ID LE L LG’ AI SOSRO N
ALINO
C I A Z I O N E
Periodico Ass. “La Citta sul Monte” Via Santa Maria Goretti 28
10099 San Mauro Torinese (TO) Cod. Fisc.: CF97527690016 Aut.
Trib. Torino n. 4609 del 06/10/93. Dir. Resp.: Claudia Mondelli. In
caso di mancato recapito, rinviare a Ufficio Poste CMP TO NORD per
restituzione al mittente previo addebito. Taxe percue - Tariffa riscossa
TORINO C.M.P.
La Ci ttà s u l M o nte
C R I S S O L O, VA L L E P O, 1 4 0 0 M
w w w.lacit t asulmonte.it
IL SEGRETO DELLA CITTÀ
SUL MONTE
don Franco
Sono ormai 24 anni che vivo l’esperienza della Città sul
Monte. Sono stato lassù per la prima volta nell’autunno
del 1988! Non ero ancora neanche sacerdote; lo sarei
diventato nel 1989.
All’inizio non ci volevo proprio venire. Ero stato mandato dal vescovo a prestare servizio nella parrocchia di
san Francesco a Novara meglio conosciuta come “Rizzottaglia”. Fino a quel momento avevo sempre partecipato a campi scuola in parrocchie che se li organizzavano in autonomia: i propri ragazzi, i propri animatori,
il prete incaricato, piccoli o medi numeri ecc. Quando
i preti della parrocchia mi dissero che la Rizzottaglia
partecipava ai campi della “Città sul Monte” io non sapevo nemmeno cosa fosse; ma l’idea di fare campi organizzati da altri, con altri animatori e con grandi numeri
proprio non mi andava giù. Provai a fare qualche resistenza, ma alla fine don Carlo e don Dino mi dissero:
“Prova, se poi non ti va, faremo diversamente.”
Le prime volte che sono salito mi sembrava tutto strano, a volte anche assurdo, soprattutto i canti e tutte
le scene conseguenti. Le tradizioni che non capivo, gli
orari e il tempo libero, un momento che proprio non accettavo. Mi sono avvicinato in punta di piedi cercando
di capire quello che mi sembrava... CONTINUA A PAG. 7
ANNO XXII - N°3 - Aprile 2012
IN QUESTO NUMERO
rubrica
pag. 2
CE LA FARANNO I NOSTRI
GIOVANI EROI?!
minicronache
pag. 3
LA CARICA DEI ... 121!
4 GIORNI PER...
medie
pag. 4-5
sup-over
pag. 6-7
ACQUA SALATA
BUON COMPLEANNO!
COMUNICARE? SI, GRAZIE :)
pentecucia
famiglie
PENTECUCIA NELLA VITA
VII INCONTRO MONDIALE
DELLE FAMIGLIE
calendario
attualità
TÀ
NOVI
pag. 10
pag. 11
ESTATE 2012
TEMPO DI CRISI
E FEDE IN GESÙ CRISTO
pag. 8-9
pag. 12-13
parrocchie
pag. 14-15
NAVIGANDO PER PARROCCHIE
NO/164/2011 Aut. del 07/02/2011
rubrica
CE LA FARANNO I NOSTRI GIOVANI EROI ...
cornacchia Cro Cro
… a vincere la sfida lanciata dalla cornacchia Cro Cro
nello scorso numero del giornalino?
Non la ricordate più, vero? O, forse, non l’avete neppure
letta?! Ve la ripresento, allora, con la famosa insistenza
tipica dei pennuti della mia nobile razza.
Eccola.
IN OGNI SEIGIORNI ESTIVA VERRÀ PREMIATO CON “LE STORIE DELLA SERA”
IL RAGAZZO CHE AVRÀ RACCOLTO DAI QUATTRO VANGELI
LE FRASI PIÙ BELLE E SIGNIFICATIVE SULLA “VITA BUONA DEL VANGELO”.
TUTTI QUELLI CHE PARTECIPERANNO AL CONCORSO AVRANNO COMUNQUE DIRITTO,
COME PREMIO DI CONSOLAZIONE, AL LIBRETTO: “RAGAZZI, SI PREGA!”.
Un piccolo concorso a premi, dunque, i cui risultati appariranno sul prossimo numero, insieme con la fotografia
dei vincitori. Una piccola gara per aiutarvi, ragazzotti
e ragazzotte, a riflettere, a leggere un po’ di Vangelo, a
prendere sul serio l’invito della Chiesa italiana a conoscere e vivere “la vita buona del Vangelo”.
Ciò vale per i giovincelli delle medie, ma anche per i ragazzi delle superiori e, perché no, anche per gli anziani
senatori della Città sul Monte. Ve li vedete, tutti, a sfogliare con curiosità le pagine dei quattro Vangeli, o, per
i più evoluti, a farsi aiutare da Google alla voce “Bibbia
CEI 2008”?
Non si tratta di fare una ricerca scolastica, o un compito
a casa richiesto da un animatore o una catechista della parrocchia, ma di cogliere i segreti di una vita spe-
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sa bene e i motivi profondi per cominciare a prendere
sul serio la propria fede. E, soprattutto, per allenarsi
a leggere ogni giorno un po’ di Parola di Dio e per far
maturare la nostra amicizia con Gesù. Abbiamo tante
abitudini discutibili: proviamo a costruirne una decisamente positiva!
Questa è la sfida, ragazzi.
L’estate è sempre più vicina, la Città sul Monte è pronta
ad accogliervi, la vecchia cornacchia Cro Cro vi aspetta con ansia. Riuscirete, giovani eroi, a venire lassù per
vincerla davvero (la sfida, si sa, e non… la spelacchiata
cornacchia)?
A presto, allora!
Vi saluta, svolazzando con affetto, la vostra tenera cornacchia mattutina.
LA CARICA DEI ... 121!
don Nino
Dopo impegnativi calcoli eseguiti dal grande capo,
dall’amministratore, dal presidente, dal Tigre e dal giovane scrivano marenese siamo arrivati finalmente a
scoprire il numero dei ragazzotti presenti alla quattrogiorni invernale delle medie: erano 121 (20 in più dei
simpatici cani dalmati dell’antico e celebre film!). Una
maggioranza di vecchi amici, con l’aggiunta di una cinquantina di “nuovi” (specialmente da Novara Santa Rita
e Torrion Quartara, da Cavour e da Villarbasse).
Clima di festa grande, nonostante l’assenza della neve.
Giochi allegri, serate allegre, Messe e preghiere allegre,
passeggiate allegre. Ma ad alimentare l’allegria, soprattutto, l’amicizia di Gesù. Dopo aver scoperto le nuvole
grigie che sciupano il cuore, tutti (o quasi) hanno ritrovato la luminosità dei raggi di un sole che rallegra la
vita e aiuta a cogliere, ancora oggi, le occasioni concrete
per incontrare l’Amico che è la gioia in persona.
E tutti (o quasi) hanno deciso di ritrovarlo la prossima
estate, lassù a Crissolo!
4 GIORNI PER ...
Eleonora Cagnasso
Quattro giorni per riflettere, per ridere, per amare, per
pregare, per stare insieme, ma, soprattutto, per incontrare Dio. Ogni esperienza passata lassù sul colle arricchisce dentro e non delude mai. E lo stesso è stato per
questa 4 giorni, anche se vedere il Monviso senza neve,
a dicembre, è davvero strano.
In questi brevi ma intensi giorni ci siamo confrontati
con la figura di Maria che, nonostante la sua giovane
età e i suoi timori, decide di dire SI a Dio e lasciare che
da quel momento sia Lui a guidare la sua vita. Più volte abbiamo sentito le parole “Non temere” che vengono
pronunciate dall’angelo a Maria, a Giuseppe e ai pastori.
Le abbiamo fatte nostre, perché anche a ognuno di noi
Dio viene a dire di “Non temere”, di non avere paura di
combattere per i nostri valori, per i nostri principi ma,
soprattutto, per la nostra fede. Infine, abbiamo riflettuto sulla preghiera: sull’importanza che ha nella nostra
vita quotidiana e di come la viviamo ogni giorno.
E’ stata un’occasione preziosa per stare in compagnia
del Signore, per potermi confrontare con persone che,
come me, hanno voglia di trascorrere del tempo con
Lui, per fare nuove amicizie, per incontrare vecchi amici e per staccare dalla routine di tutti i giorni.
E’ stata un’esperienza indimenticabile, come sempre.
Alcuni sorrisi tra quelli della carica dei ... 121!
Sguardi da “superiori” ... ?!?
3
medie
ACQUA SALATA
Due pesci nuotavano fianco a fianco.
Il più giovane chiese improvvisamente al più anziano:
“Ma che cosa sarà mai questa cosa di cui tutti parlano?”.
“Quale?”.
“Il mare”.
Il pesce anziano scoppiò in una sonora risata (per quanto
è possibile ad un pesce): ”Ma questo è il mare! Ci siamo
dentro”.
Il pesce giovane scosse la testa dubbioso:
“Questa è solo acqua salata”.
(da Bruno Ferrero, Il Segreto dei pesci rossi)
Nello scorso numero del giornalino avevamo già incontrato due pesci rossi, che nuotavano in un vaso di vetro, a ricordarci chi cambia a loro (e a noi) l’acqua tutti
i giorni.
Questi sono un po’ diversi: sono un più piccolo e uno un
po’ più grandicello, e questa volta nuotano nel mare.
Chi sono? Proviamo a immaginare che il pesce piccolo
siamo noi, e che il pesce più anziano sia un adulto, un
prof, una mamma o un papà, un prete, un animatore,
che ci nuota fianco a fianco, ogni giorno, pronto a rispondere alle nostre domande.
E il mare? Il mare è la nostra vita di tutti i giorni. Come
la stiamo vivendo la nostra acqua salata, ragazzi? Ci
stiamo accorgendo o no che ci siamo immersi dentro?
Non abbiamo bisogno di spostarci chissà dove per iniziare a nuotare.
Non abbiamo bisogno di trovare il mare per aiutare in
casa o scuola, per essere gentili, per voler bene a chi ci
sta intorno.
Possiamo sorridere, possiamo dire e fare cose belle, anche adesso, anche qui.
Certo, a volte sembrerà difficile, a volte lo sarà davvero. Ma possiamo sempre lasciarci aiutare dal pesce più
grosso, a cui possiamo chiedere una pinna, pardon, una
mano.
4
Cacio
Non dimenticandoci mai che se c’è Chi ci cambia l’acqua
nella boccia di vetro, chissà quanto ci aiuterà Lui quando saremo in mezzo al mare!
I protagonisti delle nostre 6 giorni medie
BUON COMPLEANNO!
Alessandra Smarra
Ragazzi, vi siete mai chiesti come funziona il mondo degli auguri di Crissolo?
Si tratta di una tradizione consolidata negli anni, ma che
non è partita subito, fonti non verificate raccontano di
un inizio durante Claviere, o forse addirittura durante
i primi anni a Crissolo. Volevamo saperne un po’ di più,
per questo abbiamo deciso di chiedere direttamente a
chi se ne occupa e di intervistare Alessandra.
CsM: Cara Ale, tu sei giovane, molto giovane rispetto
alla cornacchia Cro-Cro! Ci racconti come sei stata coinvolta nella tradizione degli auguri e chi se ne occupava
prima di te?
Ale: Prima di me… Bè, provate a indovinare: la gestione
degli auguri di compleanno richiede una buona capacità
di organizzazione, un certo ordine, un po’ di pazienza…
I più grandicelli avranno già capito: chi poteva essere lo
storico responsabile di questo compito, se non il nostro
amico Sandrin, celebre per la sua precisione? Io qualche
volta avevo collaborato con lui nella preparazione dei biglietti da spedire; suppongo che questo sia il motivo per
cui, due anni fa, ho avuto l’onore di ereditare ufficialmente l’incarico.
CsM: Ci spieghi per bene come funziona?
Ale: La storia di un biglietto di auguri inizia a Crissolo.
Come ognuno di noi sa, ogni volta che arriviamo lassù ci
viene consegnata una scheda nella quale inseriamo i nostri dati anagrafici: nome, data di nascita, indirizzo,…
Dopo entra in gioco qualcuno che prende le schede compilate, cerca pazientemente di interpretare anche le scritture più incomprensibili (sì, sto parlando di te, proprio di
te: scrivi più chiaramente, dalla prossima volta!), inserisce tutte queste informazioni nel grande archivio della
Città sul Monte e infine prepara per ogni mese dell’anno
una tabella, nella quale tutti i ragazzi vengono elencati
in ordine di data del compleanno. Nel frattempo, qualcun
altro si occupa di inventare un biglietto nuovo ogni anno,
e qualcun altro ancora fa stampare da una tipografia il
materiale necessario. Alla fine le liste dei nomi, i biglietti,
le buste e i francobolli si incontrano a casa mia, e a questo
punto inizia la mia parte del lavoro.
CsM: Raccontaci che cosa fai tu nel concreto.
Ale: Prima di tutto, devo confessare che anche da qui in
poi non faccio tutto io; a casa, infatti, sono affiancata da
un’ottima collaboratrice: mamma Laura! Fin dall’inizio
ci siamo suddivise i ruoli: io compilo i biglietti di auguri
scrivendo il nome del festeggiato, il numero di anni che
sta per compiere e la data del compleanno; lei scrive gli
indirizzi sulle buste e organizza le spedizioni, cercando
di calcolare quando debba essere imbucato ogni augurio
perché raggiunga il destinatario proprio nel giorno del
compleanno. L’ultima fase del lavoro è quella della verifica: chiacchierando con le persone che conosco io direttamente, oppure leggendo i messaggi che ogni tanto qualcuno lascia sul sito della CsM o su Facebook, possiamo
sapere se i biglietti arrivino in tempo, oppure in ritardo, o
troppo in anticipo; e così possiamo correggere il tiro.
CsM: in effetti, riceviamo molti ringraziamenti per tutto il lavoro che fai. Sono tantissimi quelli che ci lasciano un messaggio o ci scrivono! Ma toglici una curiosità,
quanti sono gli auguri che prepari ogni anno?
Ale: 117 + 80 + 104 + 89 + 100 + 100 + 120 + 114 + 121 +
115 + 100 + 113 = 1273! Attualmente gli elenchi degli auguri, aggiornati dopo i due campi invernali, comprendono
ben 1273 nomi, con una media di circa 106 compleanni al
mese, o 3.5 al giorno. I dodici numeri che ho sommato si
riferiscono proprio ai dodici mesi. Come si può osservare,
in questo momento la medaglia d’oro appartiene al mese
di settembre, con 121 compleanni; il fanalino di coda è
rappresentato invece da febbraio, che ne ha solo 80.
CsM: ma secondo te, perché tutto questo impegno nel
ricordare il compleanno dei ragazzi che salgono lassù?
Perché proprio gli auguri?
Ale: Per me questo piccolo gesto ha un grande significato.
Ricordarsi di fare gli auguri per Natale è facile: si fanno
a tutti lo stesso giorno! Invece per ricordarsi la data di
nascita di una persona bisogna impegnarsi un po’ di più:
se qualcuno mi fa gli auguri per il mio compleanno, significa che stava pensando proprio a me. E poi festeggiare
la nascita ci sembra importante perché significa ricordare il momento in cui è iniziata la nostra vita, cioè il dono
più grande che abbiamo ricevuto. Qualcuno ha anche
proposto di mandare gli auguri ai ragazzi non per il compleanno ma per il “comple-Battesimo”, che ci ricorda un
momento altrettanto importante… O, meglio, dovrebbe
ricordarcelo: per esempio tu, caro lettore di questo giornalino, sapresti dirmi quando sei stato battezzato?? (Io lo
so, io lo so: domenica 2 febbraio 1986!)
CsM: Ale, un’ultima domanda, ma è vero che arrivati a
una certa età non si ricevono più?
Ale: Già… L’ultimo biglietto che si riceve è quello del diciannovesimo compleanno. Penso che tutti noi, che abbiamo già superato quell’età, siamo rimasti un po’ delusi
al momento del ventesimo, quando non abbiamo trovato
nella buca delle lettere la busta con quel caro simbolino
che conosciamo bene. Però è necessario fissare un limite:
se ognuno di noi dovesse ricevere gli auguri per l’intera
durata della propria vita, a un certo punto gli elenchi conterrebbero centinaia di migliaia di nomi, e per fabbricare
le buste e i biglietti necessari non basterebbero tutti gli
alberi dei boschi della Valle Po!
CsM: Grazie Ale, a nome di tutti noi piccoli che riceviamo gli auguri della Csm!
5
s u p eriori
2 0 - 2 5 enni
COMUNICARE? SÌ, GRAZIE :)
Dai tempi dei graffiti sulle pareti delle grotte, gli uomini
hanno sempre cercato il modo di comunicare. Immagini, gesti, segni, parole, sguardi… nel corso dei millenni
tanti sono stati gli strumenti che la fantasia ha suggerito a chi voleva trasmettere ad altri i propri pensieri,
sensazioni, emozioni e quant’altro.
Ma se da sempre la ricerca della comunicazione ha interessato l’intera umanità, oggi è diventato possibile
farlo con una estensione e una velocità inimmaginabili
fino a pochi decenni fa. Le nuove tecnologie consentono
una comunicazione in tempo reale e a livello di villaggio globale. Il mondo intero è diventato raggiungibile, a
patto che ci siano le strumentazioni idonee.
E’ una cosa meravigliosa, no? Alle volte penso a quando
mia nonna, per scrivere a suo padre emigrante in Sudamerica per alcuni anni, doveva aspettare mesi prima di
avere una risposta. Oggi invece una mail, o una riga su
fb, o una videochiamata su skype consentono di colmare le distanze e di tenere saldi i rapporti.
Ma… è tutto oro ciò che luccica?
Sicuramente un effetto collaterale negativo è diventata la “sindrome da tempo reale”. Appena mandiamo
un sms ci aspettiamo una risposta immediata. Se cerchiamo qualcuno sul cellulare, non concepiamo il fatto
che possa averlo spento, o non rispondere entro il terzo
squillo, o non ricambiare lo squillo stesso. Piccolo sondaggio: quanti dei lettori tengono il cell acceso di notte?
Ma ragazzi: chi vi chiama? Chi ha così urgenza di scrivervi nel cuore della notte? Sento già i commenti: “Non
si sa mai”, oppure “Ma a me scrivono, gli amici”, fino al
più tenero “Ma io lo uso come sveglia…”. Pensate che è
stata diagnosticata una nuova malattia: la sindrome
da assenza di campo. Genera un’ansia incontrollabile,
come una fobia. Pazzesco!
D’altra parte è però diventato estremamente facile trovarsi e scambiarsi informazioni in modo molto più efficiente di prima: per organizzare un’uscita, una serata
insieme, una scampagnata, o un “appuntamento notturno sperando che i pentecucia dormano già”…
Ai pareri negativi sul sindaco di Nichelino che aveva annunciato delle decisioni comunali prima su fb che per
ordinanza ufficiale, corrisponde l’esperienza di qual6
don Alberto
che anno fa in cui il sottoscritto stesso, dopo un paio di
sms con l’assessore all’istruzione, aveva fatto girare la
voce della chiusura delle scuole a Novara tramite status
e chat di fb. Nel giro di un paio d’ore praticamente tutti
i ragazzi del liceo dove insegno avevano ricevuto la comunicazione, rallegrandosi in cuor loro dell’imprevista
vacanza.
E allora, cosa pensare dei nuovi sistemi comunicativi?
Ci preoccupiamo della scomparsa delle regole grammaticali degli sms? O della trasformazione delle c in k e
quant’altro? Ma la k esiste in italiano ben prima della
c… (googlizzate “placiti cassinesi”).
Qualcuno teme la sostituzione di relazioni reali con relazioni virtuali. Il vivere in un mondo di avatar, dove
alla vera realtà personale viene sostituita una maschera informatica. Ma non è solo una versione più sofisticata delle maschere che da sempre indossiamo quando
ci presentiamo agli altri? Per piacere alle persone o per
nasconderci dal loro sguardo?
Gli anni passano, gli strumenti cambiano, le tecnologie
evolvono… quello che rimane sempre è il nostro desiderio di incontrare gli altri, di parlare e di ascoltare, di
scrivere e di leggere.
Perché non siamo fatti per essere soli…!
CONTINUA DA PAG. 1
IL SEGRETO DELLA CITTÀ
SUL MONTE
don Franco
...strano senza giudicarlo. Ero giovane ma non un fesso,
e sapevo che prima di giudicare bisogna capire. Piano
piano ho capito molte cose: tutte le tradizioni e i loro
significati, gli orari e anche la bellezza del tempo libero
(io, stakanovista dei gruppi e delle attività...).
Riesci a “vedere” il segreto della Città sul Monte?!
Ma c’era una cosa che mi colpiva più di tutte. I vecchi,
quando stavano insieme, si divertivano un sacco. Erano
proprio felici. Eppure - vi assicuro - erano proprio diversi. C’era tra loro un’ironia fortissima, a volte delicata
a volte perfida. Sapevano prendersi in giro in un modo
così divertente e autentico che mi stupiva. L’allegria era
sempre presente. Ma quando suonava l’adunata subito
tutti si facevano serissimi per iniziare una chiacchierata o una preghiera, facendo mirabilmente funzionare la
legge degli scambi che ben conosciamo.
Più di tutti mi colpiva Sandrin. La sua ironia era come
una espressione di quella matematica che amava. Per
capirla bene dovevi svolgerla tutta fino alla fine senza
saltare nessun passaggio. Mi sono chiesto per un po’ di
tempo (prima di venire anch’io travolto da questo clima) da dove venisse questa capacità. Presto mi fu chiaro: si volevano bene, ma non così per dire; si volevano
bene davvero! Solo così potevano accettare le battute
gli uni degli altri. Solo così superavano le differenze di
impostazioni, sensibilità, studi, età... Solo così riuscivano ad essere testoni cocciuti e a trovare costantemente
la quadratura del cerchio. Si volevano bene e in nome di
questo affetto diventava facile rovesciarlo sui ragazzi
che salivano a Crissolo, da qualunque posto arrivassero
e con qualunque storia sulle spalle.
È questo segreto che mi porto dentro da sempre. È questa la più grande eredità dei vecchi che non sono più con
noi a Crissolo e di quelli che ancora ci abitano. I giovani “vecchi” che stanno crescendo stanno ancora imparando... Ma non sono ancora a quel livello... Ci vogliono
anni, tanta pazienza e tantissimo amore. Senza questa
capacità di volersi bene la Città sul Monte diventerebbe un posto come tanti altri, senza anima, senza cuore,
semplicemente una casa, o una esperienza. Invece NOI
vecchi, vogliamo che continui ad essere quello che è
sempre stato: un posto speciale. Sta a noi prima di tutto
fare sì che questo sia possibile, ma è chiaro che è necessario il contributo di tutti, ma proprio di tutti...
Possiamo contare su di voi ?
7
prato al bar un pacchetto di cicles e me l’ha regalato!
Che tenerezza!
L’importanza dei gesti gratuiti... Che troppo spesso ormai nella vita quotidiana mi dimentico...
Il saper ascoltare... Sicuramente questa è una grande
cosa che ho imparato facendo la pent e che non posso
dimenticare! Un caro saluto a tutti!
ANNA VILLA
PENTECUCIA NELLA VITA
a cura di Claudio
Ma un pentecucia, quando invecchia, dove finisce?
Il pentecucia non finisce mai!
L’incontro con Dio e la disponibilità agli altri durano
tutta la vita. La forma del dono può essere diversa, ma
la sostanza rimane la stessa. Come ci insegnano queste
testimonianze.
MARCELLO CAVAZZANA
Mentre prepari la valigia ed il sacco a pelo, senti il cuore
che prepara la valigia con te. Quando sali sul pullman
per arrivar Lassù sul Colle, vedi tanti occhi che ti guardano incuriositi: alcuni sguardi forse li conosci già, altri
sono nuovi. La grande casa, pulita e profumata ti attende per essere riempita dall’Allegria dei canti festosi,
dalla gioia dell’Amicizia sincera, ed in certi momenti dal
silenzio, che per l’Anima è così importante.
Ma Allegria, Amicizia e Anima?
Uhm, già sentite queste parole…
Grande Capo e Pentecucia sono rispettivamente il “signore del tempo” ed i preziosi “cani da pastore”. Insieme ai “vecchi” diventano un bel gruppo di educatori
al servizio dei ragazzi per una settimana di proposte
serie, incontri sinceri e risposte importanti a domande
altrettanto importanti.
C’è ancora una piccola luce in Cappella a ricordarci che,
anche a conti fatti, saremo sempre Uno in più. Ecco cosa
significa una settimana piena di Forza, di Grazia e di
Gloria.
Ma Forza, Grazia e Gloria?
Uhm, già sentite queste parole…
ELENA PERETTI
Quel che resta dopo qualche anno che non faccio più la
pent...
Beh... prima di tutto il sorriso dei ragazzi, vedere Gesù
nei loro occhi e provare a vederli anche tu con gli occhi di Gesù! Che gioia! Quella vera... Ho in mente tanti
flash di vari ragazzi incontrati... Non posso scordarmi
quando un mio animato di prima media, quando ho festeggiato i miei 18 anni (14 anni fa!!) a Crissolo ha com8
“Essere pentecucia soddisfa come succhiare un chiodo”.
Karlin
Progetto pent di qualche decennio fa: tutti in cerchio,
le animatrici ci domandano: “Come mai vorreste diventare pentecucia?”. Il giro di risposte inizia e man mano
mi sale il panico, già, perché l’unica cosa che mi viene in
mente è “Non lo so”. Ma non sta bene rispondere così,
però tocca quasi a me, ci penso ancora, ecco è il mio turno… : “Non lo so”. Appunto.
Però è proprio così che stanno le cose. Per me fare la
pentecucia non era altro che una tappa molto importante di un percorso intrapreso in prima media. Era un
onore, una gloria, un’emozione, una cosa naturale. Semplice, no? E non nascondo che riflettendoci, fra tante
grandi motivazioni nobili che mi venivano in mente (e
qui sarete più bravi di me ad elencarle) ce n’erano tante
un po più… piccine: andare a dormire dopo i ragazzi,
avere un gruppo tutto mio, cantare la canzone del pentecucia (lasinfrun, tralalillalera!), scoprire i dietro le
quinte delle serate, organizzare un bans...
Ma andiamo avanti col racconto. Il progetto pent è finito, l’estate è arrivata e Cichin mi propone di andare
su. Emozione! Paura! Il Grande Capo (un certo Gianluca,
non so se conoscete) organizza, con il gruppo dei pent,
un incontro a casa sua per iniziare a conoscersi e a suddividere gli incarichi. Bello, ma soprattutto rassicurante.
Super carichi partiamo. E la sei giorni va proprio bene.
Ma è proprio lì, all’opera in mezzo ai ragazzi che… illuminazione!! Scopro la risposta alla domanda di cui sopra: “Pentecucia perché?” .
Già. Sempre il saggio Karlin parlava spesso dei ragazzi invisibili: quelli che alla sei giorni ci sono, ma non li
vedi; quelli che non danno problemi, ma forse ne hanno; quelli che parlano poco, ma dicono molto; quelli dei
quali non ricordi il nome.
Allora io mi concentro ed inizio a conoscere i ragazzi e
cerco di andare incontro proprio a quelli invisibili, perché per indole mi sento vicina a loro. E organizzo i bans
e partecipo alle serate e rimango con gli ultimi nella
camminata e convinco i pigri a giocare… E così scopro
che ho fatto la pentecucia per diventare invisibile a mia
volta. Per essere al servizio dei ragazzi. Per mettere a
loro disposizione le mie attitudini, le mie abilità, la mia
energia e la mia voglia. Sono pentecucia e non sono importante io, sono importanti loro, è importante quella
scintilla che, inevitabilmente, lassù brilla nei loro occhi
ancora più forte.
SUOR MARIA DONATA - a cura di Mariella Piccione
Caro Pentepostino,
cari amici tutti della “Città sul Monte”,
ho ricevuto una lettera davvero preziosa che non voglio tenere solo per me. La mia corrispondente è suor
Maria Donata di Gesù Sacerdote, benedettina presso il
Monastero di Ronco di Griffa, che molti tra noi ricordano come la carissima pentecucia Debora Morlino di
Novara: sì, sì, quella dalla risata sempre pronta e contagiosa che riempiva il cortile di animati bans (“La banana – na- nanà- me la mangio ecc.” l’aveva importata
lei lassù sul colle, e Karlin la guardava perplesso… Se
avesse saputo!).
Ed ecco lo stralcio di questa lettera, datata 14 gennaio
2007.
Facce da pent...
“Ricevo sempre il giornalino della Città sul Monte: quando ero in noviziato, la Madre Maestra me lo dava insieme alla posta (e poi mi chiedeva le nuove barzellette!);
adesso la nostra Madre lo lascia in comune dove ci sono
tutte le riviste, e anche questo è un segno che tutto è comune, niente in proprio. Allora quando ci passo davanti
e riconosco il carattere del titolo, mi fermo a leggere e
gustare le varie esperienze, testimonianze, iniziative.
Prima però mi piace sostare a guardare i giovani, i loro
occhi, il loro impegno, i loro sorrisi, e riconosco la gioia di una semplicità scoperta o riscoperta. Li guardo e
prego per loro e in loro rivedo anche me, le mie domande, i miei silenzi, le mie gioie, l’allegria di tante amicizie
nate sotto il Monviso. Che bello! E poi riconosco i vecchi
che diventano ancora più vecchi o vecchi con figli e sento che siamo uniti da vincoli speciali: è Cristo che ci ha
legati nel Suo amore. Che bello!”
Mi piacerebbe commentarla passo passo ma so che la
guasterei. Ricordiamoci però che se le Cinque o Seigiorni vanno bene c’è di mezzo anche lo zampino di suor
Maria Donata… Che bello, dico anch’io come lei!
Mariella Piccione
Vecchia con nipoti
PROSSIMO
APPUNTAMENTO
5 - 6 Maggio 2012
2 GIORNI PENTECUCIA
IO... CON... PER...
Io educatore a servizio dei ragazzi
9
VII INCONTRO MODIALE DELLE FAMIGLIE
Francesca Cagnasso
Milano si sta preparando da tempo al VI Incontro Mondiale delle Famiglie; molti volontari stanno regalando
tempo e competenze per mettere a punto l’accoglienza
delle famiglie e i vari appuntamenti programmati. Momenti di formazione, momenti di scambio, di riflessione, di festa, di preghiera comune. Il programma è vario
e per tutti!
Abbiamo chiesto alla pent Francesca di raccontarci
come sta vivendo la sua scelta di fare la volontaria per
il FAMILY FEST 2012.
Tutto Mafalda, Magazzini Salani
“Sono lieto di annunciare che il VII Incontro Mondiale
delle Famiglie si terrà, Dio volendo, in Italia, nella città
di Milano, nell’anno 2012”, queste sono state le parole
pronunciate da Papa Benedetto XVI alla fine della sesta
edizione tenutasi a Città del Messico nel 2009.
In Italia, si tratta del primo evento di portata mondiale
in una città che non sia Roma.
Il tema dell’Evento di quest’anno (che inizierà il 30 maggio e si concluderà il 4 giugno) s’intitola: ‘La Famiglia: il
Lavoro e la Festa’.
«Il VII Incontro Mondiale delle Famiglie (…) ci consentirà
di riflettere sul significato dell’uomo-donna, del matrimonio, della famiglia e della vita. Aspetti che – con il lavoro e
riposo ( la festa), l’edificazione di una città giusta, la condivisione magnanima perciò equilibrata delle fragilità,
delle forme di emarginazione, del travaglio dell’immigrazione – descrivono l’esperienza comune di ogni uomo»
(Card. Angelo Scola, omelia di ingresso nella Diocesi di
Milano, settembre 2011)
Insomma, oltre a seguire le catechesi e i momenti formativi articolati nell’arco di sei giorni, durante l’Incontro famiglie provenienti da tutto il mondo potranno
confrontarsi e interagire tra di loro.
Per qualsiasi informazione, visitate il sito ufficiale
www.family2012.com (ricordiamo che le iscrizioni
chiuderanno il 31 marzo).
10
Sono attese circa 5.000 persone al Convegno teologicopastorale, 300.000 alla Festa della Testimonianza, e
700.000 alla Messa con il Santo Padre.
Un milione di fedeli, praticamente, e per gestire tutte
queste famiglie è stato chiesto l’aiuto di gente volenterosa e disposta a mettersi al servizio del Family2012
per rendere questo Evento ancora migliore: i volontari.
Il volontario è una figura responsabile e motivata, che
non vuole perdersi una nuova amicizia, un’esperienza
nuova e irrepetibile come questa e che vuole dare un
piccolo, ma personale contributo per l’ottima riuscita di
questo evento.
Il numero di volontari che stiamo cercando di raggiungere è di 5.000, e per ora abbiamo superato i 4.000!
Ci siamo quasi!
Milano sta pubblicizzando molto bene l’Incontro, attraverso volantini, pubblicità, spot, catechesi e incontri
nelle varie parrocchie e le persone rispondono a questa
Chiamata!
Io personalmente ho ricevuto un volantino del Family2012 alla fine degli esercizi spirituali tenutisi nella
Basilica di Sant’Ambrogio a ottobre e la cosa mi ha subito colpita.
L’ho proprio sentita come una Chiamata e non passa
giorno che il mio entusiasmo cresca sempre di più, e il
desiderio che altre persone provino le mie stesse emozioni verso quello che sto facendo, ora che sono ufficialmente volontaria, con esso.
Da gennaio collaboro nell’Ufficio Volontari traducendo
articoli, volantini e materiale vario per gli stranieri e
aiutando i miei referenti a selezionare futuri volontari;
c’è un bellissimo clima nel piano degli uffici della Fondazione Milano Famiglie: tutti collaborano insieme per
la fantastica riuscita dell’Incontro, in allegria, lavorando sodo, per le famiglie che arriveranno da tutto il mondo, ma soprattutto per Lui.
calendario
TÀ
I
V
O
N
ESTATE 2012
15 - 21 Giugno 2012
6 GIORNI - 1°, 2° MEDIA
22 - 28 Giugno 2012
6 GIORNI - 1°, 2° MEDIA
28 Giugno - 4 Luglio 2012
6 GIORNI - 1°, 2° SUPERIORE
5 - 11 Luglio 2012
6 GIORNI - 3° MEDIA
11 - 17 Luglio 2012
6 GIORNI - 1°, 2° e 3° MEDIA
18 - 24 Luglio 2012
6 GIORNI - 1°, 2° e 3° SUPERIORE
24 - 30 Luglio 2012
Istantanee dell’inverno 2011-2012
6 GIORNI
4° - 5° SUPERIORE, 20-25ENNI E OLTRE
11
attualità
TEMPO DI CRISI E FEDE IN GESÙ CRISTO
“Il nome è di fantasia, ma la storia è vera. Sissi, 23 anni,
vive in una città del Nord e porta in tasca un diploma liceale. Aveva intrapreso un percorso universitario: nonostante buoni risultati, dopo gli esami del primo anno, il
desiderio di autonomia economica la spinge a interrompere e cercare un lavoro. Ad un contratto da apprendista
in uno studio dentistico, dopo circa un anno, ne fa seguito
un altro, interrotto precocemente a causa delle intemperanze (e delle violenze non denunciate) del titolare. Vorrebbe fare un lavoro non routinario, che la metta a contatto con le persone. Quindi, trova impiego in un’agenzia
immobiliare. Purtroppo, la crisi del settore, nonostante
un avvio professionale promettente (anche sotto il profilo
economico), falcidia i posti di lavoro: anche il suo. Da lì,
ha intrapreso una navigazione da una prova a un’altra in
piccole agenzie e studi professionali. All’ultima tappa di
questo peregrinare le propongono uno stage di un paio di
mesi, 8 ore al giorno, a 300 euro al mese. Sarebbe disposta
ad accettare, pur di lavorare, ma fa rilevare che con quei
soldi forse riesce solo a pagarsi le spese dell’auto e del telefono per il lavoro. Risposta seccata della titolare: ma è
una paga «dignitosa»!”. (Daniele Marini - La Stampa, 4
febbraio 2012)
Una storia, come tante, non di tutti certamente, ma di
una parte, purtroppo non marginale, delle giovani generazioni che si affacciano sul mercato del lavoro. Le
ultime statistiche parlano di otto milioni di italiani in
“sofferenza” e i disoccupati veri sono 3,5 milioni. Le
conseguenze di questa crisi cadono sulle spalle delle fasce più deboli, dei giovani, generando disorientamento,
sfiducia, disgregazione, paura nei confronti dell’altro,
soprattutto se straniero.
Per il Vangelo c’è una causa, una radice profonda del male ed è l’egoismo, il peccato dell’uomo.
Il peccato si trasforma in una mentalità che ti fa credere che se sarai più autonomo, più “forte”, più ricco ad
ogni costo, ti salverai. Questa è la causa di tutti mali,
la vera tragedia nella storia dell’umanità, come anche
questa crisi ci insegna.
La crisi ci richiama ad un’etica della responsabilità
12
don Giacomo Garbero
personale e collettiva, facendo rete, cogliendo le nuove
opportunità, valorizzando le capacità di ognuno. In un
mondo che si sente trascinare verso il basso, la rete, le
relazioni, l’amicizia tra le persone saranno le esperienze
che aiuteranno a stare in piedi e a ripartire. Superare la
cultura del “non spetta a me”, “sono, forse, io il custode
di mio fratello?”: ecco il compito a cui siamo chiamati
come Chiesa, attraverso una proposta educativa, capace di cogliere le sfide di questo nostro tempo, facendoci
compagni di strada di quanti fanno più fatica.
Da dove partire allora? Se come afferma il Concilio Ecumenico Vaticano II “gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio
che è radicato nel cuore dell’uomo” (Gaudium et Spes,
n. 10), allora “il primo e più importante cambiamento si
compie nel cuore dell’uomo ed il modo con cui questi si
impegna a costruire il proprio futuro dipende dalla concezione che ha di se stesso e del suo destino” (Centesimus
Annus, n. 51).
Nel contesto di scristianizzazione e di solitudine nel
quale siamo chiamati ad operare, la “crisi” può diventare per le nostre Comunità Cristiane una grande opportunità di ripensamento, di rilettura e di riscoperta
della novità del Vangelo di Gesù, costruendo percorsi
educativi con i giovani, le famiglie, i ragazzi…; spazi per
“sognare insieme” e progettare un modello di società
sostenibile, rispettosa dell’ambiente, più giusta e solidale.
Termino con le parole di Enzo Bianchi che, nel contesto
della crisi, invita a riscoprire il significato di fare sacrifici :” Solo un ideale altro e alto, la speranza di contribuire
a un mondo migliore di quello che abbiamo conosciuto,
la preoccupazione per il benessere di chi verrà dopo di
noi, la solidarietà con chi, vicino o lontano da noi, non può
accedere a beni essenziali che noi non ci rendiamo nemmeno più conto di possedere può spingerci non solo ad accettare i sacrifici, ma ad affrontarli con consapevolezza
e convinzione: quanti tra coloro che ci hanno preceduto
avrebbero affrontato le difficoltà della vita se non aves-
sero sperato di offrirci una condizione migliore? Perché
il risultato del sacrificio non è il poterne fare finalmente
a meno, bensì l’affermare con la propria vita quotidiana
che un altro mondo è possibile, che l’uomo non è nemico dell’uomo e che vi sono principi di equità, di giustizia,
di pace, di solidarietà che vale la pena vivere a qualunque prezzo: in fondo, il valore di ogni nostro desiderio è
il prezzo che siamo disposti a pagare per raggiungerlo”.
(Enzo Bianchi, La Stampa, 11 dicembre 2011).
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parrocchie
NAVIGANDO PER PARROCCHIE
Abbiamo intervistato l’amico don Riccardo Baracco,
parroco di Pino Torinese, per scoprire meglio il segreto
della vitalità interiore e della vivacità dei suoi ragazzi
che frequentano la Città sul Monte. Abbiamo scoperto
che la loro è davvero una bella comunità!
Caro don Riccardo, quali sono i diversi tratti che caratterizzano la tua parrocchia?
Una parrocchia che si estende su un vastissimo territorio collinare, con la presenza di circa diecimila abitanti e una certa vivacità demografica: non è infrequente
trovare famiglie con tre figli.
Come annunciare oggi il Vangelo nella tua realtà?
Mostrando un volto di parrocchia familiare, cordiale e
simpatico.
Quali sono le priorità che ti sei dato da quando sei
arrivato a Pino?
Favorire la collaborazione di tutti e realizzare un clima
intenso di comunità cristiana superando diffidenze e
pregiudizi in seno alla parrocchia.
Quali attenzioni verso i ragazzi ed i giovani che frequentano l’oratorio ed i gruppi?
La presenza dei ragazzi e dei giovani è importantissima. Un seminarista, Alberto Vergnano, segue in modo
particolare l’oratorio del sabato, la formazione dei giovani animatori ed è anche “Baloo” degli Scouts.
Ma i ragazzi ascoltano la Chiesa?
I ragazzi “ascoltano” quando capiscono che il Vangelo
e ancor prima, il rapporto con Gesù, rendono bella e
buona la vita e ne fanno esperienza a partire dalla formazione che ricevono e dai servizi che offrono in parrocchia.
I giovani si lasciano coinvolgere nelle iniziative della parrocchia?
Soprattutto quando è la famiglia che, nel difficile passaggio successivo alla cresima, incentiva ed aiuta a frequentare i gruppi della parrocchia. Presto sperimenta14
intervista a don Riccardo Baracco
no che la loro esperienza è valida e chiedono ai genitori
di fare i taxisti – qui per le distanze nessuno si muove a
piedi, e questo è un bel risultato.
Quali attenzioni verso i bambini e le loro famiglie?
La parrocchia incontra i bambini attraverso gli incontri
catechistici, la liturgia con la messa per i bambini e le
famiglie e le attività dell’oratorio. Accanto agli incontri
catechistici ogni anno, aiutati da don Domenico Cravero, si svolge la Scuola dei Genitori.
Ci sono nella tua parrocchia anziani e famiglie in
difficoltà? Come rispondere a queste difficoltà?
Le difficoltà non sono solo economiche ma anche morali, affettive, legate alla salute psicofisica… La parrocchia potrebbe fare ben poco se non lavorasse in rete
con le strutture sociali locali e con le agenzie caritative
ecclesiali del territorio e della diocesi, ma prima di tutto viene l’ascolto e la visita a casa. Il Volontariato Vincenziano è attivissimo e collabora anche con il Centro
Aiuto alla Vita di Chieri.
La Città sul Monte ti è di aiuto nel cammino della
parrocchia?
La Città sul Monte, con don Nino, i vecchi, i pent e tutto
il suo carrozzone è una realtà incontrovertibile ed irrinunciabile non solo sul piano dei valori e dei contenuti
che media, ma ancor più perché è nel cuore di tanti nostri ragazzi che sono transitati, continuano a transitare
e vi sono divenuti stanziali.
Lassù sul ... callo ... molle ... folle ... COLLE!
15
ID LE L LG’ AI SOSRO N
ALINO
C I A Z I O N E
La Ci ttà
s u l M o nte
CR ISS OL O, VA L LE PO, 1400 M
ANNO XXII - N°3 - Aprile 2012
TIPOGRAFIA PARENA
Mombello di Torino
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