SPAZIO nasce da un’idea di Stefano
Cardini, con Elisa Massoni e
Margherita Pincioni
Direttore responsabile: Elisa Massoni
Art direction: Stefano Cardini &
Chiara Diana
Per SPAZIO numero 3:
Coordinamento editoriale e progetto:
Elisa Massoni
Editing: Federica Pascotto
Testi: Caterina Bonvicini, Giovanna
Canzi, Elisa Massoni, Francesco
Montemurro, Federica Pascotto
Illustrazioni: Allegra Agliardi, Stefano
Cardini, Filippo Dicchi, Cecilia Negri,
Elisabetta Reicher
Immagine di copertina: Elisabetta
Reicher
“Il mare non sa cantare”: illustrazioni
e testi di Anna Cairanti e Giuseppe
Mazza
Un grazie di cuore a tutti coloro che
hanno creduto in SPAZIO!
Un grazie particolare a
RADIOMAMMA e a Carlotta Jesi, che
ha sostenuto con entusiasmo questo
progetto editoriale fin dai suoi esordi.
Ringraziamo per la distribuzione:
La Cittá del Sole,
laFeltrinelli,
Promoscomunicazione.
E grazie a laVerdi, per il sostegno e la
fiducia, e per la qualitá del lavoro e del
pensiero.
SPAZIO, essere bambini è bellissimo
Via Soave 24, 20135 Milano
[email protected]
Registrazione del Tribunale di Milano
190 del 6/04/2012
www.spaziomag.it
www.facebook.com/spaziomag
La musica è il nostro tema, questa volta.
È un argomento universale, che piace a tutti,
quindi facile… direte voi.
A dir la verità la musica è una cosa semplice e
complicata insieme: si parte da una cosa innata,
che è quell’irresistibile voglia di muoversi che
hanno anche i bambini molto piccoli quando
sentono un ritmo. E poi cresce, diventa armonia,
canto, concerto, sinfonia.
Ed è emozione e logica allo stesso tempo,
regole innumerevoli e sempre diverse a seconda
della cultura, della tradizione, dell’abitudine.
Però è vero: la musica è una cosa che fanno e
ascoltano tutti, con molto diletto, normalmente.
Per spiegare tutto questo ai bimbi abbiamo
chiesto ovviamente ai musicisti e a chi lavora
intorno alla musica: autori, direttori d’orchestra,
strumentisti, appassionati.
E il risultato è questo numero di Spazio, che a
noi pare il più bello fatto finora!
Un’ultima cosa: come ben sapete Spazio è una
free press, una rivista gratuita. Sta crescendo
velocemente e i complimenti di tutti ci lasciano
sempre senza fiato tanto sono affettuosi e ricchi.
E, a proposito di ricchezza, ci piacerebbe che
Spazio cominciasse a stare anche sulle proprie
gambe, economicamente. Se avete voglia di
sostenere Spazio, di pubblicizzare la vostra
attività, di partecipare a questo bel progetto,
potete scrivere ad Alessandra De Nicola.
Elisa Massoni
Direttore di SPAZIO
Scopri come sostenerci: ne vale la pena!
Scrivi a [email protected] o telefona ad Alessandra De Nicola al 339 86 88 469
Papà? Mamma?
Facendo SPAZIO impariamo
molte cose, conosciamo
persone interessanti, ci
avviciniamo a mondi di cui
ignoravamo l’esistenza.
Vorremmo condividere con
voi la sorpresa che proviamo
ogni volta. Ed è a questo che
servono le pagine “Per i grandi”.
Vi presentiamo le persone
che abbiamo coinvolto nella
realizzazione di SPAZIO 03, il
numero su “La Musica”.
Francesco
Montemurro
Francesco è il regista della
compagnia “Il Sale in Zucca”
ed è autore di numerosissimi
testi per spettacoli musicali
destinati ai ragazzi. Siamo
rimasti stregati dalle sue parole
durante un appuntamento
di “Crescendo in Musica”
all’Auditorium Verdi. Non lo
conoscevamo, ma la lettura
del suo testo ci ha rapiti ed
emozionati. Lo abbiamo
incontrato, e a lui dobbiamo le
pagine di “Una storia grande”:
il suo racconto di Arùn è
strutturato secondo i classici
movimenti di una sinfonia o
del Concerto classico (Allegro
– Adagio – Scherzo – Allegro).
Se volete saperne di più, trovate
delle spiegazioni approfondite
sul sito spaziomag.it
Il sito di Francesco è:
www.ilsaleinzucca.altervista.org
SPAZIO numero 3
Indice
Pag. 5
E poi cosa leggo?
Consigli per approfondire
Pag. 6
Una Storia Grande
Un violino per Arùn
Pag. 24
La metropoli bambina
Musica per tutti
Pag. 26
Parla come un bimbo
Il MIO Mozart
Pag. 28
Una Storia piccola
Il mare non sa cantare
pag. 38
Cose grandi dette chiare
Cos’è questo rumore?
Marco Fusi
Marco Fusi è un violinista
interprete di musica
contemporanea.
È diplomato in violino e
composizione al Conservatorio
di Milano, dove ha avuto
modo di frequentare
giovani compositori come
Alessandro Solbiatti e Fabio
Vacchi, approfondendo così
il suo interesse per la musica
contemporanea.
Ha suonato un po’ ovunque,
in Italia e all’estero e spesso
tiene conferenze e lezioni in
cui racconta l’esperienza di
un violinista che ama veder
“nascere” la musica che suona.
A Spazio ha spiegato cos’è la
musica contemporanea e chi
era uno dei suoi padri: John
Cage.
Ruben Jais
Dirige l’Orchestra Verdi.
Un’amica ce l’ha presentato:
era in scarpe da tennis e
jeans, a controllare che tutto
filasse liscio a un concerto
dell’Orchestra Junior che si
esibiva con il Coro delle Voci
Bianche. Ci ha accolti con
un sorriso e ha acconsentito
a raccontarci meglio in cosa
consiste il meraviglioso
progetto de laVerdi e di
Crescendo in musica.
Se volete maggiori dettagli:
www.laverdi.org
Caterina Bonvicini
Scrittrice feconda e di
successo, Caterina si è rivolta
non solo agli adulti ma anche
ai bambini, per i quali ha
scritto In bocca al bruco e Un
due tre liberi tutti! (entrambi
illustrati da Allegra Agliardi
che, per pura coincidenza,
illustra anche il suo pezzo
per SPAZIO). L’abbiamo
interpellata perché ci
raccontasse del suo amore per
la musica, lei che ama scrivere,
leggere, ascoltare e che è una
persona curiosa e appassionata.
Anna Cairanti e
Giuseppe Mazza
Cecilia Negri
Cecilia viene da Trento, studia
Design della comunicazione
al Politecnico di Milano ed è
alla sua seconda presenza su
SPAZIO. Oltre alle illustrazioni
su carta, come quelle che
ha realizzato per noi, si è
cimentata in murales di grandi
dimensioni: la ragazza non
teme le sfide!
Elisabetta Reicher
Elisabetta da molti anni
lavora sia per case editrici
che per agenzie di pubblicità
in Italia, Grecia, Germania
realizzando illustrazioni con
tecniche miste su carta e in
digitale. Ha fondato, – con
Flavio Sbalchiero – lo studio
di illustrazione Lavorincorso
e successivamente – insieme
a Lisa Jurada – ha dato vita a
Melbourne a Pigeonpudding,
che distribuisce illustrazioni
per spazi destinati all’infanzia.
L’abbiamo incontrata grazie a
laVerdi, e siamo felici che abbia
illustrato “La storia grande”.
“Musica, musica ti chiamo musica, ma ho in mente tanti nomi
in più…” (Ornella Vanoni)
Per qualcuno “è il miglior mezzo per sopportare il tempo” (Wystan Hugh
Auden); per qualcun altro “è un linguaggio caro ai pigri e alle anime profonde che
cercano lo svago nella diversità dell’occupazione” (Charles Baudelaire); per qualcun
altro, infine, “è il rifugio degli animi ulcerati dalla felicità” (Emil Cioran).
E per i nostri bambini che cosa è, mai, la musica?
Può essere un modo per fare amicizia con il proprio corpo (Rime per le mani, di Chiara
Carminati e Giovanna Pezzetta, illustrato da Simona Mulazzani, Franco Cosimo Panini,
collana Zerotre) ascoltando il ritmo di un “Blues di baci”, sorridendo di fronte a un “Tip tap di
polpastrelli” o lanciandosi in un “ballo delle spalle”.
Oppure può avere la voce di quel grillo che, senza grandi risultati, cercava di correggere il
burattino di legno più famoso della storia. Infatti, nel recentissimo “Pinocchio. Canzoni con
il naso lungo” (Il Castoro Editore, illustrazioni di Silvia Bonanni), le avventure di tutti quei
personaggi usciti dalla penna di Carlo Collodi si trasformano in un sonoro concerto, grazie a un
maestro d’asilo - Carlo Biglioli - trasformatosi per l’occasione in un rocker e in un cantautore
d’eccezione.
Può anche essere un po’ birichina e trasformarsi prima in una nuvola di note, poi in uno sciame
di insetti per inseguire una bambina che agli esercizi al pianoforte preferisce un bel pisolino.
Succede nel simpatico Polly e le note impazzite, uno dei quattro libretti della serie I pisolini di
Polly, appena editi da Orecchio Acerbo (ogni libro costa solo 3 euro!) e nati dal genio di Peter
Newell come raffinati fumetti dedicati al divertimento domenicale dei bambini americani.
Oppure può avere la forma e il suono di tanti strumenti diversi: di un oboe, di un’arpa, di
un violoncello… scritti e illustrati con entusiasmo da Aliki Brandenberg, che nel libro
Musica! (uscito alcuni anni fa sempre per l’editore Il Castoro) narra la storia dalla
musica delle civiltà antiche, attraverso il barocco e la classica, fino al jazz e al pop.
E, infine, può essere la semplice e infinita gioia di sentire il suono di una voce
che sappia rispondere al proprio bisogno d’amore (C’era una voce, Topi Pittori,
scritto da Alessandra Berardi e illustrato da Alessandro Gottardo), lo stesso
che ha spinto Dio a creare l’uomo e far sì che da due voci nascesse una
rima dolcissima e forse perfetta.
Allegra Agliardi
Ha illustrato moltissimi libri.
Disegna perché crede nella
forza di questo linguaggio
universale, attraverso il quale
riesce a comunicare idee ed
emozioni. Non solo: le piace
condividere questa passione,
e lo fa girando il mondo e
organizzando laboratori e
corsi per bambini. Per questo
numero di SPAZIO ha illustrato
“Parla come un bimbo”.
Chi ci segue li conosce: sono
con noi dal numero 1, e si
occupano della “Storia Piccola”.
Perché proprio loro? Perché con
i loro testi e le loro immagini
ci stupiscono ogni volta, e
ci fanno meravigliare come
bambini – anche noi, adulti un
po’ ingessati!
testo di Giovanna Canzi
illustrazione di Filippo Dicchi
Un violino
per Arùn
Ecco la storia musicale
di un bambino Allegro con fuoco
un po’ indiano e un po’ italiano.
La mamma di Arezzo, il papà di Trivandrùm:
vive a Milano, lo chiameremo Arùn.
La casa di Arùn è al pianterreno
mentre al settimo abita Celesta
una bambina dal carattere Allegro moderato
che suona il fortepiano.
Spesso Arùn schiaccia un tasto
dell’ascensore,
va su al settimo e ascolta,
nascosto sul ballatoio,
i piano e i forte
del fortepiano di Celesta.
“Se solo potessi incontrarla!”, sospira.
07
testo di Francesco Montemurro
illustrazioni di Elisabetta Reicher
09
Tutte le estati Arùn va a trovare il nonno
nella vecchia casa di Trivandrùm, e quando
di notte fa troppo caldo i due dormono
in terrazza al fresco delle stelle.
Una volta, in una di quelle notti all’aperto,
il nonno gli spiegò: “Lassù ci sono sette cieli,
e in ogni cielo abitano milioni e milioni di Dèi.”
“Milioni e milioni... come le stelle?”, domandò Arùn.
“Dici bene”, rispose il nonno. “Vedi come
le stelle ti mandano un po’ della loro luce?
Così gli Dèi ci regalano un po’ della loro
grande forza. Abbiamo Dèi per tutto
e per tutti, perfino per i ladri.”
“E per i musicisti?”, chiese Arùn pensando
a Celesta.
“Ci sono Dèi per la Musica e i musicisti,
ma ce ne sono molti di più per i ladri”,
rispose il nonno con un sorriso. “Perché
me lo domandi?”
Arùn si fece coraggio e gli raccontò tutta
la faccenda di Celesta e del suo desiderio
di incontrarla.
“Impara anche tu a suonare uno strumento”,
suggerì il nonno, “ma scegline uno diverso
da quello di Celesta, così potrete suonare
insieme.”
“Bravo nonno!”, esultò Arùn. “Sai che farò?
Chiederò alla mamma di regalarmi un violino!”
“Un violino?”, fece il nonno, “e che roba è
un violino?”
L’India è piena di violini,
ma quella sera il nonno
era un po’ burlone.
Arùn ci cascò e gli volle
spiegare che il violino
si appoggia sulla spalla,
si suona con l’archetto,
e tanti altri particolari,
ma il nonno lo incalzava:
“E com’è fatto? Come
una vina? Come un sitar?”
Arùn conosceva gli
strumenti indiani di cui
parlava il nonno, quelle
grandi mandole con
una zucca sul manico,
e scuoteva la testa.
“Ma no, il violino è fatto
come... come un bambino”,
si decise infine: “Un bambino
di legno, senza braccia
e senza gambe.”
“Oh, povera creatura!”,
lo punzecchiava il nonno.
“Ma non è poi così grave”,
concluse Arùn, “perché
il violino ha dentro un’anima
che gli dà una voce bellissima.
Voglio diventare il più grande
violinista del mondo,
il più bravo di tutti!”
A queste parole il nonno
si fece serio e domandò:
“Conosci già la storia
del gottuvadyàm?”
Arùn rimase a bocca aperta
e il nonno riprese:
“Il gottuvadyàm è uno
strumento speciale: è la vina
del Dio Hanuman.”
11
Hanuman, il Dio-scimmia, era il preferito di Arùn:
tanto forte da sollevare una montagna e tanto ingenuo
da scambiare il sole per un frutto e volerlo mangiare.
“Ma che c’entra lui col mio violino?”, protestò.
“ Adagio”, fece il nonno, “Hanuman non è uno
scimmiotto qualsiasi. Se vuoi, ti racconto.”
Cento stelle ammiccarono negli occhi di Arùn,
e il nonno incominciò: “Ai tempi prima del Tempo,
nei cieli affollati dagli Dèi, c’erano due rivali musicali:
Narada, il bel figlio di Brahma, e Tumburu,
il Gandharva tutto verde con la testa di cavallo...”
A questo punto Arùn aveva già mille domande da fare
ma si trattenne, e il nonno proseguì:
“Narada e Tumburu suonavano la vina come nessun
altro e, poiché non si riusciva a stabilire chi tra loro
fosse il più bravo, si rivolsero al Dio Vishnu, quello
che sta sempre sdraiato e crea l’Universo sognando.
Vishnu li ascoltò in silenzio e dopo un battito di ciglia,
che per noi dura quanto la rotazione di una galassia,
rispose sorridendo: “Andate da Hanuman, è molto
esperto di musica ed è anche un mio grande devoto.
Andate da lui e affidatevi al suo giudizio.”
“Che cosa vuol dire ‘devoto’, nonno?”, chiese Arùn.
Il nonno sorrise: “Lo saprai alla fine della storia.”
13
Narada e Tumburu andarono da Hanuman. Il Dio-scimmia li osservò pieno di
curiosità e infine disse: “Organizzate un gran concerto, così potrò giudicarvi.”
Otto giorni dopo tutto era pronto: sul palco c’era Narada a destra, Tumburu
a sinistra e Hanuman al centro. Nel pubblico si affollavano mille divinità,
e c’era Ganesh con la sua testa di elefante, le Dèe formose con tante braccia
e tutti i musici e le danzatrici celesti.
Tumburu suonò per primo e la sua musica toglieva il fiato: i ruscelli
si bloccarono, il vento smise di soffiare, gli uccelli rimasero sospesi in aria.
Persino gli Dèi erano immobili come statue.
Poi venne il turno di Narada e la sua musica era come un turbine: l’acqua
riprese a scorrere, gli uccelli a volare e tutto danzava al suo ritmo, anche gli Dèi.
Dopo l’applauso finale, tutti guardarono verso Hanuman:
chi dei due avrebbe dichiarato vincitore?
21
14
Hanuman però restava immobile.
Sembrava immerso
in una profonda meditazione.
Poi come per Scherzo saltò su,
strappò di mano gli strumenti
ai due rivali e cominciò a smontare
tutte le sbarrette d’ottone
dai manici delle vina.
“Senza sbarrette il manico
della vina diventa liscio come
quello di un violino!”, pensò Arùn,
ma si morse ancora la lingua
e lasciò continuare il nonno.
Narada e Tumburu si infuriarono:
“Come osi rovinare così le nostre
preziose vina, brutta testa
di scimmia!”, gridavano.
Hanuman rimase tranquillo, porse
loro gli strumenti e: “Provate
a suonarli così, senza tasti”, disse.
Ma i due protestarono in coro:
“Lo sai bene che è impossibile,
che sciocchezza è mai questa!”
Per tutta risposta Hanuman imbracciò
uno dei due strumenti e cominciò a suonare
con gli occhi chiusi.
La sua mano sinistra scorreva sulle corde
senza ostacoli, e la musica che ne fluiva
era così celestiale da far dimenticare tutti
i prodigi appena ascoltati da Narada e Tumburu.
Il Dio Vishnu, risvegliato, discese dal settimo
cielo per sedersi sul palco accanto
al Dio-scimmia: Hanuman, riaperti gli occhi
dopo l’ultima nota, lo vide e con gioia
si prostrò ai suoi piedi.
Vishnu gli poggiò una mano sul capo e rivolto
ai due rivali disse: “Voi due volevate solo far
sentire quanto siete bravi, ma i vostri suoni,
per quanto belli e prodigiosi, non hanno alcun
sapore per me. Imparate da Hanuman
a suonare con amore e devozione.”
“Devozione...”, ripeteva Arùn ormai quasi
addormentato.
Il nonno lo prese in braccio e lo portò a letto.
17
Rientrato a Milano da Trivandrùm, il nostro Arùn ebbe
in regalo un bel violino e ne fu Allegro assai.
Cominciò così a esercitarsi per ore e ore chiuso
in camera, e guai ad accostarsi! “Non voglio che
nessuno mi ascolti”, diceva. “Nessuno, finché non sarò
diventato bravissimo!”
Passavano i mesi, le stagioni, gli anni: Arùn suonava
sempre meglio ma non si sentiva mai pronto.
Una notte sognò di essere in terrazza col nonno
e di domandargli: “Ma perché Hanuman ha tolto
le sbarrette dagli strumenti?” E il nonno rideva:
“Quando vai in bici usi ancora le rotelline per stare
in equilibrio o non le usi più? Quindi sai già la risposta!”
Arùn si risvegliò senza averci capito molto, ma
la sera dopo, mentre si esercitava, si fermò col violino
in mano e a occhi chiusi ricordò la sua prima volta
in bici senza rotelle: che sensazione! Senza volere
aveva già ripreso a suonare ma in modo diverso:
con la libertà, il coraggio e l’equilibrio di quella volta,
senza rotelle. L’archetto brillava sulle corde rapido
come raggi di stella, come raggi di bicicletta.
Arùn sentiva di essere mosso da qualcosa di grande:
si sentiva pieno d’amore e... devozione.
L’archetto scivolò giù dal violino, Arùn riaprì gli occhi
e vide in giardino un viso che gli sorrideva. Si affacciò
alla finestra e domandò: “Sei qui per la mia musica?”
Celesta rispose: “Sono qui per te.”
19
il hMuseo
a
n
o
u
eS
The music Museum plays on
gioco
cultura
benessere
per bambini da 0 a 130 anni
c
Museo degli Strumenti Musicali
del Castello Sforzesco di Milano
laboratori didattici rivolti ai bimbi
alle famiglie e alle scuole di ogni
ordine e grado
KIDS ZONE
Uno spazio gioco dedicato ai bambini, senza la presenza di adulti.
L’esperienza di un percorso guidato a misura
di bambino fra arte e storia, con esperimenti giocosi,
esempi musicali e ascolti dal vivo rende divertente,
stimolante, interessante e comprensibile il variopinto
mondo della musica e degli strumenti musicali,
dalle sue origini antiche fino ai nostri giorni!
corsi per bambini
Piccoli cuochi * Play-Fu * Mille e una danza: per imparare e divertirsi.
MUSEO DEGLI
STRUMENTI
MUSICALI
Cultura, Moda, Design
corsi per GENITORI
Essere mamme e papà è un compito impegnativo.
A volte un corso aiuta a capire prima e meglio cosa serve ai nostri bambini.
Per tutte le occasioni, non solo per un compleanno.
F.A.N. night
Free from Adults Night: il sabato sera dalle 19 alle 22.30 i bambini giocano,
cucinano e mangiano insieme. E i genitori possono andare al cinema da soli.
La piazza di Momo
na c.so XXII Marzo / p.le Libia
via Anfossi 36, 20135 - Milano - zo
t: 02 5418 9147 - [email protected]
www.lapiazzadimomo.it
Milano
Informazioni e prenotazioni
Il calendario degli appuntamenti è consultabile sul sito
www.levocidellacitta.it
[email protected] -
feste
levocidellacittà
02 3910 4149
Ruben Jais
Musica per tutti
*Maestro qui non significa “maestro di
scuola” ma “direttore d’orchestra”, quel
tizio che durante i concerti sta in piedi
con una bacchetta in mano.
illustrazione di Stefano Cardini
C’è un posto in città dove la musica diventa gioco. Una vecchia amica che ti
prende per mano e ti porta in luoghi sconosciuti, dentro alla tua testa e dentro
al tuo cuore.
Quando la musica è gioco, è fatta a misura di bambino. Racconta storie di lupi
e bambini, di coraggio e di passione. Storie di boschi, di bambole, di cartoni
animati persino.
È un mondo fantastico, dove succedono cose inaspettate. A volte viene voglia di
ballare. A volte viene voglia di ridere. A volte si piange anche un po’. Dipende…
A Milano il posto della musica si chiama Auditorium ed è diretto dal maestro*
Ruben Jais.
Una volta al mese all’Auditorium ci sono solo bambini. Che cantano in un coro,
che suonano in un’orchestra. E il pubblico è fatto di… bambini, appunto.
Ruben Jais ha raccontato a SPAZIO il come e il perché di questi momenti speciali.
24
LaVerdi è un’orchestra strana, che abita un posto strano.
Per noi è importante stare vicini alla città, aprire le porte a tutti i suoi
abitanti. È per questo che abbiamo un programma di concerti davvero
ricco, che teniamo lezioni e conferenze nelle scuole e all’Auditorium. Perché
è bello conoscere la musica: può diventare una passione che dura tutta la
vita, o addirittura un lavoro. Il violinista più importante dell’Orchestra dei
ragazzi è capitato qui per caso, durante un concerto. E non ha più voluto
smettere di suonare il suo violino.
Quindi quando le persone vengono qui, non si mettono eleganti e non
fanno troppe smancerie. Vengono da noi come si va da un amico: in jeans,
pronti a divertirsi e a lasciarsi portare dalla nostra musica. Che poi è la
musica di tutti.
Per noi de laVerdi questo è davvero importante. La musica è di tutti. È della
città che la ospita, è del bambino che se la ricorda, è dell’adulto che vuole
ascoltare.
Per questa ragione abbiamo creato l’Orchestra Junior (fatta di ragazzi dai 6
ai 18 anni) e il Coro di voci bianche, che altro non è che un coro di bambini.
Così quando i bimbi vengono all’Auditorium, quello che trovano – oltre
alla musica – sono altri bambini, disposti a raccontare la musica e a
suonarla.
Ed è davvero una festa.
Caterina Bonvicini
MIO
Mozart
Il
*
* Caterina Bonvicini è una scrittrice: scrive romanzi e racconti
che sono così belli da essere stati tradotti in tante lingue oltre
all’italiano. Ha scritto anche libri per bambini, ed è poi andata in
giro per l’Italia a leggerli di persona ai suoi giovanissimi lettori.
Ma soprattutto ‘laCate’ è una persona curiosa e appassionata,
felice di conoscere il mondo e le persone: ama scrivere, e ama
anche l’arte e la musica, passione di cui si trovano le tracce
nei suoi romanzi. Così noi di SPAZIO le abbiamo chiesto di
raccontarci di questo suo amore.
Se a un bambino piccolo piace una cosa,
è facile capirlo. Perché la vuole.
Quando conosce poche parole, per esprimere il
suo gradimento, di solito dice: MIO.
A me piaceva la musica classica, quindi sui dischi
di Mozart di mia madre, con una calligrafia
sgangherata perché avevo solo tre anni e non
andavo ancora a scuola, scrivevo MIO, MIO, MIO.
A caratteri cubitali, per essere sicura che gli altri
lo vedessero. La mamma non era molto contenta
che io scarabocchiassi le copertine dei suoi dischi,
però aveva colto il messaggio (scrivevo anche
VIVA! O semplicemente una W).
Insomma, sapeva che per farmi contenta, bastava
mettere su un concerto o una sinfonia di Mozart.
La mia nonna, che era ancora più attenta, mi
portò proprio all’opera, a vedere il Don Giovanni.
Io ridevo come una matta, specie quando cantava
Leporello. Le parole del libretto erano difficili,
ma i bambini con il loro intuito spesso colgono
quello solo gli adulti più sensibili capiscono
(l’ironia, per esempio).
Mozart era un bambino prodigio, che suonava e
componeva a quattro anni. E chissà se sotto i suoi
primi minuetti scriveva MIO…
27
illustrazione di Allegra Agliardi per “Una giornata eroica” Feltrinelli Kids
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La musica contemporanea raccontata da Marco Fusi
Marco Fusi e un violinista. Ha studiato al Conservatorio di Milano e in
molti altri posti, e ha imparato non solo a suonare il suo strumento,
ma anche a conoscere la musica da dentro, a farsi delle domande su cosa
e per lui e su come la musica ci parla. Soprattutto la musica di oggi,
quella che sembra un mucchio di suoni senza senso. Mai sentita? Certo:
la maggior parte delle persone, anche grandi, la trova orribile e non la
capisce. Ma se te la spiega Marco...
“A me piace
moltissimo un
compositore* che si
chiama John Cage.
Se fosse ancora vivo
sarebbe piu vecchio
di mio nonno, ma ha
fatto della musica
cosi diversa da quella
a cui siamo abituati
che e difficile dire
che esista un
compositore piu
“nuovo” di lui.
Ma per Cage tutto questo “rumore” era musica.
Era il suono del tempo che passa, di quello che succede dentro
di noi quando facciamo attenzione ai rumori dei pensieri.
Lui trovava bello che la musica fosse qualcosa che non si puo
prevedere, qualcosa che succede, come un rumore improvviso.
A lui sarebbe piaciuto moltissimo che
tu venissi a un suo concerto per
partecipare: con la tua voce, con un
tamburo, con i piedi. E tu ti saresti
divertito a guardare la musica che
nasce, a fare la musica. Ad ascoltare
il casotto che produce un tamburo in
una stanza piena di gente che ascolta.
E a immaginare John che ti applaude
ridendo.
Un’ultima cosa:
il pezzo piu famoso di Cage si chiama 4’33,
che si legge quattrominutitrentatre.
E un foglio bianco. Non si suona, non si fa niente,
si sta in silenzio e si ascolta quello che succede.
John Cage ha inventato una musica
che non esiste.
E la musica che fa il mondo quando vive.
E la musica del tram che passa, dei
passi che senti sotto casa, della porta
che sbatte.
Non ci si capisce niente, non ti viene da cantarci sopra,
a volte forse ti capita di ballare un po' quando ascolti
la lavatrice. Ma niente di piu...
Mica si canta il clackson della macchina.
O il colpe di tosse del tuo vicino di banco.
Il rumore del vento fuori, la sedia che si sposta,
il respiro delle persone, un colpo improvviso
di un libro che cade. Il tempo che passa.
Ecco, a me questa “musica” piace da matti!”
testo di Elisa Massoni
illustrazione di Cecilia Negri
*compositore: la persona che inventa e scrive una canzone o una musica.
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