Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012
num. 3 - Anno II maggio/giugno 2013
pagina
2
®
numero 3 - maggio/giugno 2013
Editoriale
La corsa della comunicazione
NOI
Collabtuooraarticcoolon
inviaci il
thalia.it
magazine@men
Scopri il nostro
mondo su
tare
Vuoi divoepnle?
purple pe
tuo
ttraverso il
Collegati a e all’area dedicata
n
smartpho
®
Registrazione al Tribunale di Napoli
N. 27 del 6/4/2012
Direttore Responsabile: Fabrizio Ponsiglione
Direttore Editoriale: Stefania Buonavolontà
Art Director: Marco Iazzetta
Grafica & Impaginazione: Menthalia Design
Hanno collaborato in questo numero:
Valeria Aiello, Stefania Buonavolontà,
Flaviana Cimmino, Andrea Ponsiglione,
Marco Quadretti, Elena Serra, Alice Setafina,
Diego Vecchione
Menthalia srl direzione/amministrazione
80125 Napoli – 49, Piazzale V. Tecchio
Ph. +39 081 621911 • Fax +39 081 622445
Sedi di rappresentanza:
20097 S. Donato M.se (MI) – 22, Via A. Moro
50132 Firenze – 17/A, Via degli Artisti
Tutti i marchi riportati appartengono ai legittimi proprietari.
La pubblicazione delle immagini all’interno dei
“Servizi Speciali” è consentita ai fini dell'esercizio
del diritto di cronaca.
“Uno, due, tre, quattro, nevica lì dove siete signor Thiesen?
Se sì, volete telegrafarmi?”. Un breve messaggio vocale, il primo messaggio a viaggiare senza fili. Era il 1906 quando la
prima trasmissione radiofonica della storia venne udita sulla
costa del Massachusetts, a trasmetterla il canadese Reginals
Fessenden. Da quel momento la storia di uno dei principali
sistemi di comunicazione si arricchisce di piccole dimostrazioni della sua utilità, passando nel 1912 dal segnale di SOS
del Titanic. Nei primi 30 anni di diffusione nascono contenuti e linguaggi, prodotti e consumatori. Fino all’arrivo del
fascismo, quando un decreto stabilì che l’informazione fosse
gestita dall’agenzia Stefani, organo di stampa ufficiale del regime, attraverso l’EIAR (Ente Italiano Audizioni Pubbliche)
che conobbe una diffusione popolare.
La gente si recava ad ascoltare nei bar la propaganda fascista
che arrivò attraverso gli altoparlanti nelle piazze di tutto il
Paese: i discorsi del Fuhrer, le marce ufficiali o le conversazioni sul razzismo erano le informazioni trasmesse, tutto il resto
era censura. Lo stesso accadeva per la stampa, i fallimenti
economici e la cronaca nera erano censurate per lasciare apparire il fascismo come il modello di governo più efficace,
come un vero e proprio modello di pace e moralità. Poi la seconda guerra mondiale. La radio, il mezzo più potente e più
veloce per trasmettere le comunicazioni belliche, si diffonde
nonostante i tentativi di interferenza da parte dei tedeschi,
attraverso l’ascolto clandestino di radio “nemiche” come Radio Mosca, Radio Vaticana e soprattutto Radio Londra. Nonostante l’ascolto fosse proibito anche con la morte, la radio
diventa l’unica fonte per conoscere la verità sull’andamento
della guerra. Proprio da Radio Londra parte la Résistance
Française attraverso la trasmissione Les français parlent aux
Français, i francesi parlano ai francesi.
Le trasmissioni ridotte a vantaggio di appuntamenti speciali,
contenevano messaggi in codice destinati alle forze della Resistenza. Era l’inizio della “guerra delle onde” che si affiancò
al progresso tecnologico della radiotecnica. E il risultato fu la
messa a punto del radar da parte degli inglesi, lo strumento
grazie anche al quale riuscirono a sconfiggere i tedeschi e a liberare il carattere innovativo e istantaneo di uno dei maggiori sistemi di comunicazione mai inventati. Una lunga storia
che passa dallo splendore degli anni ‘50 per giungere all’ingresso dei network internazionali impreziosendosi di tecnologie che arrivano fino a noi che siamo abituati ad ascoltarla
al mattino, con le cuffiette, attraverso gli smartphone durante
il jogging mattutino.
Marco Iazzetta
General Manager
Menthalia
®
numero 3 - maggio/giugno 2013
Margherita Hack lascia il suo infinito
di Andrea Ponsiglione, Events Management
D
all’amore per gli animali alla difesa del vegetarianismo; dall’ateismo all’essere presidente onorario
dell’UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti); dalle prese di posizione
politiche alle candidature nella sinistra comunista; dalla sua passione per la bicicletta
all’osservatorio astronomico italiano. Queste sono solo una parte delle cose che tornano in mente leggendo la notizia della scomparsa di Margherita Hack, donna, scienziata
e astrofisica ma anche personalità a tutto
tondo: con il suo carisma ha avuto successo
nella vita e nella carriera, prendendo anche
posizioni scomode, spesso controcorrente,
ma sempre coerenti con gli ideali che l’hanno portata a essere una delle più famose
astrofisiche del mondo. La sua carriera parte dalle cefeidi, le stelle che “pulsano” come
lucciole cambiando periodicamente la loro
luminosità per poi concentrarsi sulle stelle
ad emissione B, alcune delle quali a loro volta cefeidi. E poi tante, tante e tante stelle a
scandire la vita della Hack con i loro nomi
evocativi a riempire i titoli delle sue prime
pubblicazioni: Zeta Tauri, Eta Boo, Zeta
Her, Omega Tau, 55 Cygni.
“Siamo figli delle stelle”, amava ripetere. Una
convinzione che ha portato Margherita
Hack a studiare cosmologia e a interessarsi
all’origine dell’universo, per ricostruire la
storia del passato, presente e futuro.
Margherita ha sempre avuto nel sangue
l’ateismo e il suo scetticismo nei confronti
delle narrative religiose, anche prima di iniziare la carriera scientifica. I suoi genitori,
non avendo idee religiose molto precise,
avevano permesso a Margherita di formarsi una propria opinione. Erano stati anche
molto aperti sul suo desiderio di studiare fisica all’università, dopo il liceo. E così Margherita aveva fatto. Conclusi gli studi senza
sostenere gli esami di maturità a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale
presso il Liceo Classico “Galileo” di Firenze, la Hack si laureò in fisica nel 1945 con
una votazione di 101/110. Avrebbe dovuto
specializzarsi in elettrostatica, ma la Hack
trovava il tema piuttosto noioso e decise di
chiedere la tesi in astrofisica che realizzò a
Firenze presso l’Osservatorio astronomico
fiorentino di Arcetri. Qui lavorò alla sua
prima ricerca. L’eredità di Galileo Galilei
– che lì era morto dopo la condanna agli
arresti domiciliari da parte del Sant’Uffizio
per le sue idee sull’eliocentrismo – ha avuto
un grande peso nel forgiare le opinioni della scienziata, come lei stesso ebbe modo di
ammettere. Nel 1954 si trasferì all’Osservatorio di Merate, poi nel 1964 a Trieste, dove
iniziò a lavorare alla radioastronomia, lo
studio delle stelle nella gamma delle onde
radio. La Hack divenne direttrice dell’Osservatorio di Trieste, prima donna in Italia
a dirigere un osservatorio astronomico per
poi iniziare la sua carriera nella divulgazione dell’informazione scientifica, diventata
negli anni la sua più importante attività ricca di pubblicazioni per il grande pubblico,
conferenze, partecipazioni televisive. Tra gli
obiettivi della Hack, convincere i giovani a
dedicarsi alla ricerca scientifica, facendoli
innamorare delle stelle e dei misteri dell’universo e combattere le visioni fideistiche e
irrazionali della natura, dalle superstizioni
sugli oroscopi alle letture teologiche della
creazione. Un tasto sul quale la Hack ha
battuto spesso.
“Chi non accetta la fede e quindi
non accetta la mediazione col
mistero della vita da parte di nessuna
casta, ritiene che il credere in Dio
sia un modo infantile di spiegare tutto
ciò a cui la scienza non è in grado
di dare risposte”
scrive a conclusione di uno dei suoi ultimi
libri, “Il mio infinito”.
Un pensiero che basa sul valore della conoscenza, sul desiderio continuo di scoprire
il come e il perché delle cose, sul rifiuto dei
dogmi e delle caste, quell’amore per le stelle
e per l’universo. Quell’universo che può anche non essere stato creato da un Dio, ma
che si trova lì per ben altro che “narrare la
gloria del Signore”, come recita la Bibbia, in
un enigma infinito che ci stimola a continuare a indagare, a studiare, a farci domande e cercare risposte. Questa è l’eredità che
Margherita Hack ci ha lasciato: bella e luminosa come una stella dell’universo.
pagina
3
pagina
4
®
numero 3 - maggio/giugno 2013
I pianoforti itineranti di Jerram
di Elena Serra, Events Management
F
ar risuonare le città. Questo deve
aver pensato Luke Jerram, l’artista
britannico che ha dato vita a “Play
me, I’m yours”, un progetto innovativo di
street art che ha portato oltre 800 pianoforti negli angoli di 36 metropoli. Da Londra, passando per New York, Los Angeles,
Sao Paulo, Sydney, Barcellona e in questi
giorni Parigi: un’iniziativa che ad oggi ha
coinvolto oltre tre milioni le persone.
Il progetto dei pianoforti itineranti di
Jerram parte nel 2008 e man mano che
una nuova città decide di ospitare “Play
me, I’m yours”, le opere d’arte decorate
da artisti emergenti diventano parte di
un’eredità internazionale crescente. “L’idea di ‘Play me, I’m yours’ mi è venuta
in lavanderia” spiega Jerram, “Vedevo le
stesse persone lì ogni fine settimana ma
nessuno parlava con l’altro. Improvvisamente mi sono reso conto che all’interno di una città, non dovrebbero esistere
centinaia di queste comunità invisibili
che regolarmente trascorrono il tempo in
silenzio. L’installazione di un pianoforte
nello spazio è la mia soluzione al problema, che agisce come un catalizzatore per
la conversazione, modificando le dinamiche dello spazio stesso”. Da allora le opere d’arte hanno girato il mondo agendo
come un evento di alto profilo.
Progettati per coinvolgere la gente, i pianoforti permettono di rivendicare la proprietà del proprio paesaggio urbano in
una risorsa interconnessa con il pubblico
capace di esprimere se stesso.
E l’esecuzione finalmente fuori dalle mura
del conservatorio, accende questo meraviglioso strumento musicale.
In città come Londra, sono centinaia i
pianoforti usati che vengono gettati nonostante siano perfettamente funzionanti. Jerram li recupera e li trasporta ogni
anno, a decine, nei Paesi in cui lo strumento è raro e più apprezzato.
Dopo essere presentati come parte integrante del tour, le opere d’arte vengono
donate alle scuole e ai gruppi di quell’area
locale. “Play me, I’m yours” crea momenti
bellissimi e degni in ogni città, collega le
diverse comunità, mappa nuovi i percorsi
e promuove eventi speciali. Tutto a cura
del pubblico che ha così l’opportunità di
condividere la propria creatività.
®
numero 3 - maggio/giugno 2013
LivesOn, vita virtuale dopo la morte
di Stefania Buonavolontà, Marketing & Communication
S
pesso ci si domanda cosa accade
quando un utente dei social network
viene a mancare. Facebook ci aveva
pensato già qualche anno fa, dando la possibilità di rendere l’account di una persona
deceduta commemorativo. Ma c’è dell’altro.
Da oggi è possibile inviare tweet dall’oltretomba o post di Facebook dal Paradiso.
Pare proprio che non basti più l’irruenza
dei social media nella vita terrena. In pratica quando il Signore dovesse decidere
di richiamarci a sè, la nostra vita virtuale
andrebbe avanti, grazie a degli account ad
hoc. Il Twitter per chi non c’è più si chiama
LivesOn e il suo claim recita:
“When your heart stops beating,
you’ll keep tweeting”
(Quando il tuo cuore smette di battere, continua a twittare)
Chi crea un account su LivesOn permette al social afterlife di prendere atto della
propria routine su Twitter: i followers, la
sintassi dei tweet, la frequenza, i retweet e
quant’altro per continuare l’esistenza come
se si fosse ancora vivi. Nel momento in cui
si passa a miglior vita, il decesso può essere
stato segnalato da una persona incaricata e
i tweet cominciano a popolare lo streming.
Tutto in mano a un esecutore testamentario
dell’account LivesOn. L’account da zombie
è decisamente inquietante e fa discutere.
“Alcuni né sono offesi, altri deliziati.
Divide la gente per una questione di
pancia, prima che filosofica o etica”
commenta, sul Guardian, Dave Bedwood,
uno dei creatori del progetto, sviluppato
dalla compagnia britannica Mean Fighting
Machine.
“Immaginate se cominciasse ad essere considerato come un parziale ma legittimo metodo per continuare a vivere. La criologia
costa una fortuna, questo servizio è gratis
e scommetto che funzionerà meglio di una
testa congelata”, conclude.
Chi invece preferisse l’immortalità su Facebook si può affidare a DeadSocial, un
servizio che permette di postare status e
notifiche su un profilo che verrebbe attivato dopo la nostra morte. Da vivi avremmo
la possibilità di inserire messaggi, dichiarazioni, note, auguri di compleanno, e
di post-datarli ad anni o mesi a venire in
modo che il destinatario possa riceverli
mentre noi bazzichiamo per i campi Elisi.
Dietro ai due progetti c’è una buona dose
di autoironia e di desiderio di esorcizzare
la morte.
Secondo alcuni, in particolare, l’idea di
continuare ad avere virtualmente vicino il
proprio caro permetterebbe addirittura di
diluire meglio l’elaborazione del lutto e di
accettare con più dolcezza la scomparsa
della persona cara.
Secondo altri, invece, si tratta solo un gioco di cattivo gusto che lucra sulla morte;
questo è ancora più vero se si pensa che il
creatore di DeadSocial avrebbe già pensato
di coinvolgere nel progetto anche le major
musicali per creare profili di cantanti famosi in modo da continuare a farli vivere
e guadagnarci su migliaia di dollari anche
dopo la morte.
“La Sony e la Univesal”, sostiene l’imprenditore che ha progettato il social dei defunti,
“potrebbero volere che i loro artisti si iscrivano, così da mantenere viva la loro eredità
dopo la morte.
Pensate se Amy Winehouse l’avesse fatto.
Avrebbe potuto pubblicare materiale inedito o rivelare particolari segreti della sua
relazione con Pete Doherty”.
Un’idea che non è solo un modo di esorcizzare la morte ma una strategia che nasconde un’idea di marketing ben precisa.
Anche questo è il macabro mondo dei social network.
pagina
5
pagina
6
®
numero 3 - maggio/giugno 2013
La Ruzzle mania
di Flavia Cimmino, Account Office
O
ltre la smania. Di più. Forse una
persecuzione. Questo il rischio
di Ruzzle, il popolarissimo gioco
creato da creato da Mag Interactive, che
parte dalla Svezia e che diverte oltre 30 milioni di persone in 150 Paesi. I numeri del
fenomeno Ruzzle parlano chiaro: dell’esercito di utenti registrati, almeno 10 milioni
sono attivi ogni giorno per giocare oltre
100 milioni di partite. E se sommiamo le
ore passate dagli utenti su questo Paroliere
2.0 dalla data del suo lancio
si superano i diecimila anni.
Ma perché tutti amano tanto Ruzzle? Una possibile risposta viene anche dal fatto
che l’app consente di giocare
l’uno contro l’altro quando
abbiamo tempo, in modalità
asincrona, e per questo “rispecchia molto bene l’utente
moderno, sempre di corsa,
ma con tanti tempi morti impossibili da pianificare”, spiega Daniel Hasselberg, 39 anni,
co-fondatore dell’azienda e product manager di Ruzzle. Daniel e altri due fondatori di Mag lavorano insieme dal 1999. Nel
2003 creano un’azienda che produce sistemi di distribuzione per la musica digitale
adottati tra gli altri da Mtv. Nel 2010 decidono di fare qualcosa che sia solo loro e
nasce Mag Interactive.
“Ci piaceva, ma eravamo anche
convinti di poter fare molto meglio.
Così è nato Rumble”.
Inizialmente Ruzzle si chiamava proprio
così. Poi qualcuno ha pensato di pubblicare un’applicazione con lo stesso nome
su Google Play e incassare a sbafo 500mila
download di utenti che cercavano l’originale Made in Sweden.
Per i ragazzi di Mag Interactive non c’è stato altro da fare che cambiare nome: “Un’esperienza complicata e dolorosa se hai già
tre milioni di utenti”, sintetizza Hasselberg.
L’app debutta a marzo e per mesi resta un
fenomeno tutto svedese.
Il successo locale, però, è abbastanza per
attirare l’attenzione di Apple: “Una loro
delegazione è venuta a trovarci e a darci
consigli”, conferma Hasselberg. Secondo
Mr Ruzzle le app che hanno successo nei
Paesi scandinavi fanno subito accendere
una spia in qualche ufficio di Cupertino.
Daniel osserva che le app del nord Europa hanno spesso dimostrato un gigantesco
potenziale globale (la finlandese Angry
Birds ha fatto scuola).
Il successivo incontro con iTunes ha promosso Ruzzle in oltre cento Paesi e da lì le
cose sono andate di bene in
meglio.
Da dicembre 2012 a gennaio 2013 gli utenti di Ruzzle
sono quintuplicati. Il successo si deve molto all’integrazione dei social media
nell’app e al rendere sempre
più facile per gli utenti condividere quello che succede
nel gioco, sfidare amici e follower sui social, commentare. La formula
vincente prevede poco o niente marketing,
“perché non funziona” e perché di soldi
per farne non ce n’erano: Mag Interactive
non ha ricevuto finanziamenti ed è completamente indipendente.
In Italia si comincia a parlare di Ruzzle a
novembre, ma il botto vero arriva tra dicembre e gennaio, quando il picco di interesse si traduce in sei milioni di download
effettuati in appena tre settimane.
Oggi, con otto milioni di utenti – il 25 per
cento del totale – e 30 milioni di partite
quotidiane, l’Italia è il secondo mercato
per Ruzzle dopo gli Stati Uniti. E per l’Italia un altro primato. “Siete il territorio con
la maggiore percentuale di bari al mondo”,
commenta Daniel Hasselberg. In Italia infatti sono in tanti a usare Ruzzle Cheater,
la web app dove puoi inserire lo schema di
lettere della tua partita per avere subito l’elenco delle parole che si possono comporre sullo schermo. Oppure Ruzzle Help, app
per Android, che suggerisce in tempo reale
soluzioni al giocatore disonesto”.
La Mag Interactive ha pensato come risolvere il problema e ha in serbo un’update dell’app che renderà Ruzzle a prova di
furbo.
®
numero 3 - maggio/giugno 2013
di Nome Cognome, Qualifica
ana di
La versione itali
ter
is
S
y
M
t
u
o
h
it
W
Not
il best seller con
oltre
500.000 copie
ndo
il mo
vendute in tutto
DISPONIBILE IN LIBRERIA
E ONLINE SU
www.essereinnocenti.it
www.menthalia.it
Milano – Firenze – Napoli
Seguici su:
pagina
7
pagina
8
®
numero 3 - maggio/giugno 2013
Bruce Springsteen a Napoli: “È bell
di Valeria Aiello, Project Manager
G
rande carica e altissima dose di
energia. L’artista americano regala
un grande spettacolo in una piazza Plebiscito gremita di gente. 210 minuti
di concerto senza pause, sotto una pioggia
battente che non ha spento il calore del
pubblico. “È bello essere al Sud Italia, è
bello essere a casa”, si presenta così Bruce
Springsteen al pubblico di Napoli aprendo
il concerto con le note di un mandolino
che intona “O Sole Mio”, omaggio del Boss
alla città di Napoli.
Bruce Springsteen, nato e cresciuto in
America, ha un particolare legame con la
Campania: la famiglia di sua madre, Adele Ann Zirilli, è di origine italiana, proveniente da una famiglia emigrata negli
Stati Uniti alla fine dell’Ottocento da Vico
Equense, in provincia di Napoli.
In 20mila sono arrivati ad applaudire
il Boss e la E Street Band al primo appuntamento del tour italiano che vedrà
Springsteen esibirsi anche in altre date
tra cui il 3 giugno a San Siro a Milano e
l’11 luglio a Roma, all’Ippodromo delle
Capannelle.
Unico appuntamento del sud Italia per il
63enne che omaggia la piazza partenopea
precipitandosi a raccogliere un cartello a
forma di sole con su scritto “O Sole mio.
Bruce burnin’ love!” che le fan delle prime
file gli offrono. Con il primo pezzo “Long
walk home”, il Boss da il via a uno spettacolo ricco di suoi pezzi storici, nuove hit,
cover e fuori programma vari.
Poi seguono “My Love Will Not Let
You Down”, “Out In The Street”, “Hungry Heart” e “We Take Care Of Our
Own”, sino ad arrivare a “Wrecking Ball”
dall’omonimo più recente album. Sotto
al palco, i fedelissimi lanciano regali che
Springsteen accuratamente raccoglie come
tutti i cartelloni a lui dedicati, che sistema
in un angolo. Il contatto con il pubblico è
diretto e fraterno: lui cerca i fans, li abbraccia come fratelli, amici, è sinceramente
parte di loro. Sotto un cielo non clemente
il Boss prosegue con le magiche “Death To
My Hometown” e “Spirit In The Night”, e
regala un piccolo show inatteso dedicando
“Rosalita” ad una ragazza presente, a testimonianza di quanto sia diretto e personale
®
numero 3 - maggio/giugno 2013
lo essere a casa”
il contatto con il pubblico. Bruce corre, salta e infiamma i suoi fan sulle note di “Prove
It All Night” e l’immortale “The River” in
cui ritroviamo il Boss del passato, quello
che piace ancor di più al pubblico. Intanto
la pioggia incessante fa spuntare sul palco
ombrelli colorati che riparano la band, trasformando una notte piovosa in un clima
festoso e folk, mentre si balla e si canta su
“Pay Me My Money Dawn” e “Shackled
And Drawn”. Springsteen invoca e prega il
cielo sulle note di “Who’ll Stop The Rain”
e “Waitin’ On Sunny Day”, brano durante
il quale un giovanissimo fan sale sul palco
e canta insieme al protagonista dimostrando di conoscere tutto il testo a memoria tra
lo stupore e l’entusiasmo di tutti che ribattezzano il piccolo “Little Bruce”. La pioggia
cessa di battere, e in piazza risuonano “The
Rising, Bad lands” e “Land Of Hope And
Drawn”. Poi, spazio ai saluti, per un ritorno
alle sue origini. Dal pubblico gli passano
una gigantografia del vecchio Gran Caffé
Zerilli, appartenuto a suo nonno Antonio.
Bruce si commuove, “It’s my restaurant”
dice emozionato e in napoletano rivela:
“Vulesse dedicà sta canzone agli amici di
Vico Equense, la mia città”. E parte “My
Hometown”, la canzone dedicata proprio al
paese della mamma.
Dopo l’immancabile duo “Born to run” e
“Born in the USA”, il saluto della E Street
Band sulle note di “Twist and shout”. Il Boss
resta da solo sul palco e decide di chiudere
le circa tre ore del concerto napoletano imbracciando una chitarra acustica sulle note
di “Thunder road”. Il ricordo va all’ultimo
concerto acustico di Napoli: “Quella sera
ho chiuso il concerto con questa canzone
e così farò stasera”. Ora come allora tutti
sono incantati.
Il miglior finale che si potesse aspettare
dal Boss, soprannome sulla cui nascita ci
sono due filoni di pensiero. Uno legato al
fatto che, nei primi tempi, lui era quello
che pagava lo stipendio agli altri, l’altro che
daterebbe il nomignolo ai tempi dell’Upstage, quando Springsteen condivideva un
piccolo appartamento a Asbury Park con
amici, tra i quali Steve Van Zandt e John
Lyon con cui era solito giocare a una versione modificata del Monopoli. Pare che sia
pagina
9
pagina
10
SCALETTA BRUCE SPRINGSTEEN
NAPOLI – 23 MAGGIO 2013
• ‘O Sole Mio
• Long Walk Home
• My Love Will Not Let You Down
• Out in the Street
• Hungry Heart
• We Take Care of Our Own
• Wrecking Ball
• Death to My Hometown
• Spirit in the Night
• Rosalita (Come Out Tonight)
• The River
• Prove It All Night
• Radio Nowhere
• The Promised Land
• Pay Me My Money Down
• Shackled and Drawn
• Waitin’ on a Sunny Day
• Who’ll Stop the Rain?
• The Rising
• Badlands
• Land of Hope and Dreams
• My Hometown
• Born in the U.S.A.
• Born to Run
• Dancing in the Dark
• Tenth Avenue Freeze-Out
• Twist and Shout
• Thunder Road
®
numero 3 - maggio/giugno 2013
stato lo stesso Springsteen ad attribuirsi il
soprannome perché lui era quello che in
poco tempo, vista la sua arguzia nell’interpretare il gioco, riusciva ad acquisire tutte
le proprietà sconfiggendo gli avversari. Rimasto confinato all’interno del circolo dei
suoi amici più stretti, dei musicisti e dello staff, il nomignolo nel 1974 venne alle
orecchie di qualche giornalista che lo sentì
usare probabilmente da un membro della
E Street Band e iniziò a diffonderlo pubblicamente. In alcune occasioni Springsteen
arrivò a modificare un verso del suo cavallo di battaglia “Rosalita”. “You don’t have
to call me lieutenant, Rosie/And I don’t
want to be your son” diventò “You don’t
have to call me lieutenant, Rosie/ Just don’t
ever call me Boss!” un’esplicita richiesta
di Bruce sul non usare quel soprannome.
Sono gli anni del suo terzo disco, “Born
To Run”, considerato il più grande successo dell’intero decennio. Nel 1984 il suo
più glorioso album registrato in studio,
“Born in the USA”, che contiene ben sette
hit entrate nelle top ten di tutto il mondo e,
come se non bastasse con l’album seguente, “Tunnel of Love” del 1987, Springsteen
ha vinto due volte il disco di platino. Bruce
è anche il primo artista rock ad aver vinto l’Academy Award come “Best Original
Song” (Miglior colonna sonora originale)
per il meraviglioso film “Philadelphia”.
Ma non è tutto, perché Bruce Springsteen
è stato accolto anche nella “Hall of Fame”
nel 1999: è proprio una leggenda vivente
che attraverso la sua musica continua a
dare gloria al rock, portandolo in giro per
tutto il globo.
®
pagina
numero 3 - maggio/giugno 2013
11
Discografia
1973 Greetings From Asbury
Park, N.J.
1973 The Wild, the Innocent &
the E Street Shuffle
1975 Born to Run
1978 Darkness on the Edge of Town
1980 The River
1982 Nebraska
1984 Born in the U.S.A.
1987 Tunnel of Love
1992 Human Touch
1992 Lucky Town
1995 The Ghost of Tom Joad
2002 The Rising
2005 Devils & Dust
2006 We Shall Overcome: The
Seeger Sessions
2007 Magic
2009 Working on a Dream
2012 Wrecking Ball
pagina
12
®
numero 3 - maggio/giugno 2013
iOS7 la più grande rivoluzione
di Marco Quadretti, Web Development
Autunno 2013, questa è la data approssimativa del lancio del nuovo sistema operativo made in Cupertino. iOS7 è la più
grande rivoluzione per i dispositivi Apple
dai tempi del primo iPhone. È il cambiamento più grande che il sistema operativo
mobile ricordi.
Dal 2007, anno in cui Steve Jobs ha presentato il primo iPhone, Apple ha cambiato il modo di vedere ed utilizzare il telefono, introducendo il primo vero e proprio
smartphone. Da quella data l’azienda di
Cupertino ha registrato numeri incredibili
nella vendita dei dispositivi mobili.
L’intero iOS 7 sarebbe attualmente “underconstruction” e sarà la prima versione mobile ad essere sviluppata senza Scott Forstall, licenziato nell’ottobre del 2012 a causa
di un rilascio prematuro della prima versione delle mappe di iOS; mappe del tutto
incomplete rispetto a Google Maps e ricche
di bugs.
A prendere il suo posto Craig Federighi
già a capo della divisione OS X. Anche lui,
come Scott Forstall, prima di lavorare in
Apple ha lavorato per la NeXT, società fondata nel 1985 da Steve Jobs.
“iOS 7 è l’aggiornamento
più significativo di iOS
dall’introduzione del primo
iPhone. Per crearlo, abbiamo messo
insieme un team con un’ampia
gamma di competenze, dal design
all’engineering. Visto quello che
siamo riusciti a ottenere insieme,
consideriamo iOS 7 come un nuovo,
fantastico inizio”.
A curare l’interfaccia grafica invece è Jonathan Ive, capo designer di Apple e ideatore
delle forme di tutti i dispositivi Apple.
Ha deciso di ridisegnare completamente
tutte le applicazioni native e le schermate
del sistema, creando una grafica più minimalista e abbandonando totalmente lo
“scheumorfismo” delle versioni precedenti, come il legno di iBooks la e la pelle del
calendario.
“C’è una profonda e duratura
bellezza nella semplicità, nella
chiarezza e nell’efficienza.
La vera semplicità è molto più che
semplice assenza di confusione
e fronzoli – si tratta di portare
ordine nella complessità. iOS 7 è
una chiara rappresentazione di
questi obiettivi. Ha una struttura
totalmente nuova che è coerente e
applicata all’intero sistema”.
Apple quindi ha apportato tantissime e
minuziose modifiche al software rendendo
migliore l’esperienza dell’utente.
Il centro notifiche è stato completamente
rivisto e finalmente tutte le informazioni si
sincronizzano tra i dispositivi, quindi non
riceveremo gli stessi messaggi sul nostro
iPhone, su iPad e iMac.
Ci sarà un centro di controllo per accedere
alle funzionalità di sistema più utilizzate
senza dover entrare ogni volta nelle impostazioni. In particolare si potrà settare la
modalità aereo, non disturbare, controllo
luminosità, wi-fi e molto altro.
Con il nuovo sistema AirDrop sarà possibile
condividere e trasferire foto video e documenti con utenti vicini senza utilizzare reti
wi-fi e connessioni ad internet. Per non parlare del nuovo sistema di immagini, con filtri
fotografici e feature di fotoritocco.
Altra nota interessante è la nuova gestione
del multitasking, infatti è possibile passare
da una applicazione ad un’altra non più vedendo solo l’icona dell’app attiva, ma anche
il suo contenuto. Inoltre il nostro dispositivo, grazie a sofisticati algoritmi, impara le
nostre abitudini e riesce a farcele trovare
aggiornate al momento dell’utilizzo.
Anche il sistema di navigazione on-line
viene rivoluzionato. Con il nuovo Safari
infatti sarà possibile utilizzare l’interfaccia
a schermo pieno e vedere molti più contenuti. Siri sarà più versatile e riuscirà a cambiare le impostazioni del telefono, come la
luminosità, il volume, il wi-fi e molto altro.
Inoltre avrà sistemi di integrazione con
wikipedia, facebook, twitter e non solo.
®
numero 3 - maggio/giugno 2013
Riuscirà ad interagire con iTunes Radio,
suonandoci un po’ di jazz, dandoci il nome
della canzone o informazioni sull’autore.
Le novità
• Nuova funzione Activation Lock in Trova
il Mio iPhone, che richiede l’Apple ID e la
password dell’utente per la disattivazione di
Trova il mio iPhone, la cancellazione dei dati
o la riattivazione di un dispositivo dopo un
ripristino a distanza
• Night Mode in mappe, che reagisce alla luce
ambientale quando si usa l’app al buio
• Audio FaceTime per chiamate di alta qualità
su rete dati
• Sincronizzazione delle notifiche, così quando una notifica viene dismessa su un dispositivo lo sarà anche su tutti gli altri
• Blocco di telefono, FaceTime e messaggi, per
impedire a determinate persone di contattare
l’utente
• Supporto per Tencent Weibo per gli utenti in
Cina, un dizionario bilingue cinese-inglese e
un’immissione migliorata della lingua cinese, incluso il riconoscimento della scrittura
manuale per caratteri multipli
• Possibilità per le imprese di utilizzare e gestire più efficacemente gli iPhone e gli iPad
• Integrazione ottimizzata per le automobili,
che porta per la prima volta un’ esperienza
innovativa firmata Apple anche al volante
pagina
13
pagina
14
®
numero 3 - maggio/giugno 2013
Topolino 3000
Disney festeggia l’anniversario con un’edizione da collezione
di Alice Setafina, Writer
N
Editore
The Walt Disney Company Italia
Formato
brossurato, 324 pagine a colori
Prezzo
euro 2,40
Autori
Tito Faraci, Giorgio Cavazzano,
Francesco Artibani, Corrado Mastantuono, Casty, Marco Bosco,
Andrea Freccero, Teresa Radice,
Stefano Turconi, Silvia Ziche, Bruno Sarda, Massimo De Vita, Roberto Gagnor, Claudio Sciarrone,
Augusto Macchetto, Lorenzo Pastrovicchio, Carlo Panaro, Marco
Gervasio, Fabio Michelini, Francesco D’Ippolito, Enrico Faccini, Riccardo Secchi, Alessandro Perina,
Bruno Enna, Roberta Migheli.
Copertina di Andrea Freccero.
on siamo più bambini ma uno
degli eventi fumettistici più attesi di questa stagione è l’uscita del
numero 3000 di Topolino. Il settimanale
è in edicola con un numero da collezione
per festeggiare la cifra tonda della storica
rivista. Dal 1932, quando a venne assegnato a Walt Disney un Oscar speciale per la
creazione di Mickey Mouse, da noi noto
come Topolino, protagonista dei celebri
cortometraggi animati,
le storie Disney hanno
accompagnato intere
generazioni. Sull’onda
di quella scia, il Natale successivo esordì in
Italia un settimanale in
formato giornale, intitolato al topo più amato
al mondo, che raccoglieva le storie a fumetti originali di Floyd
Gottfredson insieme ad
altre di fattura nostrana. Nel ‘1935, la pubblicazione passò dalle
mani della casa editrice
Nerbini alla Mondadori. Dopo il quinquennio di crisi, dovuto
alla censura fascista e alla Seconda Guerra
Mondiale, Topolino tornò in edicola con il
nuovo formato libretto e ripartì dal n. 1. Da
allora, da quel lontano aprile 1949, la corsa
della testata Disney non si è più fermata.
Il numero 3000 di Topolino, il fumetto
che da oltre 80 anni viene letto in Italia da
grandi e piccoli, è già esaurito nelle edicole a 3 giorni dall’uscita. Un record per il
giornalino che è già in vendita su ebay con
quotazioni che vanno da 20 a 50 euro.
Il settimanale ha festeggiato l’uscita dei
3000 numeri con un’edizione da collezione: un numero doppio, dalla foliazione
extra, con una copertina ricca di effetti
speciali disegnata da Andrea Freccero e
ben 14 storie dei più popolari disegnatori
e sceneggiatori Disney, da Giorgio Cavazzano a Silvia Ziche, da Tito Faraci a Francesco Artibani, fino a Claudio Sciarrone
e Corrado Mastantuono, solo per citarne
alcuni. Insieme all’albo in edicola e all’app
con quattro speciali storie interattive, sarà
online anche il nuovo sito di Topolino, che
presenterà la sua nuova veste grafica, tra
notizie, giochi e nuovi spazi di interazione tra gli utenti. Proprio sul sito i lettori
potranno dedicarsi alla “caccia” alla tavola scomparsa del numero 3000 insieme a
DoubleDuck (investigativo alterego di Paperino) e completare con il loro beniamino l’avventura celebrativa.
Il numero 3000 è dedicato a tutti i personaggi della banda Disney – un patrimonio
creativo assolutamente
unico – che, con le loro
avventure, da oltre 80
anni divertono adulti e
bambini: veri e propri
amici che si aggirano
per Paperopoli, Topolinia e dintorni (per non
parlare dei mondi paralleli), esprimendosi
attraverso nuvolette e
onomatopee che in poche lettere, a volte, dicono più di un romanzo. Sono loro, infatti, gli impareggiabili
protagonisti delle 14 storie, legate fra loro
dal comune denominatore del richiamo
nel titolo o nella trama al “fatidico” 3000,
che fanno parte del Topolino celebrativo.
Proprio dal sito www.topolino.it parte la
“grande caccia alla tavola scomparsa”: una
vera e propria caccia al tesoro sul web in
sei tappe, per permettere ai lettori di recuperare la pagina del numero 3000 dedicata
a DoubleDuck misteriosamente scomparsa e completare così il proprio Topolino
3000 da collezione.
I festeggiamenti per il numero 3000
quest’anno hanno dato vita anche ad una
mostra al PAN, Palazzo delle Arti di Napoli (fino al 26 maggio 2013) e ad un volume evocativo: “Magica Disney. 3000 volte
Topolino” (Comicon Edizioni) che ha raccontato la storia della rivista settimanale
sempre al passo con i tempi, che ha fatto
nel tempo un pezzo di storia nell’immaginario e nel costume della nostra società.
®
numero 3 - maggio/giugno 2013
Da Microsoft alla marijuana
Ex dirigente Microsoft lancia catena esclusiva per conquistare il mercato
di Diego Vecchione, Graphic Designer
C
reare un marchio e una rete di punti vendita sul modello di Starbucks
tutto “Made in USA”, solo che invece del caffè e cappuccini, si parla di cannabis e marijuana. È l’ambizioso progetto di
un ex dirigente Microsoft, Jamen Shively,
che è pronto a far diventare “Diego Pellicer” (così il nome del suo brand) la prima
azienda di produzione e commercializzazione della marijuana sia come espediente
ricreativo che medico.
Shively, 45 anni, di cui sei passati come lavoratore alle dipendenze di Microsoft lasciata poi nel 2009,
ha deciso di inventarsi una nuova
startup decisamente
particolare e che al
momento nessuno
ha mai pensato di
creare.
Parliamo di una
vera e propria attività di produzione e commercializzazione della cannabis, chiaramente in modo assolutamente legale.
Lo stesso Shively ha già “stuzzicato” alcuni investitori per riuscire a trovare circa
10 milioni di dollari per inizializzare la propria avventura.
L’uso, la vendita e il possesso di marijuana
resta al momento illegale negli Stati Uniti
ai sensi del diritto federale. Solamente due
Stati hanno, tuttavia, legalizzato il consumo
della cannabis per uso ricreativo mentre
sono diciotto quelli che lo consentono per
uso medico. È un mercato enorme in cerca
di un marchio. Saremmo felici se riuscissimo ad ottenere il 40 per cento di questo
immenso mercato mondiale.
Si pensi che nel 2005 un rapporto delle Nazioni Unite riuscì a stimare come il commercio di marijuana globale poteva essere
valutato sui 142 miliardi di dollari. Una
cifra enorme che non può chiaramente
non far gola a molti che, in un modo o in
un altro, hanno sempre rinunciato come è
lecito attendersi. Lo stato di Washington e
quello del Colorado sono diventati i primi
due stati americani a legalizzare la marijuana per un uso esclusivamente ricreativo
dopo un vero e proprio referendum dove
gli elettori stessi hanno deciso di approvare
tale legalizzazione.
Durante una conferenza stampa avvenuta a
Seattle, Shively ha dichiarato che il materiale da produrre verrà importato legalmente
dal Messico. Durante la conferenza, lo stesso manager era affiancato dall’ex presidente
messicano Vicente Fox, grande sostenitore
proprio della depenalizzazione della marijuana stessa.
Un numero maggiore di Paesi ha depenalizzato o legalizzato la cannabis per uso
medico. Proprio per questo l’ex dirigente riconosce come la sua
nuova startup possa
andare in conflitto
con la legge federale
degli Stati Uniti, ma
si è detto interessato a comprare dispensari conformi
alle norme locali e
statali proprio per riuscire a legalizzare al
massimo la situazione.
Il nuovo imprenditore non si presenta sicuramente come uno spacciatore di strada:
sempre in giacca e cravatta, indossa occhiali spessi e ha un taglio impeccabile di
capelli con la riga di lato. Ma è il primo a
dire con orgoglio di avere “la cannabis nel
cuore”. L’ approccio di Shively alla sostanza
stupefacente è stato però piuttosto tardivo.
La prima volta è stata un anno e mezzo fa,
quando un collega di Microsoft lo ha convinto a provare. “L’ho subito amata”, ha
raccontato al Puget Sound Business Journal,
“ho iniziato quindi a consumarla una volta
al mese e a condividere l’esperienza con altre persone”.
“Offriremo un prodotto di qualità
massima, preparato a mano”
si legge nel sito della società. Gli acquirenti,
non saranno ragazzini, ma persone adulte
disposte a pagare un po’ di più per un prodotto di qualità superiore.
“È un’industria miliardaria ancora
alla ricerca di un brand; un fenomeno
unico nella storia del capitalismo”.
pagina
15
O SFOGLIABILE ONLINE!
OPPURE RICHIEDILO IN NEWSLETTER!
magazine.menthalia.com
LA COMUNICAZIONE
DA OGGI HA IL PUNTO DI VISTA!
®
numero 0 febbraio 2012
pagina
Tutto PD
è comunicazion
JD]LQH e
3
®
numero - Anno
di Stefania Stefanelli, Autrice e Sceneggiatrice Televisiva
num
ero
1
C
rediamo che il mondo della comunicazione sia quello della carta
stampata, della tv, del cinema, della
pubblicità, della rete, dei social network,
del marketing aziendale, delle case editrici
e delle radio.
Ma non è mica tutto qui.
Questi sono solo settori specifici. Nonché
rami in cui gli studiosi hanno voluto suddividere la materia per farne un corso di
laurea, l’ennesimo.
L’al
gor
i
la fo tm
m
rm
aogdell’i
az nciu
ine cio
Sco
per
ta
E
®
di St
ef
bben
ania
ula
il pe e sì,
Buo
mat
navo
algo cian ttego da og
em
atic
lont
fusio ritmo cia, ch lezzo, gi an
che
a ch
à, M
la
che
e
Il di ne.
ne dir si chiacc l’inc
e ci
pagin
arke
stu
iu
tica rettore
a3
svel
ting
dia voglia hiera cio,
la ve , ha
Ale dell’U del
a il
o
&C
o qu
D
loci nno la
web
om
rand ssandr nivers ipartim
tà di un
un anto
mun
di di i, che o Panc ità la
ento
flus
men
dificat
ta
so
le
o,
nalm ffusio da an ones Sapien di In
ion
dall’a: oggi di in prev
ni stu i, e
form
za
en ne
Re
ed
ne
g.
®
delle simm il vant formaz ere,
di un te sonodelle vo dian due su di Ro anu Trib.
stu
mer di
pre info etria aggio ioni la velo
dio
“alg appr ci su o il m oi do ma,
o 1 Napo
ecca tto
più rmaz info
oritm od
lle
com è fo cità
sv
re
rm
at
pe
li
nd
ni
io
ar
pe
di
Ann N. 27
o de i al ti so
sm
men iate in rsone ni gius ativa titivo amen
ll’in la fo ciali, o
oI
de
e
ciuc rmul
nu
/ ap l 6/4/
fi
info ti ha form siano te. Il dal po è dato and
m
fa
di
io”
az rile 2012
er
com rmativ min azioni in grad tto ch ssesso
nel iograp Rumou
o2
2012
ui
loro
Sette
sem
maz petitiv a e da to il su di o di eD
h co r sp
-m
re
liv
tiche pagi
nduc read
agg
gioc ioni di o, ov to più ello sparat perirev
ve
ic
gare se, na ne di
io
tanc ing
sioni are d’a valo ro ch valore di asim i argo e
m
20
e
L’riaa - e che
log( una turalm atem
12
cam che nticip re ha i ha m al va met
lgo
pi
salv
Nec N)/C piccol ente atiche
i ru po de l’asim o. Pens ù va aggior ntaggi
.
ae
in in se e
r
nt
m
lla
o
m
it
i
a
nel essari
ia
pote
in bo ors su fina etria
mo aggi inVfois
in
mo
gl
n
ro
ntiss ese, pe form
la re numer un po
Le rsa. ll’asc nza e inform alle rip e pu à
dell o la p
’
ima
r sp aV
a qu
es
ò
te
zion te soci o delle di chia
er
at
a
or
is
della
ub
cu
form ieo su anto iva D
’in
ie
con
misu e e C ale ch pers rimen
ha as-l
lla
bli
ula:
ciu
anni soci scient
on
cadu influi
L’i
nel la
c
età
ifich
po, rerebb è la “c e pren e da ti: N
R
sc
c
it
’5
n
ti
te
ta
io
0 qu che
cons
obe
tere
à
va
no
dei Cono
ed pari al e il liv ondu diamo cui è
le e sono
an
flow no a
titolur
es
tta
fo ist
rto
aG
ssa
i io
ig
e m terne. rappor ello di nza” in cons rmat e
”, ov punt do La partor lo
“o
si
n
n
Ba
pi
oog
vero o la zars isce spec
te
tà
della aggior Più la to tr soci ; ques idera- a
com nion
chio
ron q cond la Sì, la ore e
al
a
m
t’u
te feld : er
le
la
Si tr notiz e sarebb cond le am ità de ltim
on
m
u
gono unicaz leader cosi oria de e Kat ano gl
di
p e ale izio scri arc sign
do
e la uttanz icizie l grup a
che atta di ia.
mod una ioni s”, se ddetta l “tw z met i
M
u ur d sa na tta a. ori
velo
in
a
de
l’atte ha ca uno
ar
cità sarebb tern
sc na i a rem d più Sì, ec
prim o di gros di m condo teor o step lB
e
c
tin
re
ia
di di
e
tusia nzione tturato studio
o ritt bors verl m ura
o inte o
influ a racc tto, sa part assa no la qu sugl
ffus alta
a D ran
bens
ch un a o a. a st o dis nte m nd a vo
grad smat delle in m molto
e de n
ione
ale i
d Im
tras enti olto
e
m eti Sì, am p gli en o i il
ì
ra
u e
ra
le
l
zie o di in dall’id gran en ch inte
ne metto all’int da un il mes pubb ggiungo
av n’ep oltre od ch esa p ost a o g pro B
re
di
m
re a da veic dicare ea ch azie e non ssan
tti, age
na reb oca p o d etta tta ata i a fo cqu ran prio rand
form eno no il erno grupposaggio lico in
e un nde
si di te
i
m
ro
che olar
su
is
m
de
d
b
;
c
lo
at
.
ch a
ll
Co visto
ti e q
e q d e h e
diffu azio tive essa lla co di pe vien
velo e, m ro la a form .com ca
gg
ne
te e n nch dip ue ott sse e in nte di ie fi e ch uelpy
cità a so stra
pata sion . Er nell’us io ad mun rson e
ul , en
so ecc on e c into lla c i e re e div , pro una nan per e ci
wr dall
si
e
perc prat da de a sia an
e
ità
,
o
al
de
m ez la olo i he se d id p sc zia la
della
Ed
dei
tre
in
ch
orre tutto lle
lla o gl
itin 'occ
ce am
m io sc ro fi
no
rla!
di
o A rv i se ua ri arp ri
a, ni, ia
tà oggi, qu tv e radio, i anni mezzi perso- e
lo zio pli
g & hio
cont
del
su ch ri, q ndy izi h nti un o qu a e,
Con indicatip
ro
n
a
de
di
as
ri
ro
de
q
i
velo
em
e
i co cine
trol
in
lla lla
pri uell pers e la uell W a e rsi, o sta ella o
Co dei
d cord esp dei viv
lare netw cità de porane me a ma… cart grande co
o a titi sn a c arh tic qu tu
Ne
,
m
qu i co i, eri con e
a st
c
le
h
s
nsu
e
e
o
h
o
h
n
l
lo di ork... lle no a, ec suggel
e
M
A
d
e
m
e
am
i, la e
sa
ch ell su e n su de
tt lla
c bb e c l,
un
la
tta a c
un’e e qu tizie covi
m
“u sso lon
esp e c ’im mo lle lo ze mer lle p
m dett he n ano ond senz ato
poca el lo all’i lo sture la so
er
ica
m os
bo n n ciati tan
ara m , fi ro e
arc a
er,
.
o
a
e
iz
o
d
ci
. La g(N nter
a
a
n
d
,
ri
en si
di
tio
ch lo om on 1
a. le re am Qu ioen tte gin no a ei ell
A
nost )/C no de o su ete g
n
ve e id , un e, (A 96
za riz e a bit lo e
lla
go m ella
m tal
ra. dive
m nifi
co ud ro
di za
olt pro
le, etnta i social
co nd en dis un MA 0, l’A
“
a
M
sim
m og pe stru ini
rc ca
in
ce nc ito tifi eg term ) d m
to y o in po
arc n rc ir
boa?
va tta orr re e ca no
sv alc HotJ tere sito
!
in efi eri
a. i si epit e
e
ce ria ta e ente ch un o u e, niv can
ng a
tr st un u ss , c
ola
È zio nte d in ”. e lo pro na un a il M
de adiz end i d ly” ante on u
pri , du ne. ch se La diff do loro seg bra ark
nz io oli ei ha l’ n
c
tt
e
g
d
o
e
gn nc nq
te pit a, in nale de log re illu st
m nata efin ere o o com no, nd eti
ira , iz nz se b u co ng
è ifi ipa ue
ve , e o d ve e lla hi inte stra udio
vis un cato le , il
so anc ion ia d rviz ina n si me
F ro d a ai ce m loro più rp tore
lo he e a
z m
d ta sig d pre bis
sc ace sim nc con , ciò ett
im fa reta
ad se è a qu io d ion la utto pe nifi ella ro og
li ritt bo ile, he su c end m mo am co nco ello i un e
re lin ri, rlop cato paro gati no
ag si,
o ne” a b ok sc so mer he o
v d
nti ea ch iù
pli n q ra de
nume
ass com su ian ven opri rpre . È vie in ine
di e v u po la m a ch i diff
.
arn ua ac l
ro 3
d oc e ll’orm ca ga re nd d ne evico og nil rta a e
- giu
e lche nfi lio ate to rc co ere
la ire iato Go a ch vis co en ivert pergno
l’a
ne no ra re a. Q nn nzia
2012
cl’in me del a ogle i fa e re to me tem en
m c
ch a tu le, di ue ota rs
ll
e Pro num ma
n
p
te
e li tt qu un st
olo ra te sim a p sia oso ita com il lo nte
d c ero rc M
il i la
.
se i i ello pu o, p si
ca dei bolo aro ista sfo “dro e u go
m em edia 4 - a p a
Q
pa co
la
e
te
n
n
n
n
g
u
c
rò
Tu arc ici. mo lugl er cos
go on L “C ta do a a
ra sti de to
d est
co tto a n L’a a io 20 i c a si
ria su ac e ne b on
da m i p di ,
co icato o
o rc a
i c arc ro
ge m p asc ssu nco 12 onsu gn
ti nsu c avv
m mato ste a”, me leu,
on are a
erc ri c e nte
n tto e ta uò e n nto ra
ali
d tolo m osì ien
m ifica
th
co
en
eo id he ch
Q ella di le co ell fo co
ato
rM
d end n i c a fo e q
©
lo e n e
u uin de un vie stit a m nd n ri
co ific o il ell’i olle nd ua
ri?
gic nti elch na v di p finiz in ne p uire ente am feri
è sì arn si mm ttiv o n ndo
!
a fic
®
e le ita o io si erc o d en m
de a
b div che e la gnifi ag i, ell un
ss
di Ro
e
lle
az pro iam ne fo me ep div el c tale enti
ch eva en p pe ca ina da e a b
bert
ien p
a CUP
n on è
rn di ito, eAMERICA’S
oG
eq iere nda uto er m rce to d rio entr bitu rand
de ria: o aff SPECIALE
ita pe se ire sum che ccaaudi
din è
uiv d d si o zio i
c
a
e
o
o
is
re
in
oso,
ale i C se no ltis ne ma m
i e ra
E
te ltre rma poc rcez div bra ato la
Poet
nd a re o io ie nd re
I po
ad oca tan nim sim ne rca une a p ne sc no
a e sc
on tr c pri ni, ne se .
un Co te c o i lla fin , e ien i
d hia n p
all’in eti difen
o c asm he m c og
ritto
re o ste o
em
to la e orr di
fa i qu ccia ensa
il a om alt a m nre –
o
della tuizion dono
ta d is Fa
tern pi
Fin
paginmu ette bra .
è p te p este nte te
à.
Afric
e
l
p
il
e,
c
u
o
d
lu
lo
o
re
n
po
a
paro
sono
m o tu et uri
Ed ce”,
m erc art ca , se di
3nica q d h
anist
rta
ok na nd ebo
qu ai la a p tti! li
ch en h e d teg n sca
p
è
a–
esia le dure il loro coragg le che
re uell a
firm cors e a ok,
Attiv
,e o
d
no ale sc och Arc sta er i
w an te a é il ell ori on mp
larm è l’arte e plas compi iosi “g conduc
ssd
ato a in un un
ista
c eb ov q v a m e. ri a
al scer ch iato issi het met nost
oi
to è
m
uerr e
in H
lib bic a
M n osa add istic uello ostro ass Bad entr re a
BTTF ente sin di utili arne
Fin ias e/ e iacc ch mi ipi ten ri
aff
®
uman
adu ell di ic o sn m a d ate ate qu
ert DPOE
tetico zzare il sens errare ieri
ce o o il n hie e u ann e pau do arch
sua
e
BO
à
allriz a m vo ted di o oo i F b
in
o.
Righ
le
co
più tto ad ar nick ostro ravamno “s i fa re a du etip
[…
’odio a i sa ?! L bis d ac en in q sta
La po stituzioEP MB 'P ed espr modo La po
ts
.
si g. ri nam
ra i,
oreImrca rà Nie ink tic si eb e c ua log
re o Re
in qu ] Qua
è Tr v
v o co no
c
h
guag esia fa ne pe SNB essivo partico pro Inre ssi, mnu
de padell scri nte edin o di on ook e se lcu ica
MB
b m co ib.ardie es. ero in nosc n av
esto ndo tr
la
va,
e m gio sp della linr lo più RVBMF lingu al
l v ra e tto p . T fà , m n na
Dic si d lav ra eerom3p Na
no rete iuto re
Fan
ec
eta
vo , au E wit m a on
to
isp oro m le-ta l’epo
o
scav una mio sil ovo
li N.
m
m
ra
st
l’a
ev
fanno foric iale, un gua qu in ritm USPWB a
A
pre ta
o
e. po ” co m
paro enzi
ata
ro , Tstrare che ra, se ter, agg gari
“s 27
MB
ie
a, cio
ot
se mic a A nib e istero mnn
a
o
eno o de Tu tess n o
ger p stic
lingu con
pro insc lo ma no o iorè fa costr idian suon
com è nella la
i
tti e co il
an nza izia rist ili per . D te I/cigialug l 6/4/20
a vo g n st
pat i co iù p o, p
Que
fu in
ste, aggio loro “m quell uzione a un lin i.
e un mia
12 so
1, che am è fo otele a tu sino at rib ” dno
m rpg e glia ari q sie ao
un
co to n ote oss
o 20
ferm sto scav
abiss vita
o. &o te u te
strumperò, il iversa ezzi” che le ritmica N 115 se ici nd nel tti g re i per alta ve 12 tto
ca n la di i qu nti iam
eCm o alre
o
poes a le pa o inter
za on co 5 a, po nes am l’E li “a lazi so to, il co
lingu ento mezzo le. A di ndendoaltre ar
oaan no
Par del “n aver ali e se o av
ro
più
ti
ff
cehrà ,
per zio n 1-1 ssed sun enta tica mic oni nali nie nche ia mod le di Ba iore tes
ver la clo uvo e il fare mp ere
Rolan a.
infl che us erenza il loro
in
aff
No ch ne: tenti 0sg esse o sc le Nic i”. fam , in nte
azio
a
es re ndo ud, la”. co se re p ag
la vi onda erna. Il rthes timon
g
pa
scrit d Barth
eg alla om
nato la po di quen è... do si g.)
ia
a
gin
ilia tead oteri bbe di “co Ecc llegammp iù p geg
più ta, e po nell’abi poeta m propos tre tu
del esia è
cotte pag ma ve so am . Si tutti liereb vit ach
a
re ic g
«Dav tura co es de
ri
un co da et nn o la
de
mon
3
lo
av n5H
le hi qu n o ar rife gli b a, ea
n
es
en più coli ini se
..
“Por nse o rta alla sso de oderno ito de
er
p
fu
do:
p
er
di sce anti all queste scrive
.
o
g
n
si
llasa o di es ,
ri ri al e d ia ch
ar to
ll’e
nu J7
to se
lu
tu ed ensa e
lu
la
il
e oni” ola dir cose e leg mro
m ULE
polto minos ce paro sistenz è colui nd stre aver to sa con vati va a tri i viv cch e
con gliere a pagin parole: dram
. G
po anch re a co .
o u “i
ma
m etto a e. La
” de
le pi a, de
rà ch alla Fac ben er é
m
n
ria chiarez le paro a bian
ag
c
- A L1
n
de
st
lla ste prim ù nu lna ti
osa N
i e,
lla
es u i,
g
. e q qual nes
e
ca
ile
nn DSR
ov
nu mit so n al man eolo eboo (7,
ssa
Tu
a
scritt attesta za la su che de , nel
ui
co sio
sta el te
o
OL1
racc Wstr
m
ov à” a tro ca ca k?
tto
ikipofa deCe,os’
n
ri
1/
ce
sa
te
ciò ore av re che a posiz vono omen
olt
i
fa
m
a
ad
e po
su mp
lu l e’ q
to
ch
fase es tto post solo lizseg
ve
eg
an di
m rvel bel
gli G
no rmainreed
i torn Vi
cce o
cit
mon e fa e rte un li ne ione ne nalar
do
ue Il C
o-a HO
. so st r co .
Saa azio lon lo,
il
m nu e in iaa:sc
ac
ciò
de pre
a al arriva
st
e”
g
tu
n
e
quest do civile che a tragic cetta lla Sto- e
m
lo
v
S
re
iam u
oc u
ost nd se
i
m d ola gle riv
tt
ve
e li la luce ild po
enet i te
o
lou d..
o? nte
el stit (soft rice che i co
da cu a Natu forma de; so a disp i dati,
o ne
disp
20 tea cn in se cl e: “I
lo
attto i
ar
nn
in abo uisce wa vute ci
d? .
erde coarnchai usu
le su i lo scr ra parla ora un
n sott olo form ou n in
suoi ità tra
L’aut
do can rata la re a d elab essi
o
occh
g at d
iv poi
ro cao
deco e mani, ittore è , elabo a vera
fo
più entica
In po tin . E no s a a p ora , u
dw soft iare vid ntfoi rm ie ch ica) com rm
ra lin Natu i il
ered rativo la Stor escluso
pre fatti la “r a an co stra serv rog le n “s
ra,
è pi elevato poesia
gu
Ret are/ war e/ er
si puti atic
e
a e
:
ut
ve l’u iser che sì
i
b ice) ram info up
cui itata da compr ia mett al cont aggi viv e
re qu tosto della lin nonconè e”. soft e) gra o elabal cl di perm indic ng (i a co
egli
ra
i
una omett e un
ien un et a n
La w
im no de ch so vat la man ella e mi r- erlo te mai
cui
n
zi
o str rio, tra
com otidian il cont gu
Stor
en
po non
do mag stri e estr ezza “pru dia foto ci
unrr are e al orare te, se ton un ital il
ra m gaiequ stat co
Nasce ssa far è respo ia passate, una umen
md
d rv
ia
anco e logora o è un d rioag: chsonotida ian
nu ve azzi so i nost em ”. den mo
to
gio e o da a.ette odisotr l’uti dat i m izio o, ti insie- ftw ri o
ra pe ta, S a alpo
vo
n
poich così uso. nsabile ta e di scrittur
za
E
li
cio
n
m
ib
la
ch
em
p
zz
el
i
Ve
nellata esia re vèis o roa u zz (t
d
at
d le
iam
”
rc
, ma
a
o ic
ve
m olt no m i in are, dat el
llm rete dim
diba é lo scr una tra
ev teildpaltrla
In qu are. epire iltrap qu
i n ite o d ra ori ffer aè la rsa, di
m otiv re a n c’ ond un et i per clou
an a ste
a al es-p ell’u e vir i ri mite zzar to
In oen
C supon ale
sola
tenti ttere co ittore, gicità
tem esto se
tent lutic
da c., so d
zi ata
di
po ente i geo corr è p o o
cu er so tu sors CP e/
nt
st on olao ,
po
impo che da ro i segormai della
d al
tr
n en ti:
unno rnoet è oda
si di ranea nsqo lari il “c didi so
e
st fi zetatta ve nal
co
l
scr
ag
au , d etote i an se q el te izza har U le legat ebb di “o poli ere q o. zesircottacoIaz, cen ng i,
uan po
non ngono fondo ni ance sciente, ittur
es lo mar inten
socia ssolve apnpa
er p ti
a o cn alis ues rm te u IazMa p ter ano
i
di
te gegiag muod
ve arere co
d ket vectic
al
si de a,
in
erch ch
ap si st ai “t o in port ci, o aMalcrcoh©
te
Seco come un la Lette un pa strali
gua le. Solo qrso
i ” er
ual unil mpoe un
ri ing e tri, olog ti co tecnine
p
ve
e
ra
u p©
ssa
an
é issà
cl treb aelch
ettr una
paro ndo Ba a ricon tura co to est onnipo
co ic me o è U ruzi lica no hun iziare nit pure e risc
.
sc e co
fond poeticaco dalinqque in lin
su
à
zi
d
iam n- con m a
es v ougu
on ata
b iam
lle
d aggio
sid e off una - lo ltim oni on apo er”, an com sem hio
nose le che rthes, ciliazio me un raneo gli m sceual to
ia mod
inoff amente rie
ici ch
oe
ad erona
siano il po
p ad
ne
e m
ritua
er Ric erta
stes a in delle i “clo stro term che m pli per
... tura
a
o,
o
Nella .
te
at
versa ensiva, semleprto ries
m
h
u
fo
le e
nuov eta m ».
er
e ard
Po leoolt far
. ceseiarei se
n nrse
l’i per so te ord reti ud fanIn in i pro cial cee, pi oder
role poesia
en, la
fa
senz l’esisten perché e presven
un
mte ostste
no
ù de
em- e p re
o trlin
gra nterr qu m ine di ” do dotere co ble i”
a
o pe ri ssa
singo che rip moder
ce
v i
n
nse
spaz a trion za e tu mai
pr m iù ai
im ,rm
di m”, uzi el ch po m di coV
com in
far
n is uti bnlo il m
o lu rca
rirchép eo-ce o cose no
dell’i larità roduco na i co
in qu io aper e su tte le
ha un “P one e h olt Stem nes à ad eccth qua- i
mide
rv p
qu
sue piuta,spo umlsai
in ui n
Per colp a vio inte dei a cr o imp po e sioV
punt nvenzio ll’esp no la ncetti
stara i se ello arag di
della este ist to, più este,
com att
re
er
so
se ea pe nel ne.is ter- delcle
n
m
enigmualissim ne. In ienza, profon no pa
pora poesia. anze ris ambigu a crea ponent u-n sori ne al o- m dop fort ito g lenta st” e rvizLo to ortcia
co ielo
di
p
o
u li
i è an
sepp aticit i e pr questo si tratta tà e gend neo ten Ed è co iede la o, in ndo un i, ensi ali e
Il alit qual na i Stati tem C“Net dui “IRstat -le
ec
la
à,
se
conc
o
o og ta di
U nA
co
er
sì
fo
“Come Unga i versi isi, no nso se dell’arte
ch da U pesonflix nste a
po ciel à.
o
ni ac
calar che il rza “p luso;
m
zr
nosta mbr
e o ta Cnit ta ” a a-ed
del
n
rtat o d
miat retti,
poeta olitic
cu
si
le
b
A
po
i.
an
m
a
ce
nt
sa
ne
i
ra
ca
ta
o” in
ne
eta
o
e
r
a”
ag p u . U
di as lla re
co
, tu nteur
m noi rici Inte
L’ Al lla seco italia la loro
netin sa
tratte altà, ntem
e e (Speil
d
rn
n ia J Nuh nte
tto r io
legria
h
nda no Gi
ican
resp zza.
co le i no et
nei cia
è to ansnit
:
efe nu
nell’i Nau
instrof ue,e a vit azz
ch
co mpGit ue vità è qu
a di
rn oà“t
v
fu
n
nel qu ntimo frago ne
lori o rrille in
ato en
di di
cil a sa 201 dic ole
lm
ale il della
ch di ima Kn
alla uto”
uoin pie
e p m nitt
e e lva 2
pens foresta are de
no e,
iù ag vag) no d
l sogn
are se
ch
v
d
rta
ci
i
in
e
it
a. nu
pia ar
oc
Euph nza ag s’infitti o
vo
cc le n
ire
sc
rase
ch dal
le
ion el
Kezil è tradi e
R
ia
o. le fo
re.
ahab
li.. oc
ri
k
“
”
in questo nume
”
S
La
m
ar
ca
ch
eh
oi
n
ma
ne
“
y fotolia
Int
ern
et,
T
”
/C
nu
(N)
pa
gin
a
3
“
”
un
cie
lo c
on
tan
te “
nu
vol
e”?
DJ
t
E ONE
as
IAL NZ
elf
EC toCABER
SP TEeATgaRO
iB
L GIO GA
id
IVAL
STia GIOR
ur
FE r
im
Ila
su
a
on a
da
est
in
sc
Vi dic mp rlan ro
s à e me in te in I lavo
Vi
ce
ro
re
eb
W viga e pa n du
Na erra re, u
Gu olta à
c
it
As rios
Cu
App
munati s
gaullza
inPeoesia
®
m
en
te
zi
log
ga
© me
nth
alia
Tutto è comunica
zione
Comunicazione
, troppi esperti
App, fenomeno
o fenomenali?
Social Business:
che confusione!
Passa il favore!
‹E\IRWROLD
in
que
sto
nu
me
ro
“
ro
2
01
/2 12
/4
20
l6
de gio
7
ag
.2
m
li N
po o I/
Na nn
di
-A
b.
2
Tri
g.
ro
Re me
Lo è quello che diciamo, ovviamente.
Ma anche il tono che usiamo nell’esprimerci, gli occhi che fissano l’interlocutore o che
teniamo bassi per nasconderli e nasconderci, le mani che tormentiamo per l’ansia o
che usiamo per gesticolare e dare forza al
pensiero che stiamo esternando, le gambe
liberamente accavallate o di contro in buon
ordine una accanto all’altra, il volume della
nostra voce, le gote che si colorano di rosso
contro la nostra volontà.
Sì, anche il nostro corpo comunica. A volte
La comunicazione
da solo, per istintive reazioni che tradisconon è solo questo. È molto di più: no le nostre emozioni, altre volte col nostro
aiuto, quando lo usiamo per affermare la
è tutto il resto.
nostra personalità.
Sono i segnali di fumo, quelli stradali, il Perché un nuovo taglio di capelli dice che
modo in cui è disposta la merce al super- abbiamo voglia di aria nuova. E se il taglio
mercato, i colori scelti per le pareti di un è drastico o stravagante, che quella vecchia
ufficio pubblico o di un negozio, il layout di proprio non la tolleriamo più.
un sito internet, l’arredamento di una casa, Provate a farci caso, a guardare le cose digli accordi di una chitarra, le parole, i si- versamente, a chiedervi se c’è una scelta
lenzi, il design di un’auto, la formazione di precisa o semplicemente dell’altro dietro
una squadra di calcio, gli abiti delle nuove ad ogni singola cosa su cui posate gli occhi
collezioni, i rifiuti nei sacchetti, il colore dei nelle vostre giornate. Fosse anche un sasso
che ha spaccato una vetrina.
confetti, i fiori sulle lapidi.
Chiedetevi cosa significa veramente ciò che
Anche? Certamente.
Perché una rosa rossa lasciata su una tomba avete davanti.
al posto di un crisantemo rivela che qual- E vi scoprirete vostro malgrado novelli
cuno ancora ricorda l’amore, la passione, Sherlock Holmes, capaci di interpretare
tutto, di cogliere i segnali di ogni cosa, di
che chi non c’è più gli ha donato in vita.
vedere
oltre, semplicemente guardando a
Così come il colore blu di una parete o di
un abito trasmette tranquillità e distende lo fondo il mondo.
sguardo, mentre il rosso cattura l’attenzione Salvo poi capire, probabilmente, che quee centrifuga il cervello, mettendolo in moto sta innata e profonda capacità non volete
ogni volta che prova ad entrare in stand-by, godervela né usarla, perché in grado di
sopraffarvi, rubando magia all’apparente
senza dargli tregua.
E le informazioni che leggiamo in primo mistero dell’universo.
piano in una pagina web o cartacea sono Molto meglio lasciarsi sorquelle su cui ci viene implicitamente chie- prendere, certe volte.
sto di concentrare l’attenzione, mentre ciò E rinunciare a capire.
che è ai margini, lo dice proprio il termine, Ma questo, che lo voè un contorno del quale in primo momento gliate o no, svelerebbe di voi
si può fare a meno.
anche la pigriTutto è comunicazione.
Nel senso che rende partecipi di informa- zia che preferizioni, sottotesti; che significa molto altro reste nascondere.
rispetto a quello che si legge in superficie.
E anche noi lo siamo.
april
e 20
12
1 / febbraio 20
P
D]
LQ
“
“
“
”
”
ze
tta
nu
12
20 2
4/
1
l 6/ 20
de
re
27 emb
12
N.
tt
oli I/se
4/20 12
l 6/
Nap no
e 20
de
di
n
27 embr
ib.
-A
N.
. Tr . 5
sett
oli
Nap o I/
Reg num
di
nn
ib.
-A
. Tr . 5
m
Reg
”
ne
ziine
ggaaz
mmaa
H
Iaz
rco
Ma
©
“
in
in q
ues
to n
um
ero
App
u
Vis nti sull
à
a
Dic Vis co Poesia
ia
n
And molo co Cristia
y
n
Dia Warh n i gom o Min
ol. A
letto
ello
itoli
no
La
ll
fine che pa a cort
ss
e del
Un
d
“Uli el mon ione
l’im
sse”
pera
Gre
do:
en
tu
te
tore
Curi è tren tto da netevi
d
liber
rider
osità
i per
e
il gi
orn
o...
”
.
SPECI
ALE
Be Social!
qu
es
to
nu
m
er
o
an
d
Ro
ll
ou
o
AL ER
TIV GAB
ES
L F GIO
E A IOR
OR E G
'ON ON
E D ANZ
PIT C
OS ATRO
TE
iglio
lini
NON PERDERE IL NUMERO MENSILE
SCARICABILE SU IPHONE E IPAD
Il Menthalia Magazine
è diventato un portale
di informazione sulla
comunicazione e dintorni
Con articoli sempre
attuali, interessanti e
social addicted!
Scarica

num. 3 - Anno II maggio/giugno 2013