29 gennaio 2012 Anno II Numero 5 Parrocchie di Lucoli … e Buone Notizie! Un Giornalino al servizio dei Cuori di Gesù e Maria Stare con Gesù, essere liberati da lui, implica fare della nostra vita un dono per gli altri, significa intraprendere la vita della gratitudine, della lode, della fiducia, del morire a noi stessi... in altre parole a lasciare che Gesù "sconvolga" la nostra vita. IV Domenica del T.O.: Gesù manifesta la sua autorità fuori del comune insegnando e guarendo ammalati e ossessi. La gente si stupisce del suo insegnamento e tutti si chiedono da dove gli venga tale potere e tanta autorevolezza. Domanda che interessa sempre anche noi, perché Cristo è il cuore della nostra fede, e quindi della stessa nostra visione della vita che ci viene proprio da Lui. E la risposta, in questo Vangelo, giunge da chi non avremmo mai pensato. Non sono i discepoli che dichiarano Gesù Messia e neppure i fedeli della sinagoga. È Satana stesso che lo riconosce e lo proclama: "Io so chi tu sei: il santo di Dio". E noi, riusciamo a riconoscere Gesù? Lo vediamo negli avvenimenti della storia, negli eventi della cronaca di ogni giorno? Sappiamo riconoscerlo soprattutto all’interno della nostra esistenza, quando ci guarisce dal male, dalla colpa, dalla violenza che a volte abita il nostro cuore? L’indemoniato è muto, parla per lui Satana, che lo ha preso in possesso. Noi, invece, abbiamo ancora la possibilità di far sentire la nostra voce e di supplicare il Maestro di guarirci, di darci pace, di donarci speranza. Facciamolo subito, facciamolo sempre. Il Signore della vita risponderà con la sua grande misericordia, perché non lascia mai inascoltate le preghiere dei suoi figli. (www.qumran2.net). Una storia per l’anima I due semi ( di B. Ferrero) Due semi si trovavano fianco a fianco nel fertile terreno primaverile. Il primo seme disse: "Voglio crescere! Voglio spingere le mie radici in profondità nel terreno sotto di me e far spuntare i miei germogli sopra la crosta della terra sopra di me... Voglio dispiegare le mie gemme tenere come bandiere per annunciare l'arrivo della primavera... Voglio sentire il calore del sole sul mio volto e la benedizione della rugiada mattutina sui miei petali!" E crebbe. L'altro seme disse: "Ho paura. Se spingo le mie radici nel terreno sotto di me, non so cosa incontrerò nel buio. Se mi apro la strada attraverso il terreno duro sopra di me posso danneggiare i miei delicati germogli... E se apro le mie gemme e una lumaca cerca di mangiarsele? E se dischiudessi i miei fiori, un bambino potrebbe strapparmi da terra. No, è meglio che aspetti finché ci sarà sicurezza." E aspettò. Una gallina che raschiava il terreno d'inizio primavera in cerca di cibo trovò il seme che aspettava e subito se lo mangiò. In questo numero: Giornata della memoria pag. 2 Il Sistema Preventivo pag. 3 Speciale don Bosco pag.4 Gesù ci invita a una scelta. Lui certamente muore dalla voglia di sconfiggere quel demone che è in noi e che ci rinchiude nella paura. 1 Alla ricerca di pace e di una guarigione mentale Iniziamo il nostro cammino di guarigione mentale accogliendo alcuni inviti da vivere accogliendoli al mattino come un proposito giornaliero. 1°giorno) Un invito al risveglio significa ricordare Dio: oggi scelgo di ricordare la Fonte dell’amore (DIO) che mi ha creato. Ricordare Dio, o comunque scegliate di chiamare la Fonte dell’amore che ci ha creato: semplicemente, significa già “risvegliarsi”. Significa ricordare che è stato l’amore a crearci, e che perciò noi siamo amore. Significa ricordare che siamo esseri spirituali, creati come essenze d’amore. 2°g) Bimbo, tu credi di essere incatenato alla tua ombra. Non è che un sogno. Svegliati, e vedrai che sei libero: oggi mi risveglio e mi libero delle catene delle ombre del mio passato. Il nostro ego vorrebbe farci camminare con il chewing-gum sotto le suole delle scarpe, con i piedi perennemente incollati al passato. Il passato, con il suo carico di dolore, è la palla al piede e la catena che ci tiene imprigionati. Quando ci risvegliamo, scompaiono le ombre del nostro passato e, con esse, la palla al piede e la catena. 3°g) Risvegliarsi significa essere consapevoli che non siamo mai separati: oggi decido di vedere che tutto, nella vita, è interconnesso. Sono i pensieri d’’amore che ci uniscono, mentre i pensieri di paura ci fanno sentire separati. Decidiamo di fare un salto nella fede e nella certezza che ciò che ci ha creato è solo una Forza d’amore. Accettiamo la presenza di questo amore in noi stessi, e doniamolo a tutti, dimostrando così la nostra gratitudine. Per risvegliarci completamente, dobbiamo cercar di lasciar andare tutti i giudizi e le paure. Se ci ricordiamo del tutto che essere svegli significa essere immerse nell’amore, non ci sentiremo separati dalla nostra Sorgente, da noi stessi, dagli altri e da tutto ciò che esiste. (G. Jampolsky, Inviti al risveglio, 1993, p. 3) 27 Gennaio: giornata della memoria In occasione della Giornata della memoria del 27 gennaio, riportiamo la poesia che fa da preludio al libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi, nel quale lo scrittore ebreo, deportato nel lager tedesco di Auschwitz, racconta le dure regole dei campi di sterminio da lui vissute in prima persona. La poesia offre uno spaccato di storia, facendo luce su quello che avveniva nei Lager. Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no Considerate se questa è una donna Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno Meditate che questo è stato Vi comando queste parole Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via Coricandovi alzandovi Ripetetele ai vostri figli O vi si sfaccia la casa La malattia vi impedisca I vostri nati torcano il viso da voi. IL SORRISO DEI SANTI 31 Gennaio: festa di San Giovanni Bosco PREGHIERA PER AMARE I GIOVANI COME DON BOSCO O Padre tenerissimo, al cui cuore Don Bosco ha attinto la forza d'amare, dona a noi la capacità di amare con il tuo stesso cuore. Aiutaci a capire che "amare i giovani vuoi dire accettarli come sono, spendere tempo con loro, condividere i loro gusti e i loro temi, dimostrare fiducia nelle loro capacità, tollerare quello che è passeggero e occasionale, perdonare silenziosamente quello che è involontario, frutto di spontaneità o immaturità". Solo così potremo educare i giovani ed essere segni del tuo amore preveniente. Amen 2 DAL GRANDE CUORE DI DON BOSCO IL SISTEMA PREVENTIVO San Giovanni Bosco ha lasciato come eredità alla Chiesa e all'umanità la sua santità fatta di un grande amore a Dio e di un totale impegno, spirituale e sociale, per i giovani (amore al prossimo). Perché il suo progetto non finisse dopo di lui ha fondato i Salesiani di Don Bosco, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i Cooperatori Salesiani, l'Associazione Di Maria Ausiliatrice. Questi avrebbero dovuto continuare la sua opera per la gioventù di tutto il mondo tenendo vivo lo spirito salesiano e il Sistema Preventivo, che è 'la memoria dei suoi esempi come educatore'. "Il Sistema Preventivo non è un libretto o un trattato di pedagogia ...ma una prassi riuscita che può diventare modello e ispirazione per quanti oggi sono preoccupati di utilizzare la 'memoria' di una esperienza, capace di accordarsi con le mutate situazioni della condizione giovanile.”. Ha scritto Don Bosco: "Due sono i sistemi in ogni tempo usati nell'educazione della gioventù: preventivo o repressivo. Il sistema repressivo consiste nel far conoscere la legge ai sudditi, poscia sorvegliare per conoscere i trasgressori ed infliggere, ove sia d'uopo, il meritato castigo... Diverso e, direi opposto è il sistema preventivo. Esso consiste nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare in guisa che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l'occhio vigile del Direttore e degli Assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano, che è quanto dire: mettere gli allievi nella impossibilità di commettere mancanze. Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e la amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tener lontani gli stessi leggeri castighi. Sembra che questo sia preferibile..." E Don Bosco dà le ragioni di questa sua preferenza, attingendo non dai libri di pedagogia ma dalla sua esperienza pluriennale di educatore di giovani. Cresciamo ai piedi della Sacra Famiglia Giovanni Paolo II nella VI Giornata Mondiale della Gioventù incitava i giovani a “non aver paura di essere santi! Perché la santità è l’essenziale eredità dei figli di Dio.” Ma allora se davvero siamo destinati, per grazia, ad essere santi, cosa impedisce ai nostri giovani (come anche a ciascuno di noi) di raggiungere una meta così alta e ambita, e divenire così veri figli di Dio? Secondo Don Bosco, padre maestro ed amico della gioventù: “Due sono gl'inganni principali, con cui il demonio suole allontanare i giovani dalla virtù. Il primo è far loro venire in mente che il servire al Signore consista in una vita malinconica e lontana da ogni divertimento e piacere. Non è così, giovani cari. Io voglio insegnarvi un metodo di vita cristiano, che sia nel tempo stesso allegro e contento, additandovi quali siano i veri divertimenti e i veri piaceri. L'altro inganno è la speranza di una lunga vita colla comodità di convertirsi nella vecchiaia od in punto di morte. Badate bene, miei figliuoli, molti furono in simile modo ingannati. Chi ci assicura di venir vecchi? Vita e morte sono nelle mani del Signore, il quale può disporne come a lui piace. Che se Dio vi concedesse lunga vita, sentite ciò che vi dice: quella strada che un figlio tiene in gioventù, si continua nella vecchiaia fino alla morte. E vuol dire: se noi cominciamo una buona vita ora che siamo giovani, buoni saremo negli anni avanzati, buona la nostra morte e principio di una eterna felicità. Al contrario se i vizi prenderanno possesso di noi in gioventù, per lo più continueranno in ogni età nostra fino alla morte. Acciocché tale disgrazia a voi non accada vi presento un metodo di vivere breve e facile, ma sufficiente perché possiate diventare la consolazione dei vostri parenti, l'onore della patria, buoni cittadini in terra per essere poi un giorno fortunati abitatori del cielo.” (dalla Prefazione a "Il Giovane Provveduto) Se i genitori, sull’esempio e le modalità di Don Bosco, aiuteranno i loro figli a scoprire la presenza dello Spirito di Cristo nella loro vita, allora scopriranno il senso del futuro e la loro vita acquisterà senso e gioia. È secondo quest’ottica che diviene facile capire ciò che diceva Don Bosco. “E’ volontà di Dio che ci facciamo tutti santi ed è assai facile riuscirvi”. La santità di cui parla Don Bosco è allegra, fruttuosa per sé e per gli altri e corrisponde all’essere fedeli e costanti nei propri doveri, vivendo da “buoni cristiani e onesti cittadini”. 3 Speciale Don Bosco 2° parte: il sogno Tre lacci per condurre alla perdizione La sera del 4 aprile 1869 Don Bosco raccontò ai suoi giovani un sogno che li impressionò vivamente. «Sognai — disse — di trovarmi in chiesa, in mezzo a una moltitudine di giovani che si preparavano alla confessione. Un numero stragrande assiepava il mio confessionale sotto il pulpito. Cominciai a confessare, ma presto vedendo tanti giovani, mi alzai e mi avviai verso la sacrestia in cerca di qualche prete che mi aiutasse. Passando vidi, con enorme sorpresa, giovani che avevano una corda al collo, che stringeva loro la gola. — Perché tenete quella corda al collo? — domandai —. Levatevela! — E non mi rispondevano, ma mi guardavano fissamente. — Orsù — dissi a uno che mi era vicino —, togli quella corda! Guardai allora con maggior attenzione e mi parve di veder spuntare dietro le spalle di molti ragazzi due lunghissime corna. Mi avvicinai per vedere meglio e, dietro le spalle del ragazzo più vicino, scorsi una brutta bestia con un ceffo orribile, somigliante a un gattone, con lunghe corna, che stringeva quel laccio. Volli chiedere a quel mostro chi fosse e cosa facesse, ma esso abbassò il muso cercando di nasconderlo tra le zampe, rannicchiandosi per non lasciarsi vedere. Prego allora un giovane di correre in sacrestia a prendere il secchiello dell’acqua santa. Intanto mi accorgo che ogni giovane ha dietro le spalle un così poco grazioso animale. Prendo l’aspersorio e domando a uno di quei gattoni: — Chi sei? L’animale mi guarda minaccioso, allarga la bocca, digrigna i denti e fa l’atto di avventarmisi contro. — Dimmi subito che cosa fai qui, brutta bestia. Non mi fai paura. Vedi? Con quest’acqua ti lavo per bene, se non rispondi. Il mostro mi guardò rabbrividendo. Si contorse in modo spaventoso e io scoprii che teneva in mano tre lacci. — Che cosa significano? — Non lo sai? Io, stando qui, con questi tre lacci stringo i giovani perché si confessino male. — E come? In che maniera? — Non te lo voglio dire; tu lo sveli ai giovani. — Voglio sapere che cosa sono questi tre lacci. Parla, altrimenti ti getto addosso l’acqua benedetta. — Per pietà, mandami all’inferno, ma non gettarmi addosso quell’acqua. — In nome di Gesù Cristo, parla dunque! —Il mostro, torcendosi spaventosamente, rispose: — Il primo modo col quale stringo questo laccio è con far tacere ai giovani i loro peccati in confessione. — E il secondo? — Il secondo è di spingerli a confessarsi senza dolore. — Il terzo? — Il terzo non te lo voglio dire. — Come? Non me lo vuoi dire? Adesso ti getto addosso quest’acqua benedetta. — No, no! Non parlerò, si mise a urlare, ho già detto troppo. — E io voglio che tu me lo dica. E ripetendo la minaccia, alzai il braccio. Allora uscirono fiamme dai suoi occhi, e poi ancora gocce di sangue. Finalmente disse: — Il terzo è di non fare proponimenti e di non seguire gli avvisi del confessore. Osserva il profitto che i giovani ricavano dalle confessioni; se vuoi conoscere se tengo i giovani allacciati, guarda se si emendano. — Perché nel tendere i lacci ti nascondi dietro le spalle dei giovani? — Perché non mi vedano e per poterli più facilmente trascinare nel mio regno. Mentre volevo domandargli altre cose e intimargli di svelarmi in qual modo si potesse render vane le sue arti, tutti gli altri orribili gattoni incominciarono un sordo mormorio, poi ruppero in lamenti e si misero a gridare contro colui che aveva parlato; e fecero una sollevazione generale. Io, vedendo quello scompiglio e pensando che non avrei ricavato più nulla di vantaggioso da quelle bestie, alzai l’aspersorio e gettai l’acqua benedetta da tutte le parti. Allora, con grandissimo strepito, tutti quei mostri si diedero a precipitosa fuga, chi da una parte e chi dall’altra. A quel rumore mi svegliai». C’è un proverbio che dice: « Un buon consiglio lo si riceve anche dal diavolo ». E qui il diavolo ne ha dato a Don Bosco uno che può fare anche per noi: « Osserva il profitto che i giovani ricavano dalle confessioni: se vuoi conoscere se li tengo allacciati, guarda se si emendano». 4 I due sostegni più forti per sostenervi e camminare per la strada del cielo sono i Sacramenti della Confessione e della Comunione. Perciò guardate come gran nemico dell’anima vostra chiunque cerca di allontanarvi da questi due Sacramenti Don Bosco