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SPETTACOLI
sabato 3 dicembre 2011
IL POPOLARE REGISTA TELEVISIVO DE “I FATTI VOSTRI” ALLA GUIDA DELL’OPERA TRATTA DAL ROMANZO DI MANZONI
Michele Guardì: «Napoli, grande città di spettacolo»
NAPOLI. Napoli ha promosso a pieni voti Michele Guardì (nella foto) al suo
esordio partenopeo come autore e regista di un’opera teatrale.
“I Promessi Sposi-Opera moderna” che cosa ha di diverso dal romanzo del Manzoni?
«Questo spettacolo non ha nulla di diverso rispetto al romanzo che abbiamo
studiato a scuola. Da trascrittore del testo, da autore del libretto e da regista
non ho fatto altro che riportare fedelmente in scena quello che Manzoni pensava e ha scritto. Quando, poi, due o tre volte sono intervenuto per aggiungere dei brani, l’ho fatto cercando di essere perfettamente aderente alle intenzioni oltre che al testo dello scrittore al punto tale che alcuni miei anziani
professori mi hanno detto: “che bello, ci hai fatto riscoprire dei punti che non
ricordavamo”. E io ho risposto: “non è che non ve li ricordavate, non c’erano
proprio”».
A che cosa è dovuta la scelta di Napoli subito dopo il debutto romano?
«Dopo Roma, dove abbiamo prolungato con tre repliche in più per la grande
TEATRO
richiesta di pubblico, abbiamo scelto Napoli per il rispetto verso la storia teatrale della città. Prima del debutto partenopeo con lo spettacolo serale per gli
adulti, abbiamo fatto due repliche con 3mila ragazzi a rappresentazione e abbiamo verificato che anche i giovani hanno accolto trionfalmente il nostro
spettacolo. Ieri, in particolare, ci hanno applaudito per 20 minuti e tutti noi siamo rimasti profondamente commossi. È stata una festa per l’arte. Avevamo
sognato un momento simile, ma viverlo è ben altro, è una sensazione di una
bellezza indescrivibile. Un’altra cosa ci ha colpito profondamente: tra i ragazzi c’erano 80 studenti dell’Università della terza età. Erano venuti in pulman da Capri proprio per il nostro lavoro ed è stata una emozione incredibile vedere i loro entusiasmo pari come intensità a quello dei giovani».
Si aspettava un simile successo?
«Speravamo che il nostro spettacolo potesse piacere a tutte le fasce di età e
ne abbiamo avuto la conferma. Stamattina, poi, ho fatto un’altra esperienza
bellissima. Amo l’arte presepiale e dopo, lo spettacolo sono andato a San Gregorio Armeno. Lo faccio ogni anno in questo periodo. Diversi artigiani mi
hanno riconosciuto e si sono complimentati perché i loro figli avevano parlato con loro della bellezza dello spettacolo al quale avevano assistito. Il
tam tam dei giovani è la migliore pubblicità per noi. È stata una ulteriore
gratificazione perché sono stato avvicinato come il produttore de “I Promessi Sposi” e non come l’ideatore del
programma “I fatti vostri” che ogni anno ospita nei suoi studi romani artigiani di quella storica strada napoletana
che, oltretutto, mi hanno anche regalato le statuette che rappresentano Magalli e me e che, con orgoglio, tengo in bella vista sulla mia scrivania».
Il suo pensiero su questo debutto napoletano...
«Non ci eravamo sbagliati: Napoli si è confermata grande città di spettacomisi
lo».
GRANDE SUCCESSO AL PALAPARTENOPE DI FUORIGROTTA PER “I PROMESSI SPOSI”
Musical per gli occhi e per il cuore
di Mimmo Sica
CON “TI AMO NAPOLI”
NAPOLI. Applausi a scena aperta
per i “Promessi Sposi” di Michele
Guardì alla prima rappresentazione serale al Palapartenope. Quest’opera moderna, a metà strada
tra il musical e l’opera rock, ha rivelato tutta la genialità artistica e
creativa dell’autore e regista siciliano. Il testo è stato scritto da
Guardì durante le vacanze estive
degli ultimi dodici anni trascorse
nella sua Agrigento in compagnia
dell’amico Pippo Flora che ne ha
composto le musiche. Il kolossal,
prodotto dall’autore-regista senza
contributi di alcun genere, è costato circa sei milioni di euro e è
stato messo in scena per la prima
assoluta nel 2010 allo Stadio San
Siro di Milano. In questa stagione,
dopo il debutto romano, lo spettacolo calca il palcoscenico della “Casa della musica di Napoli” di via
Barbagallo a Fuorigrotta ancora
stasera alle ore 21 e domani alle ore
18. Il kolossal, giustamente chiamato dall’autore “Evento musicale
dell’anno”, vede in scena dieci protagonisti, quaranta ballerini e un
coro di quaranta elementi. Parte del
cast è composto dagli stessi attori
del musicol “Notre Dame de Paris”
e cioè Noemi Smorra, Graziano Galatone, Giò Di Tonno, Christian
Gravina, Cristian Mini e Vittorio
Matteucci. In 240 minuti circa, il
pubblico di ogni fascia di età, presente in teatro, ha riscoperto il capolavoro manzoniano, il più delle
volte mal sopportato sui banchi di
Per Misuraca
un cd... azzurro
ALL’AUGUSTEO
I protagonisti del musical diretto da Michele Guardì sul palcoscenico del Palapartenope
scuola, imparando ad amarlo e ad
apprezzarlo. E’questo che voleva
Gaudì e questa è stata la sua più
grande magia. Ci è riuscito senza
stravolgere il romanzo originario,
ma con il mix perfetto che ha realizzato tra gli attori, la scenografia,
i costumi, la coreografia e, una
spanna sopra tutti, la musica. L’attenzione dello spettatore è stata
sempre alta e concentrata. Nessuna scena è mai stata prevedibile;
le parti sono state distribuite con
equilibrio in modo che ogni attore
è stato protagonista; le luci sono
state sempre piene e decise e abilmente coniugate, nelle loro variazioni cromatiche, con i momenti di
chiaro scuro; mai una discordanza
di colori tra costumi e scene. Nelle rare volte in cui l’autore è intervenuto sul testo, la sua innovazione si è sempre perfettamente amal-
gamata con il racconto originario
rafforzando il concetto che l’opera
manzoniana affronta temi eterni e
sempre attuali. Su tutti la universalità della problematica dell’uomo
con le sue gioie e i suoi dolori, con
la divina provvidenza e la sventura e il problema della giustizia in
contrapposizione all’arroganza del
potere. Di grande effetto la scena
in cui sul palcoscenico compaiono
l’Azzecca-garbugli, Renzo, alcuni
magistrati in toga e dei prigionieri in catene che urlano ripetutamente “la giustizia è uguale per
tutti” e quella in cui don Rodrigo,
rappresentato come un enorme ragno che con la sua ampia tentacolare ragnatela cattura tutti, grida a
gran voce: “io sono il potere”. Da
sottolineare l’interpretazione di
“Amore che non posso amare” fatta dalla Monaca di Monza con Egi-
NEI TEATRI DOPO LA TOURNÉE ESTIVA
dio e con i promessi sposi dalla
quale traspare tutto il tormento interiore di Gertrude per il suo amato e il duetto della conversione “Solo il silenzio” fatta dall’Innominato
Vincenzo Matteucci insieme a
Christian Gravina, applauditissimo
tenore che ha svolto il doppio ruolo di Fra Cristoforo e del cardinale
Borromeo. Spettacolare la scena
con cui termina lo spettacolo: un
“Pater noster” cantato in coro da
tutti gli interpreti tra il profumo
d’incenso bruciato e gli zampilli di
acqua che bagnano gli attori in
scena e che simulano la pioggia
purificatrice che libera Milano dalla peste. Sicuramente si è assistito
ad una spettacolo sorridente, forte,
violento, drammatico, mosso, divertente che, come ha detto lo stesso autore, «è per gli occhi, ma anche per il cuore».
AL “DIANA”
NAPOLI. Grande successo di
ascolti e critica per “Ti amo
Napoli”, la canzone,
dichiarazione d’amore a quattro
voci al Napoli (ed a Napoli città)
ha superato in poco più di una
settimana dalla pubblicazione le
7mila visualizzazioni su Youtube
scatenando un tam-tam mediatico
dei tifosi azzurri e di appassionati
musicali ed assurgendo a
“portafortuna” dei partenopei.
Scritta da Nando Misuraca (nella
foto), è interpretata dallo stesso
con Gianni Conte, Umberto
Bellissimo e Clementino, giovane
rapper dei Videomind, tra i più
apprezzati della scena hip-hop
italiana.«“Ti amo Napoli” - ha
dichiarato Misuraca - non ha la
pretesa di essere un inno al
Calcio Napoli ma, piuttosto una
canzone d’autore ed una
dichiarazione d’amore dedicata
alla città ed alla squadra
azzurra».
IN BREVE
SALA DELLA LOGGIA
“Gocce ‘e Napule”
al Maschio Angioino
NAPOLI. Questo pomeriggio,
alle ore 16 presso la Sala della
Loggia di Maschio Angioino, si
tiene il recital di poesie in musica “Gocce ‘e Napule” di Giulio Pacella. Interverranno Angelo Calabrese, Gianni Festinese, Liliana Palermo ed Ornella Romano.
TEATRO BOLIVAR
Una nuova avventura
per Sasà Palumbo
NAPOLI. Dopo il successo ottenuto con lo spettacolo “Se...
mai mi sposerò?”, vincendo il
“Sipario d’argento”, la “Bombetta d’oro” di Altamura e il
“Campania Felix”, il giovane
autore Sasà Palumbo si cimenta in una nuova avventura dal
titolo “Tutta colpa di Moana”, la
nuova brillante commedia che
andrà in scena domani alle ore
18.30 al teatro Bolivar di Materdei.
SANTA MARIA C.V.
Con Luca De Filippo
al teatro Garibaldi
S. MARIA CAPUA VETERE. Al
teatro Garibaldi di Santa Maria
Capua Vetere “Le bugie con le
gambe lunghe”, diretto e interpretato da Luca De Filippo e
dalla sua Compagnia. In scena
martedì e mercoledì alle ore 21.
NELLO SPETTACOLO “ARIA SOSPETTA”
Subsonica, live d’eccezione Ale & Franz, risate “doc”
di Caterina Piscitelli
NAPOLI. È diventata sempre più
una moda, se vogliamo così definirla, quella dei tour teatrali: un po’
per fronteggiare la crisi, un po’ per
reinventarsi, un po’ per darsi un
tono. Purtroppo non sempre, però,
riesce a soddisfare appieno il pubblico, specie quando l’anima della
band è decisamente un’altra. Un
po’ quello che è successo per i
Subsonica (nella foto) al teatro Augusteo, per la prima data del tour
acustico della band torinese,
“l’esperimento”, come lo ha definito Samuel, del miglior gruppo di
elettronica pop italiano in versione “leggera”. In particolare quando, nel caso dei Sub, i fan sono abituati a pagare il biglietto per un
concerto, adrenalinico e spettacolare anche nelle scenografie, sui 20
euro, e ne hanno spesi invece 35 e
40 per una piacevole ma tranquilla serata a teatro. Lo dicono per primi loro, ed in effetti lo è anche per
tutti i presenti «È molto strano anche per noi stare sul palco di un
teatro». Il concerto si apre con una
delle più belle canzoni d’amore del
gruppo, “Dormi”, che si presta e
nasce già quasi in versione acustica, suonata e cantata dal solo
Samuel che invita uno alla volta gli
altri i componenti del gruppo. È la
volta di Max Casacci per intonare
“Ancora ad odiare” brano contenuto nel primo disco della band ed,
infatti, come raccontano sul palco
i nostri, prima canzone scritta dal
gruppo. A salire sul palco poi c’è
l’applauditissimo Boosta (Davide
Dileo) per una versione abbastanza “grungiata” se si può dire di
“Tutti i miei sbagli”. È qui che il
pubblico comincia a scaldarsi e a
chiedere di farli ballare. Ma tra una
battuta e l’altra, e saliti sul palco
anche gli altri due componenti
Ninja (Enrico Matta) alla batteria e
Vicio (Luca Vicini) al basso, si riesce a creare quell’atmosfera intima con la bellissima “Incantevole”
cambiata tutto sommato di poco
viste le ritmiche non particolarmente veloci. Si ripercorre anche
la primissima fase dub dei Subso-
nica con una versione reggae di
“Darling”, preceduta da un cover di
“Angels” del compianto Eliott Smith
e una light “Alba
Scura”. Non si abbandonano completamente loop, e
qualche accenno
di batterie elettriche andando avanti nel concerto, con
“Aurora Sogna”,
“Lasciati”, “Discoteca Labirinto”, “Istrice”, “Strade”,
quasi a non poter fare completamente a meno di alcuni suoni essenziali per l’espressione dello spirito di Samuel e compagni. La riflessione che viene da fare è che
tolte le peculiarità musicali dei
Subsonica alla fine rimane fortunatamente una straordinaria penna. Ciò che fa questo live acustico
è infatti mettere in risalto proprio
quei testi che a volte rimangono
sotto, travolti dai suoni, coperti dai
loop e dai synth che trascinano i
corpi in danze improvvisate e catartiche. Ma non si perderebbe la
scommessa se si puntasse su una
frase che con ogni probabilità riecheggiava nelle menti dei presenti, “Forse sono meglio al Palazzetto, avrei tanto voluto ballare”.
di Carlo Missaglia
NAPOLI. Sicuramente emozionati
sono sembrati Ale & Franz (insieme
nella foto) al loro primo apparire sulla scena del teatro Diana, vuoi perché era la prima volta che si esibivano a Napoli, terra non facile, essendo la patria di tantissimi formidabili comici del presente e del passato, vuoi perché il pubblico presente era tanto e tutto desideroso di
conoscere teatralmente ciò che avevano solo potuto apprezzare televisivamente, che è ben altra cosa. I
due bravi comici meneghini, sono
nati entrambi a Milano, e sono insieme dal 1994. Il loro curriculum artistico è di tutto rispetto e vanta un
buon numero di rappresentazioni
teatrali a partire dal 1997 con “Dalla A alla Z”, per la regia di Paola Galassi, loro primo mentore. Parlare anche delle presenze televisive dei nostri sarebbe poco agevole e non aggiungerebbe nulla a ciò che ci hanno mostrato nello spettacolo “Aria
precaria” scritto da loro stessi, in collaborazione con Clericetti, De Santis,Tanica,Testini, la regia di Leo
Muscato, i costumi di Laura Liguori, ed il disegno luci di Alessandro
Varazzi. Lo spettacolo si articola in
una serie di scenette a partire dalla
prima sulla reincarnazione, dove i
due in tunica bianca, si appalesano
in mezzo ad una nuvola di fumo
bianco. I due comici, rtenuti oggi fra
i migliori, si confrontano sulla loro
futura destinazione nella futura reincarnazione: rivivendo quella passata, scoprendone momenti passivamente soggiacenti. Lo spettacolo,
continua articolandosi con momenti che vanno a toccare la nascita o,
cosa più a noi familiare, il momento
della panchina. Questo, per chi segue il duo, e si capiva che chi era in
sala non era stato trascinato per i
capelli ma lo era perché interessato
alle performances dei loro beniamini, è stato un momento più familiare, più appartenente. Lo spettacolo
si svolge con i canoni più propri del
modo di fare teatro. Una apertura
fulminante, accattivante, una parte
mediana di routine ed un finale travolgente. È da rilevare la differenza
fra la comicità nordica, basata più
sulla arguzia, sulla battuta capziosa
ma non volgare, e quella, a cui noi
siamo più adusi: maleparole a tonnellate che sortiscono sempre il loro effetto. Non vogliamo dire che il
“...e che cazzo” sia mancato, ma lo
era in un contesto in cui non si poteva che dire ciò; non era una battuta forzata volta solo al consenso.
Forse cerchiamo qualcosa che non
ci appare più neanche smodato, e
non ci accorgiamo che quel tipo di
gergalità è solo in funzione di una
facile risata, e poco ha a che vedere col senso del discorso. Insomma
“‘na malaparola nun leva sete, ma fa
ridere assaje”. Man mano che lo
spettacolo si avviava al finale aumentava l’interesse che gli spettatori ponevano. La scenetta sui neonati - siamo nel sottofinale - è deliziosa; ma non essendo stati presenti non potete comprendere ciò di cui
andiamo a parlare, ma se andrete a
vedere lo spettacolo - cosa che consigliamo, potrete sicuramente riscontrare ciò di cui sto scrivendo.
Alla fine il pubblico ha premiato i
due navigati attori con una meritata standing ovation ben ripagata dagli stessi con un bis che ben si comprendeva essere non programmato
ma parte del loro ricco repertorio.
Emozionatissimi così come lo erano stati inizialmente, ma ora soddisfatti, e non in ambasce, dubbiosi,
hanno salutato il caloroso ed appagato consesso plaudente. Si replica
fino a domani.
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1-Michele Guardì:”Napoli, grande città di spettacolo”