Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/ C / RM
Anno XV - Novembre/Dicembre 2012 - Numero 11-12
DOSSIER
Natale a
Betlemme
Somma r i o
1 Editoriale
Ubuntu!
2 Kabàka, l’amico dotto
La CARITÀ arricchisce tutti
4 Giramondo
10 Viaggio in…
Albania
All’inte
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PIAN
E
MISSI TA
O
RAGA
ZZI
14 Dossier
Natale a Betlemme
22 Il libro della Missione
Missionari di oggi
24 Dove è nata la missione
Un sindaco ragazzina
26 Passi di oggi…
Ai poveri la Buona Novella
27 … sulle orme di ieri
Santo Stefano
32 Click alla Parola
33 Fuorisacco
A casa della fantasia
34 Mama Mukasi
1.600 Km per la pace
35 Scaffale
Per conoscere Gesù
35 Un mondo di quiz
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Il Ponte d’Oro - Mensile dei Ragazzi Missionari
Reg. Tribunale di Roma n. 171/97 del 21/03/97
Editore: Associazione Amici della Propaganda Missionaria
Presidente: Giovanni Attilio Cesena
La rivista è promossa dalla Fondazione Missio
(organismo pastorale della CEI)
Direttore responsabile: Giulio Albanese
Redazione: Chiara Pellicci, Miela Fagiolo D’Attilia, Ilaria De Bonis. Segreteria: Emanuela Picchierini.
Hanno collaborato: Marco Benedettelli (pag. 5-7,9), Eleonora Borgia (pag. I-IV).
Illustrazioni: Beatrice Cerocchi, Sergio De Simone (pag. 36-37), Doriano Strologo (copertina), Cristiano Crescenzi (pag. 27-30).
Foto: AF/PP.OO.MM., Giuseppe Andreozzi, AFP, Wikipedia, Chiara Pellicci, Andrea Merli/Un muro non basta, Ilaria De Bonis.
Progetto grafico e impaginazione: Alberto Sottile.
Redazione e amministrazione: Via Aurelia, 796 – 00165 Roma; tel. 06/66502678; e-mail: [email protected]
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Abbonamento annuo: individuale 14€; collettivo 10€; estero 26€ su ccp n. 85134625 intestato a IL PONTE D’ORO oppure con bonifico bancario intestato
a IL PONTE D'ORO, cod. IBAN IT 18 J 07601 03200 000085134625
Stampa: Graffietti stampati - S.S. Umbro Casentinese Km 4,5 - Montefiascone (VT)
Mensile associato alla FeSMI, Federazione Stampa Missionaria Italiana.
Chiuso in tipografia nel mese di novembre 2012.
E d i t o ria le
E d i t o r i a le Edi to ria le Edi to ria le
Ed to ria l e
Ubuntu!
Cari Amici,
dovete sapere che un
giorno uno studioso delle
culture africane decise di
fare un curioso esperimento
con alcuni vostri coetanei che
vivono in Sudafrica. Stiamo parlando di un Paese molto bello, che
si trova all’estremo Sud del grande
continente africano. Questo signore,
mio vecchio amico, mise un cesto pieno di frutta vicino a un albero, dicendo poi a un gruppo di
ragazzi che chi tra loro fosse arrivato prima avrebbe vinto tutti i frutti. Quando diede il segnale,
tutti i bambini si presero per mano e corsero insieme, poi si misero in cerchio per godere comunitariamente il premio promesso.
Successivamente lo studioso chiese il motivo per cui avevano evitato la competizione e tutti risposero insieme: “Ubuntu!”. Un’espressione che nelle lingue dei popoli Bantu significa: “Io sono
perché tu sei”. Vale a dire: “Una persona diventa umana attraverso altre persone”.
Si tratta di una straordinaria lezione di vita africana per comprendere quanto sia importante
considerare l’altro per quello che è, senza pensare a ciò che io posso avere in cambio da lui, a ciò
che ne guadagno o ne perdo.
Questo è il messaggio che, insieme a tutta la redazione de “Il Ponte d’Oro”, rivolgo a voi e ai
vostri genitori, in vista delle imminenti feste natalizie: “Ubuntu!” per accogliere insieme il
Signore nella Vita.
Abuna
[email protected]
1
Ka bà ka
Ka bà ka
Ka bà ka
Ka bà ka Ka bà ka
L’amico dotto
Ka bà ka
MISSIONE FA RIMA CON EDUCAZIONE
La CARITÀ e
arricchisc
tutti
«La carità educa il cuore dei fedeli e
svela agli occhi di tutti il volto di una
comunità che testimonia la comunione, si apre al serviz io, si mette alla
scuola dei pover i e degli ultimi, impara
a ricono scere la prese nza di Dio nell’affamato e nell’as setat o, nello straniero e nel carce rato, nell’ammalat o e
in ogni bisognoso».
(dagli Orientamenti pastorali dell’Episcopato
italiano per il decennio 2010-2020, n. 39)
Un sant’uomo un giorno chiese a Dio: “Signore, mi piacerebbe sapere come sono il
Paradiso e l’Inferno”. Dio condusse il sant’uomo verso due porte.
Ne aprì una e gli permise di guardare all’interno. C’era una grandissima tavola rotonda,
con al centro un grandissimo recipiente
2
[email protected]
contenente cibo dal profumo delizioso. Le
persone sedute attorno al tavolo erano
magre, dall’aspetto livido e malato. Avevano
tutti l’aria affamata. Avevano dei cucchiai
dai manici lunghissimi, attaccati alle loro
braccia. Tutti potevano raggiungere il piatto
di cibo e raccoglierne un po’, ma poiché il
manico del cucchiaio era più lungo del loro
braccio non potevano accostare il cibo alla
bocca. Il sant’uomo tremò alla vista della
loro miseria e delle loro sofferenze. Dio
disse: “Hai appena visto l’Inferno”.
Dio e l’uomo si diressero verso la seconda
porta. La scena che l’uomo vide era identica
alla precedente. C’era la grande tavola rotonda e il recipiente. Le persone intorno
alla tavola avevano anch’esse i cucchiai
dai lunghi manici. Questa volta, però, erano
ben nutrite e felici conversavano tra loro
sorridendo.
Il sant’uomo disse a Dio: “Non capisco!”.
“È semplice – rispose Dio –: questi hanno
imparato che il manico del cucchiaio
troppo lungo non consente di nutrire sé
stessi, ma permette di nutrire il proprio
vicino. Perciò si aiutano gli uni con gli
altri. Quelli dell’altra tavola, invece, non
pensano che a loro stessi…”.
È proprio così: se pensi solo a te, puoi
soltanto impoverirti. Se invece ti preoccupi
di chi ti sta accanto, puoi solo guadagnarci:
la carità, infatti, arricchisce tutti e non
impoverisce nessuno.
Anche san Paolo nella prima Lettera ai
Corinzi parla della carità. E le riserva un
posto speciale, al di sopra di tutto: “Ora
dunque rimangono queste tre cose: la
fede, la speranza e la carità. Ma la più
grande di tutte è la carità!” (cfr. 1Cor
13,13).
T
TES
Io e la
carità
INCONTRO UN ANZIANO E VEDO
CHE HA BISOGNO DI AIUTO:
1
A - ci penserà qualcun altro
B - non mi sento capace
C - chiedo se posso essere utile
SO CHE UN MIO AMICO È MALATO:
2
A - aspetto che guarisca
B - mi informo come sta
C - vado a trovarlo
3
IN PARROCCHIA C’È BISOGNO
DI ME PER UN NUOVO SERVIZIO:
A - non me ne accorgo neanche
B - continuo a fare quello
che mi spetta
C - contribuisco con il mio aiuto
SOLUZIONI
Kabàka, l’amico dotto, ti aspetta
anche nelle pagine successive
per parlarti di:
TAV, STRETTO DI GIBILTERRA, SOFTWARE,
MULTINAZIONALI, ONG, VOCAZIONE... E ALTRO.
• Se prevalgo
no le
forte. Ma puoi “a”: La carità non è il tu
o
se
carti le manic mpre cominciare a rimbo
he
c• Se prevalgo …
no le “b”: Qu
ando si scegli
carità, non c’è
e
• Se prevalgo da aver paura di niente… la
no le “c”: Co
mplimenti, no
risparmi mai
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quando c’è da
praticare la ca
rità!
[email protected]
3
MISSIONE FA RIMA CON EDUCAZIONE
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G ir a m on d o
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BIELORUSSIA
MAROCCO
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IN:
No al treno
veloce
treni ad alta velocità scatenano polemiche e proteste anche in Marocco. Il
progetto è quello di costruire una linea
per il Tgv (treno ad alta velocità) che collegherà in un’ora e mezza Tangeri a Casablanca, nel cuore del Marocco. Al
momento il viaggio richiede cinque ore.
“Con i soldi che si andranno a spendere
TAV
I
È l’acronimo dell’espressione italiana
di “treno ad alta velocità”
(in francese Tgv: train grande vitesse) ed indica i convogli ferroviari
velocissimi ma anche ad alto impatto ambientale. Questi, infatti,
hanno bisogno di ferrovie speciali,
lontane dai centri abitati, e di imponenti infrastrutture in loro sostegno. Inoltre producono inquinamento acustico, un grande impatto sugli spazi verdi e necessitano di una notevole quantità di
energia elettrica. In alcune regioni
italiane la costruzione della linea
Tav ha destato una forte opposizione da parte della popolazione
locale.
4
[email protected]
LIA
ITA
INDIA
MAROCCO
AFRICA
BRAS
ILE
AUSTRALIA
per quest’ambiziosa opera ferroviaria si
potrebbero fare molte delle cose che mancano al Marocco: ospedali, scuole, strade
normali o secondarie”, spiega Omar Balafrej, portavoce del movimento Stop Tgv,
che in Marocco ha portato migliaia di persone a protestare in 15 cortei di città diverse. L’investimento per l’opera di
collegamento è di 30 miliardi di dirhan
(circa tre miliardi di euro). Una protesta,
questa contro il Tgv marocchino, simile a
quella nella Val di Susa, in Italia, dove da
anni si manifesta contro la Tav, il treno ad
on d o
alta velocità che dovrebbe collegare Torino con Lione.
Per il governo marocchino, la nuova opera
ferroviaria porterà un contributo decisivo
all’ammodernamento del Paese. La zona
che va da Tangeri a Casablanca, passando
per Rabat, è una delle più sviluppate del
Marocco e un sistema di comunicazione su
rotaie all’avanguardia potrebbe dare un’ulteriore spinta all’economia. Per il futuro
c’è chi addirittura ipotizza un tunnel sotterraneo nello Stretto di Gibilterra, in
grado di collegare Rabat a Parigi in dieci
ore.
STRETTO DI GIBILTERRA
Quel canale di mare che separa il Marocco dalla Spagna
si chiama Stretto di Gibilterra. Oltre a dividere le due
nazioni, fa da confine anche tra il continente africano e quello
europeo e mette in comunicazione l’Oceano Atlantico con il Mar
Mediterraneo. La larghezza minima dello Stretto è di 14 Km.
BIELORUSSIA
Piovono orsacchiotti dal cielo in Bielorussia.
Non si tratta di uno strano fenomeno meteorologico, quanto di un’originale azione di
protesta organizzata da due piloti aerei svedesi.
Gli orsacchiotti sono stati paracadutati sulla capitale Minsk: ciascuno teneva cucito fra le zampe
di peluche un cartello con su scritto uno slogan in
favore della democrazia e della libertà di espressione. Il
governo del Paese guidato dal leader Lukashenko, a causa dei
suoi atteggiamenti autoritari, è in pessimi rapporti con l’Unione
Europea. Durante le ultime elezioni, che hanno portato alla riconferma del leader bielorusso, molti giornalisti sono stati arrestati. L’uso di internet è fortemente limitato fra i cittadini,
così come la libertà di stampa. Altre due giornaliste e un fotografo sono stati arrestati dalla polizia proprio per aver documentato e pubblicato la notizia del lancio di orsacchiotti. Il
blitz di protesta è opera di due piloti che sono riusciti ad
eludere i controlli dell’aviazione bielorussa e a portare a
segno il lancio pacifista di peluche in nome della democrazia.
Il presidente della Bielorussia –
Paese dell’Europa dell’Est – è al
potere dal 1994. Sebbene democraticamente eletto, si può dire che Aleksander
Lukashenko sia un vero e proprio dittatore,
non solo perché non garantisce i principi
democratici, ma anche perché i mandati
presidenziali, tramite un referendum da
lui proposto e approvato dalla popolazione,
non hanno più limiti temporali. Questo significa che lo stesso presidente può essere
eletto ipoteticamente all’infinito.
[email protected]
5
LUKASHENKO
Peluche per
i diritti umani
G i r a m on d o
G i r a m on d o
G i r a m on d o
G i r a m on d o
G i r a m on d o
G i r a m on d o
G i r a m on
INDIA
Previsioni meteo
all’avanguardia
i vorranno cinque anni, ma il governo è
fiducioso: presto l’India avrà un potente
programma in grado di fare previsioni meteorologiche molto precise e di studiare i
movimenti dei monsoni, le intense e puntuali
piogge estive. Il progetto intorno al nuovo
software vede coinvolti i migliori esperti di
meteorologia indiani e internazionali. Sapere
quanto forti saranno le piogge estive e
dove si abbatteranno con maggiore o
minore intensità, perSono programmi
metterà di programspecifici per
mare semine e raccolti
computer, che cone porterà grandi besentono di realizzare applinefici all’agricoltura
cazioni anche molto sofisticate. Si chiama software
della penisola.
quella parte dell’informatica
In India, su un miliarcomplementare all’hardware,
do di abitanti, 600 micioè complementare a quelioni lavorano la terra
gli strumenti che costituiscono la macchina del come oltre metà dei terreni
puter e che sono tangibili.
è irrigato solo dalle
piogge. Certo, le variabili che determinano l’andamento dei monsoni estivi sono innumerevoli: basta una
breve depressione tropicale per variarne gli
andamenti. Il nuovo software ancora in progettazione, però, dovrebbe essere in grado
di elaborare una massa molto complessa di
dati e prevedere come si muoveranno le
piogge sia di 15 giorni in 15 giorni, che per
l’intera stagione. Nell’attesa della sua idea-
SOFTWARE
C
6
[email protected]
zione, i contadini indiani continuano ad affidarsi al movimento delle stelle e ad altri
riti popolari, come l’interpretazione dei versi
delle rane.
m on d o
AUSTRALIA
Un’altra Lampedusa
AFRICA
l fenomeno dei migranti non è solo italiano.
Si verifica anche dall’altra parte del globo,
sulle coste dell’Australia. Uomini e donne, in
viaggio dall’Afghanistan, dall’Iran e dallo Sri
In Paesi come Sud Sudan, Somalia, Uganda e
Lanka, arrivano a bordo di navi di fortuna
Nigeria i bambini nascono, vivono, muoiono ma
sperando di trovare una vita migliore al di là
non risulta che siano mai esistiti. Oltre la metà
l’America,
o
del mare. Invece di sognare l’Europa
di questi piccoli africani, infatti, non viene
iscritta all’anagrafe al momento della nascita e
partono per i Paesi più ricchi dell’Oceania. A
di conseguenza non ha nessun diritto, risultando
bordo di barconi traballanti, prendono il largo
sostanzialmente ‘inesistente’ per lo Stato. Seper l’Indonesia. Qui le leggi sono molto dure:
condo i calcoli, in una zona rurale povera, dove
il governo locale li respinge senza preoccuparsi
la gente vive con meno di un dollaro al giorno,
di verificare se i migranti in viaggio hanno
un residente dovrebbe pagare una somma
bisogno di assistenza umanitaria e di aiuto,
equivalente a circa 20 euro per registrare la nascita del proprio figlio in un centro urbano e
essendo scappati dalla guerra o da zone di
ottenere il certificato. Nonostante siamo nel
crisi. Dunque il viaggio deve continuare: le
XXI secolo, in molti Paesi africani sopravvive
barche cariche di uomini, donne e bambini
ancora questo retaggio di colonialismo che
proseguono per l’Australia. Qui, appena sbarcati,
non prevede l’iscrizione dei neonati all’anagrafe.
i migranti vengono trasferiti dal governo nelTra gli altri rischi di questa grave mancanza, c’è
l’isola di Christmas, dove c’è un Centro di acanche l’inosservanza dei diritti dei minori. Per
esempio: nel caso in cui un ragazzo sia
coglienza del tutto simile a quelli che abbiamo
arrestato, viene trattato secondo le leggi
in Italia, da Lampedusa a Bari. Ma la struttura
applicate per gli adulti, visto che non esistono
di Christmas non riesce a sostenere il numero
documenti che certifichino la sua età.
sempre maggiore di arrivi. Il governo ha così
deciso di costruire altri due centri per i ‘boat
people’: uno a Nauru, Stato insulare dell’Ocea- sbarchi di immigrati sono stati 9.859 e negli
nia, a nord-ovest dell’Australia, e uno nell’Isola ultimi due anni sono 704 quelli naufragati e
di Manus, a nord della
scomparsi in mare.
Papua Nuova Guinea.
Il Partito dei Verdi
australiani, al governo
insieme al Partito Laburista,
ha protestato contro i nuovi
centri: “Come si può definire
adeguata per bambini e donne incinte una sistemazione
in un’isola remota?”. In Australia dall’inizio dell’anno gli
I
Bambini inesistenti
[email protected]
7
G i r a m on d o
G i r a m on d o
G i r a m on d o
G i r a m on d o
BRASILE
La minaccia
dei popoli
dell’Amazzonia
el cuore della Foresta Amazzonica brasiliana il popolo degli Yanomami vive
diviso in tribù da 400 persone. La loro
tipica abitazione, una struttura a forma di
anello, si chiama Yano. Al centro c’è un
piazzale rotondo, destinato alle cerimonie,
le danze e i giochi. Qui le famiglie si riuniscono per la notte, ciascuna attorno al
proprio focolare. Non esistono capi e si
vive di caccia, agricoltura e pesca. I tipi di
piante che conoscono sono più di 500 e
N
8
[email protected]
Quando
un’impresa o
una fabbrica ha
delle ramificazioni
e delle sedi all’estero, che fanno
capo alla casa-madre ma che usano
manodopera locale, si parla di
multinazionale. Le
multinazionali
sono industrie
molto grandi che,
a volte, sfruttano
il basso costo del
lavoro nei Paesi
più poveri dove
gli operai sono
sottopagati.
MULTINAZIONALI
G i r a m on d o
con esse hanno un rapporto vitale perché le usano per nutrirsi, curarsi,
costruire utensili.
Sempre nell’Amazzonia vivono gli Enawe Nawe. Non
mangiano carne rossa e sono espertissimi
nella coltivazione di mais e manioca. Vivono
di pesca e produzione di miele.
Popoli come gli Yanomami e i Enawe Nawe
hanno una conoscenza sterminata del nostro
ITALIA
Cercasi aiutanti
di Babbo Natale
Puzzle, bambolotti, trenini, Barbie, macchinine
e peluche usati dovranno tornare come nuovi
per il prossimo Natale! L’operazione di restiling
dei giocattoli fa parte di un progetto dell’associazione
Salvamamme che raccoglie giochi usati per i bambini che
non ce l’hanno e che li dovranno ricevere impeccabili: ripuliti,
rivestiti, impacchettati, lucidati e di nuovo splendenti come se
fossero appena usciti dalla fabbrica di Babbo Natale. Non è impresa semplice e per questo Salvamamme chiama a raccolta tutti i “volontari di grande pazienza e bontà d’animo di qualsiasi
età”. L’importante è che siano capaci di pettinare bambole, contare i pezzi di puzzle, vestire
bambolotti, rimettere a nuovo un gioco ‘vissuto’, impacchettarlo in modo ineccepibile, fare il
bagno ad un peluche, rispolverare fondi di magazzino.
Salvamamme riceve quotidianamente giocattoli da migliaia di persone, ma per le feste occorre
che siano sfavillanti ed abbiano tutti la magia del Natale. Gli aiutanti dovranno superare un
breve corso di formazione tenuto da Babbo Natale in persona, riguardo l’adeguatezza, la
sicurezza e l’igiene del giocattolo.
Il Natale 2012 sarà duro per tante famiglie che non arrivano a fine mese e gli aiutanti di Babbo
Natale avranno come primo compito quello di addolcirlo. Migliaia e migliaia di giocattoli sono già
stati prenotati da famiglie residenti in tutta Italia, desiderose di vedere felici i propri bambini.
ecosistema e hanno insegnato molto all’uomo
che vive nelle città: dalle ricette di medicinali
derivati da piante, alla lavorazione di fibre,
a tecniche di rimboscamento e coltivazioni.
Ma nonostante questo, ci sono tribù che
hanno subito un destino tragico per mano
dell’uomo ‘civilizzato’. Come per esempio
gli Akuntsu, in Brasile, rimasti solo in
cinque dopo essere stati decimati dal disboscamento e dalla ricerca di minerali preziosi nelle loro terre ad opera di potenti
multinazionali. Nel Novecento si è estinta
in media una tribù all’anno e anche col
nuovo millennio non si è cambiata strada.
Continua, infatti, la deforestazione irresponsabile delle aree dove questi popoli vivono.
[email protected]
9
V ia gg io in…
V iVa agg oio in…
i gg i in…
V ia gg io in…
Albania
Vivere
a Institut
Con il “Viaggio in” di questo
numero si approda in un
quartiere della capitale
albanese, quello di Institut.
In questa rubrica del numero
di febbraio 2010 visitammo
il Paese delle Aquile a tutto
tondo. Oggi l’attenzione
si concentra in uno dei luoghi
più poveri dell’Albania, dove i
bambini sognano un futuro
ben diverso dalla realtà con
cui sono costretti a fare
i conti ogni giorno.
DITTATURA COMUNISTA
Quando il potere politico è detenuto con la forza e la privazione delle libertà fondamentali (di parola, di pensiero,
religiosa, politica, ecc.), si parla di dittatura. Quella comunista è basata sull’idea che il popolo sia sovrano in tutto. Ma in realtà il potere è nelle mani di pochi, che in nome del popolo detengono tutti i privilegi e le immunità. In Albania c’è stato uno dei peggiori regimi comunisti del dopoguerra, che ha tenuto il Paese in un
totale isolamento ed ha cancellato le libertà personali, come quella
religiosa: era vietata qualunque professione di fede, tanto che le
congregazioni religiose furono costrette a lasciare il Paese.
10
[email protected]
e giornate ad Institut scorrono tutte
uguali. Ma i bambini inventano giochi
di fantasia che permettono di trasformarsi
di volta in volta in principesse e cavalieri.
Klara e Migena corrono nel fango trascinando una mucca, ma a vederle nel campo,
anche se parlano in albanese ed è impossibile capirle, sembra che stiano portando al
laccio un cavallo e che il palazzone cadente alle loro spalle altro non sia che un
magnifico castello fatato. Alcuni ragazzini
giocano con dei bastoni di legno come se
tenessero tra le mani spade di ferro e oro.
I bambini di Institut sembrano felici.
Eppure le loro famiglie - trasferitesi nel
1991 in questo ex convitto universiatrio
nel distretto di Koder Kamez, alla periferia
L
È la sigla di organizzazione non
governativa. Con questa
espressione si intende
un ente che opera nel
sociale, aiutando chi ha
bisogno, senza voler
guadagnare denaro o
trarre profitto sui servizi
che offre e senza essere
mosso da un ideale religioso.
La famiglia della signora Rudina e di suo
marito Haxhi Imeraj
vive qui da 13 anni. Si
vogliono bene e i loro
quattro figli sono molto
amati. Questa e le altre
centinaia di famiglie
povere di Institut sono aiutate da alcune
ong (organizzazioni non governative) come
la Tartan, fondata da un ragazzo albanese
A destra:
Bambini del quartiere giocano davanti alla sede (chiusa) della
ong Tartan a Institut.
Sotto:
La signora Prena Lika (86 anni) vive ad Institut (Tirana).
Espone con orgoglio i simboli della sua fede cattolica, fino a
qualche anno fa considerata un reato dal regime comunista.
Sopra:
Scene di vita quotidiana ad Institut, quartiere della
capitale albanese dove la gente non ha nemmeno
cucina e bagno in casa.
nord di Tirana, dopo il crollo della dittatura
comunista - vivono veramente con pochi
soldi. I genitori sono disoccupati. I piccoli
appartamenti dei casermoni fatiscenti
occupati abusivamente sono composti di
una sola stanza, senza letti né cucina. In
casa non c’è neanche il bagno!
[email protected]
11
ONG
Rudina, Klara
e gli altri
DA
CHE G UAR
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missione
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COMMISSIONE EUROPEA
E’ una delle tre istituzioni che compongono
l’Unione Europea, assieme a Parlamento
e Consiglio europeo. La Commissione ha
sede a Bruxelles e rappresenta il braccio operativo dell’Ue. A capo c’è un presidente con un
mandato limitato nel tempo: attualmente è il portoghese Josè Manuel Barroso.
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L’Albania
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In basso a destra:
Scorci di Institut, il quartiere
più povero di Tirana, capitale
albanese.
In basso a sinistra:
Tirana (Albania) - La signora
Rudina Imeray (35 anni) con le
figlie Klara e Migena ed amici
del quartiere Institut.
che una volta tornato dall’estero ha deciso
di dedicarsi al suo Paese e al suo popolo.
La Tartan qui ha creato un progetto di assistenza sociale per i bambini e le loro famiglie.
“Ho incontrato mio marito in campagna,
12
[email protected]
quando vivevamo nel nord dell’Albania, e
ci siamo innamorati subito” racconta la signora Rudina.
Hergys e Klara sperano di poter un giorno
avere un lavoro semplice ma ben pagato:
“Da grande vorrei fare la parrucchiera”, dice
Hergys.
Kristian, invece, a 12 anni non va più a
scuola perché ha paura degli altri bambini:
ha un problema agli occhi, uno strabismo
molto accentuato, e i compagni non lo accettano. Lui si sente discriminato. La sua
mamma, Dile, deve occuparsi della nonna
Prena che ha 86 anni e non prende medicine perché non c’è nessuno che gliele
possa fornire gratis. “Le cure mediche sono
troppo costose e chi non ha soldi non può
andare in ospedale: le medicine devi pagarle persino nelle strutture pubbliche”
spiega Alba, la guida di Institut.
A Rreshen, nel distretto della Mirdizia
(nel nord del Paese), vivono diversi missionari italiani che sostengono la popolazione albanese sia dal punto di vista
spirituale che materiale. Maria Luisa –
una ragazza italiana di 28 anni, originaria
della provincia di Foggia – un bel giorno
ha capito che non le
bastava soltanto studiare e cercare un
lavoro in Italia. Sentendosi molto vicina
a Gesù, ha cercato
una congregzione
religiosa dove poter
vivere la propria
vocazione ed ha
Ogni persona,
scelto quella delle Serdurante la sua giove del Signore e della
vinezza, si chiede quaVergine di Matarà.
le sia la propria scelta di
“Volevo essere una
vita, quale sia la propria
missionaria del Verbo
chiamata: chi ha fede in
Dio sa che il Signore ha
Incarnato” racconta.
un progetto su ciascuno
È così che qualche
dei suoi figli, e cerca di
anno fa Maria Luisa
capire quale sia quello
ha preso i voti ed è
che è stato pensato per
diventata suor Maria
se stesso, quale sia la
di Gesù Bambino.
propria vocazione.
Oggi vive in Albania,
in una casa piena
d’amore e di calore. Al secondo piano di
un palazzo di Rreshen, con altre due consorelle, Gesù Bambino (così la chiamano
gli amici) cura un gruppo di persone disabili che altrimenti sarebbero abbandonate
a se stesse. Come Artiola, bimba di sei
anni, rifiutata dalla mamma perché affetta
da un ritardo mentale; Alma, una ragazza
di 20 anni autistica, accompagnata dalla
nonna che la veglia giorno e notte; Drenusha, una donna sempre allegra che
vive sulla sedia a rotelle perché ha una
distrofia muscolare.
[email protected]
13
VOCAZIONE
NELLA CASA DI GESÙ BAMBINO
D os s i e r D os s i er
D os s i e rD ossi er D os s i er
D os s i e r
D os s i er
D os s i er
Natale a
Betlemme
cono nelLe pagine di questo dossier condu
fa ha visto
la città che oltre duemila anni
ppe arrivasnascere Gesù. Se Maria e Giuse
ebbero?
sero a Betlemme oggi, cosa trover
loro famiDa chi e dove sarebbe accolta la
glia?
tempo di
Questo è il Tempo di Avvento,
e gratituattesa del Signore, tempo di gioia
tutto.
dine. Anche a Betlemme. Nonostante
il lavoro
Nonostante il muro che imprigiona,
ersi liberache manca, l’impossibilità a muov
o difficimente. Per molti betlemmiti è perfin
na, presi
le accorgersi che il Natale si avvici
vvivere…
dalla preoccupazione di sopra
dicono:
Eppure i cristiani di questa terra
ancora una
“Vediamo dolore e tristezza ma,
o ‘grazie’!
volta, ancora mille volte, diciam
ino ci è
Perché qui in Betlemme un Bamb
i bambini ci
stato donato. Perché anche oggi
su questa
regalano il sorriso di Dio. Perché
a riversarsi,
nostra città sofferente continua
come un fiume, la solidarietà”.
14
[email protected]
“S
e ci sarà pace qui, ci sarà pace
in tutto il mondo”. Era questa
la frase che il cardinal Martini,
vescovo alla guida della diocesi di Milano
per 22 anni e amante appassionato della
Terra Santa, scomparso il 31 agosto scorso,
ripeteva ogni volta che si trovava a parlare
di Gerusalemme e dintorni. Betlemme, che
ha visto nascere Gesù più di duemila anni
fa, dista dalla Città Santa solo 8 Km. Il cardinale aveva proprio ragione: come è difficile
ottenere la pace qui, non è difficile altrove.
Sapeva, infatti, che questo non è un luogo
qualsiasi. Non lo è oggi, non lo è mai stato.
ella Bibbia si legge che qui nacque
Davide, il secondo re d’Israele. Secondo
quanto scritto nel Libro del profeta Michea
(capitolo 5, versetto 1), il Messia doveva
essere suo discendente e venire alla luce
nella sua stessa città. Così avviene: Gesù
nasce a Betlemme, in quanto Giuseppe –
sposo di Maria – proveniva da qui e in quei
giorni dovette tornare nel suo luogo di origine per farsi registrare. Era infatti in corso
un censimento della popolazione della
regione voluto dall’imperatore Cesare Augusto (cfr. il Vangelo di Luca, capitolo 2). Così
da Nazareth (villaggio dove Maria e Giuseppe vivevano) la sacra famiglia raggiunse la
Giudea e a Betlemme si compirono i giorni
del parto.
Dopo la dominazione romana, Betlemme e la
Palestina entrarono a far parte dell’impero
persiano. Gli eserciti invasori risparmiarono
la distruzione della chiesa costruita sul luogo della Natività di Gesù perché riconobbero
il loro costume nazionale tipico della Persia
indossato dai Magi nella raffigurazione di un
mosaico. Poi seguirono anni di guerre tra i
crociati e i musulmani, con le dominazioni
N
CROCIATI
I soldati di eserciti di regni europei che combatterono
le guerre tra l’XI e il XIII secolo in Terra Santa si chiamano
crociati. Erano mossi dal sentimento religioso che voleva
liberare la terra di Gesù dal dominio musulmano e spesso
erano benedetti dai Papi (che all’epoca ritenevano nobile
tale pratica).
degli uni e degli altri
che si alternarono, e
nel XVI secolo l’intera
Palestina fu annessa
all’Impero Ottomano.
Dopo la prima guerra
mondiale l’area divenne un protettorato
inglese. Con il 1948,
quando le Nazioni Unite decisero la nascita
dello Stato d’Israele,
Betlemme si trovò nel
territorio affidato allo Stato palestinese, che
sarebbe dovuto sorgere insieme a quello
israeliano (secondo una spartizione dei territori decisa dalle grandi potenze mondiali).
Ma le potenze arabe circostanti non accettarono questo piano: dichiararono guerra a
Israele e si opposero alla nascita dei due
Stati. La guerra fu vinta dall’esercito con la
Stella di Davide e lo Stato palestinese non
nacque mai più. I territori palestinesi, compresa Betlemme, andarono allora a finire
sotto il controllo della Giordania fino alla
Guerra dei Sei giorni (1967), quando Israele
occupò tutti i territori palestinesi. Da allora
la situazione è ancora irrisolta, nonostante
che qualche passo avanti sia stato fatto con
il riconoscimento dell’Autorità Nazionale
Palestinese, un’istituzione che dovrebbe
preparare la nascita del nuovo Stato ma che
per il momento si limita ad amministrare
alcune aree dei Territori occupati.
Nella foto:
Il tracciato del muro a Betlemme si insinua
in mezzo alle abitazioni.
[email protected]
15
STELLA DI DAVIDE
Betlemme nella storia
Simbolo d’Israele
è una stella a sei
punte, chiamata
“Stella di Davide”. Da
sempre quest’ultima
identifica il popolo
ebraico: la più antica
rappresentazione ad
oggi nota è del VII secolo a.C.; la più abominevole è quella del secolo
scorso, nell’Europa
nazifascista, quando le
leggi razziali obbligavano a marcare proprio
con la Stella di Davide
tutto ciò che era ebreo
(sia persone che esercizi commerciali).
D os s i e r D os s i er
D os s i e rD osDsi eors s i er
D os s i e r
o
e
e
Betlemme oggi
a realtà di Betlemme e dell’intera area è
tutt’oggi molto complessa: Israele
occupa da 45 anni i Territori palestinesi; vi
continua a costruire case e strade riservate
ai soli coloni ebrei (se non sai cosa sono,
leggi a pag. 25), sottraendo agli abitanti
palestinesi terreni, vie di movimento e fonti
d’acqua; innalza barriere che chiudono i
confini e – per preservare i civili israeliani
da attentati terroristici di kamikaze palestinesi - vietano l’ingresso in Israele a tutti
coloro che fino a qualche
anno prima erano liberi
Chi compie un
cittadini a casa propria;
attentato terroricolloca check point anche
stico, imbottendosi di esplosivo e
dentro l’area occupata,
facendosi scoppiare in
impedendo così la libera
un luogo pubblico
circolazione ai palestiuccidendo indiscriminatamente chiunque si
nesi anche all’interno
trovi lì, viene detto
dei loro territori; si
kamikaze. I terroristi che
oppone al libero comdecidono di farsi
mercio delle merci limiesplodere per uccidere gli israeliani sono
tandone l’esportazione
musulmani palestinesi
internazionale e schiacfondamentalisti, conciando così l’economia
vinti che la religione
palestinese. In questa
prometta loro una spe-
KAMIKAZE
L
ciale ricompensa dopo
la morte per il gesto
compiuto.
Sopra: Check point all’ingresso di Betlemme. Il cartello
del Ministero israeliano del Turismo dà il beffardo
benvenuto: “La pace sia con te”.
Sotto: Betlemme - Sul muro è disegnato un salotto con
un insolito panorama per la città.
situazione i betlemmiti vivono difficoltà
quotidiane difficili da sopportare. Ecco perché per i cristiani del luogo è difficile accorgersi che il Natale si avvicina, presi dalla
preoccupazione di sopravvivere.
CHECK POINT
Sono aree di sorveglianza e controllo armato israeliano.
Qui i cittadini palestinesi (solo quelli con il permesso di
transitarvi) vengono perquisiti, controllati e sottoposti a
vigilanza: il motivo è quello di garantire la sicurezza ad
Israele (preservandolo da attentati), anche se spesso i trattamenti
dei civili palestinesi da parte dei soldati israeliani si spingono
ben oltre il semplice controllo.
Presenza cristiana e musulmana
a maggior parte dei cittadini di Betlemme è sempre stata di religione cristiana.
I musulmani, maggioranza in tutto il resto
dei Territori palestinesi, nella città di Gesù
sono stati minoranza fino al 1948, anno in
cui molti palestinesi – con la fondazione
dello Stato d’Israele – furono costretti a
lasciare le proprie terre e a rifugiarsi nei
L
16
[email protected]
PROFUGHI
Sono i palestinesi che dal 1948 non hanno più la loro
casa: con la fondazione dello Stato di Israele, circa 400
villaggi arabi furono distrutti o requisiti dagli ebrei e oltre
700mila palestinesi furono espulsi dalle loro abitazioni. In
soccorso a queste persone le Nazioni Unite costruirono i campi
profughi - delle tendopoli, poi trasformatesi in baracche prima,
e in case in muratura poi - che avrebbero dovuto accogliere
per un breve periodo tutti coloro che non avevano più la
propria casa. Ma ad oggi i campi profughi esistono ancora.
campi profughi: a Betlemme ne sorsero tre
per accogliere migliaia e migliaia di persone,
quasi tutte musulmane. Successivamente,
viste le dure condizioni di vita a causa dell’occupazione israeliana, molti betlemmiti
cristiani sono emigrati all’estero, facendo
ridurre ancora di più la percentuale dei fedeli di Gesù presenti in città. Se nel 1947 i cristiani erano oltre il 75% della popolazione,
nel 1998 questo valore è sceso fino al 23%
e sta tuttora diminuendo.
A destra:
Betlemme – L’ingresso del campo di Aida, l’unico abitato
ancora da alcune famiglie cristiane di profughi.
In alto:
Panoramica del campo profughi di Deisheh (Betlemme).
La Porta dell’Umiltà
ul luogo dove nacque Gesù, sin dall’anno 326 è stata costruita una basilica.
Originariamente all’esterno della struttura vi
era un cortile molto ampio che serviva da
luogo di sosta per i pellegrini: per questo vi
veniva allestito un piccolo mercato. Con il
passare dei secoli, l’accesso alla basilica
S
La Basilica della
Natività a Betlemme.
[email protected]
17
D os s i e r D os s i er
D os s i e
r
os si e
o ie
divenne consentito solo attraverso
una piccola porta,
più simile ad un
passaggio stretto e
basso, per impedire
che si entrasse nel
luogo sacro con i cavalli. Delle tre porte originarie oggi è rimasta solo questa. Visto che
per entrare nella ‘casa di Gesù’ ci si deve chinare, rendere piccoli, la porta che ne permette l’accesso è stata definita ‘dell’umiltà’:
un modo per far capire a tutti i pellegrini
che di fronte al Signore occorre farsi umili,
semplici, ritornare bambini.
o
e
e
A sinistra: L’ingresso alla Basilica della Natività avviene solo
tramite questo stretto passaggio, detto ‘Porta dell’Umiltà’.
Sopra: Per entrare nella ‘casa di Gesù’ ci si deve chinare,
rendere piccoli.
Il Caritas Baby Hospital
nche quest’anno una folla di amici e
pellegrini ha visitato il Caritas Baby
Hospital, l’unico ospedale pediatrico della
Palestina, che sorge all’ingresso della città
di Betlemme. Dal 1978 accoglie migliaia di
bambini palestinesi: oggi si contano
annualmente 5mila ricoveri per 82 posti letto e 30mila visite ambulatoriali. Ovviamente
non viene fatta nessuna distinzione di religione, né tra i dipendenti (ci sono infermieri
e medici sia musulmani che cristiani), né tra
i piccoli pazienti.
“I pellegrini ci fanno sentire la loro squisita,
concreta vicinanza e simpatia” dice suor
Donatella Lessio, una delle cinque suore elisabettiane che gestiscono l’ospedale.
“Incontrare i pellegrini è per noi esperienza
di grande umanità e commozione: tocchiamo con mano la generosità di tante persone
umili e semplici che per i bambini di
Betlemme quasi si toglierebbero il pane di
bocca, tanta è la loro fede. E consegnano il
A
18
[email protected]
loro dono quasi furtivamente… Le lacrime
di commozione che spesso vediamo sul volto dei pellegrini, noi le comprendiamo in
pieno. Vengono spiegate dal mistero che
ogni giorno celebriamo qui a Betlemme: un
Bambino è nato per noi, un Bambino che
prende su di sé la nostra umanità e il nostro
dolore e che oggi si rivela nei più poveri e
sofferenti”.
Sotto: Il Caritas Baby Hospital di Betlemme, unico ospedale
pediatrico della Palestina.
(Segue a pagina 19)
11-12
n.
Novembre/
Dicembre
2012
Notizie da…
Diocesi di Sezze-Latina-Terracina-Priverno
UNA GRANDE FESTA
Cinquecento ragazzi riuniti nello Stadio di Roccagorga.
Seicentocinquanta ragazzi, più i loro
referenti, raggruppati nei colori dei
cinque continenti.
Sono questi i numeri della festosa
giornata cominciata con l’incontro
dei Ragazzi Missionari con il vescovo, monsignor Giuseppe Petrocchi. Il nostro pastore ha cominciato il suo discorso definendo
i ragazzi missionari come "quelli
che hanno a cuore la sorte di tutti
ed hanno un'anima capace di fare posto agli
altri". Poi ha aggiunto: "Ed è questo il cambiamento che deve avvenire anche in voi,
carissimi ragazzi, se incontrate davvero Gesù:
imparare ad avere il mondo nel cuore".
I
Michelle
, della parrocchia di
San Francesco Saverio di Sezze, ha
commentato: "Mi è piaciuto quello
che ha detto il vescovo e i giochi
sono stati molto divertenti".
Successivamente la Compagnia teatrale
della parrocchia di San Leonardo e Sant’Erasmo di Roccagorga ha messo in
scena la biografia di Alfredo Fiorini,
nato a Terracina, martire in Mozambico,
dove ha speso la vita per i lebbrosi.
Quest'anno ricorre il ventennale della
sua morte e così gli è stata dedicata
la Giornata diocesana dei Ragazzi
Missionari.
I giovani della Compagnia sono
stati molto bravi a rappresentare i
momenti di scelta di Alfredo e la
sua generosità, sottolineata anche
dal Vescovo: "Come cristiano, Alfredo aveva un orizzonte spalancato
su tutta l'umanità.
Maria, della parrocchia di Sant’Antonio di Priverno, ha confessato: "È
stato bellissimo per me stare in mezzo a
tutti questi amici, vedere tanti cappellini
colorati, battere le mani, cantare insieme,
sono contenta!".
II
Laura
,
rocchia di della parnico Savio San Domena, ha affe di Terracirmato con
vinta: "Il
ve
ragione qu scovo ha
an
do
dice
ch e n o i
ab
mondo nel bi am o il
cu
or
e: io
mi sento il
cu
quando ve ore pieno
ngo a ques
te
feste".
Avrebbe potuto pensare a sé, come un bravo
medico, ma l'incontro con Gesù ha cambiato
il suo modo di pensare, di sentire e di agire e
Alfredo è andato a portare Gesù agli altri".
Nel resto della mattinata i ragazzi si sono cimentati in gare molto divertenti: il gioco dei
palloncini, che bisognava scoppiare con la
schiena, ha fatto ridere moltissimo. La gara
della spugna, che bisognava far passare sotto
le gambe, dopo averla inzuppata nell'acqua,
ha messo in evidenza lo spirito di competizione
e di squadra.
Mentre i ragazzi aspettavano il loro turno di
gioco, molti sono stati intervistati da una
giornalista in erba di nome Francesca.
Nel pomeriggio un vivace karaoke ha visto
confrontarsi voci dai più diversi timbri, e ha
III
Roberto
, della parrocchia di San Luca di Latina,
ha detto con entusiasmo:
"Mi sono divertito molto a
gareggiare insieme ai miei
compagni di squadra".
messo addosso la voglia di ballare anche ai
più "paciocconi".
Frequentatissimo è stato lo stand della
Pesca Missionaria.
L'ultimo momento della giornata, ma
solo in ordine di tempo, è stata la Santa
Messa all’aperto, concelebrata da don
Piotr Domanski, direttore dell'Ufficio
missionario diocesano, e da don Rosario
di Doganella.
La solennità del Corpus Domini è stata
resa "visibile" dalla presenza raccolta
di tutti questi ragazzi e molti dei loro genitori,
in ascolto della Parola di Dio, uniti nella
stretta di mano corale al Padre Nostro, e
ancor di più e più realmente nella Mensa
Eucaristica che tutti li ha accomunati nell'unico
IV
Corpo di Cristo.
I ragazzi sono tornati alle loro case stanchi e
accaldati, ma con il cuore più abitato dall'amore.
PIANETA MISSIO RAGAZZI è a cura di Missio Ragazzi
Via Aurelia, 796 - 00165 Roma
Tel. 06/66502644 - 646; fax 06/66410314; e-mail: [email protected]
Per offerte: ccp n. 63062632 intestato a MISSIO - POIM - Via Aurelia, 796 - Roma
I dintorni
on lontano dal Caritas Baby Hospital, la
situazione di instabilità politica ha una notevole
influenza sulle condizioni di vita della popolazione.
La costruzione del ‘muro di separazione’ continua
oltre Betlemme, implacabile, ed ora è la volta di
Beit Jala, una cittadina di 15mila abitanti che si
estende ad ovest di Betlemme, sulla collina più alta.
Dalla sua sommità lo sguardo abbraccia un paesaggio
di incantevole bellezza, dove la natura è incontaminata:
sembra un pezzetto di paradiso terrestre rimasto tra
noi. Per gli abitanti di Beit Jala è la terra dei loro
padri, ricca di frutteti, di viti e ulivi, di una varietà
infinita di erbe aromatiche che crescono tra le rocce:
terra di sorgenti d’acqua preziose e pure.
Da qualche anno le famiglie proprietarie di quelle
terre (per la maggior parte cristiane) guardano
quasi smarrite questo paesaggio: proprio sulla
parte più alta della città è stato costruito il
muro grigio che ruba una parte consistente
del territorio per annetterlo allo Stato
d’Israele. Georgette, un’anziana donna
che vive sola con il suo cane, un giorno
si è vista arrivare le ruspe dietro
casa; a pochissimi metri hanno cominciato a scavare all’impazzata. E
come lei, molti altri guardano attoniti allo scempio che si sta
compiendo nella loro città: è
arrivato il loro turno, come c’è
stato un turno per Betlemme e
per i villaggi stretti dal muro.
Anche per gli abitanti di Beit
Jala il muro significa perdere
la proprietà di parecchi appezzamenti di terra, vivere
ancor più rinchiusi tra le loro
strade polverose e strette, prive
di spazi verdi; significa ulteriori
N
Le suore del Caritas Baby
Hospital di Betlemme
dopo la recita del Rosario
ai piedi del muro.
[email protected]
19
D os s i e rD ossi er D os s i er
D os s i e r
limiti alla libertà di circolazione, riduzione
delle risorse lavorative, conseguenze a livello
psicologico, aumento di tensione, conflitti,
disgusto, senso di oppressione, di mancanza
di respiro. Nulla è più strano in questa situazione: il frutteto di Jamal (17mila metri
quadrati) è venuto a trovarsi all’interno di
una colonia ebraica. Se Jamal vuole raccogliere
i frutti della sua terra, deve chiedere il permesso ai nuovi inquilini; e può dirsi ‘fortunato’,
perché fino ad oggi gli hanno permesso
ancora di vedere la sua terra. È un uomo
buono, Jamal, mite e gentile, e gli abitanti
ebrei della colonia gli fanno un ‘atto di cortesia’, fino a quando sarà possibile. Tra breve
il muro sarà costruito anche in quella zona e
la terra di Jamal rimarrà al di là del muro,
annessa a Gerusalemme, inaccessibile.
Fa parte di questo piano di annessione anche
la collina di Cremisan, tra Betlemme e Gerusalemme: luogo di silenzio e di rara tranquillità;
L’acqua che sparisce
no dei problemi più pesanti è la scarsità d’acqua, vera questione politica. Di
fatto, la Palestina non è padrona delle proprie sorgenti: Israele preleva per il proprio
U
D os s i er
È l’organo
delle eNazioni Unite a cui
vengono sottoposte
tutte le questioni internazionali
che
riguardano il diritto dei
popoli e degli Stati. Tale
Corte nel 2004 ha definito come “contrario al
diritto internazionale” il
muro che (allora) Israele
aveva in procinto di costruire. Otto anni fa si era
solo all’inizio. Oggi la
realizzazione è quasi
completata.
luogo rinomato per il
buon vino dei padri Salesiani. Molti degli alberi
del bosco sono già stati
sradicati per far posto al
muro. Nei pressi di questa
collina Jamal possiede
altri 30mila metri quadrati coltivati ad ulivi: li
sta per perdere tutti. Una
netta condanna alla costruzione di questo muro
da parte di Israele è arrivata nell’ottobre scorso anche da tutte le
autorità ecclesiastiche cattoliche di Terra
Santa riunite in assemblea: come la Corte
internazionale di giustizia, anche loro sostengono che se Israele vuole costruire un
muro per la sua difesa è legittimata a farlo,
ma deve erigerlo sul proprio territorio, senza
sottrarre terra a chicchessia.
uso l’80% dell’acqua dei Territori occupati e
lascia ai palestinesi il rimanente 20%. Le
conseguenze vengono pagate soprattutto
dai poveri. Helen si prende cura di un fratello e di una sorella disabili, bisognosi di molte cure. “Spesso ci manca l’acqua – dice Una colonia a sud di Betlemme costruita da Israele per i propri
cittadini, nonostante che questo sia territorio palestinese: si
noti la Stella di Davide che contraddistingue ciò che è ebraico.
20
[email protected]
CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA
D os s i e r D os s i er
anche per la pulizia personale e la devo
comperare”. Non c’è acqua per i giardini, né
per gli orti, e tutto si secca. Eppure poco
lontano, in Israele, i prati sono verdi e freschi anche sotto il sole infuocato dell’estate, e in Palestina le nuove colonie ebraiche
che accerchiano Betlemme hanno acqua in
abbondanza, con un uso pro-capite di gran
lunga superiore a quello della popolazione
palestinese, con l’erba verdeggiante dei
‘prati all’inglese’, con le piscine sempre in
funzione.
Sami ed Elisabetta
ue sposi con due
figli. Lei siciliana, lui betlemmita.
Hanno vissuto i primi
anni di matrimonio in
Italia, poi si sono trasferiti a Betlemme.
Adesso sono di nuovo
in Italia. Anche se a
Roma si profilava da
subito per Sami una
carriera prestigiosa, con
la moglie ha deciso di
trasferirsi in Palestina
per poter fare qualcosa per il suo popolo.
Molti lo sconsigliavano: “Sei matto a tornare
in Palestina, mentre tanti se ne vanno!”.
Ma i genitori di Elisabetta, unica figlia,
hanno appoggiato la sua scelta.
Sami è tornato a Betlemme per insegnare
Pedagogia all’Università della sua città. Vive
il suo lavoro come ‘incontro’ con i giovani
del suo popolo che soffre e lotta per la
libertà, ponendo a base di tutto la formazione
della persona. “Far nascere la pace e la riconciliazione” è il suo sogno.
E con il suo sorriso luminoso, racconta di
quanto gli è capitato alla fine di un convegno
a Roma: “Tutti i partecipanti se n’erano andati: rimaneva solo un rabbino che non
D
sapeva dove andare. Io conoscevo bene la
città e mi offrii di accompagnarlo per un
tratto di strada. ‘Non hai alternative – gli
dissi -: o ti lasci accompagnare da me o rimarrai qui da solo’. E lungo la strada non
facemmo altro che discutere: io, un palestinese, con lui, un ebreo”.
“Quanto sarebbe bello – confessa Sami - se
capitasse di perderci così anche a Gerusalemme
o a Tel Aviv! Per poi cominciare a parlare, a
discutere... Qui invece il muro di separazione
rende impossibile incontrarsi. Ma di sicuro
prima o poi verrà il momento in cui ci ‘perderemo’ anche a Gerusalemme!”.
Per questo Natale auguriamoci che il
sogno di Sami diventi presto realtà.
[email protected]
21
MISSIONARI
DI OGGI
DALLA PAROLA DI DIO
i lettori più attenti non sarà
sfuggito il percorso che nella
presente rubrica - dal numero
di gennaio 2012 a questo – abbiamo
fatto per scoprire la storia del grande
Libro della Missione. Siamo partiti da
duemila anni fa, con la risurrezione di
Gesù, passando attraverso i 12 apostoli
che seguirono il Maestro, i primi discepoli che raggiunsero ogni parte di
mondo fino ad allora scoperto, i cristiani
perseguitati durante l’Impero romano, l’imperatore Costantino che
legittimò il culto cristiano, i più grandi
Padri della Chiesa
come sant’Ambrogio,
sant’Agostino, san
Francesco e san Tommaso, fino ad arrivare
– in tempi più recenti
– alla nascita delle
Pontificie Opere Missionarie.
A questo excursus
che descrive il propagarsi del messaggio evangelico nel mondo,
A
22
[email protected]
PESCATORI DI UOMINI
Mentre camminava lungo il mare di Galilea,
Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le
reti in mare; erano infatti pescatori. E disse
loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di
uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo
seguirono.
(dal Vangelo di Matteo, capitolo 4, versetti 18-20)
ALLA VITA QUOTIDIANA
TU COSA PESCHI?
Pietro e Andrea si dedicano alla pesca. Questa è la loro
attività di tutti i giorni, fin tanto che
non incontrano Gesù e si sentono fare un invito inatteso:
“Venite con me, vi farò pescatori di
uomini”. Da quel momento i due seguono il Maestro e diffondon
o la Buona Novella in tutta la
Galilea, la Samaria, la Giudea e, poi, nel resto del mondo
(fino ad allora scoperto). Il Vangelo
di Matteo che sprona a diventare “pescatori di uomini”
è indirizzato a tutti: anche ai Ragazzi
Missionari. Per diventare come Pietro e Andrea non c’è
bisogno di imparare ad usare le reti o
la canna da pesca. Basta avere il desiderio di parlare di Gesù
a chi si incontra negli ambienti di
tutti i giorni e invitare amici, genitori, cugini, nonni a fare
altrettanto. Buona pesca!
manca un ultimo tassello. Quello formato
dai mille volti dei missionari di oggi.
Sono loro, infatti, i protagonisti della storia
attuale della missione: in partenza da tanti
Paesi dove la Chiesa è ben radicata, raggiungono ogni angolo del pianeta e raccontano
di Gesù a chi non ha mai sentito parlare di
lui, vivendo in prima persona gli insegnamenti
del Maestro. Un modo per testimoniare al
mondo che la fede in Dio si radica nel cuore
e nella vita.
rio
Faccia da missiona
GIOCO
1
missionario.
In ogni foto c’è un
al è e cosa
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re
Sai riconosce
sta facendo?
l’enigma.
Prova a risolvere
i tuoi amici
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co
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Poi confr
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spiegando, per og
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perché ha
quella scelta.
2
3
5
4
6
[email protected]
23
D ov e è na t a la m is sion e
D ov e è na t a la m is sion e
D ov e è na t a la m is sion e
D ov e è na t a la m is sion e
NELLA TERRA DI GESÙ
Un sindaco
ragazzina
«Anche i giovani faticano e si stancano,
gli adulti inciampano e cadono; ma
quanti sperano nel Signore riacquistano
forza, mettono ali come aquile, corrono
senza affannarsi, camminano senza
stancarsi».
(Is 40, 30-31)
Queste parole del profeta Isaia sono
rivolte a tutti i giovani. La ragazzina
palestinese, che per alcuni mesi è diventata sindaco di un villaggio della
Cisgiordania , sicuramente – essendo
musulmana – non ha mai letto il libro
dell’Antico Testamento. Ma chi ha fede
in Dio – di qualunque religione sia –
trova tutta la forza, le energie e le
speranze per credere in un futuro più
bello. È quello che ha fatto Bashaer
Othman.
ashaer Othman è una ragazzina palestinese
di 15 anni diventata famosa in patria e
all’estero quando, quest’estate, è stata scelta
per affiancare nel suo lavoro il sindaco del villaggio, Allar, sulle colline della Cisgiordania.
Di lei hanno parlato perfino il quotidiano britannico Guardian e molte tv arabe. Da qualche
mese Bashaer è tornata a scuola, ma porta con
sé l’importante esperienza fatta nel palazzo
comunale del villaggio. Come tanti suoi coetanei
avrebbe potuto passare un’estate all’insegna
del riposo e del divertimento e invece ha tra-
B
24
[email protected]
CISGIORDANIA
I Territori palestinesi occupati sono suddivisi in Cisgiordania (o ‘terra al di qua del Giordano’) e Striscia di Gaza.
La Cisgiordania è una regione di circa 5.800 Km quadrati,
occupata militarmente da Israele, costantemente pattugliata dall’esercito, dove sorgono insediamenti ebraici (dette ‘colonie’)
anche molto grandi. In Cisgiordania abitano circa due milioni di
arabi palestinesi di religione musulmana e cristiana, che non
hanno libertà di movimento.
scorso le giornate arroventate d’agosto firmando
documenti, organizzando riunioni, fissando appuntamenti con i cittadini e anche viaggiando.
Il sindaco regolarmente eletto, Sufian Shadid,
si è ritirato nelle retrovie assieme ai suoi collaboratori, per lasciare spazio ad un gruppo
selezionato di adolescenti: un esperimento che
in Palestina ha un significato ancora più grande
che in qualsiasi altro Paese del Medio Oriente.
Il futuro del processo di pace tra israeliani e
palestinesi è, infatti, nelle mani di quelli che
oggi sono adolescenti (sia arabi palestinesi
Sopra: Bashaer Othman, ragazzina palestinese di 15 anni,
diventata famosa per aver fatto il sindaco della sua cittadina per
qualche mese.
A sinistra: Bashaer Othman al lavoro nell’ufficio del sindaco del
suo villaggio, Allar, in Cisgiordania.
che ebrei israeliani) e che domani saranno gli
adulti in grado di decidere le sorti dei rispettivi
Paesi. Quanto più i giovani, in questo angolo
martoriato di mondo, saranno consapevoli
del proprio ruolo e dell’importanza di gestire
bene il territorio, la politica, la democrazia e
i rapporti con l’esterno, tanto più sarà semplice
per Israele e per il futuro Stato di Palestina
convivere come Paesi amici. “All’inizio le persone ci criticavano per la nostra età”, ha
spiegato Bashaer al quotidiano Guardian, “poi
ci hanno visto al lavoro e adesso ci rispettano”.
Tra le questioni di amministrazione locale affrontate dal sindaco adolescente, che ha
anche accompagnato una delegazione della
città in visita in Qatar, ci sono state l’organizzazione di una nuova centrale dei vigili
del fuoco e l’apertura del primo parco pubblico
di Allar. Per lei, però, la questione fondamentale
è quella della disoccupazione, in particolare
quella giovanile.
“Molte persone entrano illegalmente in Israele
per lavorare. Invece di farli passare al di là
della Linea Verde per un lavoro mal pagato, dobbiamo creare posti di lavoro
qui” ha argomentato Bashaer, dimostrando di avere le idee ben chiare. In
effetti quello dell’occupazione è uno dei temi
chiave in Palestina. I Territori palestinesi
(Cisgiordania e Striscia di Gaza) e Israele
sono interdipendenti dal punto di vista economico: l’uno non potrebbe esistere senza
l’altro, sebbene Israele sia più forte economicamente e militarmente. Ma questa interdipendenza va spesso a discapito dell’economia
più debole: ecco perché la Palestina ha
bisogno di sviluppare lavoro, produzioni
locali, agricoltura, industria e servizi propri.
Al momento tutto questo è reso assai difficile
dalle condizioni ambientali, militari e politiche:
i Territori palestinesi sono occupati militarmente dall’esercito israeliano e parte
della loro terra è abitata
da coloni che costruiscono Sono gli abitanti
case e villaggi abusivi. (ebrei) delle case
costruite ad hoc su terInoltre la Cisgiordania è ritorio palestinese, chiadivisa internamente da un mate ‘colonie’ o ‘insemuro che separa le città e diamenti’. Secondo il
internazionale,
le campagne lungo la Linea diritto
gli insediamenti della
Verde e all’interno di essa, forza occupante (cioè
e che non consente la li- quella israeliana) su terbera circolazione delle mer- ritorio occupato (cioè
quello palestinese)
ci e delle persone da un sono illegali.
punto all’altro del Paese.
[email protected]
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LINEA VERDE
COLONI
È una linea ideale che segue i confini tra lo Stato d’Israele e i
Territori palestinesi, confini definiti dalle Nazioni Unite precedentemente alla guerra dei Sei giorni del 1967 (a seguito della quale
la Cisgiordania è stata occupata da Israele e lo è tuttora). A partire
dal 2002 gli israeliani hanno costruito una barriera di separazione
che in parte segue e in parte va oltre questa linea. Il muro eretto
avrebbe dovuto avere solo una funzione difensiva ma di fatto annette nuovo territorio allo Stato d’Israele: una consistente porzione
di questo tracciato, infatti, scorre anche all’interno dei Territori occupati dividendo di fatto villaggi e terreni palestinesi da altri villaggi
e terreni ancora palestinesi.
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P as s i d i o g
Pas si d i o gg i …
Pas sPai sdsi id ioogggg…i … Pas si d i o gg i …
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MISSIONARIO IN PERÙ
Ai poveri la
Buona Novella
n vista del Natale ci incontriamo facilmente
con un Vangelo che amo molto. Al capitolo
11 di Matteo, Giovanni Battista dal carcere
manda emissari a Gesù: è roso da un dubbio,
non è più sicuro che quel Gesù che ha battezzato
al Giordano sia il Messia.
Gesù risponde semplicemente che “i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i
lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito,
i morti risuscitano, ai poveri è predicata la
buona novella”.
Vorrei condividere con voi la gioia più inaspettata
che ho provato nel vedere che a Huacho, sulla
costa del Perù, la Buona Notizia è annunciata e
i suoi frutti sono visibili, quasi letteralmente.
“I ciechi recuperano la vista”: quest’anno l’associazione di artigiane Tejesol ha regalato 40
paia di occhiali alle tessitrici, frutto del lavoro
accompagnato dalla vostra solidarietà.
“Gli storpi camminano”: una giovane della parrocchia è stata recentemente operata all’anca,
grazie ad alcune persone amiche, ed è potuta
tornare a camminare e vivere normalmente.
“I lebbrosi sono guariti”: fortunatamente non
abbiamo questa malattia in parrocchia, però M.
e R., due ragazzini tetraplegici e alcuni altri
portatori di handicap, ricevono una assistenza
continua.
“I sordi riacquistano l’udito”: due sorelline sorde
di una famiglia poverissima sono state operate
I
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[email protected]
Huacho (Perù) – Nella chiesa della Santa Famiglia
i ragazzi costruiscono l’Albero della Vita.
grazie alla solidarietà ricevuta nel nome di Cristo.
Niente di tutto questo era programmato, semplicemente è nato passo dopo passo dallo stare
con la gente e dall’ascoltare i tanti bisogni. Non
abbiamo cambiato il mondo, ma siamo testimoni
che “ai poveri è annunciata la buona novella”.
Vi auguro di vivere così il Natale, con uno
sguardo nuovo e ancora più cristiano su ciò che
accade intorno a noi.
Don Ambrogio Cortesi
Per nove anni a Huacho (Perù),
adesso rientrato nella sua diocesi di Milano
…s ul le o r me d i ie r i
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… s ul le o r me d i ie r i
… s ul le o r m e di ie r i
… s ul le o r me d i ie r i
Sceneggiatura e disegni di Cristiano Crescenzi
[email protected]
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… s ul le o r m e di ie r i
SANTO STEFANO
IL PRIMO MARTIRE
I giudeo-cristiani
Si chiamano così i primi fedeli di Gesù di origine ebraica. Per
capire meglio, basta pensare agli anni in cui il
Maestro inizia la sua predicazione in Palestina: all’epoca la Giudea, cioè l’area
di Gerusalemme e dintorni, è abitata
dagli ebrei. È proprio tra questi che Gesù
trova i suoi primi discepoli. Essendo però
giudei, fino a quel momento (e anche
dopo aver scelto di diventare cristiani)
continuano ad osservare le prescrizioni
della Legge di Mosè (osservanza delle feste
religiose ebraiche, divieti alimentari, ecc.). Ecco perché i
primi cristiani si chiamano giudeo-cristiani: credono in Gesù
Cristo, ma continuano a vivere da giudei.
Persecuzione dei primi cristiani
In alto:
Santo Stefano, primo martire, in
un’opera di Giotto.
Sopra:
Plastico della città di Gerusalemme
all’epoca di Gesù e di santo Stefano.
I sacerdoti che componevano il Sinedrio di Gerusalemme, una sorta di tribunale in cui si
emanavano leggi e si svolgevano processi, avevano condannato Gesù a morte. Ma i seguaci
del Maestro continuavano ad aumentare perché in molti – ogni giorno sempre di più credevano nella sua Risurrezione. Dopo la morte di Gesù, gli apostoli e tanti discepoli
andavano in giro e battezzavano nel nome di Cristo. Tutto questo spaventava molto i faresi,
i dottori della legge e i sacerdoti, che vedevano tanti ebrei convertirsi al cristianesimo. Per
questo iniziarono a perseguitare gli apostoli e i nuovi discepoli di Gesù, tra cui Stefano.
Ebrei di lingua greca ed ebraica
Al tempo di Gesù, Gerusalemme era un crocevia di tante popolazioni, con lingue, costumi e
religioni diverse (anche se la predominante era quella ebraica). La maggior parte degli ebrei
veniva educata nella dottrina ebraica, nella perfetta osservanza delle leggi di Mosè e nello
studio della Torah (i testi dell’Antico Testamento). Altri ebrei, però, venivano educati nella
cultura ellenistica, ovvero nel modello della civiltà greca. Stefano era uno di questi.
[email protected]
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C li ck all a Pa rol a
Una soldatessa americana prepara le decorazioni natalizie in una base militare.
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MOSTRA DI SÀRMEDE
Illustrazione di
Clotilde Perrin
A casa della
fantasia
D
ove abita la fantasia? Non è
difficile rispondere per chi
ha visitato Sàrmede, cittadina
in provincia di Treviso
che da 30 anni ospita
la Mostra “Le immagini
della fantasia” e che
ha appena inaugurato
la nuova “Casa della
fantasia”. Uno spazio
permanente, dedicato a
immaginazione, creatività, sogni, inventiva,
colori e a tutto ciò
che serve per fare
dell’illustrazione dei
libri un vero e proprio
regno.
Così, a fare da padrone di casa,
ecco un’edizione straordinaria che
dal 27 ottobre scorso ospita fino
al 20 gennaio prossimo una mostra
il cui motivo conduttore è: 30x2.
Trenta per due significa 60 illustratori invitati ad esporre i
loro capolavori:
tavole colorate
dedicate ai libri
recentemente pubblicati dalla Mostra di Sàrmede,
con un’attenzione
speciale a quello
che presenta le
fiabe dalla Rus-
Illustrazione di
Alicia Baladan
sia. “Nel bosco della
Baba Jaga” è il titolo della raccolta
di racconti popolari
illustrati da pennelli di eccellenza.
Ecco allora Nonno
Gelo raffigurato con
una barba bianca così
ben innevata da diIllustrazione di ventare pista per una
Klaas Verplanke slitta trainata da
renne divertite… Oppure tre volatili a metà tra oche
e cigni che si alzano in volo e
trasportano un bambino curioso di
osservare il paesaggio colorato
sotto di lui… Ma c’è anche Baba
Jaga nella sua casa, che gira su
zampe di gallina, lupi generosi,
orsi terribili e giocherelloni,
boschi misteriosi e oscuri. Anche
stavolta le illustrazioni de “Le
immagini della fantasia” dimostrano
che è sempre più vero quanto
afferma uno dei più grandi romanzieri e pensatori russi, Fëdor Dostoevskij: “La bellezza salverà il
mondo”.
[email protected]
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Mam a M uk a s i
Mam a M uk a s i
Mam a Mmuk a s i
Ma a M uk a s i
Mam a M uk a s i
LA PAROLA AI LETTORI
1.600 Km
per la pace
Mukasi!
Ciao Mama
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a. Ciao!
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Michele (Reggio
Sopra: L’arrivo di John Mpaliza a
Bruxelles.
Sotto: John Mpaliza, il giovane
congolese che ha percorso 1.600 Km
per chiedere la pace per il suo Paese.
Caro Michele,
quella di John Mpaliza è un’iniziativa unica e
importante. Unica per l’originalità: percorrere
1.600 Km a piedi non è da tutti! Importante
perché la guerra, che da anni affligge la Repubblica Democratica del Congo per il controllo del
suo ricchissimo sottosuolo, è dimenticata dal
mondo. E John in questo modo ha cercato di
denunciare il dramma. Un proverbio africano
dice: “Chi vuole sul serio qualcosa trova una
strada, gli altri una scusa”. Questo giovane
congolese vuole veramente la pace ed ha trovato una strada per gridarlo a tutti.
Mama Mukasi
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[email protected]
0
SCRIVI A MAMA MUKASI
una e-mail all’indirizzo:
[email protected]
o una lettera da spedire a:
Il Ponte d’Oro – Mama Mukasi
C/O Missio – PP.OO.MM.
Via Aurelia, 796 – 00165 Roma
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Sc a f f a l e
Sc a f f a l e Sc a f f a l e
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Gesù
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I Salmi er te, Signore
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35
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Lapone
vertimenti” che si chiae
Edizioni Cristina Stella
ma “Bibbialand”. Si può
Elledici
Pagg. 64
trovare dentro un volume
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importante della storia dell’umanità in un viaggio ricco
di scoperte entusiasmanti.
Gimmi Rizzi
Lo ha scritto Gimmi Rizzi,
Bibbialand
no Dolif
sacerdote della diocesi di BerIllustrazioni di Bru
gamo, autore di una fortunata
Edizioni Elledici
collana Elledici. Anche grazie alle Pagg. 54
illustrazioni di Bruno Dolif, la lettura dell’agile volumetto scorre veloce grazie al linguaggio semplice
e stringato con cui vengono spiegate le verità di fede. Invitanti
Sally Ann Wright
sono i vari capitoli: dalla “Foresta
La prima Chiesa
di libri” al “Laboratorio delle pagine”
Illustrazioni di Graham
si arriva alla “Miniera d’oro” in cui
Round
Edizioni Elledici
trovare interessanti rivelazioni.
Pagg. 32
Imparare a pregare con i Salmi e
scoprire che ogni ora del giorno e
ogni occasione della vita possono
essere viste attraverso le preghiere della amici tradiscono. Ma anche quando ci mancano
tradizione biblica. “Canto per te, Signore. I le parole per rivolgerci al Padre.
Salmi dei ragazzi” raccoglie i testi di Anna La grande avventura dell’inizio della Chiesa
Peiretti e i disegni di Antonio Lapone e da apprendere divertendosi è raccontata con
Cristina Stella, in un libro edito dalla Elledici. storie e giochi in “La prima Chiesa” di Sally
Un modo per lasciarsi accompagnare dalla Ann Wright. Illustrato da Graham Round per
presenza di Dio in ogni evento quotidiano: la Elledici, il libretto presenta i primi amici
quando si ha paura, quando si sente forte di Gesù che hanno dato la vita per annunciare
l’amore per i propri genitori, quando gli al mondo la sua Risurrezione.
E
U n mondo di qu i z
U n mondo di qu i z
U n mondo di qu i z
U n mondo di qu i z
U n mondo di qu i z
U n mond o
U n mondo di qu i z
Natale nel mondo
Parole intorno al fuoco
Rispondendo alle seguenti definizioni, nelle caselle colorate apparirà
una parola molto utile in occasione delle festività.
Orizzontali: 1. Le consonanti nella bici; 3. Le monete prima che arrivasse
l’euro; 8. È frequente quando si va sugli sci; 10. Le parti in cui sono divise le opere teatrali; 12. L’operaio che svolge la sua attività tra mattoni
e cemento; 14. Così è chiamato un complesso musicale formato da tre
persone; 15. La sigla della provincia di Terni; 16. La parte centrale della
crema; 17. Mezzo di trasporto pubblico in città; 19. Il nome di un acciaio
che non si arrugginisce; 20. Il pronome amato dagli egoisti; 21. Un
tonno senza capo né coda; 22. Il richiamo che lanciano navi e aerei in
pericolo; 24. Le prime vocali dell’alfabeto; 25 Ascoli Piceno.
Verticali: 1. Un antico cocchio romano a due cavalli; 2. Le vivande
quando non sono cotte; 3. Il nome del cantautore Dalla; 4. Sono istruiti
e sapienti; 6. Andati, ma detto in breve; 7. Regalo natalizio; 9. Persona
di notevole statura; 10. Ingresso di un edificio; 11. Serve a dirigere e
orientare la nave; 13. Il nome di Mercurio presso gli antichi greci; 18. È
considerata la regina dei fiori; 23. L’inizio di un’opera.
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[email protected]
Queste due scenette, apparentemente uguali,
differiscono per 10 piccoli particolari. Quali?
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A cura di Sergio De Simone
U n mond o di qu i z
La chioma
dell’albero
Tanti regali
Con una matita prova a dividere la chioma dell’albero in 22 parti. Ognuna
dovrà contenere una pallina e dovrà essere uguale alle altre nella forma e
nel numero dei quadretti che la compongono.
Notte di Natale
Nella basilica di San Pietro a Roma, al
centro del pavimento, c’è un disco di
marmo rosso. È ciò che rimane dell’antica
basilica edificata dall’imperatore Costantino nel IV secolo. Il disco di marmo fu
inserito nella nuova basilica perché è
la testimonianza di un avvenimento
storico: nella notte di Natale dell’anno 800, su quel marmo si prostrò
un grande personaggio per ricevere dall’allora papa Leone III l’unzione e la
corona. Di quale re si
tratta?
SOLUZIONI
Sai individuare quali sono i
regali che non figurano in tutti
i rettangoli?
PAROLE INTORNO AL FUOCO: Vedi soluzione a lato.
NATALE NEL MONDO: Le differenze sono: una pallina al centro
del cactus, la piega sul cappello del messicano, la fascia
sul suo mantello, il polsino, il fondo del pantalone, la
decorazione sul panettone, un sasso nero sul
terreno, la cima del monte a destra, un uccello in
cielo, l’ombra del messicano.
REBUS: reG aliNAT aliZI = Regali natalizi.
NOTTE DI NATALE: Si tratta di Carlo Magno.
TANTI REGALI: Gli oggetti che non figurano
in tutti i rettangoli sono: il cucchiaino, il
fiore, la mela, la bandierina.
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[email protected]
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mbino,
Caro Gneostiù cBhieado un regalo speciale: o
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Felice Anno Nuo
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