ACCESSORI TTL SENZA CAVI NIKON, MA NON SOLO Con l’introduzione sul mercato della nuova reflex F-100, Nikon ha presentato una unità servolampo di nuova concezione, denominata SU-4, che consente di effettuare il controllo TTL a distanza senza cavi dei flash Nikon Speedlight. La soluzione adottata dalla casa di Tokyo risulta più semplice di quella scelta da Canon (rappresentata dal flash 550EX abbinabile al trasmettitore Speedlite ST-E2 ed alla EOS3), ma può anche essere impiegata con qualsiasi fotocamera con lettura TTL flash. E non solo Nikon. L’ SU-4 è un accessorio piutto- L’unità servolampo Nikon SU-4 su cavalletto. sto compatto, poco più grande di una scatola di cerini, dotato un tempo pari alla durata dell’emissione di una funzionale filettatura standard per luminosa del flash principale. Si tratta in attacco al cavalletto, ed al quale va colle- definitiva, di una servocellula “intelligengato un flash Nikon, tra quelli indicati nel- te”, con cui il fotografo - e questo è il vanla tabella delle pagine seguenti, con fun- taggio non da poco - acquisirà rapidamenzioni di flash secondario (o slave). te confidenza. Ora, se il flash principale è controllato dal sensore TTL della fotocamera (che legge tutta la luce raccolta dalCome funziona Il principio di funzionamento è tanto sem- l’obiettivo), ne risulta, per una sorta di proplice quanto efficace: il sensore dell’unità prietà transitiva, che anche il flash seconservolampo, qualora si sia impostata la mo- dario montato sull’ SU-4 emetterà luce fidalità AUTO, tiene acceso il flash slave per no a quando l’esposimetro della fotoca- mera deciderà che l’esposizione è corretta. Ciò consente di operare con più flash in controllo TTL senza cavi, ammesso ovviamente che ciascun flash secondario sia connesso alla propria unità SU4. È un po’ come lavorare con il sistema multiflash Nikon con cavi (che utilizza accessori quali l’adattore AS-10 e i cavi SC18 o SC-19), avendo l’accortezza però che la luce emessa dal flash principale collegato alla fotocamera pervenga (diretta o riflessa) al sensore dell’SU4. In caso contrario, come per una servocellula di tipo convenzionale, il flash slave non parte. La stessa Nikon afferma che non vi sono, in via di principio, limitazioni al numero di flash secondari che possono essere impiegati. Ciononostante, le ottime istruzioni a corredo suggeriscono di non impiegare più di tre slave. Se troppa luce infatti dovesse incidere sul sensore dell’SU-4, questo potrebbe risultare momentaneamente accecato (o, più tecnicamente, potrebbe andare in saturazione), con conseguente perdita del controllo TTL wireless. Per lo stesso motivo, la forte luce solare diretta che do- L’unità SU-4 con flash e montata su cavalletto. Sotto: L’unità servolampo Nikon SU-4. L’elemento fotosensibile è inserito nel piccolo riquadro bianco. vesse incidere sull’elemento fotosensibile dell’SU-4 potrebbe inibirne il funzionamento. Mettiamolo in opera Riassumiamo: l’SU-4 è una servocellula intelligente che, qualora impostato l’apposito comando su AUTO, tiene acceso il flash secondario per lo stesso tempo in cui sta acceso il flash principale. Operativamente dunque, non dobbiamo far altro che inserire un flash Nikon Speedlight nella slitta dell’SU-4 e attivare l’avvisatore acustico. Quest’ultimo - disinseribile - ci dice con un beep che il flash è pronto. A questo punto dobbiamo accertarci che l’elemento fotosensibile dell’unità servolampo sia direzionato verso la sorgente di luce primaria (flash o un pannello che rifletta la luce del primo flash). Per fare ciò abbiamo due possibilità: ruotiamo il contatto caldo dell’SU-4 e/o direzioniamo verso l’alto o il basso lo stesso elemento fotosensibile. Grazie a queste due semplici operazioni è pressocché impossibile non stabilire la comunicazione ottica tra l’SU-4 e il flash principale. Non rimane altro che impostare tutti i flash in TTL, sistemare le varie sorgenti di luce rispetto al soggetto e scattare. Se l’esposimetro della fotocamera avrà visto sufficiente luce, l’avvisatore acustico dell’SU-4 ci darà l’OK con il solito beep. In caso contrario, una serie di beep ci informerà che il flash ha emesso tutta la potenza. Questo prolungato segnale acustico corrisponde al lampeggiare della spia di pronto flash, visibile all’interno dei mirini delle moderne reflex Nikon e ci avverte che l’emissione luminosa complessiva potrebbe essere stata insufficiente. Dall’analisi delle modalità di funzionamento in TTL, non ci sentiamo di negare che le possibilità di regolazione che questo accessorio offre sono tutto sommato inferiori rispetto al complesso sistema che Canon ha sviluppato per il trasmettitore Speedlite ST-E2. Se, ad esempio, volessi- mo dosare differentemente il contributo del flash secondario possiamo percorrere due diverse strade. Per prima cosa, lavorando in AUTO possiamo modificare l’emissione del secondo flash (slave), lavorando sulla quantità di luce che questo emette relativamente al flash principale. Per far ciò non dobbiamo far altro che utilizzare uno slave con numero guida differente dal flash principale e/o posizionarlo ad una diversa distanza dal soggetto. Ricordiamo che per alcuni flash Nikon Speedlight possiamo variare il numero guida regolando la parabola zoom (per gli SB-24, -25, -26 e -28 passiamo da NG 30 a 50). Quindi se usiamo due SB-28, l’uno come principale e l’altro come secondario, possiamo deci- Effetto “Luce finestra” - Per simulare l’illuminazione proveniente da una finestra, si è indirizzata la parabola del flash secondario verso una parete sulla sinistra della giovanissima modella; la parabola del flash primario, montato sulla fotocamera, era invece rivolta verso il soffitto (Nikon F-801, AF Nikkor ED 80-200/2.8 D, Elitechrome 100; esposizione TTL con staratura intenzionale + 1 stop). dere quale dei due darà il maggior contributo alla illuminazione della scena semplicemente agendo sulla parabola zoom. Come seconda alternativa possiamo impostare l’SU-4 in modalità manuale (M). In tal caso il flash secondario potrà essere regolato in automatico o in manuale, come se l’SU-4 fosse una comune servocellula. Nel primo caso sarà l’automatismo del flash a regolarne l’emissione. In caso di funzionamento manuale sarà l’esperienza del fotografo che farà decidere il livello di emissione, agendo sulla riduzione di potenza e/o sulla distanza dal soggetto. L’uso sul campo Per provare l’SU-4 sul campo ho scelto di effettuare delle riprese in situazioni completamente diverse. Nel buio più totale di una grotta dove ogni anno sverna una colonia di pipistrelli, nel rigoglioso giardino botanico di una villa e in casa, con mia figlia di quattro anni che ha pazientemente sopportato l’allestimento di uno studio casalingo. Ho impiegato un corpo macchina Nikon F-801 con obiettivi AF MicroNikkor ED 70-180/4.5-5.6 D, AF Nikkor ED 80-200/2.8 D, AI Micro-Nikkor 105/2.8 e AF Sigma 300/4 Apo Tele Macro. Come flash principale ho usato un SUNPAK PZ4000 AF, collegato alla macchina mediante un cavo SC-17. Un SB-24 ha invece lavorato come slave, collegato all’SU-4 in modalità AUTO. Ho anche provato ad invertire i ruoli dei due flash, ma in questo caso il SUNPAK non si è dimostrato compatibile con l’SU-4: con l’unità servolampo regolata su AUTO ed il flash regolato su TTL, quest’ultimo emetteva sempre e comunque a tutta potenza, bruciando la diapositiva. Questa esperienza diretta mi porta a sconsigliare l’abbinamento all’ SU-4 di flash diversi da quelli indicati dalla Nikon ed elencati in Tabella 1. Nessuna controindicazione invece nell’usare flash universali come sorgente primaria, anche in TTL. Nelle riprese a distanza ravvicinata ho scelto di far lavorare i due flash in modo tale da garantire livelli di emissione luminosa comparabili. A tale scopo, ho impostato la parabola del SUNPAK a 50mm (NG = 34 a 100 ISO) e quella dell’ SB-24 a 24mm (NG = 30 a 100 ISO). Ponendo i due flash alla stessa distanza dal soggetto, il numero guida complessivo risulta dato dalla seguente relazione: NG1+2 = √ NG 21 + NG 22 Nel nostro caso si ottiene un numero guida NG = √ 342 + 302 = 45 a 100 ISO. Questo numero guida è sufficientemente elevato per poter lavorare anche con pellicole di bassa sensibilità: con una 50 ISO, il numero guida diventa NG50 = NG100 √ 50 = 32 100 del tutto sufficiente per riprese a distanza ravvicinata. Le immagini ottenute dimostrano l’efficacia del dispositivo, anche per riprese effettuate all’aperto, dove al contributo dei flash possiamo sommare anche il contributo della luce solare. Per questo scopo io preferisco impostare il tempo dell’otturatore in manuale, così da leggere nel mirino una sottoesposizione di 2/3 o 1 stop. Con i diaframmi piuttosto chiusi richiesti dalle riprese a distanza ravvicinata e im- Le stesse primule riprese con illuminazione di due flash in conPrimule riprese in luce naturale (sole di metà mattino). (Nikon F-801, AF Micro-Nikkor ED 70-180/4.5-5.6 D, Velvia 50). trollo TTL. Flash primario collegato alla fotocamera mediante cavo SC-17; flash slave controllato dall’unità SU-4. (Nikon F-801, AF Micro-Nikkor ED 70-180/4.5-5.6 D, Velvia 50). Camelia japonica. Due flash in controllo TTL, di cui il principale collegato alla fotocamera con cavo SC-17 ed il secondario all’unità servolampo SU-4. (Nikon F-801, AF Micro-Nikkor ED 70180/4.5-5.6 D, Velvia 50). SPECIFICHE DEL SU-4 Gerbera (Gerbera sp.) ripresa con due flash disposti a 45°. (Nikon F-801, AF Micro-Nikkor ED 70-180/4.5-5.6 D, Elitechrome 100). Flash Nikon impiegabili SB-28, SB-27, SB-26, SB-25, SB-24, SB-23, SB-22s, SB-22, SB-20, SB-18, SB-16B, SB-15 Portata in modalità AUTO: 7 metri in modalità M: 40 metri Dimensioni 62.9 x 52.9 x 27.5mm Peso 58 grammi Nota: per un corretto funzionamento della cellula Su-4 deve naturalmente essere esclusa la speciale funzione di “lampi di monitoraggio” presente su alcuni flash elettronici di recente generazione (es. SB-25, SB-26, ecc.). Vespertilio maggiore (Myotis myotis) in letargo. Due flash a 45°, di cui il principale collegato alla fotocamera con cavo SC-17 ed il secondario controllato in TTL dall’unità servolampo SU-4. (Nikon F-801, Micro-Nikkor AI 105/2.8, Ektachrome 64 Prof.). Vespertilio maggiore (Myotis myotis) in letargo. Esposizione manuale con flash principale sulla fotocamera; il flash secondario è montato sull’SU-4 in modalità manuale (M) e posizionato dietro il soggetto con parabola rivolta verso il soffitto della grotta. (Nikon F-801, AF Sigma 300/4 Apo Tele Macro, Velvia 50). piegando una 50 ISO, ciò comporta usare tempi di 1/15 o 1/30 di secondo in pieno sole: è d’obbligo pertanto, l’uso del cavalletto per evitare che il contributo di esposizione dovuto alla luce solare, sovrapponendosi alla luce flash, dia luogo ad una perdita di definizione dell’immagine. Avendo azionato l’autoscatto con un ritardo di una decina di secondi, sorreggo i flash con le mani. Il flash principale è collegato alla fotocamera tramite il cavo SC-17 mentre il secondo è installato sull’SU-4. Tutto ciò facendo in modo che la cellula dell’unità servolampo venga investita dal cono di luce emesso dal flash principale. Per le riprese in interni ho usato due configura- Colonia di pipistrelli (Miniopterus schreibersi) in grotta. Flash principale su fotocamera e secondario, collegato all’unità SU-4 posizionato sotto il soggetto. Nikon F-801, AF Sigma 300/4 Apo Tele Macro, Velvia 50). zioni: entrambi i flash diretti verso il soffitto oppure uno diretto verso il soffitto ed l’altro verso una parete riflettente posta a lato del soggetto. In queste condizioni, regolando entrambe le parabole dei flash sulla posizione grandangolare, si può diaframmare anche a f/5.6 con una pellicola da 100 ISO senza incorrere in sottoesposizioni. L’illuminazione risultante dalle soluzioni qui adottate risulta piuttosto morbida e di gran lunga preferibile alla flashata diretta di un solo lampeggiatore montato sulla fotocamera. In conclusione, Nikon ha ancora una volta immesso sul mercato un prodotto assolutamente valido. Questa unità servolam- po, fornita tra l’altro di un elegante contenitore in similpelle, ci piace molto anche se non prevede le complesse funzioni del sistema wireless Canon. In virtù della sua semplicità il fotografo riesce a familiarizzare molto presto con questo accessorio, perdippiù utilizzabile con una dozzina di flash Speedlight e con tutti i corpi Nikon che prevedono l’esposizione flash TTL. Probabilmente il controllo dell’effetto prodotto dal flash primario abbinato ad uno o più flash slave richiederà un po’ più di ragionamento da parte del fotografo... ma la Fotografia non è proprio questo? Riccardo Polini