F3 Una volta tanto il titolo dato a un ciclo di concerti – un piccolo ciclo di concerti in questo caso, e invece il titolo è grande: “Il Viaggio e la Memoria” – non è pretestuoso, e nemmeno culturalistico. Il modo di far musica di questi giovani musicisti e studenti ha una freschezza che dà gusto anche a chi giovane non è più e, comunque, non ha smesso di studiare. Il modo di congegnare i programmi, di distribuirsi gli spazi – vale a dire il modo di intendersi – di porgere se stessi e le musiche prescelte, ha qualcosa di curioso e di spericolato. Non chiede nemmeno condivisioni globali: piuttosto una globale simpatia. Lasciamoli lavorare. Sfida e scommessa sono parole che si sprecano. Qui, piuttosto che provocazione – altra parola inflazionata – c’è un forte desiderio di suscitazione, c’è il desiderio di tentare una presa diretta e pronta – necessariamente ed esplicitamente soggettiva – con le musiche e con gli ascoltatori. E c’è tanto riguardo per i valori: c’è cultura, dunque, spesso al grado di trepida ricerca, dove l’entusiasmo entra – oltre che a superare le quotidiane difficoltà di gestione – a bruciare le tentazioni intellettualistiche. C’è un culto sincero per i miti che la grande storia lascia germinare e per quanto di moderno, di particolare (l’attenzione a Schnittke, ribadita dall’anno scorso a quest’anno), e per quanto di nuovo si presenti davvero interessante – non per via di mode – e quindi assimilabile entro quell’idea di amicizia, che sentiamo come idea portante di questa iniziativa micro-eroica. Essa è nata spontanea, “giusta”, nel clima della Badia Fiesolana. E’ la voce musicale delle nuove leve. E l’amicizia è il segno della sua giovinezza generosa. Luciano Alberti Il programma 2002 di Nuovi Eventi Musicali è stato pensato dalla direzione artistica come un viaggio attraverso la memoria. Memoria della musica, memoria dei personaggi che hanno vissuto di musica, memoria di personaggi che hanno dato vita alla musica. E memoria di esperienze che a loro modo hanno dato musica alla vita. Questo il significato di inserirsi nel programma ampio della Fondazione nell’anno delle manifestazioni dedicate alla figura preziosa e grande di Ernesto Balducci. Il Comune di Fiesole ha lavorato affinché questo viaggio nella memoria potesse essere anche un viaggio nei luoghi fiesolani: i concerti si terranno infatti nelle sale che si affacciano sulla Piazza di Fiesole, sulle terrazze dei giardini che guardano Firenze, nelle chiese che hanno ospitato da sempre una passione per il dialogo e il confronto tra musica, cultura, credo e politica. Ci è sembrato di dare un contributo concreto e costruttivo a un gruppo di musicisti che sanno unire alla passione e alla tecnica uno spirito di iniziativa raro e prezioso, al quale ci sentiamo di voler dare gambe attraverso un rapporto intelligente tra istituzioni e territorio. La Direzione artistica di questa stagione marzo-giugno 2002 è composta di giovani musicisti dotati di una professionalità consolidata, una simpatia sincera e una geniale capacità di coinvolgimento, alle quali Fiesole non vuole sfuggire. Buon ascolto Beatrice Biagini Assessore alla Cultura Comune di Fiesole Mercoledì 27 marzo 2002, ore 21.00 SALA EST- OVEST Via Ginori 12 “IN RICORDO DI DINO CIANI” Ludwig van Beethoven GLORIA D’ATRI pianoforte Sonata op. 27 n. 1 in Mi bemolle maggiore Andante – Allegro – Tempo I Allegro molto e vivace Adagio con espressione Allegro vivace Johann Sebastian Bach F4 Fantasia cromatica e Fuga BWV 903 Johannes Brahms Sonata n. 3 op. 5 in fa minore Allegro maestoso Andante espressivo Scherzo (Allegro energico) Intermezzo (Rückblick): Andante molto Finale (Fuga) Concerto in collaborazione con la Provincia di Firenze Gloria d’Atri È nata a Firenze nel 1976. Ha ricevuto le prime lezioni da sua madre, proseguendo gli studi al Conservatorio di Milano, diplomandosi nel 1992. Nel 1995 ha conseguito alla Musikhocschule di Zurigo il Konzertreifeprufung e nel 1996 il Solistendiplom. Successivamente ha studiato presso la Scuola di Musica di Fiesole sotto la guida di Maria Tipo. Ha debuttato a dodici anni nella Sala Grande del Conservatorio Verdi di Milano: da allora si è esibita in prestigiose sale quali la Filarmonica di Colonia, la Herkulessaal di Monaco di Baviera, la Tonhalle di Zurigo, il Mozarteum di Salisburgo, e per stagioni quali il Festival di Brescia e Bergamo, il Festival di Rovereto, l’Associazione A. Scarlatti di Napoli. Si è esibita con orchestre quali la Rai di Milano, l’Orchestra della Svizzera Italiana, l’Orchestra da Camera di Coloina e la European Community Chamber Orchestra, con la quale ha inciso il concerto di Haydn in Re magg. Impegnata attivamente nella musica da camera è stata vincitrice di diversi concorsi nazionali e internazionali. F6 “Una straordinaria ricchezza umana, un amore e una conoscenza approfondita della musica, una cultura vasta e articolata che escludeva nel modo più assoluto ogni forma di pedanteria, facevano di Dino una persona singolare con la quale un rapporto non poteva essere che intenso e importante […]. Quello che forse ricordo con maggiore intensità sono le lunghe preparazioni ai concerti, con tutte le nostre ricerche, scambi di idee, discussioni, scoperte... I dischi testimonieranno sempre il valore di Dino pianista. A me rimane soprattutto il ricordo del suo grande slancio lirico.” Claudio Abbado Brezze e vele sul mare: dei pensieri da nulla. Ma che spinta imparare cos’è mai una fanciulla. G. Caproni Ultimi a morire gli occhi delle fanciulle che danzano una danza di farfalle in riva al mare D. M. Turoldo “…Oggi in carrozza ho parlato di te ed ho ripetuto a mio padre che può dire quello che vuole, ma io non ti lascerò mai e lo ripeto anche a te. Il mio amore è troppo immenso e se tu oggi mi chiedessi la vita, te la darei…fra quattro o sei settimane saremo a Lipsia – oh Dio, mi viene da piangere e da ridere – potremo parlarci da soli? come sarà il nostro incontro? Dio solo lo sa. La lontananza è così penosa! Scusa l’orribile scrittura, non riesco altrimenti. Ma in fretta tua Clara sì, sì, la tua Clara è una è in terra e in cielo non so neppure cosa voglio Alla fine non dovrebbe mancare l’intermezzo.” Clara a Robert, 3 aprile 1838 “Un interprete inconfondibile, dalla vividissima immaginazione, capace di grandi entusiasmi e slanci: in realtà, con una visione tragica della condizione umana: un cuore ricco e generoso, che ricordo con tenerezza infinita.” Martha Del Vecchio “…Devo scrivere ancora a mio padre – oggi ho tanto da fare e le Kinderszenen sembrano guardarmi con impazienza, qui davanti a me; oggi voglio abbandonarmi ai sogni! Le ho sempre nella mente e nel cuore e la loro commovente semplicità, il sentimento sincero – tu mi ami così, vero?[…] Ricevi ora il più caldo bacio dalla tua Clara Scusa i miei scarabocchi.” Clara a Robert, 22 marzo 1839 “Amavo il suo Mozart, di suono puro ma di fervida animazione, cantato; dove anche nelle "agilità" veniva rilevata, illuminata la melodia interna...E il ritmo, nel Mozart di Dino, seguiva gli impulsi inventivi; seguiva il movimento organico dell'arte creatrice. "Il sentimento nel tempo", la definizione epistolare di Mozart. Fu, con Dino Ciani, la mia ora mozartiana. Chiusa l'ora di Mozart con Ciani non ho più desiderato né cercato continuarla con altri. Perché so che non potrei rinnovare quell'esperienza: lo studio preliminare ai concerti, le conversazioni intermedie, le soste conviviali. E certo non conoscerei quella tenera e serena gentilezza d'anima che dava luce alla sua amicizia, ai suoni del suo pianoforte.” Gianandrea Gavazzeni “…Una sera andai al cimitero di Lipsia per cercare il luogo di pace di un Grande: cercai per molte ore a destra e a sinistra, ma non trovai nessun J. S. Bach…e quando interpellai in proposito il becchino, costui scosse la testa facendomi intendere che il nome gli era del tutto sconosciuto e disse: Di Bach ce ne sono molti. Sulla via del ritorno mi dissi: Quale poesia nel modo in cui il caso ha qui operato! Affinché noi non pensiamo alla polvere fugace, affinché non ci compaia innanzi alcuna immagine della comune morte, il caso ha disperso la cenere al vento, e così io voglio per sempre pensare a lui, seduto all’organo, nel suo abito più elegante, e mentre lo strumento vibra sotto le sue dita i fedeli guardano devotamente in su e forse gli angeli verso il basso…” R. Schumann 7B Giovedì 4 aprile 2002, ore 21.00, CATTEDRALE DI FIESOLE Lorenza Borrani violino Lorenzo Falconi viola Edoardo Rosadini viola Giovanni Prosdocimi viola Alice Gabbiani violoncello Giuseppe Di Martino contrabbasso Carlo Facondini chitarra Claudia Bucchini flauto Simone Ori organo Matteo Fossi pianoforte e clavicembalo “BACH FRA VIAGGIO E MEMORIA” Johann Sebastian Bach Concerto Brandeburghese n. 6 in Si bemolle maggiore BWV 1051 Contrappunto dall’Arte della Fuga BWV 1080 Ciaccona dalla Partita n. 2 in re min. BWV 1004 per violino solo Contrappunto dall’Arte della Fuga BWV 1080 Sarabanda dalla Suite BWV 995 in sol minore per chitarra sola Contrappunto dall’Arte della Fuga BWV 1080 AAAATAAAA György Ligeti Ciaccona cromatica dalla Sonata per viola sola Johann Sebastian Bach Corrente dalla Partita BWV 1013 in la minore per flauto solo Maurice Ohana Tiento per chitarra sola Johann Sebastian Bach / Alfred Schnittke Preludio BWV 861 in Sol minore dal Clavicembalo ben temperato I libro, Pantomima dalla Suite in Stile Antico per violino e pianoforte, Fuga BWV 873 in do # minore dal Clavicembalo ben temperato II libro, Contrappunto dall’Arte della Fuga BWV 1080 Johannes Brahms Corale op.122 per organo Paul Hindemith Gli adattamenti dei contrappunti dall’Arte della Fuga sono a cura di Lorenzo Falconi “L’approccio alla trascrizione per questo organico di strumenti di alcuni contrappunti da L’arte della fuga, è stato in principio un dilemma fra l’alternativa “filologica” e quella “Emozionale”. Ovviamente ho scelto la seconda. Così è stato perché in ogni contrappunto (ad esclusione di quello incompiuto) si fondono pezzi suonati precedentemente, dando un carattere unitario non solo ai contrappunti stessi, ma a tutto il programma.” Lorenzo Falconi Allegro dalla sonata n°2 per organo Johann Sebastian Bach Preludio BWV 546 in do minore per organo Contrappunto F 10 Tutti caddero dal mio grembo, il giardino, il cortile, la casa, le voci, le stanze, il bambino: nelle sue mani una rondine ed un pesce, caddero sulla terra che respingeva pietre. Sono una stanza vuota, intorno i punti cardinali, e alberi avvolti di neve, freddi, freddi, vuoti. Ma dalla mia mano Si erge tutto ciò che ho amato, il cortile, le rose, la casa come vaso d’argilla, perfetta, la casa come un nocciolo, semi silenziosi, nel loro ordito è morte e movimento, il piccolo pozzo, piccolo cane, collana invisibile. Stanza piccola, piccoli scuri, piccole veloci scarpe a stringhe per il cuore, per la corsa. Le scarpe corrono dal ventricolo all’atrio e dita di bambino costruiscono nel sangue l’approdo di pietra per i rematori di pietra. La conta dei sogni in profondità, come pietre, dedicate alla morte. E dalla finestra svolazzano uccelli accordati sorriso nei becchi, gocce di mozart zart zart Eeva-Liisa Manner … Ponga il problema come preferisce, ma arriverà sempre a un punto in cui la Sua saggezza lascerà il posto al sogno… G. Mahler ad un critico viennese … la sognante penombra nella stanza, con fiori alla finestra, o quella azzurro chiaro con il pianoforte e le incisioni – noi ci ameremo e ci saremo sempre fedeli – tu mi farai da guida quando ne avrò bisogno, ed io farò altrettanto con te, mi dirai dove ho sbagliato e dove ho creato qualcosa di bello – tu amerai Bach in me ed io Bellini in te – suoneremo spesso a quattro mani – nel crepuscolo della sera improvviserò delle fantasie per te e tu le accompagnerai con un lieve canto, e poi ti abbandonerai sul mio cuore e dirai: “Non pensavo che sarebbe stato così bello”. da una lettera di Robert a Clara …Un allievo deride poi un maestro che parla soltanto di morte: “Continuamente parli della morte, eppure non muori”. “Eppure morirò. Vedi, sto recitando il mio ultimo canto. Il canto di uno è più lungo, il canto dell’altro è più breve, ma la differenza non può essere che di qualche parola.” Ciò è esatto e non è giusto sorridere dell’eroe che, ferito a morte, giace sul palcoscenico e canta un’aria. Noi giaciamo e cantiamo per anni… Franz Kafka … anzi, di recente ho sentito (ma solo in sogno) una musica angelica, piena delle più celestiali quinte; e ciò succedeva (come mi hanno assicurato gli angeli stessi) solo perché essi non avevano mai avuto bisogno di studiare l’armonizzazione del basso continuo. I giusti capiranno senz’altro il significato di questo sogno. Robert Schumann 11 B Venerdì 17 aprile 2002, ore 21.00 VILLA DI MAIANO Via di Maiano Dmitri Shostakovich QUARTETTO KLIMT Matteo Fossi Lorenza Borrani Edoardo Rosadini Alice Gabbiani F 12 Daniela Marinucci violino Giuseppe di Martino contrabbasso Quintetto per pianoforte,2 violini viola e violoncello op.57 Preludio (Lento) Fuga (Adagio) Scherzo (Allegretto) Intermezzo (Lento) Finale (Allegretto) AAAATAAAA Franz Schubert Quintetto in La maggiore D 667 “La Trota” Allegro vivace Andante Scherzo (Presto) Tema con variazioni Finale (Allegro giusto) AAAATAAAA Lorenzo Falconi “Bisconcertante” per pianoforte e quintetto d’archi Si prega di prenotarsi presso il numero della Segreteria della Fondazione Balducci 055599147. Si accettano prenotazioni fino ad esaurimento posti. Concerto in collaborazione con la “Fattoria di Maiano” Racconto allegorico 13 luglio 1822 F 14 Il mio sogno “Eravamo tanti fratelli e sorelle. Papà e mamma buoni come il pane. A tutti volevo un gran bene. Un giorno papà ci portò ad un banchetto, con grande sollazzo dei miei fratelli. Io ero però triste. Allora papà mi guardò fisso, ordinandomi di gustare tutto quel ben di Dio. Al mio rifiuto, si adirò, cacciandomi dalla sua vista. Girai sui tacchi, e, il cuore pieno di un amore per coloro che mi disprezzavano, me ne andai molto lontano. Per anni vissi con l’animo diviso fra il dolore e l’amore più intensi. Poi mi giunse la notizia che mia madre era morta. Mi precipitai a casa per poterla ancora rivedere e mio padre, intenerito dal dolore, non mi impedì di entrare. Vidi il suo corpo freddo. Gli occhi mi si riempirono di lacrime. Riposava là, come faceva una volta, in quel buon tempo antico nel quale avrebbe desiderato che vivessimo. Seguimmo il feretro nella desolazione. La bara sparì nella fossa. Da quel momento restai di nuovo nella nostra casa. E di nuovo mio padre mi portò un giorno nel suo giardino preferito. E mi chiese se mi piaceva. Ma il giardino mi faceva orrore e non osavo aprire bocca. Allora mi domandò per la seconda volta, rosso di collera, se il giardino mi piaceva. Tremando, dissi di no. Allora mio padre mi picchiò ed io fuggii. E per la seconda volta, il cuore gonfio di infinito amore per coloro che mi disprezzavano, partii per un paese lontano. Vissi e cantai per anni, tanti anni. Se volevo cantare l’amore, cantavo il dolore, e viceversa. Così mi divisi, fra l’amore e il dolore…” F. Schubert “Voglio andare a casa. Ma dov’è la mia casa?” P. I. Tchaikovsky Siete impazienti. Capisco. Vi lascio il posto. Vo via. Dove, non lo so. Sparisco. G. Caproni Nostalgia profonda sacro timore voglia di mondi più belli riempire gli spazi oscuri di un immenso sogno d’amore… F. Schubert 15 B “…Non ho però la minima energia per tutti questi obblighi, non posso portare il mondo sulle spalle, vi reggo a malapena il cappotto d’inverno…” F. Kafka “…Dopo esserci faticosamente arrampicati su un gran monte ci siamo trovati altre terribili montagne davanti e ai due lati come se il mondo terminasse lassù contro quello sbarramento di pareti rocciose. D’improvviso, raggiunta la cima del monte, ai nostri occhi si è presentato un precipizio vertiginoso, roba da farti venire un arresto cardiaco. Passata la prima emozione, nel vedere quei giganteschi muraglioni di pietra convergere a distanza come in un vicolo cieco, ci siamo chiesti invano dove fosse la via d’uscita…” F. Schubert GRUPPO MARKAHUASI Wilmer “Wilo” Cortéz Kena, siku, tarka, italaque, kenacho, toyo, percussioni, cori Antonio Di Virgilio basso, percussioni Silvio “Chivo” Contolini Kena, siku, tarka, italaque, kenacho, toyo, percussioni, cori Gabriele Savarese chitarra, violino Riccardo Pini charango, voce, italaque, tarka José “Pepe” Yañez chitarra, voce, percussioni QUARTETTO D’ASTI Marco Silletti Gianni Nuti Maria Grazia Reggio Gianpaolo Bovio Chitarre Venerdì 26 aprile 2002, ore 21.00 BADIA FIESOLANA Via Badia dei Roccettini 11 “MUSICHE ATTRAVERSO I POPOLI” Concerto in memoria di Ernesto Balducci Takirari Gruppo “Markahuasi” F.Farkas: “Piccola musica da concerto” D. Bogdanovic: “Introduction and dance” Quartetto d’Asti R. Shankar: “L’aube enchantée sur le Raga Todi” Duo Mirò B. Bartok: “Duetti per 2 violini” L. Borrani - P. Lambardi “El Testament d’Amelia” - “La nit de Nadal” Canzoni popolari catalane trascritte da E. Becherucci L. Brouwer: “Paisaje cubano con rumba” DUO MIRÒ Quartetto d’Asti Claudia Bucchini flauto Martina Mattioli chitarra “Encuentros” - “El Pastor” - “Yamor” - “Pampa Lirima” Lorenza Borrani violino Paolo Lambardi violino Gruppo “Markahuasi” G. Santorsola: “Valsa chorosa” -“Danza del gaucho fiero” A. Piazzolla: “Libertango” Quartetto d’Asti “Chan Chan” - “La Partida” - “Takirari” Gruppo “Markahuasi” Le musiche saranno intervallate da letture tratte da scritti di Ernesto Balducci. F 18 “…Per rendere conto della straordinaria presenza di Francesco d’Assisi nella memoria “Il momento in cui nasce in un giovane la convinzione che esistono ideali per i quali dell’Umanità non basta chiamare in causa l’apparato propagandistico della chiesa cattolica, merita vivere, che stiano al di là degli interessi personali, è un momento luminoso e insie- bisogna per forza ricorrere ai misteriosi processi dell’affinità elettive con i quali l’umanità me drammatico. E’ luminoso, perché è proprio in questa scoperta che la vita si illumina di nel suo cammino colloca nell’orizzonte del suo dover essere coloro nei quali le è possibile significato, che le tribolazioni personali sono riscattate da soddisfazioni più alte, quelle che vedere, come in uno specchio, il senso recondito del proprio destino. Ciò che l’uomo scaturiscono dal profondo della coscienza morale, ma è un momento drammatico perché riesce a realizzare di se stesso nella storia non è la propria totalità: la totalità è affidata alla dà inizio ad un conflitto destinato a non chiudersi più: il conflitto tra l’ideale ed il reale, speranza, che attraversa la storia nella direzione del futuro e sorpassa i confini che, tappa tra il progetto di vita e le leggi inesorabili che governano invece la storia di cui facciamo dopo tappa, è possibile percepire. La storia dà torto ai profeti e, quando sono morti, tenta parte. E’ proprio in ragione di questo conflitto, a volte acutissimo, che è molto facile smar- di reintegrarli in sé, canonizzandoli. Ma i profeti continuano a dare torto alla storia e rire quel che si chiama equilibrio, o adattandosi con rinuncia amara alle leggi di tutti – e hanno le prove: solo che quelle prove sono riposte nello scrigno del futuro. […] quanti fanno così – oppure chiudendosi in un ostinato rifiuto del mondo […] Oggi noi Nel tracciare questa nuova immagine dell’uomo che sta drammaticamente districan- comprendiamo bene – lo si dichiara da ogni parte – che il fine a cui dobbiamo tendere dosi dagli involucri della vecchia immagine ho tenuto presenti, uno dopo l’altro, i messag- come collettività, come nazioni, come società delle nazioni, è quello della pace. Dobbiamo gi fondamentali di Francesco d’Assisi che ho distintamente analizzato in queste pagine. E superare definitivamente le sicurezze di ieri, quelle basate sulla forza. Questo è il fine [ … nel fare questo ho percepito con forza che la misura del tempo che più si adatta a stabilire ] Questo è il dramma della storia che si apre dinanzi a noi, appena lo guardiamo. Allora mi le strategie del nostro adempimento non è quella che la cultura occidentale ci ha abituato a viene a mente, e credo in un taglio consolatorio, questa semplice parola di Gesù: <Non tutti scandire orizzontalmente in secoli e millenni. C’è un tempo qualitativo che si misura ver- possono capire> e non perché ci sia una discriminazione da parte di Dio, ma perché chi ha ticalmente lungo l’asse che segna il movimento dell’essere umano dalla sua condizione di reso il suo spirito omogeneo a questo mondo non può capire. Coloro che per professione bruta forza competitiva alla condizione di centro cosciente degli intrecci cosmici, chiama- sono quelli che capiscono, non possono capire; i piccoli e i semplici che non sono del tutto to a provvedere, senza violenza, ma con amore, alla piena maturazione della creazione. integrati nella robusta sapienza istituzionale possono capire. Così fu e così è sempre […] Secondo questa misura, Francesco non è un uomo del passato, è un uomo del futuro.” Ernesto Balducci Non ci affidiamo ai potenti, non ci esaltiamo degli alberi verdi, perché domattina saranno secchi, non ci sconsoliamo degli alberi secchi, perché forse domattina verdeggeranno. Teniamo l’animo disposto a questo e scegliamo personalmente la forza che non stritola nessuno, ma che vuole essere soltanto una potenza suscitatrice di coscienze. L’unica via per cui si trasmettono ideali senza umiliare e annientare nessuno è quella con cui una fiamma accende una fiamma, con cui il polline feconda i fiori: con la mitezza, la spontaneità dell’amore, la forza dell’evidenza e con questa grande fede. Certo, ci vuole fede. Credere vuol dire esser certi che si avvererà quello che secondo la logica precostituita non potrà mai avverarsi.” Ernesto Balducci 19 B “…Non siamo forse, noi uomini alle soglie del terzo millennio, nella necessità stori- “Per realizzare una civiltà veramente planetaria, senza egemonie coattive, noi dobbia- ca di confrontarci con tutte le tribù della terra? Ogni giorno abbiamo a che fare, perfino mo risolvere quei conflitti non attraverso l’uso della forza, ma cogliendo la verità parziale nelle nostre città, con culture che ci propongono modelli di vita sicuramente arcaici e tut- che in ogni situazione si nasconde”. tavia ostinatamente sicuri di sé, niente affatto disposti a lasciarsi integrare nella nostra cultura. La quale, ed è questo un dato nuovo, è attraversata da brividi di insicurezza, da un’o- “…Avere dentro una disposizione al cambiamento in vista di una fraternità universa- scura voglia di fuggire dalla modernità perfino in città come Firenze dove non si contano le le vuol dire avere un cuore libero, una coscienza abile che vibra, che non ragiona della sto- comunità orientaleggianti. Sotto le trame della civiltà tecnologica riaffiora un mondo anti- ria con i vecchi concetti adatti al Congresso di Vienna. Non se ne può più, perché gli affa- co e ci ripropone valori che corrispondono a quelli che la gente dell’Amiata ha deposto mati sono alle nostre spalle e premono e il giudizio di Dio è su di noi, un giudizio che salta nella mia memoria.” su anche dal selciato. E’ questo il sentimento che dobbiamo avere. Questa gratitudine, questa disposizione ad avvertire anche lo stupore dell’esistenza è una qualità umana ed educa- F 20 “…Ecco perché il silenzio è gremito di richiami. Se appena appena lo lasciamo ravvi- tiva fondamentale. Vedete come i figli del benessere non si stupiscono più di nulla perché vare da questa simpatia cosmica che ci ha partorito, può avvenirci di ascoltare il linguaggio sono cresciuti in culla con le impressioni le più sbalorditive: hanno visto tutto, saputo tutto. delle cose, come avveniva a Francesco di Assisi, di cui il suo primo biografo, Tommaso da Ma non hanno capito nulla perché manca questo stupore dell’inizio. Non si sono commossi Celano, dice che <conosceva i segreti delle cose>. Se le cose attorno a noi sono mute, è per- dinanzi ad un fiore, dinanzi ad un albero, dinanzi ad un agnello, dinanzi ad una stella. I ché noi le stordiamo con i nostri rumori, è perché noi ci accostiamo ad esse con il piglio neon parano le stelle, le macchine scacciano le greggi…, noi siamo in un mondo dove tutto del dominio: allora le cose si ritraggono, chiudono le ciglia e serrano le labbra, quasi in un è scontato e imprevisto, manca il palpito dello stupore per cui la qualità del conoscere è istinto di difesa. Se il nostro silenzio è l’espressione di un atteggiamento di ascolto, allora impoverita e insterilita nel suo intimo. Non si conosce più nemmeno l’amico, nemmeno la giunge a noi un messaggio corale, e noi siamo in grado di accoglierlo, anche se non siamo moglie e il marito si conoscono, perché l’occhio che conosce è un occhio sprovveduto di in grado di tradurlo in parole… Tutto sembra ordinato a impedirci il silenzio, anche come simpatia e di stupore. Abbiamo perso la condizione primordiale. Ci sta bene! Abbiamo momento fisico. E difatti esso potrebbe essere pericoloso, perché potrebbe far rinascere dal molte armi e non abbiamo più cuore. E’ quello che dovevamo avere!…” profondo la nostalgia per la parola. Se davvero potessimo risalire la china del peccato potremmo ritrovare la grammatica universale perduta e potremmo ancora, come fece Francesco, parlare con gli uccelli o con il lupo.” Ernesto Balducci “L’uomo del futuro o sarà uomo di pace, o non sarà.” Ernesto Balducci 21 B Elogio Dei Sogni “C’è, al fondamento dell’umanità, un sogno, che si trasmette di generazione in generazione, ora sviluppandosi sotto la soglia delle consapevolezze come una istintiva brama di un mondo diverso, ora assorgendo ai livelli della lucida consapevolezza e della progettazione razionale: è un sogno che noi potremo definire – utilizzando i termini che la Scrittura ci suggerisce e che, in questo caso, coincidono con le categorie elaborate dalla ragione dell’uomo – la congiunzione tra la giustizia e l’amore. Se volessimo dare voce al sogno, che sicuramente è dentro ad ogni uomo che non abbia del tutto annientato la propria dignità umana, diremo che c’è l’ansia di un mondo in cui gli uomini si amino ed amino le creature tutte che sono intorno a lui. Questo amore però non può realizzarsi se non si realizza la giustizia dato che la giustizia è il presupposto fondamentale dell’amore. Eppure, se ci pen- F 22 siamo bene. Questo sogno che sempre rinasce, ora in stretti confini magari interni ad una città, ad una tribù, ora dilatandosi in una nazione, ora in continenti, in questo tempo all’umanità intera, questo sogno non può finire…chi rinuncia a questo sogno ha perduto le misure autentiche della dignità umana.” “…Senza stare a condannarci gli uni e gli altri, in nome delle diverse ideologie o dei diversi orientamenti, dobbiamo esaminarci per scoprire se nella nostra radice siamo di quelli che hanno tanta fede da voler spostare le montagne. Le montagne che ho davanti sono tante, se ho fede devo essere certo che le potrò spostare, le potremo spostare. Forse non ci riuscirò ma io vivo nell’indugio, in questo spazio, in questo intermezzo, che sta tra la mia decisione e l’evento dell’avveramento. Non so quanto durerà. Aver fede significa non preoccuparsi troppo di sapere quanto durerà. Preoccuparsi invece nel perseguire l’adempimento. Il resto – lo possiamo dire allora con purezza d’animo – è nelle mani di Dio. Questa messa a fuoco degli atteggiamenti fondamentali della coscienza mi sembra il modo più giusto di rispondere alle esigenze evangeliche nel tempo in cui viviamo.” Ernesto Balducci In sogno Dipingo come Vermeer van Delft. Parlo correntemente il greco e non solo con i vivi. Guido l’automobile, che mi obbedisce. Ho talento, scrivo grandi poemi. Odo voci non peggio di autorevoli santi. Sareste sbalorditi dal mio virtuosismo al pianoforte. Volo come si deve, ossia con le mie forze. Cadendo da un tetto so cadere dolcemente sul verde. Non ho difficoltà a respirare sott’acqua. Non mi lamento: sono riuscita a trovare l’Atlantide. Mi rallegro di sapermi svegliare sempre prima di morire. Non appena scoppia una guerra mi giro sul fianco preferito. Sono, ma non devo esserlo, una figlia del secolo. Qualche anno fa ho visto due soli. E l’altro ieri un pinguino con la massima chiarezza. Wislawa Szymborska 23 B Mercoledì 8 maggio 2002, ore 21.00 BADIA FIESOLANA Via dei Roccettini n°11 “IN MEMORIAM ALFRED SCHNITTKE” Alfred Schnittke IRINA SCHNITTKE Pianoforte ALEXANDER IVASHKIN Violoncello F 28 DUO Lorenza Borrani Matteo Fossi Violino e Pianoforte Sonata n.2 per Pianoforte Allegro Adagio con espressione Allegro vivace Sonata n.1 per Violoncello e Pianoforte Largo Presto Largo AAAATAAAA Sonata n.1 per violino e pianoforte Andante Allegretto Largo Allegretto scherzando Epilogo dal balletto “Peer Gynt” per Violoncello Pianoforte e Nastro Magnetico Concerto in collaborazione con la Fondazione “Romualdo Del Bianco” Irina Schnittke F 30 Irina Schnittke, vedova di Alfred, è nota alle platee Europee grazie ai suoi concerti al fianco di celebri solisti quali M. Rostropovich e M. Lubotsky. Irina Schnittke è una delle più interessanti pianiste della sua generazione: il suo repertorio è incentrato sulle più importanti composizioni della Russia del Novecento, da Shostakovich a Schnittke. Riconosciuta come una delle migliori esecutrici della musica del marito, è altresì dedicataria di molte sue composizioni. Ha preso parte alle prime esecuzioni della Seconda Sonata per violoncello, dell’Epilogo per violoncello, pianoforte e nastro magnetico, della Terza Sonata per violino, del Trio, e, con V. Postnikova, del Concerto per pianoforte a quattro mani e orchestra da camera (dedicato a questo duo). Irina Schnittke tiene regolarmente concerti in Russia, Germania, Austria, Italia, Giappone, Finlandia, Francia USA e Regno Unito. Shostakovich aveva espresso in modo unico il pensiero e il sentimento di quelle generazioni di Russi il cui destino era stato segnato dal giogo del totalitarismo. Schnittke viene spesso considerato “un uomo preso in mezzo”1. Ambedue gli autori infondono nella loro musica una grande quantità di energia latente e la pervadono di un pessimismo estremo che si traduce, in molte opere di Schostakovitsch ma soprattutto di Schnittke, in finali che “muoiono”, si dissolvono nel mondo, si consumano lentamente nei recessi del tempo. Tali caratteristiche risentono innegabilmente degli influssi della storia; chiunque vorrà ascoltare, anche in futuro, la musica di Schnittke non potrà fare a meno di avvertire questi segni del tempo. Oltre ad essi, tuttavia, Schnittke assorbe interamente l’intenso flusso di energia trasportato dalla musica, facendone parte del suo essere, del suo pensiero, del suo linguaggio. Alexander Ivashkin Schnittke è “un uomo preso in mezzo” fra tradizioni diverse. Egli afferma: “Anche se nelle mie vene non scorre sangue russo io sono legato alla Russia, perché da sempre vivo in questa terra. D’altro canto, molto di ciò che ho scritto ha un legame con la musica tedesca ed è una logica conseguenza del mio essere tedesco, anche se non ho fatto nulla per volerlo... Come i miei antenati vivo in Russia, mi esprimo in russo molto meglio che in tedesco, ma non sono russo... Ho poi una metà ebrea che non mi dà pace: non conosco nessuna lingua o dialetto ebraico, eppure ho il tipico aspetto di un ebreo”. Schnittke è stato uno dei compositori più prolifici del ventesimo secolo. I suoi lavori fanno ormai parte del repertorio di orchestre, gruppi da camera e solisti di tutto il mondo. Nel ventennio ’70-80 il compositore aveva raggiunto in Russia una straordinaria popolarità. “La sua musica era diventata il nostro linguaggio, un linguaggio più perfetto di quello parlato” ha scritto un critico russo. A Mosca, Leningrado e Novosibirsk gli organizzatori dei concerti erano costretti a richiedere l’intervento della polizia per arginare gli effetti del sovraffollamento che regolarmente si verificava in occasione delle esecuzioni della musica di Schnittke. I concerti nei quali si eseguiva Schnittke erano considerati degli autentici eventi: gli ascoltatori sovietici trovavano nella sua musica quei valori spirituali che erano venuti a mancare negli anni interminabili che videro susseguirsi il terrore, il disgelo, la guerra fredda e la stagnazione. Dalla fine degli anni Ottanta in poi le opere di Schnittke cominciarono a diffondersi anche in Occidente, a partire dalla Germania per raggiungere Stati Uniti, Sudamerica e Nuova Zelanda. Attualmente esistono in commercio di più di un centinaio di registrazioni di musiche di Schnittke su CD di varie case discografiche. Vorrei a questo punto ricordare la frase di Charles Ives: “La natura crea le montagne e le valli, l’uomo costruisce steccati e mette etichette”. È impossibile dire tra quanto tempo le composizioni di Schnittke verranno universalmente riconosciute come parte della storia. Non si può comunque negare che Schnittke è riuscito ad esprimere tutta l’essenza di un secolo frenetico e tragico ed ha avuto il coraggio di strappare la musica dal proprio isolamento, demolendo tutte le artificiose barriere entro le quali era stata rinchiusa. Come solista e in gruppi da camera Alexander Ivashkin ha suonato in più di trenta Paesi. E’ ospite fisso di molti importanti festival in Europa, Stati Uniti, Giappone, Australia e Nuova Zelanda; appare di frequente come solista con le orchestre più prestigiose. Alexander Ivashkin è dedicatario e primo esecutore di molte opere di grandi compositori contemporanei: assieme a M. Rostropovich e a N. Gutman è il violoncellista per cui ha scritto Alfred Schnittke. I suoi dischi per le etichette Chandos, BMG e Naxos, dedicati all’opera completa per violoncello di Prokofiev, Shostakovich e Schnittke hanno vinto i più importanti premi della critica internazionale. E’ attualmente Professore di Musica e Direttore degli Studi sull’Esecuzione all’Università di Londra, ed è direttore artistico dell’Adam International Cello Festival & Competition. Alexander Ivashkin suona su un Giuseppe Guarneri del 1710. AAAATAAAA Alfred Schnittke: Un uomo preso in mezzo di Alexander Ivashkin Alfred Schnittke morì ad Amburgo il 3 agosto 1998 in seguito al quinto di una serie di ictus che avevano iniziato ad affliggerlo sin dal 1985. Le onoranze funebri, celebrate a Mosca il 10 agosto, videro la partecipazione di migliaia di persone, accorse per onorare il più grande compositore russo dai tempi di Shostakovich. La stampa parlò “dell’ultimo Genio del ventesimo secolo” ed un tardivo riconoscimento arrivò anche dall’establishment... Schnittke segna probabilmente il punto d’arrivo di un grande percorso che porta da Mahler a Shostakovich, amplificando tutti i contrasti ed esplicitando le forti ambivalenze della loro musica, trascinando la potente tradizione post-romantica verso gli estremi assoluti del tardo ventesimo secolo, il nostro fin-du-siecle. 1 A man in between nel testo originale inglese. 31 B Epilogo Questo brano è la trascrizione per violoncello, pianoforte e coro (su nastro magnetico) fatta dallo stesso Schnittke (1992) della scena finale del balletto Peer Gynt (1986) e dedicata a Mstislav Rostropovitch e Irina Schnittke, che furono anche i protagonisti della prima esecuzione (Evian, 25 maggio 1993). Nel balletto, l’Epilogo getta nuova luce sugli avvenimenti della vita di Peer Gynt, da lui rivisitati nel ricordo. Il continuo, “eterno” accordo in re maggiore tenuto dal coro nella registrazione su nastro crea un sottofondo mistico e surreale, una sorta di “quarta dimensione” per i principali temi del balletto che qui si susseguono e si sovrappongono in modo del tutto inatteso. L’Epilogo si conclude con una salita ad altezze indefinite, i cui “gradini” – una fila di armonici sopracuti – si dissolvono gradualmente nello splendente accordo finale in re maggiore. (trad. a cura di Sandro Fossi) AAAATAAAA F 32 “ …Il tema della mia Quinta sinfonia è l’evoluzione di un uomo. Vidi l’uomo con tutte le sue esperienze al centro della composizione, che è di forma lirica dall’inizio alla fine. Nel finale gli impulsi tragici e pieni di tensione dei movimenti precedenti vengono risolti con ottimismo e gioia di vivere…” Dmitri Shostakovich, 1937 “…Penso che debba essere chiaro a tutti che cosa accade nella Quinta…è come se qualcuno ti stesse bastonando dicendo <E’ tuo dovere celebrare, è tuo dovere celebrare>, e tu ti alzi, tremante, e te ne vai mormorando ”E’ mio dovere celebrare, è mio dovere celebrare…” Dmitri Shostakovich, 1974 “…Erano per lo più giovani musicisti quelli che all’inizio si erano uniti per collaborare, tutti con lo stesso entusiasmo e con pari autorità. Andate a rivedere il primo volume della rivista: la lieta ed energica vitalità che vi si trova ci commuove ancora oggi; ci sono stati anche degli errori, ma ciò è naturale in tutte le iniziative giovanili. Ciascuno contribuiva con ciò che aveva. La materia sembrava allora infinita; tutti eravamo consapevoli della nobiltà della nostra aspirazione; anche chi era titubante veniva trascinato dall’entusiasmo collettivo; si trattava di erigere statue di nuovi dei, abbattere gli idoli stranieri; si lavorava giorno e notte. Ciascuno vedeva come magnifica meta della propria aspirazione l’ideale di una grande confraternita artistica il cui scopo primo fosse quello di esaltare la più profonda arte. Ed essendo la nostra rivista nata in un momento e in circostanze favorevoli – un po’ perché si cominciava ad essere stufi del passo di lumaca con cui procedeva la vecchia critica musicale, un po’ perché stavano effettivamente sorgendo nuovi astri nel cielo musicale, e perché il caso aveva voluto riunire numerosi giovani musicisti animati dalle stesse idee – per tutti questi motivi il nostro foglio si è rapidamente affermato e diffuso in tutte le regioni.” Robert Schumann 33 B Sabato 18 Aprile 2002, ore 21.00 AULA MAGNA DEL SEMINARIO DI FIESOLE Piazza Mino da Fiesole n°1 J. J. Froberger Lamento in Mi bem. magg. (dalla Suite n°12 per clavicembalo) J. K. Mertz Elegia ANDREA LANZA Chitarra J. Turina Fandanguillo M. de Falla F 34 Homenaje pour le tombeau de Claude Debussy R. Gerhard Fantasia AAAATAAAA B. Britten Nocturnal after John Dowland A. Gilardino dagli Studi di virtuosità e tracendenza Elogio di un albatro (Omaggio a G. F. Ghedini) El Rosario (Omaggio a M. de Falla) Embarquement pour Cithere (Omaggio a J. A. Watteau) Passacaglia (Omaggio a O. Respighi) Il Valore Dell’Opera In dialogo con Angelo Gilardino F 36 Nato a Torino nel 1969, Andrea Lanza si è diplomato con il massimo dei voti al Conservatorio "A. Vivaldi" di Alessandria sotto la guida del chitarrista e compositore Angelo Gilardino con il quale ha conseguito successivamente il diploma di perfezionamento presso l'Accademia Internazionale "L. Perosi" di Biella. Segue i corsi annuali internazionali di perfezionamento tenuti dal maestro Angelo Gilardino. Partecipa inoltre ad altri corsi internazionali di perfezionamento tecnico e interpretativo con celebri maestri, fra i quali David Russel, e ha seguito dei corsi di specializzazione sulla musica barocca con Tillman Hoppstock e sull'improvvisazione con il chitarrista compositore Dusan Bogdanovic. Risulta vincitore di diversi premi nazionali e internazionali. Comincia la carriera concertistica nel 1992, sia come solista sia in formazioni cameristiche. Invitato da numerose associazioni, è impegnato in un'attività concertistica che lo vede suonare spesso in importanti festival. AAAATAAAA La giraffa ha il cuore lontano dai pensieri si è innamorata ieri e ancora non lo sa. Stefano Benni “…Penso che l’ultimo approdo dell’anima sia un luogo con un suono, e questo pensiero mi tiene occupato in continuazione. Si lavora, ma si pensa sempre a quello. Non c’è altro”. Non c’è altro, e c’è tutto Gilardino, in queste parole. C’è la sua musica e il suo pensiero: pensiero che si fa musica, pensiero che non è se non tensione assoluta verso la forma musicale e che solo in essa si acquieta, si fa luogo di composizioni, trova l’ ”ultimo”, forse il solo possibile, “approdo dell’anima”. Sì, perché se devo indicare un tratto essenziale e decisivo dell’esperienza artistica di Angelo Gilardino, questo direi: la sua è autentica alchimia della conoscenza, è trasformazione in pura musicalità di tutti quei materiali ancora spuri e non sufficientemente decantati che sono, non meno che le nostre passioni, le nostre idee. Era piena di libri la casa di Angelo, quando lo conobbi nell’agosto del 1962. Io, studente liceale, trovai in lui, di soli due anni maggiore, la guida che con mano straordinariamente sicura mi introdusse nel labirinto della grande cultura novecentesca: Joyce, Mann, Musil, Kafka, erano i “suoi” (i “nostri”, vorrei aggiungere) autori, che leggevamo come fosse in gioco, né più né meno, la vita e il suo senso…[…]. Né posso fare a meno di rilevare come per questa sua strada Gilardino raggiunga una prospettiva che è singolarmente in sintonia con gli esiti più significativi e più problematici dell’estetica contemporanea. […]. Che cosa ci dice, infatti, il suo progetto, se non che un suono, un accento, una modulazione stilistica, sono il luogo stesso della verità e dell’anima, le quali non si trovano a casa propria se non su quella soglia estrema?…” Sergio Givone 37 B Venerdì 24 Maggio 2002, ore 21.00 BADIA FIESOLANA LORENZO FALCONI “Bisconcertante” per flauto e chitarra LUCIANO ALBERTI Voce recitante MARTINA MATTIOLI Chitarra CLAUDIA BUCCHINI Flauto PINO TEDESCHI EMANUELE PACIFICI Violini LORENZO FALCONI Viola ANTONINO PULIAFITO Violoncello GIUSEPPE DI MARTINO Contrabbasso Via dei Roccettini n.11 Mario Castelnuovo-Tedesco Platero y yo op.190 per narratore e chitarra Platero El loco Angelus El pozo La Primavera La luna Ronsard La Muerte Melancolia A Platero en el cielo de Moguer Salvatore Sciarrino Quartetto n° 2 per archi AAAATAAAA Angelo Gilardino “La casa delle ombre” Concerto per flauto, chitarra e archi (riduzione per flauto, chitarra e quintetto d’archi) Andante Scherzo (Allegretto) Ninna nanna (Adagio) Passacaglia (Grave) Per studiare composizione e per esercitare il mestiere di compositore in Italia bisogna “Sono un malato, sono un malvagio […].” Fedor Dostoeevskij anzitutto pianare. Non siete un Casella, un Castelnuovo-Tedesco, cioè un compositore che suona il pianoforte? E come farete mai, o benedetti figlioli, a leggere le partiture? Wagner, Berlioz, l’orecchio assoluto, l’audizione interiore? Strade impervie, malsicure: meglio pianare. Ecco di scena il florido, pasciuto pianaio Gian Giaggiolo, membro di una conta e stu- “In verità due vite non bastano per fare ciò che si desidera.” Piotr Il’ic Tchaikovsky diosa giuria della quale lui, il radioso e piroettante pestaio, è il centravanti: ex bimbo prodigio solista, ora crasso e salivante, nonché vagamente apoplettico, maturo accompagnatore di solisti, risucchia tutte le “c”, aspirandole in ringhiose, melodiche “h” – che diamine, “22 settembre. Nulla.” Dai Diari di Franz Kafka, 1917 non è l’italiano la lingua dei pianisti come dei fiaccherai? - e, accertatosi di avere su di sé la smarrita attenzione dei tre chitarristi che hanno appena eseguito un pezzo composto da un altro chitarrista, procede alla decapitazione dell’autore (che, inutile a dirsi, non è pre- F 40 sente). “O perché non homponi tu un pezzo per tre hitarre?”, domanda scodinzolante al “In Beethoven tutto può diventare tutto, perché non <è>; nel romanticismo tutto può rappresentare tutto, perché si individua.” Theodor W. Adorno compositore “vero” - quindi un po’ pianottato pure lui - che sta in giuria nel ruolo silenzioso del difensore sulla fascia destra, e che risponde esibendo i denti in un rictus di ardua, pregevole fattura pitecantropica - ‘Sti hitaristi he hompongono a me mi fanno ridere - e difatti si produce in una risata grondante, quattro crome in anacrusi che cadono su una minima, il tutto ripetuto tre volte (il massimo concesso dai manuali all’uso della progressione) e posa giungendo dinanzi al plesso solare le due candide, solari giovenche che da decenni affermano la sua gloria agli occhi del mondo. I tre se ne vanno mogi. Ma lo zelo dello stagionato pastorello è senza limiti: li rincorre, trabocca, li rincuora, promette, fa capire che con un genio come il suo si potrebbe anche giungere a riattaccare la testa e il “Come mette i brividi leggere che Cristo, il Maestro dell’amore, è tradito con…un bacio.” Soeren Kierkegaard “Mio Robert, non ne posso più dalla nostalgia, devi sapere ancora una volta che penso sempre a te. Sono così triste che non ce la faccio più.” Clara a Robert, 24 luglio 1838 tronco del compositore decollato (non si sa mai, di questi tempi infidi un chitarrista che compone potrebbe pure dirigere un festival o far parte di una commissione che elargisce “Muss es sein? Es muss sein!” Ludwig Van Beethoven finanziamenti). Resta ai tre sconfitti il rammarico per il premio mancato che va, ovviamente, a un trio con pianoforte che ha eseguito musiche di un pianista. “La Legge è uguale per tutti. …Farabutti!” Angelo Gilardino Giorgio Caproni 41 B 22 Giugno 2002, ore 21.00 AULA MAGNA DELL’UNIVERSITÀ DI FIRENZE Piazza San Marco, 1 Franz Schubert Sonata D537 Op. Post.164 in La min. Allegro ma non troppo Allegretto quasi andantino Allegro Vivace Ludwig Van Beethoven PIER NARCISO MASI Pianoforte Sonata op.27 n.2 in Do# min. “Al Chiaro di Luna” Adagio sostenuto Allegretto Presto AAAATAAAA Ludwig Van Beethoven Sonata op.57 in Fa min. “Appassionata” Allegro Assai Andante con moto Allegro ma non troppo AAAATAAAA Pier Narciso Masi è considerato oggi uno dei più autorevoli pianisti sia come solista, sia nel campo della musica da camera. Vincitore di importanti premi internazionali ha al suo attivo una lunga, felice carriera svolta in ogni parte del mondo attraverso recital, collaborazioni con gruppi da camera di livello internazionale e con grandi orchestra sinfoniche e da camera. La sua formazione ebbe quali principali maestri Carlo Zecchi, Guido Agosti, Edwin Fischer. Richiestissimo docente tiene regolarmente corsi di pianoforte e di musica da camera presso le più prestigiose Accademie di perfezionamento italiane e straniere. F 44 Dio, la luna! Dio, la luna! Dio, che luna: fra cipresso e cipresso dalla punta di Montalbano. E io a vederla dalla finestra del mio monastero di mille anni! Una luna mai vista! monaci si affacciano al poggiolo: monaci di mille anni, guardate! Dio mai si ripete le cose sono sempre nuove: nuova è la luce, nuova la notte, il giorno questo giorno mai vissuto sulla terra! Questa non è una luna, è un globo di luce portato da invisibili mani di angeli in un cielo da riempire di grida e di canti […]. David Maria Turoldo “Carissimo papà, non so scrivere in modo poetico: non sono un poeta. Non so distribuire le frasi con tanta arte da far loro gettare ombre e luci: non sono un pittore. Non so neppure esprimere i miei sentimenti e i miei pensieri con i gesti e con la pantomima: non sono un ballerino. Ma posso farlo con i suoni: sono un musicista. […].” Wolfgang Amadeus Mozart “Anche se l’autunno ci ricorda il tramonto, tuttavia è esso la stagione più bella. Quando anche per me verrà il momento del tramonto, vorrei qualcuno che mi amasse come io ho amato l’autunno.” Sören Kierkegaard Scrivere Il Curriculum Che cos’è necessario? E’ necessario scrivere una domanda e alla domanda allegare il curriculum. A prescindere da quanto si è vissuto e bene che il curriculum sia breve. E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti. Cambiare paesaggi in indirizzi e malcerti ricordi in date fisse. Di tutti gli amori basta quello coniugali, e dei bambini solo quelli nati. Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu. I viaggi solo se all’estero. L’appartenenza a un che, ma senza un perché. Onorificenze senza motivazioni. Scrivi come se non parlassi mai con te stesso e ti evitassi. Sorvola sui cani, gatti e uccelli, cianfrusaglie del passato, amici e sogni. Meglio il prezzo che il valore e il titolo che il contenuto. Meglio il numero di scarpa, che non dove va eolui per cui ti scambiano. Aggiungi una foto con l’orecchio in vista. E’ la sua forma che conta, non ciò che sente. Cosa si sente? Il fragore delle macchine che tritano la carta. 45 B Wislawa Szymborska “…Andai da Schumann per il suo compleanno (l’8 Giugno). Lo trovai stranamente cambiato dall’ultima volta, così, all’improvviso. Poi la signora Clara tornò dall’Inghilterra. […] . Schumann era sempre a letto, non prendeva più nulla se non qualche cucchiaio di vino e di gelatina di frutta. Ma in quei giorni il tormento della Signora Clara era tale che sabato sera le dovetti proporre di tornare laggiù ancora una volta per vederlo. Ora e sempre ringrazio Dio che lo abbiamo fatto, è assolutamente necessario per la sua tranquillità di spirito. […]. Credo che non assisterò mai più a qualcosa di tanto commovente come l’incontro di Robert e Clara. Dapprima egli rimase a lungo con gli occhi chiusi e lei stava in ginocchio davanti a lui, più calma di quanto si sarebbe creduto possibile. Ma poi egli la riconobbe, e anche il giorno seguente. Una volta mostrò chiaramente il desiderio di abbracciarla e abbozzò il gesto con un braccio. Già da tempo non poteva più parlare, si potevano capire solo singole parole (o forse ci si voleva piuttosto immaginare di capirle). E bastava questo per renderla felice. Spesse volte rifiutava il vino che gli veniva porto, qualche volta lo succhiava avidamente e a lungo dal suo dito e con tale ardore che si capiva con certezza che conosceva il dito. Martedì a mezzogiorno Joachim da Heidelberg, il che ci trattenne un po’ più a lungo a Bonn, altrimenti saremmo arrivati prima che spirasse, così arrivammo una mezz’ora dopo. Mi avvenne come a te quando l’hai letto; avremmo dovuto tirare un sospiro di sollievo per la sua liberazione, e non potevamo crederlo. Era spirato molto dolcemente, tanto che quasi non ci se n’era accorti. Poi, da morto, appariva in pace e ciò fu di grande sollievo. Nessuna donna l’avrebbe potuto sopportare più a lungo. Giovedì sera è stato inumato. Io precedevo la bara con la corona, Joachim e Dietrich mi accompagnavano, i membri di una società corale portavano la bara, si suonò e si cantò.” J. Brahms 47 B Bibliografia Pag. 7 G. Caproni, Tutte le poesie, Garzanti 1999 D.M. Turoldo, O sensi miei… Poesie 1948-1988¸ BUR 2000 Il cielo ha versato una lacrima: Robert e Clara Schumann, lettere 1832-1840, a c. di C. De Incontrera, Ed. Teatro Comunale di Monfalcone 1998 Pag. 10 E. L. Manner, Sulla punta delle dita, poesie dal 1956 al 1977, Filema 2001 H. L. De la Grange, Il suono degli spazi infiniti, Amadeus n°35¸ De Agostini- Rizzoli Periodici, 1992 Pag. 11 F. Kafka, Lettere a Milena, Mondadori 1999 R. Schumann, Gli scritti critici, Ricordi – Unicopli, 1991 Il cielo ha versato una lacrima…, op.cit F 48 Pag.14 F. Schubert, Notte e Sogni, a c. di L. Della Croce, Akademos & Lim 1996 A. Orlova, _ajkovskij, un autoritratto, EDT 1993 G. Caproni, Tutte le poesie, op.cit. Pag.15 F. Kafka, Lettere a Milena, op.cit. F. Schubert, Notte e Sogni, op.cit. Pag.18 E. Balducci, Francesco d’Assisi, Edizioni Cultura della Pace 1989 Pag.19 E Balducci, Il Vangelo della Pace, Vol. 2 Anno B, Boria 1987 Pag.20 E. Balducci, Il sogno di una cosa, dal villaggio all’età planetaria, ECP 1993 Pag.21 E. Balducci, in Testimonianze, n°2 Febbraio 1992 E. Balducci, L’Altro, ECP 1996 Pag.22 E. Balducci, Il Tempo di Dio, ECP 1996 Pag.23 W. Szymborska, Vista con granello di sabbia, Adelphi 1998 Pag.33 A. Huth, D. Shotakovich, Le Sinfonie, dal libretto del cofanetto DECCA 444 430-2 R. Schumann, Gli scritti critici, op.cit. Pag. 36 S. Benni, Prima o poi l’amore arriva, Feltrinelli 1981 Pag. 37 AA.VV., Angelo Gilardino, l’anima esacorde, Edizioni Zeisciu 2001 Pag.41 F. Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo, Mondadori 1987 F. Kafka, Diari, Mondadori 1988 A. Orlova, _ajkovskij, un autoritratto, op.cit. G. Caproni, Tutte le poesie, op.cit. T.W.Adorno, Beethoven, Einaudi 2001 S. Kierkegaard, Diario, op.cit. Il cielo ha versato una lacrima…, op.cit Pag. 44 D. M. Turoldo, O sensi miei…, op.cit W.A.Mozart, Lettere, Ugo Guanda Editore 1981 Pag.45 S. Kierkegaard, Diario, Morcelliana 1963 W. Szymborska, Vista con granello di sabbia, op.cit. Pag.47 Johannes Brahms, Lettere, a cura di Hans Gal, Discanto Edizioni 1985 Pag.51 W. Hildesheimer, Mozart, BUR-Amadeus 1997 Pag.52 A.Poggi – E.Vallora, Brahms, signori il catalogo è questo!, Einaudi 1997 49 B LAVORAZIONE ARTIGIANA DI MARMI - GRANITI - PIETRE www.marmistinfiesole.it Laboratorio Centro Artigiano “La Maddalena” Via Faentina - 50010 Caldine Tel/Fax 055 540405 UNA REALTÀ APERTA A TUTTI www.pvm.it Tel. 055541290