra dal contatto
uno
del-
non esser tocca da pie pro-
fano, versava in
una siepe. Ricambio
di pre-
sente alla Comare, un fazzoletto o cosa somigliante di lieve interesse.
che potessero
far
Il
al comparato di
Giova/////.
« Il
compare di San Giovanni, invitato dai ge-
nitori della novella prole
dotta a ricevere
pio,
pompe
veramente designare a dito
un uomo andavan congiunte
San
fasto, le
il
ove questa era con-
battesimo, andava
come usava ogni
al
altro padrino, in
tem-
com-
pagnia del padre del bambino, della matrina,
della levatrice e degli altri invitati. Ivi acco-
glieva a sé sulle braccia la tenera esistenza,
39
e
si
faceva pago di vederla
di salvazione.
prima via
sulla
Reduce poi a casa
della puer-
pera, sedeva a banchetto unitamente con la
famiglia festeggiante
ove
si
vedevan
con
e
maccheroni
serviti
ammonticchiati sulla tavola
,
abbondanza. Volti quattro o cinque
del battesimo, se
glie
il
andava solo a complire
sua donna e
al
in
dì
d'
una
grande
da quelli
conduceva secolui
primo entrare dava
,
in pre-
e con-
e due o più galline, e nastri colorati, e
maccheroni crudi
sue finanze. Fra
pure un dono
trice, la
si
all'
avvenente delle
si
annovera
tari
alla leva-
sue largizioni
di quattro
il
o sei
pane da noi ricordato poc'anzi,
e sei o quattro
od anni
le
tutto
,
quale aveva già ricevuto da' genitori
del neonato
men
coste
visita la
sente cornino indolcito alla comare
fetti
,
compare non avesse mo-
puerpera-, se ammogliato,
la
incaciati
salsiccia
montone, e del vino
di maiale o di
invitati
altri
gli
tari
parlavasi
40
-
Molti giorni, o mesi
di tanto
parlava a lungo
di
avvenimento
quel compare
quale, per la sua povertà, d'altro
—
40
—
;
né
il
non presen-
tava
bambino che d'un semplice
genitori del
i
50
nastro colorato
tempo
In ogni
polani nelle
»
-
fu
molta gara anche
pompe pei
talmente che
fu
battesimi, e
cagione
di codeste leggi,
precedentemente
XVI
colo
trasmodò
si
necessario l'intervento del go-
verno per infrenarne con
gli abusi,
po-
tra'
sontuarie
le leggi
di rovina delle famiglie.
che
ne raccoglie
altre
fatte, è
Una
in se
dello scorcio del se-
o de' primordi del XVII, e
vedere che nelle maestranze
si
ci
fa
eccedeva nello
sparo de' mortaretti, nell'accompagnamento
alla chiesa, nell'abbigliamento
regali alle levatrici
sembra notevole
il
,
alle
de' neonati, nei
puerpere
ecc.
,
Mi
seguente articolo di quelle
leggi:
«
Vietasi ad ogni persona,
mandare
alli
huomo
o donna,
batteggi più di due torchie e pa-
ramentare chiese, mettere baldacchini
in esse,
e sparare mascoli per quella occasione, et ac-
compagnar
cese
«
alla
Né
i
bambini
di giorno
con torchie
ac-
Chiesa.
sia lecito fare,
—
né usare a
41
—
figliande, e
vT
bambini, collaretti, sopra teste, lenze, mocatori,
conserti, faldili, tovaglie et altre cose, le quali
sieno lavorate con oro, o argento, o seta di
qualsivoglia colore
usare
gli
e solo
:
fringetta,
che non
d'argento, eie coltricelle e
solamente
di tela, e
non
di seta
i
sia d'oro
nò
coltricioni sieno
pur spuntate e ricamate
né d'oro, nò d'argento,
filo
o cottone, uè tam-
sia lecito fare culle
o nache dorate o
e la fascia sia solo di
poco
fare et
tornimenti con guarnitioni semplici
con laccetto o
di filo e
possono
si
inargentate, nò
letti,
trabacche, cortinaggi, né
padiglioni d'alcuna sorta alle bambine, nò ornar
essi
bambini con perle, nò con oro, argento,
di martello
o tirato
filato,
nò tener sopra
bambini cerchi d'argento, né
possa dare più della valuta
alle
essi
mamme
di dieci scudi
si
in
roba o danari per beveraggio o travaglio, né
si
possa
far piatti di confetture in esse figliande
e batteggi; et
il
compare che interverrà
al bat-
teggio non possa portare nò dare alcun presente per cappello né per altra cosa.
E la com-
mare che similmente interverrà
batteggio
____ —
al
-
non possa portare né dare per cappello
che palmi
altro
dano
modo
d'Olanda
sei di tela
presente alcuno; et
pena
in
d'
51
sudetto
Intanto che
per due,
»
-
i
al più,
e
non
contraventori ca-
onze ducento
del
tripartiti
»
bambino cresce
il
altro
e sorride agli
angeli
«
ogni giorno
52
ed
cu-
è
stodito dalle donne difuori, alle quali solamente
va dimandato
dalla
il
53
culla
permesso
prendere
di poterlo
vediamo ancora una volta
?
la
madre. Essa rimane a letto quanto potrà. Vi
son donne che ventiquattr'ore dopo
tornano
che
si
il
parto
cure di famiglia; altre
alle giornaliere
riposano per qualche giorno;
ma queste
son poche, e più che riposarsi rimangono a
letto
le
per
la
vanità di mostrare alle visitatrici
biancherie del letto e
pettini loro, spesso
ricamati.
Le
visite
proverbio che
le
bene
le
camicie e
non ostante
raccomanda brevi
gliono far lunghe e in
pompa
cor-
da loro
e riccamente
di sgravo,
i
5
il
S si so-
di vesti di chi
le fa.
(Juando
la
madre dee
—
43
offerire al
—
tempio
il
bambino,
precetto di non uscir prima, qua-
si fa
lunque causa
ci
Presentazione
tano
al
possa essere. Nella festa della
i
contadini di Acireale presen-
loro parroco tutti
giorni di età, perchè
li
Tutta questa solennità
fa se
non pel primo
i
bambini
benedica
di
figlio,
il
:
Lu primu
figgl\iu
•H
si
quale nella fan-
rappresenta
è barur\i.
—
40
loro.
personaggio più importante; onde
bio
i
battesimo non
tasia e nello affetto de' genitori
il
infra
il
prover-
1
Intendi che
i
dovranno già essere
pannolini
lavati
stati
e messi ad asciugare.
2
Per
1'
aborto
suol dire
si
:
Megghiu 'na figghianna chi
n'abbortu; Cui addiserta, annetta; e però
Donna
addisirtata,
menza 'mprinata.
Un
3
proverbio dice
fimmina fa
4
Nella
di Miniti.
lu
La maravigghia
:
Pigghiata
Nova
e
data
li
edizioni
giunti inediti; 'nsemi a
Capuana
la fa
Tornii,
(Catania,
come opera
li
Cannimi
5
A
ita!.,
curretta
e
canzuni di lu Barimi
Galatula
del
e
1871),
Capuana
(n.
ni ag-
Oraziu
questa canzone
1608, m. 1691);
è
ma
della Poe-
Cap. XIV.
conforto
per se o per
la
Paulu Maura
di
riurdinata
probabilmente è più antica. V. RuBIERI, Storia
sia pop.
ca
disiu.
il
delle
feto o
donne
eh' abbiano
qualche
per un loro bambino
si
voglia
suol dire
:
Chiddi
cosi
chi
si
a la chiazza
vinninu
nun fannu
,
spin-
nari.
Rapisarda
6
canzoni,
7
40
t.
A' tempi
8
CLXXV.
Ili, n.
giorni, la
di proverbj siciliani ridotti in
Raccolta
,
di Plinio
In Catania, 1828.
credeva animato
si
femmina a 90. Vedi
il
maschio a
Hist. nat., lib. 7, v. 5.
usi popolari siciliani, pag. 55.
CASTELLI, Credenze ed
Palermo, 1878.
9
Questo pronostico
conformazione del ven-
tratto dalla
tre e de' fianchi è
anche accennato nella
mie Fiabe, Novelle
Racconti popot.
10
La
stata
—E
Lu
Zannu.
di
ammessa da Alberto Magno.
« Sett'anni fu la maraviglia:
figlia,
sic. intitolata
delle
come segno d'una gravidanza
densità del latte
maschio è teoria
11
e
CLXVII
ne manco pei
— Né per
mia
di
figli
me, né per mia
figlia
(possa questa
bruttezza riuscire nocevole). L' aere è chiaro, ed io nutro
bene.
Il
mio bellico è senza
difetto, ecc.»
Nutricar!
propriamente: allattare senza ricorrenze mestruali
comunemente,
in senso figurato
aver colpa sulla coscienza
,
si
ili
;
netta,
ma
più
usa per significare: non
e però
non dovere aver
ri-
morsi.
12
AvoLIO, Canti popolari
13 In Sicilia,
biere
è quello
come ho
che
fa
i
di Noto^ pag. 316, Noto, 1875.
detto in altra
salassi.
Non
donna che non debba notare essere
la pici , affine di mostrare
_
mia
il
_
il
covili
del salasso.
—
bar-
mai uomo o
sangue ninni
la opportunità
4g
scrittura,
salassa
Le
comari aprono tanto di bocca, e
barbiere fanno
del vicinato, e sono
giro
il
credono. Le parole
ci
del
discorsi
i
del
giorno.
11
Piaggia
Illustrazione di Milazzo,
.
mo, Morvillo,
15
Pi
16
Le buone mammane aveano
tembre 1780,
lermo, in 4
Un
del Protomedico de'
XVIII, stampato dal Bentivegna
art.
alle
la
22
set-
in
Pa-
.
Giovanni Ferrante
tal di
Vedi
il
mio
scritto
lari italiane, Firenze,
19
Bando
9, §
6;
in Porticello
(Provincia
Compendio
ALESSI,
21
H
mìo
Venerdì
//
popo-
nelle tradizioni
Embriologia^
di essa
sacra,
1.
IV,
lib.
IV,
e.
5.
Notizie della Sicilia^ n. 165.
banco è
insegna
la
nella tabella che
scritto Gesti
usa
:
1S76, pag. 11-12.
CaNGIAMILA, Embryologìa
citato.
e
20
mammane
Si
Bando
il
dovere d'insinuare
Palermo) è additato per lupunàriu.
18
e.
e
il
prima del parto. Vedi
confessassero
si
Prammatica del 1749
di
251, Paler-
preni è pena l'aspittari. Prov.
li
loro clienti che
17
pag.
S5 3
1
che fanno dipingere
espongono
ed insigne del popolo
meno presso
le
popolane
colta, n. 835, la
al figliuolo
nel quale lo partorì. Nel Medicu
—
il
1875).
non saprebbero
un canto popolare
madre benedice
Roma
Palermo che presso quelle
di
della Provincia, moltissime delle quali
partorire senza di esso. In
(Vedi
al pubblico.
siciliano^
nostre
le
49 _
della
morto
riversu, terza
farsi
mia racil
rima
banco
ridi-
cula di Antonio Zacco, catanese del sec. passato, Giancorsuoi
rao, tra'
canta
fasti,
Mia mairi fu
:
cattiva prima/ora,
Subilu a primi dogghi mi figghiau.
Stetti
22
Sì,
«
Da
un misi a
lu
vancu
un pappagallo?
»
e
mi
un ghiornu ancora.
si
chiederà maravigliati.
ed ecco come.
Al Borgo, ove
più son gente di mare, sono molte fa-
i
miglie che hanno qualche pappagallo portato loro dal pa-
da un viaggio. In una
di queste
famiglie era appunto uno di codesti pappagalli.
La madre
dre, dal fratello, tornando
era gravida
e
gallo fu dimenticato nella stessa
La mammana, come
tanto che
in poi,
il
il
pappa-
la
donna.
a partorire. Quel giorno
venne
camera ov'era
d'uso, gridò e gridò:
pappagallo
lo
Forza
apprese e ritenne.
Da
curaggiu!
e
quel giorno
ad ogni donna che entrasse dalla puerpera,
pappa-
il
gallo era pronto colla solita canzone con tanto scandalo delle
visitatrici.
23
GuASTELLA
,
l'er
le.
nozze Salomone
-
Abate.
Modi-
ca, 1878.
il
La
viva in
presenza
illeciti
di
una donna
di
amori con un uomo,
pessima vita
è ostacolo
,
e
che
potente al
parto.
25
II
verbo dare per
le levatrici
siciliane
al presentare degli ostetrici.
26
Uso
di
Mazzara ricordato dal
-
5'-*
Castelli.
equivale anche
L'~
In una leggenda
(mantella
si
,
racconta
Madonna
pregare la
una partoriente
di
,
quale
la
ita
a
della Catena che la liberasse al più
presto possibile dal parto
un bambino,
modicana pubblicata dal
popolare
al ritorno
,
assistita dalla
in
Madonna
casa
stessa, e
si
sgravò di
da Lei
arric-
chita di pane, pannilini e gioie.
28
fuoii,
Lu
'ngravatttt
quando
si
si
anche prima che
fa
il
feto sia tutto
teme che esso possa morire nella breve
faticosa traversata.
La
però dev'essere fuori
testa
29 L' assecondamelo si dice
ma
in parte.
anche rimunnu.
30
Bando
31
Cosi
32
L'intendimento di quésta pratica è quello di fare sgran-
cit.,
il
§
XIX.
Guastella nell'opusc.
cit.
chire la donna.
33
È
ragione di discussione
nucce se
bambino
il
sia stato
qualche
volta tra le femi-
o no bene sjargiatu
,
cioè
se abbia avuto rotto lo scilinguagnolo.
3*
Cosi
35 Altri
merebbe
36 In
il
Guastella.
invece dice che la trascuranza di quest'uso
chia-
delle sventure sul neonato.
un manoscritto degli
ultimi del passato o de' primi
del presente secolo trovo questi versi:
Si a la tua casa
N'e nenti
Ma
si
si
'ria
fimmina
cu una la
nasci,
finisci,
dì longu (autri) nni 'nfasci,
Sii di certu cu
-
t'
impuvirisci.
51
—
37
Vedi nei mici Canti pop.
JH
Ltt matruni^
sic n voi, II,
pag. 362. nota
3.
flato.
il
|,J
Raccolta amplìssima di canti popolari siciliani pag. 348.
10
Vedi
11
Molti usano di invitare al battesimo colui che nel ma-
'
,
trimonio
pare
Castelli, op.
cit.
del padre del neonato fece
ecclesiastico
com-
il
d'anello, cioè presentò al sacerdote l'anello dello spo-
sali/io.
yi
Vedi
le
mie due
Batti'sta
e sugli Antichi
festa
S.
a
ili
sulla Festa di
lettere
San Giovanni
usi e tradizioni pop.
sicil.
per la
Giovanni Ballista. Palermo, 1873 e l875-
in un Diario palermitano
femeridi Siciliane, serie
20 marzo 1672
si
,
stampato nelle Nuove Ef-
voi. VII, p. 67, sotto la data
III,
legge che un
figlio
del sig. Vincenzo di
liologna viene battezzato da D. Giovanni d'Austria nel
mo
Palermo
di
figliolo
(il
ore 22; e
alle
vinniru vari donni..., e
chi
:,'arelli
1
'
'•'
così dentro
come
« intro
mammana
neonato) con la
si
uno cocchio vinni
il
e in diversi altri coc-
sparano gran quantità
di
fur-
fora la Ecclesia. »
Vi sono canti che accennano a questo battesimo.
(ìlUS. Crispi, Memorie storiche di talune costumanze
appartenenti alle Colonie greco-albanesi, pag. 43, Tal.
si
Duo-
"'
Studi di poesia popolare, pag. 21-22.
17
Op.
Is
In
cit.,
p.
45
1S43.
e seg.
una ninna-nanna da
me
suol dare al bambino:
52
pubblicata
lo
stesso cibo
/
','//
Lo
''•'
Il
citato
mannari
picciriddu
pani e pisci:
addurmisci.
s'
bando protomedicale del
mammana una mercede da
alla
nato, e un regalo
50
PIAGGIA,
seguenti, e
parte
51
II,
da parte de' compari.
Illustrazione di Milazzo, ecc. pag.
Nuovi Studj
lib.
I,
cap.
alla fine del secolo
I.
XVI,
Nuove Effemeridi
voi. II, pag.
Quando
5*
254 e
sulle me/norie della citta di Milazzo,
Vedi Prammatica sopra
nelle
17S0 confermava
parte de' genitori del neo-
i vestiti e
n. 32,
le
pompe
in Sicilia
pubblicata dal Di Giovanni
Siciliane, serie III, fascicolo
III del
282-83.
il
bambino dormiente
sorride, è
comune
opi-
nione che egli ridi cu l'ancìhddì.
A
53
fora
,
custodia
della culla stanno le cosi dette
signore fantastiche
capricciosissime
ora no tolgono a proteggere
leva dalla culla
il
51
Partorenti e malati
:
—
Cu
Si
:
Nnomu
licenza,
cci
53
le
di
Din
!
signuri mei.
sta 'na pizzicata.
—
di
quali ora sì
bambino. La madre che
il
bambino dice
giunge subito sotto voce
,
Donni
ri-
e sog-
|S1| EL
descrivere
nozze del popolo
le
devo anzitutto osservare
^jS siciliano, io
che non ogni matrimonio può concertarsi
con chicchessia. Bisogna
prir tanto d' occhi
ciò
meno
che più o
davvicino riguarda
gami, le relazioni, lo spirito,
come
suol
i
dei Siciliani
come
tra'
non mai
è
scritta,
piena di
nativi di
fatti
le-
dirsi,
delle famiglie del giovine e della giovane.
storia intima,'
a-
e tener conto di
La
della Sicilia e
che mostrano
un comune e
di
un
altro,
di
questo o di quel sestiere, non possano, nò
debbano
Non
mai matrimoni.
celebrarsi
so se per ragione del divide
molti e molti comuni di Sicilia
nemici l'uno
dell'altro,
si
impera,
et
mantennero
nemici tanto da odiarsi,
combattersi perfino nella cosa più sacra pei
Siciliani
Non
bene
«
,
esterno
culto
nel
della religione.
bastando tra nativi di paesi diversi seblimitrofi
tra quei
,
1'
odio nacque e
fomentò
si
che un muro ed una tossa
serra;
e prese sviluppo considerevole. Così fino
sec.
XV
Palermitani
i
un
di
rono siffattamente avversi
a'
1448)
de'
Capitoli
Palermitani d'al-
XVIII
i
1'
intervento
Re Alfonso
(anno
suppletori che riparasse-
ro agli sconci che avvenivano
colo
al
\ fu-
quintiere
tro quintiere da esser necessario
del Senato per ottenere dal
»
parrocchiani di S.
2
;
a
fino al se-
Maria ingiu-
riavano quelli di S. Nicola in Nicosia; fino a
molti anni
fa
i
devoti di S. Filippo
gli
altri
dello Spirito Santo in Siracusa; e fino al pre-
sente quelli della SS. Annunziata,
di Cristo in
Spaccaforno;
_
58
i
_
i
devoti
partigiani dell'Im-
-
macolata
i
sostenitori
tempo
quelli di S.
donna
di Milici)
Sampietrani
ziata
i
in
Guglielmo
Modica
3
;
che
era raro
quartieri,
al
così è
cinquecento
abitanti
estremamente raro
come persone
uno del quartiere
de'
Sangiorgiari
:
4
in Giarratana
che un Sangiorgiaro sposi
l'altro
Mai
devoti dell'Annun-
i
tra gli
Sampictrana e viceversa
po
i
un
devoti dellAddolorata in Comiso; San
sero dei matrimoni
stri
(
devoti della
i
Scicli;
in
Bartolomeo, S. Antonio
come
Bartolomeo
di S.
in
si
Or
-
faces-
de' vari
no-
a' dì
Modica una
considerandosi
1'
di religione diversa.
di S. Pietro
che sposò
tempi una del quartiere
al
un
Di
tem-
di S. Giorgio, si
racconta che non ebbe mai pace, e visse con
la
moglie
Una
in continui battibecchi e discordie.
ragazza siracusana, devota di S. Filippo,
fidanzata ad un giovane suo concittadino di
cospicuo
casato
e
della
confraternita dello
Spirito Santo, pochi giorni pria che le nozze
avessero
luogo
,
mandò
a
monte ogni cosa
solo perchè andata a visitare lo sposo
lato trovògli
pendente
59
al
amma-
capezzale un qua-
dro dello Spirito Santo; onde fattolo
calpestatolo ferocemente
e
zione
qua non a cui
sine
il
impose
,
giovane
che sostituisse quella figura con
in pezzi
,
si
condirifiutò,
l'altra
di S.
r
°-
Filippo
È
cosa molto
comune per
gente di mare
la
che nessuno vada a cercare una sposa presso
la
gente
si
è fatto
alla
di terra.
,
ma
Non
è
un'abitudine
quale a malincuore
gente di mare
così a
Termini ecc.
lazzo, a
un precetto ch'essa
un' educazione,
,
La
verrebbe meno.
Palermo come a Mi-
si
tiene ed è più buona,
più mite di ogni altra ne' costumi: e lo di-
mostrano
e
modo
mente
i
processi criminali
di dire
G
e qualche frase
,
che essa gente
,
particolar-
quella della Kalsa di Palermo, ripete,
ovvero che a
lei
attribuisce
si
7
-
V'è poi
la
differenza sociale, ostacolo a molti matrimoni.
Non
meno
nei
si
parlo delle
grandi città, ove più o
passa sopra a questi pregiudizi;
comuni meno grandi
tante distinzioni
osserva
il
e
popolosi,
ma
v'
e sottodistinzioni di classi
è
,
Guastella. che è bravo davvero chi
—
60
—
non
si
smarrisca
in
quel laberinto.
tuomo, che pure dicesi cappeddu,
forma
stro,
1'
alla
cavaleri ecc.
e vale assai più del
alto ceto,
che
galan-
Il
mae-
sua volta non vuol confondersi
col villano, ultimo gradino della scala sociale.
E
«
tra'
della
villani
contea
Modica,
di
e.,
un pecoraio che viva del proprio vai molto
più di un massarotto scaduto (che è
proprietario
di terre)
,
e pure
per genero:
lo ripulserebbe
il
né questi
di porci
potare
ove
in altra
o di bovi.
bracciante non
zapparla:
il
capo
si
degna
vaccaro guarda
di chi
di
pecore
guarda
guardiano
si
di chi
sappia
non sa
il
basso
vitellaio;
il
stima nobile a petto
capre e così di altre minu-
le
tissime distinzioni.
una giovinetta
sia
dall'alto al
bovaro, e questi a sua volta
guardiano
di cavallaro,
Lo zappatore che
non
la vigna,
il
villano
il
massarotto
il
sarebbe accettato in una famiglia
il
p.
di
Quando un
villano pretende
condizione diversa
,
spera
vincere le difficoltà scegliendo un paraninfo
tra gli
tio
,
uomini più cospicui del suo paese na-
ma
il
paraninfo udrà inevitabilmente
_____
ri-
spondersi
vigna
non
,
:
giovane è onesto, laborioso, ha
Il
ha terreno, ha
tutte le qualità
mia condizione
è della
Or cominciamo
a supporre che un giovane e
una giovane sieno innamorati l'uno
I
dell'altra.
genitori, specialmente quelli della giovane,
han
vista la cosa, e
derla
e
ma...
8-
»
!
,
il
,
han
non
latto finta di
perchè sanno che
il
buono,
partito è
giovane, dabbene e costumato, può render
felice la loro figliuola.
La madre
a messa la ragazza,
è imbattuta più d'
volta nel giovane.
zica in casa
s'
,
occhio
s'
Se
egli
è
ma non
tesa.
Qualche notturno che è
tro la sua casa, l'ha
senza
uno che
una
le baz-
se n' è data per in-
d'
;
nel condurre
è accorta di qualche strizza-
tura
non
ve-
stato tenuto die-
dovuto sentire anche
compiacenza per
le
lei,
iperboliche
lodi prodigate alla sua diletta figliuola in can-
zoni piene di sempre ardente entusiasmo e in
arie
che
sentì
anche
le
ricordai! quelle che, ragazza,
lei
si
a cantare in qualche bella sera
primaverile quando colui che poi
dre ne cercava in cosiffatto
—
62
—
modo
la
fece
ma-
l'amore
°-
Ma
domani
al
riaprendo
,
uscio
1'
e discor-
,
rendo del più e del meno con
le
fatto l'indiana. Ella sa tutto,
non sa
vede
la figliuola
ella
non
non
vi
e
comari, ha
nulla;
studiosa del vestire più che
bada più che tanto
ma
addietro,
fosse solita di fare in
conosce che
;
la
Antonino; che
figliuola fece la tredicina di S.
a questo santo essa recita una certa preghiera
solita recitarsi
10
rito
il
;
che cercan ma-
dalle ragazze
conosce che
i
piombo
segni dati dal
giorno di S. Giovanni rispondano a capello
a quelli del giovane
nome
ricordato un
amato n ode
;
caro alla figliuola
corda essa stessa con lode
dell' altro.
cosa
che
è
fa
L' amore
cresce
i
matrimoni
ri-
ma non ne
sa
;
conchiuda qualche cosa; che
;
ingigantisce
,
risaputa dal vicinato
fare
lo
,
12
spesso
allo
;
quel vicinato
,
tempo che
è
la
i
si
genitori dello
amante vadano o mandino a parlare
co' ge-
nitori dell'amata.
E
qui han principio le pratiche pel futuro
matrimonio.
lei
13
j
La madre
del giovane, o
cerca della madre
della
altri
giovane
per
,
e
dopo non molte parole
mente
un
i
sarebbe
ci
partito tra
due
1'
le
come
dice
intenzione di combinare
Nino e Rosa (chiamiamo così
però
giovani); e
cosa darebbe essa
vorrebbe sapere che
si
alla figliuola in dote,
glio a quanto a quanto darebbe la roba.
dre, resi
i
qual-
complimenti
o me-
La ma-
di uso, le dà, se l'ha
pronta, o promette di mandarle
al
più presto,
la
minuta di tutto ciò che essa sarà in grado
di
dare in dote
alla figliuola.
Questa maniera
di concertare
un matrimo-
nio è la più ovvia. Tuttavia essa ebbe qual-
che differenza ne' tempi
a'
giorni nostri.
passati, e
ne ha pure
Fino a mezzo secolo addietro
era comunissima in
Noto
la
seguente usanza,
adesso quasi del tutto scomparsa.
«
La madre
del giovanetto mettea sotto
manto, o sotto la piddemi,
un pettine da tessere
all'uscio di colei
suo
figlio
secondo
il
il
suo ceto,
e andava a picchiare
;
che avea rapito
il
cuore
di
(perchè questi rimanesse preso dalle
bellezze della fanciulla
,
era bastato che
vesse vista una volta sola, a messa).
-H-
1'
a-
Appena
entrata, di dietro
subbio d'uno
il
dei
telai
della casa veniva fuori la padrona, tutta pia-
E
cente e salutevole.
con ambo
di cui
mentre questa porgea
mani una
le
di quelle grandi sedie
qualche rappresentante
ci
abbiamo
tut-
tora nelle nostre case e mentre facendo bocca
ad un sorriso, dicea
fuori
il
si
accomodi, quella
mettea
con molte reticenze chiedendo
pettine;
se potrebbe avere in prestito un pettine uguale,
più o
meno
La padrona
stretto, a
di casa
seconda. Era intesa.
rispondea che farebbe
ri-
cerca e che farebbe di tutto per servirla. Alla
ragazza
,
fin
momento che ha
dal
punta del pettine
piddetni,
le è
divenuta
il
una
capolino dal lembo della
far
è balzato
visto
cuore per gioja;
come una
la faccia
fragola briciolina; la
spola le è caduta dalle mani; e mentre
si
piega
per raccorla, profitta del silenzio del
telajo
per ascoltar meglio. Ordinariamente
quelle
non discorrean più che
vano
il
resto; e
tanto; gli occhi face-
quando volean venire su due
piedi a ragionarne
,
mandavano
la
ragazza a
spasso nella stanza contigua. Però, se
—
6s
—
le
nonne
somigliavano
riserbatezze
come
alle nipoti,
perchè
inutili;
erano
io credo,
le nostre fanciulle
son pronte e sveglie che a loro non ne casca
una
la
ambasciata di matrimonio
in terra; e un'
odorano da cento miglia.
dre del fidanzato andava via
rebbe corsa da sé a
non che
mamma
la
ricerca; ci
il
«
cercare
Sì tutti.
i
ragazza sapettine.
il
Se
temporeggiava per quella
il
non
pettine
matrimonio restava
Tutti
la
,
ma-
la
volevano indagini, informazioni; e
qualche volta
e
quando
E.,
matrimoni
Perchè
non avesse
e le
,
in asso.
non
tanti telaj in
eran dentro
trovava punto
facevano in
si
allora
si
più
tal
modo
c'era famiglia
moto, quante
piccole
?
che
figliuole
incannavano.
Nessuno avrebbe sposato una ragazza che non
sapesse tessere, nessuno.
«
Adesso questo costume
è andato,
quasi
del tutto, in disuso; perchè la industria del
tessere
non è più
in
saje; la tela di fuori
concorrenza
si
,
e
mano
ha
delle nostre
fatto
mas-
una deplorabile
son poche quelle case dove
tesse ancora "•
»
—
66
—
L'uso
abbiam recata
di cui
descrizione
la
è cennato in un canto popolare di Noto,
cui parla
il
— In,
con
figlio
mamma,
madre
c/i'è
c'jlri,
:
mi
'ntì la 'zita
'Sciai 'na pie e lotta
— Figghiu mai
la
ni vaju
di ghieniu min.
su (so) prima uri ci vaju,
Cu
lu
Su
ci
MI
l'abbrazzu e la strinati, ciatu miti.
—
mantuzzu
vonnu
Rlcltlcclllu
e
lu pettini min.
rinari,
er lu
ca senzl
II
min
paju;
riaju;
Pinzatimi ar Idda; ri l'uoccl min vlju
Nella Contea di Modica
vane
,
conoscendo a
in
la
madre
certi segni
l6
l5
-
del gio-
che
egli
volea sposare, andava presso quella delle sue
giovinette vicine che
nirle nuora,
il
e
«
se la trovava intenta al lavoro
matrimonio era bello e conchiuso, e
madri s'intendevan
amboli
:
fra loro
le
due
senza molti pre-
se però la giovinetta prendea in quel
momento un
po' di riposo, la visitatrice cer-
cava un pretesto
la
stimava buona a dive-
alla visita e
uscendo da quel-
casa segnavasi in fretta e ripetea tre volte la
parola abrenuntìo sicilianizzata
-
67
-
alla
meglio
17
»
-
modicani
Tra" contadini
capito le intenzioni del figlio
solo a star
buono
una mattina,
cora
le stelle
la lascia
,
dopo persua-
,
che
e lieto
quando
«
madre che ha
la
in cielo
contenterà,
il
splendono an-
con sé una spazzola e
piglia
una casa, ove
dietro la porta di
sta
una giovanetta, che sarebbe opportuna e per
qualità e per dote a diventar moglie
gliolo.
la
in
La madre
porta e
della giovinetta
del
quando apre
accorge della spazzola,
si
rallegra
suo cuore ed aspetta con ansietà
la visita
si
dell'incognita che le chiede la figliola per
danzata
do
la
al figliolo
madre
è
o
punto arriva
la
una bottiglia
conclusione.
sponsali
di
morta
é la
,
nonna che
A
c'è
visita,
vino
fa
mezzogiorno
la
in
quattro bocconi e
e presto
si
viene alla
Al sabato vegnente avran luogo
18
-»
Malgrado tante pratiche
molto innanzi,
le
,
povere madri
spesso
si
portate
preoccupano
della sorte che sarà per toccare alle loro
gliuole: e
fi-
nepote (perocché quan-
al
funzione della spazzola).
gli
fi-
ad affrettarsene
68
la
fi-
conoscenza usano
Mazzara
in
andarsi a porre dietro la porta
di
d'ima chiesa lontana di casa loro, e dalle prime
parole che odono dalle persone che
tono a passare
si
prime, presagiscono
le
abbat-
il
felice
19 -
o infelice successo delle nozze intavolate
Ho
che
essa
che
cenno
fatto
in
scrive da persone use
si
Palermo sono
comincia con
1'
Giuseppe
,
manda per una parente
si
mare
,
o di
tela,
e
una per
20
La minuta
-
per
o
una
co-
avvolge in un fazzoletto di seta
si
il
quale va di diritto allo sposo se
minuta sarà accettata; torna
la
e
tutte,
invocazione della Sacra Fa-
Maria
,
è
di farne,
o scrivane
certi scrivani
La formola
del quartiere.
miglia Gesù
Aggiungo ora
della minuta.
alla
mittente
se rifiutata o restituita.
Accettata che
puntamento. In
gli
sia
esso
la
minuta,
si
intervengono
stabilisce
i
parenti e
amici intimi dello sposo e della sposa,
vitati
sono
ciascuno dalla parte sua
riuniti,
annunzia
certato
;
in
e
il
padre o
volgendosi
69
a'
quando
madre
la
tono solenne
;
il
della
partito
il
in-
tutti
sposa
già con-
genitori del futuro
genero dichiara quanto
prima
di
sposare
tempo
di
La proposta,
figliuola.
la
s'intende, viene accettata volentieri,
sarebber pronti anche domani
81
del figliuolo
belle
che
sebbene
sogliano mostrare che da parte loro
alcuni
essi
occorre
gii
.
Così barattati
parole di uso
fanno di
altri
auguri e le
gli
passa al trattamento
si
,
nozze
alle
sfinciunì
22
>
di scaccile:
altri
noci, mandorle, nocciuole secche
tutti
;
però
con vino, che largamente profondono. Le case
meno
disagiate
danno dolci
Curiose e bizzarre son
e rosolio.
maniere onde
le
fanno questi sponsali in vari luoghi di
In Salaparuta e con
di
cerimonia
in altri
trovare seduta in
suocera o
la
e le divide
duce
al
i
dito
Sicilia.
qualche lieve differenza
comuni,
mezzo
la
la
giovane
stanza
;
si fa
viene la
più stretta parente del fidanzato
capelli, glieli ravvia, indi le intro-
un anello detto
in capo, le regala
bacia.
Dove per
fare a
meno
non toccare
si
di
siiddu,
un fazzoletto
istudio di
quest'uso,
col pettine
—
70
i
un pettine
di seta e la
novità
non
si
si
voglia
potrà però
capelli della giovane.
—
Dopo
giovane
questa
si
alza,
sposo e siede
cerimonia,
bacia
in
mani
le
mezzo
Mazzara
in
alla
a'
,
la
genitori dello
sua parente più
stretta e alla sorella maritata del fidanzato o
alla
prima tocca
costui più stretta parente; alla
seconda
di sederle a sinistra, alla
a destra. Questo onorifico
e contrastato
non
renti della sposa,
darebbe luogo
nazioni che pur
nascono
monia del pettine
si
in
cede
23
cale da' paalle recrimi-
quando
chiamano
si
ragione
qualsiasi
o messo in non
,
che
privilegio,
dialetto dicesi spudorata (spallata),
giammai a nessuno per
sederle
di
alla
ceri-
le parenti
meno
strette.
Gli sponsali son compiuti.
nia e
presentazione,
la
entrata (quasi
il
in casa della
canuscenza
,
giorno
sposa
)
;
in
in
Questa cerimo-
Partanna
cui lo
si
dice
sposo
entri
in Borgetto e altrove
che precede
l'
appuntamotto di Pa-
lermo. In Assoro lo sposo accompagnato da
parenti e da amici
tando
seco
rosso fuoco
si
reca dalla fidanzata por-
un nastro
(
di
seta lucida
colore obbligato
—
7i
—
).
color
La scena
di
Salaparuta
anche
ripete
si
pettinandola, le intreccia
che prende
la
quale non
non
si
e che in
come
in cui la
capelli
il
nastro,
smessa dalla ragazza se
'mingala. In
che
cerimonia
galiata la
paesi,
suocera
la
caratteristico di 'minga,
verrà
addimanda
trata,
fra'
e
,
del matrimonio. Ouest' altra scena
dì
il
nome
il
là
Palermo
Menfì
dice
si
Partanna è
in
è X appuntamento.
Sciara, S.
Mauro
,
sinl'
V'ha
en-
dei
Castelbuono,
ragazza che ha ricevuto l'anello della
fede dal fidanzato regala a ciascuno di coloro
che sono
stati
od
zoletto
presenti alla cerimonia un faz2I
altro
-
Nella Contea di Modica
un tempo
,
«
la
giovinetta venia avvolta in fronte da una larga
benda bianchissima, che
guance
,
annodandosi sotto
nastro purpureo.
siste
,
ma un modo
si
fa un'
le
si
il
di
dire
ammaccatura
alla fronte
,
—
in
:
lo
ca-
fanciulla,
fasciargliela
72
sus-
ed un canto
ripete gioiosamente
—
le
mento con un
Quando una
guisa che è mestieri
confronto
discendea per
costume oggidì non
Il
ricordano tuttora.
dendo,
le
,
in
via di
sta zitta.
che
ti
sci
fatta
''
zita!
canto sono questi
I
primi
:
Comi* 'na principissa
Ora
ca
a
siti
di lui
i
seggia assiitata.
curuzzu vi trippa cu surprisa.
Ca
la facciuzza vostra
:
fu
'rifasciata
mamme
Mo-
stessa
contadini della
i
dica, stabilito tra le
madre
la
misa
siti
Lu
Oggi presso
la
del
distici
un matrimonio,
del giovane in presenza dei parenti
che han portato
lo ntrizzata ri
'
intreccia
e l'altra suocera
capelli della futura nuora,
regala al genero
,
uno scapolare
della
Madonna
del Carmine, annodato a un lungo nastro ceruleo. Intanto
la
i
prima volta
fidanzati
che
veggono per
si
sbirciano di sottecchi
si
che è loro permesso
di darsi
promessa. Allora scoppian
gala calia e chbbaita e
si
gli
il
fin-
bacio della
evviva,
ride e sciala
Giova intanto notare che
,
si
2l
re-
-
del nastro
l'uso
era ed è sempre vivo in gran parte del po-
polino di
Sicilia
-,
dove non ha
'nzinga,
ha quello più comune
che
sposa riceve quasi
la
- 73
—
il
nome
di
di 'nirizzata ri,
sempre
in
regalo
Lo
cia.
anche
detto
'ntrizzaturi,
di
matrimonio
luogo
tiene
,
,
di
(Sa-
frizzali/
di colore ora incarnato
dita,
scuro-mogono
alla trec-
Toscana, largo da
laparuta), intrecciatura in
due a tre
subito
che attacca
dallo sposo, e
compiuti
di
,
ora
dichiarazione
sponsali
di
,
fi-
danzamento, d'amore. In un canto popolare
una ragazza, che vorrebbe sposare
Turiddu
comperato
desidera
,
'ntrizzaturi;
egli
teme
perato
'ntrizzaturi,
dere che
con
egli
non
un'altra. Il
fiera
alla
per
di smarrirlo
e gli sente dire che
lei,
giovane
ha smarrito
la via;
il
ami
V
,
e faccia
canto è questo
all'
amore
:
e chi
mi porti?
— Zoccu cumanna patruna mia.
— Io vogghiu un
longu
— Miscantu perdu pri
la
'ntrizzaturi
pircìù veni accussì notti?
Persi lu 'ntrizzaturi pri la via.
— Turiddu,
'un
Cu àutrufa
_
eforti.
la via.
si lu
—
com-
ne trae argomento per cre-
— Turiddu, va' a lafera,
— Turiddu,
un
vede venire a tarda ora
e la ragazza, che lo
da
il
mi e unta ri e chiù pap occhi.
l'anturi, e
—
74
—
no cu mia.
In un
canto
altro
d'amore una ragazza
f rizza tu ri
pregando
un giovane
le offre
un incarnato
'n-
:
Passu
m'abbampa
e ripassi/, e
coni' mi siili:
Fri 'na picciotto bedda
Su' tanti
Li
li
suspiri e
stissi petri
hi cori
palori,
li
ani sentimi a muri,
L'accddi ciuciuliaii ii canti uovi,
Ridimi l'end, l'arbuli
Balda,
hi cori miii
L'accetti lu
cu
li
sposa
fatta
due
il
(o
di
che
(!)
dersi,
~>;s
-
spiegazione che
comu
il
la zita
cu lu gigghiu rasu)
raso
20
-
una o tutte
come segno
la bella
matrimonio non avea
sopracciglio
alla
lasciasse radere
le sopracciglia
zamento;
e coli;
,
sarebbe usato che la ragazza
si
si
brama
frase arristari
gigghia rasi
anticamente
duri;
'ncarnatu 'ntrizzaturi?
Se dovesse credersi
popolo dà della
ti
e li
di fidan-
conseguenza che se
effetto, ella
E
e
restava col
dico se dovesse cre-
perchè non è niente probabile
sì
stolta
usanza, sebbene le conseguenze non fossero
tali
da meritar che se ne parlasse
- 75
—
dell'altro.
Probabilmente
come
una mistificazione
tratta di
si
tante ce n'è nella spiegazione delle ori-
gini d'alcune frasi.
giovane così appuntato ha da pensare
Il
complimento
mani
quale va fatto presto
il
,
o qualche
,
mento
A
(Palermo).
»
dopo
giorno
tempi,
1'
«
il
:
al
do-
appunta-
donava un
si
pettine di tartaruga, un agoraio d'argento col
ditale, fazzoletti
turcttì)
guanti
,
sposa e
aboliti
il
oggetto
secondo
anelli [cin-
condizione della
la
gusto del donatore. Adesso sono
Palermo
in
nelli, gli
,
di seta, orecchini,
i
e restano gli a-
pettini,
orecchini, qualche spillone, qualche
di
seta; e fuori,
anche un pettine
di
argento, una lamina d'argento detta spati/zza
per conficcarla
ietto
detto
una specie
tra' capelli,
spati/ut
per
i
luogo anche
o
spartipettu
pu-
capelli stessi,
fregio d' oro pel petto, che
di guardapettu
di
prende
nome
e in qualche
ecc.,
lo 'ntrizzatttri. In
il
un
Milazzo egli
le
presenta una crocetta d'oro pel collo, e quasi
sempre
nella
esso, detto
Piana un anello
della fede,
_
una
76
-
,
d'
spatitzza
oro ancor
d'argento
pe'
contrada
per
la
un bel piatto
e
capelli,
di S.
a
pesci; e nella
di
Marina un aghetto d'argento
correggiuola del busto, e un ditale dello
stesso metallo. Col
primo
di
questi regali
fidanzato ha signata,
come
la
suocera
30
soro, la fidanzata
As-
in
quale non avrà altro
la
:
per esser conosciuta come sposa.
distintivo
N'on passa
molto che
ricambia
dono
il
con camicie bian-
e lo fa
;
palermitana
sposa
la
che o no, (e in Modica con mutande,
zette,
lo
od
panciotto) fazzoletti
ha avuto gran cura
mani.
— Ma qui
sposo
il
fa alla
amendue
si
di cucire
non
sposa. Durante
cògghinu
l'
amuri ,
il
egli
ella
sue stesse
le
rimangono
si
che
altro,
con
cal-
i
doni che
tempo che
non
lascia
passare le feste principali dell'anno senza espri-
merle con
si
altri
regalucci l'amor suo,
a'
suole dare alcune volte un certo secondo
che comunemente
significato, oltre di quello
hanno. Per
la
Pasqua
lo
sposo
offre
un og-
getto di capriccio stato comperato alla
ed
S.
quali
è
roba
Pietro,
di uso,
ovvero una
cassata
fiera,
31
J
per
chiavi di pasta e miele, o di tor-
—
77'
—
ronc, o di caramella, secondo la condizione.
A'
2
novembre,
dolci, frutta,
zara
si
egli
le
fa
una popa od
datu
i
cotogne,
Cosma
lazzcruole e
le
l'onomastico di
lei,
i
provincia
da tasca
di
(e
1
imprudenza
Non pochi sono
zitamcìitit,
galateo.
Lo
discosto da
le
mele-
la petrafennula-,
di
per
meglio
dono d'un
33 -
della
coltellino
quelli del co-
di Belice)
ad una
,
sarebbe
fidanzata.
gli usi siciliani
e tutti insieme
settimana
durante lo
sono una specie
di
sposo un tempo andava una volta
in
casa della sposa; e sedendosi
lei (talora
sposa) le gettava a
chi
il
Margherita
farlo
cuccid-
sia in alcuni paesi
Trapani
il
il
Santi di miele e zuc-
molto pregevoli son
di S.-
sposa
la
biscotti; per
i
qualche cosa
Per quanto pregiato
la
Maz-
in
segno che
Damiano,
e
chero; per la Immacolata,
mune
ma
mostaccioli, o le nucàtuli, o
pei SS.
~;
:
per S. Martino,
vivrà poco-,
3
altro;
guarderà bene dal regalarle un dolce
che abbia forma d'un gatto
Natale,
cioè le porta
morti,
i
all'angolo opposto alla
quando a quando
gli
oc-
addosso senza neppure poterle toccare
-
78
-
una mano o
una parola. Pure
dirle in secreto
v'è qualche eccezione notata fin dal 1742 dall'autorità ecclesiastica
di
Catania
31
-
Adesso
può
se egli non v'è costretto da sue bisogne,
rivedere
la
sposa fino a ogni giorno, e susurqualche parola all'orecchio.
rarle, di straforo,
I
il
congiunti son
tutti
per
gentili
matrimonio è concertato
parte
però e
dell' isola
in
città.
ché nel popolino
si
,
quando
gran
tra essi. In
queste famiglie
fidanzato non è così felice
fidanzato della
lui
come
crede
si
il
il
Egli dura degli anni (giacsta sposi per anni
Da
guardato con tanto d'occhi.
ed anni)
un canto
di
Camporeale parrebbe che nel Sabato Santo,
vestito egli de' migliori suoi abiti
sieme coi parenti a pregare
1'
si
rechi
in-
amata perchè
pel domani (Pasqua di Resurrezione)
voglia
andar con
lui
in
campagna a mangiar
le uo-
35 -
va
I
giorni passano, gli sposi
re da
uno
infelice.
stato
Oggi
han
fretta di usci-
che reputano per
v'è
essi
un grande ostacolo
trimonio del giovane prima che egli
—
79
—
il
al
si
più
masbri-
ghi della leva
la
ma
;
intanto egli è fidanzato
ragazza con una perseveranza ammirevole
attende che egli
finisca di fare il soldato.
tanto all'età, e
dello sposo.
no
Un
genitori, de' quali
i
donna ve
un
n'è
dicid'ottu
di
altro,
o moglie o morta:
maritala o la scanni;
cili
nostri
i
si
anzi per la
;
ne'
si
vuole
la
a dicidott'anni,
tempi che non
facea assai più presto
troviamo che chi
monio
ma
cer-
Omu di vin-
che a 18 anni
Fimmina
si
18 anni
di
all'età
proverbio vuole:
fìmmina
tottu e
sono
guardava più che
si
consentimento sino
il
Prima
sposava giovani, giovanis-
si
simi; annuenti o
cava
non
coscrizione
della
cooperava
;
por-
al matri-
de' minori di anni 18, senza volere dei
genitori
de' tutori
,
avea pena
de' curatori,
,
della vita e la confisca de' beni in
perpetuo
non
In Palermo, tanto quanto: l'abuso
correva in eccesso;
si
e
,
esorbitava
rispetto,
i
:
ma
tras-
comuni
e son proverbiali, sotto questo
matrimoni
Che importa
di sussistenza
ne' piccioli
3G -
!
di
37 -
che manchino
ora
egli, lo
—
Monreale
i
sposo, guadagna
80.
—
mezzi
i
suoi
tre tari
la
giorno
il
sposa
gli
porta
nonna;
chè
il
tari
letto):
(il
quando sposò
la
padre non era più fortunato; per-
scrupoli ora
gli
:
nonno non guadagnava
Il
giorno
il
moglie
la
dita casa
lu stigghiu
e la faccenda andrà.
più di due
può mantenere
e
,
Per
?
quente nel basso popolo
che
fatto
il
dre non sia ultima a spingere
un matrimonio per far/u
molto
altro è
ma-
la
a
figliuolo
il
arrisi/tari,
fre-
pùngala de-
siderio di vederlo già marito, o vanità d'es-
una ragazza e dai parenti
ser corteggiata da
o premura di ritrarlo da una via pe-
di essa,
ricolosa per la quale
di mettersi, o
è
si
messo o minaccia
intendimento
un
di evitare
turo partito a cui ella non inclini.
E
fu-
però è
dessa, allo spesso, che presenta la ragazza al
figliuolo
38
,
come
accordò con
al
la
è dessa
comare
che già tempo
del vicinato intorno
matrimonio futuro de' loro
mure che un giorno o
l'altro si
in antipatie, in odi, tra
Non
ogni
delle nozze.
tempo
Ab
è
figliuoli
:
10
,
pre-
convertiranno
suocera e nuora
buono
antico
si
alla
39 -
celebrazione
Maggio ed Agosto
sono
stati ritenuti
sposerebbe
nefasti
in quei mesi;
e difficilmente
,
ammonendo
il
si
pro-
verbio che
La spusa majulina
Nun
si
godi
la curtina;
e che
La spusa agustina
Si la porta la lavina "•
Si preferiscono invece altri
mesi, quali Set-
tembre, Ottobre, Novembre, Dicembre (Palermo). Fino al secolo XVII, nel mese di Giu-
gno veniva
S.
come
favorito
Giovanni Battista
Parimenti non
si
nuziale
sposa
due
in
meno
settimana: Martedì, e molto
lo dice
il
giorno di
12 .
giorni della
Venerdì; e
un proverbio, che suppergiù
si
ripete
lo stesso in tutta Italia:
Né
di
Nun
Giorno
fatale
vènnari, ne di marti,
si
spusa, nè'si parti.
il
Venerdì, nel quale non che
a prender moglie,
un' impresa
si
malanno certo
ma
altresì
crederebbe
i3
-
Il
d'
ad incominciare
incorrere in un
giorno favorito pel ma-
trimonio è quasi sempre
la
Domenica,
parti-
colarmente ne' piccoli paesi.
Né si
riducono a questi soltanto
e le credenze pel matrimonio,
che
fino a stabilire
se,
una candela
pregiudizi
spingono
si
per esempio,
o uno del corteo scivoli
l'anello o
ma
i
,
sposa
la
o in chiesa cada
dell'altare,
debba
ecc.
attendersi qualche sinistro, essendo già cattivi
auguri; che se
sera, la
due
minore
di
sorelle sposino nella stessa
esse debba soffrire; che
matrimoni tra congiunti
guinei) abbiano
cero splende
sempre
meno
(e
però
i
tra consan-
cattiva fine;
che se un
dell'altro, e se degli sposi
inginocchiati davanti all'altare uno prima dell'altro
si levi,
primo morrà e chi ha quel ma-
laugurato cero innanzi, e chi primo
onde
vato-,
è necessario
zino ad un tempo, e che
si
che amendue
i
ceri
è lesi
splendano
al-
di
eguale vivezza.
Si sa
che tanto pel matrimonio
pel matrimonio
dere
i
ecclesiastico
civile
quanto
devono prece-
proclami, dei quali fino a due
si
pos-
sono, previo pagamento, dispensare; e però
la
frase accattavi
-
credette miracolosa
verso
ridere
che
171S
il
erano così
dispensa di due di
la
per un matrimonio celebrato
essi
15
:
in
Palermo
miracolo del quale ebbe a
anche quel buon parroco palermitano
fu l'Alessi
secolo scorso
comincia
si
Un tempo
44
baimi
dispense pe' proclami di chiesa, che
difficili le
si
li
nomi sono
sta
si
// ziti
meno
-
sul tirato.
civile al
su/uni appizzati, cioè
affissi;
17
*
abbanniati
-
proclamazione
la
dice che
Oggi come nello scorcio del
I6
quando quella
Gli Ebrei
di
Quando
municipio
che
i
loro
della chiesa,
Palermo,
oltre
le
spese comuni pel matrimonio, erano obbligati
a pagare
i
sposalizio
Siamo
la stima
così detti jugalia, in tari 4 per ogni
48 -
alla vigilia delle
del corredo, o,
laparuta), la ragghiata di
li
nozze, e s'ha fare
come
robbi.
altri
dice (Sa-
Entriamo nella
casa della sposa, ove altre persone già invitate dalla
madre stanno ad osservare e
dare. Sul letto grande della
mamma
a lo-
è distesa
tutta la biancheria della sposa, partita per partita
:
guanciali e guanciali, lenzuoli e lenzuoli,
_
84
-
camicie e camicie ecc. Su funicelle tese da
una parete
pendono
all'altra
sedie, canterano (talvolta
i
son allogati qua e colà.
Una donna
da
sarta di mestiere, fa
e osservato
redo
mente
canterani son due)
spesso
i
vari pezzi del cor-
pubblica-
,
Palermo, segretamente all'orecchio
in
dello scrivano in Salaparuta,
simativo.
,
stimatura, e sciorinato
apprezza dichiarandone
li
,
uno per uno
Tavole,
le vesti.
Il
il
costo appros-
suo estimo è inappellabile, e uno
scrivano appositamente chiamato, va notando
mano mano che vengono
getti e
il
apprezzati
gli
og-
valore loro. Questo apprezzamento
suol farsi nell' interesse della sposa; quindi esagerati
i
prezzi, cresciuto
La madre
si
somma
loro,
la
tirata,
cose troppo grosse; se
han dotata
in
che
bussola di questa consegna.
il
padre,
la
la figliuola
onze (Lire 1275),
vano
le
risente richiamandosi alla minuta,
rimane sempre
A
merito della roba.
dello sposo tace se prudente, an-
che quando vegga
no,
il
madre, o chi per
d'un centinaio di
le quali, stimatrice e scri-
tono solenne annunziano
_
85
-
a'
presenti,
mentre
rano se
genitori o chi ne fa le veci dichia-
i
alla
dote
in oro, argento
terre ecc.
,
aggiungere
altro vogliano
qualche bene stabile porta
49
L'aggiunta di
-
1'
del
intervento
notaio pel contratto matrimoniale, guarentigia
della dote.
Lo
dono nuziale
20. 30 onze,
glie
sposo allora vuol notato come
premorrà,
alla sposa, se egli le
che
non
egli
ha, e
che sua mo-
non riceverà giammai. Egli con
chi possiede questo
ed
altro dichiara:
l'aria di
Cd
metta
vini anzi di virginità (Palermo], o Cci dugnu vinti 'cine
"anzi di ben
Salaparuta ecc.)
onze
il
dotario
la
me
zita
dono nessuno
Pretium sanguinis del
moderno
(Ter ras ini,
agiati regalano
(gli
iooj, nel qual
vedere
il
ama ri a
fino
ad
stenterà a
medio evo, e
delle persone a
modo.
Nell'estimo della roba in Borgetto ciascuno
dei congiunti offre doni alla sposa in anella,
orecchini, spadine, vesti, tela, fazzoletti di seta;
e allo sposo in camicie, berretti
ed
sposo e sposa contraccambiano
alla
con doni
altro,
che
lor volta
simili.
In Terrasini, Borgetto, Salaparuta, Bagheria,
86
Caccamo, Menfi, Barcellona, Pozzo
di
Gotto,
la stima, la vagghiata finisce distribuendosi ai
convitati
un pugno per uno
perchè
(ceci abbrustoliti)
piattello
recano
vestiti
Anche per
gli
di festa e si
lo
nitori collocano
matrimonio
so-
amici di famiglia
sposo v'è
siedono a
vi
fila-
un
in Terrasini
estimo di roba e di quattrini, e questi
Il
un
e
,
una funzione nuziale
è
amiche e
lenne, e le
rata.
mangino
lo
per uno perchè lo portino a casa.
Questa ragghiata
si
di àcini o di còlia
ge-
i
sopra guantiere.
civile
va ab
antico
prima
al
matrimonio ecclesiastico, senza del quale non
si
secondo
è,
fare
Palermo
e in
carrozza
pare suol
vili,
lo
al
civile si
si
palazzo
far
va ora a piedi, ora
di città.
la sera
rassegna a tornare
lu statu ci-
in
casa
va a chiesa,
egli
non
si
alla
propria casa solo.
Pel matrimonio ecclesiastico tutto è
sorride
all'
in
Qualche com-
da testimonio. Fatto
Se
Il
dice fari lu statu
sposo desina per quel giorno
della sposa.
si
popolo, marito e moglie.
matrimonio
il
civili:
il
festa, tutto
intorno. L' ora differisce
-87 -
secondo
r abitudine
del luogo e le inclinazioni
famiglie. In Salaparuta
in
Trapani
di
fatti
non
i
segno,
sposa prima di notte
si
mattina quasi sempre, e avanti
giorno in molti
evitare
delle
altri
comuni. In Ficarazzi per
lusinghieri trattamenti di cui son
si
sposano prima
giorno coloro
di
che passano a seconde nozze.
In Palermo, per quel che
rileva
si
cumenti, per antica consuetudine
si
da dosposava
a tarda ora di sera o di notte; onde era mestieri
che
mento
ravano
si
gli
sposi avessero un
Se
di tortili accesi.
di
andare
al
accompagna-
Ebrei deside-
gli
buio, quasi inosservati, e
Re
tennero privilegiati da
Pietro
quando
nel 13 38 concesse loro che andassero con una
sola lanterna;
i
non
cristiani
di quattro, sei lumi; e
si
contentavano
ne vollero fino a
16,
18, 20 e più: una vera processione. Federico II, nel 1296 limitò
il
numero
de' lumi
a 12 solamente, sei alla gente dello sposo,
sei alla
Palermo
gente della sposa
si
50
-
A'
dì nostri in
sposa di mattina o di sera;
ma
in
qualunque ora del giorno, bisogna non avere
SS
becco d'un quattrino per
il
recarsi a piedi in
chiesa. Quattro, sei, otto carrozze, pagate a
tanto per uno da coloro che vi montati sopra, ricevono tutti gl'invitati. Nella
rozza va
sposa a destra,
la
stra, altre
donne intime
non
Nella seconda
v' è.
la
madre a
di fronte;
,
prima
ma
carsini-
sposo
lo
nella terza e nelle
seguenti vengono altre donne in ordine di relazione e parentato della sposa.
Lo
sposo è
primo nelle carrozze degli uomini
il
e
lui
dopo vengono,
fratelli,
i
compari,
sposa proceda
gli
fra
amici.
Dove non
un drappello
di capelli
all'uso tradizionale, ora alla
che
si
con
zii,
i
sieno
rito
che
di donne,
e lo sposo fra un drappello di uomini.
ha un'acconciatura
e
oltre del padre, gli
o non possano aversi carrozze, è di
la
,
La sposa
adatta ora
moda. L'acconcia-
tura più antica è quella dei capelli tutti gettati
dietro
con o senza dirizzatura
le spalle
nel mezzo. Ella veste a varie fogge
i
vari
comuni: e
sta funzione
Salaparuta
si
il
l'abito
dice
secondo
che indossa per que-
la vesta
di lu 'nguàggiu: in
manto nero (peplo greco) che
—
Sy
—
xii
raccoglie sotto
braccio; in Terrasini, abito
il
celeste o altro color vivo; in Milazzo e molti
altri
luoghi un giubettino di raso a larghe ma-
niche sopra una gonnella
nastri verso
il
celeste guarnita a
lembo; un velo bianco a
fiori
vanno
alla
sulla testa e sulle spalle, le quali
lor volta coperte di
rato bianco,
un fazzoletto
un grembiale bianco, e poi
lana d'oro, dei coralli
gingilli
51
«
di tulio fio-
,
spille,
anelli
ed
colaltri
In Palermo veste anche di bianco
con un velo
sulla testa, trattenuto
landa di zagara
porta indosso
:
quasi
;
tutti gli
spilloni in testa,
i
da una ghir
ori
che ha
migliori suoi
orecchini, anelli a tutt'andare e l'anello dello
sposalizio,
ella suol
no
che
in
Mazzara,
mettere e
far
in dito allo sposo.
finita la
cerimonia,
portare per qualche giorQuest'anello in Assoro,
per un'antica abitudine baronale, è dato sempre
da un giovanotto
di elevata famiglia; in
Mazzara, Alimena, viene esibito
in chiesa
un amico o parente che col nome
ePaneddu diventerà
la
compare
90
—
da
di cumpari
dello sposo e avrà
preferenza nel battesimo del primo
—
Menu,
figlio.
Come
Yalledolmo
in
1'
abito nuziale
serva per abito funebre della donna
indossò da sposa
perchè benedetto,
nuziale, forse
a molti
Lo
così anticamente
,
sposo indossa anche
un cappello a larghe
più
anello
conservava
migliori abiti
i
:
una giacchetta, e
qua un soprabito (faccfùna) e
in
lo
-
lui
tese,
che
1'
52
soprannaturali
uffici
si
con-
si
anelli
quanto basta.
Vi sono paesi
nale
e
1'
entrata
Mezzojuso
la
sposa non
in
segno
nei quali è anche tradiziochiesa. In Piana de' Greci
in
lo
sposo entrando
si
scopriva
il
in chiesa
capo,
ma
con
restava
con un berretto lungo,
d' autorità,
che pareva giusto un berretto
frigio,
che co-
minciava già a spiegare, come nuovo capo
di famiglia
53
.
mo, innestata
Un'antica tradizione di Palerin
una novella
in cornimi creduti dal
civili, la
sposa entra per
tedrale,
sapere che
popolo palermitano poco
sposa entri o entrasse in chiesa a ca-
vallo, tutta ritta e
la
fa
,
adornata
la
5t
-
In Salaparuta
porta minore della cat-
ed esce dalla maggiore; ed è rituale
—
91
—
che debba passare
ché
di sotto al
il
matrimonio
in regola.
trove che all'uscire di chiesa
a casa per altra
via, e
sic-
campanaru, vale non
miti aviti passata di hi
aver fatto
campanile;
non
la
Usasi
al-
comitiva torni
già per quella che
fece all'andare.
La
cerimonia nuziale della chiesa latina è
nota abbastanza
•
;
men
nota è invece quella
chiesa greca nelle colonie albanesi di
'«-Ila
Sicilia.
sacerdote domandato e avuto
Il
de'
due sposi e
fatte
due
nelle loro dita
dell'uomo
come
che appartiene
zione. Indi
il
alcune preghiere, alterna
anelli: l'uno
d'oro,
alla
pone
donna,
d' inferior
fa
si
menzione
due
in alcuni
una canzone
il
senso
d'
che cantava quando
la
sposa,
dopo
,
è
condi-
sulla testa degli sposi
aventi ancora
lizio
che
più nobile, e l'altro d'argento,
corone, delle quali
versi
consenso
lo sposa-
dalla chiesa veniva condotta alla casa
dello sposo, e
porta di casa.
si
Il
cominciava ad intonare nella
sacerdote stesso alterna
corone coi paraninfi, che servono per
-
9-
-
le
testi-
moni
e vi
,
palmati
in
sovrappone un velo bianco. Imed eseguite
gli sposi,
un bicchiere
fonde del vino;
scotto, e
di cristallo
vi
o di vetro
in-
s'
s'insuppa del pane, o del
dà a mangiare
si
altre cerimonie,
per tre
agli sposi
volte dal sacerdote che ha loro conferito
sacramento
dopo cantato
e
;
salutare, ed invocherò
con
furia a terra
pezzi
tutto
56
Indi
-
si
il
prenderò
del Signore
quel bicchiere
,
si
che
in tre giri
si
a'
due
inni diretti
santi martiri...
usavasi infine
il
,
A
uno
butta
ma
cori
in altro
al
l'accompagnamento
profeta Isaia, l'altro
parte di coteste cerimonie
secondo prescrive
bacio, ch'eseguivasi così:
Il
la rubrica,
sacerdote ba-
ciava solamente lo sposo, e questo tutti
uomini, e
sa
la
57
gli
sposa; questa tutte le donne. Si
che questa cerimonia
latina
in
fanno attorno attorno
guidati dal sacerdote, con
di
?
convien ad una sacra
pompa; e propriamente non consiste
che
il
il calice
°5
che va
una certa danza,
fa
decoro che
il
nome
bi-
fu
pure della chiesa
-
Uscendo
di chiesa, in
Palermo, mutano
le
comitive e
con
gli
accompagnamenti. La sposa va
lo sposo, e di fronte le madri; indi ven-
gono
tutti
gli altri
del corteo. Allora
una scarrozzata per
fare
la città,
e mentre in
Palermo pochi gettano per istrada
in
segno
non
quasi
ne
se
fa
vicinato degli sposi.
gettano
parenti;
a'
Se pure
danno dopo
si
,
confetti
i
Palermo
di
La jittata
a meno.
ha luogo particolarmente
fetti
ed
sobborghi
di gioia, nei
di
cun-
li
nella via e al
i
ed è così sacro
non
confetti
nozze
le
va a
si
amici
agli
che vo-
l'uso,
lendo dimandare a uno quando sposerà,
si
dice
E
:
quannu uni
:
Fuori Palermo,
cuiìfctti:
gettino
accussì
a'
sostituiti
ragazzi, sia
i
che
si
li
i
congiunti e
sii
che
si
confetti sia
regalino,
gli
gli
manciamu
co' ceci soli o mischiati a
D' altro lato
si
vengono
mandorle.
amici
,
pas-
al
saggio degli sposi gettano loro addosso non
solo confetti
ma anche
tengono per segno
zara
getta un
si
zojuso
,
scàccia
di
pugno
e frumento,
che
abbondanza. In Mazdi
frumento;
Contessa, Palazzo Adriano
in
Mez-
e Piana
de' Greci frumento, legumi, briccioli di pane;
—
94
—
Assoro, frumento e
in
nel
rina
Modicano
(i
mento
scaccili
;
e dolci
monete)
più agiati
noci e frumento
sale;
miele e
di
in Terrasini;
fa-
e fru-
getta anche la suocera alla nuora Bor-
gettana, affacciandosi dalla casa che accoglierà
questa: uso da
tiere del
mezzo secolo perduto nel quar-
Borgo
Palermo.
in
Un
canto popo-
accenna a
lare camporealese, forse letterario,
quest'uso anche in quel di Camporeale:
E quannu di la
Ln populu
nni jetta lu frumenti*
In Milazzo non
rimonia
ma
Crèsia turnamu,
si
tratta
d'una semplice ce-
d'un vero spettacolo; perchè
l'uscire di chiesa, lo
improvvisamente
sposo e
colti
la
tando
il
al-
sposa vengono
da una grandine furiosa
di confetti scaricata dagli intimi
dalla quale
oS -
mal cercano
amici loro
;
essi di salvarsi affret-
passo o tentando
di fuggire
racusani gettano sale e farro
:
il
sale,
59
-
I
Si-
per una
bizzarra mistificazione del Sedes sapicntiac delle
litanie lauretane,
farro di
è
simbolo
abbondanza.
notare che
gli
antichi
-
È
di
sapienza
cosa superflua
60
5
il
il
far
Romani per augurare
95
~
fecondità alla novella sposa le portavano
in-
nanzi farro e grano; e che l'uso di gettar noci,
ceci abbrustoliti, fave,
gentilito
meno
coi confetti
,
mandorle ed
sia
altro, in-
niente più
,
niente
quello delle nuces juglandes, le quali lo
sposo distribuiva
non
razione di
a'
ragazzi
come
tacita dichia-
esser più ragazzo che potesse
giocar con loro alle noci. Virgilio, e più Catullo col
suo intercalare
(pueris) nuces da,
ce ne
fanno testimonianza. In Avola, una delle
vi-
cine più confidenti esce incontro alla sposa
col grembiale
le getta
in
colmo
faccia
figgi màsculil e
di foglie
esclamando
ne sparge anche
d'arancio che
:
Cuntintizza
la soglia
per cui
deve quella entrare. Qualche volta questa
rimonia
di
si
aggiunge
all'altra
romper due uova
e
ce-
tanto significativa
di gallina a' piedi dello
sposo. Nella Contea di
Modica
pria che gli
sposi entrino in casa, spargesi del vino sul1'
uscio
,
rompendone
il
recipiente
proverbio locale: Resti, boni
casa fannu
chio, e
i
tu tuoniti,
cioè
si
,
donde
il
festi. Entrati in
dispongono a
cer-
parenti per primissima cosa presen-
96
-
tano
un cucchiaio
agli sposi
se ne lecca la
Indi
si
metà
ed
miele
marito
il
:
e dà l'altra alla moglie.
distribuiscono
agli astanti
di
//
ai vicini,
spinnaggi o spinnagghi
principalmente
la calia
e la cubbàita, inaffiate da larghe bibite di vino
Indeclinabile usanza di
Avola
01
-
è quella di
dare a ciascuna delle convitate una cucchia-
mandorle spogliate
iata d'a/n/ni/afa,
cia, torrefatte
anche
dalle
in
della buc62
ed impastate col miele
Marineo, Prizzi ed altrove
amiche
alla
Così
-
offre
si
sposa una cucchiaiata
di
miele con sòpravi pochi sorsi d'acqua; in Mazzara a tutti gl'invitati indistintamente una cucchiaiata di zucchero
per ciascuno. In Piana
de' Greci e nelle altre colonie siculo-albanesi
la
suocera stava aspettando sulla porta
la
ra per porgerle un cucchiaio di miele: uso
va perdendosi quasi
del tutto
come
,
nuo-
che
quasi
del tutto è perduta una canzonetta albanese,
tutta semplicità e grazia, la quale
accompagna-
va questo momento nuziale, e incominciava:
«
Ben
ci
venga chi
Che ne viene
ci viene.
la signorina sposa
—
97
—
6o
-
»
xiii
La
casa degli sposi è per antica usanza
non ismessa ancora
come
fiori
in molti luoghi,
quella degli sposi
lo stornello siciliano
duri
La
latini;
ornata di
e di qui
:
di rosa;
zita
quannu torna
di la chiesa
Trova parata di duri
la casa
61 -
Ritenendosi poi cattivo augurio
scelli
,
sovrapposti l'uno
all'altro a
due
modo
fu-
di cro-
o le suppellettili poste a rovescio, prima
ce,
dell'arrivo degli sposi, spazzasi diligentemente
la
casa, e mettesi tutto in assetto (Mazzara).
11
in
contrarre matrimonio prò verba de praescnti
faciem Ecclcsiac
la vesta di hi
traenti
si
dice
monio ad
si
nguaggiàrisi (e di qui
'nguaggiu sopra cennata);
non sono ancora
sogna che
'
spusi: e
sobbarchino
altra
ma
i
con-
per spusàrisi
bi-
infra l'anno del matri-
cerimonia ecclesiastica, che con-
siste nell'andar a udir
messa amendue inginoc-
chiandosi innanzi l'altare e tenendo tanto l'uno
quanto
l'altra
accesa
cera per ricevere
sponsa
G5
-
la
in
mano una candela
benedizione prò sponso
Codesta candela
-
ys
-
è offerta
per
di
et
la ce-
rimonia della chiesa, e contraccambiata con
altra offerta in
denaro, dallo sposo. Gli antichi
legati a ragazze nubili
non poteano nò pos-
sono percepirsi senza questa seconda cerimonia; e la sposa allora entra in possesso
suo legato quando esibisce
tori
la
fede
di
agli
del
amministra-
'nguaggiata e spusata
,
del suo
parroco. Bisogna ritenere che non sempre né
in tutte le
diocesi siciliane
molto
sia stati
si
teneri di questa cerimonia, perchè già fin dal
secolo passato
la
veggiamo raccomandata
parrochi della diocesi di Catania
romano approvato da
V
Paolo
6G
-
Il
ai
Rituale
(ai
17 giu-
gno 1614) prescrive che parochus non
benedica f
nuptìas viduac
nxorem. «
,
etiamsi ejus vir
Eppure
io,
nitmquam duxerit
osserva un parroco pa-
lermitano del secolo passato,
nelli
miei
libri
parrocchiali di S. Ippolito, nell'anni 1638 e
1639 trovo tante benedizioni
leggo
glie
la
era
seguente nota
di
vedove, e poi
Dirti conjuges
:
Domenica Robino vedova)
(la
ex more
kujus dioccesis missae sacrificio iiiterfuerunt
capp.
sacrarti,
caerimonias
—
99
et
-
mo-
et ego
praeces adbibui, quac
prò vìduis adhibeti
Quali sieno state queste cerimonie per
vi...
li
vedovi, io affatto le ignoro.
doppo
E
sp usa-
seleni ut vulgo dicitar
Tutto ciò 24 anni
67
legge proibitiva del Rituale
la
giacché
trimonio
ragionamento è caduto
il
ecclesiastico
ma-
sul
parroco che lo
e sul
celebra, importerà sapere
»
-
— cosa
di cui
trovo
notizia solo nelle Lettere critiche del Burgio di
Trapani,
— che
fino al secolo passato in alcuni
luoghi di Sicilia solea regalarsi una
al
parroco dopo
st'uso
1
benedizione nuziale. Que-
la
dev'essere molto antico, perchè
vescovo
la.
vivanda
di Parigi
,
che successe a
196, nel proibire a tutti
somma
pellani d'esigere
nedizione
,
per
sia
1'
i
Odone
Maurizio
sacerdoti e cap-
alcuna, sia per la be-
attestato della pubblica-
zione del bando, permettea solamente questi
piccoli
regali
celebrato
:
piat percula sua
consuetum
sto co'
le
est
et
G8
-
Il
autem matrimonio
exigat si ncccssc fuerit
Burgio ricorda
suoi stessi occhi
«
di
,
reci-
sicut
aver
vi-
nel giorno in cui
nozze d'un ricco borghese furono celebrate,
regalare
al
Parroco una pietanza chiamata^-
vivanda
scuso colla carne del porco,
saraceni lasciata
Noi siamo
conosce
se
non
in
altro
suoi;
i
in Sicilia dai
69 -»
mezzo
a un popolino che
galateo fuori del suo,
usi
altri
dobbiamo entrare
e noi
non
nella
casetta degli sposi a prender parte alla festa
spensierata
e
semplice
della sera
d'occhio tutto quel che
argomento
già per
di
fa e
si
trastullo
a'
si
bensì per offerir documenti
dice
polo scoprono
gli
non
,
curiosi
a coloro
costumanze e pratiche
nelle strane
tenendo
,
di
i
quali
un po-
avanzi del passato.
Anzitutto meritano particolar menzione
cuni usi di questo
momento
ristretti nella sola
città di
Tornati
ponenti
il
gli
si
nuziale,
al-
che sono
Trapani.
di chiesa
sposi
corteo
ma
essi e
i
com-
recano a casa della sposa,
ov'è apparecchiata una bevanda con latte di
A
pranzo, lo sposo
alla
casa paterna, per
mandorle e ciambellette.
lascia la
indi
,
a
sposa e torna
mezzo
continuare e
sposa.
In
il
pranzo
finire
,
riuscire e
andar
a
esso pranzo in casa della
compagnia
della
quale sta fino
a
mezzanotte
e
,
vengono a
dello sposo
in casa della
si
hanno
stino
poco dopo
di essa
parenti
condurli
rilevarli e a
suocera dove rimangono, e dove
istesso trattamento e
l'
i
,
1'
istesso fe-
e ricevuto in casa de' parenti della
fatto
sposa. L'ora in cui lo sposo deve andare dalla
sposa e questa da
polosità che
il
festa
son
si
chiama
avendo costui
Fistimi di hi
ed
cagione di gravi alterchi
,
contraenti.
fra'
tutti scelti
osserva con tale scru-
ritardo più breve sarebbe,
è stato tante volte
e di dissidi
lui si
primo giorno
Il
Fistimi di la zita
madre
dalla
e
sposo.
non
secondo
il
;
son
gl'invitati
cere della famiglia dello
gì' invitati
della sposa,
facoltà d' invitare
zitti,
e
,
di
tutti
Ma
la
,
a pia-
parte
più importante di questi usi trapanesi è quella
in cui si
vede
la zita di hi
macadam
,0
,
la
sposa
cioè elegantemente vestita, seduta sotto uno
specchio a ricevere
lazioni de' parenti.
lei
son collocate
pe' parenti
ma secondo
gli
A
un
auguri e le congratua
destra e
numero
certo
e consanguinei
sinistra di
;
«
e
di
non a
sedie
caso,
prescrivono certe leggi tradizio-
nali
che ninno penserebbe
giunti
dello
sposo
il
a'
con-
lato più nobile; e
dove
di violare;
taluno per impedimenti di salute manchi alla
festa
,
che
ogni costo,
vuoto
T1
amica, o vi
— una
«
manda ad occupare da persona
si
posa
si
granata
o
,
è
—e
rimangono
sedere
il
uomini
gli
la
in
seggiola.
alle sole
quel mezzo
->>
Tutto quest'uso, e particolarmente
che prende
luogo
la
la
proverbiale di paragone: Pari
ma e a darli
,
che
dice a
si
adornata, la quale stia impettita e senza
versi niente.
posa
ragazza in quelle ore, ha dato
alla frase
la zita di hi
usuale
ogni età e condizione
di
~2
piedi
in
meno
che che
di passata
conceduto
cerchio; e
questo è
capovolge
si
Avvertiamo qui
donne
mancherebbe a
si
luogo di sua spettanza rimane
il
o
•
non
per altro
E
è
vi
pulito che dice:
La
un
altro
donna
muo-
proverbio poco
zita parata,
nun man-
preparano
gran quan-
cia né....
Pel trattamento
tità
maccheroni
gia a
si
,
e pesci
fritti,
bocca piena, cioncando
in
e se
e
ne man-
ricioncando
fino alla sazietà
ed è
all'altro,
t'altro
per
T3
sono
allato l'uno
supporre che avran
facile
la testa
In Borgetto
Gli sposi
-
che
i
pesci e
tut-
maccheroni.
i
serve di fave e ceci brustoliti
si
non solo presenti ma anche
i
quali nel banchetto nuziale
suole anche man-
i
dare un piatto per uno
a
stufati!,
71
;
accudisce chi intende
maccarmna
di
zi/it
e a questa gentilezza
cucina. In Assoro
alla
dolce obbligato dello spbinagghiu,
è,
vatedda di
miele e farina, e
Nel banchetto, dove
sogliono entrare
bili
di
pasta di uso anche in Modica fino
a un secolo addietro
vi
si
vicini assenti, ai
,
allo
maccheroni, che
scaccia e biscotti.
spesso codesti cibi
comincia con
si
in
la ca-
Milazzo
si
gì' inevita-
versano so-
pra una tovaglia spargendovisi sopra del cacio grattugiato
glio
e
più.
,
e
mangiandone
A' maccheroni
si
fa
ordinario salsiccia o carne arrosto
o pietanze
sono
;
men
che anzi
pregevoli e
si
tengono
Nel banchetto nuziale
può me-
chi
seguire di
75
;
altri cibi
saporite
in
non
dispregio
de' contadini della
tea di Modica, sopra la
vi
:f>
-
Con-
mensa imbandita vien
104
—
r
posto un piatto destinato a raccogliere
commensali
nativi dei
nete, chi oro, costui
alla
dànn
meno
Al convito segue
~'
nemente
che
,
ballo, detto più
il
Favarotta
in
suona
si
cosiddetto
il
batte e
comu-
tiene a-
si
Meli direbbe chimi
sonagli. Tra'
vanno per
la
tammureddu
il
di cirimitli,
1'
orchestra
,
sonatori
tre
che
pagati
quanto è stato pattuito suonano tutta
se è di sera o tutto
giorno.
Il
loro repertorio popolare è
la tarantella
seli ni
,
(
in
Cefalù
'ngrisina
la
dopo pranzo
il
,
la
la puliausa),
salariata
il
che
tra coloro
due o
maggiore,
canna,
che
,
si
timpano con
il
non contadini, o
formano
di violino
frìscalettu, flauto di
ripicchia
i
vivaci ".
otto giorni delle nozze. Tra' contadini
gli
e
sonu
H
meno
vengono
meno
più o
salsi,
una
anello, quell'altro
dei primi. Sul finir del banchetto
brindisi più o
do-
sposa: chi dà mo-
nò chi vien dopo vuol essere da
piastra,
i
,
hi
la
sera
se
di
la /asola,
hi
tara-
chiovu, la
capona, hi tra si e nesci ecc.
Nella Contea di
''chiodo)
~r
«
al
Modica
suono dei
105
balla
si
violini
,
il
ciovu
o della cor-
namusa, o della chitarra battente
non
c'è altra orchestra, pazienza
pia di tamburelli
prende
in
mano
riverenza alla
e
Apre
presto a trovarli.
fa
zita, la
dà a ballare
si
il
ballo
quale
si
maschio
ripone a sedere, e
si
della comitiva; e così
79
nativa di scelta
da maschio a femmina
di loro
che
gusto
,
alter-
-»
In generale, nelle grandi città
v'è nessuno
al-
altro
femmina a maschio con graziosa
e da
tati
un
e sceglie a ballerino
la stanza,
fa
un giro
lora la femmina, ballando da sola, fa
per
che
zito,
alza briosamente
di tutta lena. Il
un'altra riverenza, e
il
si
una profonda
berretto, e fa
il
una cop-
!
uno scaccia-pensieri
e
,
e quando
,
lo
chiami
salvo che
;
i
il
non
ballo
sonatori fanno
non vengano
invi-
a mutarlo o a seguirlo da uno della co-
mitiva a cui torni
pezzo.
Il
monotono o
gradito
il
tal
ballo è senz'ordine né regola; pure
v'è del regolare nella sua esecuzione, soprattutto nella
mimica che l'accompagna. Le don-
ne particolarmente
— or
girano e
si
— osserva
volgono
il
prof.
Castelli
le spalle, or si
lOt)
danno
la
mano, or
poggiano
s'
intrecciano le braccia, or ap-
mani
le
a' fianchi,
or cambiano posto,
or alzano con le dita l'estremità del grembiale;
quando alcuno
una riverenza ad uno dei dan-
ballo, si alza, fa
zatori e
che è
vuol entrare in
degli astanti
comincia senz'altro a ballare; quello
sostituito, se
ne va a sedere. Alla
ballano tutti insieme senz' ordine.
fine
sposi
Gli
ballano la lor parte; e son da vedere in que-
momento
sto
prezioso per
mentri ab-
essi: Ziti
ballami, e morti mentri cl\iancinu.
con
cui la sposa balli è lo sposo;
mette che essa
ad alcuno
si
balli
rifiuti
rebbe scortesia,
ed
lei,
ella,
e goderne.
ma
anche con
perchè
;
volte,
perchè
e
E
un
la
sposa
l'aire
la
altri
suono
le
si fa
par-
per
vuol profittarne
prigari zita
pr' abballari,
mancu orvu
sposa non se lo
pri can-
fa dire
due
cieco imiterebbe quello di Milano.
il
altro proverbio ci ricorda
non
senza che
festa,.
dice un proverbio, e
tari
il
primo
quale per-
il
non solo perchè
regina della
Nun
Il
si
fa
pregare perchè
c'è verso di farla
107
—
che talvolta
balli,
sedere
:
e
preso
Prigamu
Ora
la zita eh' abballassi-,
prigamu chi
la
so
stancassi
-
Argomento molto
dilettevole nella
storia
del popolo siciliano sarebbe questo della danza
dopo
banchetto nuziale
il
varietà
lustrarsi in tutte le
moderni.
Buonfiglio
Il
di
cento.
ballo
al
11
«
suono
il
ne' primi del
usi
competente
è
essendosi lasciato
la
sei-
but-
il
bassa mano, quan-
contadini nostri hoggi arricchiti per
i
grosso guadagno dell'arbitrio della seta, an-
pompe
corché usino
grado
loro,
oltre la convenienza del
non s'hanno
levati dell'antico tratto
del ballare in frotta et in cerchio
della lira e
sonatori
,
de' flauti
mano
cogliere
con essere
et eglino ballare
essendo oltra
la
antichi e
storico messinese, ci
,
tamburo per
il
usi
egli scrivea,
dell' arpa,
tafuoco et
tunque
questi
,
di
il-
lodata opera sopra Messina
lasciava nella sua
un ricordo
se esso potesse
modo
alle lor
la
con
al
suono
cantati
il
da
fazzoletto,
gelosi di lasciar toccare
donne
;
così
parimente con
sfrena, così detta la
mancia
,
da
parenti e da convitati in copia grande, e que-
—
ioS
—
sto
doppo che
fa
si
sposo lor
tre volte lo
ha dato da mangiare-, perchè s'empiono
di stidioni di carne
cotto nel
in volta,
che ha
latte
,
città.
drone
andando sempre
,
Quivi,
danza minaccia
la
come
8I
quella
di
sposo ha un pa-
che
altro
.»
l'esistenza della
scrittore
altrove, lo
un signore o
i
boccale
il
delle belle questioni
fatto
,
caldaie del riso
le
per dirla con uno
presta
buito
con
quale talvolta da riscaldato tanto,
il
In Milazzo
sposa
,
sia
al
,
quale
quale ne è
suoi servigi e dal
retri-
con non sempre larga mercede. Nel
ballo la sposa
sa che se
«
il
padrone o
signore della città ballino insieme con
faranno correre in
mano
la
moneta
se ogni altro della sua condizione,
sterà vuota. Tutta così
delle
forni
i
membra
sempre
in
,
bianca, e
non
le re-
le
ore
dansare con
la
no-
:
che
il
mondo
,
è
pure un vanto
risuonerà
S2
-
»
In Bar-
cellona qualunque giovinotto della festa
ballare
con
la
le
raccoglie la forza
si
vella sposa in quella sera
il
lei,
e le volgon le ore e
ciarle
onde troppo
altro
può
sposa, e finito la parte sua, le
—
109
—
lascia
cadere
in
una specie
pende
gia di saccoccia che le
un
vezzo a fog-
di
collo chi
dal
anello, chi cerchietti, chi crocette, chi al-
tro ninnolo d'oro o d'argento.
Per quanto ricco
sia
il
canzoniere del po-
polo, esso è povero di canti veramente
ziali.
Fra tante migliaia che ne son
in luce,
nu-
venuti
questo di Cianciana e Casteltermini
perchè proprio della sera delle
è caratteristico,
nozze:
a cantari stasira a
Vinili
sti
Oh
ch'alligrizza,
chi giubbilitati!
La
seggia di hi
'vip e ri u
Quannu
affaccia hi
siti,
finiti,
Verbu vi
Vivati.
Cci uni si/n/iu facciuzzi sapuriti
Cu
arraccamati;
vesti d'orti
e
tutti
Chista canzuna
e
cantata a
Bongiornu, jorna longhi
e sant'itati!
Guest' altro di Borgetto è un
sposi
dopo
E
tornati di Chiesa
cu
saluti a
li
Firma
la
8
saluto
:
zituzzi novi!
Chi bella nguaggiamentu
'
ziti:
li
i
furtunatu!
menti, distanti lu cori,
agli
E
arriva a hi jornu biatu.
si cci
strammuttcri
J'urrissi
E
hi ligutu
comuni
Cent'anni cantina
Il
seguente è
già pubblicati
E
cu
palori,
li
min boriaccurdatu,
sg
Viva l'anturi
s5
8
hi filici statuì
e
di
novi;
Palermo
,
'
variante
d' altri
:
saluti a sti
ziti
ccillenti !
Chi bc ddu matrimonili galanti!
Lu
E
zitu
pari un
la zita
Quanti/
Li
ti
risbliiinenti,
'na greca di Livanti.
cci
nnhannu
stiddi di hi
Ora
Ca
siili
echi
maritasti
e si'
sfatti
vannu avanti.
cu utenti
l'ora si 'ngastau cu hi
Col ballo
'
:
domanti.
canto di
88
qualcuno
si
alterna
Il
canto prediletto è quello delle
?
de convitati.
'vipidimentil
arie e delle canzoni
89
-
il
Un
proverbio dice:
Né
nozzi senza cantu, né morti senza chiantu,
ed un
altro.
nozzi senza
Unni
rìdi.
cc'è
Né mortu senza
ridiri
mortu
,
e perciò
cicalici,
chianciri,
il
né
consiglio
:
unni cc'è zitaggìu
Canto
ballo e
,
suono
alternano e pro-
si
traggono per lunghe ore, finché stanchi e
finiti
convitati spinte o sponte
i
a lasciare
La
partenza
minente;
gli
per
sposi
si
che già han
sposi,
gli
,
muovono
preparano
sonno.
coniugale è im-
casa
la
ri-
a braccetto; amici
e parenti tengono lor dietro facendo corteo.
L'uscio è aperto; e
saltarne la
soglia.
preparato
gli
Una
stita e
canza
:
gli
11
amici
sposi vi entrano senza
lectas genialis
si
di
la
lei,
man-
letto dalla suocera. In
cognata maggiore della sposa
e guai a chi
prassi è
attenti di trasgre-
si
Io stesso son testimonio di una grave
dirla.
rissa
e
venga sve-
entra in diritto di pronuba. Questa
inalterabile,
beli'
accomiatano.
prassi vuole che la sposa
messa a
è
avvenuta
in
una casa poco discosto dalla
mia, sol perchè alla
sposo
si
maggiore dello
sorella
volea contendere
il
diritto
o
il
pri-
vilegio di svestire e mettere a letto la sposa.
L 'Amico
:
del Popolo di
Palermo
in
dialoghi siciliani racconta di un
accaduto
in
Palermo,
il
quale
uno
dei suoi
fatto simile
finì
con
ferite
e con la cattura
sposi
degli
Lasciamo dunque che
vicini, accorsi sul luogo.
pronuba compia
la
parenti
e de'
e poiché
l'ufficio suo;
sposa è rimasta sola col suo nuovo
compa-
gno, confusa, piena di orrore, trepidante
ce
la
la rivela
a
zita
il
la
motto proverbiale
prima
sira
col
non
abbia
coppia, che nello
e
90
seguente canto
bocca
in
,
e per
del lucere facem
Leggiamo
-
che
,
calzari
che una semplice
sia pei siciliani altro
vaga tradizione
i
romano
noi che l'antico uso
non
letto
il
Ristari conni
una futura disgrazia
evitato
gittar sotto
come
tiriamo un velo, e
,
rallegriamoci per la bella
svestirsi
:
la
piuttosto
allo
il
sposo e
d'un ardore e d'una potenza straordinaria:
Non mi
mai
cridcnnii
simili effetto,
Ifaviri 'mmanu mei sta gran tisoru;
Li me' v razza
L'occhi e
Quannu
li
foro
dd'amatu
la misi 'ntra
Si spaccali
cataletto.,
gigghia dui torci tifoni.
E cci scoprivi
Quannu
ti
l'
li
minnuzzi d'oro,
arma,
rompili sto petto
si
cci '/itisi diri
—
lettu,
113
:
—
mairi,
moro !
~~~
E
in
che
sì
bocca
egli nell'andare a letto
alla
sposa un bel confetto! (Mazzara).
un poco anche troppo
Gli scherzi,
degli amici
per
non mancano;
perdere
far
Quando non
le
ha messo
si
la
e
salati,
più comuni sono
i
pazienza
poveri sposi.
a'
mezzo
è riuscito a ficcare in
lenzuola qualche cosa che disturbi
quando non
nella notte,
tutto
il
bruciato qualche
s'è
razzo, salterello o petardo dietro l'uscio (uso
quando uno o
impreteribile
tutti
e due
gli
sposi siano vecchi, o l'un de' due passi a se-
conde nozze);
la
si
ha
cattivo gusto di andare
il
dimane appena giorno
sare, a tempestare, a
porta: uso
La prima
91
J
in quelli
visita
le quali
figliuoli
cione
agli
vanno a
tra esse la
fretta a recare al
figliuola
schiamazzare dietro
non tanto comune
quanto brutto
madri,
brigata a bus-
in
che
il
madre
è quella
cu saluti !
delle
loro
a'
della sposa
si af-
genero a preferenza che
una buona scodella
perchè
paesi
i
conservano.
lo
sposi
fare
in tutti
di
brodo
egli si rafforzi e riscaldi.
preferisce la gallina
°2 -
nr=
la
alla
di pic-
V'è chi
Altro
madre
ufficio e
ben più grave incombe
madre
della sposa di fronte alla
sposo e
gli
sposi,
ma
in
accinge a
questo
ella
rifare
non ha
dimento se non quello
bella posta preparati
letto nuziale:
il
altro segreto inten-
di trovare ne'
i
ginità della figliuola. Allora
piacimento
la
panni a
segni recenti di una
che conferma ancora una volta
lotta
dello
più strette. Essa, levatisi
alle parenti
si
alla
la ver-
con un certo com-
madre o con sussiego o con
quei
istudiata indifferenza sciorina
panni
in
presenza delle comari così che quei segni non
isfuggano alla loro avida curiosità, e alla sua
ragazza ne venga lode, e cresca riputazione.
Nella contea di Modica
gio.
La dimane
si
faceva anche peg-
delle nozze, si
stra la camicia della sposa,
e
A
i
mettea
perchè
vicini potessero scorgervi
i
nelle
La me cammisa
loro
zuffe le
mo-
parenti
segni suddetti.
questo fatto pare che alluda
polare
i
in
la frase
po-
'un arrìstau bbianca,
che
donne
si
rimandano per
vantare l'onor loro. (Guastella).
I cu
saluti si
succedono più
—
115
—
tardi
da parte
vanno a
degli amici di casa che
ed è
Uvetta,
facile
fan piacere e lo
sfatto e
vergognosetta
chi,
supporre che se
allo
sposo
rendono sempre più soddi-
contento di sé, sicuro del fatto suo,
sposa fan
alla
fare la ben
salire
fa
rossori
i
schermo
delle
sul viso. Ella
palme
agli oc-
imbarazzata e quasi dolente di aver per-
duto
una notte un
in
fiore
gelosamente cu-
stodito per iS, 20 anni!
V hanno
già livati di
delle case nelle quali gli sposi
ricevono una buona tazza di
ziti,
mangiano
cioccolatta. In Salaparuta
ste, salsiccia.
banchetti
;
V'ha
ma
caffè, co-
chi fa de' conviti
di essi
e dei
è toccato innanzi. I
s'
doni che l'antica sposa latina ricevea da parenti e
da amici, riceve
la siciliana
dove dopo consumato
coli
dove prima,
matrimonio, in pic-
il
oggetti d'oro, in fazzoletti di seta e in
altro.
È
notevole che
il
regalo del compare di
anello si
ricambia tosto con un fazzoletto.
La
in casa otto giorni
sposa sta
ricevendo
visite di parenti e d'amici
che presero o no
parte
quali giorni
alla
festa.
Passati
—
116
i
—
,
ella
esce solennemente
la
prima volta per recarsi
in chiesa a udir
messa, che per lo più è
cantata. Il bianco,
che
in alcuni paesi è
co-
il
lore dell'abito nuziale, è per altri quello
veste
sposa
la
va restituendo
in
la
che
questo giorno d'uscita. Indi
le visite a' convitati, a' parenti,
agli amici.
li
Ragione
di curiosità
veda,
sposi attirano al loro passaggio cu-
riosi
gli
per chi
d'ogni genere; e a questi è rivolto
proverbio
v'affuddaii pri vidiri
Ca un jormi
e l'altro
il
noto
:
Nun
men
noto
Ziti, fìti e
Lu
strati strati
ziti,
li
viditij
di Marsala:
morti
Signuri fora
li
L'ultimo atto di questo
è
conosca o
li
un viaggio che
il
porta.
dramma
marito deve
della vita,
far fare alla
moglie. Nei contratti matrimoniali v'è un articolo per cui lo sposo
si
obbliga a condurre
entro l'anno la sposa a qualche grande spet-
tacolo pubblico, ovvero ad una
paese più o
meno
vicino.
117
Dove
tal festa
d'un
contratti
non
si
basta l'uso
facciano,
secondo
trattit.
E
chiaro
,
il
detto popolare
poi
sono
vi
il
di
di tu cun-
è cchiìt
Greci lo sposo
accompagnare
Rosalia
S.
che,
non può cadere nessun
quali
e su'
,
la parola,
proverbi che cantan
i
dubbio. In Piana de'
bliga ad
basta
,
sposa
la
4 settembre
si
ob-
viaggio di
al
Santuario so-
al
pra Monte Pellegrino; ed è spettacolo forse
unico nel suo genere in Palermo
il
giungere
continuato di queste coppie nuove e vecchie
avviantisi alle falde del Pellegrino, durante la
notte dal
4 settembre,
3 al
quali ritornano
le
poi con un ventaglio avente
S. Rosalia
SS.
Cosma
tato sul
da un
monte
lato, e dall'altro
93
e
si
che
o servono a cacciar
son
fatte
attaccano
le
mosche
quella dei
al
agli
la
V
in
capezzale,
ammalati.
lo
moglie al
giorni 14-16 luglio: e
questo è un viaggio costoso, perchè
di Carlo
riscat-
Conca d'oro
obbligare a condurre
festino di S. Rosalia ne'
di
benedire: ven-
si
In molti de' comuni della
si fa
immagine
Damiano, che esse han
e
tagli miracolosi,
sposo
la
la statua
Piazza Bologni (Palermo), dice
—
118
—
:
Lo sposo
91
Palermu, un saccu tantul
-
notigiano
usava comunemente e forse usa tuttavia qual-
che volta
S.
di
Venera
cina,
menare
sposa
la
Avola
della vicina
-
La sposa
eri-
per antica consuetudine, dev'essere nella
prima uscita condotta a diporto
quanto più lontano
condurrà
al
marito che vale
Il
,
la
Santuario di S. Vito lo Capo o
al Festino della
da
fuori Erice;
tanto meglio per la re-
,
putazione del marito.
rito
di
festa
alla
95
nulla, la
Madonna
di
condurrà
alla
puccini o alla contrada di
Trapani
;
il
ma-
Chiesa dei Cap-
li
Ficàrì
poco
di-
scòsto dal comune, sul monte Erice stesso.
Ecco
quattro proverbi ericini sul proposito:
La bedda maritata,
La prima vota a
Nunziata.
la
Cu' navi lu beddu maritu,
La prima vota a Santu
Cu' navi lu maritu
La prima vota a
li
Vitu.
vili,
Cappuccini.
Cu' navi lu maritu minchiali,
La prima vota a
E
notisi
che
il
i°
li
Ficàri.
proverbio, popolare
119
in
Favarotta ed
altri
chiama
Nunziata
alla
dalla
quale
il
comuni,
il
è così antico
Festino
che
riunitisi
un giorno
in
Trapani
alla
Madonna.
tradizionale in Contessa questo:
congiunti de' novelli sposi, in
i
di
primavera andassero a diporto
campagna, e quivi intrecciassero de'
prendendosi per
cuore.
La sera,
le
mani
ritornando
no due ghirlande
agli sposi
,
santuario era consacrato, mentre
da più secoli esso è consacrato
Fu anche
di
che
di fiori,
e
danzando
alle
balli,
di tutto
case loro, tessea-
e posandole
sul
auguravan loro ogni bene e
capo
felicità.
NOTE
il
H
1
La
2
De
3
Ne
città
era allora divisa in cinque rioni.
VlO, Privilegia urbis Panormi^ pag. 30S,
lasciava ricordo
Parroco ALESSI
44
4
,
ultimi
Comunale
che ne
popolari del circondario
scrive
di
di Modica
Modica, 1876; L'Amico del popolo
n.
n.
n.
113;
,
75, Ms.
n.
,
di
pag.
ne'
Canti
LXXXVI
e seg.
Palermo, an. XVIII,
Giornale di Sicilia di Palermo, an.
il
228; e le mie Fiabe, Novelle
XVI, 1877
Racconti popolari
e
Qq.
Palermo.
Guastella
il
secolo
del passato
Notizie della Sicilia
della Biblioteca
Vedi quel
negli
n. 2.
siciliani,
CCLVII.
5
La cosa
è vera verissima
lustre amico, Ser.
dall' avv.
6
Vedi
D.
il
,
e fu raccontata al mio
Amabile Guastella (da
cui
B., nipote di colui ch'era stato
Corriere Giudiziario
1877.
il
il-
ho saputa)
fidanzato.
(Assise ordinarie
lermo) del 6 aprile 1877 nel Giornale di
n. 84, io aprile
1'
di Pa-
Sicilia, an.
XV,
La
«
gente di mare forma una specie di tribù, che nella
gente di terra non vede che una tribù diversa, di cui teme,
con cui non ama
di essere
rapporto
in
,
e che in tutte le
opportunità vorrebbe schivare. I pescatori contraggono tra
essi
loro matrimoni. »
i
7
Lassatili jìri a ssi terrazzani , ca tinti su' ! dicono
Kalsitani;
di terra
il
,
sempre
furon
Sicilia
8
sto
9
:
,
d" Alessi nel
p.
Accasa
tra
lu figghiu
e qualche città della
de' pescatori
esempio
:
si
mostrò
la rivoluzione
di
1647.
LXV.
matrimonio
andare cotesta gente
pescatori della Kalsa non
i
quella
barufferà e riottosa
ppe
U.
Ma
Quando Palermo
così.
GuASTELLA,
dano
dire: « Lasciatela
cattiva. »
aveano maestranze
più volte
i
che vuol
che è
i
—Tra'
persone
cu
li
vari proverbi che
raccoman-
di pari condizione, v'è
so' eguali,
Del canto anche per forma
—E
di tia
que-
nun dirrà mali.
di notturni è fatto
cenno
nel mio Studio critico sui canti popolari siciliani, §111, che
precede
il
1 °
volume della Biblioteca
delle
Tradìz. pop.
sic.
Aggiungasi quest' altra notizia che è nella Storia com-
parata
degli usi nuziali di
fa tanti passi quanti
sono
A.
i
De GuBERNATIs:
versi ch'egli canta
verso, egli fa l'ultimo passo, che
si
«
;
L'amante
all'
ultimo
trova sotto la finestra
della innamorata.» Questo in Mineo.
10 S.
come
Roma
Pilumno e
Pi-
cumno, quello che presiede agli auspici per le nozze.
Le
Antonino
è,
nell'antica
ragazze siciliane digiunano a
—
lui
124
—
come
le
toscane
digiu-
a S. Caterina; e fanno questa preghiera:
nano o digiunavano
S.
Antuninu,
Mittitulu 'n caminu;
S.
Giuvanni,
Scriviti
(Vedi
i
hanni ecc.
li
mici Cauti pop. sic n. 794). In Mazzara son di
più facile contentatura
Maria
S.
clic
mandi
pregano
e in chiesa
,
loro
uno sposo
S.
Agnese
e
:
Sani Agrusa^
Unti di chisti di sta chiesa;
Santa Maria-,
Unti di
Castelli,
E
11
nozze
op.
Tania.
tini
ch'isti
cit.,
pag. 49.
noto che le ragazze tirano l'oroscopo per le loro
il
24 giugno, giorno
due Lettere
di
Vedi
Giovarmi.
S.
mie
le
sugli Usi popol. sia'/, nella festa di S. G. Battista.
Palermo 1S71 e 1873.
12
Un
proverbio dice che
cinato fa maritare
:
Lìi
il
patri
padre dà la dote, e
t'addotta
,
e
lu
il
vicinanzu
viti
marita.
13 I paraninfi si
trovan sempre malgrado
che piovon loro addosso quando
il
le
maledizioni
matrimonio riesce male:
Pocu onuri nn'acquista
Cui cu matrimònii si
14
to,
AVOLIO, Canti pop.
di
1875.
—
mmisca
Noto
125
,
pag. 338
e
seg.
No-
15
Lo
16
«
stesso
Canto
Quando un
n.
338.
villano sentiva
monio, avea rossore di annunziarlo
rea a un sottinteso: non versava
mercede settimanale.» Cosi
ai
parenti
mano
in
Guastella
il
quale per lettera mi fa sapere epiesto: «
dicano di classe agricola,
Di gustar
Con
sta
quale sente
il
ma
,
ricor-
madre
alla
ne' suoi Canti,
Il
il
giovanetto
la
il
mo-
prurito
carne di donna
licenza delia
Chiesa^
parecchio tempo ingrognito
famiglia
in
risponde sgarbato, trova a ridire
un
matri-
del
bruciore
il
su
sabato sera, invece di ritirarsi
in
tutto.
poco,
parla
,
finalmente
Poi
casa, lega
1'
asino a
un cavicchio sporgente sul muro di sua abitazione, e passa
la notte all'aperto.
La madre che ha
capito la
pantomima
l'indomani va a cercarlo in piazza, e gli susurra
non
chio, che
mogliarlo.
Il
mente entra
stia di
figlio
in
si
all'
orec-
malumore perchè ha pensato ad ammostra un poco riottoso
casa, mangia poco
e di
mala
,
pur
final-
voglia,
ma
capisce.» Io poi ricordo aver udito a raccontare di non so
qual paesello di
andava a sedere
ove
Sicilia,
il
giovane che
sur una cassa, e quivi batteva
e tempestava per farsi intendere
17
volea moglie
co' piedi
da' genitori.
Guastella, pag. LXIII
18
Da
19
Castelli, op.
20
Ecco una minuta che ultimamente faceva per una sua
lettera del Guastella.
cit.
p. 49.
—
126
figliuola
com'è
del Borgo
un carrettiere
scritta
senza mutarvi sillaba
G.
Minuta
N.
i
che
in
Palermo. La stampo
:
M. G.
fa N. N. per
la
sua figlia X. N.
paio trespiti di ferro, peso rotoli 50.
N. 5 tavole da
letto.
N. 4 materazzini
di lana
con sue fodere
,
a fiamma
di
filo.
N. 4 cuscini di lana con sue fodere. Idem.
N. 4 lenzuoli
I
N. 8 faccie
4
,
cioè
1
di tela di casa
I
,
di musolinoiio,
di matapollo, e l'altro di tela fina.
di cuscini
,
di
matapollo giornalieri.
N.
I
N.
I
coltra di rigatino
cioè
con sua
4 guarniti
alla
bambina
frizza (frangia) alla
e
,
moda.
cottonina con sua fodera di musolinetto ammazzet-
tato alla cbinesa.
Un'altra coltra per giornata, di toriuo.
N. 4 cammicie, cioè due di
tela,
e 2 di matapollo.
N. 4 gonnelle di matapollo.
N. 4
I
vesti,
cioè,
I
di fior di lana, 2 di musolinetto,
di seta per linguaggio.
N.
1
doppio
N.
I
guardaspalle di grispo bianco.
sciallo di lana e seta.
N. un'altro guardaspalle di lana
N.
X
scialletta
bianca di
tibet
per giornata.
tulio riccamala.
127
—
ed
N. 2 paja d'orecchine, e 4 cintorette
(anelli).
di (da) tavola.
N. 2 tovaglie
N. 4 stujavucche
{salviette).
N. 2 tovaglie per facce.
N. 12 fazzoletti, cioè
n.
6 bianchi per facce, n. 4 per
naso, e 2 di seta.
N. 2 mezzi
fazzoletti bianchi rie e amati
N. 12 paja
di calzette di cottone.
N.
di
per collo.
canterano di magone con sua balata {lastra) bianca
1
marmo.
N. 2 commedini. Idem.
N. 4 paesaggi con cornici di magone.
N. 2 paesaggi piccoli per capezzale.
Un
Crocifisso,
con
il
quadro dell'Addolorata.
N. 12 sedie, cioè io grandi, e 2 piccole per custura.
N.
I
tavola di (da) mangiare.
N.
1
coppa
di
ramo
giallo.
N.
1
vacile di
ramo
giallo.
N.
I
candeliere di
N.
I
pignata di ramo.
N.
1
mortarello di bronzo.
N.
1
padella di ramo.
N.
I
tegano di ramo.
N.
I
paio di candelieri di ramo.
ramo
N. 4 zuzine {dozzine)
giallo, a quattro
mecci
(moccoli).
di piatta di Napuli, diversi.
7T^
N.
P'
piatto di
i
duodici.
(</</)
tutto l'intero stiglio di cucina, e la zita vestita
Ecco
la
minuta
una giovane
di
nella classe dei villani del
come
si
legge
Camice 4
«
;
Grembiali
8;
;
cotone
Giubboni
2
,
Gonnelle
di
;
mussolina
dì
1;
(ilo-calamo
di
calamo
1
di raso
;
6; di velluto
Fazzoletti 24; Fazzolettone di lana
Mantellina
trovasi;
dì Milazzo del Piaggia, p. 245:
Calzette paja 6
di
come
mezzana coadizione
Promontorio di Milazzo nel 1S55
nell''Illustrai,
mala/ri 2
detto
di
1;
bianco
1;
1;
,
1
;
di raso Ij
di seta
1;
Oggetti d'oro once 8; Danaro contante, once
due; consegnabili
il
giorno del matrimonio, altre quattro in
seguito; Tovaglie di facce 4; Salviette 6; Tovaglie di ta-
vola 2; Lenzuoli di
filo,
paja 2; Tornaletti
Coltre bianca
paja
fino
2;
al
2;
paja 2; Sopravesti di guanciale,
1;
Cottonina
1;
Portali,
Materazzi 4; Tutto che la giovane trovisi addosso
giorno del matrimonio gratis.
Al Promontorio
«
la
sposa è obbligata portare quattro materassi di lana; nella
Piana 2 di lana
21
ed
,
altri
Chi tempu vulitiì
essi:
due o di stoppa o
chiede
si
di paglia. »
ai genitori
dello
sposo;
Fri nui macari dumani.
22
Sfinchmi^ focaccia.
23
Castelli,
24
Nel processo tenuto davanti
op.
cit.
§ IV.
la
Palermo nel settembre 1878 contro
certa Marianna
Pansarella
,
stata
la
Corte
di
Assise
banda Leone
rapita
nel
,
di
una
territorio
di
Sciara a 23 ottobre 1876 da Mariano Gullo, uno dei bri-
—
129
—
ganti, nella seduta del 7 settembre dichiara di riconoscere
tra gli accusati
lei, la
fu
il
Pansarella
nega
rapitore; e poiché egli
gli
ricorda che tempo prima, quando ella
'mingala ed egli era presente, la Marianna
poi un fazzoletto rosso
che assistono
Palermo, an.
Ili,
come regalo
,
'mingala
alla
n.
248, io
sett.
regalò
a
coloro
Statuto
di
1878). Nel Corriere giu-
235, confermandosi lo stesso
n.
gli
uso
di
(Vedi Lo
stessa.
1878
diziario del Giornale di Sicilia del 3 ottobre
XVII,
conoscer
di
fatto
si
dà
anno
la se-
guente descrizione dell'uso degli sponsali da Sciara sino a
S.
Mauro
e Castelbuono:
« Il fidanzato
regalo d'uso,
dà
l'anello alla
promessa sposa non come
ma come l'emblema
solenne di un contratto.
L'anello serve a singa.'iare (segnare), dare
paese che
ilicare agli amici, ai vicini, al
che ha promesso, e solennemente
lei
di essere
preso
il
ora e sempre la sua
segno della fede
,
e
in-
promesso a Tietro,
sposa fedele
l'ha
segno^ a
il
Marianna è co-
preso
,
perchè ha
solennemente
in-
nanzi ai congiunti, agli amici, e ai vicini della contrada.
«
Alla sposa singaliata di sua parte corre
l'obbligo di
regalare agli intimi amici del fidanzato qualche dono che
valga ancora esso a ricordare non solamente
la solennità
ma ben
lo
e
pure che Marianna è la fidanzata dello
amico Pietro, sacra e inviolabile tanto quanto
«
impegno
Cotesta dei contadini e dei pastori
usanza. Essa ha un significato
—
,
HO
e
il
—
non è
significato
l'amicizia.
una strana
è
la
fede
posta sotto la salvaguardia
amici intervenienti agli sponsali che ne
cordo
i
25 In
sima
a
essi
Palermo ricordandosi
e dai
cesi invece:
E
bambini che dopo
ai
chi ti crisimasti
1'
!
usanza
buoni pastori.»
cinge loro la fronte con una fettuccia
si
ri-
rispettare
E
donna del loro amico.
mai violata dai buoni contadini
è
come
portano
regali d'uso s'impegnano ancor
nella sposa segnata, la
non
opinione Gli
pubblica
della
la cre-
di seta, di-
comunissima special-
frase
mente quando per una caduta o per un
colpo qualunque
portano una benda alla fronte.
G
~'
Guastalla,
LXIV. Egli
pag.
stesso
nota che
«
il
Ricobaldo, storico ferrarese del secolo XIII, ricordato dal
Muratori nelle Antichità italiane,
con
le
parole seguenti
fa
Coniugata*
:
cenno di
tal
latis vitlis
costume,
tempora
et
genas vittabant.»
27
Da
lettera del Guastella.
specie di
Calia, ceci ammollati; e abbrustoliti, cubbaita,
torrone:
nomi
Sici'ia, voi.
28
Ili, p.
(D'Ancona),
II,
Vedi Fiabe, Nov.
30
Piaggia,
31
Dolce
altri
32
,
di
AMARI
op.
nome
Storia de'
,
Musulmani
di
pag. 892.
Venti canti pp.
29
ed
sa
arabi, v.
Racconti pop.
e
cit.,
V. In Livorno, 1877.
sic. n.
sic.
n.
CCLXIV.
pag. 245 e seg.
e di fatto arabo,
composto
di ricotta
ingredienti.
Nucatula, impasto di mandorle,
ecc. zucchero
,
miele
,
chiuso
- ni
—
fichi secchi,
entro
pasta
uva pas-
e cotto
in
forno
pan tkato, pan balestrane.
:
è quello di
passuli
fu- ti, detto in
e
Il
CucciddtXu
Natale
di
Toscana maritozzo. Trai-
na, Vocabolario siciliano-italiano.
33 In
una delle
sposi non
feste principali del
manca
poi qualche
Saggio di feste pop.
34
II
art.
al
IX esortava
non
Vedi
altro regalo.
il
gli
mio
Palermo, 1877.
parroclii
i
in
«
a istruire
Eccìesiae
il
loro matrimonio.
Studi di poesia pop. pag. 20.
3G
À.LESSI, Notizie della
37
A
Sicilia, n.
proposito di una ragazza
3.
che vada
più, a marito, e susciti meraviglia,
sui
16 anni o
accade talvolta
di
Chi maravigghia cc'ìì Si fussi a Murriali ,
avirria tn\ quattru figghi
Dei Ragusani
in
Vedi
»
sacra, pag. 270.
35
prendono
novelli sposi, af-
presenza de' loro congiunti, prima che
in faciem
sentirsi dire:
i
molta dimestichezza tra loro conver-
CANGIAMILA, Embriologia
38
sono
Parto Cesareo in data del i° giugno 1742,
istiano in
sando, e di stare
ratifichino
poco
in cui
Vicario Generale della Diocesi di Catania in un suo
editto intorno
finchè
sic.
paese
si
moglie
,
!
legge che « la donna che
(i
giovani)
è loro presentata dai parenti
dagli
,
amici; e seppellitane una, passano fra breve a caparrarne
altra. »
FlL.
GaROLATO
,
Discorsi sopra l'antica
e
mo-
derna Ragusa, pag. 102. Palermo Lao. 1S56.
39
Vedi
il
mio
del Popolo, p. 83.
scritto
La Suocera
Palermo, 1867.
132
e la
Nuora
nelle
Ore
"'
Nel 1774 ne facea testimonianza
Maria Rurgìo col pseudonimo
Plutarco adduce
pigliavasi moglie in
nozze
in aprile o in
Tante Cereriano, nella V.
Berna (Livorno). MI
delle sue Lettere critiche.
41
di
trapanese Nicolò
il
>('<]. XXVII.
Roma non
varie ragioni, per cui a
maggio
;
perchè preferivano
giugno, sacri
il
primo a Venere
a Giunone, presidenti ai matrimoni, e scansavano
perchè ebbe
ductus. Ovid.
il
,
nome
di far le
dai maggiori (J/a/its
e l'altro
il
maggio
majorum nomine
Fast. 427), cioè dai vecchi
,
che
in queste
faccende non sono di buon augurio, mentre, come sacro
giovani, era adattatissimo
cevasi
alle
rali
il
maggior
ombre
non
si
sagrifizio
ai
giugno; perchè nel maggio fadi
purgazione
ai
Lemuri
,
cioè
dei morti, e quindi quei giorni di cerimonie fe-
tenevano acconci a gioie di nozze.
NUCCI, Proverbi
Da
il
lai.
illustr.,
un Liber conjugatorum a primo
Parrocchia di Ficarazzi.
zo 1789 a tutto
moni nei mesi
il
di
gio, 12 in agosto.
18 17.
maggio
die martii
rileva che in
si
si
»
A.
Vax-
pag. 50; Firenze 1868.
17S9 della
29 anni dal
i°
mar-
celebrarono colà solo 20 matri-
e di agosto
:
de' quali 8 in
Bisogna notare che ne'
mag-
soli giorni li e
12
agosto 181 7 se ne celebrarono 4.
Il sig.
ficio
avv. Francesco Maggiore Perni, Direttore dell'Uf-
Comunale
lumetto
:
di Statistica in
Statistica della
f'cssiz'i della
Citta di
Palermo, nel suo recente vo-
Citta di Palermo.
Movimenti com-
Palermo nell' anno 1876 in raffronto
al 1S72, 73, 74 e 75 e al precedente quinquennio (Palermo,
Gaipa
fratelli
al
minimo
ma ggio,
gio
il
cd't.,
1878;, a pag. 48 scrive: « In riguardo
(de' matrimoni in
che
oltre
1'
Palermo) segnato
agosto è
mag-
il
principio dei lavori campestri, vi esercita una grande
influenza un pregiudizio popolare, che
in
agosto e
in
cadere dell'està e
il
questi mesi sono funesti agli sposi
di celebrarli; e
difatti
i
,
matrimoni contratti
e
il
popolo rifugge
popolare questa sentenza
è antica e
in versi: La spusa agustina u majulina, 'un si godi la curtina,
cioè se ne
muore
al più presto
glione clic ricopre
il
senza godersi del padi-
talamo nuziale. Questo pregiudizio va
gradatamente togliendosi con
fa sentire la
,
l'
istruzione;
ma
esso tuttavia
sua influenza sul numero dei matrimoni che
contraggono
in questi mesi, in
modo da
circa la
si
metà de-
gli altri.
4a
Castellucci, Giornale
sacro palermitano, pag.
77.
In Palermo, per l'Isola 1680.
43
Vedi
italiane,
1
'
rista
A
il
mio
pag.
Firenze, Tip. dell'Associazione
6.
di
Palermo
pubblicò bando
za della
si
,
ci fa
che per
città
di
Palermo
lett.
Mongitore,
I.
p.
sapere:
«
popolari
1876.
In quest' anno (1656)
far le polizze delli
dovesse pagare
Bibliof. stor. e
voi.
// veneraci nelle tradizioni
:
proposito di baimi, o proclami matrimoniali, un dia-
matrimoni
45
scritto
,
tari 7 e
bandi per
mezzo. Iufatto ad
perchè prima
si
pagava
si
li
istan-
più. »
di Sicilia, voi. Y.
Palermo divoto di
577.
—
134
—
.Ifaria
Vergine ecc.
ie
AlESSI,
Notizie della Sicilia
18, scrive: « Oggi
n.
,
dalli Vicari
simili grazie
per ottenere
Generali non vi è più
necessità di ricorrere alla protezione di Maria e delli santi;
per piegare
il
tro tarini (L.
17
Non
cuore di questi prelati bastano soltanto quate
I
cent. 70) di nostra
moneta.
»
puossi tacere a questo punto la stranissima usanza
degli sposi in Ficarazzi, Villabate, Bagheria, Casteldaccia,
Misilmcri,
i
quali
d'accordo o no
fuggono proprio
se ne
a proclami gridati e alla vigilia della celebrazione
eccle-
degnissimo sac. Francesco Coniglio,
siastica delle nozze. Il
Parroco di Fic arazzi, lavora da ben dodici anni a togliere
il
brutto vezzo
,
e
non
vi
ha potuto
riuscire.
Lo
Statuto
giornale di Palermo, a proposito d'un ratto o d'una fuga,
nel suo n. 317, an. Ili (18 nov. 1878) scri-ea:
silmeri per
costume inveterato,
la
«
A
Mi-
maggior parte de' ma-
trimoni accadono in seguito a fuga degli amanti
o fidan-
zati. »
48
Offic.dd Irolonotaro, an. 1398.
49 In molti paesi la
la casa; l'uomo tutto
50
donna porta biancheria per
il
mobile.
Cap. 98, Reps Frederick
L' Ebraismo della Sicilia^
51
Una
descrizione
d'
se e per
lib.
Giovanni Di Giovanni,
I,
cap.
I,
§
XX.
una sposa Milazzese nel 1851
si
legge nella Illustrazione di Milazzo del Piaggia, pag. 247.
52
«
Conservano, scrivea due secoli
fa
1'
Amia,
l'anello
dello sponsalizio per molte superstizioni. » Miscellanee rac-
135
A
da V. Auria: ms. 2 Qq.
colte
28 della Comunale
di Pa-
lermo.
53
Crispi, op.
pag. 15 e seg.
cit.,
51 Fiabe, Novelle e Racconti, n.
55
Salm. 115,
56
Malagurio quando
v.
CXLVIII.
4.
bicchiere non
il
57
Crispi, op.
58
Sludi di poesia popolare* p. 20.
59 <ì.
cit..
PIAGGIA,
60 l'armi
popolare
il
62
Da
pag. 25.
Venti canti pop. sic.
'nguaggiari
velle e Racconti,
voi.
Nel cennato
I,
non cessino
e
spusarisi
pag. 116, not.
editto del
nerale di quella Diocesi
finchè
i°
giugno
inculcava
di esortare
non mettere
et
a.
XVIII.
leggasi Fiabe
3;
1
No-
,
e IV, pag. 373.
742
il
Vicario ge-
parrochi zelo
«
af-
con vivissima premura
gli
a'
sposi a venire nella Chiesa, assistere
prò sponso
sapienza.
Bianca del 17 marzo 1X76.
cit.,
(D'Ancona).
e
bocca
in
LXVI.
pag.
lettera di G.
Crispi, op.
65 Sui verbi
66
Illustrazione di Milazzo, pag. 246.
ScJes sapienti a e diventi Sale
GUASTELLA,
61
17-24.
p.
aver detto altrove, che nel latino
di
01
63
rompe.
si
alla
messa destinata
sponsa e ricevere la benedizione suddetta, e
cib in
67
Ai.r.ssi,
68
Conc. Odon.
63
E
non
cale. » Art. Vili.
Notizie della Sicilia, n. 164.
Paris; cap. 7,
qui prosegue
il
Circa matrimon.
Burgio dando la seguente
n. 4.
notizia
Formasi con della
culinaria sul cùscuso in discorso: «
mola
un vaso, ove di tanto
in
mano
l'acqua, e strisciandovisi leggermente la
minutissime coccoline
ove
riduce; quindi
si
in giro,
una
sur
sotto
fumo
caldo
assettandosi, al
tiene,
semola con-
Iante Ci:rkri.\no, /.<•//., vvV.Lett.
da quello della Barberia,
quantità
71 - 7 ~
notala
cosa
è
»
poco diverso
e
di
dal-
e alla stessa pag. 292.
cit.,
Macadam
{>
sta
le
27S, e seg.
XII, pag.
nome
cuscuso sia « uguale di
il
l'Amari nell'op.
~
quella, che
di
cuoce.»
sì
Che
in
pentola,
dentro la sola carne a bollire, un'altra con ispessi
sia
piccoli buchi nel fondo, e che la preparata
e
se-
tanto spruzzolandosi del-
in
u zilaggiu.
Malato-Todaro,
RatiOìifi
pag.
157, 2» ediz.
vi si è
espressamente
,
Pai. 1S71.
Alle nozze non
invitati,
come avverte
vonnessiri
73
E
e
li
viti
proverbio: A mannari e 'nguaggiati,
naturale cUe chi sposa esca in una generosità an-
dano più
I
il
mmitati.
che non abituale per
di
al tanto e
avaru trovatìcci
saggi
si
lui.
al
:
quanto; e
si
si
fazzanu
li
si
essendo che
mandanti
li
e banchetti,
Degli avari
:
sa che
foddi
A
137
non guar-
fannu
li
li
nozzi
nozzi
proposito di con-
bocca
Nun mancami
nozzi.
—
in
si
raccomanda: A
Li
(o godinu).
trova messo
quest'altro antico proverbio
min
non
interviene se
s
ad
uno
sposo
scuieddi picchi
71
GuASTELLA,
dica, pag.
V antico
Carnevale velia Contea dì Mo-
18.
75
Piaggia, op.
76
Un
77
GuASTELLA,
cit, pag.
249.
proverbio dice: Megghiu nenti chi cuccia ali nozzi.
Modica,
Circondàrio di
Canti pop. del
pag. LXVI.
Un motto
78
proverbiale solito
a chi cerchi ancora
dirsi
qualche cosa dopo d'aver ottenuto
necessario o
il
il
con-
nguaggiu
venevole è questo: Nitri basta, vecchia, ca ti
;
e
lu soni/?
vo
79
GUASTELLA,
Canti popolari del Circondario di Modica,
pag. LXVII.
E
80
una variante:
Prigavanu
Ora
la
la
zita ch'abballassi,
preganu chi stancassi.
Messina, Città nobilissima, descritta in Vidi libri da
81
G. Bonfigeio
Venezia
e
Costanzo,
lib.
7,
pag. 104 e seg. In
MDCVI.
Delle nozze tra
persone
di
condizione
alta
così
egli
stesso scrive:
«
Le nozze usavansi
riandosi però
secondo
in
la
Messina
sposa e ritornarsene, è
si
chiamava
casa,
et lo
la veglia.
de' tempi
mutazione
1
quell antiche usanze d'andar
la
pompose sempre
sposo
lo
ito
in
più
bando,
Costumavasi
a
et
,
,
va-
perochè
volte a veder
questo allhora
benedire
i
sposi in
sposalitio talvolta farsi per sin' al termine della
—
I»
—
morte,
il
clic
proibito assai necessariamente dal Concilio
fu
superba mostra a
Tridentino; uscivano però le spose con
cavallo e con gran compagnia,
che mandò già
il
la rive-
renza et honestà del concilio et hoggi in sottoscrivere
matrimoniali d'ambe le parti, lo sposo
pitoli
vedere la sposa, e come
gli antichi riguardi,
si
onde
fatta
i
sua,
Piaggia, op.
83
Studi di poesia pop. pag. 21.
'
'
85
,
à
da parte
perochè
alle
spese
le migliaia.»
sposalizio.
Strammuteri, add. femm. plur., da strammottu, stram-
botto; parole quasi armoniose, dolci
86
Ligùtu, liutu,
S7
(D'Ancona),
88
Meno
Canti pop.
89 Si fa
Don
ca-
pag. 250.
cit.
Nguaggiamcntu
tutti,
non bastano agevolmente
82
84
pongono
i
l'ali
banchetti e balli, et l'altre feste
fanno con agio, et talvolta non da
intollerabili del vestire
si
mette
n.
cenno
Venti canti pop., n.
34
d'
il
XIX.
che è variante, leggesi
un matrimonio popolare
Meli,
alcuni versi presi qua e là:
Cussi si cìlibrau sollcnncmcnti
spunsaliziu di
sti
Concursiru l'amici
Li
miei
'nnamurati,
e li
parenti
vicini e tant' antri cunvilati.
—
139
—
siciliano nel
canto VII, 64-6S,
e e. Vili, 17.
Lu
tra'
1.
Chisciotti e Sanciti l'anza del
Eccone
canto.
liuto.
l'ultimo vèrso,
sic.
come
E
'ntra lu pranzi*
Un
un gotlu a
e'
li
maini
brindisi 'ninnati....
Cussi da tutti
Si mancia,
Anzi
è
vivi,
fama
Abballali
si
'ria
fa
festa
e
gala,
abballa, ridi e sciala.
chi Sanciti allegrie e vivo
capona...
Stanchi poi di ballari faiiitu posa;
E
pri riempi ri un pò ai
e
va riari
Invitami a cantari gualchi casa
Un
giuvinottu chi vinta d' arari.
La
festa si 'un
91
e
baggiana^
Cui sona
flauti! , cui citar ra chiana,
ridi, cui gatligghia, cui pazzia.
una novella popolare
all'antico uso
nialis.
splendida
tutta l/riu tutta alligria,
Cui
90 In
fu
Fu pero
romano del
siciliana,
lucere
Marvizia^
facem davanti
il
si
allude
lectus gt-
Vedi Fiabe^ XVIII.
Tra
gli
Albanesi di
sposa novella
al
primo
Sicilia si
cantava una canzone alla
svegliarsi. Il Crispi, p. 32,
nell'originale questa canzonetta.
140
—
ci
reca
92
Un
canto popolare della mia Raccolta
quest'uso nuziale
di
Mi
maritai
e
'na quaggkia piggkiai,
'Na picciuttedda ch'era curia
La prima
Mi
mi
sira chi
Mi
ma/ina coma
e
china:
cci curcaì,
detti 'ita nuttata di
li la
5S7) tocca
(n.
:
mina.
clC agghiurnai
soggira m'ammazza 'na gaddina.
— Piggh*a
s/n "'roda ca io
ti
flirtai :
Spampanasti 'na rosa sciannarìna.
93
si
Le cose
91
n.
sante
non
Vedi questa tradizione nelle Fiabe, Novelle
e
Racconti^
CCLVIII.
95
«
È
singolare
il
leggere sui contratti nuziali di quel-
l'epoca (mezzo secolo
ceano assumere
al
comperano mai pel popolo, ma
si
riscattano.
primo anno almeno,
Avola. Era
che
i
il
fa),
che
i
parenti della fidanzata fa-
al marito l'obbligazione di condurre la
alla festa di S.
viaggio di nozze
coniugi dovean darsi.
—
»
141
j
figlia,
Venera della vicina
era lo svago obbligatorio
AvOLIO,
p. 341.
JJsi
f
UNEBRI
jr>
RA
|H
le
n' è
antiche prammatiche siciliane ve
una, la quale ordinava che
tre giorni di malattia
dovesse consigliare
cliente
nostri
*•
il
medico curante
Viatico
assai
al
Questa ordinanza, che
sembrerebbe una cosa molto
mostra chiaro che
tempo
il
dopo
alla
morte
più che non
si
si
suo
a'
dì
strana, ci
pensasse un
pensi ora
,
e
si
ponesse molta premura ad acconciarsi con Dio.
I
pronostici, peraltro,
quando non era
il
non
medico
c'eran per
colui
nulla-,
che,
che consigliava
viatico
il
{fari la polisa
son sempre
muovono
frettare
i
i
pronostici
parenti
lutto in famiglia
cane,
il
»
E
sono
lamento
di
che
avvisi divini
gli
amici,
gli
,
erano e
,
i
ad
vicini
momento che l'ammalato
il
in grazia di Dio.
«
dì lu viaticiì)
af-
metta
si
pronostici di morte e di
l'ululato
un gufo,
notturno di un
canto (non lo
il
schiamazzo) serotino d'una gallina,
migli a quello del gallo
2
il
quale so-
un sogno che l'am-
,
malato faccia di parenti o d'amici morti
,
lo
spazzar di sera la casa, l'apertura d'un vano
3
che non esisteva dentro una casa abitata
altrettali
cose, che tuttodì
5
ed
udiamo ripetere o
raccontare.
Il
bisogno dei soccorsi
viene an-
religiosi
nunziato non senza qualche pietoso pretesto
al
povero infermo; ond'egli, o
vero, o finga di crederci,
i
santi
si
creda dav-
ci
dispone a ricevere
Sagramenti contento, se non
altro,
che
Trasi lu Signuri e trasi pri grazia. (Entra
il
Signore ed entra per
sone che associano
di
il
far grazia).
viatico,
un po' che stranezza!
—
146
i
— non
—
Tra
le per-
fanciulli
— ve-
sono
buon
di
augurio, forse perchè
piccolo possa cacciare
i
coloro che
fanciulli
tico dato dalle
stima che
si
al
il
il
chiodo
grosso; eppure sono
primo segno del Via-
campane, volano verso
la
chiesa
ad associare chi col baldacchino, chi col
chio acceso, chi col campanello
che
intanto
gnare
le
molte donne
il
Sagramento,
di
affin
,
tor-
guada-
indulgenze concesse dai Pontefici
le
tengon dietro ripetendo un rosario con
l'in-
tercalare:
— E ludamu
Sagramcntu:
Centu milia
e coita
E sempri sia
lodatu — Nostra Din Sagramintatu.
Ma
maco,
il
male
è ribelle
e a grandi passi
la
ad ogni
si
virtù
avvia ad
di far-
esito fu-
nesto. Allora la casa del malatu- nfirmu, che è
quanto dire dell'ammalato grave,
si
trova as-
sediata da comari, le quali per tenerezza fan
mille smorfie e versacci per
moribondo
,
o
alla
moribonda
spesso ha benissimo capito
tutta quella insolita
che
le
non
ed
,
la
ciò
(e l'ha
che
cioè
La morte
mezzanotte: e quando
-_TT7-=
egli
capito per
affettata pietà),
sue ore di vita son contate.
attende per
far capire al
si
la si sca-
pola per quell'ora, s'attende per
del mattino o a mezzogiorno
sia troppo,
naturale.
bruciato
si
ella
ritardo
il
quand'era in salute
aratro
dell'
Ma
?
allora
bi-
capezzale una matassa di
al
non ancora
di lino
o
egli
giogo
sogna porre
-
sospetta di qualcosa di sopran-
Avrebbe
il
prime ore
le
Dove
4
E
lavata
Avrebbe
5
-
filo
forse ucil
nome
dell'agonizzante in sette letamai, o per lo
meno
ciso
un gatto?
mettere innanzi
allora bisogna gridare
porta
la
L'ammalato muore,
dico non capì
la
e
le vesti
i
Santi
malattia e
di Paola,
vato.
E
Cosma
e
<
muore perchè
dicamento che non dovea
sto,
6
gli
me-
il
diede un me-
dargli; senza di que-
Damiano,
S.
Francesco
qualche altro santo l'avrebbero
appena
grida, strepiti
egli esala
levano
1'
sal-
ultimo respiro
per tutto
il
tu-
gurio; e la madre, la sorella, la moglie, la
fi-
si
glia del trapassato, la
terribili
quale colpita dalla pur
troppo attesa sciagura
che rivelano
la gravità
la intensità del
fusione,
si
abbandona ad
della
suo dolore.
E
sua perdita
,
e
una vera con-
un vero stordimento per
=T^S^=
atti
tutti
i
pre-
senti
,
i
mangono
quali
anche se meno
interessati
non
confusi, sbalorditi,
ri-
se desi-
sai
derosi più di sottrarsi a quelle grida strazianti,
che
Le
di alleviar le
quali, sciolti
pene delle misere
capelli e sparsi
i
sulle spalle e sul petto,
a calde lagrime
e le qualità
,
superstiti.
confusamente
cominciano a piangere
defunto, a lodarne le virtù
il
a lamentarne
la
perdita per
famiglia rimasta sola e senza sostegno.
si
pianto
converte quando
sì
e
piagnisteo
si
ripete ad intervalli, per
steo, e
il
momenti
quando no
Il
la
in piagni-
e a certe occasioni.
Persone pietose non mancano
di
prendere
cura del morto, mentre altre ne prendono dei
vivi.
Il
ha
cadavere, benedetto dal sacerdote che lo
assistito, si lava allo spesso,
si
veste con
biancheria pulita e coi migliori abiti che esso
aveva
in vita e
merita, e
fa;
si
cuce. Quest'opera è bene-
guadagna
delle indulgenze a chi la
l'ago stesso presso alcuni
cosa benedetta; presso
al
morto. Per
la
conserva
altri si lascia
donna,
-
si
149
in
—
come
attaccato
qualche paese,
come
in
Valledolmo
medesima veste
usasi
,
di vestirla
ch'ella indossò
di dello spo-
il
come
salizio: veste serbata lunghi anni
della
ricordo
nuziale per dover servire un giorno da veste
nome ed uso
funebre. In Modica, con
latino
questa veste è detta sàvanu; e per testimonianza
del Guastella,
donne
magari pezzenti,
stite
conservano per esserne ve-
la
dopo morte.
— Così
scoverto sul letto
mosse
le
giola col
qualsiasi condizione,
di
vestito o
si
dal quale sieno
,
coperture, o
si
acconcia
state re-
asside sopra una seg-
capo adagiato sur un cuscino o
so-
speso; e questo, io ricordo di aver visto molto
spesso
al
Borgo
in
Palermo, per un fazzoletto
alla parete.
Seduto o
in letto,
cadavere
il
si
pone sem-
pre di fronte all'uscio o co' piedi che lo guardano,
come per
ad ogni buon
che
il
non
fine,
guisa che chi vi
la porta; e si
esser pronto all'uscita; e però,
capezzale
colloca mai letto in
adagia abbia
si
ha
si
la
maggior
eviti
di sinistro augurio.
le
piante verso
cura, nel rifarlo,
quella posizione, che è
— E a proposito
150
di letto, sic-
come
cadavere posa sulle materasse con
il
un solo lenzuolo, così a togliere ogni
un
sagio, chi giornalmente rifa
tato
lenzuolo
il
di sotto
mente costretto a
lascia
lo
vi
letto, e
appun-
venga improvvisa-
lasciarlo in tronco,
prima che l'abbia
meno non
,
tristo pre-
non
o per
rifatto del tutto,
abbia buttato di sopra
lo
il
len-
zuolo o una coperta qualunque.
In giro del letto funebre
cadavere
mezzo
in terra
de' quali
Questa
al superstizioso
o
a'
accendono
piedi del
de' ceri
;
in
non suol mancare un lume ad
olio di creta o di
in casa.
si
rame che
è la ragione
possa trovare
si
che diede origine
proverbio: Cannila 'n terra,
malacùriu; ògghiu 'n terra, disgrazia.
Compiuto codesto apparato,
te
o sponte
condo
e
lì
i
si
accoccolano o
luoghi, a
si
un cantuccio
congiunti spin-
siedono
,
se-
della stanza,
a piangere, a rammaricarsi, a dolorare sul
defunto.
Se per un
tratto tacciono,
nel silenzio le loro lagrime
fa
i
,
il
o bevono
lor dolore
si
più vivo, più risentito, più straziante dipoi:
quasi essi abbiali ripreso lena a nuovo ram-
-
151
-
inaridito;
ed anche quel
silenzio è di frequente
da lunghi e dolorosi sospiri
interrotto
accusano
che
,
la interna sofferenza.
Anticamente
corrotto era diviso dalla
fa-
nome medievale
si-
ciliano delle pracficac de' latini; e di queste
sif-
il
miglia e dalle reputatrìci 3
»
fattamente crebbe
il
numero
e tanto
usò ed
si
abusò, che prammatiche regie e viceregie e
bandi municipali dovettero promulgarsi
di
impedirne, o per lo
meno
di
intervento nelle case private.
rosi
ed
siciliane,
il
moderarne
Uno
interpreti
intelligenti
affine
dei più
delle
amo-
tradizioni
Salomone-Marino, *che scrisse
dott.
un'erudita monografia su questo argomento
riferisce, dai
i
più antichi decreti
tanti articoli
e mostrò
che fulminavano
come
lo
dal
medio evo
a'
7
,
più recenti,
le reputatrici;
al
secolo pas-
sato esse ebbero un'esistenza ufficialmente accertata dal
fuori
Governo
Palermo,
in
vi sieno tuttavia
vengono
e dalla Chiesa: e
qualche comune dell'Isola
donne che,
in casi di
invitate a piangere; e
dibattono e
si
come
strappano
152
i
morte,
piangono e
capelli, e
si
con mi-
surate cadenze di parole ricordano le virtù del-
supplicando l'anima
l'estinto,
di lui a
non
di-
menticarle, a venir presto a prenderle, e im-
precando
more
pire
alla
morte crudele che non ebbe
colonna della casa,
di rovinare la
strico
di ra-
più bel fiore di essa, di gettare sul
il
una vedova sconsolata e
tanti
ti-
la-
innocen-
telli.
Il
de'
seguente frammento di nenia è un saggio
canti
tempo
che dovettero correre un
funebri
che purtroppo sono
in Sicilia, e
dimenticati.
Esso
udito a cantare in Ucria
fu
(provincia di Messina) da dodici
in
gramaglia sopra
stati
donne
vestite
cadavere d'un fanciullo
il
Paulineddu di lu me
:
cori,
Ciatuzzu mio, mio Paulinu,
Si lu tata ton in sopissi
Tutti
li
duri
ti
cugghiria
Paulineddu di l'arma mia
In Piana de' Greci le
le trecce, e le
donne
spargevano
sul
gendo
9
nativo
Borgo (Palermo) come
-
Io stesso
ho
—
8-
si
strappavan
cadavere pian-
visto e sentito nel
i53
—
il
mio
Salomone
in
xx
Borgetto, madri, mogli,
pitari
figlio
il
,
figlie
marito
il
padre defunto
il
,
pescatori
di
ri-
,
e
innanzi alle fredde spoglie, in coro o a solo
decantare
la bontà, l'operosità, Yamorosanza, la
divozione del morto, tessendone a riprese
la
vita ne' tratti più spiccati di essa, e dare in
ismanie, e cacciarsi le
scomporsi
compatimento
del vicinato; le quali
il
chiome, e
tra le
ed
e stracciarsi le vesti: elogi
che hanno eco e
prezzato
mani
atti
comari
tra le
avendo conosciuto e ap-
compianto uomo, trovano ragione-
vole e giusto tanto dolore.
Nelle novelle popolari ve n'è una, che con
le
sue varianti ricorda
sopra
il
fratello
rìpitu di
il
morto.
E
una sorella
una ragazza,
rella di Burdilluni, la quale sciolte le
va a
fare,
per tre notti di seguito
,
la so-
chiome
alla
me-
desima
ora, sulla fossa del fratello questo pia-
gnisteo
:
Ahi frati mio Burdilluni,
Tu
si'
sipultu 'ntra sti
muri
La tò amica si guarisci cu
Oualche
altra novella
—
iS4
fa
—
virduri;
lu fo patruni
10!
menzione del
rè-
u
pìtu d'uso
e così qualche proverbio o frase
,
ma
12
proverbiale
>
tra tutti
merita attenzione
questo, veramente arguto, con cui, dice
mone,
il
mestico
Salo-
popolo misura, dal pagamento del
piagnone
pitu alle
il
i
rè-
vari gradi dell'amore do-
:
Rèpitu pri
Vera
fìgghioli,
fìtta di cori;
Rèpitu pri muggl\ieri,
Spissu
si
paga
allegri,
Rèpitu pri maritu,
Sempri com'un cummitu
13
-
Queste strane scene durano finché
vere non venga portato
se
parenti
i
sentono
time,
si
1'
via: nel
il
cada-
quale istante,
assistono alla preparazione o ne
aura
,
le strida,
e son forse le
fanno spaventevoli per chi
e protraggonsi fino a
ul-
le ascolta,
poco dopo allontanato
il
cadavere.
Quando
le confraternite
capitoli di esse
sità
si
erano in
fiore,
e
i
eseguivano con iscrupolo-
e devozione, alla notizia della morte d'un
confrate uno o più di loro riceveano
—
i55
—
l'
inca-
rico d'andarlo a vestire del sacco della confra-
poi in corpo venivano
ternita. Gli altri confrati
a rilevarlo, e processionalmente
sul cataletto alla chiesa
spese
il
conduceano
per celebrargli a loro
funerale, o per condurlo poi alla sua e-
il
strema dimora, luogo designato a ciascuno di
essi e
per
il
quale aveano già acquistato un
diritto di proprietà.
Quando moriva qualcuno
della maestranza
figlio
e
i
consiglieri
conventi
,
o
figlia
erano obbligati
mandare
di
ciali
o
il
,
su'
fondi so-
che era uno o più
Yassocio,
un numero
far celebrare
console
messe
di
nella cappella del santo patrono, far seppellire
con associazione de' maestri
se funebri.
Durante
il
la malattia,
morto, farle spe-
doveano
atto d'amorosanza,se era povero,
con
fare
cibi ecc., se
ricco anche con un cartoccio di confetti,
tra' barbieri. I
uso, e
il
16
si
al
una
>
secondo
muore, è trasportato
cataletto, sur
u entro una cassa
seggiola, una portantina
che
come
tempi nuovi hanno smesso questo
povero morto, sur un
una carrozza
un
i
luoghi ne' quali
15
i
si
camposanto. Pria però
tolgano agli occhi de' parenti e degli
150
-
amici le amate sembianze del defunto, se ne
levano
reliquie preziose agl'inconsolabili
via,
superstiti,
una ciocca
che ha
dito
al
cuno che
la
od
altro
;
che qual-
in quella
di empetigini
soffre
un anellino
di capelli,
va a cercare
mano
guarigione fregando sulla tredda
morto
la
parte empetiginosa.
L' uso pagano di mettere in bocca
una moneta è ricordato
funto
novella
sati
17
Se
e fu vivo
in
al
de-
una nostra
Sicilia
ne' secoli pas-
morto è una vergine,
sulla sua cassa
,
in
-
il
sarà posata una
palma e una corona; se bam-
bino, una ghirlanda di
non
del
si
può
fare a
fiori, distintivi
de' quali
meno.
In tempi anche più antichi dei sopraddetti,
ne' primi del trecento,
i
uomini e donne,
a duolo, piangendo e
vestiti
lagrimando seguivano
congiunti più stretti
cataletto
ove
il
ca-
davere scoperto giacea per esser condotto
alla
chiesa; e
con
essi
il
,
erano pure sonatori
di vari
strumenti e particolarmente della guideme o della
cetera a dare spettacolo più che di lutto,
-
i57 -
di
com'ebbe a
gaudio,,
derico
d'Aragona
III
Ordinationcs del
sti
ed
I
309
in
18
,
dir lo stesso
due
capitoli delle sue
nei quali
strani usi di quel
altri
Re Fe-
condannò que-
tempo.
Ma
que-
sta pratica
potea seguirsi da famiglie piutto-
sto agiate e
non veramente popolane; però non
ne dico
altro.
Anche
oggidì presso
i
contadini di Gioiosa
(prov. di Messina) e nelle colonie greco-alba-
nesi
i
parenti più vicini d' un defunto vestiti
a bruno
vanno dietro
chiesa o
al
la Sicilia è
alla
sua salma fino alla
cimitero: uso che in quasi tutta
ignorato dal popolo, e che presso
un ceto più elevato
nelle nostre grandi città
è stato da pochi anni per iattanza o per vanità
rinnovato.
La
vista d'un
cadavere
(o
d'una portantina,
o d'una cassa nel quale esso
mai sempre ma/augurosa pe'
trasporti) fu
si
vivi
;
mente per una giovane coppia
scongiurare
ferro, che
che
si
il
particolar-
di sposi.
A
malaugurio molti usano toccar
è contro
la jettatura
soglion portare addosso
-
158-
;
o le corna
come
ciondoli,
vezzi, fors'
fiche
anche come amuleti
una granata davanti
morte per
La
modo
tal
porta o
la
si
fatto allo
le
ma
defunti e la sepoltura loro,
ne han
la finestra.
La
allontana.
Religione ha reso sacre
di essa
fan le
altri
questa è di Mazzara) mettono
(e
altri
5
5
esequie dei
ministri
certi
spesso ragione di
lu-
cro e di guadagno^ tanto che ha potuto nascere questo proverbio, niente lusinghiero per
chi ne è l'argomento
toria, hi
:
Quannu sònanu
Unni carnazzu
cc'è,
corva cùrrinu.
Il
mortorio, nelle antiche terre di Sicilia pa-
gavasi in ragione delle volte in cui
e
mar-
parrinu pigghia lu cappeddu e curri;
e quest'altro ben duro:
li
li
si
Una
Duca
di
pramma-
Macqueda, viceré
di Sicilia,
emanata nel 1600 ordinava
tari
19
uno per ogni sonata
sonar molti
sinodo
proibì
,
i
-
il
E
e di frequente,
siciliano
sonava^
delle
facea pagare salato.
tiche del
si
se ne
mortori fino
ripetizione al IX, al
al
pagamento
se ne
doveano
perchè qualche
occupò seriamente
VI
X dì^
giorno-,
al
di
ne proibì
VI mese,
e
la
all'anno.
(16 dicembre), proibiva ai
Un'altra del 17S1
parrochi di esigere qualunque diritto o di da-
naro o
occasione
di cera in
di
è conforme alle decisioni del
teranense,
ritti
il
nità, di pietà de'
finiti
III
Concilio La-
quale biasimò questi pretesi
parrocchiali, nati
devoli, e
morte: ciò che
da semplici doni
poi in consuetudini
di urba-
per costumi
fedeli; passati
20 -
di-
lo-
L'altro pro-
verbio Tutta la sciarra è pri la cutra, del
quale
si
riferiscono varie origini
21
i
si fa
deri-
vare da un diritto abusivo degli antichi curati,
i
quali nell'associare
una ricca coltre
imponevano una
i
cadaveri, per apprestare
di loro esclusiva
proprietà
tassa arbitraria, giusta la forza
ereditaria del defunto
tassa che era trovata
,
esorbitante o eccessiva dai superstiti, ed era ca-
gione
Ma
vivi.
di litigi "•
il
E
morto
è morto, e s'ha
necessario che essi
si
poco; giacché da quando esalò
spiro la buon'anima,
da pensare
rifocillino
1'
ai
un
ultimo so-
non han neppure gustato
acqua, e chi sa quante ore prima non avean
preso un boccone.
Le
cure degli amici, o me-
160
glio
cano
storo
amiche
delle
affine
:
moltiplicano,
si
più
il
centupli-
un
a prendere
di persuaderli
passo
si
a fare
difficile
in
ri-
questo
doloroso giorno.
È
costume
in Sicilia
che morendo persona
importante della famiglia
faccia
si
da uno o
più amici o parenti un regalo di pasta
line,
carne od
altro,
il
che
si
o cansulatu in Palermo, cunsolu
a Marsala
poveri
,
chiama
a ristoro dei
23 -
Gentile è l'usanza greco-albanese di
buire
a'
citnsulu
in Siracusa, casti
quasi consolamento
afflitti
gal-
,
distri-
poveri, nel giorno della morte, dalle
più intrinseche donne del trapassato certi pani
a forma di croci detti
'nerikiet (incrociate].
dispensava ancora frumento cotto, detto
e una
verelli
donna
vi era
che dava da bere
Si
cuccia,
a'
po-
24 -
Siamo anche
qui in una delle più antiche ce-
rimonie pagane: ne' banchetti funebri; e a cer-
carne per
l'isola le differenze, si
circostanze e
fatti
assai curiosi.
troverebbero
Giova solamente
notare che in alcuni comuni della provincia
—
101
—
di
nnÌ
Trapani e
piosi
che
di Messina,
la
fama
In Favignana
a'
ha
li
si fa
i
banchetti son così coresi proverbiali.
a gara nel
mandar vivande
parenti del defunto, tanto che per più giorni,
morto
nella casa del
è d'ogni
ben
di
Dio
Z5 -
In Gioiosa dietro al corteo, al quale prese
parte
il
parentato, suol venire un asino carico
di cibi d'ogni genere. Portato al camposanto
cadavere
il
,
seppellito
e
s'imbandisce o
una
tro
casa.
all'
E
questi conviti
quella roba
tutta
,
aperto in un campo, o en-
chi sa
che non
sia
nato per
proverbio:
il
Ogni pena ed ogni doggI\ia,
Pani e vinu
Il
lutto è
uno
ne occupa.
Il
luogo (Menu)
cummogghia
non deve sfuggire a
lutto è detto vìsite, e in
Vinci
dicasi
28
e
come
vìsitn
d'
chi se
qualche
chi è vestito a
alcun
parente.
come pensa
il
spiega qualche popolano,
si
vìsita
faccian visite, sei
Il
27
dolu; e visitusu
bruno per recente morte
Se poi
2S -
de' punti più importanti de-
e
usi funebri,
gli
la
perchè
,
veda chi ne ha
voglia.
pe' parenti intimi suol essere di
—
162
—
nove
giorni, nei quali
gli
per tre solamente rimangono
uomini in casa dovendo poi accudire
tempo
loro faccende. Durante questo
poste son chiuse o semichiuse, e poco
che non
si
le
ci
alle
im-
vuole
debbano accender lumi per non
rimanere a buio pesto. Nelle colonie albanesi
le
donne qualche volta usano
per sedersi in terra sopra
i
lasciar le sedie
materassi
tolti dalla
persona morta.
Vi son case
nelle quali per antico uso, casse,
cassoni, canterani ed
altri
capovolti e in disordine
mobili
si
come per
mettono
significare
che tutto è stato sconvolto e disordinato per
quella sventura
metton
29
>
fuori più
altre,
fermo
il
si
rifa
il
il
si
a chi
si
di pulitezza,
letto sul quale è spirato l'in-
come per nozze deponendovisi
mano
al
cadavere.
usa nella Contea di Modica, ove a
piedi del letto arde una
giorno,
materasse
malato è morto; altre
Crocifisso che fu già in
Questo
le
che per ragion
per dar a vedere che
invece dove
dove
due nel secondo,
la lasci
smorzare.
163
candela nel primo
tre nel terzo, e guai
I
parenti stanno se-
come
duti,
ogni altra parte di
in
a testa
Sicilia,
bassa, taciturni, silenziosi, assorti nel dolore,
i
maschi avvolti nelle giucche se è inverno e
con un nastro nero
donne con
al collo, le
la
testa nascosta in gran parte della mantellina,
in
rigidissimo lutto.
valsa
1'
abitudine
«
Nei secoli scorsi era
in-
nero anche
le
di tingere a
porte, anche la mobilia,
tuaria, e a
malgrado
i
anche
tratti di
camera mor-
la
corda e
multe
le
esorbitantissime prescritte nei bandi dei viceré,
il
costume
Un
si
protrasse sino al secolo scorso.
canto ricorda quell'abitudine:
Tine in ti
Ca
fo
Nò meno
simili
li to' pO}-ti
l'hc vidiri,
mavitu ha mòriri ammazzata
si
trasmodava
30
-
»
Contea
fuori la
in
dimostrazioni di dolore. Sino alla metà
del cinquecento in Bivona e sino
settecento nella diocesi di Mazzara
ai
primi del
non
si
avea
ritegno di chiudersi, alla morte d'un parente,
in
casa e di rimanervi tappati per mesi e mesi:
costume che il gesuita Eleuterio Pontano cercò
di
estirpare
nel
1556
3
S
che
il
Sinodo
di
Mazzara del 1735 condannò ed esecrò formal-
—
it. 4
—
32
mente
5
dimesso ancora
tutto
Le
visite si
faceano perciò e
site
qualche
si
protraevano
terra vi
mettessero riparo,
la stessa terra le vi-
avessero luogo dal dì della morte a tutto
seguente
dì
giorni,
dura
le
pieno se-
e fu necessario che le Con-
:
prescrivendo che entro
il
in
-
ragione del lutto
suetudini di
Palermo
in
33
colo decimottavo
in
abbiam veduto non del
e che pure
come
la
3I
luna di miele.
si
può
fanno infra
Tutte
«
conoscenti
le
recano
dei superstiti.
stella, e
le si
quelle per nozze infra
amiche, tutte
a piedi,
Oggi
-
i
nove
40 quanto
le vicine, tutte
in
nero da capo
piccole comitive alla casa
in
Fanno —-dice per Modica
dire
i
il
Gua-
ognuno pel proprio paese
un inchino, siedono mestamente, non parlano,
non piegano
in
il
corpo, non volgono
atteggiamento
un'altra comitiva
meno
prudenti
sul doloroso
tra,
e
si
di statua,
provano a
argomento
finisce col
defunto, con tutte
:
occhi
né partono finché
non venga a
si
gli
surrogarle.
dir
»
Le
qualche cosa
una parola
tira l'al-
racconto della malattia del
le
-
circostanze maggiori o
'65
_
minori che hanno e non hanno relazione col
defunto, finché giunte al punto della morte,
succede uno scoppio
racconto, e dà luogo
che tronca
di pianto,
il
necrologio per parte
al
della visitatrice.
Le
idee e le
che bisogna
re
si
piglia
frasi
far la
i
consacrate
volontà
di
Dio, che
assistito, sussidiato
il
il
Signo-
la famiglia l'aver
defunto, usati tutti
i
mez-
e spese per salvarlo;
non risparmiato cure
che
il
buoni, e lascia stare la mal'erba;
che dev'essere conforto per
zi,
uso sono
dall'
male venne per ammazzarlo, e a mal
mortale, né medico nò medicina vale, e che
tutti,
rire:
chi
prima chi
Tutti
murituri.
ddà hamu a
— Del
quietare, e
gode
resto,
«
All'alba, a
sole,
essiri.
il
tra'
— Tutti semu
morto
la faccia di
che siam rimasti
dobbiamo mo-
poi, tutti
Dio;
al
prosegue ad osservare per
le
andato a
infelici noi,
guai.
mezzogiorno e
cennato scrittore,
s'è
tramonto del
la
Contea
il
parenti e le vicine più
intime, che sono invitate
all'
tano da loro stesse, durante
,M>
uopo, o
i
s'
invi-
tre giorni spà-
cioè cacciano
rami
li vitti,
così
immani e accentuati a
improvviso
all'
tale
urli
espressione
da scuotere per raccapriccio, e
di strazio
fra
urlo e urlo la parente più prossima va ripe-
tendo
mente perde
invece
di lei, e
La
questa non se lo
ripetitrici
dire
fa
il
;
che esso
ma
è
cambio
»
-
comune per
sia d'un
due
dall'uso delle
durata del bruno varia secondo
di parentela
cilia
più vicina a seguitare
le sta
3<5
final-
tensione sover-
la
costume che deriva
un'altra:
prefiche o
Quando
-
anch'essa affocata dia
volte, finché
ad
voce per
la
prega chi
chia,
35
del defunto
virtù
le
il
grado
tutta la Si-
anno a due per
la
morte
de' genitori, del marito, del fratello e vice-
versa; di sei mesi per
per
il
menzu
il
nonno,
lo zio; di tre
cugino. Per quest'ultimo v'c anche
luttu
invece del
luttu sfritti/,
completo. Nel lutto stretto
rivestire di seta
o
di filo
capelli e gli orecchini;
essi soli
,
i
si
nero
che
è
il
bruno
giunge fino a
la spatuzza dei
quali talora bastano
insieme con una pezzuola nera
collo a sostituire
il
—
mezzo
167
il
—
lutto.
È
al
dì prassi
nel lutto stretto
donne
delle
l'
astinenza
qualunque divertimento. Se qualche volta
scono
Lo
,
non
smettere
il
e-
in
Chiesa.
svisìtarì
nel dia-
recarsi
bruno è detto
comune,
letto
non per
è se
da
e sdulàrisi o sdolu (ex-do/o) in
Menfi.
Qualche differenza ed anche
usi è pe'
Il
diversità
di
bambini morti.
piccolo corpicino coperto d'una vesticina
bianca che va fino
a'
piedi e talora
sorpassa,
li
con qualche nastro rosso a croce o con un
cinturino
come
a nastro
rosso alla vita
,
al
un tavolo
quale
Torno torno sono candele
ma
istanno scoperti,
fa di base.
di cera a bruciare.
sotto veli finissimi
sparsi di rose e di foglie d'arancio
,
di limoni,
di mirto, di ramoscelli di rosmarino,
capo d'una ghirlanda
nanzi ad esso non
si
bambino
l'
il
In-
dovrebbe piangere;
sa-
,
che avuto pietà del
ha chiamato a
tra gli angeli del paradiso.
—
cinto
di fiori e di foglie.
rebbe un' offesa a Dio
4-
adagia
a riposo sopra bianchilini che coprono
un canestro
Non
si
168
—
se a farlo
godere
L'annunzio della
morte d'un bambino
è
ricevuto con
mazione consolatoria: Gloria
le
un bambino ha esalato
lo
si
nuovo né recente
si
conduce
di
musica
sto
,
fiori
al
37
>'
cimitero con
e di suono,
a corone (in
e
a
uso non
:
di
gaudio
lo
accompagnamento
e, in
sopra una grande
spirito
segno
e a
E
paradiso'.
campane, allorché
suonano oggidì
gloria
e
la escla-
mancanza
canestra in
Gioiosa),
que-
di
mezzo
o sopra
un
con seguito
cuscino coperto (in Mentì),
a
di
donne.
L'anima, indefinita nella sua sostanza e nella
forma che
piglia,
vola appena sprigionata dal
corpo, e vola verso
mio
il
cielo a ricevere
il
pre-
delle sue virtù, o sprofonda nell'inferno
in
mezzo
la
vede
chi in
al
in
fuoco ed agli attanagliamenti. Chi
una
farfalla,
chi in
un angelo. L'anima o
una colomba,
lo spirito
d'una
ammazzata vagola attorno ad una croce, che
la
pietà di qualcuno pianta o dipinge sul luogo
dell'uccisione.
oltre la
L'anima del
giustiziato fino a
metà del cinquecento rimaneva
sulla
terra per apparire e riapparire paurosa a chi
169
avesse prestato ufficio di pietà
38
negli ultimi giorni di sua vita
e alita per vari
al
;
condannato
adesso gira
aspettando chi
siti
39
di aiuto, e
pronta a prestarglielo
del suicida
piomba direttamente a
volo se egli non
preghi
la
-
L'anima
casaldia-
pentì nell'estremo istante;
si
Giuda però vola pel mondo condannato a non
fermarsi mai altro che sopra una vruca [Tarn crix
cato
gallica))
i0
sul
A' bambini, pei
quali
mondo
teorie sul
si
quale dicesi essersi appic-
-
di
dà a credere che
funti
sono
qua e
le
tradizionali' certe
sul
anime
vadano ad abitare una
mento:
mondo
de' nostri de-
stella del firma-
e ciascuno è contento di sapere
che più
nella stella
brilla sulla
appunto l'anima del padre o
comunicano
stella a stella-,
me. Tra
mente,
si
gli
della madre, o
tra di loro, o
una metempsicosi
adulti
,
tra le
che
sua casa, abiti
della sorella o del fratello; queste
volta
di là,
anime
tal-
passano da
in tutte le for-
donne particolar-
crede a un viaggio che l'anima appena
uscita dal
corpo farebbe, salendo
—
170
—
la
Scala di
S.Japicu di Galizia affine
stino.
Onesta scala lunga,
popolo
al
suo de-
difficile a salirsi, pel
41 .
è la via lattea
Qui han
recarsi
eli
fine le notizie
da
usi siciliani nella nascita, nel
me
raccolte sugli
matrimonio e nella
morte; e quantunque nuove ricerche sull'argo-
mento potrebbero
pure
le
non poche
forse apprestarne delle altre,
fin
qui descritte mi sembra-
no bastevoli a mostrare quanti documenti d'antiche civiltà
ci
abbia
il
popolo tramandato.
Un'osservazione mi rimane a
Un bambino che con grande
a luce, e
con eguale apparato
battesimale
;
una ragazza che
s'avvia alla chiesa per dar la
fare.
apparato viene
si
porta
vestita
mano
fonte
al
a festa
a un giovane
che dovrà esserle compagno per tutta
la vita;
un uomo, una donna che sopra una bara
si
al
luogo estremo di sua dimora, son
delle scene
che non possono non chiamare
trasporta
l'attenzione de' fanciulli.
grande
I
fanciulli
spirito d'imitazione, anzi
imitatori;
ed
essi le
riproducono
hanno un
sono
i
primi
alla lor
niera in cotidiani giuochi e passatempi.
171
ma-
Uno
tanto comuni tra
di questi,
La
è quello delle pupattole.
ora da signora. Durante
cure.
si
si
,
assiste
neonato
Il
porta
le
,
si
na bambina
guisa che a
San
ratifica col
noto
-
contraffa le nozze.
carica di vesti,
si
si
adorna nella
pare più acconcia a rappre-
lei
Lo
sposina.
sposo però non sem-
vede, pcrchi raro è che a codesti
maschi prendali parte
stulli
i
altre
bambine
un' altra
vi
;
tra-
sono bensì
le quali
vogliono formare
mamma,
un'altra
,
corteo, una da
il
da comare,
ancora da amica e via discorrendo.
Più importante è
che momento degli
Un
di
12
Un secondo passatempo
si
le
dolcemente,
culla
che poi nel giorno
giuoco del capello
pre
pone
battesimo; e per esso cominciano
al
la
la si
prodigano tutte
si
Giovanni Battista avranno una
sentare
pupattola è de-
puerperio
il
bacia,
si
quo" comparatici
L
bambine,
da infante, ora da puerpera,
stinata a fare ora
in letto
le
fanciullo fa
suolo. Molti suoi
il
giuoco che ripete qual-
usi funebri.
da morto, e
si
compagni con
—
172
—
distende
al
fazzoletti at-
torcigliati
si
battono
spalle, e girandogli
ste e
segno
in
dolore
di
intorno alternano con
prolungati cantilena
la
le
tri-
nenia fanciullesca
:
Morsi Sanzuni!
Jàmulu a vurvich
La cumpagnia
Farà
Di tanto
in
la
tanto
subito cadere
di
carità
gli
!
Gioppu
!
sollevano e
veramente morto; e già
mento funebre
è
con lumi
sfuriata di baci,
imprimono
e
quando
che
1'
,
;
sia
lo sia, s'av-
accompagnafine
con
uno dopo
l'al-
ed ha
essi,
su' piedi, sulle
morto
il
che
certi
viano a seppellirlo. Di sera
tro,
lasciano
quando un braccio
una gamba, come per provare se
una
gli
ginocchia, sulle
mani, sul petto, sulla bocca del preteso morto;
il
quale tra stanco de' tanti soffocanti baci
ricevuti sulla bocca, e impaziente di cogliere
il
al
frutto della sua penitenza, rivive e
s'aggrappa
più sciocco de' compagni da cui
si
fa tra-
sportare.
E
zuni
questo è
l3 -
1'
antico giuoco
di
Morsi San-
NOTI:
1
Prammatica del Viceré Vcga,
Regni
2 L'
Panormi, 1636, voi.
Amia
XVII avea notato che dove canta
e
casa. Ms. 2.
A
1553. Pragmaticarum
Siciliat Collegio.
una gallina
3
art.
,
nel sec.
non
la
uccidono subito, muore
il
tit.
79.
capo della
Qq. A. 2S della Comunale.
proposito
di questo
trovo nei miei ap-
pregiudizio
punti di tradizioni popolari questo fatto
1876 sono stato invitato a
bre
Ili,
:
«
Oggi 23 settem-
visitare la
signora D. in
piazza S. Francesco di Paola; la quale, passata da tre giorni
a casa nuova, è caduta
dopo
in
il
passaggio
,
il
in
grandissima malinconia, perchè,
suo padrone di casa ha fatto fare
una stanza una seconda apertura
d'uscita.
*
Sono
5
Superstizione di tutta la Sicilia, notata per Mazzara dal
i
Castelli, op.
6
soliti
cit.,
ragionamenti delle donnicciuole.
pag. 44.
Superstizione di
Modica notata dal
Guastella, pag. 77.
JLe Refutatrìd in
•
Sicilia; nelle
Saverio Cavallari
Crispi, op.
10
Fiabe
cit.,
Novelle
,
1.
Pai.
t
1873.
50.
p.
Racconti pop.
e
di Antichità
nel Bullettino
VI, pag. 3, nota
Belle Arti di Sicilia, n.
9
Sici-
Palermo 1874.
liane, serie II, voi. I.
8
Nuove Effemeridi
sic.
voi. II
,
,
n.
LXI,
p. 80.
11
Fiabe, ecc. voi.
12
Eccone
1
Viva 'un
.
E
2.
morta
li
potti vidiri,
ti
vtgnu a
nautra
Lu morta
E
ripitari.
mamma
Cci voli 'na
E
3.
pag. 396.
II,
alcuni:
chi
a hi casali,
lu rcpitu a Cuniggkiuni.
In un motteggio popolare, una
che
1'
aiuti
chiancissi
ti
farripitassi.
chi
a piangere
donna prega una comare
marito morto
il
Cummari,
:
ajutati-
millu a chianciri.
13
Salomone-Marino,
14
Ecco due proverbi che ricordano
Lu
cataletti!
Carretti!,
Un
15
Opusc.
p. 224.
cataletto
il
cataletti!.
virità è
la
mortuaria
càscia di
lu
:
mortu.
Per la quale corre anche quest' indovinello, da
cato
:
fa acquistar! 'ntillettu.
altro ricorda la cassa
La
cit.
:
-
i7«
-
me
pubbli-
Cui
fa pri
la fa, la
Cui
l'accatta,
Cui
cc'c
mot
vinniri,
cci ser?'i:
dintra 'un la pò indivi.
Centuria di Canti pop. sic, ora per la prima volta pub96.
blicati, n.
16
Allorché
il
Municipio di Palermo, abolito
abolita la portantina che durò fino
dopo
nacque
servizio funebre di carrozze,
il
E
'n
par adiste
si cci
lu gatteggiati
Servi
e
Visititi
Ca pri
lj*
:
va
'n carrozza,
fa a
li
e
lazza,
cannar azza:
cucchieri tutti bona razza,
a gala vi vennu a
Vurria sapiri
17
un
stantii allegri, genti di la chiazza,
'Nta 'na carrozza tutta giummi
Ca
cataletto,
stabili
seguente canto, che
è nei miei Studi di poesia popolare, pag. 29
Ca
il
1860,
il
tri
cu' e
la
fossa:
dd'arma pazza,
Uri 'un pigghia sta carrozza
!
Fiabe, ecc., voi. IV, p. 24 e segg.
Ordinationes generales
et
spedala editae per seren. D. D.
nostrum regeni Fredericum Tcrtium in Colloquio generali Messanae celebrato.
Anno
VII, indici, de mense novembris (1309),
cap. C, et CI, ne' Capitala Fegni Siciliae,
editi dal
1.
1,
pag. 93-94,
Testa.
Vedi pure Giov. Di Giovanni, L' Ebraìsmo della
lib. I,
19
e.
XXI,
§ VIII-X.
Prag. Reg. Sic, voi. IV,
—
179
lib.
—
I,
tit.
II,
p. 27.
Sicilia,
20
V. Conci!,
21
È
una
del 3 gennaio, an. Il 79. canon. 7.
laterali,
mie Fiabe
delle
Kov.
,
e
Racconti pop.
sic.
CCL1II.
11.
22
Mortili.ARO, Nuovo Dizionario
sic/7,
ita!.,
alla
voce
Cntra.
23 II
PASQUALINO,
Cunsulu
«
quel regalo
dice
si
A
il
manda
morto
potrebbe d're parenlalia,
si
consolando, quasi consolo, cunsulu. »
21
Crispi, op.
cit, p.
25
Un aneddoto
grazioso di Favignana mi raccontava
Era morto
chi
in
una casa un uomo,
secondo giorno
il
mandare
ed
50.
il
U. A. Amico.
prof.
di
si
ovvero consolo, cioè consolazione, parola
usata da Dante. Spatafora ms.
orimi.
vivande che
di
a chi sta in lutto per avere
dai parenti o amici
in casa; conforto,
Vocabolario siciliano etim.^ scrive:
e gli amici chi
terzo
il
il
primo,
fecero un dovere
si
agli addolorati congiunti, carni, polli, paste, vini
In famiglia
altro.
,
e chi
era un fanciullo
preso che per la morte dello zio
si
,
il
quale restò sor-
facesse
tanta festa in
cucina.
Passato qualche giorno, e tornando agli abituali desinari,
egli
non
disse:
se la intese, e voltosi
Quando morrà un
26
Una
27
Un
variante
:
altro zio,
Ogni pena
proverbio: Megghiu
e un altro
:
Né
con grande ingenuità
visitu
senza
—
per fare un altra festa?
lu
risu, né
1S0
babbo
pani torna.
'n
fari
al
—
visitusu chi lu mortu
;
zitaggiu senza chiantu.
28
Etimologycum Sicuium
29
Peggio ancora
cea
in
Palermo
«Appena morto qualche capo
:
o altro stretto parente
rovinosamente dalle
piante e dei
fiori,
e.
i
gittati
giù
vasi delle
»
Leanti
Lo
,
slato pre-
II.
GuASTELLA, Cant
31
Aguilera,
pop., p.
LXXVI1I.
Provincia-i siculae Sor., lesti ortus et res ge-
1546 ad an. 1672. Pan. 1737-40,
Alberti,
famiglia
di
vedere
e dai balconi tutti
finestre
30
32
il
fa-
si
sparate le camere delle buone suppellet-
sente della Sicilia,
slae abatino
era un orrore
panni negri ecc.
e vestite di
tili
MDCCLIX.
Messanae
ecc.,
sul principiare del secolo passato
Dell' Istoria della
126-27.
v. I,p.
Compagnia di Gesù,
lib. I,
cap. IX.
33
Leanti, Lo
31
La XXXVI
slato presente della Sicilia, loc.
cit.
delle Consuetudini listine, prescrivea: « Per
togliere
del tutto ai singoli
stabilito
ed ordinato che
ogni soverchio
disturbo
qualunque funerale
in
,
e visita
si
è
per
qualsiasi defunto o defunta, facciasi la visita dai parenti o
da
altri
della stessa terra, dal dì della morte dello estinto
o della estinta
35
La
defunto,
sino a tutto
sparata o jittata di
il
li
non solo nella Contea
ronia e in
è
,
altri
luoghi assai.
di seguente, e
non
oltre. »
vuci è sempre onorifica pel
di
Modica,
ma
La mancanza
anche
in
Ca-
delle voci, che
quanto dire del pianto e delle lodi, significherebbe scar-
sezza o
mancanza
di virtù nell' estinto
revole.
1S1
,
ciò
che è disono-
36
Op.
37
Villabiaxca, Opusc. palerm.^oX.
cit.,
p.
gina 29, Ms. Qq.
38
Aguilera,
39
Le
anime,
LXXIX.
p.
126.
dei corpi
deco
t.
XII, opusc. 6, pa-
SS.
2.
I,
'lati
nelle
trod. pop.
sic.
Fi-
renze 1874.
40 Fiabe, Novelle e
E però
11
Racconti pop.
per fare una cosa
dice: Fari lu viaggiti di S.
42
Vedi
le
due mie Lettere
sic. ,
voi.
difficile
I,
p.
CXXXVI1I.
e interminabile
si
Japicu di Galizia.
sulla Festa di S.
Giovanni Bat-
tista.
13
drl
Una
variante di questo giuoco è pure nel cennato scritto
Salomone-Marino,
p.
224.
-
182
—
INDICE
Dedicatoria
PAG.
V
Prefazione
»
vii
Usi natalizi
»
i
Note
»
45
Usi nuziali
*
55
Note
»
121
Usi funebri
»
I
»
177
Note
.
.
.
^
STAMPATO
nello
STAB.
TIP.
VIRZt
University of Toronto
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DO NOT
REMOVE
THE
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