Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/ C / RM Anno XV - Novembre/Dicembre 2012 - Numero 11-12 DOSSIER Natale a Betlemme Somma r i o 1 Editoriale Ubuntu! 2 Kabàka, l’amico dotto La CARITÀ arricchisce tutti 4 Giramondo 10 Viaggio in… Albania All’inte rno PIAN E MISSI TA O RAGA ZZI 14 Dossier Natale a Betlemme 22 Il libro della Missione Missionari di oggi 24 Dove è nata la missione Un sindaco ragazzina 26 Passi di oggi… Ai poveri la Buona Novella 27 … sulle orme di ieri Santo Stefano 32 Click alla Parola 33 Fuorisacco A casa della fantasia 34 Mama Mukasi 1.600 Km per la pace 35 Scaffale Per conoscere Gesù 35 Un mondo di quiz TO PREMIAVO! DI NUO d’Oro” l Ponte vista “I ttava ediziori a tr s di La no dell’o vincitori azionale “Città er è tra i n p rnalino ra Premio io g r lio ne del e ” al mig nno – Chiavari nche quest’a – ci siaA ragazzi. sso nel 2006 enzione m ce già suc iudicati una lla ione a g mo ag per l’educaz rmazioni fo le in specia à. Maggiori lit mondia imo numero! ss sul pro Il Ponte d’Oro - Mensile dei Ragazzi Missionari Reg. Tribunale di Roma n. 171/97 del 21/03/97 Editore: Associazione Amici della Propaganda Missionaria Presidente: Giovanni Attilio Cesena La rivista è promossa dalla Fondazione Missio (organismo pastorale della CEI) Direttore responsabile: Giulio Albanese Redazione: Chiara Pellicci, Miela Fagiolo D’Attilia, Ilaria De Bonis. Segreteria: Emanuela Picchierini. Hanno collaborato: Marco Benedettelli (pag. 5-7,9), Eleonora Borgia (pag. I-IV). Illustrazioni: Beatrice Cerocchi, Sergio De Simone (pag. 36-37), Doriano Strologo (copertina), Cristiano Crescenzi (pag. 27-30). Foto: AF/PP.OO.MM., Giuseppe Andreozzi, AFP, Wikipedia, Chiara Pellicci, Andrea Merli/Un muro non basta, Ilaria De Bonis. Progetto grafico e impaginazione: Alberto Sottile. Redazione e amministrazione: Via Aurelia, 796 – 00165 Roma; tel. 06/66502678; e-mail: [email protected] Ufficio abbonamenti: tel. 06/66502632; fax 06/66410314; e-mail: [email protected] Abbonamento annuo: individuale 14€; collettivo 10€; estero 26€ su ccp n. 85134625 intestato a IL PONTE D’ORO oppure con bonifico bancario intestato a IL PONTE D'ORO, cod. IBAN IT 18 J 07601 03200 000085134625 Stampa: Graffietti stampati - S.S. Umbro Casentinese Km 4,5 - Montefiascone (VT) Mensile associato alla FeSMI, Federazione Stampa Missionaria Italiana. Chiuso in tipografia nel mese di novembre 2012. E d i t o ria le E d i t o r i a le Edi to ria le Edi to ria le Ed to ria l e Ubuntu! Cari Amici, dovete sapere che un giorno uno studioso delle culture africane decise di fare un curioso esperimento con alcuni vostri coetanei che vivono in Sudafrica. Stiamo parlando di un Paese molto bello, che si trova all’estremo Sud del grande continente africano. Questo signore, mio vecchio amico, mise un cesto pieno di frutta vicino a un albero, dicendo poi a un gruppo di ragazzi che chi tra loro fosse arrivato prima avrebbe vinto tutti i frutti. Quando diede il segnale, tutti i bambini si presero per mano e corsero insieme, poi si misero in cerchio per godere comunitariamente il premio promesso. Successivamente lo studioso chiese il motivo per cui avevano evitato la competizione e tutti risposero insieme: “Ubuntu!”. Un’espressione che nelle lingue dei popoli Bantu significa: “Io sono perché tu sei”. Vale a dire: “Una persona diventa umana attraverso altre persone”. Si tratta di una straordinaria lezione di vita africana per comprendere quanto sia importante considerare l’altro per quello che è, senza pensare a ciò che io posso avere in cambio da lui, a ciò che ne guadagno o ne perdo. Questo è il messaggio che, insieme a tutta la redazione de “Il Ponte d’Oro”, rivolgo a voi e ai vostri genitori, in vista delle imminenti feste natalizie: “Ubuntu!” per accogliere insieme il Signore nella Vita. Abuna [email protected] 1 Ka bà ka Ka bà ka Ka bà ka Ka bà ka Ka bà ka L’amico dotto Ka bà ka MISSIONE FA RIMA CON EDUCAZIONE La CARITÀ e arricchisc tutti «La carità educa il cuore dei fedeli e svela agli occhi di tutti il volto di una comunità che testimonia la comunione, si apre al serviz io, si mette alla scuola dei pover i e degli ultimi, impara a ricono scere la prese nza di Dio nell’affamato e nell’as setat o, nello straniero e nel carce rato, nell’ammalat o e in ogni bisognoso». (dagli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, n. 39) Un sant’uomo un giorno chiese a Dio: “Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l’Inferno”. Dio condusse il sant’uomo verso due porte. Ne aprì una e gli permise di guardare all’interno. C’era una grandissima tavola rotonda, con al centro un grandissimo recipiente 2 [email protected] contenente cibo dal profumo delizioso. Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall’aspetto livido e malato. Avevano tutti l’aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia. Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po’, ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano accostare il cibo alla bocca. Il sant’uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze. Dio disse: “Hai appena visto l’Inferno”. Dio e l’uomo si diressero verso la seconda porta. La scena che l’uomo vide era identica alla precedente. C’era la grande tavola rotonda e il recipiente. Le persone intorno alla tavola avevano anch’esse i cucchiai dai lunghi manici. Questa volta, però, erano ben nutrite e felici conversavano tra loro sorridendo. Il sant’uomo disse a Dio: “Non capisco!”. “È semplice – rispose Dio –: questi hanno imparato che il manico del cucchiaio troppo lungo non consente di nutrire sé stessi, ma permette di nutrire il proprio vicino. Perciò si aiutano gli uni con gli altri. Quelli dell’altra tavola, invece, non pensano che a loro stessi…”. È proprio così: se pensi solo a te, puoi soltanto impoverirti. Se invece ti preoccupi di chi ti sta accanto, puoi solo guadagnarci: la carità, infatti, arricchisce tutti e non impoverisce nessuno. Anche san Paolo nella prima Lettera ai Corinzi parla della carità. E le riserva un posto speciale, al di sopra di tutto: “Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!” (cfr. 1Cor 13,13). T TES Io e la carità INCONTRO UN ANZIANO E VEDO CHE HA BISOGNO DI AIUTO: 1 A - ci penserà qualcun altro B - non mi sento capace C - chiedo se posso essere utile SO CHE UN MIO AMICO È MALATO: 2 A - aspetto che guarisca B - mi informo come sta C - vado a trovarlo 3 IN PARROCCHIA C’È BISOGNO DI ME PER UN NUOVO SERVIZIO: A - non me ne accorgo neanche B - continuo a fare quello che mi spetta C - contribuisco con il mio aiuto SOLUZIONI Kabàka, l’amico dotto, ti aspetta anche nelle pagine successive per parlarti di: TAV, STRETTO DI GIBILTERRA, SOFTWARE, MULTINAZIONALI, ONG, VOCAZIONE... E ALTRO. • Se prevalgo no le forte. Ma puoi “a”: La carità non è il tu o se carti le manic mpre cominciare a rimbo he c• Se prevalgo … no le “b”: Qu ando si scegli carità, non c’è e • Se prevalgo da aver paura di niente… la no le “c”: Co mplimenti, no risparmi mai n ti quando c’è da praticare la ca rità! [email protected] 3 MISSIONE FA RIMA CON EDUCAZIONE > >>> G ir a m on d o Gnidr a m on d o o o G ir a m on d o r a m on BIELORUSSIA MAROCCO IN Q TI A UESTO CCO N MPA UMER G NO O IN: No al treno veloce treni ad alta velocità scatenano polemiche e proteste anche in Marocco. Il progetto è quello di costruire una linea per il Tgv (treno ad alta velocità) che collegherà in un’ora e mezza Tangeri a Casablanca, nel cuore del Marocco. Al momento il viaggio richiede cinque ore. “Con i soldi che si andranno a spendere TAV I È l’acronimo dell’espressione italiana di “treno ad alta velocità” (in francese Tgv: train grande vitesse) ed indica i convogli ferroviari velocissimi ma anche ad alto impatto ambientale. Questi, infatti, hanno bisogno di ferrovie speciali, lontane dai centri abitati, e di imponenti infrastrutture in loro sostegno. Inoltre producono inquinamento acustico, un grande impatto sugli spazi verdi e necessitano di una notevole quantità di energia elettrica. In alcune regioni italiane la costruzione della linea Tav ha destato una forte opposizione da parte della popolazione locale. 4 [email protected] LIA ITA INDIA MAROCCO AFRICA BRAS ILE AUSTRALIA per quest’ambiziosa opera ferroviaria si potrebbero fare molte delle cose che mancano al Marocco: ospedali, scuole, strade normali o secondarie”, spiega Omar Balafrej, portavoce del movimento Stop Tgv, che in Marocco ha portato migliaia di persone a protestare in 15 cortei di città diverse. L’investimento per l’opera di collegamento è di 30 miliardi di dirhan (circa tre miliardi di euro). Una protesta, questa contro il Tgv marocchino, simile a quella nella Val di Susa, in Italia, dove da anni si manifesta contro la Tav, il treno ad on d o alta velocità che dovrebbe collegare Torino con Lione. Per il governo marocchino, la nuova opera ferroviaria porterà un contributo decisivo all’ammodernamento del Paese. La zona che va da Tangeri a Casablanca, passando per Rabat, è una delle più sviluppate del Marocco e un sistema di comunicazione su rotaie all’avanguardia potrebbe dare un’ulteriore spinta all’economia. Per il futuro c’è chi addirittura ipotizza un tunnel sotterraneo nello Stretto di Gibilterra, in grado di collegare Rabat a Parigi in dieci ore. STRETTO DI GIBILTERRA Quel canale di mare che separa il Marocco dalla Spagna si chiama Stretto di Gibilterra. Oltre a dividere le due nazioni, fa da confine anche tra il continente africano e quello europeo e mette in comunicazione l’Oceano Atlantico con il Mar Mediterraneo. La larghezza minima dello Stretto è di 14 Km. BIELORUSSIA Piovono orsacchiotti dal cielo in Bielorussia. Non si tratta di uno strano fenomeno meteorologico, quanto di un’originale azione di protesta organizzata da due piloti aerei svedesi. Gli orsacchiotti sono stati paracadutati sulla capitale Minsk: ciascuno teneva cucito fra le zampe di peluche un cartello con su scritto uno slogan in favore della democrazia e della libertà di espressione. Il governo del Paese guidato dal leader Lukashenko, a causa dei suoi atteggiamenti autoritari, è in pessimi rapporti con l’Unione Europea. Durante le ultime elezioni, che hanno portato alla riconferma del leader bielorusso, molti giornalisti sono stati arrestati. L’uso di internet è fortemente limitato fra i cittadini, così come la libertà di stampa. Altre due giornaliste e un fotografo sono stati arrestati dalla polizia proprio per aver documentato e pubblicato la notizia del lancio di orsacchiotti. Il blitz di protesta è opera di due piloti che sono riusciti ad eludere i controlli dell’aviazione bielorussa e a portare a segno il lancio pacifista di peluche in nome della democrazia. Il presidente della Bielorussia – Paese dell’Europa dell’Est – è al potere dal 1994. Sebbene democraticamente eletto, si può dire che Aleksander Lukashenko sia un vero e proprio dittatore, non solo perché non garantisce i principi democratici, ma anche perché i mandati presidenziali, tramite un referendum da lui proposto e approvato dalla popolazione, non hanno più limiti temporali. Questo significa che lo stesso presidente può essere eletto ipoteticamente all’infinito. [email protected] 5 LUKASHENKO Peluche per i diritti umani G i r a m on d o G i r a m on d o G i r a m on d o G i r a m on d o G i r a m on d o G i r a m on d o G i r a m on INDIA Previsioni meteo all’avanguardia i vorranno cinque anni, ma il governo è fiducioso: presto l’India avrà un potente programma in grado di fare previsioni meteorologiche molto precise e di studiare i movimenti dei monsoni, le intense e puntuali piogge estive. Il progetto intorno al nuovo software vede coinvolti i migliori esperti di meteorologia indiani e internazionali. Sapere quanto forti saranno le piogge estive e dove si abbatteranno con maggiore o minore intensità, perSono programmi metterà di programspecifici per mare semine e raccolti computer, che cone porterà grandi besentono di realizzare applinefici all’agricoltura cazioni anche molto sofisticate. Si chiama software della penisola. quella parte dell’informatica In India, su un miliarcomplementare all’hardware, do di abitanti, 600 micioè complementare a quelioni lavorano la terra gli strumenti che costituiscono la macchina del come oltre metà dei terreni puter e che sono tangibili. è irrigato solo dalle piogge. Certo, le variabili che determinano l’andamento dei monsoni estivi sono innumerevoli: basta una breve depressione tropicale per variarne gli andamenti. Il nuovo software ancora in progettazione, però, dovrebbe essere in grado di elaborare una massa molto complessa di dati e prevedere come si muoveranno le piogge sia di 15 giorni in 15 giorni, che per l’intera stagione. Nell’attesa della sua idea- SOFTWARE C 6 [email protected] zione, i contadini indiani continuano ad affidarsi al movimento delle stelle e ad altri riti popolari, come l’interpretazione dei versi delle rane. m on d o AUSTRALIA Un’altra Lampedusa AFRICA l fenomeno dei migranti non è solo italiano. Si verifica anche dall’altra parte del globo, sulle coste dell’Australia. Uomini e donne, in viaggio dall’Afghanistan, dall’Iran e dallo Sri In Paesi come Sud Sudan, Somalia, Uganda e Lanka, arrivano a bordo di navi di fortuna Nigeria i bambini nascono, vivono, muoiono ma sperando di trovare una vita migliore al di là non risulta che siano mai esistiti. Oltre la metà l’America, o del mare. Invece di sognare l’Europa di questi piccoli africani, infatti, non viene iscritta all’anagrafe al momento della nascita e partono per i Paesi più ricchi dell’Oceania. A di conseguenza non ha nessun diritto, risultando bordo di barconi traballanti, prendono il largo sostanzialmente ‘inesistente’ per lo Stato. Seper l’Indonesia. Qui le leggi sono molto dure: condo i calcoli, in una zona rurale povera, dove il governo locale li respinge senza preoccuparsi la gente vive con meno di un dollaro al giorno, di verificare se i migranti in viaggio hanno un residente dovrebbe pagare una somma bisogno di assistenza umanitaria e di aiuto, equivalente a circa 20 euro per registrare la nascita del proprio figlio in un centro urbano e essendo scappati dalla guerra o da zone di ottenere il certificato. Nonostante siamo nel crisi. Dunque il viaggio deve continuare: le XXI secolo, in molti Paesi africani sopravvive barche cariche di uomini, donne e bambini ancora questo retaggio di colonialismo che proseguono per l’Australia. Qui, appena sbarcati, non prevede l’iscrizione dei neonati all’anagrafe. i migranti vengono trasferiti dal governo nelTra gli altri rischi di questa grave mancanza, c’è l’isola di Christmas, dove c’è un Centro di acanche l’inosservanza dei diritti dei minori. Per esempio: nel caso in cui un ragazzo sia coglienza del tutto simile a quelli che abbiamo arrestato, viene trattato secondo le leggi in Italia, da Lampedusa a Bari. Ma la struttura applicate per gli adulti, visto che non esistono di Christmas non riesce a sostenere il numero documenti che certifichino la sua età. sempre maggiore di arrivi. Il governo ha così deciso di costruire altri due centri per i ‘boat people’: uno a Nauru, Stato insulare dell’Ocea- sbarchi di immigrati sono stati 9.859 e negli nia, a nord-ovest dell’Australia, e uno nell’Isola ultimi due anni sono 704 quelli naufragati e di Manus, a nord della scomparsi in mare. Papua Nuova Guinea. Il Partito dei Verdi australiani, al governo insieme al Partito Laburista, ha protestato contro i nuovi centri: “Come si può definire adeguata per bambini e donne incinte una sistemazione in un’isola remota?”. In Australia dall’inizio dell’anno gli I Bambini inesistenti [email protected] 7 G i r a m on d o G i r a m on d o G i r a m on d o G i r a m on d o BRASILE La minaccia dei popoli dell’Amazzonia el cuore della Foresta Amazzonica brasiliana il popolo degli Yanomami vive diviso in tribù da 400 persone. La loro tipica abitazione, una struttura a forma di anello, si chiama Yano. Al centro c’è un piazzale rotondo, destinato alle cerimonie, le danze e i giochi. Qui le famiglie si riuniscono per la notte, ciascuna attorno al proprio focolare. Non esistono capi e si vive di caccia, agricoltura e pesca. I tipi di piante che conoscono sono più di 500 e N 8 [email protected] Quando un’impresa o una fabbrica ha delle ramificazioni e delle sedi all’estero, che fanno capo alla casa-madre ma che usano manodopera locale, si parla di multinazionale. Le multinazionali sono industrie molto grandi che, a volte, sfruttano il basso costo del lavoro nei Paesi più poveri dove gli operai sono sottopagati. MULTINAZIONALI G i r a m on d o con esse hanno un rapporto vitale perché le usano per nutrirsi, curarsi, costruire utensili. Sempre nell’Amazzonia vivono gli Enawe Nawe. Non mangiano carne rossa e sono espertissimi nella coltivazione di mais e manioca. Vivono di pesca e produzione di miele. Popoli come gli Yanomami e i Enawe Nawe hanno una conoscenza sterminata del nostro ITALIA Cercasi aiutanti di Babbo Natale Puzzle, bambolotti, trenini, Barbie, macchinine e peluche usati dovranno tornare come nuovi per il prossimo Natale! L’operazione di restiling dei giocattoli fa parte di un progetto dell’associazione Salvamamme che raccoglie giochi usati per i bambini che non ce l’hanno e che li dovranno ricevere impeccabili: ripuliti, rivestiti, impacchettati, lucidati e di nuovo splendenti come se fossero appena usciti dalla fabbrica di Babbo Natale. Non è impresa semplice e per questo Salvamamme chiama a raccolta tutti i “volontari di grande pazienza e bontà d’animo di qualsiasi età”. L’importante è che siano capaci di pettinare bambole, contare i pezzi di puzzle, vestire bambolotti, rimettere a nuovo un gioco ‘vissuto’, impacchettarlo in modo ineccepibile, fare il bagno ad un peluche, rispolverare fondi di magazzino. Salvamamme riceve quotidianamente giocattoli da migliaia di persone, ma per le feste occorre che siano sfavillanti ed abbiano tutti la magia del Natale. Gli aiutanti dovranno superare un breve corso di formazione tenuto da Babbo Natale in persona, riguardo l’adeguatezza, la sicurezza e l’igiene del giocattolo. Il Natale 2012 sarà duro per tante famiglie che non arrivano a fine mese e gli aiutanti di Babbo Natale avranno come primo compito quello di addolcirlo. Migliaia e migliaia di giocattoli sono già stati prenotati da famiglie residenti in tutta Italia, desiderose di vedere felici i propri bambini. ecosistema e hanno insegnato molto all’uomo che vive nelle città: dalle ricette di medicinali derivati da piante, alla lavorazione di fibre, a tecniche di rimboscamento e coltivazioni. Ma nonostante questo, ci sono tribù che hanno subito un destino tragico per mano dell’uomo ‘civilizzato’. Come per esempio gli Akuntsu, in Brasile, rimasti solo in cinque dopo essere stati decimati dal disboscamento e dalla ricerca di minerali preziosi nelle loro terre ad opera di potenti multinazionali. Nel Novecento si è estinta in media una tribù all’anno e anche col nuovo millennio non si è cambiata strada. Continua, infatti, la deforestazione irresponsabile delle aree dove questi popoli vivono. [email protected] 9 V ia gg io in… V iVa agg oio in… i gg i in… V ia gg io in… Albania Vivere a Institut Con il “Viaggio in” di questo numero si approda in un quartiere della capitale albanese, quello di Institut. In questa rubrica del numero di febbraio 2010 visitammo il Paese delle Aquile a tutto tondo. Oggi l’attenzione si concentra in uno dei luoghi più poveri dell’Albania, dove i bambini sognano un futuro ben diverso dalla realtà con cui sono costretti a fare i conti ogni giorno. DITTATURA COMUNISTA Quando il potere politico è detenuto con la forza e la privazione delle libertà fondamentali (di parola, di pensiero, religiosa, politica, ecc.), si parla di dittatura. Quella comunista è basata sull’idea che il popolo sia sovrano in tutto. Ma in realtà il potere è nelle mani di pochi, che in nome del popolo detengono tutti i privilegi e le immunità. In Albania c’è stato uno dei peggiori regimi comunisti del dopoguerra, che ha tenuto il Paese in un totale isolamento ed ha cancellato le libertà personali, come quella religiosa: era vietata qualunque professione di fede, tanto che le congregazioni religiose furono costrette a lasciare il Paese. 10 [email protected] e giornate ad Institut scorrono tutte uguali. Ma i bambini inventano giochi di fantasia che permettono di trasformarsi di volta in volta in principesse e cavalieri. Klara e Migena corrono nel fango trascinando una mucca, ma a vederle nel campo, anche se parlano in albanese ed è impossibile capirle, sembra che stiano portando al laccio un cavallo e che il palazzone cadente alle loro spalle altro non sia che un magnifico castello fatato. Alcuni ragazzini giocano con dei bastoni di legno come se tenessero tra le mani spade di ferro e oro. I bambini di Institut sembrano felici. Eppure le loro famiglie - trasferitesi nel 1991 in questo ex convitto universiatrio nel distretto di Koder Kamez, alla periferia L È la sigla di organizzazione non governativa. Con questa espressione si intende un ente che opera nel sociale, aiutando chi ha bisogno, senza voler guadagnare denaro o trarre profitto sui servizi che offre e senza essere mosso da un ideale religioso. La famiglia della signora Rudina e di suo marito Haxhi Imeraj vive qui da 13 anni. Si vogliono bene e i loro quattro figli sono molto amati. Questa e le altre centinaia di famiglie povere di Institut sono aiutate da alcune ong (organizzazioni non governative) come la Tartan, fondata da un ragazzo albanese A destra: Bambini del quartiere giocano davanti alla sede (chiusa) della ong Tartan a Institut. Sotto: La signora Prena Lika (86 anni) vive ad Institut (Tirana). Espone con orgoglio i simboli della sua fede cattolica, fino a qualche anno fa considerata un reato dal regime comunista. Sopra: Scene di vita quotidiana ad Institut, quartiere della capitale albanese dove la gente non ha nemmeno cucina e bagno in casa. nord di Tirana, dopo il crollo della dittatura comunista - vivono veramente con pochi soldi. I genitori sono disoccupati. I piccoli appartamenti dei casermoni fatiscenti occupati abusivamente sono composti di una sola stanza, senza letti né cucina. In casa non c’è neanche il bagno! [email protected] 11 ONG Rudina, Klara e gli altri DA CHE G UAR UN PAESE O AL F U T U R missione dalla Com COMMISSIONE EUROPEA E’ una delle tre istituzioni che compongono l’Unione Europea, assieme a Parlamento e Consiglio europeo. La Commissione ha sede a Bruxelles e rappresenta il braccio operativo dell’Ue. A capo c’è un presidente con un mandato limitato nel tempo: attualmente è il portoghese Josè Manuel Barroso. alricevuto candidato ti per ha appena lo status di Paese sso avan L’Albania a libera al ropea. È un gran pa oni di abitanti, vi il a pe euro ne Eu tre mili a nell’Unio tare di oltre Il regime comunist l’ingresso parlamen ver l 1991. pubblica e solo da ima con En n pr ist questa Re , es ni zia an mocra asi 50 poi co dove la de tere per qu della sua morte), feroci ato al po (anno gimi più è infatti st 44 al 1985 è stato uno dei re siasi 19 l da re sa qual Hoxha, banese magini ato profes . Quello al efissi o im e era viet Ramiz Alia so di croc t: per legg es Es ll’ ss de po dell’Europa i veniva trovato in a cono. e ch comunist religione ato o uccis che e il partito va incarcer a fatto in modo ch e e manipolasse an ni ve e cr sa avev ssibile person il regime si era impo preivata delle ne pr ba ta Non solo: al i vi , gl la te ro. Per trollasse liberamen di pensie esprimersi la libertà il regime, contestare are. gi gare, viag In basso a destra: Scorci di Institut, il quartiere più povero di Tirana, capitale albanese. In basso a sinistra: Tirana (Albania) - La signora Rudina Imeray (35 anni) con le figlie Klara e Migena ed amici del quartiere Institut. che una volta tornato dall’estero ha deciso di dedicarsi al suo Paese e al suo popolo. La Tartan qui ha creato un progetto di assistenza sociale per i bambini e le loro famiglie. “Ho incontrato mio marito in campagna, 12 [email protected] quando vivevamo nel nord dell’Albania, e ci siamo innamorati subito” racconta la signora Rudina. Hergys e Klara sperano di poter un giorno avere un lavoro semplice ma ben pagato: “Da grande vorrei fare la parrucchiera”, dice Hergys. Kristian, invece, a 12 anni non va più a scuola perché ha paura degli altri bambini: ha un problema agli occhi, uno strabismo molto accentuato, e i compagni non lo accettano. Lui si sente discriminato. La sua mamma, Dile, deve occuparsi della nonna Prena che ha 86 anni e non prende medicine perché non c’è nessuno che gliele possa fornire gratis. “Le cure mediche sono troppo costose e chi non ha soldi non può andare in ospedale: le medicine devi pagarle persino nelle strutture pubbliche” spiega Alba, la guida di Institut. A Rreshen, nel distretto della Mirdizia (nel nord del Paese), vivono diversi missionari italiani che sostengono la popolazione albanese sia dal punto di vista spirituale che materiale. Maria Luisa – una ragazza italiana di 28 anni, originaria della provincia di Foggia – un bel giorno ha capito che non le bastava soltanto studiare e cercare un lavoro in Italia. Sentendosi molto vicina a Gesù, ha cercato una congregzione religiosa dove poter vivere la propria vocazione ed ha Ogni persona, scelto quella delle Serdurante la sua giove del Signore e della vinezza, si chiede quaVergine di Matarà. le sia la propria scelta di “Volevo essere una vita, quale sia la propria missionaria del Verbo chiamata: chi ha fede in Dio sa che il Signore ha Incarnato” racconta. un progetto su ciascuno È così che qualche dei suoi figli, e cerca di anno fa Maria Luisa capire quale sia quello ha preso i voti ed è che è stato pensato per diventata suor Maria se stesso, quale sia la di Gesù Bambino. propria vocazione. Oggi vive in Albania, in una casa piena d’amore e di calore. Al secondo piano di un palazzo di Rreshen, con altre due consorelle, Gesù Bambino (così la chiamano gli amici) cura un gruppo di persone disabili che altrimenti sarebbero abbandonate a se stesse. Come Artiola, bimba di sei anni, rifiutata dalla mamma perché affetta da un ritardo mentale; Alma, una ragazza di 20 anni autistica, accompagnata dalla nonna che la veglia giorno e notte; Drenusha, una donna sempre allegra che vive sulla sedia a rotelle perché ha una distrofia muscolare. [email protected] 13 VOCAZIONE NELLA CASA DI GESÙ BAMBINO D os s i e r D os s i er D os s i e rD ossi er D os s i er D os s i e r D os s i er D os s i er Natale a Betlemme cono nelLe pagine di questo dossier condu fa ha visto la città che oltre duemila anni ppe arrivasnascere Gesù. Se Maria e Giuse ebbero? sero a Betlemme oggi, cosa trover loro famiDa chi e dove sarebbe accolta la glia? tempo di Questo è il Tempo di Avvento, e gratituattesa del Signore, tempo di gioia tutto. dine. Anche a Betlemme. Nonostante il lavoro Nonostante il muro che imprigiona, ersi liberache manca, l’impossibilità a muov o difficimente. Per molti betlemmiti è perfin na, presi le accorgersi che il Natale si avvici vvivere… dalla preoccupazione di sopra dicono: Eppure i cristiani di questa terra ancora una “Vediamo dolore e tristezza ma, o ‘grazie’! volta, ancora mille volte, diciam ino ci è Perché qui in Betlemme un Bamb i bambini ci stato donato. Perché anche oggi su questa regalano il sorriso di Dio. Perché a riversarsi, nostra città sofferente continua come un fiume, la solidarietà”. 14 [email protected] “S e ci sarà pace qui, ci sarà pace in tutto il mondo”. Era questa la frase che il cardinal Martini, vescovo alla guida della diocesi di Milano per 22 anni e amante appassionato della Terra Santa, scomparso il 31 agosto scorso, ripeteva ogni volta che si trovava a parlare di Gerusalemme e dintorni. Betlemme, che ha visto nascere Gesù più di duemila anni fa, dista dalla Città Santa solo 8 Km. Il cardinale aveva proprio ragione: come è difficile ottenere la pace qui, non è difficile altrove. Sapeva, infatti, che questo non è un luogo qualsiasi. Non lo è oggi, non lo è mai stato. ella Bibbia si legge che qui nacque Davide, il secondo re d’Israele. Secondo quanto scritto nel Libro del profeta Michea (capitolo 5, versetto 1), il Messia doveva essere suo discendente e venire alla luce nella sua stessa città. Così avviene: Gesù nasce a Betlemme, in quanto Giuseppe – sposo di Maria – proveniva da qui e in quei giorni dovette tornare nel suo luogo di origine per farsi registrare. Era infatti in corso un censimento della popolazione della regione voluto dall’imperatore Cesare Augusto (cfr. il Vangelo di Luca, capitolo 2). Così da Nazareth (villaggio dove Maria e Giuseppe vivevano) la sacra famiglia raggiunse la Giudea e a Betlemme si compirono i giorni del parto. Dopo la dominazione romana, Betlemme e la Palestina entrarono a far parte dell’impero persiano. Gli eserciti invasori risparmiarono la distruzione della chiesa costruita sul luogo della Natività di Gesù perché riconobbero il loro costume nazionale tipico della Persia indossato dai Magi nella raffigurazione di un mosaico. Poi seguirono anni di guerre tra i crociati e i musulmani, con le dominazioni N CROCIATI I soldati di eserciti di regni europei che combatterono le guerre tra l’XI e il XIII secolo in Terra Santa si chiamano crociati. Erano mossi dal sentimento religioso che voleva liberare la terra di Gesù dal dominio musulmano e spesso erano benedetti dai Papi (che all’epoca ritenevano nobile tale pratica). degli uni e degli altri che si alternarono, e nel XVI secolo l’intera Palestina fu annessa all’Impero Ottomano. Dopo la prima guerra mondiale l’area divenne un protettorato inglese. Con il 1948, quando le Nazioni Unite decisero la nascita dello Stato d’Israele, Betlemme si trovò nel territorio affidato allo Stato palestinese, che sarebbe dovuto sorgere insieme a quello israeliano (secondo una spartizione dei territori decisa dalle grandi potenze mondiali). Ma le potenze arabe circostanti non accettarono questo piano: dichiararono guerra a Israele e si opposero alla nascita dei due Stati. La guerra fu vinta dall’esercito con la Stella di Davide e lo Stato palestinese non nacque mai più. I territori palestinesi, compresa Betlemme, andarono allora a finire sotto il controllo della Giordania fino alla Guerra dei Sei giorni (1967), quando Israele occupò tutti i territori palestinesi. Da allora la situazione è ancora irrisolta, nonostante che qualche passo avanti sia stato fatto con il riconoscimento dell’Autorità Nazionale Palestinese, un’istituzione che dovrebbe preparare la nascita del nuovo Stato ma che per il momento si limita ad amministrare alcune aree dei Territori occupati. Nella foto: Il tracciato del muro a Betlemme si insinua in mezzo alle abitazioni. [email protected] 15 STELLA DI DAVIDE Betlemme nella storia Simbolo d’Israele è una stella a sei punte, chiamata “Stella di Davide”. Da sempre quest’ultima identifica il popolo ebraico: la più antica rappresentazione ad oggi nota è del VII secolo a.C.; la più abominevole è quella del secolo scorso, nell’Europa nazifascista, quando le leggi razziali obbligavano a marcare proprio con la Stella di Davide tutto ciò che era ebreo (sia persone che esercizi commerciali). D os s i e r D os s i er D os s i e rD osDsi eors s i er D os s i e r o e e Betlemme oggi a realtà di Betlemme e dell’intera area è tutt’oggi molto complessa: Israele occupa da 45 anni i Territori palestinesi; vi continua a costruire case e strade riservate ai soli coloni ebrei (se non sai cosa sono, leggi a pag. 25), sottraendo agli abitanti palestinesi terreni, vie di movimento e fonti d’acqua; innalza barriere che chiudono i confini e – per preservare i civili israeliani da attentati terroristici di kamikaze palestinesi - vietano l’ingresso in Israele a tutti coloro che fino a qualche anno prima erano liberi Chi compie un cittadini a casa propria; attentato terroricolloca check point anche stico, imbottendosi di esplosivo e dentro l’area occupata, facendosi scoppiare in impedendo così la libera un luogo pubblico circolazione ai palestiuccidendo indiscriminatamente chiunque si nesi anche all’interno trovi lì, viene detto dei loro territori; si kamikaze. I terroristi che oppone al libero comdecidono di farsi mercio delle merci limiesplodere per uccidere gli israeliani sono tandone l’esportazione musulmani palestinesi internazionale e schiacfondamentalisti, conciando così l’economia vinti che la religione palestinese. In questa prometta loro una spe- KAMIKAZE L ciale ricompensa dopo la morte per il gesto compiuto. Sopra: Check point all’ingresso di Betlemme. Il cartello del Ministero israeliano del Turismo dà il beffardo benvenuto: “La pace sia con te”. Sotto: Betlemme - Sul muro è disegnato un salotto con un insolito panorama per la città. situazione i betlemmiti vivono difficoltà quotidiane difficili da sopportare. Ecco perché per i cristiani del luogo è difficile accorgersi che il Natale si avvicina, presi dalla preoccupazione di sopravvivere. CHECK POINT Sono aree di sorveglianza e controllo armato israeliano. Qui i cittadini palestinesi (solo quelli con il permesso di transitarvi) vengono perquisiti, controllati e sottoposti a vigilanza: il motivo è quello di garantire la sicurezza ad Israele (preservandolo da attentati), anche se spesso i trattamenti dei civili palestinesi da parte dei soldati israeliani si spingono ben oltre il semplice controllo. Presenza cristiana e musulmana a maggior parte dei cittadini di Betlemme è sempre stata di religione cristiana. I musulmani, maggioranza in tutto il resto dei Territori palestinesi, nella città di Gesù sono stati minoranza fino al 1948, anno in cui molti palestinesi – con la fondazione dello Stato d’Israele – furono costretti a lasciare le proprie terre e a rifugiarsi nei L 16 [email protected] PROFUGHI Sono i palestinesi che dal 1948 non hanno più la loro casa: con la fondazione dello Stato di Israele, circa 400 villaggi arabi furono distrutti o requisiti dagli ebrei e oltre 700mila palestinesi furono espulsi dalle loro abitazioni. In soccorso a queste persone le Nazioni Unite costruirono i campi profughi - delle tendopoli, poi trasformatesi in baracche prima, e in case in muratura poi - che avrebbero dovuto accogliere per un breve periodo tutti coloro che non avevano più la propria casa. Ma ad oggi i campi profughi esistono ancora. campi profughi: a Betlemme ne sorsero tre per accogliere migliaia e migliaia di persone, quasi tutte musulmane. Successivamente, viste le dure condizioni di vita a causa dell’occupazione israeliana, molti betlemmiti cristiani sono emigrati all’estero, facendo ridurre ancora di più la percentuale dei fedeli di Gesù presenti in città. Se nel 1947 i cristiani erano oltre il 75% della popolazione, nel 1998 questo valore è sceso fino al 23% e sta tuttora diminuendo. A destra: Betlemme – L’ingresso del campo di Aida, l’unico abitato ancora da alcune famiglie cristiane di profughi. In alto: Panoramica del campo profughi di Deisheh (Betlemme). La Porta dell’Umiltà ul luogo dove nacque Gesù, sin dall’anno 326 è stata costruita una basilica. Originariamente all’esterno della struttura vi era un cortile molto ampio che serviva da luogo di sosta per i pellegrini: per questo vi veniva allestito un piccolo mercato. Con il passare dei secoli, l’accesso alla basilica S La Basilica della Natività a Betlemme. [email protected] 17 D os s i e r D os s i er D os s i e r os si e o ie divenne consentito solo attraverso una piccola porta, più simile ad un passaggio stretto e basso, per impedire che si entrasse nel luogo sacro con i cavalli. Delle tre porte originarie oggi è rimasta solo questa. Visto che per entrare nella ‘casa di Gesù’ ci si deve chinare, rendere piccoli, la porta che ne permette l’accesso è stata definita ‘dell’umiltà’: un modo per far capire a tutti i pellegrini che di fronte al Signore occorre farsi umili, semplici, ritornare bambini. o e e A sinistra: L’ingresso alla Basilica della Natività avviene solo tramite questo stretto passaggio, detto ‘Porta dell’Umiltà’. Sopra: Per entrare nella ‘casa di Gesù’ ci si deve chinare, rendere piccoli. Il Caritas Baby Hospital nche quest’anno una folla di amici e pellegrini ha visitato il Caritas Baby Hospital, l’unico ospedale pediatrico della Palestina, che sorge all’ingresso della città di Betlemme. Dal 1978 accoglie migliaia di bambini palestinesi: oggi si contano annualmente 5mila ricoveri per 82 posti letto e 30mila visite ambulatoriali. Ovviamente non viene fatta nessuna distinzione di religione, né tra i dipendenti (ci sono infermieri e medici sia musulmani che cristiani), né tra i piccoli pazienti. “I pellegrini ci fanno sentire la loro squisita, concreta vicinanza e simpatia” dice suor Donatella Lessio, una delle cinque suore elisabettiane che gestiscono l’ospedale. “Incontrare i pellegrini è per noi esperienza di grande umanità e commozione: tocchiamo con mano la generosità di tante persone umili e semplici che per i bambini di Betlemme quasi si toglierebbero il pane di bocca, tanta è la loro fede. E consegnano il A 18 [email protected] loro dono quasi furtivamente… Le lacrime di commozione che spesso vediamo sul volto dei pellegrini, noi le comprendiamo in pieno. Vengono spiegate dal mistero che ogni giorno celebriamo qui a Betlemme: un Bambino è nato per noi, un Bambino che prende su di sé la nostra umanità e il nostro dolore e che oggi si rivela nei più poveri e sofferenti”. Sotto: Il Caritas Baby Hospital di Betlemme, unico ospedale pediatrico della Palestina. (Segue a pagina 19) 11-12 n. Novembre/ Dicembre 2012 Notizie da… Diocesi di Sezze-Latina-Terracina-Priverno UNA GRANDE FESTA Cinquecento ragazzi riuniti nello Stadio di Roccagorga. Seicentocinquanta ragazzi, più i loro referenti, raggruppati nei colori dei cinque continenti. Sono questi i numeri della festosa giornata cominciata con l’incontro dei Ragazzi Missionari con il vescovo, monsignor Giuseppe Petrocchi. Il nostro pastore ha cominciato il suo discorso definendo i ragazzi missionari come "quelli che hanno a cuore la sorte di tutti ed hanno un'anima capace di fare posto agli altri". Poi ha aggiunto: "Ed è questo il cambiamento che deve avvenire anche in voi, carissimi ragazzi, se incontrate davvero Gesù: imparare ad avere il mondo nel cuore". I Michelle , della parrocchia di San Francesco Saverio di Sezze, ha commentato: "Mi è piaciuto quello che ha detto il vescovo e i giochi sono stati molto divertenti". Successivamente la Compagnia teatrale della parrocchia di San Leonardo e Sant’Erasmo di Roccagorga ha messo in scena la biografia di Alfredo Fiorini, nato a Terracina, martire in Mozambico, dove ha speso la vita per i lebbrosi. Quest'anno ricorre il ventennale della sua morte e così gli è stata dedicata la Giornata diocesana dei Ragazzi Missionari. I giovani della Compagnia sono stati molto bravi a rappresentare i momenti di scelta di Alfredo e la sua generosità, sottolineata anche dal Vescovo: "Come cristiano, Alfredo aveva un orizzonte spalancato su tutta l'umanità. Maria, della parrocchia di Sant’Antonio di Priverno, ha confessato: "È stato bellissimo per me stare in mezzo a tutti questi amici, vedere tanti cappellini colorati, battere le mani, cantare insieme, sono contenta!". II Laura , rocchia di della parnico Savio San Domena, ha affe di Terracirmato con vinta: "Il ve ragione qu scovo ha an do dice ch e n o i ab mondo nel bi am o il cu or e: io mi sento il cu quando ve ore pieno ngo a ques te feste". Avrebbe potuto pensare a sé, come un bravo medico, ma l'incontro con Gesù ha cambiato il suo modo di pensare, di sentire e di agire e Alfredo è andato a portare Gesù agli altri". Nel resto della mattinata i ragazzi si sono cimentati in gare molto divertenti: il gioco dei palloncini, che bisognava scoppiare con la schiena, ha fatto ridere moltissimo. La gara della spugna, che bisognava far passare sotto le gambe, dopo averla inzuppata nell'acqua, ha messo in evidenza lo spirito di competizione e di squadra. Mentre i ragazzi aspettavano il loro turno di gioco, molti sono stati intervistati da una giornalista in erba di nome Francesca. Nel pomeriggio un vivace karaoke ha visto confrontarsi voci dai più diversi timbri, e ha III Roberto , della parrocchia di San Luca di Latina, ha detto con entusiasmo: "Mi sono divertito molto a gareggiare insieme ai miei compagni di squadra". messo addosso la voglia di ballare anche ai più "paciocconi". Frequentatissimo è stato lo stand della Pesca Missionaria. L'ultimo momento della giornata, ma solo in ordine di tempo, è stata la Santa Messa all’aperto, concelebrata da don Piotr Domanski, direttore dell'Ufficio missionario diocesano, e da don Rosario di Doganella. La solennità del Corpus Domini è stata resa "visibile" dalla presenza raccolta di tutti questi ragazzi e molti dei loro genitori, in ascolto della Parola di Dio, uniti nella stretta di mano corale al Padre Nostro, e ancor di più e più realmente nella Mensa Eucaristica che tutti li ha accomunati nell'unico IV Corpo di Cristo. I ragazzi sono tornati alle loro case stanchi e accaldati, ma con il cuore più abitato dall'amore. PIANETA MISSIO RAGAZZI è a cura di Missio Ragazzi Via Aurelia, 796 - 00165 Roma Tel. 06/66502644 - 646; fax 06/66410314; e-mail: [email protected] Per offerte: ccp n. 63062632 intestato a MISSIO - POIM - Via Aurelia, 796 - Roma I dintorni on lontano dal Caritas Baby Hospital, la situazione di instabilità politica ha una notevole influenza sulle condizioni di vita della popolazione. La costruzione del ‘muro di separazione’ continua oltre Betlemme, implacabile, ed ora è la volta di Beit Jala, una cittadina di 15mila abitanti che si estende ad ovest di Betlemme, sulla collina più alta. Dalla sua sommità lo sguardo abbraccia un paesaggio di incantevole bellezza, dove la natura è incontaminata: sembra un pezzetto di paradiso terrestre rimasto tra noi. Per gli abitanti di Beit Jala è la terra dei loro padri, ricca di frutteti, di viti e ulivi, di una varietà infinita di erbe aromatiche che crescono tra le rocce: terra di sorgenti d’acqua preziose e pure. Da qualche anno le famiglie proprietarie di quelle terre (per la maggior parte cristiane) guardano quasi smarrite questo paesaggio: proprio sulla parte più alta della città è stato costruito il muro grigio che ruba una parte consistente del territorio per annetterlo allo Stato d’Israele. Georgette, un’anziana donna che vive sola con il suo cane, un giorno si è vista arrivare le ruspe dietro casa; a pochissimi metri hanno cominciato a scavare all’impazzata. E come lei, molti altri guardano attoniti allo scempio che si sta compiendo nella loro città: è arrivato il loro turno, come c’è stato un turno per Betlemme e per i villaggi stretti dal muro. Anche per gli abitanti di Beit Jala il muro significa perdere la proprietà di parecchi appezzamenti di terra, vivere ancor più rinchiusi tra le loro strade polverose e strette, prive di spazi verdi; significa ulteriori N Le suore del Caritas Baby Hospital di Betlemme dopo la recita del Rosario ai piedi del muro. [email protected] 19 D os s i e rD ossi er D os s i er D os s i e r limiti alla libertà di circolazione, riduzione delle risorse lavorative, conseguenze a livello psicologico, aumento di tensione, conflitti, disgusto, senso di oppressione, di mancanza di respiro. Nulla è più strano in questa situazione: il frutteto di Jamal (17mila metri quadrati) è venuto a trovarsi all’interno di una colonia ebraica. Se Jamal vuole raccogliere i frutti della sua terra, deve chiedere il permesso ai nuovi inquilini; e può dirsi ‘fortunato’, perché fino ad oggi gli hanno permesso ancora di vedere la sua terra. È un uomo buono, Jamal, mite e gentile, e gli abitanti ebrei della colonia gli fanno un ‘atto di cortesia’, fino a quando sarà possibile. Tra breve il muro sarà costruito anche in quella zona e la terra di Jamal rimarrà al di là del muro, annessa a Gerusalemme, inaccessibile. Fa parte di questo piano di annessione anche la collina di Cremisan, tra Betlemme e Gerusalemme: luogo di silenzio e di rara tranquillità; L’acqua che sparisce no dei problemi più pesanti è la scarsità d’acqua, vera questione politica. Di fatto, la Palestina non è padrona delle proprie sorgenti: Israele preleva per il proprio U D os s i er È l’organo delle eNazioni Unite a cui vengono sottoposte tutte le questioni internazionali che riguardano il diritto dei popoli e degli Stati. Tale Corte nel 2004 ha definito come “contrario al diritto internazionale” il muro che (allora) Israele aveva in procinto di costruire. Otto anni fa si era solo all’inizio. Oggi la realizzazione è quasi completata. luogo rinomato per il buon vino dei padri Salesiani. Molti degli alberi del bosco sono già stati sradicati per far posto al muro. Nei pressi di questa collina Jamal possiede altri 30mila metri quadrati coltivati ad ulivi: li sta per perdere tutti. Una netta condanna alla costruzione di questo muro da parte di Israele è arrivata nell’ottobre scorso anche da tutte le autorità ecclesiastiche cattoliche di Terra Santa riunite in assemblea: come la Corte internazionale di giustizia, anche loro sostengono che se Israele vuole costruire un muro per la sua difesa è legittimata a farlo, ma deve erigerlo sul proprio territorio, senza sottrarre terra a chicchessia. uso l’80% dell’acqua dei Territori occupati e lascia ai palestinesi il rimanente 20%. Le conseguenze vengono pagate soprattutto dai poveri. Helen si prende cura di un fratello e di una sorella disabili, bisognosi di molte cure. “Spesso ci manca l’acqua – dice Una colonia a sud di Betlemme costruita da Israele per i propri cittadini, nonostante che questo sia territorio palestinese: si noti la Stella di Davide che contraddistingue ciò che è ebraico. 20 [email protected] CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA D os s i e r D os s i er anche per la pulizia personale e la devo comperare”. Non c’è acqua per i giardini, né per gli orti, e tutto si secca. Eppure poco lontano, in Israele, i prati sono verdi e freschi anche sotto il sole infuocato dell’estate, e in Palestina le nuove colonie ebraiche che accerchiano Betlemme hanno acqua in abbondanza, con un uso pro-capite di gran lunga superiore a quello della popolazione palestinese, con l’erba verdeggiante dei ‘prati all’inglese’, con le piscine sempre in funzione. Sami ed Elisabetta ue sposi con due figli. Lei siciliana, lui betlemmita. Hanno vissuto i primi anni di matrimonio in Italia, poi si sono trasferiti a Betlemme. Adesso sono di nuovo in Italia. Anche se a Roma si profilava da subito per Sami una carriera prestigiosa, con la moglie ha deciso di trasferirsi in Palestina per poter fare qualcosa per il suo popolo. Molti lo sconsigliavano: “Sei matto a tornare in Palestina, mentre tanti se ne vanno!”. Ma i genitori di Elisabetta, unica figlia, hanno appoggiato la sua scelta. Sami è tornato a Betlemme per insegnare Pedagogia all’Università della sua città. Vive il suo lavoro come ‘incontro’ con i giovani del suo popolo che soffre e lotta per la libertà, ponendo a base di tutto la formazione della persona. “Far nascere la pace e la riconciliazione” è il suo sogno. E con il suo sorriso luminoso, racconta di quanto gli è capitato alla fine di un convegno a Roma: “Tutti i partecipanti se n’erano andati: rimaneva solo un rabbino che non D sapeva dove andare. Io conoscevo bene la città e mi offrii di accompagnarlo per un tratto di strada. ‘Non hai alternative – gli dissi -: o ti lasci accompagnare da me o rimarrai qui da solo’. E lungo la strada non facemmo altro che discutere: io, un palestinese, con lui, un ebreo”. “Quanto sarebbe bello – confessa Sami - se capitasse di perderci così anche a Gerusalemme o a Tel Aviv! Per poi cominciare a parlare, a discutere... Qui invece il muro di separazione rende impossibile incontrarsi. Ma di sicuro prima o poi verrà il momento in cui ci ‘perderemo’ anche a Gerusalemme!”. Per questo Natale auguriamoci che il sogno di Sami diventi presto realtà. [email protected] 21 MISSIONARI DI OGGI DALLA PAROLA DI DIO i lettori più attenti non sarà sfuggito il percorso che nella presente rubrica - dal numero di gennaio 2012 a questo – abbiamo fatto per scoprire la storia del grande Libro della Missione. Siamo partiti da duemila anni fa, con la risurrezione di Gesù, passando attraverso i 12 apostoli che seguirono il Maestro, i primi discepoli che raggiunsero ogni parte di mondo fino ad allora scoperto, i cristiani perseguitati durante l’Impero romano, l’imperatore Costantino che legittimò il culto cristiano, i più grandi Padri della Chiesa come sant’Ambrogio, sant’Agostino, san Francesco e san Tommaso, fino ad arrivare – in tempi più recenti – alla nascita delle Pontificie Opere Missionarie. A questo excursus che descrive il propagarsi del messaggio evangelico nel mondo, A 22 [email protected] PESCATORI DI UOMINI Mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. (dal Vangelo di Matteo, capitolo 4, versetti 18-20) ALLA VITA QUOTIDIANA TU COSA PESCHI? Pietro e Andrea si dedicano alla pesca. Questa è la loro attività di tutti i giorni, fin tanto che non incontrano Gesù e si sentono fare un invito inatteso: “Venite con me, vi farò pescatori di uomini”. Da quel momento i due seguono il Maestro e diffondon o la Buona Novella in tutta la Galilea, la Samaria, la Giudea e, poi, nel resto del mondo (fino ad allora scoperto). Il Vangelo di Matteo che sprona a diventare “pescatori di uomini” è indirizzato a tutti: anche ai Ragazzi Missionari. Per diventare come Pietro e Andrea non c’è bisogno di imparare ad usare le reti o la canna da pesca. Basta avere il desiderio di parlare di Gesù a chi si incontra negli ambienti di tutti i giorni e invitare amici, genitori, cugini, nonni a fare altrettanto. Buona pesca! manca un ultimo tassello. Quello formato dai mille volti dei missionari di oggi. Sono loro, infatti, i protagonisti della storia attuale della missione: in partenza da tanti Paesi dove la Chiesa è ben radicata, raggiungono ogni angolo del pianeta e raccontano di Gesù a chi non ha mai sentito parlare di lui, vivendo in prima persona gli insegnamenti del Maestro. Un modo per testimoniare al mondo che la fede in Dio si radica nel cuore e nella vita. rio Faccia da missiona GIOCO 1 missionario. In ogni foto c’è un al è e cosa qu re Sai riconosce sta facendo? l’enigma. Prova a risolvere i tuoi amici n co i tat on Poi confr ni foto, spiegando, per og prio pro to fat i perché ha quella scelta. 2 3 5 4 6 [email protected] 23 D ov e è na t a la m is sion e D ov e è na t a la m is sion e D ov e è na t a la m is sion e D ov e è na t a la m is sion e NELLA TERRA DI GESÙ Un sindaco ragazzina «Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi». (Is 40, 30-31) Queste parole del profeta Isaia sono rivolte a tutti i giovani. La ragazzina palestinese, che per alcuni mesi è diventata sindaco di un villaggio della Cisgiordania , sicuramente – essendo musulmana – non ha mai letto il libro dell’Antico Testamento. Ma chi ha fede in Dio – di qualunque religione sia – trova tutta la forza, le energie e le speranze per credere in un futuro più bello. È quello che ha fatto Bashaer Othman. ashaer Othman è una ragazzina palestinese di 15 anni diventata famosa in patria e all’estero quando, quest’estate, è stata scelta per affiancare nel suo lavoro il sindaco del villaggio, Allar, sulle colline della Cisgiordania. Di lei hanno parlato perfino il quotidiano britannico Guardian e molte tv arabe. Da qualche mese Bashaer è tornata a scuola, ma porta con sé l’importante esperienza fatta nel palazzo comunale del villaggio. Come tanti suoi coetanei avrebbe potuto passare un’estate all’insegna del riposo e del divertimento e invece ha tra- B 24 [email protected] CISGIORDANIA I Territori palestinesi occupati sono suddivisi in Cisgiordania (o ‘terra al di qua del Giordano’) e Striscia di Gaza. La Cisgiordania è una regione di circa 5.800 Km quadrati, occupata militarmente da Israele, costantemente pattugliata dall’esercito, dove sorgono insediamenti ebraici (dette ‘colonie’) anche molto grandi. In Cisgiordania abitano circa due milioni di arabi palestinesi di religione musulmana e cristiana, che non hanno libertà di movimento. scorso le giornate arroventate d’agosto firmando documenti, organizzando riunioni, fissando appuntamenti con i cittadini e anche viaggiando. Il sindaco regolarmente eletto, Sufian Shadid, si è ritirato nelle retrovie assieme ai suoi collaboratori, per lasciare spazio ad un gruppo selezionato di adolescenti: un esperimento che in Palestina ha un significato ancora più grande che in qualsiasi altro Paese del Medio Oriente. Il futuro del processo di pace tra israeliani e palestinesi è, infatti, nelle mani di quelli che oggi sono adolescenti (sia arabi palestinesi Sopra: Bashaer Othman, ragazzina palestinese di 15 anni, diventata famosa per aver fatto il sindaco della sua cittadina per qualche mese. A sinistra: Bashaer Othman al lavoro nell’ufficio del sindaco del suo villaggio, Allar, in Cisgiordania. che ebrei israeliani) e che domani saranno gli adulti in grado di decidere le sorti dei rispettivi Paesi. Quanto più i giovani, in questo angolo martoriato di mondo, saranno consapevoli del proprio ruolo e dell’importanza di gestire bene il territorio, la politica, la democrazia e i rapporti con l’esterno, tanto più sarà semplice per Israele e per il futuro Stato di Palestina convivere come Paesi amici. “All’inizio le persone ci criticavano per la nostra età”, ha spiegato Bashaer al quotidiano Guardian, “poi ci hanno visto al lavoro e adesso ci rispettano”. Tra le questioni di amministrazione locale affrontate dal sindaco adolescente, che ha anche accompagnato una delegazione della città in visita in Qatar, ci sono state l’organizzazione di una nuova centrale dei vigili del fuoco e l’apertura del primo parco pubblico di Allar. Per lei, però, la questione fondamentale è quella della disoccupazione, in particolare quella giovanile. “Molte persone entrano illegalmente in Israele per lavorare. Invece di farli passare al di là della Linea Verde per un lavoro mal pagato, dobbiamo creare posti di lavoro qui” ha argomentato Bashaer, dimostrando di avere le idee ben chiare. In effetti quello dell’occupazione è uno dei temi chiave in Palestina. I Territori palestinesi (Cisgiordania e Striscia di Gaza) e Israele sono interdipendenti dal punto di vista economico: l’uno non potrebbe esistere senza l’altro, sebbene Israele sia più forte economicamente e militarmente. Ma questa interdipendenza va spesso a discapito dell’economia più debole: ecco perché la Palestina ha bisogno di sviluppare lavoro, produzioni locali, agricoltura, industria e servizi propri. Al momento tutto questo è reso assai difficile dalle condizioni ambientali, militari e politiche: i Territori palestinesi sono occupati militarmente dall’esercito israeliano e parte della loro terra è abitata da coloni che costruiscono Sono gli abitanti case e villaggi abusivi. (ebrei) delle case costruite ad hoc su terInoltre la Cisgiordania è ritorio palestinese, chiadivisa internamente da un mate ‘colonie’ o ‘insemuro che separa le città e diamenti’. Secondo il internazionale, le campagne lungo la Linea diritto gli insediamenti della Verde e all’interno di essa, forza occupante (cioè e che non consente la li- quella israeliana) su terbera circolazione delle mer- ritorio occupato (cioè quello palestinese) ci e delle persone da un sono illegali. punto all’altro del Paese. [email protected] 25 LINEA VERDE COLONI È una linea ideale che segue i confini tra lo Stato d’Israele e i Territori palestinesi, confini definiti dalle Nazioni Unite precedentemente alla guerra dei Sei giorni del 1967 (a seguito della quale la Cisgiordania è stata occupata da Israele e lo è tuttora). A partire dal 2002 gli israeliani hanno costruito una barriera di separazione che in parte segue e in parte va oltre questa linea. Il muro eretto avrebbe dovuto avere solo una funzione difensiva ma di fatto annette nuovo territorio allo Stato d’Israele: una consistente porzione di questo tracciato, infatti, scorre anche all’interno dei Territori occupati dividendo di fatto villaggi e terreni palestinesi da altri villaggi e terreni ancora palestinesi. g i… P as s i d i o g Pas si d i o gg i … Pas sPai sdsi id ioogggg…i … Pas si d i o gg i … i MISSIONARIO IN PERÙ Ai poveri la Buona Novella n vista del Natale ci incontriamo facilmente con un Vangelo che amo molto. Al capitolo 11 di Matteo, Giovanni Battista dal carcere manda emissari a Gesù: è roso da un dubbio, non è più sicuro che quel Gesù che ha battezzato al Giordano sia il Messia. Gesù risponde semplicemente che “i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella”. Vorrei condividere con voi la gioia più inaspettata che ho provato nel vedere che a Huacho, sulla costa del Perù, la Buona Notizia è annunciata e i suoi frutti sono visibili, quasi letteralmente. “I ciechi recuperano la vista”: quest’anno l’associazione di artigiane Tejesol ha regalato 40 paia di occhiali alle tessitrici, frutto del lavoro accompagnato dalla vostra solidarietà. “Gli storpi camminano”: una giovane della parrocchia è stata recentemente operata all’anca, grazie ad alcune persone amiche, ed è potuta tornare a camminare e vivere normalmente. “I lebbrosi sono guariti”: fortunatamente non abbiamo questa malattia in parrocchia, però M. e R., due ragazzini tetraplegici e alcuni altri portatori di handicap, ricevono una assistenza continua. “I sordi riacquistano l’udito”: due sorelline sorde di una famiglia poverissima sono state operate I 26 [email protected] Huacho (Perù) – Nella chiesa della Santa Famiglia i ragazzi costruiscono l’Albero della Vita. grazie alla solidarietà ricevuta nel nome di Cristo. Niente di tutto questo era programmato, semplicemente è nato passo dopo passo dallo stare con la gente e dall’ascoltare i tanti bisogni. Non abbiamo cambiato il mondo, ma siamo testimoni che “ai poveri è annunciata la buona novella”. Vi auguro di vivere così il Natale, con uno sguardo nuovo e ancora più cristiano su ciò che accade intorno a noi. Don Ambrogio Cortesi Per nove anni a Huacho (Perù), adesso rientrato nella sua diocesi di Milano …s ul le o r me d i ie r i … s ul le o r me d i ie r i … s ul le o r me d i ie r i … s ul le o r me d i ie r i … s ul le o r m e di ie r i … s ul le o r me d i ie r i Sceneggiatura e disegni di Cristiano Crescenzi [email protected] 27 …s ul le o r me d i ie r i … s ul le o r me d i ie r i … s ul le o r me d i ie r i … s ul le o r me d i ie r i 28 [email protected] … s ul le o r me d i ie r i … s ul le o r m e di ie r i [email protected] 29 …s ul le o r me d i ie r i … s ul le o r me d i ie r i … s ul le o r me d i ie r i … s ul le o r me d i ie r i 30 [email protected] … s ul le o r me d i ie r i … s ul le o r m e di ie r i SANTO STEFANO IL PRIMO MARTIRE I giudeo-cristiani Si chiamano così i primi fedeli di Gesù di origine ebraica. Per capire meglio, basta pensare agli anni in cui il Maestro inizia la sua predicazione in Palestina: all’epoca la Giudea, cioè l’area di Gerusalemme e dintorni, è abitata dagli ebrei. È proprio tra questi che Gesù trova i suoi primi discepoli. Essendo però giudei, fino a quel momento (e anche dopo aver scelto di diventare cristiani) continuano ad osservare le prescrizioni della Legge di Mosè (osservanza delle feste religiose ebraiche, divieti alimentari, ecc.). Ecco perché i primi cristiani si chiamano giudeo-cristiani: credono in Gesù Cristo, ma continuano a vivere da giudei. Persecuzione dei primi cristiani In alto: Santo Stefano, primo martire, in un’opera di Giotto. Sopra: Plastico della città di Gerusalemme all’epoca di Gesù e di santo Stefano. I sacerdoti che componevano il Sinedrio di Gerusalemme, una sorta di tribunale in cui si emanavano leggi e si svolgevano processi, avevano condannato Gesù a morte. Ma i seguaci del Maestro continuavano ad aumentare perché in molti – ogni giorno sempre di più credevano nella sua Risurrezione. Dopo la morte di Gesù, gli apostoli e tanti discepoli andavano in giro e battezzavano nel nome di Cristo. Tutto questo spaventava molto i faresi, i dottori della legge e i sacerdoti, che vedevano tanti ebrei convertirsi al cristianesimo. Per questo iniziarono a perseguitare gli apostoli e i nuovi discepoli di Gesù, tra cui Stefano. Ebrei di lingua greca ed ebraica Al tempo di Gesù, Gerusalemme era un crocevia di tante popolazioni, con lingue, costumi e religioni diverse (anche se la predominante era quella ebraica). La maggior parte degli ebrei veniva educata nella dottrina ebraica, nella perfetta osservanza delle leggi di Mosè e nello studio della Torah (i testi dell’Antico Testamento). Altri ebrei, però, venivano educati nella cultura ellenistica, ovvero nel modello della civiltà greca. Stefano era uno di questi. [email protected] 31 C li ck all a Pa rol a Una soldatessa americana prepara le decorazioni natalizie in una base militare. polo va «Il po a mmin che ca nebre vide te nelle luce. to rande bino è na una g m a ipe é un b Princ Poich chiamato i, , 1.5) per no ». aia 9 (da Is Pace della [email protected] 32 C li ck all a Pa rol a C li ck all a Pa rol a C li ck all a Pa rol a Cli ck all a Pa rol a C li ck all a Pa rol a MOSTRA DI SÀRMEDE Illustrazione di Clotilde Perrin A casa della fantasia D ove abita la fantasia? Non è difficile rispondere per chi ha visitato Sàrmede, cittadina in provincia di Treviso che da 30 anni ospita la Mostra “Le immagini della fantasia” e che ha appena inaugurato la nuova “Casa della fantasia”. Uno spazio permanente, dedicato a immaginazione, creatività, sogni, inventiva, colori e a tutto ciò che serve per fare dell’illustrazione dei libri un vero e proprio regno. Così, a fare da padrone di casa, ecco un’edizione straordinaria che dal 27 ottobre scorso ospita fino al 20 gennaio prossimo una mostra il cui motivo conduttore è: 30x2. Trenta per due significa 60 illustratori invitati ad esporre i loro capolavori: tavole colorate dedicate ai libri recentemente pubblicati dalla Mostra di Sàrmede, con un’attenzione speciale a quello che presenta le fiabe dalla Rus- Illustrazione di Alicia Baladan sia. “Nel bosco della Baba Jaga” è il titolo della raccolta di racconti popolari illustrati da pennelli di eccellenza. Ecco allora Nonno Gelo raffigurato con una barba bianca così ben innevata da diIllustrazione di ventare pista per una Klaas Verplanke slitta trainata da renne divertite… Oppure tre volatili a metà tra oche e cigni che si alzano in volo e trasportano un bambino curioso di osservare il paesaggio colorato sotto di lui… Ma c’è anche Baba Jaga nella sua casa, che gira su zampe di gallina, lupi generosi, orsi terribili e giocherelloni, boschi misteriosi e oscuri. Anche stavolta le illustrazioni de “Le immagini della fantasia” dimostrano che è sempre più vero quanto afferma uno dei più grandi romanzieri e pensatori russi, Fëdor Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo”. [email protected] 33 Mam a M uk a s i Mam a M uk a s i Mam a Mmuk a s i Ma a M uk a s i Mam a M uk a s i LA PAROLA AI LETTORI 1.600 Km per la pace Mukasi! Ciao Mama mia città olese della a che un cong per portare i Ho saputo ed pi a 1.600 Km r il suo pe ce pa ha percorso di la domanda a. Ciao! Bruxelles sa bellissim bra una co m se i M e. Paes Emilia) Michele (Reggio Sopra: L’arrivo di John Mpaliza a Bruxelles. Sotto: John Mpaliza, il giovane congolese che ha percorso 1.600 Km per chiedere la pace per il suo Paese. Caro Michele, quella di John Mpaliza è un’iniziativa unica e importante. Unica per l’originalità: percorrere 1.600 Km a piedi non è da tutti! Importante perché la guerra, che da anni affligge la Repubblica Democratica del Congo per il controllo del suo ricchissimo sottosuolo, è dimenticata dal mondo. E John in questo modo ha cercato di denunciare il dramma. Un proverbio africano dice: “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa”. Questo giovane congolese vuole veramente la pace ed ha trovato una strada per gridarlo a tutti. Mama Mukasi 34 [email protected] 0 SCRIVI A MAMA MUKASI una e-mail all’indirizzo: [email protected] o una lettera da spedire a: Il Ponte d’Oro – Mama Mukasi C/O Missio – PP.OO.MM. Via Aurelia, 796 – 00165 Roma Sc a f f a l e Sc a f f a l e Sc a f f a l e Sc a f f a l e LIBRI Per conoscere Gesù Anna Pe ir Canto etti p I Salmi er te, Signore . d Illustraz ei ragazzi ioni d € 19,90 € 7,50 € 3,50 [email protected] 35 Nelle librerie più fornite o sul sito www.elledici.org siste un “parco dei dii Antonio Lapone vertimenti” che si chiae Edizioni Cristina Stella ma “Bibbialand”. Si può Elledici Pagg. 64 trovare dentro un volume che presenta il Libro più importante della storia dell’umanità in un viaggio ricco di scoperte entusiasmanti. Gimmi Rizzi Lo ha scritto Gimmi Rizzi, Bibbialand no Dolif sacerdote della diocesi di BerIllustrazioni di Bru gamo, autore di una fortunata Edizioni Elledici collana Elledici. Anche grazie alle Pagg. 54 illustrazioni di Bruno Dolif, la lettura dell’agile volumetto scorre veloce grazie al linguaggio semplice e stringato con cui vengono spiegate le verità di fede. Invitanti Sally Ann Wright sono i vari capitoli: dalla “Foresta La prima Chiesa di libri” al “Laboratorio delle pagine” Illustrazioni di Graham si arriva alla “Miniera d’oro” in cui Round Edizioni Elledici trovare interessanti rivelazioni. Pagg. 32 Imparare a pregare con i Salmi e scoprire che ogni ora del giorno e ogni occasione della vita possono essere viste attraverso le preghiere della amici tradiscono. Ma anche quando ci mancano tradizione biblica. “Canto per te, Signore. I le parole per rivolgerci al Padre. Salmi dei ragazzi” raccoglie i testi di Anna La grande avventura dell’inizio della Chiesa Peiretti e i disegni di Antonio Lapone e da apprendere divertendosi è raccontata con Cristina Stella, in un libro edito dalla Elledici. storie e giochi in “La prima Chiesa” di Sally Un modo per lasciarsi accompagnare dalla Ann Wright. Illustrato da Graham Round per presenza di Dio in ogni evento quotidiano: la Elledici, il libretto presenta i primi amici quando si ha paura, quando si sente forte di Gesù che hanno dato la vita per annunciare l’amore per i propri genitori, quando gli al mondo la sua Risurrezione. E U n mondo di qu i z U n mondo di qu i z U n mondo di qu i z U n mondo di qu i z U n mondo di qu i z U n mond o U n mondo di qu i z Natale nel mondo Parole intorno al fuoco Rispondendo alle seguenti definizioni, nelle caselle colorate apparirà una parola molto utile in occasione delle festività. Orizzontali: 1. Le consonanti nella bici; 3. Le monete prima che arrivasse l’euro; 8. È frequente quando si va sugli sci; 10. Le parti in cui sono divise le opere teatrali; 12. L’operaio che svolge la sua attività tra mattoni e cemento; 14. Così è chiamato un complesso musicale formato da tre persone; 15. La sigla della provincia di Terni; 16. La parte centrale della crema; 17. Mezzo di trasporto pubblico in città; 19. Il nome di un acciaio che non si arrugginisce; 20. Il pronome amato dagli egoisti; 21. Un tonno senza capo né coda; 22. Il richiamo che lanciano navi e aerei in pericolo; 24. Le prime vocali dell’alfabeto; 25 Ascoli Piceno. Verticali: 1. Un antico cocchio romano a due cavalli; 2. Le vivande quando non sono cotte; 3. Il nome del cantautore Dalla; 4. Sono istruiti e sapienti; 6. Andati, ma detto in breve; 7. Regalo natalizio; 9. Persona di notevole statura; 10. Ingresso di un edificio; 11. Serve a dirigere e orientare la nave; 13. Il nome di Mercurio presso gli antichi greci; 18. È considerata la regina dei fiori; 23. L’inizio di un’opera. 36 [email protected] Queste due scenette, apparentemente uguali, differiscono per 10 piccoli particolari. Quali? O r t 9 1 1 6 r 2 d V i e 4 p t n m r E 2 z A cura di Sergio De Simone U n mond o di qu i z La chioma dell’albero Tanti regali Con una matita prova a dividere la chioma dell’albero in 22 parti. Ognuna dovrà contenere una pallina e dovrà essere uguale alle altre nella forma e nel numero dei quadretti che la compongono. Notte di Natale Nella basilica di San Pietro a Roma, al centro del pavimento, c’è un disco di marmo rosso. È ciò che rimane dell’antica basilica edificata dall’imperatore Costantino nel IV secolo. Il disco di marmo fu inserito nella nuova basilica perché è la testimonianza di un avvenimento storico: nella notte di Natale dell’anno 800, su quel marmo si prostrò un grande personaggio per ricevere dall’allora papa Leone III l’unzione e la corona. Di quale re si tratta? SOLUZIONI Sai individuare quali sono i regali che non figurano in tutti i rettangoli? PAROLE INTORNO AL FUOCO: Vedi soluzione a lato. NATALE NEL MONDO: Le differenze sono: una pallina al centro del cactus, la piega sul cappello del messicano, la fascia sul suo mantello, il polsino, il fondo del pantalone, la decorazione sul panettone, un sasso nero sul terreno, la cima del monte a destra, un uccello in cielo, l’ombra del messicano. REBUS: reG aliNAT aliZI = Regali natalizi. NOTTE DI NATALE: Si tratta di Carlo Magno. TANTI REGALI: Gli oggetti che non figurano in tutti i rettangoli sono: il cucchiaino, il fiore, la mela, la bandierina. di qu iz [email protected] 37 mbino, Caro Gneostiù cBhieado un regalo speciale: o quest’an lo di mond tti, o g n a i n g o a d ci ubriche, fume r - tanti ami n o c o t n e m i ert - tanto dievgiochi di vitae i l i t attività S n o tietà c ti dalla mission a d i l o s ta - tan propri e raccon da far imparare… da cui Per donare tutto questo, REGALA IL PONTE D’ORO SOLO 14 EURO PER UN ABBONAMENTO A 10 NUMERI Basta fare un versamento sul conto corrente postale n. 85134625 intestato a IL PONTE D’ORO indicando sul bollettino il recapito di chi deve ricevere la rivista. ✁ Stacca il tagliando e consegnalo alla persona a cui hai fatto questo meraviglioso regalo bonamento a Ti ho regalato l’ab ’ORO IL PONunTEanDno! per Buon Natale e vo Felice Anno Nuo