Lunedì 13 ottobre 2014 – Anno 6 – n° 282 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma - tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 e 1,40 – Arretrati: e 2,00 - Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) - Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 y(7HC0D7*KSTKKQ( +&!#!z!#!@ Ma mi faccia Colonna sonora della settimana w il piacere Red Canzian : “Here comes the sun dei Beatles è un brano che suona come una primavera, luce che arriva fino al buio” di Marco Travaglio pezzeremo le reni. “SpodeS stati i gruppi di potere” (Matteo Renzi, premier Pd, La Stampa, sulla fiducia del Senato a cura di Martina Castigliani Ascolta su w www.ilfattoquotidiano.it TRE NO A EURO, BCE E QUIRINALE GRILLO SI RIPRENDE LA PIAZZA In migliaia alla manifestazione del Circo Massimo. Il leader Cinque Stelle detta nuovamente la linea ai suoi. Referendum sulla moneta unica, strada sbarrata ai diktat di Bruxelles, attacco frontale a Napolitano e ai giornalisti: “Non andiamo nei talk show, noi alziamo lo share e loro ci guadagnano” De Carolis » pag. 2 » GENOVA » Contestato il sindaco, oggi è allerta meteo in tutto il Centro-Nord Doria: “Dimettermi? Prima mi sporco le mani” CARI LETTORI Da oggi il Fatto Quotidiano costa dieci centesimi in più, un piccolo sacrificio necessario per un giornale come il nostro che sta per affrontare un piano di sviluppo impegnativo e non riceve finanziamenti pubblici. Grazie per la vostra comprensione. » pag. 3 alla delega al governo per cancellare l’art. 18). La temibile lobby dei lavoratori dipendenti è stata finalmente sgominata. Si passi oggi alla loggia dei pensionati. Seguirà il trust dei lavavetri e dei giocolieri ai semafori. Cristo s’è fermato a Ebola. “Ebola, Lorenzin: ‘L’Europa deve intervenire, ora più controlli negli aeroporti’” (Repubblica, 8-10). Chiunque avvistasse questo signor Ebola è pregato di bloccarlo. Pagnottelli. “Grillo scontenta oltre un quinto del suo elettorato. Giudizio negativo dal 71% dei cittadini” (Nando Pagnoncelli, Corriere della sera, 21-9). “Due elettori pd su tre bocciano i sindacati” (Pagnoncelli, Corriere, 5-10). Dunque, se 4/5 degli elettori 5Stelle approvano Grillo contro Renzi e 1/5 lo biasimano pro Renzi, si titola su 1/5. Se invece 1/3 degli elettori Pd approvano i sindacati contro Renzi e 2/3 li biasimano pro Renzi, si titola sui 2/3. Il duce ha sempre ragione. Le colpe dei figli. “Essere figlio di Berlusconi non costituisce reato” (il Giornale, 7-10). Però aiuta. Errani humanum. “Vasco, vieni a Roma. Ti aspettiamo nel partito e nel governo. Abbiamo bisogno di te” (Renzi a Vasco Errani, 10-10). Abbiamo solo tre sottosegretari inquisiti e un viceministro imputato: ci manca giusto il condannato in appello. Prontopiazza. “Gelo con Camusso, il premier infastidito dal fattore-piazza” (La Stampa, 8-10). Urge decreto con fiducia per abolire le piazze in tutta Italia. Ce lo chiede l’Europa. Prontopizzino. “Non si usi la Costituzione per difendere l’art.18” (Andrea Del Re, Corriere, 8-10). Perché se no? Non è Francesco. “Confermo: l’elezione di Bergoglio è dubbia” (Antonio Socci, Libero, 8-10). Me l’ha detto lo Spirito Santo. Cose da pazzi. “Credo che Renzi intenda cambiare i rapporti con i sindacati, da qualche tempo una forza conservatrice che ignora milioni di precari in favore dei propri iscritti” (Beppe Severgnini, Sette, 10-19). Incredibile: i sindacati dei lavoratori rappresentano i lavoratori iscritti anzichè i precari non iscritti. Dove andremo a finire. Di questo passo la Federcaccia smetterà di rappresentare i pescatori e la Fnsi i Severgnini. Piano con le parole. “Niente boss all’udienza di Napolitano: ‘Il Colle non è un’aula di giustizia’” (Corriere,10-10). Sai che novità. Segue a pag. 18 w EDITORIALE w Quel filo smarrito dalla politica che lega le due tragedie w L’INCHIESTA w Il ministro: tracciare chi viene dall’Africa, anche i medici-eroi w PASSEGGIATE di Ferruccio Sansa di S. Cannavò, C. Daina, E. Liuzzi, M. Lillo e P. Porciello di Alessandro bola e l’alluvione di Genova. Due vergogne che paioE no lontanissime: una si consuma, per adesso, in Africa. L’altra in una delle nostre città, dimenticata come Italia è pronta per Ebola? Beatrice Lorenzin, ministro ominciano le passeggiate in città del Fatto L’ della Salute, rifiuta l’allarmismo ma ammette: biso- Cdel Lunedì. L’attore Alessandro Gassmann gna fare di più. Non esiste ancora una task force specifica. ci accompagna per Roma, ripercorrendo le Virus e alluvione per vincere serve senso del futuro L’Aquila al proprio destino. Eppure un filo le lega: la mancanza di senso del futuro. » pag. 18 IN CITTÀ w Alessandro Gassmann racconta Ebola in Italia: “Girare Roma bastano 5 milioni per mano a e 88 medici? papà Vittorio” Sono stati stanziati appena 5 milioni e impegnati solo 88 medici. » pag. 4 - 7 con racconto di Antonio Pascale Ferrucci strade dove camminava per mano a suo papà Vittorio. » pag. 8 - 9 2 GAZEBO E PIOGGIA LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 DIARIO DELLA GIORNATA IN MOVIMENTO GLI HA DATO DEL “SUPERNANO” Defranceschi condannato ed espulso Brunetta querela il leader M5S Con un breve comunicato sul sito di Beppe Grillo Andrea Defranceschi, già capogruppo M5S in Emilia Romagna, “non fa più parte del movimento”. Il motivo è la condanna ricevuta venerdì dalla Corte dei Conti “per l’utilizzo dei fondi assegnati ai gruppi per l'acquisto di spazi di programmazione disponibili dalle emittenti televisive al risarcimento di 7600 euro (108 per il 2010, 3600 per il 2011 e quasi 4000 per il 2012) oltre alle spese di giudizio”. L’uso, invalso nel consiglio regionale Emiliano Romagnolo di acquistare spazi di comunicazione politica sulle tv locali con i soldi del gruppo, è costato caro al consigliere Defranceschi. Durante il comizio di chiusura al Circo Massimo, Beppe Grillo ha scandito con forza: “Anche se il Parlamento non è costretto per legge ad accettare il referendum sarà costretto perchè stavolta abbiamo 150 parlamentari alle Camere. Vedremo chi ha bluffato, vedremo se la Lega manterrà la parola e vedremo anche che dirà il supernano Brunetta”. Il capogruppo di Forza Italia a Montecitorio non l’ha presa bene. "Il linguaggio di Grillo pretende di essere politico, ma ormai da tempo si è trasformato in violenza razzista. Poco fa ha usato, come argomento di denigrazione personale, caratteristiche fisiche individuali, che meriterebbero rispetto”. Così ha deciso di querelarlo. TRE GIORNI A 5 STELLE Grillo, dopo il Circo l’invito è alla piazza 500 MILA di Luca De Carolis R itorno al futuro, nel segno del capo. Il segno di Grillo, riacclamato signore dei Cinque Stelle, che dopo aver riempito il Circo Massimo vuole invadere le piazze italiane, “l’elemento naturale”del suo Movimento. E chi se ne importa del Parlamento. Tanto “diventeremo maggioranza, andremo a governare, e il Parlamento lo faremo chiudere”. In un pomeriggio romano che è il regno dell’afa, Grillo scende dal palco con lo sguardo del vincitore. In tre giorni al Circo Massimo di gente ne è venuta tanta, le voci contrarie sono rimaste rumori di fondo, l’immagine dell’istrione che arringava da una gru ha occupato giornali e tv. E allora il tema della leadership dei Cinque Stelle se ne torna nel cassetto. Niente incoronazione del delfino Di Maio, nessun cambio di sistema nonostante i mal di pancia di Pizzarotti. A COMANDARE è più che mai Grillo, che (ri)detta la linea ai suoi: fuori del Parlamento (“ma non daremo le dimissioni”), tutti nelle strade. Si parte da quelle di Genova, dove domani l’artista porterà i suoi parlamentari a pulire. “Tanto i miei sono abituati a spalare, che sia merda in Parlamento o fango a Genova non fa differenza” urla dal palco nel discorso finale. Ed è boato, dal Beppe Grillo, megafono sempre acceso nella tre giorni Cinque Stelle Ansa NESSUN CAMBIO DI LEADERSHIP SUCCESSO DELLA MANIFESTAZIONE ROMANA CHE RILANCIA IL REFERENDUM SULL’EURO DOMANI “TUTTI A SPALARE GENOVA” pubblico che adora gli sfregi al Palazzo. “Non possiamo diventare un’istituzione, siamo una causa, ora ci stiamo riappropriando della nostra anima” assicura il leader. I punti principali della sua agenda sono due classici: reddito di cittadinanza e referendum sull’euro, con annessa petizione popolare: “Faremo una legge popolare per uscire dalla moneta unica, porteremo 3, 4, 5 milioni di firme in Parlamento”. I nemici sono sempre quelli, e sempre tanti. I giornalisti, innanzitutto. “Siete dei drogati, dovremmo farvi le analisi del sangue” aveva sibilato ai cronisti in mattinata, girando tra i gazebo in auto elettrica. “Siete walking dead, morti che cammi- nano” ripete dal microfono. SEGUE nuova scomunica per i talk show: “Sono finiti, hanno bisogno di noi per alzare lo share e fare soldi, ma noi non ci andiamo più”. Attacca Renzi e il Pd con metafore che richiamano l’alluvione di Genova: “Renzi sta portando a bagno il Paese, la peste rossa sta sommergendo l’Italia”. Se la prende con la massoneria, con sillabe sghembe: “ll viceministro delle Attività produttive, ora non ricordo il nome, è un massone (i vice sono due, ndr). Non ce l’ho con i massoni, ma se proprio vogliono facciano un partito, altrimenti se ne va- 179 I PRESENTI SECONDO L’M5S: LA QUESTURA PARLA DI 150MILA I GAZEBO ALLESTITI NELL’ARENA DAGLI ATTIVISTI dano affanculo”. Il nemico dei nemici però rimane Napolitano: “Un presidente con un po’ di dignità ci avrebbe dato l’incarico di governare, le elezioni le avevamo vinte noi”. Non pago, a comizio ormai concluso, Grillo la butta lì: “Già che ci siamo perché non facciamo due passi a fare i testimoni di Napolitano? Tanto non siamo mica carcerati”. La gente si guarda, i giornalisti già pensano alla marcia sul Quirinale. Grillo smorza subito: “Scherzavo, siamo gandhiani, non coglioni”. Risate, applausi, musica. Sul palco salgono i parlamentari: ballano, pure dietro le quinte. Ma la musica del M5S la suona Grillo. Sempre assieme a Gianroberto Casaleggio, il cervello politico, padrone del blog dell’artista. Sceso pure lui a Roma, aggressivo come mai prima dal palco, sabato: “Devono venire con le armi per togliermi un po’ di sovranità nazionale, Draghi il banchiere non può darci ordini”. Perché anche l’altro diarca ha ancora voglia di dirigere il gioco. Gli altri big sono tornati a posto. In primis Di Maio, il numero tre: “Le incoronazioni si fanno alle feste dell’Unità, qui non ci sono leader”. Resta il preferito degli at- tivisti, il più inseguito per i selfie, alla pari con Alessandro Di Battista. Significativa una battuta di Grillo: “Abbiamo creato dei mostri, dei ragazzi meravigliosi, Di Maio, ma anche Di Battista. Io so che fine ci faranno fare a me e Casaleggio: faremo gli europarlamentari con Mastella”. Tradotto, gli eredi designati sono loro due: ma c’è tempo. A manifestazione finita proprio Di Maio e Di Battista girano tra l’erba raccogliendo rifiuti. Ottima mossa (pubblico entusiasta), ma pure segnale del ritorno della linea movimentista. Come verrà declinata lo spiega la senatrice Barbara Lezzi: “Andremo nelle città una o due volte al mese, porteremo il nostro parlamentino per discutere con la gente di singoli temi. Verrà anche Beppe, certo: è la nostra cassa di risonanza, come dice lui”. Cosa rimane a margine? Il paziente dissenso di Pizzarotti, il sindaco di Parma, anche ieri al Circo Massimo: “Bella festa, ho parlato con tanta gente ma avrei voluto più palchetti per il confronto, il palco da 10mila persone serve per le decisioni. Il tema dell’organizzazione da cambiare? Io l’ho posto, punto”. Twitter @lucadecarolis L’ECONOMISTA PIGA Bene parlare di euro, difficile uscirne di Alessio Schiesari l referendum sull’Euro? Dubito I si possa fare”. Gustavo Piga, economista e promotore della consultazione contro il fiscal compact, esprime dubbi sulla realizzabilità dell’idea rilanciata a San Giovanni da Grillo: far decidere agli italiani se tornare alla lira. La Costituzione stabilisce limiti ai referendum che abbiano per oggetto materie disciplinate dai trattati internazionali, come l’Euro. Ma anche voi nel quesito contro il fiscal compact avete dovuto aggirare quest’ostacolo. Vero, ma non è la stessa cosa. Noi abbiamo trovato un appiglio nell’ottusità di Mario Monti che, con la legge 243/12, non si limitava a recepire le direttive europee sull’austerità, ma introduceva nuovi “compiti a casa” da mostra- re all’Europa. Il nostro quesito si concentra su questo. Diverso il discorso per l’Euro: Maastricht ha introdotto l’Euro in tutti i Paesi in modo eguale. Grillo avrà i suoi costituzionalisti, ma mi sembra più semplice puntare su una legge di iniziativa popolare. È giusto che siano i cittadini a scegliere? Grillo sta provando a rimuovere il velo dal dialogo proibito, quello che in questi anni si è svolto in stanze chiuse, per riportare la questione europea nell’agorà pubblica. Certo che a decidere devono essere i cittadini, perché sono loro a pagare i danni della nostra politica comunitaria. Ma c’è un però... Quale? Se da giurista (che non sono) ho delle perplessità e da politico (che pure non sono) apprezzo la mossa di Grillo, da economista, e quello è il mio mestiere, dico imposto al Paese sacrifici che nessuno ha mai che è una pia illusione chiesto all’Italia. Ci credere che basti superare l’Euro per fosse la Troika anche qui, farei un ragionauscire dalla recessione. Lo dimostra la stomento diverso. ria: quando, nel ’92, Ma la svalutazione che Amato fece uscire vuole Grillo non portel’Italia dal Sistema rebbe benefici alle monetario europeo, Gustavo Piga aziende che esportasubito dopo varò la no? più draconiana manovra di auste- Sì, ma non dimentichiamo che la rità di sempre. E, infatti, i benefici moneta unica sta già perdendo vadella svalutazione furono limitati. lore rispetto al dollaro. La svaluL’obiettivo è uccidere l’austerità, tazione va bene: certamente non è non cambiare il colore delle ban- una medicina dannosa, ma non è conote. nemmeno quella che cura. Il proLei però ha plaudito in più di una blema vero, soprattutto per le nocircostanza George Papandreou, stre piccole e medie imprese, è la l’ex primo ministro greco che tentò domanda interna europea. Finché la via del referendum sull’Euro. non riparte quella, con gli appalti e Papandreu fu coraggioso, ma la si- la spesa pubblica, la malattia del tuazione greca in quel momento Continente non si risolverà, nemera eccezionale. La Troika aveva meno cambiando moneta. IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ 3 ROVIGO GUERRA IN MEDIO ORIENTE Lo ha sollevato dalla carrozzina poi lo ha abbracciato e ha deciso il destino di entrambi gettandosi in un fiume e annegando lui, nonno di 73 anni, e l’altro, il nipote di 5 anni affetto da una grave malattia genetica. È accaduto ieri pomeriggio lungo l’Adigetto in località Arzerello a Lendinara (Rovigo). Un omicidio-suicidio che però, nell’abbraccio che legava nonno e nipote al momento dei ritrovamento, porta i segni di un gesto estremo. A scoprire i due corpi è stato lo zio del bambino. I genitori avevano infatti affidato il figlio ai parenti per andare ad un convegno a Perugia, proprio sulla malattia che aveva colpito il bambino fin dalla nascita. Le forze curde di autodifesa resistono ma l’Isis non molla la presa e minaccia anche Baghdad. A Kobane, in Siria al confine turco, la battaglia continua, ma lo Stato islamico non riesce a sfondare ed è costretto a inviare rinforzi, spostandoli dalla sua capitale, Raqqa. E nell’ennesima provocazione contro “Roma” e “i crociati”, lo Stato islamico ha fatto sventolare la sua bandiera nera su piazza San Pietro. Almeno sulla copertina dell’ultimo numero della sua rivista online Dabiq. Il vessillo nero sull’obelisco di San Pietro è accompagnato dal titolo “Crociata fallita”, con riferimento ai raid della coalizione a guida Usa contro l’Isis. Nonno suicida insieme al nipote malato L’Isis quasi a Baghdad e minaccia Roma Doria, il sindaco bersaglio Nel fango ligure di Ferruccio Sansa S LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 Genova indaco Marco Doria, non ha l’impressione di essere stato lasciato solo ad affrontare la rabbia per l’alluvione? Io la mia faccia ce la metto. E gli altri? Ritornano in mente i giorni del grande sciopero dei conducenti dei bus, le lasciarono il cerino in mano? Ripeto: io la mia faccia ce la metto. Fino al punto, avrebbe detto, di essere pronto a dimettersi. Ma è davvero così? Se ritenessi che le mie dimissioni possano contribuire a risolvere i problemi della città lo farei. E in questo momento? Penso che la mia presenza sia necessaria per prendere decisioni necessarie per i cittadini. Per esempio oggi abbiamo deciso di sospendere il pagamento delle tasse comunali, cioè Imu, Tari e Tasi, per i cittadini danneggiati dall’alluvione. E poi non mi sembrerebbe giusto lasciare i cittadini senza il loro sindaco in un momento come questo. In tanti mi hanno detto che dovevo esserci. Che dovevo restare... Per dire la verità c’è anche chi l’ha contestata. Che effetto le hanno fatto? Io quando mi guardo allo specchio so quello che ho fatto, ho la coscienza a posto. Però capisco perfettamente l’amarezza e la rabbia dei cittadini. Capisco la situazione di grande dolore, di disagio. Il sindaco è l’istituzione più vicina ai cittadini e si prende gli attacchi. È naturale che sia così. Ma una cosa non mi va... Quale? Non sopporto quando mi dicono “voi”. Genericamente. No, così non va. Mi assumo fino in fondo la responsabilità degli atti che io ho compiuto come rappresen- “Mi contestano ma io almeno ci metto la faccia” “DIMISSIONI? PRIMA AFFRONTO L’EMERGENZA. HO FATTO IL MIO DOVERE” LA PROTEZIONE CIVILE: OGGI ALLERTA IN TUTTO IL CENTRO-NORD tante dell’istituzione Comune. Quali responsabilità crede di doversi assumere? Credo che, relativamente al problema della prevenzione delle alluvioni, siano stati compiuti atti positivi. Quali, concretamente? A Ponente abbiamo abbattuto un ecomostro che rischiava di provocare l’esondazione di un corso d’acqua. Ma soprattutto ci siamo battuti al tempo del Piano per le città del Governo Monti perché lo scolmatore del Fereggiano fosse messo ai primi posti: abbiamo ottenuto 25 milioni, altri 15 li abbiamo messi noi e 5 la Regione. Nei prossimi giorni si potrebbe arrivare re anche i mille metri cubi d’acqua al secondo. Genova sarebbe praticamente al sicuro. Ma quanti soldi mancano? Circa novanta milioni. Insomma, dallo Stato dovrebbero arrivare ancora finanziamenti. Ma chi è che, tra le istituzioni, ha mancato alle sue responsabilità? L’impressione di molti è che ci sia stata la solita tendenza allo scaricabarile... all’aggiudicazione dei lavori. Poi c’è il pasticciaccio dei 35 milioni già stanziati, ma inutilizzati per il secondo lotto dei lavori sul Bisagno. Che cosa è successo? Non voglio polemizzare, ma mi sembra surreale si definisca illegittimo un atto, ma non si ponga la sospensiva. E tu amministratore devi assumerti le responsabilità. Comunque il vero nodo per superare il tappo del Bisagno non è nemmeno quello... No, è il terzo lotto. Quello dal ponte della ferrovia. Se si effettuassero quei lavori credo che anche alluvioni come quella di giovedì potrebbero essere affrontate. Che potremmo regge- PARADOSSI ITALICI Non eliminarono i rischi ma incassarono il premio ome se non bastasse il C danno, enorme – oltre i 200 milioni di euro secondo una prima stima del governatore ligure Claudio Burlando – c’è anche la classica beffa. Nella migliore tradizione della commedia dell’assurdo all’italiana si scopre che il Bisagno è un fiume sicuro e che il dissesto idrogeoligico di Genova è scongiurato. Così, almeno, secondo la catena di comando tecnico-politica del Comune, che arriva fino alla giunta e al sindaco Marco Doria, capaci di validare i premi per il raggiungimento degli obiettivi a quattro di- rigenti municipali. Lo denuncia dai banchi dell’opposizione l’ex candidato a sindaco, proprio contro Doria, Enrico Musso, un passato nel centrodestra anche in Senato. Si tratta, nel dettaglio, degli obiettivi del Peg (programma esecutivo di gestione), il raggiungimento dei quali prevede dei premi in denaro per i funzionari. IL PRIMO funzionario, diri- gente manutenzione infrastrutture e verde, è stato bravvissimo per ciò che riguarda proprio lo scolmatore del torrente Bisagno, il torrente Chiaravagna e inter- venti di altri adeguamenti idraulici: 9.405,44 euro. Il secondo, dirigente settore opere idraulico-sanitarie, ha incassato 6.131,27 euro per aver risolto il drenaggio urbano. Poi c’è il dirigente del settore servizi territoriali polizia municipale e Protezione civile: 7.171,74 euro per l’avvenuta mitigazione del rischio per gli edifici ubicati nelle aree di maggior rischio idrogeologico, lo sviluppo e la promozione della conoscenza delle attività di Protezione civile. Ben 17.614,53 euro sono finiti nelle tasche del dirigente area tecnica per la messa in È giusto cercare di accertare chi ha delle colpe, quando ce ne sono. Ma mi irrita quando lo si fa in modo demagogico. Ditemi quali sarebbero le mie responsabilità e vi risponderò, non ho problemi. Io però credo che, oltre a individuare le colpe passate, sia importante agire perché tragedie come queste non si ripetano più in futuro. Ecco, le scelte passate. Prima di tutte la cementificazione selvaggia della Liguria. In cui il suo centrosinistra ha enormi responsabilità... Il sindaco Marco Doria, ieri contestato per le strade di Genova Ansa RENZI: PRONTI DUE MILIARDI DI EURO Le ditte: “Fateci fare i lavori, rischio serio”. Era il 5 agosto Io sono della sinistra del centrosinistra. Riconosco i limiti delle politiche del passato. Ora dobbiamo cambiare. Assumerci le nostre responsabilità. E metterci la faccia. Io almeno ce la metto. La Protezione civile intanto, per una perturbazione di origne atlantica in arrivo in queste ore, allarga l’allerta meteo a quasi tutto il centro-nord. In Liguria è allerta rossa. 40.292,98 EURO PER I FUNZIONARI LA CIFRA PAGATA DAL COMUNE AI SUOI DIRIGENTI I FIUMI, PERÒ, NON SONO IN SICUREZZA LA LETTERA indirizzata al premier Matteo Renzi il 5 agosto sicurezza del territorio. Se questi interventi fossero stati davvero portati a compimento, tanto da meritare la retribuzione di risultato in aggiunta a quella ordinaria, l’alluvione di queste ore non avrebbe sconvolto Genova, portandosi via anche il povero Antonio Campanella, travolto dalle acque giovedì notte. scorso dai legali delle ditte che dovevano occuparsi della messa in sicurezza del torrente Bisagno, rimasta in un cassetto di Palazza Chigi senza risposta alcuna, inchioda il governo alle proprie responsabilità. “Tutti i ricorsi sono stati respinti. Nulla osta ad un avvio effettivo dell’incarico. Gli ultimi eventi alluvionali hanno evidenziato le criticità idrogeologiche del territorio di Genova e della Regione e – con l’avvicinarsi della stagione autunnale – rimandare e temporeggiare ancora espone la collettività al concreto rischio di riaccendere la tragedia del novembre 2011”. Puntualmente la tragedia, infatti, si è presentata. Il contenuto della lettera è stato rivelato dal Tgla7 nell’edizione di sabato sera e pubblicato già sul Fatto Quotidiano di ieri. Come se niente fosse, però, il premier Renzi ieri è ovviamente intervenuto sulla tragica alluvione di Genova, senza far minimamente riferimento alla questione. Silenzio di tomba sul tema. “Vedo i ragazzi che spalano il fango – ha scritto il premier su Facebook – dalle strade e a loro va il mio grazie. Userò la stessa determinazione per spazzare via il fango della mala burocrazia, dei ritardi, dei cavilli”. Insomma, cavilli, burocrazia e ritardi. Ma ritardi di chi? Incurante del ridicolo Renzi continua: “E assicuro ai genovesi, che non si sono piegati e che si sono rimboccati le maniche per spalare via fango e detriti dal loro futuro, l’impegno economico del Governo fin dalla legge di stabilità cui stiamo lavorando in queste ore”: promette 2 miliardi per il dissesto idrogeologico in tutta Italia. Ci mancherebbe pure non lo facesse. Ma insiste: “C’è bisogno di sbloccare i cantieri, come abbiamo iniziato a fare con l’unità di missione. Di superare la logica dei ricorsi e controricorsi che rendono gli appalti più utili agli avvocati che non ai cittadini”. Ecco, appunto. g. cal. g. cal. 4 L’EMERGENZA TRASCURATA LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 Domande e risposte per orientarsi COS’È EBOLA LA MALATTIA DA VIRUS Ebola (EVD), precedentemente nota come febbre emorragica da virus Ebola, è una malattia grave, spesso fatale, con un tasso di mortalità fino al 90 %. COME SI TRASMETTE LA MALATTIA L’Ebola si trasmette attraverso lo stretto contatto con sangue, secrezioni, tessuti, organi o fluidi corporei di animali infetti. QUALI SONO LE PERSONE A RISCHIO Gli operatori sanitari, i familiari o altre persone a stretto contatto con soggetti infetti, persone che hanno contatto diretto con i corpi dei defunti AMMISSIONI IL SOTTOSEGRETARIO DE FILIPPO HA RISPOSTO AL M5S CHE SI “IMPONGONO ULTERIORI INIZIATIVE”. BASTANO I CINQUE MILIONI E GLI 88 MEDICI PREVISTI? Ebola in Italia, non tutto pronto di Salvatore Cannavò S damentale dell’incuria che ha provocato il contagio. Un punto che riguarda i sistemi sanitari di mezza Europa – si pensi alla Grecia – falcidiati dalle politiche di austerità negli anni della crisi. La vicenda, quindi, potrebbe sfuggire di mano e qualche spiegazione più chiara e precisa è opportuna. Intervenendo in aula, venerdì scorso, il Sottosegretario Vito De Filippo ha ammesso che quanto accaduto finora “impone l'assunzione di ulteriori iniziative” anche se “le segnalazioni di casi sospetti in Italia, sino ad ora pervenute al ministero della Salute, sono state oggetto di apposita indagine epidemiologica e di approfondimento diagnostico come previsto dalle circolari all'uopo emanate, ed hanno avuto tutte esito negativo”. Per la maggior I CASI FINORA parte dei casi, la diagnosi è stata di malaria. 0 e arriva Ebola in Italia, il nostro paese è pronto? La ministra Lorenzin ha in parte risposto nell’intervista che pubblichiamo a pagina 6. REGISTRATI Ma ad avanzare dei dubbi circa la reale preIN ITALIA Medici negli aeroporti parazione del governo, nei giorni scorsi, è stato il Movimento 5 Stelle che su questo Al momento, il principale obiettivo del miargomento ha presentato, venerdì scorso, nistero è stato quello di emanare (già lo un'interpellanza urgente alla Camera a firscorso aprile) dettagliate disposizioni “per ma della deputata Giulia Grillo (nessuna rafforzare le misure di sorveglianza nei parentela con il leader, ndr.). Il fatto che lei I MEDICI MOBILITATI punti di ingresso internazionali”: porti e aestessa si sia ritenuta “parzialmente soddiroporti. Ci sono, così, specifiche ordinanze DAL MINISTERO A sfatta” dalle risposte del sottosegretario alla LIVELLO NAZIONALE emanate negli aeroporti di Roma Fiumicino Sanità, Vito De Filippo, conferisce a questa e Milano Malpensa designati come “aerotestimonianza un valore interessante. porti sanitari”. Analoga iniziativa è stata riSu Ebola, infatti, come sottolineano al michiesta alla Guardia costiera. Lo scorso 1 otnistero della Salute, si dicono molte cose e tobre, inoltre, sono state fornite le indicasi avanzano molti allarmi. La situazione, zioni sui centri di riferimento nazionali e sui I FONDI AGGIUNTIVI centri clinici in cui possono essere gestiti spesso, sfugge di mano anche alla comunicazione perché la tendenza ad amplificasi sospetti come gestire il trasporto, quali PER MISURE care l'emergenza è spesso funzionale ad alprecauzioni adottare a protezione degli DI PROTEZIONE tri scopi. operatori sanitari e quali misure adottare Il caso spagnolo, il primo contagio in Eunei confronti di coloro che vengono a conropa a destare tanta emozione, si è poi catatto con la malattia. Un punto di contatto ricato di significati più ampi perché gli stessi colleghi del- problematico può dipendere dai voli diretti dalla Nigeria in l'infermiera infettata hanno scritto una lettera al governo cui si è verificato un focolaio di casi secondari e terziari (ma denunciando il peso dei tagli alla sanità come causa fon- derivanti da un unico caso). Gli altri paesi colpiti (Guinea, 88 5 MLN Liberia, Sierra Leone) sono collegati solo con voli indiretti e questo rende più complesso il processo di controllo. Al ministero ammettono che su questo punto ci sono degli avanzamenti da fare e la riunione del 16 ottobre servirà anche a questo. L’altro terreno di iniziativa, assicura il ministero, è nell’ambito dell'operazione Mare Nostrum e quindi nel rapporto con l’arrivo di migranti attraverso il Mediterraneo. I medici sono stati coinvolti nelle attività della Marina Militare direttamente sulle imbarcazioni. “In mancanza del medico del ministero della Salute i controlli vengono effettuati a terra”. A ridimensionare questo tipo di allarme, spesso alimentato da pulsioni razziste, va anche detto che la durata dei viaggi di migranti irregolari rende estremamente improbabile l'arrivo di casi di infezione da Ebola che ha una incubazione di 7,10 giorni, con un massimo di 21. Sul piano dei fondi, il ministero si è mosso con la richiesta di uno stanziamento di 5 milioni di euro destinati non solo all'acquisto di materiale profilattico, medicinali di uso non ricorrente, vaccini per attività di profilassi internazionale, ma anche per la pubblicazione e diffusione dei dati e materiali per la prevenzione delle malattie infettive. Per quanto riguarda i vaccini, domanda specifica nell'interpellanza urgente, è stato messo a punto in laboratori italiani il vettore per il vaccino contro Ebola, basato su ChAd3-adenovirus, vaccino monovalente/trivalente, sviluppato in un programma dell'Istituto nazionale degli Stati Uniti, che utilizza esattamente il vettore italiano. Ma, sia negli Stati Uniti che in Inghilterra, si tratta solo della fase 1 della sperimentazione ed occorre, quindi, aspettare gli esiti di questa attività nelle fasi successive, così come è riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale, per verificarne gli esiti. COME UN ALIENO Il virus non è mai comparso in Africa occidentale prima d’ora e per questo ha un alto grado di letalità Ansa IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ QUANDO INVECE NON SI TRASMETTE Un contatto casuale con chi non mostra segni di malattia non trasmette Ebola. Non si contrae maneggiando denaro o prodotti alimentari o nuotando in piscina. QUALI SONO I PRINCIPALI SINTOMI Improvvisa febbre, intensa debolezza, dolori muscolari, mal di testa, di gola, vomito, diarrea, insufficienza renale ed epatica oemorragia interna ed esterna. QUAL È IL TRATTAMENTO I pazienti hanno bisogno di liquidi per via endovenosa o di reidratazione orale. Non c’è un trattamento ma con terapie appropriate alcuni guariscono. LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 GLI ACCORGIMENTI PER PREVENIRLA/1 Ridurre il contatto con animali infetti ad alto rischio (quali pipistrelli della frutta, scimmie e primati) nelle aree di foresta pluviale. 5 GLI ACCORGIMENTI PER PREVENIRLA/2 Cuocere i prodotti animali, indossare guanti e tute nella cura di persone malate, lavare le mani dopo aver visitato i pazienti in ospedale. LE IPOTESI DEGLI ESPERTI L’INFETTIVOLOGO Galli: “L’Italia rischia meno, ma bisogna agire subito” di Paola Porciello N on è la prima volta che il mondo si trova ad affrontare il virus Ebola. Quella in corso in Guinea, Sierra Leone e Liberia è la dodicesima epidemia dal 1976, anno in cui il virus fece la sua prima comparsa in Africa. “Questa volta però è cambiato qualcosa. C’è una grossa epidemia nell’uomo che si è evoluta in un periodo di tempo circoscritto in paesi dove il virus non era mai stato osservato. A partire da dicembre 2013 – secondo l’ultimo rapporto dell’Oms – ci sono stati 8399 casi con 4033 decessi. Un grado di letalità vicino al 50%”. Massimo Galli, direttore della Divisione universitaria Malattie infettive e tropicali dell’Ospedale Sacco di Milano e Professore ordinario di Malattie infettive dell’Università di Milano, ricostruisce la probabile origine di questa epidemia: “Parliamo di una delle 5 specie virali che appartengono al genere ebola virus, il cui serbatoio naturale è probabilmente costituito da più specie di pipistrelli della frutta. Il virus esce sempre dalla foresta profonda. Ogni volta però, il ceppo implicato è diverso dai precedenti. Questa volta è successo in una zona altamente martoriata e deforestata della Guinea, forse a seguito di un’alterazione dell’habitat degli animali serbatoio che hanno dovuto cercare da mangiare altrove, avvicinandosi alle zone abitate dall’uomo”. Dalla Guinea l’epidemia si è poi allargata alla Sierra Leone e alla Liberia attraverso una catena umana di infezioni. A giocare un ruolo determinante nella sua diffusione i rituali tradizionali che accompagnano il funerale, durante il quale i parenti entrano in contatto fisico con il defunto. “Quasi sempre al momento del decesso ci sono imponenti fenomeni emorragici, perdita di fluidi e discontinuità della cute - spiega Galli. Una delle indicazioni fon- partire dai paesi direttamente interessati e il livello d’allerta si deve alzare lì dove può arrivare potenzialmente il problema. Tutto dipende dalla capacità che si ha di arrestare in tempi brevi la diffusione dell’epidemia in Africa. Se ciò non accade il rischio diventa più elevato per tutto il mondo e non solo per il nostro paese”. Ma si tratta di paesi poveri con risorse limitate. Due dei quali devastati di recente da guerre civili, e tutti con contraddizioni interne che hanno portato a uno sfruttamento del tutto deregolato e pericoloso delle risorse forestali. “L’Oms sta premendo per avere maggiori risorse utilizzabili sul posto. Sta di fatto che i livelli attuali di intervento non sono stati sufficienti a fermare l’epidemia. Ci deve essere garanzia del controllo del territorio da parte dei governi locali. In quei paesi l’ebola è una novità assoluta. Le persone vengono portate in isolamento, dal quale solo il 40 % esce vivo. Una situazione che genera sospetto e paura nelle popolazioni locali che faticano a collaborare con le autorità sanitarie. Anche per questo è indispensabile impiegare più risorse materiali e umane. Quello che è stato fatto finora non basta. Nelle zone colpite dall’epidemia la situazione è attualmente fuori controllo”. Per quanto riguarda le coste siciliane e il rischio dovuto agli sbarchi dei migranti Sacche di sangue prelevate per l’emergenza Ansa Galli ci tiene a precisare: “Si tratta di affermazioni errate ratori sanitari su 401 che si sono infettati. e pericolose. È impossibile che un indiQuesto sottolinea il fatto che sono più viduo attraversi l’Africa via terra per ragesposti rispetto alla media della popo- giungere i luoghi da cui partono i barlazione. Anche nel gruppo di autori del coni impiegando meno del tempo comlavoro scientifico pubblicato pochi gior- plessivo di incubazione, senza quindi ni fa su Science, ci sono stati 5 decessi”. aver sviluppato prima la malattia. Non Dopo i casi registrati negli Stati Uniti e in bisogna farsi prendere dalla cultura del Spagna, l’allarme sta arrivando anche nel sospetto ed è bene tenersi informati: se nostro Paese. Non avendo voli di linea siamo stati in Africa più di 21 giorni fa e diretti con le zone colpite dall’epidemia, abbiamo la febbre alta oggi, non dobbial’Italia è considerata a basso rischio. “La mo pensare di avere l’ebola”. limitazione del rischio e del danno deve Twitter @PaolaPorciello damentali è che i deceduti per ebola vengano gestiti col massimo delle cautele da personale specializzato e attrezzato con indumenti protettivi, usando i sacchi per i cadaveri. Un intervento difficile da accettare da parte dei familiari del defunto”. Medici e infermieri che si trovano ad affrontare la crisi nei tre paesi africani sono i più esposti al rischio di contagio: “I fatti parlano chiaro. Sono morti 232 ope- La disponibilità globale L’IPOTESI Le unità allertate nei porti e aeroporti sono 88 medici, coadiuvati da 216 unità di posti letto a diverso livello di isolamento OPERATIVA di personale tecnico, un numero che, ad esempio il Movimento 5Stelle, considenell’Unione europea è 88 OPERATORI E ra non sufficiente a fronte di una posdi 244 unità; di queste, sibile emergenza con questa portata. 21, “peraltro ad alto iso- 216 INFERMIERI lamento” assicura il ministero, si trovano in DISLOCATI IN Serve il servizio pubblico Italia. Formalmente, l'Italia PORTI E Le informazioni fin qui reperite, dunnon ha istituito una apque, offrono un quadro di efficienza posita task force perché, AEROPORTI MA che, purtroppo, potrà essere verificata dicono gli uffici del mi- ANCHE SULLE solo al manifestarsi del problema che nistro Lorenzin, esiste nessuno si augura. Resta il nodo del già una rete di uffici di NAVI DEI funzionamento complessivo della sanisanità portuale e aerotà pubblica che, al dunque, è l'unico anportuale, “pronta ad in- MIGRANTI tidoto per qualsiasi emergenza. “Il pubblico è fondamentale, la funzionalità tervenire ove arrivassero casi sospetti con nave dei servizi pubblici è fondamentale” sottolinea Giulia Grillo soprattutto per o aereo”. “In realtà, assicurano al ministero, rassicurare i primi potenziali contagiasiamo pronti, occorre solo pigiare il tasto quando si ve- ti, gli operatori sanitari. “In Spagna, aggiunge la deputata, rificherà il problema”. La responsabilità, in ogni caso, è vi sono medici ed infermieri che, sentendosi insicuri da posta in capo alla Direzione generale della Prevenzione parte della protezione che può conferirgli il proprio stesso del ministero della Salute e della Direzione Generale che Stato, si stanno rifiutando di andare a lavorare. Immacoordina tutta l’attività correlata ad Ebola. giniamo in che situazione ci potremmo trovare”. Fermare il virus prima di finire sotto assedio di Emiliano Liuzzi uando una malattia diventa epidemica? Siamo davvero Q vicini a vedere il Paese stravolto, con le scuole, gli uffici pubblici, perfino cinema, teatri, mezzi di trasporto, bloccati per evitare il contagio? È questo che rischiamo con Ebola? I virologi assicurano che “l'emergenza allo stato attuale non esiste”. Ma anche su questo iniziano a dividersi. Fino a un mese fa neanche si pensava al fatto che potesse varcare i confini dell'Africa, Sierra Leone e Liberia, in particolare. Oggi l'ipotesi si fa più concreta. I non allarmisti si basano sul fatto che i tempi di incubazione sono al massimo di 21 giorni. E la diagnosi è rapida. Ma proviamo a pensare a un allarme. Cosa accadrebbe? Trasporto aereo. Un decalogo è già attivo. A Roma Fiumicino o Milano Malpensa, queste le due destinazioni dove può atterrare un aereo con a bordo un caso sospetto di ebola, basta che la persona abbia la febbre per essere considerata a rischio. Qui sono attive 24 ore su 24 le procedure di emergenza. Il comandante segnala il caso sospetto e l’aereo viene fatto atterrare in una piazzola riservata. Qui ci sono ambulanze speciali ad alto bio-contenimento da cui intervengono medici protetti da tute Classe 3 con guanti e mascherine. Sull'aereo non può né salire né PRIME MISURE scendere nessuno fino a che i medici non hanno preso in A FIUMICINO E carico il paziente. I più vicini, familiari o passeggeri, ven- MALPENSA GIÀ gono ricoverati per controlli. PREVISTO UN Gli altri devono compilare una scheda da consegnare in PROTOCOLLO aeroporto con i propri dati in modo da poter essere ricon- D’EMERGENZA. tattati. Contagio da cadavere.Nel SE IL RISCHIO periodo di incubazione, Ebola non è contagiosa. Ma AUMENTASSE le persone infette rimangono CHIUSI SCUOLE contagiose anche da morte. I cadaveri andrebbero cremati E LUOGHI come già il governo liberiano PUBBLICI ha da poco disposto. Ospedali. La pratica di occuparsi a casa propria dei malati, senza portarli nelle strutture ospedaliere preposte – pare che nei paesi colpiti dall’epidemia si stia pure diffondendo la leggenda che siano stati i medici occidentali a diffondere il virus – aumenta del 20 per cento la possibilità di contagio. A New York, è bastato che una persona tornasse dall’Africa Occidentale con sintomi gastrointestinali, perché fosse messa in isolamento all’interno dell’ospedale Mount Sinai di Manhattan con tanto di cordoni di emergenza e tute da catastrofe atomica. Impossibile pensarlo in Italia dove i posti letto negli ospedali sono limitati, spesso esauriti, anche senza emergenze. La situazione sarebbe fuori controllo. Scuole chiuse. In caso di emergenza il primo provvedimento sarebbe quello di chiudere le scuole e le università. Una pratica che avviene già in condizioni climatiche particolarmente avverse. In questo caso la chiusura spetterebbe ai sindaci dei Comuni, ma non sarebbe escluso un provvedimento di tipo nazionale. La chiusura sarebbe giustificata dal fatto che si tratta di ambienti chiusi e frequentati anche dai bambini che potrebbero venire a contatto senza nessun controllo. Uffici, metro e stazioni. Al momento sarebbe paradossale pensare a un provvedimento di chiusura degli uffici e delle stazioni ferroviarie o della metropolitana. Anche perché l’ebola non viene trasmessa per via aerea. Una qualsiasi persona potrebbe entrare a contatto con un malato e non diventare soggetto a rischio. Inoltre c’è un dato molto evidente: i malati hanno sintomi influenzali con febbre a 40, dolori fortissimi alle ossa, difficoltà a stare in piedi. Improbabile che un malato possa viaggiare in treno, in metropolitana o recarsi in ufficio. Ma siamo ancora nel campo delle ipotesi. Risposte certe non ce ne sono e non arriveranno a breve. 6 L’EMERGENZA TRASCURATA LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 Stati Uniti secondo caso, sale la paura PAURA NEGLI USA Primo contagio di Ebola sul territorio americano. Un’infermiera che aveva curato Thomas Duncan, il paziente morto a Dallas (Texas), è risultata ieri positiva ai test di Ebola. La conferma arriva dal commissario del Dipartimento dei servizi sanitari del Te- xas, David Lakey. L’infermiera di Dallas aveva accusato venerdì sera i primi sintomi compatibili con il virus. Subito era scattato l’isolamento. Ma le autorità americane ormai paiono rassegnate: “sfortunatamente sono possibili nei prossimi giorni altri casi”, ha ammesso il direttore del Centro per la Prevenzione ed il controllo delle Malattie di Atlanta (Cdc) Thomas Frieden. La causa del primo contagio sarebbe “una violazione del protocollo stabilito nel trattare i pazienti malati di Ebola”. IL MINISTRO LORENZIN delle persone che provengono dai paesi a rischio. “Tracciamo chi arriva dai Paesi a rischio” di Marco Lillo M aggior vigore per contrastare il rischio Ebola. Questo ha chiesto Beatrice Lorenzin nella lettera spedita, insieme al commissario europeo alla Salute Tonio Borg, ai suoi colleghi del resto d’Europa per convocare il vertice di giovedì. Per dare l’esempio, racconta al Fatto il ministro, “abbiamo già realizzato simulazioni di emergenza Ebola nell’aeroporto di Fiumicino e ora continueremo negli ospedali come lo Spallanzani”. Nella sua veste di rappresentante della Presidenza del Consiglio dell’Unione durante il semestre italiano Lorenzin ha scritto ai colleghi dell’UE: “Noi (Io e Borg, Ndr) crediamo che dovremmo impegnarci con maggior vigore su questo tema (Ebola Ndr) a un livello di Unione Europea. E crediamo sia doverosa una discussione a livello europeo sulla necessità di misure per rafforzare i controlli in entrata nei punti di ingresso diretto nell’UE e su quali possano essere queste misure”. Ministro Beatrice Lorenzin, alle 11 di giovedì a Bruxelles - su sua iniziativa - è stato convocato un vertice europeo sull’epidemia di Ebola. Ci dobbiamo preoccupare? Non bisogna fare allarmismo ma bisogna dire ai cittadini le cose come stanno. Prima dell’estate eravamo all’interno di una crisi nell’Africa occidentale che l’OMS pensava di poter confina- re a centinaia di casi. Oggi siamo a 8 mila casi e OMS e ONU prevedono si possa arrivare a 20 mila intorno a Natale, prima che il virus decresca in seguito a massicci interventi. La gestione della crisi deve essere coerente con lo scenario. L’Europa e l’Italia in particolare sono attrezzate per affrontare questa emergenza. Tutti però devono seguire le regole e i protocolli. Diciamo che dobbiamo prepararci a gestire ogni evenienza in modo attento e responsabile anche se ragionevolmente non dovrebbe verificarsi. Qual è il rischio principale? Per curare 20 mila casi ci saranno tanti operatori impegnati nei paesi ad alto rischio cioè Liberia, Guinea e Sierra Leone. Stiamo UN PROBLEMA DI PROFILASSI GLI OPERATORI CHE SI DEDICANO ALLA CURA DEI MALATI IN AFRICA SONO EROI, MA RISULTANO ANCHE I VETTORI DEL VIRUS IN EUROPA parlando di eroi. Io ho parlato con alcuni di loro e mi hanno raccontato che non si danno neanche la mano per mesi, proprio per evitare pericoli. La storia dei pochi casi segnalati in Europa dimostra però che il problema può venire proprio da questi operatori o da residenti , che sono entrati in contatto con i malati, non sono sintomatici e possono a loro volta diventare veicolo di contagio. C’è stato il caso del dottore tedesco che, prima di mostrare i sintomi, ha partecipato a un brindisi in Sierra Leone con altri cooperanti tra cui un italiano di Emergency, poi ricoverato allo Spallanzani per cautela. Sì e c’è il problema dei voli dove si triangola. Dopo essere atterrato in Europa dall’Africa occidentale con un volo diretto l’operatore o anche chi viaggia per altri motivi, potrebbe spostarsi con altri voli senza che nessuno sappia la provenienza originaria, anche verso l’Italia, che non ha voli diretti con i tre Paesi a maggior rischio Ebola. Un’ipotesi che io mi sentirei di appoggiare è quella di realizzare delle aree di compensazione per gli operatori all’arrivo in Europa oppure nei paesi di provenienza. Non c’è già un obbligo di quarantena per gli operatori entrati in contatto con i malati? No, non c’è e non è facile introdurlo. Bisogna immaginare delle procedure alle quali gli Stati europei possano aderire. Comunque secondo me il tema fondamentale è la tracciabilità IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ Gli Stati europei sono divisi sulla predisposizione di controlli all’ingresso negli aeroporti europei. Lei che ne pensa? Sono utili, anche se sono più utili i controlli alla partenza dall’Africa. La cosa più importante è bloccare in Africa l’epidemia e non farla trasformare in pandemia. Cosa possono fare gli Stati europei nei luoghi di partenza per limitare i rischi di contagio? Il ministro della Saluta Beatrice Lorenzin Ansa 1973: ULTIMA EPIDEMIA DI COLERA IN ITALIA PESTE E COLERA Le grandi epidemie che hanno colpito il nostro paese negli ultimi secoli sono principalmente la peste e il colera. La prima è una malattia infettiva causata dal batterio Yersinia pestis. Per il Regolamento Sanitario Internazionale è assoggettata a denuncia internazionale all'Oms, sia per i casi accertati che per quelli sospetti. L’ultima epidemia di peste nel Nord Italia (di scarsa entità) risale al 1743. Nel medesimo periodo anche Messina fu investita da una forte epidemia che, a causa della durezza del cordone sanitario, non si diffuse al resto della Sicilia, ma causò una carestia durissima in città. Nel 1816, invece, l’ultimo episodio registrato in Sud Italia a Noicattaro, in provincia di Bari. Il colera è una malattia infettiva del tratto intestinale causata da un batterio Gram-negativo a forma di virgola, il Vibrio cholerae, identificato per la prima volta nel 1854 dall'anatomista italiano Filippo Pacini. In Italia, l’ultima importante epidemia risale al 1973 in Campania e Puglia. L’assenza o la carenza di acqua potabile o non contaminata e le inadeguate condizioni sanitarie di alcune aree, spesso unite a un generale stato di povertà e di degrado, sono le principali cause di diffusione del colera. Le aree tipicamente a rischio sono le periferie urbane o i campi di rifugiati, dove l’assenza di sistemi fognari efficienti favorisce la contaminazione delle acque. Queste condizioni fanno dei Paesi in via di sviluppo le aree a maggior rischio di diffusione della malattia e il colera è spesso considerato tra gli indicatori di sviluppo sociale. Giovedì io chiederò a tutti i Paesi europei di innalzare i livelli di sicurezza e di informazione. Chi sale su un aereo diretto in Europa deve sapere esattamente quali sono i sintomi di Ebola e a quale numero deve telefonare se c’è un dubbio. Attiviamo un numero verde al ministero, oltre alle informazioni sul nostro sito. Poi una proposta che mi sembra sensata è quella di dislocare medici europei negli aeroporti dei paesi a rischio. Pensa di inviare i medici italiani negli aeroporti di Liberia, Sierra Leone e Guinea? È una proposta che stiamo valutando. Ma è importante un coordinamento europeo. Ed è un tema che io voglio porre nell’incontro di giovedì. Un passeggero sbarcato a Parigi dalla Liberia potrebbe prendere un volo per Roma senza che il nostro sistema sanitario ne sappia nulla? Per evitare che accada bisogna rafforzare la cooperazione a livello europeo e mi sembra sensata la proposta di un registro con un controllo serrato nei paesi di partenza. I passeggeri devono essere informati e tracciabili. Già adesso noi abbiamo prolungato a 21 giorni la conservazione delle liste dei passeggeri. Comunque, appena viene segnalato un sospetto, in Italia scatta un sistema di allerta che attiva immediatamente procedure di isolamento e i falsi allarmi sono serviti per simulare situazioni di rischio. In questi giorni abbiamo effettuato simulazioni a Fiumicino e continueremo negli ospedali preposti, come lo Spallanzani e il Sacco di Milano, centri di alto isolamento che il mondo ci invidia. FARMACI E VACCINI Guarire si può, se la diagnosi è entro le 48 ore di Chiara Daina uattro mila vittime e poco più di otto mila Q casi di persone infettate. Un bilancio di uno su due. L’epidemia di Ebola più drammatica della storia. Una psicosi da contagio che si estende a tutte le latitudini del mondo. Perché quello che fa più paura è la mancanza di una terapia specifica per uscirne vivi. Al momento, i farmaci e i vaccini studiati apposta per curare il virus sono stati sperimentati solo sugli animali e devono ancora superare i test sull’uomo. “Interveniamo con terapie di supporto: reidratazione del corpo, somministrazione di antidolorifici e antibiotici se ci sono altre infezioni”, spiega Antonino Di Caro, direttore del laboratorio di microbiologia dell’ospedale Spallanzani, centro di riferimento nazionale per l’Ebola, e team leader di due recenti spedizioni, una in Guinea, l’altra in Liberia, due degli stati africani più martoriati dalla malattia assieme alla Sierra Leone. “Sopravvive chi ha un sistema immunitario in grado di produrre gli an- funzionano se presi entro 48 ore dalla manifestazione dei sintomi”. Ne esistono almeno due ad azione diretta sul virus che potrebbero presto en“I CASI SOSPETTI vengono isolati nelle tende. trare nella fase clinica dei test. Il dottore ameriPrima della diagnosi li teniamo a distanza tra di cano Kent Brantly e la sua infermiera, che hanno loro con dei separé. Ma poi non ci sono gli stru- contratto l’ebola in Liberia, sono stati curati con lo menti per monitorare le fasi successive della ma- Zmapp, un siero sperimentale ricavato dalle foglie lattia”. Il periodo di incubazione è fulmineo, dai di tabacco ogm. Le dosi però sono terminate. “Il due giorni ai 21. “I farmaci testati sugli animali punto è che non si sa se siano guariti davvero grazie al siero o per le condizioni fisiche non troppo compromesse” sottolinea il medico dello Spallanzani. Un siero anVIRUS Le aziende ti-ebola, forse, avremmo già potuto averfarmaceutiche lo in commercio, ma quando nel 2007 il sono al lavoro team di Antonio Lanzavecchia, direttore alla ricerca di dell’Istituto di Biomedicine di Bellinzoun farmaco o na, stava lavorando alla terapia nessuna di un vaccino industria farmaceutica era interessata: che blocchi pochi pazienti, niente affari. E il progetto ebola senza i finanziamenti sufficienti si è arenato. Solo negli ultimi mesi, con l’emergenza, sono partiti i test sugli animali negli Stati Uniti. “Si tratta di anticorpi prodotti in laboratorio iniettati nel paziente ticorpi contro il virus”. Di Caro ha lavorato sul campo nelle strutture di Medici senza frontiere. che a differenza del vaccino, attivo solo dopo alcune settimane, forniscono una protezione immediata. – spiega Lanzavecchia -. Siamo in attesa dei risultati, per ora non abbiamo niente da vendere e nessuna azienda si è fatta avanti”. SUL FRONTE dei vaccini, la società italiana di Bio- tech Okairos in collaborazione con il National Institute of Health (Usa), ne ha prodotto uno nei laboratori di Pomezia, recentemente approvato dalla Fda (l’agenzia americana per la regolamentazione dei farmaci) per trials clinici nell'uomo, iniziati oggi negli Stati Uniti e in UK. “Non so quando sarà pronto il vaccino. – dichiara Riccardo Cortese, il fondatore della società, che ha sede a Basilea ed è finanziata da capitali svizzeri, olandesi, tedeschi e americani -. I diritti di tutti i nostri vaccini – aggiunge -, compreso questo, li ha comprati la GlaxoSmithKline nel 2013”. Un’indagine uscita su Lancet un anno fa, dimostra che su 336 farmaci autorizzati tra il 2000 e il 2011, solo 4 (tre per la malaria e uno per la diarrea tropicale), cioè l’uno per cento, erano destinati alla cura delle malattie dei poveri. IL RACCONTO IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ Era cianotico, ma alla fine si è ripreso, ha vomitato, l’amico l’ha girato pure. Quando ha aperto gli occhi ha detto solo: come sta mia moglie? Poi è arrivata l’autoambulanza. Applausi, tutti contenti. Per poco” di Antonio Pascale Chi è Albarsottocasa w Conosco Claudio e Federico, anche Claudio e Federico si conoscono, però non si parlano. Nemmeno si salutano. Si incontrano dieci volte al giorno, anche perché hanno gli stessi orari e niente, uno guarda a destra, l'altro a sinistra. Poi un giorno gli salva la vita con un massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca: “Mi ha mischiato il virus questo stronzo” Attenti al prossimo Sul pianerottolo dove corre la psicosi spesso, perché gli astanti sono eccitati da Claudio), prova a uesta storia la posso LIBRI, MA NON SOLO dire: calma, ragioniaraccontare perché ci mo un po'. Federico, sto giusto in mezzo: Nato a Napoli nel 1966. Giornainfatti, dice sempre, conosco Claudio e lista e scrittore, vive oggi a Roragioniamo. Federico. Claudio abita sul mio Poi si mette a fare dipianerottolo, alla mia sinistra, ma. Scrive per teatro e radio. stinguo, non sono Federico alla mia destra: ci sto Collabora con il Mattino, lo zingari, ma sinti, o giusto in mezzo, appunto. Straniero e Limes. Tra i suoi liQuindi, se vado in salone camminanti, oppure, sento cosa dice Claudio, se Ebola non è come bri: “La città distratta” e “Risto in camera da letto, quell'Aids, la tubercolosi è torno nella città distratta”, poi lo che dice Federico. Sono una cosa, Ebola è un case fatte male, i tramezzi altra, le modalità di “La manutenzione degli affetti” sono di carta, del resto è un contagio sono diverse e “Le attenuanti sentimentali” quartiere povero, poi c'è la e c'è chi lo ascolta e si (finalista al Premio Viareggio crisi, siamo tutti agitati. convince, c'è chi a Claudio tiene sempre la tesentire Federico dice: 2014). È considerato dai critici levisione alta, si vede tutti i questo mi fa scendere uno dei migliori talenti della talk, quelli più beceri, lo il latte ai coglioni, e se sento commentare ad alta ne va. In genere chi narrativa italiana. ascolta Federico dice voce, adesso ce l'ha con gli immigrati, per via di Ebola, che è una brava perdice sempre: che t'avevo detsona, uno che legge e to? Lo dice alla moglie, che tra l'altro non studia. Anche le rumene lo pensano, trovano che ci sta tanto con la testa. Federico sia educato e serio, ma non divertente, Federico non ascolta i talk, sta invece attaccato a come invece è Claudio. Rai storia, quando sto in camera da letto, sento in Chi invece ascolta Claudio, dice che Federico fa, sottofondo i documentari, come una nenia, a appunto, scendere il latte ecc, e poi, in fondo, è volte mi ci addormento. Conosco Claudio e Federico, anche Claudio e Federico si conoscono, però non si parlano. Nemmeno si salutano. Si incontrano dieci volte al giorno, anche perché hanno gli stessi orari e niente, uno guarda a destra, l'altro a sinistra. Un tempo si salutavano, ora no. Deve essere accaduto qualcosa, ma non so cosa, forse è colpa della crisi, ci rende tutti più nervosi e instabili. Al bar sotto casa, la mattina arrivano insieme. Il bar è gestito da due rumene, belle ragazze. Claudio attacca subito a parlare con loro, scherza e qualche volta scherza pesante. Dice che vengono dallo stesso paese degli zingari e so' un po' zingare. Non ce l'ha con le ragazze, ma con i zingari veri, quelli che passano al bar la mattina, però prima scavano nei bidoni dell'immondizia e poi si vengono a prendere il cappuccino. Claudio spesso tiene banco, oltre ai zingari, vuole mandare in prigione tutti i politici. E comunque inizia a parlare con le ragazze, poi allarga la discussione a tutti gli astanti. Io guardo Claudio e Federico, uno è vecchio, cattivo, ha portato la mamma in un ospizio e la l'altro è di mezza età. Claudio è in piedi, vociante mamma è morta di una sincope, tutta sola, l'hane caciarone, inveisce contro qualcuno e guarda no trovata con la faccia contratta, con un ghigno, disperata, è brutto morire da solo. Federico, quasi come se ce l'avesse con lui. Federico, invece, non parla, se ne sta in un an- Mentre Claudio vuole bene alla moglie, golo, seduto, in disparte, isolato da tutti, legge anche se è partita di testa, non ragiona più. Repubblica e tuttavia scuote la testa quando ascol- È pure sorda – e infatti Claudio sente la ta le arringhe di Claudio. Insomma si vede pro- televisione a tutto volume. Un giorno prio: Federico odia Claudio e Claudio odia Fe- Claudio ha cominciato a parlar male degli immigrati. Vabbè, oltre agli zingari, erano arderico, io lo so, del resto ci sto in mezzo. Comunque, quando Claudio va via, Federico si rivati quelli che vendevano calzini e accendini, alza, e se la discussione è ancora in corso (capita chiamavano tutti fratelli. Qua c'è la crisi e siamo Q LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 tutti nervosi e soprattutto non possiamo comprare nemmeno i calzini, quindi Claudio si lamentava. Che vi avevo detto? Portano o non portano le malattie? Certo che si, ecco che arriva Ebola. Quel giorno, chissà, stava parecchio nervoso, aveva gli occhi lucidi e straparlava, ma tanto, e allora, è successo, fatto stranissimo, che Federico si è alzato e ha detto: calma ragioniamo, però ha cominciato a urlare: ma che cazzo stai a dì, che ne sai tu degli immigrati, e di Ebola, lo sai che è difficile contagiarsi? ecc ecc. la rumena del bar ha detto: a raga, calma, ve sta per partì la vena. Infatti i due erano paonazzi e manco a farlo apposto, Claudio ha girato gli occhi ed è crollato a terra, gli sono venute le convulsioni e poi ha contratto la bocca. Si sono allontanati tutti e tutti hanno guardato Federico, come dire: hai fatto morire pure Claudio. Federico ha detto: ma va fa n'culo e si è buttato su Claudio, massaggio cardiaco, respirazione bocca a bocca e Claudio si è ripreso, ha vomitato, Federico l'ha girato pure. Claudio ha detto solo: come sta mia moglie? Poi è arrivata l'autoambulanza. Applausi a Federico, tutti contenti. Poi nel parapiglia si è discusso di Claudio, le rumene hanno detto che stava già male, c'aveva la febbre alta da giorni, ma non si curava. Il tizio che, riferendosi a Federico, diceva sempre del latte ai coglioni, ha detto: secondo me qualche nigeriana c'ha mischiato 'na bella La stazione ferroviaria malattia. di Roma Termini Perché appunto Claudio il in uno degli orari sabato sera andava a putdi punta Ansa tane. Fatto sta che Federico è diventato un eroe, uno buono, bravo e generoso aveva salvato Claudio -poraccio- che aveva preso una brutta botta alla pompa e poi aveva 'sta febbre alta, che complicava le cure. La mattina dopo Federico non è sceso al bar, nemmeno il giorno dopo, e a un certo punto invece di Rai storia ho sentito Federico che parlava da solo, cioè delirava. Forse aveva la febbre e diceva ad alta voce: mi ha mischiato l'ebola, sto stronzo! l'ebola, l'ebola, morirò, morirò, perché l'ho toccato. Io l'ho sentito attraverso i muri e allora ho capito che Federico era solo, non c'era nessuno con lui, e chissà perché, uno così ragionevole pensava di avere contratto il virus e da chi, poi, da Claudio? E sì, ne diceva tante contro di lui, una rabbia, e le cose che gli uscivano dalla bocca: contro Claudio, le puttane, le nigeriane, le rumene, i cinesi, l'ebola. Allora, ho gridato attraverso il muro – che so' tramezzi attaccati con lo sputo e se ne possono cadere da un momento all'altro, so fragili, come noi per questa crisi- Federico! Calma! Ragiona. Non hai niente, è solo febbre. Ma lui ce l'aveva con Claudio. Volevo bussare, entrare e dargli una mano. Ma non ho avuto il coraggio, avesse veramente l'Ebola, e che ne so io? Per tutta la notte Federico ha invocato la mamma. Mi ha fatto impressione, non potete capì... 7 VOX POPULI “Non vado più in Kenya” di Alessandro Ferrucci ROMA Piazza Navona e zone limitrofe, ottobrata romana, ottobrata oltre le medie stagionali: caldo, afa, umido, magliette e bermuda per i turisti, fuga al mare per molti residenti. La domanda, a chi passeggia, è: “Hai paura dell’Ebola?” Paolo, 41 anni, grafico. “Aspetta che me tocco...” Emma, 38 anni, moglie di Paolo. “Scusa, è ipocondriaco”. Stefano, 27 anni, cameriere. “È sempre colpa dei neri”. Come, scusa? “Dopo l’Aids pure questa”. Apposto. Alessandro, 43 anni, giurista. “Come della corrente”. Mimmo, 53 anni, trasportatore. “Tacci loro” Chi? “Loro, quelli...” Giampiero, 32 anni, disoccupato. “Per niente. O almeno spero”. Andrea, 28 anni, precario. “Sì, ma proprio tanta. Mi terrorizza”. Miriam, 25 anni, fidanzata di Andrea. “Guarda che non scherza, ne parlavamo poco fa”. Francesca, 38 anni, lavoro ignoto. “Io ho cambiato viaggio per Capodanno, niente Kenya”. Lorenzo, 42 anni, benzinaio. “Ci penso, mio suocero crede sia un complotto”. Fausto, 54 anni, pensionato. “Secondo me è solo business di qualcuno. Ce vojono magna!” Marta, 38 anni, receptionist. “Con mio marito non escludiamo di andare a vivere in campagna”. Daniele, 29 anni, marito di Marta. “Veramente sei tu che lo dici, io non ci penso proprio”. Li lasciamo prima dello scoppio dio una lite. Mario, 29 anni, studente. “Sì, mi spaventa, evito di leggere e informarmi altrimenti mi sento peggio”. Edoardo, 40 anni, negoziante. “Di qualcosa si muore di sicuro”. Alessia, 37 anni, commercialista. “Non ci ho capito nulla. All’inizio pensavo che le immagini dei malati fossero finte!” Caterina, 44 anni, radiologa. “Secondo me la faccenda è molto più grave di quanto possiamo immaginare”. Barbara, 46 anni, casalinga. “Non ho ancora pranzato”. Twitter: @A_Ferrucci 8 SENZA FILTRO LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 Una carriera di cinema, teatro e pubblicità È NATO A ROMA il 24 febbraio 1965, figlio di Vittorio Gassman e dall'attrice francese Juliette Mayniel. Il suo debutto cinematografico è a 17 anni nel film autobiografico Di padre in figlio, scritto, diretto e interpretato con il padre Vittorio, con il quale poi studia recitazione presso la Bottega Teatrale di Firenze. Nel 1984 interpreta a teatro Affabulazione di Pier Paolo Pasolini. Per anni ha formato un sodalizio artistico insieme a Gianmarco Tognazzi, con il quale ha recitato in Uomini senza donne, Facciamo fiesta, Lovest, I miei più cari amici, Teste di cocco, Ex e Natale a Beverly Hills. Nel 1997 recita nel film Il bagno turco di Ferzan Ozpetek. È del 2008 la sua partecipazione al film Caos calmo dove, nella parte del fratello del protagonista interpretato da Nanni Mo- Tra centro e periferia, piazza Navona e via Tiburtina, cinema e realtà. La Capitale vista con gli occhi dell’attore e regista: “A volte non la riconosco, è cambiata anche nell’idioma, nell’accoglienza. Il cinema dove andavo con papà è diventato un parcheggio” di Alessandro Ferrucci O Roma cchiali a goccia, maglietta nera, jeans. Alessandro Gassmann (con due “n” finali, ha ripristinato il cognome originario) cammina con una tale sicurezza tra un Sanpietrino sbeccato, un marciapiede invaso da auto e motorini, smog, turisti, negozianti al lavoro, da apparire funzionale al contesto, perfettamente inserito tra le gioie, le brutture, le follie di una città “complicata e decadente come Roma. Guarda lì...” e indica un vicoletto dietro piazza Navona, “guarda lo sfascio: l’altro giorno hanno portato via un’auto distrutta e abbandonata da tempo, qui è la fogna della zona, dove in molti vengono a espletare i propri bisogni o a buttare l’immondizia. E siamo in pieno centro, il nostro biglietto da visita per i turisti. La senti la puzza?”. Sì, nauseante. “Appunto, e fuori questa zona è anche peggio”. La settimana scorsa hai pubblicato un post sul fattoquotidiano.it nel quale hai denunciato le brutture di via Tiburtina. L’ho scritto dopo essere uscito da alcuni studi cinematografici. Ho visto la qualunque, per questo ho deciso di tornarci, con calma, e in Vespa. E cosa hai trovato? Ho contato otto sale Bingo in pochi chilometri, talmente luccicanti da poter sostituire l’illuminazione pubblica. E penso che spesso, dietro, ci sia del malaffare. Poi sempre sulla Tiburtina, c'è la fabbrica della Technicolor, ormai dismessa perché la pellicola non si usa più. Ed erano i più bravi di tutti. Quindi palazzi occupati, fabbriche chiuse e in fondo l’ex ospedale psichiatrico dove nella struttura sostitutiva vivono ancora dei pazienti non autosufficienti e lasciati come allo zoo. GASSMANN “DA MIO PADRE A MIO FIGLIO: 50 ANNI A ROMA” In che senso? Con le mani tra le sbarre, ti chiedono le sigarette, vagano con movimenti ripetitivi, sembrano allo sbando. Dopo aver visto tutto questo mi sono rimesso in Vespa un po' immalinconito, o meglio dire turbato. “In Vespa” come Nanni Moretti in “Caro Diario”... Purtroppo la mia è con il cambio automatico e non classica come la sua. E pensare che ho anche sostenuto Marino a sindaco, mi sembrava doveroso dopo 5 anni di Alemanno. Lo hai conosciuto di persona? L'ho incontrato un paio di volte in Comune, una in particolare quando si ventilava l’ipotesi di una mia nomina a direttore del Teatro di Roma. La prima volta gli ho spiegato come funziona il sistema in Italia. In particolare cosa gli hai detto? Il primo problema del teatro pubblico italiano è la burocrazia. Sul palcoscenico arriva il 25 per cento di quello che è stanziato, il resto è assorbito da altro. Oltre a questo, come è andato l’incontro? A un certo punto mi dice: ‘Vieni con me’. E mi porta nell'aula Giulio Cesare. ‘Guarda a terra’, insiste. E sai cosa vedo? Centinaia di bruciature di sigaretta, a quanto pare chi si è seduto e siede su quegli scranni, ama spegnere le cicche sul parquet, oppure poggiare i piedi sul muro per questo Marino ha piazzato anche delle lastre di plexiglass per salvare le pareti. mezia, lì spendiamo appena 200 euro al giorno invece dei 600 richiesti a Roma. Tu nella Capitale ci vivi da sempre. Sì, ma non esiste più la Roma accogliente e indolente di un tempo, e non è colpa dei romani, è la politica ad averli mutati: vedo dei quartieri ghetto, convivenze complicate tra italiani e stranieri, piccole cricche, con persone terrorizzate e nessuna presenza dello Stato. I tuoi luoghi da ragazzo? Con mio padre abitavamo al quartiere Trieste, il cinema dove andavamo sempre è diventato un parcheggio, mentre il Luna park dell’Eur, altro luogo della mia infanzia, è serrato da anni”. Il governo ha deciso di porre fine ai mozziconi di sigaretta a terra, con tanto di multe. Quanto fumi? Quindici al giorno quando lavoro, zero d'estate: questo la dice lunga sulla mia coglioneria. Ma l'attore vive in attesa, e mi stressa molto di più il cinema rispetto al teatro. E ti parla uno che ogni mattina si sveglia e si dice: ‘Cacchio quanto sono fortunato’. E quando parlo o vedo gli attori che in televisione si lamentano della fatica, mi viene da entrare dentro il video e dargli uno schiaffo in faccia e poi dirgli ‘o sveglia, ma ti rendi conto?’. Ma sono stato cresciuto così, davanti a mio padre dovevo sempre sorridere, anche se non mi andava. Dovevo dimostrare contentezza. Fabio Testi una volta ha dichiarato: “Il mio fisico mi ha protetto da molti complessi”. Se sei uno sportivo sono d’accordo, ma da attore può diventare riduttivo: molti ruoli che volevo interpretare li hanno assegnati ad altri, giudicati ‘uomini normali’. Questo da adulto, da ragazzo? Non esiste più la città accogliente e indolente di un tempo, e non è colpa dei romani, è la politica ad averli mutati: vedo dei quartieri ghetto, convivenze complicate tra italiani e stranieri, piccole cricche, con persone terrorizzate e nessuna presenza dello Stato” Sì, ti aiuta con le donne e sei contento, però in questo mestiere è centrale l'apparire fisico. Quando ho iniziato le riprese di Caos Calmo con Nanni Moretti, di cui sono fan sfegatato, il primo giorno di ripresa eravamo a Bocca della Verità, caldo estivo, momento di pausa, chiusi in macchina. A un certo punto inizia ad arrivare gente sul set, mi vedono e mi chiedono autografi su autografi, anche più che a Nanni. E lui: ‘Cazzo, sei famoso!’. Gli rispondo: Beh, sono anni che recito. Ma Nanni insiste: ‘Ma sei molto famoso’ (Gassmann offre una imitazione perfetta di Moretti). E a quel punto commetto un grosso errore, gli rivelo: sai, ho realizzato un calendario nudo, per questo le donne mi chiedono l'autografo. Da lì ha iniziato a prendermi in giro. Quel calendario ha spopolato. Buona parte della mia popolarità è Un giudizio sul sindaco dopo poco più di un anno di governo cittadino? Non sono convinto, e lo vedo con la crisi che ha colpito il teatro dell'Opera e il cinema America. Lui doveva scendere, incontrare, spiegare la situazione alle centinaia di persone coinvolte. La cultura dovrebbe essere il nostro volano, invece va sempre peggio. Un altro esempio? Per le prove del mio prossimo spettacolo, siamo costretti ad andare a Po- “Con Salce lanciavamo petardi a un convento, quando le suore uscivano ci mostravamo nudi” “Quando Nanni ha scoperto che la mia fama era in parte dovuta a un calendario, mi ha preso in giro” “Marino l’ho sostenuto, ma credo che stia sbagliando approccio con la cultura romana” IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 retti, la sua interpretazione gli vale il David di Donatello per il miglior attore non protagonista, il Ciak d'oro, il Nastro d'Argento e il Globo d'oro della stampa estera. Nell 2010 è nominato direttore del Teatro stabile del Veneto “Carlo Goldoni”. Numerosi gli spettacoli portati sul palco, tra i quali il Riccardo III. 9 I NOSTRI RAGAZZI È l’ultimo film interpretato da Alessandro Gassmann A SPASSO A destra Vittorio Gassman insieme al figlio Alessandro per le strade di Roma: sono i primissimi anni Settanta. Al centro Gassmann dietro piazza Navona Foto di Umbero Pizzi giorno del primo liceo la professoressa lo chiama per un'interrogazione in italiano o latino, non va benissimo, e per giustificarsi gli dice: ‘Lei riesce a immaginare il peso culturale che devo portare sulle mie spalle?'. Hai dichiarato di esserti salvato grazie agli hobby... Sì, a differenza di mio padre ho combattuto così la depressione, riesco a pensare ad altro oltre il lavoro: disegno, leggo e viaggio. L'anno prossimo porto la famiglia negli Stati Uniti per un coast to coast lungo la Route 66. Rispetto a quando eri ragazzo, è mutato anche il gergo? Sono saltate le vocali, ora quasi non muovono la mandibola. Lo vedo anche con mio figlio, anche se ci prova poco, in casa è obbligato a parlare correttamente. Se mio padre lo sentisse sbiascicare, uscirebbe dalla tomba per dargli una pedata. Anche lui così severo con te? Quando si incavolava erano calci, a volte non toccavo il terreno per quanto il palleggio era serrato. Ma aveva ragione. Cosa hai capito da padre che non comprendevi da figlio? Che non devo terrorizzarlo. In casa non deve vigere la paura. Tu ce l'avevi? Sì, suo malgrado. Non è che facesse niente di che, bastava la sua immagine. Calcola che stai parlando con uno convinto fino ai quattro anni che suo padre fosse Brancaleone. Da quanto tempo sei Alessandro Gassmann non più il figlio di? Da un po' di anni, ma se da una parte mi rende orgoglioso, dall’altra un po’ mi manca, perché quella generazione che tanto ha costruito, tanto ha raccolto a livello mondiale, è quasi dimenticata dalla generazione di mio figlio. Siamo un paese miope. I ragazzi non conoscono Mastroianni o Fellini, ed è grave come ignorare Pirandello o Dante. Tuo figlio cosa ti chiede di tuo padre? per quegli scatti. E un po' mi vergogno. Non è attaccato in casa? Ma che sei matto? Ancora quando sono in tournée arrivano delle signore con questo oggetto e mi chiedono di firmarlo. Sembravo un pollo da combattimento tutto sagomato. Tu giovane romano. Un fascistello da scuola privata. Poi quando mi hanno bocciato mio padre mi ha mandato a un liceo pubblico e sono cambiato. Via il bomber, via l’atteggiamento arrogante, via le discoteche. Dicono che in classe eri bravissimo nel lanciare i soldatini. Vero! E i 45 giri dal terrazzo. E perché? Ero un discolo in combutta con Emanuele Salce. Davanti casa avevamo un convento di suore, e insieme inventammo l'azione a triplo tempo: prima lanciavamo un petardo contro la loro serranda chiusa, la serranda si alzava e quando la suora si affacciava gli mostravamo il pisello. Anche tuo figlio come suo padre? No, assolutamente, altro carattere. A 16 anni è già in crisi SIMBOLI Da sinistra in senso orario: il teatro Valle; il palazzo di Corviale, periferia ovest di Roma e un Casinò sulla Tiburtina Ansa esistenziale, ma è molto più avanti di me alla sua età. Attraverso lui sto capendo molte cose, la sua generazione mi incuriosisce, ho la sensazione, o la speranza, che da loro possa nascere qualche cosa di altro. Piuttosto gli rompo molto: credo sia l'unico che va a letto a mezzanotte, con il cellulare spento e poggiato in un’altra stanza. E ogni mattina ha l’obbligo di leggere almeno un quotidiano. E lui obbedisce? Deve, anche perché poi gli domando cosa ha letto, e mi sono reso conto del suo cambiamento da quando s’informa. Non si lamenta? Sì, certo, mi dice che Tizio o Caio è tornato alle due, e così via. Ma Roma non è una città semplice o tranquilla, per questo quando esce mi deve dire dove va, se va al ristorante voglio il nome del posto, e se è in casa di qualcuno ci deve essere almeno un genitore presente. Tuo padre era una montagna da scalare, ma ora anche tu lo sei. Beh, io sono meno impegnativo rispetto a quanto mio padre lo è stato per me. E comunque mio figlio è un paraculo. Un Di lui gli racconto sempre episodi buffi, il suo modo di dissacrare, e anche lui ha un'idea epica, poi sta a me spiegargli quanto era timido e chiuso, l'opposto dell'immagine esterna. Si assomigliano? Hanno alcune manie in comune, come l’ossessione per guardare l’ora o il desiderio di organizzare il tempo. Mentre tua moglie... Una mamma vera, più paziente di me. Io mi incazzo, spesso, ma non faccio più paura a nessuno. Adesso vieni, ti mostro un angolo di Roma... Gira l’angolo, poi svolta a sinistra dietro via dei Coronari, altra immondizia, altro degrado, mura sbrecciate, stranieri nascosti con le proprie borse false, ancora odore di urina. Odore forte, pari al caldo di questo ottobre. “Visto”. Sì. “E in centro chiudono in continuazione le botteghe storiche, nell’ultimo anno via dei Coronari è totalmente cambiata, non ci sono quasi più gli antiquari, solo negozi di scarpe o chincaglierie. Ogni giorno perdiamo un pezzo di Roma...”. La Roma dei Sordi, Mastroianni, Magnani, Tognazzi, Salce e Gassmann padre. Twitter @A_Ferrucci 10 LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 di Matteo Maffucci e David Diavù Vecchiato Foto di Niccolò Gros-Pietro TORINO Il “palazzaccio” tutelato, impossibile da abbattere IL BOOM ECONOMICO IL POTERE DEL PETROLIO A SCAPITO DEL FUTURO Sta per atterrare su Torino un'ipotesi di astronave, costruita con pezzi di rifiuti urbani assemblati in modo surreale, carica dei palazzi di un'intera città e con enormi casse audio ai lati che pompano musica. Sopra c'è una donna affascinante e austera, simbolo di uno sviluppo industriale che gocciola liquami, immaginato così per RiFatto dall'artista statunitense Glenn Barr. È LA BOZZA di un murale che non esiste e non potrà mai esistere dal momento che è ideato per una parete del palazzo dei Lavori Pubblici di Torino che la Soprintendenza ha tutelato nel 2011, mettendo fine a tutte le polemiche e alla voglia di abbattimento che quel palazzo suscita da più di cinquant'anni. Il “palazzaccio”, così ribattezzato per il suo aspetto sgradevole e fuori contesto, è stato progettato dagli architetti Mario Passanti, Paolo Perona e Giovanni Garbaccio nel 1956 e terminato nel 1965 per riempire la buca creata in Piazza San Giovanni Battista nel 1935 dall'abbattimento del seicentesco palazzo dei Portici e dell'Isola di Santa Lucia. Il regime fascista intendeva rimpiazzare l'edificio e il quartiere alle sue spalle con un grande palazzo della Provincia, un'architettura che richiamasse lo stile imperiale caro al Duce. Vinse il concorso l'architetto Mario Passanti, ma la guerra fermò tutto e se ne riparló un decennio dopo, quando Passanti vinse anche il secondo concorso. MA NELLA TORINO della ricostruzione po- stbellica lo stile era cambiato e doveva essere razionalista, incarnare gli anni Cinquanta. “Democratico e antiretorico” lo chiamerà l'architetto Carlo Olmo, dottore in filosofia, preside di Architettura e consulente al Comune per la Qualità architettonica, riferendosi probabilmente al fatto che sia stato pro- IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ MATTEO MAFFUCCI DAVID DIAVÙ VECCHIATO 36 anni, 50% Zero Assoluto. Collabora con Vanity Fair. E ideatore della serie “Muro a...” su Sky Arte. Nevrotico (un po’), logorroico (un bel po’) 44 anni, artista e curatore, dipingo in studio e strada e coordino il MURo Museo di Urban Art di Roma. Insegno Fenomenologia dell'Arte Contemporanea LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 11 L’artista Glenn Barr “Idee fugaci, non opere destinate a durare” G lenn Barr vive in una nota città industriale statunitense, capitale mondiale dell'automobile dove sono nate le industrie Ford e Chrysler. Detroit ha dichiarato fallimento nel 2013. Torino è la capitale italiana dell'auto. E non se la passa granché bene. Roma ti ricorda Detroit, piena di rovine classiche la prima, di resti industriali la seconda. Cosa pensi della decadenza del paesaggio pubblico? A Detroit molte strutture sono così in rovina da non essere più recuperabili. Edifici bellissimi. Interi quartieri vittoriani pieni di bellezze pericolanti che possono solo essere demolite. L’industria automobilistica, in passato florida, è ridotta a resti scheletrici. Rovine di un'altra epoca, proprio come Roma. Da artista riesco a vederci la bellezza, dal mio punto di vista può essere un paesaggio suggestivo e romantico. Questo si insinua nel mio lavoro, ma si dipinge ciò che si conosce, no? E tu cosa dipingi? A Detroit il cielo è coperto l’80% del tempo quindi c’è un filtro sul paesaggio. Fino a poco tempo fa non mi rendevo conto che utilizzavo i colori dell’ambiente circostante, poi mi sono accorto che io sono agli antipodi dei colleghi californiani dalla tavolozza vivace e multicolore. È proprio il mio punto di vista diverso ciò che attira delle mie opere, l’atmosfera industriale cupa e lunare e i soggetti che ritraevo soprattutto quando ho iniziato, cioè incidenti d’auto, bar bui e strip club. Tu ritrai residui industriali o da fantascienza con uno stile che richiama un periodo che credeva nello sviluppo, gli anni 60. Quest'edificio è espressione di quegli anni. Però tu sei un artista da studio... Si, non faccio molti murales, preferisco lavorare fuori dagli elementi naturali e urbani, però mi piace dipingere grandi superfici. Ho fatto un murale lo scorso febbraio alle Hawaii e mentre lo facevo pensavo: “Hey, dovrei farne di più!”. Quali differenze trovi tra queste due forme d’arte? Sono la stessa cosa, semplicemente l'arte in strada è più grande di quella in studio e quando la tua opera è su un muro pubblico costringi le persone a guardarla. Almeno per me è così perché io non faccio guerrilla graffiti, voglio essere autorizzato e non giustifico la vandalizzazione di spazi pubblici, specialmente se parliamo di tag, le firme degli artisti. È totalmente narcisistico. E di questa necessità di dipingere in strada che molti artisti ora hanno cosa pensi? Non ci deve essere arte su ogni cosa. A volte un edificio è bello così com'è e. Ma se si può migliorare una zona con un murale, dico “perché no?” Come hai scelto il soggetto di questa opera? gettato non come un falso antico e costruito con materiali poveri, come un complesso di case popolari. Aggiunse poi che è da salvare in quanto “pezzo della nostra storia e identità”. Ogni sistema di potere ha un'architettura in grado di rappresentarlo, e negli anni successivi di raccontarlo. Al regime serviva il palazzo imperiale mentre per i grigi amministratori e burocrati del boom economico italiano era più adatta un'estetica kafkiana, da immenso ufficio postale o da fabbrica. Venticinque anni fa l'Assessore ai Lavori Pubblici disse che intendeva abbatterlo ma niente di fatto e da allora seguirono due decenni di imbarazzi e promesse mancate. Nel 1998 l'amministrazione dichiarò di volerlo “occultare”, prima con alberi, poi edera rampicante e addirittura con pareti e copertura in vetro in grado di riflettere il cielo e nascondere per magia il mostro. PERCHÉ IN ITALIA non si abbatte niente, conserviamo tutto noi. Infatti a fine anni 90 vengono stanziati un miliardo e mezzo di lire per la manutenzione e di recente è stato restaurato. È nel 2003 che comincia a salire da stampa e ambienti accademici un coro in difesa del palazzo finché tre anni fa non giunge la decisione della Soprintendente ai Beni Architettonici e Paesaggistici Luisa Papotti, che fu allieva di Passanti. NON SE NE PARLA più difatti, ma lui è an- cora là a incutere soggezione al dirimpettaio Duomo, unica architettura cinquecentesca rimasta a Torino e sede della reliquia più sacra del Cattolicesimo, la Sindone, meta di grandi flussi turistici. È là a simbolo di quel progresso che Glenn Barr ha rappresentato nel suo dipinto come qualcosa da subire, oscuro e caduto dall'alto. Quando ho visto l’edificio ho intuito di cosa aveva bisogno: un dipinto che evochi un'invasione ma il cui messaggio positivo sia la musica. Non pensi sia meglio distruggerlo un eco-mostro piuttosto che trasformarlo in arte? Forse, ma credo che fino a che non viene abbattuto gli artisti debbano avere la possibilità di provare a fare qualcosa di emozionante, anche se sarà lì solo per un breve periodo. Murales e graffiti non sono fatti per durare, sono idee fugaci. Come ti senti a mostrare un’opera che non verrà mai realizzata? L’arte è idee. Sia che queste vengano realizzate o meno, crea un confronto e un ponte verso altri concetti. Se continuiamo a parlarne e a portare idee qualcosa accadrà. 12 UNA GIORNATA PARTICOLARE LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ Chi è Tra il 1977 e il 1979 w “A quell’epoca lavoravo per una radio privata di Dublino. Arrivarono con il loro primo demo e me lo diedero. Non era niente di speciale, c’erano altri gruppi che mi piacevano di più. Ho pensato che fossero solo l’ennesima band in circolazione” Il prossimo futuro w “Credo che questo album appena uscito sia solo la prima puntata di una trilogia. Ci sono altri due dischi già pronti che dovrebbero chiamarsi ‘Songs of experience’ e ‘Songs of ascent’, ma questa è solo una mia idea” Il dj Dave Fanning “Ho scoperto io Bono e gli U2 E non li amavo” di Paola Porciello D ublino, 1977. A Temple Bar, il quartiere della vita notturna, le serate passano tra un pub e l’altro, la Guinness in mano. Nonostante l’eco degli attentati in Irlanda del Nord, nella capitale c’è un gran fermento musicale: tutte le sere i gruppi emergenti si esibiscono nei locali più rinomati, come il Projects Arts Theater. I Dubliners, storica band che iniziò a farsi conoscere suonando regolarmente nell'O'Donoghue's Pub, e i Chieftains sono già dei big. I Waterboys sono agli esordi. Tra i gruppi che distribuiscono demo alle radio locali, ci sono anche i quattro dublinesi che avrebbero lasciato un segno indelebile nel rock: Paul David Hewson, David Howell Evans, Adam Clayton e Larry Mullen Jr. “A QUELL’EPOCA lavoravo per una radio privata di Dublino. Arrivarono con il loro primo demo e me lo diedero. Non era niente di speciale, c’erano altri gruppi emergenti che mi piacevano molto di più. Ho pensato che fossero solo l’ennesima band in circolazione”. A parlare è Dave Fanning, il dj irlandese che “suo malgrado” ha scoperto e lanciato gli U2. Nonostante non lo facessero impazzire Dave ha comunque passato le loro canzoni in radio: “Tra il 1977 e il 1979 sono la band che ho trasmesso di più perché producevano un demo dopo l’altro. Poi, nel 1979, sono andato a lavorare alla RTE, emittente pubblica nazionale irlandese. Organizzavamo delle sessions con gli emergenti. Gli U2 sono stati i primi che abbiamo invitato, poi sono tornati per cinque sere di fila: non è mai accaduto con altri, ma loro chiedevano agli ascoltatori di decidere quale brano dovesse essere pubblicato FONDATA SUL LAVORO di Mariateresa Totaro sul lato A e quale sul lato B del loro primo Ep. E ha funzionato”. Si chiamava Three e conteneva tre canzoni, la prima pubblicazione degli U2. I pezzi erano Out of control, Stories for boys e Boy/Girl. Ne furono incise solo mille copie che andarono a ruba. Oggi quell’Ep, soprannominato The famous 1000, è un oggetto di culto straricercato. Qualche tempo dopo Dave si ritrovò per caso a Londra in un locale dove si sarebbero esibiti proprio gli U2. Seppure si conoscessero già dai tempi della radio, quella sera che c’erano altri gruppi più famosi a rubare la scena, la band fu felicissima di trovare Dave nel pubblico sparuto che era rimasto ad ascoltarli: “Fu lì che io e Bono diventammo amici”. Nessuno all’epoca poteva immaginare che sarebbero diventati tanto famosi. “Ribadisco: all’inizio non avrei mai scommesso su di loro. Mi piacevano molto di più i membri della band, che le canzoni. Ma non ho mai conosciuto un gruppo che credesse così tanto nelle proprie potenzialità. Sono riusciti a uscire dal sottobosco grazie alla loro tenacia”. Oggi gli U2 con più di 150 milioni di copie vendute sono uno dei gruppi più importanti del pianeta. Fanning ne è certo: “Rimarranno nella storia del rock. Anche perché, al contrario di gruppi come i Led Zeppelin, che sono stati all’apice per cinque anni, gli U2 hanno saputo rinnovarsi e andare avanti. Il massimo del successo l’hanno raggiunto nella seconda metà degli ’80 ma chi direbbe che non sono stati anche tra le maggiori band del decennio successivo? Nel 2009 hanno aperto il concerto di Barcellona con cinque pezzi del nuovo disco: significa credere nella propria musica ed è il loro vero segreto”. Proprio oggi la band irlandese rilascia il nuovo disco Songs for innocence su cd e vinile in tutto il mondo. Questa versione dell’album contiene due pezzi inediti rispetto alla versione ridotta re- avanti con convinzione. Se sei innamorato degli U2 seguirai attentamente ogni loro mossa e ti ritroverai a essere un loro compagno di viaggio. La musica in fondo è una passione che tocca ciascuno di noi in modo unico e personale. A me succede con Bob Dylan. Seguo religiosamente tutto quello che fa. Inoltre credo che questo album sia solo la prima puntata di una trilogia. Ci sono altri due dischi già pronti che dovrebbero chiamarsi Songs of experience e Songs of ascent, ma questa è solo una mia Dave Fanning insieme a Bono Vox Facebook idea”. Indubbiamente, se fosse vero, l’operazione susciterà ancora più intesa disponibile su iTunes gratuitamente: “Bono ha resse. Ma veniamo a lui, la star incontrastata del venduto il disco alla Apple che poi l’ha messo su gruppo: Bono. Per alcuni è una specie di messia iTunes rendendolo disponibile a tutti. In questo che mette la sua popolarità al servizio della pace e modo gli U2 hanno raggiunto 500 milioni di po- dell’uguaglianza, per altri è solo un furbetto che si tenziali ascoltatori, vecchi e nuovi. Credo si tratti arricchisce con le iniziative di beneficienza che lo della più brillante strategia di marketing musi- vedono coinvolto in Africa. Anche su questo tecale di tutti i tempi”. ma, l’opinione dell’amico Dave è netta: “Credo che abbia guadagnato abbastanza soldi da non PER QUANTO RIGUARDA il contenuto di Songs avere bisogno di trovare altri modi per arricchirof innocence, la critica si è divisa. Molti hanno ac- si. Chi fa beneficenza non deve essere per forza colto freddamente il nuovo lavoro archiviandolo come Madre Teresa. Dopo un viaggio in Etiopia come l’ennesimo disco di una band che non ha con la moglie nel 1985 Bono ha deciso di dedipiù niente da dire. “L’album parla di amicizia, di carsi alla causa. Ho visto strade e fabbriche in cose accadute realmente, della famiglia di Bono, Ghana che sono state costruite con i proventi deldella Dublino degli anni ’70. C’è anche una can- la sua attività. Non credo che c’entrino i soldi, zone dedicata ai Clash. Per me non è uno degli penso si tratti di consapevolezza del proprio ruoalbum migliori, ma ha un senso nel percorso lo. Credo che Bono sia una persona impegnata, umano e artistico che il gruppo sta portando onesta e anche un po’ folle“. GLI INFERMIERI I NUMERI “Con il passare degli anni ho capito quanto è gratificante” a mia non è stata una scelta missionaria, umanitaria. Ho L fatto un corso per non andare al militare. Ma poi, nel tempo, mi sono appassionato, anzi innamorato di questo lavoro”. Iuri Accardo ha 53 anni, è nato a Bari, ed è un infermiere. “Ho frequentato un corso della Regione e poi dopo un paio d’anni nel reparto di Dialisi in una clinica privata, ho vinto il concorso e da ventisei anni lavoro al Policlinico di Bari, nel reparto di Gastroenterologia”. Una vita dedicata a prendersi cura dei malati, al fianco dei medici, in un ospedale pubblico con non poche difficoltà. Lo stipendio medio, per un professionista di massimo livello come lui è di circa mille e seicento euro al mese. “La mia vita è scandita dai turni. I miei e quelli di mia moglie, anche lei infermiera – spiega – Cerchiamo di gestire gli orari rispettando le esigenze della famiglia e di due figlie adolescenti. Non è facile, ma è molto gratificante. Mi fa andare avanti il pensiero di aver fatto tutto il possibile per i miei pazienti”. Un infermiere turnista lavora, di solito, cinque giorni a settimana: dalle 6 alle 14, dalle 14 alle 22, dalle 22 alle 6 di mattina. “Non esiste domenica, Pasqua, Ferragosto. Il nostro è un calendario a parte. Spesso manchiamo ai compleanni dei nostri figli o la notte di Natale”. Iuri Accardo ama il suo lavoro, anche se ammette “la passione è venuta nel tempo. E quando i pazienti ti ringraziano o vengono a trovarti una volta guariti è la soddisfazione più grande. Ti fa dimenticare il fatto che lavori in condizioni non sempre ottimali. Con i vari tagli alla sanità spesso ci capitano siringhe di scarsa qualità o difettose, stantuffi rotti. Oppure ci riforniscono in ritardo e non nelle quantità GIORNALISTA E DJ Dj, giornalista rock e presentatore radio-televisivo. La sua carriera inizia nel 1977 a Radio Dublino. La sua passione per i gruppi emergenti fa sì che si imbatta negli U2. Grazie alla sua amicizia con Bono per trent’anni è stato sempre il primo a mandare in onda i nuovi singoli della band irlandese. Attualmente lavora per l’emittente pubblica irlandese Rte. FORMAZIONE UNIVERSITARIA Si diventa infermieri conseguendo la laurea triennale o magistrale in Scienze infermieristiche, cui si accede con test d’ingresso. Dopo la laurea si possono frequentare anche master e dottorati. richieste”. La giornata di un paziente e quindi di un infermiere inizia molto presto. “Cerco di arrivare sempre un quarto d’ora prima, per dare la possibilità al collega di smontare. Quando ho il turno di mattina mi sveglio intorno alle 4.30, mi preparo e vado a lavoro. In mezz’ora sono a Bari. Una volta indossato il camice si comincia: somministrando le terapie, rilevando la temperatura, preparando le accettazioni dei nuovi ricoveri e poi si fa il giro con il primario, per il punto delle condizioni di ogni paziente. Prima dei pasti rileviamo la glicemia dei diabetici”. L’INFERMIERE lavora in reparto universita- I PROFESSIONISTI IN ITALIA La Federazione nazionale collegi infermieri, nel 2013 contava più di 415 mila iscritti. Attulmente è una delle figure professionali più richieste nel nostro Paese. TAGLI ALLA SPESA SANITARIA Il fondo a disposizione delle Regioni per la spesa sanitaria si è ridotto di 31 miliardi dal 2011 al 2015. La spesa totale vale il 9.3% del Pil, molto meno che nel resto d’Europa. Iuri Accardo al lavoro rio: “Ci sono ventuno posti letto e tre infermieri. Prima eravamo in quattro e oggi spesso ci tocca il doppio del lavoro. Curiamo patologie epatiche croniche, pazienti che hanno subito il trapianto di fegato, malattie intestinali gravi, epatiti, pancreatiti, morbo di Crohn e tante altre”. Il turno pomeridiano è simile al precedente: “Se è necessario – racconta Accardo – si sottopongono i pazienti a esami come radiografie al torace, ecografie, Tac, risonanze magnetiche. Ci occupiamo anche dell’igiene personale dei pazienti allettati che non possono muoversi e delle medicazioni. Curiamo pazienti pre e post operatori e molto spesso siamo aiutati dagli ausiliari o dagli operatori sociosanitari”. Quando arriva la notte, di solito, la situazione è più tranquilla: “Lo chiamo turno di osservazione e attesa. Ci assicuriamo che i pazienti riescano a riposare e che abbiano i medicinali e le cure necessarie. Ovviamente le emergenze hanno la precedenza. La parte più bella del mio lavoro è il rapporto umano con i pazienti. Si confidano, ci chiedono aiuto”. Un lavoro delicato e di grande responsabilità, al pari di quello del medico, con cui occorre essere in simbiosi: “Rispetto i medici con cui lavoro, ma pretendo da loro rispetto. Siamo due professionisti e non possiamo litigare, perchè la nostra non è una professione qualsiasi: noi lavoriamo con la vita delle persone”. CAMPANIA-ITALIA IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 13 META (NAPOLI) Lapenisolasorrentina w Viaggio dove comincia la penisola delle sirene, dove Ulisse si fece legare all’albero della sua nave per non cedere al richiamo di quelle dolci e ingannevoli creature. Mare, mare, mare. E campanili, tanti. Qui resiste infatti l’antichissimo diritto di patronato: l’elezione diretta del sacerdote da parte della sua gente, un privilegio del Medioevo Prelati scelti dal popolo In guerra col vescovo per eleggere il parroco IL SUSSIDIARIO di Fabrizio d’Esposito D opo Castellammare di Stabia, poi Vico Equense, la facciata della basilica di Santa Maria del Lauro è la vera porta d’ingresso della costiera sorrentina, in provincia di Napoli. Da decenni, ormai, è il punto più caotico del traffico locale, ma residenti o pendolari o emigranti non dimenticano mai di segnarsi con la croce quando oltrepassano il portale della chiesa, in un verso o nell’altro, sia che si ritorni, sia che ci si metta in viaggio. È un viatico tramandato di generazione in generazione. Siamo a Meta. Qui comincia la penisola delle sirene, laddove Ulisse si fece legare all’albero della sua nave, per non cedere al richiamo di quelle dolci e ingannevoli creature. Mare, mare, mare. E campanili, tanti. Meta è il paese del comandante Schettino, per settimane e settimane l’unico argomento da bar. Ma adesso la questione dominante è quella del voto popolare per il prossimo parroco. Proprio così. A Meta, come in altre sei parrocchie della penisola sorrentina, resiste infatti l’antichissimo diritto di patronato, che per la basilica di Santa Maria del Lauro rimonta addirittura al milleduecento. Elezione diretta del parroco o jus patronatus, in caso di morte, trasferimento o dimissioni del sacerdote. In tutto il mondo sono ventuno le parrocchie che vantano questo diritto e ben sette sono nella penisola sorrentina. A Meta, l’attuale parroco si chiama Gennaro Starita e tra qualche mese andrà in pensione, alla canonica età di 75 anni. Don Starita venne eletto nel 1987 e nel centro costiero fu campagna elettorale in piena regola, al punto da attirare le telecamere dei tg nazionali. Comizi in piazza, santini da distribuire, incessante porta a porta. E così la riprovazione nella curia diocesana, che va da Castellammare a Sorrento, fu notevole. Da allora, i vari vescovi succedutisi hanno tentato di temperare e indirizzare, se non contrastare e bloccare, l’elezione diretta del parroco. Il rapporto tra Chiesa e democrazia è storicamente complicato. Un conto è eleggere il papa nel conclave, con l’aiuto dello Spirito Santo. Un altro lasciare ai fedeli la delicata scelta del presbyter paroecialis. Un privilegio del Medioevo Nel medioevo, la Chiesa consentì la nascita del diritto di patronato anche per comode ragioni economiche. Nel senso che, in questi paesi, alcune famiglie ricche e nobili finanziarono la costruzione di basiliche e cappelle ottenendo in cambio il diritto di “presentare”, cioè di scegliere, il parroco. Non solo. Al diritto di questi laici “patroni” corrispondeva il dovere di mantenere il sacerdote. Nei secoli, la nomina popolare dei parroci è stata un privilegio riservato ai capifamiglia e nel 1992 c’è stata l’estensione universale del voto. Recita il regolamento che interessa sette parrocchie della diocesi sorrentino-stabiese: “È dato a tutti i fedeli di ambo i sessi, purché di età maggiore, il diritto di eleggere il parroco”. Quindi la regola chiave di tutto: i fedeli possono votare i candidati-sacerdoti all’interno di “una lista o terna” che “sarà presentata al popolo che avrà libertà di scegliere il candidato, mediante votazione segreta”. Dopo la campagna di Meta del 1987, i vescovi hanno tentato di controllare il voto con una terna pilotata: un candidato forte, magari già insediato come amministratore parrocchiale pro-tempore, e due outsider deboli e spesso sconosciuti. Ma anche questo non è bastato. Sette anni fa, nella parrocchia collinare della Santissima Trinità, stavolta a Piano di Sorrento, ci fu un serrato testa a testa nei due seggi allestiti nella con- META NON DI SORRENTO Qualche volta, erroneamente, il paese viene chiamato Meta di Sorrento, ma è un comune italiano di 8.042 abitanti della provincia di Napoli LA BASILICA DI SANTA MARIA Basilica di Santa Maria del Lauro: luogo di culto più importante di Me- ta, fu eretta secondo la leggenda dove una volta sorgeva un tempio dedicato alla dea Minerva. La tradizione vuole che in questo luogo, intorno al IX secolo, una vecchia contadina abbia trovato accanto ad un cespuglio di lauro una statua aurea della Madonna; ai suoi piedi c'era anche una chioccia con dodici pulcini. I CAMPANILI E QUEL DIRITTO DEL 1200 Sopra, il vescovo di Sorrento monsignor Francesco Alfano. A fianco, la basilica di Santa Maria del Lauro, a Meta, e quella di San Michele a Piano di Sorrento Per gentile concessione del mensile “Il Centro” fraternita che sta alle spalle della basilica. Alla fine, l’outsider prevalse sul candidato “raccomandato” dal vescovo. Il boom delle vocazioni Da quel momento, dal 2007, il diritto di patronato è stato ibernato dalla curia locale. Una linea decisa dall’allora vescovo Felice Cece e proseguita oggi dal suo successore Francesco Alfano. Proprio monsignor Alfano ha confermato questa linea in una recente intervista, nello scorso settembre, al mensile cattolico della costiera, Il Centro: “Mi sono preso un po’ di tem- po per conoscere le realtà, oggi cercheremo di approfondire e capire cosa può significare in un tempo come il nostro, dopo il Concilio Vaticano II, un’esperienza come l’elezione diretta del parroco in un’ottica di comunione e corresponsabilità”. Un decreto del Vaticano II del lontano 1965 prevede infatti “la soppressione dei diritti e dei privilegi che in qualsiasi modo limitino” la libertà dei vescovi, sancita dal codice di diritto canonico, nella scelta dei parroci. Il nodo è tutto qui. Nonostante tutto, la tradizione del giuspatronato ha resistito per quattro decenni e ora vive la sua fase cruciale dopo otto secoli. Ed è per questo che a Meta, grazie ai Una veduta della costiera sorrentina Traynor/Wikipedia social network, è nato un movimento per la difesa di questo diritto in vista del pensionamento di don Starita. Ma i casi più spinosi sono nella vicina Piano di Sorrento, in altre due parrocchie: a San Michele Arcangelo, nel centro storico, e a Santa Maria di Mortora, altra frazione in collina. Piano è una sorta di culla spirituale della Campania. Qui, nella basilica di San Michele Arcangelo, per vent’anni è stato parroco don Arturo Aiello, oggi vescovo della diocesi casertana di Teano e una delle voci più carismatiche della Cei, spesso ospite di Ascolta si fa sera, trasmissione radiofonica della Rai. Le indicazioni del Vaticano II Sotto la guida di “don Arturo” - eletto nel 1992 dopo un lungo periodo da amministratore e parroco fino al 2006 - sono maturate decine e decine di vocazioni, in controtendenza rispetto alla crisi generale dei seminari. La drammatica storia di un suo “figlio”, don Domenico Cassandro, volato in cielo poco più che trentenne, per un cancro, è oggi un toccante docufilm dell’ufficio nazionale delle vocazioni della Chiesa italiana. Altri due suoi “figli”, invece, don Pasquale Irolla a San Michele e don Francesco Iaccarino a Mortora, attendono da quasi dieci anni l’investitura popolare al loro ruolo di amministratori parrocchiali scelti inizialmente dal vescovo. Spiega il laico Michele Gargiulo, priore dell’Arciconfraternita della Morte e Orazione che ha sede nella basilica di San Michele: “Senza il voto popolare, il parroco rischia un mandato a metà, incompiuto. Questa tradizione non può e non deve morire”. Cosa accadrà se, al contrario, il vescovo Alfano abolirà l’elezione diretta del parroco nell’era di papa Bergoglio? Senza le sette parrocchie costiere divise tra Meta, Piano, Sant’Agnello e Sorrento, il diritto di patronato rimarrebbe in sole tredici comunità cattoliche, in tutto il mondo. 14 VIVERE PERICOLOSAMENTE LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 Su mille si salvarono solo 316 di Quint (Robert Shaw)* IL PRIMO squalo si fece vivo dopo una mezz’ora, un tigre, di 4 metri. Sai da cosa lo capisci quando sei in acqua? Dalla distanza fra la pinna dorsale e la coda. (...) Insomma, alle prime luci cominciarono ad arrivare gli squali. Noi c’eravamo riuniti in gruppi stretti, una specie di quei quadrati delle battaglie, quei quadrati che si vedono nelle stampe della bat- taglia di Waterloo. L’idea era che quando uno squalo si avvicinava ad un uomo, quello si metteva ad agitare l’acqua gridando a squarciagola. Qualche volta lo squalo se ne va, ma qualche volta non se ne va per niente: ti fissa dritto ne- gli occhi. Sai cos’hanno di strano gli squali? Hanno degli occhi senza vita, palle nere senza luce dentro, e quando uno ti si avvicina non credi neanche che sia vivo finché non ti morde. Quelle palle nere cominciano a roteare e poi a IL SUSSIDIARIO IL SESTO PAESE Australia è il sesto Paese del mondo per estensione (7.617.930 km quadrati), il più grande dell'Oceania e dell'intera Australasia. Ha una popolazione di circa 23 milioni di abitanti. LA FAUNA UNICA La fauna australiana è caratterizzata da specie particolari, come i monotremi (ordine a cui appartiene l'ornitorinco), i marsupiali (canguri, koala e i vombati), i coccodrilli d'acqua dolce e acqua salata e il dingo. PARLANO I SOPRAVVISSUTI di Alessio L’ Schiesari oceano è ancora una parte fondamentale della vita di Adam. Nonostante l’incidente non rinuncerà al surf, alla pesca e ai tuffi. Anzi, lo scorso week end è andato a surfare nello stesso luogo dove, lo scorso agosto, lo squalo l’ha attaccato. Era la prima volta in cui tornava in acqua da quel giorno. Continua ad accettare il rischio perché ama l’oceano. D’altra parte, come ha scritto Jacques Cousteau, tuffarsi in mare significa entrare nella catena alimentare. E non necessariamente l’uomo è al vertice della piramide. Sonia Harvey racconta al Fatto Quotidiano la storia del suo compagno, Adam Haling, il penultimo australiano a essere stato attaccato da uno squalo. Lo scorso 16 agosto stava facendo pesca subacquea con un amico al largo di Gnaraloo, sulla costa occidentale, quella bagnata dall’Oceano Indiano, quando uno squalo bianco l’ha attaccato. È successo d’improvviso, quando meno se l’aspettava: aveva appena pescato una preda e si stava avvicinando alla spiaggia. Nuotava a non più di due metri e mezzo di profondità, quando è apparso uno squalo bianco che l’ha attaccato al volto. “Me lo ricordo dritto davanti alla mia faccia, potevo guardargli dentro la bocca. Poi la sua mascella superiore mi ha morso all’altezza della maschera, quella inferiore sul mento”, racconterà Hailing nell’unica intervista alla stampa australiana concessa dopo l’attacco. “Noi nelle fauci dello squalo bianco” Quando riapre gli occhi, vede lo squalo che gli nuota attorno, in cerchio. Stinge le mani contro il collo sanguinante e lascia andare il pesce appena pescato. Lo squalo prende quello e se ne va. La storia continua con una disperata e infinita corsa verso l’ospedale più vicino, che durerà dieci ore. Poi altre tre e mezza di intervento chirurgico, in cui i medici riusciranno a rimettergli insieme i brandelli di viso solo perché “i denti dello squalo erano così affilati che hanno fatto un taglio netto, senza strappi”. SECONDO “Shark attack”, l’associazione che raccoglie tutti gli attacchi di squali registrati nel mondo, oltre ad Adam altri 17 australiani hanno vissuto questa terribile esperienza nel 2014. Sono molti meno dei loro omologhi statunitensi, che hanno subito 39 attacchi da gennaio. Ma la differenza che più salta agli occhi tra i due Paesi è un’altra: dei sei attacchi mortali avvenuti nel 2014, ben quattro si sono registrati al largo delle coste australiane (soprattutto quella occidentale e quella meridionale), nessuno invece è stato registrato in acque statunitensi. Questo perché, benché lo squalo nelle sue 480 varianti sia diffuso nei mari di tutto il mondo, solo venti di queste sono pericolose per l’essere umano. E il 70 per cento degli attacchi letali vengono perpetrati da tre sole specie, tutte altamente concentrate al largo dei mari australiani. Questa triade della morte è composta da squalo bianco, squalo tigre e squalo leuca. Lo squalo bianco, anche grazie al contributo del film di Spielberg, è senz’altro il più conosciuto dei tre. Il suo ghigno con la bocca spalancata (una posizione necessaria per isolare l’ossigeno di cui ha bisogno per vivere) mentre mostra l’arsenale di 50 affilatissimi SOTTO ATTACCO Sopra, lo squalo bianco. Accanto, Adam Haling, sopravvissuto alle sue fauci - e IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ un tratto senti un urlo acutissimo e terribile, e l’acqua intorno diventa rossa e in mezzo a quella schiuma e a quel casino ti arriva addosso il branco e cominciano a farti a pezzi. Insomma, quella prima mattina perdemmo 100 uomini. Non so quanti fossero, mille squali forse. Mangiavano in media sei uomini ogni ora. Il giovedì mattina capitai accanto a un mio amico, un certo Robinson, di Cleveland, ex giocatore di baseball: era il nostromo. Crede- vo che dormisse, allungai un braccio per svegliarlo, lui si capovolse come una specie di trottola galleggiante. Era metà. Eh sì, se l’erano mangiato vivo dalla cintola in giù. A metà del quinto giorno un Lockheed Ventura ci LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 avvistò, passò a bassa quota e ci vide. (...) Tre ore dopo arrivò finalmente una nave appoggio che cominciò a raccoglierci e vi giuro che quello fu il momento in cui ebbi più paura: mentre aspettavo il mio turno. Non mi 15 metterò più un salvagente addosso. Insomma, eravamo finiti in mare in più di mille e ne uscimmo in 316; gli altri li avevano mangiati gli squali. *Monologo tratto dal film di Steven Spielberg “Lo Squalo” UN’AVVENTURA AL GIORNO Vivere in Australia: il pericolo non sono le auto, ma i coccodrilli di Mario Molinari A ttenta che il bambino non esca per strada!”, raccomanda James, il papà. “Ma qui passa una macchina ogni ora”, risponde Luisa, la mamma. E l’uomo: “Ma ci sono i coccodrilli”. È una scena ordinaria per chi vive in Australia. Certo, Luisa non se lo aspettava. Lei, manager di banca italiana che a quarant’anni ha deciso di mollare tutto, il lavoro senza respiro, la routine, un Paese che oggi non offre prospettive e dove pare tanto difficile coltivare sogni. Meta: l’Australia. “Una nazione straordinaria”, non ha dubbi. Anche se la vita è un po’ diversa da come si sarebbe aspettata. Non per la gente, anzi, è meravigliosa. Il punto è che in nessun altro paese al mondo la modernità pare convivere con una natura che richiede un sangue freddo da Indiana Jones. No, questo Luisa non se lo aspettava quando ha messo nelle valigie tutta la sua vita e ha fatto rotta verso la nuova casa, nel “bush”, la macchia a pochi chilometri da Darwin, nel nord della grande isola. E oggi le quotidiane avventure di Luisa, Jack e James arrivano agli amici italiani in messaggi via tweet e Whatsapp. Miniracconti di due, tre righe, sempre sul confine tra l’ironia e la paura. A cominciare proprio da loro, i coccodrilli. Già, perché Darwin è forse il luogo al mondo con la più alta concentrazione di coccodrilli di acqua salata. Una specie terribile, capace di mimetizzarsi perfettamente nella vegetazione. Di arrivare fino alla porta di casa. Perfino dentro. Apparentemente lenti, quando attaccano compiono scatti rapidissimi che non ti lasciano scampo. Provate a immaginarlo concretamente: aprite la porta di casa per annaffiare il giardino e dovete guardarvi intorno perché da un momento all’altro potreste essere assaliti da un bestione lungo almeno due metri. E noi che ci lamentiamo delle volpi, dei tassi. Che urliamo per un topo. Così ecco il paradosso: il piccolo Jack che vive in mezzo alla natura, che avrebbe a sua disposizione più spazio di tutti i bambini di una città italiana messi insieme, non può uscire dal recinto di robusto acciaio che il padre ha costruito intorno alla casa. Fuori c’è il bush. E Luisa, tra il divertito e il preoccupato, ti manda il suo tweet serale con la ANIMALI PERICOLOSI Coccodrilli e meduse, altri “vicini di casa” che gli australiani affrontano ogni giorno Ansa UN’ITALIANA MANAGER DI BANCA A QUARANT’ANNI HA DECISO DI MOLLARE TUTTO E VOLARE A DARWIN: SERPENTI DAL MORSO LETALE, RAGNI CHE BUCANO LE SCARPE E LE TEMUTISSIME MEDUSE fotografia dell’ultima gita domenicale con la famiglia: tutti in barca, ma accanto allo scafo ecco i bestioni con le fauci spalancate, pronte a chiudersi come una terribile morsa. Ma è soltanto la prima puntata. “Occhio al taipan”, avverte premuroso James. Taipan? Basta una rapida consultazione su internet e ti vengono i brividi: “È il serpente più velenoso dei denti è l’icona del terrore per quest'animale. Eppure, circa il 70 per cento di chi ha la sfortuna di incontrarlo in mare riesce a sopravvivere. La meccanica degli attacchi aiuta a capire perché. Il primo morso dello squalo bianco si definisce esplorativo: la sua mandibola, comparata ad esempio con quella di uno squalo leuca o di un’orca, non è particolarmente possente, ma i suoi denti (venduti nei mercati clandestini a 800 dollari l’uno) sono affilatissimi e provocano dei tagli netti, come quelli che hanno ridotto a brandelli la faccia di Adam. A questo punto lo squalo bianco aspetta che la preda sia completamente intontita dal processo di dissanguamento per tornare alla carica. Sferra il secondo attacco però solo se la preda è di suo gradimento: questo di rado accade con la carne umana, perché gli squali preferiscono animali dai tessuti più grassi, soprattutto le foche. Spesso quindi dopo il primo serpenti velenosi”. A confronto la vipera ti fa sorridere. Con il suo colore marroncino si confonde perfettamente con la vegetazione. E non bastano le rassicurazioni del vicino di casa: “Don’t worry, mangia i topi. Ha paura delle persone... a meno che non si senta minacciato”. Già, ma come fai a sapere che cosa gli fa paura, dovresti essere un esperto della psiche dei rettili. Allora ti prende la tentazione di fare due passi indietro, chiuderti la porta alle spalle e tapparti in casa. Giusto? Mica tanto. Pensate a quei ragnetti fastidiosi che ci ritroviamo a volte negli angoli delle stanze. Che fanno piangere i bambini. Che se mordono ci lasciano un puntino rosso sul braccio. Ecco, Luisa e James ora quasi quasi li rimpiangono. Perché da queste parti c’è ben altro: il ragno dalla ragnatela a imbuto, per dire. Meglio non leggere nemmeno quello che dicono i libri. Ti passerebbe il sonno: “È fornito di ampie ghiandole velenifere e di denti in grado di bucare le unghie e perfino le scarpe”. Bè, almeno lo riconosci dalla ragnatela, con quell’inconfondibile cunicolo. Adesso sei già in piedi sul sofà, che ti attacco se ne va, lasciando alla vittima la possibilità di mettersi in salvo. DEI 5.461 ATTACCHI di squali registrati negli ultimi centocinquant’anni, 1.364 sono risultati fatali. Tra le prede umane preferite del predatore dei mari ci sono i semplici nuotatori (917 casi), seguiti dai surfisti (864), perché lo squalo, animale dotato di pessima vista, confonde la sagoma della tavola con quella di un grosso pesce. Dopo l’operazione chirurgica che l’ha ricucito, Adam ha confessato alla stampa che non vedeva l’ora di tornare in acqua: “Di certo non posso venire morso due volte”, ha dichiarato. Si sbagliava. Certo è improbabile, ma a qualcuno è successo. Greg Pickering è 55enne pescatore subacqueo australiano. Già nel 2004 era stato attaccato da uno squalo al largo delle spiagge di Perth. Lo scorso novembre, è ac- guardi intorno agitando un cuscino contro bestie immaginarie. Forse meglio non rincarare la dose parlando del ragno dalla schiena rossa: “Questa specie abita tutto il continente australiano ed è famosa per la sua pericolosità. Ha un veleno neurotossico che provoca un dolore molto forte”. Non è una grande rassicurazione sapere che “tuttavia, i decessi sono rari. Migliaia di persone vengono morse da questo genere di ragno, ma solo circa il 20% delle vittime richiede delle cure particolari”. Via, scappiamo. Andiamo al mare, dove non ci sono ragni e serpenti. Ma ecco di nuovo la voce calma ed esperta di James, che da queste parti vive felice da quarant’anni: “Ricordati di metterti la muta”. Perché, l’acqua non è così fredda? Già, ma non dimenticarti della medusa a scatola, uno degli esseri viventi più pericolosi del mondo. Che fare? Di nuovo sfogli il manuale: “Assicuratevi di portare una bottiglia di aceto. Applicandolo per 30 secondi sulla puntura, e rimuovendo il tentacolo con caduto di nuovo. Mentre raccoglieva molluschi al largo di Esperanza, uno squalo bianco l’ha assalito. Pickering, un sub con 40 anni di esperienza, non si era nemmeno accorto della presenza dell’animale. Fino a che non ha sentito l’inconfondibile “suono dei denti che triturano le ossa, e mi sono ricordato della prima volta che sono stato attaccato”. Anche questa volta, come già nel 2004, dopo il primo morso il predatore ha lasciato andare l’uomo, permettendogli di mettersi in salvo. Nonostante anche Pickering si ritrovi con il volto deturpato, se l’è cavata con un intervento chirurgico di dieci ore. Ed è entrato nel Guinness dei primati per essere il primo essere umano a venire attaccato due volte da uno squalo, e sopravvivere a entrambe. PER CAPIRE QUALE sia la specie realmente pericolosa, basta guardare ai numeri: per l’asciugamano, ridurrete il danno del morso”. Vabbé, mi tuffo... “No, aspetta, mettiti le scarpe”. Scarpe? Sì, perché rischi di calpestare il temibilissimo pesce pietra, così perfettamente mimetizzato che non puoi distinguerlo dai sassi del fondale. E poi... ci sarebbe anche il polpo dagli anelli blu”. Se non ti è passata la voglia, al largo rischi di incontrare lo squalo bianco. Che se hai la muta potrebbe scambiarti per una foca. E sono cavoli amari. Ma alla fine il pescecane è il meno, i suoi attacchi si contano sulle dita di una mano. Che fare? Alla fine ti viene la voglia di arrenderti: questo non è un posto per me. Ma forse devi fare come milioni di australiani: invece di pensare a una natura a misura d’uomo, preferiscono un uomo a misura della natura. Così abitano felici in una delle terre più belle e incontaminate del mondo. E nonostante tutto raggiungono un’età media uguale a quella di noi europei. Alla faccia di ragni, serpenti, meduse e squali. ogni essere umano ucciso dagli squali, ben 25 milioni di questi predatori marini finiscono nelle reti dei pescatori. La pratica cui vengono sottoposti è tra le più crudeli e contestate dagli animalisti. L’unica parte del corpo dello squalo richiesta dai consumatori sono le pinne, usate per un tipico piatto nuziale cinese, che possono essere vendute a 90 dollari la coppia. Per questo, quando i pescatori catturano un animale, gli tagliano solo queste pregiate estremità e lo ributtano in mare col corpo amputato. Lo squalo, privato delle sue pinne, non può più notare, e finisce soffocato in fondo al mare. In Australia questa pratica è proibita in tutte le regioni ad eccezione dei Northern Territories. Ma, in tutto il Paese, la pesca dello squalo è permessa: la legge si limita a prescrivere l’obbligo di conservare a bordo dei pescherecci l’intera carcassa. 16 LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 PAESI TUOI a cura di Silvano Rubino [email protected] AGENDO BANDIERINA/SERIE TV © © ©Batman da piccolo Gotham, Italia 1, domenica in prima serata La città della cellulosa che conserva storie italiane BAMBINO PIPISTRELLO Il piccolo Bruce vede uccidere i suoi genitori, i facoltosi Thomas e Martha Wayne. Sappiamo tutti che il bambino crescerà per diventare Batman, ma nella serie Gotham il protagonista è la città corrotta e senza speranza che in futuro farà da sfondo alle sue avventure. Curiosa idea quella di Bruno Heller (Roma, The Mentalist) e non priva di rischi. Ma intanto il coraggio è stato premiato da ascolti importanti per il network americano Fox. Mediaset ci scommette e a circa un mese di distanza dalla premiere americana ha mandato ieri in onda su Italia 1 i primi due episodi. Poi, con una strategia chiamata cross-casting, il resto della serie sarà trasmesso ogni lunedì in prime time su Premium Action, canale a pagamento del digitale terrestre. Non è certo la prima volta che la tv si ispira al mondo dei fumetti: in Smallville era stata riscritta completamente la giovinezza di Superman e Arrow o il recentissimo Flash sono alcune delle serie che hanno per protagonisti supereroi. A giudicare dai primi episodi, Gotham sembra avere l’ambizione di voler affascinare anche un pubblico più adulto. Se infatti è vero che gli appassionati di Batman potranno trovare mille riferimenti ai personaggi del fumetto (Catwoman, Pinguino, l’Enigmista e il commissario Gordon, vero protagonista del serial), le atmosfere rimandano ai film di Christopher Nolan sul Cavaliere Oscuro e anche ai classici del noir. Ma per quante stagioni Batman restarà bambino? è un grande patrimonio di archeologia industriale che racC’ conta il nostro passato produttivo, dalle tonnare di Favignana al Molino Stucky a Venezia, dal Villaggio Operaio di Crespi d’Adda alla miniera di zolfo Floristella in Sicilia. Un patrimonio di storia, di lotte operaie e visioni imprenditoriali, di ardite sperimentazioni urbanistiche e architettoniche (http://archeologiaindustriale.net). Un patrimonio spesso in lotta con l’incuria a causa della cronica penuria di fondi che impedisce conservazione, recupero, rivitalizzazione. Grazie ai fondi europei, però, qualcosa si riesce a fare. È il caso di Torviscosa, località del Friuli che è insieme “città di fondazione” (vale a dire centro creato dal nulla durante l'epoca fascista) e company town, perché legata alla storia di uno stabilimento, quello della Snia. L’azienda, nel 1937, decise di produrre lì cellulosa “autarchica”, estraendola dalla canna comune coltivata nei dintorni. La città di allora è praticamente intatta e custodisce il villaggio operaio, le case per i tecnici, le ville dei dirigenti, gli spazi del lavoro e quelli per il tempo libero e lo sport. Poi ci sono le grande piazze, ispirate a quelle “metafisiche” di Giorgio De Chirico e il Cid, il Centro Informazione Documentazione, costruito negli anni 60 come luogo di rappresentanza. Oggi l’edificio è il cuore del recupero che il Comune sta portando avanti e ospita le prime di una serie di mostre. La prima racconta attraverso immagini e documenti il contesto storico in cui Torviscosa nacque, quello delle grandi bonifiche, della battaglia del grano, della fondazione di città durante il regime, un’altra la vicenda del campo di prigionia del Villaggio Roma di Torviscosa, un’altra ancora mette in mostra i plastici degli stabilimenti industriali Snia. (www.comune.torviscosa.ud.it). © Lunedì 13 ottobre Filosofia vissuta Metaponto (Mt), sino al 20 ottobre www.filosofiafestival.it Scoprire la filosofia non tra le mure di una classe, ma nelle terre dove è nata. Il “Festival della Filosofia della Magna Grecia”, che si terrà quest’anno in due fasi, prima a Metaponto e poi in Cilento, farà vivere a 2mila studenti liceali una full immersion nel pensiero occidentale. A TRENTO, al TeatroSanbapolis, parte il tour dell'”incauntautrice” Cristina Donà, che presenta il suo nuovo album “Così vicini” (ore 21, www.cristinadona.it) © Martedì 14 ottobre Note senza confine Luca Raimondo Il meme © TORVISCOSA, IN FRIULI Torviscosa è la località del Friuli fondata durante il fascismo e rimasta intatta Il centro di documentazione è il cuore del recupero che il Comune sta portando avanti e ospita le prime di una serie di mostre. Genova ospita un classico di Camus, “Caligola”, in una versione definitiva dell’opera del 1958, grazie alla traduzione appositamente realizzata da Andrea Bianchi (sino al 26 ottobre, www.teatrodellatosse.it) © Giovedì 16 ottobre Caldarroste in piazza Cuneo, sino al 19 ottobre www.marrone.net In onore del cibo povero per eccellenza, la castagna, la "Fiera nazionale del Marrone" è in realtà ricchissima di sapori e cumentari su artisti, architetti e fotografi (sino al 19 ottobre, www.artecinema.com) © Venerdì 17 ottobre Dolcezza scura Perugia, sino al 26 ottobre www.eurochocolate.com Perugia si conferma capitale della golosità per il ventunesimo anno, con “Eurochocolate”. Le decine di eventi, ma soprattutto Chocolate Show - il grande emporio con 100 aziende, tra piccoli artigiani e grandi imprese dolciarie - sono un ottimo pretesto per scoprire Perugia. Roma, sino al 30 novembre http://romaeuropa.net/ Musica senza confini geografici, ma soprattutto di genere al “RoA LODI la fotografia si maeuropa Festival”, colora di impegno, con il che ospita, al Teatro "Festival della fotografia Eliseo, all'Argentina e etica": mostre, incontri, alla Pelanda nel Matproiezioni, con un octatoio del Testaccio, chio di riguardo all'attiteatro musicale, il vità delle grandi Ong innuovo cantautorato ternazionali (sino al 26, italiano, rock, musica http://festivaldellafotocontemporanea e spegrafiaetica.it) rimentale, etnica, elettronica... Tra gli ospiti, Cristina Donà, stasera suonerà a Trento LaPresse © Sabato 18 ottobre Le Luci della Centrale Storia in città elettrica, con un spettacolo inedito, “Cronache emi- appuntamenti, con tantissimi Bologna, sino al 26 ottobre prodotti tipici, mostre e spetta- www.festadellastoria.unibo.it liane”. coli nel centro cittadino. In strade, piazze e teatri che di storia ne hanno vista passare A TORINO, allo Spazio Don Chisciotte, una mostra che mette a NAPOLI, al San Carlo e all'Au- tanta, va in scena la decima "Feconfronto la scultura di Medardo gusteo, ospita “Artecinema”, fe- sta internazionale della storia" – Rosso e la fotografia di Angelo stival di film sull'arte contempo- quest'anno dedicata a Jacques Garoglio (sino al 9 novembre, ranea, con una selezione di do- Le Goff - che trasforma Bologna www.fondazionebottarilattes.it) © Mercoledì 15 ottobre L'Africa cambia Milano, Triennale, sino al 28 dicembre www.triennale.it Altro che “continente nero”. Oggi l'Africa è la terra dei grandi e velocissimi cambiamenti. Li mette in scena la mostra “Africa Big Change Big Chance” attraverso la cartina di tornasole dell'architettura e dei cambiamenti urbanistici: nelle grandi metropoli si concentrano le sfide più interessanti e anche più drammatiche. IL TEATRO DELLA TOSSE di BANDIERINA/CD di Pasquale Rinaldis © © © Live al Casinò di Sanremo “Rassegna Premio Tenco 2014” di John Trudell CRESCIUTO in una riserva di Sioux Santee, John Trudell è stato portavoce dell’American Indian Movement dal 1973 al 1979. In seguito a un gesto di protesta contro le atrocità perpetrate dal governo Usa nei confronti delle minoranze di nativi americani, brucia la bandiera a stelle e strisce a Washington. Poche ore dopo, sua moglie, i 3 figli e la suocera muoiono in un incendio, forse di natura dolosa. Da quel giorno, inizia la sua personale protesta scrivendo poesie che mette in musica. Magistrale la sua esibizione durante la Rassegna del Premio Tenco 2014 dedicato al tema della Resistenza. Trudell vi era in nome degli indiani nativi americani. in una gigantesca macchina del tempo, con lezioni, conferenze, dibattiti, concerti, spettacoli e mostre. PALAZZO REALE di Milano ospita Vincent Van Gogh, con una selezione di opere dedicate al complesso rapporto tra uomo e natura (sino all'8 marzo 2015, www.vangoghmilano.it) © Domenica 19 ottobre La città nascosta Palermo, sino al 26 ottobre www.leviedeitesori.it CANDIDATO UNICO a cura di Alberto Asquini Le carceri dell’Inquisizione spagnola allo Steri, uniche al mondo, con i muri interamente ricoperti dalle scritte dei prigionieri, la Città sotterranea, tra cripte e catacombe: sono solo due degli oltre 60 tesori in gran parte inediti aperti per “Le vie dei tesori”, festival che propone oltre 100 eventi. NEL BORGO medievale di Melfi (Pz) si svolge la sagra della Varola, il tipico "marroncino" che cresce sulle pendici del Vulture (www.comune.melfi.pz.it). IL DENTE DEL GIUDIZIO Furio Colombo di Guglielmi, la riforma Rai senza punto esclamativo ite Angelo Guglielmi e subito evocate la D televisione, la sua televisione, che è stata unica, senza un prima nè un dopo. È ingiusto, se pensate al vasto lavoro di Guglielmi sulla letteratura, dai tempi del Gruppo 63 in avanti. Ma è inevitabile, se gli affiancate il nome di Stefano Balassone che, con Guglielmi, ha fatto quella televisione unica di cui nessuno si è dimenticato. I due nomi adesso appaiono accanto sulla copertina blu di un saggio Bompiani, Finalmente la riforma della Rai! con un punto esclamativo che coglie di sorpresa anche il lettore più distratto, perchè tradisce una euforia, che attraversa anche il libro e che conforta, dati i tempi, ma non sembra in linea con l’asciutta cifra retorica di Guglielmi. Comunque, nelle mani di persone come Guglielmi e Balassone il lettore sa che troverà rigore, informazione accurata sul passato e competenza sulle cose fatte e sul che fare. IL LIBRETTO BLU È INFATTI UNA BREVE ma densa enciclopedia di tutto ciò che è stato televisione in Italia, e che potrà essere televisione in Italia. Con due espedienti che giovano molto alla possibilità di definire questo testo “il manuale del che fare adesso”. Il primo è di non ricominciare da capo con la storia del come nasce la Rai, come si evolve, come giunge al nuovo giorno del duopolio con Mediaset. Si comincia da dove Guglielmi e Balassone mettono mano non a fare (facevano televi- sione da molto prima) ma a dirigere e a cambiare la strana cosa che si sono trovati in mano, con una prima grande sorpresa: la strana cosa comincia a vivere di nuova vita lungo un percorso che sembrava impossibile. Qui, nel lungo periodo di totale novità, di successo e (oggi) di quasi inspiegabile libertà editoriale, si situa forse la radice del modo quasi felice con cui i due autori redigono il progetto di una nuova Rai del futuro che sta per venire, e si avviano (si direbbe dal tono fiducioso e festoso) a impegnarsi per farlo. Ed è qui, e per questo, che qualche osservazione è necessaria. La prima è che ciò che resta della Rai, nelle mani non particolarmente competenti di chi ora la dirige, non crea adrenalina da attesa. Se mai cerimonie, tavole, rotonde, sermoni, appelli per il bene della nazione. E, sempre chi lavora e ha lavorato davvero in Rai, finisce per essere sgridato e per ascoltare l’annuncio di tagli e punizioni, e per accettare fantozzianamente la presunta saggezza di sempre nuovi venuti. Infine la politica. Non è stata estirpata quella che c’era. Ma già sappiamo che il favoloso mondo di Renzi farà la sua parte. Per queste ragioni ho letto questo saggio con un interesse reso vivace non solo dall’argomento ma anche dalla scrittura. Però toglierei dal titolo il punto esclamativo. Il progetto è bello, le riflessioni importanti. Ma la riforma della Rai non sta per arrivare. IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ PALCOSCENICO L’ARTE DI COSTRUIRE Sguardi profondi del teatro veneto edere e guardare. A Sguardi, vetrina del teaV tro veneto itinerante, que- st’anno a Vicenza, invece si va a fondo, a scandagliare le migliori novità tra Venezia e dintorni. Quattro giorni, trenta spettacoli; abbiamo scelto di raccontare Naveneva dei Naturalis Labor con suggestioni immaginifiche e la creazione di un mondo, fanciullesco e irreale, ma anche d’archeologia e scoperta. Le tante macchinerie dal sapore polveroso e seppiato, i timoni e le funi spesse, il legno e le tante mappe nautiche ci portano dentro l'avventura. In un attimo le LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 OBITUARY La pianificazione urbana frena il caos n grattacielo al giorno, un boulevard ogni tre” è il detto poU polare che descrive la sfrenata rapidità con cui si sta sviluppando la citta di Shenzhen, nel sud della Cina. Shenzhen si trova Tiziano Terzani fino a De Gregori e al suo Titanic. I grandi esploratori, la Compagnia delle Indie, la fuliggine e la fatica della Storia, marinai e bucanieri, le sirene ed il Vecchio e il mare, fino a Folco Quilici e Robinson Crusoe, Naveneva è un connubio tra il navigare esistenziale e la conoscenza, le mappe e le carte perché l'importante non è trovare la retta via ma soltanto una rotta da solcare. Conta il viaggio e non la meta. Non smettere mai di andare, di sbagliare strada, di cercare ancora. nella zona conosciuta come Pearl River Delta, il cuore manifatturiero del mondo, dove si produce la maggior parte degli oggetti che ci circondano: apparati elettronici, abiti, mobili, pure caramelle. Nel 1979 un’area occupata da villaggi di pescatori e contadini venne dichiarata Zona Economica Speciale, a causa della prossimità con Hong Kong. Oggi a Shenzhen vivono venti milioni di persone, immigrati da altre province della Cina e impiegati come operai o nel settore dei servizi. Ci si immagina che un luogo con tali caratteristiche sia l’apoteosi del caos, e invece sembra essere la prova che una pianificazione urbana può guidare lo sviluppo in maniera civile, sostenuto da parchi lussureggianti e grandi arterie di circolazione che servono a decomprimere la densità e a dare ordine alla selva di grattacieli che ne punteggiano l’orizzonte. La sede della borsa di Shenzhen, progettata da Rem Koolhaas / OMA si distingue per la generosità degli spazi pubblici che la circondano e per l’altissimo livello delle finiture. L’edificio, molto semplice nella sua forma, una torre spoglia che a trenta metri dal suolo sostiene un volume orizzontale, rivela alcuni dettagli allo stesso tempo costosissimi e austeri (diversi rivestimenti in pietra grigia, lastre di vetro ampie per le finestrature) che simboleggiano una nuova fase del capitalismo cinese, sempre attento alla qualità della produzione. Tommaso Chimenti Valentin Blum Un’immagine dello spettacolo Naveneva pagine di Salgari o l’inchiostro al gusto di mal d’Africa di Conrad emergono materiche con navi del mistero, aborigeni e foreste minacciose e magnifiche, imponenti e inquietanti. Le musichette vintage, alternate ad un tappeto sonoro da pirati, aprono il respiro a conquiste antropologiche alla Indiana Jones, a quella curiosità insita nell’uomo-Ulisse che spinge ad andare oltre, a conoscere, a viaggiare fuori e dentro di sé. Si sente l'odore di Sandokan e Magellano, di Vespucci o Colombo, di King Kong e Braccio di Ferro, di Marco Polo e LIBRI RARI D.C. (DOPO CHRISTIE) L’Italia sconcertante di Pietro Consagra Un assassino scemo contro i Cardillo n libricino del 1974, Welcome to Italy, Pietro U Consagra presentava una serie di fotografie dedicate ai paracarri italiani, che l’artista identi- © © © I tre giorni della Famiglia Cardillo Flavio Pagano, Piemme, pagine 290, euro 15,50 ficava come segnale fallico, esplicito ed arrogante ammonimento del potere. Nel 1987, sempre per l’editore Scheiwiller, pubblica L’Italia non finita, una raccolta di fotografie di edifici italiani non completati, che l’artista considera come una grande categoria espressiva, che si identifica con la crisi che investe il potere. Gli edifici selezionati partono dal quinto secolo a. C. con il tempio di Segesta, lasciato incompiuto dopo la fuga degli architetti greci a seguito della sconfitta subita dalla città in guerra contro Selinunte e Cartagine, così come qualche anno prima il Tempio G di Selinunte aveva subito la stessa sorte a causa della conquista della città da parte dei Cartaginesi. Si giunge fino alla metà del 1700 con il Palazzo Ve- nier dei Leoni di Venezia, passando per Roma con il Palazzo Pio Righetti, Madonna dei Sette Dolori, Sant’Andrea delle Fratte, Villa Madama. Altri significativi casi di ‘non finito’ citati sono il Palazzo Bentivoglio di Bologna, il Palazzo della Pilotta di Parma, il palazzo Valmarana di Vicenza e Santa Maria del Fiore di Firenze. Fino a casi estremi come il meraviglioso Mausoleo di Teodorico a Ravenna ‘che è lasciato all’interno privo di una sola giornata di scalpello’. Scrive Consagra nella presentazione: “È da considerarsi che quasi tutti gli edifici storici italiani, come sono stati progettati e portati avanti sono rimasti mai più ultimati…Esiste infatti una Italia sovrapposta, una immensa Italia di edifici sovrapposti, strafalciona e aggressiva, proterva nelle nuove forme da imporre: uno stile sopra un altro. Una Italia sconcertante”. Adele Marini LE BUONE PRATICHE Domenico Finiguerra di 17 Quei “comitatini“ che disturbano Renzi bloccasblocca. # Come annunciato apriamo una parentesi per approfondire il pessimo Sblocca Italia. Il decreto che il tweet premier ha partorito, insieme soprattutto al ministro Lupi, sotto la dettatura ideologica del partito del cemento e delle lobbies del petrolio, dell’energie e degli inceneritori. Era partito da lontano Matteo Renzi. Qualche mese fa annunciava la propria determinazione a sbarazzarsi dei tanti comitatini che si oppongono nel paese al modello di sviluppo da lui perfettamente incarnato. L’ha fatto ovviamente con un bel colpo mediatico. A un paese stanco ed in crisi profonda, ha indicato i comitatini come un intralcio per le sue riforme e per la sua energia: “È impossibile andare a parlare di energia e ambiente in Europa se nel frattempo non sfrutti l’energia e l’ambiente che hai in Sicilia e in Basilicata. Io mi vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei tranquillamente raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40 mila persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini”. Ecco fatto. “Volete il lavoro? Volete energia? Io sono rapido e potrei fare questo, quello e quest’altro, ma ci sono i comitatini che me lo impediscono!” Partiamo da qui. Partiamo da quello che lo Sblocca Italia, prima ancora di vomitare asfalto e cemento sulle campagne e di penetrare con trivelle la terra e il mare tanto amato da viaggiatori e poeti, deve portare a casa come una premessa necessaria, un lavoretto preliminare: azzerare la partecipazione dei cittadini e dei sindaci per imporre - seguendo una logica verticale, dall’alto verso il basso - tutte le “pillole” di devastazione e saccheggio di territorio e bellezza. Il decreto è munito di una splendida e meravigliosa “arma letale” un specie di jolly spazza comitatini: la dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza dell’opera prevista. Ciò significa che utilizzando il jolly si partirà veloci con l’esproprio e ogni opposizione sarà rimossa, ogni contestazione tacitata, e se i comitatini o i sindaci continueranno a mettersi di traverso, saranno guai. Sono interventi strategici, sono per il bene del Paese. E se qualcuno si oppone interviene la celere. L’Italia sarà un’enorme Val di Susa? Lo vedremo. I Comitatini, intanto, si sono dati appuntamento per il 15 e 16 ottobre a Montecitorio. e divertenti peripezie dei Cardillo, famiglia mafiosa italo-americana, sono una L scelta insolita per questa rubrica, dedicata al giallo in senso stretto. Ma la trama del libro di Flavio Pagano è costruita come quella di un rigoroso thriller serio e il risultato è tale da far risaltare ancora di più gli aspetti grotteschi della storia. In sintesi, “una mafiàba”. I Cardillo sono quattro: Tony, capofamiglia frustrato perché non riesce a far carriera nella malavita di Detroit, la moglie sexy-cicciona Mary, i figli Ginny e Charlie. Il romanzo si apre con i preparativi della famiglia Cardillo per un epico ritorno in Italia. Sono invitati alle fastose nozze della figlia di Pinuccio ‘o Cavaliere, “uno degli ultimi grandi boss della Cupola, un uomo d’onore all’antica, rispettato da Cosa Nostra, dalla camorra, dalla ‘ndrangheta, dai narcotrafficanti sudamericani, e persino dalla malavita russa e da quella cinese”. A dire il vero, la destinazione è fuori dalle location classiche della camorra: il Cilento dei monti Alburni, nel Salernitano, già sfondo della saga di Benvenuti al sud. Il libro è un’orgia di citazioni cinematografiche. Sbarcati a Fiumicino, Tony e i suoi familiari, ovviamente agghindati come tamarri emigranti doc, iniziano il viaggio in auto e si perdono tra i monti Alburni. Lì si aggira un serial killer che ha fatto fuori due ragazze e un autostoppista. Tony si allontana per fare la cacca e rimane intrappolato in una grotta. Il serial killer, sotto le mentite e bislacche spoglie dello scemo del paese, riesce a ingannare la moglie e i figli del gregario mafioso e li imprigiona. A quel punto entrano in scena altri personaggi riusciti, dal maresciallo dei carabinieri al pastore solitario che in realtà è un potente padrino, e si scatena un’esilarante e serrata caccia all’uomo. La scena madre, emblematica, è quella del primo indizio trovato dagli investigatori, prontamente diffuso dagli schermi tv diItalietta nostra, parodia dei contenitori pomeridiani basati sul dolore spettacolarizzato. Si tratta delle feci di Tony. Davanti al televisiore, il commento di Pinuccio ‘o Cavaliere, rivolto alla moglie, è fantastico: “A cacata ‘e Tony nun è ‘na cacata normale, è ‘na cacata da esclusiva nazionale! Hai capito, Cuncettina?”. Non c’è bisogno di tradurre. Fabrizio d’Esposito BANDIERINA/RADIO di s.c. © © © La maratona tra la radio e le scuole La lingua batte - giornata proGrammatica, 17 ottobre, Radio3 IL DENTE DELL’ITALIANO Dopo il successo della scorsa edizione, venerdì 17 ottobre la trasmissione La Lingua Batte organizza la seconda edizione della Giornata proGrammatica, un’ideale maratona tra la radio e le scuole d’Italia per promuovere e valorizzare la nostra lingua in tutti i suoi aspetti. Il tema scelto quest'anno è la punteggiatura. Come nel 2013, durante tutta la giornata il palinsesto di Radio3 si concentrerà sull'italiano e la sua grammatica. A confrontarsi con gli studenti d’Italia saranno scrittori, studiosi, artisti e traduttori come Licia Corbolante, Mario Desiati, Angelo Ferracuti, Sergio Garufi, Simone Lenzi dei Virginiana Miller, Cecilia Robustelli, Flavio Santi, Elisa Tonani, Giorgio Vasta. Creava mondi senza tempo di Giulia Zaccariello [email protected] SCRITTORE, fumettista, sceneggiatore. Così lo definiscono le biografie, anche se chi bazzica tra le strade fatte di carta e profumate di inchiostro sa che lui era prima di tutto un creatore di mondi, di universi fuori dal tempo e dallo spazio, di personaggi in grado di dare un senso agli angoli vuoti della nostra mente. La sua era una fantasia difficile da contenere, si riversava in centinaia di pagine e pubblicazioni. come un fiume da arginare. Storie su storie, tutte finite sugli scaffali delle librerie o nelle edicole, perché, come raccontò lui stesso, “niente va tenuto nel cassetto, tutto quello che si produce deve avere un pubblico”. Aveva 48 anni Lorenzo Bartoli. È morto qualche giorno fa, a Roma, a causa di una malattia che si portava dietro da tempo. Cresciuto a pane ed Hemingway, è stato il padre, insieme al suo socio e amico di una vita Roberto Recchioni, di John Doe, serie a fumetti che, per quasi 10 anni, ha appassionato migliaia di lettori. Il protagonista è il direttore della Trapassati Inc., azienda che gestisce la dipartita degli esseri umani, e lavora a stretto contatto con la sarcastica, quanto affascinante, signora Morte. È stata questa la creatura che l'ha reso famoso nel mondo del fumetto, italiano e non. Un'opera costellata di riferimenti cinematografici e letterari, in grado di prenderti per mano e accompagnarti in una dimensione al confine tra vita e non vita, tra realtà e sogno. Ma chi divora fumetti sa che Bartoli è stato anche il creatore di un'altra serie cult, gioia dei collezionisti, quella di Arthur King, uscita per la prima volta nel 1993. Scriveva Bartoli, sempre con la penna in mano. In una carriera lunga un quarto di secolo è stato capace di produrre di tutto: fumetti, storie per bambini, e poi, perché no, romanzi. Amava definirsi un “autore molto letterario”, interessato “all'epica delle briciole, a destini unici ma microscopici”. Lo faceva per una particolare forma di amore verso se stesso, ma soprattutto verso i lettori, ai quali sembrava volesse dare tutto. 18 DALLA PRIMA LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ MA MI FACCIA IL PIACERE EDITORIALE di Marco Travaglio Trovare il futuro tra Ebola e alluvioni di Ferruccio Sansa bola e l’alluvione di Genova. E Due vergogne che paiono lontanissime: una si consuma, per adesso, in Africa. L’altra in una delle nostre città, dimenticata come L’Aquila al proprio destino. Eppure un filo le lega: la mancanza di senso del futuro che sempre di più affligge le classi dirigenti, ma anche l’opinione pubblica. Noi. Perché entrambe si sarebbero potuto evitare. E in tutti e due i casi si può, si deve cercare con ogni mezzo di evitare ulteriori catastrofi. Ma bisogna, a Genova come in Africa, agire subito. Perché il futuro è destinato a diventare un presente, magari anche terribilmente vicino. Così in Liguria per decenni il futuro è stato calpestato da amministratori (di centrosinistra e cen- trodestra) incapaci, a essere benevoli, che hanno lasciato cementificare ogni centimentro libero, magari spalancando le porte a imprenditori amici. Che hanno fatto costruire porti alle foci dei fiumi, centri commerciali nelle zone a rischio. Che hanno speso milioni per pubblicità istituzionale, per opere inutili, per ospitare il Giro d’Italia mentre mancava il denaro per arginare i torrenti. Ma non dimentichiamo quegli imprenditori che al profitto individuale hanno sacrificato la vita degli altri. E nemmeno la stampa, che per lisciare il pelo al potente di turno ha taciuto sulla prostituzione di una terra bellissima, ma delicata. La stessa scena abbiamo visto in questi mesi di fronte all’Ebola: mentre il male si diffondeva inesorabilmente, assistevamo all’immondo spettacolo di governanti che in Italia, ma anche nel resto d’Europa e in America, si dilaniavano per un punto di pil, peggio per riforme inutili, per accaparrarsi poltrone. Ce ne siamo, come al solito, fottuti degli africani che morivano. Ma, facendo così, abbiamo messo a repentaglio la nostra esistenza. Com’è stato possibile? Forse non è soltanto una questione di banale egoismo. C’è in fondo anche una vena di disperazione in questo atteggiamento. C’è una paradossale sottovalutazione del ruolo di ognuno. Della politica, che continua a sentirsi delegittimata e minacciata dall’antipolitica, ma ignora come governare significhi decidere il destino, perfino la sopravvivenza dei cittadini. Della stampa, che dimentica quanto sia essenziale denunciare, ricordare le vere priorità della popolazione. E di noi singoli: ignorando oggi l’invasione del cemento nelle città dove viviamo metteremo domani a rischio i nostri figli che vanno a scuola; chiudendo adesso gli occhi di fronte agli africani massacrati dalla malattia rischieremo di vedere presto stravolta la nostra esistenza. Siamo forse ancora in tempo: per evitare nuove alluvioni a Genova, per fermare l’Ebola. Ma il futuro comincia adesso. Ora bisogna agire. il Fatto Quotidiano del lunedì a cura di Ferruccio Sansa con Salvatore Cannavò, Alessandro Ferrucci, Emiliano Liuzzi, Paola Porciello Progetto grafico Paolo Residori Grafica Fabio Corsi il Fatto Quotidiano Direttore responsabile Antonio Padellaro Condirettore Marco Travaglio Direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez Caporedattore centrale Ettore Boffano Caporedattore Edoardo Novella Caporedattore (Inchieste) Marco Lillo Art director Paolo Residori Redazione 00193 Roma , Via Valadier n° 42 tel. +39 06 32818.1, fax +39 06 32818.230 mail: [email protected] - sito: www.ilfattoquotidiano.it Editoriale il Fatto S.p.A. sede legale: 00193 Roma , Via Valadier n° 42 Presidente:Antonio Padellaro Amministratore delegato: Cinzia Monteverdi Consiglio di Amministrazione: Luca D’Aprile, Peter Gomez, Marco Tarò, Marco Travaglio, Lorenzo Fazio omunicato strategico n.1. “Colpirne tre C per educarne 400. Matteo Renzi ha deciso che un ‘processo’ contro i senatori Pd Mineo, Casson e Ricchiuti va fatto. Perchè il messaggio arrivi a tutti i 400 parlamentari democratici. Ovvero c’è spazio per il dissenso, ma non per l’anarchia che frena l’azione dell’esecutivo” (Repubblica, 10-10). Br, Brigate Renzi. Pagamenti. “Ho pagato con 8 anni di ostracismo” (Renato Farina, riammesso nell’Ordine dei Giornalisti dopo il patteggiamento di 6 mesi per favoreggiamento nel sequestro Obu Omar, 10-10). “Farina, per colpe tutte da dimostrare, ha già pagato duramente” (Maurizio Gasparri, Forza Italia, 10-10). Un seggio alla Camera per cinque anni è una pena più che sufficiente. Piccoli Gelli crescono. “Sarebbe interessante sapere come sia giudicata da Sky, che ha mostrato sempre equidistanza dalla politica, l’affiliazione di Fedez al M5S, visto che è un volto di punta dell’emittente”(Federico Gelli ed Ernesto Magorno, deputati Pd, 10-10). Sarebbe altresì interessante sapere che cosa contengano, eventualmente, i crani degli on. Gelli e Magorno. Canti orfinici.“La Guzzanti dimostra che la crisi di una certa cultura ‘di sinistra’ è ormai irreversibile” (Matteo Orfini, presidente Pd, 9-10). Casomai non bastasse la presenza di Orfini. Fessino. “Se il Parlamento restasse chiuso sei mesi, nessuno se ne accorgerebbe” (Piero Fassino, Pd, 11-10). Invece quando Fassino era deputato ce ne saremmo accorti: avrebbe fatto meno danni. Federalismo penale. “La rivolta nelle Regioni: ‘Decidiamo noi le spese e basta controlli’. I presidenti dei Consigli vogliono ridare più soldi ai partiti e protestano contro la Corte dei Conti” (Repubblica, 10-10). Sta’ a vedere che non si può più neppure rubare in santa pace. Armiamoci e partite. “Truppe dell’Onu per battere l’Isi” (Pierferdinando Casini e Fabrizio Cicchitto, Corriere, 11-10). Bravi, facciamo così: andate avanti voi, poi noi arriviamo. Gabbio. “Sabina Guzzanti, comica fallita, spalleggiata dal Fatto Quotidiano e dall’ex pm e politico fallito Ingroia, ha solidarizzato con Riina inteso come il capo della mafia oggi al gabbio” (Alessandro Sallusti, il Giornale, 10-10). Invece Sallusti ha sempre solidarizzato con Dell’Utri, inteso come il complice della mafia oggi al gabbio: da bravo cronista, va sempre alla fonte. L’onorevole. “Sollecito il ministro Padoan e la Consob a chiarire se, durante Juve-Roma, ci siano stati atti che ledono le normative vigenti, svantaggiando e penalizzando gli incolpevoli azionisti. Più che dall’art. 18, gli imprenditori stranieri sono messi in fuga soprattutto da questa arbitrarietà e mancanza di certezza nell’applicazione delle regole, assolutamente impensabile in qualsiasi altra parte del mondo civilizzato” (Marco Miccoli, deputato Pd, 7-10). Quasi come la presenza in Parlamento dell’on. Miccoli. Il condannato. “E poi c’è Travaglio, travestito da pseudo-tifoso juventino come solo lui sa fare e rappresentare” (Luciano Moggi, Libero, 7-10). Parola di uno che ha servito la Lazio, la Roma e il Torino, in quest’ultimo caso anche arruolando mignotte per arbitri Uefa, per poi passare alla Juve e regalarle la revoca di due scudetti e la sua prima retrocessione in serie B: un vero tifoso juventino, senza travestimenti. L’ostile Juventus. “Vorrei che Totti se ne andasse a giocare nel suo campionato” (Emma Winter, moglie di Andrea Agnelli, 6-10). Quello dove si gioca 11 contro 11. Abbonamenti FORME DI ABBONAMENTO COME ABBONARSI • Abbonamento postale annuale (Italia) Prezzo 290,00 e Prezzo 220,00 e Prezzo 200,00 e • 6 giorni • 5 giorni • 4 giorni • Abbonamento postale semestrale (Italia) Prezzo 170,00 e Prezzo 135,00 e Prezzo 120,00 e • 6 giorni • 5 giorni • 4 giorni • Modalità Coupon annuale * (Italia) Prezzo 370,00 e Prezzo 320,00 e • 7 giorni • 6 giorni • Modalità Coupon semestrale * (Italia) Prezzo 190,00 e Prezzo 180,00 e • 7 giorni • 6 giorni • Abbonamento in edicola annuale (Italia) Prezzo 305,00 e • 7 giorni Prezzo 290,00 e • 6 giorni È possibile sottoscrivere l’abbonamento su: https://shop.ilfattoquotidiano.it/abbonamenti/ • Abbonamento in edicola semestrale (Italia) Prezzo 185,00 e • 7 giorni Prezzo 170,00 e • 6 giorni Oppure rivolgendosi all’ufficio abbonati tel. +39 0521 1687687, fax +39 06 92912167 o all’indirizzo mail: [email protected] ABBONAMENTO DIGITALE • Mia - Il Fatto Quotidiano (su tablet e smartphone) Abbonamento settimanale 5,49 e Abbonamento mensile 17,99 e Abbonamento semestrale 94,99 e Abbonamento annuale 179,99 e • il Fatto Quotidiano - Pdf (su Pc) Abbonamento settimanale Abbonamento mensile Abbonamento semestrale Abbonamento annuale 4,00 e 12,00 e 70,00 e 130,00 e * attenzione accertarsi prima che la zona sia raggiunta dalla distribuzione de Il Fatto Quotidiano Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4; Centro Stampa Unione Sarda S. p. 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Una metropoli dove la tradizione incontra il mondo che cambia DISEGNA PER NOI Disegna le notizie del mondo e della tua città che ti hanno colpito. E inviale a [email protected] Le metteremo sul sito diario di una madre qualunque Noi bambini a Genova di Maria Valerio Valeria S LASCIATE CHE I BAMBINI Il marmo più vivo della carne di Tomaso Montanari di Giuliano Finelli, Busto di Michelangelo Buonarroti il Giovane, 1630, Firenze, Casa Buonarroti IL DISCENDENTE DI MICHELANGELO Chi lo direbbe che questa specie di mangiafuoco barbuto e accigliato è fatto di marmo? E chi direbbe che sotto questo aspetto irsuto e irascibile batteva il cuore di un poeta? Di un simpatico fiorentino, che visse quattrocento anni fa e che discendeva dal grande Michelangelo, chiamandosi proprio come lui? Se oggi abbiamo questo fantastico ritratto lo dobbiamo ad un'agenda troppo piena. Tra il 1625 ed il 1632 il più grande scultore italiano (che si chiamava Gian Lorenzo Bernini) dovette abbandonare lo scalpello per dedicarsi tutto all'arte dell'architettura, necessario per terminare gli interni della Basilica di San Pietro in Vaticano. Tra gli effetti di questa temporanea eclissi ci fu anche quello di concedere uno spazio di libertà e affermazione ad alcuni dei suoi seguaci ed allievi: primo tra tutti il grande Giuliano Finelli. È dunque a quest’ultimo che si rivolse, nel 1630, il fiorentino Michelangelo Buonarroti il Giovane (1568-1642). Il risultato fu questo busto strepitoso: forse l’apice del naturalismo (cioè dell'arte di imitare la natura più fedelmente possibile: proprio come aveva fatto Caravaggio, e come poi farà il cinema) in scultura. Tutto si gioca sulla capacità di Giuliano di piegare il marmo a mimare – come fosse creta, o meglio cera – i materiali da lui più diversi: i capelli ribelli, le sopracciglia e i baffi arruffati di questo burbero, ma benefico, signore; ma anche il cuoio del corpetto (quella specie di gilé), così diverso dalla camicia inamidata e dal mantello pesante – quasi un tabarro, come lo avrebbero chiamato i vostri trisnonni. Fino al vertice maniacale del laccio che pende dal collo, e dell’ape (trasparente omaggio allo stemma del papa Urbano VIII, cui il Buonarroti svolazzava intorno) ritratta in modo galileianamente esatto, anche se poeticamente domestica. Finelli, d'altra parte, rinuncia del tutto al movimento: il nostro il Buonarroti è rigidamente frontale. E rinuncia anche all'illusione della presenza psicologica: gli occhi, per esempio, sono senza pupille, e la mano non corre a coinvolgere chi guarda. Tutto è affidato alla materia, non allo spirito. E il committente dovette esserne entusiasta, se – quando aprì la sua lettera di ricevuta e ringraziamento – Finelli arrossì (lo scrive lui stesso, rispondendo al Buonarroti il 28 dicembre 1630) «di maniera, per tanto cumulo di lodi che ci trovai dentro, che se bene soffiava una gagliarda tramontana che ci regna ancor oggi, mi sentii riscaldare la faccia di tal sorte che mi pareva essere nel cuore del solleone». ono usciti dalla casa dei nonni correndo come al solito, i bambini. Sembravano, vedendoci, un po’ sorpresi della nostra visibile inquietudine. C’era fango sulla strada davanti al portone della scuola, sì, sporcizia, carta, plastica. Saliti in macchina, hanno cominciato a parlare del campionato, come sempre. Poi, a richiesta, hanno riferito sommariamente della giornata e dei giochi. Pian piano, guardandosi intorno, sono diventati silenziosi. Passavano camion dei Vigili del Fuoco, quelli che normalmente provocano il loro entusiasmo. A un certo punto ci ha sfiorati un autocarro con un canotto sul pianale, tute da sommozzatori, bombole di ossigeno. Il traffico era fermo, le sirene stentavano a farsi largo. L’autoradio ha interrotto le musiche, una voce tesa parlava di acqua che invadeva le strade, di gente in pericolo, di morti. Il fiume, anzi tanti fiumi, uscivano dall’alveo. All’improvviso Giovanni si è ricordato: quand’ero piccolo era già successo, erano morte due bambine’. Poi silenzio. Anch’io ho ricordato, eravamo anche allora in macchina con i figli. Quel giorno avevo visto l’acqua salire, salire, arrivare fino a metà della portiera. Poi la sorte, chissà cos’altro, ci aveva messo tutti al riparo. Appena cento metri più avanti del disastro. Allora mi ero guardata intorno e avevo pianto. Loro non hanno pianto, ma tacevano e mi interrogavano con lo sguardo. Di che cosa dobbiamo avere paura? Del fiume, della pioggia? Delle macchine ferme in colonna mentre l’acqua intorno sale e siamo intrappolati? Una volta a casa, hanno ripreso a parlare, si sono messi all’opera con i lego e le figurine. Ma allora ho cominciato a chiedermelo io. Cosa posso rispondere? Che non devono mai aver paura, come faccio di solito. O che devono aver paura della natura, della città nel cui grembo gli toccherà di vivere? O di noi, che non abbiamo saputo difendere la natura e la città degli uomini né ora né per il futuro? ilfattoquotidiano.it/blog / Mammamondo/ 20 LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 VIVARIO La bambina stretta alla cavalla di Maurizio Maggiani TAM TAM Misoginia, non state zitte! di Marina Valcarenghi U na donna può studiare ma non può esprimere un pensiero originale” affermò un mio paziente senza nemmeno paura di essere strangolato: doveva sembrargli un concetto ovvio. A un recente convegno di psicoanalisi un rappresentante istituzionale della categoria ha aderito a questa scuola di pensiero osservando come il costante aumento delle donne psicologhe ridurrà inevitabilmente la nostra materia all’“accadimento”, al sostegno e all’orientamento, a scapito della ricerca e della dimensione scientifica. Fantastico esempio di come la misoginia abbia cambiato forma adattandosi al presente. Nessuno borbotta più: “taset se no te moeret” come a Milano o “che la piasa, che la tasa e che la staga in casa” come nel nord est, ma si constata non senza amarezza l’inevitabile degrado delle professioni intellettuali nella misura in cui finiscono in mani femminili. A quel convegno ero fra gli oratori e non potevo attaccarlo subito, ma nella discussione successiva ai nostri interventi, nessuna donna dalla platea sollevò obiezioni. E anche io – presa da scoramento – decisi di tacere. E me ne voglio per questo. Dovremmo reagire ogni volta, invece, anche quando ci sembra tutto troppo stupido perché ne valga la pena. Avrei dovuto dire a quel collega che la misoginia è una patologia pericolosa ma che impegnandosi si può guarire, avrei dovuto chiedergli quale contributo avesse offerto lui alla ricerca e avrei anche dovuto proporgli di vergognarsi per la sua ignoranza del lavoro scientifico e teorico delle donne nella nostra professione. Non deve passare l’idea riduttiva che le donne avvocato si occupano di diritto di famiglia, le donne medico di pediatria e ginecologia e le psicologhe di orientamento e sostegno e se invece fanno i chirurghi d’urgenza, le penaliste, le giuriste o se fanno teoria nella psicoanalisi non sono credibili e si fa finta di niente. ilfattoquotidiano.it/blog / mvalcarenghi/ O L’ULTIMA PAROLA gni tanto passa di qua una cavalla che si chiama Bambolina. Non è una puledra, i suoi leggiadri e spensierati pascoli da puledra, sempre che ne abbia avuti, li ha lasciati da un pezzo ormai, ma una signora cavalla, una signora con il nome da signorina. È un mezzosangue, frutto dei semi augusti lombi di qualche ramo cadetto di vecchia famiglia di corridori, e come è destino comune dei mezzosangue ha avuto modo di vederne e di patirne di ogni, ma come è nelle fortune dei mezzosangue, è abbastanza intelli- gente e robusta da essere arrivata fin qui sana e salva. La monta una bambolina, lei sì, una ragazza così dolce e determinata, così minuscola e immota, lontana, da non potersi chiamare diversamente. Invece si chiama Elena, e non ha scelto lei né il suo nome né quello della sua cavalla. Naturalmente la cavalla e la sua cavallerizza si chiamano così da quando sono nate, la ragazza in una casa nel mezzo della campagna che coltiva la sua famiglia e la cavalla laggiù, nello sprofondo di un crudele allevamento di cor- IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ ridori. Acqua passata, anche se certi scarti, certi fremiti, certe occhiate, dicono che la cavalla ha buona memoria. Erano così lontane fino a ieri, e ora le guardo e sembrano nate lo stesso giorno nella stessa culla. Sono così diverse, hanno corpi e anime così difformi, che devono tenersi strette strette l’una all’altra da diventare l’una il desiderio dell’altra. Passano ogni tanto di qua la cavalla con la sua bambolina, e io mi fermo per salutare, saluto da lontano, per non disturbare.