MRXI n COMUNE DI ROMA MUNICIPIO ROMA XI PREMIO LETTERARIO o “da piccoli lettori a… giovani scrittori” DEDICATO A LIDIA MICHELANGELI n settima edizione o o n n o o n n n Istituito dal 178°Circolo didattico D’Antona-Biagi con il Patrocinio del Municipio XI anno scolastico 2010-2011 nuova europa libreria MRXI COMUNE DI ROMA MUNICIPIO ROMA XI PREMIO LETTERARIO “da piccoli lettori a… giovani scrittori” DEDICATO A LIDIA MICHELANGELI settima edizione Istituito dal 178°Circolo didattico D’Antona-Biagi con il Patrocinio della Provincia di Roma e del Municipio XI Anno scolastico 2010-2011 nuova europa libreria Il progetto è stato realizzato con il contributo della Provincia di Roma e del Municipio Roma XI. Si ringraziano: il Dott. Marco Miccoli, Consigliere della Provincia di Roma, il Dott. Massimiliano Valeriani, Consigliere del Comune di Roma, il Dott. Andrea Catarci, Presidente del Municipio XI, la Dott.ssa Carla Di Veroli, Assessore alla cultura del Municipio XI e la Dott.ssa Valeria Baglio, Presidente del Consiglio del Municipio XI. Ai Dirigenti Scolastici del plessi coinvolti, ai membri della giuria, alle insegnanti e agli alunni che hanno prodotto le singole opere, vanno i ringraziamenti per aver reso possibile l’iniziativa. La presente pubblicazione stata realizzata da: Associazione Videoambiente e curata da Anna Rita Marocchi e Francesco Montin Amighini Sponsor: Nuova libreria europa – Centro Comm.le “I Granai” – Roma Design Sectio Stampa Riverpress Group Roma Maggio 2011. presentazione Il Premio letterario “Da piccoli lettori a... giovani scrittori” ha la finalità di sollecitare e valorizzare la scrittura creativa dei bambini, pubblicizzandone le opere nell’ambito della scuola e della famiglia. Il concorso, ideato ed organizzato dal 178° Circolo e giunto ormai alla 7°edizione, nasce come prosecuzione del Progetto Lettura che per anni è stato realizzato dagli insegnanti dell’istituto. L’obiettivo finale del Progetto ed ora del Concorso, era ed è quello di sviluppare nei bambini il piacere e la facilità nella lettura, tale che possa favorire non soltanto l’acquisizione di conoscenze, ma in particolar modo la comprensione del pensiero e delle esperienze di altri, per riportare ogni volta il bambino ed in futuro l’adulto ad un contatto più ricco e profondo con il proprio sé . E’ già quindi nella scuola primaria che il seme della lettura deve trovare l’humus adatto per svilupparsi, humus rappresentato dalle qualità didattiche ma anche dalla passione e dalla sensibilità del corpo docente, nell’ambito di una capacità trasmissiva del piacere della lettura tanto tecnica quanto empatica. E’ in quest’ottica che l’attività di scrittura creativa, intesa come forma di espressione personale, diventa parte integrante di un percorso didattico laboratoriale che, mirando al saper leggere ed al saper descrivere, si indirizza in sintesi al saper comunicare avendo sviluppato parallelamente capacità di ascolto/comprensione dell’altro e capacità di espressione del proprio sé. Pertanto la messa in campo di azioni didattiche quali la lettura espressiva ed animata di libri da parte dei docenti, il prestito e la lettura individuale nella biblioteca scolastica, gli incontri con gli autori di testi per i ragazzi, quali Roberto Piumini ed altri, la produzione individuale o di gruppo di testi originali di diverso tipo (racconti, fiabe, favole, sceneggiature teatrali, filastrocche, poesie) è diventata negli anni parte integrante della didattica quotidiana , dando così un’ impronta specifica al lavoro delle classi. L’idea del Premio Letterario risulta quindi come la “naturale evoluzione” di quanto espresso dalle risorse professionali dell’istituto, valorizzando i lavori svolti in ogni classe e portandoli all’esterno. Sin dallo scorso anno il Premio Letterario si è aperto al territorio, assumendo una dimensione (ed un’organizzazione) più ampia, ricercando l’obiettivo di condividere con altri Istituti l’esperienza, in un’ottica di confronto teso all’arricchimento professionale. 3 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Colgo l’occasione per ringraziare la maestra Maria Vitale che, in collaborazione con i responsabili dei Plessi, ha coordinato l’organizzazione del Premio, dalla preparazione del bando, alla convocazione della Commissione esaminatrice composta da dirigenti e docenti in pensione delle scuole coinvolte, alla manifestazione finale, ai rapporti con gli istituti partecipanti e con il Municipio XI. Un ringraziamento all’ Associazione Video Ambiente che, nella persona di Anna Rita Marocchi, ha consentito la realizzazione di questo volume. Un saluto va anche al Dott. Andrea Catarci, Presidente del Municipio XI, ed alle Dott.sse Di Veroli e Baglio, rispettivamente Assessore alla Cultura del Municipio XI e Presidente del Consiglio del Municipio XI ,che con il loro fattivo impegno hanno permesso di sopportare i costi organizzativi che l’apertura al territorio del “nostro” Concorso Letterario inevitabilmente ha comportato. Un ringraziamento particolare va infine alla Dott.ssa Valentini, “storica” Dirigente Scolastica del nostro Istituto, ideatrice dell’originario Progetto Letterario da cui il Premio Letterario di fatto è nato, ed attuale “integerrima” Presidente della Commissione Valutatrice. Il Dirigente Scolastico del 178°CD Prof. Franco Cavalieri 4 i saluti “Osa pensare! Abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza... La libertà di pensare è l’unico tesoro rimastoci in mezzo a tutte le imposizioni sociali.” E. Kant “Che cosa significa orientarsi nel pensiero”,1786 Che meraviglia! partecipare alla 7^ edizione del Premio letterario organizzato dal 178° Circolo didattico dell’XI Municipio. E con un numero di Scuole partecipanti sempre più grande! E’ bello leggere le Vostre composizioni e scoprire un sottile filo che lega gioco, fantasia e apprendimento. E’ come leggere un capolavoro! Per rendere più esplicito il mio incanto per le Vostre opere voglio qui ricordare un passaggio del grande film Disney: “Mary Poppins”, in cui la magica tata come primo compito ha quello di riordinare la cameretta dei bambini. E’ questa la grande occasione che lei ha per spiegare ai bambini che “con un poco di zucchero la pillola va giù” e il lavoro diventa un gioco... di magia!. Se è vero che “tutti possiamo essere creativi", io aggiungo "tutti possiamo essere scrittori creativi". Il Premio letterario “Da piccoli lettori a... giovani scrittori” è un esempio concreto e di grande eccellenza in cui il lavoro degli alunni apre la mente, rompe gli schemi, osserva 5 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” il mondo con occhi diversi. Questa sì che è scrittura creativa! Sono convinto che da questa straordinaria iniziativa verrà fuori la forza per continuare a crescere sulla stessa linea, trovando d’accordo le Istituzioni, perché oggi la dedizione di tutti gli alunni ed insegnanti ha regalato a tutti noi un sogno di qualità. Di fronte a tanto impegno voglio ringraziare Marco Miccoli Consigliere della Provincia di Roma, Andrea Catarci Presidente del Municipio Roma XI, Carla Di Veroli Assessore alla Cultura e Valeria Baglio Presidente del Consiglio Municipale, e quanti hanno impiegato tempo libero ed energie per la buona riuscita dell’evento. Massimiliano Valeriani Consigliere Comunale Comune di Roma 6 poesia introduzione Tutto è possibile nel regno della fantasia, dell’interiorità e dell’emozione! Ancora una volta il Concorso letterario “Da piccoli lettori... a grandi scrittori” ha utilizzato il gioco di fantasia per esaltare l’integrazione di copioni narrativi autentici e ha saputo ancor più valorizzare attraverso - il lavoro di squadra - quel processo evolutivo che permette ad ognuno di esprimere anche le emozioni complesse. Sapere che la scuola, le vostre scuole, gli insegnanti e voi bambini, ogni anno lavoriate con entusiasmo per partecipare a questa meravigliosa manifestazione, vuol dire essere intellettualmente dinamici, capaci di sostenere in qualsiasi momento un confronto culturalmente aperto. Amare la lettura, impegnarsi a scrivere, desiderare di suscitare emozioni nel pubblico e nella giuria, è la testimonianza di un grande progetto formativo e cognitivo che desidera arricchire il vostro percorso di crescita collettivo con un’esaltante esperienza socializzante. La scuola, dunque, non soltanto come luogo in cui si sta con il naso sui libri, ma anche come luogo di scambio culturale e di confronto teso a migliorare l’inserimento dei più giovani nel tessuto sociale che li circonda. Desidero ringraziare ognuno di Voi, perché anche quest’anno avete suscitato un momento “magico” di storie e poesia. Ci avete portato lontano da qui, in un luogo più a Nord o più a Sud, ma non importa dove. Avete saputo illuminare con le vostre menti la nostra fantasia. Valeria Baglio Presidente del Consiglio Municipale 7 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” vincitori premio letterario 2010-11 POESIA PICCOLI 1°PREMIO “La bandiera” II E 101°C.D. Don Filippo Rinaldi Motivazioni: idea originale, che riconoscendo alle bandiere la funzione del linguaggio non verbale,denso di messaggi immediati e chiari,ci porta in modo naturale nell’attualità dell’anniversario del 150°dell’ Unità d’ Italia. pag. 30 2°PREMIO “Piedi” - “Non ho niente da imparare” II B 178°C.D. D’Antona Biagi Motivazioni: le due composizioni, nella loro diversità di contenuto e stile, denotano un lavoro complesso e articolato sulla natura della poesia. Ritmo e vivacità della composizione “Piedi” ben si associano alla profondità delle riflessioni contenute in “ Non ho niente da imparare “. pag. 25, 26 3°PREMIO EX AEQUO “1,2,3“ II A 101°C.D. Don Filippo Rinaldi Motivazioni: i bambini trasformano i numeri in ritmo, musicalità e poesia, superandone il carattere rigido e immaginandoli come elementi di scoperta e di studio. pag. 23 “La nostra filastrocca” I E 101°C.D. Don Filippo Rinaldi Motivazioni: la classe si presenta, quartina dopo quartina, mettendo in rima caratteristiche e specificità di ciascuno. La filastrocca si snoda con ritmo musicale leggero e gioioso. pag. 21 Menzione speciale della giuria ai testi presentati dalla scuola materna “ Ranocchio Scarabocchio” Motivazioni: la nostalgia di ciò che i bambini lasciano nella Scuola dell’ Infanzia si intreccia con i timori e le speranze verso la scuola elementare con spontaneità e immediatezza. Il distacco è così elaborato e la crescita realizzata. 8 poesia vincitori premio letterario 2010-11 POESIA GRANDI 1°PREMIO EX AEQUO “Notte“ III C Scuola Malaspina Motivazioni: la trasposizione in versi di immagini e colori del dipinto di Mirò è di grande efficacia descrittiva e restituisce al lettore la percezione di un mondo fantastico e surreale. pag. 45 “La Notte stellata “ III A Scuola Malaspina Motivazioni: il testo poetico, che traspone in versi le immagini del dipinto di Van Gogh, è di grande efficacia descrittiva ed evocativa di emozioni. pag. 44 2°PREMIO Primavera in città “ I VA 178°C.D. D’Antona Biagi Motivazioni: i ritmi convulsi della vita cittadina fanno da contrappunto ai tempi immutabili che la natura rispetta anche in città, parlando a tutti noi attraverso un piccolo fiore. pag. 46 3°PREMIO “Persone” V A 178°C.D. Ferrari Motivazioni: il testo denso di contenuti,denota capacità riflessiva su temi “ importanti”. L’altro, rappresentato nelle diverse dimensioni dell’umanità, si confronta con i sogni e le speranze dei bambini. pag. 52 9 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” scheda tecnica del bando Il 178°Circolo Didattico D’Antona Biagi, con il patrocinio ed il contributo finanziario della Provincia di Roma e del Municipio XI del Comune di Roma ha bandito il Premio letterario “Da piccoli lettori a... giovani scrittori”, per l’A.S. 2010-2011. Il progetto prevede la creazione di un laboratorio di scrittura creativa, finalizzato alla produzione di opere di gruppo o di classe, in prosa o in poesia a tema libero. Al Concorso, che fa parte di un più ampio programma di iniziative culturali di Educazione alla Responsabilità Civile da condividere a livello territoriale, hanno aderito le scuole primarie di tre Municipi del Comune di Roma, ovvero: XI Municipio: 178°Circolo Didattico - plesso D’Antona- Biagi: IA, IB, IIB, IIC, IIIB, IVA, VA; plesso Ferrari: IB, IIA, IIIA, IIIB, IVA, VA, VB; plesso Raimondi: IIA, IIB, IIIA, IIIB, VA, VB, VC. I.C. Montezemolo - plesso “Padre Lais”:, IVA. VA. I.C. Via Pincherle - plesso “Malaspina”: IIIA, IIIB, IIIC. 45°Circolo Didattico D. Cesare Battisti: plesso “A. Alonzi” : IVE, VF, VG. X Municipio: 101°Circolo Didattico D. Filippo Rinaldi: IA, IB, IE, IIA, IIB, IIC, IID, IIE, IIIA, IIIC, VC. XV Municipio: 194°Circolo Didattico Via Massa Marittima - Arvalia: IIA, IIIB. Al concorso partecipano le classi I^ e II^ per la sezione Piccoli e le classi III^, IV^ e V^ per la sezione Grandi, per un totale di 44 classi ed un numero complessivo di circa 1.000 alunni. Il concorso prevede due categorie di opere: prosa e poesia, a tema libero. Ciascun gruppo classe partecipa presentando una sola opera realizzata esclusivamente da gruppo-classe. Le opere sono state prodotte a scuola con la sola guida dell’insegnante. I testi pervenuti sono stati vagliati da una giuria di esperti, formata da insegnanti in pensione delle scuole partecipanti, oltre a figure di provata competenza nei settori del teatro e della narrativa. La Commissione di valutazione è così composta: Stefania Valentini (Presidente), Anna Maria Marletta, Rita Caruso, Lidia Ancora, Letizia Mottola, Noris Bassi, Paola Conti, Anna Maria Siracusa, Maria Teresa Tozzi. La premiazione avrà luogo il 7 giugno il Complesso Scolastico Seraphicum - del Municipio Roma XI, Via del Serafico 1. I vincitori del Premio (6 per ogni sezione, 3 per la prosa e 3 per la poesia) riceveranno premi in libri. Sponsor premi: 10 nuova europa libreria – Centro Comm.le “I Granai”, Roma. p. Elenco delle cose che ci dispiacepoesia lasciare 12 alla scuola dell’Infanzia 14 Rima 16 sulla scuola elementare L’ombra Felicità è … 17 Il volo delle farfalle 19 L’albero dice … 20 La nostra filastrocca 21 1,2,3.… 23 poesie Piedi 25 Non ho niente da imparare 26 27 Filastroccando con gli animali e i fiori (raccolta) 30 La bandiera 32 Mare, che passione! 33 Primavera 34 Il gufo e l’ufo 35 Osservando: “Notte stellata sul Rodano” di Vincent Van Gogh 36 La primavera 37 Un 43 treno di parole (raccolta) La stanza 44 La notte stellata 45 Notte 46 Primavera in città 47 Raccolta di poesie classe 4^ A 50 Dentro di me 52 Persone 54 Raccolta di poesie classe 5^ A 56 Grazie, ITALIA “da piccoli lettori... a giovani scrittori” fuori concorso Elenco delle cose che ci dispiace lasciare alla scuola dell’Infanzia Le bambine e i bambini della Scuola dell’Infanzia Comunale “ranocchio scarabocchio sez. f-g I tavoli colorati e sedie. I giochi. La sabbia bianca. L’angolo dei travestimenti. L’angolo della pittura. I tappeti di tutti i colori per giocare per terra. Il nostro gioco dell’oca. Gli addobbi che facciamo noi che possiamo mettere in tutta la scuola. La fatina che abita nella torre del teatro della nostra scuola. La rondine dell’anima che ci apre e chiude tutti i cassetti delle emozioni. La cucina dove andiamo a fare i cuochi per davvero. Le maestre della scuola dell’Infanzia. Gli abbracci delle maestre se siamo tristi o ci siamo fatti male. I compagni che rimarranno alla scuola dell’Infanzia. Il maestro Andrea che ci fa ridere a teatro. Il maestro Vito e il maestro Fabio che ci fanno giocare in palestra. Tiziana la maestra di religione. I fratellini e le sorelline più piccole che resteranno alla scuola dell’Infanzia. 12 fuori concorso I nostri lavori appesi in giro. Gli spazzolini per lavarsi i denti dopo mangiato. I lavandini piccoli dei bagni con gli specchi colorati. I nostri water piccoli che non ci cadi dentro. I nostri contrassegni . Gli zainetti piccoli che non sono pesanti come quelli dei grandi. Il nostro giardino. La macchina del giardino che fa bruummm. Il nostro orto. Il laghetto con le rane che cantano a primavera. I girini che teniamo in classe. la scuola; tutta!!! 13 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” La scuola elementare può girare al mare Alla scuola elementare tutti noi possiamo andare Alla scuola elementare andiamo per studiare Alla scuola elementare andiamo per lavorare Alla scuola elementare andiamo per imparare do m ande i n r i m a Alla scuola elementare si può cantare ? Alla scuola elementare si può saltellare? Alla scuola elementare possiamo giocare? Alla scuola elementare ci possiamo annoiare? Alla scuola elementare ci possiamo pettinare ? Alla scuola elementare possiamo passeggiare ? Alla scuola elementare possiamo urlare? Alla scuola elementare possiamo mangiare? Alla scuola elementare ci possiamo un po’ riposare? Alla scuola elementare possiamo ballare ? Alla scuola elementare ci possiamo baciare? 14 a s u l el men t r e c a e o u l la s ri ma fuori concorso du b b i e c er t e z z e Alla scuola elementare non ci si può arrampicare Alla scuola elementare non dobbiamo strillare Alla scuola elementare non ci dobbiamo menare Alla scuola elementare non ci possiamo lamentare 15 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” L’OMBRA Classe I B – Scuola “D’Antona-Biagi” L’ombra è una nebbia nera, che a volte fa paura. Si attacca ad ogni cosa, poi cambia forma e diventa un fantasma. Cammina leggera Classe I A – Scuola “D’Antona-Biagi” e può passare attraverso i muri. Di notte non si ferma mai L’ombra e non si fa toccare. è la parte riflessa di noi, L’ombra è preziosa, è quello che abbiamo dentro. E’ la nostra migliore amica, è nostra sorella. Quando stai da solo ci puoi giocare, o ti può consolare quando ti senti solo. E’ sempre con te, tutti i giorni. L’ombra segue i nostri movimenti, è nostra gemella. E’ ovunque perché è figlia del sole. Al buio fa paura, la notte si arrampica sugli alberi poi si sparge su tutte le cose. E’ misteriosa e circola nelle case. E’ nera, è meglio che non la tocchi altrimenti ti morde! 16 è parte di noi. Viaggia sempre con noi, nei momenti belli e in quelli brutti. Quando siamo tristi, ci consola; quando siamo felici, balla insieme a noi. L’ombra è ovunque: si nasconde, ci insegue si muove come noi. L’ombra non ha voce: silenziosa, ci ascolta e, a volte, ci fa gli scherzi. Al sole si fa vedere, gioca sempre con noi e non ci abbandona mai. L’ombra è la nostra più cara amica. poesia felicità è Classe I B – Scuola “Rinaldi” fare una torta di mele con mamma, quando torniamo dal parco. [martina) nuotare libera in mezzo al mare azzurro, il sabato d’estate. [alessandra b.) correre in bici al parco ,la domenica pomeriggio, insieme ai miei amici e sentire il vento in faccia. [francesca e maria) giocare con papà , mamma e la mia sorellina, a casa. [emanuele b.) nuotare nell’acqua della piscina e sentirmi libero. [francesco f.) quando esco da scuola, giocare con papà a calcio nel parco. [giulio e francesco f.) aiutare mamma in cucina a fare un dolce, con papà ed anche con la mia sorellina. [daniele f.) andare al parco in bici da solo, mentre papà mi guarda. [giacomo) fare una torre di biscotti con i miei migliori amici in cucina, quando finiamo di fare i compiti. [lorenzo g.) giocare insieme a mia cugina arianna con le bambole nella mia c ameretta, quando non c’è scuola. [alessandra g.) 17 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” passeggiare in bicicletta nel parco con mamma, papà e Giordano e pranzare sul prato. [ginevra) stare a letto con mia sorella Viola, il sabato e la domenica mattina e giocare mentre ci riposiamo. [daniele m.) giocare con le mie tre sorelline a farci i tatuaggi. [ludovica) scivolare sulla neve morbida con mamma, papà e i miei amici. [marco m.) giocare con le carte a “uno” nella mia cameretta insieme a mamma. [francesco m.) mangiare i biscotti con papà in cucina dopo aver fatto i compiti. [marco p.) andare in bicicletta al parco. [emanuele p.) raccontare le storie a papà e mamma sul lettone, quando ci riposiamo il sabato pomeriggio. [valeria) giocare sul divano col mio cagnolino Billy. [alice) giocare con la fantasia a Peter Pan e ai pirati in giardino, insieme ai nostri compagni di scuola, durante la ricreazione. [giulia e francesco c.) addormentarsi sereni e sicuri che domani ci aspetteranno altre magiche avventure... [lorenzo r. e federico) 18 poesia I l v o lo de lle far fa lle Classe I A – Scuola “Don Filippo Rinaldi” Come un piccolo bruco ognuno è arrivato e tante cose abbiamo imparato. Le letterine nessuno conosceva: A E I O U segreti, ormai, non ci sono più. A come l’amicizia che ci ha abbracciato, E come l’entusiasmo che ci ha baciato, I come l’interesse che ci ha risvegliato, O come l’ottimismo che ci ha incoraggiato, U come l’unione che ci ha rinforzato. Amicizia, Entusiasmo, Interesse, Ottimismo, Unione gli ingredienti giusti che fanno di ognuno un campione. I piccoli bruchi si sono trasformati e delle magiche farfalle son diventati. Le farfalle voleranno verso la libertà e per sempre vivranno con felicità. 19 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” , L albero dice... Classe I B – Scuola “Ferrari” Soffia, soffia il vento l’albero è scontento le foglie in aria gridano: “Suvvia andiamo tutte in armonia.” Ora che è spogliato, anche un po’ gelato guarda severo un povero e pallido cielo. Ma un giorno scoppiò un caldo sole, “Mi fai grande onore, grazie di tutto cuore”. Così brillarono felici le foglioline, come agili e lucide manine. Poi però l’albero dice : “Che calore! Mi viene un gran sudore! Posso farvi un gran favore, facendo l’ ombrellone con il mio chiomone. Tutti noi. 20 poesia La NoStRa FiLaStRoCcA m classe I E – Scuola “Don Filippo Rinaldi” Siamo un gruppo di bambini belli, svegli, birichini tutti i giorni ci vediamo perché a scuola insieme andiamo. Siamo tanti, siam ventuno ecco un verso per ciascuno per cercare di spiegare e ogni bimbo raccontare. Gabriele F. è un gran tesoro Chiara ha un cuore proprio d’oro, Marco di tutto s’interessa Giulia è una piccola principessa. Ludovica è brava nel disegno Gabriele B. è grande per l’impegno, Jasmin è sempre pronta ad aiutare Angela ogni regola sa rispettare. 21 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” C’è Virginia, brava in matematica Al Fahad un fulmine in grammatica, m Tarun è sempre in movimento Lorenzo V. con le parole è un gran portento. Silvia è dolce e delicata, Sara lavora tutta la giornata, Francesco D. è un campione in palestra Francesco S. rende felice la maestra. La filastrocca non è terminata: c’è ancora Flavia, bambina educata l’attenta Diletta che ama studiare e Federica che vuole imparare. Roberto legge libri in quantità, Lorenzo T. è amico di tutti con facilità: noi insieme tanta strada faremo e il nostro cammino sarà sempre sereno. 22 poesia 1, 2, 3…. a Classe II A – Scuola “Don Filippo Rinaldi” La partenza comincia da zero questo vale per il mondo intero. Arriva l’uno tutto stralunato e si mangia un cioccolato con il due fa amicizia si succhia pure una liquirizia spavaldo arriva il tre con tutta l’aria di un re il quattro e il cinque in sordina fanno insieme una partitina il sei come un canguro si avvia verso il sette che ha un bel paio di basette l’otto indossa un bel panciotto il nove sale su un carretto e porta a spasso il grande dieci che ha finito di mangiare pasta e ceci dopo il dieci ci son le decine son simpatiche e carine venti, trenta, quaranta, cinquanta 23 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” a quanta gente in piazza canta! Sessanta soldatini son per voi cari bambini e a voi bambine belle settanta caramelle “ottanta” voglia di giocare non si scrive così!!! Voglio scherzare! La paura fa novanta tutti insieme ora qui si canta! Col cento finisce la filastrocca un po’ monella un po’ sciocca ci siam voluti divertire, ma adesso è ora di stare a sentire: chi con i numeri vuole giocare uno scienziato può diventare a per ora siamo alle prese con i problemini contiamo avanti torniamo indietro poi useremo anche il metro voleremo coi numeri all’infinito e il grande mondo sol con un dito esploreremo sul nostro PC pieno di numeri anche lì! Evviva dunque la matematica un grosso urrà per l’informatica! 24 a poesia Piedi Classe II B – Scuola “D’Antona-Biagi” Piedi che ridono dentro alle scarpe nuove. Piedi accoccolati dentro alle scarpe vecchie. Piedi che camminano, saltano, corrono, galoppano, calciano, battono, strusciano e giocano. Piedi puzzolenti e piccoli, lunghi e corti, bianchi e neri, lisci e ruvidi. Piedi con i calli, piedi a collo alto, con le cipolle e con le bolle. Piedi che crescono con noi ed ogni giorno ci accompagnano. 25 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Non ho niente da imparare Classe II B – Scuola “D’Antona-Biagi” Da te che disboschi e fai franare le montagne. Da te che inquini i laghi, i mari, i fiumi. Da te che scrivi sui muri e sporchi la città. u Da te che non raccogli la cacca del tuo cane. Da te che picchi gli animali o li lasci per strada prima delle tue vacanze. Da te che parli senza ascoltare. Da te che parcheggi in tripla fila e passi con il rosso. Da te che fai tutte queste cose, anche se sono piccolo, non ho niente da imparare. 26 poesia e Filastroccando con gli animali e i fiori Classe II A – Scuola “Scuola Ferrari” LA TALPA CLEMENTINA La talpa Clementina b andò in cartoleria a comprare un bigliettino per l’amica Rosalia, ma bene non vedeva r e nulla comprò. Andò dall’oculista, gli occhiali indossò e finalmente il bigliettino comprò, per il compleanno dell’ amica Rosalia. Riprese così il sospeso lavoro, naturalmente aiutata dall’ amica Rosalia: scavare una nuova galleria. L’APE Ape , apina, A C che lavori dalla sera alla mattina, tanto utile tu sei 27 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” e forse non lo sia, m ma il miele che ci dai piace a tutti noi. Però dai, qualche volta, fermati e riposa all’ ombra della tua amica e profumata rosa. b b LA FARFALLA Farfalla, farfallina colorata, b che voli sempre sulla rosa profumata. Ogni tanto fermati e riposa e poi riprendi i tuoi amati voli, non prima di aver salutato i tuoi amici fiori. J IL PESCIOLINO p Pesciolino colorato, che rincorri e cavalchi Sembri un bimbo s le onde del mare agitato. che si diverte a cavalcare, 28 poesia il cavallino della giostra che continua a girare. g IL FIORELLINO Fiorellino profumato che orni l’erba del prato, con i tuoi bei colori attiri: le api, le farfalle e anche tutti noi. b LA MARGHERITINA Modesta e gentile margheritina, sei anche detta pratolina, perché ami il verde dei prati e fiorisci in ogni tempo, ma in primavera specialmente: i prati, le pianure e le colline riempi di bianche e piccole stelline. a 29 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” LA BANDIERA II E – Scuola “Don Filippo Rinaldi” n Nessuno di noi sa, il perché della Bandiera, se è nata colorata oppure bianca e nera, nessuno di noi sa, a cosa può servire, ma quando in aria sventola, i popoli può unire. Così ci siamo detti, perché non ci proviamo? a Prendiamo carta e penna, e in prosa lo scriviamo, a tre, quattro domande, in fretta abbiam risposto, e questo è il risultato, del pensiero nostro … S allo stadio si usa per esultare, quando fa goal la squadra del tuo cuore, nelle gare di moto o di motori, si usa quella, a scacchi bianchi e neri, sulle spiagge di tutto il nostro mare, se è rossa, sai che il bagno non puoi fare, se per arrenderti il coraggio manca, puoi sventolare la bandiera bianca, 30 S poesia w anche noi in Italia, abbiamo una bandiera, è verde, bianca e rossa e la gente ne va fiera, oggi festeggiamo, la sua natività, W i 150 anni di unione e libertà. 31 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Mare, che passione! II B – Scuola “Don Filippo Rinaldi” Oh, che bello andare al mare Con un tuffo, tutti a nuotare. Già le pinne e la maschera ho preparato Con le bibite, i panini e il secchiello fiorato. Sotto gli ombrelloni colorati I miei amici son tutti arrivati. Evviva corriamo a giocare J Con la paletta iniziamo a scavare Un bel castello costruiamo Orsù dunque iniziamo! Ora il bagno dobbiamo fare E’ ora di correre al mare J Con quel matto di Sandrone Corro incontro al cavallone. Rido, rido a crepapelle Ripensando alle frittelle Di quella matta di mia sorella Così finisce nella bocca a scodella L’acqua del mare a catinella. Mare, mare che passione L’acqua salata è una delusione La giornata divertente È stata infin deludente! 32 poesia Primavera II C – Scuola “Don Filippo Rinaldi” Maestra,maestra,guarda,guarda!” Grida la bimba con tono festoso, la farfalla su un fiore s’attarda, quasi come se in quel vociare gioioso, volesse far ammirare le sue ali distese, S posata su una gialla margherita, accorrono i bambini con mani tese, ma la farfalla vola sfiorando le dita. Tra i campi di fiori variopinti, piedini corrono veloci,si attardano, riprendono la corsa,dal desiderio spinti di godere quell’aria tiepida e giocano. Lanciano la palla che nell’erba si nasconde. Bambole coperte di profumati fiori. Il giorno serenità nel cuore infonde. Si gioca,si grida all’aperto,fuori. Le rondini volano posandosi sotto i tetti, Il sole riscalda la terra infreddolita . È primavera. Non più giorni e freddi letti: In ognuno di noi si risveglia la vita! 33 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Il gufo e l’ufo II D – Scuola “Don Filippo Rinaldi” Un giorno un gufo Vide un ufo. Il gufo si spaventò E l’ufo si fermò. Dall’ufo scese un alieno Che era tutto nero. Poi l’alieno se ne andò E il gufo ritornò. g 34 b poesia V Osservando: “notte stellata sul Rodano” di Vincent Van Gogh V III C – Scuola “Don Filippo Rinaldi” V V V In una notte buia nell’immenso cielo gonfio di blu, V brillano stelle incantate, come lucciole affaccendate V sparse nel mondo. In lontananza da un piccolo paese arrivano luci accese V che colorano il mare. Tutto è buio laggiù Un cielo malato. Con i pensieri vai Un cielo e un mare. e non torni mai più. Tanta tristezza. Non c’è niente di buono. Una grande stanchezza. Non c’è niente di……. male. Infinita malinconia Tante stelle rilucenti. I pensieri ti portan via. Sembra che nel cielo si levino lamenti. Due figure grigie e scure. Là son mille le paure. V La son mille le sventure E di più che devo dire? Questo quadro fa rabbrividire!!!! 35 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” La primavera III A – Scuola “Don Filippo Rinaldi” A Primavera ci son tanti fiori colorati gialli, rossi, rosa e striati, tante piante germogliate che dan frutti e marmellate. Gli uccellini appena nati dai nidi son volati. Gli animali son felici e fan festa con gli amici. I bambini tutti allegri fan girotondi nei prati profumati. …E quel sol di Primavera giallo, rosso, rosa e striato a mezza sera è come ascoltare una chimera che con il suo canto ci innamora e il cuore di Noi Bimbi l’animo rischiara. 36 a poesia un_treno_di_parole [Raccolta di poesie e filastrocche] III A – Scuola “Antonio Raimondi” COS’E’ LA POESIA? Un treno che viaggia nella mia testa E i vagoni sono pieni di parole. V COS’E’ LA FANTASIA? La fantasia è un palazzo, una scarpa, una sfera ma non è una cosa vera. La fantasia la uso per giocare, per vestirmi, per mangiare perché è naturale. La fantasia è una favola colorata, semplice come un tondo, la fantasia è... il Mondo 37 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” IL SOGNO Ho visto un treno senza freno che ha rotto un ombrello trovato in un castello. Ho visto un pinguino insieme ad un bambino. Oh mio dottore! È colpa dell’amore??? Queste cose le dico con felicità. Non sono bugie ma la mia sincerità! LA MUSICA È... Amicizia Una bambina pellerossa canta la canzone della sua terra. Altri bambini cantano felici la canzone della loro terra. Un concerto di bambini che fanno sentire la loro canzone ad altri bambini di altre terre. Gioia Vedo persone che sanno cantare, cantano in un prato e sono felici per i suoni che hanno creato. Anche il tempo è felice la nuvola non si arrabbia il sole splende come una luce Non piove E non c’è neanche una pozzanghera piccola come una briciola. 38 poesia Pace RICORDI D’ESTATE... Qualcuno sta cacciando, Mi ricordo, ma un villaggio canta intorno al fuoco quando le conchiglie erano appuntite e invita il cacciatore e si frantumavano sotto i miei piedi. che smette di cacciare: è la PACE. Mi ricordo, quando sentivo le onde che si rompevano sotto l’acqua circostante. Mi ricordo, quando l’estate è piena di ricordi, ricordi sempre belli che non si consumano mai. Mi ricordo, quando i pesci nuotavano liberi. IL MARE Mi ricordo tutti gli amici che ho conosciuto, Il mare è speciale e misterioso. È azzurro e profondo Bellissimo con le sue amabili conchiglie. gli aquiloni nel cielo, i ristoranti e le luci. Tutti ricordi fantastici. Tante di quelle cose belle. Il mare di sera Ma non riesco a capire perché quei sogni è il ricordo delle vacanze con la mia famiglia. non si possono rifare. Viva il mare! , 39 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” ESTATE L’estate deve ancora arrivare Viva l’estate, viva l’inverno spuntano fiori vicino al mare Tutte le stagioni sono un modello con la barchetta vado a remare con cui ci faccio un bel castello per vedere i fiori sbocciare. marcondinodinodello. Quando i fiori vedo sbocciare Ecco qui la filastrocca dell’estate un’armonia mi sento entrare. che mi schiocca nel cervello. w il carnevale!!!!!! La magia del carnevale Tu prendi una stella filante e mettila nel cielo. E’ il carnevale! Il carnevale è passato. Ogni scherzo se n’è andato. Poi apri una stella Niente frappe e dolciumi da mangiare. per giocare. Né festicciole da festeggiare. E questo è il carnevale! Ma dopo il carnevale Prova a guardare, qualcosa di vero c’è, apri le ali e sentirai qualcosa di magico. E’ il carnevale! 40 Sorpresa un’altra sorpresa ci aspetta, con fiori da annusare e frutti da mangiare. È la primavera, che la gioia di vivere, rivela S poesia Strani animali... e altro Siamo tantisiam ventunoSi IL DELFINO Il mio delfino è molto carino. Ha qualche difficoltà, per questo sta sempre qua. Non entra mai nella mia stanza perché si trova sempre in vacanza. Il mio delfino è molto calmo, ma stasera andrà ad un ballo, indosserà un maglione con sopra scritto il nome: il mio delfino è simpatico ma anche molto fanatico. IL PESCE PALLA 1 Negli abissi del mare un pesce che rimbalza incontrare potrai. È il “pesce palla” , se lo tocchi ti pungerai: ahi, ahi, ahi, ahi!!! Ma non ti devi scoraggiare. È divertente vederlo danzare. IL PESCE PALLA 2 Se trovi una palla in fondo al mare è un pesce palla da salvare è impigliato ad una rete quella da calcio? Goal !!!!!!!! 41 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” d IL PULCINO NASCOSTO IL POLLAIO Il pulcino si è nascosto sotto il letto Che simpatica scenetta vicino al tetto. Sopra la casa di Lucia d il pulcino vola via. d nel pollaio di Elisabetta -coccodì coccodè- Il pulcino se ne va canta il pulcino bebè. e la storia finisce qua. Ma Elisabetta se ne è andata. d d E’ forse sulla strada? E’ in un prato di Praga? Ma no! E’ nel pollaio di nonno fornaio. IL QUADRIFOGLIO Il quadrifoglio è una pianta magica. Se ci sono tre foglie d hai solo tre voglie. Se ci sono quattro foglie hai solo quattro voglie. Se ti spunta nel giardino la fortuna ti è vicino. Se non trovi il quadrifoglio….. la fortuna è in un trifoglio. FILASTROCCA Nel pollaio di Lisetta c’è un bue che cinguetta. La gallina rosa e bianca nell’aia zampetta. Il maiale nella stalla Il topo dentro casa annusa una rosa. Il cane nella vasca un bagnetto allegro fa, mentre nel mare una balena canta questa strana cantilena. 42 poesia La stanza III B – Scuola “Alessandro Malaspina” Tana protettiva, come uno scudo ci proteggi e ci accogli sicura e confortante. Il giorno ti rende più bella, con mille colori splendi come una stella, per ritornare la notte rifugio pauroso, s ma con i sogni diventi giocoso. 43 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” La notte stellata III A – Scuola “Alessandro Malaspina” Stelle, vortici di luce, si rincorrono nel cielo buio. Il vento arrabbiato urla alle nuvole. La luna, gialla lanterna, splende su case e monti illuminati d’azzurro. Un altissimo cipresso accarezza le stelle e allontana le ombre della notte donando tranquillità al paese addormentato. 44 poesia Notte III C – Scuola “Alessandro Malaspina” La notte è fatta di note musicali silenziose, di sogni fatti di fili di stelle. La notte è un sole nero col cappello di arlecchino, è un ragno-girandola che danza e suona. La luna è fatta di occhi misteriosi, di giganti che si nutrono di sogni di fiori-razzo che esplodono colori. La notte è una luna col berretto in testa è un sole bicolore che vola via è un volo d’uccelli nella fantasia. 45 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Primavera in città IV A – Scuola “D’Antona-Biagi” CC Frettolosi passanti, distratti…. Sbocciano I fiori sbocciano! Macchine in fila, semaforo giallo rosso, verde… Piccolo fiorellino, desolato, sbocciato fra mattoni, da là rimira uccelli e palazzoni…. Margherite rivestono i prati Alberi lievi bisbigliano: - Bussano alla porta, senti la primavera col suo respiro semplice! Metti il vestito nuovo e balla fino a sera! Tutto rinasce nel silenzio dell’alba e sole e cielo azzurro sono oggi e saranno anche domani. 46 C poesia Tratto da: Raccolta di poesie IV A – Scuola “Padre Lais” IL FIORE Quel fiore stava lì, immobile, tutto colorato di mille colori. Quando lo guardo vedo in lui la primavera. Mi guarda mi fissa con gran dispiacere. È unico nell’ immenso prato verde. Sopra di lui splende l’arcobaleno. Lo riguardo e lui mi chiede di portarlo via via dalla sua casa. Lo colgo con dispiacere e lo ripianto poco più in là. Adesso lui è contento e sta con i suoi familiari. È speciale quel fiore : quando sono dispiaciuta lo guardo e il mio cuore si riempie di gioia. 47 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” IL MIO ANGELO CUSTODE Questa bambina è un angelo. Dolce e tenera Come un amico Che ti sta nel cuore. Un semplice sorriso di quest’angelo Allontana tutti i pensieri brutti Di cui subito ti dimentichi. Basta vederla E ti passa tutto Come se riaggiustasse Sbagli mancati Delusioni Che poi spariscono Nel cielo stellato. Ti aiuta sempre Ti puoi sempre confidare Perché lei è una stella cadente me. Un giorno brilleremo nel cielo Come due stelle E illumineremo I paesi più poveri. “Io starò là sempre a proteggerli Che non smette mai di viaggiare Come ha sempre fatto E dare una mano La mia anima gemella”. A persone che non ce la fanno. Quanta tenerezza trasmette quest’angelo Che brilla nel tuo cuore. Io non lo dimenticherò mai Il mio angelo custode 48 Perché lei è un’altra poesia IL SORRISO C’è una cosa che non puoi provare sentire o gustare ma è una cosa che certo puoi apprezzare. E’ un semplice sorriso che ti accarezza il viso, di un amico sincero, un amico vero. Basta un semplice sorriso per far felice qualcuno, per passare dalle lacrime alla gioia. Chi ha il dono di un sorriso, di un semplice sorriso, lo doni a chi non sa donarlo. Per esprimere tepore, tenerezza, dolcezza, amore, basta fare un sorriso e donare il proprio cuore. Senza un sorriso la vita non ha senso: persone tristi per le strade che passeggiano malinconiche. Donare un sorriso costa poco, ma dà tanto a chi lo riceve. 49 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Dentro di me V C – Scuola “Don Filippo Rinaldi” Passeggio solitario lungo la spiaggia... mi diletto osservando le mie orme e contando le conchiglie che l’acqua sfiora, saluta e abbandona. Sono solo con me stesso e penso... sentimenti contrastanti, onde che si rincorrono, si agitano e si accavallano nella mia mente. Osservo il tramonto... quella palla di fuoco che si immerge all’orizzonte mi cattura e un forte sentimento mi pervade, è l’amore per il creato, per la vita che vedo intorno. Il cielo, il mare, il sole, una cornice perfetta, per il quadro in cui mi trovo. Poi all’improvviso nelle orecchie risuonano le notizie del telegiornale... 50 m poesia Dove sono andate a finire tutte le mie sicurezze? Ho una disperata paura del domani... come bolle di sapone i progetti si dileguano. Questa piacevole solitudine che mi faceva compagnia adesso mi terrorizza... voglio tornare a casa. Mi giro e allungo i miei passi. Lo stesso percorso di prima non è più lo stesso, sembra non finire mai... l’ansia mi opprime, il panico s’impossessa del mio corpo. Finalmente da lontano scorgo il viale con gli alberi, le palazzine in fila ordinata e il mio cancello verde. Mi rassicuro. Sono tranquillo. Sono tornato a casa. Forse non dirò quello che ho pensato, quello che ho provato, quello che ho temuto, ma, di sicuro, abbraccerò i miei cari e questa sera la solita minestra, sarà più saporita. Sul mio volto un muto sorriso parlerà più di tante parole. Incomprensibile, forse, per gli altri, ma non per me. m era questa mattina ed io facevo colazione, tranquillo nella mia stanza, con il solito cornetto tra le mani e sul tavolo un fumante caffelatte in attesa di essere consumato. E così, in un istante, riemergono le immagini di quelle barche gremite di uomini, di quei bambini, con gli occhi grandi, di quelle madri attonite senza speranze. Allora, un senso di inquietudine forte e intenso, attraversa la mia mente... non ho più certezze, mi sento perso, il futuro è appannato, non ha strada. Prima mi sembrava di volare, ora i piedi sprofondano nella sabbia... 51 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Persone V A – Scuola “Ferrari” Persone mai incontrate che da lontano sono arrivate in cerca di una vita migliore in cui realizzare i sogni del cuore. Persone scomparse in guerra per portare la libertà alla propria Terra che hanno lottato con onore per conquistare un futuro migliore. Persone come tante che fanno qualcosa d’importante che con la loro generosità aiutano le persone in difficoltà. Persone oppresse che per un’idea sbagliata sono state sottomesse che hanno avuto la forza di reagire per costruire un nuovo avvenire. 52 FnFnF poesia Persone che meritano ammirazione che resistono alla distruzione di una Natura ormai arrabbiata con gli uomini che l’hanno disturbata. Persone piccole come me che vedono nel futuro un mondo più sicuro che hanno ancora voglia di sognare e tanti desideri da realizzare. FnFnFnFnFnFn 53 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Tratto da: Raccolta di poesie V A – Scuola “Padre Lais” I TUOI OCCHI: NONNA Guardo i tuoi occhi Sempre più belli Celesti come il mare Celesti come il cielo. Mettono speranza Donano amore Danno coraggio E più li guardo E più me ne innamoro. Quando son triste I tuoi occhi mi consolano I tuoi occhi mi restituiscono il sorriso Cara nonna, Anche se adesso sei vecchietta I tuoi occhi sono sempre sinceri. 54 poesia IL MIO AMICO PIANOFORTE Quando ero piccolo avevo sognato che un giorno avrei creato una musica leggera che scaldasse il cuore, Il LIBRO Quel libro adorato viene posato viene ritirato e poi comprato viene letto dalla gente che facesse rivivere la primavera nei momenti di dolore. Adesso son grande, mi hanno regalato un pianoforte tutto dorato! Con lui mi sfogo, esprimo le mie emozioni che stanno lì dentro il mio cuore e ciò che non riesco a dire in parole lo esprimo con le mie canzoni. che vuole aprirsi la mente. Il computer che è protetto è invidioso del libretto. Il libretto lo consola e il computer si innamora. 55 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” GRAZIE, ITALIA V B – Scuola “Ferrari” Grazie Italia,per tutto quello che ci dai... Il colore del mare racconta le ricche leggende, della tua storica vita, famosa e onorevole . Grazie per la natura più preziosa di ogni rarità. Le tue isole affascinanti e scintillanti, ornate dai diamanti delle acque. Grazie,Italia per tutto quello che ci dai... le cime che risplendono di piccoli ghiacciai bianchi come le nuvole. Anche le lacrime per la tua terra infranta diventano dolce nostalgia per i tuoi Fratelli. Grazie,Italia per tutto quello che ci dai... per le tue prelibate vivande che spesso hanno i colori della tua bandiera... la nonna che impasta e mi chiama... profumo di pane nell’aria... lontano da qui... non posso! 56 graz i e Ita li a poesia Tratto da: Raccolta di poesie V B – Scuola “Raimondi” ADDIO ALL'ANNO Ciao ciao amico affezionato tanti saluti all'anno passato ecco, infine, arrivato d'inverno il tuo ultimissimo giorno, mezzanotte la vedo, é già qua, e, dopo, un altro anno sarà! LA NUVOLA BIRBONA Una nuvola birbona quando non dorme suona, soffia forte il suo trombone per chiamare il solleone che arriva da lontano con un raggio ancora in mano, una gran scompigliatura e nel cuore tanta paura. Svelto allora si nasconde con la nuvola si confonde sbircia il sole da lassù e al mondo fa "cucù!" 57 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” a FILASTROCCA PER LE MAESTRE Le maestre corrono leste prima a manca poi a destra, e se inizia la lezione non ammettono distrazione. Tra dettati, temi e verbi tirano fuori i loro proverbi "LA LEZIONE NON HO STUDIATO LE ORECCHIE D'ASINO MI SONO TROVATO". Sono severe e dolce assieme qualche volta divertenti, ma non farle mai adirare evitando di studiare, faccio il compito puntuale studio tutto da manuale. E così farò felici maestre, mamme e anche gli amici!! 58 poesia L’Amicizia V A – Scuola “Raimondi” L'amicizia è come un fiore, se ben curata fiorirà, se lasciata da parte pian piano svanirà. Tanti giorni abbiamo trascorso insieme e altre avventure cercheremo altrove. Saluti e abbracci ci daremo ma nello sguardo un solo desiderio: che l'amicizia rimanga tra noi. Ci teniamo per mano e vicini ascoltiamo il sussurro della felicità e per magia il ricordo dei nostri anni trascorsi insieme riaffiorirà. 59 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” prosa vincitori premio letterario 2010-11 PROSA PICCOLI 1°PREMIO “Il rotozoo” II C 178°C.D. D’Antona Biagi Motivazioni: Il testo si caratterizza per l’originalità dell’ambientazione e dei personaggi. La storia si snoda in modo leggero e divertente, pur affrontando tematiche importanti come quelle della diversità e dell’amicizia. Pregevole per l’attenta ricerca delle parole e per la costruzione delle soluzioni. pag. 64 2°PREMIO “Luca e la magica avventura“ II A 194°C.D. Arvalia Motivazioni: Luca, un fastidioso chiacchierone, diventa il protagonista di una magica avventura che l’aiuta a riscoprire l’affetto dei genitori. Testo scorrevole che evidenzia una buona capacità narrativa. pag. 66 3°PREMIO “Il lupetto e gli altri amici del bosco“ II B 178°C.D. Raimondi Motivazioni: Testo ingenuo che proietta sul mondo animale la paura e i desideri dei bambini. Le sensazioni olfattive guidano i passi del protagonista e lo salvano, caratterizzando in modo originale la storia. pag. 69 60 poesia vincitori premio letterario 2010-11 PROSA GRANDI 1°PREMIO “Quando gli animali parlavano“ III A C.D. 178°Ferrari Motivazioni: Il linguaggio lirico dà corpo ad una favola in cui si sintetizza la storia del pianeta e dell’umanità. Notevoli la struttura compositiva e l’accurata ricerca dei termini. pag. 82 2°PREMIO EX AEQUO “Il linguaggio condiviso“ III B 178°C.D. D’Antona Biagi Motivazioni: Il racconto si snoda affrontando problemi reali (mancanza di lavoro, immigrazione, integrazione) ed inserendoli in tempi e luoghi irreali. Belle immagini introducono una soluzione dei problemi fiduciosa e serena pag. 71 “Il 5 birichino“ IV E Scuola Alonzi Motivazioni: Il testo presenta situazioni quotidiane di vita scolastica ed elementi surreali e fantastici, intrecciati in modo armonioso. I dialoghi conferiscono vivacità e brillantezza al racconto. pag. 88 3°PREMIO “Un’ avventura preistorica “ III B 178°C.D. Raimondi Motivazioni: Il racconto, ricco di episodi che si sviluppano in modo coerente, riesce a rappresentare speranze, desideri e paure del mondo infantile, sentimenti immutati dal tempo preistorico fino ai nostri giorni. pag. 76 61 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” 62 . poesia . . . p. 64 66 68 69 71 Il rotozoo Luca e la magica avventura Una storia fanta…scientifica Il lupetto e gli altri amici del bosco Il linguaggio condiviso prosa 73 L'orso e la danza della pioggia Bing-Bang: l’orologio dispettoso 75 76 Un’avventura preistorica 82 Quando gli animali parlavano 83 Un meraviglioso intervallo 88 Il cinque birichino 90 Il libro segreto di Elisa 97 Sbullo-nati: bulli non si nasce 108 Un viaggio nel tempo 114 Viaggio negli abissi 63 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Il Rotozoo II C – Scuola “D’antona-Biagi” era una volta, in un mondo molto lontano dal pianeta Terra, alcuni C’ animali molto strani. Loro erano dotati di poteri magici e avevano un aspetto a noi sconosciuto, simile alla forma di un rotolo. Questi bizzarri animali vivevano in una specie di zoo chiamato Rotozoo. Era uno zoo diverso dagli altri: gli animali erano liberi, non erano rinchiusi in gabbie e non avevano padroni. Nel Rotozoo i rotoanimali vivevano felici e tranquilli. Tutti avevano una caratteristica in comune: si muovevano rotolando. C'erano i Cangurò che giocavano sempre a “rotosaltelli” nell'acqua di uno stagno. Le Covagatte che rotolavano tutto il giorno alla ricerca di un posticino confortevole per covare dei piccoli rotoli, morbidi come il pelo dei gatti. I Pavonroti, le Rotofoche e i Toporoti, invece, si allennavano spesso nel gioco del “rotopalla”. Il gioco del rotopalla era una importante tradizione nel Rotozoo, infatti, ogni mese si disputava una partita. Alcune volte si giocava anche per risolvere i problemi della comunità. Un giorno, durante una partita, all'improvviso spuntò dalla chioma di un albero un misterioso e strano animale, dall'aspetto per metà simile ad una tigre e per l'altra identica ad una scimmia. Il suo nome era Ticscim. Un essere talmente dispettoso che appena vide la palla ci si avventò contro e la bucò con i suoi lunghi e pungenti artigli, e disse: << Sono tornato!!.... ticsc ticsc ticsc...>> Tutti i rotoanimali rimasero a bocca aperta. Da sempre avevano sentito parlare della leggenda di uno strano essere rinchiuso in una fortezza sui monti del rotozoo, ma mai avrebbero immagito che potesse esistere veramente. A questo punto un pavonroto prese coraggio e, gridando come un forsennato, chiese al Ticscim: << Perchè ci hai bucato la palla? >> << Questo è solo uno stupido gioco!>> rispose arrabbiatissimo il Ticscim e buttando la palla nello stagno continuò: << per anni ho desidederato avere una palla e amici con i cui giocare, ma nessuno ha mai voluto giocare con me perchè dicevano che ero troppo diverso da loro e facevo paura, mi prendevano in giro dicendomi “tu sei un animale a metà”.>> E così dicendo il Ticscim se ne andò. Da quel giorno ogni mese durante la partita il dispettoso animale arrivava all'improvviso e ogni volta bucava la palla, rovinando il divertimento ai rotoanimali. 64 prosa Gli animali del rotozoo erano esausti di quella situazione: la loro più importante tradizione era in pericolo! Era arrivato il momento di escogitare un piano. Pensarono per giorni...e una sera una Covagatta cominciò a ridere a crepapelle dicendo: << ho covato un' idea troppo divertente: organizziamo una rotopartita con tantissimi palloni, prendiamo tutte quelle a disposizione nel Rotozoo e giochiamo contemporaneamente con tutte le palle come per incanto! Così voglio vedere se il Ticscim riuscirà a bucarle tutte! >> Tutti i rotoanimali accettarono con grande entusiasmo la covaidea e si misero subito a cercare più palle possibili. Arrivò il giorno dell'importante partita e in campo c'erano talmente tanti palloni che sembrava che piovessero dal cielo. Ad un certo punto arrivò, come al solito, il Ticscim che però, nonostante gli sforzi, non riuscì a bucare tutte quelle palle e così iniziò a sentirsi poco bene, non capiva più niente, gli sembrava di impazzire, gli girava la testa, perchè tutti rotolavano, animali e palle. Fu così che iniziò anche lui a rotolare su se stesso, proprio come una trottola gridando: << Che forza, che gran divertimento, wow non mi sono mai divertito così tanto in vita mia!!>> E così dicendo cominciò a colpire le palle con la testa. Tutti rimasero divertiti da quella visione e iniziarono a giocare come lui, passandosi la palla con la testa. Nel rotozoo tutti sembravano essere diventati grandi amici del bizzarro animale. Alla fine il Ticscim ringraziò i rotoanimali e disse: << Oggi voi mi avete fatto capire che non bisogna necessariamente essere uguali per essere amici, ma è importante accettare il fatto che siamo tutti diversi, ognuno di noi ha le proprie caratteristiche e qualità, e io ho le mie!!! >> I rotoanimali furono contentissimi di sentire quelle parole; un Cangurò piccolino si emozionò e con una lacrimuccia sul muso disse: << Evviva il ticscim, nostro inseparabile amico!!!>> E fu così che il Ticscim da quel giorno divenne un rotoanimale del Rotozoo, non fu più dispettoso e in breve tempo ebbe il titolo di miglior giocatore di rotopalla. 65 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Luca e la magica avventura U II A – Scuola “Arvalia” n bel giorno di sole Luca e la sua famiglia decisero di partire per il mare e di starci una settimana. Luca aveva dieci anni e gli piaceva tantissimo nuotare nel mare, ma aveva paura dei granchi. Luca aveva un buon carattere, era piuttosto bravo a scuola anche se era un po’ birichino perché parlava sempre. Parlava con i suoi amici, parlava con i genitori, con gli zii, con le maestre, con i cugini, con le sorelle….. insomma non smetteva di parlare mai, per nessun motivo. Partirono di lunedì mattina con la macchina e Luca dentro la macchina parlava…...parlava, parlava. Appena arrivati, il papà e la mamma di Luca avevano le orecchie rosse come il peperoncino e dissero subito :<<SMETTILA SUBITO!>>. Luca si offese perché non sapeva che gli stava dando fastidio, anzi pensava che gli piacessero i suoi racconti; veloce come un razzo, scappò sulla spiaggia e... continuava a parlare. Mentre correva tutto solo e dispiaciuto, Luca guardò per terra e vide un bracciale che si illuminava come una lampadina che sta per fulminarsi, allungò la mano ed il bracciale si aggrappò al suo polso. Luca si spaventò moltissimo e cercò di toglierlo in tutti i modi ma non ci riuscì. <<Ahia che male!!! Quanto stringe questo bracciale!>> disse Luca. Mentre urlava di dolore, si accorse che stava fluttuando nell’aria sempre più in alto e che riusciva a capire cosa stavano dicendo i gabbiani: stavano parlando di lui! Luca si sentiva molto spaventato, ma ad un certo punto si abbassò fino a toccare il mare e vide la RAZZA, il suo nemico peggiore con il suo aiutante il GRANCHIO. La razza vanitosa che avrebbe voluto volare ma non poteva, cercò di graffiare con la sua lunga coda Luca, ma colpì il bracciale e tutti i suoi poteri magici svanirono. Luca cascò nell’acqua gelida e profonda, era tremante e impaurito, ma si ricordò che sapeva nuotare, aveva preso il decimo brevetto nella piscina “LISCA”. Cominciò a nuotare come un pesce, ma stava per stancarsi quando arrivò un delfino che lo fece salire in groppa. Il delfino stava nuotando tranquillamente quando gli cadde sul muso qualcosa di strano: era il bracciale. Il delfino aveva sentito le urla di Luca e lo capiva anche! Infatti il bracciale magico faceva capire tutti i linguaggi. Il delfino salutò Luca e si presentò<<Ciao, io sono Titino e voglio salvarti>>. Luca fu molto sorpreso di capire le 66 prosa parole di Titino, ma poi vide il bracciale e capì tutto. Titino portò Luca fino alla riva e decisero di fare a metà del bracciale perché ormai erano amici. Luca sulla spiaggia vide i suoi genitori molto preoccupati perché non lo avevano visto per tanto tempo. Luca non disse nulla del bracciale perché pensava che i suoi genitori non gli avrebbero creduto. I genitori gli chiesero: << Ma perché non parli più?>> Luca capì che i genitori si erano preoccupati e che quindi gli volevano bene, anche se non sempre i genitori volevano ascoltare quello che diceva lui. Si abbracciarono tutti e Luca non parlò più così tanto perché ora poteva parlare con gli animali. Luca, mentre era in macchina, al ritorno in città, raccontò tutto ai genitori e loro gli credettero perché gli volevano veramente tanto bene. 67 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Una storia fanta… scientifica II A – Scuola “Scuola Raimondi” apetta Violetta e il calabrone Nasone si incontrano in un bosco fio- L’ rito. Si salutano con le zampette, si presentano, si guardano e fra loro fu subito un colpo di fulmine. L’apetta ogni giorno va dal calabrone, giocano insieme, volano nel bosco, si rincorrono, fanno le gare di volo e nell’aria si sente il loro ronzio; si fanno gli scherzetti, giocano a nascondino e a volte si prendono in giro. Nasone dice a Violetta: <<Sei tutta a strisce gialle e nere e le tue antenne sono grosse!>>. <<Senti chi parla, quello tutto nero con un vocione che mi stordisce!>> Risponde Violetta, ma poi tutto finisce con un bel sorriso! Passano i giorni e Nasone vuole fidanzarsi con Violetta anche se sa che sono di due specie diverse. Così un giorno decide di andare dall’Ape regina per chiedere la mano di Violetta. La regina accetta Nasone e l’accoglie nell’alveare perché scopre che anche Violetta è innamorata di lui. Violetta e Nasone si sposano e vivono felici e contenti nell’alveare per tutta la vita. Ah! Nasone divenne il generale delle api sentinella e fece un’ottima guardia al suo alveare e alle sue amiche api. 68 prosa Il lupetto e gli altri amici del bosco II B – Scuola “Scuola Raimondi” era una volta un lupetto che viveva nel bosco con la mamma, il papà C’ e i suoi fratellini nella tana di famiglia. Un giorno il lupetto uscì dalla tana di famiglia e da solo s’incamminò nel bosco che prima di quel momento non aveva mai visto perché gli era stato vietato dai genitori perché molto pericoloso. Camminando incontrò un branco di lupi e li trovo tanti amici ma molti di quelli erano i figli del capobranco, un enorme lupo sempre affamato il quale per saziare la sua fame cerco di ucciderlo per poi mangiarlo, ma subito un lupo un po’ più grande di lui intervenne, liberandolo dalle zanne del capobranco. Il lupetto per lo spavento scappò, però non si accorse di aver sbagliato strada e camminando camminando iniziò a ad aver paura di non trovare mai più la strada di casa, ma ad un certo punto spuntò fuori uno scoiattolo che gli chiese:- Perché sei così spaventato? Il lupetto gli raccontò quello che gli era successo dall’inizio… lo scoiattolo sentendo quella storia si commosse e gli rispose:- Non preoccuparti, ti svelerò un segreto, cioè quello di riconoscere gli odori così potrai riconoscere l’odore della strada di casa tua e potrai ritornare dalla tua famiglia. Il trucco stava nel chiudere gli occhi e pen- sare alla tana di famiglia intensamente, in quel modo il lupetto avrebbe ricordato anche l’odore della sua tana… ma per fare quello doveva concentrarsi senza aver paura. Il lupetto seguì il consiglio ma dopo tre giorni di cammino insistente si ricordò che il padre gli aveva detto che in caso di difficoltà avrebbe dovuto farsi coraggio ed affrontare qualsiasi cosa senza paura. Il povero lupetto non mangiava ormai da tre giorni ed era molto debole…quando da un cespuglio vide uscire una piccola lepre; subito si nascose ad aspettare che la lepre gli passasse davanti e quando si fece vicina vicina a lui, il lupetto balzò velocemente e l’afferrò e la mangiò. Dopo aver ripreso le forze l’unico pensiero del lupetto era quello di ritrovare la sua adorata tana e i suoi genitori. Il lupetto aveva affrontato tante avventure pericolose rischiando anche di morire. Finalmente dopo tanto cammino l’odore familiare che conosceva benissimo si fece sempre più intenso provocando in lui una sensazione di gioia che lo spinse a ritrovare la giusta via e in seguito alla sua tanto adorata tana. Quando arrivò trovò solo i suoi fratelli perché la mamma e il papà erano andati a cercarlo nel bosco. Allora il lupetto con i suoi fratelli 69 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” aspettarono nella tana i loro genitori e quando questi ritornando a casa stanchi e tristi sentirono l’odore del loro figlioletto sempre più forte capirono subito che il loro figlioletto era tornato a casa, così si misero a correre verso casa e ad un certo punto da lontano riconobbero il lupetto nella loro tana, lo abbracciarono forte forte . Da quel giorno non si separarono mai più e vissero felici nel bosco. 70 prosa Il linguaggio condiviso III B – Scuola “D’Antona-Biagi” F uxor è un pianeta della costellazione BiAlfa12, che è stato colpito dall’avvicinamento di un buco nero, che ha causato frequenti scosse galattiche che hanno distrutto gran parte del pianeta. - Ma perché dobbiamo partire? Perché devo lasciare i miei amici, la casa e tutte le persone a cui voglio bene?!- urlò disperato il piccolo Soto. - Dispiace anche a noi fare questo trasloco, però dobbiamo farlo- rispose dolcemente la mamma – Te l’ho già spiegato: è necessario per il mio lavoro e quello di tuo padre, non c’è altra scelta, qui non c’è più niente per noi! Ma questo Soto lo sapeva bene... ricordava infatti come gli abitanti di Fuxor, i fuxiani, con molto impegno, fatica, coraggio e pazienza, avevano ricostruito gran parte del pianeta; lui stesso con i suoi amici e i loro genitori si erano dati tanto da fare, ma purtroppo non c’era lavoro e molte famiglie erano state costrette ad andarsene, a lasciare il pianeta. <Sbarabum!!> Soto, perso nei suoi pensieri, andò a sbattere contro la carrozzeria della Buli Lu (la loro auto spaziale). -Soto che fai?! Sali sulla macchina, dobbiamo partire! Dopo un viaggio lungo e nauseante, a causa delle enormi curve per evitare il buco nero che tuttora era ancora vicino al pianeta, arrivarono finalmente alla loro meta: il pianeta Tula Tan. Tutto sembrava così diverso, brutto, strano... -Che razza di pianeta è questo?- protestò Soto –Voglio ritornare a casa miaaa! Il giorno dopo Soto fu messo subito a dura prova: dovette andare a scuola. Si ritrovò in mezzo a bambini diversi da lui: avevano solamente due occhi, non avevano mani e piedi palmati ma li avevano sottili e al posto della pinna in testa, c’erano dei ciuffi colorati. In classe si sentiva isolato in mezzo ai nuovi compagni, non aveva nessun amico con cui comunicare. -Zzzcrff zxxck?- gli diceva un compagno. E poi la maestra che lo fissava, gli sorrideva e cercava di farsi capire, ma lui sentiva solo suoni senza senso... “Ma che cosa stanno dicendo” pensava Soto “Voglio tornare a casa...subito!” Dopo un po’ di tempo la maestra disse qualcosa, tutti si alzarono e un bambino lo prese per mano, ma subito Soto la ritrasse: la mano del compagno era così sottile e viscida... -Frrt ndu sziz? Frrt sziz!- insistette con lui il compagno. 71 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” “Che cosa vuole da me? Io non gli ho fatto niente!” diceva tra sé e sé il povero Soto. Poi, seguendoli si ritrovò in un posto splendido, non credeva ai suoi occhi: alberi con chiome colorate e uccellini cinguettanti, prati verdi, profumo di fiori freschi, soffioni volanti, un arcobaleno di petali di fiori dai colori accesi che attraversava tutto il giardino e terminava in uno stagno con leggere ninfee e rane allegre e saltellanti... Una pallonata in faccia lo fece riportare alla realtà: i compagni stavano giocando a calcio e... ridevano... RIDEVANO!! Come lui, come i suoi amici fuxiani, come gli abitanti del suo pianeta... Finalmente qualcosa che capiva anche lui, che non gli era estraneo. Soto non se ne accorse ma il suo viso era cambiato: era più rilassato, sollevato e aveva sempre più voglia di giocare anche lui ma... non sapeva come chiederlo. Allora andò incontro al pallone e tirò! I compagni lo fissarono sbalorditi poi, dopo un minuto in cui erano rimasti fermi come statue per la sorpresa, gli passarono la palla e... Soto, molto agitato, corse smarcando tutti i compagni: voleva fare bella figura con un magnifico, strabiliante gol. Così tirò un calcio fortissimo, così forte che la palla atterrò nello stagno dove una rana, scambiando il pallone per una ninfea, ci saltellò sopra ma, scivolando la fece schizzare in aria fino alla rete: era goal! Uno a zero per le rane. A Soto venne da ridere ma si trattenne; poi vide che i suoi compagni stavano già ridendo allora si lasciò andare anche lui. E risero tutti quanti assieme... Poi continuarono la partita e finalmente Soto riuscì a sentirsi parte della squadra. Intanto la maestra li guardava da lontano e sorrideva. All’uscita di scuola la mamma era molto preoccupata per Soto perché credeva che avesse pianto durante la giornata. Già per lei era stato difficile socializzare con i nuovi colleghi al lavoro, figurarsi per Soto che non voleva neppure lasciare il suo pianeta! Ma poi la mamma lo vide uscire: stava ridendo contento con i suoi nuovi amici: “Finalmente qualcosa va dritto oggi!” pensò la mamma sollevata. Soto le andò incontro dicendo:-Mamma, mamma la giornata non è andata tanto male, non ho pianto... a scuola ho imparato a comunicare in una nuova lingua: non con le parole ma con le risate e il gioco! Restiamo qua, non ti preoccupare, puoi stare tranquilla; ho voglia di conoscere questi nuovi amici, sono pronto per il secondo giorno di scuola e sono pronto ad una nuova vita. - Bene, ne sono veramente contenta – disse la mamma facendo l’occhiolino alla maestra che le sorrise felicemente. 72 prosa L’orso e la danza della pioggia III B – Scuola “Ferrari” una volta un orso che viveva nella foresta. La foresta era illuminata C’ dal sole, piena di cespugli, di erba odorosa e di tanti animali contenti. In inverno, quando faceva molto freddo, gli animali si rifugiavano in grotte calde; in estate passeggiavano tranquilli e quando faceva molto caldo si riparavano all’ombra degli alberi. In questa foresta l’orso , che era veramente un “orso “solitario e scontroso, ci viveva bene , anche se a volte era difficile trovare cibo; per questo qualche volta si era avvicinato alla città con il pericolo di farsi vedere dagli uomini che spesso temono chi è diverso da loro e lo combattono. La sua compagna era un’orsa. Lei era stata travolta dalle acque del torrente mentre cercava di pescare e lui l’aveva salvata. Da allora era rimasta con lui: lui le aveva insegnato a pescare, lei gli aveva insegnato a ballare insieme agli altri. Il guardiano della foresta era uno scoiattolo che aveva una pelliccia folta con macchie bianche, una grande coda molto arruffata ed una barbetta marroncina e quindi si capiva che era molto vecchio. Un brutto giorno lo scoiattolo, un po’ guardiano un po’ mago, disse all’orso che girava un cacciatore in cerca di animali da pelliccia per vendere le loro pelli. Il cacciatore aveva un fucile a ripetizione molto preciso che non lasciava scampo a nessun animale, quindi presto tutti gli abitanti della foresta sarebbero finiti nel negozio di pellicce in città. Il cacciatore per raggiungere il suo scopo, oltre al fucile aveva disseminato il bosco di tante trappole. Le trappole erano state nascoste bene dietro le rocce, sotto le foglie, tra i cespugli e perfino tra i rami degli alberi. Molti animali erano già stati catturati e nella foresta non si sentiva più il ritmo del ballo degli orsi , ma le grida di aiuto degli animali. Lo scoiattolo, un po’ guardiano e un po’ mago, diede all’orso un ramoscello magico che poteva risolvere molti problemi. Quella sera l’orso sentì il richiamo della sua amica, la cercò nel bosco e la trovò intrappolata. Con il ramoscello magico toccò il ferro della trappola che si trasformò in un esercito di formiche e l’orsa si liberò. Quando arrivò il cacciatore, le formiche erano infuriate e quindi lo pizzicarono ai piedi. Il cacciatore dolorante andò a cercare le altre trappole, ma tutte si erano trasformate in formicai e non trovò animali prigionieri. 73 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Il cacciatore pensò allora ad un altro modo di catturare gli animali: al centro della foresta accese un fuoco disposto a bruciarla tutta per stanare gli animali ed avere le loro pellicce. L’orso e la sua amica ferita, avevano girato per tutta la foresta e ora non ce la facevano più ad affrontare questo nuovo problema. L’orso ricordò di avere il ramoscello magico: lo agitò, lo scosse, lo batté, ma niente: magie non ne faceva più! I due erano ormai senza speranza, stanchi e anche un po’ feriti. Pensarono allora di fare insieme un ultimo ballo per finire in bellezza. Andarono nel luogo della foresta dove avevano danzato felici ed iniziarono a ballare: alzarono le spalle, mossero i piedi, fecero un giro su se stessi, fecero una piroetta, atterrarono in cerchio, fecero il girotondo, poi alzarono le mani e le agitarono. Piano piano iniziò a piovere. Prima qualche goccia, poi una pioggia torrenziale : stavano ballando la danza della pioggia. La pioggia spense il fuoco e ricaricò il ramoscello magico; così il cacciatore fu trasformato in un topastro che scappò via e tutti gli animali vissero ancora felici e tranquilli nella loro foresta. 74 prosa Big-Bang: l’orologio dispettoso III B – Scuola “Arvalia” U n giorno, tanto tempo fa nella scuola “Violatanz” durante la lezione di matematica, mentre svolgevamo la verifica sulle divisioni, Easy guardò l’orologio: un sole dai colori dell’arcobaleno che rendeva le pareti della nostra classe variopinte. Aveva le lancette snelle e di color oro che facevano “Big bang”. Easy si accorse che l’orologio girava lentamente, chiamò la seria Siria e le sussurrò all’orecchio:-Oh Siria guarda sono ancora le 9:00 ma dovrebbe essere già mezzogiorno!!! La maestra sentì chiacchierare e urlò:-Silenzio! O vi metterò 4!-. Si sentì una cantilena:Baaaaaaaang-biiiiiiiing,Baaaaaaaaaaaang-biiiiiiiiin … La maestra balzò in piedi , i suoi capelli erano dritti,sembrava proprio la dea Medusa. Agitava violentemente le mani come tifosi allo stadio, il suo corpo si muoveva a ritmo di una Murga. La maestra rimproverò Easy e Siria dicendo loro che se non avessero smesso di canticchiare le avrebbe sbattute fuori a suon di big-bang sul popò. Le nostre compagne chiesero scusa alla maestra e le dissero: - Maestra non prendertela con noi è stato l’orologio!!! -. La maestra si avvicinò all’orologio , lo prese in mano e lo mostrò alla classe. Le lancette si unirono , si abbassarono e ci fecero una linguaccia , noi scoppiammo in una buffa risata. La maestra meravigliata girò l’orologio verso di sé e vide che era arrivata l’ora di ritirare tutte le verifiche: le sistemò ordinatamente sulla cattedra e portò la classe a mensa. Lì si accorsero che erano scesi almeno con un’ora di anticipo. Tornando in classe la maestra notò che le verifiche erano già corrette e si stupì. Su ogni scheda trovò una scia luminosa dei colori dell’arcobaleno. Si voltò verso l’orologio e vide che era tutto imbrattato, capì che la classe era stata sincera. L’orologio si guardò ebbe un attimo di paura mentre le sue lancette giravano all’impazzata. La maestra guardò i bambini con un’occhiata complice, fece l’occhiolino all’orologio e tutti risero a crepapelle. Da quel momento il tempo a scuola trascorse meravigliosamente. 75 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Un’avventura preistorica III B – Scuola “Raimondi” C Circa 200.000 anni fa, in qualche posto dell’Europa Centrale in cui il ghiaccio dell’ultima era glaciale cominciava a sciogliersi, viveva una tribù di uomini di Neanderthal. “Mamma, perché non posso andare anch’io a caccia con Nak?” Chiese arrabbiata Zuma. “Perché sei ancora troppo piccola ed è pericoloso.” Rispose la mamma. Zuma aveva infatti solo nove anni, ma era molto impaziente. Voleva dimostrare di essere coraggiosa come suo fratello Nak, che aveva tredici anni e stava iniziando a partecipare alle attività dei cacciatori. Aveva trascorso la giornata a raccogliere bacche, lumache e frutti di ogni genere con le donne della tribù, nei punti in cui c’era meno ghiaccio, ma ora era proprio stufa di aspettare! Non vedeva l’ora che tornasse suo fratello per farsi raccontare tutto. Finalmente vide da lontano un gruppo di uomini che si avvicinava e subito gridò: “Evviva ! Sono arrivati!” Zuma cominciò a correre, vide Nak e si gettò tra le sue braccia. “Cosa avete fatto?” “Abbiamo catturato un mammut! È stato fantastico! Però Zac è stato ucciso.” Non era la prima volta che Nak e Zuma vedevano morire qualcuno: era piuttosto facile che accadesse a quei tempi. Quella sera stessa, dopo aver sepolto il cacciatore e aver consumato una parte della carne del mammut che avevano catturato, tutta la tribù si riunì intorno al fuoco e, quando uno degli adulti stava per cominciare a raccontare la giornata di caccia, all’improvviso si sentì un terribile ruggito che sembrava provenire dalle montagne poco distanti. Già da qualche tempo succedeva la stessa cosa ogni notte. La prima volta che l’avevano sentito, tutta la tribù si era spaventata a morte: i bambini avevano cominciato 76 prosa a piangere, le donne si erano rifugiate con loro nelle caverne e gli uomini, impugnate le armi, si erano preparati a difendersi. Ma quella notte nessuno era venuto per affrontarli. Si erano ormai abituati a sentire quel ruggito e non avevano ancora capito di quale animale si trattasse. Si strinsero l’uno vicino all’altro, chiudendo gli occhi e sperando che finisse presto. Qualche minuto dopo il capo tribù cominciò a parlare: “Dobbiamo stare in allerta, perché stanotte la belva terribile sembra più vicina, potrebbe attaccarci presto. Zarek, hai notato anche tu che gli animali da cacciare sono diminuiti?” “Sì Inik, ho visto meno buoi muschiati, pochi bisonti e anche alci e mammut sembrano essere di meno.” “Questo significa che la belva spaventa anche loro. Se continua così dovremo prepararci a spostare l’accampamento per seguire gli animali, altrimenti fra un po’ di tempo non avremo più cibo.” “Ma siamo sicuri che sia un animale?”Disse un cacciatore. “No. Potrebbe essere quella Montagna Sputafuoco1di cui parlavano gli antenati, che si sveglia quando Madre Terra si infuria con gli uomini. Forse è troppo tempo che siamo fermi in questo posto e le abbiamo portato via troppe ricchezze.” La discussione andò avanti ancora un po’, poi il capo tribù sciolse la riunione e tutti andarono a dormire. Nak chiamò il suo amico Kun, che era stato a caccia con lui e gli disse: “Tu credi alla storia della Montagna Sputafuoco?” “No, per me è soltanto un animale che non abbiamo mai visto.” Rispose Kun. “Che ne pensi di partire per catturarlo?” “Io e te da soli? Forte!” “Allora ci vediamo all’alba davanti al Grande Albero. Ricordati di prendere le ami e un bastone di fuoco2.” 1 Montagna Sputafuoco: vulcano. 2 Bastone di fuoco: torcia. 77 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” All’ora stabilita, i due ragazzi si incamminarono nella direzione da cui proveniva il ruggito, ma non si accorsero di Zuma che, nascondendosi tra i cespugli, li stava seguendo. “Dovunque andranno, io li seguirò, perché sono coraggiosa come loro!” Zuma non pensò affatto ai pericoli che avrebbe corso. “Starò lontana da loro solo fino a quando non saremo abbastanza lontani dall’accampamento.” Continuò a camminare seguendoli da lontano fino a sera. Quando calò la notte, si trovò in una foresta buia: dovunque guardasse vedeva gli occhi rossi dei pipistrelli, che suo padre le aveva mostrato anni prima e sentiva versi di animali e rumori di ogni tipo. Cominciò a scappare e mentre correva vide una piccola caverna. Entrò pensando che lì avrebbe trovato suo fratello e Kun. Una volta dentro, sentì muoversi qualcuno nel buio e chiamò: “Nak ! Kun! Sono qui!” Immediatamente si sentì un forte ruggito: era una tigre dai denti a sciabola! “Aiuto! AAAHHHHH!” Zuma scappò e, mentre correva, raccolse dei sassi perché aveva un piano: arrampicarsi su un albero e colpire la tigre. Così fece. Nel frattempo Nak e Kun, che si erano rifugiati in una caverna poco distante per trascorrere la notte, si svegliarono di colpo con il ruggito di una tigre e le urla di qualcuno: subito presero le armi e andarono a vedere cosa fosse successo. Seguendo le grida, cominciarono a correre e, dopo pochi minuti, videro una tigre che aspettava sotto un albero: alzarono gli occhi e si accorsero che un’ombra stava lanciando dei sassi alla tigre. Guardarono meglio e gridarono: “Ma è Zuma!” Disse Kun. “Che ci fai qui?”Chiese Nak. “Vi ho seguito. Volevo venire con voi per far vedere a tutti che sono coraggiosa anch’io.” “Adesso stai calma. Cercheremo di allontanare la bestia.” I due ragazzi cominciarono ad agitare i loro bastoni di fuoco davanti alla tigre, finché il felino scappò. Zuma scese dall’albero e i due ragazzi le gridarono: “Ma come ti è venuto in mente? Siamo molto arrabbiati. Ti rendi conto che hai rischiato di morire?” Disse Nak. “Adesso però non possiamo riportarla all’accampamento, perché siamo troppo lontani”. Disse invece Kun. “Dobbiamo portarla per forza con noi.” “Sì, lo so.” Rispose Nak. Poi, rivolgendosi a Zuma, disse: 78 prosa “Ora però non devi mai allontanarti da noi.” “Promesso. Dove state andando?” “Sulla montagna per catturare la belva terribile.” “Che bello! Posso avere un’arma anch’io?” “Va bene.” Kun le diede un bastone, poi tornarono alla caverna. Durante la notte sentirono di nuovo il ruggito del misterioso animale, che ora era più vicino, così furono certi di aver preso la strada giusta. Il giorno dopo si svegliarono all’alba e s’incamminarono verso la montagna. “Io ho fame!” Disse Zuma, che non mangiava da due giorni. “Sì, anch’io!” Rispose Kun. “Okay. Andiamo a caccia.” Disse Nak. u Tra i cespugli notarono un cinghiale. Co- minciarono a tirare le lance, finché l’animale morì. Accesero il fuoco e abbrustolirono un po’di carne, così poterono mangiare. Dopo alcune ore ripresero il cammino. Il secondo giorno, mentre camminavano, i due ragazzi, che erano davanti a Zuma, all’improvviso urlarono: “Aiuto, aiuto!” u u Erano caduti in un burrone! “Zuma, salvaci!” Zuma, spaventata, pensò: “Ora che faccio?” “Cerca qualcosa per farci arrampicare!” Gridò Nak. Si guardò intorno e vide una liana che penzolava da un albero: si arrampicò e la prese. La calò nel burrone, poi gridò: 79 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” “Arrampicatevi attaccandovi a questa!” Dopo pochi minuti Nak e Kun erano in salvo. “Grazie Zuma, se non ci fossi stata tu saremmo morti là dentro!” Zuma si sentì veramente felice di aver finalmente dimostrato il suo coraggio. Continuarono a camminare. Ci vollero tre giorni per raggiungere la montagna e ogni notte il ruggito era più vicino e più spaventoso. Una volta arrivati in cima, si accamparono in un posto riparato e attesero la notte per sentire il verso della belva. Ad un certo punto si svegliarono di colpo e subito corsero a vedere da dove venisse il ruggito: si appostarono e videro un enorme animale sconosciuto, con due cuccioli accanto, che ruggiva vicino ad un burrone. Attesero che smettesse e se ne andasse, poi si avvicinarono per vedere cosa ci fosse nel burrone e scoprirono che uno dei cuccioli della belva era rimasto intrappolato in mezzo a due rocce. “Povera bestia! Chissà se è ferita!” Disse Nak. “È proprio carina!”Rispose Zuma “Allora è per questo che la belva ruggisce: piange per il suo cucciolo! Che ne dite di salvarlo?” Propose Kun. “E come?” “Possiamo usare l’agilità di Zuma.” Rispose “Che ne dici di calarti con una liana e prenderlo?” “Sì! Fantastico! E dopo possiamo portarlo con noi?” “Va bene.”Risposero i due ragazzi. Zuma cominciò a scendere piano piano: quando toccò terra, prese il cucciolo e tirò la liana per avvertire Nak e Kun che era pronta per tornare su, ma all’improvviso si sentì di nuovo il ruggito e i due ragazzi, spaventati, gridarono: “Zuma, dobbiamo sbrigarci, la belva sta tornando!” Zuma salì velocemente con il cucciolo in braccio, ma appena toccata terra, la bestiolina con un salto scappò via nella direzione del ruggito. “Ma dove va? Dovevamo portarla via!” Disse Zuma disperata. “Forse è meglio che torni dalla sua mamma.” Rispose Kun. I tre ragazzi, seguendo le impronte del cucciolo, si nascosero dietro una roccia e videro la belva sdraiata mentre leccava uno dei suoi piccoli, che ora erano diventati tre. “Ma è il nostro cucciolo!” Disse Zuma “È tornato a casa!” Zuma capì che non sarebbe stato giusto strapparlo alla sua mamma. 80 prosa In quel momento i tre ragazzi decisero che la loro avventura era finita e che era ora di tornare alla tribù. Furono accolti dai loro familiari con molto affetto: nessuno infatti era più arrabbiato con loro, perché tutti ormai pensavano che fossero morti. Quando raccontarono la loro avventura divennero molto importanti per tutta la tribù. Da quel giorno nessuno sentì più il ruggito della belva terribile. 81 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Quando gli animali parlavano III A – Scuola “Ferrari” A ll’origine del mondo, nelle grandi foreste accadevano vicende insolite. Tra la fitta vegetazione, voci, sussurri e lamenti animavano l’ambiente e lo rendevano quasi incantato. La vita si svolgeva seguendo i ritmi distesi della natura: gli alberi crescevano accarezzati dal soffio del vento che ne scompigliava le fronde, la terra viveva assorbendo acqua e ca- lore, i fiori selvatici ostentavano la stranezza delle loro forme e dei loro colori e gli animali comunicavano tra loro, sì, comunicavano come noi sappiamo fare, anche se in quel tempo non esistevamo ancora. I suoni erano lievi, cortesi e armoniosi; i diversi toni verbali si intrecciavano gli uni agli altri fino a diventare un’unica melodia. La comprensione regnava sovrana e comunicare serviva a scambiare notizie, alleggerire tensioni e decantare le bellezze della natura. Il tempo passava e passava. Strani esseri cominciavano a popolare le vicine e sconfinate savane. Camminavano su due zampe, portavano il cibo alla bocca con precisione, ma soprattutto emettevano suoni strani e incomprensibili per gli animali. Erano capaci di accompagnare il tono della voce con risate, smorfie e sguardi così eloquenti, che li rendevano davvero eccezionali. Non si accontentavano mai, sempre intenti a risolvere problemi per un’esistenza mi- gliore: capanne, pietre, ruote, fuochi, clan, case, villaggi. La cosa più straordinaria era che i problemi riuscivano davvero a risolverli: ma quanta fatica e quante incomprensioni! Questi esseri non sempre andavano d’accordo e spesso discutevano tra loro: minacce e toni alterati erano difficili da comprendere per gli animali. Il loro mondo incantato non era più tale, ma quegli esseri quanta strada stavano percorrendo! Un giorno gli animali si riunirono in gruppo e decisero, concordi, di non seguire l’evoluzione dei nuovi individui, così mantennero la loro armonia, continuando a comunicare tra loro, ma rinunciando per sempre alle parole. 82 prosa Un meraviglioso intervallo IV E – Scuola “Ferrari” “D DRIIIIINNNNNNN!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” Finalmente arrivò la ricreazione e il caldo sole convinse l’insegnante a portare i bambini nel giardino della scuola. Dopo tanti giorni di pioggia sembravano tante lucertoline in cerca di un po’ di calore. In una fila composta scesero le scale e dopo l’apertura del cancello, il verde brillante li avvolse e li invitò a giocare e rotolare sull’erba. Alessia, Mario, Roberto e Flavia camminavano svogliatamente perché erano delusi di non esser scesi con la palla. Si avvicinarono alla fontana per guardare i pesci, sbuffando e lagnandosi, quando davanti ai loro nasi volteggiò una bellissima farfalla. Era molto grande e variopinta: spiccava il viola e il nero spruzzato di bianco. La sua danza era molto elegante tanto che i quattro amici la seguirono ipnotizzati con lo sguardo e la videro infilarsi nel cespuglio all’angolo sinistro del cortile. Incuriositi corsero verso il nascondiglio e spostando i ramoscelli e le foglie spalancarono la bocca per lo stupore. C’era un portale con i colori dell’arcobaleno. Alessia la più spavalda si guardò in giro per vedere se l’insegnante li guardasse e poi si tuffò seguita a ruota dagli altri. Per un lungo minuto ebbero tutti una grande paura e il cuore sembrava essersi fermato per lo spavento, poi atterrarono su un fungo enorme. Scivolarono sull’erba altissima e Alessia esclamò: ”Oh mamma mia, ma dove siamo?!!? Dov’è finita la nostra maestra? I nostri compagni?” “ Cosa ci è successo?” chiese Roberto. Non fecero in tempo a finire di parlare che una streghetta su una biga trainata da due lucertolone velenose, sogghignando urlò: “Bum bom bolì Bum bom bolì Tirali giù tirali su che rimangano qui!” E i quattro bambini tornarono di nuovo grandi. 83 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” PUFFFF e la streghetta sparì lasciando una nuvoletta verde che svanì velocemente. “Ma cosa ci sta capitando? Prima eravamo piccoli, ora grandi.. Ma dove siamo?” piagnucolò Mario con le lacrime agli occhi. “Non piangete bambini!” Bisbigliò una vocina che proveniva dal fungo. “Dove sei? Chi sei?” domandò Alessia. “Sono il guardiano del fungo del portale della “Terra dell’Arcobaleno”” disse uno gnomo uscendo dalla porticina del fungo, che ormai era piccolissimo per loro. “Avete subito l’incantesimo della streghetta Zazia, una piccola e terribile nemica di chi arriva dal “Mondo di Sopra” . Vuole che tutti restino qui per sempre!” “Nooooo!!!!!! Io voglio tornare a casa” frignò Flavia. Tutti i bambini stavano per scoppiare in un pianto quando Bambo, lo gnomo, li rassicurò: “Non disperate conosco il modo di ritrasformarvi piccoli, così che possiate tornare nel “Mondo di Sopra”! Dovete liberare la Fata Smeraldina che è prigioniera nella caverna del troll che vive vicino alla Palude Profonda”. “Ma dove si trova questa Palude Profonda?” Chiese Mario. “Aspettate un attimo, vado a cercare tra le carte polverose della mia biblioteca se trovo la mappa della “Terra dell’Arcobaleno” in modo che possa segnarvi il tragitto!” Bambo entrò nel fungo e ne uscì poco dopo con una vecchia carta giallastra tra le mani. “Seguite la linea tratteggiata che vi ho segnato e arriverete alla caverna del troll. Guardatevi sempre le spalle e buona fortuna! Io attenderò con ansia il vostro ritorno.” Mario, Roberto, Flavia e Alessia s’incamminarono un po’ preoccupati. Dalla mappa videro che dovevano passare sul “Monte del non ritorno”. Arrivati ai suoi piedi guardarono in alto e sentirono un ululato che li fece rabbrividire. “Caspita ma qui ci sono i lupi!!!” esclamò Roberto. “Io ho una fifa spaventosa!”sussurrò Mario. “Forza, dobbiamo farcela o resteremo qui per sempre!” li incoraggiò Alessia che riprese il cammino impavida. Ben presto giunsero alla cima del monte ma inaspettatamente un fruscio proveniente da un cespuglio li fece arrestare di colpo. “Che paura! Chi sarà mai?” chiese Flavia. Dal groviglio di arbusti balzò fuori un lupo mannaro: tutti urlarono ma per lo spavento non riuscirono a muoversi. Il lupo mannaro però, accucciandosi a terra come un cagnolino indifeso, disse: “AUUUUUUUU….. Non gridate ho paura!” 84 prosa “Cosa?!?! Tu hai paura?” chiese Mario. “Si perché le urla mi rompono i timpani!” “Ma tu non sei cattivo?” chiesero. “Lo ero,” rispose “ora mi sento troppo solo e cerco degli amici, ma tutti appena mi vedono scappano. Sighhh! Posso venire con voi? Dove andate?” “Certo che puoi noi stiamo andando a liberare la Fata Smeraldina e un aiuto in più ci può servire” Ripresero il cammino conoscendosi meglio e ben presto superarono il Monte del non Ritorno. Consultando la vecchia mappa notarono che dovevano attraversare il Bosco Oscuro. Gli alberi lì, erano così fitti e intrecciati tra loro che non facevano penetrare tanta luce nel sottobosco. I bambini rabbrividirono per il batticuore e il freddo del vento gelido che li sfiorava. “Amici, io non voglio mettervi paura, ma da queste parti abita Leocan, un bizzarro animale con il corpo da cane e la testa da leone. Tutti dicono che sbrani i passanti, ma io vi difenderò con i miei artigli …” disse Lupus, il lupo mannaro. Proseguirono a fatica scostando arbusti, foglie e spine e scivolando continuamente sui muschi. Giunti quasi alla fine del Bosco Oscuro si trovarono faccia a faccia con Leocan che spalancò la sua bocca enorme e ruggì ferocemente. “Che bei bocconcini prelibati, si presentano davanti ai miei occhi!” “Non azzardarti a toccare i miei amici o te la vedrai con me!” ribadì Lupus ringhiando. “Ah, ah, ah! Ma cosa credi di fare mezzo lupo? Io sono il re di questo bosco e non mi fai paura, anzi mi fai ridere!” Leocan stava per avventarsi contro il lupo mannaro, quando Roberto, notando un bastone a terra lo afferrò e lanciandolo lontano gridò: “Su bello, vai a prenderlo!” Leocan si fece vincere dalla sua parte canina e corse verso il bastone. I nostri amici lesti, scapparono fuori dal Bosco Oscuro. Si ritrovarono ai piedi di una collina e non fecero in tempo a prendere respiro che una pioggia di pietre li investì. Riparandosi con le braccia si infilarono sotto la cascata che scendeva dalla collina e da cui s’intravedeva una grotta. Dietro le limpide acque scoprirono che essa era grandissima e occupata da un drago celeste che appena li vide disse: “Oh oh, non mi aspettavo di aver visite anche qui!” 85 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” “Oooohhhhh!!!! Un drago!”esclamarono i bambini tra la paura e la sorpresa. “Non abbiate paura, lui è Celestino ed è il drago più spiritoso di tutta la Terra dell’Arcobaleno. Ma che ci fai qui nascosto?” spiegò Lupus. “Sono venuto a liberare la mia amica Fata Smeraldina, ma ho sentito che il troll Puzzapiedi stava arrivando e mi sono nascosto! E voi invece perché vi siete avvicinati alla tana del troll?” rispose. “Anche noi siamo venuti qui per lo stesso motivo: dobbiamo tornare nel “Mondo di Sopra” e la fata deve farci tornare piccoli!” dichiarò Flavia. “Ma come facciamo ad entrare nella sua caverna?” chiese Alessia. “Io so che i troll hanno paura del profumo e se posso consigliarvi c’è un bellissimo campo di Odorfiori non molto lontano da qui. Appena Puzzapiedi rientrerà nella sua tana io vi ci porterò volando, cosi che voi possiate farne scorta.” “va bene” acconsentirono gli amici entusiasti. Quando non sentirono più cadere pietre salirono sul groppone di Celestino e tenendosi stretti alle sue scaglie volarono su quella bellissima terra. Volteggiarono tra l’arcobaleno che sovrastava quel posto, ammirarono lo stupendo paesaggio e risero a crepapelle per le barzellette del drago gioioso. Atterrarono su un campo di Odorfiori coloratissimi e il forte profumo li inebriò. Colsero a piene mani tanti bei fiori e tornarono con le braccia colme alla cascata. Celestino li aspettò lì per riportarli dallo gnomo. I nostri amici invece s’incamminarono su per la collina avvertendo già da lontano il terribile fetore che proveniva da quel luogo malcurato. “Ehi Puzzapiedi esci fuori!” gridò Alessia spalancando la porta di quel tugurio. Il troll fece per aggredirli ma i bambini tutti insieme sventolarono gli Odorfiri emanando un profumo intenso che gli fece lacrimare gli occhi e starnutire. Come una furia impazzita scappò urlando. “Aiuto! Liberatemi per favore!” si sentì una voce dal fondo della tana. “Fata Smeraldina dove sei?” chiese Roberto. Trovarono la piccola fata chiusa in una gabbia appesa ad un gancio, come un canarino, e la sua bacchetta magica gettata a terra in un angolo. La liberarono e le spiegarono il loro problema. “Non vi preoccupate, torniamo da Bambo e vi farò diventare piccolini!” Uscirono all’aperto e sulle ali di Celestino giunsero di nuovo al fungo del portale. Bambo saltava di gioia non credendo ai propri occhi. Smeraldina prese la sua bacchetta e pronunciò questa formula magica: 86 prosa “Acqua di fiume, acqua di lago, stelle di cielo, stelle di mago, luce che brilli sera e mattina volgi il tuo sguardo a questa fatina: rendi piccini questi bambini il loro sogno si avvererà e tutto a posto ritornerà!” “DRIIIIIIIIINNNNNNNN……” Mario, Alessia, Flavia e Roberto si guardarono stupiti tra loro non capendo ove si trovassero e soprattutto cosa stesse accadendo. Sentirono la voce della maestra che li invitava a rientrare in classe. Pensarono di aver fatto solo un bellissimo sogno, ma poi si resero conto che tra le dita stringevano un bellissimo Odorfiore ciascuno. 87 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Il cinque birichino IV A – Scuola “Alonzi” C ome tutti i martedì, ci trovavamo in palestra e ci stavamo allenando in ginnastica con il maestro Alberto. La maestra Maria Rosaria si era portata i nostri quaderni di Italiano, per correggerli. Ad un certo punto cominciammo ad urlare e bisticciare per tutta la palestra, facendo un gran baccano. Alla maestra cominciava a venire il mal di testa, e ci rimproverò: -Ho bisogno di silenzio per correggere i vostri compiti. Se non la finite di fare questo chiasso, rischia di scapparmi un cinque dalla penna!!! Beh, noi ci azzittammo per un po', ma poi (lo sapete come siamo noi bambini...) ricominciammo ad agitarci e...sapete cosa successe? Alla maestra scappò veramente un cinque dalla penna!!! Era un cinque bello rosso rosso e cicciotto, che però non se ne rimase buono buono sul quaderno che la maestra teneva sulle ginocchia. All'inizio la maestra non credeva ai suoi occhi: pensava di aver mangiato troppo la sera precedente e di avere le traveggole. Avete in mente? Come quella pubblicità in televisione con il tizio che si sveglia nel letto e si vede il cinghiale sullo stomaco. La maestra poi si lucidò gli occhiali per essere sicura di vederci bene. Ma era proprio vero: il cinque era già ai piedi della spalliera e si arrampicava. Dopo cominciò a saltare con la corda e a scappare da tutte le parti e la maestra dietro, cercando di riacciuffarlo; però non c'era speranza, perché la maestra Maria Rosaria è una maestra bravissima in Italiano e anche in Inglese, ma è imbranata in ginnastica. Allora ci provò il maestro Alberto, e tutti pensavano che ci sarebbe riuscito, col suo fisico atletico; infatti stava per agguantare il cinque fuggitivo, ma, avendo la scarpa slacciata, inciampò e cadde sulla povera maestra. Eravamo rimasti solo noi bambini a provare l'impresa, e ognuno fece la sua parte, mettendocela tutta: chi correva di qua, chi correva di là, chi a destra chi a sinistra, insomma in tutti i punti cardinali c'erano bambini a caccia di quel diavoletto di cinque. Intanto il cinque, felicissimo di essere libero, provava tutti i tipi di acrobazie, le flessioni, si arrampicava di nuovo sulla spalliera. Provò anche l'hola hop, ma non gli venne bene a motivo di tutta quella curva che ha il suo fisichetto; si mise pure a fare le capriole e i salti mortali. 88 prosa La situazione era critica e chiamammo i rinforzi: la maestra Roberta, molto alta e longilinea, esperta nel free climbing. Lei lo raggiunse quasi, arrampicandosi sulla spalliera, ma il cinque era più veloce e le sfuggì. La maestra Rosa, sentendo quel putiferio, si affacciò dalla porta della palestra assieme al bidello Roberto, sempre pronto ad aiutarci quando c'è qualche prolema. Questi, vista la situazione, esclamò: - A maè, qua ce vorebbe er retino, pe' acchiappà 'sto disgrajto de cinque. Alla maestra Rosa, nel frattempo, era venuta un'idea geniale. Con la sua voce dolce e tranquilla parlò al cinque, che era diventato ancora più rosso e gonfio dalla fatica di tutto quel movimento e in verità era un po' stanco, e lo convinse ad entrare in un problema di Matematica: - Illustrissimo signor cinque (al sentirsi dare dell'illustrissimo quel numeretto, che era assai presuntuoso, si gonfiò come una tacchinella), senza di lei il mio problema non sta in piedi! Convinto da tanta gentilezza, il furfantello fece un grazioso saltello nel libro della maestra, che, furba, lo chiuse subito in un cassetto, non si sa mai! La maestra Maria Rosaria tirò un sospiro di sollievo, mentre il maestro Alberto si asciugava il sudore dalla fronte con un fazzolettone giallo a pallini blu. 89 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Il libro segreto di Elisa V C – Scuola “Raimondi” D a quando Elisa era arrivata nella casa in campagna dei nonni per passare l’estate con loro, il suo unico pensiero era quello di ritrovare il vecchio librone dalla copertina di cuoio di cui le aveva tanto parlato la mamma. Ogni volta che cercava di salire le scale della soffitta, però, veniva bec- cata dalla nonna che le diceva: “Scendi subito da quella scala è pericoloso, non voglio che sali in soffitta!” Una mattina però si presentò l’occasione che aspettava. Mentre la nonna stava sulla porta a parlare con la vicina, Elisa diede una sbirciatina fuori per essere sicura e poi sfrecciò come una saetta su per la scala della soffitta. La porta si aprì scricchiolando, in fondo alla parete di fronte c’era un baule marrone tutto impolverato. Elisa si avvicinò e con un po’ di paura aprì il coperchio. Il libro era in un angolo dentro al baule, avvolto in un telo. Elisa con il cuore in gola ma senza esitare lo prese, sfiorò le lettere d’oro con cui era scritto il titolo “Il libro segreto di Elisa”. Si sedette e cominciò a sfogliare le pagine del libro. Ad un tratto le pagine cominciarono a girare da sole e si fermarono al primo capitolo, Elisa sentì una strana sensazione aveva il cuore in gola, le si infuocarono le guance e aveva le mani sudate. Quando Elisa cominciò a leggere le prime righe del capitolo, una ventata improvvisa fece spalancare la finestra e dalla pagina del libro si alzò una polverina dorata che riempì l’aria. Elisa a quel punto ebbe paura e richiuse immediatamente il vecchio libro facendo sprigionare un’altra nuvola di polvere. Sentì sua nonna chiamare: aveva finito di parlare con la vicina e ora la stava cercando. Elisa rimise velocemente il libro nel telo, scese di corsa le scale e lo nascose in camera sua. “Sono qui nonna!” disse per tranquillizzarla, “Vieni che è pronta la cena” rispose sua nonna. Capitolo 1 La mattina dopo la nonna uscì molto presto di casa, invece il nonno restò con Elisa e, sdraiato sul divano rosso con rivestimenti di lana pura, leggeva i giornali che aveva messo da parte per queste occasioni. Elisa appena sveglia diede una sbirciatina in salotto e vide che il nonno stava leggendo una pila di giornali vecchi. Elisa approfittò della situazione: si chiuse in camera, aprì di 90 prosa nuovo il libro con la copertina di cuoio e le scritte dorate che brillavano grazie al riflesso della luce, uscì ancora quella polverina dorata ma questa volta la bambina non ebbe paura perché sapeva già cosa sarebbe successo. Ma fece male a credere questo perché in quel preciso momento la finestra si spalancò, nella sua stanza entrò una piccola vortice d'aria che si mischiò con la polverina dorata e questo miscuglio iniziò a girare e volteggiare nell'atmosfera sempre più forte fino a che la piccola Elisa... venne risucchiata nel libro stesso. Elisa venne catapultata in un paesino simile a quello in cui abitavano i suoi nonni e la sua mamma ma tutto sembrava meno vecchio: i muri delle case erano nuovi e sembravano appena pitturati. Si guardò intorno e si accorse della presenza di una casa molto strana: non perché fosse spaventosa, brutta o strampalata, ma perché le sembrò uguale a quella dove abitavano i suoi nonni, ma era come se il tempo non l'avesse ancora toccata. Si avvicinò incuriosita e vide una bambina giocare davanti la casa. Elisa ebbe come l'impressione di conoscerla già, così si avvicinò e le chiese: - “Come ti chiami?” - “Io? Io mi chiamo Giorgia. E tu?” - “Io Elisa” Elisa ragionò sul fatto che quella bambina si chiamava come la sua mamma. -“Vuoi venire con me in casa a giocare con la mia nuova casa delle bambole”, disse Giorgia. - “Sì. Andiamoci, dai! Mi piacerebbe molto, ho sempre sognato di giocarci!” La stanza di Giorgia era strutturata nello stesso modo della sua stanza da letto, che un tempo era stata di sua madre: appesi ai muri c'erano i quadri del pittore Vincent Van Gogh, il preferito della nonna di Elisa. Era tutto uguale alla casa dei nonni, c'era anche l'armadio di ciliegio intarsiato, regalato dal nonno alla mamma al ritorno da un viaggio in Cina. Elisa per lo stupore si agitò, si girò e per sbaglio diede una gomitata sul naso di Giorgia. Elisa si rese conto d'un tratto di ritrovarsi indietro nel tempo, nella casa dei suoi nonni da giovani. - “Scusa, non l'ho fatto apposta!” Dicendo ciò Elisa si mise le mani in tasca ma... nelle tasche si sentì una strana polverina la tirò fuori e guardandosi le mani si sentì, di nuovo, volteggiare in aria sempre più veloce fino a vedere scomparire tutto intorno a lei finché non sparì definitivamente, allora chiuse gli occhi e si ritrovò di nuovo nella sua stanza, seduta sopra il letto, con in mano 91 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” il libro aperto e pensò che aveva appena fatto uno strano sogno. Ma noi sappiamo che non era così, vero? Elisa chiuse il libro e si accorse che il campanello stava suonando: era la nonna. Elisa corse e aprì senza dirle niente di ciò che era successo. Ora lo aveva capito: non era un sogno ma realtà, che non doveva essere svelata a nessuno. Dopo cena Elisa pensò a ciò che era successo con il libro. Quella bambina era davvero uguale a sua madre. Forse lo era davvero? Pensieri troppo pesanti per una giornata così: meglio ripensarci domani. Capitolo 2 Era mattina, Elisa si svegliò di buon umore, vide che era una bellissima giornata e questo la mise ancora più di buon umore. Scese le scale per fare colazione e salutò la nonna che era già in cucina. - Devo andare a fare la spesa al mercato, torno subito, tu resta a casa e mi raccomando non aprire a nessuno!!” le disse la nonna. Elisa fece di corsa colazione e tornò in camera sua decisa a volare ancora una volta nelle pagine del magico libro. Entrò in camera sua, tirò fuori da sotto il cuscino il magico libro e una polverina dorata la avvolse, come le altre volte, un vortice la risucchiò nel libro e, come per magia, si ritrovò in una grande stanza, con la sua amica Giorgia, davanti alla casa delle bambole. - Dove siamo?- Domandò Elisa. - A Manahattan, nell’ultimo piano delle torri gemelle. Giochiamo con la casa delle bambole? Dovevamo farlo la volta scorsa ma poi sei volata via- Disse Giorgia. - Si volentieri!- Rispose Elisa e intanto pensò come mai era finita a Manahattan. Dopo un’ora che erano lì a giocare sentirono un forte rumore, Elisa preoccupata chiese a Giorgia: -Ma che giorno è oggi?, -Oggi è martedì.- Rispose Giorgia. Di nuovo Elisa chiese:- Si, ma di che mese e di che anno?- Giorgia rispose:- Oggi è l’11 settembre del 2001. A quel punto Elisa capì cosa era stato quel rumore e disse a Giorgia che dovevano uscire da quel palazzo e presero l’ascensore. Scesero di un piano e uscendo dall’ascensore videro un aereo che si stava avvicinando, così scesero di un altro piano. Ad un certo punto, sentirono un altro boato più forte del primo: un aereo si era appena schiantato sul piano da dove erano appena scese. Era stata una vera fortuna per loro. Elisa e Giorgia impaurite iniziarono a scendere di corsa altri piani ma stavolta con le scale, Elisa aveva il battito del cuore che le martellava nel petto dalla paura e per la folle 92 prosa corsa giù per le scale. Le torri avevano iniziato a crollare a pezzi e a sbriciolarsi come burro fuso. All’ improvviso mentre stavano scendendo, videro un pezzo della scala crollare proprio davanti ai loro piedi. - Come ne usciamo ora?- Domandò Giorgia e, mentre parlava, Elisa adocchiò il corrimano della scala così ebbe un colpo di genio. - Che ne dici di salire sul corrimano e scivolare giù fino alla fine delle scale? Così fecero ma per saltare dal corrimano Elisa fece uscire dalle sue tasche un po’ della polverina dorata che cadde a terra riportandola nel mondo reale, così saltando si ritrovò sul suo caldo e soffice letto. Appena si riprese sentì la voce della nonna dire: - Sono tornata! Era proprio contenta di essere tornata anche lei da quel tuffo nel passato. Il buon umore con cui era cominciata quella giornata era completamente svanito dopo quei momenti di terrore, le rimanevano nella testa le voci e le grida disperate di tutte quelle povere persone che non erano potute sfuggire quel giorno dell’attentato alle torri gemelle e che erano rimaste lì sepolte per sempre sotto le macerie. Capitolo 3 Quel pomeriggio Elisa stava seduta sotto il melo del suo giardino, che aveva curato insieme alla nonna, con il magico libro sulle gambe e decise di andare di nuovo nel mondo del libro, dove l’avrebbe portata questa volta?, avrebbe di nuovo incontrato quella bambina che somigliava tanto alla sua mamma? Prese il coraggio a due mani e aprì il libro. La polverina dorata uscì la inondò di nuovo, era così tanta che sembrava una pioggia di granuli d’oro così chiuse gli occhi e si fece trasportare. Un vortice la risucchiò in quel mondo parallelo. Quando Elisa riaprì gli occhi, si accorse che stava su mura che si perdevano a vista d’occhio e vide subito Giorgia con la sua inseparabile casa delle bambole: era bellissima, era tutta rosa con il tetto grande e marrone, al suo interno aveva molte stanze distribuite su tre piani: la camera da letto, il bagno e il salotto, tutte arredate con cura e piene di soprammobili piccoli piccoli, la cucina era molto grande e con tanti utensili e stoviglie piccole e graziose, decorate e colorate. Elisa si avvicinò a Giorgia e si misero a giocare ma dopo un po’, Elisa, curiosa di sapere dove si trovassero, decise di chiedere ad un passante e lui rispose che erano sulla Grande Muraglia Cinese e aggiunse che la sua costruzione cominciò nel III secolo a.C. (circa 215 a.C.) per volere dell'imperatore Qin Shi Huangdi, lo stesso a cui si deve il cosiddetto Esercito di terracotta di Xi'an. Le due bambine decisero di non farsi sfuggire quella grande occasione e di visitare la 93 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Grande Muraglia. Dopo un po’ che camminavano senza sosta, decisero di fermarsi in un angolo per riposare e si addormentarono. Siccome avevano sentito dire che anche l’esercito di terracotta era molto bello, decisero di andarlo a visitare. Una volta arrivate rimasero di stucco: c’erano tantissimi soldati, erano più di 6.000, disposti in fila con armi di tutti i generi, l’uno diverso dall’altro. C’erano anche diciotto carri da combattimento (di legno) trainati da cavalli in terracotta. Gli uomini di terracotta servivano per proteggere la tomba del primo imperatore cinese. A un certo punto Elisa e Giorgia, siccome erano delle curiosone, cercarono di aprire la tomba dell’imperatore per vedere che cosa c’era dentro. Videro una scritta e la lessero ad alta voce. Quella scritta in realtà era una maledizione, così appena finirono di leggerla, sentirono dei passi rimbombare tra le stanze dell’antica tomba, si girarono e videro che l’esercito di terracotta si stava animando. Avevano il cuore in gola e il loro sangue si era gelato nelle vene. Gli uomini avevano un aspetto minaccioso, le loro lance erano molto appuntite, si stavano avvicinando. Avrebbero voluto muoversi e scappare ma non ci riuscivano perché erano come pietrificate dalla paura, ormai le avevano accerchiate e le stavano per colpire.....sarebbero morte sotto il fuoco incrociato di migliaia di soldati, Elisa e Giorgia pensarono che per loro era finita ma... ad un certo punto, Elisa si svegliò di soprassalto e capì che era stato tutto un sogno. A quel punto Elisa decise che era ora di tornare a casa perché, nonostante la gioia provata nel vedere tutte quelle meraviglie, si rese conto che il tempo era ormai giunto al termine; così si frugò nelle tasche e trovò la polverina magica la lanciò in aria come la volta scorsa e si ritrovò di nuovo a casa, dove la nonna stava preparando la sua cena preferita: ravioli al sugo e carne ai ferri. Dopo aver mangiato andò a dormire ripensando a quella magica e meravigliosa avventura e sognò le incantevoli e misteriose atmosfere della Cina imperiale. Capitolo 4 Quel giorno, in campagna c’era uno di quei violenti acquazzoni estivi e quindi Elisa, siccome si annoiava un po’, decise di aprire il libro per vivere un’altra fantastica avventura. Allora andò nella sua camera, aprì il libro e si fece risucchiare ancora una volta dal vortice di polvere dorata. La mamma di Elisa era una biologa e quindi viaggiava per tutto il mondo, ma presto sarebbe tornata a casa dei nonni per prenderla e l’avrebbe portata con lei nel prossimo viaggio in Irlanda, dove doveva studiare una specie di orchidea selvatica presente solo lì. Elisa uscì dal vortice e si ritrovò in una via secondaria di Dromon, un paesino irlandese. 94 prosa Pioveva a dirotto anche lì ed Elisa si mise a camminare sotto la pioggia per trovare Giorgia, svoltò l’angolo e vide affacciate sulla strada tante casette in legno bianche, blu e gialle tutte con la veranda e il giardino. Elisa fece correre un po’ lo sguardo e vide la sua amica giocare sotto una di queste verande con la casa delle bambole. Allora Elisa andò a ripararsi sotto la veranda con Giorgia e le disse: “Fa molto freddo, vogliamo dare il tè alle bambole?”, “Sì, così si scaldano!” rispose Giorgia. Dopo un po’ che erano lì a giocare, smise di piovere e spuntò un bellissimo arcobaleno che finiva in un punto del bosco molto vicino a loro. Elisa sapeva che una leggenda Irlandese dice che alla base degli arcobaleni c’è sempre un folletto con una pentola piena d’oro. Allora Elisa e Giorgia si decisero di incamminarsi verso il punto dove finiva l’arcobaleno per vedere di trovare la pentola piena d’oro. Arrivate in quel punto videro un folletto, un vero folletto, vestito di verde e con le orecchie a punta, con una pentola, incredule aprirono la pentola ma dentro, al posto dell’oro, trovarono il libro... il loro libro... “Il libro segreto di Elisa”. In quel momento Elisa per accertarsi che era tutto come sempre frugò nelle sue tasche e... non trovò la solita polverina dorata che le avrebbe permesso di tornare a casa appena lei lo avesse voluto. Infatti, mentre lei era stata risucchiata nel libro, era successo che il cane della vicina era entrato nella camera di Elisa e aveva fatto cadere il libro di sotto facendolo rompere. Allora Elisa esclamò: -Ma quello è il mio libro! come l’hai avuto tu?E il folletto rispose: - L’ho avuto perché è caduto dalla cintura del Troll che mi ha rubato l’oro della pentola-, -Me lo devi ridare, è la mia unica speranza di tornare a casa! – disse Elisa. -Se lo vuoi devi riportandomi l’oro che mi ha rubato il Troll. Lui abita nella grotta a Nord del bosco ed è mooolto cattivo!Giorgia e Elisa decisero di andare dal Troll e di recuperare l’oro. Così si avviarono verso la grotta a nord. Si deve sapere che i Troll sono creature che pur essendo molto forti e grandi sono altrettanto stupide. Immortali e invincibili durante la notte, si trasformano in pietra se sorpresi dalla luce del sole. In quel momento Giorgia si ricordò che quel giorno era prevista un’eclisse totale di sole, allora si misero in camino per trovarsi fuori dalla grotta del Troll proprio nel momento 95 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” di massima oscurità. Quando furono davanti alla grotta il sole comincio ad oscurarsi. Quando fu buio si misero ad urlare: “Ehi, brutto Troll. Vieni fuori, fifone!!!” E così il Troll pensando che era notte si lanciò fuori dalla grotta per dare una lezione alle bambine ma, proprio in quel momento il sole ricominciava ad uscire dal cono d’ombra e a tornare a splendere nel cielo, cosi il Troll sorpreso dalla luce del sole rimase pietrificato. Le bambine presero l’oro dalla pentola che era custodito in fondo alla grotta e lo restituirono al folletto e così recuperarono il libro. Appena furono sole Elisa si rese conto che l’unico modo per tornare a casa era di aprire il libro e sperare che quest’ultimo l’avesse riportata a casa dei nonni, nel giorno preciso in cui aveva deciso di vivere quell’avventura, mentre pensava tutte queste cose si rese conto che quella era anche ultima volta che vedeva la sua piccola amica perché libro che aveva usato fino a quel momento e che le aveva fatto vivere tutte quelle fantastiche avventure, evidentemente si era rotto. Elisa senza parlare salutò con un grande abbraccio Giorgia e incrociate le dita apri il libro e si fece risucchiare ancora una volta dal solito vortice di polvere dorata e si ritrovò ... nella casa della nonna, proprio nel momento in cui sentì la voce della nonna annunciare: “Vieni Elisa, scendi, c’è una visita per te!!!” Questo era stato il suo ultimo viaggio ed era stata l’ultima volta che incontrava Giorgia, la sua amica e compagna di tante avventure. Elisa scese le scale ancora con le lacrime agli occhi, quando nel salotto sentì la voce della sua mamma: -Ciao piccola mia la mamma è tornata! Prepara le valigie che partiamo insieme per un viaggio entusiasmante, ti porto in Irlanda. Ma prima voglio darti una cosa, guarda cosa ti ho portato per regalo .... una casa delle bambole, era il mio gioco preferito quando ero piccola. Elisa era entusiasta, non capiva se stava sognando o se era tutto vero. -Prima di andare ti va di giocare con me?- Chiese Elisa e la mamma rispose: -Va bene.-Ti voglio bene mamma- disse Elisa, -Anch’io piccola mia-, rispose la mamma. 96 prosa Sbullo-nati: bulli non si nasce V A – Scuola “D’Antona-Biagi” I n una famiglia stanno facendo colazione. La mamma versa il latte ai suoi due figli Leo e Sofia. Il bambino sbuffa e allontana la tazza. -Perché non mangi?- chiede la mamma -Di solito ti abbuffi come un maiale!E la sorella aggiunge: -Sì, un maiale con due stomaci!- -Stai zitta gallina!- dice Leo. Sofia gli risponde con un grugnito. -Piantatela- dice la mamma –Leo, che problema hai?-Beh, sono un po’ preoccupato per il primo giorno di scuola.-Ma dai, Leo- dice la mamma –sei sempre stato bravo a scuola, ti ricordi? La maestra delle elementari ti chiamava sempre “Due Cervelli”!-Sì- interviene Sofia –oltre ad avere due stomaci!-Zitta coccodé!-Mamma, secondo me Leo è preoccupato che i bulli lo schiavizzino!-Non è vero!- esclama Leo. La mamma però intuisce che probabilmente è quello il motivo della preoccupazione del figlio e dice: -Quando torni a casa raccontami tutto e, se ti avranno fatto qualcosa, prenderemo provvedimenti. Dai, si è fatto tardi! È ora di andare a scuola. Vi accompagno in macchina. La macchina si ferma nel cortile della scuola dove ci sono tutti i novellini delle prime accompagnati dai genitori e, poco più in là, seduti su un muretto, i ragazzi di terza. Sofia vede la sua amica: -Guarda, c’ è Eleonora! Io scendo! Ciao mamma, ciao sgorbio!Sofia corre incontro ad Eleonora mentre Leo resta in macchina e non sembra intenzionato a scendere. -Forza Leo, scendi!- dice la mamma –Guarda, c’ è Paolo che ti aspetta. Pensa che fortuna essere capitati in classe con il proprio migliore amico. Vedrai che vi darete coraggio a vicenda.Leo scende e sta per incamminarsi quando la madre, indicandosi la guancia, gli dice: -Leo, non ti sei scordato qualcosa?97 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Il ragazzino diventa rosso, si guarda intorno e vede alcuni ragazzi di terza che sghignazzano e lo indicano, poi sottovoce, rivolto alla madre: -Ti prego mamma, non è il momento adatto per queste smancerie.La mamma sorride: -Vai, vai, buona giornata.Leo viene subito raggiunto dal suo amico Paolo che gli dà il cinque: -Ehi campione, sei pronto per la battaglia? Dobbiamo essere forti, oggi è il grande giorno!-Non me ne parlare!- risponde Leo –Stanotte è stata dura, non ho dormito, mi giravo in continuazione nel letto.-Ma no, devi stare tranquillo. Io lo sono perché ci sei tu.Nel frattempo, seduti su un muretto del cortile, i ragazzi di terza media parlano dei nuovi arrivi... -Avete visto quei mocciosi?- dice Bruno –Sono arrivati con la macchina fino al cortile!-Non si allontanano senza il bacetto della mammina!- aggiunge Cesare sorridendo. Giorgio si sfrega le mani: -Sono davvero insignificanti, ci sarà da divertirsi con tutta questa carne fresca!-Sììì... Carne fresca!- dice Walter imitando un vampiro. Claudio, un altro bullo, pensa invece al cibo:-Chissà quante merende da sgraffignare! Oggi a ricreazione andremo a cullare quei poppanti!Giorgio si porta il pollice alla bocca e lo ciuccia per prendere in giro i ragazzini di prima media. -Allora- dice Bruno –Come da tradizione io e Claudio ci occuperemo della sezione D e voi altri della sezione A, ok?Proprio in quel momento lo squillo della campanella preannuncia l’ingresso a scuola. -Bene, siamo d’accordo!- continua Bruno –Sferreremo l’attacco a ricreazione!-Sempre che non vengano le mamme a cambiargli il pannolino!- esclama Cesare. Tutti scoppiano a ridere. Trepidanti i bulli hanno atteso l’ora della ricreazione e, una volta arrivata, non ci mettono molto ad intrufolarsi nella classe dei nuovi arrivati. Bruno e Claudio sono già in Prima D pronti a sferrare l’attacco. -Buongiorno a tutti, cari ragazzi- dice Bruno ironicamente –Siamo venuti a fare la spesa!-Cosa c’è di buono oggi nei vostri bei zainetti colorati?- dice Claudio. -Abbiamo saputo- continua Bruno –che oggi i poppanti di prima fanno una svendita.Claudio si avvicina ad un bambino impaurito e, con fare falsamente gentile, posandogli 98 prosa una mano sulla spalla gli chiede: -Caro il mio poppante, cosa svendi oggi?Il ragazzino tremolando dice: -Tieni le mie pizzette… Ora posso andare in bagno?-Perché?- scherza Claudio –La tua mammina si è scordata di metterti il pannolino? Vai pure, pisciasotto!Mentre Claudio si diverte a terrorizzare i nuovi arrivati, Bruno nota una ragazzina che gli piace molto. È Sofia. Lui si avvicina senza più quell’aria spavalda e le dice: -Ciao, io sono Bruno, ho appena preso delle pizzette dal mio supermercato di fiducia. Ne vuoi una?Sofia, senza neppure guardarlo in faccia, solleva una mano e la mette davanti al volto di Bruno dicendo: -Tre... due... uno... Evapora!Bruno rimane stupito ma anche colpito dal carattere di quella ragazzina così diversa da tutte le altre e non riesce a dire una parola. Ci pensa Eleonora a parlare e, intromettendosi tra loro: -Ehi, che vuole questo spilungone? Già dal primo giorno hai fatto colpo?dice facendo l’occhiolino a Sofia. Un ragazzino della prima sorride e si permette di dire: -Ehi, al bullo piace Sofia!Bruno, nel giro di pochi istanti, lo chiude nell’armadio. -Andiamo, Claudio- dice poi –Uno di questi giorni strappo la pelle di qualche poppante e ci faccio una borsetta alla moda per la bella Sofia.- Poi rivolto a lei: -Così scoprirai anche il lato buono di me.Nel frattempo in 1° A Leo e Paolo sono alle prese con i bulli Cesare e Giorgio... -Le nostre merende sono in pericolo!- dice Leo indicando un compagno di classe preso di mira dai bulli. –Meglio passare inosservati, non facciamoci notare. Nascondiamoci le merende in tasca e andiamo in bagno. Mangeremo lì.-Ma è disgustoso mangiare in bagno!- si lamenta Paolo –Anziché sentire il profumo delle merende si sente una puzza tremenda!-Però non abbiamo molta scelta.I due amici approfittano della distrazione dei bulli, impegnati a rubare le merende degli altri, per svignarsela in bagno. -C’è mancato poco ma ce l’abbiamo fatta. Abbiamo salvato le nostre merende!- gioiscono i due. Appena varcano la soglia del bagno, però, si schiantano contro un muro di carne ed ossa. E’ Walter: il bullo addetto ai bagni. -Ehi, dovete pagare per entrare. Non lo sapete?-Ma noi non abbiamo soldi!- cerca di spiegare Leo. -Potete pagarmi con le vostre merende!99 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” -Ma noi non abbiamo le merende!- dice Paolo -Ce le hanno prese gli altri ragazzi di Terza!-Ah, ma davvero!?- esclama Walter –Allora non avrete problemi se chiamo Cesare e Giorgio per verificare.Leo e Paolo capiscono di essere nei guai e cercano di scappare. -Ehi, quanta fretta. Dove credete di andare? Cesareee... Giorgiooo... Venite qui, Allarme Rosso!Di lì a poco arrivano anche gli altri due bulli e vedono il loro amico Walter che tiene in una mano un marmocchio e nell’altra un poppante. -Chi sono questi bambocci?- chiede Cesare. Walter fa le presentazioni: -Allora, alla mia destra c’è Ciccio Puzzo e alla mia sinistra c’è Puzzo Ciccio. -Molto piacere!- dicono i bulli ridendo. -Non vogliono pagare la tassa del bagno!- dice Walter. -Ahi, ahi, ahi!- esclama Claudio –Allora c’è un altro modo per pagare. Vi picchiamo oggi e..., domani ci portate il doppio delle vostre merende.Istintivamente Paolo si porta una mano alla tasca producendo il classico rumore che fanno le confezioni delle merendine. -Ma che strano rumorino proviene dalla tua tasca- dice Cesare. -È il pacchetto dei fazzoletti!- mente Paolo. -Allora non ti dispiacerà se controllo. Vorrei tanto soffiarmi il naso...Cesare fruga nella tasca e scopre che in realtà si tratta della merenda. -Ehi, questi mocciosi volevano fregarci!-Vi soffiate il naso con le merende?- domanda Cesare. Walter vorrebbe passare alle maniere forti: -Potremmo usare questi poppanti come spazzoloni per il water!-Ehi scusate...- dice Paolo impaurito –adesso abbiamo pagato, lasciateci andare.-Eh già...- dice Cesare –Adesso avete pagato e perciò potete usare il bagno.I bulli li prendono e, con varie spinte, li costringono ad entrare nel bagno. E li chiudono dentro. Passano i mesi... E la situazione a scuola non cambia... A casa di Leo e Sofia, i bambini attendono il rientro del papà per cenare. -Le avete lavate le mani?- chiede loro la madre. -Mamma?- dice Sofia –Lo sai che oggi ho preso 8 in grammatica?100 prosa -Brava Sofia! E cosa ti ha chiesto?-Un po’ di tutto, ma per me è stato facile!- risponde lei vantandosi. Intanto Leo, al contrario della sorella, è molto silenzioso e allora la madre gli domanda: -E tu Leo? Hai preso qualcosa?Sofia si intromette e, ridendo e facendo il gesto delle botte, dice: -Lo so io cos’ha preso oggi!La mamma guarda il figlio allarmata e sta per domandargli spiegazioni quando si sente il rumore della chiave che gira nella serratura. -È papà, è arrivato!- urla Sofia correndo verso la porta. Anche la mamma si alza per andare incontro al marito. Leo invece resta al suo posto e, in silenzio, pensa alle conseguenze che avrebbe portato la sua confessione. E’ indeciso se mantenere il segreto o meno. -Allora...- pensa -se lo dico ai miei loro lo dicono all’insegnante, l’insegnante lo dice al preside, il preside lo dice ai genitori dei bulli, i genitori li sgridano e i bulli si sfogano su di me. Mi conviene parlare? Forse no. Ma se non parlo quanto ancora andrà avanti questa storia? Si stancheranno prima o poi? O le cose andranno sempre peggio?Il padre entra in cucina e desta Leo dai suoi pensieri: -Ehi, cucciolo! Come mai non sei corso incontro a salutarmi come ha fatto tua sorella?-Papà, non ho più cinque anni! Ancora con questa storia di chiamarmi “cucciolo”! Ormai vado alle medie!-A proposito- chiede il papà –Come va la scuola?-Tutto bene- dice Leo non troppo convinto. Nel frattempo arriva la mamma: -Devo dirvi una cosa. Domani sarò fuori per lavoro e perciò andrete a mangiare dalla nonna.-Io sono stata invitata da Eleonora!- dice Sofia. -Ehi mamma!- dice Leo –Visto che Sofia va dall’amica, io posso invitare Paolo?-Certamente. Non credo che alla nonna dispiacerà. Ora però mangiamo che è pronto!Il giorno dopo, nel pomeriggio, Leo e Paolo sono a casa di Nonna Rosa e discutono di quei mesi tremendi trascorsi a scuola... -Mamma mia, questi mesi sono stati infernali!- si lamenta Leo –Non mangio una merenda da dieci settimane! Sarò dimagrito di almeno tre chili!-Beh, male non ti fa- scherza Paolo –E comunque io sono stufo di fare la pipì nei cespugli quando esco da scuola!-Se continua così mi fingo malato e resto a casa per tutto l’anno.101 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” -Bravo, così ti bocciano!-Vabbè, così ripeto l’anno senza Cesarone Gandolfi!Nonna Rosa, che ha ascoltato involontariamente la discussione, interviene: -Cesare Gandolfi? Ah, che bravo ragazzo! Proprio un tesoro!Leo e Paolo restano di stucco e a bocca aperta. -Nonna, ma sei impazzita! Prendi troppe medicine! Cesarone Gandolfi è un bullo che più bullo non si può!-E’ davvero tanto bravo invece. –continua la nonna –Mi aiuta con la spesa, a ripulire il giardino dalle erbacce, porta a spasso il mio cane… Con la famiglia che si ritrova è fin troppo buono!Paolo, che non crede alle sue orecchie, dice sottovoce a Leo: -Ehi, è il caso di portare tua nonna al Pronto Soccorso per una visita medica urgente!Leo invece vuole vederci chiaro. –In che senso “con la famiglia che si ritrova”? Lo trattano male?-Eccome!- dice Nonna Rosa con aria afflitta –Quel poveraccio ne deve sopportare di cose. Voi non sapete quante volte ho sentito litigare i suoi genitori e qualche volta Cesare è venuto a sfogarsi qui da me e a rifugiarsi dalle ire di quei pazzi. Sapete… I suoi genitori si stanno per separare e per questo Cesare è molto triste. L’ho visto spesso piangere.Paolo, sempre più incredulo, dice sottovoce a Leo: -Ehi, tua nonna prende le medicine col vino!Leo esclama: -Ma come! Cesare che piange? Il verbo piangere è la cosa più lontana da Cesarone Gandolfi detto Il Trita-ossa!La nonna cerca di spiegare il suo punto di vista: -Se voi vi trovaste nella sua stessa situazione come credete che vi comportereste? Lui è così confuso e triste che, probabilmente, l’unico modo che conosce per sfogarsi è quello che apprende dai genitori. Loro lo trattano male e lui lo fa con gli altri. Ma vi assicuro che è proprio un bravo ragazzo.Leo e Paolo, stupiti e sconvolti da quelle rivelazioni, una volta nella loro stanza iniziano a discuterne... -Ma hai sentito cos’ha detto mia nonna?-Sì, questo è un giorno importante per le nostre merende. Ti rendi conto che potremo ricattarlo con tutte queste cose che abbiamo scoperto? Tua nonna è un’eroina nazionale! Dovrebbero farle una statua!-No, Paolo! Non è questa la cosa giusta da fare. Ma ti rendi conto di come si può star 102 prosa male in una casa dove i tuoi genitori litigano sempre? Tu cosa faresti? Pensa che tu ti lamenti di un bullo che ti tormenta per quindici minuti durante la ricreazione e, invece, lui i bulli ce li ha a casa! Lo costringono ad uscire di nascosto per sfogarsi con mia nonna, è terribile!In quel momento suona il campanello. La nonna va ad aprire la porta. E’ Cesare in lacrime. Leo e Paolo origliano dalla porta socchiusa della loro stanza. -Povero caro- esclama Nonna Rosa –Che succede? I tuoi genitori hanno litigato un’altra volta?-Altrochè se hanno litigato! Oggi se le sono date di santa ragione! E mia madre ha persino lanciato le ciabatte a mio padre e lui, per vendicarsi, ha distrutto i suoi ricordi più cari!-Mi dispiace Cesare. Posso aiutarti in qualche modo?-Potresti ospitarmi a casa tua visto che la mia sta andando in pezzi!-Qui sei sempre il ben venuto, lo sai- dice Nonna Rosa –Ma i tuoi genitori potrebbero avere qualcosa in contrario.-Ma se non si accorgono neanche della mia presenza! Pensano solo a litigare!-Io qualche volta ho tentato di parlare con i tuoi genitori ma mi hanno fatto capire che non mi sarei dovuta impicciare… Ma non c’è qualcuno, che so, un parente, un amico con cui puoi confidarti? Potrebbe farti sentire meglioCesare, imbarazzato risponde a mezze parole: -Beh... diciamo... che... non ho un amico così speciale con cui condividere cose così.-Ma possibile che non conosci amici che ti possano quantomeno ascoltare?- chiede preoccupata la nonna. -Beh, ci sono Walter... Claudio... Ma non credo che loro possano capire...Nel frattempo Leo e Paolo, da dietro la porta, commentano sottovoce tutta quella discussione... -Ma siamo proprio sicuri che quello in salotto sia Cesare e non un clone?- esclama Paolo. -Accidenti, non pensavo ci si potesse trovare in situazioni del genere. Non avrei mai pensato che dal suo cuore di ghiaccio potessero uscire sentimenti simili.- dice Leo sbalordito. -Ma perché deve sfogarsi su di noi? Che cosa c’entriamo?-Paolo, tu non capisci! Cesare ha bisogno di sfogarsi. Forse sbaglia il modo. Sarebbe tutto migliore se provasse a parlare con qualcuno.103 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” -Ma se non ha amici come diavolo fa?-Potremo provare noi ad essere suoi amici!-Leo, ma sei impazzito? Se gli gira male con noi ci gioca a freccette!-Dobbiamo correre il rischio. Tocca a noi fare il primo passo.-Se solo avessi un amico con cui parlarne!- esclama Cesare dal salotto. A quelle parole Leo decide di intervenire e Paolo lo segue. -Tu ne potresti avere tanti di amici. Tutti quelli che vuoi!Cesare rimane di stucco non aspettandosi quell’entrata in scena: -Ma voi che ci fate qui???-Siamo qui perché siamo venuti a trovare mia nonna.Cesare guarda stupito Nonna Rosa che annuisce. Leo continua a parlare: -Se solo ti comportassi in modo diverso, senza spaventare tutti, avresti un mare di amici. Anzi, un intero oceano!-Basta che in questo oceano tu non sia il pescecane- aggiunge Paolo. –Se ti mangi tutti i pesci poi con chi parli?Cesare sorride amaramente: -Non andrete a raccontare a scuola che mi avete visto piangere?-No, non racconteremo niente!- dice Paolo –Anche perché figurati se ci crederebbero!-E poi comunque non c’è niente di male nel piangere- aggiunge Leo. A quel punto interviene Nonna Rosa: -Cesare, fidati di mio nipote. E’ un bravo ragazzo e i suoi sono consigli da amico.-Amico?- dice Cesare con un filo di voce –Proprio quello di cui avevo bisogno.Nello stesso pomeriggio Sofia è a casa della sua amica Eleonora. Hanno appena finito di fare merenda e stanno leggendo i rispettivi diari. Eleonora viene attirata da una pagina in cui si parla di Bruno e dice: -Che ci fa questo cuoricino accanto al nome di Bruno?Sofia imbarazzata taglia corto: -Beh... ero soprappensiero... Eleonora sorride: -Non è che... -Non ci pensare neanche!- la zittisce Sofia. -Vabbè- scherza l’amica –Ne parleremo alla prossima puntata!In quel momento Fluffy, nel cortile, comincia ad abbaiare. -Che gli prende al mio cane?- dice Eleonora prima di andare a controllare. Appena apre la porta che dà sul cortile scopre che c’è Bruno che le sta spiando. 104 prosa -E tu che ci fai qui?!Bruno, impacciatissimo, non sa cosa inventarsi: -No, è che... devo fare una ricerca sui cani e... ho visto questo bell’esemplare di Golden e... -Guarda che questo è un Labrador!- dice Eleonora. Nel frattempo Sofia, non vedendo ritornare l’amica, la raggiunge alla porta: -Come mai ci metti così tanto? Che gli è preso a Fluffy?Poi vede Bruno, si sorprende e, rivolgendosi ad Eleonora esclama: -Ora capisco perché Fluffy abbaiava! Era stato spaventato dall’Orso “Bruno”!Bruno sempre più imbarazzato cerca nuovamente di giustificarsi: -Veramente io adoro i cani… Ero qui per una ricerca...-Eh già- lo interrompe Eleonora –Dice che deve fare una ricerca sui cani ma non sa distinguere un Golden da un Labrador!-Ma il tuo cane non è un Maremmano?- dice Sofia. Bruno sorride: -Mi sa che la ricerca dobbiamo farla insieme.-Bene!- esclama Eleonora –Visto che io i cani li conosco bene, vi lascio da soli a fare la ricerca nel mio cortile.- Eleonora rientra a casa dopo aver fatto l’occhiolino a Sofia che arrossisce. Bruno, emozionantissimo, balbetta un po’: -Beh... allora... mah... -Quanto vorrei avere una videocamera in questo momento!- dice Sofia sorridendo – Bruno che si imbarazza è da immortalare! Ma come, a scuola sei un duro, ti comporti sempre come un gorilla!-Beh, a scuola ho una reputazione da difendere, pupa... - dice Bruno con aria da bulletto. -Ah, ecco che ritorna fuori il tuo lato “gorilloso”!- dice lei innervosita da quell’atteggiamento. -Beh, a scuola tutti mi rispettano e poi posso avere tutte le merende che voglio!-Quello non è rispetto. E’ paura. Li terrorizzi tutti i santi giorni!-Ma ci sono tante ragazze a cui piaccio!- si pavoneggia Bruno. -E allora perché non stai con loro anziché perdere tempo con la ricerca sui cani qui nel cortile di Eleonora?-Dovresti essere contenta che perdo tempo con te... -Ti preferisco quando sei impacciato!- dice lei delusa. –Mi hai stufato! Ciao Orso!Sofia sta per rientrare a casa lasciandolo da solo con Fluffy quando Bruno decide che non è più il caso di nascondere i suoi sentimenti: -Aspetta Sofia! Ma non ti piaccio nemmeno un po’?105 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” -Quando hai questa aria da bullo mi infastidisci e basta!- urla Sofia prima di sbattergli la porta in faccia. Bruno, rimasto da solo, riflette su se stesso: -Ecco perché non piaccio a Sofia! Tutta colpa del mio caratteraccio. Forse dovrei cambiare per far colpo su di lei. Ma cosa penseranno di me a scuola? Che sono un pappamolle? Vabbè, non m’importa di ciò che penseranno gli altri. Cambierò se questo servirà per piacere a Sofia!Bruno, presa questa decisione, vuole subito comunicarla a Sofia. Fa un profondo respiro e bussa alla porta. -Ehi, Bruno non riesce a fare la ricerca da solo!- dice Eleonora sorridendo. -Ah ah ah... Spiritosa!- dice Sofia andando ad aprire la porta. –Che vuoi ancora da me?dice a Bruno con aria di sfida. -Sofia, ho deciso di cambiare!- dice lui con aria solenne. –Da domani metterò la mia forza al servizio degli altri e a scuola regnerà la pace e la quiete. Ti prometto che sarò una persona migliore: difenderò i deboli... -Ehi Bruno, mica devi diventare un supereroe! Chi sei Batman? Spider-man? Devi essere semplicemente una persona che ha rispetto per gli altri. Io so che puoi essere gentile se lo vuoi. A me basta questo. Mi basta vedere che il rispetto te lo conquisti con la buona volontà e non con le botte e le minacce!-Domani a scuola troverai un altro Bruno!- dice lui con aria decisa –E sono certo che non lo riconoscerai!Sofia sorride contenta e sicura che Bruno saprà cambiare. -Adesso puoi andare, non serve che resti qui nel cortile- dice Sofia facendogli l’occhiolino –La tua “ricerca” è finita.Il giorno dopo a scuola tutti sono meravigliati del cambiamento improvviso di Cesare e Bruno. I primi a sorprendersi sono Claudio, Walter e Giorgio… -Ma avete visto come si comportano Bruno e Cesare? I nostri pilastri sono crollati!esclama preoccupato Walter. -Sono diventati dei pappamolle!- aggiunge Claudio. -Però la cosa incredibile è che i mocciosi di prima media li rispettano ancora di più!dice Giorgio con stupore. -Guarda Cesare come si diverte con Ciccio Puzzo e Puzzo Ciccio!-E non parliamo di Bruno! Lui è proprio andato! Guardate come l’ha ridotto Sofia! È premuroso... generoso... affettuoso... insomma... “sdolcinoso”!106 prosa -Però vedete? Riesce ad ottenere più lui con i suoi modi affettuosi che noi con la prepotenza!- dice Giorgio con aria pensierosa. -Ehi! Non starai diventando anche tu un cocco dei poppanti!- dice Walter sempre più preoccupato. -Cesare e Bruno già non ci rivolgono quasi più la parola e, cosa ancor più grave, i poppanti non hanno più paura di noi con i nostri ex-capi dalla loro parte!Giorgio comincia a rendersi conto che Cesare e Bruno forse hanno fatto la scelta giusta: -Ma guardate quanti amici hanno adesso! Ed è bastato loro così poco! Qui non si tratta di essere o meno “il cocco dei poppanti”, come dite voi. Secondo me siete solo gelosi. Invidiosi dei tanti amici che in un solo giorno hanno saputo conquistarsi!-Ma cosa dici! Noi gelosi? Ma che idee ti frullano nel cervello!- protestano Walter e Claudio. -Vabbè, voi fate come volete. Io vado da loro. Se vorrete venire sono certo che ci sarà posto anche per voi.Detto questo Giorgio si avvicina al gruppo dei ragazzi e comincia a chiacchierare con Cesare, Bruno e tutti gli altri. Da lontano Walter e Claudio osservano la scena e commentano: -Guarda come si divertono!-E noi invece siamo rimasti soli!-E senza merendine! Saremo costretti a metterci a dieta!-Beh... - dice Claudio accarezzandosi il pancione –male non ci farà!-Forse non ci farà male neppure avere degli amici.-Beh, allora non ci resta che alzare bandiera bianca ed unirci a loro.-Ok, andiamo. Ma... aspetta un attimo... Ho come l’impressione che ci stia sfuggendo qualcosa... Proprio in quel momento, dal ripostiglio delle scope, proviene un urlo assordante e disperato: -Fatemi uscireeeee!!!-Ah, ora ricordo!- dice Walter portandosi una mano alla fronte –Dobbiamo liberare la nostra ultima vittima!- 107 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Un viag gi o o n el temp V F – Scuola “Alonzi” Capitolo 1 F rancesco e Irene sono dei bambini disubbidienti: Irene ha 10 anni e Francesco 13. Un giorno la loro famiglia decide di andare al Planetario, dove, avevano saputo, sarebbe stata esposta una macchina, la nuova macchina del tempo!! Per loro era “nuova”, perché erano abituati alle macchine del tempo. Il loro bisnonno era un inventore e ne aveva costruita una un po’ rudimentale ma funzionante. La conservavano nel ripostiglio, vicino la soffitta di casa loro. Quel giorno arrivarono al Planetario, entrarono e andarono a vedere un video che parlava dello spazio. Improvvisamente Federico si girò e vide qualcosa che brillava: sembrava che il sole si riflettesse su un vetro. Corse verso Irene ed entrarono in una specie di gabbia. Non immaginavano certo che quella era la macchina del tempo perché quella che erano abituati a vedere, quella del nonno, era completamente diversa! Per sbaglio la bambina toccò un pulsante ed entrarono in una specie di giostra che GIRAVA E GIRAVA... Quando la giostra si fermò si guardarono intorno e videro una radura:era molto strana. Il bambino non aveva mai visto una cosa del genere. Più tardi trovò un negozio di scarpe frequentato da dinosauri. Ad un tratto un dinosauro, uscito dal negozio con pacchi e pacchetti, lo raggiunse e gli chiese dove stava il negozio di profumi. Federico gli rispose che non conosceva quella zona perché veniva da un altro mondo. In realtà gli spiegò che non sapeva più dove si trovava. Il dinosauro, impietosito, lo aiutò a ritrovare la macchina del tempo e lungo la strada Federico rubò un souvenir, un fossile di dinosauro. I due bambini entrarono nella macchina del tempo che li riportò a casa. Nessuno voleva credere alla loro storia ma Federico ed Irene sapevano che era tutto vero. E il souvenir che stava sul comodino ne era la prova evidente. 108 prosa Capitolo 2 Le avventure di Francesco e Irene continuano. Ogni pomeriggio i due fratellini andavano nel loro nascondiglio segreto per giocare. In quel nascondiglio, il ripostiglio attiguo alla soffitta, c’era la macchina del tempo del loro bisnonno:era stata costruita tanto tempo fa e i due ragazzi la conoscevano molto bene, ma non avevano mai avuto il coraggio di usarla. Chissà se funzionava come quella del Planetario!? Spinsero un pulsante e si ritrovarono nel dipinto posto sulla parete del loro nascondiglio. La macchina del tempo girò e girò tante volte su se stessa e si fermò in una piccola grotta sulle pendici di un vecchio vulcano. Lì dentro trovarono un cucciolo di T-rex. Lo presero e lo portarono nella grotta dove in genere vivevano i T-rex. Ma all’improvviso arrivò la madre del cucciolo, che si arrabbiò molto!!! Che paura!!! Incominciò ad inseguire Francesco e Irene. Per fortuna i due ragazzi ritrovarono la grotta dove c’era la macchina del tempo! Mentre il tirannosauro stava per avvicinarsi minacciosamente, la macchina del tempo partì e li proiettò nel medioevo. Finirono in un castello dove un re stava infliggendo la pena ad un cavaliere. Dopo aver assistito a tutto il processo Francesco e Iene si nascosero ancora di più (in realtà avrebbero voluto farsi piccoli piccoli!). Nonostante ciò la spia del re li individuò , e mentre una guardia li stava portando da Sua Maestà, Federico diede una manata ad un’ armatura, che cadde addosso alla spia. Federico e Irene, finalmente liberi, scapparono e si buttarono in un laghetto, trovarono la macchina del tempo e andarono nello spazio, su Nettuno. BRR,che freddo!!! Sembravano degli astronauti e non riuscivano a capire come avrebbero fatto a respirare! Ma... riflessioni a parte... c’era un mostro che li guardava. Uno strano essere, il capo degli alieni disse : -Alieni,all’attacco !! Tutti gli alieni cominciarono ad inseguire i nostri eroi che, furbi , si infilarono nel cratere del vulcano dove c’era la macchina del tempo e dove era iniziata la loro avventura. Partirono proprio quando Irene stava per venire attaccata. Finalmente si ritrovarono a casa loro. La madre stava cucinando la colazione . Stavano a letto con il libro delle avventure e dei fenomeni in mano. Fortunatamente era soltanto un sogno !! 109 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Capitolo 3 Oggi i nostri eroi devono fare un esperimento con il Dottor Etman, per mettere a punto la macchina del tempo. Evidentemente sono stati piacevolmente colpiti dalle avventure precedenti! Questa volta il loro amore per l’arte li condurrà verso il XV secolo, all’epoca del grande Leonardo da Vinci. Se vogliamo essere precisi, volevano capitare nel momento in cui il genio fiorentino dipingeva la Gioconda. Ecco... il Dottore sta mettendo a punto la macchina... tu tu tu tu tu. -Tutto è pronto, arriva il grande momento!- urlò il Dottore. Federico si ritrovò, per magia, nella stessa stanza con Leonardo da Vinci davanti al cavalletto. Il pittore stava dipingendo. Indossava un cappello ,dei vestiti medievali e una specie di stivaletti, senza calzini. Leonardo gli ordinò di prendergli altro colore, per la sua Gioconda. Il ragazzo si accorse che Leonardo lo aveva scambiato per il suo aiutante. Vide anche la Gioconda: era molto più piccola di come se la immaginava. Federico scese a preparare il colore che il genio gli aveva chiesto ma vide dei malfattori che lo osservavano così pensò di risalire da Leonardo. Vide il Maestro un po’ stanco ma, mentre gli dava i colori, i malfattori salirono nello studio, che si trovava al primo piano di un palazzetto medievale, e presero la Gioconda,il dipinto, non la modella. Federico cercò di recuperarla e la prese finalmente, correndo all’impazzata. Finalmente apparve il portale. Il ragazzo lasciò ai malfattori la Gioconda, la modella stavolta, risalendo per consegnare a Leonardo il dipinto recuperato. Tornato nel laboratorio, entrò e disse al Dottor Etman che l’esperimento era riuscito. In quel momento si accorse che Irene non aveva partecipato alla sua avventura: era rimasta con il Dottor Etman e l’aveva aiutato con il computer (a volte il Dottore è un po’ imbranato con le nuove tecnologie). Capitolo 4 Un giorno Federico stava giocando a calcio con i suoi compagni di scuola. Sapete... . A volte Federico è un bambino normale e non sempre va a spasso nel tempo!!! Ma... Indovinate un po’????!!! Una macchina del tempo, sì avete sentito bene, una macchina del tempo con all’interno dei robot catturò Federico e i suoi compagni con la sua luce accecante. Li catturò e li portò nel 4500. I robot persero di vista i ragazzi che scapparono e si ritrovarono in una stanza piena di altri robot che si stavano preparando per entrare in campo. 110 prosa Gli uomini- macchina interrogarono i ragazzi sulla loro identità e loro si finsero calciatori famosi,anche se non lo erano. I robot caddero nella trappola e gli diedero le divise con l’attrezzatura. Entrarono in campo. Gli spettatori erano tutti robot e il campo non era un vero e proprio campo da calcio. Allora Federico disse: -In che squadra siamo?Un robot gli rispose :-Giochiamo con i Robottaris . -OK! Il campo era di metallo, pieno di lucette . Ad un certo punto nell’aria si udì il fischietto dell’arbitro e la partita cominciò. Le porte erano piccole in confronto ai robot ed era tutto super tecnologico. Federico partì sulla fascia e stava per tirare ma il difensore gli prese la palla in un modo incredibile per gli umani. Be’, in fondo erano dei robot! La squadra avversaria ripartì all’attacco, tirò ma il portiere la bloccò senza problemi. Alla fine la partita finì 2-0 per la squadra dei Robottaris. I giocatori tornarono negli spogliatoi e i robot erano molto contenti per questa vittoria. La squadra di Federico fu trasportata nella loro solita vita , a casa loro dove c’erano i loro genitori ad aspettarli preoccupati. I bambini spiegarono ai genitori che si erano persi la palla nel bosco e che, per cercarla, avevano perso la strada. Irene scrutò Federico e gli disse sottovoce: - Questa volta te la sei cavata senza di me!!! Com’ è stato il viaggio? Ma i bambini ogni giorno tornavano al campetto sperando di essere riportati nel futuro. Capitolo 5 Un giorno Federico ed Irene tornarono nel ripostiglio e salirono di nuovo nella macchina del tempo del bisnonno. Si ritrovarono in un posto strano, abbracciati ad un grosso tronco che vagava nelle acque marine. Sopra di loro videro una grande nave. Dalla nave sbarcarono delle persone a recuperarli. Sull’imbarcazione c' erano animali, in realtà mezzi uomini molto amichevoli, anche se dall' apparenza non lo sembravano affatto. I due bambini fecero subito amicizia con quegli strani esseri. Arrivati vicino a un' isola, buttarono l'ancora,e si accamparono. Al risveglio la barca era sparita. 111 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Videro uno strano drago che volando si stava portando via la barca. Allora cercarono cibo, acqua e legna sull’isola. Lungo la strada, dall'altra parte dell'isola, trovarono un pallidrago,una creatura mezzo pellicano e mezzo drago:aveva due grandi ali e la punta della coda era palmata. Appena l'animale li vede, si alzò in volo e urlò. Il suo grido era acuto al punto che dalla terra uscì un serpente gigantesco. Allora gli animali mezzi uomini sfoderarono delle spade affilatissime con cui attaccarono il serpente tagliandolo in due. Ma il serpente si riprodusse. Quindi ora c' erano due serpenti giganti! L'uomo tigre ne infilzò uno e il grosso rettile morì. Dopo una settimana Federico e Irene, aiutati dai mezzi uomini, costruirono un a nave e tornarono in mare. Durante il viaggio videro in lontananza una nave pirata che si dirigeva verso di loro. Cercarono di evitarla ma era troppo veloce. Dovettero attaccare la nave dei pirati. Proprio in quel momento una piovra gigante trascinò le due navi in mare aperto e per un pelo i nostri amici si salvarono. In quel momento i due bambini vennero risucchiati nel loro tempo. Capitolo 6 Un altro giorno i due fratelli decisero di usare di nuovo la macchina del tempo per andare a visitare un Museo di storia. Vicino al museo c’era un centro commerciale. Irene, che adorava lo shopping, decise di accompagnare il fratello per lasciarlo al museo e andare per conto suo per negozi. Gironzolando per il museo Federico vide una strana macchina. Intuì che si trattava di una macchina del tempo perciò decise di chiamare la sorella per vivere con lei un’altra delle loro avventure. Quando Irene arrivò nella sala, con le mani occupate da almeno dieci buste piene di chissà cosa (Federico aveva rinunciato ad impicciarsi degli acquisti di sua sorella), cominciò ad osservare la macchina da tutti i lati fino a quando salirono e spinsero un pulsante. La macchina si accese e scomparvero dal museo. Dopo pochi secondi si ritrovarono di nuovo nell’ era dei dinosauri. Era comprensibile, il museo da cui erano partiti era un museo paleontologico! Attraversarono una radura e videro una fila di negozi con molti dinosauri che entravano ed uscivano con buste piene di abbigliamento e accessori vari. A prima vista sembrava lo stesso centro commerciale descritto all’inizio della nostra storia. Irene ne approfittò 112 prosa subito per fare shopping. Nel frattempo Federico chiamò la sorella e le disse di non pensare allo shopping ma a tutto ciò che stava accadendo in quel momento. Quando Irene si avvicinò al fratello, vide un dinosauro con la tuta da benzinaio. Anzi, guardandosi intorno, i due ragazzi videro che tutti i dinosauri svolgevano il proprio mestiere. Pensarono subito che erano capitati in una città di dinosauri. Irene allora riprese lo shopping e fece amicizia. Anche Federico si fece un po’ di amici. I dinosauri studiarono i due ragazzi e i due ragazzi studiarono i dinosauri. Federico diede un’ occhiata all’ orologio e vide che si stava facendo tardi. Allora corsero fino alla macchina del tempo, si imbarcarono, spinsero il pulsante e ritornarono nel museo. Il giorno dopo Federico e Irene, ripensando alla storia della macchina del tempo, decisero di inventare un’ altra macchina. I loro genitori però, sospettando che i loro “cuccioletti” stavano architettando qualcosa di strano, piombarono nel ripostiglio e smontarono la macchina del tempo del bisnonno, rimuovendo tutti i componenti che potessero essere utilizzati per altri scopi. Era la fine delle loro avventure! 113 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Vi ag g io V G – Scuola “Alonzi” ne Capitolo 1 E gli abissi ra successo tutto in un attimo: l’esplosione dell’aereo aveva provocato la caduta di tre ragazzi che non si conoscevano. Il primo si chiamava Alex, aveva undici anni e cadde sul ciglio di un cratere, precipitando al suo interno. Il secondo si chiamava Willy e aveva dieci anni. Si fermò sul ciglio del cra- tere e rimase immobile. Il terzo si chiamava James e aveva dodici anni. Cadde sopra Willy e rotolarono insieme fino all’imboccatura del cratere, precipitando così anche loro al suo interno. Scoprirono ben presto di trovarsi in una grotta. Poco dopo videro Alex, si accorsero di essere scampati ad un disastro aereo ed iniziarono il viaggio alla ricerca dell’uscita di quella grotta buia, calda e silenziosa, troppo silenziosa per i loro gusti. Per fortuna Alex aveva con sé una torcia che la mattina, prima della partenza aveva rubato per scherzo a suo fratello maggiore, abile esploratore. Così riuscì a fare strada nella grotta. Il clima si fece sempre più caldo e i tre ragazzi sco- prirono che in realtà si trovavano dentro una baia scura e che, non si sa come, riuscivano a respirare tranquillamente senza essere immersi nell’acqua. Procedendo ancora si accorsero che la temperatura diveniva ancora più calda. Mancava l’aria, stavano soffocando, quando notarono un passaggio tra due rocce. Si spinsero oltre lo stretto passaggio e avvertirono subito un cambio improvviso di temperatura e di umidità. Davanti a loro una parete di acqua monumentale si ergeva come una barriera invalicabile che incuteva molta paura. “Terrore allo stato puro”, quella era la sensazione provata improvvisamente dai tre ragazzi che si guardarono atterriti. In un angolo di quello strano ambiente, che assomigliava ad una camera iperbarica, notarono uno strano mezzo di trasporto, a metà tra un trattore e un elicottero. Alex esclamò:- Ma quello è il Nautilus!! 114 prosa -Il Nautilus!!!- esclamarono in coro i suoi due compagni di avventura. Sembrava davvero il Nautilus descritto da Jules Verne nel suo libro più famoso che tutti o quasi abbiamo letto durante l’adolescenza. Si avvicinarono, aprirono la porta dello strano aggeggio, entrarono e spinsero il pulsante di accensione. Il “Nautilus” si avviò e iniziò ad avanzare verso l’enorme massa d’acqua verde-azzurra. Il mezzo penetrò come un cucchiaino in un ammasso gelatinoso. Lentamente, aggirando alghe, pesci, coralli e formazioni rocciose di ogni tipo, i tre ragazzi riemersero in superficie. Sfruttando le correnti il “Nautilus” raggiunse la costa e depositò i ragazzi sulla spiaggia. Da lì chiamarono i soccorsi. La stampa, avvisata dell’evento, si precipitò sui ragazzi e li trasformò in tre eroi dei nostri giorni. Chissà... forse Jules Verne vegliava su di loro! Capitolo 2 Alex, dopo l’avventura con i suoi compagni improvvisati, era rimasto conquistato dai viaggi, dalla notorietà, dalla sensazione di... importanza che aveva connotato la sua esperienza con il Nautilus. E’ lunedì mattina e il ragazzo si trovava all’aeroporto di Lampedusa, pronto per affrontare un’altra missione affidatagli dal Governo italiano. Stavolta si fa sul serio: doveva risolvere un caso misterioso. Il miliardario Mc Dallas, appassionato archeologo, stava perdendo molti operai impegnati nella ricerca del palazzo di Cleopatra che, impauriti dal suo fantasma, abbandonavano l’area di scavo, vicino alla costa mediterranea. Alex prese il primo pullman per l’aeroporto. Durante il volo l’aereo venne colpito da un colpo di cannone che lo fece precipitare fino in mare. Ci risiamo... pensò Alex. Provò un senso di deja vu, aveva letto questo termine in un libro e aveva appreso che voleva dire “già visto”. Tutti i passeggeri si salvarono ma lui, sceso in acqua per primo, venne risucchiato da un mulinello che lo trasportò davanti ad un antico palazzo, le cui fondamenta erano completamente sommerse dall’acqua. Per non affogare riemerse, prese aria e riprese a nuotare sott’acqua. E così lo vide: era il fantasma di Cleopatra. Dopo essere risalito in superficie, venne portato a riva da una barca della Guardia Costiera. A riva prese in affitto una macchina ed andò a conoscere Mc Dallas. 115 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” Il miliardario era un uomo magro e simpatico. Subito dopo il miliardario lo accompagnò su una piattaforma da cui videro altri due operai che scappavano dal sito archeologico. Alex si immerse nell’acqua e rivide il fantasma, che si materializzava in seguito a particolari moti ondosi e a correnti sotterranee. Lo seguì e vide che due criminali stavano recuperando molti tesori dalle fondamenta sommerse del palazzo. Alex decise di chiedere l’aiuto della Polizia. A sirene spiegate i poliziotti giunsero nel cantiere e catturarono i criminali. Ah! Dimenticavo... Il fantasma non era altro che un lenzuolo bianco finito incidentalmente sul fondale marino e rimasto attaccato alle formazioni rocciose in un modo inspiegabile che lo faceva sembrare un fantasma vero e proprio. Capitolo 3 Un giorno d’estate Alex non aveva nulla da fare così decise di andare in spiaggia per un bel bagno rinfrescante. La temperatura percepita doveva aggirarsi intorno ai 40 gradi, l’asfalto era rovente e in alcuni tratti aveva la consistenza fluida di un budino. Prese la sua attrezzatura da sub (dopo tante avventure negli abissi non andava più in spiaggia senza la sua attrezzatura!) ed entrò in acqua. Nuotò placidamente fino a un miglio dalla costa perlustrando con la maschera i fondali. Improvvisamente si ritrovò paralizzato dalla paura. Guardò meglio... sì, era proprio così, aveva visto bene. Con l’aiuto della bombola e delle pinne penetrò la barriera d’acqua e si ritrovò sul fondale marino. Tutto intorno c’erano palazzi, strade, negozi frequentati da pesci di ogni genere che entravano e uscivano da porte e finestre. Ricordò di aver letto della leggenda di Atlantide, la città scomparsa e sommersa in seguito a qualche evento naturale, un terremoto, uno tsunami, non ricordava bene. Prese la sua macchina fotografica subacquea e iniziò a scattare fotografie di ogni angolo della città. Era completamente affascinato: i palazzi erano antichi e decorati, le colonne erano sormontate da capitelli corinzi. All’interno di un palazzo, non si sa come, c’erano degli affreschi che illustravano scene di vita dell’epoca. I personaggi vestivano “alla greca” ed erano rappresentati mentre svolgevano le loro 116 prosa faccende quotidiane. Alex continuò a scattare fotografie. Si girò e... ma chi sono quelli là? Vide altri due sub che si stavano avvicinando lentamente alla città. Gli fece dei cenni come per attirare la loro attenzione. Ma i due sub scomparvero presto dal suo campo visivo. Un miraggio?! Quando si accorse che la riserva di ossigeno della bombola stava per esaurirsi, tornò indietro e riemerse. Che avventura! Avrebbe subito sviluppato le fotografie e... chissà. Forse aveva risolto uno dei misteri più profondi e interessanti dell’antichità. Atlantide non era più una leggenda ma una realtà. Capitolo 4 Ciao a tutti! Siamo due esploratrici marine e ci chiamiamo Joel e Shakira. Stiamo per partecipare ad un concorso che consiste nel trovare fossili mai trovati prima d’ora. Abbiamo come rivali Jenny e Giada. Finalmente è arrivato il giorno della partenza! Abbiamo scelto il nostro sottomarino, sembra proprio una balena! Le nostre rivali lo hanno scelto a forma di tartaruga gigante. SI PARTE!!!!!!!!!! -Che l’ avventura inizi!-dissero in coro Joel e Shakira. Abbiamo iniziato le manovre di immersione e cerchiamo a tutti i costi di superare Jenny e Giada. - E’ meraviglioso qui in fondo al mare -disse Joel. -E’ vero hai ragione sarebbe meglio vivere qui che in superficie!- rispose Shakira. Ad un certo punto davanti a noi vedemmo una luce accecante e ci rendemmo conto che era ATLANTIDE LA CITTA’ SOMMERSA!!!!! Là ci accorgemmo della presenza di qualcuno. Ci avvicinammo con circospezione. Notammo come dei flash di una macchina fotografica. Ci avvicinammo ancora e incontrammo un sub che stava documentando la scoperta. Il sub si accorse di noi e ci fece dei cenni. Altro che fossili! Lì c’era una vera e propria città sommersa! L’Atlantide delle leggende che si raccontano ai bambini. Alla nostra destra sentimmo però un canto melodioso. Ci dirigemmo in quella direzione lasciando il sub alle sue fotografie. Forse era un reporter del National Geographic. Seguimmo la melodia e, dopo un po’ di tempo, apparve una sirena che ci fece segno di seguirla. Entrammo con lei nel palazzo di Poseidone. 117 “da piccoli lettori... a giovani scrittori” La melodia divenne una canzone “In fondo al mar...”. Ci guardammo negli occhi attraverso le maschere. Allora quella non era una sirena: era Ariel, LA SIRENETTA. Eravamo capitate nel film d’animazione della Disney! Saremo potute tornare tra gli umani? Chissà se lassù, nel mondo civile, avrebbero riconosciuto nelle due sirenette amiche di Ariel, Joel e Shakira, le famose esploratrici marine vincitrici del concorso dei fossili atlantici??!! Conclusione “La vita è un film o i film ci aiutano a rendercela migliore?” Ai nostri lettori la risposta. 118