II Sabato 18 Luglio 2009 Corriere della Sera In uno dei libri più famosi del genere fantascientifico, scritto nell’Ottocento, si prevede che l’uomo lancerà la missione per la Luna da una base della Florida, che l’equipaggio sarà di tre uomini e che il modulo di comando prende il nome da Colombo. Successe veramente così. Di quale libro si tratta? 4 3 5 a) «La Terra è la culla dell’umanità ma l’uomo non può rimanere per sempre nella culla» b) «L’arrivo sulla Luna dell’uomo è come la conquista della Terra da parte dei primi pesci» c) «Un piccolo passo per l'uomo, ma un grande balzo per l'umanità» a) «I primi uomini sulla Luna» di H. G. Wells b) «Dalla terra alla Luna» di Jules Verne c) «Attraverso la porta magica» di Arthur Conan Doyle Come si chiamava il modulo di sbarco LEM con cui gli astronauti sono arrivati sulla Luna? a) Civetta b) Aquila c) Sparviero Quali furono le prime parole pronunciate dall’astronauta dopo il primo sbarco? 6 «Un lupo mannaro americano a Londra» è un film del 1981 che riadatta le classiche storie di licantropi ai tempi moderni. Chi ha diretto questo film su un ragazzo che, quando c’è la luna piena, diventa un lupo? a) Steven Spielberg b) Brian De Palma c) John Landis 7 Quanto è durato il viaggio di andata sulla Luna? a) 3 giorni b) 6 giorni c) 12 giorni LA COLONIZZAZIONE SARA’ AL POLO SUD Nuovo sbarco nel 2020. E il prossimo ottobre, la prova del ghiaccio di GIOVANNI CAPRARA A Quale cineasta ha girato nel 1902 «Viaggio nella Luna», il primo film di fantascienza della storia a parlare dello sbarco sulla Luna? DA MOONFIRE ED. TASCHEN a) I fratelli Lumière b) Georges Méliès c) D.W. Griffith I testimoni / Dov’ero quella notte Letizia Moratti Walter Veltroni Raffaele La Capria Renzo Arbore Dacia Maraini La luce del futuro sui nostri libri C’era un ragazzo in via Tevere... Mi rintanai al mare Volai a Roma ma la tv mi rapì per tifare Usa Ero a Houston in presa diretta Quella notte ero a Milano. Preparavo con tre amiche il secondo esame all’Università, diritto internazionale. Cristiana, Josine, Paola e io eravamo un po’ in ansia. Accendemmo la tv: la Luna ci apparve in bianco e nero sullo schermo. Ricordo immagini sobrie, suoni ovattati, l’emozione e la solennità della grande impresa. La Luna entrava nelle nostre vite e noi, giovani donne, la guardavamo con meraviglia e stupore. Una luce nuova quella sera illuminava la Luna, e ci sembrava illuminasse anche il nostro futuro. Avevo quattordici anni e abitavo in via Tevere, vicino alla casa dove era nato Michael Collins, uno dei «pionieri» di quella spedizione nello spazio. Il ricordo più forte è quello dell’attesa che precedette la notte magica. C’era speranza. Speranza di qualcosa che ci facesse diventare migliori, più forti, più fiduciosi verso il futuro. Ero solo in casa, davanti alla tv, e le immagini di quegli uomini simili ad alieni loro stessi, con le tute argentee, si sarebbero incise nella mia memoria. Ero a Punta Ala, al mare. Non volevo lasciarmi coinvolgere da quella specie di invasamento collettivo, alimentato dalla televisione. Ma fu inevitabile. E quando vidi quel piede umano che calcava per la prima volta il suono lunare, nel suggestivo bianco e nero della vecchia tv, beh, l’emozione fu molto forte. Quella volta non vedemmo solo la concretizzazione di un vecchio luogo letterario. Vedemmo anche la Terra come non l’avevamo mai vista: piccola piccola. Ero lì. Ero a Houston, inviata di «Paese Sera». Ho assistito alla conquista dello spazio in presa diretta. Ricordo l’ansia per l’evento, decisivo nella storia. Ricordo quella capsula gigantesca che si sollevava per aria come un palazzo lanciato nel vuoto. C’erano centinaia di giornalisti e migliaia di persone in fila per assistere a quel lancio storico. La tensione era qualcosa di concreto. Ecco perché oggi rido quando sento dire da qualcuno che gli americani, sulla Luna, non ci sono mai stati. Chi è stato il primo astronauta a sbarcare sulla Luna? a) Neil Armstrong b) Edwin Aldrin c) Eugene Cernan PARTENZA 1 astronavi che dovranno assicurare i viaggi con la Terra. Secondo il piano Nasa il primo sbarco è fissato per il 2020 con il modulo abitato Altair che avrà a bordo quattro astronauti. Le prime missioni dureranno sei mesi e intanto con il grande razzo Ares-V allo studio arriverebbero anche i moduli d’abitazione e gli impianti necessari alla formazione della base. Nel 2025 la colonia sarebbe pronta e servirà per attività scientifiche, dall’astronomia a ricerche in condizioni di gravità ridotta (lassù è un sesto rispetto alla nostra). In prospettiva si vogliono utilizzare pure le risorse minerarie, ma non tutti sono d’accordo, e proprio nei mesi scorsi la sonda giapponese Kaguya ha scoperto la presenza dell’uranio. Intanto bisogna stabilire la presenza del ghiaccio d’acqua perché altrimenti il piano cambia. Finora alcune sonde hanno raccolto indizi indiretti ma la Nasa ha spedito due sonde (LRO e LCROSS) per raccogliere la prova definitiva. Una di queste il 9 ottobre prossimo si schianterà al suolo assieme all’ultimo stadio del razzo con cui è partita, sollevando una grande nube. L’altra sonda ne scruterà i contenuti cercando le molecole d’acqua. Se le troverà, l'insediamento sulla Luna sarà certamente accelerato perché risulterà più economico. E così al Polo Sud si imparerà a come compiere il prossimo balzo verso Marte. La conquista della Luna in 20 domande Un test tra scienza, cinema, letteratura, musica a cura di Giovanni Caprara e Matteo Persivale grafica e illustrazioni di Michele Tranquillini Io volevo fare l’americano e quella storia dei russi e di Gagarin non mi andava proprio giù. Facevo il tifo per le stelle e le strisce: delle varie Laika non volevo sentir parlare. Ecco perché quella notte («la» notte) mollai Milano, dove conducevo «Speciale per voi» e volai a Roma, per assistere all’evento. Il ricordo più forte è l’emozione che provai nell’annuncio del primo passo. Più che le immagini, ho in testa la voce di Stagno e Orlando. Finiva un’epoca, sì: lo sentivamo tutti. PROFILI: da 0 a 7 Foglio rosa da pilota L’aspirazione allo spazio c’è, ma non si oltrepassa l’atmosfera terrestre RISPOSTE: da 8 a 15 Distintivo da astronauta La dimensione spaziale è conquistata ma la Luna rimane lontana da 16 a 20 Passaporto da selenita Allunaggio riuscito: sei pronto per il viaggio interplanetario 1a - 2b - 3b - 4b - 5c - 6c - 7a - 8c - 9b - 10b - 11b - 12a - 13b - 14c - 15b - 16b - 17c - 18c - 19b - 20a 2 quarant’anni dal primo sbarco nel Mare della Tranquillità la meta è il ritorno sulla Luna, per rimanerci. Con una colonia che ospiti astronauti-scienziati. A tal fine si sta lavorando da cinque anni, da quando nel gennaio 2004 il presidente George W.Bush lanciò il piano. Il successore Barack Obama nei mesi scorsi ha approvato in linea di principio la strategia ma ha formato una commissione per vedere nei dettagli come procedere. Alla fine di agosto sapremo, e la previsione è che la Casa Bianca voglia coinvolgere nell’iniziativa anche altre nazioni analogamente a quanto è stato fatto per la stazione spaziale internazionale. Il programma Constellation che la Nasa ha in corso potrebbe dunque subire delle variazioni anche in base ai finanziamenti che la nuova amministrazione è disposta a concedere. Di certo Obama non può ignorare il fatto che Cina e India si siano poste l’obiettivo lunare per arrivare intorno al 2025, pur non avendo ufficializzato alcun progetto. «La domanda non è se noi siamo in grado di affrontare la Luna, ma se possiamo ignorarlo» scrive Krishnaswamy Kasturirangan, ex presidente dell’agenzia spaziale indiana Isro e ora influente deputato al Parlamento di New Delhi. Sullo stesso tono sono le dichiarazioni di Pechino. La colonia, dunque, si farà e la Nasa ha già individuato un luogo ideale collocato nel Polo Sud, sui bordi del cratere Shackleton. La scelta dipende dal fatto che nel grande vallo regnano ombre perenni e mai il Sole riesce a raggiungere le profondità nelle quali dovrebbe essersi così conservato il ghiaccio d’acqua portato dalle comete in epoche remote. Dal ghiaccio sarebbe ricavato l’ossigeno e l’idrogeno utile alla vita della colonia e ai razzi delle La Luna quarant’anni dopo III Corriere della Sera Sabato 18 Luglio 2009 8 Come era stata battezzata la prima missione per lo sbarco sulla Luna? Quale tra questi personaggi, il 21 luglio 1969, ha elogiato «i pensatori e gli eroi della favolosa impresa» dicendo che «... non si tratta di sogni. La fantascienza diventa realtà»? a) Apollo 9 b) Apollo 11 c) Apollo 13 a) Richard Nixon b) Papa Paolo VI c) Giuseppe Saragat Di cosa parla la canzone "Moonshiner" di Bob Dylan? a) Di un astronauta b) Di un alieno c) Di un alcolizzato 10 9 11 Come si chiama il luogo sulla Luna nel quale sono sbarcati i primi astronauti? 12 a) Mare delle tempeste b) Mare della tranquillità c) Mare delle nebbie Da quale libro viene questa citazione: «L’avevamo sempre addosso, la Luna, smisurata: quand’era il plenilunio notti chiare come di giorno, ma d’una luce color burro, pareva che ci schiacciasse». a) Le Cosmicomiche di Italo Calvino b) Io Robot, di Isaac Asimov c) Il gioco dei pianeti, di Ray Bradbury DA MOONFIRE ED. TASCHEN Quanti astronauti sono sbarcati in tutto sulla Luna? 13 a) 10 b) 12 c) 15 14 «Il mondo della luna» è un’opera buffa di Joseph Haydn il cui libretto è stato scritto da un grande autore. Chi? a) Metastasio b) Lorenzo Da Ponte c) Carlo Goldoni 15 I russi sono andati sulla Luna? I giovani / I miei sogni spaziali Filippo Timi Fabio Novembre Carolina Kostner Giuseppe Culicchia Federico Zampaglione Un gioiello nel cannocchiale L’omino seduto sullo spicchio Voglio andarci appena possibile Una leggenda da fantascienza Il suo riflesso nelle canzoni Quando ero piccolo, mia zia mi regalò un cannocchiale. Ebbene stetti quindici giorni, al mare, a guardare la Luna. Non ero ancora nato quando l’uomo la conquistò, ma per me la Luna è stata sempre il gioiello argentato che vedevo attraverso quelle lenti. Vidi anche quel film di Georges Méliès, «Viaggio nella Luna», in cui l’astro aveva un enorme occhio al centro. E quando mia sorella mi spiegò che gli americani erano arrivati per primi, mi sentii un po’ americano anche io. Beh, certo che, dopo aver sognato la Luna per millenni, non so quanti siano rimasti soddisfatti nel vedere che, in fondo, era solo una landa desolata. Ecco, dalle immagini (cinematografiche e televisive) che mi hanno raccontato l’allunaggio, ho ricavato disincanto. Ci aspettavamo omini argentei, ma non c’era niente. Ecco perché oggi per me l’icona che più rappresenta l’astro è l’omino dei titoli di testa dei film della Dreamwork, seduto su uno spicchio, appunto, di Luna. L’ho appreso dai fumetti. Topolino, per esempio. Sin da piccola questo evento è un’immagine che mi accompagna nelle fantasie: l’uomo che vola, che raggiunge lo spazio. Ai miei occhi non è una conquista, piuttosto un’avventura, come certi romanzi picareschi che leggevo da ragazzina. È stato un sogno per tutto il mondo. Ma adesso un sogno ce l’ho io: voglio andarci anch’io sulla Luna. Non è una fantasia. Lo farò non appena sarà possibile. Sin da ragazzino ho in mente quelle immagini tremolanti: cosmonauti in scafandro che calcano il suolo lunare. Un po’ sogno, un po’ no. Li ho visti nei film, come «2001 Odissea nello spazio», ma anche nei telefilm, che, quando ero ragazzino, proponevano spesso la metafora della conquista dello spazio. Poi giornali e racconti, ma la voce di Tito Stagno, che oggi sembra così lontana, ci ha in qualche modo avvicinati ad una leggenda. E la scienza c’entra poco. Canzoni, film, fumetti. Ecco come ho imparato che l’uomo era andato sulla Luna. Ricordo in particolare una canzone, «La terza luna», di Neil Sedaka, la cui eco è arrivata fino a me dai dischi dei «grandi», ma come dimenticare quel bellissimo pezzo che è «La settima luna» di Lucio Dalla? Ecco la suggestione che mi arrivava, finché non vidi anche io, anni dopo, alla tv, le immagini dello sbarco. Sembrava un film. Erano immagini che della cronaca mantenevano ben poco. Quasi un sogno in fiction. 20 Un famoso scrittore americano ha pubblicato di recente un romanzo dal titolo «Lunar Park». Di chi si tratta? ARRIVO a) Bret Easton Ellis b) William Gibson b) Jay McInerney a) Con gli uomini b) Con i robot c) Non sono andati a cura di Roberta Scorranese 18 19 Perché Kennedy ha deciso di andare sulla Luna? a) Perché voleva entrare nella storia b) Per rispondere al lancio del primo Sputnik russo c) Perché amava l’esplorazione spaziale Stanley Kubrick, in «2001 Odissea nello Spazio», immagina, con lo scrittore Arthur J. Clarke, il ritrovamento di un monolite sepolto sulla luna quattro milioni di anni fa da misteriosi alieni. La comparsa del monolite è accompagnata nel film da un famosissimo brano di musica classica. Quale? a) Carmina Burana di Carl Orff b) Lachrymosa, dal Requiem di Mozart c) Così parlò Zaratustra di Richard Strauss 16 Nel telefilm di culto anni ’70, «Spazio 1999», un’esplosione nucleare sposta la Luna dalla sua orbita spedendo nello spazio il satellite, sul quale c’è una base militare. La serie narra le avventure degli occupanti di questa base. In quale data, che compariva a grandi caratteri nei titoli di testa di ogni episodio, gli autori immaginano che avvenga l’esplosione? a) 11 settembre 1999 b) 13 settembre 1999 c) 17 settembre 1999 17 Quando è nata la NASA? a) 1946 b) 1950 c) 1958 IV La Luna quarant’anni dopo Sabato 18 Luglio 2009 Corriere della Sera Dino Buzzati Armstrong e Aldrin ci hanno portati in una sorta di aldilà Un momento sublime nel regno delle ombre C iò che è avvenuto lascia in tutti un sentimento strano e potente, che non era previsto. Dopo il decollo dalla Luna, il ricongiungimento e il rientro dei due nella navicella principale, la tensione è caduta, ogni pauroso dubbio è stato superato dalla forza degli uomini e dalla perfezione delle macchine. Si può dire che iersera sia già cominciato il trionfo. Sull’altare della gloria tutte le iperboli, tutti i superlativi, tutto il repertorio della nomenclatura epica e apologetica, finalmente usati a proposito, sono stati ormai bruciati. Nel cielo immenso e nero, rimane quella scatoletta solitaria con dentro i tre uomini, che corre verso casa. La precisione pressoché sovrumana con cui si è realizzato un programma che fino a ieri sembrava utopia ci ha perfino risparmiato gli spasimi di una vera suspense. La discesa di Armstrong sulla Luna era stata promessa per le ore tre. Poi si è parlato delle tre e tre quarti, delle quattro, delle quattro e mezzo. C’è stata sì una mezz’ora di incertezza abbastanza tormentosa perché sembrava che dalla Luna nessuno più rispondesse. Quindi i nervi si erano di nuovo afflosciati, era subentrata una stanchezza sudaticcia, una specie di opaco intorpidimento mentale, complici forse certe trasmissioni di contorno per cui queste ore solenni minacciavano di trasformarsi in una stentata sagra, in una «Canzonissima» di serie C. Quand’ecco, sullo schermo dietro lo speaker, è comparsa una immagine nuova, un confuso intreccio di sagome nere oscillanti, simile ai quadri di Kline; era, rovesciato, il primo piano della scaletta e dei tralicci della capsula lunare, con Armstrong che scendeva gradino per gradino: di per sé incomprensibile. Tre grandi firme e le storie di una nuova era Dino Buzzati, Eugenio Montale e Oriana Fallaci raccontarono così, nei loro commenti e reportage, gli eventi che in quei giorni scandirono l’impresa dell’Apollo 11 Eppure tutti di colpo hanno capito, tutti, anche gli scettici, sono stati presi da uno sgomento sconosciuto. Si è avuta la sensazione di essere passati oltre una porta fatale e proibita, di avere varcato una delle ultime frontiere: del mondo? della conoscenza? della vita? Come quando durante una seduta spiritica, dopo una lunga attesa, all’improvviso, con energia selvaggia, si rivela lo spirito, o meglio ciò che si usa chiamare spirito, e ai presenti par di oltrepassare il confine della comune esistenza, a contatto col regno delle ombre. Sì, Armstrong e Aldrin ci avevano portati in una sorta di aldilà che vedevamo coi nostri occhi e in cui tuttavia la nostra mente si smarriva. Sì, era una visione simile a quelle degli iniziati e dei santi. Tutto stava a dimostrare che era vera. E la favola, il mito, la poesia, anziché venir distrutti dai computers, dai transistor, dai sapienti ordigni tecnologici, rinascevano in proporzioni gigantesche. La sensazione, ripeto, di essere condotti in un aldilà arcano, da cui potranno scendere, sulla Terra, smisurate cose avvenire. Ecco, secondo me, il motivo della scossa viscerale e struggente che gli uomini, per la prima volta nella storia del mondo, hanno provato l’altra notte alle ore 4.57 dinanzi ai televisori, che non può immaginare chi non ha visto, e che non si ripeterà mai più nel futuro. (Tratto dall’articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 22 luglio del 1969) Dino Buzzati Eugenio Montale Già i futuristi si erano scagliati contro la pallida Selene Lo status poetico della Luna tra scienza e legittimi dubbi G iorni fa mi fu chiesto da un cortese intervistatore quale potrebbe essere lo status poetico della luna dopo il fatto compiuto dell’allunaggio. Gli risposi che la scoperta dell’ombrello non aveva impedito a Debussy e a D’Annunzio di mimare la pioggia in due loro celebri composizioni. Aggiunsi pure che la poeticità della luna era già in ribasso molto prima che i futuristi scatenassero la loro offensiva contro la pallida Selene. Nessun poeta moderno si rivolgerebbe alla luna col famoso interrogativo «che fai tu in ciel» etc. Detronizzata da gran tempo, la luna sopravvive come parola d’uso. E sopravvivranno all’allunaggio le numerose connotazioni misterico-negromantiche che hanno fatto del nostro vicino satellite un inquietante personaggio astrale. Accomiatatomi dall’intervistatore mi resi conto di essermela cavata a buon mercato. Infatti quella sua domanda ne conteneva un’altra ben più importante. L’interrogativo vero era questo: le scoperte tecnologiche e scientifiche avranno una portata rivoluzionaria anche nel campo dell’arte e, specificamente, in quello della poesia? E qui il problema si faceva più difficile. Esso partiva dal presupposto che i viaggi spaziali considerati come invenzione e scoperta fossero la più alta meta raggiunta dall’uomo. Su questo punto i dubbi di un vero uomo di scienza potrebbero essere più che legittimi. L’uomo ha compiuto fin dal suo avvento sulla terra un’infinità di scoperte assai più impressionanti.Le scoperte e invenzioni da lui fatte hanno mutato il volto della terra; il mondo è diventato un suo dominio ed ora l’uomo vuole entrare in altri mondi inabitabili creandovi condizioni di vita che siano (sia pure per breve tempo) analoghe a quelle della terra. Non dubito del suo successo. Più dubbioso mi lascia il fatto ch’egli ha anche scoperto di essere un Dio, il dio di se stesso. Ma non vorrei divagare (il tema è immenso) e torno al mio tema: luna e arte, trionfo della scienza e suoi possibili riflessi sui mondo della creazione artistica, della poesia. L’arte d’oggi è un’arte organizzata e sempre più professionale. E quest’arte si è certamente avvalsa di strumenti che l’uomo è andato via via inventando e perfezionando. Non per questo si può sostenere che l’arte faccia progressi. Unico progresso, semmai, è stato quello di piegare i nuovi strumenti alle sue leggi intrinseche, servendosene o addirittura rifiutandoli. Se la vita scorre vuol dire che muta; se muta (primo errore) vuol dire che progredisce, che va verso il meglio, sia pure attraverso inevitabili errori. E perché allora non dovrebbe l’artista adeguarsi allo Spirito del Tempo? Mi riferisco all’interpretazione sedicente ottimistica di ciò che oggi avviene nel mondo: venga pure il peggio purché qualcosa muti. Per ora non siamo a tanto e la luna, la fredda, buia, disabitata luna, il pianeta che forse si distaccò dalla terra quando questa era ancora in uno stato di semi-fluidità, potrà ancora suggerire ai poeti le immagini della falce, del corno, del velo, dello specchio oscurato; e dalle varie fasi delle lunazioni i pescatori, gli aruspici e i viaggiatori sedentari potranno trarre presagi, auguri e tutto un vasto repertorio di ciò che in altri tempi fu detto «poesia». (Tratto dall’articolo pubblicato sul Corriere il 17 luglio del 1969) Eugenio Montale Oriana Fallaci Gli omissis su alcune conversazioni fra la Nasa e gli astronauti Quei dialoghi «segreti» prima del ritorno a casa L’ alba si levò con l’angoscia, quel lunedì 21 luglio. A mezzogiorno e cinquantacinque il LM avrebbe acceso i motori e il destino dei primi due uomini giunti alla Luna si sarebbe deciso, insieme alla loro leggenda. Vie di mezzo non ne esistevano: o il LM si alzava o non si alzava. Se non si alzava, o si alzava male, non c’era nulla da fare fuorché sperare che morissero bene e senza troppe sofferenze. Armstrong e Aldrin furono svegliati alle otto, ora di Houston. Dai computer si sapeva che avevano fatto un buon sonno e che non c’era stato bisogno di pillole tranquillanti. Alle prime battute con Evans apparvero riposati, tranquilli. Le pulsazioni erano normali: tra 70 e 80. «Come si dorme lassù?» chiese Evans. «Oh, non c’è male,» rispose Aldrin «se si è molto stanchi si dorme benissimo. Neil si è fatto una specie di amaca tra lo sportello e il coperchio del motore, io mi sono raggomitolato sul pavimento. » Gran parte del dialogo fra il LM e la Ter- ra però non venne trasmessa pubblicamente. E se prima del decollo gli astronauti accennarono all’eventualità di morire non lo sapremo mai. E l’ora difficile, la più difficile, giunse. L’ora in cui due tonnellate e mezzo di carburante avrebbero incominciato a bruciare nel motore d’ascesa del LM e a spingerlo verticalmente a una velocità di 6.068 piedi al secondo, fino a portarlo a 60 mila piedi dalla superficie lunare, metterlo in orbita, farlo agganciare all’astronave di Collins, iniziare il lungo viaggio di ritorno alla Terra. Ora tutti potevano udire, i misteri erano finiti. E le voci erano limpide mentre i numeri della conta a rovescio si vedevano veloci sul monitor. Ron Evans: «Tranquillità, vi mancano Ristampa «Quel giorno sulla Luna» è un libro del 1970, riproposto nella collana Bur per i 40 anni dell’allunaggio (pag 228, 10 euro) dieci minuti e tutto va bene. Potete inserire il modulo automatico». Buzz Aldrin: «Roger. Inserito modulo automatico». Neil Armstrong: «Ambedue le batterie ED (Explosive Device) sono sul go. Chiudo». Ron Evans: «Neil, ti leggo sul VHF (Very-High-Frequency, cioè frequenza altissima) e hai l’aria di sentirti a posto». Neil Armstrong: «Sissignore, non potrebbe andar meglio». Ron Evans: «Tranquillità. Qui Houston. Meno due minuti e tutto va bene». Aldrin: «Controllate la direzione di guida sull’AGS. Chiudo». Armstrong: «Tutti i segnali di navigazione sono sul go. Chiudo». Ron Evans: «Qui Houston. Tranquillità: meno cinquanta secondi. Pronti per l’accensione. Chiudo». Armstrong: «Pronti per l’accensione». Aldrin: «Avanti. Otto. Sette. Sei. Cinque. Quattro. Motore di ascesa inserito. Tre. Due. Uno. Accendo. Su! Andiamo su! Eccolo là il nostro cratere». Armstrong: «Mille piedi. Duemila. Duemiladuecento. Tremila. Ce l’abbiamo fatta!». Ron Evans: «Dio ti ringrazio. Il mondo intero, ragazzi, vi stava tirando su. Dio, ti ringrazio». (Tratto dal libro «Quel giorno sulla Luna» edizioni Bur Rizzoli) Oriana Fallaci