INTRODUZIONE
Questo libretto presenta alcuni mosaici
che hanno per soggetto la Madre di Dio.
Ogni scena ha a fianco una pagina scritta
che non vuole essere un commento del
mosaico, una sua spiegazione, ma un proseguire quanto è detto con l’immagine artistica con un altro mezzo espressivo. Crediamo infatti, come nei tempi antichi, che
sia la parola che l’immagine, sia il linguaggio discorsivo che quello artistico siano vie
di conoscenza di Dio e di espressione del
suo mistero ugualmente valide che si
richiamano, si confermano e si correggono
l’una l’altra. Il loro legame ci ricorda infatti che ogni nostro tentativo di dire il mistero di Dio è alla radice sempre qualcosa di
simbolico, perché Lui rimane infinitamente più grande di noi e di come noi sappiamo esprimerlo. Il legame tra parola e
immagine ci ricorda inoltre che ogni linguaggio religioso deve essere il più possibile organico, parlando in modo che l’intelletto si ricompatti con il cuore, per condurre a quell’integrità che si esprime come bellezza.
Come di consueto, allo scritto che accompagna le immagini sono aggiunte citazioni
tratte da antichi testi cristiani, questa volta
tutte provenienti dalla tradizione siriaca. Il
patrimonio che essa conserva appartiene
alla Chiesa una ed unica di Cristo e, girando queste pagine, si sarà sorpresi dal constatare una consonanza di sentire, ma allo
stesso tempo una diversità di espressione e
di approccio che illumina da angolature
diverse il mistero di Dio e di sua Madre.
Tutto ciò che è di Cristo, infatti, è nostro e
contribuisce ad approfondire la sua conoscenza e a muovere il cuore verso di Lui.
Se tra il Creatore e la creatura esiste un
abisso, c’è un’alterità tale che scuote le fondamenta del creato, Maria costituisce il
superamento di tale abisso, in quanto in lei
Dio trova un’accoglienza così totale che
nasce Cristo, vero Dio e vero uomo. Non
c’è un esempio migliore dell’inabitazione
dello Spirito Santo nella creatura della
maternità divina. Colui che nasce dallo
Spirito e dalla Vergine, come canta Efrem,
è “Figlio di Dio ma anche figlio dell’uomo,
e figlio di Giuseppe, figlio di David e figlio
di Maria” (Inni sulla natività 6, 2). Se è grazie alla Madre di Dio che è superato l’abisso tra il Creatore e la creatura, Maria è quindi il termine della nostra salvezza. “Con te
la fossa non è più una fossa, perché in te si
sale al cielo. Con te il sepolcro non è più un
sepolcro, perché tu sei anche la risurrezio-
ne”, continua Efrem, esprimendo lo stupore di Maria davanti alla vicinanza di un Dio
che è anche suo figlio. La natura umana
ferita è guarita e riportata alla gloria della
comunione con il Signore.
Dio non agisce su Maria come qualcosa di
esterno, come un dono aggiunto, ma interpella la sua libertà, chiede il suo acconsentimento, perché ciò che nasca venga dalle
energie congiunte del divino e dell’umano.
Da allora tutto ciò che nasce deve essere
cristico, di Dio e dell’uomo insieme, nell’amore e nella libertà. La vita cristiana ha
perciò la sua radice nell’acconsentimento
della Vergine all’ispirazione divina.
Ma la luce, l’integrità, la gloria di Maria non
rimangono un privilegio personale. Maria è
la Chiesa, l’umanità salvata, il tipo dei re-
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denti, il cosmo rinnovato. Per questo troveremo nei testi alle pagine seguenti tante
piccole perle che esprimono le verità di
fondo della vita spirituale, pienezza di vita
divino-umana, rivelazione incessante dello
Spirito Santo.
In appendice è pubblicato un articolo di
Sebastian Brock, profondo conoscitore della
tradizione siriaca stimato in tutto il mondo
e autore noto anche ai lettori di Lipa. Il suo
scritto ci aiuta a collocare i testi scelti, le
immagini e gli appellativi inconsueti utilizzati
per Maria, le sottolineature del suo ruolo
nella storia della salvezza, all’interno del ricco
patrimonio di spiritualità delle Chiese che li
hanno generati, cogliendoli nelle loro risonanze e aiutandoci a farli più vicini.
Legenda
p. 5
Il cammino della vocazione. Particolare: In principio, Centro spirituale della Comunità
Emmanuel, Lecce (2004)
p. 7
La Vergine Maria e i santi Cirillo e Metodio nel libro che è la Parola di Dio, Cappella
del Centrum Aletti, Olomouc, Repubblica Ceca (2003)
p. 9
Parete della kenosi. Particolare della Deposizione, Sala capitolare della Cattedrale di
Santa Maria Reale dell’Almudena, Madrid (2006)
p. 11
Dies Domini. Particolare del presbiterio, con la Discesa agli inferi e l’Annunciazione,
Chiesa di San Pasquale, Bari (2005)
p. 13
Teologia dell’Immacolata. Particolare della Visitazione, Chiesa delle Suore Orsoline
Figlie di Maria Immacolata, Verona (2006)
p. 15
La creazione e la nuova creazione in Cristo. Particolare delle due mani di Dio Padre
Creatore: Gesù Cristo e lo Spirito Santo, rappresentato da Maria, la Pneumatofora,
Sacrestia della Cattedrale di Santa Maria Reale dell’Almudena, Madrid (2005)
p. 17
Ciclo sul Sacro Cuore. Particolare dell’Annunciazione, Cappella della Casa Incontri
Cristiani, Capiago (Como) (2006)
p. 19
Trilogia dello Spirito Santo. Particolare dell’Annunciazione, Chiesa di Santa Chiara al
Collegio Francese, Roma (2004)
p. 21
La spiritualità della Madonna della Salute. Particolare della Deposizione dalla Croce,
Santuario della Madonna “Salute degli infermi”, Scaldaferro (Vicenza) (2006)
p. 23
Chiamati alla risurrezione. Particolare dell’Annunciazione, Cappella della Nunziatura
Apostolica di Parigi (2004)
p. 25
Ciclo sul Sacro Cuore. Particolare della Crocifissione, Cappella della Casa Incontri
Cristiani, Capiago (Como) (2006)
p. 27
Natività, Cappella delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento, Lenno (Como)
(2007).
CREAZIONE E NUOVA CREAZIONE
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La scena della creazione di Eva e quella
dell’Annunciazione sono qui composte
entrambe dentro al rotolo della Parola su
cui aleggia lo Spirito Santo in forma di
colomba, come ha aleggiato all’inizio sulle
acque primordiali e come ha aleggiato ancora in quel nuovo inizio radicale costituito dalla nascita del Figlio di Dio.
La creazione del mondo, che ha il suo apice
nella creazione dell’uomo, è una sorta di
incarnazione della Parola in divenire, che
culmina nell’incarnazione del Figlio di Dio.
L’uomo è stato creato cioè in modo da poter
contenere un giorno il Dio di cui è l’immagine. Perciò l’angelo apre il rotolo della Scrittura come le cortine di una tenda, portando
in piena luce ciò che è sotteso fin dall’inizio.
L’albero dell’Eden, infatti, è già l’albero del
Golgota – la croce –, e in Eva si vede già la
nuova Eva: indica il fianco da cui è stata
tolta, rimandando così al costato trafitto
del Signore da cui sulla croce uscirà la
Chiesa, Madre dei viventi.
Ad Adamo Dio aveva dato Eva come aiuto,
ma la donna non aveva adempiuto questa
sua vocazione. Qui Eva indica il cielo, mostrando con ciò la sua vocazione di principio religioso dell’umanità. Eva infatti era
stata chiamata “Vita” (cf Gen 3,20) proprio
perché il miracolo della vita che si compie
in lei riflettesse la sua verità spirituale. Ora
Maria, la nuova Eva, è la bocca dell’umanità
e, grazie a lei, il “sì” degli uomini corrisponde al “sì” creatore del Padre nei cieli.
Con l’Annunciazione si ritorna così alla radice stessa della creazione del primo uomo:
come Adamo è stato modellato dalla terra
primordiale ed Eva è nata senza seme umano, il Figlio di Dio nasce dalla terra vergine
della Figlia di Sion. Per questo la sua nascita
partorisce daccapo l’umanità intera e rinnova tutta la creazione.
“Come all’inizio Eva nacque da Adamo senza
unione carnale, così è di Giuseppe e Maria, la
vergine sua sposa. Eva mise al mondo l’omicida
Caino, Maria il Vivificatore. Quella partorì colui
che versò il sangue di suo fratello, questa colui il
cui sangue fu versato dai suoi fratelli. Quella mise
al mondo colui che fuggiva tremante (cf Gen 4,12)
a causa della maledizione della terra, questa colui
che si addossò la maledizione e la inchiodò sulla
croce (cf Col 2,14).
La concezione della Vergine ci insegna che chi,
senza unione carnale, generò Adamo dalla
terra vergine ha pure formato senza unione carnale il secondo Adamo nel seno della Vergine. Il
primo Adamo è ritornato nel seno di sua madre
[la terra]; invece, per opera del secondo Adamo,
che non è tornato nel seno della terra, colui che era
stato sepolto nel seno di sua madre ne fu tirato
fuori” (Efrem il Siro, Commento al Diatessaron
II, 2).
LA PAGINA
DELLA PIENEZZA DEI TEMPI
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All’ora dell’Annunciazione, l’angelo apre il
libro sulla pagina della pienezza dei tempi.
Da allora, la Parola non è più solo ascoltata,
ma, grazie alla Vergine di Nazaret, anche
contemplata sul volto del Figlio di Dio, il
Verbo incarnato. Il libro della Parola di Dio
ha già molte pagine ed ha cominciato ad
essere scritto fin dall’alba dei tempi: all’inizio di tutto, Dio dice e le cose esistono.
Qualsiasi cosa nasca da Lui, nasce per il
potere del suo Verbo, per mezzo del quale il
mondo è stato fatto (cf Gv 1,3), che rimane
come una traccia di orientamento del creato. Il cielo, la terra, tutto è stato creato dalla
sua Parola potente e l’universo intero è una
sorta di materializzazione di questa Parola.
Anche l’uomo. Anzi, soprattutto lui, perché
fu creato per mezzo della Parola rivoltagli
dal Creatore, perché la sua vita si compisse
nel dialogo con Lui. Perciò il Logos di Dio
si è potuto incarnare nell’uomo.
Per questo motivo, poiché in tutto risuona
questa Parola, la parola umana, sia scritta
che pronunciata, per i cristiani non è mai
banale. Anzi, per alcuni popoli, con il bat-
tesimo, è avvenuta un’unità inscindibile tra
la propria lingua e il vangelo. Qui vediamo
raffigurati i santi Cirillo e Metodio, “apostoli degli slavi”, che percorrono la terra
morava e impastano i popoli slavi con il Signore, scrivendo la loro salvezza con la stessa scrittura del Vangelo.
Ogni popolo ha nel libro della Parola un
segnalibro, un segno di particolare adesione al vangelo, sulla pagina dove è morto ai
principi egoistici di autoaffermazione, di
esclusivismo, di narcisismo rispetto alla
propria cultura ed è risuscitato nel meglio
di essa, manifestandosi come un popolo
ospitale, accogliente, di comunione.
Anche a livello personale, ciascuno di noi
ha dei segnalibri del cuore per indicare le
pagine del vangelo dove la conformità a
Cristo per noi è stata più forte, dove cioè ci
siamo sacrificati nell’amore che muore per
risuscitare. I segnalibri marcano quei momenti forti in cui un popolo o una persona
diventa nella sua carne un tratto della Parola, è particolarmente cristoforme.
“[Maria ai Magi]: ‘Il cielo e gli abissi, gli angeli
tutti e gli astri rendono testimonianza che egli è
Figlio di Dio e Signore. Annunziate la cosa ai
vostri paesi’.
‘Il cielo, con una sua sola stella, ha commosso tutta
la Persia ed essa ha creduto che il Figlio tuo è il re
grande a cui tutti i popoli saranno sottomessi’.
‘Portate la pace ai vostri paesi; abbondi la
prosperità nel vostro regno; o apostoli della verità,
possiate essere creduti dovunque andrete’.
‘La pace del Figlio tuo ci riporti salvi al nostro
paese, cosí come siamo venuti. La sua potenza che
comincia a regnare nel mondo possa visitare la
nostra terra e santificarla!’.
‘Si rallegri la Persia del vostro annuncio,
esulti l’Assiria per il vostro ritorno.
Splenda il regno del Figlio mio; egli stesso alzi il
suo vessillo sul vostro paese’.
‘La Chiesa esulti e dia lode per la natività
dell’Altissimo, perché il cielo e la terra sono
illuminati alla sua epifania. Sia benedetto Colui
alla cui nascita tutto riceve gioia’” (“Maria e i
Magi”, poema siriaco in forma di dialogo, in
“Marianum” LXVIII, 147, cur. S. Brock).
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