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COMUNE DI ROMA
MUNICIPIO ROMA XI
PREMIO LETTERARIO
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“da piccoli lettori a… giovani scrittori”
DEDICATO A LIDIA MICHELANGELI
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settima edizione
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Istituito dal 178°Circolo didattico D’Antona-Biagi
con il Patrocinio del Municipio XI
anno scolastico 2010-2011
nuova europa libreria
MRXI
COMUNE DI ROMA
MUNICIPIO ROMA XI
PREMIO LETTERARIO
“da piccoli lettori a… giovani scrittori”
DEDICATO A LIDIA MICHELANGELI
settima edizione
Istituito dal 178°Circolo didattico D’Antona-Biagi
con il Patrocinio della Provincia di Roma e del Municipio XI
Anno scolastico 2010-2011
nuova europa libreria
Il progetto è stato realizzato con il contributo della Provincia di Roma e del Municipio Roma XI.
Si ringraziano:
il Dott. Marco Miccoli, Consigliere della Provincia di Roma, il Dott. Massimiliano Valeriani, Consigliere del
Comune di Roma, il Dott. Andrea Catarci, Presidente del Municipio XI, la Dott.ssa Carla Di Veroli, Assessore
alla cultura del Municipio XI e la Dott.ssa Valeria Baglio, Presidente del Consiglio del Municipio XI.
Ai Dirigenti Scolastici del plessi coinvolti, ai membri della giuria, alle insegnanti e agli alunni che hanno
prodotto le singole opere, vanno i ringraziamenti per aver reso possibile l’iniziativa.
La presente pubblicazione stata realizzata da:
Associazione Videoambiente e curata da Anna Rita Marocchi e Francesco Montin Amighini
Sponsor:
Nuova libreria europa – Centro Comm.le “I Granai” – Roma
Design
Sectio
Stampa
Riverpress Group
Roma Maggio 2011.
presentazione
Il Premio letterario “Da piccoli lettori a... giovani scrittori” ha la finalità di sollecitare e
valorizzare la scrittura creativa dei bambini, pubblicizzandone le opere nell’ambito della
scuola e della famiglia. Il concorso, ideato ed organizzato dal 178°
Circolo e giunto ormai
alla 7°edizione, nasce come prosecuzione del Progetto Lettura che per anni è stato
realizzato dagli insegnanti dell’istituto.
L’obiettivo finale del Progetto ed ora del Concorso, era ed è quello di sviluppare nei
bambini il piacere e la facilità nella lettura, tale che possa favorire non soltanto l’acquisizione di conoscenze, ma in particolar modo la comprensione del pensiero e delle
esperienze di altri, per riportare ogni volta il bambino ed in futuro l’adulto ad un contatto più ricco e profondo con il proprio sé .
E’ già quindi nella scuola primaria che il seme della lettura deve trovare l’humus adatto
per svilupparsi, humus rappresentato dalle qualità didattiche ma anche dalla passione
e dalla sensibilità del corpo docente, nell’ambito di una capacità trasmissiva del piacere
della lettura tanto tecnica quanto empatica.
E’ in quest’ottica che l’attività di scrittura creativa, intesa come forma di espressione
personale, diventa parte integrante di un percorso didattico laboratoriale che, mirando
al saper leggere ed al saper descrivere, si indirizza in sintesi al saper comunicare avendo
sviluppato parallelamente capacità di ascolto/comprensione dell’altro e capacità di
espressione del proprio sé.
Pertanto la messa in campo di azioni didattiche quali la lettura espressiva ed animata
di libri da parte dei docenti, il prestito e la lettura individuale nella biblioteca scolastica,
gli incontri con gli autori di testi per i ragazzi, quali Roberto Piumini ed altri, la produzione individuale o di gruppo di testi originali di diverso tipo (racconti, fiabe, favole,
sceneggiature teatrali, filastrocche, poesie) è diventata negli anni parte integrante
della didattica quotidiana , dando così un’ impronta specifica al lavoro delle classi.
L’idea del Premio Letterario risulta quindi come la “naturale evoluzione” di quanto
espresso dalle risorse professionali dell’istituto, valorizzando i lavori svolti in ogni classe
e portandoli all’esterno.
Sin dallo scorso anno il Premio Letterario si è aperto al territorio, assumendo una dimensione (ed un’organizzazione) più ampia, ricercando l’obiettivo di condividere con
altri Istituti l’esperienza, in un’ottica di confronto teso all’arricchimento professionale.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Colgo l’occasione per ringraziare la maestra Maria Vitale che, in collaborazione con i responsabili dei Plessi, ha coordinato l’organizzazione del Premio, dalla preparazione del
bando, alla convocazione della Commissione esaminatrice composta da dirigenti e docenti in pensione delle scuole coinvolte, alla manifestazione finale, ai rapporti con gli
istituti partecipanti e con il Municipio XI.
Un ringraziamento all’ Associazione Video Ambiente che, nella persona di Anna Rita
Marocchi, ha consentito la realizzazione di questo volume.
Un saluto va anche al Dott. Andrea Catarci, Presidente del Municipio XI, ed alle Dott.sse
Di Veroli e Baglio, rispettivamente Assessore alla Cultura del Municipio XI e Presidente
del Consiglio del Municipio XI ,che con il loro fattivo impegno hanno permesso di sopportare i costi organizzativi che l’apertura al territorio del “nostro” Concorso Letterario
inevitabilmente ha comportato.
Un ringraziamento particolare va infine alla Dott.ssa Valentini, “storica” Dirigente Scolastica del nostro Istituto, ideatrice dell’originario Progetto Letterario da cui il Premio
Letterario di fatto è nato, ed attuale “integerrima” Presidente della Commissione Valutatrice.
Il Dirigente Scolastico del 178°CD
Prof. Franco Cavalieri
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i saluti
“Osa pensare!
Abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza...
La libertà di pensare è l’unico tesoro rimastoci
in mezzo a tutte le imposizioni sociali.”
E. Kant
“Che cosa significa orientarsi nel pensiero”,1786
Che meraviglia! partecipare alla 7^ edizione del Premio letterario organizzato dal 178°
Circolo didattico dell’XI Municipio. E con un numero di Scuole partecipanti sempre più
grande!
E’ bello leggere le Vostre composizioni e scoprire un sottile filo che lega gioco, fantasia
e apprendimento.
E’ come leggere un capolavoro!
Per rendere più esplicito il mio incanto per le Vostre opere voglio qui ricordare un passaggio del grande film Disney: “Mary Poppins”, in cui la magica tata come primo compito ha quello di riordinare la cameretta dei bambini. E’ questa la grande occasione che
lei ha per spiegare ai bambini che “con un poco di zucchero la pillola va giù” e il lavoro
diventa un gioco... di magia!.
Se è vero che “tutti possiamo essere creativi", io aggiungo "tutti possiamo essere scrittori creativi".
Il Premio letterario “Da piccoli lettori a... giovani scrittori” è un esempio concreto e di
grande eccellenza in cui il lavoro degli alunni apre la mente, rompe gli schemi, osserva
5
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
il mondo con occhi diversi.
Questa sì che è scrittura creativa!
Sono convinto che da questa straordinaria iniziativa verrà fuori la forza per continuare
a crescere sulla stessa linea, trovando d’accordo le Istituzioni, perché oggi la dedizione
di tutti gli alunni ed insegnanti ha regalato a tutti noi un sogno di qualità.
Di fronte a tanto impegno voglio ringraziare Marco Miccoli Consigliere della Provincia
di Roma, Andrea Catarci Presidente del Municipio Roma XI, Carla Di Veroli Assessore
alla Cultura e Valeria Baglio Presidente del Consiglio Municipale, e quanti hanno impiegato tempo libero ed energie per la buona riuscita dell’evento.
Massimiliano Valeriani
Consigliere Comunale Comune di Roma
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poesia
introduzione
Tutto è possibile nel regno della fantasia, dell’interiorità e dell’emozione!
Ancora una volta il Concorso letterario “Da piccoli lettori... a grandi scrittori” ha utilizzato
il gioco di fantasia per esaltare l’integrazione di copioni narrativi autentici e ha saputo
ancor più valorizzare attraverso - il lavoro di squadra - quel processo evolutivo che permette ad ognuno di esprimere anche le emozioni complesse.
Sapere che la scuola, le vostre scuole, gli insegnanti e voi bambini, ogni anno lavoriate
con entusiasmo per partecipare a questa meravigliosa manifestazione, vuol dire essere
intellettualmente dinamici, capaci di sostenere in qualsiasi momento un confronto culturalmente aperto.
Amare la lettura, impegnarsi a scrivere, desiderare di suscitare emozioni nel pubblico e
nella giuria, è la testimonianza di un grande progetto formativo e cognitivo che desidera
arricchire il vostro percorso di crescita collettivo con un’esaltante esperienza socializzante.
La scuola, dunque, non soltanto come luogo in cui si sta con il naso sui libri, ma anche
come luogo di scambio culturale e di confronto teso a migliorare l’inserimento dei più
giovani nel tessuto sociale che li circonda.
Desidero ringraziare ognuno di Voi, perché anche quest’anno avete suscitato un momento “magico” di storie e poesia. Ci avete portato lontano da qui, in un luogo più a
Nord o più a Sud, ma non importa dove. Avete saputo illuminare con le vostre menti la
nostra fantasia.
Valeria Baglio
Presidente del Consiglio Municipale
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
vincitori premio letterario 2010-11
POESIA PICCOLI
1°PREMIO
“La bandiera” II E 101°C.D. Don Filippo Rinaldi
Motivazioni: idea originale, che riconoscendo alle bandiere la funzione del linguaggio
non verbale,denso di messaggi immediati e chiari,ci porta in modo naturale nell’attualità
dell’anniversario del 150°dell’ Unità d’ Italia.
pag. 30
2°PREMIO
“Piedi” - “Non ho niente da imparare” II B 178°C.D. D’Antona Biagi
Motivazioni: le due composizioni, nella loro diversità di contenuto e stile, denotano un
lavoro complesso e articolato sulla natura della poesia.
Ritmo e vivacità della composizione “Piedi” ben si associano alla profondità delle riflessioni contenute in “ Non ho niente da imparare “.
pag. 25, 26
3°PREMIO EX AEQUO
“1,2,3“ II A 101°C.D. Don Filippo Rinaldi
Motivazioni: i bambini trasformano i numeri in ritmo, musicalità e poesia, superandone
il carattere rigido e immaginandoli come elementi di scoperta e di studio.
pag. 23
“La nostra filastrocca” I E 101°C.D. Don Filippo Rinaldi
Motivazioni: la classe si presenta, quartina dopo quartina, mettendo in rima caratteristiche e specificità di ciascuno.
La filastrocca si snoda con ritmo musicale leggero e gioioso.
pag. 21
Menzione speciale della giuria ai testi presentati dalla scuola materna
“ Ranocchio Scarabocchio”
Motivazioni: la nostalgia di ciò che i bambini lasciano nella Scuola dell’ Infanzia si intreccia
con i timori e le speranze verso la scuola elementare con spontaneità e immediatezza.
Il distacco è così elaborato e la crescita realizzata.
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poesia
vincitori premio letterario 2010-11
POESIA GRANDI
1°PREMIO EX AEQUO
“Notte“ III C Scuola Malaspina
Motivazioni: la trasposizione in versi di immagini e colori del dipinto di Mirò è di grande
efficacia descrittiva e restituisce al lettore la percezione di un mondo fantastico e surreale.
pag. 45
“La Notte stellata “ III A Scuola Malaspina
Motivazioni: il testo poetico, che traspone in versi le immagini del dipinto di Van Gogh, è
di grande efficacia descrittiva ed evocativa di emozioni.
pag. 44
2°PREMIO
Primavera in città “ I VA 178°C.D. D’Antona Biagi
Motivazioni: i ritmi convulsi della vita cittadina fanno da contrappunto ai tempi immutabili che la natura rispetta anche in città, parlando a tutti noi attraverso un piccolo fiore.
pag. 46
3°PREMIO
“Persone” V A 178°C.D. Ferrari
Motivazioni: il testo denso di contenuti,denota capacità riflessiva su temi “ importanti”.
L’altro, rappresentato nelle diverse dimensioni dell’umanità, si confronta con i sogni e le
speranze dei bambini.
pag. 52
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
scheda tecnica del bando
Il 178°Circolo Didattico D’Antona Biagi, con il patrocinio ed il contributo finanziario della
Provincia di Roma e del Municipio XI del Comune di Roma ha bandito il Premio letterario
“Da piccoli lettori a... giovani scrittori”, per l’A.S. 2010-2011.
Il progetto prevede la creazione di un laboratorio di scrittura creativa, finalizzato alla produzione di opere di gruppo o di classe, in prosa o in poesia a tema libero.
Al Concorso, che fa parte di un più ampio programma di iniziative culturali di Educazione
alla Responsabilità Civile da condividere a livello territoriale, hanno aderito le scuole primarie
di tre Municipi del Comune di Roma, ovvero:
XI Municipio:
178°Circolo Didattico - plesso D’Antona- Biagi: IA, IB, IIB, IIC, IIIB, IVA, VA; plesso Ferrari: IB,
IIA, IIIA, IIIB, IVA, VA, VB; plesso Raimondi: IIA, IIB, IIIA, IIIB, VA, VB, VC.
I.C. Montezemolo - plesso “Padre Lais”:, IVA. VA.
I.C. Via Pincherle - plesso “Malaspina”: IIIA, IIIB, IIIC.
45°Circolo Didattico D. Cesare Battisti: plesso “A. Alonzi” : IVE, VF, VG.
X Municipio:
101°Circolo Didattico D. Filippo Rinaldi: IA, IB, IE, IIA, IIB, IIC, IID, IIE, IIIA, IIIC, VC.
XV Municipio:
194°Circolo Didattico Via Massa Marittima - Arvalia: IIA, IIIB.
Al concorso partecipano le classi I^ e II^ per la sezione Piccoli e le classi III^, IV^ e V^ per la
sezione Grandi, per un totale di 44 classi ed un numero complessivo di circa 1.000 alunni.
Il concorso prevede due categorie di opere: prosa e poesia, a tema libero.
Ciascun gruppo classe partecipa presentando una sola opera realizzata esclusivamente da
gruppo-classe.
Le opere sono state prodotte a scuola con la sola guida dell’insegnante.
I testi pervenuti sono stati vagliati da una giuria di esperti, formata da insegnanti in pensione
delle scuole partecipanti, oltre a figure di provata competenza nei settori del teatro e della
narrativa. La Commissione di valutazione è così composta: Stefania Valentini (Presidente),
Anna Maria Marletta, Rita Caruso, Lidia Ancora, Letizia Mottola, Noris Bassi, Paola Conti, Anna
Maria Siracusa, Maria Teresa Tozzi.
La premiazione avrà luogo il 7 giugno il Complesso Scolastico Seraphicum - del Municipio
Roma XI, Via del Serafico 1.
I vincitori del Premio (6 per ogni sezione, 3 per la prosa e 3 per la poesia) riceveranno premi
in libri.
Sponsor premi:
10
nuova europa libreria – Centro Comm.le “I Granai”, Roma.
p.
Elenco delle cose che ci dispiacepoesia
lasciare
12
alla scuola dell’Infanzia
14 Rima
16
sulla scuola elementare
L’ombra
Felicità è …
17
Il volo delle farfalle
19
L’albero dice …
20
La nostra filastrocca
21
1,2,3.…
23
poesie
Piedi
25
Non ho niente da imparare
26
27
Filastroccando con gli animali e i fiori (raccolta)
30
La bandiera
32
Mare, che passione!
33
Primavera
34
Il gufo e l’ufo
35
Osservando: “Notte stellata sul Rodano” di Vincent Van Gogh
36
La primavera
37 Un
43
treno di parole (raccolta)
La stanza
44
La notte stellata
45
Notte
46
Primavera in città
47
Raccolta di poesie classe 4^ A
50
Dentro di me
52
Persone
54
Raccolta di poesie classe 5^ A
56
Grazie, ITALIA
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
fuori concorso
Elenco delle cose
che ci dispiace lasciare
alla scuola dell’Infanzia
Le bambine e i bambini della Scuola dell’Infanzia Comunale
“ranocchio scarabocchio sez. f-g
I tavoli colorati e sedie.
I giochi.
La sabbia bianca.
L’angolo dei travestimenti.
L’angolo della pittura.
I tappeti di tutti i colori per giocare per terra.
Il nostro gioco dell’oca.
Gli addobbi che facciamo noi che possiamo mettere in tutta la scuola.
La fatina che abita nella torre del teatro della nostra scuola.
La rondine dell’anima che ci apre e chiude tutti i cassetti delle emozioni.
La cucina dove andiamo a fare i cuochi per davvero.
Le maestre della scuola dell’Infanzia.
Gli abbracci delle maestre se siamo tristi o ci siamo fatti male.
I compagni che rimarranno alla scuola dell’Infanzia.
Il maestro Andrea che ci fa ridere a teatro.
Il maestro Vito e il maestro Fabio che ci fanno giocare in palestra.
Tiziana la maestra di religione.
I fratellini e le sorelline più piccole che resteranno alla scuola
dell’Infanzia.
12
fuori concorso
I nostri lavori appesi in giro.
Gli spazzolini per lavarsi i denti dopo mangiato.
I lavandini piccoli dei bagni con gli specchi colorati.
I nostri water piccoli che non ci cadi dentro.
I nostri contrassegni .
Gli zainetti piccoli che non sono pesanti come quelli dei grandi.
Il nostro giardino.
La macchina del giardino che fa bruummm.
Il nostro orto.
Il laghetto con le rane che cantano a primavera.
I girini che teniamo in classe.
la scuola; tutta!!!
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
La scuola elementare può girare al mare
Alla scuola elementare tutti noi possiamo andare
Alla scuola elementare andiamo per studiare
Alla scuola elementare andiamo per lavorare
Alla scuola elementare andiamo per imparare
do m ande i n r i m a
Alla scuola elementare si può cantare ?
Alla scuola elementare si può saltellare?
Alla scuola elementare possiamo giocare?
Alla scuola elementare ci possiamo annoiare?
Alla scuola elementare ci possiamo pettinare ?
Alla scuola elementare possiamo passeggiare ?
Alla scuola elementare possiamo urlare?
Alla scuola elementare possiamo mangiare?
Alla scuola elementare ci possiamo un po’ riposare?
Alla scuola elementare possiamo ballare ?
Alla scuola elementare ci possiamo baciare?
14
a
s u l el men t r
e
c
a
e
o
u l la
s
ri ma
fuori concorso
du b b i e c er t e z z e
Alla scuola elementare non ci si può arrampicare
Alla scuola elementare non dobbiamo strillare
Alla scuola elementare non ci dobbiamo menare
Alla scuola elementare non ci possiamo lamentare
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
L’OMBRA
Classe I B – Scuola “D’Antona-Biagi”
L’ombra è una
nebbia nera,
che a volte fa paura.
Si attacca ad ogni cosa,
poi cambia forma
e diventa un fantasma.
Cammina leggera
Classe I A – Scuola “D’Antona-Biagi”
e può passare attraverso i muri.
Di notte non si ferma mai
L’ombra
e non si fa toccare.
è la parte riflessa di noi,
L’ombra è preziosa,
è quello che abbiamo dentro.
E’ la nostra migliore amica,
è nostra sorella.
Quando stai da solo
ci puoi giocare,
o ti può consolare
quando ti senti solo.
E’ sempre con te,
tutti i giorni.
L’ombra segue
i nostri movimenti,
è nostra gemella.
E’ ovunque
perché è figlia del sole.
Al buio fa paura,
la notte si arrampica sugli alberi
poi si sparge su tutte le cose.
E’ misteriosa e
circola nelle case.
E’ nera,
è meglio che non la tocchi
altrimenti ti morde!
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è parte di noi.
Viaggia sempre con noi,
nei momenti belli e in quelli brutti.
Quando siamo tristi,
ci consola;
quando siamo felici,
balla insieme a noi.
L’ombra è ovunque:
si nasconde, ci insegue
si muove come noi.
L’ombra non ha voce:
silenziosa, ci ascolta
e, a volte, ci fa gli scherzi.
Al sole si fa vedere,
gioca sempre con noi
e non ci abbandona mai.
L’ombra è la nostra più cara amica.
poesia
felicità
è
Classe I B – Scuola “Rinaldi”
fare una torta di mele con mamma, quando torniamo dal parco.
[martina)
nuotare libera in mezzo al mare azzurro, il sabato d’estate.
[alessandra b.)
correre in bici al parco ,la domenica pomeriggio, insieme ai miei
amici e sentire il vento in faccia.
[francesca e maria)
giocare con papà , mamma e la mia sorellina, a casa.
[emanuele b.)
nuotare nell’acqua della piscina e sentirmi libero.
[francesco f.)
quando esco da scuola, giocare con papà a calcio nel parco.
[giulio e francesco f.)
aiutare mamma in cucina a fare un dolce, con papà ed anche
con la mia sorellina.
[daniele f.)
andare al parco in bici da solo, mentre papà mi guarda.
[giacomo)
fare una torre di biscotti con i miei migliori amici in cucina, quando finiamo di fare i compiti.
[lorenzo g.)
giocare insieme a mia cugina arianna con le bambole nella mia c ameretta, quando non c’è scuola.
[alessandra g.)
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
passeggiare in bicicletta nel parco con mamma, papà e Giordano e
pranzare sul prato.
[ginevra)
stare a letto con mia sorella Viola, il sabato e la domenica mattina e
giocare mentre ci riposiamo.
[daniele m.)
giocare con le mie tre sorelline a farci i tatuaggi.
[ludovica)
scivolare sulla neve morbida con mamma, papà e i miei amici.
[marco m.)
giocare con le carte a “uno” nella mia cameretta insieme a mamma.
[francesco m.)
mangiare i biscotti con papà in cucina dopo aver fatto i compiti.
[marco p.)
andare in bicicletta al parco.
[emanuele p.)
raccontare le storie a papà e mamma sul lettone, quando ci riposiamo
il sabato pomeriggio.
[valeria)
giocare sul divano col mio cagnolino Billy.
[alice)
giocare con la fantasia a Peter Pan e ai pirati in giardino, insieme ai
nostri compagni di scuola, durante la ricreazione.
[giulia e francesco c.)
addormentarsi sereni e sicuri che domani ci aspetteranno altre magiche avventure...
[lorenzo r. e federico)
18
poesia
I l v o lo de lle far fa lle
Classe I A – Scuola “Don Filippo Rinaldi”
Come un piccolo bruco ognuno è arrivato
e tante cose abbiamo imparato.
Le letterine nessuno conosceva:
A E I O U segreti, ormai, non ci sono più.
A come l’amicizia che ci ha abbracciato,
E come l’entusiasmo che ci ha baciato,
I come l’interesse che ci ha risvegliato,
O come l’ottimismo che ci ha incoraggiato,
U come l’unione che ci ha rinforzato.
Amicizia, Entusiasmo, Interesse, Ottimismo, Unione
gli ingredienti giusti che fanno di ognuno un campione.
I piccoli bruchi si sono trasformati
e delle magiche farfalle son diventati.
Le farfalle voleranno verso la libertà
e per sempre vivranno con felicità.
19
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
,
L albero dice...
Classe I B – Scuola “Ferrari”
Soffia, soffia il vento
l’albero è scontento
le foglie in aria gridano:
“Suvvia andiamo tutte in armonia.”
Ora che è spogliato,
anche un po’ gelato
guarda severo
un povero e pallido cielo.
Ma un giorno scoppiò un caldo sole,
“Mi fai grande onore, grazie di tutto cuore”.
Così brillarono felici le foglioline,
come agili e lucide manine.
Poi però l’albero dice :
“Che calore! Mi viene un gran sudore!
Posso farvi un gran favore,
facendo l’ ombrellone
con il mio chiomone.
Tutti noi.
20
poesia
La NoStRa FiLaStRoCcA
m
classe I E – Scuola “Don Filippo Rinaldi”
Siamo un gruppo di bambini
belli, svegli, birichini
tutti i giorni ci vediamo
perché a scuola insieme andiamo.
Siamo tanti, siam ventuno
ecco un verso per ciascuno
per cercare di spiegare
e ogni bimbo raccontare.
Gabriele F. è un gran tesoro
Chiara ha un cuore proprio d’oro,
Marco di tutto s’interessa
Giulia è una piccola principessa.
Ludovica è brava nel disegno
Gabriele B. è grande per l’impegno,
Jasmin è sempre pronta ad aiutare
Angela ogni regola sa rispettare.
21
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
C’è Virginia, brava in matematica
Al Fahad un fulmine in grammatica,
m
Tarun è sempre in movimento
Lorenzo V. con le parole è un gran portento.
Silvia è dolce e delicata,
Sara lavora tutta la giornata,
Francesco D. è un campione in palestra
Francesco S. rende felice la maestra.
La filastrocca non è terminata:
c’è ancora Flavia, bambina educata
l’attenta Diletta che ama studiare
e Federica che vuole imparare.
Roberto legge libri in quantità,
Lorenzo T. è amico di tutti con facilità:
noi insieme tanta strada faremo
e il nostro cammino sarà sempre sereno.
22
poesia
1, 2, 3….
a
Classe II A – Scuola “Don Filippo Rinaldi”
La partenza comincia da zero
questo vale per il mondo intero.
Arriva l’uno tutto stralunato
e si mangia un cioccolato
con il due fa amicizia
si succhia pure una liquirizia
spavaldo arriva il tre
con tutta l’aria di un re
il quattro e il cinque in sordina
fanno insieme una partitina
il sei come un canguro
si avvia verso il sette
che ha un bel paio di basette
l’otto indossa un bel panciotto
il nove sale su un carretto
e porta a spasso il grande dieci
che ha finito di mangiare pasta e ceci
dopo il dieci ci son le decine
son simpatiche e carine
venti, trenta, quaranta, cinquanta
23
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
a quanta gente in piazza canta!
Sessanta soldatini
son per voi cari bambini
e a voi bambine belle
settanta caramelle
“ottanta” voglia di giocare
non si scrive così!!! Voglio scherzare!
La paura fa novanta
tutti insieme ora qui si canta!
Col cento finisce la filastrocca
un po’ monella un po’ sciocca
ci siam voluti divertire,
ma adesso è ora di stare a sentire:
chi con i numeri vuole giocare
uno scienziato può diventare
a
per ora siamo alle prese con i problemini
contiamo avanti torniamo indietro
poi useremo anche il metro
voleremo coi numeri all’infinito
e il grande mondo sol con un dito
esploreremo sul nostro PC
pieno di numeri anche lì!
Evviva dunque la matematica
un grosso urrà per l’informatica!
24
a
poesia
Piedi
Classe II B – Scuola “D’Antona-Biagi”
Piedi che ridono dentro alle scarpe nuove.
Piedi accoccolati dentro alle scarpe vecchie.
Piedi che camminano, saltano, corrono, galoppano, calciano, battono,
strusciano e giocano.
Piedi puzzolenti e piccoli, lunghi e corti, bianchi e neri, lisci e ruvidi.
Piedi con i calli, piedi a collo alto, con le cipolle e con le bolle.
Piedi che crescono con noi ed ogni giorno ci accompagnano.
25
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Non ho niente da imparare
Classe II B – Scuola “D’Antona-Biagi”
Da te che disboschi e fai franare le montagne.
Da te che inquini i laghi, i mari, i fiumi.
Da te che scrivi sui muri e sporchi la città.
u
Da te che non raccogli la cacca del tuo cane.
Da te che picchi gli animali o li lasci per strada prima delle tue vacanze.
Da te che parli senza ascoltare.
Da te che parcheggi in tripla fila e passi con il rosso.
Da te che fai tutte queste cose,
anche se sono piccolo,
non ho niente da imparare.
26
poesia
e
Filastroccando
con gli animali e i fiori
Classe II A – Scuola “Scuola Ferrari”
LA TALPA CLEMENTINA
La talpa Clementina
b
andò in cartoleria
a comprare un bigliettino
per l’amica Rosalia,
ma bene non vedeva
r
e nulla comprò.
Andò dall’oculista,
gli occhiali indossò
e finalmente il bigliettino comprò,
per il compleanno dell’ amica Rosalia.
Riprese così il sospeso lavoro,
naturalmente aiutata dall’ amica Rosalia:
scavare una nuova galleria.
L’APE
Ape , apina,
A
C
che lavori dalla sera alla mattina,
tanto utile tu sei
27
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
e forse non lo sia,
m
ma il miele che ci dai
piace a tutti noi.
Però dai, qualche volta,
fermati e riposa
all’ ombra della tua
amica e profumata rosa.
b
b
LA FARFALLA
Farfalla, farfallina colorata,
b
che voli sempre
sulla rosa profumata.
Ogni tanto
fermati e riposa
e poi riprendi
i tuoi amati voli,
non prima di aver salutato
i tuoi amici fiori.
J
IL PESCIOLINO
p
Pesciolino colorato,
che rincorri e cavalchi
Sembri un bimbo
s
le onde del mare agitato.
che si diverte a cavalcare,
28
poesia
il cavallino della giostra
che continua a girare.
g
IL FIORELLINO
Fiorellino profumato
che orni l’erba del prato,
con i tuoi bei colori
attiri: le api, le farfalle
e anche tutti noi.
b
LA MARGHERITINA
Modesta e gentile margheritina,
sei anche detta pratolina,
perché ami il verde dei prati
e fiorisci in ogni tempo,
ma in primavera specialmente:
i prati, le pianure e le colline
riempi di bianche e piccole stelline.
a
29
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
LA BANDIERA
II E – Scuola “Don Filippo Rinaldi”
n
Nessuno di noi sa, il perché della Bandiera,
se è nata colorata oppure bianca e nera,
nessuno di noi sa, a cosa può servire,
ma quando in aria sventola, i popoli può unire.
Così ci siamo detti, perché non ci proviamo?
a
Prendiamo carta e penna, e in prosa lo scriviamo,
a tre, quattro domande, in fretta abbiam risposto,
e questo è il risultato, del pensiero nostro …
S
allo stadio si usa per esultare,
quando fa goal la squadra del tuo cuore,
nelle gare di moto o di motori,
si usa quella, a scacchi bianchi e neri,
sulle spiagge di tutto il nostro mare,
se è rossa, sai che il bagno non puoi fare,
se per arrenderti il coraggio manca,
puoi sventolare la bandiera bianca,
30
S
poesia
w
anche noi in Italia, abbiamo una bandiera,
è verde, bianca e rossa e la gente ne va fiera,
oggi festeggiamo, la sua natività,
W i 150 anni di unione e libertà.
31
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Mare, che passione!
II B – Scuola “Don Filippo Rinaldi”
Oh, che bello andare al mare
Con un tuffo, tutti a nuotare.
Già le pinne e la maschera ho preparato
Con le bibite, i panini e il secchiello fiorato.
Sotto gli ombrelloni colorati
I miei amici son tutti arrivati.
Evviva corriamo a giocare
J
Con la paletta iniziamo a scavare
Un bel castello costruiamo
Orsù dunque iniziamo!
Ora il bagno dobbiamo fare
E’ ora di correre al mare
J
Con quel matto di Sandrone
Corro incontro al cavallone.
Rido, rido a crepapelle
Ripensando alle frittelle
Di quella matta di mia sorella
Così finisce nella bocca a scodella
L’acqua del mare a catinella.
Mare, mare che passione
L’acqua salata è una delusione
La giornata divertente
È stata infin deludente!
32
poesia
Primavera
II C – Scuola “Don Filippo Rinaldi”
Maestra,maestra,guarda,guarda!”
Grida la bimba con tono festoso,
la farfalla su un fiore s’attarda,
quasi come se in quel vociare gioioso,
volesse far ammirare le sue ali distese,
S
posata su una gialla margherita,
accorrono i bambini con mani tese,
ma la farfalla vola sfiorando le dita.
Tra i campi di fiori variopinti,
piedini corrono veloci,si attardano,
riprendono la corsa,dal desiderio spinti
di godere quell’aria tiepida e giocano.
Lanciano la palla che nell’erba si nasconde.
Bambole coperte di profumati fiori.
Il giorno serenità nel cuore infonde.
Si gioca,si grida all’aperto,fuori.
Le rondini volano posandosi sotto i tetti,
Il sole riscalda la terra infreddolita .
È primavera. Non più giorni e freddi letti:
In ognuno di noi si risveglia la vita!
33
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Il gufo e l’ufo
II D – Scuola “Don Filippo Rinaldi”
Un giorno un gufo
Vide un ufo.
Il gufo si spaventò
E l’ufo si fermò.
Dall’ufo scese un alieno
Che era tutto nero.
Poi l’alieno se ne andò
E il gufo ritornò.
g
34
b
poesia
V
Osservando:
“notte stellata sul Rodano”
di Vincent Van Gogh
V
III C – Scuola “Don Filippo Rinaldi”
V
V
V
In una notte buia
nell’immenso cielo gonfio di blu,
V
brillano stelle incantate,
come lucciole affaccendate
V
sparse nel mondo.
In lontananza da un piccolo paese
arrivano luci accese
V
che colorano il mare.
Tutto è buio laggiù
Un cielo malato.
Con i pensieri vai
Un cielo e un mare.
e non torni mai più.
Tanta tristezza.
Non c’è niente di buono.
Una grande stanchezza.
Non c’è niente di……. male.
Infinita malinconia
Tante stelle rilucenti.
I pensieri ti portan via.
Sembra che nel cielo
si levino lamenti.
Due figure grigie e scure.
Là son mille le paure.
V
La son mille le sventure
E di più che devo dire?
Questo quadro fa rabbrividire!!!!
35
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
La primavera
III A – Scuola “Don Filippo Rinaldi”
A Primavera ci son tanti fiori colorati
gialli, rossi, rosa e striati,
tante piante germogliate
che dan frutti e marmellate.
Gli uccellini appena nati
dai nidi son volati.
Gli animali son felici
e fan festa con gli amici.
I bambini tutti allegri
fan girotondi nei prati
profumati.
…E quel sol di Primavera
giallo, rosso, rosa e striato a mezza sera
è come ascoltare una chimera
che con il suo canto
ci innamora
e il cuore di Noi Bimbi
l’animo rischiara.
36
a
poesia
un_treno_di_parole
[Raccolta di poesie e filastrocche]
III A – Scuola “Antonio Raimondi”
COS’E’ LA POESIA?
Un treno che viaggia nella mia testa
E i vagoni sono pieni di parole.
V
COS’E’ LA FANTASIA?
La fantasia
è un palazzo,
una scarpa,
una sfera
ma non è una cosa vera.
La fantasia
la uso per giocare,
per vestirmi,
per mangiare
perché è naturale.
La fantasia
è una favola colorata,
semplice come un tondo,
la fantasia è... il Mondo
37
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
IL SOGNO
Ho visto un treno senza freno
che ha rotto un ombrello
trovato in un castello.
Ho visto un pinguino
insieme ad un bambino.
Oh mio dottore!
È colpa dell’amore???
Queste cose le dico con felicità.
Non sono bugie
ma la mia sincerità!
LA MUSICA È...
Amicizia
Una bambina pellerossa
canta la canzone della sua terra.
Altri bambini cantano felici
la canzone della loro terra.
Un concerto di bambini
che fanno sentire la loro canzone
ad altri bambini di altre terre.
Gioia
Vedo persone che sanno cantare,
cantano in un prato
e sono felici
per i suoni che hanno creato.
Anche il tempo è felice
la nuvola non si arrabbia
il sole splende come una luce
Non piove
E non c’è neanche una pozzanghera
piccola come una briciola.
38
poesia
Pace
RICORDI D’ESTATE...
Qualcuno sta cacciando,
Mi ricordo,
ma un villaggio canta intorno al fuoco
quando le conchiglie erano appuntite
e invita il cacciatore
e si frantumavano sotto i miei piedi.
che smette di cacciare:
è la PACE.
Mi ricordo,
quando sentivo le onde che
si rompevano
sotto l’acqua circostante.
Mi ricordo,
quando l’estate è piena di ricordi,
ricordi sempre belli che non si
consumano mai.
Mi ricordo,
quando i pesci nuotavano liberi.
IL MARE
Mi ricordo tutti gli amici
che ho conosciuto,
Il mare è speciale e misterioso.
È azzurro e profondo
Bellissimo con le sue amabili conchiglie.
gli aquiloni nel cielo, i ristoranti e le luci.
Tutti ricordi fantastici.
Tante di quelle cose belle.
Il mare di sera
Ma non riesco a capire perché quei sogni
è il ricordo delle vacanze con la mia famiglia.
non si possono rifare.
Viva il mare!
,
39
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
ESTATE
L’estate deve ancora arrivare
Viva l’estate, viva l’inverno
spuntano fiori vicino al mare
Tutte le stagioni sono un modello
con la barchetta vado a remare
con cui ci faccio un bel castello
per vedere i fiori sbocciare.
marcondinodinodello.
Quando i fiori vedo sbocciare
Ecco qui la filastrocca dell’estate
un’armonia mi sento entrare.
che mi schiocca nel cervello.
w
il carnevale!!!!!!
La magia del carnevale
Tu prendi una stella filante
e mettila nel cielo.
E’ il carnevale!
Il carnevale è passato.
Ogni scherzo se n’è andato.
Poi apri una stella
Niente frappe e dolciumi da mangiare.
per giocare.
Né festicciole da festeggiare.
E questo è il carnevale!
Ma dopo il carnevale
Prova a guardare,
qualcosa di vero c’è,
apri le ali e sentirai
qualcosa di magico.
E’ il carnevale!
40
Sorpresa
un’altra sorpresa ci aspetta,
con fiori da annusare
e frutti da mangiare.
È la primavera,
che la gioia di vivere, rivela
S
poesia
Strani animali...
e altro
Siamo tantisiam ventunoSi
IL DELFINO
Il mio delfino è molto carino.
Ha qualche difficoltà,
per questo sta sempre qua.
Non entra mai nella mia stanza
perché si trova sempre in vacanza.
Il mio delfino è molto calmo,
ma stasera andrà ad un ballo,
indosserà un maglione
con sopra scritto il nome:
il mio delfino è simpatico
ma anche molto fanatico.
IL PESCE PALLA 1
Negli abissi del mare
un pesce che rimbalza incontrare potrai.
È il “pesce palla” , se lo tocchi
ti pungerai: ahi, ahi, ahi, ahi!!!
Ma non ti devi scoraggiare.
È divertente vederlo danzare.
IL PESCE PALLA 2
Se trovi una palla in fondo al mare
è un pesce palla da salvare
è impigliato ad una rete
quella da calcio?
Goal !!!!!!!!
41
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
d
IL PULCINO NASCOSTO
IL POLLAIO
Il pulcino si è nascosto sotto il letto
Che simpatica scenetta
vicino al tetto.
Sopra la casa di Lucia
d
il pulcino vola via.
d
nel pollaio di Elisabetta
-coccodì coccodè-
Il pulcino se ne va
canta il pulcino bebè.
e la storia finisce qua.
Ma Elisabetta se ne è andata.
d
d
E’ forse sulla strada?
E’ in un prato di Praga?
Ma no! E’ nel pollaio
di nonno fornaio.
IL QUADRIFOGLIO
Il quadrifoglio è una pianta magica.
Se ci sono tre foglie
d
hai solo tre voglie.
Se ci sono quattro foglie
hai solo quattro voglie.
Se ti spunta nel giardino
la fortuna ti è vicino.
Se non trovi il quadrifoglio…..
la fortuna è in un trifoglio.
FILASTROCCA
Nel pollaio di Lisetta
c’è un bue che cinguetta.
La gallina rosa e bianca
nell’aia zampetta.
Il maiale nella stalla
Il topo dentro casa
annusa una rosa.
Il cane nella vasca
un bagnetto allegro fa,
mentre nel mare una balena
canta questa strana cantilena.
42
poesia
La stanza
III B – Scuola “Alessandro Malaspina”
Tana protettiva,
come uno scudo
ci proteggi e ci accogli
sicura e confortante.
Il giorno ti rende più bella,
con mille colori
splendi come una stella,
per ritornare la notte
rifugio pauroso,
s
ma con i sogni diventi giocoso.
43
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
La notte stellata
III A – Scuola “Alessandro Malaspina”
Stelle, vortici di luce,
si rincorrono
nel cielo buio.
Il vento arrabbiato
urla alle nuvole.
La luna, gialla lanterna,
splende su case e
monti illuminati d’azzurro.
Un altissimo cipresso
accarezza le stelle e
allontana le ombre della notte
donando tranquillità
al paese addormentato.
44
poesia
Notte
III C – Scuola “Alessandro Malaspina”
La notte è fatta
di note musicali
silenziose,
di sogni fatti
di fili di stelle.
La notte
è un sole nero
col cappello
di arlecchino,
è un ragno-girandola
che danza e suona.
La luna è fatta
di occhi misteriosi,
di giganti che si
nutrono di sogni
di fiori-razzo che
esplodono colori.
La notte è una luna
col berretto in testa
è un sole bicolore
che vola via
è un volo d’uccelli
nella fantasia.
45
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Primavera in città
IV A – Scuola “D’Antona-Biagi”
CC
Frettolosi passanti,
distratti….
Sbocciano
I fiori sbocciano!
Macchine in fila,
semaforo giallo
rosso, verde…
Piccolo fiorellino,
desolato,
sbocciato fra mattoni,
da là rimira uccelli
e palazzoni….
Margherite rivestono i prati
Alberi lievi bisbigliano:
- Bussano alla porta,
senti la primavera
col suo respiro semplice!
Metti il vestito nuovo
e balla fino a sera!
Tutto rinasce
nel silenzio dell’alba
e sole e cielo azzurro
sono oggi
e saranno anche domani.
46
C
poesia
Tratto da:
Raccolta di poesie
IV A – Scuola “Padre Lais”
IL FIORE
Quel fiore stava lì,
immobile,
tutto colorato di mille colori.
Quando lo guardo
vedo in lui la primavera.
Mi guarda
mi fissa
con gran dispiacere.
È unico
nell’ immenso prato verde.
Sopra di lui
splende l’arcobaleno.
Lo riguardo
e lui mi chiede di portarlo via
via dalla sua casa.
Lo colgo con dispiacere
e lo ripianto poco più in là.
Adesso lui è contento
e sta con i suoi familiari.
È speciale quel fiore :
quando sono dispiaciuta
lo guardo
e il mio cuore si riempie di gioia.
47
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
IL MIO ANGELO CUSTODE
Questa bambina è un angelo.
Dolce e tenera
Come un amico
Che ti sta nel cuore.
Un semplice sorriso di quest’angelo
Allontana tutti i pensieri brutti
Di cui subito ti dimentichi.
Basta vederla
E ti passa tutto
Come se riaggiustasse
Sbagli mancati
Delusioni
Che poi spariscono
Nel cielo stellato.
Ti aiuta sempre
Ti puoi sempre confidare
Perché lei è una stella cadente
me.
Un giorno brilleremo nel cielo
Come due stelle
E illumineremo
I paesi più poveri.
“Io starò là sempre a proteggerli
Che non smette mai di viaggiare
Come ha sempre fatto
E dare una mano
La mia anima gemella”.
A persone che non ce la fanno.
Quanta tenerezza trasmette quest’angelo
Che brilla nel tuo cuore.
Io non lo dimenticherò mai
Il mio angelo custode
48
Perché lei è un’altra
poesia
IL SORRISO
C’è una cosa che non puoi provare
sentire o gustare
ma è una cosa che certo puoi apprezzare.
E’ un semplice sorriso
che ti accarezza il viso,
di un amico sincero,
un amico vero.
Basta un semplice sorriso
per far felice qualcuno,
per passare dalle lacrime alla gioia.
Chi ha il dono di un sorriso,
di un semplice sorriso,
lo doni a chi non sa donarlo.
Per esprimere tepore,
tenerezza, dolcezza, amore,
basta fare un sorriso
e donare il proprio cuore.
Senza un sorriso
la vita non ha senso:
persone tristi per le strade
che passeggiano malinconiche.
Donare un sorriso costa poco,
ma dà tanto a chi lo riceve.
49
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Dentro di me
V C – Scuola “Don Filippo Rinaldi”
Passeggio solitario
lungo la spiaggia...
mi diletto
osservando le mie orme
e contando le conchiglie
che l’acqua sfiora,
saluta e abbandona.
Sono solo con me stesso
e penso...
sentimenti contrastanti,
onde che si rincorrono,
si agitano
e si accavallano
nella mia mente.
Osservo il tramonto...
quella palla di fuoco
che si immerge all’orizzonte
mi cattura
e un forte sentimento
mi pervade,
è l’amore per il creato,
per la vita
che vedo intorno.
Il cielo, il mare, il sole,
una cornice perfetta,
per il quadro in cui mi trovo.
Poi all’improvviso
nelle orecchie risuonano
le notizie del telegiornale...
50
m
poesia
Dove sono andate a finire
tutte le mie sicurezze?
Ho una disperata paura
del domani...
come bolle di sapone
i progetti si dileguano.
Questa piacevole solitudine
che mi faceva compagnia
adesso
mi terrorizza...
voglio tornare a casa.
Mi giro
e allungo i miei passi.
Lo stesso percorso di prima
non è più lo stesso,
sembra non finire mai...
l’ansia mi opprime,
il panico
s’impossessa del mio corpo.
Finalmente da lontano
scorgo il viale
con gli alberi,
le palazzine
in fila ordinata
e il mio cancello verde.
Mi rassicuro.
Sono tranquillo.
Sono tornato a casa.
Forse non dirò
quello che ho pensato,
quello che ho provato,
quello che ho temuto,
ma, di sicuro,
abbraccerò
i miei cari
e questa sera
la solita minestra,
sarà più saporita.
Sul mio volto
un muto sorriso
parlerà più di tante parole.
Incomprensibile,
forse,
per gli altri,
ma non per me.
m
era questa mattina
ed io facevo colazione,
tranquillo nella mia stanza,
con il solito cornetto tra le mani
e sul tavolo
un fumante caffelatte
in attesa di essere consumato.
E così,
in un istante,
riemergono le immagini
di quelle barche
gremite di uomini,
di quei bambini,
con gli occhi grandi,
di quelle madri attonite
senza speranze.
Allora,
un senso di inquietudine
forte e intenso,
attraversa la mia mente...
non ho più certezze,
mi sento perso,
il futuro è appannato,
non ha strada.
Prima mi sembrava di volare,
ora i piedi
sprofondano nella sabbia...
51
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Persone
V A – Scuola “Ferrari”
Persone mai incontrate
che da lontano
sono arrivate
in cerca di una vita migliore
in cui realizzare
i sogni del cuore.
Persone scomparse in guerra
per portare la libertà
alla propria Terra
che hanno lottato con onore
per conquistare un futuro migliore.
Persone come tante
che fanno qualcosa d’importante
che con la loro generosità
aiutano le persone in difficoltà.
Persone oppresse
che per un’idea sbagliata
sono state sottomesse
che hanno avuto la forza di reagire
per costruire un nuovo avvenire.
52
FnFnF
poesia
Persone che meritano ammirazione
che resistono alla distruzione
di una Natura ormai arrabbiata
con gli uomini che l’hanno disturbata.
Persone piccole come me
che vedono nel futuro
un mondo più sicuro
che hanno ancora voglia di sognare
e tanti desideri da realizzare.
FnFnFnFnFnFn
53
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Tratto da:
Raccolta di poesie
V A – Scuola “Padre Lais”
I TUOI OCCHI: NONNA
Guardo i tuoi occhi
Sempre più belli
Celesti come il mare
Celesti come il cielo.
Mettono speranza
Donano amore
Danno coraggio
E più li guardo
E più me ne innamoro.
Quando son triste
I tuoi occhi mi consolano
I tuoi occhi mi restituiscono il sorriso
Cara nonna,
Anche se adesso sei vecchietta
I tuoi occhi sono sempre sinceri.
54
poesia
IL MIO AMICO PIANOFORTE
Quando ero piccolo
avevo sognato
che un giorno avrei creato
una musica leggera
che scaldasse il cuore,
Il LIBRO
Quel libro adorato
viene posato
viene ritirato
e poi comprato
viene letto dalla gente
che facesse rivivere la primavera
nei momenti di dolore.
Adesso son grande,
mi hanno regalato un pianoforte tutto dorato!
Con lui mi sfogo,
esprimo le mie emozioni
che stanno lì
dentro il mio cuore
e ciò che non riesco a dire in parole
lo esprimo con le mie canzoni.
che vuole aprirsi la mente.
Il computer che è protetto
è invidioso del libretto.
Il libretto lo consola
e il computer si innamora.
55
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
GRAZIE, ITALIA
V B – Scuola “Ferrari”
Grazie Italia,per tutto quello che ci dai...
Il colore del mare racconta
le ricche leggende,
della tua storica vita,
famosa e onorevole .
Grazie per la natura più preziosa di ogni rarità.
Le tue isole
affascinanti e scintillanti,
ornate dai diamanti delle acque.
Grazie,Italia
per tutto quello che ci dai...
le cime che risplendono
di piccoli ghiacciai
bianchi come le nuvole.
Anche le lacrime
per la tua terra infranta
diventano
dolce nostalgia
per i tuoi Fratelli.
Grazie,Italia
per tutto quello che ci dai...
per le tue prelibate vivande
che spesso hanno i colori
della tua bandiera...
la nonna che impasta
e mi chiama...
profumo di pane nell’aria...
lontano da qui...
non posso!
56
graz i e
Ita li a
poesia
Tratto da:
Raccolta di poesie
V B – Scuola “Raimondi”
ADDIO ALL'ANNO
Ciao ciao amico affezionato
tanti saluti all'anno passato
ecco, infine, arrivato d'inverno
il tuo ultimissimo giorno,
mezzanotte la vedo, é già qua,
e, dopo, un altro anno sarà!
LA NUVOLA BIRBONA
Una nuvola birbona
quando non dorme suona,
soffia forte il suo trombone
per chiamare il solleone
che arriva da lontano
con un raggio ancora in mano,
una gran scompigliatura
e nel cuore tanta paura.
Svelto allora si nasconde
con la nuvola si confonde
sbircia il sole da lassù
e al mondo fa "cucù!"
57
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
a
FILASTROCCA PER LE MAESTRE
Le maestre corrono leste
prima a manca poi a destra,
e se inizia la lezione
non ammettono distrazione.
Tra dettati, temi e verbi
tirano fuori i loro proverbi
"LA LEZIONE NON HO STUDIATO
LE ORECCHIE D'ASINO MI SONO TROVATO".
Sono severe e dolce assieme
qualche volta divertenti,
ma non farle mai adirare
evitando di studiare,
faccio il compito puntuale
studio tutto da manuale.
E così farò felici
maestre, mamme e anche gli amici!!
58
poesia
L’Amicizia
V A – Scuola “Raimondi”
L'amicizia è come un fiore,
se ben curata fiorirà,
se lasciata da parte pian piano svanirà.
Tanti giorni abbiamo trascorso insieme
e altre avventure cercheremo altrove.
Saluti e abbracci ci daremo
ma nello sguardo un solo desiderio:
che l'amicizia rimanga tra noi.
Ci teniamo per mano
e vicini ascoltiamo
il sussurro della felicità
e per magia il ricordo
dei nostri anni trascorsi insieme riaffiorirà.
59
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
prosa
vincitori premio letterario 2010-11
PROSA PICCOLI
1°PREMIO
“Il rotozoo” II C 178°C.D. D’Antona Biagi
Motivazioni: Il testo si caratterizza per l’originalità dell’ambientazione e dei personaggi.
La storia si snoda in modo leggero e divertente, pur affrontando tematiche importanti
come quelle della diversità e dell’amicizia. Pregevole per l’attenta ricerca delle parole e
per la costruzione delle soluzioni.
pag. 64
2°PREMIO
“Luca e la magica avventura“ II A 194°C.D. Arvalia
Motivazioni: Luca, un fastidioso chiacchierone, diventa il protagonista di una magica avventura che l’aiuta a riscoprire l’affetto dei genitori. Testo scorrevole che evidenzia una
buona capacità narrativa.
pag. 66
3°PREMIO
“Il lupetto e gli altri amici del bosco“ II B 178°C.D. Raimondi
Motivazioni: Testo ingenuo che proietta sul mondo animale la paura e i desideri dei bambini. Le sensazioni olfattive guidano i passi del protagonista e lo salvano, caratterizzando
in modo originale la storia.
pag. 69
60
poesia
vincitori premio letterario 2010-11
PROSA GRANDI
1°PREMIO
“Quando gli animali parlavano“ III A C.D. 178°Ferrari
Motivazioni: Il linguaggio lirico dà corpo ad una favola in cui si sintetizza la storia del pianeta e dell’umanità. Notevoli la struttura compositiva e l’accurata ricerca dei termini.
pag. 82
2°PREMIO EX AEQUO
“Il linguaggio condiviso“ III B 178°C.D. D’Antona Biagi
Motivazioni: Il racconto si snoda affrontando problemi reali (mancanza di lavoro, immigrazione, integrazione) ed inserendoli in tempi e luoghi irreali. Belle immagini introducono una soluzione dei problemi fiduciosa e serena
pag. 71
“Il 5 birichino“ IV E Scuola Alonzi
Motivazioni: Il testo presenta situazioni quotidiane di vita scolastica ed elementi surreali
e fantastici, intrecciati in modo armonioso. I dialoghi conferiscono vivacità e brillantezza
al racconto.
pag. 88
3°PREMIO
“Un’ avventura preistorica “ III B 178°C.D. Raimondi
Motivazioni: Il racconto, ricco di episodi che si sviluppano in modo coerente, riesce a
rappresentare speranze, desideri e paure del mondo infantile, sentimenti immutati dal
tempo preistorico fino ai nostri giorni.
pag. 76
61
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
62
.
poesia
.
.
.
p.
64
66
68
69
71
Il rotozoo
Luca e la magica avventura
Una storia fanta…scientifica
Il lupetto e gli altri amici del bosco
Il linguaggio condiviso
prosa
73
L'orso e la danza della pioggia
Bing-Bang: l’orologio dispettoso
75
76
Un’avventura preistorica
82
Quando gli animali parlavano
83
Un meraviglioso intervallo
88
Il cinque birichino
90
Il libro segreto di Elisa
97
Sbullo-nati: bulli non si nasce
108
Un viaggio nel tempo
114
Viaggio negli abissi
63
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Il Rotozoo
II C – Scuola “D’antona-Biagi”
era una volta, in un mondo molto lontano dal pianeta Terra, alcuni
C’
animali molto strani. Loro erano dotati di poteri magici e avevano
un aspetto a noi sconosciuto, simile alla forma di un rotolo.
Questi bizzarri animali vivevano in una specie di zoo chiamato Rotozoo. Era uno zoo diverso dagli altri: gli animali erano liberi, non
erano rinchiusi in gabbie e non avevano padroni. Nel Rotozoo i rotoanimali vivevano
felici e tranquilli. Tutti avevano una caratteristica in comune: si muovevano rotolando.
C'erano i Cangurò che giocavano sempre a “rotosaltelli” nell'acqua di uno stagno. Le
Covagatte che rotolavano tutto il giorno alla ricerca di un posticino confortevole per
covare dei piccoli rotoli, morbidi come il pelo dei gatti. I Pavonroti, le Rotofoche e i Toporoti, invece, si allennavano spesso nel gioco del “rotopalla”. Il gioco del rotopalla era
una importante tradizione nel Rotozoo, infatti, ogni mese si disputava una partita. Alcune volte si giocava anche per risolvere i problemi della comunità.
Un giorno, durante una partita, all'improvviso spuntò dalla chioma di un albero un misterioso e strano animale, dall'aspetto per metà simile ad una tigre e per l'altra identica
ad una scimmia. Il suo nome era Ticscim. Un essere talmente dispettoso che appena
vide la palla ci si avventò contro e la bucò con i suoi lunghi e pungenti artigli, e disse:
<< Sono tornato!!.... ticsc ticsc ticsc...>>
Tutti i rotoanimali rimasero a bocca aperta. Da sempre avevano sentito parlare della
leggenda di uno strano essere rinchiuso in una fortezza sui monti del rotozoo, ma mai
avrebbero immagito che potesse esistere veramente. A questo punto un pavonroto
prese coraggio e, gridando come un forsennato, chiese al Ticscim: << Perchè ci hai
bucato la palla? >>
<< Questo è solo uno stupido gioco!>> rispose arrabbiatissimo il Ticscim e buttando
la palla nello stagno continuò: << per anni ho desidederato avere una palla e amici con
i cui giocare, ma nessuno ha mai voluto giocare con me perchè dicevano che ero
troppo diverso da loro e facevo paura, mi prendevano in giro dicendomi “tu sei un animale a metà”.>> E così dicendo il Ticscim se ne andò.
Da quel giorno ogni mese durante la partita il dispettoso animale arrivava all'improvviso
e ogni volta bucava la palla, rovinando il divertimento ai rotoanimali.
64
prosa
Gli animali del rotozoo erano esausti di quella situazione: la loro più importante tradizione era in pericolo! Era arrivato il momento di escogitare un piano.
Pensarono per giorni...e una sera una Covagatta cominciò a ridere a crepapelle dicendo:
<< ho covato un' idea troppo divertente: organizziamo una rotopartita con tantissimi
palloni, prendiamo tutte quelle a disposizione nel Rotozoo e giochiamo contemporaneamente con tutte le palle come per incanto! Così voglio vedere se il Ticscim riuscirà
a bucarle tutte! >>
Tutti i rotoanimali accettarono con grande entusiasmo la covaidea e si misero subito a
cercare più palle possibili.
Arrivò il giorno dell'importante partita e in campo c'erano talmente tanti palloni che
sembrava che piovessero dal cielo. Ad un certo punto arrivò, come al solito, il Ticscim
che però, nonostante gli sforzi, non riuscì a bucare tutte quelle palle e così iniziò a sentirsi poco bene, non capiva più niente, gli sembrava di impazzire, gli girava la testa, perchè tutti rotolavano, animali e palle. Fu così che iniziò anche lui a rotolare su se stesso,
proprio come una trottola gridando: << Che forza, che gran divertimento, wow non
mi sono mai divertito così tanto in vita mia!!>> E così dicendo cominciò a colpire le
palle con la testa. Tutti rimasero divertiti da quella visione e iniziarono a giocare come
lui, passandosi la palla con la testa.
Nel rotozoo tutti sembravano essere diventati grandi amici del bizzarro animale.
Alla fine il Ticscim ringraziò i rotoanimali e disse: << Oggi voi mi avete fatto capire che
non bisogna necessariamente essere uguali per essere amici, ma è importante accettare il fatto che siamo tutti diversi, ognuno di noi ha le proprie caratteristiche e qualità,
e io ho le mie!!! >>
I rotoanimali furono contentissimi di sentire quelle parole; un Cangurò piccolino si emozionò e con una lacrimuccia sul muso disse: << Evviva il ticscim, nostro inseparabile
amico!!!>>
E fu così che il Ticscim da quel giorno divenne un rotoanimale del Rotozoo, non fu più
dispettoso e in breve tempo ebbe il titolo di miglior giocatore di rotopalla.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Luca e la magica avventura
U
II A – Scuola “Arvalia”
n bel giorno di sole Luca e la sua famiglia decisero di partire per il mare
e di starci una settimana.
Luca aveva dieci anni e gli piaceva tantissimo nuotare nel mare, ma
aveva paura dei granchi. Luca aveva un buon carattere, era piuttosto
bravo a scuola anche se era un po’ birichino perché parlava sempre.
Parlava con i suoi amici, parlava con i genitori, con gli zii, con le maestre, con i cugini,
con le sorelle….. insomma non smetteva di parlare mai, per nessun motivo.
Partirono di lunedì mattina con la macchina e Luca dentro la macchina parlava…...parlava, parlava. Appena arrivati, il papà e la mamma di Luca avevano le orecchie rosse
come il peperoncino e dissero subito :<<SMETTILA SUBITO!>>. Luca si offese perché
non sapeva che gli stava dando fastidio, anzi pensava che gli piacessero i suoi racconti;
veloce come un razzo, scappò sulla spiaggia e... continuava a parlare.
Mentre correva tutto solo e dispiaciuto, Luca guardò per terra e vide un bracciale che
si illuminava come una lampadina che sta per fulminarsi, allungò la mano ed il bracciale
si aggrappò al suo polso. Luca si spaventò moltissimo e cercò di toglierlo in tutti i modi
ma non ci riuscì. <<Ahia che male!!! Quanto stringe questo bracciale!>> disse Luca.
Mentre urlava di dolore, si accorse che stava fluttuando nell’aria sempre più in alto e
che riusciva a capire cosa stavano dicendo i gabbiani: stavano parlando di lui!
Luca si sentiva molto spaventato, ma ad un certo punto si abbassò fino a toccare il
mare e vide la RAZZA, il suo nemico peggiore con il suo aiutante il GRANCHIO. La razza
vanitosa che avrebbe voluto volare ma non poteva, cercò di graffiare con la sua lunga
coda Luca, ma colpì il bracciale e tutti i suoi poteri magici svanirono.
Luca cascò nell’acqua gelida e profonda, era tremante e impaurito, ma si ricordò che
sapeva nuotare, aveva preso il decimo brevetto nella piscina “LISCA”. Cominciò a nuotare come un pesce, ma stava per stancarsi quando arrivò un delfino che lo fece salire
in groppa.
Il delfino stava nuotando tranquillamente quando gli cadde sul muso qualcosa di
strano: era il bracciale. Il delfino aveva sentito le urla di Luca e lo capiva anche! Infatti il
bracciale magico faceva capire tutti i linguaggi. Il delfino salutò Luca e si
presentò<<Ciao, io sono Titino e voglio salvarti>>. Luca fu molto sorpreso di capire le
66
prosa
parole di Titino, ma poi vide il bracciale e capì tutto. Titino portò Luca fino alla riva e
decisero di fare a metà del bracciale perché ormai erano amici.
Luca sulla spiaggia vide i suoi genitori molto preoccupati perché non lo avevano visto
per tanto tempo. Luca non disse nulla del bracciale perché pensava che i suoi genitori
non gli avrebbero creduto.
I genitori gli chiesero: << Ma perché non parli più?>> Luca capì che i genitori si erano
preoccupati e che quindi gli volevano bene, anche se non sempre i genitori volevano
ascoltare quello che diceva lui. Si abbracciarono tutti e Luca non parlò più così tanto
perché ora poteva parlare con gli animali.
Luca, mentre era in macchina, al ritorno in città, raccontò tutto ai genitori e loro gli
credettero perché gli volevano veramente tanto bene.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Una storia fanta… scientifica
II A – Scuola “Scuola Raimondi”
apetta Violetta e il calabrone Nasone si incontrano in un bosco fio-
L’
rito. Si salutano con le zampette, si presentano, si guardano e fra
loro fu subito un colpo di fulmine. L’apetta ogni giorno va dal calabrone, giocano insieme, volano nel bosco, si rincorrono, fanno le
gare di volo e nell’aria si sente il loro ronzio; si fanno gli scherzetti,
giocano a nascondino e a volte si prendono in giro.
Nasone dice a Violetta: <<Sei tutta a strisce gialle e nere e le tue antenne sono
grosse!>>.
<<Senti chi parla, quello tutto nero con un vocione che mi stordisce!>> Risponde Violetta, ma poi tutto finisce con un bel sorriso!
Passano i giorni e Nasone vuole fidanzarsi con Violetta anche se sa che sono di due
specie diverse. Così un giorno decide di andare dall’Ape regina per chiedere la mano
di Violetta.
La regina accetta Nasone e l’accoglie nell’alveare perché scopre che anche Violetta è
innamorata di lui.
Violetta e Nasone si sposano e vivono felici e contenti nell’alveare per tutta la vita.
Ah! Nasone divenne il generale delle api sentinella e fece un’ottima guardia al suo alveare e alle sue amiche api.
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prosa
Il lupetto e gli altri amici del bosco
II B – Scuola “Scuola Raimondi”
era una volta un lupetto che viveva nel bosco con la mamma, il papà
C’
e i suoi fratellini nella tana di famiglia. Un giorno il lupetto uscì dalla
tana di famiglia e da solo s’incamminò nel bosco che prima di quel
momento non aveva mai visto perché gli era stato vietato dai genitori perché molto pericoloso. Camminando incontrò un branco di
lupi e li trovo tanti amici ma molti di quelli erano i figli del capobranco, un enorme lupo
sempre affamato il quale per saziare la sua fame cerco di ucciderlo per poi mangiarlo,
ma subito un lupo un po’ più grande di lui intervenne, liberandolo dalle zanne del capobranco.
Il lupetto per lo spavento scappò, però non si accorse di aver sbagliato strada e camminando camminando iniziò a ad aver paura di non trovare mai più la strada di casa,
ma ad un certo punto spuntò fuori uno scoiattolo che gli chiese:- Perché sei così spaventato? Il lupetto gli raccontò quello che gli era successo dall’inizio… lo scoiattolo
sentendo quella storia si commosse e gli rispose:- Non preoccuparti, ti svelerò un segreto, cioè quello di riconoscere gli odori così potrai riconoscere l’odore della strada di
casa tua e potrai ritornare dalla tua famiglia. Il trucco stava nel chiudere gli occhi e pen-
sare alla tana di famiglia intensamente, in quel modo il lupetto avrebbe ricordato anche
l’odore della sua tana… ma per fare quello doveva concentrarsi senza aver paura. Il lupetto seguì il consiglio ma dopo tre giorni di cammino insistente si ricordò che il padre
gli aveva detto che in caso di difficoltà avrebbe dovuto farsi coraggio ed affrontare
qualsiasi cosa senza paura. Il povero lupetto non mangiava ormai da tre giorni ed era
molto debole…quando da un cespuglio vide uscire una piccola lepre; subito si nascose
ad aspettare che la lepre gli passasse davanti e quando si fece vicina vicina a lui, il lupetto balzò velocemente e l’afferrò e la mangiò. Dopo aver ripreso le forze l’unico pensiero del lupetto era quello di ritrovare la sua adorata tana e i suoi genitori. Il lupetto
aveva affrontato tante avventure pericolose rischiando anche di morire. Finalmente
dopo tanto cammino l’odore familiare che conosceva benissimo si fece sempre più intenso provocando in lui una sensazione di gioia che lo spinse a ritrovare la giusta via e
in seguito alla sua tanto adorata tana. Quando arrivò trovò solo i suoi fratelli perché la
mamma e il papà erano andati a cercarlo nel bosco. Allora il lupetto con i suoi fratelli
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
aspettarono nella tana i loro genitori e quando questi ritornando a casa stanchi e tristi
sentirono l’odore del loro figlioletto sempre più forte capirono subito che il loro figlioletto era tornato a casa, così si misero a correre verso casa e ad un certo punto da lontano riconobbero il lupetto nella loro tana, lo abbracciarono forte forte . Da quel giorno
non si separarono mai più e vissero felici nel bosco.
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prosa
Il linguaggio condiviso
III B – Scuola “D’Antona-Biagi”
F
uxor è un pianeta della costellazione BiAlfa12, che è stato colpito dall’avvicinamento di un buco nero, che ha causato frequenti scosse galattiche che hanno distrutto gran parte del pianeta.
- Ma perché dobbiamo partire? Perché devo lasciare i miei amici, la casa
e tutte le persone a cui voglio bene?!- urlò disperato il piccolo Soto.
- Dispiace anche a noi fare questo trasloco, però dobbiamo farlo- rispose dolcemente
la mamma – Te l’ho già spiegato: è necessario per il mio lavoro e quello di tuo padre,
non c’è altra scelta, qui non c’è più niente per noi!
Ma questo Soto lo sapeva bene... ricordava infatti come gli abitanti di Fuxor, i fuxiani, con
molto impegno, fatica, coraggio e pazienza, avevano ricostruito gran parte del pianeta;
lui stesso con i suoi amici e i loro genitori si erano dati tanto da fare, ma purtroppo non
c’era lavoro e molte famiglie erano state costrette ad andarsene, a lasciare il pianeta.
<Sbarabum!!> Soto, perso nei suoi pensieri, andò a sbattere contro la carrozzeria della
Buli Lu (la loro auto spaziale).
-Soto che fai?! Sali sulla macchina, dobbiamo partire!
Dopo un viaggio lungo e nauseante, a causa delle enormi curve per evitare il buco nero
che tuttora era ancora vicino al pianeta, arrivarono finalmente alla loro meta: il pianeta
Tula Tan. Tutto sembrava così diverso, brutto, strano...
-Che razza di pianeta è questo?- protestò Soto –Voglio ritornare a casa miaaa!
Il giorno dopo Soto fu messo subito a dura prova: dovette andare a scuola.
Si ritrovò in mezzo a bambini diversi da lui: avevano solamente due occhi, non avevano
mani e piedi palmati ma li avevano sottili e al posto della pinna in testa, c’erano dei
ciuffi colorati. In classe si sentiva isolato in mezzo ai nuovi compagni, non aveva nessun
amico con cui comunicare.
-Zzzcrff zxxck?- gli diceva un compagno. E poi la maestra che lo fissava, gli sorrideva e
cercava di farsi capire, ma lui sentiva solo suoni senza senso...
“Ma che cosa stanno dicendo” pensava Soto “Voglio tornare a casa...subito!”
Dopo un po’ di tempo la maestra disse qualcosa, tutti si alzarono e un bambino lo prese
per mano, ma subito Soto la ritrasse: la mano del compagno era così sottile e viscida...
-Frrt ndu sziz? Frrt sziz!- insistette con lui il compagno.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
“Che cosa vuole da me? Io non gli ho fatto niente!” diceva tra sé e sé il povero Soto.
Poi, seguendoli si ritrovò in un posto splendido, non credeva ai suoi occhi: alberi con
chiome colorate e uccellini cinguettanti, prati verdi, profumo di fiori freschi, soffioni volanti, un arcobaleno di petali di fiori dai colori accesi che attraversava tutto il giardino e
terminava in uno stagno con leggere ninfee e rane allegre e saltellanti...
Una pallonata in faccia lo fece riportare alla realtà: i compagni stavano giocando a calcio
e... ridevano... RIDEVANO!!
Come lui, come i suoi amici fuxiani, come gli abitanti del suo pianeta...
Finalmente qualcosa che capiva anche lui, che non gli era estraneo.
Soto non se ne accorse ma il suo viso era cambiato: era più rilassato, sollevato e aveva
sempre più voglia di giocare anche lui ma... non sapeva come chiederlo.
Allora andò incontro al pallone e tirò!
I compagni lo fissarono sbalorditi poi, dopo un minuto in cui erano rimasti fermi come
statue per la sorpresa, gli passarono la palla e...
Soto, molto agitato, corse smarcando tutti i compagni: voleva fare bella figura con un
magnifico, strabiliante gol. Così tirò un calcio fortissimo, così forte che la palla atterrò
nello stagno dove una rana, scambiando il pallone per una ninfea, ci saltellò sopra ma,
scivolando la fece schizzare in aria fino alla rete: era goal!
Uno a zero per le rane.
A Soto venne da ridere ma si trattenne; poi vide che i suoi compagni stavano già ridendo allora si lasciò andare anche lui. E risero tutti quanti assieme...
Poi continuarono la partita e finalmente Soto riuscì a sentirsi parte della squadra.
Intanto la maestra li guardava da lontano e sorrideva.
All’uscita di scuola la mamma era molto preoccupata per Soto perché credeva che
avesse pianto durante la giornata. Già per lei era stato difficile socializzare con i nuovi
colleghi al lavoro, figurarsi per Soto che non voleva neppure lasciare il suo pianeta!
Ma poi la mamma lo vide uscire: stava ridendo contento con i suoi nuovi amici: “Finalmente qualcosa va dritto oggi!” pensò la mamma sollevata.
Soto le andò incontro dicendo:-Mamma, mamma la giornata non è andata tanto male,
non ho pianto... a scuola ho imparato a comunicare in una nuova lingua: non con le
parole ma con le risate e il gioco! Restiamo qua, non ti preoccupare, puoi stare tranquilla; ho voglia di conoscere questi nuovi amici, sono pronto per il secondo giorno di
scuola e sono pronto ad una nuova vita.
- Bene, ne sono veramente contenta – disse la mamma facendo l’occhiolino alla maestra che le sorrise felicemente.
72
prosa
L’orso e la danza della pioggia
III B – Scuola “Ferrari”
una volta un orso che viveva nella foresta. La foresta era illuminata
C’
dal sole, piena di cespugli, di erba odorosa e di tanti animali contenti. In inverno, quando faceva molto freddo, gli animali si rifugiavano in grotte calde; in estate passeggiavano tranquilli e quando
faceva molto caldo si riparavano all’ombra degli alberi.
In questa foresta l’orso , che era veramente un “orso “solitario e scontroso, ci viveva
bene , anche se a volte era difficile trovare cibo; per questo qualche volta si era avvicinato alla città con il pericolo di farsi vedere dagli uomini che spesso temono chi è diverso da loro e lo combattono.
La sua compagna era un’orsa. Lei era stata travolta dalle acque del torrente mentre cercava di pescare e lui l’aveva salvata. Da allora era rimasta con lui: lui le aveva insegnato
a pescare, lei gli aveva insegnato a ballare insieme agli altri.
Il guardiano della foresta era uno scoiattolo che aveva una pelliccia folta con macchie
bianche, una grande coda molto arruffata ed una barbetta marroncina e quindi si capiva che era molto vecchio.
Un brutto giorno lo scoiattolo, un po’ guardiano un po’ mago, disse all’orso che girava
un cacciatore in cerca di animali da pelliccia per vendere le loro pelli.
Il cacciatore aveva un fucile a ripetizione molto preciso che non lasciava scampo a nessun animale, quindi presto tutti gli abitanti della foresta sarebbero finiti nel negozio di
pellicce in città. Il cacciatore per raggiungere il suo scopo, oltre al fucile aveva disseminato il bosco di tante trappole. Le trappole erano state nascoste bene dietro le rocce,
sotto le foglie, tra i cespugli e perfino tra i rami degli alberi. Molti animali erano già stati
catturati e nella foresta non si sentiva più il ritmo del ballo degli orsi , ma le grida di
aiuto degli animali. Lo scoiattolo, un po’ guardiano e un po’ mago, diede all’orso un
ramoscello magico che poteva risolvere molti problemi. Quella sera l’orso sentì il richiamo della sua amica, la cercò nel bosco e la trovò intrappolata. Con il ramoscello
magico toccò il ferro della trappola che si trasformò in un esercito di formiche e l’orsa
si liberò. Quando arrivò il cacciatore, le formiche erano infuriate e quindi lo pizzicarono
ai piedi. Il cacciatore dolorante andò a cercare le altre trappole, ma tutte si erano trasformate in formicai e non trovò animali prigionieri.
73
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Il cacciatore pensò allora ad un altro modo di catturare gli animali: al centro della foresta
accese un fuoco disposto a bruciarla tutta per stanare gli animali ed avere le loro pellicce.
L’orso e la sua amica ferita, avevano girato per tutta la foresta e ora non ce la facevano
più ad affrontare questo nuovo problema. L’orso ricordò di avere il ramoscello magico:
lo agitò, lo scosse, lo batté, ma niente: magie non ne faceva più! I due erano ormai
senza speranza, stanchi e anche un po’ feriti. Pensarono allora di fare insieme un ultimo
ballo per finire in bellezza. Andarono nel luogo della foresta dove avevano danzato felici ed iniziarono a ballare: alzarono le spalle, mossero i piedi, fecero un giro su se stessi,
fecero una piroetta, atterrarono in cerchio, fecero il girotondo, poi alzarono le mani e
le agitarono.
Piano piano iniziò a piovere. Prima qualche goccia, poi una pioggia torrenziale : stavano
ballando la danza della pioggia.
La pioggia spense il fuoco e ricaricò il ramoscello magico; così il cacciatore fu trasformato in un topastro che scappò via e tutti gli animali vissero ancora felici e tranquilli
nella loro foresta.
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prosa
Big-Bang: l’orologio dispettoso
III B – Scuola “Arvalia”
U
n giorno, tanto tempo fa nella scuola “Violatanz” durante la lezione di
matematica, mentre svolgevamo la verifica sulle divisioni, Easy guardò
l’orologio: un sole dai colori dell’arcobaleno che rendeva le pareti della
nostra classe variopinte. Aveva le lancette snelle e di color oro che facevano “Big bang”.
Easy si accorse che l’orologio girava lentamente, chiamò la seria Siria e le sussurrò all’orecchio:-Oh Siria guarda sono ancora le 9:00 ma dovrebbe essere già mezzogiorno!!!
La maestra sentì chiacchierare e urlò:-Silenzio! O vi metterò 4!-.
Si sentì una cantilena:Baaaaaaaang-biiiiiiiing,Baaaaaaaaaaaang-biiiiiiiiin …
La maestra balzò in piedi , i suoi capelli erano dritti,sembrava proprio la dea Medusa.
Agitava violentemente le mani come tifosi allo stadio, il suo corpo si muoveva a ritmo
di una Murga.
La maestra rimproverò Easy e Siria dicendo loro che se non avessero smesso di canticchiare le avrebbe sbattute fuori a suon di big-bang sul popò.
Le nostre compagne chiesero scusa alla maestra e le dissero: - Maestra non prendertela
con noi è stato l’orologio!!! -.
La maestra si avvicinò all’orologio , lo prese in mano e lo mostrò alla classe.
Le lancette si unirono , si abbassarono e ci fecero una linguaccia , noi scoppiammo in
una buffa risata.
La maestra meravigliata girò l’orologio verso di sé e vide che era arrivata l’ora di ritirare
tutte le verifiche: le sistemò ordinatamente sulla cattedra e portò la classe a mensa.
Lì si accorsero che erano scesi almeno con un’ora di anticipo.
Tornando in classe la maestra notò che le verifiche erano già corrette e si stupì.
Su ogni scheda trovò una scia luminosa dei colori dell’arcobaleno. Si voltò verso l’orologio e vide che era tutto imbrattato, capì che la classe era stata sincera. L’orologio si
guardò ebbe un attimo di paura mentre le sue lancette giravano all’impazzata.
La maestra guardò i bambini con un’occhiata complice, fece l’occhiolino all’orologio e
tutti risero a crepapelle.
Da quel momento il tempo a scuola trascorse meravigliosamente.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Un’avventura preistorica
III B – Scuola “Raimondi”
C
Circa 200.000 anni fa, in qualche posto dell’Europa Centrale in cui il
ghiaccio dell’ultima era glaciale cominciava a sciogliersi, viveva una
tribù di uomini di Neanderthal.
“Mamma, perché non posso andare anch’io a caccia con Nak?” Chiese
arrabbiata Zuma.
“Perché sei ancora troppo piccola ed è pericoloso.” Rispose la mamma.
Zuma aveva infatti solo nove anni, ma era molto impaziente. Voleva dimostrare di essere coraggiosa come suo fratello Nak, che aveva tredici anni e stava iniziando a partecipare alle attività dei cacciatori.
Aveva trascorso la giornata a raccogliere bacche, lumache e frutti di ogni genere con le donne della
tribù, nei punti in cui c’era meno ghiaccio, ma
ora era proprio stufa di aspettare! Non vedeva
l’ora che tornasse suo fratello per farsi raccontare tutto.
Finalmente vide da lontano un gruppo di
uomini che si avvicinava e subito gridò:
“Evviva ! Sono arrivati!” Zuma cominciò a correre, vide Nak e si gettò tra le sue braccia.
“Cosa avete fatto?”
“Abbiamo catturato un mammut! È stato fantastico! Però
Zac è stato ucciso.”
Non era la prima volta che Nak e Zuma vedevano morire qualcuno: era piuttosto facile
che accadesse a quei tempi.
Quella sera stessa, dopo aver sepolto il cacciatore e aver consumato una parte della
carne del mammut che avevano catturato, tutta la tribù si riunì intorno al fuoco e,
quando uno degli adulti stava per cominciare a raccontare la giornata di caccia, all’improvviso si sentì un terribile ruggito che sembrava provenire dalle montagne poco distanti. Già da qualche tempo succedeva la stessa cosa ogni notte. La prima volta che
l’avevano sentito, tutta la tribù si era spaventata a morte: i bambini avevano cominciato
76
prosa
a piangere, le donne si erano rifugiate con loro nelle caverne e gli uomini, impugnate
le armi, si erano preparati a difendersi. Ma quella notte nessuno era venuto per affrontarli. Si erano ormai abituati a sentire quel ruggito e non avevano ancora capito di quale
animale si trattasse.
Si strinsero l’uno vicino all’altro, chiudendo gli occhi e sperando che finisse presto.
Qualche minuto dopo il capo tribù cominciò a parlare:
“Dobbiamo stare in allerta, perché stanotte la belva terribile sembra più vicina, potrebbe
attaccarci presto. Zarek, hai notato anche tu che gli animali da cacciare sono diminuiti?”
“Sì Inik, ho visto meno buoi muschiati, pochi
bisonti e anche alci e mammut sembrano
essere di meno.”
“Questo significa che la belva spaventa
anche loro. Se continua così dovremo
prepararci a spostare l’accampamento
per seguire gli animali, altrimenti fra un po’
di tempo non avremo più cibo.”
“Ma siamo sicuri che sia un animale?”Disse un
cacciatore.
“No. Potrebbe essere quella Montagna Sputafuoco1di cui
parlavano gli antenati, che si sveglia quando Madre Terra si infuria con gli uomini. Forse
è troppo tempo che siamo fermi in questo posto e le abbiamo portato via troppe ricchezze.”
La discussione andò avanti ancora un po’, poi il capo tribù sciolse la riunione e tutti andarono a dormire.
Nak chiamò il suo amico Kun, che era stato a caccia con lui e gli disse:
“Tu credi alla storia della Montagna Sputafuoco?”
“No, per me è soltanto un animale che non abbiamo mai visto.” Rispose Kun.
“Che ne pensi di partire per catturarlo?”
“Io e te da soli? Forte!”
“Allora ci vediamo all’alba davanti al Grande Albero. Ricordati di prendere le ami e un
bastone di fuoco2.”
1
Montagna Sputafuoco: vulcano.
2
Bastone di fuoco: torcia.
77
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
All’ora stabilita, i due ragazzi si incamminarono nella direzione da cui proveniva il ruggito, ma non si accorsero di Zuma che, nascondendosi tra i cespugli, li stava seguendo.
“Dovunque andranno, io li seguirò, perché sono coraggiosa come loro!” Zuma non
pensò affatto ai pericoli che avrebbe corso. “Starò lontana da loro solo fino a quando
non saremo abbastanza lontani dall’accampamento.”
Continuò a camminare seguendoli da lontano fino a sera. Quando calò la notte, si trovò
in una foresta buia: dovunque guardasse vedeva gli occhi rossi dei pipistrelli, che suo
padre le aveva mostrato anni prima e sentiva versi di animali e rumori di ogni tipo. Cominciò a scappare e mentre correva vide una piccola caverna. Entrò pensando che lì
avrebbe trovato suo fratello e Kun.
Una volta dentro, sentì muoversi qualcuno nel buio e chiamò:
“Nak ! Kun! Sono qui!”
Immediatamente si sentì un forte ruggito: era una tigre dai denti a sciabola!
“Aiuto! AAAHHHHH!”
Zuma scappò e, mentre correva, raccolse dei sassi perché aveva un piano: arrampicarsi
su un albero e colpire la tigre. Così fece.
Nel frattempo Nak e Kun, che si erano rifugiati in una caverna poco distante per trascorrere la notte, si svegliarono di colpo con il ruggito di una tigre e le urla di qualcuno:
subito presero le armi e andarono a vedere cosa fosse successo. Seguendo le grida, cominciarono a correre e, dopo pochi minuti, videro una tigre che aspettava sotto un albero: alzarono gli occhi e si accorsero che un’ombra stava lanciando dei sassi alla tigre.
Guardarono meglio e gridarono:
“Ma è Zuma!” Disse Kun.
“Che ci fai qui?”Chiese Nak.
“Vi ho seguito. Volevo venire con voi per far vedere a tutti che sono coraggiosa anch’io.”
“Adesso stai calma. Cercheremo di allontanare la bestia.”
I due ragazzi cominciarono ad agitare i loro bastoni di fuoco davanti alla tigre, finché il
felino scappò.
Zuma scese dall’albero e i due ragazzi le gridarono:
“Ma come ti è venuto in mente? Siamo molto arrabbiati. Ti rendi conto che hai rischiato
di morire?” Disse Nak.
“Adesso però non possiamo riportarla all’accampamento, perché siamo troppo lontani”.
Disse invece Kun. “Dobbiamo portarla per forza con noi.”
“Sì, lo so.” Rispose Nak. Poi, rivolgendosi a Zuma, disse:
78
prosa
“Ora però non devi mai allontanarti da noi.”
“Promesso. Dove state andando?”
“Sulla montagna per catturare la belva terribile.”
“Che bello! Posso avere un’arma anch’io?”
“Va bene.”
Kun le diede un bastone, poi tornarono alla caverna.
Durante la notte sentirono di nuovo il ruggito del misterioso animale, che ora era più
vicino, così furono certi di aver
preso la strada giusta.
Il giorno dopo si svegliarono
all’alba e s’incamminarono
verso la montagna.
“Io ho fame!” Disse Zuma,
che non mangiava da
due giorni.
“Sì, anch’io!” Rispose Kun.
“Okay. Andiamo a caccia.”
Disse Nak.
u
Tra i cespugli notarono un cinghiale. Co-
minciarono a tirare le lance, finché l’animale morì. Accesero il fuoco e abbrustolirono un po’di carne, così
poterono mangiare.
Dopo alcune ore ripresero il cammino.
Il secondo giorno, mentre camminavano, i due ragazzi, che erano davanti a Zuma, all’improvviso urlarono:
“Aiuto, aiuto!”
u
u
Erano caduti in un burrone!
“Zuma, salvaci!”
Zuma, spaventata, pensò:
“Ora che faccio?”
“Cerca qualcosa per farci arrampicare!” Gridò Nak.
Si guardò intorno e vide una liana che penzolava da un albero: si arrampicò e la prese.
La calò nel burrone, poi gridò:
79
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
“Arrampicatevi attaccandovi a questa!”
Dopo pochi minuti Nak e Kun erano in salvo.
“Grazie Zuma, se non ci fossi stata tu saremmo morti là dentro!”
Zuma si sentì veramente felice di aver finalmente dimostrato il suo coraggio.
Continuarono a camminare. Ci vollero tre giorni per raggiungere la montagna e ogni
notte il ruggito era più vicino e più spaventoso. Una volta arrivati in cima, si accamparono in un posto riparato e attesero la notte per sentire il verso della belva.
Ad un certo punto si svegliarono di colpo e subito corsero a vedere da dove venisse il
ruggito: si appostarono e videro un enorme animale sconosciuto, con due cuccioli accanto, che ruggiva vicino ad un burrone.
Attesero che smettesse e se ne andasse, poi si avvicinarono per vedere cosa ci fosse
nel burrone e scoprirono che uno dei cuccioli della belva era rimasto intrappolato in
mezzo a due rocce.
“Povera bestia! Chissà se è ferita!” Disse Nak.
“È proprio carina!”Rispose Zuma
“Allora è per questo che la belva ruggisce: piange per il suo cucciolo! Che ne dite di salvarlo?” Propose Kun.
“E come?”
“Possiamo usare l’agilità di Zuma.” Rispose “Che ne dici di calarti con una liana e prenderlo?”
“Sì! Fantastico! E dopo possiamo portarlo con noi?”
“Va bene.”Risposero i due ragazzi.
Zuma cominciò a scendere piano piano: quando toccò terra, prese il cucciolo e tirò la
liana per avvertire Nak e Kun che era pronta per tornare su, ma all’improvviso si sentì di
nuovo il ruggito e i due ragazzi, spaventati, gridarono:
“Zuma, dobbiamo sbrigarci, la belva sta tornando!”
Zuma salì velocemente con il cucciolo in braccio, ma appena toccata terra, la bestiolina
con un salto scappò via nella direzione del ruggito.
“Ma dove va? Dovevamo portarla via!” Disse Zuma disperata.
“Forse è meglio che torni dalla sua mamma.” Rispose Kun.
I tre ragazzi, seguendo le impronte del cucciolo, si nascosero dietro una roccia e videro
la belva sdraiata mentre leccava uno dei suoi piccoli, che ora erano diventati tre.
“Ma è il nostro cucciolo!” Disse Zuma “È tornato a casa!”
Zuma capì che non sarebbe stato giusto strapparlo alla sua mamma.
80
prosa
In quel momento i tre ragazzi decisero che la loro avventura era finita e che era ora di
tornare alla tribù.
Furono accolti dai loro familiari con molto affetto: nessuno infatti era più arrabbiato
con loro, perché tutti ormai pensavano che fossero morti. Quando raccontarono la loro
avventura divennero molto importanti per tutta la tribù.
Da quel giorno nessuno sentì più il ruggito della belva terribile.
81
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Quando gli animali parlavano
III A – Scuola “Ferrari”
A
ll’origine del mondo, nelle grandi foreste accadevano vicende insolite.
Tra la fitta vegetazione, voci, sussurri e lamenti animavano l’ambiente
e lo rendevano quasi incantato. La vita si svolgeva seguendo i ritmi distesi della natura: gli alberi crescevano accarezzati dal soffio del vento
che ne scompigliava le fronde, la terra viveva assorbendo acqua e ca-
lore, i fiori selvatici ostentavano la stranezza delle loro forme e dei loro colori e gli animali comunicavano tra loro, sì, comunicavano come noi sappiamo fare, anche se in
quel tempo non esistevamo ancora.
I suoni erano lievi, cortesi e armoniosi; i diversi toni verbali si intrecciavano gli uni agli
altri fino a diventare un’unica melodia. La comprensione regnava sovrana e comunicare
serviva a scambiare notizie, alleggerire tensioni e decantare le bellezze della natura.
Il tempo passava e passava. Strani esseri cominciavano a popolare le vicine e sconfinate
savane. Camminavano su due zampe, portavano il cibo alla bocca con precisione, ma
soprattutto emettevano suoni strani e incomprensibili per gli animali. Erano capaci di
accompagnare il tono della voce con risate, smorfie e sguardi così eloquenti, che li rendevano davvero eccezionali.
Non si accontentavano mai, sempre intenti a risolvere problemi per un’esistenza mi-
gliore: capanne, pietre, ruote, fuochi, clan, case, villaggi. La cosa più straordinaria era
che i problemi riuscivano davvero a risolverli: ma quanta fatica e quante incomprensioni!
Questi esseri non sempre andavano d’accordo e spesso discutevano tra loro: minacce
e toni alterati erano difficili da comprendere per gli animali.
Il loro mondo incantato non era più tale, ma quegli esseri quanta strada stavano percorrendo!
Un giorno gli animali si riunirono in gruppo e decisero, concordi, di non seguire l’evoluzione dei nuovi individui, così mantennero la loro armonia, continuando a comunicare tra loro, ma rinunciando per sempre alle parole.
82
prosa
Un meraviglioso intervallo
IV E – Scuola “Ferrari”
“D
DRIIIIINNNNNNN!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Finalmente arrivò la ricreazione e il caldo sole convinse l’insegnante a portare i bambini nel giardino della scuola.
Dopo tanti giorni di pioggia sembravano tante lucertoline
in cerca di un po’ di calore.
In una fila composta scesero le scale e dopo l’apertura del cancello, il verde brillante li
avvolse e li invitò a giocare e rotolare sull’erba.
Alessia, Mario, Roberto e Flavia camminavano svogliatamente perché erano delusi di
non esser scesi con la palla. Si avvicinarono alla fontana per guardare i pesci, sbuffando
e lagnandosi, quando davanti ai loro nasi volteggiò una bellissima farfalla. Era molto
grande e variopinta: spiccava il viola e il nero spruzzato di bianco. La sua danza era
molto elegante tanto che i quattro amici la seguirono ipnotizzati con lo sguardo e la
videro infilarsi nel cespuglio all’angolo sinistro del cortile.
Incuriositi corsero verso il nascondiglio e spostando i ramoscelli e le foglie spalancarono
la bocca per lo stupore. C’era un portale con i colori dell’arcobaleno.
Alessia la più spavalda si guardò in giro per vedere se l’insegnante li guardasse e poi si
tuffò seguita a ruota dagli altri.
Per un lungo minuto ebbero tutti una grande paura e il cuore sembrava essersi fermato
per lo spavento, poi atterrarono su un fungo enorme. Scivolarono sull’erba altissima e
Alessia esclamò:
”Oh mamma mia, ma dove siamo?!!? Dov’è finita la nostra maestra? I nostri compagni?”
“ Cosa ci è successo?” chiese Roberto.
Non fecero in tempo a finire di parlare che una streghetta su una biga trainata da due
lucertolone velenose, sogghignando urlò:
“Bum bom bolì
Bum bom bolì
Tirali giù
tirali su
che rimangano qui!”
E i quattro bambini tornarono di nuovo grandi.
83
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
PUFFFF e la streghetta sparì lasciando una nuvoletta verde che svanì velocemente.
“Ma cosa ci sta capitando? Prima eravamo piccoli, ora grandi.. Ma dove siamo?” piagnucolò Mario con le lacrime agli occhi.
“Non piangete bambini!” Bisbigliò una vocina che proveniva dal fungo.
“Dove sei? Chi sei?” domandò Alessia.
“Sono il guardiano del fungo del portale della “Terra dell’Arcobaleno”” disse uno gnomo
uscendo dalla porticina del fungo, che ormai era piccolissimo per loro.
“Avete subito l’incantesimo della streghetta Zazia, una piccola e terribile nemica di chi
arriva dal “Mondo di Sopra” . Vuole che tutti restino qui per sempre!”
“Nooooo!!!!!! Io voglio tornare a casa” frignò Flavia.
Tutti i bambini stavano per scoppiare in un pianto quando Bambo, lo gnomo, li rassicurò:
“Non disperate conosco il modo di ritrasformarvi piccoli, così che possiate tornare nel
“Mondo di Sopra”! Dovete liberare la Fata Smeraldina che è prigioniera nella caverna
del troll che vive vicino alla Palude Profonda”.
“Ma dove si trova questa Palude Profonda?”
Chiese Mario.
“Aspettate un attimo, vado a cercare tra le carte polverose della mia biblioteca se trovo
la mappa della “Terra dell’Arcobaleno” in modo che possa segnarvi il tragitto!”
Bambo entrò nel fungo e ne uscì poco dopo con una vecchia carta giallastra tra le mani.
“Seguite la linea tratteggiata che vi ho segnato e arriverete alla caverna del troll. Guardatevi sempre le spalle e buona fortuna! Io attenderò con ansia il vostro ritorno.”
Mario, Roberto, Flavia e Alessia s’incamminarono un po’ preoccupati. Dalla mappa videro che dovevano passare sul “Monte del non ritorno”. Arrivati ai suoi piedi guardarono in alto e sentirono un ululato che li fece rabbrividire.
“Caspita ma qui ci sono i lupi!!!” esclamò Roberto.
“Io ho una fifa spaventosa!”sussurrò Mario.
“Forza, dobbiamo farcela o resteremo qui per sempre!” li incoraggiò Alessia che riprese
il cammino impavida.
Ben presto giunsero alla cima del monte ma inaspettatamente un fruscio proveniente
da un cespuglio li fece arrestare di colpo.
“Che paura! Chi sarà mai?” chiese Flavia. Dal groviglio di arbusti balzò fuori un lupo mannaro: tutti urlarono ma per lo spavento non riuscirono a muoversi. Il lupo mannaro però,
accucciandosi a terra come un cagnolino indifeso, disse:
“AUUUUUUUU….. Non gridate ho paura!”
84
prosa
“Cosa?!?! Tu hai paura?” chiese Mario.
“Si perché le urla mi rompono i timpani!”
“Ma tu non sei cattivo?” chiesero.
“Lo ero,” rispose “ora mi sento troppo solo e cerco degli amici, ma tutti appena mi vedono scappano. Sighhh! Posso venire con voi? Dove andate?”
“Certo che puoi noi stiamo andando a liberare la Fata Smeraldina e un aiuto in più ci
può servire”
Ripresero il cammino conoscendosi meglio e ben presto superarono il Monte del non
Ritorno.
Consultando la vecchia mappa notarono che dovevano attraversare il Bosco Oscuro.
Gli alberi lì, erano così fitti e intrecciati tra loro che non facevano penetrare tanta luce
nel sottobosco.
I bambini rabbrividirono per il batticuore e il freddo del vento gelido che li sfiorava.
“Amici, io non voglio mettervi paura, ma da queste parti abita Leocan, un bizzarro animale con il corpo da cane e la testa da leone. Tutti dicono che sbrani i passanti, ma io
vi difenderò con i miei artigli …” disse Lupus, il lupo mannaro.
Proseguirono a fatica scostando arbusti, foglie e spine e scivolando continuamente sui
muschi.
Giunti quasi alla fine del Bosco Oscuro si trovarono faccia a faccia con Leocan che spalancò la sua bocca enorme e ruggì ferocemente.
“Che bei bocconcini prelibati, si presentano davanti ai miei occhi!”
“Non azzardarti a toccare i miei amici o te la vedrai con me!” ribadì Lupus ringhiando.
“Ah, ah, ah! Ma cosa credi di fare mezzo lupo? Io sono il re di questo bosco e non mi fai
paura, anzi mi fai ridere!”
Leocan stava per avventarsi contro il lupo mannaro, quando Roberto, notando un bastone a terra lo afferrò e lanciandolo lontano gridò:
“Su bello, vai a prenderlo!”
Leocan si fece vincere dalla sua parte canina e corse verso il bastone.
I nostri amici lesti, scapparono fuori dal Bosco Oscuro.
Si ritrovarono ai piedi di una collina e non fecero in tempo a prendere respiro che una
pioggia di pietre li investì.
Riparandosi con le braccia si infilarono sotto la cascata che scendeva dalla collina e da
cui s’intravedeva una grotta. Dietro le limpide acque scoprirono che essa era grandissima e occupata da un drago celeste che appena li vide disse:
“Oh oh, non mi aspettavo di aver visite anche qui!”
85
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
“Oooohhhhh!!!! Un drago!”esclamarono i bambini tra la paura e la sorpresa.
“Non abbiate paura, lui è Celestino ed è il drago più spiritoso di tutta la Terra dell’Arcobaleno. Ma che ci fai qui nascosto?” spiegò Lupus.
“Sono venuto a liberare la mia amica Fata Smeraldina, ma ho sentito che il troll Puzzapiedi stava arrivando e mi sono nascosto! E voi invece perché vi siete avvicinati alla tana
del troll?” rispose.
“Anche noi siamo venuti qui per lo stesso motivo: dobbiamo tornare nel “Mondo di
Sopra” e la fata deve farci tornare piccoli!” dichiarò Flavia.
“Ma come facciamo ad entrare nella sua caverna?” chiese Alessia.
“Io so che i troll hanno paura del profumo e se posso consigliarvi c’è un bellissimo
campo di Odorfiori non molto lontano da qui. Appena Puzzapiedi rientrerà nella sua
tana io vi ci porterò volando, cosi che voi possiate farne scorta.”
“va bene” acconsentirono gli amici entusiasti.
Quando non sentirono più cadere pietre salirono sul groppone di Celestino e tenendosi
stretti alle sue scaglie volarono su quella bellissima terra. Volteggiarono tra l’arcobaleno
che sovrastava quel posto, ammirarono lo stupendo paesaggio e risero a crepapelle
per le barzellette del drago gioioso.
Atterrarono su un campo di Odorfiori coloratissimi e il forte profumo li inebriò. Colsero
a piene mani tanti bei fiori e tornarono con le braccia colme alla cascata.
Celestino li aspettò lì per riportarli dallo gnomo. I nostri amici invece s’incamminarono
su per la collina avvertendo già da lontano il terribile fetore che proveniva da quel luogo
malcurato.
“Ehi Puzzapiedi esci fuori!” gridò Alessia spalancando la porta di quel tugurio.
Il troll fece per aggredirli ma i bambini tutti insieme sventolarono gli Odorfiri emanando
un profumo intenso che gli fece lacrimare gli occhi e starnutire. Come una furia impazzita scappò urlando.
“Aiuto! Liberatemi per favore!” si sentì una voce dal fondo della tana.
“Fata Smeraldina dove sei?” chiese Roberto.
Trovarono la piccola fata chiusa in una gabbia appesa ad un gancio, come un canarino,
e la sua bacchetta magica gettata a terra in un angolo. La liberarono e le spiegarono il
loro problema.
“Non vi preoccupate, torniamo da Bambo e vi farò diventare piccolini!”
Uscirono all’aperto e sulle ali di Celestino giunsero di nuovo al fungo del portale.
Bambo saltava di gioia non credendo ai propri occhi.
Smeraldina prese la sua bacchetta e pronunciò questa formula magica:
86
prosa
“Acqua di fiume, acqua di lago,
stelle di cielo, stelle di mago,
luce che brilli sera e mattina
volgi il tuo sguardo a questa fatina:
rendi piccini
questi bambini
il loro sogno si avvererà
e tutto a posto ritornerà!”
“DRIIIIIIIIINNNNNNNN……”
Mario, Alessia, Flavia e Roberto si guardarono stupiti tra loro non capendo ove si trovassero e soprattutto cosa stesse accadendo.
Sentirono la voce della maestra che li invitava a rientrare in classe.
Pensarono di aver fatto solo un bellissimo sogno, ma poi si resero conto che tra le dita
stringevano un bellissimo Odorfiore ciascuno.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Il cinque birichino
IV A – Scuola “Alonzi”
C
ome tutti i martedì, ci trovavamo in palestra e ci stavamo allenando
in ginnastica con il maestro Alberto. La maestra Maria Rosaria si era
portata i nostri quaderni di Italiano, per correggerli. Ad un certo punto
cominciammo ad urlare e bisticciare per tutta la palestra, facendo un
gran baccano.
Alla maestra cominciava a venire il mal di testa, e ci rimproverò:
-Ho bisogno di silenzio per correggere i vostri compiti. Se non la finite di fare questo
chiasso, rischia di scapparmi un cinque dalla penna!!!
Beh, noi ci azzittammo per un po', ma poi (lo sapete come siamo noi bambini...) ricominciammo ad agitarci e...sapete cosa successe? Alla maestra scappò veramente un
cinque dalla penna!!! Era un cinque bello rosso rosso e cicciotto, che però non se ne rimase buono buono sul quaderno che la maestra teneva sulle ginocchia. All'inizio la
maestra non credeva ai suoi occhi: pensava di aver mangiato troppo la sera precedente
e di avere le traveggole. Avete in mente? Come quella pubblicità in televisione con il
tizio che si sveglia nel letto e si vede il cinghiale sullo stomaco. La maestra poi si lucidò
gli occhiali per essere sicura di vederci bene. Ma era proprio vero: il cinque era già ai
piedi della spalliera e si arrampicava. Dopo cominciò a saltare con la corda e a scappare
da tutte le parti e la maestra dietro, cercando di riacciuffarlo; però non c'era speranza,
perché la maestra Maria Rosaria è una maestra bravissima in Italiano e anche in Inglese,
ma è imbranata in ginnastica.
Allora ci provò il maestro Alberto, e tutti pensavano che ci sarebbe riuscito, col suo
fisico atletico; infatti stava per agguantare il cinque fuggitivo, ma, avendo la scarpa slacciata, inciampò e cadde sulla povera maestra.
Eravamo rimasti solo noi bambini a provare l'impresa, e ognuno fece la sua parte, mettendocela tutta: chi correva di qua, chi correva di là, chi a destra chi a sinistra, insomma
in tutti i punti cardinali c'erano bambini a caccia di quel diavoletto di cinque.
Intanto il cinque, felicissimo di essere libero, provava tutti i tipi di acrobazie, le flessioni,
si arrampicava di nuovo sulla spalliera. Provò anche l'hola hop, ma non gli venne bene
a motivo di tutta quella curva che ha il suo fisichetto; si mise pure a fare le capriole e i
salti mortali.
88
prosa
La situazione era critica e chiamammo i rinforzi: la maestra Roberta, molto alta e longilinea, esperta nel free climbing. Lei lo raggiunse quasi, arrampicandosi sulla spalliera,
ma il cinque era più veloce e le sfuggì.
La maestra Rosa, sentendo quel putiferio, si affacciò dalla porta della palestra assieme
al bidello Roberto, sempre pronto ad aiutarci quando c'è qualche prolema. Questi, vista
la situazione, esclamò: - A maè, qua ce vorebbe er retino, pe' acchiappà 'sto disgrajto
de cinque.
Alla maestra Rosa, nel frattempo, era venuta un'idea geniale. Con la sua voce dolce e
tranquilla parlò al cinque, che era diventato ancora più rosso e gonfio dalla fatica di
tutto quel movimento e in verità era un po' stanco, e lo convinse ad entrare in un problema di Matematica: - Illustrissimo signor cinque (al sentirsi dare dell'illustrissimo quel
numeretto, che era assai presuntuoso, si gonfiò come una tacchinella), senza di lei il
mio problema non sta in piedi!
Convinto da tanta gentilezza, il furfantello fece un grazioso saltello nel libro della maestra, che, furba, lo chiuse subito in un cassetto, non si sa mai!
La maestra Maria Rosaria tirò un sospiro di sollievo, mentre il maestro Alberto si asciugava il sudore dalla fronte con un fazzolettone giallo a pallini blu.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Il libro segreto di Elisa
V C – Scuola “Raimondi”
D
a quando Elisa era arrivata nella casa in campagna dei nonni per passare l’estate con loro, il suo unico pensiero era quello di ritrovare il vecchio librone dalla copertina di cuoio di cui le aveva tanto parlato la
mamma.
Ogni volta che cercava di salire le scale della soffitta, però, veniva bec-
cata dalla nonna che le diceva: “Scendi subito da quella scala è pericoloso, non voglio
che sali in soffitta!”
Una mattina però si presentò l’occasione che aspettava. Mentre la nonna stava sulla
porta a parlare con la vicina, Elisa diede una sbirciatina fuori per essere sicura e poi sfrecciò come una saetta su per la scala della soffitta. La porta si aprì scricchiolando, in fondo
alla parete di fronte c’era un baule marrone tutto impolverato. Elisa si avvicinò e con
un po’ di paura aprì il coperchio. Il libro era in un angolo dentro al baule, avvolto in un
telo. Elisa con il cuore in gola ma senza esitare lo prese, sfiorò le lettere d’oro con cui
era scritto il titolo “Il libro segreto di Elisa”. Si sedette e cominciò a sfogliare le pagine
del libro. Ad un tratto le pagine cominciarono a girare da sole e si fermarono al primo
capitolo, Elisa sentì una strana sensazione aveva il cuore in gola, le si infuocarono le
guance e aveva le mani sudate. Quando Elisa cominciò a leggere le prime righe del capitolo, una ventata improvvisa fece spalancare la finestra e dalla pagina del libro si alzò
una polverina dorata che riempì l’aria. Elisa a quel punto ebbe paura e richiuse immediatamente il vecchio libro facendo sprigionare un’altra nuvola di polvere. Sentì sua
nonna chiamare: aveva finito di parlare con la vicina e ora la stava cercando. Elisa rimise
velocemente il libro nel telo, scese di corsa le scale e lo nascose in camera sua. “Sono
qui nonna!” disse per tranquillizzarla, “Vieni che è pronta la cena” rispose sua nonna.
Capitolo 1
La mattina dopo la nonna uscì molto presto di casa, invece il nonno restò con Elisa e,
sdraiato sul divano rosso con rivestimenti di lana pura, leggeva i giornali che aveva
messo da parte per queste occasioni.
Elisa appena sveglia diede una sbirciatina in salotto e vide che il nonno stava leggendo
una pila di giornali vecchi. Elisa approfittò della situazione: si chiuse in camera, aprì di
90
prosa
nuovo il libro con la copertina di cuoio e le scritte dorate che brillavano grazie al riflesso
della luce, uscì ancora quella polverina dorata ma questa volta la bambina non ebbe
paura perché sapeva già cosa sarebbe successo. Ma fece male a credere questo perché
in quel preciso momento la finestra si spalancò, nella sua stanza entrò una piccola vortice d'aria che si mischiò con la polverina dorata e questo miscuglio iniziò a girare e
volteggiare nell'atmosfera sempre più forte fino a che la piccola Elisa... venne risucchiata
nel libro stesso.
Elisa venne catapultata in un paesino simile a quello in cui abitavano i suoi nonni e la
sua mamma ma tutto sembrava meno vecchio: i muri delle case erano nuovi e sembravano appena pitturati. Si guardò intorno e si accorse della presenza di una casa
molto strana: non perché fosse spaventosa, brutta o strampalata, ma perché le sembrò
uguale a quella dove abitavano i suoi nonni, ma era come se il tempo non l'avesse ancora toccata.
Si avvicinò incuriosita e vide una bambina giocare davanti la casa. Elisa ebbe come l'impressione di conoscerla già, così si avvicinò e le chiese:
- “Come ti chiami?”
- “Io? Io mi chiamo Giorgia. E tu?”
- “Io Elisa”
Elisa ragionò sul fatto che quella bambina si chiamava come la sua mamma.
-“Vuoi venire con me in casa a giocare con la mia nuova casa delle bambole”, disse Giorgia.
- “Sì. Andiamoci, dai! Mi piacerebbe molto, ho sempre sognato di giocarci!”
La stanza di Giorgia era strutturata nello stesso modo della sua stanza da letto, che un
tempo era stata di sua madre: appesi ai muri c'erano i quadri del pittore Vincent Van
Gogh, il preferito della nonna di Elisa. Era tutto uguale alla casa dei nonni, c'era anche
l'armadio di ciliegio intarsiato, regalato dal nonno alla mamma al ritorno da un viaggio
in Cina. Elisa per lo stupore si agitò, si girò e per sbaglio diede una gomitata sul naso di
Giorgia.
Elisa si rese conto d'un tratto di ritrovarsi indietro nel tempo, nella casa dei suoi nonni
da giovani.
- “Scusa, non l'ho fatto apposta!”
Dicendo ciò Elisa si mise le mani in tasca ma... nelle tasche si sentì una strana polverina
la tirò fuori e guardandosi le mani si sentì, di nuovo, volteggiare in aria sempre più veloce fino a vedere scomparire tutto intorno a lei finché non sparì definitivamente, allora
chiuse gli occhi e si ritrovò di nuovo nella sua stanza, seduta sopra il letto, con in mano
91
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
il libro aperto e pensò che aveva appena fatto uno strano sogno.
Ma noi sappiamo che non era così, vero?
Elisa chiuse il libro e si accorse che il campanello stava suonando: era la nonna. Elisa
corse e aprì senza dirle niente di ciò che era successo. Ora lo aveva capito: non era un
sogno ma realtà, che non doveva essere svelata a nessuno.
Dopo cena Elisa pensò a ciò che era successo con il libro. Quella bambina era davvero
uguale a sua madre. Forse lo era davvero? Pensieri troppo pesanti per una giornata
così: meglio ripensarci domani.
Capitolo 2
Era mattina, Elisa si svegliò di buon umore, vide che era una bellissima giornata e questo
la mise ancora più di buon umore. Scese le scale per fare colazione e salutò la nonna
che era già in cucina.
- Devo andare a fare la spesa al mercato, torno subito, tu resta a casa e mi raccomando
non aprire a nessuno!!” le disse la nonna.
Elisa fece di corsa colazione e tornò in camera sua decisa a volare ancora una volta nelle
pagine del magico libro. Entrò in camera sua, tirò fuori da sotto il cuscino il magico libro
e una polverina dorata la avvolse, come le altre volte, un vortice la risucchiò nel libro
e, come per magia, si ritrovò in una grande stanza, con la sua amica Giorgia, davanti
alla casa delle bambole.
- Dove siamo?- Domandò Elisa.
- A Manahattan, nell’ultimo piano delle torri gemelle. Giochiamo con la casa delle bambole? Dovevamo farlo la volta scorsa ma poi sei volata via- Disse Giorgia.
- Si volentieri!- Rispose Elisa e intanto pensò come mai era finita a Manahattan.
Dopo un’ora che erano lì a giocare sentirono un forte rumore, Elisa preoccupata chiese
a Giorgia:
-Ma che giorno è oggi?, -Oggi è martedì.- Rispose Giorgia. Di nuovo Elisa chiese:- Si, ma
di che mese e di che anno?- Giorgia rispose:- Oggi è l’11 settembre del 2001.
A quel punto Elisa capì cosa era stato quel rumore e disse a Giorgia che dovevano uscire
da quel palazzo e presero l’ascensore. Scesero di un piano e uscendo dall’ascensore videro un aereo che si stava avvicinando, così scesero di un altro piano. Ad un certo
punto, sentirono un altro boato più forte del primo: un aereo si era appena schiantato
sul piano da dove erano appena scese. Era stata una vera fortuna per loro.
Elisa e Giorgia impaurite iniziarono a scendere di corsa altri piani ma stavolta con le
scale, Elisa aveva il battito del cuore che le martellava nel petto dalla paura e per la folle
92
prosa
corsa giù per le scale. Le torri avevano iniziato a crollare a pezzi e a sbriciolarsi come
burro fuso.
All’ improvviso mentre stavano scendendo, videro un pezzo della scala crollare proprio
davanti ai loro piedi. - Come ne usciamo ora?- Domandò Giorgia e, mentre parlava, Elisa
adocchiò il corrimano della scala così ebbe un colpo di genio.
- Che ne dici di salire sul corrimano e scivolare giù fino alla fine delle scale?
Così fecero ma per saltare dal corrimano Elisa fece uscire dalle sue tasche un po’ della
polverina dorata che cadde a terra riportandola nel mondo reale, così saltando si ritrovò
sul suo caldo e soffice letto. Appena si riprese sentì la voce della nonna dire: - Sono tornata!
Era proprio contenta di essere tornata anche lei da quel tuffo nel passato. Il buon umore
con cui era cominciata quella giornata era completamente svanito dopo quei momenti
di terrore, le rimanevano nella testa le voci e le grida disperate di tutte quelle povere
persone che non erano potute sfuggire quel giorno dell’attentato alle torri gemelle e
che erano rimaste lì sepolte per sempre sotto le macerie.
Capitolo 3
Quel pomeriggio Elisa stava seduta sotto il melo del suo giardino, che aveva curato insieme alla nonna, con il magico libro sulle gambe e decise di andare di nuovo nel
mondo del libro, dove l’avrebbe portata questa volta?, avrebbe di nuovo incontrato
quella bambina che somigliava tanto alla sua mamma? Prese il coraggio a due mani e
aprì il libro. La polverina dorata uscì la inondò di nuovo, era così tanta che sembrava
una pioggia di granuli d’oro così chiuse gli occhi e si fece trasportare. Un vortice la risucchiò in quel mondo parallelo. Quando Elisa riaprì gli occhi, si accorse che stava su
mura che si perdevano a vista d’occhio e vide subito Giorgia con la sua inseparabile
casa delle bambole: era bellissima, era tutta rosa con il tetto grande e marrone, al suo
interno aveva molte stanze distribuite su tre piani: la camera da letto, il bagno e il salotto, tutte arredate con cura e piene di soprammobili piccoli piccoli, la cucina era molto
grande e con tanti utensili e stoviglie piccole e graziose, decorate e colorate.
Elisa si avvicinò a Giorgia e si misero a giocare ma dopo un po’, Elisa, curiosa di sapere
dove si trovassero, decise di chiedere ad un passante e lui rispose che erano sulla
Grande Muraglia Cinese e aggiunse che la sua costruzione cominciò nel III secolo a.C.
(circa 215 a.C.) per volere dell'imperatore Qin Shi Huangdi, lo stesso a cui si deve il cosiddetto Esercito di terracotta di Xi'an.
Le due bambine decisero di non farsi sfuggire quella grande occasione e di visitare la
93
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Grande Muraglia. Dopo un po’ che camminavano senza sosta, decisero di fermarsi in
un angolo per riposare e si addormentarono. Siccome avevano sentito dire che anche
l’esercito di terracotta era molto bello, decisero di andarlo a visitare. Una volta arrivate
rimasero di stucco: c’erano tantissimi soldati, erano più di 6.000, disposti in fila con armi
di tutti i generi, l’uno diverso dall’altro. C’erano anche diciotto carri da combattimento
(di legno) trainati da cavalli in terracotta. Gli uomini di terracotta servivano per proteggere la tomba del primo imperatore cinese. A un certo punto Elisa e Giorgia, siccome
erano delle curiosone, cercarono di aprire la tomba dell’imperatore per vedere che cosa
c’era dentro. Videro una scritta e la lessero ad alta voce. Quella scritta in realtà era una
maledizione, così appena finirono di leggerla, sentirono dei passi rimbombare tra le
stanze dell’antica tomba, si girarono e videro che l’esercito di terracotta si stava animando. Avevano il cuore in gola e il loro sangue si era gelato nelle vene. Gli uomini
avevano un aspetto minaccioso, le loro lance erano molto appuntite, si stavano avvicinando. Avrebbero voluto muoversi e scappare ma non ci riuscivano perché erano come
pietrificate dalla paura, ormai le avevano accerchiate e le stavano per colpire.....sarebbero morte sotto il fuoco incrociato di migliaia di soldati, Elisa e Giorgia pensarono che
per loro era finita ma... ad un certo punto, Elisa si svegliò di soprassalto e capì che era
stato tutto un sogno.
A quel punto Elisa decise che era ora di tornare a casa perché, nonostante la gioia provata nel vedere tutte quelle meraviglie, si rese conto che il tempo era ormai giunto al
termine; così si frugò nelle tasche e trovò la polverina magica la lanciò in aria come la
volta scorsa e si ritrovò di nuovo a casa, dove la nonna stava preparando la sua cena
preferita: ravioli al sugo e carne ai ferri. Dopo aver mangiato andò a dormire ripensando
a quella magica e meravigliosa avventura e sognò le incantevoli e misteriose atmosfere
della Cina imperiale.
Capitolo 4
Quel giorno, in campagna c’era uno di quei violenti acquazzoni estivi e quindi Elisa, siccome si annoiava un po’, decise di aprire il libro per vivere un’altra fantastica avventura.
Allora andò nella sua camera, aprì il libro e si fece risucchiare ancora una volta dal vortice
di polvere dorata.
La mamma di Elisa era una biologa e quindi viaggiava per tutto il mondo, ma presto sarebbe tornata a casa dei nonni per prenderla e l’avrebbe portata con lei nel prossimo
viaggio in Irlanda, dove doveva studiare una specie di orchidea selvatica presente solo lì.
Elisa uscì dal vortice e si ritrovò in una via secondaria di Dromon, un paesino irlandese.
94
prosa
Pioveva a dirotto anche lì ed Elisa si mise a camminare sotto la pioggia per trovare
Giorgia, svoltò l’angolo e vide affacciate sulla strada tante casette in legno bianche, blu
e gialle tutte con la veranda e il giardino.
Elisa fece correre un po’ lo sguardo e vide la sua amica giocare sotto una di queste verande con la casa delle bambole.
Allora Elisa andò a ripararsi sotto la veranda con Giorgia e le disse: “Fa molto freddo,
vogliamo dare il tè alle bambole?”, “Sì, così si scaldano!” rispose Giorgia.
Dopo un po’ che erano lì a giocare, smise di piovere e spuntò un bellissimo arcobaleno
che finiva in un punto del bosco molto vicino a loro. Elisa sapeva che una leggenda Irlandese dice che alla base degli arcobaleni c’è sempre un folletto con una pentola piena
d’oro.
Allora Elisa e Giorgia si decisero di incamminarsi verso il punto dove finiva l’arcobaleno
per vedere di trovare la pentola piena d’oro.
Arrivate in quel punto videro un folletto, un vero folletto, vestito di verde e con le orecchie a punta, con una pentola, incredule aprirono la pentola ma dentro, al posto dell’oro, trovarono il libro... il loro libro... “Il libro segreto di Elisa”.
In quel momento Elisa per accertarsi che era tutto come sempre frugò nelle sue tasche
e... non trovò la solita polverina dorata che le avrebbe permesso di tornare a casa appena lei lo avesse voluto. Infatti, mentre lei era stata risucchiata nel libro, era successo
che il cane della vicina era entrato nella camera di Elisa e aveva fatto cadere il libro di
sotto facendolo rompere.
Allora Elisa esclamò: -Ma quello è il mio libro! come l’hai avuto tu?E il folletto rispose: - L’ho avuto perché è caduto dalla cintura del Troll che mi ha rubato
l’oro della pentola-, -Me lo devi ridare, è la mia unica speranza di tornare a casa! – disse
Elisa.
-Se lo vuoi devi riportandomi l’oro che mi ha rubato il Troll. Lui abita nella grotta a Nord
del bosco ed è mooolto cattivo!Giorgia e Elisa decisero di andare dal Troll e di recuperare l’oro. Così si avviarono verso
la grotta a nord.
Si deve sapere che i Troll sono creature che pur essendo molto forti e grandi sono altrettanto stupide.
Immortali e invincibili durante la notte, si trasformano in pietra se sorpresi dalla luce
del sole.
In quel momento Giorgia si ricordò che quel giorno era prevista un’eclisse totale di sole,
allora si misero in camino per trovarsi fuori dalla grotta del Troll proprio nel momento
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
di massima oscurità. Quando furono davanti alla grotta il sole comincio ad oscurarsi.
Quando fu buio si misero ad urlare: “Ehi, brutto Troll. Vieni fuori, fifone!!!”
E così il Troll pensando che era notte si lanciò fuori dalla grotta per dare una lezione
alle bambine ma, proprio in quel momento il sole ricominciava ad uscire dal cono d’ombra e a tornare a splendere nel cielo, cosi il Troll sorpreso dalla luce del sole rimase pietrificato. Le bambine presero l’oro dalla pentola che era custodito in fondo alla grotta
e lo restituirono al folletto e così recuperarono il libro.
Appena furono sole Elisa si rese conto che l’unico modo per tornare a casa era di aprire
il libro e sperare che quest’ultimo l’avesse riportata a casa dei nonni, nel giorno preciso
in cui aveva deciso di vivere quell’avventura, mentre pensava tutte queste cose si rese
conto che quella era anche ultima volta che vedeva la sua piccola amica perché libro
che aveva usato fino a quel momento e che le aveva fatto vivere tutte quelle fantastiche
avventure, evidentemente si era rotto. Elisa senza parlare salutò con un grande abbraccio Giorgia e incrociate le dita apri il libro e si fece risucchiare ancora una volta dal solito
vortice di polvere dorata e si ritrovò ... nella casa della nonna, proprio nel momento in
cui sentì la voce della nonna annunciare: “Vieni Elisa, scendi, c’è una visita per te!!!”
Questo era stato il suo ultimo viaggio ed era stata l’ultima volta che incontrava Giorgia,
la sua amica e compagna di tante avventure. Elisa scese le scale ancora con le lacrime
agli occhi, quando nel salotto sentì la voce della sua mamma: -Ciao piccola mia la
mamma è tornata! Prepara le valigie che partiamo insieme per un viaggio entusiasmante, ti porto in Irlanda. Ma prima voglio darti una cosa, guarda cosa ti ho portato
per regalo .... una casa delle bambole, era il mio gioco preferito quando ero piccola. Elisa era entusiasta, non capiva se stava sognando o se era tutto vero. -Prima di andare
ti va di giocare con me?- Chiese Elisa e la mamma rispose: -Va bene.-Ti voglio bene mamma- disse Elisa, -Anch’io piccola mia-, rispose la mamma.
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prosa
Sbullo-nati: bulli non si nasce
V A – Scuola “D’Antona-Biagi”
I
n una famiglia stanno facendo colazione. La mamma versa il latte ai suoi
due figli Leo e Sofia. Il bambino sbuffa e allontana la tazza.
-Perché non mangi?- chiede la mamma -Di solito ti abbuffi come un maiale!E la sorella aggiunge: -Sì, un maiale con due stomaci!-
-Stai zitta gallina!- dice Leo.
Sofia gli risponde con un grugnito.
-Piantatela- dice la mamma –Leo, che problema hai?-Beh, sono un po’ preoccupato per il primo giorno di scuola.-Ma dai, Leo- dice la mamma –sei sempre stato bravo a scuola, ti ricordi? La maestra
delle elementari ti chiamava sempre “Due Cervelli”!-Sì- interviene Sofia –oltre ad avere due stomaci!-Zitta coccodé!-Mamma, secondo me Leo è preoccupato che i bulli lo schiavizzino!-Non è vero!- esclama Leo.
La mamma però intuisce che probabilmente è quello il motivo della preoccupazione
del figlio e dice:
-Quando torni a casa raccontami tutto e, se ti avranno fatto qualcosa, prenderemo provvedimenti. Dai, si è fatto tardi! È ora di andare a scuola. Vi accompagno in macchina.
La macchina si ferma nel cortile della scuola dove ci sono tutti i novellini delle prime
accompagnati dai genitori e, poco più in là, seduti su un muretto, i ragazzi di terza.
Sofia vede la sua amica: -Guarda, c’ è Eleonora! Io scendo! Ciao mamma, ciao sgorbio!Sofia corre incontro ad Eleonora mentre Leo resta in macchina e non sembra intenzionato a scendere.
-Forza Leo, scendi!- dice la mamma –Guarda, c’ è Paolo che ti aspetta. Pensa che fortuna
essere capitati in classe con il proprio migliore amico. Vedrai che vi darete coraggio a
vicenda.Leo scende e sta per incamminarsi quando la madre, indicandosi la guancia, gli dice:
-Leo, non ti sei scordato qualcosa?97
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Il ragazzino diventa rosso, si guarda intorno e vede alcuni ragazzi di terza che sghignazzano e lo indicano, poi sottovoce, rivolto alla madre:
-Ti prego mamma, non è il momento adatto per queste smancerie.La mamma sorride: -Vai, vai, buona giornata.Leo viene subito raggiunto dal suo amico Paolo che gli dà il cinque: -Ehi campione, sei
pronto per la battaglia? Dobbiamo essere forti, oggi è il grande giorno!-Non me ne parlare!- risponde Leo –Stanotte è stata dura, non ho dormito, mi giravo
in continuazione nel letto.-Ma no, devi stare tranquillo. Io lo sono perché ci sei tu.Nel frattempo, seduti su un muretto del cortile, i ragazzi di terza media parlano dei
nuovi arrivi...
-Avete visto quei mocciosi?- dice Bruno –Sono arrivati con la macchina fino al cortile!-Non si allontanano senza il bacetto della mammina!- aggiunge Cesare sorridendo.
Giorgio si sfrega le mani: -Sono davvero insignificanti, ci sarà da divertirsi con tutta questa carne fresca!-Sììì... Carne fresca!- dice Walter imitando un vampiro.
Claudio, un altro bullo, pensa invece al cibo:-Chissà quante merende da sgraffignare!
Oggi a ricreazione andremo a cullare quei poppanti!Giorgio si porta il pollice alla bocca e lo ciuccia per prendere in giro i ragazzini di prima
media.
-Allora- dice Bruno –Come da tradizione io e Claudio ci occuperemo della sezione D e
voi altri della sezione A, ok?Proprio in quel momento lo squillo della campanella preannuncia l’ingresso a scuola.
-Bene, siamo d’accordo!- continua Bruno –Sferreremo l’attacco a ricreazione!-Sempre che non vengano le mamme a cambiargli il pannolino!- esclama Cesare.
Tutti scoppiano a ridere.
Trepidanti i bulli hanno atteso l’ora della ricreazione e, una volta arrivata, non ci mettono
molto ad intrufolarsi nella classe dei nuovi arrivati. Bruno e Claudio sono già in Prima D
pronti a sferrare l’attacco.
-Buongiorno a tutti, cari ragazzi- dice Bruno ironicamente –Siamo venuti a fare la spesa!-Cosa c’è di buono oggi nei vostri bei zainetti colorati?- dice Claudio.
-Abbiamo saputo- continua Bruno –che oggi i poppanti di prima fanno una svendita.Claudio si avvicina ad un bambino impaurito e, con fare falsamente gentile, posandogli
98
prosa
una mano sulla spalla gli chiede: -Caro il mio poppante, cosa svendi oggi?Il ragazzino tremolando dice: -Tieni le mie pizzette… Ora posso andare in bagno?-Perché?- scherza Claudio –La tua mammina si è scordata di metterti il pannolino? Vai
pure, pisciasotto!Mentre Claudio si diverte a terrorizzare i nuovi arrivati, Bruno nota una ragazzina che
gli piace molto. È Sofia. Lui si avvicina senza più quell’aria spavalda e le dice:
-Ciao, io sono Bruno, ho appena preso delle pizzette dal mio supermercato di fiducia.
Ne vuoi una?Sofia, senza neppure guardarlo in faccia, solleva una mano e la mette davanti al volto
di Bruno dicendo: -Tre... due... uno... Evapora!Bruno rimane stupito ma anche colpito dal carattere di quella ragazzina così diversa da
tutte le altre e non riesce a dire una parola. Ci pensa Eleonora a parlare e, intromettendosi tra loro: -Ehi, che vuole questo spilungone? Già dal primo giorno hai fatto colpo?dice facendo l’occhiolino a Sofia.
Un ragazzino della prima sorride e si permette di dire: -Ehi, al bullo piace Sofia!Bruno, nel giro di pochi istanti, lo chiude nell’armadio.
-Andiamo, Claudio- dice poi –Uno di questi giorni strappo la pelle di qualche poppante
e ci faccio una borsetta alla moda per la bella Sofia.- Poi rivolto a lei: -Così scoprirai
anche il lato buono di me.Nel frattempo in 1°
A Leo e Paolo sono alle prese con i bulli Cesare e Giorgio...
-Le nostre merende sono in pericolo!- dice Leo indicando un compagno di classe preso
di mira dai bulli. –Meglio passare inosservati, non facciamoci notare. Nascondiamoci le
merende in tasca e andiamo in bagno. Mangeremo lì.-Ma è disgustoso mangiare in bagno!- si lamenta Paolo –Anziché sentire il profumo
delle merende si sente una puzza tremenda!-Però non abbiamo molta scelta.I due amici approfittano della distrazione dei bulli, impegnati a rubare le merende degli
altri, per svignarsela in bagno.
-C’è mancato poco ma ce l’abbiamo fatta. Abbiamo salvato le nostre merende!- gioiscono i due.
Appena varcano la soglia del bagno, però, si schiantano contro un muro di carne ed
ossa. E’ Walter: il bullo addetto ai bagni.
-Ehi, dovete pagare per entrare. Non lo sapete?-Ma noi non abbiamo soldi!- cerca di spiegare Leo.
-Potete pagarmi con le vostre merende!99
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
-Ma noi non abbiamo le merende!- dice Paolo -Ce le hanno prese gli altri ragazzi di
Terza!-Ah, ma davvero!?- esclama Walter –Allora non avrete problemi se chiamo Cesare e
Giorgio per verificare.Leo e Paolo capiscono di essere nei guai e cercano di scappare.
-Ehi, quanta fretta. Dove credete di andare? Cesareee... Giorgiooo... Venite qui, Allarme
Rosso!Di lì a poco arrivano anche gli altri due bulli e vedono il loro amico Walter che tiene in
una mano un marmocchio e nell’altra un poppante.
-Chi sono questi bambocci?- chiede Cesare.
Walter fa le presentazioni: -Allora, alla mia destra c’è Ciccio Puzzo e alla mia sinistra c’è
Puzzo Ciccio.
-Molto piacere!- dicono i bulli ridendo.
-Non vogliono pagare la tassa del bagno!- dice Walter.
-Ahi, ahi, ahi!- esclama Claudio –Allora c’è un altro modo per pagare. Vi picchiamo oggi
e..., domani ci portate il doppio delle vostre merende.Istintivamente Paolo si porta una mano alla tasca producendo il classico rumore che
fanno le confezioni delle merendine.
-Ma che strano rumorino proviene dalla tua tasca- dice Cesare.
-È il pacchetto dei fazzoletti!- mente Paolo.
-Allora non ti dispiacerà se controllo. Vorrei tanto soffiarmi il naso...Cesare fruga nella tasca e scopre che in realtà si tratta della merenda.
-Ehi, questi mocciosi volevano fregarci!-Vi soffiate il naso con le merende?- domanda Cesare.
Walter vorrebbe passare alle maniere forti: -Potremmo usare questi poppanti come
spazzoloni per il water!-Ehi scusate...- dice Paolo impaurito –adesso abbiamo pagato, lasciateci andare.-Eh già...- dice Cesare –Adesso avete pagato e perciò potete usare il bagno.I bulli li prendono e, con varie spinte, li costringono ad entrare nel bagno. E li chiudono
dentro.
Passano i mesi... E la situazione a scuola non cambia... A casa di Leo e Sofia, i bambini
attendono il rientro del papà per cenare.
-Le avete lavate le mani?- chiede loro la madre.
-Mamma?- dice Sofia –Lo sai che oggi ho preso 8 in grammatica?100
prosa
-Brava Sofia! E cosa ti ha chiesto?-Un po’ di tutto, ma per me è stato facile!- risponde lei vantandosi.
Intanto Leo, al contrario della sorella, è molto silenzioso e allora la madre gli domanda:
-E tu Leo? Hai preso qualcosa?Sofia si intromette e, ridendo e facendo il gesto delle botte, dice: -Lo so io cos’ha preso
oggi!La mamma guarda il figlio allarmata e sta per domandargli spiegazioni quando si sente
il rumore della chiave che gira nella serratura.
-È papà, è arrivato!- urla Sofia correndo verso la porta.
Anche la mamma si alza per andare incontro al marito. Leo invece resta al suo posto e,
in silenzio, pensa alle conseguenze che avrebbe portato la sua confessione. E’ indeciso
se mantenere il segreto o meno.
-Allora...- pensa -se lo dico ai miei loro lo dicono all’insegnante, l’insegnante lo dice al
preside, il preside lo dice ai genitori dei bulli, i genitori li sgridano e i bulli si sfogano su
di me. Mi conviene parlare? Forse no. Ma se non parlo quanto ancora andrà avanti questa storia? Si stancheranno prima o poi? O le cose andranno sempre peggio?Il padre entra in cucina e desta Leo dai suoi pensieri: -Ehi, cucciolo! Come mai non sei
corso incontro a salutarmi come ha fatto tua sorella?-Papà, non ho più cinque anni! Ancora con questa storia di chiamarmi “cucciolo”! Ormai
vado alle medie!-A proposito- chiede il papà –Come va la scuola?-Tutto bene- dice Leo non troppo convinto.
Nel frattempo arriva la mamma: -Devo dirvi una cosa. Domani sarò fuori per lavoro e
perciò andrete a mangiare dalla nonna.-Io sono stata invitata da Eleonora!- dice Sofia.
-Ehi mamma!- dice Leo –Visto che Sofia va dall’amica, io posso invitare Paolo?-Certamente. Non credo che alla nonna dispiacerà. Ora però mangiamo che è pronto!Il giorno dopo, nel pomeriggio, Leo e Paolo sono a casa di Nonna Rosa e discutono di
quei mesi tremendi trascorsi a scuola...
-Mamma mia, questi mesi sono stati infernali!- si lamenta Leo –Non mangio una merenda da dieci settimane! Sarò dimagrito di almeno tre chili!-Beh, male non ti fa- scherza Paolo –E comunque io sono stufo di fare la pipì nei cespugli quando esco da scuola!-Se continua così mi fingo malato e resto a casa per tutto l’anno.101
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
-Bravo, così ti bocciano!-Vabbè, così ripeto l’anno senza Cesarone Gandolfi!Nonna Rosa, che ha ascoltato involontariamente la discussione, interviene: -Cesare Gandolfi? Ah, che bravo ragazzo! Proprio un tesoro!Leo e Paolo restano di stucco e a bocca aperta.
-Nonna, ma sei impazzita! Prendi troppe medicine! Cesarone Gandolfi è un bullo che
più bullo non si può!-E’ davvero tanto bravo invece. –continua la nonna –Mi aiuta con la spesa, a ripulire il
giardino dalle erbacce, porta a spasso il mio cane… Con la famiglia che si ritrova è fin
troppo buono!Paolo, che non crede alle sue orecchie, dice sottovoce a Leo: -Ehi, è il caso di portare
tua nonna al Pronto Soccorso per una visita medica urgente!Leo invece vuole vederci chiaro. –In che senso “con la famiglia che si ritrova”? Lo trattano male?-Eccome!- dice Nonna Rosa con aria afflitta –Quel poveraccio ne deve sopportare di
cose. Voi non sapete quante volte ho sentito litigare i suoi genitori e qualche volta Cesare è venuto a sfogarsi qui da me e a rifugiarsi dalle ire di quei pazzi. Sapete… I suoi
genitori si stanno per separare e per questo Cesare è molto triste. L’ho visto spesso
piangere.Paolo, sempre più incredulo, dice sottovoce a Leo: -Ehi, tua nonna prende le medicine
col vino!Leo esclama: -Ma come! Cesare che piange? Il verbo piangere è la cosa più lontana da
Cesarone Gandolfi detto Il Trita-ossa!La nonna cerca di spiegare il suo punto di vista: -Se voi vi trovaste nella sua stessa situazione come credete che vi comportereste? Lui è così confuso e triste che, probabilmente, l’unico modo che conosce per sfogarsi è quello che apprende dai genitori. Loro
lo trattano male e lui lo fa con gli altri. Ma vi assicuro che è proprio un bravo ragazzo.Leo e Paolo, stupiti e sconvolti da quelle rivelazioni, una volta nella loro stanza iniziano
a discuterne...
-Ma hai sentito cos’ha detto mia nonna?-Sì, questo è un giorno importante per le nostre merende. Ti rendi conto che potremo
ricattarlo con tutte queste cose che abbiamo scoperto? Tua nonna è un’eroina nazionale! Dovrebbero farle una statua!-No, Paolo! Non è questa la cosa giusta da fare. Ma ti rendi conto di come si può star
102
prosa
male in una casa dove i tuoi genitori litigano sempre? Tu cosa faresti? Pensa che tu ti
lamenti di un bullo che ti tormenta per quindici minuti durante la ricreazione e, invece,
lui i bulli ce li ha a casa! Lo costringono ad uscire di nascosto per sfogarsi con mia nonna,
è terribile!In quel momento suona il campanello. La nonna va ad aprire la porta. E’ Cesare in lacrime. Leo e Paolo origliano dalla porta socchiusa della loro stanza.
-Povero caro- esclama Nonna Rosa –Che succede? I tuoi genitori hanno litigato un’altra
volta?-Altrochè se hanno litigato! Oggi se le sono date di santa ragione! E mia madre ha persino lanciato le ciabatte a mio padre e lui, per vendicarsi, ha distrutto i suoi ricordi più
cari!-Mi dispiace Cesare. Posso aiutarti in qualche modo?-Potresti ospitarmi a casa tua visto che la mia sta andando in pezzi!-Qui sei sempre il ben venuto, lo sai- dice Nonna Rosa –Ma i tuoi genitori potrebbero
avere qualcosa in contrario.-Ma se non si accorgono neanche della mia presenza! Pensano solo a litigare!-Io qualche volta ho tentato di parlare con i tuoi genitori ma mi hanno fatto capire che
non mi sarei dovuta impicciare… Ma non c’è qualcuno, che so, un parente, un amico
con cui puoi confidarti? Potrebbe farti sentire meglioCesare, imbarazzato risponde a mezze parole: -Beh... diciamo... che... non ho un amico
così speciale con cui condividere cose così.-Ma possibile che non conosci amici che ti possano quantomeno ascoltare?- chiede
preoccupata la nonna.
-Beh, ci sono Walter... Claudio... Ma non credo che loro possano capire...Nel frattempo Leo e Paolo, da dietro la porta, commentano sottovoce tutta quella discussione...
-Ma siamo proprio sicuri che quello in salotto sia Cesare e non un clone?- esclama Paolo.
-Accidenti, non pensavo ci si potesse trovare in situazioni del genere. Non avrei mai
pensato che dal suo cuore di ghiaccio potessero uscire sentimenti simili.- dice Leo sbalordito.
-Ma perché deve sfogarsi su di noi? Che cosa c’entriamo?-Paolo, tu non capisci! Cesare ha bisogno di sfogarsi. Forse sbaglia il modo. Sarebbe
tutto migliore se provasse a parlare con qualcuno.103
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
-Ma se non ha amici come diavolo fa?-Potremo provare noi ad essere suoi amici!-Leo, ma sei impazzito? Se gli gira male con noi ci gioca a freccette!-Dobbiamo correre il rischio. Tocca a noi fare il primo passo.-Se solo avessi un amico con cui parlarne!- esclama Cesare dal salotto.
A quelle parole Leo decide di intervenire e Paolo lo segue.
-Tu ne potresti avere tanti di amici. Tutti quelli che vuoi!Cesare rimane di stucco non aspettandosi quell’entrata in scena: -Ma voi che ci fate
qui???-Siamo qui perché siamo venuti a trovare mia nonna.Cesare guarda stupito Nonna Rosa che annuisce.
Leo continua a parlare: -Se solo ti comportassi in modo diverso, senza spaventare tutti,
avresti un mare di amici. Anzi, un intero oceano!-Basta che in questo oceano tu non sia il pescecane- aggiunge Paolo. –Se ti mangi tutti
i pesci poi con chi parli?Cesare sorride amaramente: -Non andrete a raccontare a scuola che mi avete visto piangere?-No, non racconteremo niente!- dice Paolo –Anche perché figurati se ci crederebbero!-E poi comunque non c’è niente di male nel piangere- aggiunge Leo.
A quel punto interviene Nonna Rosa: -Cesare, fidati di mio nipote. E’ un bravo ragazzo
e i suoi sono consigli da amico.-Amico?- dice Cesare con un filo di voce –Proprio quello di cui avevo bisogno.Nello stesso pomeriggio Sofia è a casa della sua amica Eleonora. Hanno appena finito
di fare merenda e stanno leggendo i rispettivi diari. Eleonora viene attirata da una pagina in cui si parla di Bruno e dice: -Che ci fa questo cuoricino accanto al nome di
Bruno?Sofia imbarazzata taglia corto: -Beh... ero soprappensiero... Eleonora sorride: -Non è che... -Non ci pensare neanche!- la zittisce Sofia.
-Vabbè- scherza l’amica –Ne parleremo alla prossima puntata!In quel momento Fluffy, nel cortile, comincia ad abbaiare.
-Che gli prende al mio cane?- dice Eleonora prima di andare a controllare. Appena apre
la porta che dà sul cortile scopre che c’è Bruno che le sta spiando.
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prosa
-E tu che ci fai qui?!Bruno, impacciatissimo, non sa cosa inventarsi: -No, è che... devo fare una ricerca sui
cani e... ho visto questo bell’esemplare di Golden e... -Guarda che questo è un Labrador!- dice Eleonora.
Nel frattempo Sofia, non vedendo ritornare l’amica, la raggiunge alla porta: -Come mai
ci metti così tanto? Che gli è preso a Fluffy?Poi vede Bruno, si sorprende e, rivolgendosi ad Eleonora esclama: -Ora capisco perché
Fluffy abbaiava! Era stato spaventato dall’Orso “Bruno”!Bruno sempre più imbarazzato cerca nuovamente di giustificarsi: -Veramente io adoro
i cani… Ero qui per una ricerca...-Eh già- lo interrompe Eleonora –Dice che deve fare una ricerca sui cani ma non sa distinguere un Golden da un Labrador!-Ma il tuo cane non è un Maremmano?- dice Sofia.
Bruno sorride: -Mi sa che la ricerca dobbiamo farla insieme.-Bene!- esclama Eleonora –Visto che io i cani li conosco bene, vi lascio da soli a fare la
ricerca nel mio cortile.- Eleonora rientra a casa dopo aver fatto l’occhiolino a Sofia che
arrossisce.
Bruno, emozionantissimo, balbetta un po’: -Beh... allora... mah... -Quanto vorrei avere una videocamera in questo momento!- dice Sofia sorridendo –
Bruno che si imbarazza è da immortalare! Ma come, a scuola sei un duro, ti comporti
sempre come un gorilla!-Beh, a scuola ho una reputazione da difendere, pupa... - dice Bruno con aria da bulletto.
-Ah, ecco che ritorna fuori il tuo lato “gorilloso”!- dice lei innervosita da quell’atteggiamento.
-Beh, a scuola tutti mi rispettano e poi posso avere tutte le merende che voglio!-Quello non è rispetto. E’ paura. Li terrorizzi tutti i santi giorni!-Ma ci sono tante ragazze a cui piaccio!- si pavoneggia Bruno.
-E allora perché non stai con loro anziché perdere tempo con la ricerca sui cani qui nel
cortile di Eleonora?-Dovresti essere contenta che perdo tempo con te... -Ti preferisco quando sei impacciato!- dice lei delusa. –Mi hai stufato! Ciao Orso!Sofia sta per rientrare a casa lasciandolo da solo con Fluffy quando Bruno decide che
non è più il caso di nascondere i suoi sentimenti: -Aspetta Sofia! Ma non ti piaccio nemmeno un po’?105
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
-Quando hai questa aria da bullo mi infastidisci e basta!- urla Sofia prima di sbattergli
la porta in faccia.
Bruno, rimasto da solo, riflette su se stesso: -Ecco perché non piaccio a Sofia! Tutta colpa
del mio caratteraccio. Forse dovrei cambiare per far colpo su di lei. Ma cosa penseranno
di me a scuola? Che sono un pappamolle? Vabbè, non m’importa di ciò che penseranno
gli altri. Cambierò se questo servirà per piacere a Sofia!Bruno, presa questa decisione, vuole subito comunicarla a Sofia. Fa un profondo respiro
e bussa alla porta.
-Ehi, Bruno non riesce a fare la ricerca da solo!- dice Eleonora sorridendo.
-Ah ah ah... Spiritosa!- dice Sofia andando ad aprire la porta. –Che vuoi ancora da me?dice a Bruno con aria di sfida.
-Sofia, ho deciso di cambiare!- dice lui con aria solenne. –Da domani metterò la mia
forza al servizio degli altri e a scuola regnerà la pace e la quiete. Ti prometto che sarò
una persona migliore: difenderò i deboli... -Ehi Bruno, mica devi diventare un supereroe! Chi sei Batman? Spider-man? Devi essere
semplicemente una persona che ha rispetto per gli altri. Io so che puoi essere gentile
se lo vuoi. A me basta questo. Mi basta vedere che il rispetto te lo conquisti con la
buona volontà e non con le botte e le minacce!-Domani a scuola troverai un altro Bruno!- dice lui con aria decisa –E sono certo che
non lo riconoscerai!Sofia sorride contenta e sicura che Bruno saprà cambiare.
-Adesso puoi andare, non serve che resti qui nel cortile- dice Sofia facendogli l’occhiolino –La tua “ricerca” è finita.Il giorno dopo a scuola tutti sono meravigliati del cambiamento improvviso di Cesare
e Bruno. I primi a sorprendersi sono Claudio, Walter e Giorgio…
-Ma avete visto come si comportano Bruno e Cesare? I nostri pilastri sono crollati!esclama preoccupato Walter.
-Sono diventati dei pappamolle!- aggiunge Claudio.
-Però la cosa incredibile è che i mocciosi di prima media li rispettano ancora di più!dice Giorgio con stupore.
-Guarda Cesare come si diverte con Ciccio Puzzo e Puzzo Ciccio!-E non parliamo di Bruno! Lui è proprio andato! Guardate come l’ha ridotto Sofia! È premuroso... generoso... affettuoso... insomma... “sdolcinoso”!106
prosa
-Però vedete? Riesce ad ottenere più lui con i suoi modi affettuosi che noi con la prepotenza!- dice Giorgio con aria pensierosa.
-Ehi! Non starai diventando anche tu un cocco dei poppanti!- dice Walter sempre più
preoccupato. -Cesare e Bruno già non ci rivolgono quasi più la parola e, cosa ancor più
grave, i poppanti non hanno più paura di noi con i nostri ex-capi dalla loro parte!Giorgio comincia a rendersi conto che Cesare e Bruno forse hanno fatto la scelta giusta:
-Ma guardate quanti amici hanno adesso! Ed è bastato loro così poco! Qui non si tratta
di essere o meno “il cocco dei poppanti”, come dite voi. Secondo me siete solo gelosi.
Invidiosi dei tanti amici che in un solo giorno hanno saputo conquistarsi!-Ma cosa dici! Noi gelosi? Ma che idee ti frullano nel cervello!- protestano Walter e Claudio.
-Vabbè, voi fate come volete. Io vado da loro. Se vorrete venire sono certo che ci sarà
posto anche per voi.Detto questo Giorgio si avvicina al gruppo dei ragazzi e comincia a chiacchierare con
Cesare, Bruno e tutti gli altri.
Da lontano Walter e Claudio osservano la scena e commentano:
-Guarda come si divertono!-E noi invece siamo rimasti soli!-E senza merendine! Saremo costretti a metterci a dieta!-Beh... - dice Claudio accarezzandosi il pancione –male non ci farà!-Forse non ci farà male neppure avere degli amici.-Beh, allora non ci resta che alzare bandiera bianca ed unirci a loro.-Ok, andiamo. Ma... aspetta un attimo... Ho come l’impressione che ci stia sfuggendo
qualcosa... Proprio in quel momento, dal ripostiglio delle scope, proviene un urlo assordante e disperato:
-Fatemi uscireeeee!!!-Ah, ora ricordo!- dice Walter portandosi una mano alla fronte –Dobbiamo liberare la
nostra ultima vittima!-
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Un viag
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V F – Scuola “Alonzi”
Capitolo 1
F
rancesco e Irene sono dei bambini disubbidienti: Irene ha 10 anni e Francesco 13.
Un giorno la loro famiglia decide di andare al Planetario, dove, avevano saputo, sarebbe stata esposta una macchina, la nuova macchina del tempo!!
Per loro era “nuova”, perché erano abituati alle macchine del tempo.
Il loro bisnonno era un inventore e ne aveva costruita una un po’ rudimentale ma funzionante.
La conservavano nel ripostiglio, vicino la soffitta di casa loro.
Quel giorno arrivarono al Planetario, entrarono e andarono a vedere un video che parlava dello spazio. Improvvisamente Federico si girò e vide qualcosa che brillava: sembrava che il sole si riflettesse su un vetro.
Corse verso Irene ed entrarono in una specie di gabbia. Non immaginavano certo che
quella era la macchina del tempo perché quella che erano abituati a vedere, quella del
nonno, era completamente diversa!
Per sbaglio la bambina toccò un pulsante ed entrarono in una specie di giostra che
GIRAVA E GIRAVA...
Quando la giostra si fermò si guardarono intorno e videro una radura:era molto strana.
Il bambino non aveva mai visto una cosa del genere.
Più tardi trovò un negozio di scarpe frequentato da dinosauri. Ad un tratto un dinosauro, uscito dal negozio con pacchi e pacchetti, lo raggiunse e gli chiese dove stava il
negozio di profumi.
Federico gli rispose che non conosceva quella zona perché veniva da un altro mondo.
In realtà gli spiegò che non sapeva più dove si trovava.
Il dinosauro, impietosito, lo aiutò a ritrovare la macchina del tempo e lungo la strada
Federico rubò un souvenir, un fossile di dinosauro. I due bambini entrarono nella macchina del tempo che li riportò a casa. Nessuno voleva credere alla loro storia ma Federico ed Irene sapevano che era tutto vero. E il souvenir che stava sul comodino ne era
la prova evidente.
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prosa
Capitolo 2
Le avventure di Francesco e Irene continuano.
Ogni pomeriggio i due fratellini andavano nel loro nascondiglio segreto per giocare.
In quel nascondiglio, il ripostiglio attiguo alla soffitta, c’era la macchina del tempo del
loro bisnonno:era stata costruita tanto tempo fa e i due ragazzi la conoscevano molto
bene, ma non avevano mai avuto il coraggio di usarla. Chissà se funzionava come quella
del Planetario!?
Spinsero un pulsante e si ritrovarono nel dipinto posto sulla parete del loro nascondiglio.
La macchina del tempo girò e girò tante volte su se stessa e si fermò in una piccola
grotta sulle pendici di un vecchio vulcano.
Lì dentro trovarono un cucciolo di T-rex. Lo presero e lo portarono nella grotta dove in
genere vivevano i T-rex.
Ma all’improvviso arrivò la madre del cucciolo, che si arrabbiò molto!!! Che paura!!!
Incominciò ad inseguire Francesco e Irene.
Per fortuna i due ragazzi ritrovarono la grotta dove c’era la macchina del tempo! Mentre
il tirannosauro stava per avvicinarsi minacciosamente, la macchina del tempo partì e li
proiettò nel medioevo.
Finirono in un castello dove un re stava infliggendo la pena ad un cavaliere.
Dopo aver assistito a tutto il processo Francesco e Iene si nascosero ancora di più (in
realtà avrebbero voluto farsi piccoli piccoli!).
Nonostante ciò la spia del re li individuò , e mentre una guardia li stava portando da
Sua Maestà, Federico diede una manata ad un’ armatura, che cadde addosso alla spia.
Federico e Irene, finalmente liberi, scapparono e si buttarono in un laghetto, trovarono
la macchina del tempo e andarono nello spazio, su Nettuno.
BRR,che freddo!!!
Sembravano degli astronauti e non riuscivano a capire come avrebbero fatto a respirare! Ma... riflessioni a parte... c’era un mostro che li guardava.
Uno strano essere, il capo degli alieni disse : -Alieni,all’attacco !!
Tutti gli alieni cominciarono ad inseguire i nostri eroi che, furbi , si infilarono nel cratere
del vulcano dove c’era la macchina del tempo e dove era iniziata la loro avventura. Partirono proprio quando Irene stava per venire attaccata.
Finalmente si ritrovarono a casa loro. La madre stava cucinando la colazione . Stavano
a letto con il libro delle avventure e dei fenomeni in mano. Fortunatamente era soltanto
un sogno !!
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Capitolo 3
Oggi i nostri eroi devono fare un esperimento con il Dottor Etman, per mettere a punto
la macchina del tempo. Evidentemente sono stati piacevolmente colpiti dalle avventure
precedenti!
Questa volta il loro amore per l’arte li condurrà verso il XV secolo, all’epoca del grande
Leonardo da Vinci. Se vogliamo essere precisi, volevano capitare nel momento in cui il
genio fiorentino dipingeva la Gioconda.
Ecco... il Dottore sta mettendo a punto la macchina... tu tu tu tu tu.
-Tutto è pronto, arriva il grande momento!- urlò il Dottore.
Federico si ritrovò, per magia, nella stessa stanza con Leonardo da Vinci davanti al cavalletto. Il pittore stava dipingendo. Indossava un cappello ,dei vestiti medievali e una
specie di stivaletti, senza calzini. Leonardo gli ordinò di prendergli altro colore, per la
sua Gioconda. Il ragazzo si accorse che Leonardo lo aveva scambiato per il suo aiutante.
Vide anche la Gioconda: era molto più piccola di come se la immaginava.
Federico scese a preparare il colore che il genio gli aveva chiesto ma vide dei malfattori
che lo osservavano così pensò di risalire da Leonardo.
Vide il Maestro un po’ stanco ma, mentre gli dava i colori, i malfattori salirono nello studio, che si trovava al primo piano di un palazzetto medievale, e presero la Gioconda,il
dipinto, non la modella.
Federico cercò di recuperarla e la prese finalmente, correndo all’impazzata. Finalmente
apparve il portale. Il ragazzo lasciò ai malfattori la Gioconda, la modella stavolta, risalendo
per consegnare a Leonardo il dipinto recuperato. Tornato nel laboratorio, entrò e disse
al Dottor Etman che l’esperimento era riuscito. In quel momento si accorse che Irene
non aveva partecipato alla sua avventura: era rimasta con il Dottor Etman e l’aveva aiutato con il computer (a volte il Dottore è un po’ imbranato con le nuove tecnologie).
Capitolo 4
Un giorno Federico stava giocando a calcio con i suoi compagni di scuola. Sapete... . A
volte Federico è un bambino normale e non sempre va a spasso nel tempo!!!
Ma... Indovinate un po’????!!!
Una macchina del tempo, sì avete sentito bene, una macchina del tempo con all’interno
dei robot catturò Federico e i suoi compagni con la sua luce accecante. Li catturò e li
portò nel 4500.
I robot persero di vista i ragazzi che scapparono e si ritrovarono in una stanza piena
di altri robot che si stavano preparando per entrare in campo.
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prosa
Gli uomini- macchina interrogarono i ragazzi sulla loro identità e loro si finsero calciatori famosi,anche se non lo erano.
I robot caddero nella trappola e gli diedero le divise con l’attrezzatura. Entrarono in
campo. Gli spettatori erano tutti robot e il campo non era un vero e proprio campo da
calcio.
Allora Federico disse: -In che squadra siamo?Un robot gli rispose :-Giochiamo con i Robottaris .
-OK!
Il campo era di metallo, pieno di lucette .
Ad un certo punto nell’aria si udì il fischietto dell’arbitro e la partita cominciò. Le porte
erano piccole in confronto ai robot ed era tutto super tecnologico.
Federico partì sulla fascia e stava per tirare ma il difensore gli prese la palla in un modo
incredibile per gli umani. Be’, in fondo erano dei robot!
La squadra avversaria ripartì all’attacco, tirò ma il portiere la bloccò senza problemi.
Alla fine la partita finì 2-0 per la squadra dei Robottaris.
I giocatori tornarono negli spogliatoi e i robot erano molto contenti per questa vittoria.
La squadra di Federico fu trasportata nella loro solita vita , a casa loro dove c’erano i
loro genitori ad aspettarli preoccupati. I bambini spiegarono ai genitori che si erano
persi la palla nel bosco e che, per cercarla, avevano perso la strada. Irene scrutò Federico
e gli disse sottovoce: - Questa volta te la sei cavata senza di me!!! Com’ è stato il viaggio?
Ma i bambini ogni giorno tornavano al campetto sperando di essere riportati nel futuro.
Capitolo 5
Un giorno Federico ed Irene tornarono nel ripostiglio e salirono di nuovo nella macchina del tempo del bisnonno.
Si ritrovarono in un posto strano, abbracciati ad un grosso tronco che vagava nelle
acque marine. Sopra di loro videro una grande nave. Dalla nave sbarcarono delle persone a recuperarli.
Sull’imbarcazione c' erano animali, in realtà mezzi uomini molto amichevoli, anche se
dall' apparenza non lo sembravano
affatto.
I due bambini fecero subito amicizia con quegli strani esseri.
Arrivati vicino a un' isola, buttarono l'ancora,e si accamparono.
Al risveglio la barca era sparita.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Videro uno strano drago che volando si stava portando via la barca.
Allora cercarono cibo, acqua e legna sull’isola.
Lungo la strada, dall'altra parte dell'isola, trovarono un pallidrago,una creatura mezzo
pellicano e mezzo drago:aveva due grandi ali e la punta della coda era palmata.
Appena l'animale li vede, si alzò in volo e urlò.
Il suo grido era acuto al punto che dalla terra uscì un serpente gigantesco. Allora gli
animali mezzi uomini sfoderarono delle spade affilatissime con cui attaccarono il serpente tagliandolo in due.
Ma il serpente si riprodusse. Quindi ora c' erano due serpenti giganti!
L'uomo tigre ne infilzò uno e il grosso rettile morì. Dopo una settimana Federico e Irene,
aiutati dai mezzi uomini, costruirono un a nave e tornarono in mare.
Durante il viaggio videro in lontananza una nave pirata che si dirigeva verso di loro.
Cercarono di evitarla ma era troppo veloce. Dovettero attaccare la nave dei pirati.
Proprio in quel momento una piovra gigante trascinò le due navi in mare aperto e per
un pelo i nostri amici si salvarono.
In quel momento i due bambini vennero risucchiati nel loro tempo.
Capitolo 6
Un altro giorno i due fratelli decisero di usare di nuovo la macchina del tempo per andare a visitare un Museo di storia. Vicino al museo c’era un centro commerciale. Irene,
che adorava lo shopping, decise di accompagnare il fratello per lasciarlo al museo e
andare per conto suo per negozi.
Gironzolando per il museo Federico vide una strana macchina. Intuì che si trattava di
una macchina del tempo perciò decise di chiamare la sorella per vivere con lei un’altra
delle loro avventure.
Quando Irene arrivò nella sala, con le mani occupate da almeno dieci buste piene di
chissà cosa (Federico aveva rinunciato ad impicciarsi degli acquisti di sua sorella), cominciò ad osservare la macchina da tutti i lati fino a quando salirono e spinsero un pulsante.
La macchina si accese e scomparvero dal museo. Dopo pochi secondi si ritrovarono di
nuovo nell’ era dei dinosauri. Era comprensibile, il museo da cui erano partiti era un
museo paleontologico!
Attraversarono una radura e videro una fila di negozi con molti dinosauri che entravano
ed uscivano con buste piene di abbigliamento e accessori vari. A prima vista sembrava
lo stesso centro commerciale descritto all’inizio della nostra storia. Irene ne approfittò
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prosa
subito per fare shopping.
Nel frattempo Federico chiamò la sorella e le disse di non pensare allo shopping ma a
tutto ciò che stava accadendo in quel momento.
Quando Irene si avvicinò al fratello, vide un dinosauro con la tuta da benzinaio. Anzi,
guardandosi intorno, i due ragazzi videro che tutti i dinosauri svolgevano il proprio mestiere. Pensarono subito che erano capitati in una città di dinosauri. Irene allora riprese
lo shopping e fece amicizia. Anche Federico si fece un po’ di amici. I dinosauri studiarono i due ragazzi e i due ragazzi studiarono i dinosauri.
Federico diede un’ occhiata all’ orologio e vide che si stava facendo tardi.
Allora corsero fino alla macchina del tempo, si imbarcarono, spinsero il pulsante e ritornarono nel museo.
Il giorno dopo Federico e Irene, ripensando alla storia della macchina del tempo, decisero di inventare un’ altra macchina.
I loro genitori però, sospettando che i loro “cuccioletti” stavano architettando qualcosa
di strano, piombarono nel ripostiglio e smontarono la macchina del tempo del bisnonno, rimuovendo tutti i componenti che potessero essere utilizzati per altri scopi.
Era la fine delle loro avventure!
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Vi ag g io
V G – Scuola “Alonzi”
ne
Capitolo 1
E
gli
abissi
ra successo tutto in un attimo: l’esplosione dell’aereo aveva provocato la
caduta di tre ragazzi che non si conoscevano.
Il primo si chiamava Alex, aveva undici anni e cadde sul ciglio di un cratere, precipitando al suo interno.
Il secondo si chiamava Willy e aveva dieci anni. Si fermò sul ciglio del cra-
tere e rimase immobile.
Il terzo si chiamava James e aveva dodici anni. Cadde sopra Willy e rotolarono insieme
fino all’imboccatura del cratere, precipitando così anche loro al suo interno.
Scoprirono ben presto di trovarsi in una grotta.
Poco dopo videro Alex, si accorsero di essere scampati ad un disastro aereo ed iniziarono il viaggio alla ricerca dell’uscita di quella grotta buia, calda e silenziosa, troppo silenziosa per i loro gusti.
Per fortuna Alex aveva con sé una torcia che la mattina, prima della partenza aveva rubato per scherzo a suo fratello maggiore, abile esploratore.
Così riuscì a fare strada nella grotta. Il clima si fece sempre più caldo e i tre ragazzi sco-
prirono che in realtà si trovavano dentro una baia scura e che, non si sa come, riuscivano
a respirare tranquillamente senza essere immersi nell’acqua.
Procedendo ancora si accorsero che la temperatura diveniva ancora più calda.
Mancava l’aria, stavano soffocando, quando notarono un passaggio tra due rocce. Si
spinsero oltre lo stretto passaggio e avvertirono subito un cambio improvviso di temperatura e di umidità.
Davanti a loro una parete di acqua monumentale si ergeva come una barriera invalicabile che incuteva molta paura.
“Terrore allo stato puro”, quella era la sensazione provata improvvisamente dai tre ragazzi che si guardarono atterriti.
In un angolo di quello strano ambiente, che assomigliava ad una camera iperbarica,
notarono uno strano mezzo di trasporto, a metà tra un trattore e un elicottero.
Alex esclamò:- Ma quello è il Nautilus!!
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prosa
-Il Nautilus!!!- esclamarono in coro i suoi due compagni di avventura.
Sembrava davvero il Nautilus descritto da Jules Verne nel suo libro più famoso che tutti
o quasi abbiamo letto durante l’adolescenza.
Si avvicinarono, aprirono la porta dello strano aggeggio, entrarono e spinsero il pulsante
di accensione.
Il “Nautilus” si avviò e iniziò ad avanzare verso l’enorme massa d’acqua verde-azzurra.
Il mezzo penetrò come un cucchiaino in un ammasso gelatinoso.
Lentamente, aggirando alghe, pesci, coralli e formazioni rocciose di ogni tipo, i tre ragazzi riemersero in superficie.
Sfruttando le correnti il “Nautilus” raggiunse la costa e depositò i ragazzi sulla spiaggia.
Da lì chiamarono i soccorsi. La stampa, avvisata dell’evento, si precipitò sui ragazzi e li
trasformò in tre eroi dei nostri giorni.
Chissà... forse Jules Verne vegliava su di loro!
Capitolo 2
Alex, dopo l’avventura con i suoi compagni improvvisati, era rimasto conquistato dai
viaggi, dalla notorietà, dalla sensazione di... importanza che aveva connotato la sua
esperienza con il Nautilus.
E’ lunedì mattina e il ragazzo si trovava all’aeroporto di Lampedusa,
pronto per affrontare un’altra missione affidatagli dal Governo italiano.
Stavolta si fa sul serio: doveva risolvere un caso misterioso.
Il miliardario Mc Dallas, appassionato archeologo, stava perdendo molti operai impegnati nella ricerca del palazzo di Cleopatra che, impauriti dal suo fantasma, abbandonavano l’area di scavo, vicino alla costa mediterranea.
Alex prese il primo pullman per l’aeroporto.
Durante il volo l’aereo venne colpito da un colpo di cannone che lo fece precipitare
fino in mare. Ci risiamo... pensò Alex. Provò un senso di deja vu, aveva letto questo termine in un libro e aveva appreso che voleva dire “già visto”.
Tutti i passeggeri si salvarono ma lui, sceso in acqua per primo, venne risucchiato da
un mulinello che lo trasportò davanti ad un antico palazzo, le cui fondamenta erano
completamente sommerse dall’acqua.
Per non affogare riemerse, prese aria e riprese a nuotare sott’acqua.
E così lo vide: era il fantasma di Cleopatra.
Dopo essere risalito in superficie, venne portato a riva da una barca della Guardia Costiera. A riva prese in affitto una macchina ed andò a conoscere Mc Dallas.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Il miliardario era un uomo magro e simpatico.
Subito dopo il miliardario lo accompagnò su una piattaforma da cui videro altri due
operai che scappavano dal sito archeologico.
Alex si immerse nell’acqua e rivide il fantasma, che si materializzava in seguito a particolari moti ondosi e a correnti sotterranee.
Lo seguì e vide che due criminali stavano recuperando molti tesori dalle fondamenta
sommerse del palazzo.
Alex decise di chiedere l’aiuto della Polizia. A sirene spiegate i poliziotti giunsero nel
cantiere e catturarono i criminali.
Ah! Dimenticavo... Il fantasma non era altro che un lenzuolo bianco finito incidentalmente sul fondale marino e rimasto attaccato alle formazioni rocciose in un modo inspiegabile che lo faceva sembrare un fantasma vero e proprio.
Capitolo 3
Un giorno d’estate Alex non aveva nulla da fare così decise di andare in spiaggia per
un bel bagno rinfrescante. La temperatura percepita doveva aggirarsi intorno ai 40
gradi, l’asfalto era rovente e in alcuni tratti aveva la consistenza fluida di un budino.
Prese la sua attrezzatura da sub (dopo tante avventure negli abissi non andava più in
spiaggia senza la sua attrezzatura!) ed entrò in acqua.
Nuotò placidamente fino a un miglio dalla costa perlustrando con la maschera i fondali.
Improvvisamente si ritrovò paralizzato dalla paura. Guardò meglio... sì, era proprio così,
aveva visto bene.
Con l’aiuto della bombola e delle pinne penetrò la barriera d’acqua e si ritrovò sul fondale marino.
Tutto intorno c’erano palazzi, strade, negozi frequentati da pesci di ogni genere che
entravano e uscivano da porte e finestre.
Ricordò di aver letto della leggenda di Atlantide, la città scomparsa e sommersa in seguito a qualche evento naturale, un terremoto, uno tsunami, non ricordava bene.
Prese la sua macchina fotografica subacquea e iniziò a scattare fotografie di ogni angolo
della città.
Era completamente affascinato: i palazzi erano antichi e decorati, le colonne erano sormontate da capitelli corinzi.
All’interno di un palazzo, non si sa come, c’erano degli affreschi che illustravano scene
di vita dell’epoca.
I personaggi vestivano “alla greca” ed erano rappresentati mentre svolgevano le loro
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prosa
faccende quotidiane. Alex continuò a scattare fotografie. Si girò e... ma chi sono quelli
là? Vide altri due sub che si stavano avvicinando lentamente alla città. Gli fece dei cenni
come per attirare la loro attenzione. Ma i due sub scomparvero presto dal suo campo
visivo. Un miraggio?!
Quando si accorse che la riserva di ossigeno della bombola stava per esaurirsi, tornò
indietro e riemerse.
Che avventura!
Avrebbe subito sviluppato le fotografie e... chissà. Forse aveva risolto uno dei misteri
più profondi e interessanti dell’antichità.
Atlantide non era più una leggenda ma una realtà.
Capitolo 4
Ciao a tutti! Siamo due esploratrici marine e ci chiamiamo Joel e Shakira. Stiamo per
partecipare ad un concorso che consiste nel trovare fossili mai trovati prima d’ora. Abbiamo come rivali Jenny e Giada.
Finalmente è arrivato il giorno della partenza!
Abbiamo scelto il nostro sottomarino, sembra proprio una balena!
Le nostre rivali lo hanno scelto a forma di tartaruga gigante. SI PARTE!!!!!!!!!!
-Che l’ avventura inizi!-dissero in coro Joel e Shakira.
Abbiamo iniziato le manovre di immersione e cerchiamo a tutti i costi di superare Jenny
e Giada.
- E’ meraviglioso qui in fondo al mare -disse Joel.
-E’ vero hai ragione sarebbe meglio vivere qui che in superficie!- rispose Shakira.
Ad un certo punto davanti a noi vedemmo una luce accecante e ci rendemmo
conto che era ATLANTIDE LA CITTA’ SOMMERSA!!!!!
Là ci accorgemmo della presenza di qualcuno. Ci avvicinammo con circospezione.
Notammo come dei flash di una macchina fotografica. Ci avvicinammo ancora e incontrammo un sub che stava documentando la scoperta. Il sub si accorse di noi e ci
fece dei cenni.
Altro che fossili! Lì c’era una vera e propria città sommersa! L’Atlantide delle leggende
che si raccontano ai bambini.
Alla nostra destra sentimmo però un canto melodioso. Ci dirigemmo in quella direzione
lasciando il sub alle sue fotografie. Forse era un reporter del National Geographic.
Seguimmo la melodia e, dopo un po’ di tempo, apparve una sirena che ci fece segno
di seguirla. Entrammo con lei nel palazzo di Poseidone.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
La melodia divenne una canzone “In fondo al mar...”.
Ci guardammo negli occhi attraverso le maschere. Allora quella non era una sirena: era
Ariel, LA SIRENETTA.
Eravamo capitate nel film d’animazione della Disney! Saremo potute tornare tra gli
umani?
Chissà se lassù, nel mondo civile, avrebbero riconosciuto nelle due sirenette amiche di
Ariel, Joel e Shakira, le famose esploratrici marine vincitrici del concorso dei fossili atlantici??!!
Conclusione
“La vita è un film o i film ci aiutano a rendercela migliore?”
Ai nostri lettori la risposta.
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