14 SPETTACOLI sabato 3 dicembre 2011 IL POPOLARE REGISTA TELEVISIVO DE “I FATTI VOSTRI” ALLA GUIDA DELL’OPERA TRATTA DAL ROMANZO DI MANZONI Michele Guardì: «Napoli, grande città di spettacolo» NAPOLI. Napoli ha promosso a pieni voti Michele Guardì (nella foto) al suo esordio partenopeo come autore e regista di un’opera teatrale. “I Promessi Sposi-Opera moderna” che cosa ha di diverso dal romanzo del Manzoni? «Questo spettacolo non ha nulla di diverso rispetto al romanzo che abbiamo studiato a scuola. Da trascrittore del testo, da autore del libretto e da regista non ho fatto altro che riportare fedelmente in scena quello che Manzoni pensava e ha scritto. Quando, poi, due o tre volte sono intervenuto per aggiungere dei brani, l’ho fatto cercando di essere perfettamente aderente alle intenzioni oltre che al testo dello scrittore al punto tale che alcuni miei anziani professori mi hanno detto: “che bello, ci hai fatto riscoprire dei punti che non ricordavamo”. E io ho risposto: “non è che non ve li ricordavate, non c’erano proprio”». A che cosa è dovuta la scelta di Napoli subito dopo il debutto romano? «Dopo Roma, dove abbiamo prolungato con tre repliche in più per la grande TEATRO richiesta di pubblico, abbiamo scelto Napoli per il rispetto verso la storia teatrale della città. Prima del debutto partenopeo con lo spettacolo serale per gli adulti, abbiamo fatto due repliche con 3mila ragazzi a rappresentazione e abbiamo verificato che anche i giovani hanno accolto trionfalmente il nostro spettacolo. Ieri, in particolare, ci hanno applaudito per 20 minuti e tutti noi siamo rimasti profondamente commossi. È stata una festa per l’arte. Avevamo sognato un momento simile, ma viverlo è ben altro, è una sensazione di una bellezza indescrivibile. Un’altra cosa ci ha colpito profondamente: tra i ragazzi c’erano 80 studenti dell’Università della terza età. Erano venuti in pulman da Capri proprio per il nostro lavoro ed è stata una emozione incredibile vedere i loro entusiasmo pari come intensità a quello dei giovani». Si aspettava un simile successo? «Speravamo che il nostro spettacolo potesse piacere a tutte le fasce di età e ne abbiamo avuto la conferma. Stamattina, poi, ho fatto un’altra esperienza bellissima. Amo l’arte presepiale e dopo, lo spettacolo sono andato a San Gregorio Armeno. Lo faccio ogni anno in questo periodo. Diversi artigiani mi hanno riconosciuto e si sono complimentati perché i loro figli avevano parlato con loro della bellezza dello spettacolo al quale avevano assistito. Il tam tam dei giovani è la migliore pubblicità per noi. È stata una ulteriore gratificazione perché sono stato avvicinato come il produttore de “I Promessi Sposi” e non come l’ideatore del programma “I fatti vostri” che ogni anno ospita nei suoi studi romani artigiani di quella storica strada napoletana che, oltretutto, mi hanno anche regalato le statuette che rappresentano Magalli e me e che, con orgoglio, tengo in bella vista sulla mia scrivania». Il suo pensiero su questo debutto napoletano... «Non ci eravamo sbagliati: Napoli si è confermata grande città di spettacomisi lo». GRANDE SUCCESSO AL PALAPARTENOPE DI FUORIGROTTA PER “I PROMESSI SPOSI” Musical per gli occhi e per il cuore di Mimmo Sica CON “TI AMO NAPOLI” NAPOLI. Applausi a scena aperta per i “Promessi Sposi” di Michele Guardì alla prima rappresentazione serale al Palapartenope. Quest’opera moderna, a metà strada tra il musical e l’opera rock, ha rivelato tutta la genialità artistica e creativa dell’autore e regista siciliano. Il testo è stato scritto da Guardì durante le vacanze estive degli ultimi dodici anni trascorse nella sua Agrigento in compagnia dell’amico Pippo Flora che ne ha composto le musiche. Il kolossal, prodotto dall’autore-regista senza contributi di alcun genere, è costato circa sei milioni di euro e è stato messo in scena per la prima assoluta nel 2010 allo Stadio San Siro di Milano. In questa stagione, dopo il debutto romano, lo spettacolo calca il palcoscenico della “Casa della musica di Napoli” di via Barbagallo a Fuorigrotta ancora stasera alle ore 21 e domani alle ore 18. Il kolossal, giustamente chiamato dall’autore “Evento musicale dell’anno”, vede in scena dieci protagonisti, quaranta ballerini e un coro di quaranta elementi. Parte del cast è composto dagli stessi attori del musicol “Notre Dame de Paris” e cioè Noemi Smorra, Graziano Galatone, Giò Di Tonno, Christian Gravina, Cristian Mini e Vittorio Matteucci. In 240 minuti circa, il pubblico di ogni fascia di età, presente in teatro, ha riscoperto il capolavoro manzoniano, il più delle volte mal sopportato sui banchi di Per Misuraca un cd... azzurro ALL’AUGUSTEO I protagonisti del musical diretto da Michele Guardì sul palcoscenico del Palapartenope scuola, imparando ad amarlo e ad apprezzarlo. E’questo che voleva Gaudì e questa è stata la sua più grande magia. Ci è riuscito senza stravolgere il romanzo originario, ma con il mix perfetto che ha realizzato tra gli attori, la scenografia, i costumi, la coreografia e, una spanna sopra tutti, la musica. L’attenzione dello spettatore è stata sempre alta e concentrata. Nessuna scena è mai stata prevedibile; le parti sono state distribuite con equilibrio in modo che ogni attore è stato protagonista; le luci sono state sempre piene e decise e abilmente coniugate, nelle loro variazioni cromatiche, con i momenti di chiaro scuro; mai una discordanza di colori tra costumi e scene. Nelle rare volte in cui l’autore è intervenuto sul testo, la sua innovazione si è sempre perfettamente amal- gamata con il racconto originario rafforzando il concetto che l’opera manzoniana affronta temi eterni e sempre attuali. Su tutti la universalità della problematica dell’uomo con le sue gioie e i suoi dolori, con la divina provvidenza e la sventura e il problema della giustizia in contrapposizione all’arroganza del potere. Di grande effetto la scena in cui sul palcoscenico compaiono l’Azzecca-garbugli, Renzo, alcuni magistrati in toga e dei prigionieri in catene che urlano ripetutamente “la giustizia è uguale per tutti” e quella in cui don Rodrigo, rappresentato come un enorme ragno che con la sua ampia tentacolare ragnatela cattura tutti, grida a gran voce: “io sono il potere”. Da sottolineare l’interpretazione di “Amore che non posso amare” fatta dalla Monaca di Monza con Egi- NEI TEATRI DOPO LA TOURNÉE ESTIVA dio e con i promessi sposi dalla quale traspare tutto il tormento interiore di Gertrude per il suo amato e il duetto della conversione “Solo il silenzio” fatta dall’Innominato Vincenzo Matteucci insieme a Christian Gravina, applauditissimo tenore che ha svolto il doppio ruolo di Fra Cristoforo e del cardinale Borromeo. Spettacolare la scena con cui termina lo spettacolo: un “Pater noster” cantato in coro da tutti gli interpreti tra il profumo d’incenso bruciato e gli zampilli di acqua che bagnano gli attori in scena e che simulano la pioggia purificatrice che libera Milano dalla peste. Sicuramente si è assistito ad una spettacolo sorridente, forte, violento, drammatico, mosso, divertente che, come ha detto lo stesso autore, «è per gli occhi, ma anche per il cuore». AL “DIANA” NAPOLI. Grande successo di ascolti e critica per “Ti amo Napoli”, la canzone, dichiarazione d’amore a quattro voci al Napoli (ed a Napoli città) ha superato in poco più di una settimana dalla pubblicazione le 7mila visualizzazioni su Youtube scatenando un tam-tam mediatico dei tifosi azzurri e di appassionati musicali ed assurgendo a “portafortuna” dei partenopei. Scritta da Nando Misuraca (nella foto), è interpretata dallo stesso con Gianni Conte, Umberto Bellissimo e Clementino, giovane rapper dei Videomind, tra i più apprezzati della scena hip-hop italiana.«“Ti amo Napoli” - ha dichiarato Misuraca - non ha la pretesa di essere un inno al Calcio Napoli ma, piuttosto una canzone d’autore ed una dichiarazione d’amore dedicata alla città ed alla squadra azzurra». IN BREVE SALA DELLA LOGGIA “Gocce ‘e Napule” al Maschio Angioino NAPOLI. Questo pomeriggio, alle ore 16 presso la Sala della Loggia di Maschio Angioino, si tiene il recital di poesie in musica “Gocce ‘e Napule” di Giulio Pacella. Interverranno Angelo Calabrese, Gianni Festinese, Liliana Palermo ed Ornella Romano. TEATRO BOLIVAR Una nuova avventura per Sasà Palumbo NAPOLI. Dopo il successo ottenuto con lo spettacolo “Se... mai mi sposerò?”, vincendo il “Sipario d’argento”, la “Bombetta d’oro” di Altamura e il “Campania Felix”, il giovane autore Sasà Palumbo si cimenta in una nuova avventura dal titolo “Tutta colpa di Moana”, la nuova brillante commedia che andrà in scena domani alle ore 18.30 al teatro Bolivar di Materdei. SANTA MARIA C.V. Con Luca De Filippo al teatro Garibaldi S. MARIA CAPUA VETERE. Al teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere “Le bugie con le gambe lunghe”, diretto e interpretato da Luca De Filippo e dalla sua Compagnia. In scena martedì e mercoledì alle ore 21. NELLO SPETTACOLO “ARIA SOSPETTA” Subsonica, live d’eccezione Ale & Franz, risate “doc” di Caterina Piscitelli NAPOLI. È diventata sempre più una moda, se vogliamo così definirla, quella dei tour teatrali: un po’ per fronteggiare la crisi, un po’ per reinventarsi, un po’ per darsi un tono. Purtroppo non sempre, però, riesce a soddisfare appieno il pubblico, specie quando l’anima della band è decisamente un’altra. Un po’ quello che è successo per i Subsonica (nella foto) al teatro Augusteo, per la prima data del tour acustico della band torinese, “l’esperimento”, come lo ha definito Samuel, del miglior gruppo di elettronica pop italiano in versione “leggera”. In particolare quando, nel caso dei Sub, i fan sono abituati a pagare il biglietto per un concerto, adrenalinico e spettacolare anche nelle scenografie, sui 20 euro, e ne hanno spesi invece 35 e 40 per una piacevole ma tranquilla serata a teatro. Lo dicono per primi loro, ed in effetti lo è anche per tutti i presenti «È molto strano anche per noi stare sul palco di un teatro». Il concerto si apre con una delle più belle canzoni d’amore del gruppo, “Dormi”, che si presta e nasce già quasi in versione acustica, suonata e cantata dal solo Samuel che invita uno alla volta gli altri i componenti del gruppo. È la volta di Max Casacci per intonare “Ancora ad odiare” brano contenuto nel primo disco della band ed, infatti, come raccontano sul palco i nostri, prima canzone scritta dal gruppo. A salire sul palco poi c’è l’applauditissimo Boosta (Davide Dileo) per una versione abbastanza “grungiata” se si può dire di “Tutti i miei sbagli”. È qui che il pubblico comincia a scaldarsi e a chiedere di farli ballare. Ma tra una battuta e l’altra, e saliti sul palco anche gli altri due componenti Ninja (Enrico Matta) alla batteria e Vicio (Luca Vicini) al basso, si riesce a creare quell’atmosfera intima con la bellissima “Incantevole” cambiata tutto sommato di poco viste le ritmiche non particolarmente veloci. Si ripercorre anche la primissima fase dub dei Subso- nica con una versione reggae di “Darling”, preceduta da un cover di “Angels” del compianto Eliott Smith e una light “Alba Scura”. Non si abbandonano completamente loop, e qualche accenno di batterie elettriche andando avanti nel concerto, con “Aurora Sogna”, “Lasciati”, “Discoteca Labirinto”, “Istrice”, “Strade”, quasi a non poter fare completamente a meno di alcuni suoni essenziali per l’espressione dello spirito di Samuel e compagni. La riflessione che viene da fare è che tolte le peculiarità musicali dei Subsonica alla fine rimane fortunatamente una straordinaria penna. Ciò che fa questo live acustico è infatti mettere in risalto proprio quei testi che a volte rimangono sotto, travolti dai suoni, coperti dai loop e dai synth che trascinano i corpi in danze improvvisate e catartiche. Ma non si perderebbe la scommessa se si puntasse su una frase che con ogni probabilità riecheggiava nelle menti dei presenti, “Forse sono meglio al Palazzetto, avrei tanto voluto ballare”. di Carlo Missaglia NAPOLI. Sicuramente emozionati sono sembrati Ale & Franz (insieme nella foto) al loro primo apparire sulla scena del teatro Diana, vuoi perché era la prima volta che si esibivano a Napoli, terra non facile, essendo la patria di tantissimi formidabili comici del presente e del passato, vuoi perché il pubblico presente era tanto e tutto desideroso di conoscere teatralmente ciò che avevano solo potuto apprezzare televisivamente, che è ben altra cosa. I due bravi comici meneghini, sono nati entrambi a Milano, e sono insieme dal 1994. Il loro curriculum artistico è di tutto rispetto e vanta un buon numero di rappresentazioni teatrali a partire dal 1997 con “Dalla A alla Z”, per la regia di Paola Galassi, loro primo mentore. Parlare anche delle presenze televisive dei nostri sarebbe poco agevole e non aggiungerebbe nulla a ciò che ci hanno mostrato nello spettacolo “Aria precaria” scritto da loro stessi, in collaborazione con Clericetti, De Santis,Tanica,Testini, la regia di Leo Muscato, i costumi di Laura Liguori, ed il disegno luci di Alessandro Varazzi. Lo spettacolo si articola in una serie di scenette a partire dalla prima sulla reincarnazione, dove i due in tunica bianca, si appalesano in mezzo ad una nuvola di fumo bianco. I due comici, rtenuti oggi fra i migliori, si confrontano sulla loro futura destinazione nella futura reincarnazione: rivivendo quella passata, scoprendone momenti passivamente soggiacenti. Lo spettacolo, continua articolandosi con momenti che vanno a toccare la nascita o, cosa più a noi familiare, il momento della panchina. Questo, per chi segue il duo, e si capiva che chi era in sala non era stato trascinato per i capelli ma lo era perché interessato alle performances dei loro beniamini, è stato un momento più familiare, più appartenente. Lo spettacolo si svolge con i canoni più propri del modo di fare teatro. Una apertura fulminante, accattivante, una parte mediana di routine ed un finale travolgente. È da rilevare la differenza fra la comicità nordica, basata più sulla arguzia, sulla battuta capziosa ma non volgare, e quella, a cui noi siamo più adusi: maleparole a tonnellate che sortiscono sempre il loro effetto. Non vogliamo dire che il “...e che cazzo” sia mancato, ma lo era in un contesto in cui non si poteva che dire ciò; non era una battuta forzata volta solo al consenso. Forse cerchiamo qualcosa che non ci appare più neanche smodato, e non ci accorgiamo che quel tipo di gergalità è solo in funzione di una facile risata, e poco ha a che vedere col senso del discorso. Insomma “‘na malaparola nun leva sete, ma fa ridere assaje”. Man mano che lo spettacolo si avviava al finale aumentava l’interesse che gli spettatori ponevano. La scenetta sui neonati - siamo nel sottofinale - è deliziosa; ma non essendo stati presenti non potete comprendere ciò di cui andiamo a parlare, ma se andrete a vedere lo spettacolo - cosa che consigliamo, potrete sicuramente riscontrare ciò di cui sto scrivendo. Alla fine il pubblico ha premiato i due navigati attori con una meritata standing ovation ben ripagata dagli stessi con un bis che ben si comprendeva essere non programmato ma parte del loro ricco repertorio. Emozionatissimi così come lo erano stati inizialmente, ma ora soddisfatti, e non in ambasce, dubbiosi, hanno salutato il caloroso ed appagato consesso plaudente. Si replica fino a domani.