consumatori
edizione coop lombardia
dicembre
N° 10 2008
il mensile dei soci coop
“L’unica razza
che conosco
è quella umana”
Albert Einstein
40
Finanzia la solidarietà
I soci possono usare i loro punti spesa per sostenere progetti
di solidarietà. E Coop Lombardia raddoppierà il valore di queste donazioni
Auguri
2009
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S o mmari o
Le pagine di
cooplombardia
6 Stop agli aumenti di prezzo
Coop in guerra con le industrie dei prodotti di marca: “No a richieste
di aumenti ingiustificate. Le materie prime stanno calando”
12 Noi e gli stranieri
In America arriva un presidente di colore, da noi aumentano gli episodi di
razzismo. Tra paure e bisogno, l’Italia e il ruolo degli immigrati
18 Verso Kyoto
Le associazioni ambientaliste critiche verso il governo sulle emissioni
di CO2. E intanto Coop dimostra che si possono fare cose importanti
in primo piano
4 Lettere
a Consumatori
44
Saperecoop
45
Più sapere per star bene
47
Il panettone artigianale
52
Il grande jazz a Milano
di fulvi o bella
di alfred o de bellis
di pa o l o ver o nesi
di maria grazia persic o
vivere bene
17 Cenoni e cautele
11 Rucola alla
d i e u g enio Del toma
Perchè dico no
21
alla caccia
d i ma r io to z z i
d i d a r io g u i d i
Punti di solidarietà
consumare informati
6 Coop dice no
agli aumenti
40
Casa Bianca
d i M a s s imo M ontana r i
È tempo di... carote 30
d i H elm u t F ailoni
12 Noi e gli stranieri
15 La vignetta
Un patrimonio
26
di stima
3
4 Budapest,
il gusto e il fascino
d i A nna Somen z i
18 Verso Kyoto
28Smartphone,
un “tocco” e fai tutto
36 La lettera di protesta
d i C la u d io St r ano
libri e dischi
36 Mostre,
Intervista a Irene Grandi
d i E lle K a p p a
d i s ilv ia F a b b r i
25 Lo Yoga che unisce
d i Gi u s e p p e O r tolano
d i N ATA L I N O B A L A SS O
d i G . O l d r ini e P. Paco d a
Mensile della Cooperazione di Consumatori 40127 Bologna, Viale Aldo Moro,16 Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908 [email protected]
Reg.Trib. Bologna 3/8/82 n. 5005 Iscrizione Roc 29/8/01 n. 1040 Copia singola euro 0,31 Abbonamento annuo euro 3,10
Direttore responsabile Dario Guidi Redazione Piero Giovanolla (vicedirettore), Daniela Dalpozzo, Silvia Fabbri, Paolo Mandini, Alberto Martignone, Paola Minoliti,
Andrea Pertegato, Mauro Poletti, Gianfranco Sansalone, Anna Somenzi, Claudio Strano. Progetto grafico Ferro comunicazione & design Impaginazione e grafica Ilde Ianigro
Responsabile della pubblicità Gabriella Zerbini
Coop Editrice Consumatori Consiglio di amministrazione: Paolo Cattabiani (presidente) Enrico Migliavacca (vicepresidente)
Francesco Berardini, Giuseppe Bolognesi, Claudio Cucchiarati, Marco Gaiba, Luciano Landi, Paolo Mandini, Daniele Moltrasio, Claudio Toso.
Associato a ANES, Associazione nazionale editoria specializzata
Questa rivista è stata stampata su carta 100% ecologica che ha ottenuto il marchio Ecolabel dell’Unione Europea riservato ai prodotti a minor impatto ambientale
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la posta
Informazione, pomodori Ogm e tumori
Ho letto con risalto sui giornali la notizia di pomodori geneticamente modificati che aiutano a
combattere i tumori. Potete spiegarmi meglio di cosa si tratta e quali proprietà hanno davvero
questi pomodori Ogm?
angela piana - SAN REMO (im)
Risponde Claudio Mazzini
Responsabile innovazione e valori di Coop Italia:
La notiizia apparsa sui media in questi giorni che racconta di
un pomodoro Ogm che salva dal cancro ha come fonte scientifica un articolo della rivista “Nature Biotechnology” pubblicato il 16 ottobre 2008. Il pomodoro in questione è stato ottenuto inserendo un gene dall’Antirrhinum majus (bocca di
leone) in grado di sintetizzare elevati livelli di antociani.
Gli antociani sono degli antiossidanti naturali presenti nelle
piante, utili nel combattere i radicali liberi, che offrono inoltre
protezione nei confronti di alcuni tumori, malattie cardiovascolari e malattie degenerative correlate all’età. Esistono
prove del fatto che gli antociani possiedano inoltre attività
anti-infiammatoria e ostacolano obesità e diabete; sono naturalmente presenti in molti alimenti come la melanzana,
l’uva, le ciliegie, i mirtilli, le more, i lamponi ed il ribes con livelli di concentrazione che variano da 2 fino a 7-8 milligrammi
per chilogrammo.
La concentrazione media di antociani nel pomodoro transgenico è di circa 2,8 milligrammi per chilo. Questi composti sono
presenti sia nella buccia che nella polpa, anche se in quantità
diverse (meno nella polpa rispetto alla buccia).
Il pomodoro così ottenuto è stato poi ridotto in polvere e
somministrato assieme al mangime a particolari topi di laboratorio geneticamente predisposti a sviluppare tumori.
Al termine dell’esperimento i topi che assumevano pomodoro
Ogm, rispetto agli altri, avevano vissuto circa un 20% di giorni in più. Fin qui i risultati dello studio. Tuttavia, leggendo
bene l’articolo, sono necessarie alcune precisazioni.
Dai dati riportati il contenuto medio di antociani del pomodoro Ogm è paragonabile od inferiore a quello di molti dei frutti
che contengono naturalmente questa sostanza. Ad esempio,
mangiando uva nera si assumono quasi 4 volte in più antociani che non mangiando il pomodoro Ogm.
Come detto Il contenuto di antociani varia poi significativamente tra “buccia” e “polpa”, questo è un aspetto da considerare qualora il pomodoro subisse alcune delle più diffuse lavorazioni industriali (pelati, polpa, passata ecc.).
Basandosi poi sulle informazioni presenti nell’articolo di “Nature Biotechnology”, ai topi sono stati somministrati 80 milligrammi per kg al giorno di antociani; un uomo di circa 80 kg
per introdurre lo stesso contenuto di antociani dovrebbe assumerne ben 6,4 grammi/giorno; 6,4 g di antociani corrispondono a circa 2,3 kg di pomodoro fresco Ogm al giorno!!
Illustrati i fatti relativamente alla vicenda di questo pomodoro Ogm, Coop ribadisce e conferma la propria posizione di assoluto favore all’utilizzo delle biotecnologie in campo medico,
ma ritiene che sarebbe opportuno adottare maggiore prudenza quando si comunicano i risultati di studi scientifici che,
come in questo caso, sono ancora ben lontani dalla fase applicativa.
Infatti, non solo i dati di cui si è parlato in questo caso non
sono direttamente correlabili all’uomo, ma vi è un serio rischio
di disinformare o peggio creare delle illusioni nell’opinione
pubblica e in particolare nei malati affliti da gravissime malattie.
Ancora una volta non si capisce a chi giovi questa prematura
enfasi mediatica che peraltro non tocca il vero problema legato all’alimentazione, ovvero la corretta alimentazione: infatti
secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità oltre il 30%
delle persone che ogni anno si ammalano in tutto il mondo di
tumore lo avrebbero potuto evitare se si fossero alimentati
in modo più sano. Una dieta che punta su un cibo “miracoloso” rischia di spingere i consumatori verso un ulteriore impoverimento della diversità degli alimenti di cui si nutrono.
Pertanto una dieta arricchita di un ingrediente “salva-cancro”
può comunque essere vanificata da un alimentazione o da
uno stile di vita non corretto.
Tempo di vino novello
Ogni anno, a fine autunno, mi regalo qualche assaggio di vino novello. Lo cerco in altri periodi dell’anno ma non lo
trovo. Potete darmi qualche informazione in più in proposito?
Angelo guglielmi - crevalcore (Bo)
Il vino novello deve il suo nome al fatto che è il primo vino
ottenuto subito dopo la vendemmia ed è messo in vendita
dopo il 6 novembre di ogni anno. In Francia, dove è nato, è
detto primeur ed è rappresentato principalmente dal
beaujolais . Si ottiene con una tecnica innovativa attraverso la macerazione carbonica: l’uva viene messa in vasche
protette dall’aria dove fermenta per una settimana.
dicembre 2008
Dopo la pigiatura il mosto continua a fermentare e il
vino che si ottiene è pronto da bere, rosso, leggero con
sentori di fragola e lampone. Deve essere consumato
entro l’inverno perché non può invecchiare. Sugli scaffali e nelle cantinette Coop possiamo trovare tanti tipi
e marche di vino novello, da bere con le castagne o con i
dolci invernali…
L’indirizzo per scrivere a questa rubrica è:
redazione Consumatori, Viale Aldo Moro, 16, 40127 Bologna
fax 051 6316908, oppure, [email protected]
novità per i clienti coop voce
un sms per la solidarietà
I segreti del tartufo
Sono andata a una delle tante Sagre del tartufo che si
tengono in questa stagione nei nostri paesi. Vorrei saperne di più sulle diverse qualità che esistono. Bianco o
nero, ma soprattutto “d’oro” (visto il prezzo!)…
IDa mascolo - novi ligure
È vero oggi si trovano tantissime varietà di questo fungo
ipogeo (che cioè cresce nel sottosuolo ) che viene chiamato “il diamante della cucina”: c’è quello nero (tipico del
centro Italia), quello bianco (di Alba, Piemonte), quello
bianchetto, il tartufo invernale, il nero liscio, lo scorzone
o tartufo estivo. Il prezzo è sempre molto vario e dipende
dalla stagione, dalla quantità trovata in una stagione,
dalla pezzatura: esiste comunque una vera e propria
“borsa del tartufo” aggiornata continuamente. Il prezzo
medio quest’anno è intorno ai 2.000-2.500 euro il chilo…
A livello nutrizionale i tartufi sono paragonati ai funghi
ma, vista la minima quantità che viene utilizzata nei
piatti, sono calorie irrilevanti. Ciò che si compra è piuttosto il piacere del suo aroma, persistente e coinvolgente,
che rende il sapore del piatto assolutamente unico. Pioppo, salice, quercia e tiglio sono gli alberi che accettano la
convivenza con il tartufo, mentre un terreno soffice darà
tartufi più lisci e tondeggianti. Uova, pasta e burro sono
gli abbinamenti più tradizionali.
Detersivi
Ho avuto problemi utilizzando un detersivo la cui etichetta era carente di informazioni. Cosa deve riportare
un’etichetta a norma di legge?
rosa santunione - pescara
L’imballaggio di un detersivo non solo serve a contenere
il prodotto e a mantenerlo intatto, ma deve fornire all’acquirente informazioni importanti sulla natura del
prodotto stesso e su come utilizzarlo al meglio. Il Regolamento CE n. 648/2004 chiede ai produttori di riportare in etichetta informazioni basilari per la sicurezza del
consumatore: la denominazione e il marchio commerciale del prodotto; l’indirizzo completo con il numero telefonico del responsabile dell’immissione del prodotto sul
mercato; l’indirizzo (o la mail) a cui chiedere la scheda
tecnica. Oltre a ciò resta l’obbligo di indicare la presenza
di conservanti o sostanze allergizzanti quando sono
presenti in misura superiore allo 0,01%.
dicembre 2008
Da questo mese di dicembre anche i clienti CoopVoce potranno devolvere in beneficenza una parte del
proprio credito residuo con un semplice Sms!
Come? In occasione delle principali campagne nazionali di solidarietà (come ad esempio Telethon,
Banco Alimentare, ecc.) potranno inviare un Sms
del valore di 1 o 2 euro (a seconda dell’iniziativa) al
numero specificato dalla singola Onlus.
Vista l’attenzione dei soci Coop per la solidarietà
siamo sicuri che il loro contributo sarà sostanziale!
Oggi con CoopVoce è possibile ricaricare il proprio
telefonino in oltre 700 punti vendita Coop abilitati
al servizio, sul sito www.coopvoce.it con Carta di
credito, nei Bancomat delle banche abilitate al
servizio e presso le ricevitorie Sisal. È possibile
trovare tutte le informazioni sul sito o nel punto
vendita Coop più vicino.
per i soci coop
sconto del 10%
nelle Scuole di sci del trentino
ASSOCIAZIONE MAESTRI di SCI del TRENTINO
Piazza Centa 13/2 - Trento (www.trentinosci.it)
Sconto 10% su lezioni collettive di sci e snowboard
Ecco le 24 scuole che aderiscono alla convenzione:
Madonna di Campiglio: “5 Laghi “, “Nazionale”, “Campo Carlo
Magno”; Val di Fiemme: “Alpe Cermis Cavalese”, “Alpe di Pampeago”, “Alta Val di Fiemme”; Folgaria-Lavarone: “Altopiano
Folgaria”, “Lavarone”; Andalo-Fai: “Dolomiti Di Brenta”, “Fai
della Paganella”; Folgarida: “Azzurra”, “Marilleva”, “Folgarida-Dimaro”, “Val di Sole 2000 Commezzadura”; Val di Fassa:
“Campitello”, “Canazei-Marmolada”, “Vajolet Pozza”, “Vigo
di Fassa-Passo Costalunga”, “Moena Dolomiti”; Pejo: “Pejo”;
Castello Tesino: “Lagorai”; Trento: “Viote”; S. Martino di Castrozza: “Dolomiti”, “Nuova S. Martino di Castrozza”.
Lo sconto si ottiene con la carta socio coop, che può essere
presentata dall’intestatario o da altro componente il nucleo
famigliare (moglie/marito e figli) e può valere al massimo per
due persone.
Lo sconto non è cumulabile con altre promozioni in corso, non è
attivo nel periodo dal 21 dicembre all’ 11 gennaio.
•Per informazioni: www.e-coop.it
Tel. 0461 - 82 60 66 - [email protected]
in primo piano
stop
di D A r I O G U I D I
Coop dice no alle industrie
sugli aumenti di prezzo
Tassinari (Coop Italia): “Non accettiamo richieste
ingiustificate da parte delle industrie dei prodotti
di marca. Il forte calo delle materie prime deve produrre
un vantaggio per le famiglie. Si parla tanto di
responsabilità sociale delle imprese: è ora che deve
vedersi. Come Coop abbiamo dato l’esempio abbassando
i prezzi di diversi dei nostri prodotti a marchio”
la difesa
centromarca
si spiega così...
Per completezza d’informazione, riportiamo alcuni brani della nota con
cui Centromarca (cioè l’associazione
che raggruppa le aziende produttrici
dei prodotti di marca) ha risposto alle a
Coop. Nel testo si sostiene che “il tema
straordinariamente complesso e critico dei prezzi” è stato proposto “in una
chiave semplicistica e prettamente demagogica, che occulta le dinamiche
reali del mercato. Nessun produttore con mercati stagnanti, potere d’acquisto calante e competizione feroce - può
permettersi di aumentare i propri listini se non assolutamente costretto e
nella misura minima indispensabile.
D’altra parte la fissazione dei prezzi di
cessione è un momento cruciale dell’esercizio di impresa e dei rischi connessi, massimizzati oggi da un contesto drammatico in cui la tenuta delle
imprese non è certo meno importante
dei prezzi dei loro prodotti”.
C
erto, una decisione senza
precedenti. Ma presa in
una situazione di crisi economica e finanziaria che è,
anch’essa, senza precedenti. Una
decisione che rende evidente come
Coop parta sempre dalla necessità,
connaturata all’essere una cooperativa, di tutelare l’interesse di milioni di soci e non quello di pochi
azionisti. La decisione di cui parliamo è quella di dire pubblicamente,
attraverso una lettera aperta uscita a pagina intera sui più importanti quotidiani italiani, che Coop non
intende accettare le richieste di aumenti di prezzo che stanno arrivando da parte delle grandi aziende
produttrici (da Nestlè a Lactalis, da
Procter & Gamble a Danone) sui listini per il 2009. Richieste di aumento nell’ordine del 4-8%, proprio
in una fase in cui i prezzi delle materie prime stanno rapidamente
scendendo, dopo i picchi di alcuni
mesi fa. Una diminuzione dei prezzi
che, proprio Coop, ha già trasferito
su una importante serie di prodotti
a proprio marchio (dal latte Uht, alla pasta di semola, dallo yogurt al
burro). Infatti, come riportato negli
scorsi numeri di Consumatori, questi prodotti hanno visto il proprio
prezzo calare già da fine settembre. Il tutto sulla base di una semplice e trasparente equazione, che
Coop ha fatto ma che qualcun altro
non sembra capace di risolvere: e
cioè se cala il costo delle materie
prime, anche quello del prodotto
finito deve, in una qualche misura,
ridursi.
“Quando abbiamo presentato la
decisione di ridurre i prezzi dei nocontinua a pagina >
dicembre 2008
Il prezzo delle materie prime,come grano, mais, farine, orzo, latte
semi oleosi, ma anche petrolio e derivati e alluminio, è diminuito
e sta scendendo ancora. Coop ha già abbassato i prezzi di pasta,
farina, burro, latte UHT, yogurt a marchio Coop.
Ci saremmo aspettati che anche le industrie facessero altrettanto.
Non è successo.
In molti settori, soprattutto ad opera delle industrie multinazionali,
ci troviamo di fronte a richiesta di aumenti, da l 4% fino all’8%, su
prodotti importanti per la spesa delle famiglie italiane. Richieste
ingiustificate e incompatibili con la necessità di contenere i prezzi
e favorire i consumi in un momeno di grave crisi; si corre il rischio,
dopo l’ondata di crescita dei prezzi di inizio 2008, di una ulteriore
crescita dell’inflazione nel 2009. Per questo Coop non accetterà
richieste ingiustificate di aumento dei prezzi. Lo diciamo apertamente e pubblicamente.
Se le richieste dovessero persistere, Coop reagirà di conseguenza
e con determinazione, informando i 6.700.000 soci consumatori. Siamo convinti che tutte le imprese responsabili dovrebbero
impegnarsi in azioni concrete per recuperare la fiducia e rispondere
alle attese di difesa del potere d’acquisto dei consumatori.
Questo si aspetta oggi la gente: segnali forti e di aiuto per affrontare e superare le difficoltà. Coop fa la sua parte e chiede alle industrie di marca di fare la loro, nell’interesse dei cittadini e del Paese.
di A L D O B A S S O N I
“Le famiglie non paghino per tutti”
Le associazioni di consumatori contrarie ad ogni speculazione
A
fine anno, tra carburanti, energia, riscaldamento e generi alimentari, la famiglia italiana avrà speso in media
750 euro in più del 2007. Ma secondo uno studio di Adusbef e Federconsumatori, la crisi finanziaria ha aggravato la drastica diminuzione del potere di acquisto di ben 1.827
Euro, sia per gli effetti diretti (andamento dei titoli azionari e
perdite di prodotti finanziari tossici) che indiretti (caduta del PIL,
aumento delle rate dei mutui a tasso variabile, aumento del costo
dei prestiti, aumento dei costi di investimento delle imprese e ricadute sui prezzi dei beni). Al di là delle algide medie statistiche,
ogni famiglia è in grado di misurare la perdita del proprio potere
d’acquisto meglio di qualunque scienziato. In più, la recessione
nella quale siamo precipitati sta già facendo le prime vittime sul
mercato del lavoro a suon di licenziamenti, cassa integrazione e
nuova precarietà. In poche parole significa che continueranno a
calare redditi e consumi. E mentre il governo si preoccupa di
salvare le banche, al momento in cui scriviamo ancora poco o
nulla si dell’entità di eventuali aiuti (si parla di 3/4 miliardi di
sconti fiscali di varia natura) e sulla loro destinazione.
Così, sempre più famiglie sono costrette a modificare le proprie
abitudini di acquisto. Per necessità e non per amore, le preferenze di milioni di consumatori si sono spostate verso prodotti di
largo consumo più convenienti. «Ci troviamo di fronte ad un fenomeno estremamente grave anche sotto un altro aspetto, quello
delle abitudini alimentari – denunciano Rosario Trefiletti,
presidente di Federconsumatori e Elio Lannutti, presidente di Adusbef –, la caduta dei consumi, infatti, non riguarda solo gli aspetti quantitativi della richiesta di mercato dei beni
e dei prodotti industriali, ma, purtroppo, riguarda anche gli
aspetti qualitativi di questi ultimi». A complicare il quadro sono
arrivate inattese le manovre delle multinazionali degli alimentari che, nonostante il crollo dei prezzi delle materie prime, hanno
annunciato l’aumento dei propri listini. Una pretesa assurda
contro la quale Coop ha preso una posizione nettamente contraria suscitando clamore sui media e consenso dei consumatori.
«Noi pensiamo che sia il momento in cui ognuno deve fare la sua
parte, con responsabilità – dice Aldo Soldi, presidente dell’Associazione nazionale cooperative di consumatori -. È con questo
spirito che ci siamo seduti al tavolo ministeriale con le altre organizzazioni della grande distribuzione, confermando l’impegno a
trasferire sui prezzi finali ogni diminuzione del prezzo che sarà
fatto dall’industria».
In teoria, infatti, sul fronte di molti beni di prima necessità, compresi i carburanti, le cose dovrebbero tendere al sereno. I dati
parlano di una diminuzione dei prezzi di molte materie prime, a
partire dal petrolio e suoi derivati, con relative potenziali incidenze benefiche sui prezzi di tutte le merci. «Se la doppia velocità dei
petrolieri ci irrita – sostengono Trefiletti e Lannutti -, quella relativa ai prezzi dei generi di prima necessità come pane e pasta ci
indigna. Questi sono prodotti fondamentali soprattutto per l’ampio utilizzo che se ne fa e per l’incidenza che questi prodotti hanno sulle famiglie meno abbienti».
Il prezzo del grano negli ultimi mesi è calato addirittura del 60
per cento. Nel 2008 in Europa è perfino aumentata la produzione
di cereali. In aumento è soprattutto la produzione di grano tenero e segale. E così i prezzi dei cereali, dopo le forti impennate di
continua a pagina >
dicembre 2008
in primo piano
stri prodotti a marchio – spiega il
presidente di Coop Italia, Vincenzo
Tassinari – avevamo detto una cosa
molto precisa. Che ci saremmo battuti, dando l’esempio per primi, affinché non succedesse ciò che purtroppo ben conosciamo col prezzo
della benzina. E cioè che il petrolio
cala, ma quando andiamo a fare il
pieno di questo calo non c’è traccia.
Noi a questa logica che scarica sul
consumatore i problemi non ci stiamo. C’è una crisi economica pesante, siamo nella fase in cui, dal sistema finanziario, il problema sta
colpendo pesantemente le famiglie. E allora tutti dobbiamo essere
responsabili, nell’interesse dei consumatori, del paese, ma anche dello stesso sistema di imprese”.
Anche perché nel caso sollevato da
Coop, non solo i prezzi non calano
(rifacendosi all’esempio della benzina), ma addirittura la richiesta
delle grandi aziende produttrici, è
di un aumento.
“Tra i diversi esempi che si potreb-
bero fare – prosegue Tassinari – mi
pare particolarmente significativo
quello di multinazionali come Lactalis e Danone che ci chiedono aumenti del 4-5% nel momento in cui i
prezzi del latte sono calati del 10%.
Se accettassimo questi aumenti si
otterrebbe tra l’altro il risultato paradossale di vedere arrabbiati da un
lato i consumatori e dall’altro allevatori e produttori agricoli, che
stanno già da settimane incassando di meno per il loro latte”.
Situazioni paradossali dunque, dalle
quali Coop ritiene si debba uscire
con un atteggiamento responsabile
da parte di tutti gli attori in campo.
“Lo scorso anno – continua Tassinari – gli attacchi alla grande distribuzione per gli aumenti di prezzo, si
sono sprecati. Eravamo nella fase in
cui il prezzo del grano e del petrolio
era raddoppiato in pochi mesi. Noi
abbiamo sempre detto che questo
gioco non ci piaceva e non era corretto. Per questo ora abbiamo deciso di mettere pubblicamente le car-
te in tavola con la nostra lettera
aperta. Speriamo di trovare un accordo con le industrie produttrici,
lavoriamo per questo, ma senza
furbizie o pensando di scaricare i
propri problemi su altri”.
Qui il ragionamento di Tassinari entra più nel merito dell’evoluzione
delle scelte dei consumatori e sul
ruolo delle industrie di marca. “Dalla
seconda metà di ottobre, anche sul
carrello della spesa, si è avvertito distintamente l’arrivo dell’onda di crisi
economica. Ci sono stati cali nell’ordine del 5/6% che sono significativi.
Tutti, industrie produttrici e imprese
di distribuzione, abbiamo davanti
una fase difficile. Ma il comportamento delle industrie di marca credo debba partire da una lettura del
mercato che sta cambiando. Nel
corso del 2008, ad esempio, mentre
il prodotto a marchio Coop ha registrato un balzo in avanti del 7-8%, i
prodotti di marca vedono un calo intorno al 2,5-3%. Forse c’è un problema di posizionamento complessivo
continua a pagina 11 >
lo sboom delle materie prime
Petrolio -52,9%, frumento - 43%, mais -43,5%...
Per capire meglio la polemica in corso tra Coop e le industrie
dei prodotti di marca è utile guardare ad alcune semplici cifre
che riguardano il costo delle materie prime, quelle alla base
dei prodotti finiti che abbiamo in casa. Ebbene, dal 30 giugno
al 31 ottobre di quest’anno il prezzo del petrolio è sceso del
52,9%, quello del frumento è sceso del 43%, quello del mais
del 43,5%, quello del rame del 50,6%. Tonfi micidiali, arrivati
a seguito di rialzi altrettanto incredibili avvenuti in precedenza. Il fatto è che la speculazione finanziaria investe regolarmente anche su questi mercati, le cosiddette commodities.
L’andamento record del prezzo del grano alla Borsa di Chicago
dicembre 2008
sul finire del 2007 è stato il frutto di speculazioni internazionali che decisero di spostarsi dai troppo volatili mercati finanziari
e immobiliari alle più affidabili materie prime. Ma alla fine anche sulle commodities è scoppiata la bolla. E con essa sono calati drasticamente i prezzi. Una circostanza che dovrebbe produrre un beneficio evidente e immediato per i consumatori e le
famiglie. Per Coop (che già da fine settembre ha abbassato i
prezzi di numerosi prodotti col proprio marchio) è sicuramente
così. Per altre industrie produttrici invece un crollo del 50% su
petrolio e frumento non basta e con i listini per il 2009 sbucano
richieste di aumenti...
in primo piano
50,00
Prezzo latte crudo
Lombardia
e prezzo minimo latte
intero spot Pastorizzato
estero di francia e
germania
Il grafico mostra come, dopo il picco
verso la fine del 2007, il prezzo del
latte, sia straniero che italiano, nella
seconda metà del 2008, sia
sensibilmente diminuito
€/100 lt.
47,50
Confronto
45,00
42,50
40,00
37,50
35,00
32,50
30,00
27,50
25,00
anni 2000
—Prezzo minimo del latte Spot Lodi pastorizzato in Francia —Prezzo minimo del
latte Spot Lodi pastorizzato in Germania —Prezzo latte crudo Lombardia*
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Latte, prezzo in discesa
Vediamo l’andamento alla produzione di uno dei prodotti base per le famiglie
A
d Angelo Rossi, consulente
ed esperto del settore lattiero caseario (e tra i promotori del sito www.clal.it)
abbiamo chiesto lumi sull’andamento
di mercato di uno dei prodotti più
usati da tutti i consumatori.
Quale è stato negli ultimi mesi l’andamento dei prezzi del latte alla
produzione in Italia e in Europa?
Per rispondere è indispensabile fare
riferimento al grafico (vedi in alto in
questa pagina ndr), che mette a confronto l’andamento dei prezzi minimi
del latte che arriva agli stabilimenti
italiani dalla Francia e dalla Germania
(latte spot) con quello del latte prodotto in Lombardia, regione leader
nella produzione italiana, con il suo
40,5% sul totale.
È’ facile vedere che nel periodo 20072008 il mercato del latte è stato turbato da grandi oscillazioni nei prezzi.
All’impennata verso l’alto dei prezzi
del latte tedesco e francese, il prezzo
del latte italiano ha risposto con un
aumento meno elevato, ma più protratto nel tempo.
Quando i prezzi del latte tedesco e
francese sono precipitati, il prezzo del
latte italiano, pur evidenziando una
tendenza al ribasso, si è mantenuto
su una fascia di valore più alto rispetto a quello europeo. Il che significa
che, allo stato attuale, in Italia circola
latte di prezzo assai diversificato: più
basso quello di importazione, più elevato quello nazionale. Prezzi diversi
per latte di diversa provenienza, dunque, cui corrispondono destinazioni
differenziate: la produzione nazionale va soprattutto a produzioni DOP e
a latte fresco; il latte d’importazione,
invece, è utilizzato ‘a completamento’, per sopperire cioè alla copertura
del fabbisogno interno.
Da quali elementi è stato condizionato questo andamento?
Questo andamento così altalenante
va letto e interpretato a fasi. Il picco
degli aumenti è corrisposto:
- ad una minore produzione di latte, a
livello mondiale, per effetto di eventi
climatici negativi (ad es. siccità);
- ad un aumento del prezzo delle materie prime (soia, grano, mais), per
effetto sia di cali produttivi, sia di
speculazioni internazionali;
- ad un aumento della domanda per
effetto dei maggiori consumi nell’Est
europeo e per il miglioramento delle
condizioni di vita in alcuni Paesi in via
di sviluppo.
Il calo del prezzo del latte tedesco e
francese è corrisposto: 1) alla ripresa
della produzione di latte a livello mondiale; 2) alle minori esportazioni della
UE-27 verso i Paesi Extra UE, con conseguente disponibilità di materia prima, offerta, in primo luogo, a paesi
deficitari, sul piano della produzione,
come l’Italia. l
> segue da pagina inizio anno quando, secondo i numeri della Fao, salirono dell’83
per cento rispetto a un anno prima, sono tornati a scendere, ragione per cui non si capisce perché il prezzo della pasta non dovrebbe tornare ai livelli di due anni fa. Invece i prezzi di pane e
pasta alla produzione non accennano a calare scaricando sulla
distribuzione e sui consumatori oneri che non hanno alcun senso. «Con questi prezzi per una famiglia italiana che consuma un
kg di pane e 0,5 kg di pasta al giorno si avrà un aumento di 105
euro per il pane e 73 euro per la pasta per un totale di 178 euro in
più all’anno» spiegano Trefiletti e Lannutti.
Dal canto suo anche Paolo Landi, presidente di Adiconsum ha espresso la propria preooccupazione sull’andamento dei
dicembre 2008
prezzi, appoggiando esplicitamente la protesta di Coop verso
“quelle multinazionali che, nonostante situazioni oggettive aumentano i prezzi per mantenere inalterati i propri ricavi e compensare la riduzione dei consumi”. “Purtroppo - continua Landi
- il mercato funziona egregiamente quando si tratta di aumentare i prezzi, ma non funziona allo stesso modo quando le stesse
ragioni portano a ridurre i prezzi. In gioco c’è una recessione che
rischia di essere pesante per le famiglie, ma anche per il sistema
economico. Il Governo assuma quindi una forte iniziativa per
chiedere a tutti i soggetti, non solo comportamenti responsabili,
ma coraggiosi, i cui effetti positivi andrebbero a vantaggio di tutti: consumatori, imprese, distribuzione”. l
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di questo tipo di prodotti, come dimostra il fatto che il consumatore
sceglie e scegliendo punisce alcuni,
premiando altri. Di ciò credo si debba tener conto”.
Dunque per ora il clamoroso confronto tra Coop e i fornitori non ha
ancora trovata una soluzione. Ma
quali potranno essere gli esiti?
“Noi, come sempre avvenuto in
tanti anni – spiega ancora Tassinari – ci muoviamo per trovare un
punto di equilibrio. E siamo convinti che sia possibile farlo anche questa volta. Siamo pronti a valutare i
problemi delle singole imprese, dei
diversi settori produttivi e se ci sono situazioni di difficoltà, ovviamente, ne terremo conto. Ma tutto
tenendo fermo il principio che se
degli aumenti ci appaiono ingiustificati noi li contrasteremo con ogni
mezzo”. Si arriverà a veder sparire
qualche prodotto dagli scaffali
perché i contratti di fornitura saltano? È una ipotesi possibile. “Il
tempo per trovare una soluzione
c’è. Usiamolo bene. Del resto i problemi che solleva Coop sono sentiti
anche dal resto delle catene della
grande distribuzione e quel che più
conta dai nostri soci consumatori”.
L’ultima battuta di Tassinari è sulla situazione più generale che il
paese sta vivendo: “La crisi è entrata nella testa della gente. C’è
preoccupazione per l’occupazione,
per l’andamento delle imprese, per
il crollo del potere d’acquisto dei
salari. Così si alimenta anche un
clima di sfiducia che è fondamentale combattere. Da un lato servono politiche da parte del governo
che facciano ripartire il volano dei
consumi e del reddito, ma servono
anche comportamenti concreti e
positivi. Da anni si sprecano i richiami alla responsabilità sociale
delle imprese. È il momento di dimostrarla questa responsabilità
sociale, con gesti di trasparenza e
fiducia. Il consumatore nel corso
del 2008 si è sentito spesso abbandonato, tranne da quelle realtà
come Coop, che hanno proposto
fatti concreti nella lotta all’inflazione e al carovita. Noi siamo abituati così: prima di chiedere ad altri, cerchiamo di fare la nostra
parte in positivo”. l
11
dicembre 2008
di Massimo Montanari
docente di Storia medievale e di Storia
dell’alimentazione, Università di Bologna
Rucola alla
Casa Bianca
N
ello scorso mese di settembre, mentre infuocava la campagna presidenziale americana, John McCain – ospite di un
popolare programma di cucina, uno dei tanti che imperversano sui canali televisivi al di qua e al di là dell’Atlantico – si
è infilato il grembiulone da cuoco e ha spiegato il suo modo di preparare le costolette alla griglia: il suo segreto è farle marinare per dieci
ore nel pepe e nell’aglio, prima di mandarle alla brace. McCain ha
anche assicurato che, una volta eletto presidente, uno dei suoi primi
pensieri sarebbe stato quello di piazzare un grande barbecue nel giardino della Casa Bianca [“La Repubblica” 14.09.2008, p. 19].
Bella mossa pubblicitaria: il barbecue in giardino è la pratica culinaria preferita da ogni bravo americano che si rispetti, un vero mito
gastronomico che si celebra nel week-end, invitando a casa gli amici a mangiare costolette e hamburger non troppo diversi da quelli
che durante la settimana si sono consumati al ristorante. Il candidato
presidente intendeva in questo modo riaffermare la sua “americanità”, la sua appartenenza alla cultura e alla tradizione “nazionale”.
Ogni mito contiene valori e simboli che oltrepassano di gran lunga la
dimensione pratica, tecnica del gesto. Cuocere costolette sul barbecue di casa non serve solo a mangiare, ma anche (o forse soprattutto)
a riconoscersi figli di una cultura, come quella americana, fortemente
segnata dal mito della natura, della mangiata all’aria aperta, dell’uomo forte e vigoroso che non perde troppo tempo a cincischiare in
cucina (e infatti il barbecue, come lo spiedo, è quasi sempre un affare di maschi). Per questo, annunciare che un barbecue sarà sistemato nel giardino della Casa Bianca è un modo efficace per rassicurare
un certo tipo di elettori, tendenzialmente maschili e tendenzialmente
conservatori, che nulla cambierà nei valori tradizionali del popolo
americano e della sua cultura.
Sappiamo tutti come poi è andata a finire. John McCain non abiterà la
Casa Bianca e il barbecue non farà mostra di sé nel suo giardino. Andrà
invece ad abitarci quel giovane afroamericano dalla pelle scura (che
qualcuno, vergognosamente, ha voluto definire “abbronzata”) che in
un’intervista ha detto di amare l’insalata con rucola e parmigiano. Un
cibo “light” e dinamico, anche un po’ modaiolo, se vogliamo: e anch’esso ricco di risvolti simbolici. L’insalata di Obama è a suo modo
provocatoria, perché significa il cambiamento rispetto alla cultura del
barbecue. Il tradizionale divoratore di carni alla brace difficilmente
potrà condividerne il messaggio, anche se tutto, in America, alla fine
sembra ricomporsi: la signorilità e il senso civico che lo sconfitto ha
mostrato verso il vincitore (un vero spettacolo, per noi italiani abituati
a ben più tristi comportamenti) lasciano pensare che in tavola alla fine
ci saranno un buon piatto di carne e una bella insalata (forse con rucola). Il cibo spesso divide, ma ancora più spesso unisce.
in primo piano
Mentre gli Usa eleggono il loro primo
presidente di colore, in Italia si
susseguono episodi di intolleranza
e razzismo. Pesano le paure legate
al fenomeno dell’immigrazione, anche
se spesso fondate su pregiudizi e scarsa
conoscenza. Il rapporto Caritas-Migrantes
propone una fotografia della situazione
e dice chiaramente che, comunque, degli
immigrati non possiamo fare a meno
Noi e gli
stranieri
tra paure e bisogno, ma il futuro passa da lì
di D A R I O G U I D I
F
a un po’ impressione rilevarlo, ma il contrasto c’è
tutto. Proprio nelle settimane in cui il mondo celebra e commenta la storica elezione
di Barack Obama, primo presidente degli Stati Uniti d’America con
la pelle nera (con tutta la carica
simbolica che vedere un uomo di
colore alla guida della più importante nazione al mondo ha), noi, in
Italia, viviamo invece una fase in
cui gli episodi di razzismo, di discriminazione, di intolleranza se
non di aperta violenza contro persone di colore e immigrati si susseguono. Del resto è un fatto che
nel suo primo discorso da neo-
eletto presidente Obama abbia
con orgoglio ricordato la storia a
lieto fine di una elettrice di Atlanta, nata 106 anni fa, che, dopo aver
vissuto gli anni della segregazione
razziale, quelli nei quali a causa
del colore della pelle non poteva
partecipare alle elezioni, ha potuto
oggi votare e vedere eletto un nero alla guida degli Stati Uniti. Ben
diverse le cose che, in casa nostra,
ha dovuto e deve dire il presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano che ha più volte pubblicamente
sottolineato che un rischio di razzismo e di regressione civile esiste
e va contrastato e prevenuto con
grande determinazione, aggiun-
gendo anche che “gli immigrati sono un fattore di forza e di freschezza per il nostro Paese e che occorre
dire basta ai pregiudizi”.
Se certo non basterà l’elezione di
Obama a risolvere i problemi che
comunque una grande società
multietnica, come quella americana ha, lo stimolo a riflettere sui
fatti di casa nostra è grande e significativo.
Inevitabilmente, il discorso su intolleranza e sugli episodi degli ultimi
mesi, si lega al tema immigrazione,
un fenomeno che sta cambiando
profondamente la nostra società in
questi anni e che spesso viene più o
meno consapevolmente ridotto e
continua a pagina 14 >
12
dicembre 2008
in primo piano
caritas - migrantes
“SERVono nuove Scelte politiche”
Il Dossier Caritas-Migrantes contiene poi anche alcune esplicite valutazioni sulle scelte politiche e legislative con cui il
tema immigrazione viene affrontato nel nostro paese. Si va
da una critica alla scelta “di aumento della pena per chi commette reato in situazione di irregolarità”, così come per la
possibilità di trattenimento fino a 18 mesi nei Centri di identificazione e di espulsione.
“Chi delinque va punito e condannato – si legge nel rapporto
Caritas-Migrantes - in un’ottica di rieducazione, come prevede la nostra Costituzione. Si impone però la necessità,
anche se di essa poco si parla, di una politica positiva a favore della maggioranza degli immigrati, investendo in idee e
risorse. Il pacchetto sicurezza dunque, di cui alcune norme
potevano essere diversamente formulate, non esaurisce le
politiche migratorie e neppure ne è la parte più rilevante”.
Un manifesto contro il razzismo
L’appello di un gruppo di scienziati tra cui il premio Nobel Rita Levi Montalcini
N
el luglio di quest’anno,
un gruppo di scienziati
coordinati da Marcello
Buiatti, tra cui anche il
premio Nobel Rita Levi Montalcini,
a settant’anni di distanza dall’entrata in vigore delle leggi volute dal
RIta Levi Montalcini fascismo sulla razza, ha deciso di
Premio Nobel
scrivere un Manifesto contro l’asper la medicina
surda pretesa di giustificare scientificamente il razzismo. Ecco alcuni dei punti salienti di questo
manifesto che si articola in otto enunciati:
variabilità genetica nella nostra specie, oltre che minore di
quella dei nostri “cugini” scimpanzé, gorilla e orangutan, è
rappresentata soprattutto da differenze fra persone della stessa
popolazione, mentre le differenze fra popolazioni e fra continenti diversi sono piccole. I geni di due individui della stessa
popolazione sono in media solo leggermente più simili fra
loro di quelli di persone che vivono in continenti diversi. Proprio a causa di queste differenze ridotte fra popolazioni, neanche gli scienziati razzisti sono mai riusciti a definire di quante razze sia costituita la nostra specie, e hanno prodotto stime
oscillanti fra le due e le duecento razze.
• I. Le razze umane non esistono. L’esistenza delle razze
travede minacce nei pensieri e nei comportamenti diversi.
Per i difensori della razza italiana l’Africa appare come una
paurosa minaccia e il Mediterraneo è il mare che nello stesso tempo separa e unisce. Per questo i razzisti sostengono
che non esiste una “comune razza mediterranea”. Per spingere più indietro l’Africa gli scienziati razzisti erigono una
barriera contro “semiti” e “camiti”, con cui più facilmente
si può entrare in contatto. La scienza ha chiarito che non
esiste una chiara distinzione genetica fra i Mediterranei
d’Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall’altra. Sono state assolutamente dimostrate, dal
punto di vista paleontologico e da quello genetico, le teorie
che sostengono l’origine africana dei popoli della terra e li
comprendono tutti in un’unica razza. l
umane è un’astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole differenze fisiche fra persone, percepite dai
nostri sensi, erroneamente associate a differenze “psicologiche” e interpretate sulla base di pregiudizi secolari. Queste astratte suddivisioni, basate sull’idea che gli umani
formino gruppi biologicamente ed ereditariamente ben distinti, sono pure invenzioni da sempre utilizzate per classificare arbitrariamente uomini e donne in “migliori” e
“peggiori” e quindi discriminare questi ultimi (sempre i
più deboli), dopo averli additati come la chiave di tutti i
mali nei momenti di crisi.
• III. Nella specie umana il concetto di razza non ha significato biologico. L’analisi dei DNA umani ha dimostrato che la
13
dicembre 2008
• VIII. Il razzismo discrimina, nega i collegamenti, in-
in primo piano
le cifre
il 9% del PIl italiano
viene dagli stranieri
4 milioni sono gli immigrati regolari in Italia,
pari al 6,7% della popolazione
1 lavoratore su 10 è straniero
700 mila immigrati, quasi tutte donne, lavorano
nel campo dell’assistenza familiare
Un quarto degli occupati nell’edilizia sono stranieri
il 9% del Pil è prodotto dagli stranieri
3,7 miliardi di euro sono le tasse pagate dagli immigrati
350 mila nuovi arrivi circa si registrano ogni anno
170 mila di questi sono lavoratori
100 mila sono per i ricongiungimenti familiari
60 mila nuovi nati da genitori stranieri
767.000 sono gli studenti stranieri nelle scuole
457.000 dei quali nati in Italia
40.000 stranieri ogni anno diventano
cittadini italiani
Nel 2050 in Italia le persone con più di 65 anni passeranno dai 12 milioni attuali a 22 milioni. Senza il contributo degli immigrati la capacità produttiva del nostro
paese sarebbe a rischio.
assimilato a un problema di ordine pubblico e di criminalità. E, come spesso accade, di fronte ai cambiamenti, le reazioni possono essere di segno opposto: vederli
come una opportunità, guardare negli occhi la realtà,
provare a governare i problemi spesso complessi che ci
sono, oppure chiudersi e scegliere scorciatoie che spesso conducono alla paura.
Partire dai dati veri
Un ottimo strumento per ragionare, partendo da cifre e riferimenti concreti, è il 18° Rapporto sull’immigrazione presentato da Caritas-Migrantes. Un rapporto che propone una fotografia decisamente
significativa del fenomeno immigrazione in Italia, dal
momento che gli stranieri regolari presenti in Italia
sono ormai vicini ai 4 milioni, cioè sono il 6,7% dell’intera popolazione. Un dato che mette l’Italia leggermente al di sopra della media Ue (che è del 6%), ma al
di sotto di paesi come Germania (che ha 7 milioni di
immigrati) e Spagna (che ne ha 5,2 milioni pari
all’11,3% della popolazione). Ogni anno in Italia arrivano 300-350 mila nuove unità (tanti quanti erano gli
italiani che ogni anno emigravano nel dopoguerra…),
un occupato su 10 nel nostro paese è straniero, mentre sono 600 mila gli studenti e 150 mila gli immigrati divenuti imprenditori. Gli stranieri concorrono per il
9% alla creazione del nostro Pil e garantiscono un
gettito fiscale di 3,7 miliardi l’anno (che ripaga in pieno le spese sociali sostenute per loro da Stato e enti
locali). Ben 40 mila di loro ogni anno diventano cittadini italiani e 64 mila all’anno sono i nuovi nati.
“Sono cifre - come spiega il coordinatore del rapporto, Franco Pittau - che dicono come non si possa pensare al fenomeno migratorio come da una presenza
accessoria, regolabile sulla base delle esigenze congiunturali del mondo del lavoro. La presenza degli im-
l’ indagine dell’agen z ia ue contro le discrimina z ioni
Razzismo all’italiana, quanti episodi
Ben 203 gli episodi comprovati di razzismo commessi da cittadini italiani verso cittadini extracomunitari, uno ogni 43
ore, e in almeno 13 casi la discriminazione razziale è stata in
tutto o in parte causa della morte dell’immigrato.
Oltre ai recenti episodi di cronaca, dei fenomeni di intolleranza si è occupato anche il rapporto RAXEN, curato dall’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Ue (basato sulle denunce all’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali,
che, nel periodo di riferimento - tra il settembre 2005 e il
settembre 2006 - sono state 3.500), per 94 dei 203 episodi
si è trattata di violenza fisica. In 15 casi la xenofobia è stata
rilevata in sentenze di tribunali che hanno ravvisato la discriminazione razziale, 36 i casi di antisemitismo, 28 quelli
di “islamofobia”, 22 contro i rom, ma oltre un terzo dei casi
14
dicembre 2008
di razzismo è denunciato da immigrati africani. Autori dei
crimini in 85 casi singoli o gruppi, in 19 forze dell’ordine, in
40 casi in istituzioni, in 27 esponenti dell’estrema destra e in
23 esponenti della Lega Nord, 9 quelli che hanno visto coinvolte le tifoserie calcistiche. Sul lavoro (28 per cento dei
casi) e per l’alloggio (20%) la massima discriminazione. Sul
posto di lavoro condizioni vessatorie per gli immigrati e
maggior insicurezza rispetto agli italiani; in agricoltura il 95
per cento degli stagionali è in nero mentre per le donne la
discriminazione domestica è generalizzata.
Per il 2007 gli atti di discriminazione razziale registrati dall’Ufficio italiano per la promozione della parità di trattamento (Unar) sono stati 265, in aumento rispetto a quelli
segnalati nel 2006 (218).
in primo piano
La vignetta di ellekappa
migrati è invece un fattore strutturale, destinato a incidere sempre
più in profondo nella nostra società”. Anche perché il nostro paese
di questi immigrati ha disperato
bisogno: basta pensare all’edilizia
(dove sono stranieri un quarto degli addetti), all’assistenza infermieristica o a tante altre attività
artigianali e lavorative. Per non
parlare del clamoroso caso delle
badanti, un esercito di oltre 700
mila donne. “Il badantato – spiega
Pittau – è un vero e proprio servizio sociale aggiuntivo, la risposta
a un problema che non sapremmo
come risolvere, un aiuto a decine
di migliaia di famiglie italiane. Sono tutte cose che ci dicono come
l’immigrazione sta diventando
una dimensione normale della nostra vita. E credo la popolazione
abbia coscienza di quanto sta avvenendo sul piano materiale. Anche se a volte poi la paura per il
diverso salta fuori. C’è chi dice: li
vogliono nella fabbrica ma non
nella società”.
Senza immigrati non c’è futuro
Prima di parlare di queste paure e
di alcune problematiche che sicuramente il fenomeno migratorio si
porta dietro (ed alle quali una risposta va data), il rapporto Caritas-Migrantes introduce alcune
valutazioni sugli anni a venire che
però sono forse il cuore di tutta
l’indagine. “Le nostre previsioni –
spiega infatti Pittau – attestano
che il futuro dell’Italia non è realisticamente immaginabile senza gli
immigrati”. Una previsione che si
fonda sulle stime demografiche
Istat: anche prevedendo infatti un
afflusso di immigrati di 250 mila
unità all’anno da qui al 2050, l’invecchiamento della popolazione
farà sì che gli ultrasessantacinquenni saranno 22 milioni (contro i
12 di oggi). Totale: gli immigrati saranno il 18% della popolazione e
senza di loro, l’invecchiamento
complessivo pregiudicherebbe la
capacità produttiva del paese.
Dunque il nostro futuro passa per
forza ed è inevitabilmente legato
a quello dell’immigrazione. Solo
alla luce di questa premessa si
può arrivare a parlare anche del
lato più problematico della vicenda. Quello delle ricadute in termine di ordine pubblico e di criminalità. “Le statistiche utilizzate in
maniera impropria – precisa Pittau – rischiano di trasformare un
grande atto sociale in un fenomeno delinquenziale. La devianza è
qualcosa di estremamente grave
e vi è implicato un numero elevato
di cittadini stranieri. Ma le cifre
dicono che il tasso di devianza tra
gli immigrati regolari è all’incirca
lo stesso degli italiani”.
Clandestinità e criminalità
In sostanza il nodo dei fenomeni
criminali si lega soprattutto al problema della clandestinità e della
irregolarità: ma anche qui avendo
ben presente che irregolari o clandestine sono anche molte delle badanti citate prima e di cui abbiamo
tanto bisogno. Dunque, unitamente alla banale premessa che le leggi
continua a pagina 17 >
15
dicembre 2008
alfabeto alimentare
vanno rispettate da tutti e vanno
fatte rispettare a tutti, il problema
è di non generalizzare in maniera
indistinta (basta pensare che i “temuti” rumeni oggi in Italia sono
quasi 1 milione). E che senz’altro
c’è da fare opera di contrasto verso
la criminalità organizzata straniera
che sta prendendo piede e costruendo legami con organizzazioni malavitose “made in Italy”.
“Come si affrontano questi temi?
Da un lato – aggiunge Pittau - occorre una strategia preventiva che
insista sulla maggiore convenienza
delle vie legali all’immigrazione e
sulla collaborazione con le associazioni di immigrati stessi. In secondo luogo c’è un problema di procedure burocratiche e di normative
per ottenere i permessi di soggiorno che di fatto rischiano di produrre esse stesse clandestinità. Poi
c’è il problema di far rispettare il
principio di legalità. Cioè rispettare
le legge. Assumere o affittare in
nero, non pagare i contributi, sono
tutte cose diffuse che spingono
anch’esse verso la irregolarità gli
immigrati”.
La conclusione di Pittau però è
netta. E indica la strada della convivenza come opzione inevitabile:
“da parte di noi italiani, non bisogna continuare a immaginare un
paese che non esiste: è più conveniente accettare l’immigrazione
come dimensione intrinseca della
società, cercando di risolvere i
problemi che si presentano. È assolutamente riprovevole il diffuso
clima di ostilità – e talvolta di razzismo – nei confronti degli “stranieri”: chi disprezza, o maltratta,
o prende sotto tono l’immigrazione, rende un cattivo servizio al
Paese. Da parte degli immigrati, e
specialmente dei loro leader, bisogna adoperarsi per fare accettare
a tutti un quadro chiaro di diritti e
di doveri, favorendo una collaborazione sempre più fruttuosa”.
Inutile aggiungere che questa lucida prospettiva, basta pensare
alle argomentazioni presenti nel
dibattito pubblico e tra le forze
politiche e sociali, pare trovare nel
nostro paese oggi, più d’una difficoltà ad affermarsi. l
17
dicembre 2008
di Eugenio del Toma
presidente onorario dell’Associazione
italiana di dietetica e nutrizione clinica
Cenoni e cautele
Consigli utili per affrontare le feste
L’
arrivo delle festività di fine anno comporta, per molti, degli interrogativi alimentari: “peccare o rinunciare” di fronte a una tavola
ricca di salumi, timballi, carni (finalmente grasse!), per non parlare poi di sughi, dolciumi e quant’altro può “contrabbandare”
calorie e colesterolo.
Incominciamo con una generica premessa di pace. Se ci limitiamo a parlare di eccesso calorico, basterebbe fare attenzione alle porzioni. Secondo
i nutrizionisti il maggior pregio della “nouvelle cuisine” è stato quello di
riabituarci a delle porzioni qualitativamente ottime ma così piccole da
giustificare l’ironia dei più giovani sull’opportunità di completare la cena
in una trattoria di vecchie tradizioni.
Quindi, si potrebbe fare un assaggio di tutto anziché giustificare una sofferta astinenza con il noioso ritornello “vorrei ma non posso, perché sono
a dieta!”. Magari i più seri, tra noi peccatori, si giustificheranno con il
proposito (spesso tramutato in una promessa da marinaio!) di fare nei
giorni seguenti delle lunghe passeggiate o una qualunque attività fisica
che aiuti a smaltire l’eccesso calorico del cenone
Il problema, però, diventa più preoccupante di fronte a piatti elaborati e
farciti di superdosi di colesterolo e grassi saturi. Rischiando la disapprovazione dei più tradizionalisti vorrei chiarire come stanno le cose, anche
per chi da un articolo oltranzista sui cosiddetti cibi killer o dalla propaganda dei functional food (yogurt probiotici, ecc.) ha tratto una preoccupata e definitiva lipofobia, tipica dell’italiano medio che vorrebbe addossare al colesterolo anche gli errori del suo “stile di vita”.
La maggior parte del colesterolo che scorre con il sangue nelle nostre
arterie è un verace prodotto nostrano, costruito in casa nostra dal fegato.
Viceversa, il colesterolo proveniente dai cibi subisce, durante le fasi della
digestione, un paio di “controlli doganali” che ne limitano l’assorbimento
intestinale e poi il riciclo da parte del fegato della quantità eventualmente in eccesso.
Il colesterolo è essenziale per la formazione di alcuni ormoni ed è così
importante (purché entro la fascia di normalità che troviamo scritta sul
referto delle analisi) che la natura non si è fidata delle nostre scelte alimentari ed ha voluto garantirsi sull’auto-produzione nel fegato, partendo
da substrati molto semplici e comuni (in particolare gli acidi grassi saturi).
Allora i casi sono due: se abbiamo la sfortuna di aver ereditato una capacità esagerata di produrre colesterolo (iperlipidemia familiare) occorre attenzione per non aggravare l’errore endogeno con un apporto eccessivo
dall’esterno, ma inevitabilmente dovremo ricorrere all’aiuto prezioso dei
farmaci (le statine) e un saltuario stravizio non avrà conseguenze. Se invece l’ipercolesterolemia è causata soprattutto da eccessi alimentari, non
sarà l’errore di un giorno ma l’abitualità a farci male. Del resto gli antichi
dicevano giustamente che “non si ingrassa da Natale a Capodanno ma da
Capodanno a Natale”. Allora, buone feste e per una volta buon appetito!
in primo piano
verso Kyoto
Ecco cosa fare per risparmiare
e inquinare meno
di S ilvia Fabbri
I
Il governo fa marcia indietro sulle emissini di CO2
e sceglie di tornare al nucleare togliendo risorse
alle energie rinnovabili. “Scelte folli” commentano
le associazioni ambientaliste.
Anche perché investire sull’efficienza energetica
oltre a far bene al pianeta, aumenterebbe i posti
di lavoro e farebbe diminuire le spese delle famiglie
l resto del mondo – salvo poche
eccezioni – si sta impegnando
per la riduzione delle emissioni
inquinanti e nella ricerca sulle
energie rinnovabili, secondo le indicazioni del protocollo di Kyoto. Ma
l’Italia ha scelto un’altra strada (assieme a Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria e altri paesi dell’est
con sistemi industriali assai antiquati): non tenere fede agli impegni
assunti su Kyoto, non investire sull’energia “pulita”, tornare al nucleare, come testimonia anche il recente no del governo alla proroga dopo
il 2010 degli incentivi fiscali per
l’edilizia pulita e l’eliminazione della
obbligatorietà della certificazione
energetica per la compravendita di
edifici. “Scelte folli – commenta
senza mezzi termini Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di
Greenpeace - che danno spazio ai
settori meno innovativi della nostra
imprenditoria e di fatto preparano il
paese a uscire dall’Unione europea.
Non è questione di destra o di sinistra, qui è in gioco il nostro futuro,
l’idea che l’Italia ha di se stessa.
Dalle crisi si esce innovando, non
frenando lo sviluppo”.
Di questi temi strategici si è parlato nel corso del convegno “L’impegno di Coop per l’efficienza energetica”, organizzato anche per presentare
la campagna “Risparmia le energie”
e in particolare la fase del coinvolgimento di 1.500 famiglie volontarie di cui saranno monitorati i consumi. La campagna è iniziata con
l’eliminazione dai banchi di tutti i
punti vendita Coop delle lampadine
a incandescenza e con la consegna
gratuita ai soci di un kit per il risparmio energetico e idrico. “In un
momento come questo – spiega
Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente - la campagna
lanciata da Coop è ancora di più necessaria. Attraverso il monitoraggio delle famiglie dimostreremo
che la possibilità di risparmiare
energia, anche a vantaggio dei bilanci familiari, è possibile ed è alla
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18
dicembre 2008
in primo piano
Fornitori Coop a basse emissioni
Avviata una iniziativa che abbassa l’energia utilizzata per produrre le merci a marchio
M
eno CO2 emessa per chilo di prodotto, diminuzione in cifre assolute di circa 33mila tonnellate di
gas serra. Sono i risultati del patto tra Coop e i suoi
fornitori, sancito nell’ambito degli obiettivi di riduzione delle emissioni definiti dal protocollo di Kyoto. Non a
caso l’iniziativa si chiama proprio “Coop for Kyoto”. “Abbiamo
dimostrato - spiega Maurizio Zucchi, direttore qualità Coop Italia - che ridurre le emissioni è possibile, in particolare valorizzando la leva economica, oltre a quella ambientale. Insomma,
abbiamo cominciato a far comprendere che consumare meno
significa fare del bene all’ambiente ma - in certi casi - anche
risparmiare sui costi”.
Zucchi, quale è l’asse portante di questo programma?
Si tratta di una iniziativa senza precedenti, che prevede anzitutto l’adesione volontaria dei fornitori dei nostri prodotti a marchio a obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra sanciti
dal protocollo di Kyoto, tramite l’adozione di azioni mirate alla
riduzione dei consumi energetici.
Quali sono state le tappe di questo percorso?
Nell’autunno del 2006 è stato inviato ai fornitori un questionario per indagare su quali attività eventualmente già svolgessero
per risparmiare energia, nonché sulla disponibilità ad aderire a
un progetto Coop sull’argomento. A quel tempo, l’85% dei fornitori dichiarò di non avere in atto iniziative di riduzione delle
emissioni di gas serra e il 66% si disse disponibile ad aderire a
un progetto Coop in tal senso. A quel punto è partito un primo
monitoraggio sui consumi energetici nel triennio 2006-2006,
associato alla sensibilizzazione sull’avvio di iniziative volte all’efficienza energetica e alla riduzione delle emissioni. Nel settembre del 2007 sono state trasmesse ai fornitori coinvolti le
elaborazioni dei dati sul triennio, organizzati in tre indici di
consumo: quello della propria azienda, quello del settore e quello complessivo. Insomma, i dati sono stati organizzati per consentire di valutare la propria performance ambientale rispetto
ad altre imprese simili.
E successivamente a questa prima misurazione?
Al fine di incentivare pratiche industriali volte al risparmio
energetico, Coop - primo caso al mondo - ha consegnato ai for-
19
dicembre 2008
nitori aderenti al programma una serie di linee guida relative a
interventi impiantistici e gestionali. Per intenderci stiamo parlando di 101 stabilimenti tutti italiani, di cui 89 alimentari, 12
del settore della detergenza e della carta. Dopodiché è stata effettuata una seconda misurazione relativa all’anno 2007. Queste
nuove rilevazioni sono state elaborate nel corso della primaveraestate di quest’anno e, come le prime sono state validate da soggetti terzi.
Ma un minor consumo potrebbe anche essere il risultato di un calo della produzione?
È proprio questa la novità che intendiamo trasmettere ai nostri
fornitori: se un’azienda è virtuosa, pur producendo di più può
contrastare o addirittura annullare l’incremento di consumi
energetici. Le nostre rilevazioni, poi, sono fatte in modo che l’indicatore consente di escludere dal novero delle aziende virtuose
quelle che hanno ridotto i consumi di energia o le emissioni
solo per effetto del calo delle produzioni.
Con quali risultati?
L’efficienza è migliorata nel corso degli anni: l’indice medio
complessivo è infatti passato da 0,157 chili di CO2 emessa per
chilo di prodotto nel 2004 a 0,147 nel 2007, con un calo del
6,37%. Il dato in calo è tuttavia una media di comportamenti
divergenti: il 67% degli stabilimenti ha migliorato l’efficienza. Il
33% invece l’ha peggiorata, alcuni in maniera lieve, altri in maniera sensibile. Il secondo parametro preso in esame dalle nostre rilevazioni è rappresentato dalle emissioni assolute di CO2,
anche queste in calo: dalle 780mila tonnellate del 2004 alle
750mila del 2007, con un risparmio del 3,6%. Ben 18.530 tonnellate sono state risparmiate nel corso del 2007, il primo anno
del progetto “Coop for Kyoto”. Ciò corrisponde alle emissioni di
un anno di 6.621 auto che percorrono 30mila km o alla combustione di oltre 9 milioni di metri cubi di gas naturale. Come se
1.000 famiglie italiane rinunciassero all’energia elettrica per
circa 12 anni. Per compensare queste emissioni sarebbe stata
necessaria una foresta di oltre 26mila alberi! Buoni risultati che
ci spingono ad andare avanti: vogliamo estendere il numero di
aziende coinvolte e intervenire su quelle meno virtuose, fornendo loro adeguato supporto tecnico per migliorare. l
in primo piano
portata di tutte le persone dotate
di buon senso. È una campagna che
dimostra che le scelte ambientalmente sostenibili non sono – come
ci vogliono far credere - scelte di
lusso che in tempi di crisi non ci possiamo permettere, ma sono al contrario l’unica strada possibile, per
noi, per i nostri figli e anche per il
nostro portafoglio”. E Michele Candotti, direttore del Wwf Italia,
conferma: “La campagna Coop può
scatenare effetti collaterali positivi
sul comportamento delle persone e
in più è un’ottima combinazione di
vari elementi: un’azienda della
grande distribuzione che si assume
l’onere di veicolare un messaggio,
cittadini che possono premiare coi
loro consumi l’azienda in questione,
la ‘scoperta’ che diminuire il livello
di emissioni fa bene alle tasche delle famiglie... Anche perché quello
che sta facendo il governo - continua Candotti – destabilizza i cittadini, che prima avevano ricevuto
messaggi che andavano nel senso
del risparmio energetico. Ora ricevono un messaggio all’opposto, che
sostanzialmente scoraggia il singo-
lo, lo deresponsabilizza perchè lo fa
sentire impotente. Il risultato?
L’idea che è tutto inutile, che individualmente non si può fare nulla…
Per questo, una campagna come
quella della Coop cade in un momento cruciale: perché fa capire che
risparmiare energia ha effetti positivi anche sulle tasche. E che in
tempi di crisi è l’unica cosa da fare”.
L’unica cosa da fare, tra l’altro, sia a
livello individuale che a livello globale. “Secondo uno studio che abbiamo commissionato al Politecnico
di Milano – spiega Onufrio – fare
dell’efficienza la nostra risorsa
energetica principale è tecnicamente possibile ed economicamente
conveniente. Col risparmio si ottengono - al 2020 - 103 terawatt (un
terawatt è mille miliardi di kilowatt,
ndr), di cui 83 economicamente
convenienti, cioè con un costo al kilowatt più basso di quello del 2006.
Qualche esempio? Con lo spegnimento degli stand by degli elettrodomestici si potrebbero risparmiare
35 miliardi di kWh. In quali settori si
possono recuperare tutte queste
energie? Per quanto riguarda gli 83
la sperimenta zione
il risparmio? è un affare di famiglia
Sono 1.500 le famiglie, dal Piemonte alla Sicilia, che parteciperanno alla campagna “Risparmia le energie” di Coop. Rappresentano le diverse tipologie familiari italiane e saranno monitorate per un anno, con l’obiettivo di dimostrare che la riduzione dei consumi
domestici di elettricità - con conseguente risparmio sia delle spese di casa che di emissioni inquinanti - è possibile. Le famiglie, selezionate su base volontaria, riceveranno in questi giorni un kit contenente un dossier scientifico sul protocollo di Kyoto e un manuale che
spiega cosa fare concretamente tutti i giorni per risparmiare risorse dal bagno alla cucina,
dai trasporti ai rifiuti. In più dovranno compilare un “diario di bordo” in cui annotare i
comportamenti adottati e le azioni realizzate. Si tratta in tutto di circa 5.000 persone che
saranno anche seguite da 250 tutor.
Questi gli step della campagna: per prima cosa, le famiglie dovranno tracciare il loro profilo energivoro poi, a cadenza quadrimestrale, saranno verificati gli eventuali miglioramenti rispetto a quel primo dato di consumo. La scommessa è arrivare a un risparmio di alcune
centinaia di euro per famiglia alla fine del monitoraggio.
20
dicembre 2008
twh economicamente convenienti,
potrebbero arrivare per il 47% da
industria, il 33% dal terziario commerciale, per il 13% dal residenziale
e per il 7% dai servizi. In sostanza:
risparmiare energia è una fonte di
energia primaria a basso costo e a
impatto zero. Inoltre si otterrebbero oltre 60mila posti di lavoro, in un
periodo di 14 anni. Questa - conclude Onufrio - è la strategia dell’Unione Europea che anche l’Italia aveva
sottoscritto e che adesso il governo
vorrebbe sconfessare: investire sulle rinnovabili, sulla ricerca e le nuove
tecnologie”. Del resto, dopo le dissennate scelte di Bush, che ha frenato e apertamente boicottato il
protocollo di Kyoto, il nuovo presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha scelto la strada dell’efficienza energetica. Vuole un taglio delle
emissioni di gas serra americani
dell’80% entro il 2050 e un ruolo
guida degli Usa nella lotta al cambiamento climatico. Promette investimenti per 150 miliardi di dollari in
10 anni in energie alternative. Un
programma che consente anche un
deciso rilancio dell’occupazione.
un pianeta da difendere
Ma se investire sulle rinnovabili è
tanto vantaggioso e preferibile,
perché tante resistenze? “È semplice – risponde il direttore del Wwf –
perché c’è un vantaggio di breve
termine per Confindustria che frena
l’innovazione col ricatto occupazionale e della crisi. Ma ogni decisione
che viene rinviata verrà pagata da
noi cittadini”. Se l’Italia fallirà in
maniera consistente l’obiettivo di
riduzione dei gas serra, la sanzione
supererebbe i 7 miliardi di euro per il
quinquennio 2008-2012.
Così come dimostrerà la campagna
Coop, si tratterebbe davvero di cominciare dai primi, piccoli passi: ma
decisivi, perché è davvero impressionante il risparmio che se ne otterrebbe a livello globale. La sostituzione delle lampadine a incadescenza
- “lo standard minimo di efficienza”,
lo definisce Onufrio di Greenpeace,
- potrebbe arrivare a ridurre la domanda di energia per illuminazione
del 40% e potrebbe evitare l’immissione in atmosfera di 16,6 miliardi di
tonnellate da oggi al 2030 (fonte
Worldwatch Institute). Coop darà il
suo contributo eliminando entro la
fine dell’anno le lampadine energivore dagli scaffali e sostituendole
con le fluorescenti compatte, che
utilizzano il 75% di energia in meno
per produrre la stessa quantità di
luce, durando 10 volte di più. Ma anche un’azione a costo zero come eliminare lo stand by dagli elettrodomestici consentirebbe a una famiglia
media il risparmio di circa 400 kW
all’anno (poco più del consumo medio di una lavatrice, che arriva circa
ai 300 kW all’anno).
“Sono convinto - ha concluso Aldo
Soldi, presidente Ancc-Coop - che il
problema dell’ambiente e dell’abbassamento dei consumi energetici
richieda un concorso di forze. Noi,
con questa campagna, abbiamo lavorato sulle imprese e sulle famiglie.
Non ci sfugge che le responsabilità
sono molte e a vari livelli, ma c’è la
necessità di assumersi ciascuno le
proprie responsabilità, senza aspettare che lo facciano altri. Non ci piace la posizione assunta da Confindustria e ci lascia perplessi quella
del governo italiano. Ma, per quanto
ci riguarda, non rinunceremo all’impegno ambientale”. l
21
dicembre 2008
di Mario Tozzi
primo ricercatore Cnr - Igag
e conduttore televisivo
Perchè dico no
alla caccia
M
ala tempora currunt per la fauna selvatica del nostro Paese, visto che un manipolo di parlamentari, evidentemente
a corto di cose più importanti su cui lavorare, vorrebbe
rivedere la legge quadro sulla caccia (157/1992). Fra le
tante amenità contenute in 8 (!) proposte di modifica ci sono: l’aumento delle specie cacciabili, che porterebbe a uccidere anche quelle protette dall’Unione Europea; l’allungamento del calendario venatorio, addirittura a tutto l’anno per alcune specie; depenalizzazioni e
riduzioni di sanzioni anche per i bracconieri e per chi caccia specie
protette. Vale la pena di ricordare che le proposte di modifica sono
state pesantemente criticate non solo da tutte le associazioni ambientaliste, ma anche da quelle degli agricoltori e da una parte delle
stesse associazioni venatorie. Ma si sa, una parte della lobby dei
cacciatori - seppure ridotti a circa l’1% della popolazione italiana non vuole rendere conto dei milioni di animali uccisi ogni anno. Ci
si dimentica che la fauna selvatica resta patrimonio inalienabile della nazione, visto che in Italia l’attività venatoria non è un diritto costituzionale, ma si caccia in deroga e sotto speciali prescrizioni.
I cacciatori non sono tutti uguali e qualcuno disponibile al confronto
c’è, però, la caccia continua a essere un’attività anacronistica e dannosa in territori i cui ecosistemi sono ridotti male come quello italiano.
Sebbene i danni delle attività industriali (inquinamento) e agricole
estensive (pesticidi) siano enormemente più pesanti, la caccia resta
una ferita difficile da accettare per chi ha cuore l’ambiente, e porta con
sé una serie di questioni di altro tipo che voglio qui riproporre. Aggiungo che, evidentemente, un bracconiere è sempre un cacciatore - anche
se so bene che non tutti i cacciatori sono bracconieri -, e si sa che
l’estinzione definitiva di molte specie animali negli ultimi 10.000 anni
è stata causata dalla caccia. Ma forse il punto più delicato è del perché
si caccia. E la risposta è terribile, nella sua crudezza: semplicemente
perché chi caccia trae in qualche modo divertimento dall’uccisione di
un altro vivente. Ho posto a molti cacciatori la stessa domanda e ho
ottenuto sempre la stessa risposta, articolata nei seguenti punti: 1) amo
i cani e le scampagnate, 2) ci si alza presto la mattina, 3) ci piace il
profumo del bosco, 4) amiamo la pioggia e 5) amiamo camminare. Il
tutto corredato da frasi-tipo come “nessuno più dei cacciatori ama la
natura” o “tanto non si prende più niente”. Allora, perché non mantenere tutte queste ottime attività e armarsi di macchina fotografica per
immortalare le proprie capacità, abbandonando il fucile? Nessuno ci
riesce, perché in realtà è troppo forte il desiderio di esorcizzare la morte attraverso l’uccisione di un altro incolpevole vivente. Insomma rinunciano a tutto, ma non al fucile. Purtroppo, in ultima analisi, non c’è
nessun’altra spiegazione che il divertimento della morte: un divertimento che, qualcuno, vorrebbe addirittura ampliare.
in primo piano
Promette equilibrio psicofisico e
benessere globale. È una pratica
fisica ma anche una forma di
meditazione. Intervista alla maestra
Gabriella Cella: “Una disciplina antica
che aiuta le donne ad affrontare
i cambiamenti della loro vita”
Lo yoga che unisce
“Y
oga” è una parola che deriva dal sanscrito
Yuj e significa “unire”. Cosa? Il corpo alla
mente, il particolare all’universale, l’uomo a
Dio. Ma noi occidentali – da laici e razionalisti quali siamo – abbiamo preso da questa antichissima
disciplina indiana, ciò che ci è più utile: “Lo yoga – spiega la
maestra Gabriella Cella - ha vari aspetti, da quello fisico a
quello intellettuale ed emozionale. Ha origini religiose ma
può essere vissuto in modo assolutamente laico, con un
approccio addirittura ‘scientifico’, che lo rende estremamente attuale”. E l’attualità dello yoga sta nel suo essere
una disciplina che promette riequilibrio psicofisico e benessere globale. In un mondo squilibrato e dolorante, incapace
di credere in valori, virtù o vecchie ideologie, non è poco.
Sarà per questo che lo Yoga vanta migliaia di praticanti,
anche in Italia, a cui offre una insostituibile fonte di benessere. Così Coop propone ai suoi soci convenzioni per frequentare corsi con sconti dal 10 al 15%. Ce ne sono tantissimi in tutte le città.
Un censimento per contare praticanti e insegnanti? Il fenomeno è talmente ampio e deregolamentato che è impossibile. “Non esiste purtroppo alcuna normativa, nessuna
percorso formativo ufficiale e nessun titolo riconosciuto –
spiega Gabriella, che va almeno una volta all’anno in India
– e dunque è difficile distinguere un maestro di yoga vero
da uno che millanta di esserlo. Io consiglio comunque di verificare se chi si professa maestro possiede un percorso
formativo almeno quadriennale. Poi il resto dipende molto
dalla serietà e coerenza che dimostra la persona durante il
percorso. Oggi sembra passare un’idea di hatha yoga come
pratica di tipo acrobatico, muscolare. Un’idea proveniente
dagli Stati Uniti, purtroppo avvallata da alcuni maestri indiani. Invece lo yoga è una disciplina seria ed è importante
praticarla bene. Invece di certi maestri, può essere addirittura meglio seguire un libro”. Da principianti è dunque necessario fare molta attenzione anche al tipo di scuola e alla
salubrità dei locali. “Poi bisogna sempre ricordare che lo
yoga è una disciplina fatta per persone sane, che non cura
ma previene squilibri e disturbi. Occorre sapere inoltre che
ci sono alcune controindicazioni: per gli ipertesi, ad esem-
25
dicembre 2008
pio, può essere rischioso capovolgere il corpo”. Viceversa,
lo yoga può fare molto bene a chi inizia soffrire di qualche
disturbo osteo-articolare, come l’artrosi. “Soprattutto prosegue la maestra – aiuta molto le persone irrequiete e
instabili, per le quali costituisce una sorta di autoanalisi.
Consente di ‘centrare‘ noi stessi, agendo sia sul piano fisico, psichico che emotivo, in totale unità tra queste tre dimensioni umane”.
Al centro dello yoga “laico” - che prescinde cioè dai precetti religiosi – ci sono le asana, ovvero le posizioni. Quelle
conosciute sono alcune migliaia: secondo la credenza indiana, praticandole è possibile purificarsi e indirizzare la
propria energia al miglioramento. “In particolare – racconta la maestra - io ho lavorato sui simboli che lo yoga ci
propone attraverso le asana. Simboli che tutti comprendono e che sono già dentro di noi. Un esempio? La posizione dell’albero: se io faccio l’albero, divento un albero. E
questo significa che ho radici profonde, per assorbire energia dalla terra, e una chioma frondosa per prendere quella
del sole. L’albero è stabilità, equilibrio e forza: elementi che
possiamo imparare a trovare anche dentro di noi”. Proprio
a partire dalla simbologia yoga, Gabriella Cella è convinta
che siano le donne a beneficiare di alcune asana in particolare: “Penso alla posizione del saggio, che prevede la torsione della spina dorsale e che dunque simboleggia il cambiamento. Anche la donna, nel corso della sua vita,
sperimenta mutamenti continui. E dunque praticare questa asana le consente di affrontare meglio cambiamenti
come la menopausa”. l
Chi è Gabriella Cella
Gabriella Cella Al-Chamali, maestra yoga, ha studiato presso
lo Yoga Vedanta Forest Academy Himalayas di Swami Sivananda, in India, perfezionandosi annualmente con diverse
scuole. Nel 1991 ha fondato la Scuola Insegnanti Yoga Ratna
e nel 1997 ha ottenuto il titolo onorifico di Yoga Chudamani
(gemma dello yoga) dallo Vivekananda Yogasana Kentra di
Kalady nel Kerala (India). Moltissime le pubblicazioni al suo
attivo per le più importanti case editrici italiane.
consumare informati
I prodotti a marchio coop si sono guadagnati
sempre maggiori spazi di mercato grazie alle
promesse mantenute di qualità, sicurezza
e convenienza, anche quando si sono presentati
in settori non tradizionali come quello dei
farmaci, degli alimenti funzionali o del design
Un patrimonio
di stima
di A N N A S O M E N Z I
S
icurezza e qualità curate e
garantite nel tempo, con
l’aggiunta di una costante e
attenta innovazione e il tutto al giusto prezzo, sono gli impegni
che hanno consentito ai prodotti a
marchio Coop di costruirsi un grande
capitale di credibilità.
“Un prodotto ogni cinque venduti
nei punti vendita è Coop, oltre il
20%, un successo non raggiunto da
altre produzioni a marchio proprio
della grande distribuzione che raggiungono al massimo il 12% di venduto. - ci dice Roberto Nanni responsabile marketing del prodotto
Coop - I consumatori scelgono i nostri prodotti e li premiano, anche
quando ci presentiamo in mercati
molto innovativi, non usuali, lontani dalla nostra tradizione.”
Infatti è un medicinale da banco la
grande novità del 2008.
“Le vendite del farmaco Coop dal lancio ad oggi sono andate ben oltre gli
obiettivi prefissati, risultato oltremodo interessante se si considera
che si è realizzato nel periodo di bassa stagionalità per questo tipo di preparazione. In soli 6 mesi il farmaco
Coop ha venduto la metà di quanto
hanno venduto complessivamente
26
nei 12 mesi precedenti il lancio i due
prodotti di riferimento di marca più
noti: Vivin C e Aspirina C effervescente. In termini di numero di pezzi,
Acido Acetilsalicilico e Acido Ascorbico Coop è la prima referenza venduta
nel corner: se si confrontano i dati
con quelli di Vivin C, ad esempio, risulta aver venduto 9 volte tanto”.
Altro prodotto innovativo è Isotè, la
bevanda per gli sportivi e non solo.
Un prodotto naturale preparato e
studiato con la Federazione Italiana
Canottaggio, una novità per il mercato degli isotonici, una bevanda
efficace e naturale negli ingredienti,
una novità che ha incontrato i favori
dei consumatori che hanno capito e
apprezzato i tre vantaggi fondamentali: la presenza di fruttosio come dolcificante, il tè verde come
antiossidante e l’assenza di coloranti e conservanti. Il fruttosio è uno
zucchero semplice che con il suo indice glicemico basso non causa fluttuazioni della glicemia e si digerisce
bene; il tè verde con la sua azione
antiossidante aiuta a smaltire i radicali liberi che l’intensa attività sportiva porta con sé; l’assenza di coloranti o conservanti rende la bevanda
naturale al 100%. Come ha sostenu-
dicembre 2008
to in un’intervita al nostro giornale il
prof. Antonio Spataro responsabile
della commissione medica della Federazione Italiana Canottaggio e che
ha seguito e coordinato i test di Isotè: “I dati confermano il potere idratante energetico e antiossidante
della bevanda”.
Queste attività importanti impegnative e fortemente innovative
non hanno tolto attenzione ai prodotti tradizionali. Nasce a febbraio
2008 il latte Alta qualità Coop, prodotto secondo le regole stabilite dal
ministero della Sanità per il latte
fresco pastorizzato di alta qualità,
che unite a quelle di Qualità Sicura
Coop garantiscono di offrire un latte
fresco eccezionale in termini di bontà, apporto nutrizionale e sicurezza,
che ha un prezzo di vendita molto
conveniente.
Innovazione nelle confezioni con comunicazioni in più: le etichette nutrizionali oltre a riportare l’apporto
di nutrienti per 100 g di prodotto e
per porzione indicano anche la percentuale di copertura della razione
giornaliere di calorie, grassi, zuccheri
e sale, quei componenti che è bene
tenere sotto controllo; insieme ad
una pratica immagine che porta
consumare informati
Un anno di novità in casa coop
Farmaco
Acido acetilsalicilico e acido ascorbico coop, una confezione da 20 compresse
a 2 euro in vendita nei corner salute.
Isotè
Per gli sportivi un isotonico finalmente senza conservanti o coloranti, con
funzione antiossidante, testato dalla Federazione Nazionale Canottaggio.
qualche piccolo suggerimento su
come smaltire le calorie che eventualmente si assumono oltre alle
proprie esigenze.
Un altro aiuto pratico è la cosiddetta etichetta ambientale, quella che
viene in sostegno a chi in casa divide
i materiali per la raccolta differenziata e che spesso si trova in difficoltà nel decifrare la loro natura e
quindi la relativa destinazione: Coop
indica in modo comprensibile la
composizione e dove possono essere raccolti.
Una escursione anche nel design,
quello funzionale dedicato agli oggetti quotidiani con Eureka la deliziosa e amatissima linea di piccoli
accessori per la casa, spugne per il
lavandino, stendino, scopino per il
bagno, spazzola portasapone,
guanto levapelucchi, bacinella ergonomica… 12 oggetti di uso quotidiano trasformati da designer italiani
in invenzioni pratiche, utili, esteticamente piacevoli e, anche queste,
a prezzi accessibili.
Si chiude con un bilancio positivo un
anno ricco di novità per i prodotti a
marchio coop. E ovviamente, per il
futuro, si preparano altre sfide e iniziative innovative. l
27
latte alta qualità
Doppia garanzia per questo prodotto: le regole del ministero della Sanità e i
protocolli di Qualità sicura coop.
DETERSIVO LAVATRICE COOP
Il Detersivo fresco pulito con bicarbonato si merita il titolo di migliore nel test della rivista altroconsumo, pubblicato nel numero di febbraio 2008, rispetto all’efficacia nel lavaggio e per l’ottimo rapporto
qualità prezzo anche il titolo di miglior acquisto: un ciclo di bucato
ha un costo di 0,19 euro.
Le etichette
Nutrizionali: per ogni porzione o pezzo sono evidenziate le chilocalorie apportate, i grammi di zuccheri, di grassi, di grassi saturi e di sodio; per tutti
anche la percentuale di copertura rispetto ai valori giornalieri da non superare, calcolati in riferimento ad una dieta di 2.000 kcal, il fabbisogno medio
di un adulto.
Per l’ambiente: per aiutare la raccolta differenziata sono identificati
i materiali con le sigle europee (PP5) il nome comune ( plastica) più
facile da riconoscere, e dove raccoglierlo. Si trova una sola tabella in
caso di imballo monomateriale, più di una nel caso di imballi multipli
(sacchetto+vassoio+bustina).
dicembre 2008
consumare informati
Gli smartphone multimediali si danno battagiia a Natale a colpi di “touchscreen”
(lo schermo tattile). Alla faccia della crisi, per iPhone e anti iPhone è sempre
primavera. Ma quali sono pregi e difetti del display a sfioramento? Scopriamoli
insieme, guardando le caratteristiche di questi dispositivi “all in one” che oltre
alle funzioni di telefonino e palmare integrano quelle di lettore audio video,
foto e videocamera, gps, wi-fi, giochi, connessione a Internet...
di claudio strano
Smartphone
le mani sul portafogli
• SMARTPHONE TOUCHSCREEN: il
Touch HD della HTC è in assoluto tra
i più evoluti e costa circa 600 euro,
mentre il Diamond intorno ai 530
euro; il famoso iPhone 3G della Apple si vende a circa 500 euro nella
versione da 8 GB e a 570 euro in
quella da 16 GB (la casa della mela
ha deciso, tuttavia, di non essere
presente nella grande distribuzione); suo grande concorrente è l’i900
Omnia della Samsung, a circa 490
euro, tra i più completi quanto a
funzionalità. Il T-Mobile G1 Dream
di HTC potrebbe arrivare da noi a un
prezzo sotto i 500 euro.
• CELLULARE TOUCHSCREEN: l’LG
Prada Phone si trova in commercio
a circa 380 euro, mentre il 5800
Xpress Music di Nokia si collocherà
sui 400 euro.
• MUSIC PHONE (integra fotocamera
digitale, radio e lettore mp3): a circa 130 euro
• TELEFONINO
(funzione base): sotto i 60 euro
I prezzi sono soggetti alle variazioni
del mercato e non tengono conto
di offerte e promozioni
28
È
sempre primavera, anche a
Natale, per i costosi smartphone multimediali che nel
terzo trimestre di quest’anno sono cresciuti del 28% sullo stesso periodo del 2007 e, in tutto il
mondo, pesano ormai per il 13% sul
totale dei telefonini (in frenata soprattutto in Italia, dove 8 milioni di
persone non li usano e non intendono acquistarli). Non stupisce dunque
che si concentrino su di loro le attese
di un mercato condizionato da una
forte crisi dei consumi.
Nati in origine per una clientela business (professionale), ora gli smartphone sono diventati di moda anche tra i “consumer” (utenti comuni)
che a differenza dei primi si mostrano particolarmente attratti dall’innovazione tecnologica del momento, il “touch screen”, ovvero lo
schermo tattile che sostituisce la
tradizionale tastiera “fisica”. Un
esempio per tutti è dato dal celebre
iPhone 3G. Per arrestare la forte
avanzata di questo super smartphone della Apple – che pur con tutti i
suoi difetti ha superato il BlackBerry
della Rim e si avvicina a scalzare Nokia dal podio – è in atto una guerra
che subito dopo Natale vedrà l’arrivo
dicembre 2008
in Italia di nuovi protagonisti. Uno è il
5800 Xpress Music di Nokia, qualcosa in meno di uno smartphone (anche nel prezzo, che è molto aggressivo) ma con l’ambito touchscreen che
intanto ha “contagiato” anche cellulari di fascia più bassa, come l’Lg
Prada, nonché diversi terminali. Un
secondo arrivo potrebbe essere
quello a firma HTC che in coppia con
Google ha presentato il T-Mobile G1
Dream, uno smartphone dotato di
sistema operativo open source, l’Android di Google, basato su Linux, che
nelle intenzioni vorrebbe semplificare l’esistente. Tutti questi prodotti
hanno la tastiera estesa qwerty (tipo quella di un computer) e si comandano sfiorando con un dito lo
schermo Lcd o, in alternativa, se il
dito è troppo grosso, usando un puntatore. Al di là della moda, ciò consente di utilizzare vari programmi
aperti in contemporanea sfogliando
pagine e menu in un colpo solo e, in
teoria, di sveltire le operazioni. C’è
però un però. Non a tutti questo sistema piace. Ne rifuggono soprattutto coloro che con lo smartphone
devono lavorarci molto: vuoi per la
difficoltà del cambiamento di abitudini che richiede tempo, vuoi per al-
consumare informati
un “tocco” e fai tutto
cune controindicazioni d’uso che un
touchscreen ha. Alcuni esempi? Lo
schermo si sporca e si ricopre di sudore, l’indice si indolenzisce (e se
non è abbastanza affusolato, gli
input andranno ripetuti spesso). Poi
c’è il problema della pellicola protettiva che riduce la sensibilità e la luminosità del display, c’è l’impossibilità
di staccare gli occhi dallo smartphone e procedere “a memoria”, la delicatezza del meccanismo che in caso
di caduta può perdere la calibratura.
Per queste ragioni molti preferiscono la tastiera “fisica” che garantisce
un controllo maggiore dell’interfaccia. Il mercato comunque ha preso la
direzione del touchscreen, un po’
perché è tecnologicamente più evoluto, un po’ perché spinge la grande
corazzata dei cellulari più lontano dai
ghiacci della crisi. La ricetta è sempre la stessa. Gli apparecchi “all in
one” – che integrano telefonino, palmare, foto e videocamera digitale,
lettore di musica e video, radio, navigatore gps, connessione wi-fi, Internet, bluetooth, ecc. – spostano più
avanti la frontiera del sogno alimentando così la domanda, che va incontro alla tendenza della comunità di
Internet a “sbarcare” sui cellulari. I
29
touchscreen inoltre, che rappresentano l’avanguardia di questo fronte,
fanno alzare il prezzo medio di tutti i
telefonini, il che non guasta agli occhi delle aziende: il giro d’affari globale del segmento dovrebbe passare, secondo recenti stime, dai 39
miliardi di dollari del 2007 ai 95 miliardi del 2013. Fatta la scelta “touch”, non si può non partire dall’iPhone 3G venduto in quasi 7 milioni di
pezzi. Dotato di schermo tattile come l’iPod, di cui ricalca il design, con
in più il multitouch, ha fatto molto
parlare di sé sia per l’interfaccia grafico, affascinante, sia per le scelte
della californiana Apple, che ha deciso di mantenere la distribuzione
esclusiva con Tim e Vodafone e
bypassare la grande distribuzione.
Ma anche per una serie di carenze
lamentate dagli utenti. Tra queste
l’impossibilità di inviare mms, di realizzare video, di avere tutte le funzionalità del bluetooth e di sfruttare
la connessione a Internet per connettere un computer. Difetti da cui è
immune uno degli “iPhone killer” più
accreditati, l’i900 Omnia della coreana Samsung, il cui nuovo modello, il
T-Omnia, presentato in patria, aggiunge uno schermo ad alta risoluzione 800x480 pixel che facilita la
precisione del “tocco”. Salendo un
po’ di prezzo, il Touch HD e il Diamond
della taiwanese HTC garantiscono
elevate prestazioni, che ne fanno altrettanti oggetti del desiderio. l
PAROLE “in codice”
• SMARTPHONE letteralmente “telefono intelligente”, unisce le
funzioni di telefonino a quelle di palmare e può essere implementato con nuovi applicativi
• SUPER SMARTPHONE in più al precedente ha svariate funzioni
multimediali, Internet, wi-fi, gps, ecc.
• TOUCHSCREEN schermo tattile o a sfioramento, consente all’utente di interagire con il dispositivo toccando lo schermo
• MULTITOUCH si differenzia dal precedente per lo schermo sensibile al tocco in più punti diversi contemporaneamente
dicembre 2008
vivere bene
di H elmut Failoni
È tempo di...
carote
Saziano con poche calorie, sono ricche
di betacarotene e proteggono l’intestino.
Numerosi i suoi usi in cucina: dalle zuppe
agli sformati e alle torte sia salate che dolci
È
presente tutto l’anno sul
mercato ed è considerata
uno degli ortaggi più sani.
La carota, ricca di sali minerali (magnesio, calcio, potassio,
sodio) è un grande protettore dell’organismo, ne aumenta le difese
naturali, lo difende dalle malattie
infettive. L’elevato contenuto di vitamine (A, B, C) ne fa anche una
medicina per curare le infezioni dell’apparato respiratorio, di gola e
polmoni (utile ai fumatori). La sua
azione è benefica però anche per
A DICEMBRE
ci sono anche...
agrumi e cavoli
Arriva la stagione della vitamina C. La
stagione della frutta ricca di questo
“protettore” naturale: quindi limoni,
arance, mandarini, pompelmi, kiwi.
Dal punto di vista della verdura invece
si possono apprezzare al meglio i vari
tipi di cavolo: cavoletti di Bruxelles,
cavolo cappuccio, cavolo verza. Aggiungiamo nella lista dei prodotti di
stagione anche le cime di rapa e i broccoli, entrambi tipicamente invernali.
30
l’apparato gastro-duodenale, digerente e per la pelle (molteplici sono
infatti gli utilizzi in cosmesi). Le carote sono galattogene, nel senso
che facilitano la secrezione lattea
nelle puerpere, e aiutano anche chi
ha problemi di fegato (lo tonificano
e ne rigenerano le cellule). Ma soprattutto, e questo ce lo suggeriscono i nostri ricordi d’infanzia, le
carote fanno bene alla vista (era
uno degli espedienti che usavano i
nostri genitori per convincerci a
mangiarle), grazie al Betacarotene,
che favorisce, notoriamente, anche
l’abbronzatura.
La carota richiede climi temperati e
freschi (caldo e siccità ne peggiorano la qualità), predilige terreni profondi e sciolti. La varietà che si coltiva oggi (Daucus carota) avrebbe
anticamente origine dall’Afghanistan. I due terzi della produzione
mondiale è ottenuta in Europa e
Asia. In Italia sono tre le regioni con
maggiore produzione: Sicilia in primis e poi Lazio e Abruzzo. Per
quanto riguarda le varietà (le prime
furono descritte nella Francia dell’Ottocento), queste sono classificate soprattutto in base alla forma
dicembre 2008
e alla lunghezza. I loro nomi forse
ai più non dicono molto e forse
nemmeno i fruttivendoli li conoscono: rossa parigina, Fiumicino,
Nantes, Chantenay, Amsterdam e
Touchon.
La carota ha uno dei colori più belli
che si possano trovare in natura (dal
fiore centrale porporino della pianta
si ricava una sostanza colorante
particolarmente apprezzata dai miniatori) ed è, come dicevamo, presente tutto l’anno sul mercato. Oltre ad essere consumata allo stato
naturale, la carota può essere utilizzata per preparare succhi, puree,
minestre, zuppe, dolci, torte salate
e sformati. Le carote hanno poche
calorie e un indice di sazietà piuttosto elevato, il che le rende un alimento ideale da assumere come
spuntino. Il succo, oltre che piacevole – ci insegna la medicina naturale - è anche un grande equilibratore della flora intestinale e trova
impiego nelle infezioni e tossinfezioni di questo organo, nelle convalescenze, dopo un’assunzione prolungata di antibiotici o farmaci
chimici.
Vediamo ora quale può essere un
vivere bene
utilizzo gastronomico della carota, oltre quello del
classico centrifugato. Come sempre il nostro consiglio
è quello, potendolo fare, di apprezzare gli alimenti da
crudi, nella loro essenza più pura. Ecco allora una semplicissima insalata di sole carote, con olio extravergine
di qualità, sale e un po’ di succo di limone. Le carote da
cotte si abbinano bene ai semi di finocchio e di senape.
Provate a prendere una decina di carote, pulitele accuratamente, tagliatele a piacimento e aggiungetele in
una pentola dove avete fatto andare un leggero soffritto a base di olio extravergine di oliva, due foglie di
alloro triturate, semi di finocchio e di senape. Fate cuocere a fuoco medio/basso per altri quindici minuti con
pentola coperta. Risultato finale: un piatto unico o un
bel contorno, decidete voi. Un classico da fare con le
carote è la torta. Gli ingredienti necessari sono 250
grammi di carote, 6 uova, 250 grammi di zucchero, 250
grammi di mandorle e la buccia di un limone. Prima di
tutto vanno sbattuti i tuorli delle uova con lo zucchero.
Vanno aggiunti poi i 6 albumi, che avrete precedentemente montato a neve, le carote grattugiate per bene,
le mandorle tritate il più finemente possibile e la buccia del limone (anche questa grattugiata). Mescolate il
tutto e mettetelo nel contenitore per torte con la carta
stagnola sul fondo quindi infornate a 180 gradi per una
mezz’oretta. l
Valori nutrizionali
Per 100 gr di carote
Parte edibile
95%
proteine
1,1 g
lipidi
0 g
acqua
91,6 g
glucidi disponibili7,6 g
fibra alimentare
3,1 g
calorie
33 kcal
sodio
95mg
potassio
220mg
ferro
0,7 mg
calcio44mg
fosforo 37 mg
vitamina C4 mg
niacina 0,7 mg
fonte: Istituto nazionale della nutrizione
31
dicembre 2008
Lo sfratto si
fa biscotto
U
n dolce che è forse tra i prodotti più importanti della tradizione ebraica dei comuni di Pitigliano e Sorano, simbolo dell’incontro fra gastronomia ebraica e
maremmana. Oggi in questa zona del grossetano
non ci sono più prodotti kosher (tranne poche eccezioni), ma rimangono le tracce di una antica e
importante contaminazione in tutta la cucina locale. Eredità culturale di una storia antica, iniziata a metà del XVI secolo, quando gli ebrei dell’Italia centrale, incalzati dalle persecuzioni dei
pontefici e di Cosimo II, granduca di Toscana,
cercarono di sottrarsi ai ghetti di Roma, Ancona,
Firenze e Siena (in cui fu dato ordine di rinchiuderli), e trovarono rifugio in zone di confine, relativamente isolate, come Monte San Savino, Lippiano e, appunto, Pitigliano.
L’origine dello sfratto è legata alla decisione di Cosimo II Medici, nei primi anni del 1600, di far convergere tutti gli ebrei di Pitigliano in un unico
quartiere. E l’intimazione a lasciar le vecchie case
era compiuta da un messo che batteva con un bastone sulla porta della casa, lo sfratto appunto.
Di qui, la forma del biscotto: una sorta di grande
sigaro (lungo 20, 30 centimetri e dal diametro di
tre centimetri), farcito con un ripieno di noci tritate, miele, scorza di arancia, semi di anice, noce
moscata e un involucro molto sottile di pasta frolla.
Per preparare il ripieno dello “sfratto” si deve inizialmente cuocere il miele, avendo cura di mescolarlo bene, poi si aggiungono gli altri ingredienti.
La sfoglia dell’involucro viene fatta impastando farina di grano tenero, zucchero, vino bianco e olio
d’oliva. Si ottiene un dolce compatto, dalla forma
stretta e allungata e dal ripieno ricchissimo, che
deve essere servito in fette sottili. La capacità autoironica del popolo ebraico ha saputo fare di un
episodio tragico un dolce popolare e gradevole. E
il Presidio Slow Food ha voluto intitolarsi allo
sfratto dei goym (i gentili, cioè i non ebrei) proprio
per ricordare il periodo di segregazione inaugurato ai danni della comunità giudaica e sottolineare
l’incontro fra tradizioni maremmane e israelite.
E naturalmente vuole promuovere e far conoscere
quell’angolo splendido di Maremma fra Pitigliano
e Sorano, due borghi medioevali costruiti su rupi
tufacee.
*nel formato 1,5 l. biodegradabile in 80 giorni
negli appositi siti di compostaggio industriale.
L’unica al mondo
che sparisce in soli 80 giorni
(e l’ambiente ringrazia)*.
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vivere bene
Budapest,
il gusto e il fascino
di G iuseppe O rtolano
di giuseppe ortolano
PIACERE DELLE TERME
Andare alle terme è uno dei passatempi preferiti dai budapestini. Una vacanza a Budapest che voglia entrare
davvero nello spirito del paese non
può quindi mancare di una pausa relax
ai bagni termali storici della capitale
(www.spasbudapest.com). Le terme
Széchenyi, complesso di edifici in stile
neo-barocco con 15 piscine, sono uno
dei bagni termali più grandi d’Europa,
dove, grazie alla temperatura dell’acqua, è possibile utilizzare le vasche all’aperto anche in pieno inverno. Le
terme Gellért, in sfarzoso stile liberty
con i loro vetri dipinti, le imponenti
statue ed i mosaici di ceramica, sono le
più eleganti della capitale. Tra i bagni
turchi più interessanti di Budapest
troviamo il Király, che mantiene ancora le sue forme originali ed è considerato una delle rare vestigia del periodo
del dominio dei turchi; i bagni Rudas,
anch’essi realizzati nel Quattrocento
durante la dominazione turca, sono
stati recentemente riaperti al pubblico, dopo i lavori di ristrutturazione.
Infine i bagni Lukács, costruiti nel
1894, sono oggi anche luogo d’incontro di scrittori e artisti.
34
N
essuno se lo aspettava ma
è stata nominata capitale
mondiale del gusto 2008.
È questa l’opinione dei 6
milioni di iscritti a TripAdvisor (www.
tripadvisor.it), la community di viaggiatori più grande del mondo, che
hanno eletto Budapest come migliore meta culinaria grazie ai suoi piatti
tipici a base di carne insaporita con
salse cremose ricche di paprika e
aglio. In cima alle preferenze ci sono,
oltre al famoso Gulash, il pollo alla
paprika, il fegato d’oca, i cavolfiori e i
peperoni ripieni. Non mancano ovviamente i dessert, come le palacsinte (simili alle crêpes), gli strudel e le
torte natalizie.
Ma Budapest - la perla del Danubio è soprattutto una grande capitale
europea, conosciuta anche come “la
Parigi dell’Est” e segnata dai ricordi
dell’Impero Asburgico. La città nasce
dall’unione tra Buda, l’antico centro
urbano sulla collina, con il quartiere
del Palazzo Reale, e la moderna Pest,
ai suoi piedi, piena di negozi, hotel,
ristoranti e locali notturni. Grazie allo
splendido Castello Gotico e al Danubio, Budapest fa parte dal 1987 delle
città dichiarate dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Nel
dicembre 2008
2002 il riconoscimento alla capitale
ungherese si è esteso anche al centralissimo Viale Andrássy e alle sue
aree attigue. Un viale imponente le
cui corsie laterali erano originariamente ricoperte di sampietrini in legno, per permettere il transito dei
nobili senza troppi traballamenti delle carrozze.
La visita della città può quindi proprio
partire con una tranquilla passeggiata lungo questa strada, sulla quale si
affacciano palazzi eclettici in stile
neorinascimentale a 3-4 piani, ville
circondate da giardini e parchi ed edifici storici come la Basilica di Santo
Stefano, il Teatro dell’Opera, Palazzo
Dreschler e l’Accademia della Musica.
Tra le mete meno conosciute ma altrettanto interessanti ci sono il Museo della Posta, con antiche uniformi
di servizio, corni di ottone, carri postali e documenti d’epoca; la Casa dei
Fotografi Ungheresi, che ospita mostre di contemporanei e retrospettive
storiche; la Casa del Terrore, che fino
al 1956 fu usata come sede e prigione
dei servizi segreti; il Palazzo Kogart,
oggi trasformato in centro culturale,
ristorante alla moda e museo per
esposizioni di artisti ungheresi e internazionali. Il viaggio per ritornare
vivere bene
anche qui i mercatini di natale
In occasione delle festività invernali
Budapest regala al visitatore atmosfere di grande suggestione grazie
ai variopinti mercatini di Natale, tra
le cui bancarelle è piacevole passeggiare. Quello principale si svolge,
fino al 29 dicembre, nella piazza
Vörösmarty, avvolta dalle luci colorate del grande albero di Natale e
popolata dai personaggi e paesaggi
del presepe. Sulle bancarelle si possono acquistare prodotti dell’arti-
gianato locale mentre un forno tradizionale prepara dolci natalizi,
come il “lángos”, una specie di pizza
cotta in forno. Il 30 dicembre il Centro Congressi ospita il concerto di
musica popolare e classica della famosa Orchestra Zigana, composta
da 100 musicisti. Nel corso della serata si degustano rinomati vini ungheresi e piatti tipici della cucina
magiara. Il giorno dopo si festeggia
il Capodanno con il ballo di S. Silve-
stro organizzato al Teatro dell’Opera di Budapest, uno dei teatri più
belli d’Europa. Chi preferisce stare
all’aperto può invece raggiungere le
piazze Vörösmarty, Oktogon e Nyugati dove, il 30 e 31 dicembre, è in
programma una straordinaria fantasia musicale con ritmi rock e jazz,
latino-americani e gitani, per ballare tutta la notte in attesa del 2009.
Fuochi d’artificio daranno il benvenuto al nuovo anno.
il celebre Castello di Buda, il quartiere
che ospita il Palazzo Reale, uno dei
simboli del Paese; Palazzo Sándor,
che ospita l’ufficio e la residenza del
Presidente della Repubblica; la Chiesa di San Mattia e il Bastione dei Pescatori, spettacolare punto panoramico sulla capitale. I visitatori
possono anche percorrere, provvisti
di lanterne, tra musiche d’atmosfera
e suoni d’ambiente, l’antica rete di
grotte e cunicoli sotterranei conosciuta come il Labirinto del Castello.
Per raggiungere l’ingresso si può utilizzare l’ardita funicolare che, con una
pendenza del 48%, parte da piazza
Clark Adam ter, ai piedi della collina
del Castello di Buda, nei pressi del
Ponte delle Catene. E se siete alla ricerca di un souvenir originale e il vostro soggiorno include anche il sabato mattina, non dimenticatevi di fare
un salto al caotico e vivace mercatino
delle pulci (MM3 fermata Határ út,
poi autobus 54 fino a Fiumei út), dove si trova davvero di tutto. l
Alla scoperta della
capitale ungherese,
dichiarata nel 2008
capitale mondiale
del buon cibo. Ma oltre
alla tavola ecco
le tante altre cose
da vedere...
nel centro città permette di scoprire
un altro gioiello di Budapest: la Prima
Metropolitana dell’Europa continentale, inaugurata nel 1896 e già all’epoca capace di trasportare i passeggeri,
in meno di dieci minuti da un capolinea all’altro, su un tratto di 4 chilometri. Le carrozze oggi utilizzate sono nuove, mentre gallerie e fermate
sono state ristrutturate rispettando
fedelmente stile e arredi originari.
La visita alla città non può ovviamente dirsi completa se non include
INdirizzi utili per partire
Raggiungere Budapest durante le festività natalizie o in altro periodo dell’anno non è difficile e neppure particolarmente costoso. Robintur (www.robintur.it) propone ai soci
Coop viaggi in pullman per Capodanno ed Epifania a prezzi
che vanno dai 320 ai 450 euro, con soggiorni in hotel a tre
stelle e trattamento di mezza pensione. Anche Bonolatours
(www.bonolatours.it) raggiunge la capitale ungherese in
bus per il Capodanno. Il viaggio con quattro notti in hotel a
tre stelle, cenone e trattamento di pensione completa, costa
679 euro. Il prezzo del tour che parte in aereo il 2 gennaio
2009 scende a 449 euro. Altre proposte interessanti sono
reperibili nei punti vendita di Planetario Viaggi (www.planetarioviaggi.it) e VCO (www.vcoviaggi.it). I turisti fai da te
possono raggiungere Budapest in auto (circa 950 km da Milano) oppure in aereo con il voli economici di Wizzair ( www.
35
dicembre 2008
wizzair.com, tel. 199-259100) o quelli di linea della Malev
(www.malev.com, tel. 06-65012243) e della CSA ( www.czechairlines.it). Informazioni sulla città possono essere richieste all’Ufficio Turistico Ungherese (www.turismoungherese.it, tel. 02-48195434). Anche l’Ufficio del Turismo di
Budapest ( www.budapestinfo.hu/it ) ha un buon sito in italiano, ricco di notizie utili. La collana ClupGuide della De
Agostini ha pubblicato nel 2007 una originale guida a Budapest scritta da Laura Campo (19,50 euro).
Per tutto l’inverno la promozione Budapest Winter Invasion
(www.budapestwinterinvasion.com) offre un soggiorno di
4 notti nella capitale al prezzo di 3. L’offerta, valida fino al 31
marzo 2009, vede la partecipazione di circa 60 alberghi da 3
a 5 stelle ed è valida anche per i ponti festivi e per il Capodanno, fino a esaurimento dei posti letto.
cultura e oltre
a cura di G iorgio O ldrini
mostre
Il mistero di Magritte
Schifano artista multimediale
Il mistero della natura è il tema illustrato dalla mostra che Palazzo Reale
di Milano dedica a René Magritte. Le
circa cento opere esposte permettono al visitatore di ripercorrere tutta la
vita artistica del maestro belga del
Surrealismo. Molti dei quadri provengono dal Musèe Royaux des Beaux
Arts del Belgio, dove si trova abitualmente la collezione pubblica più ampia delle opere di Magritte. Altri da collezioni private che mettono a disposizione per la prima volta i loro quadri. Si comincia il
percorso espositivo ammirando i precoci e quasi sconosciuti dipinti futuristi del Maestro, per arrivare alla fine
ad alcuni dei capolavori più celebrati, dal “Souvenir de voyage” a “L’heureux donateur” fino al famosissimo “L’empire des lumieres”. La mostra di Palazzo Reale ci permette di comprendere l’opera di uno dei pochi artisti del ‘900
che ha voluto mettere al centro della sua ricerca la natura
e ne ha fatto il contenitore di ogni altra figura, il principio
da cui discende ogni forma di conoscenza.
È stato forse il primo artista italiano a utilizzare
i media e la multimedialità Mario Schifano. E in
occasione del decimo anniversario della sua morte, una grande retrospettiva ci permette di ripercorrere di dieci anni in dieci
anni la sua vita straordinaria e la sua arte anticipatrice. Per
molti ricorda Andy Warrhol, che ha incontrato a New York
nel 1962. Ma Schifano è stato amico o ha avuto contatti
con altri grandi artisti della sua epoca, da Tzara a Duchamp,
da Dine a Jasper Jones. I monocromi, i paesaggi, gli incidenti sono esposti in sequenza, su su fino all’ultima epoca della sua vita e della sua produzione nella quale appunto la
multimedialità la fa da padrona, unendo la pittura alla musica, alla fotografia, al video, al cinema. E anche un montaggio dei film girati da Schifano (presentati da Luca Ronconi) si può ammirare, così come gli ultimi disegni più
“tradizionali”, tra i quali, per la prima volta, la cartella grafica realizzata con il poeta Frank O’Hara e la Polaroid.
Magritte. Il mistero della natura
Schifano 1934-1998
Milano, Palazzo Reale, piazza Duomo 12
Dal 22 novembre 2008 al 29 marzo 2009
Ingresso 9 euro, Soci Coop 7 euro
Info: tel. 199199111, www.mostramagritte.it
Milano, Galleria Gruppo Credito Valtellinese, corso Magenta
59-61; Accademia di Brera, via Brera 28
Data: sino al 1 febbraio 2009
Ingresso: 8 euro, soci Coop 6
Info: tel.0243353522, www.civita.it, [email protected]
la lettera di protesta
di Natalino Balasso
www.natalinobalasso.net
Il calcio ai tempi
della “Pleistescion”
Gentile rivista della Cop,
in occasione del tradizionale pellegrinaggio natalizio al centro commerciale, il mio parentado mi ha
rifilato il nipotino Jason, che ha quattro anni, parla
più di Mentana e mena come Bruce Willis.
Si trattava di portarlo alla Scuola Calcio, aspettare
un paio d’ore e riportarlo a casa esausto. Ho obiet-
36
marzo 2004
dicembre
2008
tato che quattro anni sono pochini per andare a
scuola di calcio, mi hanno risposto che è meglio
farli cominciare da piccoli: solo così possono diventare campioni e guadagnare una scarriolata di milioni. Ho chiesto se il fatto che sua madre fa la hostess di volo sia puramente incidentale in questo
ragionamento, mi hanno risposto che se un bambi-
libri
Ritratto dell’America
con pollo fritto
Viaggio tra i misteri
del formaggio con le pere
Proprio mentre Barack Obama riporta in primo
piano le speranze che gli Stati Uniti d’America
ridiventino il Paese del futuro, Vittorio Zucconi,
il più americano dei giornalisti italiani, manda
nelle librerie un brillante volume, “L’aquila e il
pollo fritto” nel quale ci racconta vizi e virtù del
Paese a stelle e strisce. “Ho cominciato a litigare con l’America dal giorno in cui l’ho sposata”, così inizia il libro
nel quale Zucconi dichiara il suo amore-odio per gli Usa. Ne esce
un ritratto tra politica e curiosità delle vita quotidiana.
L’ultimo libro di Massimo Montanari è un
libro sfizioso, denso di idee e divertente
da leggere, costruito attorno al notissimo
proverbio: “Al contadino non far sapere
quanto è buono il formaggio con le pere”.
Proverbio che è un vero enigma: come può
un detto “popolare” escludere dal sapere
il contadino? Perciò Montanari avvia
un’indagine (quasi nello stile di un’investigazione poliziesca) fra antichi ricettari, opere letterarie,
trattati di agricoltura e di dietetica. E a poco a poco si
scopre che l’accoppiata pere-formaggio, in uso fin dal
Medioevo, nasconde profondi significati simbolici. Essa
funziona sul piano gastronomico (piace) e rispetta le regole
della dietetica, ma crea problemi di ordine sociale, poiché
mette insieme un cibo povero, il formaggio, con un altro (la
pera) che era sentito come prodotto di lusso. Da tale
contrasto di natura sociale nasce, fra i ceti alti, l’idea di
riservare a pochi il “segreto” del formaggio e della pera; e
questa idea si tenta di diffonderla attraverso i proverbi. Ma
non è tutto finito qui. Il mistero continua e il finale non ve
lo raccontiamo.
Vittorio Zucconi
L’Aquila e il pollo fritto
Mondadori Editore - 320 pagine, 18,50 euro
La Svezia dentro a un giallo
Sono una sorta di Fruttero e Lucentini del giallo svedese gli
scrittori Maj Sjowall e Per Wahloo. In questi giorni esce un loro
poliziesco che racconta l’assassinio di un ricchissimo magnate,
consumato nel lussuosissimo albergo Savoy di Stoccolma. Ma le
indagini per scoprire l’assassino, servono a parlare di un Paese
intero, dei suoi problemi, della vita di tanti che popolano le
pagine del libro. E scoprire la Svezia così è davvero molto
piacevole.
Maj Sjowall e Per Wahlòo
Omicidio al Savoy
Massimo Montanari
Il formaggio con le pere
Laterza - 162 pagine, 15 euro
Sellerio Editore - 327 pagine, 14 euro
no non ci pensa a quattro anni al futuro, quando ci
deve pensare?
Devo dire che la Scuola Calcio pullula d’intenditori.
In ogni anfratto degli spalti, è il trionfo del calcio
parlato, in confronto Biscardi è un principiante. Intanto nel campo, i piccoli marines, provano gli
schemi, tirano e ritirano il pallone sempre allo
stesso modo. Dovrebbero divertirsi ma hanno la
faccia di Tremonti quando deve dire che la recessione non esiste. Un bambino alto come un Gormito
tenta di saltare di testa ma incespica attaccandosi
alle braghette del compagno di squadra, che rimane smutandato e deriso dagli spalti mentre l’’allenatore gli urla in faccia e gli dice che non sarà mai
nessuno.
Nel frattempo sugli spalti è scoppiata la rissa tra
una madre e una nonna, le due sono accapigliate,
si calciano furibonde le natiche e conoscono più
insulti di Vittorio Sgarbi. Un obeso ex calciatore
scarso, ricorda al figlioletto che se non impara
37
marzo 2004
dicembre
2008
l’uno-due, la “Pleistescion” se la scorda. Il piccolo
Jason, in castigo dietro la rete, si porta avanti col
lavoro allenandosi ad esultare dopo il gol: porta il
pollice alla bocca, mette le mani alle orecchie, finge di suonare il violino. Alla fine ci aggiunge una
figura tutta sua: fa il gesto di scrivere alla lavagna
il numero dei suoi gol.
Tornando a casa gli racconto che quand’ero piccolo, bastava uno spiazzo, un prato o un fienile per
giocare a calcio, buttavamo due borse per terra e le
usavamo come pali, quando il pallone passava a
mezz’aria, per i difensori era sempre fuori, per gli
attaccanti era sempre gol. Non c’erano schemi, eravamo liberi, si calciava il pallone in avanti e tutti gli
correvano dietro come pirati all’attacco. “Ma quello
era veramente calcio, zio?”
“Noi lo chiamavamo così ed era bellissimo”.
Jason mi guarda come si guarda Mike Bongiorno e
mi dice: “Sei proprio vecchio, zio!”.
Natalino Balasso
cultura e oltre
• da dimenticare - •• sufficiente - ••• buono - •••• ottimo - •••••capolavoro
M usica da sentire ...
Byrne & Eno, meraviglie di un incontro
Le due menti più complesse della pop music internazionale tornano insieme,
quasi trent’anni dopo il capolavoro My Life in the Bush of Ghost. Mettendo in
relazione il cemento dei grattacieli con il verde rigoglioso della foresta.
Everything that Happens è disco di eterei tappeti sonori, che Eno “disegna”
come se fossero parte dell’ambiente nel quale viviamo, e Byrne salmodia
canzoni che sono antichissime evocazioni ad un misticismo metropolitano. A
tratti potrebbero sembrare spezzoni “perduti” dei Talking Heads dei miracoli,
quelli di Remain in Light, a tratti pare di ascoltare un pastorale omaggio alla
bellezza “nascosta” della vita.
David Byrne & Brian Eno
Everything that happens will happen today - Opal
Il nostro giudizio: •••••
Se ti piace ascolta: Byrne&Eno My Life in the Bush of Ghosts, Talking Heads
Piovani e la forza del sette
Una nuova voce dall’Africa
Un classico del new soul
Una suite strumentale
per sette musicisti,
scritta da Nicola
Piovani compositore
premio Oscar. Tra
blues, jazz, classica, a
ispirare il tutto è la forza simbolica del
numero 7, che, partendo dalla matematica,
arriva alla bellezza delle sette porte di
Tebe. Tra poesia e mitologia biblica.
Folk blues dal Burkina
Faso, una raccolta di
ballate che uniscono i
colori tribali
dell’Africa con le
chitarre “urbane”.
Victor Démé ha realizzato un album
d’esordio ricchissimo di influenze, dai
Caraibi alla Spagna, sino alla tradizione
mandingo del suo paese.
Ecco la ristampa di un
disco “classico” del new
soul inglese, pubblicato
nel 1996. Black Science
Orchestra è il nome
scelto dal musicista
Ashley Beedle per comporre canzoni che si
avventurano nei luoghi dove il moderno
sapere afro americano fa incontrare il jazz e
la musica da ballo.
Nicola Piovani
Vicotr Démé
Black Science Orchestra
Se ti piace ascolta: Ludovico Einaudi,
Ennio Morricone
Se ti piace ascolta: Alì Farka Toure, il rai
algerino
Se ti piace ascolta: Faze Action, Joe Claussell, Neyl Young, Eddie Vedder
Epta - Egea
Il nostro giudizio: ••••
Victor Démé - Chap Blues
Il nostro giudizio: ••••
Walter’s Room - BMG
Il nostro giudizio: ••••
... da leggere
Il viaggio dei Clash
Così nacque Sgt. Pepper
Abbiamo già segnalato un libro
dedicato alla rock band che, alla fine
degli anni ‘70 ha percorso le strade di
Londra, incrociando il linguaggio
“bianco” delle chitarre elettriche con i
ritmi sinuosi, tribali e sensuali del
reggae. Ma torniamo a parlarne per
presentare questo volume, scritto in
prima persona dai Clash, un “diario di viaggio” che il
cantante Joe Strummer e gli altri hanno compilato,
descrivendo il flusso creativo che nasceva dalle diversità
culturali, dallo straordinario esperimento di “convivenza”
e conoscenza andato in scena a Londra con la grande
immigrazione dai paesi caraibici.
Arriva in Italia il libro che ricostruisce la
“leggendaria’’ registrazione del disco
che ha definito, per sempre, i canoni
della cultura musicale psichedelica: il
Sergent Pepper dei Beatles, con la sua
visionaria sperimentazione, l’utilizzo
delle macchine elettroniche come parte
integrante della composizione. George
Marin è stato il produttore dei Beatles, con loro ha
realizzato i dischi più celebri, ha osservato le modificazioni
profonde del costume travolto dal beat. E le ha descritte
in questo volume che ci fa entrare nell’universo irresistibile
di Carnaby Street e di Sgt Pepper.
The Clash - The Clash - Isbn
38
dicembre 2008
George Martin - Summer of love.The making
of Sgt. Pepper - Coniglio
di pierfrancesco pacoda
L’ intervista
Irene Grandi
Irene Grandi artista natalizia. Una veste insolita quella
scelta dalla cantante toscana per il suo nuovo disco.
Un omaggio alla festa, parole e musica per sentirsi parte
dell’evento, della sua sacralità. Canzoni di Natale, questo
il titolo del Cd, racchiude 12 brani, tutti classici, come
Qualche stupido ti amo, versione italiana di Something
Stupid, cantato da Frank Sinatra con sua figlia, che Irene
Grandi esegue insieme ad Alessandro Gassman.
Quali cd hanno accompagnato questo
viaggio nella musica per il Natale?
Ho ascoltato dischi che potessero, per vie diverse, parlare
al mio cuore, diventando una ispirazione per entrare nello
spirto della festa, ma con una visione contemporanea. Mi
ha aiutato l’ascolto del cd Viva la Vida dei Coldplay, che, ad
iniziare dal titolo, celebra la gioia dell’esistenza. Mi piace
anche perché è un album discontinuo, ma ci sono alcune
canzoni da enciclopedia della musica.
Poi mi sono immersa nelle atmosfere sognanti di
molti cd di musica per la meditazione, perché in
mezzo a tanto rumore, che ormai é diventato il vero
commento sonoro delle nostre vite, a volte è bello
rilassarsi, perdersi nel silenzio. Poi c’è Sam Sparro, un
album che mi è capitato spesso di ascoltare. Una
scoperta. Il sound della soul music e le radici nere della
musica americana infondono energia ed allegria. Che
spero di aver portato anche nel mio album.
Quali film hai visto al cinema?.
Il nuovo, bellissimo film dei fratelli Coen, Burn After
l’ evento
Negramaro La Finestra Tour
Una serie di date invernali per la pop band più celebre
d’Italia, i Negramaro, il gruppo salentino che unisce una
forte intensità melodica con i tratti elettrici del rock
internazionale. Concerti pensati per ampi spazi, dove farsi
sedurre immediatamente dalla loro energia sentimentale,
ballate d’amore senza scampoli di lirismo adolescenziale.
Dal vivo, presentano i brani dei loro album, lanciandosi
persino in qualche divagazione dedicata al suono, oggi
molto alla moda, della pizzica, che per loro, sei ragazzi del
Salento, è però un elemento naturale nella formazione di
una identità musicale fatta di citazioni che arrivano dalla
canzone d’autore come dalla musica delle bands inglesi più
alla moda.
Le date: 5 dicembre Bologna, 13 dicembre Perugia, 15
dicembre Milano, 18 dicembre Treviso, 19 dicembre Torino
• Per informazioni: www.negramaro.it
39
dicembre 2008
Reading, mi ha affascinato, perché i registi riescono
ad utilizzare l’ironia come “strumento” per leggere il
lato oscuro dell’America. e ci fanno sorridere con le
disavventure degli agenti della Cia. Ho acquistato un
dvd, Il Diamante Bianco, che caldamente suggerisco
ai lettori di Consumatori. É un film documentario
molto commovente, su uno scienziato che ha
costruito un dirigibile per volare su una foresta
pluviale. E le sue ricerche si mischiano alla sua vita
privata.
Ho anche comprato il dvd di Caos Calmo, non solo per il
film, ma per riascoltare l’affascinante colonna sonora di
Stefano Bollani.
Che libri hai letto nei giorni della
registrazione del cd?
Il sogno più dolce di Doris Lessing e Guarire coi perché, di
Robin Norwood... perché anch’io ogni tanto sono in crisi.
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Di Alfre D o De Bellis
dire fare sociale dei comitati di zona
12 dicembre 2008
• Varese
Musica
La spesa con swing
Hammond trio
enoteca del supermercato Coop di via
Daverio 44, ore 18
3 dicembre 2008
• Gallarate
Cooperazione
Un Paese Diverso
Teatro del Popolo, via Palestro 5,
ore 21, ingresso libero
Isora e Chiara e il loro attivismo a
favore degli altri, Gianluca che racconta
la passione e la fatica di chi lavora sui
terreni confiscati dalla mafia, Donatella
e la sua crescita professionale e
umana. E suore che sposano la causa
delle donne indiane e della loro
emancipazione sociale attraverso i
prodotti della linea Solidal, volontarie
della Caritas che presentano casi di
disperazione e di dignità ritrovata
grazie all’apporto di coop, libri e
sacchetti della spesa che vanno e
vengono dai supermercati alle case
private di anziani soli e in difficoltà. “Un
paese diverso”, Il film documentario di
Silvio Soldini e Giorgio Garini sul
mondo delle cooperative di
consumatori viene proposto nella
storica sede del Teatro del Popolo di
Gallarate.
10 dicembre 2008
• Milano
Cultura
Fuori dal margine
spazio scopriCoop, c/o Coop
via Arona 15 , 1° piano, ore 18,
ingresso libero
Fuori dal margine, incontri con gli
autori finalizzati alla promozione della
conoscenza di una scrittura di ricerca
proposti in collaborazione con il
Sindacato nazionale scrittori propone
una conversazione con Candido
Cannavò, giornalista del Corriere della
sera, a partire dal suo libro Pretacci
(Rizzoli). Lo intervisterà filippo
senatore, le letture dal libro saranno
effettuate dall’attore Francesco
Orlando.
Hammond trio è un progetto che nasce
nel 2004 soprattutto grazie
all’organista Alberto Gurrisi, attuale
membro, con Riccardo Tosi, del
quartetto di Franco Cerri. Il trio, che si
presenta a volte con la chitarra di
Alessandro usai (co-fondatore del
progetto), oppure con il sassofono di
Germano Zenga (tutti ex-studenti dei
Civici Corsi di Jazz di Milano), ha come
primo intento quello di ricalcare le
esperienze che hanno reso celebre
questa formazione, dai grandi trii di
Jimmy Smith a quelli più moderni di
Larry Young sino alle contemporanee
riprese di, Joey De Francesco e molti
altri. Con il tempo e l’esperienza il
sound del gruppo si è affinata
ampliando il repertorio a brani attuali
anche di matrice funk, ma sempre con
un approccio jazzistico e una graffiante
sonorità blues. Il trio ha pubblicato
l’album Take One, edito da Music
Center, e ha una grande esperienza live.
Servizio attivo in tutti i supermercati e ipermercati Coop Lombardia ad esclusione dei punti vendita di Lavena Ponte Tresa e Malnate
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