BENI CULTURALI Aldilà del muro Storie e memorie del cimitero di Niscemi Gli autori del volume “Aldilà del muro. Storie e memorie del cimitero di Niscemi” di cui pubblichiamo un estratto: Salvatore Ravalli, geometra di professione, fotografo ed animatore culturale. Numerosi i progetti culturali e le mostre fotografiche, le iniziative in collaborazione con il Lions Club di cui è socio attivo, così come quelle realizzate con il Comune di Niscemi e le associazioni di volontariato. Rosario Antonio Rizzo, docente di scuola media in pensione, ha insegnato in una scuola svizzera in Canton Ticino. Ha collaborato a settimanali e riviste di cultura. Rientrato a Niscemi si occupa di ricerca storica locale e collabora alle iniziative culturali di Ravalli. È autore di diversi saggi di arte e cultura. Giuseppe Stimolo, Maresciallo dell’Aeronautica Militare a Sigonella. Si occupa di pubbliche relazioni. Pittore e fotografo. Conoscitore e storico, attento e rigoroso, della cucina. Mantiene rubriche storiche su diverse riviste e collabora a moltissime iniziative culturali sia a Niscemi sia in altri luoghi della Sicilia. 30 “È una singolare debolezza dello spirito umano il fatto che la morte non gli sia mai presente per quanto gli si metta in mostra da ogni parte e in mille modi. I mortali si preoccupano di seppellire il pensiero della morte con la stessa cura con cui sotterrano i morti” Jacques-Bènigne Bossuet All’inizio del 1800 Napoleone Bonaparte regolamenta la costruzione dei cimiteri con tutta una serie di leggi a carattere normativo, amministrativo, sanitario, edilizio e legale. Norme che, completate, modificate ed aggiornate, sono arrivate fino a noi. L’amministrazione e la manutenzione di un cimitero spettano al Comune. Di regola: “... i cimiteri delle grandi città italiane hanno quasi tutti un impianto architettonico-monumentale molto ben definito, sono geometrico-simmetrici nella disposizione planimetrica, con parti costruite di grande mole e di notevole importanza: colonnati, famedi, porticati recingono e a volte suddividono in comparti l’area totale. Il nostro cimitero Come da tradizione il clero, la borghesia e gli appartenenti alle Confraternite venivano sepolti nelle cripte delle varie chiese. Importantissima la cripta sotterranea della chiesa Madre Santa Maria d’Itria, fortunosamente e recentemente restaurata. Fino al 1877 esisteva un camposanto davanti alla porta e sul fianco sinistro della chiesa. In quell’anno l’Amministrazione comunale cominciò a sistemare la piazza, smantellò il camposanto e ordinò che le ossa dei defunti venissero sistemate al cimitero che, in quel periodo, si trovava nella selva del convento dei padri francescani e dove attualmente c’è la caserma dei carabinieri che ha occupato lo spazio dove fino a qualche tempo fa, c’era il campo sportivo Superga. Quando si costruì, inizio anni cinquanta, il campo sportivo, le ossa dei defunti che venivano dissotterrati dalle ruspe venivano trasportate all’ossario del cimitero. Tranne quelle della duchessa Margherita Branciforte, ultima padrona di Niscemi, morta nel 1830. Oggi ospitate in un loculo a destra entrando dalla porta principale. E dopo lo smantellamento del campo sportivo, durante la costruzione dell’attuale caserma dei carabinieri, altre ossa furono ritrovate e portate nell’ossario cimiteriale. Nel 1883 il Consiglio Comunale deliberò di costruire un nuovo cimitero, anziché ampliare quello esistente, e scelse la località del Monte Castellana. Un atto di grande coraggio e di lungimiranza. Durante il dibattito per la scelta del luogo, alcune forze politiche, invece, sostenevano l’utilità di non procedere ad una nuova costruzione, ma di ampliare quello già esistente. La scelta cadde su un’area archeologica di grande prestigio, allora sconosciuta. Un’area “... nota dalla letteratura archeologica in quanto sede di insediamenti antichi di età protostorica e arcaica (probabilmente il famoso ripostiglio di Niscemi, oggi conservato nel museo archeologico di Siracusa, proviene proprio da questo sito) che andrebbero quindi meglio indagati al fine di una loro futura valorizzazione”, così come si evince da una corrispondenza tra la Sopraintendente ai BB.CC.AA. di Caltanisetta ed il 31 ANNO III | n. 14 | MARZO - APRILE 2011 Comune di Niscemi. La scelta di costruire un nuovo cimitero fu dettata, oltre che dalle indicazioni degli editti napoleonici, arrivati, non solo a Niscemi, ma in tutta la Sicilia con notevolissimo ritardo, da altre importanti considerazioni. Innanzitutto il cimitero doveva sorgere in un luogo ben areato per quei motivi di igiene e di salubrità. Proprio in quel periodo, l’8 gennaio 1875, il cavaliere Gabriele Calafato pubblicava un libretto, Considerazioni sul Cimitero da impiantarsi in Caltanisetta, come ci ricorda il critico d’arte Franco Spena nel suo testo La città degli angeli: “È assai grave” dice il Calafato, “la quistione di saper scegliere la località per fondarvi una necropoli” e aggiunge “... la topografia del luogo deve essere esposta in modo che sia percorsa da una sufficiente quantità d’aria; è necessario che il terreno sia abbastanza lontano dall’abitato; è mestieri di non ignorare la direzione dei venti massime quelli che predominano nella stagione estiva; la umidità, la secchezza, e la porosità dello stesso terreno, e finalmente la disposizione degli strati nei quali le fosse debbono praticarsi sono condizioni importanti... “ . Ancora: “Il terreno poi chimicamente considerato; il suo coeifficiente di assorbimento su la materia organica, e il trovarsi in vicinanza di depositi di acque potabili sono considerazioni intrinseche che giova esaminare attentamente”. La tipologia edificatoria del cimitero di Niscemi segue quella della città. Ce lo indica, in numerosi saggi, lo 32 storico Angelo Marsiano quando afferma: “La tipologia urbana che caratterizza il nostro comune, come del resto quelli che sorsero nei secoli XVI, XVII, XVIII è la maglia ortogonale. L’organizzazione dei nuovi insediamenti si configura come un organismo urbano in cui gli elementi che lo compongono sono generati da un intervento razionalizzato che non lascia spazio ai caratteri spontanei di un agglomerato rurale”. Felicissima la scelta dell’ubicazione sul prolungamento della via XX Settembre, la strada più lunga di Niscemi. Un’ubicazione che non contrasta, e soprattutto non rompe l’armonia del paesaggio che da est, la parte collinosa che si estende dal territorio calatino, degrada dolcemente verso ovest, la Piana, i famosi e fertilissimi Campi Gelòi di virgiliana memoria. E ce lo ricorda Giuseppe Conti nel suo Mare africano: “ ... da questa ampia terrazza ti appare improvvisamente qualcosa come un enorme schizzo topografico, disegnato e dipinto al naturale. Giù, per il dislivello a picco di oltre 300 metri, è la Piana: immensa coltre verde in primavera, ondeggiante tavoliere biondo in estate, levigato pianoro brullo accuratamente pettinato, nella stagione fredda. In tutti i sensi, a perdita d’occhio, stradali, vie vicinali, confini di chiuse a scacchiera, viottoli e trazzere che salgono serpeggiando lungo i costoni della collina. Sono questi i Campi Gelòi ricordati da Virgilio”. Il cimitero di Niscemi venne solennemente inaugurato e benedetto dal parroco Carmelo Vacirca il 9 settembre 1900. Fino a quel momento, come dimostra la tavoletta dell’Istituto Geografico Militare (I.G.M.) aggiornata a tutto luglio 1897 dal tenente Hotz, a Niscemi esistevano due cimiteri. L’entrata principale, un portale stile tempietto, si presenta con una trabeazione, una struttura semplice che poggia su colonne piatte ed una croce in ghisa al culmine della trabeazione, composta dall’architrave, dal fregio e dalla cornice. La parte centrale del cimitero, quella primitiva, si presentava come una villa contornata da alberi. Strutturalmente rispecchia l’impianto urbano della nostra città. Il viale centrale si stende da est verso ovest, da dove, a forma di pettine ad asse ortogonale ripartono altri viali in direzione sud-nord. All’interno altri viali più piccoli. I muri perimetrali esterni, alti circa quattro metri e di pietrame informe, servono da chiusura. Mentre all’interno sono tutti occupati da loculi. Gli alberi, che inizialmente contornavano l’intero perimetro cimiteriale, sono stati sradicati, quasi tutti. La costruzione originaria del 1900 ha subito alcuni ampliamenti: verso nord nel 1975 e verso ovest nel 1997 per creare nuovi spazi per la tumulazione e dare risposte alle richieste dei cittadini. Quindi il rettangolo iniziale ha subito una modifica sostanziale che non permette più di identificare la struttura originaria. Infatti il muro nord quasi non esiste più. Oggi occupa una superficie di circa 40.000 metri quadrati con circa 30.000 cadaveri tumulati. Un’area completamente satura. Si sono costruiti anche dei terrazzamenti, verso ovest soprattutto, con opere in cemento armato per la creazione di nuovi posti da destinare ai campi comuni. In queste opere di ristrutturazione e di ricerca costante di spazio, sarebbe opportuno interessare la Sopraintendenza ai BB.CC.AA. di Caltanisetta affinché possa mettere sotto vincolo, non solo alcune aree del cimitero, ma anche alcuni monumenti di interesse storico: cappelle e monumentini che testimoniano l’architettura di inizio 1900. Onde evitare che ne scompaia la memoria. In questi ultimi decenni abbiamo assistito, in mancanza di un vero e proprio piano di tumulazione, al fiorire di cappelle, tombe ed altri interventi in maniera poco ortodossa, riproponendo, in dimensioni ridotte, quel disordine edificatorio che ha sconvolto il volto della nostra 33 ANNO III | n. 14 | MARZO - APRILE 2011 Città con materiali diversi da quelli tradizionali che, per fortuna, ancora oggi possiamo ammirare in qualche vecchia cappella gentilizia. Entrando dal portale principale si possono ammirare le cappelle gentilizie delle famiglie storiche di Niscemi. Da destra verso sinistra troviamo, veri e propri monumenti 34 architettonici, che riflettono gli stili dell’epoca. Soprattutto va notato l’uso della pietra bianca di Comiso che ha le funzioni non solo statica, ma anche architettonica. Si nota, stranamente, la mancanza di opere realizzate in pietra di Pilacane. Mentre le opere realizzate nella città denotano una sua presenza. Forse la cava si era esaurita?