SAOERDOTE MARIO ZINN ANTI . da Favignana PRIMO REGIO CAPPELLANO CURATO E RETTORE DELLA REAL CHIESA PARROCCHIALE DELLA ISOLA UI MA.RETTIMO CEIII STORICI DELLE . -M ISOLE s EG~DI M,• Monte S. Giuliano TIP. G. GENOVESE 1912 La nuova edizione del "Zinnanti" Lo Storico e Scrittore Padre Mario Zinnanti nacque a Favignana il 26 giugno 1843 da Carlo e Antonina Li Volsi. Il giorno seguente fu battezzato dall'Arciprete Giovanni Grammatico. A 16 anni vestì l'abito clericale nel Seminario diocesano. A 24 anni fu ordinato Sacerdote. Svolse il suo lavoro apostolico sempre nelle Isole Egadi: a Favignana prima e il 10 dicembre 1900 fu inviato Cappellano nell'Isola di Marettimo, dove morì all'età di 84 anni, proprio il giorno del suo compleanno il 26 giugno 1927. La sua predicazione dotta ed incisiva ha caratterizzato il suo servizio sacer~otale. Lo Scrittore Pietrino E. Duran ne/1928 così scriveva di Lui nel suo libro: «la nobilissima caritatevole missione del compianto Padre Mulé, fondatore della Parrocchia, fu degnamente proseguita dal reverendo Sac. Cappellano Don Mario Zinnanti che audace e forte nella ascesa - come colui che non s'arresta e va - seppe sempre lodevolmente mantenere la Parrocchia di Marettimo all'altezza del Suo invidiato legittimo prestigio ... per la fede gli fu sacro il dovere». Proprio nel silenzio e nella pace di quest'Isola "sperduta" nel Mediterraneo scrisse ne/1912 il volumetto: "Cenni storici delle Isole Egadi". Dopo 80 anni dalla prima edizione questi "cenni storici" non diminuiscono, anzi crescono di valore e interesse storico, demo-antropologico, archeologico, geografico e spirituale. L'intelletto d'amore che ha ispirato l'autore fa di quest'opera un "primum" originale, che persino nello stile, asciutto e acuto, rivela il carattere egusano, plasmato per millenni da eventi avversi là dove il cielo, terra e mare sembrano meglio svelare l'arcano e tragico sentimento dell'umano esistere. Se poi consideriamo l'opera accanto ad altre posteriori, ne riscontriamo ancora in taluni punti l'insuperata documentazione e l'impronta esemplare. Dal 1912 ad oggi, tuttavia sono avvenuti troppi cambiamenti per non dire sconvolgimenti. Tufi, "senie", tonni non bastano più e il mare viene scrutato dai satelliti, devastato, inquinato. Gli antichi discendenti dei normanni, arabi e spagnoli, in pochi decenni hanno cercato e trovato con sacrificio altre vie di lavoro spesso con successo sempre memori del tetto natio ... Volti semplici, scavati dal vento e dal mare, severi come gli scogli e splendenti come coralli. Consapevoli, per istinto e per conoscenza riflessa, del patrimonio di cultura e di civiltà intrecciate in questo magico triangolo al centro del Mediterraneo, offriamo questa lettura come una risposta alle sfide del nostro tempo. Vi é nell'opera un capitolo mistico, quello ove si descrivono le Chiese di Favignana, di Marettimo e di Levanzo, nomi antichi, evocazioni di martiri e di apostoli in terre già teatro di riti pagani alla Grande Madre. Anche la cura- o non sia mai- l'abbandono dei luoghi sacri manifesta l'emergenza o l'abbassamento di valori essenziali per la civiltà. Dentro la metafora concreta e vissuta, possiamo cogliere se essere nel mondo come isole nella corrente, per stare con Hemingway, o vivere nell'orizzonte infinito dell'eternità e dell'amore, là dove nessun uomo é un'isola, perché il mare é un ponte, é una rete gettata per tessere un regno universale di uguaglianza, libertà, pace e giustizia. Damiano Cingolani Alfredo Prefazione Aver curato la ristampa di questo scritto sulle isole Egadi, ad oltre ottant'anni dalla su a prima pubblicazione, avvenuta n el 1912, ha rappresentato per noi una scelta doverosa, quasi obbligata. Abbiamo ritenuto infatti di poter consentire a lle nuove generazioni di conoscere la figura del parroco Mario Zinnanti, primo regio cappellano d ell'isola di Marettimo che, vestiti i panni dello scrittore e spinto dal grande amore per le tre isole, ha dato alle stampe la prima opera unitaria sulle Egadi. L'unica copia di cui conosciamo l'esistenza è oggi custodita presso la Biblioteca Fardelliana di Trapani. Ringraziamo pertanto il suo direttore per averci concesso la disponibilità del volumetto, dandoci così l'opportunità di proporne una riedizione quanto più possibile fedele all' originale, sia n ei caratteri tipografici che nell'impaginazione del testo. Inoltre si è ritenuto opportuno, per una maggiore aderenza alla prima pubblicazione, riportare anche gli errori presenti nell'originale: alcuni sicuramente imputabili alla stampa, altri risultanti dalla traduzione in italiano, più o meno corretta, di antichi termini dialettali. Unica "licenza" che ci siamo concessi (a parte le prefazioni) è stata l'inserimento, nelle p agine centrali, di alcune antiche foto. L'iniziativa nasce con un obiettivo ben preciso: quello di salvaguardare la tradizione storico-culturale delle isole Egadi, di cui il libretto "Cenni storici ... " è parte, auspicando nel contempo unità di intenti e collaborazione reciproca, da parte degli egusani, in questa opera di riscoperta e valorizzazione del passato. Associazione artistico-culturale "Pharbantia" Signori ed Amiei, Fui chiamato, per Divina disposizione dall 'Eccellentissimo Vescovo Diocesano alla reggenza della cura spirituale di questa piccola porzione del suo gregge nella qualità di Primo Regio Cappellano Curato, e Rettore della Real Chiesa Parrocchiale sotto gli auspicii di di Maria SS. di Custonaci. Nelle ore d'ozio di questa mia undicennale residenza, vi fu un giorno in cui mi capitò fra le mani l '!storia della Sicilia e delle Isole adiacenti, compilata dal Sig. Domenico Adorno del Vallo di Mazara, data alla luce il 1807. Fu proprio allora che, dopo aver letto il brevissimo cenno geografico che lo storico scrittore fa delle nostre Isole, tosto mi balenò al pensiero l 'idea, suggeritami dall'amor patrio, di volere ampliare l'opera dello storico Adorno, monca d 'importanti cognizioni si antiche che moderne. Nutro speranza che il breve mio lavoro sia con piacere accolto dagli abitanti delle Egadi, rinvenedosi in esso cognizioni varie storiche politiche e religiose dall'epoche più remote sino ai nostri tempi. CAPITOLO PRIMO L'origine delle Isole Egadi rimonta all'età Diluviana che, al dire dello storico Rohrbacher, avvenne 1 ~659 anni dopo la creazione del Mondo. - Che le Isole nostre furono realmente parto del Diluvio, lo attestano la diversità e la molteplicità dei fossili rinvenuti negli scavi, ed anche nella viva roccia sulle più alte creste delle montagne. ·Detti fossili sono stati identificati per conchiglie, pesci, ricci marini. C APITOLO S ECONDO La Sicilia, secondo attesta lo storico Cesare Cantù, nei primitivi tempi fu il teatro di mitologici fatti. Era chiamata la Sicilia l'Isola del Sole.- Questo Dio (Elios) dalle chiome d'oro, guidatore del carro infuocato, non appena in Cielo schiudeva le rosee dita bella l'aurora, tosto inviava il suq_grggge ai... pingui pascoli ,..____ nell'Isola . _....______Trinacria, . . . . . . . . .......... affidandolo alla custodia delle due graziose figliuole: le pastorelle F;etusa -.._.... ..e.. Lampetia regalategli per un suo amplesso dalla giovane Neera. Ora dai nomi delle due pastorelle, ·d-efì à .Toro- g{ò"";ane madre, derivarono i nomi classici Aegusa, Pharbantia, Hiera . ......... Torna a proposito riferire quanto Polibio - Storie lib. l , XLIV, anni di Roma 504- dalla traduzione di Koen: «Spiccassi Annibale, comandante delle galee (50 navi con diecimila soldati) ed approdò alle isole Eguse che giacciono tra Lilibeo e Cartagine, ove aspettò il tempo _,..___ ~--'#, --~· -- -~ . -e ____ - __ -...___,.::;.,__ -6propizio alla navigazione » Nota alle parole «alle isole Eguse, che giacciono tra Lilibeo e Cartagine» mapiù presso a 111 eo e propria--mente tra Lilibeo é Trapani. Chiamansi ancor Egadi e le principali sono: Egu~a, secondo alcuni Et~sa, oggi Favignana, la più prossima a Lilibeo, donde le altre ~trassero il nome: Baccina o Forbanzia, ora Levanzo; Geronneso o M a rittima, M arettimo -oòièrno. «I Cartaginesi comandanti della forza navale crearono Annone, il quale salpò, ed approdato all'isola chiamata Ge , si partì in fretta alla volta d'Erice, affine di deporvi, senza che i nemici se ne avvedessero, le vettovaglie ed alleviar le sue navi » Alla parola «Gera » Koen annota - Così la chiama pure Tolomeo, ma Plinio l'appella Hieronnesus, che vale isola sacra- E dessa la più distante da :Cilibeo, e da non confondersi colla Gera Vulcania delle Eolie. Segue Polibio, dopo l'assalto delle navi romane prosperoso: «I Cartaginesi, inferiori adunque com'erano a' Romani in molte parti, non sì tosto appiccarono la zuffa che andarono in isconfitta, e cinquanta delle loro navi affondarono, settanta ne furono prese colla gente. Le altr~ a vele piene, col favore del vento, ritornarono a Gera, mutatasi fortunatamente e d'improvvisò la aura a seconda del loro bisogno.» I nomi attuali poi di Favignana, Levanzo, Marettimo, sembra siano una trasformazione di vocaboli greci ed arabi Phavonia, Malitimah, (così M. Amari) Lrepantio, -........_ -- ... nomi questi di uomini probabilmente resi celebri o per stirpe illustre, o per meriti intrinseci, intellettuali e morali, o per dominio avuto sulle nostre Isole. Un'ultima ipotesi e questa di epoca più recente, è di chi asserisce che Favignana derivi dalla fusione di Fa- - ' • 't-C:- . _ , . . _ -- - --- -- ----- ---- - 7vum-grana essendo stato trovato un favo le cui cellette erano r1colme, anzicchè di miele, di Grana, insetti ,_.. simili alle coccole dell'ellera, e quindi da Favum-grana ne venne ~avjgn,aaa. Da Mare-Jim..!!_ deriva Marettimo, ipotesi giustificata dalla quantità di timo che in detta Isola trovasi in prossimità della spiaggia di Levante. Da Leva in su, ne venne Levanzo, nome ' forse derivato dalla ~ecolare leva applicata all'unico -- ' pozzo nella spiaggia di sud, da dove gli Isolani tuttora ~attingono l'acqua. --- C APITOLO T ERZO MULI L'Isola di Favignana presenta la forma d'un'immane sparviere, le di cui ampie ali guardano: la sinistra l'oriente, la destra l'occidente, il rostro il mezzogiorno, la coda la tramontana. Logica ed esatta n'è la similitudine, giacchè il corpo dello sparviero viene raffigurato dalla montagna che si eleva nel centro dell'Isola, e le due ali sono le due contrade, che denominansi il Bosco, e la Piana Infatti lo stemma del Municipio rappresenta un uccello di rapìna;-che distende le sue ali su tre torri. D'onde l'origine di queste tre torri? Dietro studii archeologici si venne a stabilire che esse rimontano all'anno_BlO, epoca in cui _i Saraceni invasero la Sicilia e s'impadronirono delle Isole Egadi Proprio allora i Saraceni nell'Isola di Favignana e dificarono tre torri: l'una nella parte più alta della montagna, la seconda in prossimità della spiaggia che denominasi la Cala, la terza su d'un promontorio all'estremità dell'Isola che guarda l'oriente - Dette torri servivano ai Saraceni per spiare le navi nemiche in tempo -8di combattimento. Ora poi, quando dopo il 1061 i Saraceni furono sconfitti dai Normanni, e le isole E gadi passarono sotto la loro dominazione, Ruggero che aveva assunto il titolo ...._ .........___. di Gran Conte, ridusse a fortezza la torre di sopra la montagna ove fece costruire una Chiesa dedicandola a . Santa Catarina Vergine e Martire, -dalla quale tutta la ~orifagna preséìriionie; ; ~elÌ~ in riva al mare nella Cala, la ridusse ancora in Castello dedicandolo a S. Leonardo con una Chiesa annéssa portan n Itolo del Santo. - Detta Chiesa poi' nell'epoca dei Pallavicina di Genova fu convertita in magazzino ad uso della Tonnara, ed il Castello dal nostro Governo in questi ultimi tempi fu venduto al Commendatore Florio, che lo convertì in casa di sua abitazione. La terza torre del promontorio di levante che non avea - -·~ subito alcuna variazione, venne distrutta dall'opera del tempo, e se ne osservano però ancora in parte le vestigia; a quel promontorio rimase il nome di......_ Torretta ________.....--dalla saracinesca torre. __ o ---- •--" - - -- ** * Marettimo ha la forma L'Isola di d'un parallelogramma che, all'occhio dell'osservatore, presenta l'aspetto di un immane castello, fiancheggiato da scoscese rupi. Esistono in quest'Isola vestigia d'antichissimo fabbricato.- Al bassopiano della montagna che guarda levante, dal promontorio Passo del Bue fino ulla spiaggia Calaccioni s'osservano residui come di bastioni, e poi a certa simetrica distanza, esistono vestigia che, dalla loro forma quandrangolare, sembra siano stati dei torrioni sui quali forse salivano le vedette per esplorare le navi nemiche. - A mettà poi della montagna, in un vasto altipiano, esistono in parte ancora ruderi di fabbricato -9demoliti dal tempo e dall'incuria degli uomini, ruderi che dalla costruzione sembra siano le mura d'un tempio dedicato a qualche Divinità. A quale epoca rimontano tali antiche vestigia di fabbricato? Mettiamo come incerta l'ipotesi d'un'epoca anteriore alle Guerre Puniche, nel tempo in cui i Cartaginesi dominavano in Sicilia; ma, ammettiamo come cosa certa che l'origine sia del fabbricato dell'altipiano del Celso, sia delle vestigia dei bastioni alla spiaggia di lev ante, rimontino al tempo delle guerre Puniche, e quindi debbono attribuirsi all'arte Romana, come appunto era di opinione l'inglese Samuele Butler. Sulla punta poi di libeccio s'osservano ancora altre vestigia di fabbricato, e la tradizione vuole che i Saraceni vi facessero la loro abitazione. ** * finalmente Uisola di Levanzo presenta la forma di un triangolo; sulla sommità della montagna si trovano le vestigia di una torre che forse era stata innalzata dai Saraceni. CAPITOLO QUARTO •u M ~---~rmmem aaJLO DW Lo storico Domenico Adorno asserisce che la circonferenza dell'Isola di Favignana è di Km. 22,500; quella dell'Isola di Marettimo Km. 18; quella di Levanzo Km. 12. Secondo gli ultimi calcoli risulta che l'Isola di Favignana dista dalla più vicina terra del continente Siculo Km. 18; Marettimo Km. 36; Levanzo Km. 15. -10Nei tempi burrascosi, quando le irate onde minacciano di sommergere le navi, che a discrezione del tempo costeggiano i nostri lidi, offrono punti di rifugio le Egadi? L'Isola di Favignana in virtù dei suoi pregi naturali distende le sue ali per abbracciare i pericolanti nocchieri. Lo storico Adorno fa mensione d'una spaziosa rada, Cala rossa, come punto di rifugio anche alle gros. se nav1. Le stesse doti non vantano Marettimo, e Levanzo; si trovano in esse delle piccole rade, capaci solo di ospitare le barche pescherecce; le bilancelle invece, quando Borea soffia impetuoso ed il mare è sconvolto, sono costrette a tornare indietro ed approdare alle spiagge sicule. CAPITOLO QUINTO 11111 ACQM IAMWI [il lS Indispensabile alimento alla vita è l'aria. In tutte e tre le Isole si respira aria finissima e salubre.- Sono state infatti le aure balsamiche delle Egadi che han ridato la salute a parecchi infermi. Altro elemento indispensabile. alla vita è l'acqua, della quale son provviste le Isole Egadi. - Difatti lo storico Domenico Adorno asserisce che nelle due Isole, Favignana e Marettimo, non mancano i limpidi ruscelli. - Levanzo solo n'è priva, vi si trova però un pozzo a poca distanza dalla riva del mare, da cui gli Isolani attingono l'acqua per uso potabile e domestico. Le acque sorgive in Favignana sono in abbondanza; ma queste tutte inquinate a causa dei pozzi neri costruiti in vicinanza. Le famiglie agiate si servono delle acque piovane che raccolgono in cisterne nei mesi invernali. -11In questi ultimi tempi all'imboccatura della contrada Bosco, e propriamente nella discesa denominata Pirreca, a poca distanza del mare, s'è rinvenuta una sorgiva di acqua potabilissima di cui potrebbero usufruirne gli Isol ani. L'isola di Marettimo è ricca a dovizia di limpidi ruscelli di finissima acqua - Di grandioso pregio è quella della Testa nella contrada denominata Pala; v'è pure quella del Celso nella contrada delle Case; e quella della Pelusa in vicinanza al paese. ** * dominava in Fin da quando Sicilia Filippo IV abbondante selvaggina si trovava nelle isole Egadi. - E questo l'attestano tutti quei nomi rimasti alle parecchie grotte delle Isole, fra le quali a Favignana, ad esempio, nella contrada della Piana evvi quella del Cervo.I terreni erano tutti imboschiti di -;Iberi,- e -di vofàt ili se ne rinvenivano in grande abbondanza nel Maggio e nel Settembre, nei quali mesi accade la consueta· passa. Dopo il 1700 erò sotto il dominio diretto dei Baroni Pallavicina, furono abbattuti quegli alberi silvestri --per are principio alla coltivazione dei terreni. - Fu allora che la selvagginaScomparve del tutto, ~olo rimanendo qualche coniglio nell due Isole di Favignana e Levanzo. L'Isola di Marettimo, abbondante di fraschiglia , vanta sempre il priviliegio dei suoi conigli indistruttibili per le loro tane nei punti inaccessibili dell'irta montagna. -- ,._-.. CAPITOLO S ESTO 161116111 N on erra lo storico Adorno nell'asserire che i primi prodotti delle Isole Egadi erano i buoni caci e la cul- -12tura del miele. Nell'Isola di Favignana infatti in tempi recentissimi furono rinvenuti sotterra delle anfore contenenti certo terriccio: e i geologi asseriscono infatti che col decorrere degli anni il miele, trasudando dai vasi, lascia in essi pochi frammenti simili alla terra. Anche sotto il dominio diretto dei Baroni Pallavicina per alquanto tempo rimasero incolti i terreni. Da un canto perchè i Pallavicina spiegarono la loro attività nelle Tonnare, cespite d'ingenti introiti, d'altro canto perchè gli abitanti risultanti di pescatori, provenienti dalla città di Trapani, erano ignari della coltivazione dei terreni. - I soldati Spagnuoli di presidio nei Castelli non eransi dediti alla cultura agreste. Finalmente allo spuntare del 1700 venuto in Favignana da~~~Jianis.s_e.t.ta c~rt.c?. ~ni:q.QJLiY9!§!M.Qprannomi nato Ninì, con i suoi quattro figli, Andrea, Mauro, Ste~ fano e Michele pratici e amanti della cultura, dall'Ili. Sig. Marchese Melchior,re Paolo Girolamo Pallavicina -si fecero censire e concedere tutta l'estensione della contrada ~ Diedero così principio alla cultura, impiantando delle macchine per attingere l'acqua affine d'innaffiare le piante nei mesi estivi, piantarono gli alberi fruttiferi, e l'Isola in breve abbondò di verdure, di cereali, di granoturco, di cotone ed altro. Venne poi la famiglia i~ aninòj(In origine Hanino dalla Sn~gp.a) che dal Domino diretto si fece censire e ~oncedere ;~te della contrada del \ ! § quivi piantò vigneti, fichidindia e altri alberi, coltivando nello stesso tempo i cereali. Lo stesso metodo di coltivazione in tempi successivi lo praticarono i Campi ed i ~or~eilli_Rrovenienti dalla --' Spagna, nell'Isola di Marettimo, e poi i Tedesco pro.... -- ·-- ·- - -·· r ....... ~ . _,~ -····--- ..... -13venienti da Messina. Nell'accrescimento della popolazione, l'Isola di Favignana fu tutta concessa e coltivata; quella di Marettimo nei soli siti coltivabili, la rimanenza rimase per conto del Patrono che la dava in affitto ai legnaiuoli. L'Isola di Levanzo era la sola rimasta a beneficio del Patrono Pallavicina. - lvi piantò la sua vigna, che fin' oggi ancora esiste, e parte dei ~riT ì!àava in gabella annuale; negli ultimi tempi poi la censì e concesse agli stessi isolani, e solo a se riserbò la vigna. CAPITOLO S ETTIMO NIMIII Uilllll~ IIRAJm Come asserisce lo storico Cesare Cantù, i primitivi abitanti dell'Isola del Sole, dopo la propagazione della stirpe N oetica, furono i Ciclopi ed i Lestrigoni; questi poi furono raggiunti nelle loro emigrazioni dai Sicani o Siculi dai quali derivò il nome di Sicania o Sicilia. - In seguito vi presero rifugio i Fenici ed i Greci cacciati dalla loro patria - In epoca posteriore, dietro una serie di sconfitte, ne ebbero il dominio i CartaginesiDivenne poi Provincia Romana- Fu abitata dai Saraceni. Fu regno dei Normanni - Se ne impadronirono gli Svevi - Ed in fine cadde sotto il dominio degli Spagnuoli. Dalla varia struttura delle vestigia dei fabbricati di epoche diverse, non rimane alcun dubbio sulla real residenza dei sudetti popoli; e monumenti di somma importanza sono le varie scritture rinvenute in alcune ..-.,.................... .. ---grotte di Favignana, scritture che ebbero chiara spiegaziOne nel . 18SO-dal dottissimo Canonico della Cattedrale di P~le®o_tl Rey~~!i~o· Padre U ddulen~, . - detenuto nell'Isola .di Favignana-dal Governo Borbonico per af"""- .. - - .... ~-~ - - 14fari politici. - Che dopo ai mensionati popoli, nelle Isole Egadi fecero loro abitazione i Normanni ed in seguito gli Spagnuoli dai quali ebbe origine la recente popolazione, ben lo contestano le Chiese ed i Castelli da essi innalzati. CAPITOLO OTTAVO liiiH~I~AIRADOII Varie e numerose grotte si trovano nelle Isole Egadi. - Bellissime in modo particolare quelle attorno alle Isole alle sponde del mare; sono esse pittorescamente fregiate dall'artistica suprema mano dell'Onnipossente e somma meraviglia ed nncantevole vista arrecano all'occhio del passeggiero. Marettimo tiene il primato per la ricchezza delle sue lussureggainti grotte: meritano di essere ricordate quelle del Mamiddu, della Pipa e del Presepio. -A Favignana vi è quella del Perculo dell'Acqua, al di sotto del Faraglione e quella del Presepio. Levanzo ha quella rinomata per la sua ampiezza ed altezza di faccia al mezzogiorno. In qualcuna di queste grotte si faceva .un tempo abitazione. N ella Montagna nell'Isola di Favignana, nel territorio dei Venga, esistevane una così detta dell~ ~i, perchè nella parete eranvi scolpit_e_ gli stemmi S ~=- _ gnuoli. Si vuole che questa grotta era quella in cui si amministrava la giustizia, trovandosi accanto alla stessa un'altra grotta che si suppone sia stato il caréere -- -ove spiavano la loro pena i delinquenti. Ciò appare dalla forma che la stessa presenta, simile cioè alle carceri che in quei tempi esistevano. A poca distanza della predetta eravi un sotterraneo, un vero laberinto. Vi si scendeva per una scala e nella ----- -15prima stanza si trovava nel centro una bellissima tavola di pietra simmetricamente intagliata, attorniata da sedili costruiti pure di pietra; la seconda porta dava accesso alla stanza da cui si usciva alle sponde del mare. Ai giorni nostri vennero devastate dai tagliapietra a causa dei loro incavi. Quella però delle Armi fu devastata dallo stesso proprietario per superstiziosa ignoranza. CAPITOLO N ONO Il~ fllllnMft Fino al 1640 non esisteva nelle Isole ordinato. Vero è che da chiare vestigia e da alcune fabbriche non ancora corrose dal tempo, nelle Isole di Favignana e Marettimo si rileva che ivi ci dovette essere abitazione d'un certo contingente d'individui appartenenti ad epoche in cui i Cartaginesi, i Romani ed i Saraceni ebbero il dominio della Sicilia, ma bisogna pure convenire che quelli non furono nè si poterono chiamare paesi effettivi. Il paese attuale dell'Isola di Favignana ----- ........__.......,.._- -ebbe la sua prima formazione dopo il 1640; Marettimo --in epoca più recente e propriamente dopo il 1790, quando cioè ebbe termine la persecuzione Turca. Levanzo acquistò la forma di paese dopo l'anno 1860. Nei tempia questi anteriori l'abitazione facevasi nelle grotte. Facciamo qui notare che, dopo scacciati dalla Sicilia i Saraceni dai Normanni, e venuta negli anni successivi conquistata la Sicula terra dagli Aragonesi, e dopo la deposizione di Carlo VI, passata sotto la dominazione dei Borboni della Spagna, i Corsari dell'Algeria spadroneggiavano sui possessi, sulle sostanze e financo sulla vita dei poveri Siciliani, i quali tante volte erano condotti schiavi nelle terre Africane. In quei tempi era Re di Sicilia Filippo IV, il quale _.. -- - - --- -16aveva fatto la vendita delle Isole Egadi al Barone PalOo.·~,.~· ~---~·~........,.,..__...l.~yi~in,9_. di ..G~;g.ova. A vista di tale persecuzione, nel -........ -1688 venne con il Pallavicina ad una transazione in cui fu stabilito che il Re riserbava a sè i Castelli e le Fortezze, e che il Pallavicina non potea concedere terreno nell'Isola di Favignana senza che un tale atto di concessione non venisse prima esaminato ed approvato dalla Corte Sovrana. L'intendimento del Re era affinchè i nuovi fabbricati non fossero d'impedimento nella scoperta del mare al Castello S. Giacomo, e perchè fosse lasciato libero il tiro dei cannoni in occasione di guerra. E fu per questo che la Maestà del Re Filippo IV nel precitato atto nell'inculcare al Pallavicina di dovere costruire una nuova Chiesa nell'Isola di Favignana attuale M adrice) nell' accresc~rlto elfa popÒlaz1one _..,___,.... in aiuto alla Chiesa Reale Parrocchiale di S. Giacomo, non ne faceva gettare le fondamenta nel ( _ ,.,.____....,,.........,....._ ·- centro della piazza~oichè l'altezza della nuova chiesa sareboe-srara-.... -.. ...,,.,. al' grande impedimento al Castello nella scoperta del mare. I Turchi intanto, ancorchè il Governo munisse ·di presidii le Fortezze per rendere inespugnabili le Isole, per impedirne loro l'accesso, continuavano le loro rappresaglie ed i loro bottini nelle Isole di Favignana e Marettimo. Per questo gli abitanti dell'Isola di Marettimo se ne stavano ad abitare nelle grotte, site nei punti più occulti della montagna, e di là tiravano fucilate alle spalle dei Turchi. Moltissimi Favignanesi e Marettimari furono catturati dai Turchi e condotti schiavi in Algeri, dimorandovi fino a quando non furono riscattati dal Governo dopo le trattative di pace. '... -- - .... - • "' .... - · -... - - - - ~--- aa ---·~~ M ~,_..- ~~~ ~ ~.,~ -17In quell'epoca di accanita persecuzione nel 1660 una grossa flottiglia dall'Algeria si era mossa per mettere piede nell'Isola di Favignana e farne il saccheggio. Ora in quella notte in cui costeggiavano l'Isola, affine di trovare un punto libero per effettuire l'opera di sbarco, furono costretti a tornare alle loro terre, giacchè la mano Divina mostrava alloro sguardo tutto illittorale munito e fortificato di soldati armati pronti ad impedire la loro discesa. Di ciò si venne a conoscenza quando nel l 790 si sedò la persecuzione e le famiglie Torrente, D'Asta, Bertolino, Serra, Hernandez, Tedesco, Civello ed altri che riscattarono gli Isolani, i quali vivevano sotto la schiavitù dei Turchi. Ora i riscattati rapportarono che i Turchi volevano sapere da loro il numero dei soldati che si trovavano nell'Isola, e nell'àpprendere che una sola compagnia eravene, non vollero prestare loro fede , avendone visto stazionati in quella notte un numero stragrande su tutto illittorale dell'Isola. CAPITOLO DECIMO CAIIIW O PIIIIDI Conquistata che fu la Sicilia dagli Aragonesi, tolta dal potere dei Saraceni; Ruggero, che ne fu il primo Re, costituì la sua sede in Palermo. Nell'Isola di Favignana edificò il Castell~- di San .Qip._:_ como e in quelli di Santa Caterina_e di San Leonar..doféce d eile modifiche alle due torri che nella primaria epoca prima del mille, avevano costruito per loro difesa i Saraceni. Alla medesi a e .Qç.~are rimonti pure il Castello ,.._... ..di ._.. ...-.-....... ___ ............... Marettimo___di, punta Troia Che la cosa sia andata così veramente e che il Castel( ...,....._ _ _ _ .-.-~ ~ ~a.---..... ----~ t _ ...., r~• r a< )"" -18lo di San Giacomo fu totalmente edificato dal Re Ruggero,_ÌÒ contestano fe àrmi genilliZTe!lJev?te su d'~~p. ~ làpide commemorativa che fino al 1860 trovavasi affissa .-.ana•parete . _. -di un - muro. _di -•-------cinta dello stesso Castello verso Sud, su quel sito denominato la Mezzaluna ove i condannati salivano ogni giorno per respirare un po' di aria. - Tale lapide portante una iscirizione e le armi, venne tolta dagli impiegati del nostro Governo, quando in quel sito fu costruito il nuovo ospedale e la nuova Cappella. Alla medesima epoca nell'I.§ola di Marej;tim o fu pure portata a forma di forte e inespugnabile Castello la orre Saracenesca, sita alla cima d'un'alta rupe che guarda Nord-est. Detto Castello serviva di ristretta prigione, secondo dice Domenico Adorno, ai malviventi ed ai rivoltosi. Detto Castello, abolito presenzialmente dalla Maestà del Re Ferdinando II. il29 Giugno 1844, tenne . prigionieri in un'angusta fossa i fervidi politici del tempo l'Arciprete Guglielmi VinE_enzo e l'AvvocatQ_T..J.I&ci.... Nicolò. Si illust;i pernonaggi, p~; un giuo~o di parole ·malamente interpretate dai militari di guardia, i fratelli Carriglio al comando di Pietro Canino, furono scannati colla baionetta nella stessa ro·ss a. - In questo Castello, distrutto in parte, l'attuale Governo vi ha impiantato una stazione semaforica di vedetta con comunicazione telefonica col Semaforo di Monte Lisandro in cui un tempo esisteva il telegrafo ad asta comunicantesi con quello di Santa Catarina in Favignana. Negli ultimi tempi nel Castello di Santa Catarina vi furono detenuti nella fossa per alquanto tempo l'On. Nicotera ed i suoi seguaci delle Calabrie, i due fratelli Botta, il Rev. Uddulena col fratello Dottore in medicina, Crispi e alquanti Messinesi tutti per politica opi-~~-A--- -~ -19n1one. Questo Castello nel 1860 venne in parte demolito e devastato, portandosi via i rivoltosi perfino le inferriate. Ai nostri giorni vi si trova impiantato il Semaforo. Il . Qastello S. Giacomo ove eravi la prima Chiesa ~arroc chiale _dell'Isola, non subì verona devastazione, fu solo modificato dal Governo e convertito in Casa di penalità. Quello poi di San Leonardo fu venduj o dal nostro .-------- ... ---... Governo al Commendatore Florio Ignazio Vincenzo Domino diretto -d~lle Is~ie. Egadi,il-quale lo demolì e lo convertì in casa di sua abitazione nei mesi della Tonnara. Detti Castelli dal Governo Borbonico, prima della rivoluzione del 1848, erano bene fortificati, forniti di cannoni e di abbondanti munizioni, specialmente quello di Santa Catarina. N el 1850 però, quando subentrò lo stesso Governo Borbonico, poichè i rivoltosi avevano tolto ogni cosa e devastati i cannoni, i Castelli non furono più fortificati; l'Isola veniva solo custodita da tre compagnie, una delle quali dei veterani. Oggi il nostro Governo in quello di San Giacomo vi mantiene una sola compagnia di soldati per custodire il Carcere. CAPITOLO UNDECIMO 1011111 Antichissima è la pesca del ·tonno nell'Isola di Favignan a : Ia.-sUaorigln~ri~onta sin da quando la dominazione Spagnuola cominciò a governare la Sicilia. E che sia stato veramente così lo prova il fatto che quando Filippo IV. fece la vendita delle Isole Egadi al Pallavicino, già da tempo prima il Vescovado di Mazara percepiva le sue decime dalla Tonnara, ed il Pallavicino dovette rispettare l'uso di tal dritto. Dritto - 20questo che fino ad oggi vanta il Vescovado di Mazara, e quando il Pallavicina Marchese Melchiorre Paolo Girolamo nel l 7 04 fece l'assegno al primo Areiprete Baronale sui frutti che percepiva sulle Tonnare, il Vescovo di Mazara nella Bolla di elezione dichiarò salvi ed illesi le sue decime che ab antico percepiva. Ciò è provato ancora da quell'atto delle convenzioni fatte fra la Regia Corte e il Pallavicina nel 1688 in cui la Maestà del Re accordava al Pallavicina il solo uso di potere ascoltare la Messa gli operai della Tonnara nel solo tempo della pesca nella Chiesa dell'Immacolata Concezione fuori il baglio della Tonnara. Al Pallavicina intanto, ottenuto il dominio diretto delle Isole Egadi, fatta la concessione dei terreni agli Isolani, cresciuta la popolazione venne in pensiero di collocare nel predetto baglio le porte per impedire agli Isolani il tragitto delle merci dallo sbarcatoio. Sentivano quidi disagiate conseguenze gli Isolani, non potendo barattare i loro negozii nei mesi della pesca del tonno stando le porte serrate. Contemporaneamente il Barone Pallavicina avea proibito ai carri degli Isolani il trasporto dei cantoni dalle cave, pretendendo che tale servizio avrebbero dovuto farlo i carri di sua proprietà. Mal soffrendo gli Isolani tali prepotenze, certo D. Gaetano Lombardo di Giuseppe, a nome degli Isolani, fece istanza alla Maestà del Regnante esponendo, colla guida dell'atto di transazione del 1688, le debite ragioni, e deplorando gli insopportabili soprusi. Ed allora per disposizione Sovrana tolti vennero gli abusi e del baglio spalancate le porte. A vista di ciò il Pallavicina cercò modo di svincolarsi dalle tonnare e lediede irl"gabella a D. Vincenzo a=. rio che per molti anni le tenne lucrando bastantemente. Fnvign nn. Il porto e lo s tnbilimento visti dallp palazz!na ftorlo. --------------------------- Marttttimo (Trapant) · Corso Umberto l Marettimo: cerimonia in occasione dello spostamento delle reliquie di padre Antonio Mulé dal cimitero alla Chiesa -21Nel 1859 poi le ebbe in gabella certo Giulio Drago -......._._..,_. -...-da..._Genova, il quale diede opera allo stabilimento Torino, ogg1 molt o ingrandito dal Commendatore Florio. Intanto in quell'epoca il Sig. Drago, non avendo la forza pecuniaria di sostenere lo spesato necessario alla pesca onde preparare gli arnesi, fu costretto a vendere i tonni anzi tempo di pescarli a lire 12 ciascuno, trattenendosi la quantità che abbisognavagli alla costruzione dello scapece. Dopo due anni, rifattosi delle spese ed acquistati grandi capitali, tutti i tonni li faceva catturare per sè e nello sfitto della gabella ne uscì ricchissimo, tanto da lasciare delle doti alle fiiglie dei tonnaroti di lire 300 ciascuna. Nell'epoca in cui il Sig. Giulio Drago da Genova teneva in gabella le Tonnare, l'ultimo rampollo della schiatta dei Pallavicina, padrone delle Isole Egadi se ne morì, ed ifdi )ui genero Durazzo da Genova con i Rosconi da Bologna";r!soivetfero· df svincolarsi del domi.... nio che avevano avuto in mano i Pallavicina fin da due secoli. Cercavano mezzi opportuni per vendere le Isole, e ne fecero offerta a certo Pastorini della medesima Città, il quale, prima di decidersi alla compra, volle indagare quali frutti reali si potean ricavare. Il Pastorini dunque mandò nell'Isola di Favignana ad in--..,.. dagare segretamente certo Pretto.............. Questi, per non dare sospetti, finse una nuova industria: la fritta delle sar.... cf:~~l~~ e quasi vicino alle sponde del mare, argo- K Leonardo, impiantò un piccolo stabilimento di fronte all'Isola di Levanzo. Ora nel contempo il Sig. Ignazio Vincenzo Florio venuto a conoscenza della futura pos~=------sibile compra, sapendo i guadagni che aveva ricavato suo padre D. Vincenzo dalle Tonnare, senza frapporre indugio si portò a Genova da Durazzo, pattuì con lo - -- ~-- _____ .. --- --nel -22stesso la compra delle Isole Egadi, condusse seco in Palermo uno della schiatta del Marchesato Roscone da Bologna, stipularono e sottoscrissero il contratto, ed il dominio diretto sulle Isole Egadi passò allora a Florio col titolo di Commendatore. Il Pastorini restò escluso dalla compra e dietro non molto allo stesso Florio fece vendita del suo stabilimento per la fritta. Quivi fece la sua cucina, e nei mesi d'inverno si ditribuisce la refezione ai poveretti. CAPITOLO DUODECIMO CI~IM l~ UYAJIIO Dopo il mille, quando la fede progrediva, e dal fervore dèi popoli, si videro innalzate nelle città e nei paesi delle Chiese al Divin culto, l'Isola di Levanzo ne fu priva, e le prime quattro famiglie Campo, Bevilacqua, D'Angelo ed Incaviglia che vi aveano stabilito la loro dimora, erano sotto la dipendenza spirituale del primo Regio Cappellano Curato della Real Chiesa Parrocchiale del Castello S; Giacomo in Favignana. Nel 1704 poi, quando fu eretta la Baronale Madrice, di propria loro volontà si sottoposero alla dipendenza del nuovo Arciprete, perchè bonariamente credenti alle asserzioni di lui. Egli infatti fece comprendere agl'Isolani di Levanzo che la giurisdizione della primaria Chiesa Parrocchiale avea cessato di esistere al sopraggiungere della nuova Madrice. Nè il primo Regio Cappellano D. Nicolò Canino cercò di rivendicare i suoi dritti; fece però ricorso alla Maestà del Re su i dritti di superiorità che vantava d'aver sulla Chiesa Baronale, che secondo l'atto di transazione del 1688 fra la Regia Corte ed il Pallavicina, era stata eretta in aiuto alla prima Parrocchia di S. Giacomo. In quel ricorso non -23si parlava partitamente della dipendenza degli abitanti di Levanzo, perchè considerati nell'ambito Parrocchiale dell'Isola di Favignana. La morte però del Monarca Carlo fece sì che le istanze del Cappellano Canino non ebbero alcun effetto, che anzi gli fruttarono la carcerazione di cui terremo a suo luogo parola. N el 1844 la Maestà del Re Ferdinando Il. a proprie spese destinò a Levanzo un Cappellano, e, non essendovi stata mai Chiesa, il Barone Pallavicina cedette uno dei suoi magazzini nella pianura di quella montagna accanto alla sua casa Baronale, percependo l'affitto dal Governo; e primo Cappellano in qualità di Vicario in in divinis dell'Arciprete Baronale, fu certo Romeo frate e maestro Carmelitano; costui dedicò la Chiesa a Maria SS. di Trapani. Nell'anno 1882 trovandosi nella menzionata Isola Cappellano certo D.· Francesco Vaccaro da Burgio, Sua Ecc. Ill.ma e Rev.ma Dott. Giambattista Bongiorno, Vescovo della Diocesi di Trapani, in occasione di sua Sacra Visita, propose la costruzione in una nuova Chiesa in mezzo l'abitato. Il Sig. Amministratore Comm. Cav. Gaetano Caruso del Condominio Ignazio Vincenzo Florio concesse gratuitamente il terreno bastevole per uso di Chiesa che venne costruita col concorso della Curia Vescovile Diocesana. Ultimati i lavori dall'Amministrazione Commendatore Florio nel 1883 venne aperta al servizio del Divin Culto, e ad ordine di delegata giurisdizione di Sua Ecc. Ill.ma e Rev.ma Monsignor Vescovo Dott. D. Francesco Ragusa, fu benedetta da me primo Regio Ca ppellano Curato e Rettore della Real Chiesa Parrocchiale Curata dell'Isola di Marettimo, allora in Favignana, il giorno 8 del mese di Febbraio del predetto anno 1883, -24la quinta feria dopo le ceneri, giorno dedicato nel calendario Diocesano a S. Giovanni De Matha. CAPITOLO TREDICESIMO IUl CI~IM ~~ llA\JIIfimiJI Sul breve altipiano dello scosceso ed orrido promontorio di Punta Troia, dove uri tempo trovavasi la torre di fortezza dei Saraceni, convertita da Ruggero in inespugnabile Castello che tale oggi si noma, era stata eretta dal Gran Conte la Real Chiesa-Parrocchiale Curata dell'Isola di Marettimo, sotto gli auspicii di Maria SS. delle Grazie. La giurisdizione parrocchiale perdurò in mano dei Regi Cappellani Curati fino al giorno 29 Giugno dell'anno 1844, giorno in cui la Maestà del Re Ferdinando II. in persona abolendo il Castello, veniva pure abolita la Real Chiesa Parricchiale. Proprio in quel giorno in cui il Re si trovava sul regio legno ormeggiato nelle spiagge dell'Isola, alcuni pescatori sul mare medesimo, avuto sentore della disposizione Sovrana, stanchi come si trovavano di tirare dalle acque le loro reti, si appressarono gridando alla Re al N ave: « Maestà, grazia chiediamo, non ci lasci privi della Santa Messa e dell'uso dei Sacramenti. » Il Re annuì alle preghiere degli Isolani e lo stesso giorno 29 Giugno 1844 disceso che fu in Palermo, sottoscrisse una Ministeriale, creando due nuovi Regi Cappellani di residenza in Marettimo, quali immediati successori nella Cura Spirituale dei primi di residenza nella Real Parrocchia del Castello sotto gli auspici di Maria SS. delle Grazie. Prima intanto che i nuovi Regi Cappellani si fossero messi in pieno e legittimo possesso della loro giurisdizione, col regio decreto loro confermata, passò del tem- -25po. S'ignora il motivo di questo, chiamiamolo così interregno parrocchiale, riteniamo però come prossime al vero le seguenti ragioni: Proprio in quell'epoca faceansi le pratiche d'innalzare a Diocesi, con sede Vescovile, la Città di Trapani; il Vescovo di Mazara per questo potè venir meno ad un suo dovere col provvedere immantinenti l'Isola, pensando che avrebbe dovuto provvedere il nuovo futuro Vescovo di Trapani. O perchè di creazione Regia i novelli Cappellani, per le innovazioni avvenute nelle Isole a motivo della nuova erezione dell'Arcipretura nella Isola di Favignana, dietro istanze fatte dal primo Regio Cappellano D. Nicolò Canino della Real Chiesa Parrocchiale S. Giacomo la Santa Sede con data del 12 Giugno 1741, regnando il Sommo Pontefice Benedetto XIV, avea dichiarato nella sua Bolla che i Cappellani di nomina Regia doveano essere facoltati dal Cappellano Maggiore nella stessa Bolla creato. Il fatto s'è che dal 1844 in cui vennero dalla Maestà del Re Ferdinando II creati, i Cappellani furono stabiliti e destinati nel 1847, dopo che con una seconda Ministeriale in data 31 Marzo sulla proposta fatta dal Vescovo Sua Ecc. Ill.ma e Rev.ma Monsignor Dott. D. Vincenzo Maria Marolda della Diocesi di Trapani, al medesimo Vescovo il Sovrano concesse facoltà di nominare e facoltare i nuovi Regi Cappellani. I primi furono il Sacerdore D. Giuseppe Criscenti ed il Sacerdote D. Francesco Bileti entrambi da Monte S. Giuliano. Intanto la prima Real Chiesa Parrocchiale del Castello già per il lungo ritardo della nomina dei due Cappellani era stata spogliata dai sacri Arredi, e dalla mano umana, perchè priva di custodia, devastata; di più la via era malagevole ed in parte pericolosa, e -26quindi d'incomodo agli Isolani lo accedervi; si fÙ per questo che la Maestà del Re nel nominare a mezzo del Diocesano i due Regi Cappellani in surrogazione dei primi, si degnò di affittare a proprie spese un magazzino del proprietario Nicolò Carriglio, magazzino che poi il nostro ·Governo comprò definitivamente per lo stesso uso di Chiesa il1870. I novelli Cappellani ignari delle cose perchè oriundi da Monte S. Giuliano, dedicarono la nuova Chiesa Real Parrocchiale a Maria SS. di Custonaci. Col decorrere poi degli anni trovandosi in Marettimo Cappellano certo Frate Padre Antonino Mulè da Burgio (Sicilia) pensò di volere ridurre quel magazzino comprato dal nostro Governo a vera forma di Chiesa; infatti diede principio all'opera, e con gli appoggi della Curia Vescovile della Diocesi, e coll'elemosine dell'Isola fra i pescatori in abbondanza raccolte, potè condurre a fine la Chiesa ed il giorno 7 del mese di Dicembre 1887 ad ordine di Sua Ecc. Ill.ma e Rev.ma Monsignor Vescovo della Diocesi Dott. D. Francesco Ragusa di delegata Vescovile Giurisdizione, fu dallo stesso Mulè benedetta ed aperta al pubblico Culto. Il 25 Ottobre del 1900, il Signore nella medesima Isola chiamò agli eterni riposi l'ottimo Sacerdote Mulè, a cui si possono adattare le parole profferite da Dio al condottiero della gente Ebrea Moisè: Vidisti terram et non transibis in illa. CAPITOLO DECIMO QUARTO l Dm PAMIIJIA Real Chiesa Parrocchiale S. Giacomo Fino a che il dominio delle Isole Egadi fu in potere dei Saraceni non esistevano Chiese dedicate al culto (a) -27del vero Dio; esistevano però, e tuttora se ne osservano le vestigia, i tempi dedicati alle false divinità. Fu solo per opera di Ruggero, dopo la sconfitta dei Saraceni, che nell'Isola di Favignana contemporaneamente alla costruzione del Castello fu eretta nella medesima periferia del Forte la prima Real Chiesa dedicata a S. Giacomo. In detta Chiesa Parrocchiale i Regi Cappellani am-. ministravano i Sacramenti ed esercitavano la loro giurisdizione. Le cose si mantennero allo statu quo per un pezzo. Ma intanto la popolazione in Favignana aumentava col crescere degli anni, e si sentiva bisogno di una nuova Chiesa in aiuto alla Real Chiesa Parrocchiale. Ed ecco nel 1688 stipulato l'atto di transazione fra la Maestà del Re Filippo IV ed il Barone Pallavicina; in detto atto il Pallavicina si obbligava, nell'accrescimento della popolazione, di dovere costruire una nuova Chiesa nell'Isola di Favignana col mantenervi un parroco ed un sotto parroco, e che detta Chiesa sarebbe dovuta servire in adjutorium curre alla Real Chiesa Parrocchiale, perchè i fedeli potessero più comodamente fruire dell'uso dei Sacramenti. .Intanto nel 1704 il Cardinali Giudice, omettendo le convenzioni stabilite nel precitato atto del1688; approfittando della sua carica di vice Re in Sicilia, prepotentemente dall'Ecc. del Vescovo di Mazara Monsignor Dott. D. Bartolomeo Castelli fece spogliare di ogni diritto quella primaria Real Chiesa Parrocchiale di San Giacomo e ne investì la nuova Chiesa Madrice, ed all'antica Parrocchia·altro non rimase che la sola periferia del Castello. Così perdurarono le cose fino al1860, quando l'attuale Governo abolì del tutto quella Real Chiesa Parrocchiale -28sostituendola con una nuova piccola a guisa di semicerchio nell'Ospedale dei condannati in quel sito che un tempo appellavasi la Mezzaluna. Nel Bagno di penalità, nella stessa periferia del Castello, eravi un'altra Chiesa dedicata a San Giovanni Battista ove i condannati ascoltavano nei giorni festivi la Messa, anche questa Chiesa fu devastata e convertita in dormitoio pei detenuti. (b) Chiesa di Santa Catarina Una seconda Chiesa costruita dallo stesso Ruggero trovavasi sul cuspide della Montagna nella periferia del Castello che, dal nome della titolare della Chiesa, si chiama tuttora Santa Catarina. Quest'altra Chiesa ebbe la sua esistenza fino al1860. Fu demolita dai rivoltosi che portarono via perfino la statuetta in marmo della Vergine Martire. Il nostro Governo finì col distruggerla totalmente, quando costruì nel Castello il Semaforo. (c) Chiesa di San Leonardo Ad occidente dell'attuale Municipio esisteva la Chiesa eretta dai soldati Aragonesi e didicata a S. Leonardo. Tal nome rimase a quel largo spianato dove era l'antica torre Saracinesca, trasformata in Castello da Ruggero. Vi si ammira ora l'elegante palazzo del Commendatore Florio. Nel 1705 questa Chiesa, quando al Barone Pallavicina facevano bisogno dei magazzini, venne adibita per porvi gli arnesi della Tonnara, previo il permesso del suo congiunto il Vice Re di Sicilia l'Eminentissimo Cardinal Giudice. Ingrandito che fu il paese, non facendo più all'uso al Pallavicina questa Chiesa profanata, giacchè al Baglio Levanzo: il paese Levanzo: la barca per il trasbordo dei passaggeri tra la nave e l'approdo Portale della chiesetta di Formica Per le foto: Favignana: archivio P. Damiano Marettim o e Formica: archivio Ass. C.S.R.T "Marettimo" Levanzo: raccolta Aldo Venza -29aveva costruito il casamento adatto, pensò di censirla ad un certo Leonardo Bertolino, il quale sopra della stessa fabbricò le sue case d'abitazione. Il Bertolino, della Chiesa già ridotta a magazzino, se ne servì per uso di bettola che tuttora esiste. (d) Chiesa dell'Immacolata Concezione Quando dominavano in Sicilia i Borboni, i soldati, di presidio nell'Isola di Favignana, pensarono di voler fare costruire una chiesa dedicandola all'Immacolata Concezione fuori proprio del Baglio della Tonnara. Intanto in quell'atto di transazione del 1688 la Maestà del Re Filippo IV. mentre riserbava a sè e sotto l'alto suo Sovrano dominio tutti i Castelli e le Fortezcon le rispettive Real Parrocchie e le Chiese filiali esistenti nell'Isola, solo avea concesso al Pallavicina, a cui nel1640 era stata fatta vendita assoluta delle Egadi, di potere costruire una nuova Chiesa nell'accrescimento della popolazione. Questa chiesa doveva servire di aiuto alla Real Chiesa Parrocchiale di S. Giacomo; e nella Chiesa dell'Immacolata Concezione permetteva il solo uso di potere ascoltare la Santa Messa agli operai della tonnara nei soli mesi della pesca. Ora avvenne la morte di Carlo III. e guerra per la successione della Monarchia fra Carlo e Filippo V ed in Sicilia era Vice Re l'Eminentissimo Cardinal Giudice, astretto in parentela col Marchese Melchiorre Paolo Girolamo Pallavicina. Costui anelava d'avere una chiesa sotto la sua baronale potestà, e con giurisdizione propria, poichè duro pareagli vederne in mano il dominio ai Regi cappel~ani della Real Chiesa Parrocchiale di S. Giacomo, i quali a mente dell'atto di transazione avrebbero preteso la dipendenza alla loro Parrocchia sulla Chiesa che il Pallavicina avrebbe costrui- -30ta nell'accrescimento della popolazione. Il Pallavicina quindi, carpendo l'occasione propizia, e fidando nella valevole prepotente protezione del Cardinal Giudice Vice Regnante, ottenne di fare nominare dal Vescovo di Mazara la Chiesa dell'Immacolata Concezione, già filiale alla Real Chiesa Parrocchiale di S. Giacomo a Madrice dell'Isola di Favignana. Difatti l'Eccellentissimo Monsignor Vescovo Dott. D. Bartolomeo Castelli, astretto dall'Eminentissimo Cardinal Giudice, intirinamente colla data del25 Aprile 1704, sottoscrisse la Bolla di elezione elevando a Madrice dell'Isola di Favignana la Chiesa sotto il titolo dell'Immacolata Concezione esistente fuori il Baglio della tonnara, spogliando da ogni dritto di superiorità la Real chiesa Parrocchiale di S. Giacomo. Il molto Rev. primo Regio Gappellano Gurato che per anzianità funzionava da Parroco, D. Nicolò Canino, non tralasciò punto di opporsi a tuttuomo; ma nulla ottenne a motivo della guerra, che anzi ne sofferse la carcerazione. Il 18 Settembre del 1794 venne ripristinato nella cura della Real Parrocchia di San Giacomo dal Capitan Generale, il Marchese di Montemare. Rivendicati che furono Napoli e Sicilia dal Re Cattolico Filippo V. , avendo rinnovato le sue istanze il Canino, ottenne dalla Santa Sede che le Chiese di Favignana riserbate sotto l'alto Sovrano dominio in quell'atto di transazione del1688, venissero rimesse sotto la giurisdizione della Real Chiesa Parrocchiale di S. Giacomo ed indipendente della Madrice Baronale, rimanendo all'Areiprete la sola cura delle anime nella periferia dell'Isola. Sbrigata che fu la nuova Madrice Baronale nella piazza, la Chiesa della Immacolata Concezione fu dedicata -31a Sant'Antonio di Padova; tale Chiesa però venne del . tutto demolita, e vi si trova ora l'ufficio dell'esazioni del Commendatore Florio. Venne supplita da una nuova Chiesa di fronte alla prima, decorata e dedicata al medesimo Sant'Antonio. La statua dell'Immacolata concezione costruita di pietra che esisteva nella demolita Chiesa, si trova nella casa antica dell'Amministrazione. (e) Chiesa di Sant'Anna La Chiesa di Sant'Anna, oggi amministrata dalla Congregazione di Carità del Comune in Favignana, rimonta a tempi antichissimi. Vi era mantenuto stabile dal Governo il Cappellano, e l'ultimo fino al 1709 fu certo D. Giuseppe D'Angelo. Fu poi concessa dalla Corte Sovrana alla stirpe Estrangeros, i di cui successori ne godevano il dritto patronato. Nell'anno 1650 i militari istituirono nella Real Chiesa Parrocchiale del Castello San Giacomo :una Congrega sotto gli auspicii di Maria SS. del Rosario; e siccome nella Reale Chiesa, i Confrati col decorrere degli anni, perchè Parrocchia, non poteano adempire i loro obblighi ed eseguire tutti gli ufficii di pietà secondo le loro costituzioni, fecero istanza ai patroni della Chiesa di S. Anna se volessero concedere alla Congrega il semplice uso di essa Chiesa. I Patroni, che in detta epoca erano il Reverendo Canonico D. Giacomo, D. Pietro, D. Oliva, D. Giacoma e D. Serafina Estrangeros della Città di Trapani; D. Giuseppe e D. Silvestro Tobia fratelli pure della Città di Trapani; ed il molto Reverendo D. Giuseppe Estrangeros primo R. Cappellano Curato della Reale Chiesa Parrocchiale di S. Giacomo, e D. Antonino Estrangeros fratelli dell'Isola di Favignana, annuirono alla do- -32manda fatta dai Confrati, ed il giorno 30 Novembre del 1746 presso il Notaio D. Matteo Verdirami da Trapani, stipularono l'atto di concessione. Riserbarono a sè i patroni il dritto della nomina del Cappellano tanto della Chiesa che della Congrega. Trasferita adunque che fu dalla Reale Chiesa Parrocchiale di S. Giacomo la Congrega del SS. Rosario nella venerabile Chiesa di Sant'Anna, grandi questioni ne insorsero in ogni tempo circa l'esercizio delle funzioni Chiesastiche fra gli Arcipreti Baronali ed i Rettori della Congrega e Chiesa di Sant'Anna. Ne vennero positivi ricorsi. Gli Arcipreti Baronali si avvalevano d'un falso documento, senza veruna base alla validità, perchè non esecutoriato dalla Santa Sede. Siffatto documento, per gli intrighi del Signor Marchese Giovanni Francesco Pallavicino era stato sottoscritto dal Ciantro della Collegiata di S. Lorenzo, oggi Cattedrale di Trapani, D. Giovanni Amico e rilasciato al superiore della Congrega, sul fatto supposto di credere che la Chiesa di Sant'Anna era filiale alla Baronale, perchè eretta nell'ambito Arcipretale. Ma oh quanto di gran lunga si sbagliano i Reverendissimi Arcipreti della Madrice Baronale, tutte le volte che credono di essere le Chiese dell'Isola di Favignana, sotto la loro dipendenza, perchè si trovano erette nella periferia della loro assegnata giurisdizione! Ed in primo luogo, perchè furono erette tempo assai prima che fosse istallata nell'Isola di Favignana l'Arcipretura Baronale. La Chiesa Madrice sorse dopo di es. se che erano filiali alla Real Chiesa Parrocchiale di S. Giacomo: e questo a mente del Dritto. In ·secondo luogo poi in forza della Bolla emanata dal Sommo Pontefice Benedetto XIV in data 12 Giugno -331741, le Chiese tutte che il Re Filippo IV nel 1688 avea posto sotto l'alto suo Sovrano Dominio, furono rivendicate e poste sotto la giurisdizione della Real Chiesa Parrocchiale di S. Giacomo. Terzo; che quel documento, o atto di transazione fatto rilasciare dal Ciantro della Collegiata di S. Lorenzo in Trapani, per avere il suo pieno vigore, non bastava essere stato sottoscritto dal Superiore della Congrega e vidimato dal Vescovo Diocesano, ma a mente del Dritto, sarebbe dovuto essere approvato dalla Santa Sede. Ma poi prescindendo da tutto questo, dato e non concesso agli Arcipreti Baronali della Madrice di Favignana, che queste tali Chiese fossero alla loro Madrice filiali, il che non l'è, i varii Decreti in ogni tempo emanati dalle Sacre Congregazioni dei Vescovi e dei Ritii non dicono ben chiaro che le funzioni , purchè non siano puramente Parrocchiali, in tutte le Chiese, quantunque erette nell'ambito Parrocchiale, anche che fossero filiali, possono celebrarsi indipendentemente dai Rettori o Cappellani di esse Chiese o Confraternite, ed i Parroci dobbono tacere? Possono intervenire se vogliono, tutte le volte che ne saranno invitati. In quanto poi ai funerali, se il cadavere è presente, purchè non sia di aliena Parrocchia, l'esequie da celebrarsi s'appartengono al Parroco; se poi il cadavere non è presente, o che sia d'altra Parrocchia, l'esequie a celebrarsi s'appartengono al Rettore o Cappellano della Chiesa. Ora poi dopo che la Congrega si sistemò e funzionava regolarmente nella Venerabile Chiesa di Sant'Anna, i Confrati deliberarono d'implorare grazia alla Santa Sede, affinchè la menzionata Chiesa addivenisse Sacramentale. Infatti furono appagati nel desiderio nel 1804 con un Breve Pontificio. -34Un certo Mauro Livolsi, affezionato tanto alla Chiesa, vi stallò di suo due lampade in perpetuo da accendersi all'Altare del Sacramento; altre due nello stesso abside alle immagini di Maria SS. di Custonaci ed alla Immacolata Concezione; la novena da farsi ogni anno a S. Michele Arcangelo che accade il giono otto Maggio; e finalmente dalle due colonne alla porta d'ingresso avea prolungato a proprie spese la Chiesa. Col decorrer degli anni essendo amministratore un certo ufficiale D. Bacicì Canino, pensò, non appena messo in possesso, di fare delle innovazioni nella Chiesa. In primo luogo fece togliere dall'Altare Maggiore la statua di Sant'Anna che era di pietra, ed in sua vece vi collocò quella della Vergine del Rosario che ogni anno la Confraternita si prestava dalla Real Parrocchia di S. Giacomo in occasione della processione. Dal Sancta Sanctorum tolse i due quadri innanzi a cui il Livolsi avea fondato la dote per l'accensione delle due lampade, e poi dalla porta d'ingresso alla Chiesa fece cancellare l'iscrizione che Mauro Livolsi vi avea fatto scolpire "Questo nuovo edificio fu opera di Mauro Liuolsi., Il Livolsi a vista di ciò (già ne avea sottoscritto l'atto di assegno) chiamò in giudizio il nuovo Amministratore, ed ottenne dal Magistrato favorevole sentenza, riavendo i fondi dell'assegnato beneficio. Per la novena di San . Michele Arcangelo però, finchè visse il nipote Andrea Livolsi, inteso il Galantuomo, sempre fu eseguita la volontà del testatore. Morto però Andrea Livolsi, la cassa di assegno passò nelle mani del figlio di lui Francesco che pensò di venderla, e quindi ebbe pure fine la novena. Col proseguire degli anni la Confraternita sempre progrediva, dacchè era stata istallata nella venerabile Chiesa -35di Sant'Anna; ma poi nel 1820 quando la Carboneria si era accesa e divampata, avendo il Governo sospeso il funzionamento della Congrega, proibì pure la riunione dei confrati. Così perdurò fino all'anno 1871 in cui certo D. Martino Beltrano fu Giuseppe la ripristinò con grande suo impegno al primiero fervore. Cessato di vivere il Beltrano nel 1888 ad Amministratore subentrò il N otaro D. Nicolò Canino, il quale non ne prese alcuna cura. E quando poi nel 1890 il Governo ne fece l'abolizione l'amministrazione dei beni della Chiesa passò in potere della Congregazione di carità del Comune. (f) Chiesa campestre del Crocifisso Patrono dell'Isola La Chiesa del Crocifisso vanta la sua origine fin dal 1402, epoca in cui da un sordomuto fu rinvenuta la miracolosa effigie del Crocifisso. Un uomo di cui s'ignora il nome, essendo andato alla caccia dei quadrupedi, pervenuto vicino alla grotta trasformata ora in Chiesa nella contrada della Piana, vide un coniglio che andava ad intanarsi in quella, lo inseguì addentrandosi nella grotta. Ma quale non fu la sua meraviglia mista a tenerezza, nello scoprire al lato sinistro dell'entrata nella grotta la figura al vivo dipinta del SS. Crocifisso? Riebbe il sordomuto l'udito e la favella, ~ sperimentando in sè stesso gli effetti salutari dell'immagine prodigiosa, discese alla Fortezza di S. Giacomo a rivelare il grande avvenimento al Primo R. Cappellano curato. Alla promulgata :riotizia i soldati ed i pochi abitanti dell'Isola visto il reale miracolo, accorsero a quella contrada a piegare le ginocchia dinanzi al rinvenuto Crocifisso. A proprie spese immantinenti alzarono ai piedi della Sacra Effigie un'Altare; e quella grotta, sempre -36rimanendo le naturali vestigia, fu convertita in Chiesa. Sorgono quistioni sulla stirpe cui sia appartenuto il trovatore del SS. Crocifisso. Alcuni sostengono che tale individuo sia stato della stirpe dei Pallavicina adducendo il motivo con l'Aricprete D. Giovanni Can.co Grammatico, che il Pallavicina era il condomino delle Isole Egadi; ma l'opinione in contrario e più probabile rigetta totalmente quella malferma opinione. Ed in vero. Il Pallavicina infatti 238 anni dopo il rivenimento del SS. Crocifisso, cioè il 1640 ottenne l'assoluto dominio diretto delle Isole Egadi. Vero è bene che in altre due epoche precedenti il Pallavicina ne aveva fatto compra col patto di ricompra; ma ciò nulla importa, poichè fu sempre Filippo IV. che vendette le Isole, e Filippo IV. governò dal 1621 al 1665, dunque nessuno dei Pallavicina due secoli e più anteriori alla compra delle Isole, sarebbe potuto trovarsi a Favignana. E poi se fosse stato uno dei Pallavicina il fortunato trovatore, da facoltosa come era quella schiatta, alla rivenuta grazia, non avrebbe fatto costruire un . magnifico tempio su quella grotta arricchendolo di cospicue doti? La tradizione non ricorda il nome di quel sordomuto; qualunque ipotesi quindi è incerta. Dopo il 1820 un certo Coniglio da Trapani devoto fervente del Crocifisso, e facoltoso volle costruire la Chiesa. Era sua intenzione di lasciare in eterna memoria quella grotta per come natura l'avea formata, costruendovi sopra la Chiesa. Per la esecuzione dell'opera affidò l'incarico ad un certo Giacomo Torrente soprannominato Tiritella. Costui a scopo di economizzare, pensò di dare forma di chiesa alla medesima grotta, devastando le sue forme -37naturali. Ma quando fu disbrigata l'opera, vedendo il Coniglio manomessi i suoi ordini, disse a Tiritella: Caro compare, avete fatto un inganno a me ed un torto al Crocifisso. Ritornò in Trapani sua patria e fece il suo testamento in cui tutti i suoi beni, che avrebbe voluto lasciare al Crocifisso della Piana, li assegnò al Crocifisso del convento di S. Domenico in Trapani. Disbrigata che fu la chiesa, il Crocifisso che trovavasi alla parte sinistra dovevasi togliere, per collocarsi sulla parte centrale, ed era necessaria l'opera dei taglia pietra per trincare il masso. Da ciò vantano tutto il dritto i taglia pietra di portare la Sacra Effige in ispalla nei trasporti. Ma quando i tagliapietra si misero all'opera, al momento una furiosa tempesta si vide scatenare nell'Isola e atterriti gli operai nel vedersi minacciati dai furiosi fulmini, smisero, e bisognò che i Sacerdoti ultimassero il lavoro. Fervida, immensa era la devozione ed il culto che i Favignanesi prestavano al SS.mo Crocifisso; il loro fervore però misto a superstizione deturpò in parte laritrovata Reliquia, giacchè alcuni fedeli raschiavano il masso scolpito per darne la polvere agli affetti da malattie. Si pensò quindi per conservare la Reliquia e per coprire i guasti, di sovrapporre al Crocifisso una croce di latta. Questa però durò poco tempo, finchè certo D. Guglielmo Marceca da Trapani, orefice, fece costruire una croce di legno in cui si ammira ricopiata ancora l'identica figura dell'originale. N el 183 7 in occasione del colera che nell'Isola faceva immensa strage, i Favignanesi per viva fede pensarono di trasportare questa Croce nella Madrice Baronale, e cessato il flagello, per voto stabilirono farne ogni anno il trasporto e celebrarne la festa nella Baronale Chiesa. -38Nel1866, essendo cappellano della Chiesa del Crocifisso il Sacerdote D. Matteo Gandolfo, per abolirne l'annuale trasporto pensò di fare ritoccare il ritrovato Crocifisso, e fare sparire quella croce. Invitò all'opera il Signor Pietro Croce, il quale invece di ritoccare il crocifisso, perchè trasparisse l'arte del suo pennello, e perchè l'opera da lui eseguita avesse lunga durata, fece applicare sulle rimaste reliquie del ritrovato crocifisso uno strato di cemento su cui poi rifece l'Immagine del Crocifisso ritraendola dalla croce di legno per il momento tolta all'adorazione dei fedeli. Nell'ultima domenica d'Agosto del detto anno 1866 i Favignanesi aspettavano il consueto trasporto di quella croce, e vista la novità, avanzarono dei ricorsi per volere consegnata dal Sacerdote Gandolfo quella croce. Dopo tante quistioni, ad ordine dell'Ecc.mo Monsignor . Vescovo Dott. D. Vincenzo Ciccolo della Diocesi di Trapani, il Sacerdote Gandolfo dovette presentare la Croce di legno che fu rimessa sull'Altare. Negli ultimi tempi poi durante l'Arcipretura di Grammatico nel 1884 in occasione della festa di Settembre portata la croce nella Baronale Madrice vi ci rimase per qualche tempo. Un'altra modifica 'subì recentemente la figura originale del Crocifisso. N el 1890 essendo stato nominato cappellano di quella chiesa dalla congrega di carità del Comune l'attuale Arciprete D. Giuseppe Ben.le De Vita, accorgendosi che la pittura con arte e vera somiglianza del Professore Croce erasi sbiadita per l'umidità, pensò di farla ritoccare. Trovavasi a Favignana un certo pittore di stanze soprannominato Chiofalo, da cui il De-Vita fece ritoccare il Crocifisso. Il presunto pittore ricoperse d'un nuovo strato di cemento l'opera del Professore Croce, ed a suo modo di- -39pinse il Crocifisso, facendo così scomparire la vera effigie dell'originale ritrovato. Si riconosce ora come vero originale il Crocefisso della Croce di legno Le proprietà del Crocifisso Patrono dell'Isola in contrada Bosco, censite ai Ponzè, Bertolino, Ricciardi, Sercia, Gandolfo amministransi dalla Congregazione di carità del Comune. Intorno a questa Chiesa nel 1831 venne per legge del Governo costruito dal Municipio il cimitero, che in questi ultimi tempi è stato ingrandito e modificato. Vi fu sepolto il primo certo condannato Bernardo Vetrano di Giuseppe di anni 54 da Busacquino (g) Chiesa campestre Madonna della Piana L'ultima chiesa che nell'Isola venne fondata dai militari è quella campestre della Madonna della Piana, la quale vanta la sua origine sin dal 1620; epoca in cui il 21 Novembre del detto anno ad ordine e per delegata giurisdizione dell'Ecc.mo Monsignor Vescovo di Mazara del Vallio D.re D. Marco La Cava, fu benedetta dal Rev.do Vicario Foraneo D. Antonio Bassi Regio cappellano curato della Real chiesa Parrocchiale del castello S. Giacomo. Il fine per cui i militari eressero questa chiesa a tanta distanza dal castello fu d'imitare i Trapanesi nei loro pellegrinaggi al Santuario della Vergine di Trapani fuori le porte della città, e la Statua somiglia molto al Miracoloso Simulacro. Si trovavano in essa chiesa altre due statuette: una di S. Nicolò di Bari, e l'altra di S. Giovanni Battista, le quali quando la chiesa fu restaurata furono tolte e collocate sul campanile ove fin'oggi ancora si vedono. L'amministrazione di questa chiesa la avevano gli stes- - 40si militari; ma poi col decorrere degli anni, per come abbiaci attestato Alberto Venza custode del cimitero, vissuto novantasette anni e cinque mesi, ne presero l'amministrazione due donne sorelle nubili e devote di cognome Torrente intese le Vecchiuzze. Morte queste subentrò in loro vece una certa D. Ignazia Torrente sposato Cali-Garsia la quale, con grande suo disimpegno e anche del di lei marito D. Sebastiano durante la loro vita non tralasciarono mai a mezzo delle elemosine raccolte di mantenere il dovuto culto. Acciaccata dalla vecchiaia la D. Ignazia dava incarico di fare le sue veci al nipote D. alberto Torrente Figurelli che, effettuitasi la morte della Zia, vantava il diritto di patronato sulla Chiesa, ma si sbagliò di gran lunga, giacchè la D. Ignazia fu semplicemente affezionata devota alla Madonna. · Nel 1876, in occasione di Sacra Visita, Sua Ecc. III. e Rev.ma Mo,signor Dott. D. Giambattista Bongiorno Vescovo della Diocesi di Trapani, portatosi nell'Isola di Favignana, costituì cappellano della detta Chiesa il Sac. D. Matteo Gandolfo, il quale per sentenza del Pretore espulse totalmente da quella Chiesa il Torrente D. Alberto, che presentò allora le chiavi che teneva in suo potere al Demanio. Recentemente dopo il 1900 Sua Ecc. Ill.ma e Rev.ma Monsignor Dott. D. Stefano Gerbino Vescovo della Diocesi di Trapani, a mettere in salvo tanto la Chiesa come gli oggetti sacri, ed il tesoro della Madonna diede la nomina di Patrono della menzionata Chiesa a D. Salvatore Lombardo fu Giuseppe, presso cui i mensionati oggetti sono depositati (h) Chiesa Madrice Baronale La Chiesa Madrice Baronale fu totalmente ultimata -41nel 1764. In essa Chiesa vi erano istallate due Congregazioni: l'una sotto gli auspicii dell'Immacolata Concezione, l'altra del Cuore di Gesù; ma per i continui attacchi fra l'Arciprete ed i Superiori di esse congreghe esistettero per poco tempo e presto si sciolsero. Dal Reverendo sotto parroco D. Giovanni Montinero si era eretta l'opera funeraria di Maria SS.ma Addolorata, che durante la vita dello stesso sotto parroco fioriva ed avea il suo concorso. Cessato di vivere costui, tale pia opera passò nelle mani di una deputazione eretta dal Vescovo Diocesano; ma siccome furono ristretti i doveri e gli obblighi, gli associati incominciarono a venir meno e prestamente da sè stessa si sciolse. CAPITOLO DECIMO QUINTO ED ULTIMO a LA~~ fil Fra l'Isola di Levanzo e la Colombaia della Città di Trapani, emerge dalle acque uno scoglio chiamato Formica. Nei mesi della pesca del tonno vi abitano i tonnaroti dell'Isola di Favignana e della città di Trapani. Non vi sono terre coltivabili; c'è il casamento addetto per stiparvi gli arnesi necessarii alla pesca. Vi dimora solo nel corso dell'anno il Raise con la famiglia ed i fanaJisti addetti dal Governo all'accensione della lanterna. Si provvedono di viveri dalla città di Trapani. La Tonnara, che rimonta ad epoche assai lontane al pari di quella dell'Isola di Favignana, come nei primi tempi dava i suoi frutti al Pallavicina, oggi li dà all'Ill.mo Commendatore Florio. Marettimo 24 Marzo 1912 Nihil obstat 8 Marzo 1912 + Franciscus M!! Raiti Episcopus li DICI Prefazione . Origine delle Isole Egadi . Etimologia dei nomi Forma di ciascuna Isola . Estenzione, distanze e punti di rifugio . Aria, acqua, caccia. Prodotti antichi, cultura dei terreni Primi ed antichi abitanti . Luoghi di abitazione Origine dei fabbricati Castelli o Fortezze . Tonnaee Chiesa di Levanzo . Real Chiesa di Marettimo. Chiese dell'Isola di Favignana . Isola di Formica . FINE ~ Pag. » » » » » » » » . , » » » » » » » 3 5 5 7 9 10 11 13 14 15 17 19 22 24 26 41 - , Edizione a cura dell'Associazione C.S.R.T. «Marettimo» Via Campi, 3- Tel. (0923) 923000-91010 Marettimo Finito di stampare nel mese di maggio 1994 dalla Litotipografia Grillo- via Ten. Genovese, 23- Trapani Fotocomposizione OUICK service Trapani Si ringrazia per la collaborazione Padre Damiano, parroco dell'Isola di Favignana