LO SCENARIO DEL SISTEMA MODA: nuove esigenze formative e prospettive economiche Clemente Tartaglione 24 MARZO 2009 Produzione; -13,0% Ordinativi; -10,4% Fatturato; -7,7% Export; -7,0% Produzione; -4,8% Ordinativi; -13,2% Fatturato; -9,4% Tessile-abbiglimento Export; -5,7% Pelle-cuoio e calz. I primi segnali della crisi: i dati congiunturali dell’ultimo trimestre 2008 Andamento della Cassa integrazione L’andamento della cassa integrazione: la variazione tendenziale primo bimestre 2009 sullo stessi periodo del 2008 (Fonte:Inps) 111% 130% 104% 103% 83% 73% 44% 42% 25% 43% 54% SUD NORD CENTRO ITALIA Totale Ordinaria Straordinaria Totale Ordinaria Straordinaria Totale Ordinaria Straordinaria Totale Ordinaria Straordinaria -10% Il rapporto con le banche: una condizione per lo sviluppo Le cifre sul rapporto con il sistema bancario Andamento del volume dei presti Livello di sofferenza: credito bancario non esigibile/ totale credito bancario 125 Totale manifatturiero 120 Totale manifatturiero 115 110 giu. 2008 Sistema moda 105 dic.2007 100 95 dic.2006 90 giu. 2008 dic.2007 dic.2006 dic.2005 dic.2004 dic.2003 dic.2002 dic.2001 85 dic.2005 Sistema moda 4,6% 7,9% 4,8% 7,5% 5,1% 7,9% 5,2% 7,7% 6,4% dic.2004 8,2% 5,9% 6,8% dic.2003 14,3% Quota prestiti bancari al settore moda all’interno del manifatturiero 14,0% dic.2002 4,5% 6,0% 13,7% 13,0% 12,9% dic.2001 12,5% 12,2% 4,4% 5,5% 11,9% Totale prestiti al sistema moda al giugno 2008 29,9 miliardi di € dic.2001 dic.2002 dic.2003 dic.2004 dic.2005 dic.2006 dic.2007 giu. 2008 Trasformazioni del mercato e nuove sfide Alcune elementi chiave per interpretare il cambiamento L’accelerazione dei processi di globalizzazione, il forte avanzamento tecnologico e il crescente ruolo dei paesi di nuova industrializzazione hanno imposto una ridefinizione dei driver dello sviluppo Nuovo posizionamento sul mercato: rafforzando la presenza nelle fasce di prodotto di segmento medio alto Nuovo paradigma dell’innovazione: agendo su tutti i fattori che contribuiscono a costruire il valore del prodotto da quelli tecnici e tecnologici a quelli creativi, della comunicazione e retail Nuova mappa dell’internazionalizzazione: allargando il perimetro geografico su cui opera l’impresa verso i nuovi mercati al consumo delle aree di nuova industrializzazione Nuovo paradigma del network: spostando il baricentro organizzativo dal distretto alle reti lunghe; dal settore alla filiera, dai rapporti commerciali alle relazioni strutturali tra le unità di rete, per realizzare una piattaforma di integrazione allargando il perimetro a tutti gli attori che contribuiscono alla formazione del valore del prodotto moda SISTEMA MODA: una costellazione tra industria e servizi SISTEMA MODA: una costellazione tra industria e servizi SISTEMA MODA: una costellazione tra industria e servizi Il ruolo del Sistema Moda in Italia e nel mondo Quota occupazione moda sul totale industria manifatturiera in Italia 14% Quota occupazione femminile moda sul totale donne occcupate nell'industria manifatturiera 34% Quota fatturato moda sul totale industria manifatturiera in Italia 11% Quota export moda sul totale vendite all'estero dell'Italia di prodotti trasformati e manufatti 12% Quota acquisti dall'industria chimica e gomma plastica sul totale vendite 17% Quota acquisto servizi (non utilities) sul totale mercato dell'industria manifatturiera 13% Quota dell'Italia su export mondiale di prodotti moda 7% Quota fatturato moda dell'Italia sul totale UE27 38% Quota occupazione moda in Italia sul totale UE27 21% Il ruolo della filiera TAC meridionale all'interno del sistema moda nazionale prima della crisi finanziaria Valore aggiunto (in mil.€) Quota % Occupati (ULA in migliaia) Quota % Export (in mil.€) Quota % ITALIA 23.283 100 697 100 41.240 100 Nord 14.034 60,3 378 54,3 27.216 66,0 Centro 6.279 27,0 199 28,5 11.102 26,9 Sud (di cui:) 2.971 12,8 120 17,3 2.922 7,1 Abruzzo 661 2,8 24 3,4 715 1,7 Campania 939 4,0 37 5,3 890 2,2 Puglia 992 4,3 44 6,3 874 2,1 Altre regio 380 1,6 16 2,3 442 1,1 Centro; 22 Puglia; 14 Abruzzo; 11 Campania; 11 ITALIA; 13 Nord; 12 Puglia; 22 Abruzzo; 20 Sud; 18 Campania; 16 ITALIA; 15 Nord; 12 Puglia; 15 Abruzzo; 14 Sud; 13 Centro; 24 Sud; 8 10 Nord; 9 15 ITALIA; 11 20 Campania; 12 25 Centro; 18 Il sistema moda nel manifatturiero: un confronto geografico 5 0 Incidenza % TAC su valore aggiunto manifatturiero Incidenza % TAC su occupazione nel manifatturiero Incidenza % TAC su Export manifatturiero Una crescita trainata dalla competitività internazionale anche in una fase di euro forte Competitività internazionale secondo l’indice Trade Performance NCTAD/WTO: 189 paesi a confronto Tessili 1° posizione nel mondo Abbigliamento Cuoio, pelletteria e calzature Meccanica non elettronica 2° posizione nel mondo Prodotti manufatti di base Prodotti diversi Meccanica elettrica ed elettrodomestici Il Trade Performance Index (TPI) è un indice composito basato su 5 sottoindicatori: Saldo commerciale; Export pro capite; Quota nell’export mondiale; Diversificazione di prodotto; Diversificazione dei mercati. Un’internazionalizzazione che si sposta verso i paesi di nuova industrializzazione e che si realizza anche attraverso l’acquisizione di imprese all’estero La componente multinazionale realizzata attraverso investimenti equity ha raggiunto una dimensione relativa pari al 18% del fatturato della filiera industriale moda e il 17% dell’occupazione nazionale Imprese estere a partecipazione italiana Imprese Var.2005/2001 Addetti Var.2005/2001 Fatturato (mil.€) Var.2005/2001 Dimensione media delle imprese partecipate Totale manifatturiero Totale filiera moda 2005 5.863 1.141 Quota % 100,0 19% in valore 706 104 in % 14% 10% 2005 851.635 132.593 Quota % 100,0 15,6% in valore 62.968 10.218 in % 8% 8,3% 2005 152.209 12.330 Quota % 100,0 8,1% in valore 16.083 2.760 in % 12% 29% addetti 145 116 fatturato 26 10,8 Composizione geografica per livello di sviluppo Resto del mondo; 18% Economie avanzate; 82% 1997 Resto del mondo; 30% Economie avanzate; 70% 2007 Fonte: Banca dati Reprint, Politecnico di Milano – ICE, ISTAT I principali mercati di sbocco dei prodotti moda Francia 11% Altri paesi 18% Ucraina 1% Corea del Sud 1% Germania 10% Portogallo 1% Polonia 2% Turchia 2% Austria 2% Stati Uniti 8% Tunisia 2% Belgio 2% Svizzera 7% Grecia 3% Paesi Bassi 3% Spagna 6% Romania 3% Giappone 4% Cina-Hong Kong 4% Russia 6% Regno Unito 6% La crisi e il riassetto organizzativo del settore ha inciso pesantemente sull’occupazione I numeri sull’occupazione Tessile Vestiario Pellecalzature SISTEMA MODA Valore assoluto (in migliaia) 2001 319 343 214 876 2003 317 344 209 870 2005 285 318 181 784 2006 277 308 177 761 2007 268 310 178 757 Variazione tendenziale anno su anno (in migliaia) 2003/01 -2 0 -5 -7 2005/03 -32 -25 -29 -85 2006/05 -8 -11 -4 -23 2007/06 -9,2 2,6 1,8 -4,8 2007/2001 -51 -33 -36 -120 Variazione tendenziale anno su anno (in %) 2003/01 -0,7% 0,1% -2,2% -0,8% 2005/03 -10,0% -7,3% -13,6% -9,8% 2006/05 -2,7% -3,4% -2,4% -2,9% 2007/06 -3,3% 0,8% 1,0% -0,6% 2007/2001 -15,9% -9,6% -16,6% -13,6% L’innovazione un fattore chiave per lo sviluppo e la crescita occupazionale Sono le imprese innovative quelle che assumono e vanno all’estero % sul totale delle Innovative % sul totale delle non innovative 63% 39% 33% 18% Quota di imprese che assumono Quota di imprese che vanno all'estero Fonte: elaborazioni su dati ISTAT Livelli di innovazione nel sistema moda un confronto nell’ambito dell’industria manifatturiera SISTEMA MODA Industria in senso stretto 22% 37% Addetti nelle imprese innovatrici 32% 55% Fatturato nelle imprese innovatrici 39% 63% Imprese che hanno apportato innovazioni all'assetto organizzativo 19% 31% Imprese che hanno investito in innovazioni di marketing 18% 19% Imprese che hanno investito in innovazione tecnologica sul totale delle imprese INNOVAZIONE TECNOLOGICA 39,1 Riduzione dei costi per unità di prodotto 63,3 Maggior grado di soddisfazione dei dipendenti 86,8 Riduzione dei tempi di risposta alle esigenze di clienti e fornitori 83,5 Miglioramento della qualità dei propri prodotti e servizi Riduzione dei costi di materiali ed energia per unità di prodotto 44,1 Riduzione dell’impatto ambientale o del rischio di incidenti sul lavoro 44,7 Adeguamento a normative e standard 48,5 Accesso a nuovi mercati o aumento della propria quota di mercato Riduzione del costo del lavoro per unità di prodotto 67,5 Maggiore flessibilità produttiva 67,9 Aumento nel numero di prodotti offerti alla clientela Maggiore capacità produttiva Miglioramento della qualità dei propri prodotti Effetti dell’innovazione graduatoria delle voci per % di imprese innovative che gli attribuiscono importanza medio alta 80,3 67,8 44,2 23,5 INNOVAZIONE ORGANIZZATIVA I principali ostacoli all'innovazione: graduatoria delle voci per % di imprese che gli attribuiscono importanza medio alta Imprese innovative Imprese non innovative Costi di innovazione troppo elevati 63,5 64,9 Mancanza di risorse finanziarie interne 51,7 56,8 Mancanza di fonti di finanziamento 49,5 45,5 Mancanza di personale qualificato 31,7 36,3 Mercati dominati da imprese consolidate 31,7 47,2 Mancanza di informazioni sulle tecnologie 29,6 33,7 Domanda insufficiente dei prodotti o servizi innovativi 28,5 52,6 Difficoltà di individuare partner con cui cooperare 22,5 36,1 Mancanza di informazioni sul mercato 20,9 30,6 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT La formazione come fattore di innovazione per intercettare il cambiamento Il mismatch sul capitale umano è diventato il principale ostacolo all’assunzione Motiviazione della difficoltà all'assunzione per quelle imprese che vogliono incrementare le risorse umane (Fonte: Elab. su Unioncamere - Min.Lav, Excelsior, 2006) Insufficienti motivazioni economiche 22% Difficoltà a trovare i profili richiesti 67% Previsti turni, notti e festivi 4% Altre motivazione 4% Mancanza strutture formative 3% Fonte: elaborazioni su dati ISTAT La formazione resta un investimento marginale nella strategia di sviluppo delle imprese Diffusione dell'attività formativa nel settore moda (Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2006) Lavoratori che hanno partecipato ad attività formativa 40 Industria in senso stretto 37,6 90 Industria in senso stretto Tessile-abbigliamento e calzature Tessile-abbigliamento e calzature 35 80 30 25 20 16,0 15 12,8 10 5 13,2 11,2 7,0 4,7 1,8 5,1 70 53,8 50 43,8 40 30 22,4 25,1 16,1 20 10 0 62,4 60 4,7 3,2 80,7 73,5 30,4 Quota % sul totale imprese Quota % sul totale dipendenti Imprese che hanno effettuato attività formativa 10,3 5,1 11,1 8,5 0 1-9 dip. 10-49 50-249 250-499 500 e oltre Totale 1-9 dip. 10-49 50-249 250-499 500 e oltre Fonte: Elaborazione su dati Ministero del Lavoro, Excelsior Totale Piccole imprese e subfornitura: attualità ed evoluzione per rimanere protagoniste Struttura e competitività del sistema delle imprese: assetto produttivo e differenziali di performance delle micro e piccole imprese rispetto alla media di settore Quota di occupati nelle micro e piccole imprese (fino a 19 addetti) 48% Quota di fatturato realizzato nelle micro e piccole imprese (fino a 19 addetti) 28% Differenziali di produttività del lavoro delle micro e piccole imprese rispetto alla media di settore -42% Quota di micro e priccole imprese che supera i 4/5 del fatturato in subfornitura 85% Quota di imprese che dichiara di operare come subfornitore tradizionele 32% Quota di micro e piccole imprese che concentra più del 50% del fatturato con il primo committente 31% Quota di export delle micro e piccole imprese 14% Propensione all'export (media di settore 34%) 18% Differenziale di costo del lavoro rispetto alla media di settore -24% Differenzili di investimenti pro-capite -45% Il ruolo delle piccole imprese e dell’artigianato: un’analisi quantitativa Imprese Dipendenti Campania; 62% Puglia; 53% Sud; 52% Centro; 50% ITALIA; 43% Abruzzo; 39% Nord; 35% Campania; 96% Puglia; 94% Sud; 95% Centro; 93% ITALIA; 92% Abruzzo; 91% Nord; 89% Quota micro imprese e addetti (industria a artigianto) con meno di 15 addetti sul tot.settore Gli spazi per lo sviluppo delle imprese La crescente concorrenza internazionale se da un lato ha determinato una riduzione degli spazi per le imprese italiane, dall’altro lato ha offerto nuove opportunità di sviluppo che discendono dalla crescita dei mercati emergenti. A questo si aggiunge un cambiamento dei comportamenti al consumo più maturi ed esigenti, che stanno contribuendo ad una moltiplicazione degli spazi di mercato La domanda chiave diventa dunque: a quali condizioni le imprese della moda hanno un futuro in Italia? Fonte: elaborazioni su dati ISTAT Gli spazi per lo sviluppo delle imprese (Segue) Elemento generale è che in questo nuovo scenario l’offerta di un’impresa è di successo se assieme al prodotto si possono offrire servizi come la velocità e l’affidabilità, personalizzazione dei prodotti e dei servizi in relazione alle necessità del cliente e alle particolarità del suo mercato, soluzioni comode ai problemi gestionali dei clienti. Naturalmente all’interno del settore coesistono una molteplicità di ruoli diversi per le imprese (façonista, Terzista evoluto, Coordinatore di rete, impresa piattaforma, produttore con marchio proprio, fashion company…) ciascuno dei quali richiede competenze, formule organizzative e dimensioni diverse. Gli spazi per lo sviluppo delle imprese (Segue) Spostandoci su un piano più specifico gli esempi che si possono fare sono almeno due: fast-fashion 1. La richiesta di continui cambiamenti e novità ha avuto l’effetto di frantumare il tradizionale modello stagionale (due stagione, due collezioni l’anno) per imporre strategie operative veloci. Questo nuovo mercato definito in letteratura fast-fashion ha imposto un nuovo orientamento alla velocità che include la produzione ma anche la progettazione, la logistica e la distribuzione su piccoli lotti. Imponendo in questo modo una capacità di flessibilità, puntualità, collaborazione all’interno della filiera. In questo quadro, per le PMI diventa cruciale la scelta della propria offerta in termini di capacità di coordinamento e collaborazione, di combinazione di prodotti e servizi, di progettazione, modellistica, e logistica sui punti vendita, di servizi accessori alla produzione, come ad esempio controlli di qualità o condizionamento ecc. Gli spazi per lo sviluppo delle imprese (Segue) Spostandoci su un piano più specifico gli esempi che si possono fare sono almeno due: Imprese leader (marchi, griffes) Le imprese leader (marchi, griffes) hanno ormai intrapreso con decisione l’integrazione a valle nella distribuzione, spostando ulteriormente le proprie competenze dalla produzione all’ambito delle attività immateriali (progettazione, comunicazione, negoziante). Con questo passaggio queste grandi imprese stanno assumendo un ruolo di coordinatori generali della filiera (una sorta di general contractor del consumatore). Il risultato è un’industria nettamente divisa in cui cresce il mercato per quel subfornitore che sa dare risposte adeguate alle motivazioni che sono alla base dell’esternalizzazione. In questo senso, tutte le indagini compresa quella svolta sulle imprese in Abruzzo ci dicono che i fattori chiave del successo sono il rispetto dei tempi, la qualità e la rapidità e solo al quarto posto il fattore prezzo. Ovviamente la composizione delle motivazioni presenta forti differenze in relazione alla fascia di mercato in cui operano le imprese: la motivazione della ricerca di costi inferiori (che si associa ad una forte presenza di subfornitori esteri) è largamente prevalente nella fascia di mercato medio basso; mentre crescono i fattori di velocità, puntualità, flessibilità, qualità nella fascia medio fine e fine Si può quindi affermare che siamo in presenza di uno scenario dove non mancano spazi per quella subfornitura nazionale in grado di attrezzarsi in modo coerente da un punto di vista strategico organizzativo e delle competenze. Questo significa un impresa in grado di dare una risposta concreta all’aumento delle gamma di competenze richieste, competenze che non si possono esaurire nell’esercizio manifatturiero, competenze che ruotano attorno ad un modello di rete sempre più integrato e cooperativo che presenta differenze sostanziali con quello tradizionale dei distretti industriali I fattori chiave nella selezione dei subfornitori, media dei voti (da 1 a 10) attribuiti ai fattori dalle imprese intervistate 9.2 Consegne (rispetto dei termini) Rispetto qualità del prodotto 8.8 Consegne (rapidità) 8.5 8.0 Prezzo Solidità economico – finanziaria 6.9 Elasticità nel variare i volumi di fornitura 6.8 Rapidità nelle modifiche al prodotto 6.2 Tecnologie avanzate di produzione 6.1 5.5 Realizzazione di prodotti complessi Capacità di progettazione Dilazioni di pagamento 5.1 2.5 Struttura e competitività del sistema delle imprese: assetto produttivo e differenziali di performance tra piccole e medio-grandi imprese Livelli di efficienza e competitività delle piccole imprese rispetto alla media di settore Quota % di micro e piccole imprese (fino a 19 addetti) Risultati di performance delle micro e piccole imprese (fino a 19 addetti) rispettto alla media di settore (Indice media settore =100) Costo del fattore lavoro delle micro e piccole imprese rispettto alla media di settore (Indice media settore =100) Tessile vestiario Pellecalzature Tototale trasfromazion e industriale per addetti 47,0 50,0 40,8 per fatturato 33,0 29,9 21,8 Redditività operativa (margine operativo lordo/valore aggiunto) 86,6 93,4 76,5 Produttività del lavoro (Valore aggiunto/addetti) 74,2 74,6 65,2 Incidenza del fatturato esportato sul fatturato totale 65,4 57,1 40,7 Intensità degli investimenti (investimenti/addetti) 71,1 85,5 62,7 Costo del lavoro per dipendente 77,3 76,1 71,0 Retribuzione lorda per dipendente 79,5 77,8 73,1 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT Profilo strutturale dell’apparato produttivo e divari di competitività (media Italia = 100) Produttività Costo lavoro per addetto Intensità investimenti (inv fissi per addetto) Volume export per addetto Abruzzo 81,6 82,2 94,6 51 Campamia 73,0 76,7 98,8 41 Puglia 70,1 77,0 109,1 34 Sud 72,6 76,7 99,7 41 Centro 97,3 97,0 72,7 94 Nord 111,7 115,5 115,1 122 Italia 100,0 100,0 100,0 100 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT Le piccole imprese della subfornitura: i principali fattori di criticità del sistema attraverso i risultati dell’osservatorio subforn (elaborazioni su dati hermeslab) Permanere una separazione netta tra mercato del conto proprio e quello della subfornitura Prevale una forte dipendenza dal principale committente Il mercato di riferimento del subfornitura continua ad essere quello locale di insediamento della stessa impresa Ancora un terzo delle imprese opera come subfornitore tradizionale svolgendo una sola fase del processo manifatturiero o un servizio complementare (imbusto, stiro, rifinitura) La metà delle imprese dichiara di svolgere una funzione solo esecutiva nel rapporto con il committente La quota di impree che operano come sub fornitori tradizionali (specializzate su una fase del processo manifatturiero o su servizi complementari) 32% La quota di fatturato realizzata nell'amb ito della stessa regione di insedimento del sub fornitore 76% La quota di imprese che dichiarano di svolgere una funzione solo esecutiva nel rapporto con il committente La quota di imprese che concentrano più del 50% del fatturato con il primo committente La quota di imprese che superano l'85% del fatturato in sub fornitura 50% 31% 85% Quale strategia: le priorità delle imprese (elaborazioni su dati hermeslab) si conferma una bassa propensione verso strategie di crescita dimensionale anche attraverso processi di aggregazione strutturale Prevale un quadro strategico orientato all’allargamento dei committenti, spostamento su segmenti di mercato medio alti, accorciamento dei tempi di risposta al mercato, e integrazione della specializzazione manifatturiera con un ampliamento dei servizi offerti Per tutte la priorità di policy è l’introduzione di norme più stringenti nell’etichettatura sull’origine dei prodotti La strategia proposta dalle imprese per fronteggiare la nuova concorrenza giudizio da 1 a 10 sull'importanza del provvedimento Azioni strategiche e policy importanza medio marchio proprio bassa (fino a 5) crescita per linee interne e/o aggregazioni strutturali aumento produttività importanza medio specializzazione su poche lavorazioni alta (6) aumento contenuto moda ampliamento gamma lavorazioni rapidità e puntualità delle consegne importanza alta (6,5 - 7) ampliamento dei servizi offerti innalzamento della fascia di prezzo aumento del numero committenti La priorità (8) norme su etichette (made in..) Quali politiche per il futuro del settore? Le contraddizione nello sviluppo meridionale 110 107,2 100 90 80 79,5 70 60 50 60,5 55,2 40 30 20 10 0 Differenziale crescita valore Differenziale Intensità Differenziale crescita aggiunto nel Sud rispetto al resto investimenti fissi (Invest/val. occupazione nel Sud rispetto al del paese periodo 2000-2006 aggiunto) nel Sud rispetto al resto del paese periodo 2000(centro nord = 100) resto del paese (Media Centro 2006 (centro nord = 100) Nord 2000-2006 = 100) Differenziale Produttività media (Val. aggiunto per addetto)nel Sud rispetto al resto del paese (Media Centro Nord 2000-2006 = 100) Fonte: elaborazioni su dati ISTAT La trasformazione del settore, un impegno che deve coinvolgere imprese, istituzioni e parti sociali: alcune priorità di policy allargare l’area di adesione a questo nuovo scenario di sviluppo per superare un approccio difensivo alle prospettive del settore migliorare il contesto infrastrutturale, istituzionale e finanziario in cui le piccole e gradi imprese operano favorire un processo di consolidamento del network su basi strutturali (consorzi, fusioni, formazione di gruppi) Sviluppare una piattaforma di integrazione allargando il perimetro a tutti gli attori che contribuiscono alla formazione del valore del prodotto moda Rafforzare la presenza del sistema moda sui nuovo mercati Sostenere le imprese nel processo di adattamento culturale e acquisizione delle nuove competenze attraverso l’attività formativa Favorire l’innovazione su tutte le componenti che contribuiscono a costruire il valore del prodotto moda: fattori tecnici e tecnologici; fattori creativi e socio culturali, comunicazione e distribuzione Abruzzo Moda La situazione competitiva dell’industria locale Lo studio dei dati, gli incontri con i principali stakeholder del territorio e l’analisi della letteratura esistente mostrano: -un settore che ancora oggi detiene una posizione di primo piano nella struttura economica della regione -Un settore fatto prevalentemente da micro e piccole imprese che operano in una funzione di subfornitura (solo il 20% delle imprese lavora con un marchio proprio e raggiunge direttamente il mercato finale). -Un sistema industriale in cui il posizionamento prevalente è quello medio alto (circa il 60% dei contoterzisti) e la committenza principale è quella dei Marchi noti industriali (70%). - Un settore che però nonostante questo posizionamento che certamente rappresenta un punto di forza non sembra essere riuscito a cogliere pienamente la sfida competitiva della globalizzazione. Fonte: elaborazioni su dati ISTAT Abruzzo Moda Quali politiche Su questi presupposti, la riqualificazione passa inevitabilmente attraverso un intervento che sia in grado di estrarre valore dall’essere collocati come piccola impresa della subfornitura fuori dal segmento basico a forte concorrenza di prezzo. Per far questo diventa imprescindibile superare le molte disfunzioni e ritardi che oggi si registrano sul piano della strategia e delle competenze per aumentare la capacità di queste imprese di dare quelle risposte che cercano le imprese committenti di marchi noti che si collocano su segmento di prodotto medio alto. A questo schema di sviluppo hanno aderito anche gli imprenditori. Nell’opinione dei subfornitori, così come delle imprese in conto proprio e in quelle miste con solo lievi differenze, il fattore prezzo ha infatti stabilmente ceduto il posto, a qualità, puntualità e rapidità. Abruzzo Moda Questa strategia non si presenta sgombra da ostacoli. 1. la precarietà del bacino di competenze a cui attingere per continuare a presidiare le fasce alte di prodotto. A questo si associa una scarsa attività di formazione: solo ¼ delle imprese del campione ha svolto attività di formazione negli ultimi tre anni. Situazione che dipende anche dalla carenza del sistema locale della formazione che non riesce ad allinearsi alle esigenze delle imprese. 2. una marcata carenza di cultura della cooperazione, che in un sistema di micro e piccole imprese si riflette sulla capacità di comporre l’offerta al committente con un pacchetto di attività adeguato alle sue esigenze. 3. Il sistema della piccole imprese della subfornitura si dichiara in condizioni di scarsità di risorse finanziari. Va però precisato che l’analisi dei bilanci fa emergere un livello di indebitamento abbastanza allineato alla media del settore 4. La presenza sui mercati esteri delle imprese di subfornitura del campione è virtualmente nulla, limitata a casi molto particolari di specializzazioni produttive su prodotti di alta qualità. 5. Debole appare anche la capacità di innovazione e deboli, infine, sono i meccanismi di generazione di nuova conoscenza. Questo è imputabile alla mancanza di strutture di ricerca, alla scarsità di risorse finanziarie, alla minore capacità di far circolare informazioni, creando un circolo virtuoso tra apprendimento, innovazione ed efficienza. Anche la scelta degli investimenti conferma questa fragilità rispetto all’innovazione che la colloca ad un livello di importanza 3 rispetto ad un livello 5 al miglioramento della qualità dei prodotti. 6. C’è inoltre un processo di depauperamento del know haw trascinato da una scarsa capacità di governo dei processi di cambiamento. A questo va anche associata la difficoltà del ricambio generazionale nelle imprese e un ritardo manageriale nella gestione del riposizionamento. Questo quadro di fragilità della classe imprenditoriale/manageriale emerge in modo evidente anche dalla diffusa presenza di situazioni che palesano una indefinita strategia di riposizionamento. Basti pensare che ancora oggi quasi il 30% delle imprese di subfornitura dipende per oltre il 50% del suo fatturato da un solo committente e più del 50% dei subfornitori continua ad avere un rapporto strettamente esecutivo con il cliente Proposte e strumenti Lezioni dal passato e indicazioni per il futuro I principali elementi di scenario utili alla definizione dell’assetto di policy possono essere sintetizzati su 3 punti: • la gamma delle opportunità di mercato si sta ampliando in relazione alla maggiore complessità e dimensione del mercato finale e dei comportamenti del consumatore; • I mutamenti nell’approccio al consumo hanno fatto crescere l’importanza delle caratteristiche immateriali dei prodotti (estetica, etica, fattori identitari). • La richiesta di continui cambiamenti e novità ha avuto l’effetto di rafforzare l’esigenza di una impresa sempre più rapida e precisa nei tempi di consegna; Su questi presupposti diventa punto critico per l’impresa la capacità di selezionare il mercato e maturare quelle competenze che gli consentono di diventare protagonista all’interno di una filiera che deve essere capace di integrare fattori materiali con quelli immateriali e di accorciare i tempi al mercato. Questo significa che nessuna impresa, pena l’uscita dal mercato, può sottrarsi: 1. dalla necessità di sviluppare una maggiore capacità di interazione con il resto della filiera che tende ad agire in tempo reale, 2. dalla necessita di sviluppare una maggior capacità di fornire quei servizi aggiuntivi che possono contribuire alla formazione del valore finale del prodotto, che nello specifico della subfornitura diventa la capacità di inserirsi in piattaforme in grado offre un servizio integrato manifatturiero che solleva il committente da qualsiasi problematiche di tipo produttivo per concentrarsi sulla progettazione, la comunicazione, la distribuzione Questa esigenza non richiede necessariamente una crescita dimensionale di tutte le imprese, ma una maggiore compattezza della filiera, che si può realizzare anche attraverso formule operative non equity (ad esempio le Joint Venture, di scopo)