II
Sabato 18 Luglio 2009 Corriere della Sera
In uno dei libri più famosi del genere
fantascientifico, scritto nell’Ottocento, si prevede
che l’uomo lancerà la missione per la Luna da
una base della Florida, che l’equipaggio sarà di
tre uomini e che il modulo di comando prende il
nome da Colombo. Successe veramente così. Di
quale libro si tratta?
4
3
5
a) «La Terra è la culla dell’umanità ma
l’uomo non può rimanere per sempre nella
culla»
b) «L’arrivo sulla Luna dell’uomo è come la
conquista della Terra da parte dei primi
pesci»
c) «Un piccolo passo per l'uomo,
ma un grande balzo per l'umanità»
a) «I primi uomini sulla Luna» di H. G. Wells
b) «Dalla terra alla Luna» di Jules Verne
c) «Attraverso la porta magica» di Arthur Conan Doyle
Come si chiamava il modulo di
sbarco LEM con cui gli
astronauti sono arrivati sulla
Luna?
a) Civetta
b) Aquila
c) Sparviero
Quali furono le prime parole pronunciate
dall’astronauta dopo il primo sbarco?
6
«Un lupo mannaro americano a Londra»
è un film del 1981 che riadatta le
classiche storie di licantropi ai tempi
moderni.
Chi ha diretto questo film
su un ragazzo che, quando c’è la luna
piena, diventa un lupo?
a) Steven Spielberg
b) Brian De Palma
c) John Landis
7
Quanto è durato
il viaggio di
andata sulla
Luna?
a) 3 giorni
b) 6 giorni
c) 12 giorni
LA COLONIZZAZIONE
SARA’ AL POLO SUD
Nuovo sbarco nel 2020. E il prossimo ottobre, la prova del ghiaccio
di GIOVANNI CAPRARA
A
Quale cineasta ha girato nel 1902
«Viaggio nella Luna», il primo film
di fantascienza della storia a parlare
dello sbarco sulla Luna?
DA MOONFIRE ED. TASCHEN
a) I fratelli Lumière
b) Georges Méliès
c) D.W. Griffith
I testimoni / Dov’ero quella notte
Letizia Moratti
Walter Veltroni
Raffaele La Capria
Renzo Arbore
Dacia Maraini
La luce del futuro
sui nostri libri
C’era un ragazzo
in via Tevere...
Mi rintanai al mare Volai a Roma
ma la tv mi rapì
per tifare Usa
Ero a Houston
in presa diretta
Quella notte ero a Milano.
Preparavo con tre amiche
il secondo esame all’Università,
diritto internazionale. Cristiana,
Josine, Paola e io eravamo un po’
in ansia. Accendemmo la tv:
la Luna ci apparve in bianco e nero
sullo schermo. Ricordo immagini
sobrie, suoni ovattati, l’emozione
e la solennità della grande impresa.
La Luna entrava nelle nostre vite e
noi, giovani donne, la guardavamo
con meraviglia e stupore. Una luce
nuova quella sera illuminava la
Luna, e ci sembrava illuminasse
anche il nostro futuro.
Avevo quattordici anni e abitavo
in via Tevere, vicino alla casa
dove era nato Michael Collins,
uno dei «pionieri» di quella
spedizione nello spazio.
Il ricordo più forte è quello
dell’attesa che precedette
la notte magica. C’era speranza.
Speranza di qualcosa che ci
facesse diventare migliori, più
forti, più fiduciosi verso il futuro.
Ero solo in casa, davanti alla tv,
e le immagini di quegli uomini
simili ad alieni loro stessi,
con le tute argentee, si sarebbero
incise nella mia memoria.
Ero a Punta Ala, al mare. Non
volevo lasciarmi coinvolgere
da quella specie di invasamento
collettivo, alimentato dalla
televisione. Ma fu inevitabile.
E quando vidi quel piede umano
che calcava per la prima volta
il suono lunare, nel suggestivo
bianco e nero della vecchia tv,
beh, l’emozione fu molto forte.
Quella volta non vedemmo solo
la concretizzazione di un vecchio
luogo letterario.
Vedemmo anche la Terra come
non l’avevamo mai vista:
piccola piccola.
Ero lì. Ero a Houston, inviata
di «Paese Sera». Ho assistito
alla conquista dello spazio
in presa diretta. Ricordo l’ansia
per l’evento, decisivo nella storia.
Ricordo quella capsula gigantesca
che si sollevava per aria come
un palazzo lanciato nel vuoto.
C’erano centinaia di giornalisti
e migliaia di persone in fila per
assistere a quel lancio storico.
La tensione era qualcosa
di concreto. Ecco perché oggi rido
quando sento dire da qualcuno
che gli americani, sulla Luna,
non ci sono mai stati.
Chi è stato il primo astronauta
a sbarcare sulla Luna?
a) Neil Armstrong
b) Edwin Aldrin
c) Eugene Cernan
PARTENZA
1
astronavi che dovranno assicurare i viaggi
con la Terra.
Secondo il piano Nasa il primo sbarco è
fissato per il 2020 con il modulo abitato
Altair che avrà a bordo quattro astronauti.
Le prime missioni dureranno sei mesi e intanto con il grande razzo Ares-V allo studio arriverebbero anche i moduli d’abitazione e gli impianti necessari alla formazione della base. Nel 2025 la colonia sarebbe pronta e servirà per attività scientifiche, dall’astronomia a ricerche in condizioni di gravità ridotta (lassù è un sesto
rispetto alla nostra). In prospettiva si vogliono utilizzare pure le risorse minerarie,
ma non tutti sono d’accordo, e proprio nei
mesi scorsi la sonda giapponese Kaguya
ha scoperto la presenza dell’uranio.
Intanto bisogna stabilire la presenza
del ghiaccio d’acqua perché altrimenti il
piano cambia. Finora alcune sonde hanno raccolto indizi indiretti ma la Nasa ha
spedito due sonde (LRO e LCROSS) per
raccogliere la prova definitiva. Una di queste il 9 ottobre prossimo si schianterà al
suolo assieme all’ultimo stadio del razzo
con cui è partita, sollevando una grande
nube. L’altra sonda ne scruterà i contenuti cercando le molecole d’acqua. Se le troverà, l'insediamento sulla Luna sarà certamente accelerato perché risulterà più economico. E così al Polo Sud si imparerà a
come compiere il prossimo balzo verso
Marte.
La conquista
della Luna
in 20 domande
Un test tra scienza, cinema, letteratura, musica
a cura di Giovanni Caprara e Matteo Persivale
grafica e illustrazioni di Michele Tranquillini
Io volevo fare l’americano
e quella storia dei russi e di
Gagarin non mi andava proprio
giù. Facevo il tifo per le stelle
e le strisce: delle varie Laika
non volevo sentir parlare. Ecco
perché quella notte («la» notte)
mollai Milano, dove conducevo
«Speciale per voi» e volai a
Roma, per assistere all’evento.
Il ricordo più forte è l’emozione
che provai nell’annuncio
del primo passo. Più che
le immagini, ho in testa la voce
di Stagno e Orlando. Finiva
un’epoca, sì: lo sentivamo tutti.
PROFILI:
da 0 a 7
Foglio rosa da pilota
L’aspirazione allo spazio c’è,
ma non si oltrepassa
l’atmosfera terrestre
RISPOSTE:
da 8 a 15
Distintivo da astronauta
La dimensione spaziale
è conquistata ma la Luna
rimane lontana
da 16 a 20
Passaporto da selenita
Allunaggio riuscito:
sei pronto per il viaggio
interplanetario
1a - 2b - 3b - 4b - 5c - 6c - 7a - 8c - 9b - 10b - 11b - 12a - 13b - 14c - 15b - 16b - 17c - 18c - 19b - 20a
2
quarant’anni dal primo sbarco nel
Mare della Tranquillità la meta è il
ritorno sulla Luna, per rimanerci.
Con una colonia che ospiti astronauti-scienziati. A tal fine si sta lavorando da
cinque anni, da quando nel gennaio 2004
il presidente George W.Bush lanciò il piano. Il successore Barack Obama nei mesi
scorsi ha approvato in linea di principio la
strategia ma ha formato una commissione
per vedere nei dettagli come procedere. Alla fine di agosto sapremo, e la previsione è
che la Casa Bianca voglia coinvolgere nell’iniziativa anche altre nazioni analogamente a quanto è stato fatto per la stazione spaziale internazionale.
Il programma Constellation che la Nasa
ha in corso potrebbe dunque subire delle
variazioni anche in base ai finanziamenti
che la nuova amministrazione è disposta
a concedere. Di certo Obama non può
ignorare il fatto che Cina e India si siano
poste l’obiettivo lunare per arrivare intorno al 2025, pur non avendo ufficializzato
alcun progetto. «La domanda non è se noi
siamo in grado di affrontare la Luna, ma
se possiamo ignorarlo» scrive Krishnaswamy Kasturirangan, ex presidente
dell’agenzia spaziale indiana Isro e ora influente deputato al Parlamento di New
Delhi. Sullo stesso tono sono le dichiarazioni di Pechino.
La colonia, dunque, si farà e la Nasa ha
già individuato un luogo ideale collocato
nel Polo Sud, sui bordi del cratere Shackleton. La scelta dipende dal fatto che nel
grande vallo regnano ombre perenni e
mai il Sole riesce a raggiungere le profondità nelle quali dovrebbe essersi così conservato il ghiaccio d’acqua portato dalle
comete in epoche remote. Dal ghiaccio sarebbe ricavato l’ossigeno e l’idrogeno utile alla vita della colonia e ai razzi delle
La Luna quarant’anni dopo III
Corriere della Sera Sabato 18 Luglio 2009
8
Come era stata battezzata la prima
missione per lo sbarco sulla Luna?
Quale tra questi
personaggi, il 21 luglio
1969, ha elogiato
«i pensatori e gli eroi
della favolosa impresa»
dicendo che «... non si
tratta di sogni.
La fantascienza
diventa realtà»?
a) Apollo 9
b) Apollo 11
c) Apollo 13
a) Richard Nixon
b) Papa Paolo VI
c) Giuseppe Saragat
Di cosa parla
la canzone
"Moonshiner"
di Bob Dylan?
a) Di un astronauta
b) Di un alieno
c) Di un alcolizzato
10
9
11
Come si chiama il luogo sulla
Luna nel quale sono sbarcati
i primi astronauti?
12
a) Mare delle tempeste
b) Mare della tranquillità
c) Mare delle nebbie
Da quale libro viene questa citazione:
«L’avevamo sempre addosso,
la Luna, smisurata: quand’era il plenilunio
notti chiare come di giorno, ma d’una luce
color burro, pareva che ci schiacciasse».
a) Le Cosmicomiche di Italo Calvino
b) Io Robot, di Isaac Asimov
c) Il gioco dei pianeti, di Ray Bradbury
DA MOONFIRE ED. TASCHEN
Quanti
astronauti
sono sbarcati
in tutto sulla
Luna?
13
a) 10
b) 12
c) 15
14
«Il mondo della luna» è un’opera buffa di
Joseph Haydn il cui libretto è stato scritto
da un grande autore. Chi?
a) Metastasio
b) Lorenzo Da Ponte
c) Carlo Goldoni
15
I russi sono andati
sulla Luna?
I giovani / I miei sogni spaziali
Filippo Timi
Fabio Novembre
Carolina Kostner
Giuseppe Culicchia
Federico Zampaglione
Un gioiello
nel cannocchiale
L’omino seduto
sullo spicchio
Voglio andarci
appena possibile
Una leggenda
da fantascienza
Il suo riflesso
nelle canzoni
Quando ero piccolo, mia zia
mi regalò un cannocchiale.
Ebbene stetti quindici giorni,
al mare, a guardare la Luna.
Non ero ancora nato quando
l’uomo la conquistò, ma per me
la Luna è stata sempre il gioiello
argentato che vedevo attraverso
quelle lenti. Vidi anche quel film
di Georges Méliès, «Viaggio
nella Luna», in cui l’astro aveva
un enorme occhio al centro.
E quando mia sorella mi spiegò
che gli americani erano arrivati
per primi, mi sentii un po’
americano anche io.
Beh, certo che, dopo aver sognato
la Luna per millenni, non so
quanti siano rimasti soddisfatti
nel vedere che, in fondo,
era solo una landa desolata.
Ecco, dalle immagini
(cinematografiche e televisive)
che mi hanno raccontato
l’allunaggio, ho ricavato
disincanto. Ci aspettavamo omini
argentei, ma non c’era niente.
Ecco perché oggi per me l’icona
che più rappresenta l’astro è
l’omino dei titoli di testa dei film
della Dreamwork, seduto
su uno spicchio, appunto, di Luna.
L’ho appreso dai fumetti.
Topolino, per esempio.
Sin da piccola questo evento
è un’immagine che mi
accompagna nelle fantasie:
l’uomo che vola, che raggiunge
lo spazio. Ai miei occhi non è una
conquista, piuttosto un’avventura,
come certi romanzi picareschi
che leggevo da ragazzina.
È stato un sogno per tutto
il mondo. Ma adesso
un sogno ce l’ho io: voglio andarci
anch’io sulla Luna.
Non è una fantasia. Lo farò
non appena sarà possibile.
Sin da ragazzino ho in mente
quelle immagini tremolanti:
cosmonauti in scafandro
che calcano il suolo lunare.
Un po’ sogno, un po’ no.
Li ho visti nei film, come «2001
Odissea nello spazio», ma anche
nei telefilm, che, quando ero
ragazzino, proponevano spesso
la metafora della conquista dello
spazio. Poi giornali e racconti,
ma la voce di Tito Stagno,
che oggi sembra così lontana,
ci ha in qualche modo avvicinati
ad una leggenda. E la scienza
c’entra poco.
Canzoni, film, fumetti. Ecco come
ho imparato che l’uomo era
andato sulla Luna. Ricordo in
particolare una canzone, «La terza
luna», di Neil Sedaka, la cui eco
è arrivata fino a me dai dischi dei
«grandi», ma come dimenticare
quel bellissimo pezzo che è
«La settima luna» di Lucio Dalla?
Ecco la suggestione che mi
arrivava, finché non vidi anche io,
anni dopo, alla tv, le immagini
dello sbarco. Sembrava un film.
Erano immagini che della cronaca
mantenevano ben poco.
Quasi un sogno in fiction.
20
Un famoso scrittore
americano ha
pubblicato di recente
un romanzo dal titolo
«Lunar Park».
Di chi si tratta?
ARRIVO
a) Bret Easton Ellis
b) William Gibson
b) Jay McInerney
a) Con gli uomini
b) Con i robot
c) Non sono andati
a cura di Roberta Scorranese
18
19
Perché Kennedy
ha deciso di andare
sulla Luna?
a) Perché voleva entrare
nella storia
b) Per rispondere al lancio
del primo Sputnik russo
c) Perché amava
l’esplorazione spaziale
Stanley Kubrick, in «2001 Odissea
nello Spazio», immagina,
con lo scrittore Arthur J. Clarke,
il ritrovamento di un monolite sepolto
sulla luna quattro milioni di anni fa
da misteriosi alieni. La comparsa
del monolite è accompagnata nel film
da un famosissimo brano di musica
classica. Quale?
a) Carmina Burana di Carl Orff
b) Lachrymosa, dal Requiem di Mozart
c) Così parlò Zaratustra di Richard Strauss
16
Nel telefilm di culto anni ’70,
«Spazio 1999», un’esplosione nucleare
sposta la Luna dalla sua orbita spedendo
nello spazio il satellite, sul quale c’è una
base militare. La serie narra le avventure
degli occupanti di questa base.
In quale data, che compariva a grandi
caratteri nei titoli di testa di ogni
episodio, gli autori immaginano che
avvenga l’esplosione?
a) 11 settembre 1999
b) 13 settembre 1999
c) 17 settembre 1999
17
Quando
è nata
la NASA?
a) 1946
b) 1950
c) 1958
IV La Luna quarant’anni dopo
Sabato 18 Luglio 2009 Corriere della Sera
Dino Buzzati Armstrong e Aldrin ci hanno portati in una sorta di aldilà
Un momento sublime
nel regno delle ombre
C
iò che è avvenuto lascia in
tutti un sentimento strano
e potente, che non era
previsto. Dopo il decollo
dalla Luna, il ricongiungimento e il rientro dei due nella navicella
principale, la tensione è caduta, ogni pauroso dubbio è stato superato dalla forza degli
uomini e dalla perfezione delle macchine. Si
può dire che iersera sia già cominciato il
trionfo.
Sull’altare della gloria tutte le iperboli, tutti i superlativi, tutto il repertorio della nomenclatura epica e apologetica, finalmente
usati a proposito, sono stati ormai bruciati.
Nel cielo immenso e nero, rimane quella scatoletta solitaria con dentro i tre uomini, che
corre verso casa. La precisione pressoché sovrumana con cui si è realizzato un programma che fino a ieri sembrava utopia ci ha perfino risparmiato gli spasimi di una vera suspense.
La discesa di Armstrong sulla Luna era
stata promessa per le ore tre. Poi si è parlato
delle tre e tre quarti, delle quattro, delle
quattro e mezzo. C’è stata sì una mezz’ora di
incertezza abbastanza tormentosa perché
sembrava che dalla Luna nessuno più rispondesse. Quindi i nervi si erano di nuovo
afflosciati, era subentrata una stanchezza sudaticcia, una specie di opaco intorpidimento mentale, complici forse certe trasmissioni di contorno per cui queste ore solenni minacciavano di trasformarsi in una stentata
sagra, in una «Canzonissima» di serie C.
Quand’ecco, sullo schermo dietro lo speaker, è comparsa una immagine nuova, un
confuso intreccio di sagome nere oscillanti,
simile ai quadri di Kline; era, rovesciato, il
primo piano della scaletta e dei tralicci della
capsula lunare, con Armstrong che scendeva gradino per gradino: di per sé incomprensibile.
Tre grandi firme
e le storie
di una nuova era
Dino Buzzati, Eugenio Montale e
Oriana Fallaci raccontarono così,
nei loro commenti e reportage,
gli eventi che in quei giorni
scandirono l’impresa dell’Apollo 11
Eppure tutti di colpo hanno capito, tutti,
anche gli scettici, sono stati presi da uno
sgomento sconosciuto. Si è avuta la sensazione di essere passati oltre una porta fatale
e proibita, di avere varcato una delle ultime
frontiere: del mondo? della conoscenza? della vita? Come quando durante una seduta
spiritica, dopo una lunga attesa, all’improvviso, con energia selvaggia, si rivela lo spirito, o meglio ciò che si usa chiamare spirito,
e ai presenti par di oltrepassare il confine
della comune esistenza, a contatto col regno
delle ombre. Sì, Armstrong e Aldrin ci avevano portati in una sorta di aldilà che vedevamo coi nostri occhi e in cui tuttavia la nostra mente si smarriva. Sì, era una visione
simile a quelle degli iniziati e dei santi. Tutto stava a dimostrare che era vera. E la favola, il mito, la poesia, anziché venir distrutti
dai computers, dai transistor, dai sapienti
ordigni tecnologici, rinascevano in proporzioni gigantesche.
La sensazione, ripeto, di essere condotti
in un aldilà arcano, da cui potranno scendere, sulla Terra, smisurate cose avvenire. Ecco, secondo me, il motivo della scossa viscerale e struggente che gli uomini, per la prima volta nella storia del mondo, hanno provato l’altra notte alle ore 4.57 dinanzi ai televisori, che non può immaginare chi non ha
visto, e che non si ripeterà mai più nel futuro.
(Tratto dall’articolo pubblicato
sul Corriere della Sera
il 22 luglio del 1969)
Dino Buzzati
Eugenio Montale Già i futuristi si erano scagliati contro la pallida Selene
Lo status poetico della Luna
tra scienza e legittimi dubbi
G
iorni fa mi fu chiesto da un cortese intervistatore quale
potrebbe essere lo
status poetico della luna dopo
il fatto compiuto dell’allunaggio. Gli risposi che la scoperta
dell’ombrello non aveva impedito a Debussy e a D’Annunzio
di mimare la pioggia in due loro celebri composizioni. Aggiunsi pure che la poeticità della luna era già in ribasso molto
prima che i futuristi scatenassero la loro offensiva contro la
pallida Selene. Nessun poeta
moderno si rivolgerebbe alla luna col famoso interrogativo
«che fai tu in ciel» etc. Detronizzata da gran tempo, la luna sopravvive come parola d’uso. E
sopravvivranno all’allunaggio
le numerose connotazioni misterico-negromantiche che
hanno fatto del nostro vicino
satellite un inquietante personaggio astrale.
Accomiatatomi dall’intervistatore mi resi conto di essermela cavata a buon mercato. Infatti quella sua domanda ne
conteneva un’altra ben più importante. L’interrogativo vero
era questo: le scoperte tecnologiche e scientifiche avranno
una portata rivoluzionaria anche nel campo dell’arte e, specificamente, in quello
della poesia? E qui il
problema si faceva più
difficile. Esso partiva
dal presupposto che i
viaggi spaziali considerati come invenzione e
scoperta fossero la più alta meta raggiunta dall’uomo. Su questo punto i dubbi di un vero uomo di scienza potrebbero essere più che legittimi. L’uomo ha
compiuto fin dal suo avvento
sulla terra un’infinità di scoperte assai più impressionanti.Le
scoperte e invenzioni da lui fatte hanno mutato il volto della
terra; il mondo è diventato un
suo dominio ed ora l’uomo
vuole entrare in altri mondi
inabitabili creandovi condizioni di vita che siano (sia pure
per breve tempo) analoghe a
quelle della terra. Non dubito
del suo successo. Più dubbioso
mi lascia il fatto ch’egli ha anche scoperto di essere un Dio,
il dio di se stesso. Ma
non vorrei divagare (il
tema è immenso) e torno al mio tema: luna e
arte, trionfo della scienza e suoi possibili riflessi sui mondo della creazione artistica, della poesia.
L’arte d’oggi è un’arte organizzata e sempre più professionale. E quest’arte si è certamente avvalsa di strumenti che l’uomo è andato via via inventando e perfezionando. Non per
questo si può sostenere che l’arte faccia progressi. Unico progresso, semmai, è stato quello
di piegare i nuovi strumenti alle sue leggi intrinseche, servendosene o addirittura rifiutandoli.
Se la vita scorre vuol dire
che muta; se muta (primo errore) vuol dire che progredisce,
che va verso il meglio, sia pure
attraverso inevitabili errori. E
perché allora non dovrebbe
l’artista adeguarsi allo Spirito
del Tempo? Mi riferisco all’interpretazione sedicente ottimistica di ciò che oggi avviene
nel mondo: venga pure il peggio purché qualcosa muti.
Per ora non siamo a tanto e
la luna, la fredda, buia, disabitata luna, il pianeta che forse si
distaccò dalla terra quando
questa era ancora in uno stato
di semi-fluidità, potrà ancora
suggerire ai poeti le immagini
della falce, del corno, del velo,
dello specchio oscurato; e dalle
varie fasi delle lunazioni i pescatori, gli aruspici e i viaggiatori sedentari potranno trarre
presagi, auguri e tutto un vasto
repertorio di ciò che in altri
tempi fu detto «poesia».
(Tratto dall’articolo
pubblicato sul Corriere
il 17 luglio del 1969)
Eugenio Montale
Oriana Fallaci Gli omissis su alcune conversazioni fra la Nasa e gli astronauti
Quei dialoghi «segreti»
prima del ritorno a casa
L’
alba si levò
con l’angoscia, quel
lunedì 21
luglio. A mezzogiorno
e cinquantacinque il
LM avrebbe acceso i
motori e il destino dei primi due uomini
giunti alla Luna si sarebbe deciso, insieme
alla loro leggenda. Vie di mezzo non ne esistevano: o il LM si alzava o non si alzava.
Se non si alzava, o si alzava male, non
c’era nulla da fare fuorché sperare che morissero bene e senza troppe sofferenze.
Armstrong e Aldrin furono svegliati alle otto, ora di Houston. Dai computer si
sapeva che avevano fatto un buon sonno
e che non c’era stato bisogno di pillole
tranquillanti. Alle prime battute con
Evans apparvero riposati, tranquilli. Le
pulsazioni erano normali: tra 70 e 80. «Come si dorme lassù?» chiese Evans. «Oh,
non c’è male,» rispose Aldrin «se si è molto stanchi si dorme benissimo. Neil si è fatto una specie di amaca tra lo sportello e il
coperchio del motore, io mi sono raggomitolato sul pavimento. »
Gran parte del dialogo fra il LM e la Ter-
ra però non venne trasmessa pubblicamente. E se prima del decollo gli astronauti accennarono all’eventualità di morire
non lo sapremo mai.
E l’ora difficile, la più difficile, giunse.
L’ora in cui due tonnellate e mezzo di carburante avrebbero incominciato a bruciare nel motore d’ascesa del LM e a spingerlo verticalmente a una velocità di 6.068
piedi al secondo, fino a portarlo a 60 mila
piedi dalla superficie lunare, metterlo in
orbita, farlo agganciare all’astronave di
Collins, iniziare il lungo viaggio di ritorno
alla Terra. Ora tutti potevano udire, i misteri erano finiti. E le voci erano limpide
mentre i numeri della conta a rovescio si
vedevano veloci sul monitor.
Ron Evans: «Tranquillità, vi mancano
Ristampa
«Quel giorno sulla
Luna» è un libro del
1970, riproposto nella
collana Bur per i 40
anni dell’allunaggio
(pag 228, 10 euro)
dieci minuti e tutto va bene. Potete inserire il modulo automatico».
Buzz Aldrin: «Roger. Inserito modulo
automatico».
Neil Armstrong: «Ambedue le batterie
ED (Explosive Device) sono sul go. Chiudo».
Ron Evans: «Neil, ti leggo sul VHF (Very-High-Frequency, cioè frequenza altissima) e hai l’aria di sentirti a posto». Neil
Armstrong: «Sissignore, non potrebbe andar meglio».
Ron Evans: «Tranquillità. Qui Houston.
Meno due minuti e tutto va bene».
Aldrin: «Controllate la direzione di guida sull’AGS. Chiudo».
Armstrong: «Tutti i segnali di navigazione sono sul go. Chiudo».
Ron Evans: «Qui Houston. Tranquillità:
meno cinquanta secondi. Pronti per l’accensione. Chiudo».
Armstrong: «Pronti per l’accensione».
Aldrin: «Avanti. Otto. Sette. Sei. Cinque. Quattro. Motore di ascesa inserito.
Tre. Due. Uno. Accendo. Su! Andiamo su!
Eccolo là il nostro cratere».
Armstrong: «Mille piedi. Duemila. Duemiladuecento. Tremila. Ce l’abbiamo fatta!».
Ron Evans: «Dio ti ringrazio. Il mondo
intero, ragazzi, vi stava tirando su. Dio, ti
ringrazio».
(Tratto dal libro
«Quel giorno sulla Luna»
edizioni Bur Rizzoli)
Oriana Fallaci
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