consumatori edizione coop lombardia dicembre N° 10 2008 il mensile dei soci coop “L’unica razza che conosco è quella umana” Albert Einstein 40 Finanzia la solidarietà I soci possono usare i loro punti spesa per sostenere progetti di solidarietà. E Coop Lombardia raddoppierà il valore di queste donazioni Auguri 2009 COPERTINA_LM.indd 1 21-11-2008 9:26:04 C M Y CM MY CY CMY K COPERTINA_LM.indd 2 21-11-2008 9:26:09 S o mmari o Le pagine di cooplombardia 6 Stop agli aumenti di prezzo Coop in guerra con le industrie dei prodotti di marca: “No a richieste di aumenti ingiustificate. Le materie prime stanno calando” 12 Noi e gli stranieri In America arriva un presidente di colore, da noi aumentano gli episodi di razzismo. Tra paure e bisogno, l’Italia e il ruolo degli immigrati 18 Verso Kyoto Le associazioni ambientaliste critiche verso il governo sulle emissioni di CO2. E intanto Coop dimostra che si possono fare cose importanti in primo piano 4 Lettere a Consumatori 44 Saperecoop 45 Più sapere per star bene 47 Il panettone artigianale 52 Il grande jazz a Milano di fulvi o bella di alfred o de bellis di pa o l o ver o nesi di maria grazia persic o vivere bene 17 Cenoni e cautele 11 Rucola alla d i e u g enio Del toma Perchè dico no 21 alla caccia d i ma r io to z z i d i d a r io g u i d i Punti di solidarietà consumare informati 6 Coop dice no agli aumenti 40 Casa Bianca d i M a s s imo M ontana r i È tempo di... carote 30 d i H elm u t F ailoni 12 Noi e gli stranieri 15 La vignetta Un patrimonio 26 di stima 3 4 Budapest, il gusto e il fascino d i A nna Somen z i 18 Verso Kyoto 28Smartphone, un “tocco” e fai tutto 36 La lettera di protesta d i C la u d io St r ano libri e dischi 36 Mostre, Intervista a Irene Grandi d i E lle K a p p a d i s ilv ia F a b b r i 25 Lo Yoga che unisce d i Gi u s e p p e O r tolano d i N ATA L I N O B A L A SS O d i G . O l d r ini e P. Paco d a Mensile della Cooperazione di Consumatori 40127 Bologna, Viale Aldo Moro,16 Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908 [email protected] Reg.Trib. Bologna 3/8/82 n. 5005 Iscrizione Roc 29/8/01 n. 1040 Copia singola euro 0,31 Abbonamento annuo euro 3,10 Direttore responsabile Dario Guidi Redazione Piero Giovanolla (vicedirettore), Daniela Dalpozzo, Silvia Fabbri, Paolo Mandini, Alberto Martignone, Paola Minoliti, Andrea Pertegato, Mauro Poletti, Gianfranco Sansalone, Anna Somenzi, Claudio Strano. Progetto grafico Ferro comunicazione & design Impaginazione e grafica Ilde Ianigro Responsabile della pubblicità Gabriella Zerbini Coop Editrice Consumatori Consiglio di amministrazione: Paolo Cattabiani (presidente) Enrico Migliavacca (vicepresidente) Francesco Berardini, Giuseppe Bolognesi, Claudio Cucchiarati, Marco Gaiba, Luciano Landi, Paolo Mandini, Daniele Moltrasio, Claudio Toso. Associato a ANES, Associazione nazionale editoria specializzata Questa rivista è stata stampata su carta 100% ecologica che ha ottenuto il marchio Ecolabel dell’Unione Europea riservato ai prodotti a minor impatto ambientale COPERTINA_LM.indd 3 21-11-2008 11:21:15 la posta Informazione, pomodori Ogm e tumori Ho letto con risalto sui giornali la notizia di pomodori geneticamente modificati che aiutano a combattere i tumori. Potete spiegarmi meglio di cosa si tratta e quali proprietà hanno davvero questi pomodori Ogm? angela piana - SAN REMO (im) Risponde Claudio Mazzini Responsabile innovazione e valori di Coop Italia: La notiizia apparsa sui media in questi giorni che racconta di un pomodoro Ogm che salva dal cancro ha come fonte scientifica un articolo della rivista “Nature Biotechnology” pubblicato il 16 ottobre 2008. Il pomodoro in questione è stato ottenuto inserendo un gene dall’Antirrhinum majus (bocca di leone) in grado di sintetizzare elevati livelli di antociani. Gli antociani sono degli antiossidanti naturali presenti nelle piante, utili nel combattere i radicali liberi, che offrono inoltre protezione nei confronti di alcuni tumori, malattie cardiovascolari e malattie degenerative correlate all’età. Esistono prove del fatto che gli antociani possiedano inoltre attività anti-infiammatoria e ostacolano obesità e diabete; sono naturalmente presenti in molti alimenti come la melanzana, l’uva, le ciliegie, i mirtilli, le more, i lamponi ed il ribes con livelli di concentrazione che variano da 2 fino a 7-8 milligrammi per chilogrammo. La concentrazione media di antociani nel pomodoro transgenico è di circa 2,8 milligrammi per chilo. Questi composti sono presenti sia nella buccia che nella polpa, anche se in quantità diverse (meno nella polpa rispetto alla buccia). Il pomodoro così ottenuto è stato poi ridotto in polvere e somministrato assieme al mangime a particolari topi di laboratorio geneticamente predisposti a sviluppare tumori. Al termine dell’esperimento i topi che assumevano pomodoro Ogm, rispetto agli altri, avevano vissuto circa un 20% di giorni in più. Fin qui i risultati dello studio. Tuttavia, leggendo bene l’articolo, sono necessarie alcune precisazioni. Dai dati riportati il contenuto medio di antociani del pomodoro Ogm è paragonabile od inferiore a quello di molti dei frutti che contengono naturalmente questa sostanza. Ad esempio, mangiando uva nera si assumono quasi 4 volte in più antociani che non mangiando il pomodoro Ogm. Come detto Il contenuto di antociani varia poi significativamente tra “buccia” e “polpa”, questo è un aspetto da considerare qualora il pomodoro subisse alcune delle più diffuse lavorazioni industriali (pelati, polpa, passata ecc.). Basandosi poi sulle informazioni presenti nell’articolo di “Nature Biotechnology”, ai topi sono stati somministrati 80 milligrammi per kg al giorno di antociani; un uomo di circa 80 kg per introdurre lo stesso contenuto di antociani dovrebbe assumerne ben 6,4 grammi/giorno; 6,4 g di antociani corrispondono a circa 2,3 kg di pomodoro fresco Ogm al giorno!! Illustrati i fatti relativamente alla vicenda di questo pomodoro Ogm, Coop ribadisce e conferma la propria posizione di assoluto favore all’utilizzo delle biotecnologie in campo medico, ma ritiene che sarebbe opportuno adottare maggiore prudenza quando si comunicano i risultati di studi scientifici che, come in questo caso, sono ancora ben lontani dalla fase applicativa. Infatti, non solo i dati di cui si è parlato in questo caso non sono direttamente correlabili all’uomo, ma vi è un serio rischio di disinformare o peggio creare delle illusioni nell’opinione pubblica e in particolare nei malati affliti da gravissime malattie. Ancora una volta non si capisce a chi giovi questa prematura enfasi mediatica che peraltro non tocca il vero problema legato all’alimentazione, ovvero la corretta alimentazione: infatti secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità oltre il 30% delle persone che ogni anno si ammalano in tutto il mondo di tumore lo avrebbero potuto evitare se si fossero alimentati in modo più sano. Una dieta che punta su un cibo “miracoloso” rischia di spingere i consumatori verso un ulteriore impoverimento della diversità degli alimenti di cui si nutrono. Pertanto una dieta arricchita di un ingrediente “salva-cancro” può comunque essere vanificata da un alimentazione o da uno stile di vita non corretto. Tempo di vino novello Ogni anno, a fine autunno, mi regalo qualche assaggio di vino novello. Lo cerco in altri periodi dell’anno ma non lo trovo. Potete darmi qualche informazione in più in proposito? Angelo guglielmi - crevalcore (Bo) Il vino novello deve il suo nome al fatto che è il primo vino ottenuto subito dopo la vendemmia ed è messo in vendita dopo il 6 novembre di ogni anno. In Francia, dove è nato, è detto primeur ed è rappresentato principalmente dal beaujolais . Si ottiene con una tecnica innovativa attraverso la macerazione carbonica: l’uva viene messa in vasche protette dall’aria dove fermenta per una settimana. dicembre 2008 Dopo la pigiatura il mosto continua a fermentare e il vino che si ottiene è pronto da bere, rosso, leggero con sentori di fragola e lampone. Deve essere consumato entro l’inverno perché non può invecchiare. Sugli scaffali e nelle cantinette Coop possiamo trovare tanti tipi e marche di vino novello, da bere con le castagne o con i dolci invernali… L’indirizzo per scrivere a questa rubrica è: redazione Consumatori, Viale Aldo Moro, 16, 40127 Bologna fax 051 6316908, oppure, [email protected] novità per i clienti coop voce un sms per la solidarietà I segreti del tartufo Sono andata a una delle tante Sagre del tartufo che si tengono in questa stagione nei nostri paesi. Vorrei saperne di più sulle diverse qualità che esistono. Bianco o nero, ma soprattutto “d’oro” (visto il prezzo!)… IDa mascolo - novi ligure È vero oggi si trovano tantissime varietà di questo fungo ipogeo (che cioè cresce nel sottosuolo ) che viene chiamato “il diamante della cucina”: c’è quello nero (tipico del centro Italia), quello bianco (di Alba, Piemonte), quello bianchetto, il tartufo invernale, il nero liscio, lo scorzone o tartufo estivo. Il prezzo è sempre molto vario e dipende dalla stagione, dalla quantità trovata in una stagione, dalla pezzatura: esiste comunque una vera e propria “borsa del tartufo” aggiornata continuamente. Il prezzo medio quest’anno è intorno ai 2.000-2.500 euro il chilo… A livello nutrizionale i tartufi sono paragonati ai funghi ma, vista la minima quantità che viene utilizzata nei piatti, sono calorie irrilevanti. Ciò che si compra è piuttosto il piacere del suo aroma, persistente e coinvolgente, che rende il sapore del piatto assolutamente unico. Pioppo, salice, quercia e tiglio sono gli alberi che accettano la convivenza con il tartufo, mentre un terreno soffice darà tartufi più lisci e tondeggianti. Uova, pasta e burro sono gli abbinamenti più tradizionali. Detersivi Ho avuto problemi utilizzando un detersivo la cui etichetta era carente di informazioni. Cosa deve riportare un’etichetta a norma di legge? rosa santunione - pescara L’imballaggio di un detersivo non solo serve a contenere il prodotto e a mantenerlo intatto, ma deve fornire all’acquirente informazioni importanti sulla natura del prodotto stesso e su come utilizzarlo al meglio. Il Regolamento CE n. 648/2004 chiede ai produttori di riportare in etichetta informazioni basilari per la sicurezza del consumatore: la denominazione e il marchio commerciale del prodotto; l’indirizzo completo con il numero telefonico del responsabile dell’immissione del prodotto sul mercato; l’indirizzo (o la mail) a cui chiedere la scheda tecnica. Oltre a ciò resta l’obbligo di indicare la presenza di conservanti o sostanze allergizzanti quando sono presenti in misura superiore allo 0,01%. dicembre 2008 Da questo mese di dicembre anche i clienti CoopVoce potranno devolvere in beneficenza una parte del proprio credito residuo con un semplice Sms! Come? In occasione delle principali campagne nazionali di solidarietà (come ad esempio Telethon, Banco Alimentare, ecc.) potranno inviare un Sms del valore di 1 o 2 euro (a seconda dell’iniziativa) al numero specificato dalla singola Onlus. Vista l’attenzione dei soci Coop per la solidarietà siamo sicuri che il loro contributo sarà sostanziale! Oggi con CoopVoce è possibile ricaricare il proprio telefonino in oltre 700 punti vendita Coop abilitati al servizio, sul sito www.coopvoce.it con Carta di credito, nei Bancomat delle banche abilitate al servizio e presso le ricevitorie Sisal. È possibile trovare tutte le informazioni sul sito o nel punto vendita Coop più vicino. per i soci coop sconto del 10% nelle Scuole di sci del trentino ASSOCIAZIONE MAESTRI di SCI del TRENTINO Piazza Centa 13/2 - Trento (www.trentinosci.it) Sconto 10% su lezioni collettive di sci e snowboard Ecco le 24 scuole che aderiscono alla convenzione: Madonna di Campiglio: “5 Laghi “, “Nazionale”, “Campo Carlo Magno”; Val di Fiemme: “Alpe Cermis Cavalese”, “Alpe di Pampeago”, “Alta Val di Fiemme”; Folgaria-Lavarone: “Altopiano Folgaria”, “Lavarone”; Andalo-Fai: “Dolomiti Di Brenta”, “Fai della Paganella”; Folgarida: “Azzurra”, “Marilleva”, “Folgarida-Dimaro”, “Val di Sole 2000 Commezzadura”; Val di Fassa: “Campitello”, “Canazei-Marmolada”, “Vajolet Pozza”, “Vigo di Fassa-Passo Costalunga”, “Moena Dolomiti”; Pejo: “Pejo”; Castello Tesino: “Lagorai”; Trento: “Viote”; S. Martino di Castrozza: “Dolomiti”, “Nuova S. Martino di Castrozza”. Lo sconto si ottiene con la carta socio coop, che può essere presentata dall’intestatario o da altro componente il nucleo famigliare (moglie/marito e figli) e può valere al massimo per due persone. Lo sconto non è cumulabile con altre promozioni in corso, non è attivo nel periodo dal 21 dicembre all’ 11 gennaio. •Per informazioni: www.e-coop.it Tel. 0461 - 82 60 66 - [email protected] in primo piano stop di D A r I O G U I D I Coop dice no alle industrie sugli aumenti di prezzo Tassinari (Coop Italia): “Non accettiamo richieste ingiustificate da parte delle industrie dei prodotti di marca. Il forte calo delle materie prime deve produrre un vantaggio per le famiglie. Si parla tanto di responsabilità sociale delle imprese: è ora che deve vedersi. Come Coop abbiamo dato l’esempio abbassando i prezzi di diversi dei nostri prodotti a marchio” la difesa centromarca si spiega così... Per completezza d’informazione, riportiamo alcuni brani della nota con cui Centromarca (cioè l’associazione che raggruppa le aziende produttrici dei prodotti di marca) ha risposto alle a Coop. Nel testo si sostiene che “il tema straordinariamente complesso e critico dei prezzi” è stato proposto “in una chiave semplicistica e prettamente demagogica, che occulta le dinamiche reali del mercato. Nessun produttore con mercati stagnanti, potere d’acquisto calante e competizione feroce - può permettersi di aumentare i propri listini se non assolutamente costretto e nella misura minima indispensabile. D’altra parte la fissazione dei prezzi di cessione è un momento cruciale dell’esercizio di impresa e dei rischi connessi, massimizzati oggi da un contesto drammatico in cui la tenuta delle imprese non è certo meno importante dei prezzi dei loro prodotti”. C erto, una decisione senza precedenti. Ma presa in una situazione di crisi economica e finanziaria che è, anch’essa, senza precedenti. Una decisione che rende evidente come Coop parta sempre dalla necessità, connaturata all’essere una cooperativa, di tutelare l’interesse di milioni di soci e non quello di pochi azionisti. La decisione di cui parliamo è quella di dire pubblicamente, attraverso una lettera aperta uscita a pagina intera sui più importanti quotidiani italiani, che Coop non intende accettare le richieste di aumenti di prezzo che stanno arrivando da parte delle grandi aziende produttrici (da Nestlè a Lactalis, da Procter & Gamble a Danone) sui listini per il 2009. Richieste di aumento nell’ordine del 4-8%, proprio in una fase in cui i prezzi delle materie prime stanno rapidamente scendendo, dopo i picchi di alcuni mesi fa. Una diminuzione dei prezzi che, proprio Coop, ha già trasferito su una importante serie di prodotti a proprio marchio (dal latte Uht, alla pasta di semola, dallo yogurt al burro). Infatti, come riportato negli scorsi numeri di Consumatori, questi prodotti hanno visto il proprio prezzo calare già da fine settembre. Il tutto sulla base di una semplice e trasparente equazione, che Coop ha fatto ma che qualcun altro non sembra capace di risolvere: e cioè se cala il costo delle materie prime, anche quello del prodotto finito deve, in una qualche misura, ridursi. “Quando abbiamo presentato la decisione di ridurre i prezzi dei nocontinua a pagina > dicembre 2008 Il prezzo delle materie prime,come grano, mais, farine, orzo, latte semi oleosi, ma anche petrolio e derivati e alluminio, è diminuito e sta scendendo ancora. Coop ha già abbassato i prezzi di pasta, farina, burro, latte UHT, yogurt a marchio Coop. Ci saremmo aspettati che anche le industrie facessero altrettanto. Non è successo. In molti settori, soprattutto ad opera delle industrie multinazionali, ci troviamo di fronte a richiesta di aumenti, da l 4% fino all’8%, su prodotti importanti per la spesa delle famiglie italiane. Richieste ingiustificate e incompatibili con la necessità di contenere i prezzi e favorire i consumi in un momeno di grave crisi; si corre il rischio, dopo l’ondata di crescita dei prezzi di inizio 2008, di una ulteriore crescita dell’inflazione nel 2009. Per questo Coop non accetterà richieste ingiustificate di aumento dei prezzi. Lo diciamo apertamente e pubblicamente. Se le richieste dovessero persistere, Coop reagirà di conseguenza e con determinazione, informando i 6.700.000 soci consumatori. Siamo convinti che tutte le imprese responsabili dovrebbero impegnarsi in azioni concrete per recuperare la fiducia e rispondere alle attese di difesa del potere d’acquisto dei consumatori. Questo si aspetta oggi la gente: segnali forti e di aiuto per affrontare e superare le difficoltà. Coop fa la sua parte e chiede alle industrie di marca di fare la loro, nell’interesse dei cittadini e del Paese. di A L D O B A S S O N I “Le famiglie non paghino per tutti” Le associazioni di consumatori contrarie ad ogni speculazione A fine anno, tra carburanti, energia, riscaldamento e generi alimentari, la famiglia italiana avrà speso in media 750 euro in più del 2007. Ma secondo uno studio di Adusbef e Federconsumatori, la crisi finanziaria ha aggravato la drastica diminuzione del potere di acquisto di ben 1.827 Euro, sia per gli effetti diretti (andamento dei titoli azionari e perdite di prodotti finanziari tossici) che indiretti (caduta del PIL, aumento delle rate dei mutui a tasso variabile, aumento del costo dei prestiti, aumento dei costi di investimento delle imprese e ricadute sui prezzi dei beni). Al di là delle algide medie statistiche, ogni famiglia è in grado di misurare la perdita del proprio potere d’acquisto meglio di qualunque scienziato. In più, la recessione nella quale siamo precipitati sta già facendo le prime vittime sul mercato del lavoro a suon di licenziamenti, cassa integrazione e nuova precarietà. In poche parole significa che continueranno a calare redditi e consumi. E mentre il governo si preoccupa di salvare le banche, al momento in cui scriviamo ancora poco o nulla si dell’entità di eventuali aiuti (si parla di 3/4 miliardi di sconti fiscali di varia natura) e sulla loro destinazione. Così, sempre più famiglie sono costrette a modificare le proprie abitudini di acquisto. Per necessità e non per amore, le preferenze di milioni di consumatori si sono spostate verso prodotti di largo consumo più convenienti. «Ci troviamo di fronte ad un fenomeno estremamente grave anche sotto un altro aspetto, quello delle abitudini alimentari – denunciano Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori e Elio Lannutti, presidente di Adusbef –, la caduta dei consumi, infatti, non riguarda solo gli aspetti quantitativi della richiesta di mercato dei beni e dei prodotti industriali, ma, purtroppo, riguarda anche gli aspetti qualitativi di questi ultimi». A complicare il quadro sono arrivate inattese le manovre delle multinazionali degli alimentari che, nonostante il crollo dei prezzi delle materie prime, hanno annunciato l’aumento dei propri listini. Una pretesa assurda contro la quale Coop ha preso una posizione nettamente contraria suscitando clamore sui media e consenso dei consumatori. «Noi pensiamo che sia il momento in cui ognuno deve fare la sua parte, con responsabilità – dice Aldo Soldi, presidente dell’Associazione nazionale cooperative di consumatori -. È con questo spirito che ci siamo seduti al tavolo ministeriale con le altre organizzazioni della grande distribuzione, confermando l’impegno a trasferire sui prezzi finali ogni diminuzione del prezzo che sarà fatto dall’industria». In teoria, infatti, sul fronte di molti beni di prima necessità, compresi i carburanti, le cose dovrebbero tendere al sereno. I dati parlano di una diminuzione dei prezzi di molte materie prime, a partire dal petrolio e suoi derivati, con relative potenziali incidenze benefiche sui prezzi di tutte le merci. «Se la doppia velocità dei petrolieri ci irrita – sostengono Trefiletti e Lannutti -, quella relativa ai prezzi dei generi di prima necessità come pane e pasta ci indigna. Questi sono prodotti fondamentali soprattutto per l’ampio utilizzo che se ne fa e per l’incidenza che questi prodotti hanno sulle famiglie meno abbienti». Il prezzo del grano negli ultimi mesi è calato addirittura del 60 per cento. Nel 2008 in Europa è perfino aumentata la produzione di cereali. In aumento è soprattutto la produzione di grano tenero e segale. E così i prezzi dei cereali, dopo le forti impennate di continua a pagina > dicembre 2008 in primo piano stri prodotti a marchio – spiega il presidente di Coop Italia, Vincenzo Tassinari – avevamo detto una cosa molto precisa. Che ci saremmo battuti, dando l’esempio per primi, affinché non succedesse ciò che purtroppo ben conosciamo col prezzo della benzina. E cioè che il petrolio cala, ma quando andiamo a fare il pieno di questo calo non c’è traccia. Noi a questa logica che scarica sul consumatore i problemi non ci stiamo. C’è una crisi economica pesante, siamo nella fase in cui, dal sistema finanziario, il problema sta colpendo pesantemente le famiglie. E allora tutti dobbiamo essere responsabili, nell’interesse dei consumatori, del paese, ma anche dello stesso sistema di imprese”. Anche perché nel caso sollevato da Coop, non solo i prezzi non calano (rifacendosi all’esempio della benzina), ma addirittura la richiesta delle grandi aziende produttrici, è di un aumento. “Tra i diversi esempi che si potreb- bero fare – prosegue Tassinari – mi pare particolarmente significativo quello di multinazionali come Lactalis e Danone che ci chiedono aumenti del 4-5% nel momento in cui i prezzi del latte sono calati del 10%. Se accettassimo questi aumenti si otterrebbe tra l’altro il risultato paradossale di vedere arrabbiati da un lato i consumatori e dall’altro allevatori e produttori agricoli, che stanno già da settimane incassando di meno per il loro latte”. Situazioni paradossali dunque, dalle quali Coop ritiene si debba uscire con un atteggiamento responsabile da parte di tutti gli attori in campo. “Lo scorso anno – continua Tassinari – gli attacchi alla grande distribuzione per gli aumenti di prezzo, si sono sprecati. Eravamo nella fase in cui il prezzo del grano e del petrolio era raddoppiato in pochi mesi. Noi abbiamo sempre detto che questo gioco non ci piaceva e non era corretto. Per questo ora abbiamo deciso di mettere pubblicamente le car- te in tavola con la nostra lettera aperta. Speriamo di trovare un accordo con le industrie produttrici, lavoriamo per questo, ma senza furbizie o pensando di scaricare i propri problemi su altri”. Qui il ragionamento di Tassinari entra più nel merito dell’evoluzione delle scelte dei consumatori e sul ruolo delle industrie di marca. “Dalla seconda metà di ottobre, anche sul carrello della spesa, si è avvertito distintamente l’arrivo dell’onda di crisi economica. Ci sono stati cali nell’ordine del 5/6% che sono significativi. Tutti, industrie produttrici e imprese di distribuzione, abbiamo davanti una fase difficile. Ma il comportamento delle industrie di marca credo debba partire da una lettura del mercato che sta cambiando. Nel corso del 2008, ad esempio, mentre il prodotto a marchio Coop ha registrato un balzo in avanti del 7-8%, i prodotti di marca vedono un calo intorno al 2,5-3%. Forse c’è un problema di posizionamento complessivo continua a pagina 11 > lo sboom delle materie prime Petrolio -52,9%, frumento - 43%, mais -43,5%... Per capire meglio la polemica in corso tra Coop e le industrie dei prodotti di marca è utile guardare ad alcune semplici cifre che riguardano il costo delle materie prime, quelle alla base dei prodotti finiti che abbiamo in casa. Ebbene, dal 30 giugno al 31 ottobre di quest’anno il prezzo del petrolio è sceso del 52,9%, quello del frumento è sceso del 43%, quello del mais del 43,5%, quello del rame del 50,6%. Tonfi micidiali, arrivati a seguito di rialzi altrettanto incredibili avvenuti in precedenza. Il fatto è che la speculazione finanziaria investe regolarmente anche su questi mercati, le cosiddette commodities. L’andamento record del prezzo del grano alla Borsa di Chicago dicembre 2008 sul finire del 2007 è stato il frutto di speculazioni internazionali che decisero di spostarsi dai troppo volatili mercati finanziari e immobiliari alle più affidabili materie prime. Ma alla fine anche sulle commodities è scoppiata la bolla. E con essa sono calati drasticamente i prezzi. Una circostanza che dovrebbe produrre un beneficio evidente e immediato per i consumatori e le famiglie. Per Coop (che già da fine settembre ha abbassato i prezzi di numerosi prodotti col proprio marchio) è sicuramente così. Per altre industrie produttrici invece un crollo del 50% su petrolio e frumento non basta e con i listini per il 2009 sbucano richieste di aumenti... in primo piano 50,00 Prezzo latte crudo Lombardia e prezzo minimo latte intero spot Pastorizzato estero di francia e germania Il grafico mostra come, dopo il picco verso la fine del 2007, il prezzo del latte, sia straniero che italiano, nella seconda metà del 2008, sia sensibilmente diminuito €/100 lt. 47,50 Confronto 45,00 42,50 40,00 37,50 35,00 32,50 30,00 27,50 25,00 anni 2000 —Prezzo minimo del latte Spot Lodi pastorizzato in Francia —Prezzo minimo del latte Spot Lodi pastorizzato in Germania —Prezzo latte crudo Lombardia* 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Latte, prezzo in discesa Vediamo l’andamento alla produzione di uno dei prodotti base per le famiglie A d Angelo Rossi, consulente ed esperto del settore lattiero caseario (e tra i promotori del sito www.clal.it) abbiamo chiesto lumi sull’andamento di mercato di uno dei prodotti più usati da tutti i consumatori. Quale è stato negli ultimi mesi l’andamento dei prezzi del latte alla produzione in Italia e in Europa? Per rispondere è indispensabile fare riferimento al grafico (vedi in alto in questa pagina ndr), che mette a confronto l’andamento dei prezzi minimi del latte che arriva agli stabilimenti italiani dalla Francia e dalla Germania (latte spot) con quello del latte prodotto in Lombardia, regione leader nella produzione italiana, con il suo 40,5% sul totale. È’ facile vedere che nel periodo 20072008 il mercato del latte è stato turbato da grandi oscillazioni nei prezzi. All’impennata verso l’alto dei prezzi del latte tedesco e francese, il prezzo del latte italiano ha risposto con un aumento meno elevato, ma più protratto nel tempo. Quando i prezzi del latte tedesco e francese sono precipitati, il prezzo del latte italiano, pur evidenziando una tendenza al ribasso, si è mantenuto su una fascia di valore più alto rispetto a quello europeo. Il che significa che, allo stato attuale, in Italia circola latte di prezzo assai diversificato: più basso quello di importazione, più elevato quello nazionale. Prezzi diversi per latte di diversa provenienza, dunque, cui corrispondono destinazioni differenziate: la produzione nazionale va soprattutto a produzioni DOP e a latte fresco; il latte d’importazione, invece, è utilizzato ‘a completamento’, per sopperire cioè alla copertura del fabbisogno interno. Da quali elementi è stato condizionato questo andamento? Questo andamento così altalenante va letto e interpretato a fasi. Il picco degli aumenti è corrisposto: - ad una minore produzione di latte, a livello mondiale, per effetto di eventi climatici negativi (ad es. siccità); - ad un aumento del prezzo delle materie prime (soia, grano, mais), per effetto sia di cali produttivi, sia di speculazioni internazionali; - ad un aumento della domanda per effetto dei maggiori consumi nell’Est europeo e per il miglioramento delle condizioni di vita in alcuni Paesi in via di sviluppo. Il calo del prezzo del latte tedesco e francese è corrisposto: 1) alla ripresa della produzione di latte a livello mondiale; 2) alle minori esportazioni della UE-27 verso i Paesi Extra UE, con conseguente disponibilità di materia prima, offerta, in primo luogo, a paesi deficitari, sul piano della produzione, come l’Italia. l > segue da pagina inizio anno quando, secondo i numeri della Fao, salirono dell’83 per cento rispetto a un anno prima, sono tornati a scendere, ragione per cui non si capisce perché il prezzo della pasta non dovrebbe tornare ai livelli di due anni fa. Invece i prezzi di pane e pasta alla produzione non accennano a calare scaricando sulla distribuzione e sui consumatori oneri che non hanno alcun senso. «Con questi prezzi per una famiglia italiana che consuma un kg di pane e 0,5 kg di pasta al giorno si avrà un aumento di 105 euro per il pane e 73 euro per la pasta per un totale di 178 euro in più all’anno» spiegano Trefiletti e Lannutti. Dal canto suo anche Paolo Landi, presidente di Adiconsum ha espresso la propria preooccupazione sull’andamento dei dicembre 2008 prezzi, appoggiando esplicitamente la protesta di Coop verso “quelle multinazionali che, nonostante situazioni oggettive aumentano i prezzi per mantenere inalterati i propri ricavi e compensare la riduzione dei consumi”. “Purtroppo - continua Landi - il mercato funziona egregiamente quando si tratta di aumentare i prezzi, ma non funziona allo stesso modo quando le stesse ragioni portano a ridurre i prezzi. In gioco c’è una recessione che rischia di essere pesante per le famiglie, ma anche per il sistema economico. Il Governo assuma quindi una forte iniziativa per chiedere a tutti i soggetti, non solo comportamenti responsabili, ma coraggiosi, i cui effetti positivi andrebbero a vantaggio di tutti: consumatori, imprese, distribuzione”. l e la tribù Linear. Puoi risparmiare fino al 40% sull’RC Auto e accumulare tanti punti. 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Iniziativa valida solo per i Soci delle Cooperative che hanno aderito. ***Iniziativa non cumulabile con altre agevolazioni o sconti. * ** La tranquillità di stare con un Grande Gruppo di questo tipo di prodotti, come dimostra il fatto che il consumatore sceglie e scegliendo punisce alcuni, premiando altri. Di ciò credo si debba tener conto”. Dunque per ora il clamoroso confronto tra Coop e i fornitori non ha ancora trovata una soluzione. Ma quali potranno essere gli esiti? “Noi, come sempre avvenuto in tanti anni – spiega ancora Tassinari – ci muoviamo per trovare un punto di equilibrio. E siamo convinti che sia possibile farlo anche questa volta. Siamo pronti a valutare i problemi delle singole imprese, dei diversi settori produttivi e se ci sono situazioni di difficoltà, ovviamente, ne terremo conto. Ma tutto tenendo fermo il principio che se degli aumenti ci appaiono ingiustificati noi li contrasteremo con ogni mezzo”. Si arriverà a veder sparire qualche prodotto dagli scaffali perché i contratti di fornitura saltano? È una ipotesi possibile. “Il tempo per trovare una soluzione c’è. Usiamolo bene. Del resto i problemi che solleva Coop sono sentiti anche dal resto delle catene della grande distribuzione e quel che più conta dai nostri soci consumatori”. L’ultima battuta di Tassinari è sulla situazione più generale che il paese sta vivendo: “La crisi è entrata nella testa della gente. C’è preoccupazione per l’occupazione, per l’andamento delle imprese, per il crollo del potere d’acquisto dei salari. Così si alimenta anche un clima di sfiducia che è fondamentale combattere. Da un lato servono politiche da parte del governo che facciano ripartire il volano dei consumi e del reddito, ma servono anche comportamenti concreti e positivi. Da anni si sprecano i richiami alla responsabilità sociale delle imprese. È il momento di dimostrarla questa responsabilità sociale, con gesti di trasparenza e fiducia. Il consumatore nel corso del 2008 si è sentito spesso abbandonato, tranne da quelle realtà come Coop, che hanno proposto fatti concreti nella lotta all’inflazione e al carovita. Noi siamo abituati così: prima di chiedere ad altri, cerchiamo di fare la nostra parte in positivo”. l 11 dicembre 2008 di Massimo Montanari docente di Storia medievale e di Storia dell’alimentazione, Università di Bologna Rucola alla Casa Bianca N ello scorso mese di settembre, mentre infuocava la campagna presidenziale americana, John McCain – ospite di un popolare programma di cucina, uno dei tanti che imperversano sui canali televisivi al di qua e al di là dell’Atlantico – si è infilato il grembiulone da cuoco e ha spiegato il suo modo di preparare le costolette alla griglia: il suo segreto è farle marinare per dieci ore nel pepe e nell’aglio, prima di mandarle alla brace. McCain ha anche assicurato che, una volta eletto presidente, uno dei suoi primi pensieri sarebbe stato quello di piazzare un grande barbecue nel giardino della Casa Bianca [“La Repubblica” 14.09.2008, p. 19]. Bella mossa pubblicitaria: il barbecue in giardino è la pratica culinaria preferita da ogni bravo americano che si rispetti, un vero mito gastronomico che si celebra nel week-end, invitando a casa gli amici a mangiare costolette e hamburger non troppo diversi da quelli che durante la settimana si sono consumati al ristorante. Il candidato presidente intendeva in questo modo riaffermare la sua “americanità”, la sua appartenenza alla cultura e alla tradizione “nazionale”. Ogni mito contiene valori e simboli che oltrepassano di gran lunga la dimensione pratica, tecnica del gesto. Cuocere costolette sul barbecue di casa non serve solo a mangiare, ma anche (o forse soprattutto) a riconoscersi figli di una cultura, come quella americana, fortemente segnata dal mito della natura, della mangiata all’aria aperta, dell’uomo forte e vigoroso che non perde troppo tempo a cincischiare in cucina (e infatti il barbecue, come lo spiedo, è quasi sempre un affare di maschi). Per questo, annunciare che un barbecue sarà sistemato nel giardino della Casa Bianca è un modo efficace per rassicurare un certo tipo di elettori, tendenzialmente maschili e tendenzialmente conservatori, che nulla cambierà nei valori tradizionali del popolo americano e della sua cultura. Sappiamo tutti come poi è andata a finire. John McCain non abiterà la Casa Bianca e il barbecue non farà mostra di sé nel suo giardino. Andrà invece ad abitarci quel giovane afroamericano dalla pelle scura (che qualcuno, vergognosamente, ha voluto definire “abbronzata”) che in un’intervista ha detto di amare l’insalata con rucola e parmigiano. Un cibo “light” e dinamico, anche un po’ modaiolo, se vogliamo: e anch’esso ricco di risvolti simbolici. L’insalata di Obama è a suo modo provocatoria, perché significa il cambiamento rispetto alla cultura del barbecue. Il tradizionale divoratore di carni alla brace difficilmente potrà condividerne il messaggio, anche se tutto, in America, alla fine sembra ricomporsi: la signorilità e il senso civico che lo sconfitto ha mostrato verso il vincitore (un vero spettacolo, per noi italiani abituati a ben più tristi comportamenti) lasciano pensare che in tavola alla fine ci saranno un buon piatto di carne e una bella insalata (forse con rucola). Il cibo spesso divide, ma ancora più spesso unisce. in primo piano Mentre gli Usa eleggono il loro primo presidente di colore, in Italia si susseguono episodi di intolleranza e razzismo. Pesano le paure legate al fenomeno dell’immigrazione, anche se spesso fondate su pregiudizi e scarsa conoscenza. Il rapporto Caritas-Migrantes propone una fotografia della situazione e dice chiaramente che, comunque, degli immigrati non possiamo fare a meno Noi e gli stranieri tra paure e bisogno, ma il futuro passa da lì di D A R I O G U I D I F a un po’ impressione rilevarlo, ma il contrasto c’è tutto. Proprio nelle settimane in cui il mondo celebra e commenta la storica elezione di Barack Obama, primo presidente degli Stati Uniti d’America con la pelle nera (con tutta la carica simbolica che vedere un uomo di colore alla guida della più importante nazione al mondo ha), noi, in Italia, viviamo invece una fase in cui gli episodi di razzismo, di discriminazione, di intolleranza se non di aperta violenza contro persone di colore e immigrati si susseguono. Del resto è un fatto che nel suo primo discorso da neo- eletto presidente Obama abbia con orgoglio ricordato la storia a lieto fine di una elettrice di Atlanta, nata 106 anni fa, che, dopo aver vissuto gli anni della segregazione razziale, quelli nei quali a causa del colore della pelle non poteva partecipare alle elezioni, ha potuto oggi votare e vedere eletto un nero alla guida degli Stati Uniti. Ben diverse le cose che, in casa nostra, ha dovuto e deve dire il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha più volte pubblicamente sottolineato che un rischio di razzismo e di regressione civile esiste e va contrastato e prevenuto con grande determinazione, aggiun- gendo anche che “gli immigrati sono un fattore di forza e di freschezza per il nostro Paese e che occorre dire basta ai pregiudizi”. Se certo non basterà l’elezione di Obama a risolvere i problemi che comunque una grande società multietnica, come quella americana ha, lo stimolo a riflettere sui fatti di casa nostra è grande e significativo. Inevitabilmente, il discorso su intolleranza e sugli episodi degli ultimi mesi, si lega al tema immigrazione, un fenomeno che sta cambiando profondamente la nostra società in questi anni e che spesso viene più o meno consapevolmente ridotto e continua a pagina 14 > 12 dicembre 2008 in primo piano caritas - migrantes “SERVono nuove Scelte politiche” Il Dossier Caritas-Migrantes contiene poi anche alcune esplicite valutazioni sulle scelte politiche e legislative con cui il tema immigrazione viene affrontato nel nostro paese. Si va da una critica alla scelta “di aumento della pena per chi commette reato in situazione di irregolarità”, così come per la possibilità di trattenimento fino a 18 mesi nei Centri di identificazione e di espulsione. “Chi delinque va punito e condannato – si legge nel rapporto Caritas-Migrantes - in un’ottica di rieducazione, come prevede la nostra Costituzione. Si impone però la necessità, anche se di essa poco si parla, di una politica positiva a favore della maggioranza degli immigrati, investendo in idee e risorse. Il pacchetto sicurezza dunque, di cui alcune norme potevano essere diversamente formulate, non esaurisce le politiche migratorie e neppure ne è la parte più rilevante”. Un manifesto contro il razzismo L’appello di un gruppo di scienziati tra cui il premio Nobel Rita Levi Montalcini N el luglio di quest’anno, un gruppo di scienziati coordinati da Marcello Buiatti, tra cui anche il premio Nobel Rita Levi Montalcini, a settant’anni di distanza dall’entrata in vigore delle leggi volute dal RIta Levi Montalcini fascismo sulla razza, ha deciso di Premio Nobel scrivere un Manifesto contro l’asper la medicina surda pretesa di giustificare scientificamente il razzismo. Ecco alcuni dei punti salienti di questo manifesto che si articola in otto enunciati: variabilità genetica nella nostra specie, oltre che minore di quella dei nostri “cugini” scimpanzé, gorilla e orangutan, è rappresentata soprattutto da differenze fra persone della stessa popolazione, mentre le differenze fra popolazioni e fra continenti diversi sono piccole. I geni di due individui della stessa popolazione sono in media solo leggermente più simili fra loro di quelli di persone che vivono in continenti diversi. Proprio a causa di queste differenze ridotte fra popolazioni, neanche gli scienziati razzisti sono mai riusciti a definire di quante razze sia costituita la nostra specie, e hanno prodotto stime oscillanti fra le due e le duecento razze. • I. Le razze umane non esistono. L’esistenza delle razze travede minacce nei pensieri e nei comportamenti diversi. Per i difensori della razza italiana l’Africa appare come una paurosa minaccia e il Mediterraneo è il mare che nello stesso tempo separa e unisce. Per questo i razzisti sostengono che non esiste una “comune razza mediterranea”. Per spingere più indietro l’Africa gli scienziati razzisti erigono una barriera contro “semiti” e “camiti”, con cui più facilmente si può entrare in contatto. La scienza ha chiarito che non esiste una chiara distinzione genetica fra i Mediterranei d’Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall’altra. Sono state assolutamente dimostrate, dal punto di vista paleontologico e da quello genetico, le teorie che sostengono l’origine africana dei popoli della terra e li comprendono tutti in un’unica razza. l umane è un’astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole differenze fisiche fra persone, percepite dai nostri sensi, erroneamente associate a differenze “psicologiche” e interpretate sulla base di pregiudizi secolari. Queste astratte suddivisioni, basate sull’idea che gli umani formino gruppi biologicamente ed ereditariamente ben distinti, sono pure invenzioni da sempre utilizzate per classificare arbitrariamente uomini e donne in “migliori” e “peggiori” e quindi discriminare questi ultimi (sempre i più deboli), dopo averli additati come la chiave di tutti i mali nei momenti di crisi. • III. Nella specie umana il concetto di razza non ha significato biologico. L’analisi dei DNA umani ha dimostrato che la 13 dicembre 2008 • VIII. Il razzismo discrimina, nega i collegamenti, in- in primo piano le cifre il 9% del PIl italiano viene dagli stranieri 4 milioni sono gli immigrati regolari in Italia, pari al 6,7% della popolazione 1 lavoratore su 10 è straniero 700 mila immigrati, quasi tutte donne, lavorano nel campo dell’assistenza familiare Un quarto degli occupati nell’edilizia sono stranieri il 9% del Pil è prodotto dagli stranieri 3,7 miliardi di euro sono le tasse pagate dagli immigrati 350 mila nuovi arrivi circa si registrano ogni anno 170 mila di questi sono lavoratori 100 mila sono per i ricongiungimenti familiari 60 mila nuovi nati da genitori stranieri 767.000 sono gli studenti stranieri nelle scuole 457.000 dei quali nati in Italia 40.000 stranieri ogni anno diventano cittadini italiani Nel 2050 in Italia le persone con più di 65 anni passeranno dai 12 milioni attuali a 22 milioni. Senza il contributo degli immigrati la capacità produttiva del nostro paese sarebbe a rischio. assimilato a un problema di ordine pubblico e di criminalità. E, come spesso accade, di fronte ai cambiamenti, le reazioni possono essere di segno opposto: vederli come una opportunità, guardare negli occhi la realtà, provare a governare i problemi spesso complessi che ci sono, oppure chiudersi e scegliere scorciatoie che spesso conducono alla paura. Partire dai dati veri Un ottimo strumento per ragionare, partendo da cifre e riferimenti concreti, è il 18° Rapporto sull’immigrazione presentato da Caritas-Migrantes. Un rapporto che propone una fotografia decisamente significativa del fenomeno immigrazione in Italia, dal momento che gli stranieri regolari presenti in Italia sono ormai vicini ai 4 milioni, cioè sono il 6,7% dell’intera popolazione. Un dato che mette l’Italia leggermente al di sopra della media Ue (che è del 6%), ma al di sotto di paesi come Germania (che ha 7 milioni di immigrati) e Spagna (che ne ha 5,2 milioni pari all’11,3% della popolazione). Ogni anno in Italia arrivano 300-350 mila nuove unità (tanti quanti erano gli italiani che ogni anno emigravano nel dopoguerra…), un occupato su 10 nel nostro paese è straniero, mentre sono 600 mila gli studenti e 150 mila gli immigrati divenuti imprenditori. Gli stranieri concorrono per il 9% alla creazione del nostro Pil e garantiscono un gettito fiscale di 3,7 miliardi l’anno (che ripaga in pieno le spese sociali sostenute per loro da Stato e enti locali). Ben 40 mila di loro ogni anno diventano cittadini italiani e 64 mila all’anno sono i nuovi nati. “Sono cifre - come spiega il coordinatore del rapporto, Franco Pittau - che dicono come non si possa pensare al fenomeno migratorio come da una presenza accessoria, regolabile sulla base delle esigenze congiunturali del mondo del lavoro. La presenza degli im- l’ indagine dell’agen z ia ue contro le discrimina z ioni Razzismo all’italiana, quanti episodi Ben 203 gli episodi comprovati di razzismo commessi da cittadini italiani verso cittadini extracomunitari, uno ogni 43 ore, e in almeno 13 casi la discriminazione razziale è stata in tutto o in parte causa della morte dell’immigrato. Oltre ai recenti episodi di cronaca, dei fenomeni di intolleranza si è occupato anche il rapporto RAXEN, curato dall’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Ue (basato sulle denunce all’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, che, nel periodo di riferimento - tra il settembre 2005 e il settembre 2006 - sono state 3.500), per 94 dei 203 episodi si è trattata di violenza fisica. In 15 casi la xenofobia è stata rilevata in sentenze di tribunali che hanno ravvisato la discriminazione razziale, 36 i casi di antisemitismo, 28 quelli di “islamofobia”, 22 contro i rom, ma oltre un terzo dei casi 14 dicembre 2008 di razzismo è denunciato da immigrati africani. Autori dei crimini in 85 casi singoli o gruppi, in 19 forze dell’ordine, in 40 casi in istituzioni, in 27 esponenti dell’estrema destra e in 23 esponenti della Lega Nord, 9 quelli che hanno visto coinvolte le tifoserie calcistiche. Sul lavoro (28 per cento dei casi) e per l’alloggio (20%) la massima discriminazione. Sul posto di lavoro condizioni vessatorie per gli immigrati e maggior insicurezza rispetto agli italiani; in agricoltura il 95 per cento degli stagionali è in nero mentre per le donne la discriminazione domestica è generalizzata. Per il 2007 gli atti di discriminazione razziale registrati dall’Ufficio italiano per la promozione della parità di trattamento (Unar) sono stati 265, in aumento rispetto a quelli segnalati nel 2006 (218). in primo piano La vignetta di ellekappa migrati è invece un fattore strutturale, destinato a incidere sempre più in profondo nella nostra società”. Anche perché il nostro paese di questi immigrati ha disperato bisogno: basta pensare all’edilizia (dove sono stranieri un quarto degli addetti), all’assistenza infermieristica o a tante altre attività artigianali e lavorative. Per non parlare del clamoroso caso delle badanti, un esercito di oltre 700 mila donne. “Il badantato – spiega Pittau – è un vero e proprio servizio sociale aggiuntivo, la risposta a un problema che non sapremmo come risolvere, un aiuto a decine di migliaia di famiglie italiane. Sono tutte cose che ci dicono come l’immigrazione sta diventando una dimensione normale della nostra vita. E credo la popolazione abbia coscienza di quanto sta avvenendo sul piano materiale. Anche se a volte poi la paura per il diverso salta fuori. C’è chi dice: li vogliono nella fabbrica ma non nella società”. Senza immigrati non c’è futuro Prima di parlare di queste paure e di alcune problematiche che sicuramente il fenomeno migratorio si porta dietro (ed alle quali una risposta va data), il rapporto Caritas-Migrantes introduce alcune valutazioni sugli anni a venire che però sono forse il cuore di tutta l’indagine. “Le nostre previsioni – spiega infatti Pittau – attestano che il futuro dell’Italia non è realisticamente immaginabile senza gli immigrati”. Una previsione che si fonda sulle stime demografiche Istat: anche prevedendo infatti un afflusso di immigrati di 250 mila unità all’anno da qui al 2050, l’invecchiamento della popolazione farà sì che gli ultrasessantacinquenni saranno 22 milioni (contro i 12 di oggi). Totale: gli immigrati saranno il 18% della popolazione e senza di loro, l’invecchiamento complessivo pregiudicherebbe la capacità produttiva del paese. Dunque il nostro futuro passa per forza ed è inevitabilmente legato a quello dell’immigrazione. Solo alla luce di questa premessa si può arrivare a parlare anche del lato più problematico della vicenda. Quello delle ricadute in termine di ordine pubblico e di criminalità. “Le statistiche utilizzate in maniera impropria – precisa Pittau – rischiano di trasformare un grande atto sociale in un fenomeno delinquenziale. La devianza è qualcosa di estremamente grave e vi è implicato un numero elevato di cittadini stranieri. Ma le cifre dicono che il tasso di devianza tra gli immigrati regolari è all’incirca lo stesso degli italiani”. Clandestinità e criminalità In sostanza il nodo dei fenomeni criminali si lega soprattutto al problema della clandestinità e della irregolarità: ma anche qui avendo ben presente che irregolari o clandestine sono anche molte delle badanti citate prima e di cui abbiamo tanto bisogno. Dunque, unitamente alla banale premessa che le leggi continua a pagina 17 > 15 dicembre 2008 alfabeto alimentare vanno rispettate da tutti e vanno fatte rispettare a tutti, il problema è di non generalizzare in maniera indistinta (basta pensare che i “temuti” rumeni oggi in Italia sono quasi 1 milione). E che senz’altro c’è da fare opera di contrasto verso la criminalità organizzata straniera che sta prendendo piede e costruendo legami con organizzazioni malavitose “made in Italy”. “Come si affrontano questi temi? Da un lato – aggiunge Pittau - occorre una strategia preventiva che insista sulla maggiore convenienza delle vie legali all’immigrazione e sulla collaborazione con le associazioni di immigrati stessi. In secondo luogo c’è un problema di procedure burocratiche e di normative per ottenere i permessi di soggiorno che di fatto rischiano di produrre esse stesse clandestinità. Poi c’è il problema di far rispettare il principio di legalità. Cioè rispettare le legge. Assumere o affittare in nero, non pagare i contributi, sono tutte cose diffuse che spingono anch’esse verso la irregolarità gli immigrati”. La conclusione di Pittau però è netta. E indica la strada della convivenza come opzione inevitabile: “da parte di noi italiani, non bisogna continuare a immaginare un paese che non esiste: è più conveniente accettare l’immigrazione come dimensione intrinseca della società, cercando di risolvere i problemi che si presentano. È assolutamente riprovevole il diffuso clima di ostilità – e talvolta di razzismo – nei confronti degli “stranieri”: chi disprezza, o maltratta, o prende sotto tono l’immigrazione, rende un cattivo servizio al Paese. Da parte degli immigrati, e specialmente dei loro leader, bisogna adoperarsi per fare accettare a tutti un quadro chiaro di diritti e di doveri, favorendo una collaborazione sempre più fruttuosa”. Inutile aggiungere che questa lucida prospettiva, basta pensare alle argomentazioni presenti nel dibattito pubblico e tra le forze politiche e sociali, pare trovare nel nostro paese oggi, più d’una difficoltà ad affermarsi. l 17 dicembre 2008 di Eugenio del Toma presidente onorario dell’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica Cenoni e cautele Consigli utili per affrontare le feste L’ arrivo delle festività di fine anno comporta, per molti, degli interrogativi alimentari: “peccare o rinunciare” di fronte a una tavola ricca di salumi, timballi, carni (finalmente grasse!), per non parlare poi di sughi, dolciumi e quant’altro può “contrabbandare” calorie e colesterolo. Incominciamo con una generica premessa di pace. Se ci limitiamo a parlare di eccesso calorico, basterebbe fare attenzione alle porzioni. Secondo i nutrizionisti il maggior pregio della “nouvelle cuisine” è stato quello di riabituarci a delle porzioni qualitativamente ottime ma così piccole da giustificare l’ironia dei più giovani sull’opportunità di completare la cena in una trattoria di vecchie tradizioni. Quindi, si potrebbe fare un assaggio di tutto anziché giustificare una sofferta astinenza con il noioso ritornello “vorrei ma non posso, perché sono a dieta!”. Magari i più seri, tra noi peccatori, si giustificheranno con il proposito (spesso tramutato in una promessa da marinaio!) di fare nei giorni seguenti delle lunghe passeggiate o una qualunque attività fisica che aiuti a smaltire l’eccesso calorico del cenone Il problema, però, diventa più preoccupante di fronte a piatti elaborati e farciti di superdosi di colesterolo e grassi saturi. Rischiando la disapprovazione dei più tradizionalisti vorrei chiarire come stanno le cose, anche per chi da un articolo oltranzista sui cosiddetti cibi killer o dalla propaganda dei functional food (yogurt probiotici, ecc.) ha tratto una preoccupata e definitiva lipofobia, tipica dell’italiano medio che vorrebbe addossare al colesterolo anche gli errori del suo “stile di vita”. La maggior parte del colesterolo che scorre con il sangue nelle nostre arterie è un verace prodotto nostrano, costruito in casa nostra dal fegato. Viceversa, il colesterolo proveniente dai cibi subisce, durante le fasi della digestione, un paio di “controlli doganali” che ne limitano l’assorbimento intestinale e poi il riciclo da parte del fegato della quantità eventualmente in eccesso. Il colesterolo è essenziale per la formazione di alcuni ormoni ed è così importante (purché entro la fascia di normalità che troviamo scritta sul referto delle analisi) che la natura non si è fidata delle nostre scelte alimentari ed ha voluto garantirsi sull’auto-produzione nel fegato, partendo da substrati molto semplici e comuni (in particolare gli acidi grassi saturi). Allora i casi sono due: se abbiamo la sfortuna di aver ereditato una capacità esagerata di produrre colesterolo (iperlipidemia familiare) occorre attenzione per non aggravare l’errore endogeno con un apporto eccessivo dall’esterno, ma inevitabilmente dovremo ricorrere all’aiuto prezioso dei farmaci (le statine) e un saltuario stravizio non avrà conseguenze. Se invece l’ipercolesterolemia è causata soprattutto da eccessi alimentari, non sarà l’errore di un giorno ma l’abitualità a farci male. Del resto gli antichi dicevano giustamente che “non si ingrassa da Natale a Capodanno ma da Capodanno a Natale”. Allora, buone feste e per una volta buon appetito! in primo piano verso Kyoto Ecco cosa fare per risparmiare e inquinare meno di S ilvia Fabbri I Il governo fa marcia indietro sulle emissini di CO2 e sceglie di tornare al nucleare togliendo risorse alle energie rinnovabili. “Scelte folli” commentano le associazioni ambientaliste. Anche perché investire sull’efficienza energetica oltre a far bene al pianeta, aumenterebbe i posti di lavoro e farebbe diminuire le spese delle famiglie l resto del mondo – salvo poche eccezioni – si sta impegnando per la riduzione delle emissioni inquinanti e nella ricerca sulle energie rinnovabili, secondo le indicazioni del protocollo di Kyoto. Ma l’Italia ha scelto un’altra strada (assieme a Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria e altri paesi dell’est con sistemi industriali assai antiquati): non tenere fede agli impegni assunti su Kyoto, non investire sull’energia “pulita”, tornare al nucleare, come testimonia anche il recente no del governo alla proroga dopo il 2010 degli incentivi fiscali per l’edilizia pulita e l’eliminazione della obbligatorietà della certificazione energetica per la compravendita di edifici. “Scelte folli – commenta senza mezzi termini Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace - che danno spazio ai settori meno innovativi della nostra imprenditoria e di fatto preparano il paese a uscire dall’Unione europea. Non è questione di destra o di sinistra, qui è in gioco il nostro futuro, l’idea che l’Italia ha di se stessa. Dalle crisi si esce innovando, non frenando lo sviluppo”. Di questi temi strategici si è parlato nel corso del convegno “L’impegno di Coop per l’efficienza energetica”, organizzato anche per presentare la campagna “Risparmia le energie” e in particolare la fase del coinvolgimento di 1.500 famiglie volontarie di cui saranno monitorati i consumi. La campagna è iniziata con l’eliminazione dai banchi di tutti i punti vendita Coop delle lampadine a incandescenza e con la consegna gratuita ai soci di un kit per il risparmio energetico e idrico. “In un momento come questo – spiega Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente - la campagna lanciata da Coop è ancora di più necessaria. Attraverso il monitoraggio delle famiglie dimostreremo che la possibilità di risparmiare energia, anche a vantaggio dei bilanci familiari, è possibile ed è alla continua a pagina 20 > 18 dicembre 2008 in primo piano Fornitori Coop a basse emissioni Avviata una iniziativa che abbassa l’energia utilizzata per produrre le merci a marchio M eno CO2 emessa per chilo di prodotto, diminuzione in cifre assolute di circa 33mila tonnellate di gas serra. Sono i risultati del patto tra Coop e i suoi fornitori, sancito nell’ambito degli obiettivi di riduzione delle emissioni definiti dal protocollo di Kyoto. Non a caso l’iniziativa si chiama proprio “Coop for Kyoto”. “Abbiamo dimostrato - spiega Maurizio Zucchi, direttore qualità Coop Italia - che ridurre le emissioni è possibile, in particolare valorizzando la leva economica, oltre a quella ambientale. Insomma, abbiamo cominciato a far comprendere che consumare meno significa fare del bene all’ambiente ma - in certi casi - anche risparmiare sui costi”. Zucchi, quale è l’asse portante di questo programma? Si tratta di una iniziativa senza precedenti, che prevede anzitutto l’adesione volontaria dei fornitori dei nostri prodotti a marchio a obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra sanciti dal protocollo di Kyoto, tramite l’adozione di azioni mirate alla riduzione dei consumi energetici. Quali sono state le tappe di questo percorso? Nell’autunno del 2006 è stato inviato ai fornitori un questionario per indagare su quali attività eventualmente già svolgessero per risparmiare energia, nonché sulla disponibilità ad aderire a un progetto Coop sull’argomento. A quel tempo, l’85% dei fornitori dichiarò di non avere in atto iniziative di riduzione delle emissioni di gas serra e il 66% si disse disponibile ad aderire a un progetto Coop in tal senso. A quel punto è partito un primo monitoraggio sui consumi energetici nel triennio 2006-2006, associato alla sensibilizzazione sull’avvio di iniziative volte all’efficienza energetica e alla riduzione delle emissioni. Nel settembre del 2007 sono state trasmesse ai fornitori coinvolti le elaborazioni dei dati sul triennio, organizzati in tre indici di consumo: quello della propria azienda, quello del settore e quello complessivo. Insomma, i dati sono stati organizzati per consentire di valutare la propria performance ambientale rispetto ad altre imprese simili. E successivamente a questa prima misurazione? Al fine di incentivare pratiche industriali volte al risparmio energetico, Coop - primo caso al mondo - ha consegnato ai for- 19 dicembre 2008 nitori aderenti al programma una serie di linee guida relative a interventi impiantistici e gestionali. Per intenderci stiamo parlando di 101 stabilimenti tutti italiani, di cui 89 alimentari, 12 del settore della detergenza e della carta. Dopodiché è stata effettuata una seconda misurazione relativa all’anno 2007. Queste nuove rilevazioni sono state elaborate nel corso della primaveraestate di quest’anno e, come le prime sono state validate da soggetti terzi. Ma un minor consumo potrebbe anche essere il risultato di un calo della produzione? È proprio questa la novità che intendiamo trasmettere ai nostri fornitori: se un’azienda è virtuosa, pur producendo di più può contrastare o addirittura annullare l’incremento di consumi energetici. Le nostre rilevazioni, poi, sono fatte in modo che l’indicatore consente di escludere dal novero delle aziende virtuose quelle che hanno ridotto i consumi di energia o le emissioni solo per effetto del calo delle produzioni. Con quali risultati? L’efficienza è migliorata nel corso degli anni: l’indice medio complessivo è infatti passato da 0,157 chili di CO2 emessa per chilo di prodotto nel 2004 a 0,147 nel 2007, con un calo del 6,37%. Il dato in calo è tuttavia una media di comportamenti divergenti: il 67% degli stabilimenti ha migliorato l’efficienza. Il 33% invece l’ha peggiorata, alcuni in maniera lieve, altri in maniera sensibile. Il secondo parametro preso in esame dalle nostre rilevazioni è rappresentato dalle emissioni assolute di CO2, anche queste in calo: dalle 780mila tonnellate del 2004 alle 750mila del 2007, con un risparmio del 3,6%. Ben 18.530 tonnellate sono state risparmiate nel corso del 2007, il primo anno del progetto “Coop for Kyoto”. Ciò corrisponde alle emissioni di un anno di 6.621 auto che percorrono 30mila km o alla combustione di oltre 9 milioni di metri cubi di gas naturale. Come se 1.000 famiglie italiane rinunciassero all’energia elettrica per circa 12 anni. Per compensare queste emissioni sarebbe stata necessaria una foresta di oltre 26mila alberi! Buoni risultati che ci spingono ad andare avanti: vogliamo estendere il numero di aziende coinvolte e intervenire su quelle meno virtuose, fornendo loro adeguato supporto tecnico per migliorare. l in primo piano portata di tutte le persone dotate di buon senso. È una campagna che dimostra che le scelte ambientalmente sostenibili non sono – come ci vogliono far credere - scelte di lusso che in tempi di crisi non ci possiamo permettere, ma sono al contrario l’unica strada possibile, per noi, per i nostri figli e anche per il nostro portafoglio”. E Michele Candotti, direttore del Wwf Italia, conferma: “La campagna Coop può scatenare effetti collaterali positivi sul comportamento delle persone e in più è un’ottima combinazione di vari elementi: un’azienda della grande distribuzione che si assume l’onere di veicolare un messaggio, cittadini che possono premiare coi loro consumi l’azienda in questione, la ‘scoperta’ che diminuire il livello di emissioni fa bene alle tasche delle famiglie... Anche perché quello che sta facendo il governo - continua Candotti – destabilizza i cittadini, che prima avevano ricevuto messaggi che andavano nel senso del risparmio energetico. Ora ricevono un messaggio all’opposto, che sostanzialmente scoraggia il singo- lo, lo deresponsabilizza perchè lo fa sentire impotente. Il risultato? L’idea che è tutto inutile, che individualmente non si può fare nulla… Per questo, una campagna come quella della Coop cade in un momento cruciale: perché fa capire che risparmiare energia ha effetti positivi anche sulle tasche. E che in tempi di crisi è l’unica cosa da fare”. L’unica cosa da fare, tra l’altro, sia a livello individuale che a livello globale. “Secondo uno studio che abbiamo commissionato al Politecnico di Milano – spiega Onufrio – fare dell’efficienza la nostra risorsa energetica principale è tecnicamente possibile ed economicamente conveniente. Col risparmio si ottengono - al 2020 - 103 terawatt (un terawatt è mille miliardi di kilowatt, ndr), di cui 83 economicamente convenienti, cioè con un costo al kilowatt più basso di quello del 2006. Qualche esempio? Con lo spegnimento degli stand by degli elettrodomestici si potrebbero risparmiare 35 miliardi di kWh. In quali settori si possono recuperare tutte queste energie? Per quanto riguarda gli 83 la sperimenta zione il risparmio? è un affare di famiglia Sono 1.500 le famiglie, dal Piemonte alla Sicilia, che parteciperanno alla campagna “Risparmia le energie” di Coop. Rappresentano le diverse tipologie familiari italiane e saranno monitorate per un anno, con l’obiettivo di dimostrare che la riduzione dei consumi domestici di elettricità - con conseguente risparmio sia delle spese di casa che di emissioni inquinanti - è possibile. Le famiglie, selezionate su base volontaria, riceveranno in questi giorni un kit contenente un dossier scientifico sul protocollo di Kyoto e un manuale che spiega cosa fare concretamente tutti i giorni per risparmiare risorse dal bagno alla cucina, dai trasporti ai rifiuti. In più dovranno compilare un “diario di bordo” in cui annotare i comportamenti adottati e le azioni realizzate. Si tratta in tutto di circa 5.000 persone che saranno anche seguite da 250 tutor. Questi gli step della campagna: per prima cosa, le famiglie dovranno tracciare il loro profilo energivoro poi, a cadenza quadrimestrale, saranno verificati gli eventuali miglioramenti rispetto a quel primo dato di consumo. La scommessa è arrivare a un risparmio di alcune centinaia di euro per famiglia alla fine del monitoraggio. 20 dicembre 2008 twh economicamente convenienti, potrebbero arrivare per il 47% da industria, il 33% dal terziario commerciale, per il 13% dal residenziale e per il 7% dai servizi. In sostanza: risparmiare energia è una fonte di energia primaria a basso costo e a impatto zero. Inoltre si otterrebbero oltre 60mila posti di lavoro, in un periodo di 14 anni. Questa - conclude Onufrio - è la strategia dell’Unione Europea che anche l’Italia aveva sottoscritto e che adesso il governo vorrebbe sconfessare: investire sulle rinnovabili, sulla ricerca e le nuove tecnologie”. Del resto, dopo le dissennate scelte di Bush, che ha frenato e apertamente boicottato il protocollo di Kyoto, il nuovo presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha scelto la strada dell’efficienza energetica. Vuole un taglio delle emissioni di gas serra americani dell’80% entro il 2050 e un ruolo guida degli Usa nella lotta al cambiamento climatico. Promette investimenti per 150 miliardi di dollari in 10 anni in energie alternative. Un programma che consente anche un deciso rilancio dell’occupazione. un pianeta da difendere Ma se investire sulle rinnovabili è tanto vantaggioso e preferibile, perché tante resistenze? “È semplice – risponde il direttore del Wwf – perché c’è un vantaggio di breve termine per Confindustria che frena l’innovazione col ricatto occupazionale e della crisi. Ma ogni decisione che viene rinviata verrà pagata da noi cittadini”. Se l’Italia fallirà in maniera consistente l’obiettivo di riduzione dei gas serra, la sanzione supererebbe i 7 miliardi di euro per il quinquennio 2008-2012. Così come dimostrerà la campagna Coop, si tratterebbe davvero di cominciare dai primi, piccoli passi: ma decisivi, perché è davvero impressionante il risparmio che se ne otterrebbe a livello globale. La sostituzione delle lampadine a incadescenza - “lo standard minimo di efficienza”, lo definisce Onufrio di Greenpeace, - potrebbe arrivare a ridurre la domanda di energia per illuminazione del 40% e potrebbe evitare l’immissione in atmosfera di 16,6 miliardi di tonnellate da oggi al 2030 (fonte Worldwatch Institute). Coop darà il suo contributo eliminando entro la fine dell’anno le lampadine energivore dagli scaffali e sostituendole con le fluorescenti compatte, che utilizzano il 75% di energia in meno per produrre la stessa quantità di luce, durando 10 volte di più. Ma anche un’azione a costo zero come eliminare lo stand by dagli elettrodomestici consentirebbe a una famiglia media il risparmio di circa 400 kW all’anno (poco più del consumo medio di una lavatrice, che arriva circa ai 300 kW all’anno). “Sono convinto - ha concluso Aldo Soldi, presidente Ancc-Coop - che il problema dell’ambiente e dell’abbassamento dei consumi energetici richieda un concorso di forze. Noi, con questa campagna, abbiamo lavorato sulle imprese e sulle famiglie. Non ci sfugge che le responsabilità sono molte e a vari livelli, ma c’è la necessità di assumersi ciascuno le proprie responsabilità, senza aspettare che lo facciano altri. Non ci piace la posizione assunta da Confindustria e ci lascia perplessi quella del governo italiano. Ma, per quanto ci riguarda, non rinunceremo all’impegno ambientale”. l 21 dicembre 2008 di Mario Tozzi primo ricercatore Cnr - Igag e conduttore televisivo Perchè dico no alla caccia M ala tempora currunt per la fauna selvatica del nostro Paese, visto che un manipolo di parlamentari, evidentemente a corto di cose più importanti su cui lavorare, vorrebbe rivedere la legge quadro sulla caccia (157/1992). Fra le tante amenità contenute in 8 (!) proposte di modifica ci sono: l’aumento delle specie cacciabili, che porterebbe a uccidere anche quelle protette dall’Unione Europea; l’allungamento del calendario venatorio, addirittura a tutto l’anno per alcune specie; depenalizzazioni e riduzioni di sanzioni anche per i bracconieri e per chi caccia specie protette. Vale la pena di ricordare che le proposte di modifica sono state pesantemente criticate non solo da tutte le associazioni ambientaliste, ma anche da quelle degli agricoltori e da una parte delle stesse associazioni venatorie. Ma si sa, una parte della lobby dei cacciatori - seppure ridotti a circa l’1% della popolazione italiana non vuole rendere conto dei milioni di animali uccisi ogni anno. Ci si dimentica che la fauna selvatica resta patrimonio inalienabile della nazione, visto che in Italia l’attività venatoria non è un diritto costituzionale, ma si caccia in deroga e sotto speciali prescrizioni. I cacciatori non sono tutti uguali e qualcuno disponibile al confronto c’è, però, la caccia continua a essere un’attività anacronistica e dannosa in territori i cui ecosistemi sono ridotti male come quello italiano. Sebbene i danni delle attività industriali (inquinamento) e agricole estensive (pesticidi) siano enormemente più pesanti, la caccia resta una ferita difficile da accettare per chi ha cuore l’ambiente, e porta con sé una serie di questioni di altro tipo che voglio qui riproporre. Aggiungo che, evidentemente, un bracconiere è sempre un cacciatore - anche se so bene che non tutti i cacciatori sono bracconieri -, e si sa che l’estinzione definitiva di molte specie animali negli ultimi 10.000 anni è stata causata dalla caccia. Ma forse il punto più delicato è del perché si caccia. E la risposta è terribile, nella sua crudezza: semplicemente perché chi caccia trae in qualche modo divertimento dall’uccisione di un altro vivente. Ho posto a molti cacciatori la stessa domanda e ho ottenuto sempre la stessa risposta, articolata nei seguenti punti: 1) amo i cani e le scampagnate, 2) ci si alza presto la mattina, 3) ci piace il profumo del bosco, 4) amiamo la pioggia e 5) amiamo camminare. Il tutto corredato da frasi-tipo come “nessuno più dei cacciatori ama la natura” o “tanto non si prende più niente”. Allora, perché non mantenere tutte queste ottime attività e armarsi di macchina fotografica per immortalare le proprie capacità, abbandonando il fucile? Nessuno ci riesce, perché in realtà è troppo forte il desiderio di esorcizzare la morte attraverso l’uccisione di un altro incolpevole vivente. Insomma rinunciano a tutto, ma non al fucile. Purtroppo, in ultima analisi, non c’è nessun’altra spiegazione che il divertimento della morte: un divertimento che, qualcuno, vorrebbe addirittura ampliare. in primo piano Promette equilibrio psicofisico e benessere globale. È una pratica fisica ma anche una forma di meditazione. Intervista alla maestra Gabriella Cella: “Una disciplina antica che aiuta le donne ad affrontare i cambiamenti della loro vita” Lo yoga che unisce “Y oga” è una parola che deriva dal sanscrito Yuj e significa “unire”. Cosa? Il corpo alla mente, il particolare all’universale, l’uomo a Dio. Ma noi occidentali – da laici e razionalisti quali siamo – abbiamo preso da questa antichissima disciplina indiana, ciò che ci è più utile: “Lo yoga – spiega la maestra Gabriella Cella - ha vari aspetti, da quello fisico a quello intellettuale ed emozionale. Ha origini religiose ma può essere vissuto in modo assolutamente laico, con un approccio addirittura ‘scientifico’, che lo rende estremamente attuale”. E l’attualità dello yoga sta nel suo essere una disciplina che promette riequilibrio psicofisico e benessere globale. In un mondo squilibrato e dolorante, incapace di credere in valori, virtù o vecchie ideologie, non è poco. Sarà per questo che lo Yoga vanta migliaia di praticanti, anche in Italia, a cui offre una insostituibile fonte di benessere. Così Coop propone ai suoi soci convenzioni per frequentare corsi con sconti dal 10 al 15%. Ce ne sono tantissimi in tutte le città. Un censimento per contare praticanti e insegnanti? Il fenomeno è talmente ampio e deregolamentato che è impossibile. “Non esiste purtroppo alcuna normativa, nessuna percorso formativo ufficiale e nessun titolo riconosciuto – spiega Gabriella, che va almeno una volta all’anno in India – e dunque è difficile distinguere un maestro di yoga vero da uno che millanta di esserlo. Io consiglio comunque di verificare se chi si professa maestro possiede un percorso formativo almeno quadriennale. Poi il resto dipende molto dalla serietà e coerenza che dimostra la persona durante il percorso. Oggi sembra passare un’idea di hatha yoga come pratica di tipo acrobatico, muscolare. Un’idea proveniente dagli Stati Uniti, purtroppo avvallata da alcuni maestri indiani. Invece lo yoga è una disciplina seria ed è importante praticarla bene. Invece di certi maestri, può essere addirittura meglio seguire un libro”. Da principianti è dunque necessario fare molta attenzione anche al tipo di scuola e alla salubrità dei locali. “Poi bisogna sempre ricordare che lo yoga è una disciplina fatta per persone sane, che non cura ma previene squilibri e disturbi. Occorre sapere inoltre che ci sono alcune controindicazioni: per gli ipertesi, ad esem- 25 dicembre 2008 pio, può essere rischioso capovolgere il corpo”. Viceversa, lo yoga può fare molto bene a chi inizia soffrire di qualche disturbo osteo-articolare, come l’artrosi. “Soprattutto prosegue la maestra – aiuta molto le persone irrequiete e instabili, per le quali costituisce una sorta di autoanalisi. Consente di ‘centrare‘ noi stessi, agendo sia sul piano fisico, psichico che emotivo, in totale unità tra queste tre dimensioni umane”. Al centro dello yoga “laico” - che prescinde cioè dai precetti religiosi – ci sono le asana, ovvero le posizioni. Quelle conosciute sono alcune migliaia: secondo la credenza indiana, praticandole è possibile purificarsi e indirizzare la propria energia al miglioramento. “In particolare – racconta la maestra - io ho lavorato sui simboli che lo yoga ci propone attraverso le asana. Simboli che tutti comprendono e che sono già dentro di noi. Un esempio? La posizione dell’albero: se io faccio l’albero, divento un albero. E questo significa che ho radici profonde, per assorbire energia dalla terra, e una chioma frondosa per prendere quella del sole. L’albero è stabilità, equilibrio e forza: elementi che possiamo imparare a trovare anche dentro di noi”. Proprio a partire dalla simbologia yoga, Gabriella Cella è convinta che siano le donne a beneficiare di alcune asana in particolare: “Penso alla posizione del saggio, che prevede la torsione della spina dorsale e che dunque simboleggia il cambiamento. Anche la donna, nel corso della sua vita, sperimenta mutamenti continui. E dunque praticare questa asana le consente di affrontare meglio cambiamenti come la menopausa”. l Chi è Gabriella Cella Gabriella Cella Al-Chamali, maestra yoga, ha studiato presso lo Yoga Vedanta Forest Academy Himalayas di Swami Sivananda, in India, perfezionandosi annualmente con diverse scuole. Nel 1991 ha fondato la Scuola Insegnanti Yoga Ratna e nel 1997 ha ottenuto il titolo onorifico di Yoga Chudamani (gemma dello yoga) dallo Vivekananda Yogasana Kentra di Kalady nel Kerala (India). Moltissime le pubblicazioni al suo attivo per le più importanti case editrici italiane. consumare informati I prodotti a marchio coop si sono guadagnati sempre maggiori spazi di mercato grazie alle promesse mantenute di qualità, sicurezza e convenienza, anche quando si sono presentati in settori non tradizionali come quello dei farmaci, degli alimenti funzionali o del design Un patrimonio di stima di A N N A S O M E N Z I S icurezza e qualità curate e garantite nel tempo, con l’aggiunta di una costante e attenta innovazione e il tutto al giusto prezzo, sono gli impegni che hanno consentito ai prodotti a marchio Coop di costruirsi un grande capitale di credibilità. “Un prodotto ogni cinque venduti nei punti vendita è Coop, oltre il 20%, un successo non raggiunto da altre produzioni a marchio proprio della grande distribuzione che raggiungono al massimo il 12% di venduto. - ci dice Roberto Nanni responsabile marketing del prodotto Coop - I consumatori scelgono i nostri prodotti e li premiano, anche quando ci presentiamo in mercati molto innovativi, non usuali, lontani dalla nostra tradizione.” Infatti è un medicinale da banco la grande novità del 2008. “Le vendite del farmaco Coop dal lancio ad oggi sono andate ben oltre gli obiettivi prefissati, risultato oltremodo interessante se si considera che si è realizzato nel periodo di bassa stagionalità per questo tipo di preparazione. In soli 6 mesi il farmaco Coop ha venduto la metà di quanto hanno venduto complessivamente 26 nei 12 mesi precedenti il lancio i due prodotti di riferimento di marca più noti: Vivin C e Aspirina C effervescente. In termini di numero di pezzi, Acido Acetilsalicilico e Acido Ascorbico Coop è la prima referenza venduta nel corner: se si confrontano i dati con quelli di Vivin C, ad esempio, risulta aver venduto 9 volte tanto”. Altro prodotto innovativo è Isotè, la bevanda per gli sportivi e non solo. Un prodotto naturale preparato e studiato con la Federazione Italiana Canottaggio, una novità per il mercato degli isotonici, una bevanda efficace e naturale negli ingredienti, una novità che ha incontrato i favori dei consumatori che hanno capito e apprezzato i tre vantaggi fondamentali: la presenza di fruttosio come dolcificante, il tè verde come antiossidante e l’assenza di coloranti e conservanti. Il fruttosio è uno zucchero semplice che con il suo indice glicemico basso non causa fluttuazioni della glicemia e si digerisce bene; il tè verde con la sua azione antiossidante aiuta a smaltire i radicali liberi che l’intensa attività sportiva porta con sé; l’assenza di coloranti o conservanti rende la bevanda naturale al 100%. Come ha sostenu- dicembre 2008 to in un’intervita al nostro giornale il prof. Antonio Spataro responsabile della commissione medica della Federazione Italiana Canottaggio e che ha seguito e coordinato i test di Isotè: “I dati confermano il potere idratante energetico e antiossidante della bevanda”. Queste attività importanti impegnative e fortemente innovative non hanno tolto attenzione ai prodotti tradizionali. Nasce a febbraio 2008 il latte Alta qualità Coop, prodotto secondo le regole stabilite dal ministero della Sanità per il latte fresco pastorizzato di alta qualità, che unite a quelle di Qualità Sicura Coop garantiscono di offrire un latte fresco eccezionale in termini di bontà, apporto nutrizionale e sicurezza, che ha un prezzo di vendita molto conveniente. Innovazione nelle confezioni con comunicazioni in più: le etichette nutrizionali oltre a riportare l’apporto di nutrienti per 100 g di prodotto e per porzione indicano anche la percentuale di copertura della razione giornaliere di calorie, grassi, zuccheri e sale, quei componenti che è bene tenere sotto controllo; insieme ad una pratica immagine che porta consumare informati Un anno di novità in casa coop Farmaco Acido acetilsalicilico e acido ascorbico coop, una confezione da 20 compresse a 2 euro in vendita nei corner salute. Isotè Per gli sportivi un isotonico finalmente senza conservanti o coloranti, con funzione antiossidante, testato dalla Federazione Nazionale Canottaggio. qualche piccolo suggerimento su come smaltire le calorie che eventualmente si assumono oltre alle proprie esigenze. Un altro aiuto pratico è la cosiddetta etichetta ambientale, quella che viene in sostegno a chi in casa divide i materiali per la raccolta differenziata e che spesso si trova in difficoltà nel decifrare la loro natura e quindi la relativa destinazione: Coop indica in modo comprensibile la composizione e dove possono essere raccolti. Una escursione anche nel design, quello funzionale dedicato agli oggetti quotidiani con Eureka la deliziosa e amatissima linea di piccoli accessori per la casa, spugne per il lavandino, stendino, scopino per il bagno, spazzola portasapone, guanto levapelucchi, bacinella ergonomica… 12 oggetti di uso quotidiano trasformati da designer italiani in invenzioni pratiche, utili, esteticamente piacevoli e, anche queste, a prezzi accessibili. Si chiude con un bilancio positivo un anno ricco di novità per i prodotti a marchio coop. E ovviamente, per il futuro, si preparano altre sfide e iniziative innovative. l 27 latte alta qualità Doppia garanzia per questo prodotto: le regole del ministero della Sanità e i protocolli di Qualità sicura coop. DETERSIVO LAVATRICE COOP Il Detersivo fresco pulito con bicarbonato si merita il titolo di migliore nel test della rivista altroconsumo, pubblicato nel numero di febbraio 2008, rispetto all’efficacia nel lavaggio e per l’ottimo rapporto qualità prezzo anche il titolo di miglior acquisto: un ciclo di bucato ha un costo di 0,19 euro. Le etichette Nutrizionali: per ogni porzione o pezzo sono evidenziate le chilocalorie apportate, i grammi di zuccheri, di grassi, di grassi saturi e di sodio; per tutti anche la percentuale di copertura rispetto ai valori giornalieri da non superare, calcolati in riferimento ad una dieta di 2.000 kcal, il fabbisogno medio di un adulto. Per l’ambiente: per aiutare la raccolta differenziata sono identificati i materiali con le sigle europee (PP5) il nome comune ( plastica) più facile da riconoscere, e dove raccoglierlo. Si trova una sola tabella in caso di imballo monomateriale, più di una nel caso di imballi multipli (sacchetto+vassoio+bustina). dicembre 2008 consumare informati Gli smartphone multimediali si danno battagiia a Natale a colpi di “touchscreen” (lo schermo tattile). Alla faccia della crisi, per iPhone e anti iPhone è sempre primavera. Ma quali sono pregi e difetti del display a sfioramento? Scopriamoli insieme, guardando le caratteristiche di questi dispositivi “all in one” che oltre alle funzioni di telefonino e palmare integrano quelle di lettore audio video, foto e videocamera, gps, wi-fi, giochi, connessione a Internet... di claudio strano Smartphone le mani sul portafogli • SMARTPHONE TOUCHSCREEN: il Touch HD della HTC è in assoluto tra i più evoluti e costa circa 600 euro, mentre il Diamond intorno ai 530 euro; il famoso iPhone 3G della Apple si vende a circa 500 euro nella versione da 8 GB e a 570 euro in quella da 16 GB (la casa della mela ha deciso, tuttavia, di non essere presente nella grande distribuzione); suo grande concorrente è l’i900 Omnia della Samsung, a circa 490 euro, tra i più completi quanto a funzionalità. Il T-Mobile G1 Dream di HTC potrebbe arrivare da noi a un prezzo sotto i 500 euro. • CELLULARE TOUCHSCREEN: l’LG Prada Phone si trova in commercio a circa 380 euro, mentre il 5800 Xpress Music di Nokia si collocherà sui 400 euro. • MUSIC PHONE (integra fotocamera digitale, radio e lettore mp3): a circa 130 euro • TELEFONINO (funzione base): sotto i 60 euro I prezzi sono soggetti alle variazioni del mercato e non tengono conto di offerte e promozioni 28 È sempre primavera, anche a Natale, per i costosi smartphone multimediali che nel terzo trimestre di quest’anno sono cresciuti del 28% sullo stesso periodo del 2007 e, in tutto il mondo, pesano ormai per il 13% sul totale dei telefonini (in frenata soprattutto in Italia, dove 8 milioni di persone non li usano e non intendono acquistarli). Non stupisce dunque che si concentrino su di loro le attese di un mercato condizionato da una forte crisi dei consumi. Nati in origine per una clientela business (professionale), ora gli smartphone sono diventati di moda anche tra i “consumer” (utenti comuni) che a differenza dei primi si mostrano particolarmente attratti dall’innovazione tecnologica del momento, il “touch screen”, ovvero lo schermo tattile che sostituisce la tradizionale tastiera “fisica”. Un esempio per tutti è dato dal celebre iPhone 3G. Per arrestare la forte avanzata di questo super smartphone della Apple – che pur con tutti i suoi difetti ha superato il BlackBerry della Rim e si avvicina a scalzare Nokia dal podio – è in atto una guerra che subito dopo Natale vedrà l’arrivo dicembre 2008 in Italia di nuovi protagonisti. Uno è il 5800 Xpress Music di Nokia, qualcosa in meno di uno smartphone (anche nel prezzo, che è molto aggressivo) ma con l’ambito touchscreen che intanto ha “contagiato” anche cellulari di fascia più bassa, come l’Lg Prada, nonché diversi terminali. Un secondo arrivo potrebbe essere quello a firma HTC che in coppia con Google ha presentato il T-Mobile G1 Dream, uno smartphone dotato di sistema operativo open source, l’Android di Google, basato su Linux, che nelle intenzioni vorrebbe semplificare l’esistente. Tutti questi prodotti hanno la tastiera estesa qwerty (tipo quella di un computer) e si comandano sfiorando con un dito lo schermo Lcd o, in alternativa, se il dito è troppo grosso, usando un puntatore. Al di là della moda, ciò consente di utilizzare vari programmi aperti in contemporanea sfogliando pagine e menu in un colpo solo e, in teoria, di sveltire le operazioni. C’è però un però. Non a tutti questo sistema piace. Ne rifuggono soprattutto coloro che con lo smartphone devono lavorarci molto: vuoi per la difficoltà del cambiamento di abitudini che richiede tempo, vuoi per al- consumare informati un “tocco” e fai tutto cune controindicazioni d’uso che un touchscreen ha. Alcuni esempi? Lo schermo si sporca e si ricopre di sudore, l’indice si indolenzisce (e se non è abbastanza affusolato, gli input andranno ripetuti spesso). Poi c’è il problema della pellicola protettiva che riduce la sensibilità e la luminosità del display, c’è l’impossibilità di staccare gli occhi dallo smartphone e procedere “a memoria”, la delicatezza del meccanismo che in caso di caduta può perdere la calibratura. Per queste ragioni molti preferiscono la tastiera “fisica” che garantisce un controllo maggiore dell’interfaccia. Il mercato comunque ha preso la direzione del touchscreen, un po’ perché è tecnologicamente più evoluto, un po’ perché spinge la grande corazzata dei cellulari più lontano dai ghiacci della crisi. La ricetta è sempre la stessa. Gli apparecchi “all in one” – che integrano telefonino, palmare, foto e videocamera digitale, lettore di musica e video, radio, navigatore gps, connessione wi-fi, Internet, bluetooth, ecc. – spostano più avanti la frontiera del sogno alimentando così la domanda, che va incontro alla tendenza della comunità di Internet a “sbarcare” sui cellulari. I 29 touchscreen inoltre, che rappresentano l’avanguardia di questo fronte, fanno alzare il prezzo medio di tutti i telefonini, il che non guasta agli occhi delle aziende: il giro d’affari globale del segmento dovrebbe passare, secondo recenti stime, dai 39 miliardi di dollari del 2007 ai 95 miliardi del 2013. Fatta la scelta “touch”, non si può non partire dall’iPhone 3G venduto in quasi 7 milioni di pezzi. Dotato di schermo tattile come l’iPod, di cui ricalca il design, con in più il multitouch, ha fatto molto parlare di sé sia per l’interfaccia grafico, affascinante, sia per le scelte della californiana Apple, che ha deciso di mantenere la distribuzione esclusiva con Tim e Vodafone e bypassare la grande distribuzione. Ma anche per una serie di carenze lamentate dagli utenti. Tra queste l’impossibilità di inviare mms, di realizzare video, di avere tutte le funzionalità del bluetooth e di sfruttare la connessione a Internet per connettere un computer. Difetti da cui è immune uno degli “iPhone killer” più accreditati, l’i900 Omnia della coreana Samsung, il cui nuovo modello, il T-Omnia, presentato in patria, aggiunge uno schermo ad alta risoluzione 800x480 pixel che facilita la precisione del “tocco”. Salendo un po’ di prezzo, il Touch HD e il Diamond della taiwanese HTC garantiscono elevate prestazioni, che ne fanno altrettanti oggetti del desiderio. l PAROLE “in codice” • SMARTPHONE letteralmente “telefono intelligente”, unisce le funzioni di telefonino a quelle di palmare e può essere implementato con nuovi applicativi • SUPER SMARTPHONE in più al precedente ha svariate funzioni multimediali, Internet, wi-fi, gps, ecc. • TOUCHSCREEN schermo tattile o a sfioramento, consente all’utente di interagire con il dispositivo toccando lo schermo • MULTITOUCH si differenzia dal precedente per lo schermo sensibile al tocco in più punti diversi contemporaneamente dicembre 2008 vivere bene di H elmut Failoni È tempo di... carote Saziano con poche calorie, sono ricche di betacarotene e proteggono l’intestino. Numerosi i suoi usi in cucina: dalle zuppe agli sformati e alle torte sia salate che dolci È presente tutto l’anno sul mercato ed è considerata uno degli ortaggi più sani. La carota, ricca di sali minerali (magnesio, calcio, potassio, sodio) è un grande protettore dell’organismo, ne aumenta le difese naturali, lo difende dalle malattie infettive. L’elevato contenuto di vitamine (A, B, C) ne fa anche una medicina per curare le infezioni dell’apparato respiratorio, di gola e polmoni (utile ai fumatori). La sua azione è benefica però anche per A DICEMBRE ci sono anche... agrumi e cavoli Arriva la stagione della vitamina C. La stagione della frutta ricca di questo “protettore” naturale: quindi limoni, arance, mandarini, pompelmi, kiwi. Dal punto di vista della verdura invece si possono apprezzare al meglio i vari tipi di cavolo: cavoletti di Bruxelles, cavolo cappuccio, cavolo verza. Aggiungiamo nella lista dei prodotti di stagione anche le cime di rapa e i broccoli, entrambi tipicamente invernali. 30 l’apparato gastro-duodenale, digerente e per la pelle (molteplici sono infatti gli utilizzi in cosmesi). Le carote sono galattogene, nel senso che facilitano la secrezione lattea nelle puerpere, e aiutano anche chi ha problemi di fegato (lo tonificano e ne rigenerano le cellule). Ma soprattutto, e questo ce lo suggeriscono i nostri ricordi d’infanzia, le carote fanno bene alla vista (era uno degli espedienti che usavano i nostri genitori per convincerci a mangiarle), grazie al Betacarotene, che favorisce, notoriamente, anche l’abbronzatura. La carota richiede climi temperati e freschi (caldo e siccità ne peggiorano la qualità), predilige terreni profondi e sciolti. La varietà che si coltiva oggi (Daucus carota) avrebbe anticamente origine dall’Afghanistan. I due terzi della produzione mondiale è ottenuta in Europa e Asia. In Italia sono tre le regioni con maggiore produzione: Sicilia in primis e poi Lazio e Abruzzo. Per quanto riguarda le varietà (le prime furono descritte nella Francia dell’Ottocento), queste sono classificate soprattutto in base alla forma dicembre 2008 e alla lunghezza. I loro nomi forse ai più non dicono molto e forse nemmeno i fruttivendoli li conoscono: rossa parigina, Fiumicino, Nantes, Chantenay, Amsterdam e Touchon. La carota ha uno dei colori più belli che si possano trovare in natura (dal fiore centrale porporino della pianta si ricava una sostanza colorante particolarmente apprezzata dai miniatori) ed è, come dicevamo, presente tutto l’anno sul mercato. Oltre ad essere consumata allo stato naturale, la carota può essere utilizzata per preparare succhi, puree, minestre, zuppe, dolci, torte salate e sformati. Le carote hanno poche calorie e un indice di sazietà piuttosto elevato, il che le rende un alimento ideale da assumere come spuntino. Il succo, oltre che piacevole – ci insegna la medicina naturale - è anche un grande equilibratore della flora intestinale e trova impiego nelle infezioni e tossinfezioni di questo organo, nelle convalescenze, dopo un’assunzione prolungata di antibiotici o farmaci chimici. Vediamo ora quale può essere un vivere bene utilizzo gastronomico della carota, oltre quello del classico centrifugato. Come sempre il nostro consiglio è quello, potendolo fare, di apprezzare gli alimenti da crudi, nella loro essenza più pura. Ecco allora una semplicissima insalata di sole carote, con olio extravergine di qualità, sale e un po’ di succo di limone. Le carote da cotte si abbinano bene ai semi di finocchio e di senape. Provate a prendere una decina di carote, pulitele accuratamente, tagliatele a piacimento e aggiungetele in una pentola dove avete fatto andare un leggero soffritto a base di olio extravergine di oliva, due foglie di alloro triturate, semi di finocchio e di senape. Fate cuocere a fuoco medio/basso per altri quindici minuti con pentola coperta. Risultato finale: un piatto unico o un bel contorno, decidete voi. Un classico da fare con le carote è la torta. Gli ingredienti necessari sono 250 grammi di carote, 6 uova, 250 grammi di zucchero, 250 grammi di mandorle e la buccia di un limone. Prima di tutto vanno sbattuti i tuorli delle uova con lo zucchero. Vanno aggiunti poi i 6 albumi, che avrete precedentemente montato a neve, le carote grattugiate per bene, le mandorle tritate il più finemente possibile e la buccia del limone (anche questa grattugiata). Mescolate il tutto e mettetelo nel contenitore per torte con la carta stagnola sul fondo quindi infornate a 180 gradi per una mezz’oretta. l Valori nutrizionali Per 100 gr di carote Parte edibile 95% proteine 1,1 g lipidi 0 g acqua 91,6 g glucidi disponibili7,6 g fibra alimentare 3,1 g calorie 33 kcal sodio 95mg potassio 220mg ferro 0,7 mg calcio44mg fosforo 37 mg vitamina C4 mg niacina 0,7 mg fonte: Istituto nazionale della nutrizione 31 dicembre 2008 Lo sfratto si fa biscotto U n dolce che è forse tra i prodotti più importanti della tradizione ebraica dei comuni di Pitigliano e Sorano, simbolo dell’incontro fra gastronomia ebraica e maremmana. Oggi in questa zona del grossetano non ci sono più prodotti kosher (tranne poche eccezioni), ma rimangono le tracce di una antica e importante contaminazione in tutta la cucina locale. Eredità culturale di una storia antica, iniziata a metà del XVI secolo, quando gli ebrei dell’Italia centrale, incalzati dalle persecuzioni dei pontefici e di Cosimo II, granduca di Toscana, cercarono di sottrarsi ai ghetti di Roma, Ancona, Firenze e Siena (in cui fu dato ordine di rinchiuderli), e trovarono rifugio in zone di confine, relativamente isolate, come Monte San Savino, Lippiano e, appunto, Pitigliano. L’origine dello sfratto è legata alla decisione di Cosimo II Medici, nei primi anni del 1600, di far convergere tutti gli ebrei di Pitigliano in un unico quartiere. E l’intimazione a lasciar le vecchie case era compiuta da un messo che batteva con un bastone sulla porta della casa, lo sfratto appunto. Di qui, la forma del biscotto: una sorta di grande sigaro (lungo 20, 30 centimetri e dal diametro di tre centimetri), farcito con un ripieno di noci tritate, miele, scorza di arancia, semi di anice, noce moscata e un involucro molto sottile di pasta frolla. Per preparare il ripieno dello “sfratto” si deve inizialmente cuocere il miele, avendo cura di mescolarlo bene, poi si aggiungono gli altri ingredienti. La sfoglia dell’involucro viene fatta impastando farina di grano tenero, zucchero, vino bianco e olio d’oliva. Si ottiene un dolce compatto, dalla forma stretta e allungata e dal ripieno ricchissimo, che deve essere servito in fette sottili. La capacità autoironica del popolo ebraico ha saputo fare di un episodio tragico un dolce popolare e gradevole. E il Presidio Slow Food ha voluto intitolarsi allo sfratto dei goym (i gentili, cioè i non ebrei) proprio per ricordare il periodo di segregazione inaugurato ai danni della comunità giudaica e sottolineare l’incontro fra tradizioni maremmane e israelite. E naturalmente vuole promuovere e far conoscere quell’angolo splendido di Maremma fra Pitigliano e Sorano, due borghi medioevali costruiti su rupi tufacee. *nel formato 1,5 l. biodegradabile in 80 giorni negli appositi siti di compostaggio industriale. L’unica al mondo che sparisce in soli 80 giorni (e l’ambiente ringrazia)*. Dai vegetali arriva la prima bottiglia eco-sostenibile, la prima e unica al mondo nel formato 1,5 l. Sant’Anna Bio Bottle è compostabile: mentre si conserva come le bottiglie di plastica tradizionale, si biodegrada completamente in 80 giorni negli appositi siti di compostaggio. 650 milioni di bottiglie Sant’Anna Bio Bottle permettono un risparmio di 176.800 barili di petrolio con cui riscaldare per un mese una città di 520.000 abitanti e riducono le emissioni di CO2 pari a un’auto che compia il giro del mondo per 30.082 volte in un anno. 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Le terme Széchenyi, complesso di edifici in stile neo-barocco con 15 piscine, sono uno dei bagni termali più grandi d’Europa, dove, grazie alla temperatura dell’acqua, è possibile utilizzare le vasche all’aperto anche in pieno inverno. Le terme Gellért, in sfarzoso stile liberty con i loro vetri dipinti, le imponenti statue ed i mosaici di ceramica, sono le più eleganti della capitale. Tra i bagni turchi più interessanti di Budapest troviamo il Király, che mantiene ancora le sue forme originali ed è considerato una delle rare vestigia del periodo del dominio dei turchi; i bagni Rudas, anch’essi realizzati nel Quattrocento durante la dominazione turca, sono stati recentemente riaperti al pubblico, dopo i lavori di ristrutturazione. Infine i bagni Lukács, costruiti nel 1894, sono oggi anche luogo d’incontro di scrittori e artisti. 34 N essuno se lo aspettava ma è stata nominata capitale mondiale del gusto 2008. È questa l’opinione dei 6 milioni di iscritti a TripAdvisor (www. tripadvisor.it), la community di viaggiatori più grande del mondo, che hanno eletto Budapest come migliore meta culinaria grazie ai suoi piatti tipici a base di carne insaporita con salse cremose ricche di paprika e aglio. In cima alle preferenze ci sono, oltre al famoso Gulash, il pollo alla paprika, il fegato d’oca, i cavolfiori e i peperoni ripieni. Non mancano ovviamente i dessert, come le palacsinte (simili alle crêpes), gli strudel e le torte natalizie. Ma Budapest - la perla del Danubio è soprattutto una grande capitale europea, conosciuta anche come “la Parigi dell’Est” e segnata dai ricordi dell’Impero Asburgico. La città nasce dall’unione tra Buda, l’antico centro urbano sulla collina, con il quartiere del Palazzo Reale, e la moderna Pest, ai suoi piedi, piena di negozi, hotel, ristoranti e locali notturni. Grazie allo splendido Castello Gotico e al Danubio, Budapest fa parte dal 1987 delle città dichiarate dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Nel dicembre 2008 2002 il riconoscimento alla capitale ungherese si è esteso anche al centralissimo Viale Andrássy e alle sue aree attigue. Un viale imponente le cui corsie laterali erano originariamente ricoperte di sampietrini in legno, per permettere il transito dei nobili senza troppi traballamenti delle carrozze. La visita della città può quindi proprio partire con una tranquilla passeggiata lungo questa strada, sulla quale si affacciano palazzi eclettici in stile neorinascimentale a 3-4 piani, ville circondate da giardini e parchi ed edifici storici come la Basilica di Santo Stefano, il Teatro dell’Opera, Palazzo Dreschler e l’Accademia della Musica. Tra le mete meno conosciute ma altrettanto interessanti ci sono il Museo della Posta, con antiche uniformi di servizio, corni di ottone, carri postali e documenti d’epoca; la Casa dei Fotografi Ungheresi, che ospita mostre di contemporanei e retrospettive storiche; la Casa del Terrore, che fino al 1956 fu usata come sede e prigione dei servizi segreti; il Palazzo Kogart, oggi trasformato in centro culturale, ristorante alla moda e museo per esposizioni di artisti ungheresi e internazionali. Il viaggio per ritornare vivere bene anche qui i mercatini di natale In occasione delle festività invernali Budapest regala al visitatore atmosfere di grande suggestione grazie ai variopinti mercatini di Natale, tra le cui bancarelle è piacevole passeggiare. Quello principale si svolge, fino al 29 dicembre, nella piazza Vörösmarty, avvolta dalle luci colorate del grande albero di Natale e popolata dai personaggi e paesaggi del presepe. Sulle bancarelle si possono acquistare prodotti dell’arti- gianato locale mentre un forno tradizionale prepara dolci natalizi, come il “lángos”, una specie di pizza cotta in forno. Il 30 dicembre il Centro Congressi ospita il concerto di musica popolare e classica della famosa Orchestra Zigana, composta da 100 musicisti. Nel corso della serata si degustano rinomati vini ungheresi e piatti tipici della cucina magiara. Il giorno dopo si festeggia il Capodanno con il ballo di S. Silve- stro organizzato al Teatro dell’Opera di Budapest, uno dei teatri più belli d’Europa. Chi preferisce stare all’aperto può invece raggiungere le piazze Vörösmarty, Oktogon e Nyugati dove, il 30 e 31 dicembre, è in programma una straordinaria fantasia musicale con ritmi rock e jazz, latino-americani e gitani, per ballare tutta la notte in attesa del 2009. Fuochi d’artificio daranno il benvenuto al nuovo anno. il celebre Castello di Buda, il quartiere che ospita il Palazzo Reale, uno dei simboli del Paese; Palazzo Sándor, che ospita l’ufficio e la residenza del Presidente della Repubblica; la Chiesa di San Mattia e il Bastione dei Pescatori, spettacolare punto panoramico sulla capitale. I visitatori possono anche percorrere, provvisti di lanterne, tra musiche d’atmosfera e suoni d’ambiente, l’antica rete di grotte e cunicoli sotterranei conosciuta come il Labirinto del Castello. Per raggiungere l’ingresso si può utilizzare l’ardita funicolare che, con una pendenza del 48%, parte da piazza Clark Adam ter, ai piedi della collina del Castello di Buda, nei pressi del Ponte delle Catene. E se siete alla ricerca di un souvenir originale e il vostro soggiorno include anche il sabato mattina, non dimenticatevi di fare un salto al caotico e vivace mercatino delle pulci (MM3 fermata Határ út, poi autobus 54 fino a Fiumei út), dove si trova davvero di tutto. l Alla scoperta della capitale ungherese, dichiarata nel 2008 capitale mondiale del buon cibo. Ma oltre alla tavola ecco le tante altre cose da vedere... nel centro città permette di scoprire un altro gioiello di Budapest: la Prima Metropolitana dell’Europa continentale, inaugurata nel 1896 e già all’epoca capace di trasportare i passeggeri, in meno di dieci minuti da un capolinea all’altro, su un tratto di 4 chilometri. Le carrozze oggi utilizzate sono nuove, mentre gallerie e fermate sono state ristrutturate rispettando fedelmente stile e arredi originari. La visita alla città non può ovviamente dirsi completa se non include INdirizzi utili per partire Raggiungere Budapest durante le festività natalizie o in altro periodo dell’anno non è difficile e neppure particolarmente costoso. Robintur (www.robintur.it) propone ai soci Coop viaggi in pullman per Capodanno ed Epifania a prezzi che vanno dai 320 ai 450 euro, con soggiorni in hotel a tre stelle e trattamento di mezza pensione. Anche Bonolatours (www.bonolatours.it) raggiunge la capitale ungherese in bus per il Capodanno. Il viaggio con quattro notti in hotel a tre stelle, cenone e trattamento di pensione completa, costa 679 euro. Il prezzo del tour che parte in aereo il 2 gennaio 2009 scende a 449 euro. Altre proposte interessanti sono reperibili nei punti vendita di Planetario Viaggi (www.planetarioviaggi.it) e VCO (www.vcoviaggi.it). I turisti fai da te possono raggiungere Budapest in auto (circa 950 km da Milano) oppure in aereo con il voli economici di Wizzair ( www. 35 dicembre 2008 wizzair.com, tel. 199-259100) o quelli di linea della Malev (www.malev.com, tel. 06-65012243) e della CSA ( www.czechairlines.it). Informazioni sulla città possono essere richieste all’Ufficio Turistico Ungherese (www.turismoungherese.it, tel. 02-48195434). Anche l’Ufficio del Turismo di Budapest ( www.budapestinfo.hu/it ) ha un buon sito in italiano, ricco di notizie utili. La collana ClupGuide della De Agostini ha pubblicato nel 2007 una originale guida a Budapest scritta da Laura Campo (19,50 euro). Per tutto l’inverno la promozione Budapest Winter Invasion (www.budapestwinterinvasion.com) offre un soggiorno di 4 notti nella capitale al prezzo di 3. L’offerta, valida fino al 31 marzo 2009, vede la partecipazione di circa 60 alberghi da 3 a 5 stelle ed è valida anche per i ponti festivi e per il Capodanno, fino a esaurimento dei posti letto. cultura e oltre a cura di G iorgio O ldrini mostre Il mistero di Magritte Schifano artista multimediale Il mistero della natura è il tema illustrato dalla mostra che Palazzo Reale di Milano dedica a René Magritte. Le circa cento opere esposte permettono al visitatore di ripercorrere tutta la vita artistica del maestro belga del Surrealismo. Molti dei quadri provengono dal Musèe Royaux des Beaux Arts del Belgio, dove si trova abitualmente la collezione pubblica più ampia delle opere di Magritte. Altri da collezioni private che mettono a disposizione per la prima volta i loro quadri. Si comincia il percorso espositivo ammirando i precoci e quasi sconosciuti dipinti futuristi del Maestro, per arrivare alla fine ad alcuni dei capolavori più celebrati, dal “Souvenir de voyage” a “L’heureux donateur” fino al famosissimo “L’empire des lumieres”. La mostra di Palazzo Reale ci permette di comprendere l’opera di uno dei pochi artisti del ‘900 che ha voluto mettere al centro della sua ricerca la natura e ne ha fatto il contenitore di ogni altra figura, il principio da cui discende ogni forma di conoscenza. È stato forse il primo artista italiano a utilizzare i media e la multimedialità Mario Schifano. E in occasione del decimo anniversario della sua morte, una grande retrospettiva ci permette di ripercorrere di dieci anni in dieci anni la sua vita straordinaria e la sua arte anticipatrice. Per molti ricorda Andy Warrhol, che ha incontrato a New York nel 1962. Ma Schifano è stato amico o ha avuto contatti con altri grandi artisti della sua epoca, da Tzara a Duchamp, da Dine a Jasper Jones. I monocromi, i paesaggi, gli incidenti sono esposti in sequenza, su su fino all’ultima epoca della sua vita e della sua produzione nella quale appunto la multimedialità la fa da padrona, unendo la pittura alla musica, alla fotografia, al video, al cinema. E anche un montaggio dei film girati da Schifano (presentati da Luca Ronconi) si può ammirare, così come gli ultimi disegni più “tradizionali”, tra i quali, per la prima volta, la cartella grafica realizzata con il poeta Frank O’Hara e la Polaroid. Magritte. Il mistero della natura Schifano 1934-1998 Milano, Palazzo Reale, piazza Duomo 12 Dal 22 novembre 2008 al 29 marzo 2009 Ingresso 9 euro, Soci Coop 7 euro Info: tel. 199199111, www.mostramagritte.it Milano, Galleria Gruppo Credito Valtellinese, corso Magenta 59-61; Accademia di Brera, via Brera 28 Data: sino al 1 febbraio 2009 Ingresso: 8 euro, soci Coop 6 Info: tel.0243353522, www.civita.it, [email protected] la lettera di protesta di Natalino Balasso www.natalinobalasso.net Il calcio ai tempi della “Pleistescion” Gentile rivista della Cop, in occasione del tradizionale pellegrinaggio natalizio al centro commerciale, il mio parentado mi ha rifilato il nipotino Jason, che ha quattro anni, parla più di Mentana e mena come Bruce Willis. Si trattava di portarlo alla Scuola Calcio, aspettare un paio d’ore e riportarlo a casa esausto. Ho obiet- 36 marzo 2004 dicembre 2008 tato che quattro anni sono pochini per andare a scuola di calcio, mi hanno risposto che è meglio farli cominciare da piccoli: solo così possono diventare campioni e guadagnare una scarriolata di milioni. Ho chiesto se il fatto che sua madre fa la hostess di volo sia puramente incidentale in questo ragionamento, mi hanno risposto che se un bambi- libri Ritratto dell’America con pollo fritto Viaggio tra i misteri del formaggio con le pere Proprio mentre Barack Obama riporta in primo piano le speranze che gli Stati Uniti d’America ridiventino il Paese del futuro, Vittorio Zucconi, il più americano dei giornalisti italiani, manda nelle librerie un brillante volume, “L’aquila e il pollo fritto” nel quale ci racconta vizi e virtù del Paese a stelle e strisce. “Ho cominciato a litigare con l’America dal giorno in cui l’ho sposata”, così inizia il libro nel quale Zucconi dichiara il suo amore-odio per gli Usa. Ne esce un ritratto tra politica e curiosità delle vita quotidiana. L’ultimo libro di Massimo Montanari è un libro sfizioso, denso di idee e divertente da leggere, costruito attorno al notissimo proverbio: “Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere”. Proverbio che è un vero enigma: come può un detto “popolare” escludere dal sapere il contadino? Perciò Montanari avvia un’indagine (quasi nello stile di un’investigazione poliziesca) fra antichi ricettari, opere letterarie, trattati di agricoltura e di dietetica. E a poco a poco si scopre che l’accoppiata pere-formaggio, in uso fin dal Medioevo, nasconde profondi significati simbolici. Essa funziona sul piano gastronomico (piace) e rispetta le regole della dietetica, ma crea problemi di ordine sociale, poiché mette insieme un cibo povero, il formaggio, con un altro (la pera) che era sentito come prodotto di lusso. Da tale contrasto di natura sociale nasce, fra i ceti alti, l’idea di riservare a pochi il “segreto” del formaggio e della pera; e questa idea si tenta di diffonderla attraverso i proverbi. Ma non è tutto finito qui. Il mistero continua e il finale non ve lo raccontiamo. Vittorio Zucconi L’Aquila e il pollo fritto Mondadori Editore - 320 pagine, 18,50 euro La Svezia dentro a un giallo Sono una sorta di Fruttero e Lucentini del giallo svedese gli scrittori Maj Sjowall e Per Wahloo. In questi giorni esce un loro poliziesco che racconta l’assassinio di un ricchissimo magnate, consumato nel lussuosissimo albergo Savoy di Stoccolma. Ma le indagini per scoprire l’assassino, servono a parlare di un Paese intero, dei suoi problemi, della vita di tanti che popolano le pagine del libro. E scoprire la Svezia così è davvero molto piacevole. Maj Sjowall e Per Wahlòo Omicidio al Savoy Massimo Montanari Il formaggio con le pere Laterza - 162 pagine, 15 euro Sellerio Editore - 327 pagine, 14 euro no non ci pensa a quattro anni al futuro, quando ci deve pensare? Devo dire che la Scuola Calcio pullula d’intenditori. In ogni anfratto degli spalti, è il trionfo del calcio parlato, in confronto Biscardi è un principiante. Intanto nel campo, i piccoli marines, provano gli schemi, tirano e ritirano il pallone sempre allo stesso modo. Dovrebbero divertirsi ma hanno la faccia di Tremonti quando deve dire che la recessione non esiste. Un bambino alto come un Gormito tenta di saltare di testa ma incespica attaccandosi alle braghette del compagno di squadra, che rimane smutandato e deriso dagli spalti mentre l’’allenatore gli urla in faccia e gli dice che non sarà mai nessuno. Nel frattempo sugli spalti è scoppiata la rissa tra una madre e una nonna, le due sono accapigliate, si calciano furibonde le natiche e conoscono più insulti di Vittorio Sgarbi. Un obeso ex calciatore scarso, ricorda al figlioletto che se non impara 37 marzo 2004 dicembre 2008 l’uno-due, la “Pleistescion” se la scorda. Il piccolo Jason, in castigo dietro la rete, si porta avanti col lavoro allenandosi ad esultare dopo il gol: porta il pollice alla bocca, mette le mani alle orecchie, finge di suonare il violino. Alla fine ci aggiunge una figura tutta sua: fa il gesto di scrivere alla lavagna il numero dei suoi gol. Tornando a casa gli racconto che quand’ero piccolo, bastava uno spiazzo, un prato o un fienile per giocare a calcio, buttavamo due borse per terra e le usavamo come pali, quando il pallone passava a mezz’aria, per i difensori era sempre fuori, per gli attaccanti era sempre gol. Non c’erano schemi, eravamo liberi, si calciava il pallone in avanti e tutti gli correvano dietro come pirati all’attacco. “Ma quello era veramente calcio, zio?” “Noi lo chiamavamo così ed era bellissimo”. Jason mi guarda come si guarda Mike Bongiorno e mi dice: “Sei proprio vecchio, zio!”. Natalino Balasso cultura e oltre • da dimenticare - •• sufficiente - ••• buono - •••• ottimo - •••••capolavoro M usica da sentire ... Byrne & Eno, meraviglie di un incontro Le due menti più complesse della pop music internazionale tornano insieme, quasi trent’anni dopo il capolavoro My Life in the Bush of Ghost. Mettendo in relazione il cemento dei grattacieli con il verde rigoglioso della foresta. Everything that Happens è disco di eterei tappeti sonori, che Eno “disegna” come se fossero parte dell’ambiente nel quale viviamo, e Byrne salmodia canzoni che sono antichissime evocazioni ad un misticismo metropolitano. A tratti potrebbero sembrare spezzoni “perduti” dei Talking Heads dei miracoli, quelli di Remain in Light, a tratti pare di ascoltare un pastorale omaggio alla bellezza “nascosta” della vita. David Byrne & Brian Eno Everything that happens will happen today - Opal Il nostro giudizio: ••••• Se ti piace ascolta: Byrne&Eno My Life in the Bush of Ghosts, Talking Heads Piovani e la forza del sette Una nuova voce dall’Africa Un classico del new soul Una suite strumentale per sette musicisti, scritta da Nicola Piovani compositore premio Oscar. Tra blues, jazz, classica, a ispirare il tutto è la forza simbolica del numero 7, che, partendo dalla matematica, arriva alla bellezza delle sette porte di Tebe. Tra poesia e mitologia biblica. Folk blues dal Burkina Faso, una raccolta di ballate che uniscono i colori tribali dell’Africa con le chitarre “urbane”. Victor Démé ha realizzato un album d’esordio ricchissimo di influenze, dai Caraibi alla Spagna, sino alla tradizione mandingo del suo paese. Ecco la ristampa di un disco “classico” del new soul inglese, pubblicato nel 1996. Black Science Orchestra è il nome scelto dal musicista Ashley Beedle per comporre canzoni che si avventurano nei luoghi dove il moderno sapere afro americano fa incontrare il jazz e la musica da ballo. Nicola Piovani Vicotr Démé Black Science Orchestra Se ti piace ascolta: Ludovico Einaudi, Ennio Morricone Se ti piace ascolta: Alì Farka Toure, il rai algerino Se ti piace ascolta: Faze Action, Joe Claussell, Neyl Young, Eddie Vedder Epta - Egea Il nostro giudizio: •••• Victor Démé - Chap Blues Il nostro giudizio: •••• Walter’s Room - BMG Il nostro giudizio: •••• ... da leggere Il viaggio dei Clash Così nacque Sgt. Pepper Abbiamo già segnalato un libro dedicato alla rock band che, alla fine degli anni ‘70 ha percorso le strade di Londra, incrociando il linguaggio “bianco” delle chitarre elettriche con i ritmi sinuosi, tribali e sensuali del reggae. Ma torniamo a parlarne per presentare questo volume, scritto in prima persona dai Clash, un “diario di viaggio” che il cantante Joe Strummer e gli altri hanno compilato, descrivendo il flusso creativo che nasceva dalle diversità culturali, dallo straordinario esperimento di “convivenza” e conoscenza andato in scena a Londra con la grande immigrazione dai paesi caraibici. Arriva in Italia il libro che ricostruisce la “leggendaria’’ registrazione del disco che ha definito, per sempre, i canoni della cultura musicale psichedelica: il Sergent Pepper dei Beatles, con la sua visionaria sperimentazione, l’utilizzo delle macchine elettroniche come parte integrante della composizione. George Marin è stato il produttore dei Beatles, con loro ha realizzato i dischi più celebri, ha osservato le modificazioni profonde del costume travolto dal beat. E le ha descritte in questo volume che ci fa entrare nell’universo irresistibile di Carnaby Street e di Sgt Pepper. The Clash - The Clash - Isbn 38 dicembre 2008 George Martin - Summer of love.The making of Sgt. Pepper - Coniglio di pierfrancesco pacoda L’ intervista Irene Grandi Irene Grandi artista natalizia. Una veste insolita quella scelta dalla cantante toscana per il suo nuovo disco. Un omaggio alla festa, parole e musica per sentirsi parte dell’evento, della sua sacralità. Canzoni di Natale, questo il titolo del Cd, racchiude 12 brani, tutti classici, come Qualche stupido ti amo, versione italiana di Something Stupid, cantato da Frank Sinatra con sua figlia, che Irene Grandi esegue insieme ad Alessandro Gassman. Quali cd hanno accompagnato questo viaggio nella musica per il Natale? Ho ascoltato dischi che potessero, per vie diverse, parlare al mio cuore, diventando una ispirazione per entrare nello spirto della festa, ma con una visione contemporanea. Mi ha aiutato l’ascolto del cd Viva la Vida dei Coldplay, che, ad iniziare dal titolo, celebra la gioia dell’esistenza. Mi piace anche perché è un album discontinuo, ma ci sono alcune canzoni da enciclopedia della musica. Poi mi sono immersa nelle atmosfere sognanti di molti cd di musica per la meditazione, perché in mezzo a tanto rumore, che ormai é diventato il vero commento sonoro delle nostre vite, a volte è bello rilassarsi, perdersi nel silenzio. Poi c’è Sam Sparro, un album che mi è capitato spesso di ascoltare. Una scoperta. Il sound della soul music e le radici nere della musica americana infondono energia ed allegria. Che spero di aver portato anche nel mio album. Quali film hai visto al cinema?. Il nuovo, bellissimo film dei fratelli Coen, Burn After l’ evento Negramaro La Finestra Tour Una serie di date invernali per la pop band più celebre d’Italia, i Negramaro, il gruppo salentino che unisce una forte intensità melodica con i tratti elettrici del rock internazionale. Concerti pensati per ampi spazi, dove farsi sedurre immediatamente dalla loro energia sentimentale, ballate d’amore senza scampoli di lirismo adolescenziale. Dal vivo, presentano i brani dei loro album, lanciandosi persino in qualche divagazione dedicata al suono, oggi molto alla moda, della pizzica, che per loro, sei ragazzi del Salento, è però un elemento naturale nella formazione di una identità musicale fatta di citazioni che arrivano dalla canzone d’autore come dalla musica delle bands inglesi più alla moda. Le date: 5 dicembre Bologna, 13 dicembre Perugia, 15 dicembre Milano, 18 dicembre Treviso, 19 dicembre Torino • Per informazioni: www.negramaro.it 39 dicembre 2008 Reading, mi ha affascinato, perché i registi riescono ad utilizzare l’ironia come “strumento” per leggere il lato oscuro dell’America. e ci fanno sorridere con le disavventure degli agenti della Cia. Ho acquistato un dvd, Il Diamante Bianco, che caldamente suggerisco ai lettori di Consumatori. É un film documentario molto commovente, su uno scienziato che ha costruito un dirigibile per volare su una foresta pluviale. E le sue ricerche si mischiano alla sua vita privata. Ho anche comprato il dvd di Caos Calmo, non solo per il film, ma per riascoltare l’affascinante colonna sonora di Stefano Bollani. Che libri hai letto nei giorni della registrazione del cd? Il sogno più dolce di Doris Lessing e Guarire coi perché, di Robin Norwood... perché anch’io ogni tanto sono in crisi. TPMJEBSJFU 1VOUJEJ % *' 6 -7 * 0# & - - " 3 F T Q P O T B C J M FT F U U P S FT P D J FD P O T V N B U P S J$ P P Q - P N C B S E J B *MTPDJPQV±VUJMJ[[BSFJQVOUJGFEFMU QFSGJOBO[JBSFQSPHFUUJTPDJBMJFEJTPMJEBSJFU $PPQOFSBEEPQQJBJMWBMPSF 1 FS$PPQMBTPMJEBSJFU§VOJNQFHOPTUBUVUBSJP "ODIF QFS RVFTUP TJBNP EJWFSTJ SJTQFUUP BE VOśJNQSFTB RVBMTJBTJ -śJNQFHOP TPDJBMF § VO USBUUP EJTUJOUJWP GPOEBNFOUBMF EJ $PPQ DIF QSBUJDIJBNPBQBSUJSFEBMDVPSFEFMMBOPTUSBBUUJWJUDIF SJHVBSEBMBEJGFTBEFMMśJOUFSFTTFEFMDPOTVNBUPSFDIFQFS TFHVJBNP HBSBOUFOEP QSPEPUUJ TJDVSJ FUJDJ F JM NJHMJPSF SBQQPSUPUSBRVBMJUFDPOWFOJFO[B /FMDPSTPEFHMJBOOJTPOPQPJDSFTDJVUFMFJOJ[JBUJWFBGBWPSF EFJTPDJRVBMJJMQSFTUJUPTPDJBMFJTFSWJ[J1FSUFMFJOJ[JBUJWF TPDJPDVMUVSBMJ0SBBODIFJQVOUJTQFTBDPPQBTTVNPOPVOB DBSBUUFSJTUJDBTQFDJBMFOPOTPMPTJUSBTGPSNBOPJOTDPOUJF QSFNJNBQPTTPOPUSBTGPSNBSTJJOBUUJEJTPMJEBSJFU $PPQPGGSFBJQSPQSJTPDJEBTFNQSFDPOTVNBUPSJBUUFOUJF DPOTBQFWPMJMBQPTTJCJMJUEJDPOWFSUJSFJQVOUJTQFTBBDDV NVMBUJ JO VO DPODSFUP TPTUFHOP FDPOPNJDP B QSPHFUUJ EJ 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E suore che sposano la causa delle donne indiane e della loro emancipazione sociale attraverso i prodotti della linea Solidal, volontarie della Caritas che presentano casi di disperazione e di dignità ritrovata grazie all’apporto di coop, libri e sacchetti della spesa che vanno e vengono dai supermercati alle case private di anziani soli e in difficoltà. “Un paese diverso”, Il film documentario di Silvio Soldini e Giorgio Garini sul mondo delle cooperative di consumatori viene proposto nella storica sede del Teatro del Popolo di Gallarate. 10 dicembre 2008 • Milano Cultura Fuori dal margine spazio scopriCoop, c/o Coop via Arona 15 , 1° piano, ore 18, ingresso libero Fuori dal margine, incontri con gli autori finalizzati alla promozione della conoscenza di una scrittura di ricerca proposti in collaborazione con il Sindacato nazionale scrittori propone una conversazione con Candido Cannavò, giornalista del Corriere della sera, a partire dal suo libro Pretacci (Rizzoli). Lo intervisterà filippo senatore, le letture dal libro saranno effettuate dall’attore Francesco Orlando. Hammond trio è un progetto che nasce nel 2004 soprattutto grazie all’organista Alberto Gurrisi, attuale membro, con Riccardo Tosi, del quartetto di Franco Cerri. Il trio, che si presenta a volte con la chitarra di Alessandro usai (co-fondatore del progetto), oppure con il sassofono di Germano Zenga (tutti ex-studenti dei Civici Corsi di Jazz di Milano), ha come primo intento quello di ricalcare le esperienze che hanno reso celebre questa formazione, dai grandi trii di Jimmy Smith a quelli più moderni di Larry Young sino alle contemporanee riprese di, Joey De Francesco e molti altri. Con il tempo e l’esperienza il sound del gruppo si è affinata ampliando il repertorio a brani attuali anche di matrice funk, ma sempre con un approccio jazzistico e una graffiante sonorità blues. Il trio ha pubblicato l’album Take One, edito da Music Center, e ha una grande esperienza live. Servizio attivo in tutti i supermercati e ipermercati Coop Lombardia ad esclusione dei punti vendita di Lavena Ponte Tresa e Malnate DPPQMPNCBSEJB EJDFNCSF ˕.JMBOP $PPQFSB[JPOF 5NPAESEDIVERSO EJDFNCSF ˕.JMBOP "NCJFOUF )LCLIMACAMBIAx ETUCOSAASPETTI *ODPOUSPDPO-VDB.FSDBMMJ F1BPMP7JHBO± 5FBUSPEFMMB$PPQFSBUJWB WJB)FSNBEBPSFJOHSFTTPMJCFSP 4QB[JP0CFSEBO WJB%BOJFMF.BOJOPSF JOHSFTTPMJCFSPDPODJOFUFTTFSB *MGJMNEPDVNFOUBSJPEJ4JMWJP4PMEJOJF (JPSHJP(BSJOJWJFOFQSPQPTUP BMMśJOUFSOPEFMMBSBTTFHOB.JMBOP $JOFNB4MPXQSPNPTTBEB4MPX 'PPE.JMBOPJODPMMBCPSB[JPOFDPO$PPQ -PNCBSEJB-BSBTTFHOBQSPNVPWFGJMN DPSUPNFUSBHHJFEPDVNFOUBSJ BMMśJOTFHOBEFMMPTMPHBOŝCVPOP QVMJUPFHJVTUPŞ 4BSBOOPQSFTFOUJHMJBVUPSJEFMGJMNF %PO-VJHJ$JPUUJEJ-JCFSBF'VMWJP#FMMB EJ$PPQ-PNCBSEJB EJDFNCSF -FWPDJOBSSBOUJEJ-VDB.FSDBMMJOPUP DMJNBUPMPHPWPMUPUFMFWJTJWPEJŝ$IF UFNQPDIFGŞ FEJ1BPMP7JHBO± HJPWBOFSJDFSDBUPSFEFMMś"TTPDJB[JPOF *UBMJBOB4UVEFOUJEJ4DJFO[F"NCJFOUBMJ DJDPOEVSSBOOPBUUSBWFSTPVOB OBSSB[JPOFTDJFOUJGJDBTVMUFNBEFJ DBNCJBNFOUPDMJNBUJDP*MUJUPMPEFMMB DPOGFSFO[BJOWJUBBSJGMFUUFSFTVMMś BTQFUUPHMPCBMFEFMQSPCMFNBGJOPB HJVOHFSFOFMMFDBTFDPOJMSJTQBSNJP FOFSHFUJDPFEJMDPNQPSUBNFOUP TPTUFOJCJMFEFMMFDPNVOJU"NQJP TQB[JPTBSEFEJDBUPBMMFOPSNBUJWF FVSPQFFFOB[JPOBMJJONBUFSJBEJ SJTQBSNJPFOFSHFUJDPFCJPFEJMJ[JB ˕.JMBOP .VTJDB +BO)VHP EJDFNCSF #ONCERTOPER PIANOFORTE 4QB[JPTDPQSJ$PPQDP$PPQEJWJB "SPOBoQJBOPPSF *MQJBOJTUB+BO)VHPHJPWBOFUBMFOUP TVEBGSJDBOPFTFHVFNVTJDIFEJ #FFUIPWFO'SBODL3BWFM -""Ê*,Ê/ ˕.BMOBUF $PPQFSB[JPOF 5NPAESEDIVERSO 5FOTPTUSVUUVSBDPNVOBMF QJB[[BEFMMF5FTTJUSJDJPSF JOHSFTTPMJCFSP 7PMPOUBSJFSBQQSFTFOUBOUJEFMMF BTTPDJB[JPOJDPOJMDPNJUBUPTPDJEJ$PPQ -PNCBSEJBQSFTFOUBOPJMGJMN EPDVNFOUBSJPJOTJFNFBMMFMPSP BUUJWJUEJTUJOUJWF 7"Ê"-/ Ê xäääÊ*1 /Ê}À>Ìà ««ÕÀiÊÓxääÊ*1 /ʳÊÓx°""Ê1," #OOP,OMBARDIA /1//ÊÊ6 /ÊÊÊ*, Ê, "/Ê*1 /ÊÓäänÓää "ÊÊÓÓÊ,"ÊÓää DPPQMPNCBSEJB " . 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