Opinioni > Italia > Societa - Lunedì 02 Gennaio 2012, 07:10
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La Felicità per determina sindacale
In un paese del rovigino, Ceregnano, c'è anche l'Assessore alla gioia"
Annamaria Barbato Ricci
Il primo AMBRacadabra di questo 2012 lo dedico alla Felicità. Ma ad una felicità molto
particolare, quella che a Ceregnano, Comune del rovigino di 4mila abitanti o giù di lì, siede in
Giunta.
Per meglio dire, ha un apposito Assessorato, fortemente voluto dal Sindaco Ivan dall’Ara. Un
Assessorato, la cui delega spetta alla vicesindaco Elena Dall’Oco, cuoca professionale,
dunque abituata a ricercare la felicità gastrica dei suoi commensali, il quale – si stupirà il primo
cittadino del paesino veneto -, trae nientemeno le sue lontane radici nella Dichiarazione
d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America (2 luglio 1776), che consacrò il Diritto alla ricerca
della felicità, frutto di tutto un intenso dibattito giusnaturalistico che ebbe il suo culmine nel
periodo dell’Illuminismo.
Esplorando il tema, scopro – mea culpa, m’era sfuggito, forse perché nella ma vita, in questo
periodo, la felicità è una straniera – che a Pesaro e Urbino, fra il 27 maggio ed il 5 giugno
dell’anno scorso si è svolto un Festival della Felicità, con un folto programma di convegni,
dibattiti ed incontri, eventi speciali e spettacoli che ha reso la provincia marchigiana per 10
giorni la capitale almeno nazionale della Felicità.
Non so se ci sarà quest’anno il bis, dati i tagli sia alla spesa pubblica che alle piccole Province.
Ricopio il suggestivo incipit dell’invito, che fa molto riflettere: La Felicità in tutti i sensi…
“…Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie,della qualità della loro educazione o
della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la
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Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale reperibile al link http://www.lindro.it/societa/2012-01-02/5675-la-felicita-per-determina-sindacale
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solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici
dipendenti.
Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil
non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra
conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro Paese.
Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta...”
Robert Kennedy - 18 marzo 1968 (morirà il 6 giugno 1968…)
Un argomento avvincente, che il Sindaco Dall’Ara, che si autodefinisce di spirito godereccio e
ottimista di natura – che gli derivi dalla nascita brasilera? – certamente prenderà ad esempio.
Chiuderà certamente un occhio sul fatto che Bob Kennedy era un democratico (Dall’Ara è
stato eletto nelle liste Lega-PDL, ma si suppone che, ipotizzando che sia figlio di emigrati post
alluvione del Polesine, tenga presente la specularità della diaspora della sua famiglia con
quella delle famiglie di immigrati di oggi…) e accoglierà, invece, il nobile messaggio contenuto
nel suo pensiero e che, attivando un Assessorato alla Felicità, probabilmente vorrà praticare.
Non se ne abbia a male, ma
– a parte Epicuro e la sua Lettera a Meneceo sulla Felicità:
“Meneceo, non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A
qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’anima. Chi sostiene che non è ancora giunto
il momento di dedicarsi alla conoscenza di essa, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse
dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata l’età. Da giovani
come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a conoscere la felicità. Per sentirci sempre
giovani quando saremo avanti con gli anni in virtù del grato ricordo della felicità avuta in
passato, e da giovani, irrobustiti in essa, per prepararci a non temere l’avvenire.”
– non tanto tempo fa intervistai Marcello Veneziani sul suo avvincente libro “Vivere non basta
– Lettere a Seneca sulla felicità”, che rispecchia indovinate risposte (immaginate dall’Autore,
in quanto in realtà mai ritrovate) di Lucilio a quelle Lettere di Seneca sulla Felicità croce e
delizia del nostro Liceo.
A questo dibattito intellettuale aggiungerei, ripescandolo dal pozzo di San Patrizio della mia
memoria, - sempre che il Sindaco di Ceregnano non se ne adombri, il saggio del 2002 del
deputato API Pino Pisicchio “La mela dolce – Il diritto costituzionale alla felicità” che così
viene presentato dall’Editore Levante, con parole quanto mai attuali: “Ha senso parlare di
"felicità pubblica", nella stagione attuale, così desolatamente ricca di occasioni di "Infelicità
collettiva"?
E, soprattutto, condurre una riflessione sulla felicità nelle inusuali categorie della politica non
appare una indebita confisca ai danni della più appropriata sede filosofica? E, ancora, è
possibile "costituzionalizzare" il principio della felicità, alla maniera di Jefferson e delle
codificazioni giacobine?
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Pino Pisicchio si inerpica sugli irti e spericolati sentieri del più antico, più desiderato, più visitato,
più connaturale all’esistenza umana e al tempo stesso più inafferrabile concetto che il pensiero
abbia partorito scoprendo che, dopo la morte delle ideologie, la felicità dell’uomo resta
probabilmente l’unico autentico movente della politica.
Lo fa con questo agile libretto che, attraverso un ardito percorso di visite a filosofi eudemonisti e
non, e a legislatori e costituenti, ci conduce a comprendere le ragioni della sua proposta di
riforma costituzionale. Che punta, naturalmente, a promuovere a regola un ossimoro raro e
stimolante: "l’ordinamento felice".”
Da bravo uomo del fare, il sindaco Dall’Ara si chiederà dove voglio andare a parare con questo
saccente excursus sul diritto alla felicità.
E’ che mi ha colpito come, con una determina sindacale, lui abbia risolto uno dei dibattiti
plurimillenari che attanagliano l’umanità. E che, accollandosi il basto della felicità pubblica,
abbia tranquillizzato noi tutti (suggerisco al Presidente Monti di raschiare il barile per trovare
qualche spiccetto, onde assumerlo come “consulente all’ottimismo”) con la sua personale
testimonianza: “Bisogna avere ottimismo a prescindere da tutto Ci si deve allenare a sorridere
un po’ di più alla vita, sdrammatizzando le cose brutte e infine, per restare in politica, bisogna
dare più fiducia all’attuale Governo, che sta lavorando per noi".
Faccio un replay e mi sincero che sia stato eletto in una lista PDL – Lega. Su di lui, l’effetto
Umberto sarà stato mitigato, se non del tutto annullato, dai buoni uffici del Cristo
dell’Alluvione, l’immagine sacra che, nel novembre del ’51, apparve miracolosamente nelle
acque vorticose del Po, proprio a Lama Polesine, frazione di Ceregnano, durante la tragica
inondazione che mise in ginocchio la provincia di Rovigo e fu tratta in salvo da Amedeo
Braghin. Non si riuscì mai a venire a capo da dove provenisse quel Cristo senza croce, in
legno scolpito che galleggiava sulle acque. Un Cristo senza croce: la metafora è assai
suggestiva; era un Gesù che aveva superato il tormento del supplizio per tornare a sal vare il
piccolo mondo di Ceregnano.
I locali gli dedicarono un Santuario verso il quale si è sviluppata una grande devozione. Forse
proprio in questa terra che è sempre risorta come Cristo (a cavallo fra il ‘400 ed il ‘500
Ceregnano subì tragiche inondazioni ed un disastroso incendio) c’è il vero segreto della felicità.
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