STAGIONE 2008-09 e dintorni Martedì 19 maggio 2009 ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Haydn Ensemble Berlin 22 Hansjörg Schellenberger direttore Consiglieri di turno Direttore Artistico Salvatore Carrubba Alberto Conti Paolo Arcà Con il contributo di Con il contributo di Con la partecipazione di Sponsor istituzionali Sponsor “Bach e dintorni” Con il patrocinio e il contributo di Con il patrocinio di È vietato prendere fotografie o fare registrazioni, audio o video, in sala con qualsiasi apparecchio, anche cellulare. Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo dopo la fine di ogni composizione, durante gli applausi. Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione e al pubblico il clima più favorevole all’ascolto, si invita a: • spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici; • limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse…); • non lasciare la sala prima del congedo dell’artista. Haydn Ensemble Berlin Hansjörg Schellenberger direttore Iwona Sobotka soprano Mijke Sekhuis soprano Aleksander Kunach tenore Leif Aruhn-Solén tenore Dominik Wörner basso Franz Joseph Haydn (Rohrau 1733 - Vienna 1809) L’infedeltà delusa Burletta per musica in due atti Libretto di Marco Coltellini Atto primo (72’) Intervallo Atto secondo (67’) Il concerto è registrato da Il primo giorno di settembre del 1773 l’imperatrice Maria Teresa, accompagnata da un nutrito seguito e dai figli più giovani, si recò in visita al castello di Esterháza. La visita rappresentava il coronamento dell’ascesa politica e sociale della famiglia Esterházy, legati alla dinastia degli Asburgo da comprovati vincoli di lealtà e fedeltà abbondantemente ricompensati nel corso dei secoli. Maria Teresa si trattenne soltanto due giorni nella reggia fiabesca eretta nel mezzo di un territorio desolato e paludoso dal principe Nicolaus, diventato erede del feudo famigliare nel 1762 alla morte del fratello Paul II Anton. L’augusta visitatrice venne accolta nella maniera più sfarzosa e festeggiata con tutte le risorse a disposizione, a cominciare dal fiore all’occhiello della corte del Principe, la famosa orchestra diretta da Franz Joseph Haydn. Il servizio musicale alla corte di Nicolaus era estremamente ricco e toccava ogni genere di spettacolo musicale, compreso l’opera e il teatro di marionette, sotto il controllo scrupoloso di Haydn. All’imbrunire del giorno del suo arrivo, Maria Teresa assistette come primo segno di benvenuto alla rappresentazione di una recente opera di Haydn. Il libretto in mano all’Imperatrice, rilegato in damasco, recava un’iscrizione in italiano: “L’infedeltà delusa / Burletta / per musica in due atti / da rappresentarsi / in Esteràz. / nell’occasione del gloriosissimo / arrivo quìvi / de sua Maestia. / L’Imperatrice Maria / Theresia. / Sul teatro di S.A. il Prencipe / Nicolò / Esterhazy / de Galantha.” L’opera era stata scritta poche settimane prima in occasione di un’altra festa nella reggia, l’onomastico della vedova del principe Paul II Anton, la principessa Maria Anna Luisa, che cadeva il 26 luglio. La vecchia principessa era una nobildonna italiana, figlia del marchese Ferdinando Lunati Visconti, e viene definita dal conte von Zinzendorf, nelle sue memorie, “liebens- und verehrungswürdige Dame”, amabile e venerabile dama. La coppia, rimasta senza figli, aveva a lungo vissuto a Napoli, dove Esterházy era stato inviato come ambasciatore. Una vivace opera buffa italiana rappresentava di conseguenza un opportuno omaggio alla principessa Maria Anna, che poteva apprezzare meglio di chiunque altro probabilmente certe scene comiche dell’opera come il duetto tra Nencio e Vespina travestita da servo tedesco del Marchese di Ripafratta. Il libretto di entrambe le rappresentazioni, quella per Maria Anna e quella per Maria Teresa, taceva tuttavia il nome del poeta. L’autore del testo, Marco Coltellini, compare invece nel libretto di un’opera omonima rappresentata a Firenze nel 1783, su musica di un certo Michele Neri Bondi (1750 - 1822 ca.), prolifico autore e interprete locale di commedie musicali. Grazie a questa notizia e al confronto tra i due libretti sappiamo chi fosse l’autore del testo musicato da Haydn e anche per quale motivo fosse stato omesso il suo nome. Marco Coltellini era nato a Montepulciano nel 1724, ma aveva cominciato la sua attività letteraria a Livorno. Qui in particolare aveva avviato un’impresa editoriale, rilevando una stamperia e pubblicando vari lavori di ispirazione illuministica, tra i quali Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria, libro proibito nell’Impero asburgico, e la prima versione italiana dell’Encyclopedie di Diderot e D’Alambert. Nel 1764 Coltellini riuscì tuttavia a farsi nominare poeta di corte a Vienna, grazie all’influenza di Ranieri de’ Calzabigi, scrivendo libretti per musicisti importanti come Gluck, Salieri e il giovane Mozart (La finta semplice e la revisione della Finta giardiniera). I rapporti con la corte tuttavia si guastarono, a causa di certi testi satirici a lui attribuiti che colpivano la figura di Maria Teresa, tanto che nel 1772 Coltellini lasciò Vienna e si recò a San Pietroburgo, dove morì nel giro di pochi anni. L’infedeltà delusa è una commedia da annoverare senz’altro tra i lavori convenzionali dell’opera buffa italiana, sebbene sia pervasa da uno spirito improntato ai valori del Settecento libertario. L’esile trama della vicenda, ambientata nel mondo dei contadini toscani, è confezionata con gli ingredienti tipici di quel genere di teatro. Tra i personaggi spicca la figura astuta di Vespina, tagliata su misura per il talento istrionico della prima interprete Magdalena Frieberth. Nel repertorio della scaltra contadina, parente per intraprendenza e amore del denaro della Despina di Mozart, abbondano i personaggi en travesti, che si rincorrono nella seconda parte con un ritmo indiavolato da commedia dell’arte: una vecchia, un servo tedesco, un nobile d’alto lignaggio, un servitore e un notaio. Ma erano soprattutto le parole messe in bocca a Vespina, nelle ridicole sembianze del Marchese di Ripafratta, a rappresentare una pericolosa parodia, specie se pronunciate in presenza della rigida imperatrice Maria Teresa: «Il Marchese son io di Ripafratta, che ha feudi e marchesati, baronie e principati, e che di nobilitade a centinaia numera i quarti, e gli misura a staia». Un passo come questo rivela la vena polemica di Coltellini, che contrappone il mondo semplice e sano dei contadini alle false lusinghe della vita signorile e agli ingiusti privilegi della nobiltà. La Rivoluzione francese tuttavia è ancora lontana, qui il quarto stato non assume ancora un aspetto minaccioso e i deboli si accontentano di ristabilire la giustizia rintuzzando la prepotenza con l’astuzia. I promessi sposi, Sandrina e Nanni, non appartengono solo al tradizionale gruppo dei “poveri ma belli”, ma rappresentano anche il nucleo pulito dei sentimenti umani. Attorno a loro, ruota un mondo inquinato dall’avidità e dal potere del denaro. Il padre di Sandrina è pronto a sacrificare la figlia per interesse, mentre Vespina, sorella di Nanni, si ribella solo per non perdere le (modeste) ricchezze di Nencio, il quale viceversa pensa di poter calpestare per la sua posizione i sentimenti di Sandrina e della vecchia fidanzata Vespina. Sulla base di un libretto così esile, Haydn rivelò un istinto teatrale di prim’ordi- ne, riuscendo a fondere in maniera fluida e naturale il linguaggio della musica strumentale alle forme tradizionali dell’opera buffa italiana. L’apprendistato con Nicola Porpora, malgrado i metodi ruvidi dell’anziano maestro, aveva lasciato il segno, rivelando a Haydn i segreti della scrittura vocale. Le parti dei vari personaggi sono scritte evidentemente sulle caratteristiche individuali degli ottimi cantanti al servizio del Principe. L’aria di Nencio “Chi s’impaccia di moglie cittadina” (n. 12), benché priva di passaggi virtuosistici, mostra per esempio come Leopold Dichtler, un cantante che prese parte a tutte le opere di Haydn, dovesse possedere una voce di notevole estensione, oltre due ottave. La serenata di Nencio alla finestra di Sandrina, tra l’altro, rappresenta una delle più singolari dichiarazioni d’amore mai ascoltate in palcoscenico, visto che enumera solamente i motivi per cui è preferibile evitare di prender moglie in città, ignorando qualunque pregio della ragazza. La semplicità del mondo contadino non corrisponde tuttavia al linguaggio musicale di Haydn, che infonde nei numeri dell’opera una vitalità strumentale sconosciuta alla maggior parte dei lavori italiani del tempo. L’Introduzione (n. 2), per esempio, è costituita da un ampio concertato in fa maggiore di tutti i personaggi, che esprimono semplicemente il piacere di stare all’aria aperta in una sera d’estate. La prima parte, senza Sandrina, sfrutta un linguaggio polifonico degno di un lavoro di musica sacra, non privo di alcuni procedimenti contrappuntistici come il canone e l’imitazione. L’ingresso di Sandrina trasforma la situazione in una scena pastorale, con il nuovo ritmo di 3/8 e il timbro della coppia di oboi in primo piano nell’orchestra. L’azione si finge infatti in una campagna di cartapesta, in un’Arcadia dove tutto diventa simbolo e metafora di cose e sentimenti. La sensibilità di Haydn conferisce tuttavia alla disperazione dei due innamorati, Sandrina e Nanni, degli accenti più realistici, di autentica passione. L’aria di Sandrina “Che imbroglio è questo!” (n. 6) esprime il subbuglio del suo cuore, dopo la decisione del padre di maritarla al contadino benestante Nencio, con una parallela tensione del tessuto armonico, mentre la successiva aria di Nanni “Non v’è rimedio” (n. 8), reazione impulsiva d’ira impotente al colloquio con la povera Sandrina, rappresenta l’unico numero musicale di tonalità minore dell’opera, fa minore, sostenuta da una scrittura orchestrale robusta nello stile delle Sinfonie Sturm und Drang di quegli anni. Merita di essere segnalata anche l’insolita distribuzione dei ruoli vocali, che vede il giovane amoroso impersonato da un basso e il vecchio padre da un tenore. La struttura dell’opera è conforme al modello tradizionale, con un’equa distribuzione delle arie tra i cinque personaggi, a eccezione di Vespina. La protagonista, infatti, nell’Atto II canta ben tre arie solistiche e in generale domina la scena con la lunga serie di travestimenti e d’imbrogli per mandare a monte il matrimonio di Nencio. Da questo punto di vista L’infedeltà delusa manifesta un certo squilibrio drammaturgico tra le due parti. L’Atto I potrebbe infatti avere degli sviluppi più interessanti, specie nelle mani di un musicista come Haydn, che dimostrava con la musica di saper scavare più a fondo nel cuore dei personaggi. La seconda parte invece risolve l’intreccio con mezzi più tradizionali e sostanzialmente legati al talento comico dell’interprete. La mano di Haydn si rivela infallibile soprattutto nelle scene concertanti. I due finali, in particolare il primo, rappresentano delle scene musicali architettate in maniera molto robusta. La struttura tonale dell’opera disegna un arco perfetto, che va dal do maggiore dell’Ouverture al sol maggiore del Finale I e torna alla fine al do maggiore iniziale con l’ultimo concertato. La partitura autografa, priva di una specifica Ouverture, comincia direttamente dall’Introduzione n. 1. La mancanza di un foglio d’intestazione, con l’abituale iscrizione “In nomine Domini”, rivela tuttavia l’esistenza di una sinfonia per l’opera. Diverse introduzioni strumentali per lavori vocali finirono in una raccolta pubblicata a Vienna da Artaria nel 1782, intitolata Sei Sinfonie a Grand Orchestra. Tra queste gli studiosi hanno individuato quella che in origine doveva appartenere all’Infedeltà delusa e che è stata adottata a partire dagli anni Cinquanta, nella revisione di Walter Senn, dalla maggior parte degli interpreti. Oreste Bossini Franz Joseph Haydn L’INFEDELTÀ DELUSA Burletta per musica in due atti su libretto di Marco Coltellini Vespina, Iwona Sobotka (soprano) Sandrina, Mijke Sekhuis (soprano) Filippo, Aleksander Kunach (tenore) Nencio, Leif Aruhn-Solén (tenore) Nanni, Dominik Wörner (basso) ATTO PRIMO 1. OVERTURA Scena prima Campagna con la casa di Filippo, ed altre case di contadini in lontananza 2. INTRODUZIONE Vespina, Filippo, Nencio, Nanni Bella sera, ed aure grate, Che del giorno cancellate L’eccessivo, e gran calor. Più serene ancor spirate, I nostri voti secondate, Rallegrate il nostro cor. Filippo Ehi! Signor ci siamo intesi, Nencio Si, Signor il tutto appresi, Filippo, Nencio Non occorre più parlar. (Nencio parte) Vespina Parte senza dirmi addio! Nanni Dove mai sarà il ben mio? Vespina, Nanni Già comincio a sospettar. Vespina, Filippo, Nanni Il ciel cospiri al mio disegno Ché d’un’opra già m’impegno Con giudizio a trionfar. Sandrina Ah padre, che tale mi siete, E m’amate, Su ditemi il resto, bel bello parlate, Ch’or ora per me, Non c’è niente da far. Filippo Adesso mia fìglia tacere conviene, Discorsi segreti non sempre si tiene Capisci? M’intendi? Non oso parlar. Vespina, Nanni In vero sarebbe grand’inciviltade Privarvi dell’agio, e la libertade: Sorella Andiamo per ora a cenar. Fratello Tutti Ciascuno si serva, S’accomodi ognuno, Potremo vederci Col tempo opportuno, Potremo contenti tra noi conversar. (Vespina e Nanni partono) 3. RECITATIVO Filippo Sì figliola, alla fine T’ho trovato marito. Sandrina E quando? Filippo Adesso S’è conchiuso il negozio. Sandrina Con Nanni? Filippo Oh Nanni appunto! il poveraccio Si può spazzar la bocca. Per questa volta a lui Non gliene tocca. Sandrina Ma... Filippo Non c’è tanti ma, figliola mia, Nanni è povero. Sandrina Ed io, che son ricca? Filippo Il sarai. Sandrina Cosa m’importa Quando ricca sarò, Se non sarò contenta? Filippo E perché no? Sandrina Perché vo’ bene a lui. Filippo Tu mi fai ridere. Or vorrai bene a questo. Sandrina E che si puole Voler ben, quando torna A chi si vuole? Filippo Sicuro. Le ragazze Non hanno volontà. Sandrina Ma quando vien da sé, come si fa? Filippo S’ubbidisce e si tace. Oh questa è bella! Io ti trovo marito, Un ottimo partito, un giovanotto Che lavora sul suo, che il dì di festa Ha il capello di feltro, E carne al fuoco. E fai la schizzinosa, e ti par poco? Sandrina Ma il mio Nanni? Filippo Al tuo Nanni Non ci si pensa più. Sandrina Non è possibile. Io lo veggo ogni giorno, Io lo sogno ogni notte, o non volendo Mi ci verrà pensato; anzi nel mentre Che proporrò scordarmene, Che ubbidirvi vorrò come conviensi, Bisognerà per rabbia, ch’io ci pensi. Filippo Sai tu, ch’io sono stracco Di stare a tu per tu? Sandrina Che andate in collera? Filippo Oh cappita! Mi scappa! Dovrò aver una lite, Per far la tua fortuna? Sandrina Ebben sentite! Facciam così. Datemi voi marito, Io lo terrò per ubbidirvi, e poi, Vorrò bene al mio Nanni. Filippo Oh no figliola. Non s’usa, che in città, cotesta scuola, È comodo il compenso, e fra Signori S’è introdotto, e si loda; ma fra noi Una Donna, che’tien cotesta regola, Si battezza per frasca, E per pettegola. Sandrina Ma cosa devo far, se Nanni viene Con tanta leggiadria... Filippo Gli si voltan le spalle, e si va via. 4. ARIA Filippo Quando viene a far l’amore, Gli hai da dir sempre di no. Mi vuoi bene? No signore. Vuoi sposarmi? Signor no. Io so ben quel che mi fo, Son tuo padre, e vo’ così. Per non stare a tu per tu Alla fin si lascia li. Guarda ben di dir di sì. Ché pentirtene farò. (parte) Scena Seconda 5. RECITATIVO Sandrina Povera me! povero Nanni! a lui Come potrò così Dirgli sempre di no, Quando sempre vorrei dirgli di sì? Mi vole tanto bene! È tanto tempo Che facciamo all’amore, E lasciarlo così? Mi scoppia il core. Eppur mi converrà Ubbidire, e crepar. Che carità! Eccolo; è quasi meglio Ch’io me ne vada. Nanni Dove vai Sandrina? Sandrina Non lo so nemmen’io. Nanni Sei forse in collera? Sandrina No. Nanni Ma tu sei turbata. Hai gli occhi rossi. Sembri quasi piangente. Dimmi, carina, che c’è stato? Sandrina Niente. Nanni Ma perché non mi guardi? Ma perché non mi parli? Sandrina Perché no? Nanni Come? che mai t’ho fatto? Sandrina Non lo so. Nanni Povero me! Che vuol dir questo? Ah forse Tu non mi vuoi più bene? Non hai per me più amore? Sandrina (Eppur converrà dirlo.) No signore. Nanni Come? non son più quello Che tu amasti finora, Che sì fedel t’amò, Che doveva sposarti? Sandrina Signor no. Nanni Così mi parli, e piangi? Anima nera! Perfida, malandrina, Tu vuoi la mia rovina, Tu vuoi la morte mia. Sarai contenta. Correrò ad affogarmi In qualche fosso, O giù da qualche balza Anderò a rompicollo. Con tal spina nel core Già più viver non posso. Sandrina Ah, no, signore! Nanni Ma perché mi trattieni? Che t’importa di me? Non mi discacci? Quel cor non m’ingannò? Non mi lasci, crudele? Sandrina Signor no. Nanni lo son per impazzir. Chi t’ha insegnato Cotesta signoria? Sandrina (È meglio in verità, ch’io vada via.) Nanni Te ne vai? Sandrina No. Nanni Mi scacci? Ho da lasciarti? Sandrina No. Nanni Sei disgustata? Sandrina No. Nanni Maledetto no! Sandrina (Son disperata.) Nanni Ma di’, ma parla, ma risolvi alfine. M’ami, o non m’ami? Ho da partire, o resto? Son tuo sposo, o non sono? 6. ARIA Sandrina Che imbroglio è questo? Che vuoi che ti dica? Che vuoi che ti faccia? Il Padre nemico Mi sgrida, e minaccia, S’io parlo d’amarti, S’io dico di sì. Comanda, e mi dice, Ch’io trovo il marito, Che opporsi non lice, Ch’è meglio partito. Io devo lasciarti, Non posso parlarti, E crepo d’affanno. Ti basti così. (parte) Scena Terza 7. RECITATIVO Nanni Ora intendo cos’è. Quel babbuino, Quel stregone Di vecchio imperversato Mi fa questa solenne baronata. Ma l’ho a vedere anch’io, Vo’ sapere a chi tocca A venirmi a levare il pan di bocca. Sandra è mia. Senza lei Già viver non potrei. Povero Nanni! Son già più di tre anni Ch’io gli vengo d’intorno, Ch’io gli reco ogni giorno I frutti, o il mazzolino, E che ogni notte sotto la finestra Gli vengo a strimpellare il chitarrino; E un altro bellimbusto, Intanto dal vedere al non vedere, Verrà a rompermi l’uova nel paniere? Voglio andar da suo padre, Vo’ saper chi è costui, vo’ che mi dica Dall’A sino alla Zeta: e quando poi Rivelato m’avrá tutto il misterio, Un di noi due gli ha a ire al cimeterio. 8. ARIA Nanni Non v’è rimedio, Non v’è compenso, Mi sento rodere Quando ci penso. Son tutto fiele, Tutto veleno, M’ardon le viscere, Mi brucia il seno, Prima di perderla Voglio crepar. Quello vecchiaccio. Quello stregone, Che non è altro Ch’ossa e pellone, Ha da pentirsene, S’ha d’impiccar. (parte) Scena Quarta Stanza nella casa di Nanni: Vespina nettando dell’insalata, e facendo altre faccende 9. ARIA Vespina Come piglia sì bene la mira S’ha la benda sugli occhi l’amor? Come ha l’ali, e d’intorno s’aggira, Se mi sta sempre fitto nel cor? Com’è fanciullo Ch’ama il trastullo, Se per diletto C’impiaga il petto, E poi si ride del nostro dolor? Mi dicean ch’è una pecchia l’amore, Che dà il mele, ma pizzica il cor; Ei m’ha punto, ne sento il bruciore, Ma del mele non porgemi ancor. 10. RECITATIVO Vespina Ecco fatto da cena, acqua di fonte, Un po’ d’insalatina, e pan marrocco Sono un pasto da re. Mai re non hanno Per render saporiti i pasti loro, La salza del digiuno, e del lavoro. Cappita! or ora è notte, E Nencio ancor non viene. Io non vorrei Che il diascol ci mettesse lo zampino Per farmelo sviare. In tutto il giorno Non è comparso mai. Sta sera l’osservai Tutto mesto e confuso, Rispondermi a rovescio, E farmi muso. Perch’io son poverina, Perché egli è ricco, E ha qualche cosa al sole, Ognuna me l’invidia, ognuna il vuole. Se non avesse nulla Io non avrei rivali, E sarei più contenta. A che mai servono Queste tante richezze? Forse ad aver più guai, E a non saziarsi mai. Chi non patisce O la fame, o la sete, A chi non mancano Contro la pioggia e il gel, Panni e ricovero, Chi ha braccia e sanità, Non è mai povero. Ma sento gente. Eccolo. Ah non è lui, È il mio Nanni, che torna Tutto mesto e affannato. Che domin ci sarà? Scena Quinta 11. DUETTO Nanni Son disperato: Ho un diavol per capello; Mi vo’ precipitar. Vespina Parla. Cos’è fratello? Ah tu mi fai tremar! Che cos’è stato? Nanni Son rovinato. Vespina Come? Perché? Nanni La mia Sandrina Non è per me. Vespina Chi t’ha fatto la cilecca? Nanni Il tuo Nencio me l’azzecca. Vespina Il mio Nencio? Nanni Signor si. Vespina, Nanni Oh che rabbia, oh che rovella! Sento il cor, che mi martella, La non vuol finir così, Vespina E dov’è quel traditore? Nanni Con Sandrina a far l’amore. Nanni, Vespina Presto andiamlo a ritrovar: Io gli vo’ strappare il core. Io lo voglio sbudellar. Scena Sesta Campagna con la casa di Filippo, Nencio colla chitarra sotto la finestra, Filippo alla finestra, e poi Vespina e Nanni in disparte, Indi Sandrina nel luogo dove era suo padre 12. ARIA Nencio Chi s’impaccia di moglie cittadina, Va cercando di dote, e trova guai: La notte è a zonzo, E in letto la mattina; Ha poca polpa ed apparenza assai. Se ti mostra una guancia scarnatina, Fagli lavare il viso, e la vedrai; Levagli il busto, i fronzoli, E il tontiglio, Se la conosci più, mi maraviglio. Il liscio delle nostre è l’acqua fresca; Lo specchio è la fontana Oppur la vasca; Non han mosconi, E non aman la tresca; Sanno più lavorar, che far la frasca: Ma se una donna di città t’invesca, Guardati, perché guai Per chi ci casca, Guardati ben da lor tienti all’aviso, Ch’hanno posticcio il cor, Com’hanno il viso. 13. RECITATIVO Vespina È qui l’amico. Nanni Hai tu sentito? È tempo Di far la mia vendetta. Vespina No, lascia fare a me, chetati, E aspetta. Filippo Sei tu Nencio? Nencio Son io. Dov’é la sposa? Filippo È là che piange. Nanni (Poverina!) Nencio Forse non mi vuol per marito? Filippo Eh no! Ma sai come son le ragazze, Hanno come le gatte Un strano umore: Le senti miaulare, E fan l’amore. Nanni Ne vuoi di più? Nencio Per carità, Filippo, Parlategli per me. Filippo Non dubitare. Nencio A voi mi raccomando. S’io potessi parlargli! Filippo Or te la mando. (ritirandosi dalla finestra) Nanni Ma la senti? Vespina La sento. Nanni Ho il fuoco addosso; Mi divora la rabbia, e la saetta; Non so frenarmi più. Vespina Chetati, e aspetta. Sandrina (facendosi alla finestra, e parlando verso la stanza a suo padre) Che cosa gli ho da dir? Nencio Sei tu Sandrina? Sandrina Son io sì. Nencio Perché piangi? Sandrina Perché n’ho voglia. Nencio Non t’ha detto Padre Che doman s’ha da fare il toccamano, Ch’io spasimo per te, Ch’io non ho pace, Se deluso rimango Se mia sposa non sei? Sandrina Per questo piango. Nencio Dunque non mi vuoi bene? Sandrina Il Filippo vuol ch’io dica di sì. Nencio Ma tu, Sandrina, Se potessi parlar con libertà, Mi diresti di no? Dimmelo schiettamente. Sandrina Non lo so. Nencio Sentimi. Io non intendo Di pigliarti per forza. Ov’io mi volga, Avrò cento partiti Uno meglio dell’altro, e facilmente, Se questo matrimonio a te non piace, Potrò trovarne un’altra, E darmi pace, Perché po’ poi non vo’ per maritarmi Aver a tribolar. Sandrina Posso fidarmi? Nencio Fidati, e parla chiaro. Io ti prometto Di non farne lamenti, Di non parlar nemmeno all’aria. Sandrina Or senti: Mio padre vuol per forza Obbligarmi a sposarti, e tanto tanto Farlo potrei. Ma vuol ch’io t’ami; E in questo ubbidirlo non so. Mi son provata, Ma pur, me ne rincresce, Credilo, Nencio mio, non mi riesce. Nanni (Cara semplicità.) Sandrina Cercati un’altra E più bella, e più ricca, E più accorta di me. Sposa Vespina, Che per le tue ricchezze T’amerà quanto vuoi, ch’anzi t’adora; Forse ancor io ti vorrò bene allora. Vespina (Questa vale un milione.) Sandrina Ah sopra tutto, Non ti venisse mai detto a mio padre Ch’io ti parlo così: vorria per rabbia Farti sposare a me, mi sgriderebbe, Mi busserebbe forse ancor, vorria Farmiti dir per forza. Ch’io ti vo’ ben, Che son contenta; ed io Per la pace di casa, e per la mia, Direi per ubbidirlo una bugia. Vespina (Questo si chiama parlar chiaro,) Nencio Eppure, io non credo, Sandrina, Che tu mi dica il vero. Sandrina Oh mi far torto! Lo giurerò se vuoi. Nencio No, vo’ provarmi, Voglio farti mia sposa. Amavo anch’io Vespina, or più non l’amo. Vespina (Traditor!) Nencio Tu potresti cangiarti ancor. Sandrina Non lo sperare. Nencio Almeno Vo’ tentarlo. Chi sa? Le nozze, l’uso, Il tempo, le carezze Ti faranno mutare inclinazione, Mi vorrai ben. Sandrina Ma queste è ostinazione. Nencio Tanto è. So che per Nanni, Per quel guitto di Nanni Tu mi disprezzi, e mi son fitto in testa Di pigliarti per forza. 14. FINALE Vespina O piglia questa. (accostandosi, e dandogli uno schiaffo) Infedel così tradirmi? Nanni La mia Sandra tu rapirmi? Nanni, Vespina Scellerato ingannator! Nencio Ola! Gente! Io son perduto. Nissun viene a darmi aiuto. Vespina, Nanni Io ti vo’ strappare il cor. Vespina Tu tradirmi? Nencio Ah no, t’inganni. Nanni Tu burlarmi? Nencio Ah no, t’inganni. Mancando va. Se non metti più giudizio, Vuol seguire un precipizio, Domattina si vedrà. Sandrina Ah meschina! C’è il mio Nanni, Ah ch’io crepo di timor! Filippo (escendo fuori col lume) Che impertinenza Che prepotenza, Cosa è questo che si fa? Vespina, Nanni Come c’entrate. Brutta figura? Filippo, Nencio Eh via, non fate Tanta bravura, Che la giustizia Si chiamerà. Vespina, Nanni Brutto vecchiaccio, Vattene via, Se no, di peggio ti seguirà. Sandrina Oh Dio, fermate! Oh Padre mio, Tornata in casa Per carità. Filippo, Nencio, Sandrina Eh via, non fate Tanta bravura, Che la giustizia Si chiamerà. Vespina, Nanni Dalla saetta Filippo, Nencio, Sandrina Dalla paura Tutti Sento che l’anima ATTO SECONDO SINFONIA Scena prima Campagna con la casa di Filippo. Vespina in abito da vecchia cadente 15. RECITATIVO Nanni Ma che farai con tanti panni addosso, Che par ch’abbia spogliata la bottega D’un rigattiere? Vespina Oh fratel mio, stanotte Io non ho fatto come te, che iersera Facevi tanto chiasso, E te la sei dormita come un tasso. Io non ho chiuso un occhio, E innanzi giorno Tanto ho di qua e di là girato, E fatto che, Se non attraversaci il demonio, Spero di frastornare il matrimonio. Eh, chi dorme, Lo sai, non piglia pesci. Nanni Basta, sei una gran donna, Se riesci. Vespina Credi tu, che Filippo Mi possa ravvisar? Nanni Nemmen per ombra. Vespina Ci sto bene? Nanni D’incanto. In questi panni Sembri proprio Una vecchia d’ottant’anni. Vespina E coll’altro vestito? Nanni In quello poi... Il voler far da uomo Una donna mi pare un po’ ridicolo, E ti potria mancar Qualche amminicolo. Vespina Chetati, sento gente. Al concertato Bada di stare attento. Ritirati. Nanni Son lesto. (si ritira) Vespina Ecco il cimento. Scena Seconda Filippo, e Sandrina uscendo di casa, e Vespina in disparte (RECITATIVO) Filippo Sbrigati! Sandrina Vengo, e dove andiamo? Filippo Al giudice A dare una querela A quel briccon di Nanni. Sandrina Oh padre mio, Spirito di paura, e voi vedrete, Che se il notaio esaminar mi voglia, Comincerò a tremar com’una foglia. Filippo Trema, spirita, crepa. Tanto ci hai da venir. Vespina Dite, signor, In cortesia, starebbe qui di casa Un certo Nencio Sgarra? Filippo No sorella. Vespina Povera me! Mi ci mancava questa D’aver sbagliata la strada. Son quattr’ore Che cammino, signore, E cerco, e chiedo, E m’informo, e domando, E non lo vedo. Credo d’aver girato tutto il piano. Filippo Io ve l’insegnerò, non è lontano. Vespina Ah così rifinita, e in quest’età, Sarà lontan purtroppo. Filippo Eccolo là. Vespina Il ciel ve lo rimeriti. Oh fratello Mi rendete la vita. Se sapeste In che guai mi ritrovo Per questo bel soggetto! Ma bisogna Ingozzare e tacer, dice il proverbio, E chi non ha guidizio Bisogna ch’abbia gambe. Filippo E che interesse avete voi con lui? Vespina Parlar non posso, Mi conviene star zitta, e roder l’osso. Sandrina Poverina! Filippo (Mi mette in gran curiosità.) Con me potete parlar liberamente. Vespina (Quello è il marito!) Filippo Cosa dite? Vespina Oh niente. Parola tratta non ritorna in bocca, Dice il poverbio, e chi non sa tacere Non sa viver, lo so. Non son pettegola... Tutte buone ricette! Ma però, chi ha gran guai, Gran strida mette. Filippo Parlate pur, ché non rischiate nulla A sfogarvi con me, Vespina Mi scappa il pianto Quando ci penso. Povera mia figlia! Povere creature! Ancora voi Avete, a quel che vedo, una figliola: Il ciel ve la conservi e grande, e bella, E modesta, e da casa! Aprite gli occhi, Povera disgraziata, Non fate come me, che l’ho affogata. Ell’era al par di voi ragazza mia, E savia, e bella, e in tutto il vicinato Se ne facean le maraviglie, tanto Ch’era un piacer. Ma finché hai denti in bocca, Non sai quel che ti tocca, Dice il proverbio, E chi non fa, non falla. Ma pur la verità sta sempre a galla. Filippo E cosa gli è successo? Vespina Questo Nencio Un dì di carneval venne a Peretola, La vide, e s’invaghì. Diceva ognuno Ch’era sì buon partito, e la ragazza Si lasciò lusingar. S’accese il fuoco, E tanto ci soffiò dentro il demonio, Che si fe’ di soppiato il matrimonio. Filippo (Nencio ammogliato! Ah galeotto!) Vespina Un pezzo Fece da buon marito. A poco a poco Si raffreddò, stancossi affatto. Adesso son tre giorni, fratello, Che non si fa vedere, e l’ha piantata, Senza pan, senza carne, E sola in letto, Con due bambini in culla, Ed uno al petto. Sandrina Padre mio! Che briccone! E voi volevi... Filippo Chetati! Vespina Ad allattare quel povero bambino, Immaginate voi come si fa. Perché la botte dà del vin che ha, Dice il proverbio, Chi mangia rabbia e tossico, Non piglia sonno Nemmen col papavero, S’è pieno di metrito, e fuoco sciavero. Filippo Oh che fior di monello! Alla giustizia Ricorrerete, madonna. Vespina Io vo’ vedere Di ridurlo, se posso, colle buone. Filippo Non merita pietà questo briccone. Vespina Ah fratello le liti, e i tribunali Non son per me. Quattrini ed amicizia Fanno rompere il collo alla giustizia, Dice il proverbio, E chi non ha da ungere, Ha sempre torto, E poi messi, precetti, Appelli, citazioni, Contraddizioni, esami, e testimoni, Fratello mio, non si finisce mai. Ed io son vecchia, e son piena di guai. 16. ARIA Vespina Ho un tumore in un ginocchio, Che mi sforza a zoppicar. Una fistola in quest’occhio Mi fa sempre lacrimar. Ho una tosse, ah, che m’ammazza, E patisco a respirar. Quella povera ragazza Sta lì lì per dilefíar. Ah di me, che saria mai, Se per giunta a tanti guai Mi toccasse a leticar. (si ritira) Scena Terza 17. RECITATIVO Sandrina Che ne dite? Filippo Ah figliola, Son quasi fuor di me. Sandrina Se Nencio ha moglie, Non mi potrà sposar? Filippo Lo manderemo a sposar la berlina. Galeotto! Furfante! Guai a lui, se mi capita davante. Sandrina Eppur dite ch’è ricco. Filippo Oh le richezze Son forse per chi Ha trista inclinazione Un privilegio a diventar briccone. Sandrina Dunque è meglio esser povero. Filippo Sicuro. Meglio meschin, che tristo. Ah se il diavolo Me lo porta d’intorno un’altra volta, Non so quel che farò Con quell’indegno. Sandrina Eccolo. Filippo È meglio, che sfuggiam l’impegno. (entrano in casa) Scena Quarta RECITATIVO Nencio Ehi Filippo! Sandrina! Non serrate, sentite. Che significa Questo bel garbo? M’han pur visto, e sanno Che motivo di lor mi mena in traccia, E mi sbatton così la porta in faccia. Vo’ un po’ saper cos’è... (batte alla porta) Nessun risponde... Ehi di casa! (batte di nuovo) Nemmen? Corpo di bacco! Ehi di casa! (batte più forte) Filippo (di dentro nell’aprire) Chi è? Nencio Son io, Filippo, Son Nencio, aprite. Non mi conoscete? Cappita, ch’eri sordo? Filippo E che volete? Nencio Oh bella! Cosa voglio? Ho fatto tutto. Ho trovato il notaio. Ho invitato i parenti, e se volete, Lo sposalizio si può far stasera. Filippo Tu puoi andare A sposarti a una galera. Birbante, mascalzone, Sciagurato briccone, Va a trovar la tua moglie, Va a sfamare i tuoi figlioli, indegno. Levamiti dinanzi, o piglio un legno. 18. ARIA Filippo Tu sposarti alla Sandrina? Te lo puoi levar di testa, O la forca, o la berlina Forse un dì ti sposerà. Non venirmi più davanti Vera schiuma de’ furfanti, Pien di vizi e di peccati, Senza amor, né carità. Tu sposarti alla Sandrina? I figli piangono. La gente mormora. La moglie misera Chiede pietà. La sventurata abbandonata Non ha soccorso, Pane non ha. Non venirmi più davanti, Vera schiuma de’ furfanti, Senza amor, né carità. (entra in casa) Scena Quinta Vespina travestita da servitor tedesco, con una bottiglia, e un bicchiere in mano 19. RECITATIVO Nencio Che faccenda è cotesta? È matto? È brillo? È spiritato? Io non so dove io sia. E mi serra la porta, e scappa via! Che moglie? Che fíglioli? Che sogni? Che riboboli? Ah vecchiaccio! Questa è una furberia, Questo è un rigiro Per ridersi di me, per strapazzarmi. Ne vo’ vedere il fin, vo’ sincerarmi. (va per battere alla porta) Vespina Paesan! Nencio Chi è costui? Vespina Tu tolple paur, Ah tu garstigher cherle! Non risponder? Nencio Signore, io non intendo. Vespina Io parlato italiano. Nencio Si parlate cristiano E allor v’intenderò. Vespina Dove star mio patrone? Nencio E che ne so? Vespina Star fenuto a sposar Ain jonghe meddle Der paur Filippo. Mi fermato a pone trinche, E non trofar. Tu potere insegnar. Nencio Io non intendo nemmeno una parola. Vespina Ah star briaco? Nencio Bravo! Così va detto. Vespina Mi conosciuto tua fisonomia. Fenir meco tornare all’osteria. Nencio Oh giusto, ho altra voglia. Vespina Ah tu priccone Afer beute tropo Star rausch? Nencio Ci mancava questo intoppo. Vespina Pigliar star pone trinche. Nencio Eh non s’incomodi. Vespina Tartoifle! non foller. Nencio Che storia è questa? Vespina Mi foller dar bottiglia sulla testa. Nencio Eh non faccia; berrò. Vespina Ah gute froind! Ah gute paesan! Quando patrone Sandrina afer sposata, Foller dar pone trinche, Foller impriacar in compagnia, Foller ballare, e stare in allegria. Nencio Come? Il vostro patrone Deve sposar Sandrina? Vespina Sì bella picclina. Nencio E si farà oggi lo spozalizio? Vespina Ja hoite, ja, ja. 20. ARIA Vespina Trinche vaine allegramente Ché patrone oggi sposar. Tu ballare, tu cantar, Je, foller imbriacar. Lustig, lustig paesan. Spaisen vuol non pagar niente. Paesan allegramente, Ché patrone far scialar. Lustig, lustig paesan. (parte) Scena Sesta Vespina vestita da cavaliere 21. RECITATIVO Nencio Ora ho scoperto tutto. Ora capisco L’escita di Filippo. Egli ha trovato Meglio partito, e per non comparire, O girellaio! O pazzo! Ha finta quella scusa, e mi strapazza: Ma l’aggiusterò io. Più non m’importa Di quella scimunita. Per me è bella e finita, ma vo’ almeno Dirle un po’ fuor de’ denti Il fatto mio, Farle veder, che so cantar anch’io. Non mi curo di quella pettegola, Ma non voglio passar per ridicolo. Vo’ le cose che vadano in regola, Non mi voglio lasciar sopraffar. Non mi preme, non c’è più pericolo Ch’io con vecchi Ritorni a impicciarmi; Ma vo’ dire, ma voglio sfogarmi, Ma vo’ almeno, che impari a trattar. (va verso la porta) Vespina Galantuomo! Nencio Lustrissimo! Vespina Che fai? Nencio Nulla, signore. Vespina Come nulla? Che cerchi Da quella casa? Nencio Andavo Per parlare a Filippo una parola. Vespina Lo conosci? Nencio Sicuro. Vespina E me? Nencio Non credo D’averla vista mai. Vespina Sentimi villanzone, e lo saprai. Il Marchese son io di Ripafratta, Che ha feudi, e marchesati, Baronie, e principati, E che di nobiltade a centinaia Numera i quarti, e gli misura a staia. Nencio Eh lo credo, Lustrissimo. Vespina Non basta. Sappi che al mio servizio Ho paggi, ed ho staffíeri, Lacché, mozzi di stalla, e cappe nere, Ed un mondo di bestie, e di persone, E che, se a questa porta t’ardirai D’accostarti più mai. Io ti farò morir sotto un bastone. Nencio Ah Signor! Non s’incomodi. Vespina Hai capito? Nencio Eh, Lustrissimo, sì. Vespina Guardati bene. Nencio Non v’è dubbio. Ma sappia, che Filippo M’ha fatto un brutto tiro. Vespina E che? Nencio Iersera, Non più tardi d’iersera Avea promesso Di darmi la Sandrina. Vengo questa mattina Per sposarla secondo il concertato, E mi ha cacciato via, Come un frustato. Vespina Ah, ah, tu mi fai ridere. Nencio E lo so Che la Sandrina oggi si sposa a Lei. Ma vorrei ricattarmi con colui. Vespina Con chi? Nencio Con quello vecchio. Vespina E tu t’immagini Che il nostro matrimonio È bell’e fatto. Nencio Oh purtroppo lo so. Vespina Povero matto! Credi che avvilirei Tanti titoli miei, E nobilità sì rancida, e sovrana, Per sposar una povera villana. Nencio Ma un suo servo tedesco... Vespina Ei se lo crede, E lo crede Filippo, E infatti per Sandrina Io sento dell’amore, Ma a fargli un grand’onore, La sposerò al mio mozzo di cucina. Nencio Volesse il ciel, che fosse vero! Almeno Vendicato sarei di quello stolto, Di questo vecchio malandrino. Vespina Ascolta. Mi sembri un uom di garbo, È vo’ fidarti tutto il segreto. A lui dato ho ad intendere, Col pretesto d’un voto da me fatto, Che vo’ Sandrina in moglie, Ma nel fare il contratto Si cambieranno i nomi, È un mio domestico Subentrerà per far lo sposalizio. E lei sarà mia donna di servizio. Nencio Oh bella! Ma scoperta la faccenda. Filippo che dirà? Vespina Che vuoi che dica? La Sandrina è d’accordo, E quando sia Sottoscritto il contratto, Non v’è rimedio, E quel ch’è fatto è fatto. Nencio Come vuol restar brutta. Oh quanto pagherei D’esser presente A questo matrimonio. Vespina Vieni, potrai servir di testimonio. Nencio Ah fatelo, signor, per carità! Vespina Dove stai tu di casa? Nencio Eccola là. Vespina Vattene, ed ivi aspetta. Io manderò Un servitore ad avvisarti. Nencio I’ vo. (Vespina entra in casa di Filippo) 22. ARIA Nencio Oh che gusto! Se mi tocca A veder questo vecchiaccio Sputar bava dalla bocca, Arrabbiarsi, arrapinar. La marchesa cuciniera, Quando alfin si scoprirà, Che gridar, che brutta cera, Quel stregone che farà? Io mi credo dalle risa, Già d’avermi a sbellicar. (parte) Scena Settima Nanni solo, e poi Vespina escendo dalla casa di Filippo 23. RECITATIVO Nanni Il negozio comincia A pigliar buona piega, E anch’io comincio A ritrovar il bandolo. Oh che testa! Oh che gran donna È quella mia sorella! Veramente colui non era un cavolo, Che disse quel proverbio, Che le donne hanno un punto Più del diavolo. Ma non capisco ancor come farà A sbrogliar la matassa: Io per me credo Ch’abbia in testa Di bindoli un vespaio, E più bugie, e raggiri d’un notaio. Il ciel sa, colà dentro a quelle donne Cosa darà ad intendere! Finora vedo gran carne al fuoco, Ma non vedo se ne potrò Cavar qualche costrutto. Vespina Vieni, sbrigati Nanni, è fatto tutto. Nanni Come? Vespina Il vecchio è in trappola, Andiamo, presto. Nanni E dove? Vespina A mutare un altro abito. Nanni Se dici che la cosa è aggiustata? Vespina Non è finita ancor la mascherata. Nanni Ma dimmi almen qualcosa. Vespina Per or non posso. Nanni Almeno Dimmi come sarà la conclusione? Vespina Vieni prima a studiar la tua lezione. 24. ARIA Vespina Ho tesa la rete, Ho messo il zimbello, E vedo bel bello Che più d’un uccello. Chiapparci potrò. Non sei persuaso, Che se mi trastullo, Se a tempo non tiro, Se s’alzano a frullo, Scoperto il rigiro, Con tanto di naso Alfin rimarrò. (partono) Scena Ottava Stanza nella casa di Filippo 25. RECITATIVO Filippo Tira in qua quella tavola. Stendiamoci Sopra questa coperta. Qua una sedia. Qua un’altra. Uno sgabello. Un altro qua. Va bene. Oh figlia mia, Tu sei nata vestita. Sandrina Certo una gran fortuna! Filippo Oh scimunita. Eccola li! Si tratta Di diventar una gran dama. Sandrina E perdere L’uso di lavorare, e di star sana. Filippo Andar sempre in carrozza O in portantina. Sandrina Quando ho sì buone gambe Mi parrebbe di stare alla berlina. Filippo Vestir sempre di stoffa E di velluto. Sandrina Forse paran più il freddolo. Filippo Avere il gusto Di portar sempre il guardinfante. Sandrina Oh certo, il piacer non è piccolo Di sbatacchiar li stinchi In quel trabiccolo! Filippo Aver tante persone Al suo servizio. Sandrina E far sapere al publico Tutti i fatti suoi. Filippo Avere ogni dì in tavola Non un pranzo, un convito. Sandrina Bonissima invenzione Appunto per far perdere l’appetito. Filippo Chetati, pazzarella, Ché or or ti picchierei. Sandrina Come volete Ch’io mi possa addattare A far da dama? Filippo Che? Sei forse la prima? Eh figlia mia, Allor che la fortuna ha fatto il resto, Il fumo, e le pazzie si piglian presto. Ma zitto. Sento gente. Sarà forse, Il marchese, che torna col notaio Per formar la scrittura. Or or vedrai Che cosa voglia dire Cambiar di panni. Sandrina Eh no! Pane, e cipolla, ed il mio Nanni. 26. ARIA Sandrina È la pompa un grand’imbroglio Per un’alma, che disprezza Fasto, onor, e la ricchezza. Io non cerco, ed io non voglio Che la pace del mio cor. Scena Nona Nanni vestito da servitore con caricatura 27. RECITATIVO Nanni Servo di Vosustrissima. Sandrina A chi parla? Filippo Con te, ché non lo vedi? Nanni Il mio padrone Mi manda qui, con il signor notaio Per far la scritta del suo matrimonio, E m’ha detto, Ch’io meni un testimonio. Filippo Oh bella, oh bella! Ed il signor Marchese Non deve esser presente A questo fatto? Nanni Verrà per sottoscrivere il contratto: Ora è andato a disporre Gli ordini per la partenza, Gli abiti per la sposa, Le carrozze di gala, ed ogni cosa. Filippo Oh figlia mia, Che gran fortuna è questa! Nanni Ebben, signor notaio, Io farei quasi conto Che incominciaste a scrivere. Vespina Son pronto. 28. FINALE Vespina Nel millesettecento Con pubblico instrumento Presenti ed accettanti, Volenti, e consenzienti Si sposano i seguenti. I nomi chi li sa? Filippo Il nome della figlia È Sandra di Mugnone. Vespina Il nome del padrone? Filippo Il servo lo dirà. Nanni È conte, ed è barone, È principe, è marchese. Nencio, Nanni, Vespina (Or ora si vedrà.) Vespina Cos’è la dote? Filippo, Sandrina È una fanciulla Ch’è poverina, Che non ha nulla, Che si marita Per carità. Nencio, Nanni Niente di dote, Né di corredo; Questo lo credo, Questo si sa. Vespina Così promettono, Così si sposano, Non astringendosi, Ed obbligandosi; Basta così. Filippo, Sandrina Si sottoscrivano. Nencio, Nanni Dove, dove? Vespina Costì. I testimoni? Nanni, Nencio Eccoli qui. Filippo Dov’è il Marchese? Sandrina Dov’è lo sposo? Nanni, Vespina, Nencio Ora verrà. (Mi vien da ridere in verità.) Filippo, Sandrina Ma quando viene? Vespina, Nanni (scoprendosi) Eccolo quà! Sandrina Questo è il mio Nanni. Nencio Questa è Vespina. Vespina, Nanni, Sandrina Mi vien da ridere, in verità. Filippo, Nencio Che baronata, Che imbroglio è questo? Nanni, Vespina Così castigasi L’infedeltà. Filippo, Nencio Non m’accordo aver un patto, So ben io quel che farò. Nanni, Vespina, Sandrina Il contratto è bell’e fatto, Che più scioglier non si può! Nanni (a Sandrina) Tu sei mia moglie. Vespina (a Nencio) Tu mio marito. Nanni, Vespina Questo è finito E così va. Filippo (a Nencio con sdegno) Sior Gabbagente Sior Vagabondo Partite di qua. Nencio Nessun per me sente Pietade al mondo, Di me che sarà? Filippo (a Nencio) Ascolta Galeotto! Nencio Mi fate gran torto. Filippo La moglie tradita! Nencio Bugia finita. Filippo I figli piantati! Nencio Riggiri inventati. Vespina Sentite, tacete: Or ora vedrete. Il ver, come sta. Io finsi la vecchia Col «dice il proverbio», Il servo tedesco; «Der toifle, star rausch». Filippo, Nencio Basta, ch’eri tu Vespina Donna la più fina, fina; Ci sapesti girellar. Ci vuol pazienza, È un’insolenza. Ma che si fa? Tutti Quel ch’è fatto, fatto sia Stiamo dunque in allegria, Ch’in un doppio matrimonio Oggi almen si scialerà. Fine HANSJÖRG SCHELLENBERGER direttore Nato nel 1948, ha ottenuto il suo primo successo come direttore all’età di diciassette anni vincendo il secondo premio al Concorso per direttori ad Interlochen negli Stati Uniti. Oltre allo studio della matematica e dell’oboe, ha preso lezioni di direzione d’orchestra a Monaco di Baviera con Jan Koetsier e a Detmold con Martin Stephani. Dopo gli studi e alcune esperienze alla guida di orchestre giovanili, ha scelto di dedicarsi allo studio dell’oboe. Oboe solista della Filarmonica di Berlino per più di vent’anni, è inoltre un affermato solista e camerista con una particolare passione per la musica contemporanea. Nel 1991 ha fondato il Haydn Ensemble Berlin composto da prime parti dei Berliner Philharmoniker e musicisti di altre note orchestre berlinesi, del quale è direttore artistico e con il quale esegue il repertorio originale per orchestra di Haydn, al tempo in cui il compositore era direttore musicale al Castello di Eszterháza. Con il Haydn Ensemble, ha eseguito circa sessanta Sinfonie di Haydn e diretto numerose composizioni contemporanee, dando anche ampio spazio al repertorio classico viennese. Nel 1995 ha iniziato la carriera di direttore ospite, sovente nella doppia veste di direttore e solista, con diverse orchestre italiane e tedesche. Nell’ottobre 1997 ha diretto l’Orchestra di Padova e del Veneto in tournée in Giappone. È stato subito invitato da molte istituzioni musicali fra le quali Orchestra Sinfonica del Teatro San Carlo Napoli, Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, Jerusalem Symphony, Orquesta de la Comunidad di Madrid, Orchestra Verdi Milano, Orchestra di Santa Cecilia Roma, Orchestra Sinfonica di Roma, Camerata Salzburg, Tokyo Philharmonic, Göttinger Symphoniker, Orchestra Sinfonica dell’Arena di Verona, I Pomeriggi Musicali di Milano dove è tornato per la terza volta nel febbraio 2007, Orchestra della Toscana, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Nell’estate 2006 ha debuttato con l’Orchestra Cherubini diretta da Riccardo Muti nel Concerto per oboe di Mozart al Festival di Perelada in Spagna e con l’Orchestra Haydn di Bolzano. Fra gli impegni futuri, tra gli altri, il ritorno all’Orchestra Nazionale di Spagna e il debutto con i Düsseldorfer Symphoniker, Berner Sinfonieorchester, l’Orchestra della Radio di Saarbrücken, la Israel Camerata di Tel Aviv; inoltre è stato invitato da Vladimir Ashkenazy e Zoltán Kocsis a dirigere l’Orchestra Sinfonica NHK di Tokyo e l’Orchestra Filarmonica di Varsavia. È stato ospite della nostra Società nel 1997 con l’Ensemble Wien-Berlin. HAYDN ENSEMBLE BERLIN Il nome di Joseph Haydn è noto agli amanti della musica di tutto il mondo e la sua musica gode di grande considerazione. Ciò nonostante i suoi lavori, in particolare quelli che risalgono al suo primo periodo creativo, sono eseguiti raramente e rimangono territorio di un piccolo circolo di affezionati specialisti. È uno degli esempi nella storia della musica di incongruenza tra l’importanza storica e culturale di un compositore e la sua ricezione da parte del pubblico. In particolare Haydn ebbe un’importanza decisiva nel passaggio dal periodo tardo barocco all’inizio del romanticismo eppure gran parte della sua opera fu messa in ombra dai suoi contemporanei Mozart e Beethoven. L’Haydn Ensemble Berlin si è formato nel 1991 per contrastare questa incoerenza. Quindici musicisti, prime parti dei Berliner Philharmoniker e dell’Orchestra della Staatsoper, hanno fondato da un’idea di Hansjörg Schellenberger, primo oboe e direttore artistico del gruppo, un ensemble che ricalca alla perfezione l’organico dell’orchestra che alla fine del ‘700 costituì il laboratorio musicale per le opere di Haydn alla corte dei principi Estherazy: 3 primi e 3 secondi violini, 1 viola, 1 violoncello, 1 contrabbasso e i fiati (di solito 2 oboi, 2 corni, 1 fagotto) oltre al clavicembalo e al basso continuo e senza direttore come ai tempi di Haydn che sedeva al clavicembalo. Il Haydn Ensemble Berlin anima una propria serie di concerti a Berlino di cui quattro nella stagione cameristica dei Berliner Philharmoniker. All’inizio i programmi erano dedicati esclusivamente alla musica di Joseph e Michael Haydn, ma col passare del tempo ci si è resi conto che che l’inserimento di brani di altre epoche avrebbe messo ancora più in risalto i capolavori haydniani. Da qui è nato il nome “Haydn Contrasts” che definisce oggi i loro concerti berlinesi. Allargando il repertorio l’ensemble ha iniziato ad esibirsi anche fuori Berlino con il dichiarato intento di promuovere la conoscenza della musica di Haydn e di raggiungere un pubblico sempre più ampio. È per la prima volta ospite della nostra Società. Daria Zappa, Rebecca Schneider, Gunhild Hoelscher violini primi Isabel Gruenkorn, Sang Ha Wang, Sarah Wieck violini secondi Martin Stegner viola Matthias Wagner violoncello Martin Heinze contrabbasso Christoph Hartmann, Peter Michel oboi Felix Winker, Barbara Vogler corni Constantin Barcov fagotto Hedwig Bilgram clavicembalo IWONA SOBOTKA soprano Nata in Polonia, Iwona Sobotka si è diplomata all’Accademia Fryderyk Chopin di Varsavia. Ha poi studiato con l’artista e pedagogo Tom Krause alla Escuela Superior de Música Reina Sofía di Madrid. Premiata in numerosi concorsi polacchi, ha vinto il primo premio al “The East and West International Artist Auditions” di New York che le ha dato la possibilità di debuttare alla Carnegie Hall. Nel 2004 ha vinto il Concorso Reine Élizabeth di Bruxelles. Si è esibita con orchestre di primo piano quali Wiener Symphoniker, Wiener Kammerorchester, Tokyo Ensemble, Orchestre Philharmonique du Luxembourg, Orchestre Symphonique de l’Opéra de la Monnaie, Orquesta Metropolitana de Lisboa, Real Orquesta Sinfónica de Sevilla, Orquesta Sinfonica del Principado de Asturias oltre alle maggiori orchestre polacche in collaborazione con direttori quali Sir Colin Davis, Sir Simon Rattle, Joji Hattori, Alessandro De Marchi, Marc Soustrot, Paul Goodwin, Agnieszka Duczmal, Kazimierz Kord e Jerzy Maksymiuk, ospite delle maggiori sale da concerto del mondo (Carnegie Hall a New York, Konzerthaus a Vienna, Palais de Beaux Arts a Bruxelles, Tokyo Opera City Hall, Suntory Hall a Tokyo, Auditorio Nacional e Teatro Real a Madrid, Palau de la Musica a Barcelona). Recentemente ha debuttato all’Opéra National di Parigi in Ariane et BarbeBleue di Paul Dukas sotto la direzione di Sylvain Cambreling e nel Flauto magico di Mozart. In ambito discografico ricordiamo un CD dedicato all’integrale dei Lieder di Karol Szymanowski che ha meritato nel 2005 il premio “Fryderyk” per la migliore incisione di musica polacca e Songs of a Fairy-tale Princess di Szymanowski, con Sir Simon Rattle e la City of Birmingham Orchestra. È per la prima volta ospite della nostra Società. MIJKE SEKHUIS soprano Mijke Sekhuis ha iniziato a cantare nel coro della cattedrale della sua città natale, Utrecht. Ha studiato canto con Barbara Pearson al Conservatorio reale dell’Aia, ha frequentato il “Centre National d’Insertion Professionnelle d’Artistes Lyriques” di Marsiglia e numerose master class con artisti quali Tom Krause, Elly Ameling, Graham Johnson e Michael Chance. Attualmente perfeziona la sua preparazione con Hennie Diemer. In ambito operistico ha partecipato a numerose produzioni mozartiane. Con il Utrechts Barok Consort si è esibita nell’Alessandro Severo di Antonio Lotti, con la compagnia Opera Trionfo in L’Île de Tulipatan di Jacques Offenbach e Die schöne Galathée di Franz von Suppé, alla Nationale Reisopera in Pelléas et Mélisande di Debussy. In ambito contemporaneo ha partecipato con il “Nederlands Vocaal Laboratoirum” alla produzione dell’opera Parsifal di Boudewijn Tarenskeen. Al “Reich Festival” dell’Aia è stata primo soprano nell’opera Tehillim di Steve Reich. Ha inoltre preso parte all’esecuzione in forma di concerto dell’opera Writing to Vermeer di Louis Andriessen con la Nederlands Jeugd Orkest ed è stata la voce recitante in Façade di William Walton. Nell’agosto 2008 è stata Emmy in Der Vampyr di Heinrich Marschner all’Amsterdam Grachtenfestival. Mijke Sekhuis collabora stabilmente con la pianista Saskia Lankhoorn, con la quale si esibisce in recital dedicati al repertorio liederistico classico e contemporaneo. In duo hanno vinto il “MCM Masterclass”, il “Grachtenfestival Audience Prize” e il premio della critica al concorso “Vriendenkrans” del Concertgebouw e della Royal Concertgebouw Orchestra. È per la prima volta ospite della nostra Società. ALEKSANDER KUNACH tenore Aleksander Kunach è nato a Varsavia nel 1979. Nel 2006 si è diplomato in canto all’Accademia Fryderyk Chopin. Dall’ottobre 2005 ha studiato con Tom Krause alla Escuela Superior de la Musica Reina Sofia a Madrid. Ha inoltre frequentato le master class di Urszula Mitrenga al festival Vratislavia Cantans e Tom Krause a Savonlinna in Finlandia. Nel 2001 ha vinto il premio speciale alla Inter-Academical Polish Song Competition, nel 2002 ha vinto in concorso internazionale di Duszniki-Zdroj. Nel 2005 è stato premiato alla Young Artists Competition della Polish Cultural Foundation. Nel 2007 è stato invitato dall’Academie di Aix-en Provence, dall’International Summer Academy del Mozarteum di Salisburgo e l’Academie Musicale de Villecroze. Il suo repertorio è molto vasto e comprende musica sacra (il ruolo dell’Evangelista nella Passione secondo Marco di Bach), opera (Il mondo della luna di Haydn, Il ritorno d’Ulisse in Patria e L’Incoronazione di Poppea di Monteverdi, Il barbiere di Siviglia e Tancredi di Rossini), musica da camera e il repertorio liederistico. Collabora con la Warsaw Chamber Opera e molti direttori polacchi e stranieri quali Agnieszka Duczmal, Paul Goodwin, Paul Mc Creesh, Kai Bumann, Reiner Schmidt e Phillipe Bender. In ambito discografico ha al suo attivo numerose registrazioni di musica polacca medioevale, rinascimentale e barocca come solista o in quartetto. È per la prima volta ospite della nostra Società. LEIF ARUHN-SOLÉN tenore Leif Aruhn-Solén, nato a Stoccolma, ha studiato al Royal College of Music della sua città e al Oberlin College negli Stati Uniti. Con un repertorio che spazia dalla musica barocca a Mozart, è stato ospite di teatri di primo piano quali Grand Théâtre de Genève, Théâtre du Châtelet a Parigi, Opéra National de Montpellier, New Israeli Opera a Tel Aviv, Glimmerglass Opera a New York, Chicago Opera Theater, Opera Theatre di Saint Louis e Göteborg Opera. In concerto si è esibito in tutto il mondo in collaborazione con prestigiose orchestre quali Les Arts Florissants diretta da William Christie, Il Giardino Armonico, Freiburger Barockorchester, Cleveland Orchestra, City of Birmingham Symphony Orchestra, Ensemble Orchestral de Paris, Oslo Philharmonic Orchestra, Jerusalem Symphony Orchestra, Singapore Symphony Orchestra, Orchestra Filarmonica di Belgrado, Swedish Radio Symphony Orchestra, Gothenburg Symphony Orchestra, Drottningholm Baroque Ensemble e Stockholm Baroque Orchestra. Tra gli impegni recenti Les Paladins di Rameau, Zaide e Don Giovanni di Mozart, L’Orfeo di Monteverdi, Il Barbiere di Siviglia e La Cenerentola di Rossini e l’opera contemporanea L’Africaine di Graciane Finzi. Specialista nel ruolo dell’Evangelista nelle Passioni secondo Matteo e Giovanni, è stato anche solista dell’Oratorio di Natale e della Messa in si minore di Bach, Messia di Händel e Requiem di Mozart. Ha al suo attivo numerose incisioni discografiche. Recente è la registrazione del Judicium Salomonis di Charpentier per Virgin Classics. È per la prima volta ospite della nostra Società. DOMINIK WÖRNER basso Dominik Wörner ha iniziato gli studi a Stoccarda. Ha proseguito con storia della musica, organo e cembalo a Friburgo, avviando la formazione in canto con Jakob Stämpfli alla Hochschule für Musik und Theater di Berna. Si è poi perfezionato con Julia Hamari, Klaus-Dieter Kern, Horst Günter e Rudolf Piernay, e con Irwin Gage a Zurigo. Nel 2002 ha vinto il XIII Concorso Internazionale Bach di Lipsia oltre al premio speciale della Leipzig Baroque Orchester. Specialista nell’esecuzione dei grandi oratori, è stato ospite di importanti festival (Flandern-Festival, Boston Early Music Festival, Bach-Fest Leipzig, Bach-Wochen di Ansbach, Händel-Tage Halle, Tanglewood, Tokyo Suntory Hall) con direttori quali Carl Saint Clair, Christophe Coin, Thomas Hengelbrock, Philippe Herreweghe, Manfred Honeck, Sigiswald Kuijken e Masaaki Suzuki e orchestre quali Collegium Vocale di Gent, Orchestre des Champs-Élysées, Bamberger Symphoniker, Deutsche Kammerphilharmonie Bremen. In campo operistico ha debuttato al festival d’opera barocca di Solothurn nel Devin du village di Jean-Jacques Rousseau. Si dedica inoltre alla musica contemporanea con numerose prime esecuzioni assolute: nel Duomo di Trieste Canticum Canticorum di Marco Sofianopoulo, Lamentatio e Triptychon di Werner Jacob a Norimberga e tre cicli di Lieder per baritono e pianoforte di Arthur Dangel. Appassionato del repertorio liederistico, ha eseguito Die Winterreise di Schubert accompagnato da un pianoforte a martelli storico, e Kindertotenlieder di Mahler con l’Orchestra Sinfonica di Berna. È inoltre fondatore e direttore artistico della serie di concerti “Kirchheimer Konzertwinters”. Ha al suo attivo numerose registrazioni discografiche, radiofoniche e televisive. È stato ospite delle Settimane Bach nel 2002 (18° ciclo). Apertura della stagione di concerti 2009-2010: Martedì 6 ottobre 2009, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Camerata Salzburg Leonidas Kavakos direttore e solista La nuova stagione del Quartetto si apre con un concerto sinfonico diretto da Leonidas Kavakos, uno dei maggiori violinisti del nostro tempo. Kavakos ha intrapreso negli ultimi anni anche una carriera di direttore d’orchestra, spesso in aggiunta al ruolo di solista. Da alcuni anni Kavakos è stato nominato direttore della gloriosa Camerata Salzburg, fondata da uno dei grandi maestri del violino moderno, Sándor Végh, con la missione di proseguire la tradizione di suono e di stile interpretativo dell’ensemble. Il programma del concerto d’inaugurazione è un formidabile banco di prova sia delle qualità del gruppo, sia dell’eccezionale talento di Kavakos, chiamato a interpretare due capolavori strettamente legati tra loro del catalogo di Beethoven, il Concerto per violino e la Sinfonia n. 5. Programma (Discografia minima) L. van Beethoven Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 61 (Menuhin / Philharmonia Orchestra / Klemperer, Emi) nsemble Sinfonia n. 5 in Berlin do minore op. 67 direttore Hans-Jörg (Sinfonia VarsoviaSchellenberger / Menuhin, Apex) Iwona Sobotka, Mijke Sekhuis, Aleksander Kunach, Leif Arun-Solén, Dominik Wörner solisti Haydn – L’infdeltà delusa ASSOCIAZIONI E ABBONAMENTI 2009-2010 Associazioni e Abbonamenti si possono sottoscrivere in sede da lunedì 25 maggio a venerdì 17 luglio (ore 10 - 12.30 / 13.30 - 17.30, nei venerdì di luglio ore 10 - 13.30) e da martedì 1° settembre (ore 10 - 17.30). Per informazioni si prega di rivolgersi alla segreteria della Società (tel. 02 795.393, [email protected]). 2° Festival del Quartetto di Reggio Emilia, 15 - 21 giugno 2009 L’accordo preso fra la Società del Quartetto e il 2° Festival Internazionale del Quartetto d’Archi di Reggio Emilia consentirà anche quest’anno ai Soci di accedere a tutti i concerti del Festival con una riduzione del 10%. Il Festival, confezionato da Mario Brunello, che ha preso le redini della direzione artistica dopo la morte di Guido Borciani, si svolge dal 15 al 21 giugno 2009. Questa edizione vede protagonista il Quartetto Artemis – più volte ospite della nostra Società e atteso anche la prossima stagione – che 12 anni dopo la vittoria del concorso Borciani torna a Reggio Emilia con gli artisti che più lo hanno influenzato, i musicisti con cui ha lavorato, le musiche a cui si è dedicato, l’insegnamento ai più giovani. Programma dettagliato e informazioni sul sito www.premioborciani.org, tel. 0522 458811 / 458908. I biglietti ridotti devono essere prenotati entro il 9 giugno presso la segreteria della Società (tel. 02 795393 - [email protected]). Società del Quartetto di Milano via Durini 24 - 20122 Milano tel. 02.795.393 – fax 02.7601.4281 www.quartettomilano.it e-mail: [email protected]