CHIAMATI A SERVIRE. DAVIDE E MARIA.
Anna Teresa Francia
Rho - 10 aprile 2011
Due mesi fa Luciana vi ha parlato della chiamata.
E certo vi ricorderete che la chiamata che nostro Signore ci fa, prima di ogni altra, è
quella all’amore, che è l’amore a far nascere i carismi, che l’identità nostra è prima
carismatica, poi ministeriale.
Se non ami non servi, se non servi non sei ministro.
Vi ricordate l’etimologia di ministro, ministero?
Dal latino “minus” , meno, basso e “stare” . Stare in basso.
E chi sta in basso se non il servo? Luciana vi ha fatto riflettere sulla lavanda dei piedi.
Gesù, re dei re sulla croce
“Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me” ( Gv 12,32)
e prima ancora servo dei servi “Se io, il Signore e Maestro, ho lavato i vostri piedi,
anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri”. ( Gv 13, 14) Per lavare i piedi di una
persona si sta in basso.
Dire ministero e dire servizio significa dire la stessa cosa.
Dire ministro e dire servo significa dire la stessa cosa.
Noi alle parole non diamo l’importanza che hanno. E sbagliamo. Non le studiamo,
non ci riflettiamo. Analisi grammaticale ….. analisi logica ……. analisi del periodo……
questa è una scuola ….. avete studiato?
Facciamo questo esercizio di logica.
Se io esercito il ministero della musica e del canto, allora sono un …. ministro della
musica e del canto.
Se io esercito il servizio della musica e del canto, allora sono un … servo della musica
e del canto.
Di chi siamo ministri dunque? Della musica e del canto.
Di chi siamo servi allora? Della musica e del canto.
Ma dire “servi della musica e del canto” non suona, vero?
La preposizione articolata “della” nel nostro caso non indica il complemento di
specificazione “di chi, di che cosa?”, bensì un complemento di limitazione, perché ci
delimita l'ambito in relazione al quale noi affermiamo una cosa.
Proviamo a sostituire “della” con la locuzione “relativamente a”, “in fatto di”, “in
relazione a”, “nell’ambito di” e ripetiamo tutto.
Ministero in relazione alla musica e al canto. Servizio in relazione alla musica e al
canto.
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Anna Teresa Francia
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Di chi siamo ministri dunque?
Di chi siamo servi allora?
Siamo ministri di Dio, siamo servi di Dio in relazione alla musica e al canto.
Tutto questo in un preciso contesto, ovvero l’incontro di preghiera comunitaria
carismatica.
Vedete quanto ci aiutano le parole a capire, se solo ci soffermiamo e riflettiamo su
esse.
Certo, pensare che il sintagma “della musica e del canto” è da intendersi come
complemento di limitazione ci va un po’ stretto. Anche in questo caso è la parola
che ci sembra non bella. Ma non indica un limite del nostro essere servi, indica un
aspetto del nostro servizio a Dio nell’ambito dei nostri incontri di preghiera e nella
Chiesa. In quel preciso ambito serviamo così il Signore. E’ un preciso ambito della
nostra vita, con la quale comunque rispondiamo sempre alla chiamata di Dio a
servirlo.
“Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di
ministeri, ma uno solo è il Signore …. e a ciascuno è data una manifestazione
particolare dello Spirito per l’utilità comune” 1 Cor 12, 4.5.7.
San Paolo qui sta parlando di un incontro di preghiera, e vedete che “limita” il
servizio dei fratelli nell’ambito del ministero in cui essi sono servi dei fratelli, in base
al carisma che ad ognuno viene donato dallo Spirito.
Se poi teniamo a mente l’esperienza della Tenda di Davide, ci rendiamo conto che
dire “ministero della musica e del canto” proprio preciso non è. Certo, rende l’idea,
ma musica e canto sono a loro volta strumenti con i quali noi esercitiamo un
ministero di lode e adorazione.
Un ministero si esercita. Il suo esercizio può essere buono o cattivo.
Pensiamo ai ministeri nei governi degli stati. Qual è la cartina al tornasole del fatto
che un ministero funziona bene o male, o non funziona affatto? Dal vantaggio che
esso arreca a quanti interagiscono con gli ambiti di cui quel ministero si occupa (
ministero dell’economia, della difesa, degli esteri…).
Un ministero va esercitato bene, perché se lo si esercita male provoca un danno alla
comunità.
Torniamo al ministero della musica e del canto, al servizio che rendiamo ai nostri
fratelli nell’ambito della preghiera comunitaria carismatica.
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Anna Teresa Francia
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Quali sono quegli elementi che determinano un esercizio buono del ministero cui
siamo preposti? Ci ho riflettuto un po’ e penso che possiamo individuare cinque
elementi, cinque compiti da assolvere per un ministero buono:
1. Insegnare. Proprio come gli altri ministeri nei nostri gruppi, il ministero della
musica e del canto dovrebbe essere un ministero di insegnamento della
Parola di Dio. Questo perché i ministri della musica e del canto non sono solo
musicisti o cantori ma anche insegnanti della Bibbia. C’è una buona parte
della nostra preghiera comunitaria in cui trova spazio il canto. I ministri della
musica e del canto hanno bisogno di selezionare quei canti che insegnano la
verità della Parola di Dio. Verso la fine degli anni 90 il libretto Dio della mia
Lode ha subito un restyling. All’epoca in quel libretto ci si trovava di tutto a
livello di canti e canzoni, tipo “Gesù caro fratello” di Claudio Baglioni, che è
una bellissima canzone, ma non insegna la Parola. Oggi noi abbiamo un
sussidio perfetto per l’esercizio del nostro servizio, perché è tutto centrato
sulla Parola di Dio. Cosa che non ancora accade nei libri di canti per la liturgia
di cui si dotano le parrocchie, dove ancora troviamo “Blowing in the wind” di
Bob Dylan in versione italiana, oppure “White Christmas”. Bei canti, ma certo
non insegnano la Parola.
2. Formare. Una delle principali responsabilità del ministro della musica e del
canto è quello di dotare gli altri fratelli per il ministero. Chenania istruisce
Asaf, Idutun ed Eman, che a loro volta istruiscono i figli. Il ministro della
musica e del canto, il ministro della lode e dell’adorazione, se responsabile,
deve costantemente educare gli altri fratelli ministri all’esercizio di questo
ministero. Formazione e condivisione. Quando? durante le prove e in altri
contesti di piccolo gruppo. Tale formazione deve includere le competenze
musicali necessarie per svolgere questo servizio. Esso deve coinvolgere tutte
le età. Non è vietato ai minori di anni , né vietato ai maggiori di anni. Nel libro
di 1 Cronache 25 l’autore riferisce circa l’organizzazione dei turni di lode e
adorazione dice: Per i loro turni di servizio furono sorteggiati i piccoli come i
grandi, i maestri come i discepoli.
Questo ministero non è una cosa da grandi, da adulti a livello anagrafico e/o
spirituale. Questo servizio non è una cosa che durante l’incontro di preghiera
possono svolgere solo ed esclusivamente i fratelli già formati, già maestri. Noi
abbiamo non solo il compito di lavorare con gli adulti, ma anche di assumere
un ruolo attivo nella formazione delle generazioni future di ministri della
musica e del canto. Insieme, giovani e vecchi. Insieme, maestri e discepoli.
Se nel libro delle Cronache troviamo maestri e discepoli, vuol dire che Davide
aveva creato una scuola di formazione alla lode e all’adorazione attraverso la
musica e il canto per l’esercizio del ministero nella Tenda. Io ho sempre
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creduto – e se Francesco e tutta l’equipe si stanno spendendo per questa
scuola regionale, penso concordino con me- che un ministero della musica e
del canto è 'di successo', è buono, nel momento in cui questo servizio
continua a essere svolto anche quando il responsabile – il Chenania della
situazione, per rifarci alla Tenda - è stato chiamato in un altro posto di
servizio e quindi non c’è. Non c’è, eppure tutto procede come Dio vuole. Ciò
dimostra che il ministero non è focalizzato su un leader, ma su una larga
base di dirigenti. Dice la Parola “Senza una direzione un popolo decade, il
successo sta nel buon numero di consiglieri” Pr. 11,14.
3. Edificare. Le lettere di Paolo ci dicono che molto di ciò che dovremmo fare
quando ci riuniamo è edificarci l’un l’altro. Il tempo della preghiera
comunitaria carismatica è un tempo di edificazione. E’ un nostro dovere nel
servizio quello di incoraggiare i nostri fratelli nel loro cammino con il Signore.
Essere ministri della musica e del canto non significa solo essere quelli che
scelgono quei canti che insegnano le grandi verità della Parola; noi vogliamo
che questa musica e questo canto siano di edificazione ai fratelli. Sapete che
può accadere altrimenti? Quello che ben descrive Dio stesso al profeta
Ezechiele, cap.33,32: Ecco, tu sei per loro come una canzone d'amore: bella è
la voce e piacevole l'accompagnamento musicale. Essi ascoltano le tue parole,
ma non le mettono in pratica. La Tenda di Davide non si edifica senza edificare
i fratelli. E’ vero che nel caso di Ezechiele, il profeta resta inaudito, non per
causa sua, ma per colpa del popolo che non vuole crescere. E’ vero che questo
può accadere nelle nostre assemblee. Noi ci mettiamo il cuore ma i fratelli
non mettono in pratica quanto ascoltano dal nostro canto. E’ pure vero che
può essere che non abbiamo noi il cuore del profeta Ezechiele, e quindi non
trasmettiamo nulla ai fratelli della Parola di Dio, ma li rallegriamo con delle
belle performances a livello musicale e canoro. Bisognerebbe riflettere su
quanto cuore mettiamo in questo servizio.
4. Evangelizzare. Il ministero della musica e del canto può essere un grande
strumento per la diffusione e la condivisione del Vangelo; la musica e il canto
possono arrivare in luoghi che altri ministeri possono avere difficoltà a
raggiungere. Quando il sacerdote della vostra parrocchia vi chiede di animare
un incontro di bambini del catechismo, e voi andate, quella forse non è
evangelizzazione? Non è evangelizzazione e diffusione del vangelo il nostro
cantare “L’amore del Signore è meraviglioso”, oppure “ Bisogna che Cristo
cresca”, oppure “ Se il Diavolo è arrabbiato”… e così via? Questi canti sono
fantastici! Perché aiutano le persone, anche i piccoli, a capire il Vangelo.
5. Supportare. Il ministero della musica e del canto dovrebbe essere di supporto
a tutti i ministeri, non solo nell’ambito dei nostri incontri di preghiera, ma
dovrebbe essere di sostegno alla Chiesa. Se siamo chiamati rispondiamo!
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Perché la musica e il canto non sono nostri, sono della Chiesa, che canta il suo
cantico d’amore a Dio. La musica può essere utilizzata per dare sostegno a
moltissime attività pastorali. Il nostro servizio è ad intra ( gruppi di RnS) e ad
extra (Chiesa locale, diocesana, nazionale).
Insegnare, formare, edificare, evangelizzare, supportare.
Questi sono gli elementi che a mio avviso identificano un buon ministero della
musica e del canto. Queste azioni costituiscono il prima il durante e il poi del nostro
servizio di lode e adorazione a Dio dell’incontro di preghiera.
L’adorazione – il bacio - è il segno principe dell’amore, ma l’amore va dimostrato.
Altrimenti il bacio della sposa diventa il bacio di Giuda, altrimenti vale per noi la
parola di Isaia: “Questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi onora con le
labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e il culto che mi rendono è un
imparaticcio di usi umani” ( Is 29, 13-14).
Questo ministero dimostra il suo amore, quando opera a gloria di Dio e a favore
dei fratelli, prima, durante e dopo la preghiera comunitaria, sennò non è un
ministero. Se non c’è il prima e se non c’è il poi, il nostro non sarà più un ministero
della musica e del canto, sarà uno show della musica e del canto.
Sono tutti verbi. Sono tutte azioni. Ci vogliono dei soggetti che compiono queste
azioni. Chi sono i soggetti di queste azioni? Sono i ministri, sono i servi, siamo noi.
Perché noi siamo stati identificati dai nostri pastorali in questo particolare
ministero? Perché hanno riconosciuto in noi un talento?
Apro una parentesi di economia domestica.
Sono prossima al matrimonio. Quando io e il mio futuro marito parliamo del menage
domestico che ci attende, e io gli dico tutta appassionata che gli stirerò, pulirò,
spolvererò, riassetterò – perché lui tendenzialmente è un disordinato – credetemi, si
illumina di immenso…. Puntualmente quando a questo virtuoso elenco aggiungo “ti
cucinerò” …. Chiosa così: “ No, no… ci penso io!” Perché dice così?
Perché io non so cucinare, mi arrangio, tutto mangiabile per carità! Ma lui è più
bravo di me, sa cucinare proprio bene.
E’ un talento particolare che ha. Ma non è un carisma. Perché dice che pensa lui a
cucinare, non per una utilità mia, ma per una utilità sua! Vuole mangiare meglio di
come gli farei mangiare io.
Parentesi di economia domestica chiusa.
Il talento musicale è certo un dono divino che rende un fratello adatto alla musica,
perché per natura ha una buona propensione alla musica.
Tuttavia il talento musicale non dice che siamo adatti ad un servizio di musica e
canto.
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Luciana vi ha parlato del discernimento in relazione all’uomo interiore. Il
discernimento va applicato anche in relazione alla chiamata al servizio di musica e
canto.
Quello che il pastorale mette in conto, ovvero gli elementi su cui fa discernimento e
che lo portano a identificarvi in questo servizio piuttosto che in un altro, sono
questi:
• Avete sperimentato nella propria vita l’incontro personale col Signore e lo
testimoniate attraverso un cammino permanente e costante di conversione
nel vostro gruppo
• Avete ricevuto la preghiera di effusione dello Spirito Santo
• Avete una buona musicalità
• Avetela capacità di lavorare in gruppo
• Avete il desiderio di crescere nel ministero attraverso la formazione spirituale
e tecnica
Luciana due mesi fa vi sottolineava con forza una cosa:
<Noi non abbiamo una identità ministeriale, ciò che ci definisce non è il tipo di
servizio che facciamo, noi abbiamo una identità carismatica, cioè ciò che ci
definisce è la presenza dello Spirito Santo in noi e il nostro modo di
corrispondervi>
Ricapitoliamo la nostra identità ministeriale: noi cantiamo e suoniamo a gloria di
Dio e per l’utilità comune; il nostro ministero ci porta ad un impegno che precede e
prosegue l’incontro di preghiera e che si concretizza così: insegnare le verità della
Parola; formare nuovi ministri; edificare i fratelli; evangelizzare; supportare gli altri
ministeri e le attività pastorali della Chiesa, ad intra e ad extra della nostra
esperienza nel RnS.
Allora perché Luciana dice che non abbiamo identità ministeriale?
Capiamo bene cosa intende. Noi non abbiamo una identità ministeriale se prima non
abbiamo una identità carismatica. Noi ci identifichiamo in questo servizio perché il
Signore ci ha donato questo carisma. Riflettiamoci insieme.
“A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune”
1 Cor 12, 7.
Capite dunque che non è questione di talento, di bella voce, di essere primi violini
dell’orchestra filarmonica di Vienna, quello che determina la nostra identità
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ministeriale? Tutte queste cose non determinano il nostro essere ministri della
musica e del canto.
Prima viene il dono di Dio, prima viene il carisma, e ancor prima del dono e del
carisma, viene lo Spirito Santo.
“Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi” Rm 12,6.
La grazia data a ciascuno è lo Spirito, datore dei doni. Siccome poi lo Spirito è per
tutti, per tutti Egli ha un dono. E sono doni diversi, che vanno ridonati ai fratelli:
quello che gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente diamo. Questo è
Vangelo! Perché questa varietà di carismi?
Ce lo rivela la Parola:
“È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti,
altri come pastori e maestri (apro una parentesi e metto musici e cantori) per
rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo”
Ef 4, 11-12.
Compiere il ministero. Quale? nell’incontro di preghiera come pure nella Chiesa, il
Signore fa doni particolari ai suoi figli, particolari e diversi, così che tutto il popolo,
sostenuto da questi fratelli, sia idoneo, capace di esercitare il ministero regale,
sacerdotale e profetico di Gesù. Lo scopo è l’ edificazione del Corpo di Cristo, della
Chiesa, della tenda di Davide che era caduta.
Allora, si entra prima nel ministero o si riceve prima il carisma?
Si riceve prima il carisma.
E come facciamo a sapere che lo Spirito Santo ci ha fatto dono di un carisma?
Non lo sappiamo da noi stessi. Spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto. Sono i
fratelli che riconoscono in noi quella particolare manifestazione dello Spirito Santo,
sono i fratelli che per mezzo del nostro canto, della nostra musica, della nostra
preghiera, del nostro insegnamento, si sentono edificati, rafforzati, consolati, istruiti
dal Signore stesso. E ce lo dicono ( Esempio del lettorato).
Quindi I’identità ministeriale procede dall’identità carismatica. E l’identità
carismatica da cosa procede a sua volta? Dalla risposta alla chiamata che Dio ci fa
ad essere suoi servi; a dirla tutta la chiamata a servire non è una chiamata, bensì
una conseguenza per così dire fisiologica della prima chiamata che Egli ci fa:
“Quando Israele era giovinetto, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio” Os
11,1
Vi rivolgo ora una delle domande del catechismo di san Pio X:
< Per qual fine Dio ci ha creati?
Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e per goderlo poi
nell'altra, in paradiso >.
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Se non avessimo conosciuto il Signore, non l’avremmo amato; se non l’amassimo,
non lo serviremmo. Cosa spinge una moglie, una mamma a prendersi cura della
casa, delle cose di quella casa, e soprattutto di chi vive in quella casa, cioè marito e
figli? E’ l’amore per loro. E’ l’amore che la fa serva, è l’amore che suscita in lei quelle
risorse fisiche e mentali che non l’abbandonano. Tu servi perché ami e ami perché
conosci.
Già Luciana due mesi fa, ci metteva davanti un modello di serva: una ragazza
quindicenne di nome Maria.
“Sono la serva del Signore” Lc 1,38, così risponde Maria all’arcangelo Gabriele. “Si
faccia di me secondo la tua parola” .
Maria serva del Signore. Perché non si è ribellata?
Perché ama Dio. Come s’è innamorata di Dio? Conoscendolo. Come Maria ha
conosciuto Dio? Attraverso la Scrittura e la preghiera.
I Vangeli apocrifi raccontano che i genitori di Maria, Anna e Gioacchino,
concepirono Maria in tarda età, per intervento divino, dopo una vita sterile, ignobile
per gli ebrei del tempo che ritenevano la sterilità una punizione di Dio. Secondo la
tradizione Anna, Gioacchino e Maria abitarono a Gerusalemme nei pressi
dell'attuale Porta dei Leoni, nella parte nord orientale della città vecchia, laddove ci
sono i resti della piscina di Betzaeta (quella del miracolo dello storpio sul lettuccio).
Quando Maria compì tre anni, venne condotta nel Tempio di Gerusalemme, per
essere consacrata al servizio del tempio stesso, secondo la promessa fatta da
entrambi i genitori, quando implorarono la grazia di un figlio. E lì rimase fino
all’inizio della pubertà.
Maria, conobbe quindi il Signore attraverso la Scrittura e la Preghiera. Nel tempio
c’erano i dottori della Legge, quelli che studiavano la Legge e i Profeti. Anche Maria
si applicava allo studio e alla meditazione delle Sacre Scritture.
Leggeva, meditava e pregava. La preghiera che si faceva nel Tempio, il tempio di
Salomone figlio di Davide, secondo le disposizioni che egli aveva dato al figlio e che
Dio a sua volta gli aveva dato.
Maria prega con i musici e i cantori, adora la Shekinà, danza per l’Arca, magari non
proprio nello stesso luogo degli uomini, perché nel Tempio di Salomone c’era un
atrio detto delle donne.
Però la cosa che ci deve far gioire è che Maria pregava ogni giorno come stamane
abbiamo fatto noi, pregava nella Tenda di Davide, inteso come modo di pregare,
come atmosfera di preghiera.
Maria è una ragazza che conosce Dio insieme agli altri (preghiera comunitaria) ma
sta con Lui anche da sola ( preghiera personale, studio della scrittura). E così si
innamora di Dio. Lo frequenta, da sola e in compagnia.
Maria è sola quando l’ Angelo la visita, Maria sta in preghiera.
“Rallegrati, piena di grazia”. E’ piena di grazia, piena di Spirito Santo, ricolmata di
carismi ( kekaritomene). L’angelo le dice la sua identità carismatica (non è lei a
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riconoscersela, è l’angelo che gliela rivela). Gabriele le spiega senza tanti fronzoli
cosa le accadrà. Il vostro istinto, il mio istinto non sarebbe stato quello di correre via
a gambe levate, dicendo un sonoro “NO”?
Maria non scappa. Ha ascoltato con compostezza, abbastanza per capire
quell'annuncio. Poi fa una semplice domanda: "Come è possibile? Non conosco
uomo ”. E l’Arcangelo le risponde che tutto questo lo farà lo Spirito Santo in lei. Lo
Spirito Santo la adombra, la copre, si posa su di lei.
“Allora Maria disse: Ecco sono la serva del Signore”.
Cosa ci dice questa Parola?
Ci dice che il servizio che il Signore ci fa compiere non ce lo scegliamo noi.
Maria, questa ragazza davvero forte, avrebbe potuto benissimo collaborare in altro
modo alla salvezza, non le mancavano certo i titoli.
Dopo un annuncio del genere, visto che non scappa e non dice no, potrebbe
“contrattare”:
“Senti, Gabriele, potresti dire a Dio che lo ringrazio, ma preferirei qualcosa di più
gratificante; conosco la Scrittura, so pregare, potrei essere una dottoressa della Legge (Il
servizio come riconoscimento di una professionalità. Il responsabile della musica e
del canto ne sa molto meno di me sull’argomento!e a me ancora il ministero non lo
danno!). Se si tratta di andare a Gerusalemme ed esercitare lì, ne son ben felice! Qui a
Nazareth è un mortorio. Alla sinagoga non ti dico che tristezza. (Il servizio come
gratificazione: sono entrato in questo gruppo che ne eravamo tanti, all’incontro di
preghiera sembrava di stare a Rimini; avevamo tutto; il ministero non aveva nulla da
invidiare alla Corale regionale, anzi! Adesso mi ritrovo con la mia chitarra ad
animare un gruppo di vecchierelli; non ho nessuno che mi sostituisce, mi sto
logorando! Quasi quasi me ne vado alla preghiera a Milano e faccio servizio lì in quel
bel gruppo).
Non sanno pregare, non sanno nemmeno interpretare la Scrittura, fanno delle
celebrazioni sgangherate! invece a Gerusalemme, tutto preciso! Un ordine, una
perfezione, una cura… veramente bravi! E poi sempre pregano secondo il modello della
Tenda… una cosa assolutamente da rifare qui a Nazaret ….(Il servizio come
emulazione: ogni volta che vado a Rimini li sì che c’è la preghiera carismatica. Io l’ho
capito come si fa! Me lo sono studiato bene quello che si fa, quando lo si fa, come lo
si fa. Lo so rifare. Sono capace ad occhi chiusi. Invece qui in Regione nessuno prega
come si deve. Nel mio gruppo, poi, figuriamoci!Ma adesso basta! La settimana
prossima organizzo la Tenda di Davide alla preghiera! Devono pregare anche loro
così)
Oppure Maria avrebbe potuto sfruttare tutti quei diritti conseguenti al suo essere
Madre del Messia: “ Gabriele, che devo dire …. va bene. Però non posso stancarmi,
una gravidanza è delicata. Poi non è un bambino qualunque. Dio dovrebbe provvedere a
darmi qualcuno che mi assista, che stia sempre pronto al mio fianco per qualunque
evenienza. Non sono una qualunque, non più” (Il servizio come esaltazione: questo
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ministero è il primo di tutti. Non se ne rendono conto quelli del gruppo? Senza
musica e canto che fanno? E’ questo il servizio più importante. Io li porto alla lode,
io li porto alla danza. Il Signore mi ha dato un carisma forte. Quelli del pastorale
devono capirlo. Non possono sminuirmi sempre. Io sono il responsabile della musica
e del canto! )
Ma Maria non contratta con Dio. Il verbo “contrattare” non sta nel vocabolario di chi
ama. Maria non sfrutta la sua posizione per essere riverita da Dio e dagli uomini. Il
verbo”sfruttare” non sta nel vocabolario di chi ama. “Sono la serva del Signore”.
Io ti amo perciò ti servo. “ Si faccia di me secondo la tua Parola”. Senza se e senza
ma. ( servizio come obbedienza: Signore non ho proprio voglia di andare al gruppo
oggi!di mettermi a suonare e cantare quando ne sono successe di tutti i colori. Ma
so che mi chiami. So che è il mio dovere lodarti in ogni tempo. Sono proprio a terra,
ma non mollo. Vado!)
Io ti amo e sono la tua serva, il tuo servo della musica e del canto.
Ecco l’identità ministeriale.
Da quel giorno fino alla morte di suo figlio, e poi ancora oltre fino ai nostri giorni, e
per l’eternità, qual è l’identità ministeriale di Maria di Nazareth?
Moglie di Giuseppe, fino a quando è rimasta vedova, sorella –cugina ( a tre mesi di
gravidanza, altro che servita e riverita, va ad aiutare Elisabetta, va a servire in fretta
e con gioia!) e madre. Madre di Gesù e madre della Chiesa.
Il servizio è la risposta di un cuore che conosce il Signore.
Il servizio è la risposta di un cuore che ama il Signore.
Il servizio è la risposta di un cuore obbediente al Signore.
Il servizio è la risposta di un cuore consapevole della chiamata. “Com’è possibile?
Non conosco uomo”. E’ una domanda che indica a noi che Maria ha capito, e ha
capito proprio bene, quello che le ha detto l’angelo e a cosa la chiama Dio. E dubita
un attimo. Esprime questo dubbio e l’angelo le risponde che opererà in lei lo Spirito
Santo. Abbiate CONSAPEVOLEZZA della vostra chiamata.
Non tu hai scelto di servire il Signore in questo ministero, ma lui ha scelto te. Non
è perché siccome avevano bisogno di una chitarra, i fratelli del pastorale hanno
deciso che dovevi svolgere tu questo servizio nel tuo gruppo, o perché siccome hai
una bella voce, ti hanno detto “scegli tu i canti e intonali”. Hanno riconosciuto in te
una grazia precisa, una grazia che lo Spirito ti ha dato: quella di trasmettere l’amore
di Dio ai suoi figli quando suoni e quando canti. E da questo servizio passa la tua
salvezza!!!!!
Il servizio è la risposta di un cuore umile. “Perché ha guardato l’umiltà della sua
serva” (Lc 1,48). Che bello pensare che lo dice cantando! Maria serve e canta! Maria
è serva del canto.
Maria donna secondo il cuore di Dio. Così secondo il cuore di Dio, che ha dato un
cuore a Dio. Il cuore di Gesù, mite ed umile.
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Vorrei adesso parlare con voi del cuore di un antenato di Gesù, del cuore di uno di
noi , di un ministro della musica e del canto, del cuore di Davide.
“(Dio) suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: Ho
trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore. Egli adempirà tutti i miei
doveri” (At 13,22).
La storia di Davide, uomo secondo il cuore di Dio, è geograficamente altra rispetto a
Maria. Da Nazareth, dalla Galilea, a Betlemme, in Giudea. Nazareth, periferia di
Israele, Betlemme sobborgo di Gerusalemme, la più piccola delle città di Giuda.
Di Maria i Vangeli ci dicono poco. Di Davide l’Antico Testamento ci dice tantissimo.
Cosa emerge allora dal poco che sappiamo di Maria e dal tanto che sappiamo di
Davide? Che avevano un cuore secondo il cuore di Dio, un cuore simile, eccetto il
peccato. Davide ha peccato, Maria no.
All’ annuncio dell’angelo Maria così risponde:
“Sono la serva del Signore. Avvenga di me secondo la tua parola” Lc, 1.48
Alla parola che Dio rivolge a Davide per mezzo di Natan, quella cioè di edificargli
una Dimora, con la promessa di non abbandonarlo mai e di rendere stabile per
sempre il trono del suo regno, Davide così risponde:
“Tu conosci il tuo servo, Signore Dio! Per amore della tua parola e secondo il tuo
cuore, hai compiuto tutte queste grandi cose, manifestandole al tuo servo.” 2 Sam
7, 20-21.
Notiamo la forte somiglianza delle risposte. Addirittura Davide risponde come
canterà Maria nel Magnificat ( hai compiuto tutte queste grandi cose - grandi
cose ha fatto in me il Signore)
Dice Gesù che “ La lingua parla dalle pienezza del cuore” ( Mt 12,34). Maria e
Davide hanno lo stesso linguaggio, hanno lo stesso cuore, hanno il cuore di Gesù,
mite e umile.
Cosa possiamo imparare dal cuore di Davide, e quindi anche da quello di Maria
per essere buoni servi del Signore?
Che cuore è quello di Davide?
Kahil Gibran, una vera e propria icona spirituale del XIX secolo, in un suo
passaggio del libro “Il profeta”, quando il profeta viene interrogato su cosa sia l’
Amore, scrive:
< Quando amate non dite “Dio è nel mio cuore”, ma piuttosto “ Io sono nel
cuore di Dio”>
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Rho - 10 aprile 2011
Per me è questo il cuore di Davide.
Davide risiedeva nel cuore di Dio. Tutto il suo essere, la sua vita e tutto quello
che ha fatto, pensato e detto era nel cuore di Dio.
Noi, per la maggior parte, permettiamo al Signore di soggiornare nel nostro
cuore; gli regoliamo l'accesso quando e dove ci fa comodo; gli regoliamo anche la
sua influenza nella nostra 'vera' vita.
Davide ha fatto, detto e pensato molto poco senza consultare Dio, pregando Dio,
o mettendo la volontà di Dio sopra i suoi desideri.
I libri di Samuele e dei Re sono pieni di riferimenti al suo chiedere sempre a Dio il
suo parere, e poi seguirlo. Davide mette Dio al primo posto. Sa che Dio è il suo
pastore.
In tempi di tribolazione, non procede mai senza consultare il Signore:
'Ora i Filistei giunsero e si sparsero nella valle di Refaim. Davide consultò il Signore
chiedendo: «Devo andare contro i Filistei? Li metterai nelle mie mani? "Il Signore
rispose a Davide:" Va' pure, perché certo metterò i Filistei nelle tue mani” (2 Sam
5,18-19).
Davide è deferente alle indicazioni di Dio. Gli chiede consiglio e il consiglio che Dio
gli dà lo mette in pratica.
Il cuore di Davide è un cuore obbediente a Dio.
Tutte le tribù di Giuda lo consacrano re, riesce a conquistare Gerusalemme e si
stabilisce lì. Da Tiro, il re di quel paese gli invia muratori e carpentieri con legni di
cedro per costruirgli una casa. Davide non si proclama re da se stesso, non si
costruisce lui la casa, ma lo proclamano re, gli costruiscono una casa da re, quelli
che comprendono che il Signore lo guida.
“Davide seppe allora che il Signore lo confermava re di Israele e innalzava il suo
regno per amore di Israele suo popolo” 2 Sam 5, 20.
Il cuore di Davide è un cuore umile. Capisce che non sono i suoi meriti ad aver
convinto Dio a farlo sovrano, ma è il progetto d’amore del Signore per tutto il suo
popolo. Davide è consapevole di essere diventato re perché per il suo regno
passerà misteriosamente la provvidenza di Dio per i suoi figli.
Davide non era senza peccato (sia involontario che intenzionale – le conseguenze
del suo peccato ebbero orribili conseguenze nella sua vita). Non era Gesù,
insensibile al peccato, non toccato dal male, esente da suscettibilità di errore
umano. Eppure il cuore di Davide è secondo il cuore di Dio.
“Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Quello che è male
ai tuoi occhi io l’ho fatto” (Sal 50).
Il cuore di Davide è un cuore di figlio penitente.
Se il cuore di Davide non fosse stato umile, non sarebbe stato obbediente tanto
meno penitente.
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CHIAMATI A SERVIRE. DAVIDE E MARIA.
Anna Teresa Francia
Rho - 10 aprile 2011
E’ il cuore umile di chi ammette che tutte le cose, dalla più grande alla più piccola
sono di Dio, sono da Dio e sono per la gloria di Dio.
Ha riconosciuto il ruolo di Dio come fondamentale nella storia dell'uomo e nel
piano di salvezza che il Signore ha per l’intero universo.
Davide ha agito sempre secondo la volontà e la parola di Dio, anche quando non
capiva le azioni del Signore, i suoi tempi o le sue ragioni.
Il Libro dei Salmi è la prova della sua lotta molto umana per rimanere nel cuore di
Dio.
Davide non ha commesso mai l'errore di decidere che cosa Dio può e non può
fare, chi e che cosa è o non è.
Davide invece ha permesso a Dio di decidere chi era Davide, cosa Davide poteva
e non poteva fare.
Il cuore di Davide è un cuore che ha fede.
Noi vediamo i nostri problemi insormontabili, inevitabili, impossibili a risolversi.
Davide era un uomo che guardava oltre, oltre ogni problema, e vedeva la gloria del
suo Signore.
Mise la sua vita in gioco confidando in Dio, con il presente faticoso, il futuro incerto,
ma non si arrese alla paura o alla tentazione di trovare da se stesso delle soluzioni
Aveva capito che la distanza più breve tra un problema e la sua soluzione sta nella
distanza fra le ginocchia e il pavimento. E ha lodato e benedetto Dio, componendo
al Suo nome e alla Sua gloria canzoni senza tempo, anche nei momenti più difficili
della sua vita.
Il cuore di Davide è un cuore che prega.
Davide sapeva farsi voler bene. Era buono. Il primo di cui abbiamo notizia che si
affezionò a Davide fu il re Saul, quel Saul che poi cercò di ucciderlo, rincorrendolo
per Israele in lungo e in largo.
Il capitolo 16 di 1 Sam vv. 14-23, ci dà tanti spunti di riflessione sulla potenza del
canto carismatico, sugli effetti che esso ha in chi l’ascolta. Qui però non abbiamo
tempo di approfondire. Ma due parole le spendo per riflettere con voi su questo
fatto. Davide – che era già stato unto da Samuele come re - cominciò a stare con
Saul, non da re ma da scudiero. A Davide non importava. Lui stava con Saul, quando
Saul stava male gli suonava la cetra e Saul si sentiva meglio. Lo curava. E pure se
Saul aveva mandato a dire a Iesse che Davide sarebbe rimasto con lui, perché aveva
trovato grazia ai suoi occhi, Davide non abbandona Iesse. Era l’ultimo dei figli di
Iesse, tutti in guerra nell’esercito di Saul. Iesse era vecchio. Che figlio disgraziato
sarebbe stato Davide, se avesse detto al padre “ Guarda, papà … io non posso venire
più da te. Alle pecore ci devi pensare tu. E’ troppo stressante! Da Gerusalemme a
Betlemme ….. è un problema …. E poi non posso scontentare il re Saul. Io sono il suo
scudiero. E poi quando sta male non posso lasciarlo proprio”.
Davide non fa così. Ecco cosa fa: “Egli andava e veniva dal seguito di Saul e badava
al gregge di suo padre in Betlemme” (1 Sam 17,15). Cosa spinge Davide a farsi i
chilometri, ad andare avanti e dietro? E’ l’amore per il papà ed è l’amore per Saul.
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CHIAMATI A SERVIRE. DAVIDE E MARIA.
Anna Teresa Francia
Rho - 10 aprile 2011
Il cuore di Davide è un cuore che ama, tanto Dio quanto i fratelli.
E prendo spunto dal cuore amante di Davide per spendere un paio di parole sulla
famosa unzione!
Cantare con unzione.
Suonare con unzione.
L’unzione è quell’effusione di Spirito Santo che fa del tuo talento un carisma.
Tale unzione è effusa dallo Spirito Santo quando tu consacri il tuo talento al servizio
di Dio e al servizio dei fratelli. In poche parole, quando canti con amore canti con
unzione; quando suoni con amore suoni con unzione.
A Santiago, in occasione della 1 conferenza europea di lode e adorazione, un
relatore ebbe a dirci una cosa che come un tesoro mi porto dentro e che voglio
condividere con voi:
< Amici, prima di esercitare il ministero nell’incontro di preghiera, guardate chi
avete davanti, guardate l’assemblea. Guardatela e amatela! >.
E’ sempre un fatto d’amore, tutto! Perché Dio è amore!
A che punto sta il nostro cuore? Perché vedete, a quello guarda il Signore!
Giusto domenica scorsa, la prima lettura era tratta da 1 Sam 16, 1 e sgg. Se
prendiamo la Bibbia, vedremo che questo paragrafo è rubricato così: Unzione di
Davide. – che Dio/incidenza! - .
Ricordiamoci quello che qui ci dice Dio:
Non conta quello che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore
vede il cuore. ( 1Sam 16,7).
E com’è il nostro cuore così è il nostro ministero: com’ è il nostro cuore così è la
nostra lode al Signore; com’è il nostro cuore così è la nostra adorazione, il nostro
bacio a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
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chiamati a servire. davide e maria.