Parrocchia di Santa Maria Assunta Gemona del Friuli (Ud) Italia - cap 33013 Via Giuseppe Bini, 33 Tel/Fax 0432 9806083 [email protected] Voce Amica on line: gemonaparrocchia.it Autorizzazione Tribunale Tolmezzo n. 163 del 4.4.2006 Direttore responsabile Mauro Vale Stampa Tip. Rosso Gemona del Friuli Periodicità trimestrale Poste Italiane s.p.a. Sped. in abb. postale D.L. 353/2003 conv. in L. 27.2.2004 n. 46 art. 1, c. 2 - DCB Udine Tassa pagata Taxe perçue Pubblicazione fondata nel 1933 Anno LXXX, numero 1 Aprile 2012 Da 80 anni Alla bella età di ottant’anni, Voce Amica si rinnova ridimensionando la bella testata disegnata da Francesco Barazzutti e recuperando, con una diversa impostazione grafica, maggiore spazio da destinare ad articoli e documentazioni fotografiche. L’intento è quello di offrire ai lettori un numero superiore di notizie e di riflessioni e, soprattutto, di dare più voce alle attività e ai programmi delle diverse componenti della Parrocchia. Tuttavia Voce Amica non intende cambiare lo spirito che ne ha sempre contraddistinto ogni pagina: lo spirito che le ha infuso il suo fondatore, monsignor Battista Mo nai, seguìto, in questo impegno, da tutti i parroci successivi. «Sarà – diceva l’arciprete Monai nel primo numero del giugno 1933 – la voce che andrà a tutte le famiglie della Pieve (...), la voce che dirà a tutti una buona parola per fare del bene alle anime (...); che diverrà a tutti cara come il Duomo, il Castello, il Campanile...». Ma, come tutte le cose di questo mondo, anche Voce Amica vive se le si dà sostentamento: come le altre attività parrocchiali necessita del sostegno economico di tutti i lettori. E, come tutte le opere della Parrocchia, Voce Amica ha anche bisogno di collaboratori che possano rinvigorirla con opinioni, suggerimenti, proposte, idee, informazioni da offrire ai lettori. Come scriveva monsignor Monai sul primo numero «Voce Amica [allora] sarà anche la vostra voce, perchè tutti i parrocchiani potranno effettivamente collaborare alla sua redazione». La Pasqua è “Passaggio” di Dio La Pasqua cristiana è il passaggio da morte a vita di Gesù e l’emozionante scoperta, vissuta dalle donne al sepolcro e trasmessa subito agli apostoli all’alba del primo giorno dopo il sabato, è l’annuncio che la Chiesa rinnova da due mila anni. Come può accogliere un tale travolgente messaggio la società attuale, definita liquida, narcisista, dionisiaca (=ubriaca di consumi)? Ogni persona – uomo o donna che sia – possiede la ragione per accogliere, vagliare e discernere quanto continuamente ci è proposto ma noi, di cambiamenti definitivi, con la nostra razionalità, ne comprendiamo uno solo: il passaggio dalla vita fisica alla morte fisica. È la nostra dimensione interiore, spirituale, che avverte e registra l’invisibile della nostra esistenza: viviamo le emozioni, gli affetti ci tonificano e ci danno sicurezza, il sacrificio è vissuto come raggiungimento di un obiettivo e la fede ci offre uno scopo di vita. Ma la fede non è ragione, razionalità; non è neppure l’incontro più intimo con il proprio io. La fede è l’incontro con il Mistero di Dio nella persona di Gesù, il Messia, cioè il Consacrato, l’Inviato del Padre per farci entrare in comunicazione con Dio. Tutta la storia della salvezza, de- Io, noi... e don Gastone In preparazione alle celebrazioni del primo anniversario della scomparsa di monsignor Gastone Candusso, Voce Amica pubblica da pagina 6 i ricordi, gli episodi, le emozioni dei parrocchiani che, nel sacerdote che ha dedicato oltre 10 anni della sua vita alla nostra comunità, hanno trovato l’uomo generoso, il padre di cuore, l’amico fidato, la guida sicura. A pagina 11 pubblichiamo anche il programma delle celebrazioni dell’anniversario che si svolgeranno durante l’intero anno 2012. scritta nella Bibbia, è il racconto dell’amore di Dio che vuole fare alleanza con ogni uomo e ogni donna per renderli partecipi del Suo amore, della Sua felicità, del Suo Regno. La Quaresima, di domenica in domenica, ce l’ha ricordato: il Dio dell’alleanza rassicura Noè che non ci saranno altri diluvi; impedisce ad Abramo il sacrificio del figlio; dona a Mosè le 10 Parole per vivere la fedeltà minima al Suo progetto; riapre il futuro al popolo esiliato con Ciro; interverrà di persona per scrivere la Sua legge nel cuore dell’umanità. E il Dio dell’alleanza solidifica il Suo progetto d’amore attraverso la Missione del Suo Figlio: Gesù combatte e vince il male per ricreare un pezzetto di paradiso terrestre; si trasfigura per indicare il futuro destino di gloria aperto ad ogni persona; palesa il nuovo luogo di preghiera dato dalla Sua persona; rivela la croce innalzata sul Calvario come segno universale di salvezza; propone la logica del chicco di grano che muore come segno del dono continuo, generoso, totale della propria esistenza. Ecco: la Pasqua di risurrezione di Gesù – attualizzata nella Settimana Santa, cioè diversa dalle altre, proprio per ripercorrere i momenti salienti del dono straordinario del Dio dell’alleanza all’umanità – è la certezza del passaggio, per ogni uomo e donna, da una negatività ad una positività: dalla morte (spirituale, fisica, interiore, affettiva…) alla vita (di Grazia, eterna, piena, oblativa…). Il credente, per questo dono del Dio dell’alleanza, vive nella certezza di essere ormai radicalmente libero, senza più nulla temere per la sua vita. Per questo, la Pasqua è davvero Buona. l’arciprete monsignor Valentino Costante 1 FOTO GRAZIANO SORAVITO / GEMONA La Messa del Tallero 2012 In apertura del libretto consegnato a tutti i partecipanti alla tradizionale Messa epifanica del Tallero, l’arciprete monsignor Costante aveva voluto sot tolineare il significato autentico dell’antica liturgia: “Per Gemona rappresenta da sempre un rito di lode e di ringraziamento a Dio per il dono del Figlio fatto uomo, che da un lato ha preso corpo nella bella storia narrata dallo scalpello di mastro Griglio sulla facciata del duomo e dall’altro si è condensato in un gesto di dono e di omaggio da parte dalla Magnifica Comunità rappresentata dai suoi reggitori”. Da queste premesse sono quindi scaturite alcune innovazioni formali che vogliono “riportare il rito nella cornice teologica e nella simbologia liturgica delle S. MESSE: NUOVI ORARI MESSE FERIALI Duomo (da lu. a sa.) 8.30 S. Lucia (da lu. a ve.-legale) 19.00 2 MESSE PRE-FESTIVE C. Riposo Sereni Orizzonti Ospedale Gleseute (legale) Duomo 15.30 16.00 18.00 19.00 MESSE FESTIVE Duomo e Maniaglia S. Lucia o S. Valentino Campagnola o Taboga Duomo Messa parrocchiale Duomo Messa vespertina 9.00 9.00 9.00 10.30 19.00 celebrazioni antiche: il canto della sequenza di Sant’Ermacora, la melodia del Vangelo, il Credo aquileiese, il rito dell’incensazione, il bacio della pace, la preghiera antiochena sono il complemento del dono offerto a Dio – cioè del tallero – consegnato dal primo cittadino nelle mani del diacono che, recandolo all’altare, al cospetto di Dio, ha ripreso l’originaria funzione di intermediario tra le cose di Dio e le cose degli uomini”. È così che la Messa del Tallero – la prima celebrata da monsignor Valentino Costante – ha riproposto l’essenza del significato più genuino e il tallero d’argento, offerto dal sindaco Paolo Urbani, suggella la volontà di collaborazione tra la comunità civile e la comunità ecclesiale unite per il bene della città, per il miglioramento del vivere sociale e civile, per una forte coesione tra tutti i gemonesi. Come l’anno precedente la regia della celebrazione è stata curata da Renato Stroili Gurisatti mentre le composizioni musicali del Maestro Marco Sofianopulo sono state interpretate dal Coro Glemonensis diretto dal Maestro Roberto Frisano. Alla Pro Glemona va il merito della organizzazione della cornice storica con il corteo in costume e le successive animazioni cui hanno partecipato i Gruppi gemonesi e diverse formazioni provenienti anche da fuori regione. Gli appuntamenti della Settimana Santa Domenica delle Palme (1° aprile) 10.00: Benedizione dell'Ulivo in S. Rocco con successiva processione e S. Messa in Duomo S. Quarant’Ore di Adorazione eucaristica in Duomo 15.30: Celebrazione dei Vesperi ed esposizione dell'Eucaristia 16.00: Azione Cattolica e S. Vincenzo 17.00: Terz'Ordine Francescano e Francescani 18.00: Operatori della catechesi 18.45: Benedizione e riposizione del Santissimo 19.00: S. Messa Durante le ore di adorazione c'è la possibilità di confessarsi Lunedì Santo (2 aprile) Quarant’Ore in Duomo 9.00-11.00: Adorazione personale libera 16.00: Borgate di Stalis, Gleseute, Gois e Bersaglio 17.00: Borgate di Godo e Maniaglia e bambini delle elementari 18.00: Centro storico 18.45: Benedizione e riposizione del Santissimo 19.00: S. Messa con predicazione del Padre guardiano del Santuario 20.30: ora di Adorazione per le persone impegnate nel pomeriggio Durante le ore di adorazione c'è la possibilità di confessarsi Martedì Santo (3 aprile) Quarant’Ore in Duomo 9.00-11.00: Adorazione personale libera 16.00: Borgata di Taboga 17.00: Borgata di Campagnola 18.00: Borgata di Piovega 18.45: Benedizione e riposizione del Santissimo 19.00: S. Messa 20.30: ora di Adorazione per le persone impegnate nel pomeriggio Durante le ore di adorazione c'è la possibilità di confessarsi Mercoledì Santo (4 aprile) in Santuario 20.45: Liturgia penitenziale con possibilità di confessarsi Giovedì Santo (5 aprile) a Udine, in cattedrale 9.30: L’Arcivescovo concelebra con tutti i presbiteri dell'Arcidiocesi e benedice gli Olii santi durante la “Missa Crismalis” TRIDUO PASQUALE: PASSIONE, MORTE E RISURREZIONE DEL SIGNORE Giovedì Santo (5 aprile) in Duomo 20.00: Santa Messa in Cœna Domini per l'istituzione della Eucaristia 21.30: Veglia di adorazione proposta dai ragazzi delle medie 22.30: Veglia di adorazione proposta dai ragazzi delle superiori e scout 23.30: Veglia di adorazione proposta dal gruppo delle catechiste Venerdì Santo (6 aprile – giorno di digiuno e astinenza) in Duomo 7.30: Celebrazione delle lodi mattutine 15.00: Liturgia della Passione e della Morte del Signore 21.00 Via Crucis preparata da gruppi vari. Partenza dal Santuario (percorso: Santuario - S. Rocco - S. Maria delle Grazie - Duomo) Sabato Santo (7 aprile) in Duomo 21.00 Solenne Veglia pasquale (inizia sul sagrato del Duomo) Liturgia della Luce, Liturgia della Parola, Liturgia battesimale ed Eucaristia pasquale Domenica di Pasqua (8 aprile) Le Sante Messe sono celebrate secondo l’orario festivo (è sospesa la S. Messa delle 9.00 in Duomo) Lunedì dell’Angelo (9 aprile) Le Sante Messe in Duomo: ore 9.00 - 10.,30 L’arciprete monsignor Valentino e don Federico, con tutti i collaboratori, augurano ai parrocchiani e ai lettori di Voce Amica una Pasqua di gioia nella luce di Cristo risorto L’arcivescovo del terremoto L'arcivescovo emerito monsignor Alfredo Battisti è morto a Udine domenica primo gennaio. Era nato a Masi (PD) nel 1925 ed era stato ordinato sacerdote nel 1956. Nominato arcivescovo di Udine nel 1972, vi era stato consacrato nel febbraio 1973, guidando l'arcidiocesi udinese per 28 anni. Nel 2000, al compimento del 75° anno, aveva rassegnato le dimissioni e s'era ritirato presso il santuario della Madonna Missio naria di Tricesimo. Ai suoi funerali, celebrati il 4 gennaio in cattedrale, oltre alla grandissima folla hanno preso parte una ventina di vescovi, decine di sacerdoti – tra cui monsignor Giovanni Nervo, fondatore della Caritas, il quale ebbe fra noi un ruolo fondamentale durante l’emergenza e nel periodo della rinascita e don Albino Bizzotto, fondatore del movimento Beati costruttori di pace –, i presidenti di Regione e Provincia, Tondo e Fontanini, e tante altre autorità tra cui anche il nostro sindaco. *** «Beatissimo Padre, abbiamo desiderato che il Vostro pellegrinaggio apostolico in Friuli iniziasse nel cuore della nostra terra, nei luoghi straziati dal sisma del 6 maggio 1976, in questa città divenuta la capitale del terremoto. Qui la nostra Chiesa udinese, che in virtù del primato conferito da Cristo al Successore di Pietro è anche Vostra, ha sofferto col popolo friulano la prova più dura di questi ultimi secoli: mille morti, 120.000 senza tetto, sfigurato il volto di tanti paesi, distrutti monumenti gioielli d'arte che costituivano la memoria storica di questo popolo...». Con Giovanni Paolo II tra noi Queste le parole che l'arcivescovo monsignor Alfredo Battisti rivolse il 3 maggio 1992 in duomo a papa Giovanni Paolo II, accogliendolo in presbiterio dopo il saluto che il sindaco del tempo, Adriano Londero, aveva rivolto al pontefice sul sagrato, accanto all'effigie di San Cristoforo. Dalle sue parole, che subito dopo avrebbero sottolineato l'impegno dell'intera classe politica, si capiva come monsignor Battisti volesse dire al papa che la Chiesa udinese era scesa in campo, all'indomani dell'immane tragedia, per sostenere con forza le rivendicazioni popolari di una ricostruzione giusta, veloce e sicura indicandone le priorità con la storica frase: «Prima le fabbriche, poi le case, poi le chiese». Una totale condivisione Fin dall'inizio della sua missione episcopale egli aveva scelto di condividere in tutto i destini del suo gregge e nel 1977, guidando l'Assemblea dei cristiani, aveva sottoscritto la richiesta di soluzione dei problemi più urgenti, partendo dalla ricostruzione ma sottolineando anche altri temi quali la certezza del lavoro, la dotazione di infrastrutture moderne per i collegamenti con l’Italia e l’Europa, la riduzione delle servitù militari, la promozione della cultura e della lingua friulana – anche come lingua liturgica – e l'istituzione dell’università. Il duomo riaperto Avendo proposto e sostenuto la nomina a vescovo di monsignor Pietro Brollo, nostro parroco di allora, monsignor Battisti aveva scelto che la consacrazione episcopale avvenisse in duomo imponendo, per così dire, un'accelerazione eccezionale ai lavori di ricostruzione del sacro edificio che in effetti fu riaperto per le solenni liturgie del 4 e 5 gennaio 1986, giorni della consacrazione, il primo, e della prima messa pontificale del vescovo monsignor Brollo, il secondo. Il 4 gennaio, nella sua omelia, l'arcivescovo non aveva tralasciato di sottolineare la necessità che la ricostruzione materiale – di cui il duomo riconsegnato alla comunità gemonese era un segno emblematico – fosse accompagnata dal rinnovamento morale e spirituale dell'intero popolo friulano. Questa preoccupazione e questo impegno nascevano dal sentirsi veramente padre dei suoi fedeli, impersonando appieno la figura del vescovo tratteggiata da san Pietro: “Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate ma facendovi modelli del gregge”. All’alba del 7 maggio La sua attenzione e il suo affetto per il gregge affidatogli s'erano visti concretamente il 7 maggio 1976 quando all'alba, da solo, era giunto a Gemona ed era passato per le nostre strade per dire il suo dolore e la sua partecipazione, per consolare, per incoraggiare, per pregare e – per quanto fosse difficile – per infondere fiducia. Vita nuova e speranza E trent'anni dopo, nell’ambito degli appuntamenti quaresimali proposti dalla nostra parrocchia, l’arcivescovo emerito aveva ricordato in duomo il maggio e il settembre del 1976 e aveva aggiunto: «Anche Gesù ha vissuto due scosse di terremoto: il venerdì santo, ed è stata il segno della sua morte; all’alba del mattino di Pasqua, il segno della sua resurrezione. L’esperienza storica della resurrezione è però maturata successivamente, nel giorno di Pentecoste, quando una comunità ha spalancato le porte del cenacolo e ha cominciato a gridare: «Cristo, che avete crocefisso, è risorto». Così anche la Chiesa udinese è uscita dal cenacolo, vincendo la paura, per parlare di vita nuova e di speranza. La stessa chiesa che ha trovato il coraggio di tenere gli occhi aperti su quanto in Friuli avrebbe potuto impedire una ricostruzione a misura d’uomo». Una ricostruzione di cui il popolo friulano doveva invece essere il soggetto protagonista per poter continuare a tramandare la sua storia e la sua cultura: i grandi valori che costituiscono da sempre l’anima del popolo friulano non dovevano andare perduti nelle macerie. segue a pagina 4 Monsignor Alfredo Battisti accoglie il sommo pontefice Giovanni Paolo II nel nostro duomo il 3 maggio 1992. In alto: l’ordinazione episcopale di monsignor Pietro Brollo nel nostro duomo riaperto (4 gennaio 1986). 3 Un gracie a pre’ Gjelindo Miôl L'ultim mandi a pre' Gjelindo Miôl (Marchetti) lu àn dât in tancj martars 21 di fevrâr tal nestri domo, cuanche il vescul monsignôr Mazzocato, il vescul emerit monsignôr Brollo, cul plevan monsignôr Costante, pre Federico Grosso, ministradôr parochiâl di Sant Marc di Cjamp, e una lungje schirie di predis e di fraris e àn dit par lui la messe di requie par saludâlu e par ringraceâ il Signôr di vêlu dât al servizi de Glesie furlane par ducj i 67 agns dal so ministeri di predi. Insiemit cun dute la sô parentât – e a ducj ur disìn di cûr il nestri corot – e cun tancj amîs al ere presint il Comun di Glemone cul vicesindic Revelant e i ministradôrs e una grande rapresentance dai Scout vegnûts a saludâ il vecjo assistent (te foto intune messe scout) che par dîs agns al è stât ancje assistent eclesiastic de Agesci de Diocesi. Te sô omelìe, ch'o ripuartìn in part culì disot, il vescul al à ricuardât la sô presince discrete, incolme di spiritualitât, lontane das granderis dal mont; e soredut al à ricuardât la sô fedeltât, fedeltât di cristian – prime ancjemò che di predi – ch'al veve imparât di frut tal grim de sô famèe. Dapît da messe, prime di compagnâlu tal simiteri, lu an volût saludâ ancje il plevan des paròchiis di Sant Jacum e San Zorç di Udin dulà che pre’ Gjelindo al ere stât capelan, e il nestri paesan monsignôr Midio Goi 4 che lu à ricuardât di quanch’al veve cjantât la prime messe il 19 di març dal 1945, in-t-une zornade di bombardaments, a quanche al lave a cjatâ i clerics di Glemone – pre’ Midio stes, pre’ Mario Costantin, pre’ Mario Facile e pre’ Diego Armelin – e ur puartave qualchi biscot par rionâ il menu dal seminari. A lui – che monsignôr Goi al à ricuardât ancje pal amôr, grant come chel di so fradi pre’ Bepo, pe nestre culture e pe nestre lenghe – j à racomandadi di domandâ al Signor la gracie di qualchi gnove vocatsion tra la zoventût di Glemone, une volte cussì ricje di predis. Lu à saludât ancje il nestri plevan, ringraceànlu ancje lui pal preziôs servizi che pre Gjelindo al garantive ancjemò te Foranìe, a Braulins e in Cjamp. E propit in Cjamp, te glesie di San Marc, lunis di sere al veve dit une messe par lui il vescul emerit monsignôr Pieri Brollo ch’al veve ricuardât no nome il lunc servizi pastorâl di pre’ Gjelindo ma ancje i siei studis biblics e la sô atentsion pe Patrie furlane e par dutis lis espressions religjosis e culturâls dal popul furlan. Ancje nô o ringracein il Signôr di vênus dât pre’ Gjelindo, sigûrs che cumò al è benzà te pâs eterne. L’arcivescul Mazzocato «Abbiamo ascoltato l’invito che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli e che dovrebbe essere come la stella polare in ogni giorno della loro vita terrena: “Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lampade accese .. per aprire subito al padrone quando arriva e bussa” (1 Gv 3,14-16; Lc 12,35-40). Erano parole familiari alla mente e al cuore di don Gelindo Marchetti tanto da aver voluto farle incidere nell’artistico calice avuto per il 25° anniversario di sacerdozio e col quale stiamo celebrando la santa Messa delle sue esequie. Vi si legge: Estote parati, quia qua hora non putatis Filus hominis veniet (“Tenetevi pronti perché nell’ora in cui non vi aspettate il Figlio dell’uomo verrà”). Queste parole di Gesù sono anche il motto evangelico dello Scoutismo al quale sappiamo quanto don Gelindo sia stato sempre legato e dedicato. (…) Ascoltando la testimonianza di chi lo ha conosciuto da vicino, mi pare di aver intuito che nel suo ministero sacerdotale don Gelindo si è comportato veramente da servo fedele e discreto. Me ne aveva dato prova lui stesso in una bella lettera che mi scrisse in risposta ad un mio biglietto di vicinanza per la morte della sorella. Mi ringraziava per quel segno fraterno di attenzione rivolto “all’ultimo prete della diocesi che non era mai arrivato parroco”. A questa simpatica ed elegante sottolineatura aggiungeva parole molto serie in cui mi informava che riusciva a celebrare fedelmente la santa Messa domenicale ai cristiani di Braulins per sostenere la loro speranza. E mi assicurava che, fin che la schiena gli avesse permesso di passare il ponte sul Tagliamento, avrebbe volentieri continuato in questo ministero. Aveva 92 anni. (…) Il ricordo che ognuno di noi conserva di don Gelindo si trasformi ora nel più puro atto di riconoscenza: la nostra preghiera di suffragio, che uniamo al sacrificio di Cristo. Siamo certi di presentare alla misericordia di Dio Padre un servo fedele del suo Signore e un sacerdote che ha amato profondamente la sua Chiesa e la terra friulana di cui ha sempre curato la storia e le tradizioni culturali e religiose. Chiediamo a Gesù risorto che lo faccia passare da morte a vita perché, secondo le parole di S. Giovanni, ha conosciuto l’amore dando la vita per i fratelli». segue da pagina 3 L’arcivescovo del terremoto Cittadino di Gemona Fu questo impegno a difesa del popolo friulano e dei suoi valori più alti a indurre il Consiglio comunale della nostra città ad assegnargli la cittadinanza onoraria che gli venne conferita dall’allora sindaco Gabriele Marini il 6 maggio 2006, in occasione del trentesimo anniversario del terremoto. La motivazione della decisione fotografava perfettamente la figura e l’opera di monsignor Battisti: “Confortante la sua presenza nel dramma delle famiglie che piangevano quasi 1000 morti; solidale con la popolazione che dalle macerie cercava una rinascita morale e materiale; audace sia nella denuncia di qualche lentezza come nel forte sostegno alle Amministrazioni locali; lungimirante nel prevedere l'importante ruolo della cultura in Terra friulana chiedendo una sede universitaria in Udine; appassionato profeta di speranza in un Friuli capace di recuperare dalla distruzione la sua anima di popolo salt, onest, lavorardôr”. Gracie e mandi «Di cûr gracie e mandi, vescul e pari Fredo». Così l’ha salutato, a nome dell’intera Diocesi, l’arcivescovo monsignor Mazzocato prima della sepoltura nella cripta della cattedrale, nel pomeriggio del 4 gennaio scorso, al termine delle solenni esequie. Nella ricorrenza dell’ottava lo abbiamo ricordato in duomo durante la messa celebrata dal suo successore sulla cattedra udinese monsignor Pietro Brollo che ne ha tratteggiato il generoso spirito di pastore, ricordando infine la sua indimenticabile esortazione, che ha sempre avuto il tono dell’incoraggiamento paterno: «Anime dal Friûl, no sta murî!». fer DonGa e altri “generosi” Oramai non succede più ma chi ha una certa età e, soprattutto, è vissuto in una famiglia di agricoltori, ricorderà senza dubbio il quartese, una specie di tassa in natura che contadini, proprietari o affittuari che fossero, versavano alla Pieve, alla struttura ecclesiastica locale, in ragione della quarantesima parte dei vari raccolti. E così era facile sentire, quando veniva travasato il vino o quando si procedeva a scartocciare le pannocchie, la frase “E cheste a jè pal plevan”: e una pannocchia di granturco o una secchia di vino venivano messe in un mucchio o in un recipiente a parte e, a fine conteggio, erano destinate in canonica. Questa specie di imposta sul reddito – che ha le sue radici nella tradizione biblica – era stata introdotta nel regno dei Franchi e con Carlo Magno e i successori fu estesa praticamente a tutto il Sacro Romano Impero. Con il passare dei secoli tali regole si modificarono o furono addirittura abolite: Napoleone, esportando in mezza Europa i precetti della Rivoluzione francese, le soppresse per sostituirle con tassazioni destinate alle finanze statali; nel giovane Regno d'Italia, di cui anche il Friuli fece parte dal 1866, le decime furono completamente abolite nel 1887. Dell'antica imposizione – che talvolta poteva anche esser risultata vessatoria – rimase così solamente il nome ma nessuno, tra i fedeli, si sentì di negare il proprio contributo ed il proprio sostegno alla Parrocchia, alle sue opere e ai suoi sacerdoti. Ed è proprio questo che abbiamo visto, anche in questi ultimi anni, quando i parrocchiani, come gli avi, i nonni e i genitori, hanno risposto agli appelli dando quel che potevano e contribuendo sia alle necessità ordinarie che a quelle straordinarie della Parrocchia, sia con offerte di denaro che con prestazioni diverse, testimoniando, con generosità, attenzione e carità, an che il forte senso di appartenenza alla grande famiglia parrocchiale – alla Chiesa che sta in Gemona – e il sentire profondo dei valori che ispirano la nostra fede. *** Proprio un anno fa, scrivendo le sue riflessioni sul bilancio consuntivo del 2010, monsignor Gastone Candusso esprimeva la sua gratitudine “a tutti coloro che hanno risposto con generosità alle necessità della Parrocchia e ci consentono, oggi, di guardare con una certa serenità al futuro per affrontare con mezzi adeguati tutti gli impegni assunti, ma soprattutto le attività a sostegno della nostra gioventù. Al di là dei lavori e dei programmi sono i nostri giovani, infatti, quelli che ci devono stare più a cuore, perché saranno loro – i bambini e i giovani di oggi – la Parrocchia e la Gemona di domani”. Erano l'ultimo grazie e l'ultimo invito a sognare insieme che egli rivolgeva a tutti i parrocchiani, a tutta Gemona e anche oggi, all’atto della presentazione del bilancio dell’anno scorso, non possiamo che ripetere a quanti hanno aiutato la Parrocchia in ogni forma il nostro grazie, mettendo proprio lui, monsignor Gastone, in cima alla lista dei generosi. Come sappiamo, infatti, egli non era uomo di parole al vento e il suo testamento ne è la riprova: egli ha voluto che tutto quanto aveva – il suo patrimonio personale e le cose che aveva più a cuore, come le collezioni di icone russe, i mille e più presepi d'arte, i mobili e gli arredi – tutto! – rimanesse alla nostra Parrocchia. Per partecipare anche lui, come uno qualsiasi di noi, a sostenere concretamente le necessità della Pieve di Santa Maria Assunta e tutti i grandi sogni da tradurre in realtà. L’Arciprete con la Fabbriceria RENDICONTO ANNO 2011 (in euro) ENTRATE Offerte in chiesa Candele votive Offerte per servizi (battesimi, matrimoni, funerali, benedizioni ecc.) Offerte per attività parrocchiali (Caritas, Voce Amica ecc.) Offerte in denaro diverse Varie Proventi straordinari: Lascito monsignor Candusso, contributi pubblici, offerte per Casa parrocchiale di Forni Avoltri TOTALE ENTRATE 63.234,00 24.157,00 26.119,00 19.125,00 38.567,24 8.112,27 490.735,20 670.049,71 USCITE Residuo passivo anno 2010 589.015,57 lmposte, tasse e assicurazioni 16.754,09 Spese di culto (servizi vari, ostie, candele ecc.) 12.562,00 Spese gestionali della Parrocchia (energia elettrica, combustibili, telefoni ecc.) 48.164,59 Spese per attività parrocchiali (Caritas, Voce Amica, stampa) 18.755,40 Contributi a Istituto Diocesano Sostentamento Clero 2.556,00 Contributo alle attività diocesane 2.382,00 Manutenzione fabbricati e acquisto attrezzature 7.071,43 Varie 10.817,69 Spese straordinarie: Impianto audio Duomo, lavori in Casa Forni Avoltri, in Santa Lucia, in Campagnola ecc. 151.033,79 TOTALE USCITE 270.096,99 UTILE DI GESTIONE 399.952,72 PASSIVO FINALE AL 31/12/2011 189.062,85 La nostra solidarietà con: Mons. Tito Solari (Bolivia) Padre Pushpanadam (India) Giornata missionaria Seminario Opere Propaganda fide, Infanzia missionaria Un pane..., Carità del Papa, Lebbrosi S. Vincenzo, Caritas Totale 10.000 5.000 3.000 1.000 1.770 850 2.250 23.870 I BENI DELLA PIEVE DI SANTA MARIA ASSUNTA Pensiamo sia cosa opportuna ricordare ai nostri lettori quali sono le proprietà della nostra Pieve. Tutti abbiamo il compito di custodirli, salvaguardarli e di ben usarli secondo le esigenze pastorali e culturali della Parrocchia e della Città. Il responsabile dell'amministrazione dei beni parrocchiali è l'Arciprete che, con la collaborazione del Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici (Fabbriceria), provvede alla loro cura come un buon padre di famiglia. - Duomo di Santa Maria Assunta con gli arredi e le opere d’arte. Il complesso necessita di un intervento di messa a norma degli impianti tecnologici per la cui realizzazione si è richiesto uno speciale stanziamento regionale. Grazie alla disponibilità del Comune di Gemona, nell’anno è previsto il restauro degli elementi scultorei della facciata e la pulizia dei rosoni e della galleria dell’Epifania infestati da nidificazioni di colombi. - Chiesa di S. Rocco - Borgo del Ponte; - Chiesa del Nome di Maria - Fossale; - Chiesa di S. Lucia - Piovega; - Chiesa dei Ss. Valentino e Nicolò - Godo; - Chiesa di S. Maria la Bella, distrutta dal terremoto. L’Amministrazione comunale ha destinato 50.000 euro per la messa in sicurezza del sedime; - Chiesa della Madonna della Salute Maniaglia; - Chiesa della Madonna della Pace Gleseute; - Chiesa di Sant’Agnese in monte; - Chiesa dell’Annunziata e Centro parrochiale (Taboga); - Chiesa di San Giuseppe Artigiano e annesso fabbricato (Campagnola); - Casa Canonica e Sala riunioni; - Museo della Pieve e Tesoro del Duo- mo in vicolo delle Mura; - Oratorio e ricreatorio “Glemonensis” di via Paschini; - Centro pastorale “Salcons” sull’omonima via; - Casa “Monsignor Gastone Candusso” a Forni Avoltri per campi estivi ed invernali, per i ragazzi e per i giovani, per incontri di gruppi e di famiglie; - Casa “Gurisatti” in comodato a La Cineteca del Friuli . La nostra Comunità provvede a coprire le eccedenze degli eventuali contributi pubblici e privati e le spese correnti per l'uso ed i lavori di ordinaria manutenzione. Con la vostra generosità contiamo di riuscire a far fronte ai debiti ed alle spese correnti. Cul pôc di ducj si po fâ tant! Un GRAZIE a tutti. 5 Pubblichiamo gli scritti che ci sono giunti per tempo, accompagnati da diverse foto anonime e senza commento che fanno da cornice ai ricordi e che, con i testi, ci aiutano a rivivere un periodo intenso della vita della nostra comunità parrocchiale. La domenica dell’insediamento di don Gastone a Gemona, mio figlio, cronista del “Gazzet tino”, mi chiese se andavo anche io ad accoglierlo e alla mia risposta affermativa disse: «Allora, poi, riferiscimi tu perché io ho altri impegni». Entrando nel duomo, affollato anche di suoi ex parrocchiani, sentii qualcuno che diceva «Noi lo abbiamo perso, loro lo hanno trovato!» Proprio con queste parole, il giorno seguente, inizierà l’articolo celebrativo del Gazzettino. Avevo preso l’abitudine di far visita a don Gastone agli inizi dell'anno per fargli gli auguri e ogni volta gli raccontavo qualche aneddoto su monsignor Monai che avevo conosciuto da giovane. Lui mi ascoltava sorridendo e penso divertendosi. Quando si ammalò, chiedevo ogni giorno notizie sulla sua salute, finchè un pomeriggio, mi sentii rispondere al citofono: «È qui, venga su!» Non volevo certo disturbarlo, ma dopo qualche insistenza salii. Don Gastone era debole e sofferente, ma ben saldo nello spirito! Lo salutai con affetto sincero raccomandandogli di non avere troppa fretta di rituffarsi nell’impegno pastorale! Lui non mi ha dato retta! Enrico Sindici Caro don Gastone, siamo Federica e Michele.Vogliamo ricordarti con gioia e gratitudine perché quasi otto anni fa ci hai uniti in matrimonio e poi hai battezzato le nostre bambine: Valentina che ora ha 6 anni, Veronica di 4 e Vittoria di due. Ti ricordiamo sempre con affetto. Grazie! Federica e Michele 6 Io, noi... e don Gastone La sensibilità di don Gastone, nei confronti degli ammalati, l’ho percepita in questo semplice episodio: durante gli ultimi mesi di vita, mio fratello Giuseppe, ormai anziano e ammalato, è costretto a trascorrere i suoi giorni a letto. Inaspettatamente un giorno riceve la visita di don Gastone. È una visita breve ma molto gradita. Don Gastone gli racconta che sta organizzando un pellegrinaggio al santuario di Castelmonte suscitando in mio fratello tanti ricordi della sua giovinezza legati a quei luoghi. Alcuni giorni dopo, grande è la sua sorpresa nel ricevere una cartolina da Castelmonte: monsignore si era ricordato di lui. La cartolina è rimasta a lungo sul comodino come un grandissimo regalo. Carmen Contessi Da diversi anni dedico il mio tempo, qualche ora alla settimana, alla sorveglianza del duomo. Durante questo periodo ho avuto modo di conoscere il caro don Gastone e di scambiare con lui diversi pareri riguardo alle opere necessarie al mantenimento e alla conservazione dell’intera struttura del duomo. A tale proposito ho avuto modo di prestarmi per diversi lavori di restauro. Tutto ciò mi ha senz’altro arricchito di nuovi valori e stimoli. Il piacere più grande che ho avuto, assieme a mia moglie, è stata la Messa celebrata da don Gastone per il nostro 50° anniversario di matrimonio. Tutti questi bei ricordi ci rimarranno per sempre nel cuore assieme all’immagine di una persona che non dimenticheremo mai. Aurelio Moro e Giannina Londero Gastone… e subito il ricordo avvolge e riporta ai tanti abbracci ricevuti, quelli forti e vigorosi e quelli teneri e “ossuti” dell’ultimo viaggio! Quanti ricordi, come condensare in poche righe un pensiero da condividere? e a quale Gastone ripensare? Il sacerdote che mi ha condotto per mano nella splendida avventura catechistica insegnandomi a mettere, con impegno, tutto nelle mani di Dio e a non dire mai la parola “ormai”; il Don guida sicura che con i ritiri e teatri ha creato il gruppo catechiste; il compagno speciale dei tanti pellegrinaggi, segni indelebili della nostra vita; la guida spirituale, tassello importante della mia crescita e della voglia di conoscere e scoprire la bellezza del cristianesimo; il sacerdote amico di noi come coppia... Quante cose con il suo ascolto, la sua disponibilità senza riserve, la sua tenacia, pazienza, vicinanza, sensibilità ho avuto in dono e … quante altre ho capito solo dopo!!! Grazie di cuore a chi ha ideato questa iniziativa per avermi fatto rivivere le risate, i battibecchi, le riflessioni, le tante belle emozioni vissute. Grazie anche a Gastone per la ricchezza donata e ovviamente a Dio per avermelo fatto incontrare. La sua assenza (uomo di Dio) penso sia contenuta nell’ultima frase, sussurrata senza ormai voce ma suggellata da una stretta di mano forte e decisa: «Ricordati sempre due cose: la prima, Dio sia la tua roccia, il suo volto è Gesù Cristo; la seconda, gli amici… quelli veri!». Valeria Venchiarutti Flash su una scena in canonica/sala riunioni. Dopo il primo intervento ero passata a salutare. Su di corsa dalle scale, la Pina mi rassicura, ma mi dice che è giù nella sala caminetto a trafficare. Busso, entro e vedo il tavolo coperto da cartelline. Mi dice: «Sono tutte le carte di Forni. Sai, devo mettere in ordine perché se mi succede qualcosa devono trovare tutto senza diventar matti». Indescrivibile la stretta provata. Era solo l’inizio!! V. V. Dopo il primo viaggio in Israele, mi sono offerto, con l’aiuto di don Gastone, di mettere su disco il video che avevo girato. Il filmato non era male ma con un nuovo programma, che permetteva di aggiungere musica e commento, sarebbe venuto meglio. Prima di partire per il ritiro di Assisi, Valeria e il Don mi hanno portato un sacco di musiche: pianoforti, violini, musiche sacre… nessuna andava bene!! Che week-end! Poi ho fatto a modo mio. Cosa avrebbe detto il Don? Ha ascoltato attentamente e…: «Bravo, i Pink Floyd sono perfetti!». «Ora ci vuole il commento» dissi. «Quando riesci a tornare?» «Perché tornare? facciamolo ora!». Così, senza la minima esitazione, avendolo visto solo una volta, commentò ogni scena in modo preciso, a volte ironico per alleggerire, altre serio... Anche l’ultimo viaggio avrebbe dovuto commentarlo lui, me lo aveva promesso! Non è stato così, ma sono sicuro che da lassù il filmato lo ha diretto: mai nessuna realizzazione è stata così veloce, tutto si concatenava senza intoppi: musiche, filmato, foto, ispirazione per il commento. Grazie Don! Anche da lassù la risposta ad ogni richiesta è «Sì», naturalmente, con l’inconfondibile sorriso. Mandi! Valter Copetti «Monsignôr, pal amôr di Diu, ch'a si rivuardi!». Non stava bene e si vedeva ma lui, scherzando, cercava sempre di darla ad intendere: «Tu tu âs nome pore che dopo di me al vegni un ch'al fâs lis predicjis plui lungjis». (senza firma) Ho conosciuto don Gastone nell'aprile del 2008 al mio rientro dal Venezuela: mio marito Fabio, ammalato, si trovava in ospedale dopo un’operazione. Ho chiesto a monsignore se poteva fargli visita e portargli una parola di conforto, come si fa con gli ammalati. Mi ha risposto di sì, e mi sono sentita tranquilla perché qualunque cosa potesse succedere a Fabio sarebbe partito in pace; e così fu. Dopo pochi mesi mi sono aggregata al gruppo “118” e così ho avuto l’opportunità di conoscere meglio il nostro parroco e ho potuto constatare che era una persona meticolosa, organizzata e con tante idee. Non gli scappava nulla, ha sempre avuto molte attenzioni per il gruppo: una parola, un caffè e anche una osservazione se occorreva. Ho fatto un campeggio a Forni: lui era già stato operato però non lo faceva sentire, era instancabile. Poi nel 2010 siamo andati in Umbria, anche lì ho capito quanto era preparato: ci spiegava tutto prima di andare a visitare quello che lui aveva programmato, era forte; lo ammiravo e ho capito che cercava di vivere al massimo, dato che sentiva che la sua vita, a poco a poco, si stava spegnendo. Non gli è mancato mai l’ottimismo e il sorriso. Sento molto la sua mancanza, non manco mai di fargli visita e credo che Dio gli abbia riservato un posto speciale dove un giorno ci ritroveremo. Lo ricorderò sempre! Mandi. Adelina Cargnelutti Pochi mesi dopo l’intervento di don Gastone, anch’io operata dello stesso male, mi confidavo con lui... «Cemût staial?» «E tu, anime, cemût stastu, màngjistu?» mi diceva, sempre sorridente e ottimista. Mio marito a questa domanda ribatteva: «Lui, sior plevan, al sta ben: al è racomandât di Chel lassu!». Io, Luciana, sono ancora quaggiù e j prein insieme cuntun mandi di cûr. Luciana Ricordo le tante volte che veniva a trovarci in cantiere sotto il duomo per portarci un sorriso e “un got di neri”: con la sua simpatia riusciva in un museo o per la Casa di Forni e così una domenica mi consegnò una croce di marmo, copia di quella antica che sta sulla facciata del duomo. « I sai – mi disse – che a cjase tu'ndi âs un'altre; ma cheste a jè plui lizere...». Attilio Marchetti Sono caduta da una scala in Salcons ed ho riportarto una grande ferita ad una gamba e, di conseguenza, sono stata operata. Non riuscivo più a fare catechismo: mi mancavano le forze. In convento ci fu una festa e vi partecipò anche don Gastone, il quale, dopo avermi salutato, mi chiese di ritornare a fare catechismo. Io presentavo le mie scuse, ma lui, deciso, mi disse: «Suor Camilla, quello che ancora puoi donare, fallo, non tirarti indietro e ricomincia!». Così decisi, ma queste parole mi rimasero scolpite nel cuore e mi sono di grande aiuto nel momento del dolore e della prova. Don Gastone era forte e coraggioso: un uomo di Dio con grande capacità di ascolto. Sapeva incarnare preghiera ed azione, tempo e cuore con totale dono di sé fino alla fine della sua vita. Suor Camilla Berlato «Monsignôr, si esal mai pentît di jessi vignût a Glemone?» «Das ubidiencis no si po mai pentîsi. No mi soi pentît quanche mi han fat vignî su a Glemone di San Marc... e no podarai pentîmi se, par ubidience, mi tocjarà di lâ di qualchi altre bande». mv attimo a farci dimenticare il caldo e la stanchezza. Ogni ritrovamento era per lui una meraviglia sempre nuova. Grazie, don Gastone. Con tinuiamo a scavare anche per te. (senza firma) Avevo fatto qualche lavoro per il duomo e qualche altro per il DonGa! Sei stato veramente speciale. Eri una persona che parlava con lo sguardo, con i tuoi occhi sorridenti, con la tua dolcezza. Sapevo di poter contare su di te, sapevo che c’eri sempre, per qualsiasi problema avessi bisogno di parlare. Sei stato fondamentale nel mio cammino verso la fede, ma avevo ancora tanto bisogno di aiuto! Ci hai lasciato troppo presto. È passato quasi un anno, mi manchi come il primo giorno. Anche se sono certa che continui a lavorare per noi e a starci vicino… Ciao Don! Lisetta Carissimo don Gastone, come non ricordare la tua vicinanza quando ci è mancato il nostro Toni. Ti avevamo appena telefonato che tu eri già a casa nostra per aiutarci ad avere forza, coraggio, speranza pregando assieme. Ci hai anche chiesto scusa perché dovevi andare via qualche giorno con un gruppo di famiglia. Al tuo rientro eccoti di nuovo a casa nostra per una buona parola, per un abbraccio. Grazie di cuore! Tarcisio Londero Noi della Corale del Duomo ricordiamo con affetto monsignor Gastone per averci aiutato a dar vita a questa realtà dove, in questi primi sette anni di attività, abbiamo potuto condividere esperienza, gioie e amicizie nuove. Ci mancano le sue “incursioni” durante le prove alle quali, seppur con tanti impegni, non mancava di passare anche solo per un saluto. Siamo certi che anche da lassù continua a vegliare su di noi. Corale del Duomo Pensieri su don Gastone ce ne sarebbero a migliaia, ma uno che mi è rimasto più in mente è questo. Don Gastone lo sanno tutti, conduceva una vita frenetica: non riusciva a stare fermo un momento, doveva sempre essere impegnato e doveva impegnare i suoi collaboratori con Forni, duomo, mostre ecc... Un giorno gli dissi: «Ma don Gastone, duarmistu di gnot?» Mi rispose: «Sigûr, tant ben che mai!» «Mancomal, parcè che se no tu durmissis, cui sa tropis robis che tu tiraressis fûr!» Fece una risata e continuammo a collaborare insieme per il bene della parrocchia. Grassie di dut e mandi, monsignôr! Ruben Vittor La “sentenza”. Dopo aver visto per la prima volta don Gastone e aver parlato assieme, aver riso e scherzato con qualche battuta, un bambino affermò: «Secondo me don Gastone ha fatto un grosso peccato... ha fatto il prete invece di sposarsi: sarebbe stato un papà bravissimo!». Parole vere perché don Gastone è stato veramente un papà buono anche se autorevole. Quante volte a fine rosario nel mese di maggio, in duomo (fuori o dentro o in Frate), mi hai “pubblicamente” ringraziato mandando i bambini a pren- dere le caramelle dalla “befana” e dalla “nonna”, dalla tua consocia nell’azienda produttrice di “alberi delle caramelle!” Anna Maria Londero Con il Gruppo Famiglie della parrocchia avevamo organizzato una gita a Marano Lagunare. Per tutta la settimana era piovuto a dirotto e anche il giorno della gita su Gemona scendeva il diluvio: diverse famiglie ci telefonarono dicendo che non se la sentivano di fare un’uscita con quel tempo. Ma alcuni di noi credevano che, al di là del tempo, avremmo avuto l’occasione di “ vivere assieme” una bella giornata. Così ci trovammo, le poche famiglie temerarie, in stazione: don Gastone arrivò, puntuale, con la giacca a vento, e il suo berretto di baseball. Era già tanto magro, provato dai cicli di chemioterapia, ma il suo stato di salute e il tempo non lo fermarono. Partimmo da Gemona sotto il diluvio. Come uscimmo dal casello dell'autostrada la pioggia cessò e un debole raggio di sole si fece largo tra le nuvole. Arrivati a Marano il sole splendeva alto e forte nel cielo: ci sembrava come se anche Dio volesse essere fisicamente presente fra di noi. Ci avevamo creduto... don Gastone con la presenza, nonostante la stanchezza e la sua situazione, ci aveva fortemente creduto: l’importante era stare insieme, condividere, perché questo ci avrebbe permesso di sentire la presenza “viva” di Gesù fra di noi. «Dove due o tre...». Abbiamo trascorso una bellissima giornata. Al nostro ritorno a Gemona diluviava ancora... Chiara Bissaldi Gruppo Famiglie Un mio ricordo di don Gastone: con il mio gruppo facevamo riunione al Glemo: era novembre o dicembre. A un certo punto entra nella nostra stanza don Gastone che cerca>>> 7 va qualcuno: e noi gli dicemmo:” abbiamo freddo, non si può riscaldare la stanza?” e lui: “ per riscaldarvi bevete un grappino…!” ( Nomo!) Lui era così....! Giulio Urbani Eravamo ospiti per qualche giorno nella casa di Forni, don Gastone ci proponeva ogni giono qualche itinerario interessante, che poteva andare bene a tutti. Un giorno ci propose di andare alle sorgenti del Piave: siamo partiti armati di panini e cibarie varie che le solerti cuoche avevano preparato. Poi arrivati sul posto, don Gastone propose a chi se la sentiva di raggiungere il rifugio Calvi. In cinque amiche accettammo di fargli compagnia. Lui, che era convalescente dopo l'operazione, davanti; e ci indicava quale era la forma migliore per affrontare la salita. Quando siamo arrivati al rifugio madidi di sudore, lui si tolse gli indumenti bagnati. A me è venuto spontaneo di dirgli che mi sembrava di vedere il costato di Gesù. Lui così ci raccontò tutto il percorso della sua malattia con una serenità come se la cosa non lo riguardasse. Sono rimasta impressionata per la grande fiducia nella divina Provvidenza di cui ci ha dato testimonianza. Grazie a don Gastone: siamo diventati un po’ più grandi. Ci rivedremo quando Dio vorrà. Grazie. Aldina «Mandi don Gastone. Cemut stastu?» «Ben po!» Questa era la frase ricorrente quando, prima di Messa, passava dove eravamo seduti mia moglie Lisetta e io. Sempre ottimista! Lo era più per noi che per lui. Questa sua caratteristica lo ha accompagnato fino all'ultimo. A distanza di un anno mi commuovo ancora ripensando agli ultimi due messaggini mandatigli da Lisetta quando era in ospedale. Nel primo c'era un saluto ed un augurio al quale 8 lui, di rimando, rispose: «Grazie infinite ma vedrete che anche questa volta ce la farò. Donga». L’ultimo messaggio non ha mai ricevuto risposta… Ciao, Donga. Ci manchi davvero tanto. Patrik Cargnelutti Mi plaseve tant stâ cun don Gastone parceche j volevi tant ben. A mi plaseve la so Alfa e podei fa qualchi girut cun lui. Un di chei giruts i lu ricuardi propit ben: lant a Castelmonte nus à cjapats pa strade e, dopo vei preat insieme, a mi à domandat se volevi fâ un toc di strade cul lui in macchine. Jo i soi lât di corse e a mi è plasut tant. Dopo jo e lui i sin tornâts incuintri a chei altris a pît e a mi tignive pe manute. Mi mancje tant, mi faseve come di nono anzit di barbe. Emanuele Gurisatti (ma don Gastone mi diseve Lele) A mi par ancjemò di sintî “mandi-mandi-mandi” e chei tiei pasuts svelts, svelts sul paviment dal domo o sul sagrât, pas plens di ce fâ, ma simpri pronts a fermasi par scoltâ o par nome cjalâti ridint. L’ultin nadâl, la sere dal concert in domo, il gno piçul a mi si ere indurmidît tal brac: tu, plui strac di lui, tu scoltavis la musiche atent, atent e intant tu lu cjalavis a durmî. Un moment plen di afiet, come tancj e tancj, che a mi reste tal cur. Delia Goi Spesso durante incontri e riunioni emerge la necessità di fare delle cose o preparare un testo, una lettera o altro. Altrettanto spesso, forse per pigrizia o semplicemente per timidezza, è difficile che qualcuno accetti di farsi carico di questi piccoli impegni che, quasi sempre, richiederebbero solo un po' di generosità. Allora don Gastone, senza scoraggiarsi o recriminare, diceva: «Bene, lo farò io» e proseguiva tranquillamente come se assumersi quell’ennesimo fardello fosse comunque un piacere; e forse per lui era veramente così. Quell’esempio lasciava però un segno in chi era vicino e, senza tante parole, sapeva convincere qualcuno a farsi avanti… e, in fondo, l’entusiasmo contagioso di don Gastone rendeva piacevole fare quel qualcosa in più. Umberto Gurisatti Mi ricordo bene le prove generali dell’ultimo concerto con Donga perché lui stesso quell’anno avrebbe diretto Stille Nacht. Le parole erano in tedesco e infatti non le conosceva, ma nonostante ciò tutti lo seguivano mentre dirigeva perché a parlare per lui erano le sue mani grandi, che riuscivano – senza alcuna parola – a tirare fuori tutta la dolcezza di un piccolo coro di bambini che preparava il suo inno al Signore che nasce. Arianna L'emozione che avevo provato ascoltando la predica dell'ultimo dell'anno fatta da don Gastone per la prima volta nel duomo di Gemona era così grande che, arrivata a casa, l' ho trascritto al computer come la ricordavo: “L’ultimo dell’anno predica di mons. Gastone da poco parroco di Gemona. Mons. Gastone, dall’altare guarda verso la navata: il duomo è stracolmo. Normalmente la gente va a Messa solo nelle grandi occasioni come questa sera. Arriva il momento della predica e Mons. prende l’occasione per dire quello che pensa.Bacchetta i conviventi, mette in guardia i genitori, sgrida i ragazzi e coccola i bambini. «La società moderna ti dà tanto. Ma tu non ti accorgi che ti porta via quasi tutto. Tu sei sempre impegnato e non ti accorgi che i figli van fuori presto, che la famiglia non esiste più. Dove’è l’amore vero? Dov’è l’amore casto? Dove’è l’amore coniugale? Sembra sparito. La pazienza, la sopportazione, l’aiuto a chi ha bisogno sono parole d’un tempo!». E dopo aver bacchettato un po’ tutti informa i parrocchiani dei morti, dei battesimi, dei matrimoni. Poi intona il Te Deum. Tutta la gente canta a piena voce Te Deum laudamus, Te Domine confitemur. E il duomo ancora una volta sembra che tremi e scoppi per tanto amore. Dopo la Messa tutti lo vogliono salutare…” Mille di questi giorni Monsignor Gastone! Sei un grande... Hai conquistato Gemona!!! Anna Altinier Io lavoro in ospedale e ricordo che incontravo don Gastone quando veniva là per fare esami o terapie, di solito nel parcheggio. Ogni volta era un piacevole incontro che, con quattro battute, mi cambiava in meglio le giornata. Quando gli chiedevo: «Come stai?» la risposta era sempre «Io sto bene, sono i medici che dicono che sono ammalato, ma non li credo!». Mi ha sempre colpito il modo esemplare con cui ha vissuto la sua malattia lavorando per tutti noi, instancabilmente, mentre la malattia lo stava portando via. È passato già quasi un anno e l’incontro del mattino con lui mi manca ancora tanto. Ricordo in particolare quando, alcuni giorni prima che mancasse, sono stato assieme al mio figliolo (che lui ha visto crescere dall’età di sei anni, aiutandolo a scoprire e crescere nella fede) a salutarlo per l’ultima volta. Era quasi irriconoscibile; la malattia se l’è divorato in quindici giorni e, nonostante tutto, ci ha accolto con il solito sorriso. molto contento di vederci. Siamo rimasti lì pochi minuti perché era molto stanco. Stringendogli la mano, mi sono tornati in mente tanti momenti vissuti insieme: Prima Co munione, Cresima, incontri di preghiera, pellegrinaggi a Castelmonte, concerti in duomo ecc... mi vengono ancora i brividi dall’emozione. Abbiamo pregato un po’ e poi poche parole, qualche lacrima, un grazie infinito per tutto ciò che ha fatto per noi gemonesi e, da parte sua, un’importante raccomandazione: «Non pregare più per me ché avete già pregato abbastanza; pregate per i ragazzi e i giovani di Gemona». Questa era ed è sempre stata fino all’ultimo momento la sua più grande preoccupazione. Mio figlio era rimasto un po’ in disparte, anche perché non aveva mai visto DonGa in quelle condizioni, ma lui, con tono ironico lo ha chiamato vicino a sé per abbracciarlo, scambiare ancora qualche parola sottovoce e salutarlo per l’ultima volta. Quel sorriso, quell’abbraccio e quella carezza non la dimenticheremo mai. Grazie, Donga; e continua a guardarci da lassù. Elena Brollo Non sono mai riuscito a darti del tu. Ti ho sempre visto, forse anche per la fama che aveva preceduto il tuo arrivo a Gemona, un gradino più su, per me sei sempre stato il “monsignôr”. Permettimi di farlo ora perché in questa settimana, “la tua Settimana Santa”, ti ho conosciuto più che nei dieci anni trascorsi, ho ammirato la tua Fede, la tua grande forza di volontà e ho capito tanti tuoi insegnamenti. Nelle prediche ti riferivi spesso al “cuore di Dio”, perché tu avevi veramente un grande cuore aperto al prossimo. Avevi sempre un occhio di riguardo per i bambini perché avevi lo stesso entusiasmo, voglia di scherzare e voglia di vivere. E poi la Messa di Natale celebrata nella cappella della grotta, “quella Messa” in cui il male ha preso solo un momentaneo sopravvento sul tuo forte spirito, io l’ho vista come la caduta di Cristo sotto il peso della Croce, ma ti sei subito rialzato e sei riuscito a celebrare la Messa del Giovedì Santo, nella cappella dei Francescani, come l’avevi ideata. Chissà quanto ti è costato tutto questo. Tutta la settimana è stata per me una continua lezione di vita, di speranza, di serenità e di forza nell’affrontare la malattia; eri sempre pronto a sdrammatizzare la situazione con le tue battute come quando con il sorriso sulle labbra ci hai detto:«Andate a fare la Via Crucis, io la mia la faccio qui», o quando hai dato l’arrivederci a Hossam per l’anno prossimo, sapendo benissimo che era un addio; o all’aeroporto, nel vederti in carrozzina, a me sono venute le lacrime. Tu invece hai avuto la forza di scherzarci sopra. Tutto questo lo hai fatto perché era nel tuo modo di fare e nel tuo carattere; ma so che l'hai fatto anche per noi, per non metterci tristezza. Grazie, grazie, grazie di tutto. Mandi Monsignôr. Mauro Nell’anno 1987 gli alpini della Val Pesarina e di Rigolato hanno collocato sul monte Talm, a 1728 metri, la “campana dell’amicizia” che è stata benedetta da don Gastone. Lassù, sulla vetta, per diversi anni lui ha celebrato la Santa Messa l’ultima domenica di agosto (anniversario della collocazione) e si continua così ogni anno. Gli alpini e gli amici delle valli lo ricordano con affetto e simpatia. Alpini Val Pesarina Ho iniziato a voler bene a don Gastone appena arrivato a Gemona. Ogni giorno pregavo affinché tutti i gemonesi lo ascoltassero. Sono una novantenne e più, avevo desiderato fosse lui a dirmi la Messa per i miei novanta anni; invece proprio il 30 maggio si trovava in Terra Santa. L’anno seguente mi portò la Comunione e mi assicurò che sarebbe tornato in casa mia per il mio compleanno; fu l’ultima volta che lo vidi perché il 16 aprile ci ha dato l’addio per sempre ossia è andato nell’altra Terra Santa. Da lassù sono sicura che prega per me e per tutti assieme a Gesù e Maria. Regina Forgiarini I donatori di sangue di Gemona ricordano con affetto e commozione don Gastone che, donatore pure lui, ha sempre e fattivamente sostenuto la causa del dono. Ha aperto le porte del duomo alle nostre manifestazioni ed iniziative impreziosendole col suo entusiasmo e con la sua indiscutibile capacità comunicativa. Indimenticabile la sua testimo- abbracciò, ci disse che era stato tante volte a casa nostra, ma non ci aveva mai trovato! Concelebrò con don Roberto: commossi, gliene fummo grati... Un gesto di vicinanza e di partecipazione al nostro dolore che non potremo mai dimenticare! Ilva e Matteo Pascolo nianza con la quale commentò la pubblicazione del volumetto celebrativo dei 50 anni della fondazione della nostra sezione gemonese: “Una perfetta miscela di umanità e spiritualità”. Grazie don Gastone. Renato Copetti Presidente di Sezione Tu sei uno di noi, della nostra famiglia: hai celebrato il nostro matrimonio, battezzato le nostre figlie. Sei fra noi e ti guardiamo sulle foto che troneggiano su un pannello della nostra casa, quando alzi le bambine per presentarle alla comunità in chiesa. Poi sei con noi ogni volta che andiamo in quella nostra bella casa di Forni, dove tutti aspettiamo con molta gioia il nostro turno per trascorrere qualche giorno lassù. Grazie, don Gastone. Renato e Marie La borgata di Taboga con tutte le persone che frequentano questa chiesa vogliono dirti grazie per aver voluto celebrare una S. Messa solo con noi ogni giovedì. Quella giornata eri in Taboga e per chi ti voleva salutare o salutare i propri defunti, tu c’eri. E quando mi lamentavo che eravamo pochi tu dicevi: «Pochi, ma buoni». Grazie Don. Borgata di Taboga 13 gennaio 2003. Un giorno come un altro… una telefonata alle ore 13.30… Incredulità, stupore, dolore, smarrimento… ed il mistero irruppe in casa nostra… Duilio non tornerà più a casa… era uscito a fare una passeggiata… Essendo originari di Venzone decidemmo di celebrare colà il rito funebre: non ci ricordammo che a Gemona esisteva una parrocchia, che c’era don Gastone... non avvisammo neppure… Lui però non si era scordato di noi! Il giorno 15, all’arrivo del corteo funebre nella piazza antistante il duomo di Venzone, con stupore vedemmo don Gastone venirci incontro; ci Scrivo semplicemente per esprimere a tutta la comunità gemonese la mia ammirazione per l’iniziativa denominata “I Presepi di don Gastone”. La realizzazione di una mostra permanente su un tema caro al vostro Monsignor Candusso, ma anche la grande tradizione della nostra religione, esponendo la sua rara e preziosa collezione, metterà sicuramente in luce anche in questo periodo la vostra splendida città. Proprio oggi, percorrendo l’autostrada, in serata e volgendo lo sguardo verso l’anfiteatro che sostiene il Cuarnan ho visto, tutto illuminato, il presepio più grande della sua collezione: Gemona. Stavo semplicemente rientrando da Rigolato dopo aver trascorso una splendida giornata, con gli amici di sempre ed alcuni gemonesi, passata a ricordare l’amico-prete don Gastone. Per me diversi anni fa, quando iniziai a realizzare per la parrocchia di S. Marco di Udine il presepio in chiesa, fu motivo di grande soddisfazione collaborare con lui, per l’energia e l’entusiasmo che trasmetteva. La stessa cosa è certamente successa anche a voi. Grazie. Maurizio Petri Per me don Gastone è stato una figura importante perché mi ha accompagnato lungo un tratto delicato della vita, quando ero una ragazzina che aveva bisogno di punti di riferimento al di fuori del nucleo familiare per prendere decisioni impegnative (come per la Cresima). È stato una guida sia a livello spirituale che personale. >>> 9 Mi ricordava in parte mio papà non solo perché avevano gli stessi anni, ma per la grinta che metteva in tutto quello che faceva e per la grande disponibilità per gli altri. Ho molti bei ricordi: una gita sul lago di Garda nel 2007; il giorno del novantacinquesimo compleanno della nonna con tutti i parenti in festa; la gita in Umbria due anni fa... Durante quella gita ho avuto modo di verificare ancora una volta la sua tenacia, la stessa che aveva dimostrato nel voler costruire la casa di Forni Avoltri per aprirla all'intera comunità di Gemona. E il giorno del suo funerale tutti abbiamo potuto constatare quante persone gli volevano bene. A lui devo dire un grande grazie per questo bagaglio di magnifiche esperienze che ho potuto vivere. Priyam Prima Comunione delle ragazze e dei ragazzi del 1996. Durante una riunione programmata per confronti di più ampio respiro, abbiamo lanciato un’idea parsa ai presenti un po' avventata: un pellegrinaggio-gita da fare assieme. Il nostro amato don Gastone non si è però lasciato impressionare: ha accolto la provocazione ed ha cercato – con quella immediatezza e costruttività che sempre lo distinguevano – di dare un senso più profondo a quanto gli proponevamo. Da che parte cominciare? Con fattiva ed intelligente collaborazione le “nostre catechiste del cuore”, Antonietta e Lucia, ci hanno coordinato con amorevole sensibilità. Ci siamo trovati, alla fine del mese di agosto, ad Assisi. Tutti insieme: figlie, figli, madri, padri, fratelli, sorelle, zie e zii e qualche nonna sotto lo sguardo vigile e costruttivo di Donga. Un torpedone (a due piani) completamente pieno. Forti e pienamente soddisfatti di quanto avevamo ricavato dallo stare assieme, da bravi pellegrini (e non turisti, come sottolineato 10 da Donga) abbiamo ripetuto l’esperienza anche negli anni successivi. E così, dopo Assisi Roma; e poi ancora la Toscana, e poi la Sacra Sindone (sia pur a ranghi ridotti) e poi Torino. L’ultimo anno assieme: qualche giornata passata nella Casa di Forni e poi confronti, pensieri, programmi... La scorsa estate Vienna: il torpedone – completo come di consueto – era pieno, ma ne mancava Uno… Un grande, immenso, indescrivibile vuoto. I pellegrini c’erano, il gregge c’era, ma mancava… il Pastore! Ci siamo tenuti assieme perché Donga ci aveva fatto capire che stare insieme rappresentava un valore grande e prezioso, che non avrebbe dovuto andare disperso. Nelle nostre riflessioni avevamo anche compreso quanto la parrocchia aveva dato a noi e ci eravamo resi conto che era ormai giunto anche per noi il momento di dare alla Comunità parrocchiale, il momento di fare qualcosa per i nostri figli. I possibili ambiti di intervento? Glemonensis, Salcons, Forni Avoltri…! È rimasto un sogno, un meraviglioso sogno ma Donga non mancava mai di sottolineare che per poter realizzare qualcosa di importate bisognava saper anche, e soprattutto, sognare, …sognare in grande! E noi continuiamo a sognare, nella speranza… certezza che, un giorno non lontano, i sogni diventeranno realtà. Forse non riguarderanno più i nostri figli – che continuano a crescere – bensì altri figli; ma sempre figli nostri, figli della nostra Comunità. Grazie Donga! Sei stato un sacerdote che ha plasmato e fatto crescere la nostra fede, i nostri pensieri ed i nostri cuori, e, nei nostri pensieri e nei nostri cuori, ci resterai sempre, indelebilmente. Tre “pellegri ni” (Antonella, Enzo e Antonella) “Certe vette non si raggiungono che insieme”. Questa è la frase che meglio riassume l’esperienza di un cammino in montagna, percorso insieme a don Gastone nel luglio 2010 dal Gruppo Famiglie dei bambini che a fine maggio riceveranno la Prima Comunione. Avevamo colto con piacere il suo invito a trascorrere un paio di giorni a Forni ed in quell’occasione era prevista una camminata al Rifugio Calvi. Era una splendida giornata di sole: tutti eravamo pronti e desidero- si di vivere l’esperienza di una passeggiata in montagna. Alla partenza i bambini entusiasti erano subito partiti e parevano trainare tutto il gruppo che alla spicciolata li seguiva lungo il sentiero. Alcuni di noi, rimasti più indietro, si erano ritrovati accanto a don Gastone che chiudeva il gruppo e saliva lentamente. A qualcuno in confidenza aveva espresso il dubbio di poter arrivare a destinazione. Erano passati due anni dalla sua ultima camminata in montagna e tante cose erano successe da allora. Nonostante i suoi pensieri, il suo passo era deciso e determinato, ma la spensieratezza e l’allegria dei bambini, che lo hanno accolto in cima con un forte abbraccio, lo hanno reso più leggero e hanno aiutato don Gastone a raggiungere quella vetta che sembrava difficile raggiungere. Al rifugio, colmi di stupore per il panorama davanti ai nostri occhi, eravamo pieni di gioia per aver raggiunto un traguardo insieme, ognuno con i suoi ritmi, ognuno con i suoi tempi. Crediamo che ora sia lui da lassù a guidarci e a sostenerci ogni giorno per permetterci di raggiungere altre mete insieme a quei bambini a cui ha voluto tanto bene. Grazie don Gastone! Gruppo Famiglie dei bambini di Prima Comunione (4^ elementare) “L'uragano Gastone”: era questo il titolo del dvd che abbiamo regalato a don Gastone in occasione di un compleanno speciale; in modo simpatico e variopinto avevamo tentato di raccontare i suoi primi sessantanni. Tra un intervista, uno sketch, una dedica, ne era uscito proprio un bel ritratto in cui emergevano i suoi tanti pregi e in modo ironico e affettuoso anche i difetti. Per festeggiare anche con noi e per vedere assieme il dvd ci aveva invitato in canonica per una pastasciutta gentilmente preparata dalla sorella Pina. Quella sera il dono più bello per lui, al di là del dvd, è stato vederci tutte insieme unite, piene di entusiasmo, contente di essere catechiste “non per fare un favore al parroco – queste le sue parole – ma per aver risposto ad una precisa chiamata del Signore”. Gesù Cristo: questa era la sua più grande passione che in qualsiasi modo voleva comunicare a tutti. Per questo a noi ripeteva spesso: “Dopo di me ci siete voi”, proprio per farci capire quanto fosse prezioso il compito di annunciare Gesù e il suo Vangelo. Da qui il suo entusiasmo e la sua insistenza nel proporre al nostro gruppo i ritiri formativi (Assisi, Poffabro, Castelmonte...). Specialmente in queste occasioni abbiamo vissuto il Gastoneprete che con passione istruiva, pregava con i suoi figli per aiutarli a crescere nella fede; abbiamo però anche gustato il Gastone-uomo, felice di stare con noi, della nostra amicizia, fiducioso nei confronti di ciascuna, paziente, affettuoso anche nel chiamarci “befane”. A volte, anche per strada a Gemona, incontrandoti e vedendoti stanca o pallidina bastava che ti dicesse: «Alore gilugne, cemùt?» Dal tono di voce realmente interessato, dal quel sorriso amorevole percepivi tutto il suo volerti bene, la sua attenzione anche alle tue vicende personali; avevi la sensazione di avere un posto e un'attenzione speciale pur sapendo che per lui TUTTI avevano lo stesso posto. Nel suo essere per gli altri non si è mai risparmiato... Quante volte anche dopo la chemio veniva a Salcons a salutare i suoi amati “marmocchi” e le sue “befane”. Quante volte negli ultimi tempi, a catechismo, siamo rimaste senza parole di fronte alla sua forza d'animo nel sentirlo raccontare il Vangelo della domenica ai ragazzi, mentre vedevamo chiaramente un fisico profondamente segnato dalla sofferenza. Ricordava sempre i compleanni di ognuna, anche a Salcons insieme ai bambini che si divertivano ad ascoltare le storie strane che raccontava per rivelare la nostra età, che poi era sempre assurda, ovviamente... Spesso, come nelle migliori parrocchie, ci sono state anche delle divergenze e confronti particolarmente accesi. Sapevamo bene che, seppur disponibile all'ascolto, se aveva in mente una cosa, (una? non esisteva una per don Gastone) ci sentiva tutte quante e poi... faceva come aveva deciso! Sicuramente aveva ben chiari i suoi obiettivi e riusciva a vedere lontano, a “sognare in grande” e così desiderava che facessimo anche noi. Per questo durante gli incontri avremmo potuto dire qualunque cosa, tranne la parola “ormai” che considerava una vera e proprio “parolaccia da confessare al più presto”. Tanti insegnamenti, una grande testimonianza... Le righe assegnate sono già esaurite, ma era impossibile non sforare ricordando don Gastone che, sorridendo, a questo punto avrebbe detto: “E poi brontolate con me perchè faccio le prediche troppo lunghe!!”. Con tanta gratitudine Le catechiste delle elementari Una sera tornando in macchina dall’ospedale dopo essere stati a trovare un ammalato, parlavo con don Gastone riguardo alla vita e il mistero della sofferenza e della malattia. Visto che in quel periodo don Gastone stava facendo la chemioterapia mi sono permesso di chiedergli cosa provasse nell'affrontare di persona quella difficile esperienza; in modo quasi automatico con la sua solita tranquillità mi rispose: «La Chiesa non è di mia proprietà; sono diventato prete per servire Dio e se a Gesù serve avere un prete che vuole lavorare nella Sua chiesa, con piacere sono disponibile a continuare a farlo, ma se Gesù la pensa in modo diverso, allora sia fatta la Sua volontà». Dopo la morte di don Gastone, questa frase mi è tornata spesso in mente, e mi sono chiesto: Come mai avendo tanta carenza di sacerdoti in Friuli, quando c’è un sacerdote instancabile e zelante come lui, con più idee che tempo nella giornata per metterle in pratica, Dio decide di “rimuoverlo”? . Dopo un po’ mi è capitato di rileggere il passo della Parabola dei talenti (Mt 25,1430). Nel testo, il Padrone tornando da un lungo viaggio, vuole regolare i conti con i servi ai quali aveva consegnato La mia vita poteva prendere tutta un’altra strada ma a te importava solo di avvicinare i bambini a Dio e questo si esprimeva con la tua grande disponibilità. Se ora sono quella che sono è merito della possibilità che mi hai dato di far parte di voi. Diletta dei talenti prima della sua partenza. Mi ha colpito leggere come a coloro che avevano moltiplicato i talenti affidati, il padrone dica: «Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone». Guardando li eventi sotto questa angolatura di fede, potremo dire che don Gastone non è stato rimosso dalla sua missione di pastore e guida, ma il Padrone celeste ha deciso di ricompensarlo farcendolo partecipe alle Sue gioie. Ora, da quella nuova dimensione, potrà più che mai far moltiplicare e germogliare dei talenti che abbelliranno la Chiesa alla quale ha sempre servito. don Alan Iacoponi Ricordo la tua accoglienza. Non dimenticherò quando mi hai aperto le porte alla comunità di Gemona, la stessa in cui sono cresciuta e sto continuando a maturare. Il Consiglio Pastorale Parrocchiale e la Fabbriceria del Duomo, per celebrare il primo anniversario della scomparsa del Parroco Monsignor Gastone Candusso, hanno predisposto per l’intera comunità gemonese alcuni appuntamenti significativi da celebrare nell’arco dell’intero 2012. Queste le date: Lunedì 16 aprile Nell’anniversario della morte di don Gastone, la Comunità parrocchiale sarà invitata ad una solenne celebrazione liturgica, alle ore 20.00 in Duomo, accompagnata dalla Corale del Duomo. PER RICORDARE MONSIGNOR GASTONE CANDUSSO La S. Messa di suffragio sarà presieduta da S.E. monsignor Pietro Brollo, già Arcivescovo di Udine e Parroco di Gemona. Sabato 5 maggio Il trentennale servizio pastorale di don Gastone nella parrocchia di S. Marco (Udine) e la sua passione musicale saranno ricordati dalla Corale San Marco di Udine con un concerto vocale e strumentale (Orchestra della Fenice di Venezia) nel Duomo di Gemona, alle ore 20.45. Questo appuntamento, alla vigilia del 36° anniver- sario del terremoto, oltre ad essere un omaggio alla Comunità di Gemona per le vittime del sisma, vuole significare la vicinanza e l’amicizia della Parrocchia di Chiavris attivata nel nome di don Gastone. Venerdì 10 agosto Con la partecipazione dell’Arcivescovo di Udine, S.E. monsignor Andrea Bruno Mazzocato, avrà luogo a Forni Avoltri la benedizione e l’intitolazione della Casa della Parrocchia di Gemona a Monsignor Gastone Candusso. Nella ridda di ricordi che mi assale ogni volta che penso a don Gastone, voglio in queste poche righe ricordane uno per me particolarmente significativo. Il momento in cui mi venne a cercare, a chiamare perché io, giovane quattordicenne, partecipassi al soggiorno estivo a Pierabech. Insistette a lungo e vinse tutte le mie resistenze e paure. Per me questo è un ricordo speciale perché lui venne a cercare proprio me, quando il campo era già iniziato ed io avevo già precedentemente rifiutato la sua proposta. Il campo fu durissimo, non conoscevo nessuno, ma da quel momento la mia vita spirituale e sociale mutò. Devo quello che sono anche a quell'insistenza, a quel modo, che solo don Gastone aveva, di chiederti le cose. Era un suo tratto caratteristico: lui chiedeva (qualsiasi cosa) e tu, volente o nolente, non potevi rifiutare. Ti faceva sentire importante, utile e speciale. Sempre sorridente ed ammiccante, sapeva superare tutte le resistenze e ti dava l'opportunità di dare il meglio di te. Grazie, DonGa. (senza firma) Sono tanti i ricordi, tanti i momenti e tanti anni trascorsi con la sua presenza di “Prete e Amico”. Mario Colonnello La cerimonia avrà luogo alle ore 12 a Forni Avoltri, nell’ambito della festa patronale del paese carnico, dedicata a San Lorenzo. Dicembre 2012 - Epifania 2013 La Fabbriceria del Duomo si sta attivando per organizzare, in Palazzo Elti a Gemona, una Mostra dedicata ai “Presepi di don Gastone”. L’esposizione, che sarà inaugurata nel tempo di Avvento, vuole essere un omaggio alla grande passione di don Gastone e rimarrà aperta fino alla solennità dell’Epifania, nella quale Gemona celebra la Messa del Tallero. 11 Arrivederci, don Alan! Nonostante egli abbia cercato in tutti i modi di dire che gli uomini non sono importanti ma che per tutti l’unico veramente importante dev’essere il Signore Gesù, i tantissimi partecipanti alla sua ultima Messa gemonese – dai più piccoli ai più anziani – hanno voluto dire a don Alan Iacoponi che per loro la sua presenza, la sua cordialità, il suo affetto, la sua simpatia, la sua testimonianza di fede sono stati veramente importanti. Don Alan Iacoponi, il giovane sacerdote boliviano della diocesi di Cochabamba, era arrivato a Gemona nell’estate del 2010, mandato dal vicario generale dell’arcivescovo a dare un aiuto in parrocchia quando tutti speravano che monsignor Candusso potesse riprendersi dopo l’operazione e la convalescenza. «Don Gastone mi ha accolto a braccia aperte e fin dall’inizio ci siamo sentiti in perfetta sintonia sia sui contenuti che sui metodi dell’azione pastorale. A fine estate avrei dovuto riprendere i miei studi, a Roma, ma poi la salute di don Gastone non migliorò come attendevamo e così mi fermai ancora». S’è fermato un anno e mezzo e in questo tempo ha saputo conquistare, con la sua disponibilità aperta e affabile, la fiducia e l’amicizia di molti parrocchiani. Parrocchiani che domenica 22 gennaio si sono stretti a lui prima in duomo e poi al Glemo per dirgli un grande grazie per quanto ha saputo donare alla comunità in questo periodo difficile. Un grazie ribadito dal parroco monsignor Valentino che gli ha donato una preziosa opera di monsignor Giancarlo Menis sulla storia dei Patriarchi di Aquileja e, nella certezza che «il legame con la nostra terra rimar- rà vivo», lo ha invitato a ritornare tra noi, «dove la canonica, sempre aperta», lo accoglierà ogni volta che i suoi studi a Roma glielo consentiranno. Un sentimento di gratitudine esternato da Adele Fazzini, direttrice del Consiglio pastorale parrocchiale, per «l’impegno profuso nel testimoniare il vero senso del servizio pastorale, ascoltando dubbi e sofferenze con mitezza, dedizione e attenzione e presentando l’unica via della speranza: Gesù Risorto». «In questo tempo abbiamo avuto modo di apprezzare i molti doni che Dio ti ha donato e, anche se la tua partenza ci dispiace, abbiamo capito che è giusto che tu debba “trafficarli” come talenti e quindi proseguire gli studi di approfondimento sulla Sacra Scrittura verso cui il tuo vescovo, monsignor Solari, ti ha avviato». A nome del Consiglio pastorale e della Fabbriceria Adele Fazzini gli ha poi donato una piccola croce d’oro «che riproduce quella incastonata sulla facciata del nostro bel duomo, cosicché tu possa portare con te il segno del tuo passaggio per Gemona». Ai ringraziamenti s’è unito anche il sindaco Paolo Urbani che gli ha consegnato la riproduzione argentea dello storico sigillo della città. Ma il grazie più grande e più emozionante gli è venuto dai giovani e dai ragazzi della parrocchia che in questi mesi don Alan ha assiduamente seguito accompagnandoli con grande sensibilità e sincera amicizia. Con cinquecento e più fotografie di parrocchiani e con un lavoro di vera maestria hanno realizzato una grande riproduzione di un altro simbolo della nostra parrocchia: il magnifico rosone del nostro duomo. Al Glemonensis un don Alan commosso ha ringraziato tutti i presenti, promettendo che farà di tutto – studi permettendo – per ritornare di tanto in tanto fra noi. Nozze d’oro... e d’oropiù Ai coniugi Lucia e Pietro Toffoli, sposati il 28 dicembre 1961, gli auguri più cari da parenti e amici. 12 Anche a Luciana e Ugo Patat parenti e amici augurano ancora tanti anni felici in occasione del 55° anniversario di matrimonio. A Berlino il mondo di Taizè «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro»(Mt 18,20). È con questo spirito che abbiamo iniziato il nostro “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra” in occasione dell’incontro europeo di Berlino organizzato dalla comunità di Taizè. Il 27 dicembre scorso abbiamo lasciato Gemona e la vita quotidiana con le nostre preoccupazioni, per catapultarci in una parentesi di vita che ci potesse insegnare una nuova via verso l’altro. Dopo venti ore di pullman assieme agli amici di San Giovanni al Natisone e ai giovani di Vicenza, stanchi e affamati abbiamo aperto gli occhi e ci siamo ritrovati in una città segnata dalle più grandi diversità; città rivolta verso il futuro ma anche alla ricerca di una integrazione della dolorosa memoria del passato. Berlino è diventato un simbolo per tutti coloro che, in tutto il mondo, cercano di oltrepassare muri di separazione per diffondere la fiducia. Insieme a 35.000 giovani abbiamo cercato di andare alle sorgenti di questa fiducia. Ciò che ci ha accompagnato in quei cinque giorni è stata la preghiera, preghiera che ha scandito la nostra presenza a Berlino. Infatti per tre volte al giorno il tempo si fermava e tutti abbandonavano le loro occupazioni per andare a sedersi in grandi padiglioni nella Fiera e pregare accompagnati dai canoni e da un’atmosfera di fede giovane. Cattolici, protestanti e ortodossi, mescolati tra di loro erano in comunione per pregare nello stesso modo verso uno stesso Dio. Al centro di ogni preghiera comune c’era un lungo silenzio, un momento unico per incontrare Dio. In quei giorni siamo riusciti a sperimentare che il silenzio significa lasciare a Dio ciò che è oltre la nostra portata e le nostre capacità. La presenza del Signore si sentiva nei momenti di raccoglimento, ma anche nell’incontro e nel dialogo tra giovani di differenti culture riuniti nel suo nome. Ogni mattina, infatti, dopo aver dormito nelle palestre o nelle famiglie ospitanti, ci saziava un buffèt di formaggi, affettati e pane nero offerti dalla parrocchia protestante che ci accoglieva, e si poteva percepire un clima caldo e familiare. Nel corso della mattinata si svolgevano, divisi in gruppi composti da ragazzi di diverse nazionalità, momenti di condivisione in inglese che permettevano il confronto sui vari modi di coltivare la fede. Con entusiasmo e buona volontà abbiamo voluto offrire la nostra energia per dare un piccolo contributo all’organizzazione. Il nostro lavoro consisteva nello smistamento delle persone nei rispettivi padiglioni della Fiera per la cena; non richiedeva tanta fatica ma piuttosto pazienza e l’unico requisito era saper trasmettere gioia agli “affamati”. Anche se questo lavoro ci obbligava a cenare alle quattro e mezza del pomeriggio, lo rifaremmo senza alcun’ombra di dubbio! Dopo aver fatto un po’ di coda e aver ricevuto il pasto, aprivamo incuriositi il nostro sacchettino pieno di “deliziose” pietanze, il sapore (tante volte non era quello atteso) si mescolava all’allegria che le altre persone ci trasmettevano e ogni boccone assumeva un gusto nuovo. Il ricordo che portiamo nei nostri cuori di quei cinque giorni non sarà facile da cancellare. Ognuno di noi ha potuto sperimentare in prima persona la potenza dell’amore di Dio nei nostri confronti e la fiducia che, anche se a volte è difficile nella vita quotidiana, dobbiamo sapergli dare. Questo si è concretizzato nell’unione dei giovani, nel loro spirito di cooperazione, nel dedicare tempo agli altri, nell’essere sempre pronti ad aiutare e conoscere. Siamo tornati a casa anche con una più viva consapevolezza che non bisogna trovarsi ad un incontro europeo o a Taizè per parlare di Dio ma è bello che la fede diventi un argomento da trattare apertamente senza vergognarsi, e con l’invito di frère Alois a tenere accesa la fiamma di solidarietà che abbiamo ricevuto a Berlino in modo da accrescerla nella misura in cui la condivideremo con gli altri una volta tornati a Gemona. Arianna, Chiara, Diletta, Ernesta, Martina e Miriam Nozze di diamante Vilma e Mario Copetti, sposati il 16 gennaio 1952, hanno festeggiato con parenti e amici le nozze di diamante. A Maddalena e Battista Carminati, sposati il 21 febbraio 1952, gli auguri più cordiali dai parenti e dagli amici per il felice traguardo. 13 alla nostra associazione persone che non erano e non sono writers, ma che condividono comunque le nostre iniziative. Quei Bravi Ragazzi di Gemona Intervista al presidente dell’associazione che promuove il festival di writing “Elementi sotterranei” Associazione “Bravi Ragazzi”: una realtà che ormai a Gemona quasi tutti conoscono e che molti hanno scoperto negli anni, attraverso le iniziative che questo gruppo propone, prima fra tutte quella del festival di writing e street-art “Elementi sotterranei”. L’associazione è nata nel 2005 ed è arrivata oggi a quasi una ventina di soci: tutti under 30, ragazzi e ragazze, provenienti non solo da questo Comune, ma anche da Tarcento, Venzone e Udine. Abbiamo proposto a Francesco Patat, volto noto dell’associazione, di raccontare alcuni aspetti dell’attività di “Bravi Ragazzi” che vadano al di là di specifici eventi, iniziative e progetti e che riguardino invece il modo in cui l’associazione opera e i “perché” del loro agire. Siete un’associazione giovane, sia perché vi siete costituiti da pochi anni, sia per l’età dei componenti del gruppo: qual è stata la “molla” che ha suscitato in voi la voglia di associarvi e di impegnarvi? Eravamo dei sedicenni un po’ cinici che sentivano pronunciare spesso intorno a loro la frase: «A Gemona non c’è niente». A un certo punto ci siamo stancati di passare il tempo a non dirci nulla e abbiamo deciso che era ora di smettere di lamentarsi. Abbiamo provato a metterci insieme, a inventarci qualcosa, anche se all’inizio non avevamo le idee molto chiare. Di fronte a un mondo che, così com’era, non ci piaceva, siamo partiti con un’idea semplice: riempire i muri di disegni, coprire il grigio, sbattere i colori e i problemi davanti a tutti. Ci siamo poi resi conto che le pareti sono di tutti e che tutti le vedono e che quindi potevano diventare il luogo dove proporre anche idee più alte, spunti più impegnati, attraverso il writing. Ora non si può più definire cinico ciò che l’associazione fa… Lavorate da soli oppure prediligete il fare insieme? Se possibile preferiamo organizzare i nostri progetti insieme ad altri, a livello locale e non: a Gemona, per esempio, abbiamo collaborato con il CSRE (Centro Socio Riabilitativo Educativo), ma anche con alcune borgate e con la Pro Loco; abbiamo partecipato poi alla sagra analcolica di Torviscosa (dipingendo su una parete lo slogan “Jemple la vite, no la tace”) e facciamo parte della rete “Scenario”, che promuove la street-art, insieme ad altre quattro associazioni di Gorizia, Trieste e Nova Gorica. Ciò che ci piace è poi anche il fatto che, nel tempo, si sono avvicinate La vostra attività comporta impegno in prima persona, tempo, assunzione di responsabilità, fatica, oneri burocratici e organizzativi, possibili insuccessi: perché, allora, impegnarsi? Siamo forse un po’ una banda di sconclusionati, che però ha deciso di mettersi in gioco per provare a proporre qualcosa che non sia rivolto solo a noi stessi, ma che possa muovere idee, fungere da stimolo anche per altri, far incontrare persone e far nascere altre idee. «E io che cosa posso fare?» è stata la domanda che ci ha spinti: pensavamo di avere solo diritti, poi ci siamo resi conto di quanto avessimo anche il dovere di fare qualcosa, di dare il nostro contributo, di partecipare – divertendoci, perché no –. Dipingere, in realtà, significa fare qualcosa che senti tuo e che poi non è più tuo… Dalla tua prospettiva di giovane, impegnato quest’anno anche come tutor del progetto “OgniCittadino” con gli studenti delle scuole superiori, come appare la realtà dei ragazzi di oggi? Se dovessi tracciare un ritratto dei giovani di oggi direi che siamo disorientati e spesso disillusi, perché ci lasciamo convincere che così sono le cose e non si potrà cambiare granché, però noto anche che non siamo tutti delle amebe e vedo intorno a me la voglia di uscire da questo pantano colloso in cui siamo immersi. Penso inoltre che, anche se a volte siamo distratti da troppi input, siamo capaci di appassionarci, di partecipare. Esistono tante persone che si danno da fare, nel nostro territorio, tanti gruppi, magari piccoli, che però funzionano. Lucia Londero Dall'ottobre 2011, l'Arcidiocesi di Udine ha coinvolto tutte le Comunità Parrocchiali nel ricercare le soluzioni più praticabili per i gravi problemi che insidiano le radici del futuro della nostra terra. Cinque le tematiche proposte: 1. II cambiamento demografico 2. Conciliare lavoro e famiglia 3. Sanità, assistenza e welfare 4. La questione montagna 5. Ripensare le autonomie locali. Alle "Comunità di ricerca", che ANAGRAFE PARROCCHIALE BATTESIMI Anno 2011 43 Gubiani Noè di Massimo e Collini Nadia, n. il 25.8.11 batt. il 20.11.11 44 Spollero Chantal di Alex e Ceschia Elisa, n. il 18.5.11 batt. il 20.11.11 45 Capriz Alessandro di Paolo e Cescutti Loredana, n. il 19.3.11 batt. il 20.11.11 Anno 2012 1 Cuzzi Nicolò di Andrea e Raimondo Ida, n. il 18.8.11 batt. l’8.1.12 2 Forgiarini Meri di Manuel e Lepore Michela, n. il 30.7.11 batt. l’8.1.11 3 Campaiella Tommaso Angela di Giancarlo e Mattiussi Silvia, n. il 10.6.11 batt. il 19.2.12 4 Colussi Giada di Andrea e Patat Raffaella, n. il 5.8.11 batt. il 19.2.12 3 INCONTRI PER IL FUTURO DEI NOSTRI PAESI hanno avviato la riflessione su questi argomenti e che sono state attivate in questi mesi, hanno partecipato diverse persone da ogni Parrocchia della Forania. Ora, sono stati definiti gli Incontri zonali per animare e coinvolgere le Comunità locali nel presentare le problematiche e nell'individuare le possibili soluzioni. Tre gli incontri previsti per la nostra Forania su altrettanti temi inerenti il nostro territorio: 107 Pascolo Iole ved. Rodaro di anni 86 il 29.12.11 Anno 2012 1 Zamolo Giuseppe di anni 75 il 2.1.12 2 Londero Antonio di anni 88 il 3.1.12 3 Serafini Francesco di anni 84 il 4.1.12 4 Londero Adele ved. Copetti di anni 79 il 6.1.12 5 Anzilutti Luigino di anni 62 il 7.1.12 6 Cappellaro Gino di anni 82 il 12.1.12 7 Fabiani Ines ved. Antonini di anni 91 il 17.1.12 8 Russian Remigio di anni 88 il 18.1.12 9 Copetti Giobatta di anni 99 il 20.1.12 10 Mardero Leonardo di anni 87 il 21.1.12 11 Petracco Luisa ved. Calderini di anni 76 il 22.1.12 12 Bizi Battistina in Sangoi di anni 74 l’8.1.12 13 Contessi Bruno di anni 72 il 26.1.12 14 Ermacora Ferruccio di anni 86 il 29.1.12 15 Fabiani Aldo di anni 84 il 30.1.12 16 Venturini Adelchi di anni 76 il 6.2.12 17 Zanini Vilma ved. Londero di anni 84 il 2.2.12 18 Moni Libera Triolo di anni 74 l’8.2.12 19 De Vittori Nerina ved. Cuzzi di anni 84 il 9.2.12 20 Sabidussi Giovanni di anni 78 l’11.2.12 21 Copetti Antonia ved. Venturini di anni 92 l’11.2.12 22 Vatri Caterina ved. Gennaro di anni 72 il 14.2.12 23 Brustolini sr. Anna di anni 85 il 16.2.12 24 Cragnolini Francesco di anni 91 il 18.2.12 25 Salvaterra Giuseppina Biondi di anni 91 il 20.2.12 26 Lenuzza Lucianna ved. Bonitti di anni 88 il 22.2.12 27 Londero Mario di anni 75 il 22.2.12 Artegna - Sala Teatro Mercoledì 18 aprile, ore 20.30 Tema: Sanità ospedaliera e Assistenza medica Relatore Dr. Cristiana Gallizia, medico ospedaliero Trasaghis - Sala comunale Venerdì 27 aprile, ore 20.30 Tema: Paesi con case, ma senza persone Relatore Prof. Bruno Tellia, sociologo Università Udine Osoppo - Centro parrocchiale Giovedì 3 maggio, ore 20.30 Tema: Lavoro e Famiglia: sono compatibili? Relatore Dr. Renato Pilutti, docente Università Venezia Tutti sono invitati a partecipare. 28 Forgiarini Emilio di anni 81 il 26.2.12 29 Linossi Cristiano di anni 41 il 26.2.12 30 Seculin Giordano di anni 91 il 27.2.12 31 Guerrero Rojas Marcela di anni 54 il 27.2.12 32 Di Imporzano Luigi di anni 80 il 3.3.12 33 Zambiasi Amabile ved. Vinco di anni 88 il 4.3.12 34 Colaone Aurora ved. Forgiarini di anni 80 il 5.3.12 MATRIMONI Anno 2012 1 Londero Igor - Borean Elena sposati il 18.2.12 fuori parrocchia DEFUNTI Anno 2011 95 Calligaro Gioconda ved. Londero di anni 88 il 27.11.11 96 Cucchiaro Maria ved. Copetti di anni 78 il 30.11.11 97 Cargnelutti Maria ved. Contessi di anni 90 il 2.12.11 98 Cargnelutti Antonio di anni 80 il 4.12.11 99 Sangoi Regina ved. Forgiarini di anni 88 il 5.12.11 100 Forgiarini Elisa ved. Mardero di anni 83 il 6.12.11 101 Sandri Michele di anni 82 il 10.12.11 102 Blasotti Elio di anni 76 il 14.12.11 103 Cracogna Giovanni di anni 73 il 14.12.11 104 Comoretto Fermo di anni 93 il 21.12.11 105 Lepore Francesco di anni 84 il 23.12.11 106 Contessi Franco di anni 80 il 25.12.11 Annita Pascoli Della Marina n. 12.11.1923 m. 28.10.2011 Fausto Di Giusto n. 10.11.1950 m. 21.11.2011 Elisa Forgiarini Mardero n. 26.12.1927 m. 06.12.2011 Elio Blasotti n. 30.07.1935 m. 14.12.2011 Valentino Zuliani n. 14.11.1954 m. 27.12.2011 Giuseppe Zamolo n. 01.04.1936 m. 02.01.2012 Battistina Bizi Sangoi n. 08.01.1938 m. 08.01.2012 Tullio Boezio n. 22.03.1944 m. 20.01.2012 Emilio Forgiarini n. 17.04.1930 m. 26.02.2012 15 FOTO GRAZIANO SORAVITO / GEMONA Un prezioso restauro alla cappella del Santissimo Al termine della santa messa celerata da monsignor Pietro Brollo in occasione del ventiseiesimo anniversario della sua ordinazione episcopale nel duomo restaurato e riaperto al culto, l’arcivescovo emerito ha benedetto e inaugurato il restauro delle decorazioni dell’arco d’ingresso alla cappella del Santissimo sacramento. Le decorazioni, eseguite tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, mostravano all’intradosso dell’arco, su fondi in foglia d’oro, i simboli eucaristici – fasci di grano e grappoli d’uva – alternati a cherubini; nei piedritti gruppi floreali entro fondali polilobati eseguiti in stucco lucido a finto marmo ed intarsio. Erano state realizzate con il sostegno della famiglia Elti, patrona della cappella, che negli anni successivi aveva affidato al pittore Eugenio Cisterna la realizzazione delle due grandi tele illustranti l’Istitizione dell’Eucaristia nell’ultima cena e la Consegna a Tarcisio dell’Eucaristia destinata ai cristiani condannati alle belve, collocate sulle pareti laterali. L’intero ornamento aveva subìto gravi danneggiamenti con le scosse sismiche a cui in seguito s’erano aggiunti dilavamenti e stacchi determinati dalle precipitazioni atmosferiche e dalle infiltrazioni di umidità. Il restauro, affidata a Ermete Cargnelutti, è stato eseguito con perizia e cura riportando allo splendore originario l’intera composizione (v. foto a destra). Il lavoro, reso particolarmente delicato per la necessità di procedere al rifacimento di intere parti completamente perdute e per il ripristino delle dorature in vera foglia d’oro, è stato completato già nella primavera del 2011 ma la scomparsa di monsignor Candusso prima e l’attesa dell’ingresso di monsignor Costante poi hanno suggerito lo spostamento della inaugurazione. All’atto della presentazione Periodico trimestrale della Parrocchia di S. Maria Assunta - 33013 Gemona 16 dell’intervento monsignor Costante ha ricordato che negli ultimi anni ad ogni appuntamento della sua ordinazione episcopale monsignor Brollo ha inaugurato qualche lavoro ed ha auspicato che la felice coincidenza si avveri a lungo, visto che c’è ancora una buona parte del patrimonio artistico del duomo – dai paramenti liturgici ai quadri, alle oreficerie – che attende di essere rimessa in ordine. Insomma «C’è lavoro da fare e c’è l’arcivescovo emerito pronto a benedire e inaugurare: ovviamente occorre reperire le risorse per i futuri interventi. Per il restauro delle decorazioni che inauguriamo oggi – ha aggiunto monsignor Valentino – abbiamo trovato aiuto nella generosa disponibilità della Provincia di Udine e della Fondazione della Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone che ringraziamo di cuore. Per i lavori futuri ci dovremo nuovamente attivare, sicuri tuttavia di trovare anche Gentile Famiglia 33013 Gemona del Friuli in futuro attenzione e disponibilità sia tra gli enti pubblici che tra i privati». All’intervento dell’arciprete ha fatto seguito la benedizione impartita da monsignor Pietro Brollo, presenti anche l’assessore provinciale alla Cultura Elena Lizzi, il sindaco Paolo Urbani e il restauratore Ermete Cargnelutti. NE/UDOO19/2010