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cultura
Domenica 26 Maggio 2013
| Protagonisti | Dal priore di Bose a Vito Mancuso, da Roberto Repole a don De Agostani e a due musulmani italiani. Tra gli stand Enzo Bianchi:
è essenziale
dare fiducia
Giovanni Godio
Una disputatio dal sapore medievale e una lectio salutare per
i nostri giorni sfiduciati. Interrogativi spiazzanti sul “lavoro”
di Babbo Natale. Una macchina da presa puntata sulla Creazione. Il volto sapiente e aperto
dell’islam italiano. E i dati sorprendenti del nuovo censimento delle “religioni organizzate”
nel nostro Paese. È quanto abbiamo trovato percorrendo il
filone religioso e spirituale del
Salone del libro 2013.
Credo quia confido. C’è un fiume di persone in coda per
la lectio magistralis del priore
di Bose Enzo Bianchi. Tema:
«Fede e fiducia». La fede è
dono di Dio, certo, afferma
Bianchi, «però arriva a colui
che la accoglie in libertà». E a
monte della fede c’è la fiducia:
non si può vivere senza fidarsi di qualcuno. Ma è prima di
tutto questa fiducia a essere in
crisi, oggi. «Ci fidiamo poco
degli altri. Viene a mancare la
fiducia nella communitas, nella
democrazia» e, non a torto, in
una certa politica. E qui arriva una sferzata che non può
non richiamare alla mente le
cronache politico-giudiziarie
italiane di questi mesi, con la
denuncia, da parte del priore di Bose, di «manovre» che
sanno di «tirannia»: «Come si
può chiedere, pretendere “pacificazione” quando c’è inve-
| Torino | Dove
osano
le idee
Segue da pagina 13
attento alle traduzioni delle novità straniere e al recupero di testi classici delle altre letterature,
non solo con Adelphi e Sellerio,
ma anche con piccoli e agguerriti
editori come Nottetempo, Elliot,
E/O e Castelvecchi. Un altro segnale positivo è stato l’incremento delle vendite dei libri rispetto
all’anno scorso: Feltrinelli, grazie
al nuovo bestseller di Saviano, ha
fatto la parte del leone. Va segnalato anche lo stand del Libraccio,
molto affollato, che proponeva
remainder’s, cioè volumi a metà
prezzo, libri a 5 euro e due scaffali di modernariato dove a prezzi accessibili si potevano trovare
vecchie edizioni fuori catalogo di
Calvino e Pasolini, Thomas Mann
e Solgenitsyn. Stimolati da Andrea Bajani, alcuni studenti hanno gareggiato nell’invenzione di
neologismi, tra cui i più azzeccati
ci sembrano «disfuturi» e «vivere», che indicano perfettamente
il senso di smarrimento e confusione che attanaglia le giovani generazioni, e forse non solo quelle.
Massimo Romano
Le 800 fedi presenti oggi in Italia illustrate nella terza
edizione dell’«Enciclopedia»
a cura di Massimo Introvigne ce un’esigenza di giustizia?»,
mentre personaggi pubblici
«sostengono una vita corrotta
e gaudente che offende i poveri e quanti credono nella legalità». Poi, la conclusione: «Dio
può far dono della fede in lui
solo a chi è capace di fedefiducia umana. Così il primo
compito di credenti e non credenti è quello di dare fiducia:
dopo averci incontrati, le persone hanno più fiducia? Sappiamo trasmettere ai nostri
giovani fiducia nel domani?».
La libertà in un dono. Perché
per gli adulti è così importante
che i loro pargoli abbiano fede
in Babbo Natale, per giunta
credendo che i regali non arrivino dai genitori? Sulla scorta
del saggista Jacques Godbout,
ragiona a partire da questa do-
manda Roberto Repole, giovane presidente dell’Associazione teologica italiana, che allo
Spazio Sant’Anselmo ha presentato un libretto agile e affascinante, «Dono» (Rosenberg
& Sellier). Cento paginette più
avanti Repole scriverà, con uno
spiazzante nesso causale: «Poiché doniamo siamo liberi e responsabili. Per questo, finché
c’è dono c’è speranza».
Caso o speranza? Vito Mancuso, teologo sui generis, e Paolo
Flores d’Arcais, direttore di
«MicroMega», si affrontano
in una disputatio dal titolo «Il
caso o la speranza», ultima
variazione sulla querelle fede
e scientismo. Inizia Mancuso:
«Da Flores ci divide questo, il
mistero del mondo. Per lui le
grandi domande su chi siamo
e da dove veniamo hanno già
delle risposte. Per me invece
anche la scienza è sempre in
evoluzione, il dato attestato
oggi può essere superato domani». Risponde D’Arcais:
«Per me il problema nasce
quando il credente pretende
che la sua fede sia compatibile
con il sapere scientifico. No, il
cosmo non ha cromosomi morali, non ci mostra un senso, le
grandi scelte pesano tutte sulle nostre spalle». Controreplica di Mancuso: «Sulle nostre
spalle? Ma se la modernità e la
post-modernità ci hanno consegnato il crollo degli ideali di
liberté égalité fraternité! L’uomo
questi ideali non è in grado
di costruirli da sé. Possiamo
però cercarli in una filosofia
della natura, perché ci abita
una “logica-lógos” che fa sì che
in noi le componenti subatomiche si relazionino in atomi,
molecole, cellule e infine negli organi del nostro corpo,
che a sua volta produce pensiero, creatività, spirito».
L’islam italiano fa scuola in
Francia. Con il titolo «L’islam
intérieur» è uscita oltralpe,
per i tipi di Bartillat, l’ultima
edizione di un volume dello
shaykh Abd al Wahid Pallavicini pubblicato per la prima
volta in italiano nel 1991. Presentazione ufficiale al Salone
sotto il titolo «Lo zero metafisico. La fede oltre la crisi», a
cura della Coreis di Milano, la
colta e aperta Comunità religiosa dei musulmani italiani.
«La fede oltre la crisi significa
superare le difficoltà della vita
senza usare in modo moralistico e materialista la religione»,
ha spiegato Ilham-Allah Chiara Ferrero della Interreligious
Studies Academy, «bensì ritrovando le dimensioni nobili
dell’intelletto e della spiritualità». E lo zero metafisico? Ce
ne ha parlato l’affabile shaykh
Pallavicini, che abbiamo incontrato a margine di un altro
incontro allo Spazio Sant’Anselmo: «È il cerchio che ha al
suo centro il comune Dio di
Abramo e dal quale partono
| Lingotto | Negli incontri dedicati al Cile, ospite d’onore del Salone, ricordati i forti legame con l’
La terra di Pablo Neruda
Barbara Giambusso
Una lunga e strettissima lingua di terra. oltre
quattromila chilometri, schiacciati tra oceano
e montagne, che hanno dato i natali a molti
grandi nomi della letteratura latino-americana. E’ stato il Cile il Paese ospite d’onore al Salone del libro che ha appena chiuso i battenti.
E, come di consueto, anche l’edizione 2013
della maratona libraria del Lingotto ha offerto
ai suoi visitatori un viaggio letterario e culturale oltre confine a cinque stelle. Un calendario
fitto di incontri (oltre trenta) in
Roberto Bolano,
cui le più autorevoli voci poetiche
autore culto della
e letterarie cilene hanno racconletteratura cilena,
tato lo spirito e l’essenza profonda
ricordato dalla
del loro Paese.
moglie Carolina
Tra ricordi e citazioni, anche
e da Brodsky
la presenza di Pablo Neruda
(quest’anno ricorre l’anniversario dei quarant’anni dalla sua morte), poeta
e attivista cileno, vincitore del Nobel per la
Letteratura nel 1971, ha aleggiato tra gli stand
del Salone. Anche lui profondamente legato
all’Italia, morì nel 1973, anno in cui il golpe
di Pinochet dava il via al ventennio più cupo e
repressivo della storia cilena, obbligando molti a scegliere la via dell’esilio. Una lontananza
forzata che ha scavato in profondità lo spirito
narrativo di tanti scrittori, da Antonio Skármeta alla pluripremiata Isabel Allende, solo per
citare i più famosi.
Ed è stato un altro cileno, Louis Sepulveda, insieme alla poetessa Carmen Yáñez, sua moglie,
e al giornalista e scrittore Bruno Arpaia, a rendere omaggio a Neruda in una serata dedicata
ai grandi della poesia. Le letture di Giuseppe
Battiston hanno dato voce ai versi di Gabriela Mistral, la prima donna latino-americana a
vincere il Premio Nobel per la Letteratura nel
1945, a Gonzalo Rojas, Vicente Huidobro e Nicanor Parra. Sepulveda che, un po’ a sorpresa,
è arrivato al Lingotto al di fuori della delegazione di scrittori cileni, ha poi presentato la sua
ultima fatica letteraria «Ingredienti per una
vita di formidabili passioni», edito da Guanda:
una singolare biografia pubblicata sotto forma
di racconti nella quale il privato si intreccia
con l’impegno politico.
Lo scrittore, autore di molti libri di successo tra
cui «Storia di una gabbianella e del gatto che le
insegnò a volare» (Guanda, 1996), ha raccontato di essere nato (ironia della sorte) in un
hotel chiamato Cile, ma anche di non sentire
più nessun legame con la sua terra: «Ho smesso di essere cileno» ha detto, «dopo la morte
del presidente Allende». Nel libro denuncia
gli squilibri di un sistema economico ormai
agonizzante, anche se poi si rasserena parlando della sua famiglia: «Non so se sono stato un
buon padre. Ma sento l’affetto dei miei figli e
ho cercato di essere un amico su cui possano
sempre contare, un compagno che per loro
sarà presente qualsiasi cosa accada. E questo
mi fa sentire in pace».
Tra gli autori più attesi nello spazio sudamericano lo scrittore, giornalista e diplomatico Jorge Edwards. Oltre una ventina di romanzi al
suo attivo, vincitore del Premio nazionale della letteratura (1994) e del Premio Cervantes
(1999), oggi ricopre la carica di ambasciatore
del Cile in Francia. Già ambasciatore a Cuba,
fu proprio ispirandosi a quell’incarico che nel
1973 pubblicò «Persona non grata». Parlando
del suo ultimo libro «Los circulos morados» (il
riferimento è al cerchio rosso che rimane sul
bicchiere di vino), primo volume di un’opera
autobiografica, ha detto: «La felicità è nella
vita, nell’amore, nel vino, nella lettura». Amante della poesia sin da giovanissimo ha ricordato
di essere stato un poeta mediocre tanto che,
ha aggiunto, «leggevo come Neruda e scrivevo come Neruda». E ancora, parlando del suo
cultura
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della letteratura per l’infanzia i suggerimenti per leggere insieme in famiglia, grandi e piccini. Il successo dell'Arena Bookstock
L’amara Londra
delle periferie
Ida Molinari
Ilham-Allah Chiara Ferrero e Vito Mancuso. A sinistra, il priore di Bose Enzo Bianchi
le sue rivelazioni, in un processo di svelamento e di ri-velamento, nel senso di “nuovo
velamento” nelle diverse teologie». Ma Pallavicini tiene
anche a sottolineare il valore
della testimonianza della Coreis: «L’islam non è solo arabo
e noi, come italiani, dimostriamo che si può essere musulmani senza rivendicazioni politiche e territoriali».
Scene di un mondo perduto. Alberto De Agostini (1883-1960)
fu prete, educatore, esploratore
in Patagonia e nella Terra del
Fuoco. E divulgatore con metodi all’avanguardia per la sua
epoca, perché filmò i luoghi
delle sue avventure. Il suo documentario «Terre magellaniche»
(1933, muto con didascalie) è
stato pubblicato in dvd dal Museo nazionale della montagna
di Torino e proiettato al Lingotto con accompagnamento musicale dal vivo. Don De Agostini
credeva nel progresso, e però
con la sua camera da presa seppe documentare anche l’«agonia» etnica dei popoli nativi nei
primi decenni del secolo scorso. Su questa figura straordinaria getta nuova luce il volume
«Scritti d’America australe. Bibliografia di A. M. De Agostini»
(a cura di D. Chevallay e C. Granero, n. 180 dei Cahier Museomontagna). Ha scritto di lui un
giornalista argentino: «Senza
porsi inutili dilemmi, De Agostini aveva scoperto Dio nella
natura e viceversa. Per comunicare la fede non aveva argomenti
migliori che illustrare il mistero
dei fiumi, delle montagne e del
mare. E in Patagonia trovò riunite in un solo luogo tutte queste evidenze».
Le 800 fedi d’Italia. Nell’anno
della fede la Elledici manda in
libreria la nuova, terza edizione dell’«Enciclopedia delle religioni in Italia» del Cesnur a
cura di Massimo Introvigne e
PierLuigi Zoccatelli: 1.240 pagine, una ricca introduzione,
due indici e, scheda per scheda, la presentazione delle 835
minoranze religiose e spirituali diverse dalla fede cattolica
attive nel nostro Paese. Nel
2001, anno della prima edizione dell’«Enciclopedia», erano
658. Oggi appartiene a queste minoranze il 2,5 per cento della popolazione dei soli
cittadini italiani (escludendo
dunque gli immigrati): ormai
«più del doppio del “mitico” 1
per cento più volte infondatamente menzionato».
Non è mai facile orientarsi e
scegliere nella variegata editoria per bambini. Una bussola
per la navigazione la si trova
valutando l’editore. Con questa bussola abbiamo esplorato
il Salone del libro di Torino,
iniziando dalla San Paolo, che
continua a distinguersi per un
raffinato lavoro di editoria religiosa rivolta ai più piccoli. Ma
non solo. Sul fronte religioso è
molto piaciuto a noi e ai bimbi
cui l’abbiamo regalato il libro
pop-up «La vita di Gesù», dove
l’animazione delle tavole consente ai piccoli di comprendere
episodi salienti iniziando dal
poter cullare Gesù nella mangiatoia. E c’è altro. Grazie alla
sua bravissima responsabile, Lodovica Cima, la San Paolo ha offerto negli ultimi anni vere sorprese, aggiudicandosi numerosi
riconoscimenti.
Proprio in concomitanza con
l’appuntamento torinese è arrivata la notizia del premio Andersen 2013 per giovani adulti.
Di «Quindici giorni senza testa», autore l’anglo Dave Cousins, abbiamo già parlato su
queste colonne. Queste pagine
dure, avvincenti, mai lacrimose,
colme di dolore e di speranza,
ambientate in terribili periferie
inglesi, vanno però rievocate,
ora che è arrivato il riconoscimento assegnato dalla giuria di
Sestri Levante. Laurence e Jay,
due fratellini, stanno per vivere
quindici giorni che muteranno la loro vita per sempre;
figli di una madre single e
alcolista, decidono di invertire la rotta vincendo una
lotteria. La loro vita cambia
davvero quando incontrano alcune persone di rara
umanità.
In tema di premi dobbiamo ricordare che pure
la giuria di «Nati per
leggere», la prestigiosa
associazione che sponsorizza la diffusione
Italia e rievocati i suoi grandi poeti e scrittori del passato e del presente
e di Sepulveda
metodo narrativo che si ispira alla realtà: «La
finzione ci costringe su un sentiero stretto. Deviare verso la memoria è libertà».
Folla delle grandi occasioni per la serata in
onore di Roberto Bolaño, autore culto nel
panorama narrativo cileno, ricordato in questa occasione dalla moglie Carolina Lopez,
dall’amico scrittore Javier Cercas e da Roberto
Brodsky, che nel suo ultimo libro dà corpo a
uno dei personaggi proprio ispirandosi alla figura di Bolaño. Nelle parole di Carolina Lopez
lo scrittore, ma anche l’uomo: «Una persona
buona, appassionata, ottimista e trascinante.
Un uomo predisposto alla felicità». E ancora:
«Roberto decise di essere scrittore a diciassette
anni, ma solo passati i quaranta pubblicò con
le grandi case editrici. Visse la delusione delle rivoluzioni centroamericane, eppure il suo
vero estremismo era nella sua letteratura. Oggi
lo leggono molto i giovani perché spiega come
sopravvivere alla desolazione e alla cattiveria
del nostro tempo».
Il Cile ha portato alla manifestazione torinese
un nutrito gruppo di scrittori di successo. Tra
i big anche Roberto Ampuero, scrittore e attualmente ambasciatore del Cile in Messico,
autore della fortunata serie di romanzi noir
che hanno come protagonista l’investigatore
Brulè, editi in Italia da Garzanti. E poi Alejandro Zambra, esponente della nuova generazione di scrittori cileni, con un posto di assoluto
rilievo nel panorama narrativo internazionale.
Considerato tra i venti migliori scrittori in lingua spagnola sotto i 35 anni, al Salone ha presentato il suo ultimo libro «Modi di tornare a
casa» (Mondadori), storia del regime di Pinochet e del suo impatto sulle generazioni di quegli anni. E per finire,
una
delle firme femminili più importanti
delle letteratura
contemporanea
del Paese andino:
Lina Meruane. Di
origini palestinesi,
ha presentato al Lingotto «Sangue negli
occhi» (La Nuova Frontiera): storia del percorso di
una giovane donna che
perde la vista ma che
saprà lottare strenuamente contro
le sue paure.
«Quindici giorni senza testa» di Dave
Cousins, premio
Andersen 2013
della lettura fra i piccolissimi,
presieduta dalla studiosa Rita
Valentino Merletti, al Salone ha
saputo scegliere editori raffinati.
«Buongiorno postino» di Babalibri parla di sorprese, mentre «Ti
mangio» del Castoro sviluppa il
tema del coraggio un po’ rievocando la balena di Pinocchio.
D’altro canto il tema del concorso di quest’anno era appunto «Ci vuole coraggio ad essere
piccoli». Parla invece di diversità
l’altro premiato, «La città dei
lupi blu» (Giralangolo-Edt), storia di una comunità di lupi blu
in cui irrompono un lupo rosso
su una bicicletta rossa e quindi
un più minaccioso lupo giallo.
Fuori premio e per piccolissimi segnaliamo ancora, ancora
dell’editrice di qualità Il Castoro, «Rocco il Gatto», un protagonista che farà breccia nel
cuore dei più piccoli con una
canzone che lui canta in inglese
(scaricabile gratis dal sito), con
le scarpe che, via via, un’avventura dopo l’altra, cambiano co-
lore.
Per un pubblico un po’ più
grande, una serie che sempre la
San Paolo dedica con umorismo
e senza pedanteria al tema della famiglia. Si va da «Peppi alle
Hawai» di Alessandro Zaccuri
a «In fuga con la zia» di Sylvia
Heinlein. Il messaggio di fondo
è che basta una bella famiglia
a rendere felice un bambino.
Nella stessa fascia di età, dai 6
ai 10 anni, è molto apprezzabile
la nuova serie della Giunti kids,
«La banda delle ragazzine», con
due primi titoli, «Fatima e il furto» e «La banda di Sveva», con
cui torna a scrivere per bambini
delle elementari una fuoriclasse, Paola Zannoner, la quale ci
racconta con brio le vicende di
un inseparabile gruppo di amiche con le quali tutte le bambine ameranno identificarsi.
Torniamo ai più grandi, ai giovani adulti che hanno affollato
il Salone, per segnalare a tutti
coloro che si sentono legati allo
scoutismo un vero tesoro: «Ribelli in fuga» di Tommaso Percivale, Einaudi Ragazzi. E’ il 1926
, siamo in un borgo sull’Appennino dove un gruppo scout
guidato dal parroco si trova a
dover affrontare le prepotenze
dei coetanei fascisti, figli dei notabili di zona. E’ un libro storico
e drammatico di cui è difficile
interrompere la lettura, importante per capire il tema della libertà e soprattutto della nostra
storia. Tra l’altro l’autore, classe
1977, vive e lavora in una casa
isolata fra i boschi simili a quelli
in cui si svolge la vicenda.
Chi va al Salone per i ragazzi
sosta a lungo al banco della
Piemme e segue le sue ricche
presentazioni. In un dibattito
all’Arena Bookstock Federico
Taddia ha illustrato la ristampa
di romanzi storici di grande successo scritti da Lia Levi e Teresa Buongiorno, raffinate, colte
e divertentissime. Mentre nel
laboratorio autori Mathilde Bonetti e Aurora Marsotto hanno
spiegato come nascono le loro
serie su pattinatrici e danzatrici:
pattini, scarpette e tanta amicizia. Per conto nostro, sempre
della Piemme, Battello a vapore, avremmo dato un premio ad un’altra affermata
scrittrice, Anna Vivarelli,
per la sua ultima fatica
«I fantasmi di Giulia».
La Vivarelli aveva vinto il premio Andersen
2010. In questo libro
Giulia si trasferisce in
campagna con la famiglia
e nella nuova casa piena di
fascino fa un incontro inquietante, ma simbolico, con
un’entità malvagia che la minaccia. E che è un simbolo.
La Salani, dal canto suo,
ci ha regalato l’ìncontro
con un’altra celebre
inglese, Anne Fine,
la quale ai ragazzi
racconta la vita come
creatura selvaggia difficile da domare. La
vita non fa sconti, ma
per crescere devi farci i
conti. Di lei ricordiamo
«Non c’è campo», storia
di Stol, figlio di un’eccentrica stilista sempre
in viaggio, specie dove
non c ‘è campo.
Questo vuoto di
comunicazione
spinge Stol ad avventure temerarie da
cui però scaturisce la
crescita sua e del suo
amico del cuore che è
anche la voce narrante.
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26 maggio 2013 “Dono” su “il nostro tempo”