Parrocchia di
Santa Maria Assunta
Gemona del Friuli
(Ud) Italia - cap 33013
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n. 163 del 4.4.2006
Direttore responsabile
Mauro Vale
Stampa Tip. Rosso
Gemona del Friuli
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D.L. 353/2003 conv.
in L. 27.2.2004 n. 46
art. 1, c. 2 - DCB Udine
Tassa pagata
Taxe perçue
Pubblicazione fondata
nel 1933
Anno LXXX, numero 1
Aprile 2012
Da 80 anni
Alla bella età di ottant’anni,
Voce Amica si rinnova ridimensionando la bella testata
disegnata da Francesco Barazzutti e recuperando, con
una diversa impostazione
grafica, maggiore spazio da
destinare ad articoli e documentazioni fotografiche.
L’intento è quello di offrire
ai lettori un numero superiore di notizie e di riflessioni e, soprattutto, di dare più
voce alle attività e ai programmi delle diverse componenti della Parrocchia.
Tuttavia Voce Amica non intende cambiare lo spirito
che ne ha sempre contraddistinto ogni pagina: lo spirito
che le ha infuso il suo fondatore, monsignor Battista
Mo nai, seguìto, in questo
impegno, da tutti i parroci
successivi.
«Sarà – diceva l’arciprete
Monai nel primo numero del
giugno 1933 – la voce che
andrà a tutte le famiglie
della Pieve (...), la voce che
dirà a tutti una buona parola
per fare del bene alle anime
(...); che diverrà a tutti cara
come il Duomo, il Castello,
il Campanile...».
Ma, come tutte le cose di
questo mondo, anche Voce
Amica vive se le si dà sostentamento: come le altre attività parrocchiali necessita del
sostegno economico di tutti i
lettori. E, come tutte le opere
della Parrocchia, Voce Amica
ha anche bisogno di collaboratori che possano rinvigorirla con opinioni, suggerimenti, proposte, idee, informazioni da offrire ai lettori.
Come scriveva monsignor
Monai sul primo numero
«Voce Amica [allora] sarà
anche la vostra voce, perchè
tutti i parrocchiani potranno
effettivamente collaborare
alla sua redazione».
La Pasqua è “Passaggio” di Dio
La Pasqua cristiana è il passaggio
da morte a vita di Gesù e l’emozionante scoperta, vissuta dalle
donne al sepolcro e trasmessa
subito agli apostoli all’alba del
primo giorno dopo il sabato, è
l’annuncio che la Chiesa rinnova
da due mila anni.
Come può accogliere un tale travolgente messaggio la società attuale, definita liquida, narcisista,
dionisiaca (=ubriaca di consumi)? Ogni persona – uomo o
donna che sia – possiede la ragione per accogliere, vagliare e discernere quanto continuamente ci
è proposto ma noi, di cambiamenti definitivi, con la nostra
razionalità, ne comprendiamo
uno solo: il passaggio dalla vita
fisica alla morte fisica. È la nostra
dimensione interiore, spirituale,
che avverte e registra l’invisibile
della nostra esistenza: viviamo le
emozioni, gli affetti ci tonificano
e ci danno sicurezza, il sacrificio
è vissuto come raggiungimento di
un obiettivo e la fede ci offre uno
scopo di vita. Ma la fede non è
ragione, razionalità; non è neppure l’incontro più intimo con il
proprio io. La fede è l’incontro
con il Mistero di Dio nella persona di Gesù, il Messia, cioè il
Consacrato, l’Inviato del Padre
per farci entrare in comunicazione con Dio.
Tutta la storia della salvezza, de-
Io, noi... e don Gastone
In preparazione alle celebrazioni del primo anniversario della scomparsa
di monsignor Gastone Candusso, Voce Amica pubblica da pagina 6 i ricordi,
gli episodi, le emozioni dei parrocchiani che, nel sacerdote che ha dedicato
oltre 10 anni della sua vita alla nostra comunità, hanno trovato l’uomo generoso, il padre di cuore, l’amico fidato, la guida sicura.
A pagina 11 pubblichiamo anche il programma delle celebrazioni dell’anniversario che si svolgeranno durante l’intero anno 2012.
scritta nella Bibbia, è il racconto
dell’amore di Dio che vuole fare
alleanza con ogni uomo e ogni
donna per renderli partecipi del
Suo amore, della Sua felicità, del
Suo Regno. La Quaresima, di
domenica in domenica, ce l’ha
ricordato: il Dio dell’alleanza rassicura Noè che non ci saranno
altri diluvi; impedisce ad Abramo
il sacrificio del figlio; dona a
Mosè le 10 Parole per vivere la
fedeltà minima al Suo progetto;
riapre il futuro al popolo esiliato
con Ciro; interverrà di persona
per scrivere la Sua legge nel
cuore dell’umanità.
E il Dio dell’alleanza solidifica il
Suo progetto d’amore attraverso la
Missione del Suo Figlio: Gesù
combatte e vince il male per ricreare un pezzetto di paradiso terrestre;
si trasfigura per indicare il futuro
destino di gloria aperto ad ogni
persona; palesa il nuovo luogo di
preghiera dato dalla Sua persona;
rivela la croce innalzata sul
Calvario come segno universale di
salvezza; propone la logica del
chicco di grano che muore come
segno del dono continuo, generoso, totale della propria esistenza.
Ecco: la Pasqua di risurrezione di
Gesù – attualizzata nella Settimana Santa, cioè diversa dalle
altre, proprio per ripercorrere i
momenti salienti del dono straordinario del Dio dell’alleanza
all’umanità – è la certezza del
passaggio, per ogni uomo e donna, da una negatività ad una positività: dalla morte (spirituale, fisica, interiore, affettiva…) alla vita
(di Grazia, eterna, piena, oblativa…).
Il credente, per questo dono del
Dio dell’alleanza, vive nella certezza di essere ormai radicalmente libero, senza più nulla temere
per la sua vita. Per questo, la
Pasqua è davvero Buona.
l’arciprete
monsignor Valentino Costante
1
FOTO GRAZIANO SORAVITO / GEMONA
La Messa del Tallero 2012
In apertura del libretto consegnato a tutti i partecipanti alla
tradizionale Messa epifanica del
Tallero, l’arciprete monsignor
Costante aveva voluto sot tolineare il significato autentico
dell’antica liturgia: “Per Gemona rappresenta da sempre un rito
di lode e di ringraziamento a
Dio per il dono del Figlio fatto
uomo, che da un lato ha preso
corpo nella bella storia narrata
dallo scalpello di mastro Griglio
sulla facciata del duomo e dall’altro si è condensato in un gesto di dono e di omaggio da parte
dalla Magnifica Comunità rappresentata dai suoi reggitori”.
Da queste premesse sono quindi
scaturite alcune innovazioni formali che vogliono “riportare il
rito nella cornice teologica e
nella simbologia liturgica delle
S. MESSE: NUOVI ORARI
MESSE FERIALI
Duomo (da lu. a sa.)
8.30
S. Lucia (da lu. a ve.-legale) 19.00
2
MESSE PRE-FESTIVE
C. Riposo Sereni Orizzonti
Ospedale
Gleseute (legale)
Duomo
15.30
16.00
18.00
19.00
MESSE FESTIVE
Duomo e Maniaglia
S. Lucia o S. Valentino
Campagnola o Taboga
Duomo Messa parrocchiale
Duomo Messa vespertina
9.00
9.00
9.00
10.30
19.00
celebrazioni antiche: il canto
della sequenza di Sant’Ermacora, la melodia del Vangelo, il
Credo aquileiese, il rito dell’incensazione, il bacio della pace,
la preghiera antiochena sono il
complemento del dono offerto a
Dio – cioè del tallero – consegnato dal primo cittadino nelle
mani del diacono che, recandolo
all’altare, al cospetto di Dio, ha
ripreso l’originaria funzione di
intermediario tra le cose di Dio
e le cose degli uomini”.
È così che la Messa del Tallero –
la prima celebrata da monsignor
Valentino Costante – ha riproposto l’essenza del significato più
genuino e il tallero d’argento,
offerto dal sindaco Paolo Urbani,
suggella la volontà di collaborazione tra la comunità civile e la
comunità ecclesiale unite per il
bene della città, per il miglioramento del vivere sociale e civile,
per una forte coesione tra tutti i
gemonesi.
Come l’anno precedente la regia
della celebrazione è stata curata
da Renato Stroili Gurisatti mentre le composizioni musicali del
Maestro Marco Sofianopulo sono state interpretate dal Coro
Glemonensis diretto dal Maestro Roberto Frisano.
Alla Pro Glemona va il merito
della organizzazione della cornice storica con il corteo in costume e le successive animazioni
cui hanno partecipato i Gruppi
gemonesi e diverse formazioni
provenienti anche da fuori
regione.
Gli appuntamenti della Settimana Santa
Domenica delle Palme (1° aprile)
10.00: Benedizione dell'Ulivo in S. Rocco con successiva processione
e S. Messa in Duomo
S. Quarant’Ore di Adorazione eucaristica in Duomo
15.30: Celebrazione dei Vesperi ed esposizione dell'Eucaristia
16.00: Azione Cattolica e S. Vincenzo
17.00: Terz'Ordine Francescano e Francescani
18.00: Operatori della catechesi
18.45: Benedizione e riposizione del Santissimo
19.00: S. Messa
Durante le ore di adorazione c'è la possibilità di confessarsi
Lunedì Santo (2 aprile) Quarant’Ore in Duomo
9.00-11.00: Adorazione personale libera
16.00: Borgate di Stalis, Gleseute, Gois e Bersaglio
17.00: Borgate di Godo e Maniaglia e bambini delle elementari
18.00: Centro storico
18.45: Benedizione e riposizione del Santissimo
19.00: S. Messa con predicazione del Padre guardiano del Santuario
20.30: ora di Adorazione per le persone impegnate nel pomeriggio
Durante le ore di adorazione c'è la possibilità di confessarsi
Martedì Santo (3 aprile) Quarant’Ore in Duomo
9.00-11.00: Adorazione personale libera
16.00: Borgata di Taboga
17.00: Borgata di Campagnola
18.00: Borgata di Piovega
18.45: Benedizione e riposizione del Santissimo
19.00: S. Messa
20.30: ora di Adorazione per le persone impegnate nel pomeriggio
Durante le ore di adorazione c'è la possibilità di confessarsi
Mercoledì Santo (4 aprile) in Santuario
20.45: Liturgia penitenziale con possibilità di confessarsi
Giovedì Santo (5 aprile) a Udine, in cattedrale
9.30: L’Arcivescovo concelebra con tutti i presbiteri dell'Arcidiocesi e
benedice gli Olii santi durante la “Missa Crismalis”
TRIDUO PASQUALE: PASSIONE, MORTE E RISURREZIONE DEL SIGNORE
Giovedì Santo (5 aprile) in Duomo
20.00: Santa Messa in Cœna Domini per l'istituzione della Eucaristia
21.30: Veglia di adorazione proposta dai ragazzi delle medie
22.30: Veglia di adorazione proposta dai ragazzi delle superiori e scout
23.30: Veglia di adorazione proposta dal gruppo delle catechiste
Venerdì Santo (6 aprile – giorno di digiuno e astinenza) in Duomo
7.30: Celebrazione delle lodi mattutine
15.00: Liturgia della Passione e della Morte del Signore
21.00 Via Crucis preparata da gruppi vari. Partenza dal Santuario
(percorso: Santuario - S. Rocco - S. Maria delle Grazie - Duomo)
Sabato Santo (7 aprile) in Duomo
21.00 Solenne Veglia pasquale (inizia sul sagrato del Duomo)
Liturgia della Luce, Liturgia della Parola, Liturgia battesimale ed
Eucaristia pasquale
Domenica di Pasqua (8 aprile)
Le Sante Messe sono celebrate secondo l’orario festivo
(è sospesa la S. Messa delle 9.00 in Duomo)
Lunedì dell’Angelo (9 aprile)
Le Sante Messe in Duomo: ore 9.00 - 10.,30
L’arciprete monsignor Valentino e don Federico,
con tutti i collaboratori, augurano ai parrocchiani
e ai lettori di Voce Amica
una Pasqua di gioia nella luce di Cristo risorto
L’arcivescovo del terremoto
L'arcivescovo emerito monsignor Alfredo Battisti è morto a
Udine domenica primo gennaio. Era nato a Masi (PD) nel
1925 ed era stato ordinato
sacerdote nel 1956. Nominato
arcivescovo di Udine nel
1972, vi era stato consacrato
nel febbraio 1973, guidando
l'arcidiocesi udinese per 28
anni. Nel 2000, al compimento del 75° anno, aveva rassegnato le dimissioni e s'era ritirato presso il santuario della
Madonna Missio naria di
Tricesimo.
Ai suoi funerali, celebrati il 4
gennaio in cattedrale, oltre
alla grandissima folla hanno
preso parte una ventina di
vescovi, decine di sacerdoti –
tra cui monsignor Giovanni
Nervo, fondatore della Caritas,
il quale ebbe fra noi un ruolo
fondamentale durante l’emergenza e nel periodo della
rinascita e don Albino Bizzotto, fondatore del movimento Beati costruttori di pace –, i
presidenti di Regione e
Provincia, Tondo e Fontanini,
e tante altre autorità tra cui
anche il nostro sindaco.
***
«Beatissimo Padre, abbiamo
desiderato che il Vostro pellegrinaggio apostolico in Friuli
iniziasse nel cuore della nostra
terra, nei luoghi straziati dal
sisma del 6 maggio 1976, in
questa città divenuta la capitale del terremoto. Qui la nostra
Chiesa udinese, che in virtù
del primato conferito da
Cristo al Successore di Pietro
è anche Vostra, ha sofferto col
popolo friulano la prova più
dura di questi ultimi secoli:
mille morti, 120.000 senza
tetto, sfigurato il volto di tanti
paesi, distrutti monumenti
gioielli d'arte che costituivano
la memoria storica di questo
popolo...».
Con Giovanni Paolo II tra noi
Queste le parole che l'arcivescovo monsignor Alfredo
Battisti rivolse il 3 maggio
1992 in duomo a papa Giovanni Paolo II, accogliendolo
in presbiterio dopo il saluto
che il sindaco del tempo,
Adriano Londero, aveva rivolto al pontefice sul sagrato,
accanto all'effigie di San
Cristoforo.
Dalle sue parole, che subito
dopo avrebbero sottolineato
l'impegno dell'intera classe
politica, si capiva come monsignor Battisti volesse dire al
papa che la Chiesa udinese
era scesa in campo, all'indomani dell'immane tragedia,
per sostenere con forza le
rivendicazioni popolari di una
ricostruzione giusta, veloce e
sicura indicandone le priorità
con la storica frase: «Prima le
fabbriche, poi le case, poi le
chiese».
Una totale condivisione
Fin dall'inizio della sua missione episcopale egli aveva
scelto di condividere in tutto i
destini del suo gregge e nel
1977, guidando l'Assemblea
dei cristiani, aveva sottoscritto
la richiesta di soluzione dei
problemi più urgenti, partendo
dalla ricostruzione ma sottolineando anche altri temi quali
la certezza del lavoro, la dotazione di infrastrutture moderne per i collegamenti con
l’Italia e l’Europa, la riduzione
delle servitù militari, la promozione della cultura e della
lingua friulana – anche come
lingua liturgica – e l'istituzione dell’università.
Il duomo riaperto
Avendo proposto e sostenuto la
nomina a vescovo di monsignor Pietro Brollo, nostro parroco di allora, monsignor
Battisti aveva scelto che la consacrazione episcopale avvenisse in duomo imponendo, per
così dire, un'accelerazione
eccezionale ai lavori di ricostruzione del sacro edificio che
in effetti fu riaperto per le
solenni liturgie del 4 e 5 gennaio 1986, giorni della consacrazione, il primo, e della prima
messa pontificale del vescovo
monsignor Brollo, il secondo.
Il 4 gennaio, nella sua omelia,
l'arcivescovo non aveva tralasciato di sottolineare la necessità che la ricostruzione materiale – di cui il duomo riconsegnato alla comunità gemonese
era un segno emblematico –
fosse accompagnata dal rinnovamento morale e spirituale
dell'intero popolo friulano.
Questa preoccupazione e questo impegno nascevano dal
sentirsi veramente padre dei
suoi fedeli, impersonando
appieno la figura del vescovo
tratteggiata da san Pietro:
“Pascete il gregge di Dio che
vi è affidato, sorvegliandolo
non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non
per vergognoso interesse ma
con animo generoso, non
come padroni delle persone a
voi affidate ma facendovi
modelli del gregge”.
All’alba del 7 maggio
La sua attenzione e il suo
affetto per il gregge affidatogli
s'erano visti concretamente il 7
maggio 1976 quando all'alba,
da solo, era giunto a Gemona
ed era passato per le nostre
strade per dire il suo dolore e la
sua partecipazione, per consolare, per incoraggiare, per pregare e – per quanto fosse difficile – per infondere fiducia.
Vita nuova e speranza
E trent'anni dopo, nell’ambito
degli appuntamenti quaresimali proposti dalla nostra parrocchia, l’arcivescovo emerito
aveva ricordato in duomo il
maggio e il settembre del
1976 e aveva aggiunto:
«Anche Gesù ha vissuto due
scosse di terremoto: il venerdì
santo, ed è stata il segno della
sua morte; all’alba del mattino
di Pasqua, il segno della sua
resurrezione. L’esperienza storica della resurrezione è però
maturata successivamente, nel
giorno di Pentecoste, quando
una comunità ha spalancato le
porte del cenacolo e ha cominciato a gridare: «Cristo, che
avete crocefisso, è risorto».
Così anche la Chiesa udinese
è uscita dal cenacolo, vincendo la paura, per parlare di vita
nuova e di speranza. La stessa
chiesa che ha trovato il coraggio di tenere gli occhi aperti su
quanto in Friuli avrebbe potuto impedire una ricostruzione
a misura d’uomo». Una ricostruzione di cui il popolo friulano doveva invece essere il
soggetto protagonista per
poter continuare a tramandare
la sua storia e la sua cultura: i
grandi valori che costituiscono
da sempre l’anima del popolo
friulano non dovevano andare
perduti nelle macerie.
segue a pagina 4
Monsignor Alfredo Battisti accoglie il sommo pontefice Giovanni Paolo II
nel nostro duomo il 3 maggio 1992. In alto: l’ordinazione episcopale di
monsignor Pietro Brollo nel nostro duomo riaperto (4 gennaio 1986).
3
Un gracie a pre’ Gjelindo Miôl
L'ultim mandi a pre' Gjelindo
Miôl (Marchetti) lu àn dât in tancj
martars 21 di fevrâr tal nestri
domo, cuanche il vescul monsignôr Mazzocato, il vescul emerit
monsignôr Brollo, cul plevan
monsignôr Costante, pre Federico
Grosso, ministradôr parochiâl di
Sant Marc di Cjamp, e una lungje
schirie di predis e di fraris e àn dit
par lui la messe di requie par
saludâlu e par ringraceâ il Signôr
di vêlu dât al servizi de Glesie
furlane par ducj i 67 agns dal so
ministeri di predi.
Insiemit cun dute la sô parentât
– e a ducj ur disìn di cûr il nestri
corot – e cun tancj amîs al ere
presint il Comun di Glemone
cul vicesindic Revelant e i ministradôrs e una grande rapresentance dai Scout vegnûts a saludâ
il vecjo assistent (te foto intune
messe scout) che par dîs agns al
è stât ancje assistent eclesiastic
de Agesci de Diocesi.
Te sô omelìe, ch'o ripuartìn in
part culì disot, il vescul al à
ricuardât la sô presince discrete,
incolme di spiritualitât, lontane
das granderis dal mont; e soredut al à ricuardât la sô fedeltât,
fedeltât di cristian – prime
ancjemò che di predi – ch'al
veve imparât di frut tal grim de
sô famèe.
Dapît da messe, prime di compagnâlu tal simiteri, lu an volût
saludâ ancje il plevan des paròchiis di Sant Jacum e San Zorç
di Udin dulà che pre’ Gjelindo
al ere stât capelan, e il nestri
paesan monsignôr Midio Goi
4
che lu à ricuardât di quanch’al
veve cjantât la prime messe il 19
di març dal 1945, in-t-une zornade di bombardaments, a quanche al lave a cjatâ i clerics di
Glemone – pre’ Midio stes, pre’
Mario Costantin, pre’ Mario
Facile e pre’ Diego Armelin – e
ur puartave qualchi biscot par
rionâ il menu dal seminari.
A lui – che monsignôr Goi al à
ricuardât ancje pal amôr, grant
come chel di so fradi pre’ Bepo,
pe nestre culture e pe nestre lenghe – j à racomandadi di
domandâ al Signor la gracie di
qualchi gnove vocatsion tra la
zoventût di Glemone, une volte
cussì ricje di predis.
Lu à saludât ancje il nestri plevan, ringraceànlu ancje lui pal
preziôs servizi che pre Gjelindo
al garantive ancjemò te Foranìe,
a Braulins e in Cjamp. E propit
in Cjamp, te glesie di San Marc,
lunis di sere al veve dit une
messe par lui il vescul emerit
monsignôr Pieri Brollo ch’al
veve ricuardât no nome il lunc
servizi pastorâl di pre’ Gjelindo
ma ancje i siei studis biblics e la
sô atentsion pe Patrie furlane e
par dutis lis espressions religjosis e culturâls dal popul furlan.
Ancje nô o ringracein il Signôr
di vênus dât pre’ Gjelindo,
sigûrs che cumò al è benzà te
pâs eterne.
L’arcivescul Mazzocato
«Abbiamo ascoltato l’invito che
Gesù ha lasciato ai suoi discepoli e che dovrebbe essere come la
stella polare in ogni giorno della
loro vita terrena: “Siate pronti,
con la cintura ai fianchi e le
lampade accese .. per aprire
subito al padrone quando arriva
e bussa” (1 Gv 3,14-16; Lc
12,35-40). Erano parole familiari alla mente e al cuore di don
Gelindo Marchetti tanto da aver
voluto farle incidere nell’artistico calice avuto per il 25° anniversario di sacerdozio e col
quale stiamo celebrando la santa
Messa delle sue esequie. Vi si
legge: Estote parati, quia qua
hora non putatis Filus hominis
veniet (“Tenetevi pronti perché
nell’ora in cui non vi aspettate il
Figlio dell’uomo verrà”). Queste
parole di Gesù sono anche il
motto evangelico dello Scoutismo al quale sappiamo quanto
don Gelindo sia stato sempre
legato e dedicato. (…)
Ascoltando la testimonianza di
chi lo ha conosciuto da vicino,
mi pare di aver intuito che nel
suo ministero sacerdotale don
Gelindo si è comportato veramente da servo fedele e discreto.
Me ne aveva dato prova lui stesso in una bella lettera che mi
scrisse in risposta ad un mio
biglietto di vicinanza per la
morte della sorella. Mi ringraziava per quel segno fraterno di
attenzione rivolto “all’ultimo
prete della diocesi che non era
mai arrivato parroco”. A questa
simpatica ed elegante sottolineatura aggiungeva parole molto
serie in cui mi informava che
riusciva a celebrare fedelmente
la santa Messa domenicale ai
cristiani di Braulins per sostenere la loro speranza. E mi assicurava che, fin che la schiena gli
avesse permesso di passare il
ponte sul Tagliamento, avrebbe
volentieri continuato in questo
ministero. Aveva 92 anni. (…)
Il ricordo che ognuno di noi
conserva di don Gelindo si trasformi ora nel più puro atto di
riconoscenza: la nostra preghiera di suffragio, che uniamo al
sacrificio di Cristo.
Siamo certi di presentare alla
misericordia di Dio Padre un
servo fedele del suo Signore e
un sacerdote che ha amato profondamente la sua Chiesa e la
terra friulana di cui ha sempre
curato la storia e le tradizioni
culturali e religiose.
Chiediamo a Gesù risorto che lo
faccia passare da morte a vita
perché, secondo le parole di S.
Giovanni, ha conosciuto l’amore dando la vita per i fratelli».
segue da pagina 3
L’arcivescovo
del terremoto
Cittadino di Gemona
Fu questo impegno a difesa del
popolo friulano e dei suoi valori più alti a indurre il Consiglio
comunale della nostra città ad
assegnargli la cittadinanza onoraria che gli venne conferita
dall’allora sindaco Gabriele
Marini il 6 maggio 2006, in
occasione del trentesimo anniversario del terremoto.
La motivazione della decisione fotografava perfettamente
la figura e l’opera di monsignor Battisti:
“Confortante la sua presenza
nel dramma delle famiglie
che piangevano quasi 1000
morti;
solidale con la popolazione
che dalle macerie cercava
una rinascita morale e materiale;
audace sia nella denuncia di
qualche lentezza come nel
forte sostegno alle Amministrazioni locali;
lungimirante nel prevedere
l'importante ruolo della cultura in Terra friulana chiedendo una sede universitaria
in Udine;
appassionato profeta di speranza in un Friuli capace di
recuperare dalla distruzione
la sua anima di popolo salt,
onest, lavorardôr”.
Gracie e mandi
«Di cûr gracie e mandi, vescul
e pari Fredo». Così l’ha salutato, a nome dell’intera Diocesi,
l’arcivescovo monsignor
Mazzocato prima della sepoltura nella cripta della cattedrale, nel pomeriggio del 4 gennaio scorso, al termine delle
solenni esequie.
Nella ricorrenza dell’ottava lo
abbiamo ricordato in duomo
durante la messa celebrata dal
suo successore sulla cattedra
udinese monsignor Pietro
Brollo che ne ha tratteggiato il
generoso spirito di pastore,
ricordando infine la sua indimenticabile esortazione, che
ha sempre avuto il tono dell’incoraggiamento paterno:
«Anime dal Friûl, no sta
murî!».
fer
DonGa e altri “generosi”
Oramai non succede più ma chi
ha una certa età e, soprattutto, è
vissuto in una famiglia di agricoltori, ricorderà senza dubbio il
quartese, una specie di tassa in
natura che contadini, proprietari
o affittuari che fossero, versavano alla Pieve, alla struttura
ecclesiastica locale, in ragione
della quarantesima parte dei vari
raccolti. E così era facile sentire, quando veniva travasato il
vino o quando si procedeva a
scartocciare le pannocchie, la
frase “E cheste a jè pal plevan”:
e una pannocchia di granturco o
una secchia di vino venivano
messe in un mucchio o in un recipiente a parte e, a fine conteggio, erano destinate in canonica.
Questa specie di imposta sul reddito – che ha le sue radici nella
tradizione biblica – era stata
introdotta nel regno dei Franchi e
con Carlo Magno e i successori
fu estesa praticamente a tutto il
Sacro Romano Impero.
Con il passare dei secoli tali
regole si modificarono o furono
addirittura abolite: Napoleone,
esportando in mezza Europa i
precetti della Rivoluzione francese, le soppresse per sostituirle
con tassazioni destinate alle
finanze statali; nel giovane
Regno d'Italia, di cui anche il
Friuli fece parte dal 1866, le
decime furono completamente
abolite nel 1887.
Dell'antica imposizione – che
talvolta poteva anche esser risultata vessatoria – rimase così solamente il nome ma nessuno, tra
i fedeli, si sentì di negare il proprio contributo ed il proprio
sostegno alla Parrocchia, alle sue
opere e ai suoi sacerdoti.
Ed è proprio questo che abbiamo
visto, anche in questi ultimi anni,
quando i parrocchiani, come gli
avi, i nonni e i genitori, hanno
risposto agli appelli dando quel
che potevano e contribuendo sia
alle necessità ordinarie che a
quelle straordinarie della Parrocchia, sia con offerte di denaro
che con prestazioni diverse, testimoniando, con generosità, attenzione e carità, an che il forte
senso di appartenenza alla grande famiglia parrocchiale – alla
Chiesa che sta in Gemona – e il
sentire profondo dei valori che
ispirano la nostra fede.
***
Proprio un anno fa, scrivendo le
sue riflessioni sul bilancio consuntivo del 2010, monsignor Gastone Candusso esprimeva la sua
gratitudine “a tutti coloro che
hanno risposto con generosità
alle necessità della Parrocchia e
ci consentono, oggi, di guardare
con una certa serenità al futuro
per affrontare con mezzi adeguati tutti gli impegni assunti, ma
soprattutto le attività a sostegno
della nostra gioventù.
Al di là dei lavori e dei programmi sono i nostri giovani, infatti,
quelli che ci devono stare più a
cuore, perché saranno loro – i
bambini e i giovani di oggi – la
Parrocchia e la Gemona di
domani”.
Erano l'ultimo grazie e l'ultimo
invito a sognare insieme che egli
rivolgeva a tutti i parrocchiani, a
tutta Gemona e anche oggi,
all’atto della presentazione del
bilancio dell’anno scorso, non
possiamo che ripetere a quanti
hanno aiutato la Parrocchia in
ogni forma il nostro grazie, mettendo proprio lui, monsignor
Gastone, in cima alla lista dei
generosi.
Come sappiamo, infatti, egli non
era uomo di parole al vento e il
suo testamento ne è la riprova:
egli ha voluto che tutto quanto
aveva – il suo patrimonio personale e le cose che aveva più a
cuore, come le collezioni di
icone russe, i mille e più presepi
d'arte, i mobili e gli arredi –
tutto! – rimanesse alla nostra
Parrocchia. Per partecipare
anche lui, come uno qualsiasi di
noi, a sostenere concretamente
le necessità della Pieve di Santa
Maria Assunta e tutti i grandi
sogni da tradurre in realtà.
L’Arciprete con la Fabbriceria
RENDICONTO ANNO 2011 (in euro)
ENTRATE
Offerte in chiesa
Candele votive
Offerte per servizi (battesimi, matrimoni,
funerali, benedizioni ecc.)
Offerte per attività parrocchiali (Caritas,
Voce Amica ecc.)
Offerte in denaro diverse
Varie
Proventi straordinari:
Lascito monsignor Candusso, contributi pubblici,
offerte per Casa parrocchiale di Forni Avoltri
TOTALE ENTRATE
63.234,00
24.157,00
26.119,00
19.125,00
38.567,24
8.112,27
490.735,20
670.049,71
USCITE
Residuo passivo anno 2010
589.015,57
lmposte, tasse e assicurazioni
16.754,09
Spese di culto (servizi vari, ostie, candele ecc.)
12.562,00
Spese gestionali della Parrocchia
(energia elettrica, combustibili, telefoni ecc.)
48.164,59
Spese per attività parrocchiali
(Caritas, Voce Amica, stampa)
18.755,40
Contributi a Istituto Diocesano Sostentamento Clero
2.556,00
Contributo alle attività diocesane
2.382,00
Manutenzione fabbricati e acquisto attrezzature
7.071,43
Varie
10.817,69
Spese straordinarie:
Impianto audio Duomo, lavori in Casa Forni Avoltri,
in Santa Lucia, in Campagnola ecc.
151.033,79
TOTALE USCITE
270.096,99
UTILE DI GESTIONE
399.952,72
PASSIVO FINALE AL 31/12/2011
189.062,85
La nostra solidarietà con:
Mons. Tito Solari (Bolivia)
Padre Pushpanadam (India)
Giornata missionaria
Seminario
Opere Propaganda fide, Infanzia missionaria
Un pane..., Carità del Papa, Lebbrosi
S. Vincenzo, Caritas
Totale
10.000
5.000
3.000
1.000
1.770
850
2.250
23.870
I BENI DELLA PIEVE DI SANTA MARIA ASSUNTA
Pensiamo sia cosa opportuna ricordare ai
nostri lettori quali sono le proprietà della
nostra Pieve. Tutti abbiamo il compito di
custodirli, salvaguardarli e di ben usarli
secondo le esigenze pastorali e culturali
della Parrocchia e della Città. Il responsabile dell'amministrazione dei beni parrocchiali è l'Arciprete che, con la collaborazione del Consiglio Parrocchiale per gli
Affari Economici (Fabbriceria), provvede
alla loro cura come un buon padre di
famiglia.
- Duomo di Santa Maria Assunta con gli
arredi e le opere d’arte. Il complesso necessita di un intervento di messa a norma degli impianti tecnologici per la cui
realizzazione si è richiesto uno speciale
stanziamento regionale. Grazie alla
disponibilità del Comune di Gemona,
nell’anno è previsto il restauro degli elementi scultorei della facciata e la pulizia
dei rosoni e della galleria dell’Epifania
infestati da nidificazioni di colombi.
- Chiesa di S. Rocco - Borgo del Ponte;
- Chiesa del Nome di Maria - Fossale;
- Chiesa di S. Lucia - Piovega;
- Chiesa dei Ss. Valentino e Nicolò - Godo;
- Chiesa di S. Maria la Bella, distrutta
dal terremoto. L’Amministrazione comunale ha destinato 50.000 euro per la
messa in sicurezza del sedime;
- Chiesa della Madonna della Salute Maniaglia;
- Chiesa della Madonna della Pace Gleseute;
- Chiesa di Sant’Agnese in monte;
- Chiesa dell’Annunziata e Centro parrochiale (Taboga);
- Chiesa di San Giuseppe Artigiano e
annesso fabbricato (Campagnola);
- Casa Canonica e Sala riunioni;
- Museo della Pieve e Tesoro del Duo-
mo in vicolo delle Mura;
- Oratorio e ricreatorio “Glemonensis” di
via Paschini;
- Centro pastorale “Salcons” sull’omonima via;
- Casa “Monsignor Gastone Candusso” a
Forni Avoltri per campi estivi ed invernali, per i ragazzi e per i giovani, per
incontri di gruppi e di famiglie;
- Casa “Gurisatti” in comodato a La
Cineteca del Friuli .
La nostra Comunità provvede a coprire le eccedenze degli eventuali contributi pubblici e privati e le spese correnti per l'uso ed i lavori di ordinaria
manutenzione.
Con la vostra generosità contiamo di
riuscire a far fronte ai debiti ed alle
spese correnti.
Cul pôc di ducj si po fâ tant!
Un GRAZIE a tutti.
5
Pubblichiamo gli scritti che ci sono
giunti per tempo, accompagnati da
diverse foto anonime e senza commento che fanno da cornice ai ricordi e che, con i testi, ci aiutano a rivivere un periodo intenso della vita
della nostra comunità parrocchiale.
La domenica dell’insediamento di don Gastone a Gemona,
mio figlio, cronista del
“Gazzet tino”, mi chiese se
andavo anche io ad accoglierlo
e alla mia risposta affermativa
disse: «Allora, poi, riferiscimi
tu perché io ho altri impegni».
Entrando nel duomo, affollato
anche di suoi ex parrocchiani,
sentii qualcuno che diceva
«Noi lo abbiamo perso, loro lo
hanno trovato!» Proprio con
queste parole, il giorno seguente, inizierà l’articolo celebrativo del Gazzettino.
Avevo preso l’abitudine di far
visita a don Gastone agli inizi
dell'anno per fargli gli auguri e
ogni volta gli raccontavo qualche aneddoto su monsignor
Monai che avevo conosciuto da
giovane. Lui mi ascoltava sorridendo e penso divertendosi.
Quando si ammalò, chiedevo
ogni giorno notizie sulla sua
salute, finchè un pomeriggio,
mi sentii rispondere al citofono: «È qui, venga su!» Non
volevo certo disturbarlo, ma
dopo qualche insistenza salii.
Don Gastone era debole e sofferente, ma ben saldo nello spirito! Lo salutai con affetto sincero raccomandandogli di non
avere troppa fretta di rituffarsi
nell’impegno pastorale! Lui
non mi ha dato retta! Enrico
Sindici
Caro don Gastone, siamo Federica e Michele.Vogliamo
ricordarti con gioia e gratitudine perché quasi otto anni fa ci
hai uniti in matrimonio e poi
hai battezzato le nostre bambine: Valentina che ora ha 6 anni,
Veronica di 4 e Vittoria di due.
Ti ricordiamo sempre con affetto. Grazie! Federica e Michele
6
Io, noi... e don Gastone
La sensibilità di don Gastone,
nei confronti degli ammalati,
l’ho percepita in questo semplice episodio: durante gli ultimi
mesi di vita, mio fratello
Giuseppe, ormai anziano e
ammalato, è costretto a trascorrere i suoi giorni a letto.
Inaspettatamente un giorno
riceve la visita di don Gastone.
È una visita breve ma molto
gradita. Don Gastone gli racconta che sta organizzando un
pellegrinaggio al santuario di
Castelmonte suscitando in mio
fratello tanti ricordi della sua
giovinezza legati a quei luoghi.
Alcuni giorni dopo, grande è la
sua sorpresa nel ricevere una
cartolina da Castelmonte: monsignore si era ricordato di lui.
La cartolina è rimasta a lungo
sul comodino come un grandissimo regalo. Carmen Contessi
Da diversi anni dedico il mio
tempo, qualche ora alla settimana, alla sorveglianza del
duomo. Durante questo periodo ho avuto modo di conoscere
il caro don Gastone e di scambiare con lui diversi pareri
riguardo alle opere necessarie
al mantenimento e alla conservazione dell’intera struttura del
duomo. A tale proposito ho
avuto modo di prestarmi per
diversi lavori di restauro. Tutto
ciò mi ha senz’altro arricchito
di nuovi valori e stimoli. Il piacere più grande che ho avuto,
assieme a mia moglie, è stata la
Messa celebrata da don
Gastone per il nostro 50° anniversario di matrimonio. Tutti
questi bei ricordi ci rimarranno
per sempre nel cuore assieme
all’immagine di una persona
che non dimenticheremo mai.
Aurelio Moro e Giannina
Londero
Gastone… e subito il ricordo
avvolge e riporta ai tanti
abbracci ricevuti, quelli forti e
vigorosi e quelli teneri e “ossuti” dell’ultimo viaggio! Quanti
ricordi, come condensare in
poche righe un pensiero da
condividere? e a quale Gastone
ripensare? Il sacerdote che mi
ha condotto per mano nella
splendida avventura catechistica insegnandomi a mettere, con
impegno, tutto nelle mani di
Dio e a non dire mai la parola
“ormai”; il Don guida sicura
che con i ritiri e teatri ha creato
il gruppo catechiste; il compagno speciale dei tanti pellegrinaggi, segni indelebili della
nostra vita; la guida spirituale,
tassello importante della mia
crescita e della voglia di conoscere e scoprire la bellezza del
cristianesimo; il sacerdote
amico di noi come coppia...
Quante cose con il suo ascolto,
la sua disponibilità senza riserve, la sua tenacia, pazienza,
vicinanza, sensibilità ho avuto
in dono e … quante altre ho
capito solo dopo!!!
Grazie di cuore a chi ha ideato
questa iniziativa per avermi
fatto rivivere le risate, i battibecchi, le riflessioni, le tante
belle emozioni vissute. Grazie
anche a Gastone per la ricchezza donata e ovviamente a Dio
per avermelo fatto incontrare.
La sua assenza (uomo di Dio)
penso sia contenuta nell’ultima
frase, sussurrata senza ormai
voce ma suggellata da una
stretta di mano forte e decisa:
«Ricordati sempre due cose: la
prima, Dio sia la tua roccia, il
suo volto è Gesù Cristo; la
seconda, gli amici… quelli
veri!». Valeria Venchiarutti
Flash su una scena in canonica/sala riunioni. Dopo il primo
intervento ero passata a salutare. Su di corsa dalle scale, la
Pina mi rassicura, ma mi dice
che è giù nella sala caminetto a
trafficare. Busso, entro e vedo
il tavolo coperto da cartelline.
Mi dice: «Sono tutte le carte di
Forni. Sai, devo mettere in
ordine perché se mi succede
qualcosa devono trovare tutto
senza diventar matti».
Indescrivibile la stretta provata.
Era solo l’inizio!! V. V.
Dopo il primo viaggio in
Israele, mi sono offerto, con
l’aiuto di don Gastone, di mettere su disco il video che avevo
girato. Il filmato non era male
ma con un nuovo programma,
che permetteva di aggiungere
musica e commento, sarebbe
venuto meglio. Prima di partire
per il ritiro di Assisi, Valeria e il
Don mi hanno portato un sacco
di musiche: pianoforti, violini,
musiche sacre… nessuna andava bene!! Che week-end! Poi
ho fatto a modo mio.
Cosa avrebbe detto il Don? Ha
ascoltato attentamente e…:
«Bravo, i Pink Floyd sono perfetti!». «Ora ci vuole il commento» dissi. «Quando riesci a
tornare?» «Perché tornare? facciamolo ora!». Così, senza la
minima esitazione, avendolo
visto solo una volta, commentò
ogni scena in modo preciso, a
volte ironico per alleggerire,
altre serio... Anche l’ultimo
viaggio avrebbe dovuto commentarlo lui, me lo aveva promesso! Non è stato così, ma
sono sicuro che da lassù il filmato lo ha diretto: mai nessuna
realizzazione è stata così veloce, tutto si concatenava senza
intoppi: musiche, filmato, foto,
ispirazione per il commento.
Grazie Don! Anche da lassù la
risposta ad ogni richiesta è
«Sì», naturalmente, con l’inconfondibile sorriso. Mandi!
Valter Copetti
«Monsignôr, pal amôr di Diu,
ch'a si rivuardi!». Non stava
bene e si vedeva ma lui, scherzando, cercava sempre di darla
ad intendere: «Tu tu âs nome
pore che dopo di me al vegni
un ch'al fâs lis predicjis plui
lungjis». (senza firma)
Ho conosciuto don Gastone
nell'aprile del 2008 al mio rientro dal Venezuela: mio marito
Fabio, ammalato, si trovava in
ospedale dopo un’operazione.
Ho chiesto a monsignore se
poteva fargli visita e portargli
una parola di conforto, come si
fa con gli ammalati. Mi ha
risposto di sì, e mi sono sentita
tranquilla perché qualunque
cosa potesse succedere a Fabio
sarebbe partito in pace; e così
fu. Dopo pochi mesi mi sono
aggregata al gruppo “118” e
così ho avuto l’opportunità di
conoscere meglio il nostro parroco e ho potuto constatare che
era una persona meticolosa,
organizzata e con tante idee.
Non gli scappava nulla, ha
sempre avuto molte attenzioni
per il gruppo: una parola, un
caffè e anche una osservazione
se occorreva. Ho fatto un campeggio a Forni: lui era già stato
operato però non lo faceva sentire, era instancabile. Poi nel
2010 siamo andati in Umbria,
anche lì ho capito quanto era
preparato: ci spiegava tutto
prima di andare a visitare quello che lui aveva programmato,
era forte; lo ammiravo e ho
capito che cercava di vivere al
massimo, dato che sentiva che
la sua vita, a poco a poco, si
stava spegnendo. Non gli è
mancato mai l’ottimismo e il
sorriso. Sento molto la sua
mancanza, non manco mai di
fargli visita e credo che Dio gli
abbia riservato un posto speciale dove un giorno ci ritroveremo. Lo ricorderò sempre!
Mandi. Adelina Cargnelutti
Pochi mesi dopo l’intervento
di don Gastone, anch’io operata dello stesso male, mi confidavo con lui... «Cemût staial?»
«E tu, anime, cemût stastu,
màngjistu?» mi diceva, sempre
sorridente e ottimista. Mio
marito a questa domanda ribatteva: «Lui, sior plevan, al sta
ben: al è racomandât di Chel
lassu!». Io, Luciana, sono ancora quaggiù e j prein insieme
cuntun mandi di cûr. Luciana
Ricordo le tante volte che
veniva a trovarci in cantiere
sotto il duomo per portarci un
sorriso e “un got di neri”: con
la sua simpatia riusciva in un
museo o per la Casa di Forni e
così una domenica mi consegnò
una croce di marmo, copia di
quella antica che sta sulla facciata del duomo. « I sai – mi
disse – che a cjase tu'ndi âs
un'altre; ma cheste a jè plui lizere...». Attilio Marchetti
Sono caduta da una scala in
Salcons ed ho riportarto una
grande ferita ad una gamba e,
di conseguenza, sono stata operata. Non riuscivo più a fare
catechismo: mi mancavano le
forze. In convento ci fu una
festa e vi partecipò anche don
Gastone, il quale, dopo avermi
salutato, mi chiese di ritornare
a fare catechismo. Io presentavo le mie scuse, ma lui, deciso,
mi disse: «Suor Camilla, quello
che ancora puoi donare, fallo,
non tirarti indietro e ricomincia!». Così decisi, ma queste
parole mi rimasero scolpite nel
cuore e mi sono di grande aiuto
nel momento del dolore e della
prova. Don Gastone era forte e
coraggioso: un uomo di Dio
con grande capacità di ascolto.
Sapeva incarnare preghiera ed
azione, tempo e cuore con totale dono di sé fino alla fine della
sua vita. Suor Camilla Berlato
«Monsignôr, si esal mai pentît
di jessi vignût a Glemone?»
«Das ubidiencis no si po mai
pentîsi. No mi soi pentît quanche mi han fat vignî su a
Glemone di San Marc... e no
podarai pentîmi se, par ubidience, mi tocjarà di lâ di qualchi altre bande». mv
attimo a farci dimenticare il
caldo e la stanchezza.
Ogni ritrovamento era per lui
una meraviglia sempre nuova.
Grazie, don Gastone. Con tinuiamo a scavare anche per
te. (senza firma)
Avevo fatto qualche lavoro per
il duomo e qualche altro per il
DonGa! Sei stato veramente
speciale. Eri una persona che
parlava con lo sguardo, con i
tuoi occhi sorridenti, con la tua
dolcezza. Sapevo di poter contare su di te, sapevo che c’eri
sempre, per qualsiasi problema
avessi bisogno di parlare. Sei
stato fondamentale nel mio
cammino verso la fede, ma
avevo ancora tanto bisogno di
aiuto! Ci hai lasciato troppo
presto.
È passato quasi un anno, mi
manchi come il primo giorno.
Anche se sono certa che continui a lavorare per noi e a starci
vicino… Ciao Don! Lisetta
Carissimo don Gastone,
come non ricordare la tua vicinanza quando ci è mancato il
nostro Toni. Ti avevamo appena telefonato che tu eri già a
casa nostra per aiutarci ad
avere forza, coraggio, speranza
pregando assieme. Ci hai anche
chiesto scusa perché dovevi
andare via qualche giorno con
un gruppo di famiglia. Al tuo
rientro eccoti di nuovo a casa
nostra per una buona parola,
per un abbraccio. Grazie di
cuore! Tarcisio Londero
Noi della Corale del Duomo
ricordiamo con affetto monsignor Gastone per averci aiutato
a dar vita a questa realtà dove,
in questi primi sette anni di attività, abbiamo potuto condividere esperienza, gioie e amicizie nuove. Ci mancano le sue
“incursioni” durante le prove
alle quali, seppur con tanti
impegni, non mancava di passare anche solo per un saluto.
Siamo certi che anche da lassù
continua a vegliare su di noi.
Corale del Duomo
Pensieri su don Gastone ce ne
sarebbero a migliaia, ma uno
che mi è rimasto più in mente è
questo. Don Gastone lo sanno
tutti, conduceva una vita frenetica: non riusciva a stare fermo
un momento, doveva sempre
essere impegnato e doveva
impegnare i suoi collaboratori
con Forni, duomo, mostre ecc...
Un giorno gli dissi: «Ma don
Gastone, duarmistu di gnot?»
Mi rispose: «Sigûr, tant ben
che mai!» «Mancomal, parcè
che se no tu durmissis, cui sa
tropis robis che tu tiraressis
fûr!» Fece una risata e continuammo a collaborare insieme
per il bene della parrocchia.
Grassie di dut e mandi, monsignôr! Ruben Vittor
La “sentenza”. Dopo aver
visto per la prima volta don
Gastone e aver parlato assieme,
aver riso e scherzato con qualche battuta, un bambino affermò: «Secondo me don Gastone
ha fatto un grosso peccato... ha
fatto il prete invece di sposarsi:
sarebbe stato un papà bravissimo!». Parole vere perché don
Gastone è stato veramente un
papà buono anche se autorevole. Quante volte a fine rosario
nel mese di maggio, in duomo
(fuori o dentro o in Frate), mi
hai “pubblicamente” ringraziato mandando i bambini a pren-
dere le caramelle dalla “befana” e dalla “nonna”, dalla tua
consocia nell’azienda produttrice di “alberi delle caramelle!” Anna Maria Londero
Con il Gruppo Famiglie della
parrocchia avevamo organizzato una gita a Marano Lagunare.
Per tutta la settimana era piovuto a dirotto e anche il giorno
della gita su Gemona scendeva
il diluvio: diverse famiglie ci
telefonarono dicendo che non
se la sentivano di fare un’uscita
con quel tempo. Ma alcuni di
noi credevano che, al di là del
tempo, avremmo avuto l’occasione di “ vivere assieme” una
bella giornata. Così ci trovammo, le poche famiglie temerarie, in stazione: don Gastone
arrivò, puntuale, con la giacca a
vento, e il suo berretto di baseball. Era già tanto magro, provato dai cicli di chemioterapia,
ma il suo stato di salute e il
tempo non lo fermarono.
Partimmo da Gemona sotto il
diluvio. Come uscimmo dal
casello dell'autostrada la pioggia cessò e un debole raggio di
sole si fece largo tra le nuvole.
Arrivati a Marano il sole splendeva alto e forte nel cielo: ci
sembrava come se anche Dio
volesse essere fisicamente presente fra di noi. Ci avevamo
creduto... don Gastone con la
presenza, nonostante la stanchezza e la sua situazione, ci
aveva fortemente creduto: l’importante era stare insieme, condividere, perché questo ci
avrebbe permesso di sentire la
presenza “viva” di Gesù fra di
noi. «Dove due o tre...».
Abbiamo trascorso una bellissima giornata. Al nostro ritorno
a Gemona diluviava ancora...
Chiara Bissaldi Gruppo Famiglie
Un mio ricordo di don
Gastone: con il mio gruppo
facevamo riunione al Glemo:
era novembre o dicembre. A un
certo punto entra nella nostra
stanza don Gastone che cerca>>>
7
va qualcuno: e noi gli dicemmo:” abbiamo freddo, non si
può riscaldare la stanza?” e lui:
“ per riscaldarvi bevete un
grappino…!” ( Nomo!) Lui
era così....! Giulio Urbani
Eravamo ospiti per qualche
giorno nella casa di Forni, don
Gastone ci proponeva ogni
giono qualche itinerario interessante, che poteva andare
bene a tutti. Un giorno ci propose di andare alle sorgenti del
Piave: siamo partiti armati di
panini e cibarie varie che le
solerti cuoche avevano preparato. Poi arrivati sul posto, don
Gastone propose a chi se la
sentiva di raggiungere il rifugio
Calvi. In cinque amiche accettammo di fargli compagnia.
Lui, che era convalescente
dopo l'operazione, davanti; e ci
indicava quale era la forma
migliore per affrontare la salita.
Quando siamo arrivati al rifugio madidi di sudore, lui si
tolse gli indumenti bagnati. A
me è venuto spontaneo di dirgli
che mi sembrava di vedere il
costato di Gesù. Lui così ci raccontò tutto il percorso della sua
malattia con una serenità come
se la cosa non lo riguardasse.
Sono rimasta impressionata per
la grande fiducia nella divina
Provvidenza di cui ci ha dato
testimonianza. Grazie a don
Gastone: siamo diventati un
po’ più grandi. Ci rivedremo
quando Dio vorrà. Grazie.
Aldina
«Mandi don Gastone. Cemut
stastu?» «Ben po!» Questa era
la frase ricorrente quando,
prima di Messa, passava dove
eravamo seduti mia moglie
Lisetta e io. Sempre ottimista!
Lo era più per noi che per lui.
Questa sua caratteristica lo ha
accompagnato fino all'ultimo.
A distanza di un anno mi commuovo ancora ripensando agli
ultimi due messaggini mandatigli da Lisetta quando era in
ospedale. Nel primo c'era un
saluto ed un augurio al quale
8
lui, di rimando, rispose:
«Grazie infinite ma vedrete che
anche questa volta ce la farò.
Donga». L’ultimo messaggio
non ha mai ricevuto risposta…
Ciao, Donga. Ci manchi davvero tanto. Patrik Cargnelutti
Mi plaseve tant stâ cun don
Gastone parceche j volevi tant
ben. A mi plaseve la so Alfa e
podei fa qualchi girut cun lui.
Un di chei giruts i lu ricuardi
propit ben: lant a Castelmonte
nus à cjapats pa strade e, dopo
vei preat insieme, a mi à
domandat se volevi fâ un toc di
strade cul lui in macchine. Jo i
soi lât di corse e a mi è plasut
tant. Dopo jo e lui i sin tornâts
incuintri a chei altris a pît e a
mi tignive pe manute. Mi mancje tant, mi faseve come di
nono anzit di barbe. Emanuele
Gurisatti (ma don Gastone mi
diseve Lele)
A mi par ancjemò di sintî
“mandi-mandi-mandi” e chei
tiei pasuts svelts, svelts sul
paviment dal domo o sul
sagrât, pas plens di ce fâ, ma
simpri pronts a fermasi par
scoltâ o par nome cjalâti ridint.
L’ultin nadâl, la sere dal concert in domo, il gno piçul a mi
si ere indurmidît tal brac: tu,
plui strac di lui, tu scoltavis la
musiche atent, atent e intant tu
lu cjalavis a durmî. Un moment
plen di afiet, come tancj e tancj,
che a mi reste tal cur. Delia Goi
Spesso durante incontri e riunioni emerge la necessità di
fare delle cose o preparare un
testo, una lettera o altro.
Altrettanto spesso, forse per
pigrizia o semplicemente per
timidezza, è difficile che qualcuno accetti di farsi carico di
questi piccoli impegni che,
quasi sempre, richiederebbero
solo un po' di generosità. Allora
don Gastone, senza scoraggiarsi o recriminare, diceva: «Bene,
lo farò io» e proseguiva tranquillamente come se assumersi
quell’ennesimo fardello fosse
comunque un piacere; e forse
per lui era veramente così.
Quell’esempio lasciava però un
segno in chi era vicino e, senza
tante parole, sapeva convincere
qualcuno a farsi avanti… e, in
fondo, l’entusiasmo contagioso
di don Gastone rendeva piacevole fare quel qualcosa in più.
Umberto Gurisatti
Mi ricordo bene le prove
generali dell’ultimo concerto
con Donga perché lui stesso
quell’anno avrebbe diretto
Stille Nacht. Le parole erano in
tedesco e infatti non le conosceva, ma nonostante ciò tutti
lo seguivano mentre dirigeva
perché a parlare per lui erano le
sue mani grandi, che riuscivano
– senza alcuna parola – a tirare
fuori tutta la dolcezza di un
piccolo coro di bambini che
preparava il suo inno al Signore
che nasce. Arianna
L'emozione che avevo provato
ascoltando la predica dell'ultimo dell'anno fatta da don
Gastone per la prima volta nel
duomo di Gemona era così
grande che, arrivata a casa, l' ho
trascritto al computer come la
ricordavo: “L’ultimo dell’anno
predica di mons. Gastone da
poco parroco di Gemona.
Mons. Gastone, dall’altare
guarda verso la navata: il
duomo è stracolmo.
Normalmente la gente va a
Messa solo nelle grandi occasioni come questa sera. Arriva
il momento della predica e
Mons. prende l’occasione per
dire quello che pensa.Bacchetta
i conviventi, mette in guardia i
genitori, sgrida i ragazzi e coccola i bambini. «La società
moderna ti dà tanto. Ma tu non
ti accorgi che ti porta via quasi
tutto. Tu sei sempre impegnato
e non ti accorgi che i figli van
fuori presto, che la famiglia
non esiste più. Dove’è l’amore
vero? Dov’è l’amore casto?
Dove’è l’amore coniugale?
Sembra sparito. La pazienza, la
sopportazione, l’aiuto a chi ha
bisogno sono parole d’un
tempo!». E dopo aver bacchettato un po’ tutti informa i parrocchiani dei morti, dei battesimi, dei matrimoni. Poi intona il
Te Deum. Tutta la gente canta a
piena voce Te Deum laudamus,
Te Domine confitemur. E il
duomo ancora una volta sembra che tremi e scoppi per tanto
amore. Dopo la Messa tutti lo
vogliono salutare…”
Mille di questi giorni
Monsignor Gastone! Sei un
grande... Hai conquistato
Gemona!!! Anna Altinier
Io lavoro in ospedale e ricordo
che incontravo don Gastone
quando veniva là per fare esami
o terapie, di solito nel parcheggio. Ogni volta era un piacevole incontro che, con quattro
battute, mi cambiava in meglio
le giornata. Quando gli chiedevo: «Come stai?» la risposta
era sempre «Io sto bene, sono i
medici che dicono che sono
ammalato, ma non li credo!».
Mi ha sempre colpito il modo
esemplare con cui ha vissuto la
sua malattia lavorando per tutti
noi, instancabilmente, mentre
la malattia lo stava portando
via. È passato già quasi un
anno e l’incontro del mattino
con lui mi manca ancora tanto.
Ricordo in particolare quando,
alcuni giorni prima che mancasse, sono stato assieme al
mio figliolo (che lui ha visto
crescere dall’età di sei anni,
aiutandolo a scoprire e crescere
nella fede) a salutarlo per l’ultima volta. Era quasi irriconoscibile; la malattia se l’è divorato
in quindici giorni e, nonostante
tutto, ci ha accolto con il solito
sorriso. molto contento di
vederci.
Siamo rimasti lì pochi minuti
perché era molto stanco.
Stringendogli la mano, mi sono
tornati in mente tanti momenti
vissuti insieme: Prima Co munione, Cresima, incontri di
preghiera, pellegrinaggi a
Castelmonte, concerti in
duomo ecc... mi vengono ancora i brividi dall’emozione.
Abbiamo pregato un po’ e poi
poche parole, qualche lacrima,
un grazie infinito per tutto ciò
che ha fatto per noi gemonesi
e, da parte sua, un’importante
raccomandazione: «Non pregare più per me ché avete già pregato abbastanza; pregate per i
ragazzi e i giovani di Gemona». Questa era ed è sempre
stata fino all’ultimo momento
la sua più grande preoccupazione. Mio figlio era rimasto un
po’ in disparte, anche perché
non aveva mai visto DonGa in
quelle condizioni, ma lui, con
tono ironico lo ha chiamato
vicino a sé per abbracciarlo,
scambiare ancora qualche
parola sottovoce e salutarlo per
l’ultima volta. Quel sorriso,
quell’abbraccio e quella carezza non la dimenticheremo mai.
Grazie, Donga; e continua a
guardarci da lassù. Elena
Brollo
Non sono mai riuscito a darti
del tu. Ti ho sempre visto, forse
anche per la fama che aveva
preceduto il tuo arrivo a
Gemona, un gradino più su, per
me sei sempre stato il “monsignôr”. Permettimi di farlo ora
perché in questa settimana, “la
tua Settimana Santa”, ti ho
conosciuto più che nei dieci
anni trascorsi, ho ammirato la
tua Fede, la tua grande forza di
volontà e ho capito tanti tuoi
insegnamenti. Nelle prediche ti
riferivi spesso al “cuore di
Dio”, perché tu avevi veramente un grande cuore aperto al
prossimo. Avevi sempre un
occhio di riguardo per i bambini perché avevi lo stesso entusiasmo, voglia di scherzare e
voglia di vivere.
E poi la Messa di Natale celebrata nella cappella della grotta, “quella Messa” in cui il
male ha preso solo un momentaneo sopravvento sul tuo forte
spirito, io l’ho vista come la
caduta di Cristo sotto il peso
della Croce, ma ti sei subito
rialzato e sei riuscito a celebrare la Messa del Giovedì Santo,
nella cappella dei Francescani,
come l’avevi ideata. Chissà
quanto ti è costato tutto questo.
Tutta la settimana è stata per
me una continua lezione di
vita, di speranza, di serenità e
di forza nell’affrontare la
malattia; eri sempre pronto a
sdrammatizzare la situazione
con le tue battute come quando
con il sorriso sulle labbra ci hai
detto:«Andate a fare la Via
Crucis, io la mia la faccio qui»,
o quando hai dato l’arrivederci
a Hossam per l’anno prossimo,
sapendo benissimo che era un
addio; o all’aeroporto, nel
vederti in carrozzina, a me
sono venute le lacrime. Tu
invece hai avuto la forza di
scherzarci sopra. Tutto questo
lo hai fatto perché era nel tuo
modo di fare e nel tuo carattere; ma so che l'hai fatto anche
per noi, per non metterci tristezza. Grazie, grazie, grazie
di tutto. Mandi Monsignôr.
Mauro
Nell’anno 1987 gli alpini della
Val Pesarina e di Rigolato
hanno collocato sul monte
Talm, a 1728 metri, la “campana dell’amicizia” che è stata
benedetta da don Gastone.
Lassù, sulla vetta, per diversi
anni lui ha celebrato la Santa
Messa l’ultima domenica di
agosto (anniversario della collocazione) e si continua così
ogni anno. Gli alpini e gli
amici delle valli lo ricordano
con affetto e simpatia. Alpini
Val Pesarina
Ho iniziato a voler bene a don
Gastone appena arrivato a
Gemona. Ogni giorno pregavo
affinché tutti i gemonesi lo
ascoltassero. Sono una novantenne e più, avevo desiderato
fosse lui a dirmi la Messa per i
miei novanta anni; invece proprio il 30 maggio si trovava in
Terra Santa. L’anno seguente
mi portò la Comunione e mi
assicurò che sarebbe tornato in
casa mia per il mio compleanno; fu l’ultima volta che lo vidi
perché il 16 aprile ci ha dato
l’addio per sempre ossia è
andato nell’altra Terra Santa.
Da lassù sono sicura che prega
per me e per tutti assieme a
Gesù e Maria. Regina Forgiarini
I donatori di sangue di
Gemona ricordano con affetto
e commozione don Gastone
che, donatore pure lui, ha sempre e fattivamente sostenuto la
causa del dono. Ha aperto le
porte del duomo alle nostre
manifestazioni ed iniziative
impreziosendole col suo entusiasmo e con la sua indiscutibile capacità comunicativa.
Indimenticabile la sua testimo-
abbracciò, ci disse che era stato
tante volte a casa nostra, ma
non ci aveva mai trovato!
Concelebrò con don Roberto:
commossi, gliene fummo
grati... Un gesto di vicinanza e
di partecipazione al nostro
dolore che non potremo mai
dimenticare! Ilva e Matteo
Pascolo
nianza con la quale commentò
la pubblicazione del volumetto
celebrativo dei 50 anni della
fondazione della nostra sezione
gemonese: “Una perfetta
miscela di umanità e spiritualità”. Grazie don Gastone.
Renato Copetti Presidente di
Sezione
Tu sei uno di noi, della nostra
famiglia: hai celebrato il nostro
matrimonio, battezzato le
nostre figlie. Sei fra noi e ti
guardiamo sulle foto che troneggiano su un pannello della
nostra casa, quando alzi le
bambine per presentarle alla
comunità in chiesa. Poi sei con
noi ogni volta che andiamo in
quella nostra bella casa di
Forni, dove tutti aspettiamo con
molta gioia il nostro turno per
trascorrere qualche giorno
lassù. Grazie, don Gastone.
Renato e Marie
La borgata di Taboga con
tutte le persone che frequentano questa chiesa vogliono dirti
grazie per aver voluto celebrare
una S. Messa solo con noi ogni
giovedì. Quella giornata eri in
Taboga e per chi ti voleva salutare o salutare i propri defunti,
tu c’eri. E quando mi lamentavo che eravamo pochi tu dicevi: «Pochi, ma buoni». Grazie
Don. Borgata di Taboga
13 gennaio 2003. Un giorno
come un altro… una telefonata
alle ore 13.30… Incredulità,
stupore, dolore, smarrimento…
ed il mistero irruppe in casa
nostra… Duilio non tornerà più
a casa… era uscito a fare una
passeggiata… Essendo originari di Venzone decidemmo di
celebrare colà il rito funebre:
non ci ricordammo che a
Gemona esisteva una parrocchia, che c’era don Gastone...
non avvisammo neppure… Lui
però non si era scordato di noi!
Il giorno 15, all’arrivo del corteo funebre nella piazza antistante il duomo di Venzone,
con stupore vedemmo don
Gastone venirci incontro; ci
Scrivo semplicemente per
esprimere a tutta la comunità
gemonese la mia ammirazione
per l’iniziativa denominata “I
Presepi di don Gastone”. La
realizzazione di una mostra
permanente su un tema caro al
vostro Monsignor Candusso,
ma anche la grande tradizione
della nostra religione, esponendo la sua rara e preziosa collezione, metterà sicuramente in
luce anche in questo periodo la
vostra splendida città. Proprio
oggi, percorrendo l’autostrada,
in serata e volgendo lo sguardo
verso l’anfiteatro che sostiene il
Cuarnan ho visto, tutto illuminato, il presepio più grande
della sua collezione: Gemona.
Stavo semplicemente rientrando da Rigolato dopo aver trascorso una splendida giornata,
con gli amici di sempre ed
alcuni gemonesi, passata a
ricordare l’amico-prete don
Gastone. Per me diversi anni
fa, quando iniziai a realizzare
per la parrocchia di S. Marco di
Udine il presepio in chiesa, fu
motivo di grande soddisfazione
collaborare con lui, per l’energia e l’entusiasmo che trasmetteva. La stessa cosa è certamente successa anche a voi.
Grazie. Maurizio Petri
Per me don Gastone è stato
una figura importante perché
mi ha accompagnato lungo un
tratto delicato della vita, quando ero una ragazzina che aveva
bisogno di punti di riferimento
al di fuori del nucleo familiare
per prendere decisioni impegnative (come per la Cresima).
È stato una guida sia a livello
spirituale che personale.
>>>
9
Mi ricordava in parte mio papà
non solo perché avevano gli
stessi anni, ma per la grinta
che metteva in tutto quello che
faceva e per la grande disponibilità per gli altri. Ho molti bei
ricordi: una gita sul lago di
Garda nel 2007; il giorno del
novantacinquesimo compleanno della nonna con tutti i
parenti in festa; la gita in
Umbria due anni fa... Durante
quella gita ho avuto modo di
verificare ancora una volta la
sua tenacia, la stessa che aveva
dimostrato nel voler costruire
la casa di Forni Avoltri per
aprirla all'intera comunità di
Gemona. E il giorno del suo
funerale tutti abbiamo potuto
constatare quante persone gli
volevano bene. A lui devo dire
un grande grazie per questo
bagaglio di magnifiche esperienze che ho potuto vivere.
Priyam
Prima Comunione delle
ragazze e dei ragazzi del 1996.
Durante una riunione programmata per confronti di più
ampio respiro, abbiamo lanciato un’idea parsa ai presenti un
po' avventata: un pellegrinaggio-gita da fare assieme. Il
nostro amato don Gastone non
si è però lasciato impressionare: ha accolto la provocazione
ed ha cercato – con quella
immediatezza e costruttività
che sempre lo distinguevano –
di dare un senso più profondo a
quanto gli proponevamo. Da
che parte cominciare? Con fattiva ed intelligente collaborazione le “nostre catechiste del
cuore”, Antonietta e Lucia, ci
hanno coordinato con amorevole sensibilità.
Ci siamo trovati, alla fine del
mese di agosto, ad Assisi. Tutti
insieme: figlie, figli, madri,
padri, fratelli, sorelle, zie e zii e
qualche nonna sotto lo sguardo
vigile e costruttivo di Donga.
Un torpedone (a due piani)
completamente pieno. Forti e
pienamente soddisfatti di quanto avevamo ricavato dallo stare
assieme, da bravi pellegrini (e
non turisti, come sottolineato
10
da Donga) abbiamo ripetuto
l’esperienza anche negli anni
successivi. E così, dopo Assisi
Roma; e poi ancora la Toscana,
e poi la Sacra Sindone (sia pur
a ranghi ridotti) e poi Torino.
L’ultimo anno assieme: qualche giornata passata nella Casa
di Forni e poi confronti, pensieri, programmi...
La scorsa estate Vienna: il torpedone – completo come di
consueto – era pieno, ma ne
mancava Uno… Un grande,
immenso, indescrivibile vuoto.
I pellegrini c’erano, il gregge
c’era, ma mancava… il
Pastore!
Ci siamo tenuti assieme perché
Donga ci aveva fatto capire che
stare insieme rappresentava un
valore grande e prezioso, che
non avrebbe dovuto andare
disperso.
Nelle nostre riflessioni avevamo anche compreso quanto la
parrocchia aveva dato a noi e ci
eravamo resi conto che era
ormai giunto anche per noi il
momento di dare alla
Comunità parrocchiale, il
momento di fare qualcosa per i
nostri figli. I possibili ambiti di
intervento? Glemonensis,
Salcons, Forni Avoltri…!
È rimasto un sogno, un meraviglioso sogno ma Donga non
mancava mai di sottolineare
che per poter realizzare qualcosa di importate bisognava saper
anche, e soprattutto, sognare,
…sognare in grande! E noi
continuiamo a sognare, nella
speranza… certezza che, un
giorno non lontano, i sogni
diventeranno realtà. Forse non
riguarderanno più i nostri figli
– che continuano a crescere –
bensì altri figli; ma sempre figli
nostri, figli della nostra
Comunità.
Grazie Donga! Sei stato un
sacerdote che ha plasmato e
fatto crescere la nostra fede, i
nostri pensieri ed i nostri cuori,
e, nei nostri pensieri e nei nostri
cuori, ci resterai sempre, indelebilmente. Tre “pellegri ni”
(Antonella, Enzo e Antonella)
“Certe vette non si raggiungono che insieme”. Questa è la
frase che meglio riassume
l’esperienza di un cammino in
montagna, percorso insieme a
don Gastone nel luglio 2010
dal Gruppo Famiglie dei bambini che a fine maggio riceveranno la Prima Comunione.
Avevamo colto con piacere il
suo invito a trascorrere un paio
di giorni a Forni ed in quell’occasione era prevista una camminata al Rifugio Calvi. Era
una splendida giornata di sole:
tutti eravamo pronti e desidero-
si di vivere l’esperienza di una
passeggiata in montagna.
Alla partenza i bambini entusiasti erano subito partiti e
parevano trainare tutto il gruppo che alla spicciolata li seguiva lungo il sentiero. Alcuni di
noi, rimasti più indietro, si
erano ritrovati accanto a don
Gastone che chiudeva il gruppo
e saliva lentamente. A qualcuno in confidenza aveva espresso il dubbio di poter arrivare a
destinazione. Erano passati due
anni dalla sua ultima camminata in montagna e tante cose
erano successe da allora.
Nonostante i suoi pensieri, il
suo passo era deciso e determinato, ma la spensieratezza e
l’allegria dei bambini, che lo
hanno accolto in cima con un
forte abbraccio, lo hanno reso
più leggero e hanno aiutato don
Gastone a raggiungere quella
vetta che sembrava difficile
raggiungere. Al rifugio, colmi
di stupore per il panorama
davanti ai nostri occhi, eravamo pieni di gioia per aver raggiunto un traguardo insieme,
ognuno con i suoi ritmi, ognuno con i suoi tempi. Crediamo
che ora sia lui da lassù a guidarci e a sostenerci ogni giorno
per permetterci di raggiungere
altre mete insieme a quei bambini a cui ha voluto tanto bene.
Grazie don Gastone! Gruppo
Famiglie dei bambini di Prima
Comunione (4^ elementare)
“L'uragano Gastone”: era
questo il titolo del dvd che
abbiamo regalato a don
Gastone in occasione di un
compleanno speciale; in modo
simpatico e variopinto avevamo tentato di raccontare i suoi
primi sessantanni. Tra un intervista, uno sketch, una dedica,
ne era uscito proprio un bel
ritratto in cui emergevano i suoi
tanti pregi e in modo ironico e
affettuoso anche i difetti.
Per festeggiare anche con noi e
per vedere assieme il dvd ci
aveva invitato in canonica per
una pastasciutta gentilmente
preparata dalla sorella Pina.
Quella sera il dono più bello
per lui, al di là del dvd, è stato
vederci tutte insieme unite,
piene di entusiasmo, contente
di essere catechiste “non per
fare un favore al parroco – queste le sue parole – ma per aver
risposto ad una precisa chiamata del Signore”.
Gesù Cristo: questa era la sua
più grande passione che in
qualsiasi modo voleva comunicare a tutti. Per questo a noi
ripeteva spesso: “Dopo di me ci
siete voi”, proprio per farci
capire quanto fosse prezioso il
compito di annunciare Gesù e
il suo Vangelo. Da qui il suo
entusiasmo e la sua insistenza
nel proporre al nostro gruppo i
ritiri formativi (Assisi,
Poffabro, Castelmonte...).
Specialmente in queste occasioni abbiamo vissuto il Gastoneprete che con passione istruiva,
pregava con i suoi figli per aiutarli a crescere nella fede;
abbiamo però anche gustato il
Gastone-uomo, felice di stare
con noi, della nostra amicizia,
fiducioso nei confronti di ciascuna, paziente, affettuoso
anche nel chiamarci “befane”.
A volte, anche per strada a
Gemona, incontrandoti e
vedendoti stanca o pallidina
bastava che ti dicesse: «Alore
gilugne, cemùt?» Dal tono di
voce realmente interessato, dal
quel sorriso amorevole percepivi tutto il suo volerti bene, la
sua attenzione anche alle tue
vicende personali; avevi la sensazione di avere un posto e
un'attenzione speciale pur
sapendo che per lui TUTTI avevano lo stesso posto.
Nel suo essere per gli altri non
si è mai risparmiato... Quante
volte anche dopo la chemio
veniva a Salcons a salutare i
suoi amati “marmocchi” e le
sue “befane”.
Quante volte negli ultimi tempi,
a catechismo, siamo rimaste
senza parole di fronte alla sua
forza d'animo nel sentirlo raccontare il Vangelo della domenica ai ragazzi, mentre vedevamo
chiaramente un fisico profondamente segnato dalla sofferenza.
Ricordava sempre i compleanni
di ognuna, anche a Salcons
insieme ai bambini che si divertivano ad ascoltare le storie strane che raccontava per rivelare la
nostra età, che poi era sempre
assurda, ovviamente...
Spesso, come nelle migliori
parrocchie, ci sono state anche
delle divergenze e confronti
particolarmente
accesi.
Sapevamo bene che, seppur
disponibile all'ascolto, se aveva
in mente una cosa, (una? non
esisteva una per don Gastone)
ci sentiva tutte quante e poi...
faceva come aveva deciso!
Sicuramente aveva ben chiari i
suoi obiettivi e riusciva a vedere lontano, a “sognare in grande” e così desiderava che facessimo anche noi. Per questo
durante gli incontri avremmo
potuto dire qualunque cosa,
tranne la parola “ormai” che
considerava una vera e proprio
“parolaccia da confessare al
più presto”.
Tanti insegnamenti, una grande testimonianza... Le righe
assegnate sono già esaurite, ma
era impossibile non sforare
ricordando don Gastone che,
sorridendo, a questo punto
avrebbe detto: “E poi brontolate con me perchè faccio le prediche troppo lunghe!!”. Con
tanta gratitudine
Le catechiste delle elementari
Una sera tornando in macchina dall’ospedale dopo essere
stati a trovare un ammalato,
parlavo con don Gastone
riguardo alla vita e il mistero
della sofferenza e della malattia. Visto che in quel periodo
don Gastone stava facendo la
chemioterapia mi sono permesso di chiedergli cosa provasse
nell'affrontare di persona quella
difficile esperienza; in modo
quasi automatico con la sua
solita tranquillità mi rispose:
«La Chiesa non è di mia proprietà; sono diventato prete per
servire Dio e se a Gesù serve
avere un prete che vuole lavorare nella Sua chiesa, con piacere sono disponibile a continuare a farlo, ma se Gesù la
pensa in modo diverso, allora
sia fatta la Sua volontà».
Dopo la morte di don Gastone,
questa frase mi è tornata spesso
in mente, e mi sono chiesto:
Come mai avendo tanta carenza di sacerdoti in Friuli, quando
c’è un sacerdote instancabile e
zelante come lui, con più idee
che tempo nella giornata per
metterle in pratica, Dio decide
di “rimuoverlo”? .
Dopo un po’ mi è capitato di
rileggere il passo della
Parabola dei talenti (Mt 25,1430). Nel testo, il Padrone tornando da un lungo viaggio,
vuole regolare i conti con i
servi ai quali aveva consegnato
La mia vita poteva prendere
tutta un’altra strada ma a te
importava solo di avvicinare i
bambini a Dio e questo si
esprimeva con la tua grande
disponibilità. Se ora sono quella che sono è merito della possibilità che mi hai dato di far
parte di voi. Diletta
dei talenti prima della sua partenza. Mi ha colpito leggere
come a coloro che avevano
moltiplicato i talenti affidati, il
padrone dica: «Bene, servo
buono e fedele, sei stato fedele
nel poco, ti darò potere su
molto; prendi parte alla gioia
del tuo padrone».
Guardando li eventi sotto questa angolatura di fede, potremo
dire che don Gastone non è
stato rimosso dalla sua missione di pastore e guida, ma il
Padrone celeste ha deciso di
ricompensarlo farcendolo partecipe alle Sue gioie.
Ora, da quella nuova dimensione, potrà più che mai far moltiplicare e germogliare dei talenti
che abbelliranno la Chiesa alla
quale ha sempre servito.
don Alan Iacoponi
Ricordo la tua accoglienza.
Non dimenticherò quando mi
hai aperto le porte alla comunità di Gemona, la stessa in cui
sono cresciuta e sto continuando a maturare.
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale
e la Fabbriceria del Duomo, per
celebrare il primo anniversario
della scomparsa del Parroco
Monsignor Gastone Candusso,
hanno predisposto per l’intera
comunità gemonese alcuni appuntamenti significativi da celebrare nell’arco dell’intero 2012.
Queste le date:
Lunedì 16 aprile
Nell’anniversario della morte di
don Gastone, la Comunità parrocchiale sarà invitata ad una solenne
celebrazione liturgica, alle ore
20.00 in Duomo, accompagnata
dalla Corale del Duomo.
PER RICORDARE MONSIGNOR GASTONE CANDUSSO
La S. Messa di suffragio sarà presieduta da S.E. monsignor Pietro
Brollo, già Arcivescovo di Udine e
Parroco di Gemona.
Sabato 5 maggio
Il trentennale servizio pastorale di
don Gastone nella parrocchia di
S. Marco (Udine) e la sua passione musicale saranno ricordati
dalla Corale San Marco di Udine
con un concerto vocale e strumentale (Orchestra della Fenice di
Venezia) nel Duomo di Gemona,
alle ore 20.45. Questo appuntamento, alla vigilia del 36° anniver-
sario del terremoto, oltre ad essere un omaggio alla Comunità di
Gemona per le vittime del sisma,
vuole significare la vicinanza e
l’amicizia della Parrocchia di
Chiavris attivata nel nome di don
Gastone.
Venerdì 10 agosto
Con la partecipazione dell’Arcivescovo di Udine, S.E. monsignor
Andrea Bruno Mazzocato, avrà
luogo a Forni Avoltri la benedizione
e l’intitolazione della Casa della
Parrocchia di Gemona a Monsignor
Gastone Candusso.
Nella ridda di ricordi che
mi assale ogni volta che
penso a don Gastone, voglio
in queste poche righe ricordane uno per me particolarmente significativo.
Il momento in cui mi venne a
cercare, a chiamare perché io,
giovane quattordicenne, partecipassi al soggiorno estivo a
Pierabech.
Insistette a lungo e vinse tutte
le mie resistenze e paure.
Per me questo è un ricordo speciale perché lui venne a cercare
proprio me, quando il campo
era già iniziato ed io avevo già
precedentemente rifiutato la
sua proposta.
Il campo fu durissimo, non
conoscevo nessuno, ma da quel
momento la mia vita spirituale
e sociale mutò.
Devo quello che sono anche a
quell'insistenza, a quel modo,
che solo don Gastone aveva, di
chiederti le cose.
Era un suo tratto caratteristico:
lui chiedeva (qualsiasi cosa) e
tu, volente o nolente, non potevi rifiutare.
Ti faceva sentire importante,
utile e speciale.
Sempre sorridente ed ammiccante, sapeva superare tutte le
resistenze e ti dava l'opportunità di dare il meglio di te.
Grazie, DonGa. (senza firma)
Sono tanti i ricordi, tanti i
momenti e tanti anni trascorsi
con la sua presenza di “Prete e
Amico”. Mario Colonnello
La cerimonia avrà luogo alle ore
12 a Forni Avoltri, nell’ambito
della festa patronale del paese
carnico, dedicata a San Lorenzo.
Dicembre 2012 - Epifania 2013
La Fabbriceria del Duomo si sta
attivando per organizzare, in
Palazzo Elti a Gemona, una
Mostra dedicata ai “Presepi di
don Gastone”.
L’esposizione, che sarà inaugurata nel tempo di Avvento, vuole
essere un omaggio alla grande
passione di don Gastone e rimarrà aperta fino alla solennità dell’Epifania, nella quale Gemona
celebra la Messa del Tallero.
11
Arrivederci, don Alan!
Nonostante egli abbia cercato in
tutti i modi di dire che gli uomini
non sono importanti ma che per
tutti l’unico veramente importante dev’essere il Signore Gesù, i
tantissimi partecipanti alla sua
ultima Messa gemonese – dai
più piccoli ai più anziani – hanno
voluto dire a don Alan Iacoponi
che per loro la sua presenza, la
sua cordialità, il suo affetto, la
sua simpatia, la sua testimonianza di fede sono stati veramente
importanti.
Don Alan Iacoponi, il giovane
sacerdote boliviano della diocesi
di Cochabamba, era arrivato a
Gemona nell’estate del 2010,
mandato dal vicario generale dell’arcivescovo a dare un aiuto in
parrocchia quando tutti speravano che monsignor Candusso
potesse riprendersi dopo l’operazione e la convalescenza.
«Don Gastone mi ha accolto a
braccia aperte e fin dall’inizio ci
siamo sentiti in perfetta sintonia
sia sui contenuti che sui metodi
dell’azione pastorale. A fine estate avrei dovuto riprendere i miei
studi, a Roma, ma poi la salute di
don Gastone non migliorò come
attendevamo e così mi fermai
ancora».
S’è fermato un anno e mezzo e in
questo tempo ha saputo conquistare, con la sua disponibilità
aperta e affabile, la fiducia e
l’amicizia di molti parrocchiani.
Parrocchiani che domenica 22
gennaio si sono stretti a lui prima
in duomo e poi al Glemo per dirgli un grande grazie per quanto ha
saputo donare alla comunità in
questo periodo difficile.
Un grazie ribadito dal parroco
monsignor Valentino che gli ha
donato una preziosa opera di
monsignor Giancarlo Menis
sulla storia dei Patriarchi di
Aquileja e, nella certezza che «il
legame con la nostra terra rimar-
rà vivo», lo ha invitato a ritornare
tra noi, «dove la canonica, sempre aperta», lo accoglierà ogni
volta che i suoi studi a Roma
glielo consentiranno.
Un sentimento di gratitudine
esternato da Adele Fazzini, direttrice del Consiglio pastorale parrocchiale, per «l’impegno profuso nel testimoniare il vero senso
del servizio pastorale, ascoltando
dubbi e sofferenze con mitezza,
dedizione e attenzione e presentando l’unica via della speranza:
Gesù Risorto». «In questo tempo
abbiamo avuto modo di apprezzare i molti doni che Dio ti ha
donato e, anche se la tua partenza
ci dispiace, abbiamo capito che è
giusto che tu debba “trafficarli”
come talenti e quindi proseguire
gli studi di approfondimento
sulla Sacra Scrittura verso cui il
tuo vescovo, monsignor Solari, ti
ha avviato». A nome del
Consiglio pastorale e della
Fabbriceria Adele Fazzini gli ha
poi donato una piccola croce
d’oro «che riproduce quella incastonata sulla facciata del nostro
bel duomo, cosicché tu possa
portare con te il segno del tuo
passaggio per Gemona».
Ai ringraziamenti s’è unito anche
il sindaco Paolo Urbani che gli
ha consegnato la riproduzione
argentea dello storico sigillo
della città.
Ma il grazie più grande e più
emozionante gli è venuto dai giovani e dai ragazzi della parrocchia che in questi mesi don Alan
ha assiduamente seguito accompagnandoli con grande sensibilità e sincera amicizia. Con cinquecento e più fotografie di parrocchiani e con un lavoro di vera
maestria hanno realizzato una
grande riproduzione di un altro
simbolo della nostra parrocchia:
il magnifico rosone del nostro
duomo.
Al Glemonensis un don Alan
commosso ha ringraziato tutti i
presenti, promettendo che farà di
tutto – studi permettendo – per
ritornare di tanto in tanto fra noi.
Nozze d’oro... e d’oropiù
Ai coniugi Lucia e Pietro Toffoli, sposati il 28 dicembre 1961, gli
auguri più cari da parenti e amici.
12
Anche a Luciana e Ugo Patat parenti e amici augurano ancora
tanti anni felici in occasione del 55° anniversario di matrimonio.
A Berlino il mondo di Taizè
«Dove sono due o tre riuniti nel
mio nome, lì sono io in mezzo a
loro»(Mt 18,20).
È con questo spirito che abbiamo
iniziato il nostro “Pellegrinaggio
di fiducia sulla terra” in occasione dell’incontro europeo di
Berlino organizzato dalla comunità di Taizè. Il 27 dicembre
scorso abbiamo lasciato Gemona
e la vita quotidiana con le nostre
preoccupazioni, per catapultarci
in una parentesi di vita che ci
potesse insegnare una nuova via
verso l’altro.
Dopo venti ore di pullman assieme agli amici di San Giovanni al
Natisone e ai giovani di Vicenza,
stanchi e affamati abbiamo aperto gli occhi e ci siamo ritrovati in
una città segnata dalle più grandi
diversità; città rivolta verso il
futuro ma anche alla ricerca di
una integrazione della dolorosa
memoria del passato.
Berlino è diventato un simbolo
per tutti coloro che, in tutto il
mondo, cercano di oltrepassare
muri di separazione per diffondere la fiducia. Insieme a 35.000
giovani abbiamo cercato di andare alle sorgenti di questa fiducia.
Ciò che ci ha accompagnato in
quei cinque giorni è stata la preghiera, preghiera che ha scandito
la nostra presenza a Berlino.
Infatti per tre volte al giorno il
tempo si fermava e tutti abbandonavano le loro occupazioni per
andare a sedersi in grandi padiglioni nella Fiera e pregare
accompagnati dai canoni e da
un’atmosfera di fede giovane.
Cattolici, protestanti e ortodossi,
mescolati tra di loro erano in
comunione per pregare nello
stesso modo verso uno stesso
Dio. Al centro di ogni preghiera
comune c’era un lungo silenzio,
un momento unico per incontrare
Dio. In quei giorni siamo riusciti
a sperimentare che il silenzio
significa lasciare a Dio ciò che è
oltre la nostra portata e le nostre
capacità.
La presenza del Signore si sentiva nei momenti di raccoglimento, ma anche nell’incontro e nel
dialogo tra giovani di differenti
culture riuniti nel suo nome.
Ogni mattina, infatti, dopo aver
dormito nelle palestre o nelle
famiglie ospitanti, ci saziava un
buffèt di formaggi, affettati e
pane nero offerti dalla parrocchia
protestante che ci accoglieva, e si
poteva percepire un clima caldo
e familiare.
Nel corso della mattinata si svolgevano, divisi in gruppi composti
da ragazzi di diverse nazionalità,
momenti di condivisione in
inglese che permettevano il confronto sui vari modi di coltivare
la fede.
Con entusiasmo e buona volontà
abbiamo voluto offrire la nostra
energia per dare un piccolo contributo all’organizzazione. Il
nostro lavoro consisteva nello
smistamento delle persone nei
rispettivi padiglioni della Fiera
per la cena; non richiedeva tanta
fatica ma piuttosto pazienza e
l’unico requisito era saper trasmettere gioia agli “affamati”.
Anche se questo lavoro ci obbligava a cenare alle quattro e
mezza del pomeriggio, lo rifaremmo senza alcun’ombra di
dubbio!
Dopo aver fatto un po’ di coda e
aver ricevuto il pasto, aprivamo
incuriositi il nostro sacchettino
pieno di “deliziose” pietanze, il
sapore (tante volte non era quello
atteso) si mescolava all’allegria
che le altre persone ci trasmettevano e ogni boccone assumeva
un gusto nuovo.
Il ricordo che portiamo nei nostri
cuori di quei cinque giorni non
sarà facile da cancellare.
Ognuno di noi ha potuto sperimentare in prima persona la
potenza dell’amore di Dio nei
nostri confronti e la fiducia che,
anche se a volte è difficile nella
vita quotidiana, dobbiamo sapergli dare. Questo si è concretizzato nell’unione dei giovani, nel
loro spirito di cooperazione, nel
dedicare tempo agli altri, nell’essere sempre pronti ad aiutare e
conoscere.
Siamo tornati a casa anche con
una più viva consapevolezza che
non bisogna trovarsi ad un incontro europeo o a Taizè per parlare
di Dio ma è bello che la fede
diventi un argomento da trattare
apertamente senza vergognarsi, e
con l’invito di frère Alois a tenere accesa la fiamma di solidarietà
che abbiamo ricevuto a Berlino
in modo da accrescerla nella
misura in cui la condivideremo
con gli altri una volta tornati a
Gemona.
Arianna, Chiara, Diletta, Ernesta,
Martina e Miriam
Nozze di diamante
Vilma e Mario Copetti, sposati il 16 gennaio 1952, hanno festeggiato con parenti e amici le nozze di diamante.
A Maddalena e Battista Carminati, sposati il 21 febbraio 1952, gli
auguri più cordiali dai parenti e dagli amici per il felice traguardo.
13
alla nostra associazione persone
che non erano e non sono writers,
ma che condividono comunque le
nostre iniziative.
Quei Bravi Ragazzi di Gemona
Intervista al presidente dell’associazione che promuove il festival di writing “Elementi sotterranei”
Associazione “Bravi Ragazzi”:
una realtà che ormai a Gemona
quasi tutti conoscono e che molti
hanno scoperto negli anni, attraverso le iniziative che questo gruppo
propone, prima fra tutte quella del
festival di writing e street-art “Elementi sotterranei”. L’associazione è
nata nel 2005 ed è arrivata oggi a
quasi una ventina di soci: tutti under
30, ragazzi e ragazze, provenienti
non solo da questo Comune, ma
anche da Tarcento, Venzone e
Udine. Abbiamo proposto a Francesco Patat, volto noto dell’associazione, di raccontare alcuni aspetti
dell’attività di “Bravi Ragazzi” che
vadano al di là di specifici eventi,
iniziative e progetti e che riguardino
invece il modo in cui l’associazione
opera e i “perché” del loro agire.
Siete un’associazione giovane,
sia perché vi siete costituiti da
pochi anni, sia per l’età dei componenti del gruppo: qual è stata
la “molla” che ha suscitato in voi
la voglia di associarvi e di impegnarvi?
Eravamo dei sedicenni un po’
cinici che sentivano pronunciare
spesso intorno a loro la frase: «A
Gemona non c’è niente». A un certo
punto ci siamo stancati di passare il
tempo a non dirci nulla e abbiamo
deciso che era ora di smettere di
lamentarsi. Abbiamo provato a
metterci insieme, a inventarci qualcosa, anche se all’inizio non avevamo le idee molto chiare. Di fronte a
un mondo che, così com’era, non ci
piaceva, siamo partiti con un’idea
semplice: riempire i muri di disegni,
coprire il grigio, sbattere i colori e i
problemi davanti a tutti. Ci siamo
poi resi conto che le pareti sono di
tutti e che tutti le vedono e che
quindi potevano diventare il luogo
dove proporre anche idee più alte,
spunti più impegnati, attraverso il
writing. Ora non si può più definire
cinico ciò che l’associazione fa…
Lavorate da soli oppure prediligete il fare insieme?
Se possibile preferiamo organizzare i nostri progetti insieme ad
altri, a livello locale e non: a
Gemona, per esempio, abbiamo
collaborato con il CSRE (Centro
Socio Riabilitativo Educativo), ma
anche con alcune borgate e con la
Pro Loco; abbiamo partecipato poi
alla sagra analcolica di Torviscosa
(dipingendo su una parete lo slogan
“Jemple la vite, no la tace”) e
facciamo parte della rete “Scenario”, che promuove la street-art,
insieme ad altre quattro associazioni
di Gorizia, Trieste e Nova Gorica.
Ciò che ci piace è poi anche il fatto
che, nel tempo, si sono avvicinate
La vostra attività comporta
impegno in prima persona,
tempo, assunzione di responsabilità, fatica, oneri burocratici e
organizzativi, possibili insuccessi: perché, allora, impegnarsi?
Siamo forse un po’ una banda di
sconclusionati, che però ha deciso
di mettersi in gioco per provare a
proporre qualcosa che non sia
rivolto solo a noi stessi, ma che
possa muovere idee, fungere da
stimolo anche per altri, far incontrare persone e far nascere altre
idee. «E io che cosa posso fare?» è
stata la domanda che ci ha spinti:
pensavamo di avere solo diritti, poi
ci siamo resi conto di quanto avessimo anche il dovere di fare qualcosa, di dare il nostro contributo, di
partecipare – divertendoci, perché
no –. Dipingere, in realtà, significa
fare qualcosa che senti tuo e che
poi non è più tuo…
Dalla tua prospettiva di giovane,
impegnato quest’anno anche
come tutor del progetto “OgniCittadino” con gli studenti delle
scuole superiori, come appare la
realtà dei ragazzi di oggi?
Se dovessi tracciare un ritratto
dei giovani di oggi direi che siamo
disorientati e spesso disillusi,
perché ci lasciamo convincere che
così sono le cose e non si potrà
cambiare granché, però noto anche
che non siamo tutti delle amebe e
vedo intorno a me la voglia di
uscire da questo pantano colloso in
cui siamo immersi.
Penso inoltre che, anche se a
volte siamo distratti da troppi input,
siamo capaci di appassionarci, di
partecipare. Esistono tante persone
che si danno da fare, nel nostro
territorio, tanti gruppi, magari
piccoli, che però funzionano.
Lucia Londero
Dall'ottobre 2011, l'Arcidiocesi
di Udine ha coinvolto tutte le
Comunità Parrocchiali nel ricercare le soluzioni più praticabili
per i gravi problemi che insidiano le radici del futuro della
nostra terra.
Cinque le tematiche proposte:
1. II cambiamento demografico
2. Conciliare lavoro e famiglia
3. Sanità, assistenza e welfare
4. La questione montagna
5. Ripensare le autonomie locali.
Alle "Comunità di ricerca", che
ANAGRAFE PARROCCHIALE
BATTESIMI
Anno 2011
43 Gubiani Noè di Massimo e Collini
Nadia, n. il 25.8.11 batt. il
20.11.11
44 Spollero Chantal di Alex e
Ceschia Elisa, n. il 18.5.11 batt. il
20.11.11
45 Capriz Alessandro di Paolo e
Cescutti Loredana, n. il 19.3.11
batt. il 20.11.11
Anno 2012
1 Cuzzi Nicolò di Andrea e
Raimondo Ida, n. il 18.8.11 batt.
l’8.1.12
2 Forgiarini Meri di Manuel e
Lepore Michela, n. il 30.7.11
batt. l’8.1.11
3 Campaiella Tommaso Angela
di Giancarlo e Mattiussi Silvia, n.
il 10.6.11 batt. il 19.2.12
4 Colussi Giada di Andrea e Patat
Raffaella, n. il 5.8.11 batt. il
19.2.12
3 INCONTRI PER IL FUTURO DEI NOSTRI PAESI
hanno avviato la riflessione su
questi argomenti e che sono
state attivate in questi mesi,
hanno partecipato diverse persone da ogni Parrocchia della
Forania.
Ora, sono stati definiti gli
Incontri zonali per animare e
coinvolgere le Comunità locali
nel presentare le problematiche
e nell'individuare le possibili
soluzioni.
Tre gli incontri previsti per la
nostra Forania su altrettanti temi
inerenti il nostro territorio:
107 Pascolo Iole ved. Rodaro di
anni 86 il 29.12.11
Anno 2012
1 Zamolo Giuseppe di anni 75 il
2.1.12
2 Londero Antonio di anni 88 il
3.1.12
3 Serafini Francesco di anni 84 il
4.1.12
4 Londero Adele ved. Copetti di
anni 79 il 6.1.12
5 Anzilutti Luigino di anni 62 il
7.1.12
6 Cappellaro Gino di anni 82 il
12.1.12
7 Fabiani Ines ved. Antonini di
anni 91 il 17.1.12
8 Russian Remigio di anni 88 il
18.1.12
9 Copetti Giobatta di anni 99 il
20.1.12
10 Mardero Leonardo di anni 87 il
21.1.12
11 Petracco Luisa ved. Calderini di
anni 76 il 22.1.12
12 Bizi Battistina in Sangoi di anni
74 l’8.1.12
13 Contessi Bruno di anni 72 il
26.1.12
14 Ermacora Ferruccio di anni 86 il
29.1.12
15 Fabiani Aldo di anni 84 il
30.1.12
16 Venturini Adelchi di anni 76 il
6.2.12
17 Zanini Vilma ved. Londero di
anni 84 il 2.2.12
18 Moni Libera Triolo di anni 74
l’8.2.12
19 De Vittori Nerina ved. Cuzzi di
anni 84 il 9.2.12
20 Sabidussi Giovanni di anni 78
l’11.2.12
21 Copetti Antonia ved. Venturini
di anni 92 l’11.2.12
22 Vatri Caterina ved. Gennaro di
anni 72 il 14.2.12
23 Brustolini sr. Anna di anni 85 il
16.2.12
24 Cragnolini Francesco di anni 91
il 18.2.12
25 Salvaterra Giuseppina Biondi di
anni 91 il 20.2.12
26 Lenuzza Lucianna ved. Bonitti
di anni 88 il 22.2.12
27 Londero Mario di anni 75 il
22.2.12
Artegna - Sala Teatro
Mercoledì 18 aprile, ore 20.30
Tema: Sanità ospedaliera e
Assistenza medica
Relatore Dr. Cristiana Gallizia, medico ospedaliero
Trasaghis - Sala comunale
Venerdì 27 aprile, ore 20.30
Tema: Paesi con case, ma
senza persone
Relatore Prof. Bruno Tellia,
sociologo Università Udine
Osoppo - Centro parrocchiale
Giovedì 3 maggio, ore 20.30 Tema: Lavoro e Famiglia:
sono compatibili?
Relatore Dr. Renato Pilutti,
docente Università Venezia
Tutti sono invitati a partecipare.
28 Forgiarini Emilio di anni 81 il
26.2.12
29 Linossi Cristiano di anni 41 il
26.2.12
30 Seculin Giordano di anni 91 il
27.2.12
31 Guerrero Rojas Marcela di anni
54 il 27.2.12
32 Di Imporzano Luigi di anni 80 il
3.3.12
33 Zambiasi Amabile ved. Vinco di
anni 88 il 4.3.12
34 Colaone Aurora ved. Forgiarini
di anni 80 il 5.3.12
MATRIMONI
Anno 2012
1 Londero Igor - Borean Elena
sposati il 18.2.12 fuori parrocchia
DEFUNTI
Anno 2011
95 Calligaro Gioconda ved. Londero di anni 88 il 27.11.11
96 Cucchiaro Maria ved. Copetti di
anni 78 il 30.11.11
97 Cargnelutti Maria ved. Contessi
di anni 90 il 2.12.11
98 Cargnelutti Antonio di anni 80 il
4.12.11
99 Sangoi Regina ved. Forgiarini
di anni 88 il 5.12.11
100 Forgiarini Elisa ved. Mardero di
anni 83 il 6.12.11
101 Sandri Michele di anni 82 il
10.12.11
102 Blasotti Elio di anni 76 il
14.12.11
103 Cracogna Giovanni di anni 73 il
14.12.11
104 Comoretto Fermo di anni 93 il
21.12.11
105 Lepore Francesco di anni 84 il
23.12.11
106 Contessi Franco di anni 80 il
25.12.11
Annita Pascoli Della Marina
n. 12.11.1923 m. 28.10.2011
Fausto Di Giusto
n. 10.11.1950 m. 21.11.2011
Elisa Forgiarini Mardero
n. 26.12.1927 m. 06.12.2011
Elio Blasotti
n. 30.07.1935 m. 14.12.2011
Valentino Zuliani
n. 14.11.1954 m. 27.12.2011
Giuseppe Zamolo
n. 01.04.1936 m. 02.01.2012
Battistina Bizi Sangoi
n. 08.01.1938 m. 08.01.2012
Tullio Boezio
n. 22.03.1944 m. 20.01.2012
Emilio Forgiarini
n. 17.04.1930 m. 26.02.2012
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FOTO GRAZIANO SORAVITO / GEMONA
Un prezioso restauro alla cappella del Santissimo
Al termine della santa messa
celerata da monsignor Pietro
Brollo in occasione del ventiseiesimo anniversario della
sua ordinazione episcopale
nel duomo restaurato e riaperto al culto, l’arcivescovo emerito ha benedetto e inaugurato
il restauro delle decorazioni
dell’arco d’ingresso alla cappella del Santissimo sacramento. Le decorazioni, eseguite tra la fine dell’Ottocento
e gli inizi del Novecento,
mostravano all’intradosso dell’arco, su fondi in foglia
d’oro, i simboli eucaristici –
fasci di grano e grappoli d’uva
– alternati a cherubini; nei
piedritti gruppi floreali entro
fondali polilobati eseguiti in
stucco lucido a finto marmo
ed intarsio. Erano state realizzate con il sostegno della
famiglia Elti, patrona della
cappella, che negli anni successivi aveva affidato al pittore Eugenio Cisterna la realizzazione delle due grandi tele
illustranti l’Istitizione dell’Eucaristia nell’ultima cena e la
Consegna a Tarcisio dell’Eucaristia destinata ai cristiani
condannati alle belve, collocate sulle pareti laterali.
L’intero ornamento aveva subìto
gravi danneggiamenti con le
scosse sismiche a cui in seguito
s’erano aggiunti dilavamenti e
stacchi determinati dalle precipitazioni atmosferiche e dalle
infiltrazioni di umidità. Il restauro, affidata a Ermete Cargnelutti, è stato eseguito con perizia
e cura riportando allo splendore
originario l’intera composizione
(v. foto a destra).
Il lavoro, reso particolarmente delicato per la necessità di
procedere al rifacimento di
intere parti completamente
perdute e per il ripristino
delle dorature in vera foglia
d’oro, è stato completato già
nella primavera del 2011 ma
la scomparsa di monsignor
Candusso prima e l’attesa
dell’ingresso di monsignor
Costante poi hanno suggerito
lo spostamento della inaugurazione.
All’atto della presentazione
Periodico trimestrale della Parrocchia di S. Maria Assunta - 33013 Gemona
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dell’intervento monsignor Costante ha ricordato che negli
ultimi anni ad ogni appuntamento della sua ordinazione
episcopale monsignor Brollo
ha inaugurato qualche lavoro
ed ha auspicato che la felice
coincidenza si avveri a lungo,
visto che c’è ancora una
buona parte del patrimonio
artistico del duomo – dai
paramenti liturgici ai quadri,
alle oreficerie – che attende di
essere rimessa in ordine.
Insomma «C’è lavoro da fare
e c’è l’arcivescovo emerito
pronto a benedire e inaugurare: ovviamente occorre reperire le risorse per i futuri interventi. Per il restauro delle
decorazioni che inauguriamo
oggi – ha aggiunto monsignor
Valentino – abbiamo trovato
aiuto nella generosa disponibilità della Provincia di Udine
e della Fondazione della
Cassa di Risparmio di Udine e
Pordenone che ringraziamo di
cuore. Per i lavori futuri ci
dovremo nuovamente attivare,
sicuri tuttavia di trovare anche
Gentile Famiglia
33013 Gemona del Friuli
in futuro attenzione e disponibilità sia tra gli enti pubblici
che tra i privati».
All’intervento dell’arciprete
ha fatto seguito la benedizione
impartita da monsignor Pietro
Brollo, presenti anche l’assessore provinciale alla Cultura
Elena Lizzi, il sindaco Paolo
Urbani e il restauratore Ermete Cargnelutti.
NE/UDOO19/2010
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2012-1 - parrocchia di Gemona