CALCIO: RESUSCITA IL PAVIA VENDUTO A MISTER ZHOU
ARENA
LOMELLO: LA GRANDE FESTA LONGOBARDA DI GIUGNO
Arena Mediastar supplemento del settimanale on line Commodity World Weekly Magazine - Anno I n,1/2014 registrazione al Tribunale di Pavia n. ,11/5/2007
WEB MAGAZINE
D GIUGNO 2015
MEDIASTAR
LE PRIME 4
TAPPE DEL
NOSTRO
TOUR IN
LOMBARDIA
Il cinemaè donna
Mariagrazia
cucinotta
GIUGNO IN VIAGGIO:
GLI HOTEL PIU’ PAZZI
DEL MONDO
GIORNATA A EXPO 2015:
RISTORANTI, CHIOSCHI E
BISTROT DA PROVARE.
IL TESORO D’ITALIA,
LA MOSTRA DI SGARBI
www.arenamediastar.com
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
Editoriale
IN COPERTINA: MARIA GRAZIA CUCINOTTA, STAR
IN ‘MAGIC CARD’, CI RACCONTA IL’SUO’ CINEMA
ARENA MEDIASTAR, supplemento di Commodity World Weekly Magazine, è
il mensile in cui le materie prime diventano prodotto finito: cibi sopraffini, gioielli,
oggetti per la casa, automobili, inimitabili pezzi d’arte.
In questo numero la cover story è dedicata alla bellissima Maria Grazia Cucinotta
ci racconta la sua esperienza di attrice, produttrice e regista. Varie pagine sono dedicate alla Biennale d’arte (che ci è piaciuta poco) e all’ Expo 2015, un evento tutto
da gustare con il palato e con gli occhi grazie alla mostra sui tesori d’Italia curata
da Vittorio Sgarbi. Raccontiamo le prime tappe in Lombardia del evento nazionale
“Passeggia con Leonardo” e vi portiamo in Lomellina, dove si terrà una tre giorni
Katia Ferri dedicata ai Longobardi. Ci prepariamo intanto per le vacanze, quelle vere: dando
Melzi d’Eril un’occhiata agli hotel più pazzi del mondo. E scegliendo i pezzi più adatti per coDirettore re- gliere il primo sole, sulle spiaggie più belle del Mediterraneo.
sponsabile di
Commodity
World Weekly
Magazine
ritratta da
Luigi Ontani,
1983
Contributors di questo numero:
Stories
Rubriche
Graphic Design Photographers
Alessandro Chiara
Niccolò Carcano
Diletta Evangelisti
Timur De Angeli
Alessandro Buffone
Fiammetta Trallo
Filippo Bortolan
Francesco Curci
Galeazzo Melzi d’Eril
Giuseppe Bruni
Giorgia Pertosa
Alessandro Chiara Alessandro Chiara
Matteo Zerbi
Grazia Mantelli
Margherita Vighi
ARENA MEDIA STAR anno I n.2, giugno 2015- web magazine, supplemento mensile di Commodity World Weekly Magazine
registrato presso il Tribunale di Pavia n..1 11/5/2007
Edito da Katia Ferri Melzi d’Eril in collaborazione con l’associazione culturale non profit Arena Media
Star Sede legale: Via S. Giovannino 5, 27100 Pavia
tel. 0039 349 8610239 www.arenamediastar.com; [email protected]
Le pagine pubblicitarie (mostre o campagne sociali) sono scelte ogni mese dalla redazione e inserite a fronte di nessun compenso
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
Sommario
ESCLUSIVO: LA RISCOSSA DEL PAVIA CALCIO,
CON L’ARRIVO DELLA NUOVA PROPRIETA’ CINESE
Giugno 2015:
Rubriche:
Cover Story| 10
Cinema: Maria Grazia Cucinotta
Musica | 17
Alexia rinasce, Concita Wurst stupisce
Grand Tour| 24
Gli hotel più pazzi
del mondo
Top Nightlife| 22
Alessandro Borghese
alla Palazzina G
Grand Tour 29
A volte ritornano, i
Longobardi
Food & Co | 32
Mangiare all’Expo
Wine &Co| 33
La riscossa dello spumante italiano
Ecogreen| 45
L’Italia è leader nella
sun energy
Biennale Arte| 36
Il futuro dell’arte?
Non si vede
Fashion | 48
Preparare la valigia
per il mare
Salute| 62
La nuova ‘notomia’
firmata Leonardo
Sport| 66
Dalla Cina arriva la
riscossa del Pavia
Sotto: Chiesa di S. Andrea a Melzo e Villa Melzi a Vaprio, due mete del nostro evento “Passeggia con Leonardo” in Lombardia. Prossime tappe di giugno: Firenze (6),Pisa (14), Imola/Bologna (21), Roma (27).
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
Eventi Nord
BODY POWER DI SCHATZ
LEONARDO 1452-1519
LOMBARD/MILANO, PALAZZO REALE, Leonardo 1452-1519
Piazza del Duomo 12 prenotazioni tel 0254911
fino al 19 luglio 2015
LOMBARDIA/MILANO, TRIENNALE DI MILANO
HOWARD SCHATZ. BODY POWER
fino al 7 giugno 2015
LOMBARDIA/MILANO, TRIENNALE DI MILANO, Via Alemagna 6 tel. 02/724341
Architetti italiani under 50
fino al 12 giugno 2015
L’esplosione della città
fino al 30 giugno 2015
Vuoto per il pieno
Dal 24 giugno al 18 settembre
PIEMONTE/TORINO, PALAZZO CHIABLESE
TAMARA DE LEMPICKA
fino al 30 agosto 2015
PIEMONTE/TORINO, GAM GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
MODIGLIANI E LA BOHEME DI PARIGI
fino al 12 luglio 2015
LOMBARDIA/MILANO, MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE, Corso Venezia 55, tel 0288463337
Food. Cibo. Dai semi ai piatti
fino al 24/6/2015
LOMBARDIA/MILANO/MUSEO DIOCESANO Corso di Porta Ticinese 95
BENEDETTO PIETROGRANDE. IN VIAGGIO
fino al 30 agosto 2015
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
Eventi Nord
IL CANDORE ARCAICO
CARPACCIO A CONEGLIANO
VENETO/VENEZIA/MUSEO CORRER, Piazza S. Marco
“Nuova oggettività”
fino all’30/8/2015
VENETO/CONEGLIANO/ PALAZZO SARCINELLI
“Carpaccio, Vittore e Benedetto da Venezia all’Istria
fino al 28 giugno 2015
VENETO/VENEZIA/PALAZZO DUCALE Piazza S. Marco
Henri Rousseau “Il candore arcaico”
fino al 5 luglio 2015
VENETO/PADOVA/MUSEI CIVICI AGLI EREMITANI
“Donatello e la sua lezione”
fino al 26/7/2015
VENETO/STRA/VILLA PISANI
“Italiani a tavola” 1860-1960
fino al 31/10/2015
VENETO/VENEZIA/ CA’ PESARO
“CY Twombly. Paradise”
fino al 13/9/2015
VENETO/VERONA/ PALAZZO DELLA GRAN GUARDIA
“Arte e vino”
fino al 16 agosto 2015
VENETO/VENEZIA/GIARDINI E ARSENALE
Biennale d’Arte 2015
fino al 4/1/2015
VENETO/VERONA/, ARENA DI VERONA
Festival lirico
fino al 6/9/2015
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DOMENICA 6 GIUGNO FIRENZE
con il Patrocinio
l’Associazione Culturale
senza scopo di lucro
ARENA MEDIA STAR
organizza:
h.9.00 Ritrovo presso libreria
Feltrinelli, Stazione S. Maria
Novella, sincronizzazione
delle walking app.
9.30 Tour del centro storico di
Firenze, tra Duomo, Palazzo
Vecchio, S. Marco, Ponte
Vecchio, a caccia dei luoghi
dove visse e lavorò Leonardo.
Visita al Museo del Bargello.
11.30 Coffee break
12.00 Visita a San Miniato
h.13.00 Lunch in osteria tipica
h.14.00 Daniela Monteduro ci
racconta “Leonardo e gli studi
di farmacia, dalla botanica alla
guerra chimica”
PASSEGGIA
con
FIRENZE 6 GIUGNO 2015
LEONARDO
www.facebook.com/pages/Passeggia-con-Leonardo
Con il Patrocinio di:
www.arenamediastar.com
COMUNE DI VAPRIO D’ADDA
In collaborazione con:
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
Eventi Centro
FIRENZE CAPITALE D’ITALIA
MEDIOEVO IN VIAGGIO
TOSCANA/FIRENZE/BIBLIOTECA MARCELLIANA
Lo spettacolo nella Firenze capitale d’Italia (1865-1870)
dal 28 maggio al 31 ottobre 2015
TOSCANA/VOLTERRA, PINACOTECA CIVICA, PALAZZO MINUCCI
SOLAINI, tel. 058887580
Rosso Fiorentino. Rosso Vivo
fino al 31/12/2015
.
TOSCANA/FIRENZE, MUSEO MARINO MARINI
MARINELLA SENATORE, JAMMING DRAMA PROJECT
fino al 10 giugno 2015
TOSCANA/FIRENZE/PALAZZO STROZZI
Potere e pathos, bronzetti dal mondo ellenistico
fino al 21 giugno 2015
TOSCANA/FIRENZE/TORNABUONI ARTE
“Antologia scelta”
fino al 28 novembre 2015
TOSCANA/FIRENZE/ARCHIVIO DI STATO
“Una capitale e il suo architetto, Giuseppe Poggi”
fino al 6 giugno 2015
TOSCANA/POGGIO A CAIANO/MUSEO SOFFICI DEL ‘900
“Ardengo Soffici e Mario Sironi, silenzio ed inquietudine”
Fino al 19 luglio 2015
TOSCANA/FIRENZE/MUSEO DEL BARGELLO
“The Middle Ages on the road”
fino al 21 giugno 2015
TOSCANA/IRENZE/PALAZZO PITTI/ GALLERIA PALATINA
Dolci trionfi e finissime piegature
Fino al 7 giugno 2015
TOSCANA/PESCIA/ ARCHIVIO DI STATO
Convegno “ La nobiltà pesciatina, le alleanze matrimoniali e le dimore”
Sabato 13 giugno alle ore 16.30
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ARENA
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n.7 6/2015
Eventi Sud
IL GRAN SASSO E GLI UOMINI
POMPEI E L’EUROPA
CAMPANIA/NAPOLI/ MADRE
Daniel Buren, come un gioco da bambino, lavoro in situ
fino al 31/8/201
CAMPANIA/NAPOLI/MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE - SCAVI DI POMPEI
Pompei e l’Europa
Fino al 2/11/2015
ABRUZZO/L’AQUILA/ARCIHVIO DI STATO DELL’AQUILA
Il Gran Sasso e gli uomini
fino al 30 giugno 2015
ABRUZZO/SULMONA/ABBASIA DI SANTO SPIRITO AL MORRONE
Prima guerra mondiale “Ricordi e testimonianze di un territorio”
fino al 30 luglio 2015
BASILICATA/POTENZA/TORRE DI SATRIANO
Invito a casa del Principe
fino al 31 dicembre 2015
PUGLIA/TARANTO/MUSEO NAZIONALE ARCHEOLOGICO DI TARANTO, tel 099/4532112
Giacomo Manzù e le sue donne
fino al 30 gennaio 2015
SICILIA/CATANIA, CASTELLO URSINO
Picasso e le sue passioni
fino al 28 giugno 2015
SARDEGNA/CAGLIARI/ARCHIVIO DI STATO DI CAGLIARI
La grande guerra, vicende uomoni, società
fino al 31 dicembre 2015
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
Mostre Top
TESORO D’ITALIA A EXPO
VIAGGIO NELL’ARTE A ROMA, 3 DATE
E’
stata inaugurata venerdì 22 maggio all’interno di Expo Milano 2015, nel Padiglione di Eataly, la mostra “Il
Tesoro d’Italia”, la mostra a cura di Vittorio Sgarbi che celebra le meraviglie artistiche del nostro Paese con una ricca
selezione di opere, circa 350, da Tiziano a Gaetano Pesce. La rassegna vuole evidenziare e proporre ai visitatori una
parte dell’inestimabile patrimonio culturale regionale italiano, con un focus su 25 artisti attuali, uno per ogni Regione d’Italia. Alla conferenza stampa hanno partecipato Oscar Farinetti, Giuseppe Sala (Commissario Unico Delegato
del Governo per Expo Milano 2015), Lucia De Cesaris (vice Sindaco del Comune di Milano), Vittorio Sgarbi (Critico
d’arte) e Francesco Scoppola (Direttore Generale delle Belle Arti e Paesaggi del Ministero).
Farinetti si è detto orgoglioso dell’iniziativa: “Quello che è stato fatto è incredibile, Eataly non è solo un ristorante, ma
un luogo dove si celebra la biodiverstità italiana: agroalimentare, umana, paesagistica e artistica. Abbiamo il 70% del
patrimonio artistico del mondo, ma ora vogliamo dimostrare che l’Italia ha anche la maggiore biodiversità artistica
del mondo. Il nostro è un dono che facciamo ai visitatori, chi vuole venire qui a vedere le opere, non deve pagare
nulla, neanche il prezzo di un caffè. Vi segnalo in particolar modo, le opere degli artisti Vittorio Nocera e Pier Paolo
Perretta. E ringrazio Sgarbi, solo lui poteva aiutarci a realizzare questa mostra, il suo sforzo è stato immane”. Anche
De Cesaris è soddisfatta: “Expo Milano 2015 vuole nutrire il Pianeta” ha affermato il vice Sindaco. “L’Italia però può
farlo solo promuovendo anche l’arte”. Sgarbi, in particolare, nel suo intervento ha voluto porgere i suoi ringraziamenti a Francesco Coppola “senza il quale non avremmo avuto tutti i permessi necessari per la realizzazione della
mostra”. Nello spazio espositivo è presente una ricchissima (anche troppo secondo alcuni) selezione di opere d’arte
provenienti da chiese, musei, istituzioni e importanti collezioni private. La scelta delle opere, dal Medioevo all’arte
contemporanea, è stata ispitata dalla Regione di orgine dell’artista: Agostino da Lodi, Ludovico Carracci, Renato
Guttuso, Lorenzo Bernini, Giovanni da Nola, sono solo alcuni degli artisti selezionati da Sgarbi. Numerosi anche gli
artisti viventi presenti nella mostra: Piero Guccione, Giuseppe Gallo, Pizzi Cannella, Enzo Cucchi, Andrea Martinelli, Enrico Castellani, Carol Rama, Giò Pomodoro.
Luca Timur De Angeli
A partire da venerdì 5 giugno l’Università eCampus ospiterà, presso la sua sede romana di Via Matera 18 (Metro Re di Roma, Complesso S. Dorotea, IV piano), una serie d’incontri dal titolo “Viaggio
nell’Arte a Roma”, a cura della storica e critica d’arte Roberta Bernabei, fondatrice e presidente
dell’Associazione Culturale Eos che ha ideato e promosso l’iniziativa. Tre lezioni, tenute dalla stessa Roberta Bernabei, dedicate ad altrettanti maestri del passato: Henri Matisse, Giorgio Morandi
e Caravaggio. Il progetto, realizzato in convenzione con La Feltrinelli, gode peraltro del patrocinio
del Comune di Roma e dell’Ateneo ospitante.Il primo appuntamento - “Henri Matisse, la seduzione
del colore” - in programma venerdì 5 giugno a partire dalle ore 18.30, verterà sulla figura di Henri
Matisse, artista eclettico nonché caposcuola del Fauvismo, che con i suoi vividi richiami cromatici
, segnò un punto di svolta nell’arte del primo Novecento. Giovedì 18 giugno, sempre alle ore 18.30,
l’attenzione si sposterà su “I silenzi di Giorgio Morandi”, tutt’oggi ritenuto uno degli artisti più significativi dello scenario novecentesco italiano. Espose con i Futuristi per poi avvicinarsi, all’inizio
degli Anni Venti, al gruppo “Valori Plastici”, influenzato poi da De Chirico e Carrà. Infine, venerdì 26
giugno, “La Roma di Caravaggio”, viaggio alla scoperta di uno degli artisti più controversi e intensi
che la storia ci abbia mai consegnato. Vissuto tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII secolo,
Caravaggio è noto per l’indole ribelle e per lo stile rivoluzionario. Fu lui a inventare il concetto di
natura morta quando, preferiva dipingere grandi cesti di frutta al posto delle convenzionali Madonne
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
Cover Story
Il cinema è donna:
Maria Grazia Cucinotta
i
Attrice, regista e produttrice di film italiani e
pellicole internazionali, come “Magic Card”
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
Cover Story
L
’ accento è sempre quello della
sua terra, lo sguardo è indagatore e
penetrante come sempre, la sua bellezza statuaria a 47 anni lascia ancora senza parole le platee di tutto
il mondo.
Ma a pensarci bene, quel che colpisce di più della star Maria Grazia
Cucinotta è la tenacia con la quale
la ragazza siciliana acqua e sapone
ha scalato tutte le professioni del
cinema e della tv, dalla sua prima
apparizione in Rai, quando si piazzò al terzo posto al concorso di Miss
Italia, dopo una fulminante carriera di modella. Attrice, doppiatrice,
sceneggiatrice, regista, produttrice
indipendente e coproduttrice internazionale. Ecco qualche flash sulla
sua vita di ieri e di oggi in esclusiva
per Arena Media Star a conclusione
NEL 2012 IL CORTO D’ARGENTO
Dopo il grande successo come attrice, arrivano anche i primi riconoscimenti al suo
lavoro dietro la macchina da presa.
Come il nastro d’Argento speciale a Maria
Grazia Cucinotta “esordiente alla regia
dell’anno” per il cortometraggio
“Il maestro”.
L’attrice lo ha ricevuto a Roma dal
Direttivo del SNGCI che ha voluto fare un
anticipo sull’annuncio dei Corti d’Argento
2012 (sono stati proclamati e consegnati il
24 Marzo 2012 a Cortina d’Ampezzo, al
termine di Cortinametraggio).
Maria Grazia Cucinotta
delle riprese di Magic Card, il film
italo-cinese con alcune scene girate
anche in Italia. Al centro della pellicola, un traffico illegale di carte di
credito tra l’Expo di Shangai 2010 e
quello di Milano. Il ruolo della Cucinotta è quello di “un’imprenditrice che lotta per difendere il Made in
Italy”.
Che cosa vuol dire per essere
un’imprenditrice non solo in questo film ma anche nella sua vita,
poichè nel cinema oggi lei lavora
sia dietro che davanti alla macchina da presa?
“Significa molto: tutte queste esperienze hanno contribuito alla crescita professionale che volevo: diventare adulta in questo mondo.
Cominciando a lavorare presto,
come è successo a me a 21 anni, si ha
il tempo di osservare e apprendere
tutto con calma, maturare nei tempi
giusti, elaborare tutte le informazioni, puntare a un risultato. Certo: più
lavori come attrice, più apprendi,
più quella certa spontaneità, quella
freschezza interpretativa degli esordi si perdono. Ma si guadagnano
altre cose, naturalmente. Si impara
a capire il senso di un personaggio,
di una scena.”
Il senso del personaggio, ecco. Che
cosa le fece fare Massimo Troisi
durante il famoso provino per “Il
Postino?”
“Penso ancora a quel momento con
profonda emozione. Avevo dovuto
preparato un dialogo, dovevo recitare la mia parte, non solo leggerla.
Ho superato non una ma 5 selezioni.
In tutti i provini Troisi mi chiedeva
A CORTINAMETRAGGIO
ha festeggiato commossa
il suo debutto dietro la macchina da
presa sottolineando la motivazione
diffusa dalla giuria dei corti
“La qualità ma anche la delicatezza,
lpazienza e la professionalità
(ormai non più solo da attrice) di una
regia ben supportata.
Avendo diretto in particolare, tra gli
interpreti, Renato Scarpa
e un cast tecnico e artistico nel quale
spiccano anche la freschezza e l’entusiasmo di un’autentica classe di piccoli
protagonisti“.
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.2 1/2015
Cover Story
“Troisi mi chiesee di essere spontanea, naturale. Poi
capii che mi voleva timida ma anche un po’ arrogante...
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“Essere premiati per la regia di un corto
vuol dire diventare adulti, nel cinema”
di essere spontanea, naturale. Poi
capii che servivano le espressioni
di una ragazza timida ma anche un
po’ arrogante, come capita quando
alla bellezza si accompagna l’ignoranza, la mancanza di un’istruzione
adeguata.
Lei il suo diploma di analista contabile l’ha, ma messo nel cassetto...
Solo per qualche anno, per la verità. Ho apprezzato il valore dei
miei studi quando ho cominciato a
lavorare sui soggetti e sui budget.
Quando scelgo di interprestare
una storia, mi guida solo l’emozione. Ma quando voglio produrre un
film, mi concentro sul budget ed è
una fatica, perchè nel nostro Paese
ci sono poche sovvenzioni e non ci
sono leggi che tutelano il prodotto
cinematografico italiano. Bisogna
prevedere i costi, gli imprevisti e
gli extra, non si finisce mai. Un film
vive attraverso gli occhi degli spettatori che lo vedono, ma se bisogna
lottare pure per portarlo nelle sale,
lottare come produttore indipendente per farsi apprezzare dai distributori, è tutto molto faticoso, mi
creda. Nelle sale cinematografiche
si proiettano all’80% film stranieri,
solo il 20% sono film italiani.”
ma bisogna essere guidati da forti
valori, per esempio il rispetto degli altri. Bisogna vivere le loro vite,
essere attenti alle reazioni che i familiari hanno di fronte alle proprie
scelte professionali. Bisogna agevolarsi reciprocamente, salvaguardare
la libertà di espressione di tutti.
Mia figlia ha scoperto piuttosto tardi che la mamma fa l’attrice, la produttrice, la regista. Con mio marito
Giulio siamo riusciti a tenerla all’oscuro più possibile. Dunque ha potuto comprendere la mia notorietà
all’età giusta e nel modo giusto. La
‘mamma diva’ può essere un grosso
problema. Ma mia figlia vive questa realtà in modo serio, tranquillo.
Qualche volta mi prende in giro,
qualche volta mi aiuta: mi indica
qualcuno dietro le spalle che aspetta per avere un autografo o fare un
selfie. Ha capito che tutto questo
è un lavoro. Nella mia famiglia di
origine invece, è tutto come prima:
sono sempre la figlia alla quale si
raccomanda di mangiare bene, di
dormire, di struccarsi con cura tutte
le sere. Mia madre non viaggia più
volentieri, dunque andiamo spesso
a trovarla, me le sento dire tutte dal
vivo. Insomma, è’ fantastico. “
- Lei è molto diversa nella vita
privata rispetto all’immagine di
seduttrice che talvolta le hanno
chiesto di interpretare sul grande
schermo. E’ più severa, riservata.
Come la vedono i suoi familiari?
Quali valori vi tengono uniti?
“Il riserbo è tutto. Lavorare nel cinema e avere una famiglia è possibile,
Lei ha girato alcune scene del film
“Credit Card” che interpreta con
Adriano Giannini e sarà presentato alla prossima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nel
centro di Pavia, tra il Ponte Coperto e Piazza della Vittoria. Cosa le
ha lasciato questa esperienza?
“La città è bellissima, piena di gio-
Di fianco, foto
ricordo con gli
addetti della
casa di produzione, alla consegna del Nastro
d’Argento, dopo
la cerimonia a
Cortina
d’Ampezzo.
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
Cover Story
Nata il 27 Luglio 1969 a Messina, Maria Grazia Cucinotta è
riuscita in poco tempo a riempire il vuoto lasciato dalle altre
storiche bellezze mediterranee come Sophia Loren, Claudia
Cardinale e Gina Lollobrigida. dGrazie alle sue interpretazioni
nelle fiction sul piccolo schermo, ricopre da qualche tempo anche il ruolo di ambasciatrice nazionale, compare spesso come
madrina in importanti manifestazioni istituzionali come l’Expo
2015 e la Fiera di Mosca. nel 1987 esordisce nello storico varietà di Renzo Arbore “Indietro tutta” che la fa apprezzare sia
al grande pubblico che ai produttori.
Ecco allora che finalmente si aprono le porte del cinema. Il
grande e sfortunato Massimo Troisi la chiama per il “Il postino”, ma prima ilm con belle donne, la chiama per “I laureati”
. Poi è la volta di “Italiani”, in cui la vediamo nei panni di una
popolana che partorisce in un treno asappare in “Vacanze di
Natale ‘90” diretto da Enrico Oldoini e poi in “Abbronzatissimi 2 - un anno dopo” di Bruno Gaburro. E’ proprio il ruolo
di Beatrice, la fidanzata del portalettere Mario, del
film ‘Il postino’ (di Michael Radford) che permette a
Maria Grazia di affermarsi come attrice internazionale. Cominciano a fioccare le offerte. Pieraccioni la
chiama per “I laureati”. Poi è la volta di “Italiani”,
recita nei panni di una popolana che partorisce in
un treno assistita da un imbarazzato pretino. In “A
Brooklyn State of Mind” (1997) di F. Rainone, sembra lanciata verso una nuova carriera a Hollywood,
ma poi torna in Italia per il primo film di cui è protagonista, “La seconda moglie”. In seguito, è apparsa
anche in film popolari di grande incasso come “Vacanze di Natale”.
A destra: Maria Grazia Cucinotta con la troupe
del corto “Il Maestro”, premiato a Cortinametraggio. Sotto, con il cast dei piccoli attori. A fianco,
diva alla 68° Mostra internazionale del cinema e
allo Shangai Film Festival.
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
Cover Story
tutto super controllato, sicuro, confortevole. Il livello di comunicazione degli americani è stratosferico,
io ho imparato tutto da loro, su
come si deve fare o non fare ogni
cosa in un film. A Hollywood si
lavora senza rischio, un film americano rientrerà sempre dei costi,
sarà venduto in tutto il mondo. Noi
invece abbiamo soprattutto questo
problema, possiamo produrre solo
cose semplici, niente scene di massa
molto spettacolari. I cinesi si muovono su un piano diverso, hanno
una loro visione del cinema. Si sono
evoluti molto nell’ultimo decennio,
il pubblico sta crescendo a un ritmo
del 30% all’anno. Ci sono grandi
potenzialità e tante opportunità da
cogliere.In Cina hanno lanciato un
festival di film per il cellulare, qualcosa di inedito, che dà l’idea di una
nuova dimensione del cinema, che
dà spazio all’autonomia, al web.”
vani e la gente è straordinaria. Pavia è uno di quei luoghi di cui nel
Nel 1999 è la volta di una
tempo senti la mancanza, è una città
fictiona una
televisiva
“L’Avvocavicina
grande metropoli,
ma
atomisura
d’uomo.
Paviapartecicolpisce
Porta”,
e diDiuna
soprattutto il calore della sua genpazione alla diciannovesima
te. Durante le riprese si era creata
avventura
dellaallargata
serie di
Jacome
una famiglia
intorno
alla
ai
mes nostra
Bond,troupe,
“007 dall’albergo
- Il mondo
ristoranti, ogni sera sapevano già
non basta” diretto da Michacosa avrei desiderato. “
el Apted. Poi gira “Just one
Durante
le riprese
di un
film cosa
night” con
Timothy
Hutton.
Il
le manca di più, rispetto alla sua
2000 la vede prendere parte
vita quotidiana?
al film
di Alfonso
Arauma“Ho
“La
famiglia
naturalmente,
anche
lo
stare
con
gli
amici
più cari.
solo fatto a pezzi mia moglie”
Un cortometraggio che ho diretto
che vede protagonisti Woody
è dedicato appunto a un’amica che
Allen
Sharon
Stone.molto.
L’ultinon
c’è e
più,
che mi manca
ma sua interpretazione è nel
Che cosa le interessa fare e cosa no,
film “Stregati dalla luna” di
in questo momento?
Pino miAmmendola
e Nicola
“Non
interessano i ruoli
da ventenne,
non
una con
di quelle
che
Pistoia
insono
coppia
Megan
non vogliono mai invecchiare. BiGale.
sogna dare spazio alle giovani at-
trici. Come produttrice voglio dare
spazio
ai giovani registi.
Ho appena
Ultimamente
l’attrice
si è
prodotto un film di Maurizio Caesposta con un atto di vero
sagrande “Babbo Natale non viene
coraggio
comemolta
testimonial
dal
Nord”. Con
attenzione
al
lo volevo
Spero
delbudget.
Gay Ma
Pride
che sifare.
è tenuche vi emozioni e vi sorprenda.
to a Roma, una scelta che
avrebbe potuto
alienarle che
le
Passando
alle parthership,
differenza
c’è
fra
lavorare
con
una
simpatie di una certa frangia
produzione americana e lavorare
benpensante della società.
con una produzione cinese?
Va dato
atto a Ma-è
Nel
grandedunque
cinema statunitense
14
Immagini di Maria Grazia Cucinotta nei panni di ambasciatrice italiana all’estero: “Vorrei poter continuare
a portare in giro un pezzo della nostra storia, della
nostra unicità.”. Mariagrazia Cucinotta è coproduttrice
di Magic Card, un film italocinese nel quale lavora a
fianco di Adriano Giannini. La trama, girata in Cina e in
alcune città d’arte italiane, si snoda intorno a una storia
di carte di credito rubate.
E lei come si vede in questo futuro? Cosa ha in mente di fare?
Nel breve termine sono molto contenta di fare questa coproduzione
cinese, è un’esperienza davvero
entusiasmante. Vorrei continuare
a portare in giro un pezzo d’Italia,
della nostra storia e della nostra
unicità. Per quanto riguarda i progetti, non ho ancora trovato il prossimo, sto leggendo molte storie, sto
aspettando di emozionarmi. Me
l’ha insegnato Troisi, me l’hanno
insegnato a Holliwood: l’emozione
è tutto.” Katia Ferri Melzi d’Eril
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
Cover Story
Tre settimane ‘calde’ per le riprese del film “Magic Card” a Pavia
E’ salita la febbre a Pavia durante le
tre settimane di riprese del film Magic Card con Adriano Giannini, Maria Grazia Cucinotta, Simon Yam,
Tony Leung Ka Fai. L’amministrazione comunale guidata dal Sindaco
Massimo De Paoli ha puntato tutto
sulle ricadute, in termini economici,
del film.
I 10 giorni di set per «Magic Card»,
la pellicola di produzione cinese (tra
gli investitori anche il presidente del
Pavia Calcio, Xiadong Zhu) interpretata da Maria Grazia Cucinotta
e Adriano Giannini, porteranno attenzione sulla città e le sue antiche
vie, divenute teatro di inseguimenti spettacolari, in una trama che si
snoda fra due edizioni di Expo, quel-
Maria Grazia Cucinotta al Lido di Venezia
la di Shangai e quella di Milano 2015
tuttora in corso.
Il primo ciak pavese ha visto la
troupe e le centinaia di comparse
impegnate fra Ponte Coperto e Borgo Ticino, piazzale Ghinaglia e via
Milazzo. Poi l’azione si è spostata
in piazza della Vittoria, in corso
Strada Nuova (nel tratto fra le vie
Gatti e Calatafimi), e poi ancora in
Strada Nuova e alla Cupola Arnaboldi. «Abbiamo chiesto ai cittadini
pavesi di portare un po’ di pazienza
per i disagi – disse a gennaio scorso
il sindaco – e per l’allestimento dei
set cinematografici. I disagi saranno però ampiamente compensati dal
vedere Pavia in un film internazionale».
I disagi viabilistici per la verità
sono stati in verità molto limitati.
Per quel che riguarda invece le ricadute economiche, fin dalla presentazione dello scorso 22 gennaio, il
sindaco De Paoli e il responsabile
Turismo del Pavia Calcio, Alessandro Della Giovanna, avevano sottolineato l’obiettivo di far conoscere
Pavia, attraverso la pellicola anche
ai cinesi.
Micaela Guenzi di Lombardia Film
Commission ha riferito che le ricadute economiche, con indotto diretto e indiretto, portano almeno 6 o 7
euro al territorio di riprese, per ogni
euro speso.
Il film Magic Card, su un totale di
14 milioni di euro, ne vede 2 investiti
sulle riprese in Italia. E se i conti fatti dall’Università di Lugano fossero
giusti, tra i 12 e i 14 milioni di euro
arriveranno dunque anche a Pavia.
Sul set in città ha lavorato anche il
coreografo Ming Jian Huang, famoso
nell’ambiente cinematografico per le
coreografie del film “Shaolin soccer”.
E’ stata girata una suggestiva “danza del
leone”, con i festeggiamenti cinesi però
interrotti dalla “rivolta” (sempre nella
finzione cinematografica) dei negozianti pavesi (circa 70 comparse) che si sono
opposti all’acquisto di tutta la Strada
Nuova da parte del magnate cinese.
Nelle scene girate in piazza della Vittoria, il personaggio interpretato da Maria
Grazia Cucinotta funge da mediatore tra
i commercianti in rivolta e gli acquirenti cinesi, arrivando a una soluzione che
soddisfa tutti.
Non mancano le scene d’azione, con
stuntman in moto e combattimenti in vicolo San Marino, che è stato transennato
fra via Siro Comi e vicolo San Sebastiano.
Nella locandina provvisoria del film oltre a Shanghai si mostrano le bellezze di
alcune città italiane come il Colosseo, il
Duomo di Milano e la Torre di Pisa.
23
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DOMENICA 14 GIUGNO PISA
con il Patrocinio
l’Associazione Culturale
senza scopo di lucro
ARENA MEDIA STAR
organizza:
h.9.00 Ritrovo presso la libreria
BluBook, sincronizzazione
delle walking app.
9.30 Tour del centro storico di
Pisa, tra mura, università,
nobili palazzi e centri di potere
che si opposero con fierezza ai
Medici di Firenze
11.30 Coffee break
12.00 Tour sulle colline pisane
caccia ai punti di osservazione
di Leonardo, che progettava
l’assedio alla città
h.13.00 Lunch in osteria tipica
h.15.00 Visitiamo la Villa di
Corliano, talk su Leonardo e
lo studio del paesaggio toscano
PASSEGGIA
con
PISA 14 GIUGNO 2015
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n.7 6/2015
Pop & Rock
LA RINASCITA DI ALEXIA
LE GIRANDOLE DI MORO
Moro, là dove ti porta il cuore
Dovendo utilizzare un solo aggettivo per descrivere il nuovo album di Fabrizio Moro, certamente adotterei geniale.
Geniale nel titolo, Via delle girandole 10, nelle sonorità, nei temi, tanti e di grande attualità. Si avvicendano lucidi
ricordi d’infanzia (Buongiorno papà) a riflessioni sulla violenza che ruota attorno alle tifoserie negli stadi (La partita).
Una nostalgica dimensione di astralità nell’unica ballata del disco (Acqua), una vibrante dedica ad un compianto zio
Vittorio (Tu), uno scanzonato omaggio ad un’amica d’infanzia scomparsa prematuramente (Alessandra sarà sempre
più bella) dal sapore anni ’70 in perfetto stile Gaetano. Arrangiamenti che rammentano i grandi inni partigiani (Da
una sola parte), dimensioni intimiste (L’illusione), spietate visioni dell’oltreoceano (I remember you), e una chiusura
strumentale, affidata a “Ciao zì”, l’ennesima dedica a zio Vittorio che Fabrizio non ha avuto il tempo di salutare. Un
disco in cui si mescolano fascinosamente folk, country, rock, e che rivela un Moro cresciuto, appassionato, in un disco
“sofferto” che conferma e consolida le sue indubbie doti di musicista e cantautore tra i più ispirati del nostro tempo.
Alexia, il coraggio di rinascere
Cinque anni, lunghi ed intensi, per rinascere artisticamente come una fenice; e la parola chiave sembra essere contenuta proprio nel titolo del disco “Tu puoi se vuoi” come un’esortazione, uno sprono, la stessa parola che Alexia si
è tatuata sul braccio e che sfoggia in copertina al centro di un vistoso tatuaggio, frutto di un accurato lavoro di body
painting, in cui ogni tratto è il tassello per ricostruire un mosaico che contiene i dettagli legati agli anni in cui l’artista
si è allontanata dalle scene, concedendosi una seconda maternità e dedicandosi ad un’intensa attività dal vivo in giro
per il mondo. Un album colorato, non solo nella grafica e nella nuova immagine bionda e glam, ma anche nei suoni
che sembrano contenere praticamente tutto: il soul (Il mondo non accetta le parole), il funky (Sento), l’elettronica (Tu
puoi se vuoi), il blues (Bianca), il rock (Come una raffica). I testi questa volta si fanno impegnati, dotti, criptici (Ma
provo a districare il mio profondo/e rido alimentando l’anima/ luce sia con me), quasi verrebbe voglia di chiedersi
se si tratta realmente della stessa autrice di “Ti amo ti amo” o “Uh la la la”, e raccontano dolore, amore, emozioni,
mondo, incertezze, vita. Gli arrangiamenti si aprono ad ogni nuovo ascolto e con le loro caleidoscopiche sfumature
rendono il sound internazionale. A dominare sono gli archi (Essere normale), ruvidi assoli di chitarre (Prenditi la vita),
fino agli affascinanti suoni di trumpet che fanno capolino qua e là in mezzo a tappeti sonori di estrema sofisticatezza.
Alexia appare dolce, morbida, diventando strumento al centro di tanti strumenti. Registrato tra Italia, Olanda e Stati
Uniti, “Tu puoi se vuoi” vede riunito un gruppo di lavoro tutto nuovo, che la cantautrice ligure ha scelto per rilanciarsi, e in cui sembra che proprio tutto suoni davvero possibile.
Conchita canta il sociale
In alto, Fabrizio Moro. Sotto, Alexia in versione bionda e
glam. Qui sopra, il cantante austrico Thomas Neuwirt, in arte
Conchita Wurst.
Conchita Würst, registrata all’anagrafe con il nome di Thomas “Tom” Neuwirth, ha fatto proprio del suo aspetto
“ibrido” - folta barba mista a rimmel e rossetto - il punto di forza del suo successo. Eppure a dispetto di quello che
può apparire un personaggio costruito a tavolino, che punta tutto sull’immagine Conchita il talento ce l’ha e l’ha
dimostrato apertamente sul palco dell’Eurovision Song Contest lo scorso anno, dove ha trionfato con un brano dal
sapore soul come “Rise like a Phoenix” tutto rigorosamente costruito in crescendo. La prima fatica discografica della
cantante austriaca, rivela un’eterogeneità di suoni, spaziando dalla dance (Up for Air) al gospel (Put that fire out),
fino al soul puro che ben si sposa con una vocalità indefinita, a metà tra un timbro maschile e un timbro femminile.
Gli arrangiamenti sono aulici, eleganti, I testi raccontano per lo più di sociale, di diritti, perché sembra proprio che la
reale missione di questa cantante sia la lotta contro le discriminazioni.
Francesco Curci
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
Cinema &Tv
GLI SCONFITTI
Film italiani delusi dal Festival di
Cannes. Locarno premierà Marco
Bellocchio col Pardo alla carriera
Da sinistra: il grande deluso Nanni Moretti. A fianco il regista Jacques Audiard con Emmanuel Bercot e Vincent Lindon
I
n attesa del Festival del Cinema
di Locarno, che si terrà sul lago
svizzero ad agosto, non si placano
le polemiche sul Festival di Cannes
che come sempre ha attirato il mondo sulla Croisette.
I tre film italiani favoriti in concorso
non hanno vinto alcun premio; anche se tutte e tre le opere e i relativi
registi sono apprezzatissimi in patria e a livello internazionale. Paolo
Sorrentino con il film “Youth”, Nanni Moretti con il film “Mia madre” e
Matteo Garrone con il film “Racconto dei racconti”.
Invece una vittoria esuberante è arrivata per francese Jacques Audiard
con il film “Dheepan” che ottiene
la Palma d’oro del sessantottesimo
Festival di Cannes, non senza qualche strascico polemico anche qui.
La cinematografia francese infatti è
molto sostenuta dallo Stato, mentre
quella di altri Paesi, inclusa l’Italia,
si finanzia unicamente con capitali
privati. Il lungometraggio racconta
della guerra in Sri Lanka, di soprusi, di immigrazione e della difficile
integrazione a Parigi, un chiaro appello di contenuto sociale.
Gli altri premi eccellenti vanno: al
regista cinese Hou Hsiao-Xsien che
ha partecipato con “Nie Yinniang”
(The Assassin) palma d’oro per la
miglior regia; Roony Mara per “Carol” e Emmanuel Bercot per “Mon
Roi”, sono state premiate a pari merito con il riconoscimento per la miglior attrice; il premio per la miglior
sceneggiatura va a Michel Franco,
regista messicano, in concorso con
il film “Chronic”; il premio della
giuria è stato assegnato al film “The
Lobster” del regista greco Yorgos
Lanthimos.
Vincent Lindon è stato giudicato
miglior attore 2015 con “La loi du
marchè” (The Measure of a Man);
il colombiano Cesar Augusto Acevedo riceve il premio Camera d’oro
per il film “La tierra y la sombre”;
il regista ungherese Laszlo Nemes
vince il Grand Prix speciale della
giuria con il film “San Fia” (Il figlio
di Saul).
Infine un premio va anche a Ely Dagher, la Palma d’oro al cortometraggio di Waves ‘98 dal titolo “Fiction
was an obvious choice”.
La giuria del 68esimo Festival di
Cannes era presieduta da Joel e
Ethan Coen, con Sophie Marceau, Jake Gyllenhaal, Sienna Miller,
Guillermo Del Toro, Rokia Traoré,
Xavier Dolan e Rossy De Palma;
tutte figure inconfondibili dell’arte
cinematografica internazionale.
Giuseppe Bruni
La 68a edizione del Festival del film Locarno
attribuirà al regista italiano Marco Bellocchio
il prestigioso premio
Pardo d’onore donato
da Swisscom. Il Festival
svizzero rende omaggio alla sua carriera
ricchissima e suggella
il legame profondo che
intercorre tra Locarno e
Bellocchio, iniziato nel
1965 con la proiezione
del suo lungometraggio
d’esordio,”I pugni in tasca” vincitrice della Vela
d’argento.
Marco Bellocchio è nuovamente protagonista a
Locarno, nel 1976 con
Marcia trionfale, nel
1997 presiede la giuria
e partecipa al progetto
collettivo Locarno demisiècle; nel 1998 il Festival gli dedica una grande
retrospettiva. Carlo Chatrian, Direttore artistico
del Festival: “ ‘I pugni
in tasca’ resta tra quei
film che hanno fatto la
storia di Locarno come
luogo di scoperta e lancio di opere che, senza
paura di essere fraintesi,
possono essere definite
scomode. Ripresentarlo
in una versione restaurata è insieme un doveroso
omaggio all’atto d’inizio
del grande cineasta italiano”. (G.B)
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DOMENICA 21 /6 IMOLA
con il Patrocinio
9.30 Ritrovo alla Rocca di
Imola, avvio app.
10.00 Passeggiata e concerto
11.00 Coffee & talk, shopping
13.00 Lunch in osteria tipica
DOMENICA 21/6 BOLOGNA
l’Associazione Culturale
senza scopo di lucro
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organizza:
h.15.30 Ritrovo in Piazza
Maggiore, avvio app, tour fra le
torri nobiliari, l’Università dove
insegnava Luca Pacioli. Visita a
chiese, torri, nobili palazzi
rinascimentali
17.00 Coffee & talk sui legami
tra Leonardo, gli astronomi, i
matematici, gli alchimisti
bolognesi del suo tempo.
PASSEGGIA
con
IMOLA/BOLOGNA 21GIUGNO
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n.7 6/2015
Classica/Opera
BONOLIS INAUGURA L’ARENA 2015
GUEST STAR: BRIAN MAY
Il fondatore dei
Queen
proporrà
vari duetti tra lirica
e pop, con oltre 200
artisti sul palco nei
bellissimi costumi
creati per Bohemian
Rapsody. Con Bonolis presentano Belen
Rodriguez e Elena
Santarelli.
P
aolo Bonolis ha condotto su
Canale 5 l’anteprima televisiva della stagione lirica areniana con «Arena di Verona 2015 - Lo spettacolo sta
per iniziare», show dove trionfano
musica e bellezza, con le bellissime
showgirl Belen Rodriguez e Elena
Santarelli.
E’ uno spettacolo internazionale
unico e irripetibile, un evento dedicata al bel canto, al melodramma, a
quelle romanze e arie straordinarie
che hanno creato il mito areniano e
anche alla storia della più grande
musica rock e pop di tutti i tempi.
Dal «Nabucco» all’«Aida», dalla
«Tosca» ai «Carmina Burana», da
«Romeo et Juliette» al «Barbiere di
Siviglia»: le arie di queste celebri
opere sono state eseguite dall’Orchestra dell’Arena di Verona diretta
dal Maestro Andrea Battistoni con
la partecipazione del Coro e dei
complessi artistici areniani - oltre
500 artisti - nei loro splendidi costumi.
Ha cantato poi la pop star Brian
May il chitarrista e fondatore dei
Queen. La leggenda del rock mondiale ha duettato con Kerry Ellis e
Vittorio Grigolo, uno dei massimi
esponenti della lirica internazionale sulle note di «Who wants to live
forever».
May si è esibito accompagnato
dall’orchestra e dal coro dell’Arena
di Verona in alcuni tra i più grandi
successi della storica band inglese
e con oltre 200 artisti sul palco interpreterà «Bohemian Rhapsody»,
brano di Freddy Mercury, con cui
l’artista si esibisce solo in occasioni
molto speciali. Si è creato così un fil
rouge tra i grandi classici del rock
di tutti i tempi e la tradizione del
melodramma italiano.
I Queen avevano già duettato con
la lirica, con Montserrat Caballè. La
cantante spagnola aveva collaborato gomito a gomito con l’indimenticato Freddy Mercury e insieme
cantarono «Barcelona».La serata ha
visto ospite Nina Zilli interprete di
«Back to black» di Amy Winehouse, mentre il soprano Jessica Nuccio
ha proposto la «Memory» tratta dal
musical «Cats».
(G.R)
Il programma dell’Arena di Verona 2015
Nabucco
dramma lirico in 4 atti di Giuseppe Verdi Regia di Gianfranco de Bosio,
Scene Rinaldo Olivieri
• 19 e 25 giugno ore 21;• 3, 9, 15, 18 e 23 luglio ore 21
• 13, 18, 22, 26 e 29 agosto ore 20.45;• 1 e 5 settembre ore 20.45
Aida
Opera in 4 tti di Giuseppe Verdi,Regia e scene Franco Zeffirelli
• 20 e 27 giugno ore 21
• 5, 7, 12, 14, 19, 25 e 31 luglio ore 21;• 9, 11, 15, 19, 23,27 e 30 agosto
ore 20.45;• 2 e 6 settembre ore 20.45
Tosca
Melodramma in tre atti di Giacomo Puccini,Regia Hugo de Ana
• 26 giugno h.21;• 8, 11 ,16 luglio h.21,• 6 ,14 agosto ore 20.45
Don Giovanni
Dramma giocoso in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart
Regia Franco Zeffirelli
• 4, 10, 17 e 30 luglio ore 21• 12 agosto ore 20.45
Roberto Bolle and Friends 22 luglio ore 22
Carmen Gala Concert con Omer Meir Wellber
Violino solista Giovanni Andrea Zanon• 24 luglio ore 22
Il Barbiere di Siviglia
Dramma comico in due atti di Gioacchino Rossini Regia Hugo de Ana
• 1, 7, 20 e 28 agosto ore 20.45• 4 settembre ore 20.45
Roméo et Juliette
Opera in 5 atti di Charles Gounod, Regia di Francesco Micheli
• 8 e 21 agosto ore 20.45• 3 settembre ore 20.45
Carmina Burana di Carl Orff
25 agosto h. 22
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
TopNightlife
TOP NIGHTLIFE
i
Gossip, star, news selezionate
dagli autori del nostro tv show che si
preparano ad andare in vacanza
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In alto da sinistra: il superchef Alessandro Borghese, lo chef Antonino Cannavacciuolo, l’invito alla soireè di
Palazzina G. Sotto, antica locandina de La Traviata, il baritono Giuseppe Riva con la soprano Katia Ricciarelli e
ancora con Franca Valeri in un’edizione di Traviata del 1982. Sotto, Riva oggi nei panni dell’anziano Alfredo al
Festival di Noli. A destra, il direttore di Golf People Stefano Masullo con le madrine Nausica Re,
Cristiana Bertasi e Megan Ngigi. Di fianco,sautè di gamberoni di Alessandro Borghese.
In basso, un’altra hit dello chef romano: l’arrosto di tonno.
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
TopNightlife
Alessandro Borghese all’hotel Palazzina G, golf contest a Zoate
Show cooking a Palazzina G
Prosegue il contest più cool del panorama culinario italiano a Palazzina G, il 5 stelle veneziano firmato
Philippe Starck, che ha presentato
il quarto appuntamento dedicato al
cibo e alle sue tentacolari esperienze. La #cenasenzasensidicolpa firmata
Alessandro Borghese, dopo i menu
estrosi di Chef Rubio, di Antonino
Cannavacciuolo e di Chicco Cerea, è
stata uno showcooking in salsa hot.
Lo chef romano, eclettico e innovativo, omaggia da sempre la cucina
italiana con la sua filosofia incentrata sul “lusso della semplicità”, da
cui prende il nome la sua azienda di
catering e food consulting. Forte di
un’esperienza poliedrica e cosmopolita, Alessandro Borghese è conosciuto per il carattere inventivo e
generoso della sua cucina, capace di
coniugare la tradizione e l’eccellenza
delle materie prime a una raffinata
semplicità nella preparazione.
Capostipite degli chef televisivi,
Alessandro Borghese è noto al grande pubblico per la sua partecipazione come giudice a Junior Masterchef
versione italiana. Attualmente è conduttore e autore di «Alessandro Borghese 4 ristoranti».
Sabato 30 maggio lo chef ha improvvisato per i suoi ospiti uno speciale
menu incentrato sui suoi sensi di
colpa legati al cibo coinvolgendo i
presenti in uno showcooking che li
ha resi complici, solleticando le loro
emozioni più intime.
L’entrée è stata affidata a una giardiniera di vignarola con pane bruscato, burrata con granella di cucunci
e guanciale; i palati dei commensali
sono stati stuzzicati, poi, da un primo piatto di fusilloni alla moda di
Nerano, con zucchine, provolone del
Monaco semi stagionato e basilico
fresco.
A seguire le tentazioni irresistibili
nate dalla pancia di maiale marinata
nel calvados con mele ed erbette di
campo per finire in dolcezza con una
mousse al cioccolato fondente con
besciamella alla vaniglia bourbon
e carote fritte. In un gioco di gusti
e di sapori, in piatti caratterizzati
da contrasti inusuali e abbinamenti
sorprendenti hanno stupefatto i palati dei commensali. Borghese li ha
spinti tentazioni segrete e peccati
nascosti.
Il food contest peccaminoso è stato
reso interattivo dalla possibilità di
condividere le comuni impressioni sulle pagine dei social dedicate
all’experience, utilizzando l’hasthag
#senzasensidicolpa: il senso di colpa
più originale è stato premiato con un
biglietto per due persone per un volo
Emirates. Sponsor della serata sono
stati Emirates, American Express e
Castello Banfi. la tenuta vitivinicola
toscana di proprietà della famiglia
Mariani, conosciuta in tutto il mondo per il Brunello di Montalcino e,
dal 1978.
PalazzinaG è il primo hotel realizzato da Philippe Starck in Italia: un
cinque stelle lusso di nuova generazione dove convivono atmosfere
oniriche, materiali preziosi e nuove
filosofie di ospitalità. PalazzinaG fa
parte della “hot list” di Condè Nast
Traveller dei 50 migliori alberghi in
tutto il mondo.
Italian Excellence Golf Circus Zoate
Golf People Club Magazine ha organizzato la seconda tappa del
circuito denominato Giacomo Milano Italian Excellence Golf Circus ,
svoltasi nella suggestiva cornice del
Circolo di Campagna Zoate Golf
Club. 160 i partecipanti al torneo, 60
i premi in palio per un controvalore
pari a 30.000 euro. I vincitori hanno
brindato con il Brut Rosè prodotto
dalla azienda vinicola Rossello 1920
. Ospiti le bellissime Nausica Re, Cristiana Bertasi e Megan Ngigi.
Traviata notturna a Vaprio d’Adda
Andrà in scena l’8 agosto prossimo
nella splendida cornice della villa Simonetta Castelbarco Albani di
Vaprio d’Adda una versione ‘sotto
le stelle’ de la Traviata di Giuseppe
Verdi, la famosa opera ispirata al romanzo “La signora delle camelie” di
Alexandre Dumas con libretto scritto
da Matteo Peirone.
Il baritono bergamasco Giuseppe
Riva- che ha cantato con Mirella Freni, Renata Tebaldi, Josè Carreras, Katia Ricciarelli, Caballè, che era grande amico anche di Luciano Pavarotti
(che lo volle sempre come interprete
di Silvano in tutti ‘Ballo inaschera
che cantò) è ancora sulle scene come
attore, recita nei panni di un anziano Alfredo Germont che ricorda i bei
tempi del suo grande amore con l’esuberante Violetta.
Tra i cantanti principali di questa
versione con regia di Matteo Peirone,
che è già andata in scena un anno fa
in Liguria, al Noli Musica Festival, figurano Linda Campanella nei panni
di Violetta Valery, Marzio Grossi nei
panni di Giorgio Germont, Oreste
Cosimo nei panni di Alfredo Germont.
Qui sopra: la troupe di Top Nightlife con uno dei protagonisti, Matteo
Ferrando. La terza puntata è andata in
onda lo scorso aprile. Rivedile tutte sul
nostro sito, www.arenamediastar.com
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
Grand Tour
Vintage
OH CHE BELL’HOTEL
T
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24
Se gli alberghi anonimi soffrono,
soppiantati dal subaffitto di case
private, quelli estrosi sono sempre
pienissimi e da prenotare in anticipo.
Perchè i curiosi non mancano...
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
Grand Tour
Costano poco e offrono una vera
esperienza cyberpunk.
V8 Hotel
I patiti di motori rombano volentieri verso il Motorworld Region
Stuttgart, in Germania. Si può dormire in una Mercedes o all’interno
di un’officina
T
A sinistra l’Hobbit Motel. Qui sopra l’hotel capsule all’aeroporto di Narita
ra i ricordi di viaggio da mostrare agli amici non ci sono solo
le foto di monumenti, panorami e
piatti curiosi gustati con un po’ di
sospetto. Ora si includono anche
quelle degli hotel, fatte con lo spirito del “censore di Tripadvisor”
(guardate in che stato era il bagno)
o del recensore “Guida Michelin”
che valuta location, servizi, pure la
distanza dall’autostrada. Ma ci sono
alberghi, isolati e non, che non sono
inclusi in questi blog e classifiche,
semplicemente perchè sono talmente assurdi nella loro concezione
(fantasy o caratteristici) da suscitare
stupore, riso e curiosità in chiunque. Sono gli alberghi tematici più
pazzi del mondo, dedicati a un perido storico, un film, una fantasia. E
proprio per questo non conoscono
crisi. Ecco i più improbabili, a tutte
le latitudini.
questo motel di Woodlyn Park, in
Nuova Zelanda
Das Park Hotel
Situato a Linz, in Austria, offre delle stanze doppie ricavate da vecchi
tubi per impianti fognari.
Null Stern
Il primo hotel senza stelle del mondo. Si trova a Teufen, in Svizzera, è
ricavato da un bunker della Guerra
Fredda e non ha finestre. Come dice
il motto, “Qui l’unica stella sei tu”.
Ora è diventato una catena.
Casanus
Ideato
dall’artista
Joep
Van
Lieshout, si trova a Kemzeke, in
Belgio, ed è ispirato all’intestino
umano. In fondo ha una finestra
tutta rosa (non affacciatevi).
Palacio del Sal
Elegante e ben curato, è realizzato
tutto in sale e si trova nel Salar de
Uyuni, il deserto di sale della Bolivia.
Kolarbyn Ecolodge
Sempre in Svezia, a Kolarbyn, troviamo questo albergo dall’aria ecologica che offre rifugi in mezzo alla
foresta senza elettricità né docce.
Solo natura e niente di più.
The Hobbit Motel
Per entrare nel mondo di J.R.R.
Tolkien non c’è niente di meglio di
Capsule Hotel
I capsule hotel offrono dei cubicoli
di due metri per uno alti un metro.
Dog Bark Park Inn
Dedicato agli amanti dei cani, questo albergo a forma di cane a Cottonwood, nell’Idaho, permette di
dormire nella pancia del miglior
amico dell’uomo.
Hilton Maldives Resort
Situato in una delle isole più incantevoli dell’arcipelago Rangali, offre
stanze sotterranee, sembra di dormire sul fondo del mare, si vedono i
pesci guizzare sopra il letto.
Kagga Kamma
Un’altra location straordinaria è in
Sudafrica, un hotel ricavato su speroni di roccia che fanno parte di una
riserva naturale privata.
Hotel Alfina
Per sentirsi come una gemma nella
sua locazione naturale, l’Hotel Alfina è un romantico “special class”,
scavato nella roccia e progettato
per fondere insieme la drammatica
bellezza della Cappadocia, i camini
di fata, e la splendida posizione del
sole. Molto mistico, eleganza rustica ma anche tanto comfort.
Ice Hotel
Si trova nel Lapland, in Svezia, offre
65 stanze tutte di ghiaccio dove trascorrere vacanze a -5 gradi.
Hotel Drumlerhorf
Ancora, per dormire dentro il
ghiaccio, in provincia di Bolzano c’è
l’hotel Drumlerhof di Campo Tures
dove si può vivere in prima persona
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ARENA
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n.7 6/2015
Grand Tour
Un luxury lodge su palafitte, per ammirare i leoni alla caccia
l’esperienza di pernottare in un autentico igloo a 2.000 metri
d’altitudine, avvolti in un caldo sacco a pelo.
Hotel Kakslauttaner
Sempre in un igloo, ma di vetro, si ammira l’aurora boreale finlandese. Gli igloo possono ospitare 2 persone e sono
equipaggiati con letti e bagno . Lo spettacolo del cielo stellato è assolutamente unico, anche senza aurora boreale.
Rovos Rail
E’ un hotel viaggiante anche per 28 giorni. Rovos Rail vi
porta da Cape Town fino in Namibia su un treno con carrozze che sono vere stanze di un lussuoso hotel in movimento.
Il panorama cambia continuamente, il servizio è quello di
un lussuoso cinque stelle: una confortevolissima avventura.
Lion Sand
Sempre in Africa, ecco il Lions Sand di Kingston dove dormire appollaiati su un albero, in mezzo alla selvaggia savana del Parco nazionale Kruger, il più grande e suggestivo
del Sudafrica.
Manuel Antonio National Park
Un aereo che non vola e che sembra precipitato nella foresta
tropicale, in Costarica: l’hotel è in un Boeing 727 del 1965
conficcato a 20 metri da terra, nel Manuel Antonio National
Park. Due esclusive camere da letto e un ingresso direttamente in cabina. Buon viaggio.
Trulli Holiday
Nel resort di Alberobello ogni camera o appartamento si
trova all’interno di un trullo.
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Sextantio
Ha due sedi, la prima in provincia de L’Aquila a Santo Stefano di Sessanio che si sviluppa all’interno di un borgo antico e di un castello. L’altra, molto suggestiva, si sviluppa
all’interno delle Grotte della Civita a Matera. E’ stato ricavato ricavato nei Sassi, resi famosi dal film Il Vangelo secondo
Matteo di Pasolini. Il sito perfettamente restaurato è confortevolissimo e a misura d’uomo.
In alto, il lodge in Kenya per gli amanti del safari. Al
Sextantio Matera si dorme in stanze ricavate nei ‘sassi’.
ARENA
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n.7 6/2015
Grand Tour
Dormire in una stanza ‘Star Trek’ a Rimini o in un igloo al Polo
Castello di Petroia
Oltre alle camere all’interno del castello che mantengono
la struttura originale, vi è la possibilità di soggiornare nella
torre medievale e partecipare alle cene storiche.
Al Ponte dei Sospiri
Si trova a Venezia, con alcune camere che si affacciano proprio sul famoso ponte e con arredi che richiamano gli antichi fasti della città del Doge.
Capo Spartivento
Per gli amanti del mare è imperdibile il Faro di Capospartivento in Sardegna, un luxury resort all’interno dell’antico
faro.
Duomo Hotel
Nel centro di Rimini, un hotel dal design avveniristico, a
partire dalla reception, con stanze piene di oblò, degne di
Star Trek
L’hotel Duomo, cult per gli amanti di Star Trek. Qui
sopra: l’aurora boreale si guarda dall’hotel igloo
Art Hotel
Per gli amanti dell’arte imperdibile l’Abitart Hotel di Roma all’interno del quale si trovano 8 suite dedicate all’arte.
Georgian House Hotel, il resort di Harry Potter
L’albergo è stato disegnato proprio come gli interni delle
camere del castello di Hogwarts. Gli arredi sono ispirati a
quelli originali del film con i colori delle House del College dei Maghi. Con un aspetto gotico: non mancano calderoni, libri di magia, bottiglie, letti a baldacchino e pozioni magiche. Oltre alle stanze a tema, l’hotel offre anche
un pacchetto che comprende una visita delle attrazioni di
Londra presenti nei film di Harry Potter e il tour agli studi
della Waner Bros, dove si possono scoprire le scenografie
dei film, gli oggetti di scena e tanto altro ancora.
Il prezzo? Per due persone, 1 notte in hotel con prima colazione colazione e la visita guidata “Babbano Tour” ai luoghi di Londra in cui sono state girate alcune scene costa
£249. Invece, sempre per due persone, 1 notte in hotel con
prima colazione, “Babbano Tour” e ingresso agli studio
della Warner Bros supera le 300 sterline.
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n.7 6/2015
Grand Tour
Vintage
LONGOBARDI
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A volte ritornano: nel cuore
della Lomellina, si rievoca
la dominazione della grande tribù
di barbari che si fermarono qui e
crearono un grande e potente Regno.
ARENA
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n.7 6/2015
Grand Tour
A sinis
P
er tre giorni, dal 19 al 21 giugno la placida Lomello risuonerà
del clangore delle armi, del cozzare
delle spade e assaggerà i piatti tradizionali di un passato oscuro e per
questo sempre più studiato, la dominazione longobarda. L’immigrazione disperata di oggi è la versione
soft di quello che 1500 anni fa accadeva all’improvviso e con inaudita
violenza nelle nostre terre fertili e
ridenti, quando gli inverni gelidi
spingevano al sud le tribù nordiche
e centinaia di nuclei familiari si spostavano contemporaneamente in
cerca di cibo e di una vita migliore.
Quelli che non potevano fuggire sui
monti e rifugiarsi ne castelli, impararono a convivere con nuove leggi,
nuovi capi, nuove abitudini, nuovi
dei. Nel 479, gli Ostrogoti di Teodorico, con una marcia velocissima,
occupano tutta l’Italia settentrionale. Due anni dopo, nel 491, scesero
dal nord i Borgognoni e fecero delle
nostre campagne e di Milano il deserto; quel poco di vita che rimase,
o che risorse, fu merito della carità
dei vescovi, primo fra tutti il santo
vescovo milanese Lorenzo.
La guerra tra Goti e Bizantini recò
gravi lutti all’Italia. La sospirata
pace venne, dopo centocinquant’an-
ni di stragi, con l’arrivo, nel 568, dei
Longobardi, con a capo Alboino,
che scesero in Italia e posero la capitale a Pavia. I Longobardi provenivano dalla Pannonia, assieme, come
narra Paolo Diacono, a molti Cepiti,
Bulgari, Sarmati, Pannoni e Norici. Ventimila Bulgari si stabilirono
sulle sponde del Ticino (da Galliate
fin quasi a Pavia) e vi fondarono il
“Comitato di Bulgaria”, con capitale Vigevano. In questo periodo crebbero molte foreste, già estese dopo
l’invasione dei Goti, tanto che la Lomellina fu coperta da una smisurata
coltre di boschi. Quasi non ci si crede, vedendola oggi completamente
sgombra e coltivata a risaie.Le città
erano composte in prevalenza di
case costruite con creta e vimini e
coperte di paglia.
Per la Lomellina ebbe inizio un periodo glorioso. Sotto la dominazione dei Longobardi, infatti, il centro
di Lomello assume grande importanza tanto da estendere il proprio
nome all’intero territorio; venne
anche munito di un forte castello e
fu difeso con solide mura. Vi fu insediato un “graf” (conte) e fu capoluogo amministartivo della regione.
Proprio qui avvenne il celebre incontro che precedette le nozze tra
la regina Teodolinda, vedova di Autari, ed il Duca di Torino, Agilulfo.
La chiesa di S. Maria Maggiore venne da lei beneficata con donazioni
ricchissime. La regina Teodolinda
fondò qui anche due importanti
monasteri.
Proprio Lomello, come ne fanno
testimonianza documenti del X
secolo, fu sede di una “iudicaria”.
Infatti, in una torre dell’antica rocca, oggi scomparsa, nel 629 viene
imprigionata Gundeberga, figlia di
Teodolinda e Agilulfo, che era stata data in sposa ad Arioaldo; venne
accusata di tradimento nei confronti del marito, fu liberata dopo
tre giorni, grazie alla conclusione
favorevole del duello tra il suo paladino Pittone ed il suo accusatore
(il respinto Adalulfo), in quello che
è fu il primo “giudizio di Dio” celebrato in Italia.
La Lomellina fu destinata ad essere teatro della fine del regno dei
Longobardi: infatti, nel 773 Carlo
Magno, ripudiata la moglie longobarda Ermengarda, scese in Italia
dal Moncenisio tentando di aggirare alle Chiuse l’esercito longobardo
guidato dal re Desiderio. Sfuggito
all’aggiramento dell’esercito franco,
egli attese il nemico a Mortara, fino
ad allora chiamata “Pulchra Silva”
o Silvabella, era una terra bellisisma
di boschi, già residenza di caccia di
re Rotari.
Lo scontro avvenne il 12 ottobre 773
nel luogo ove ora sorge l’Abbazia di
Sant’Albino. Fu quella una giornata veramente epica, vinta, dopo una
vera ecatombe di Longobardi, dal
re Carlo Magno.
Gli studi storici sui Longobardi
sono dunque molto intensi non solo
nell’area di Monza, dove si trova il
più importante museo dedicato a
questo popolo scomparso, ma anche in Lomellina, dove c’è ancora
molto da scoprire e da scavare.
Per chi volesse intanto immergersi
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ARENA
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n.7 6/2015
Grand Tour
nell’atmosfera tardoantica e altomedioevale delle invasioni barbaraiche, la tre giorni di convegni, feste e banchetti a
Lomello sarà davvero illuminante perchè gli organizzatori
sono molto impegnati al rispetto filologico delle ricostruzioni e delle rievocazioni. “Laumellum: la Grande Festa
Longobarda per le Nozze di Teodolinda” è un evento organizato dalla Pro Loco Lomello, in stretta sinergia e con
il fondamentale contributo dell’Amministrazione Comunale.
Questa edizione sarà caratterizzata dalla presenza di un
campo longobardo di notevole spessore filologico culturale realizzato da gruppi di figuranti in costume:ForteBraccio
Veregrense, Bandum Freae, Helvargar, Insubria Antiqua
che lavoreranno a stretto contatto con L’Arc, Centro Ricerche Archeologiche Sperimentali. Per gli studiosi il 29 maggio si terrà la conferenza I reperti archeologici rinvenuti
a Lomello e la loro attuale collocazione, tenuta dalla dott.
ssa Serena Scansetti, archeologa altomedievale e guida turistica della Provincia di Pavia, presso la chiesa-oratorio di
San Rocco.
Il programma della tre giorni longobarda di giugno celebra l’incontro e gli sponsali tra la regina Teodolinda e il
suo secondo marito Agilulfo, duca di Torino, fatti avvenuti
a Lomello nell’anno 590 d.C. è piuttosto intenso.Venerdì
19 giugno si terrà una conferenza sul tema “Larrivo dei
Longobardi, alba di un nuovo regno” tenuta da Cristiano
Brandolini.
Sabato 20 giugno alle 14 sarà inaugurato il museo longobardo itinerante. Dalle 14 alle 18 si potrà visitare il campo
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longobardo e il complesso monumentale di S. Maria maggiore e il battistero longobardo di San Giovanni ad Fontes.
Prima del tramonso si terrà la rievocazione storica dell’ncontro tra la regina Teodolinda e il duca di Torino Agilulfo, cui seguirà il grande banchetto con piatti rigorosamente
longobardi. Domenica 21 giugno fin dal mattino saranno
aperti il campo, il museo itinerante e il mercato. Alle ore 11
nella basilica di S. Maria Maggiore sarà celebrata una bella
messa in latino con canti antichi, con ingresso e uscita del
corteo di Teodolinda che riceverà alcuni doni dall’antico
popolo di Lomello. Si terrà anche un corteo con le autorità
cittadine e naturalmente saranno aperti stand e chioschi
per la degustazione di piatti longobardi.
Nel pomeriggio, si terranno sessioni di didattica per bambini al campo, torneo d’armi, cortili aperti con mostra mercato, animazione per le vie del centro storico. Alle 1730
sarà rievocata la celebrazione del matrimonio di Teodolinda e Agilulfo, con corteo storico, giostra e musica del
tempo.
Tra le particolarità di questo evento, il museo iterante che
propone una ricca esposizione di armi, di oggetti e di monili longobardi, riprodotti sulla base di reperti originali e
visibili in apposite teche. Il tutto è corredato da pannelli illustrativi con testi messi a punto dagli esperti ricostruttori,
facenti parte del gruppo L’ARC – Centro Ricerche Archeologiche Sperimentali.
La mostra, allestita presso la chiesa-oratorio di San Rocco,
sarà inaugurata dal sindaco Silvia Ruggia alle ore 14:00 di
sabato 20 giugno e resterà aperta per i visitatori per tutta
A destra: il complesso monumentale di Lomello, basilica e battistero.
Figuranti in costume durante la festa
longobarda. Qui a
fianco: la rievocazione di un assalto.
Sotto da sinistra:
arcieri, la bottega
di un artigiano.
Lenticchie servite
su focacce di pane,
dettaglio della
cotta di maglia in
ferro dell’elmo
la durata della Festa Longobarda.
Tra le maggiori attrazioni della festa longobarda, il grande
banchetto che si svolgerà alla presenza della coppia reale,
Agilulfo e Teodolinda, durante la quale saranno gli antichi
piatti altomedioevali, riproposti senza alcuna contaminazione moderna. Dunque non ci sono il risotto, piatto tipico
lomellino dal Rinascimento ad oggi, nè i pomodori nè il
cioccolato. Scorreranno però fiumi di vino speziato e di
birra artigianale.Il banchetto sarà caratterizzato da una caratteristica e unica animazione longobarda con cantastorie,
combattimenti di armati, giochi e dispute. E naturalmente
con sfiziose ricette medievali, tutte da provare...
Il menù del 2015 prevede:
Ante coena (antipasti)
- Naviculae casei (navicelle ai formaggi)
- Volutum lucanigae et mali (rotolo di salsiccia e mela)
- Perna et pira circuiti (involtini prosciutto e pera)
- Quadra cum suco carotae (crostone con paté di carote)
Mensa prima (primi piatti)
- Sorbitio nuptialis (zuppa nuziale)
- Hordeum odoribus horti (orzotto ai profumi dell’orto)
Mensa secunda (secondi piatti)
- Calathus cum offulis liquamitis (cestino di polpette)
- Venobulo supra stratura lenticulae (spiedino su letto di lenticchie)
Dulcis in fundo (dolci)
- Dulcitudo pirae et cinnami (mousse di pera alla cannella) Sphaerula Agi (Palla di Agilulfo)

- Basium Theudelindae (Bacio di Teodolinda)
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n.7 6/2015
Grand Tour
IL GRANDE CAMPO LONGOBARDO
Nelle giornate di sabato 20 e domenica 21 giugno sarà allestito
un campo di ricostruzione dell’epoca longobarda, organizzato in
8 tende storiche e con la partecipazione di 50 figuranti in abito
longobardo, sia figure femminili che maschili.
All’interno del campo saranno visibili importanti esposizioni di
arredi, tra cui le ricostruzioni del tavolino da gioco e del mobilio
della tomba 58 di Trossingen, alcune rastrelliere d’armi e diversi
tipologie di telaio; fondamentali saranno le attività di didattica, che riguarderanno i seguenti argomenti: armi e arte bellica,
medicina, alimentazione, filatura e tessitura, lavorazione della
ceramica, gioco del tavoliere, musica con strumenti del VI e VII
secolo, fusione del vetro mediante fornetto e del bronzo per mezzo di forgia a mantici; il pubblico presente potrà ammirare tiri
di francische e barbute, gare di tiro con l’arco, dimostrazioni di
combattimenti.
In particolare, nel pomeriggio di sabato 20 giugno sarà dedicato
al coinvolgimento dei ragazzi delle scuole primarie e secondarie
o partecipanti ai centri estivi della zona, con didattica appositamente dedicata loro.
Per partecipare alla tre giorni longobarda di Lomello:
Contatti telefonici Pro Loco Lomello: 327 1085241;
prenotazione banchetto: 346 0096073.
Mail: [email protected].
Blog: http://prolocolomello.blogspot.it/
Facebook: https://it-it.facebook.com/festalongobarda
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n.7 6/2015
Food & Co
S
e la prima domanda una volta varcati i cancelli dell’Expo è “dove si mangia”,
eccovi serviti. Oltre 150 ristoranti, bar, corner food & beverage, chioschi e postazioni street food. Expo Milano 2015 è il più grande ristorante del mondo dove è
possibile gustare la cucina italiana ma non solo. L’offerta presente è adatta a tutte
le età, tutte le tasche e tutti i gusti. Se non volete perder tempo al ristorante, ci sono
self service, bar, chioschi e street food: il cibo servito in tutte le sue declinazioni per
celebrare le eccellenze e la qualità a tavola di tutti Paesi.
Da Identità Golose ci sono Andrea Berton, Viviana
Varese (Alice), Claudio Sadler, Davide Oldani o Carlo
Cracco. Il prezzo delle cene d’autore da Identità Golose
è calmierato: quattro portate e i vini a 75 euro,
imperdibile. Tra i più interessanti dal 27 al 31 maggio
Tomaz Kavcic, punta di diamante della nuova cucina
slovena; dal 3 al 7 giugno Moreno Cedroni, re della
cucina di pesce a Senigallia (Ancona); dal 22 al 26
luglio l’Enoteca Pinchiorri di Firenze: Annie Féolde,
Italo Bassi e Riccardo Monco. Vladimir Mukin da Mosca (23-27 settembre, i prodigiosi Cerea da Brusaporto
(Bergamo) tra settembre e ottobre
Il divo degli chef tv, Carlo Cracco,
ci sarà dal 14 al 18 ottobre.
Tra gli ospiti di Eataly anche due superchef: Viviana
Varese, di Alice (che ha sede dentro Eataly Smeraldo) e
Niko Romito, dall’Aquila, con i sapori abruzzesi.
RISTORANTI
Sedersi a tavola per trascorrere una pausa pranzo in tranquillità e in compagnia
del buon cibo made in Italy. E’ possibile entrando nei due grandi locali di Eataly
(H15), orientati alla riscoperta della tradizione regionale italiana a partire dal concetto di biodiversità, o nel temporary restaurant Aromatica (H17), 140 coperti con
servizio al tavolo, che offre una raffinata proposta gastronomica sempre diversa
e variegata e postazioni per la ricarica in sicurezza dei propri mobile device. Una
valida alternativa è un tagliere nel ristorante Ferrarini (D18) tra salumi senza glutine e formaggio Parmigiano Reggiano accompagnati da un buon bicchiere di vino.
Ventisei tra i più grandi chef italiani e internazionali firmano, invece, i menu di
Identità Golose Expo (G12): ristorazione di qualità, stile contemporaneo e la tipica
ospitalità italiana . Nella. Collina Mediterranea Slow Food (H14) offre l’opportunità di degustare formaggi e vini.
SELF SERVICE
Per chi preferisce la formula self service Tracce (Aree A, G1, G2, H1) e ViaVai (Aree
B2, F2, G1, H2) sono la risposta: freschezza e genuinità dei prodotti, dagli snack
ai gelati, piatti della tradizione e aree caffè. L’offerta Cir Food, che include anche i
format Tracce e Chiccotosto (H9) per 20 locali tra bar, ristoranti e quick service, è
caratterizzata da un contesto fatto di materiali sostenibili e prodotti di prima scelta.
Per accontentare tutta la famiglia, dai più piccoli ai più grandi, Let’s toast! (Aree
F2, G1, H1, H2) Qui l’intramontabile pane in cassetta viene abbinato a ricette
gourmet rivisitando una formula fast food.
DEGUSTANDO EXPO
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Chef stellati, cibi da strada, snack
A Rho si mangia a tutte le ore,
a tutti i livelli di prezzo
e scegliendo fra gustose
specialità di tutto il mondo.
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n.7 6/2015
Food & Co
I più affollati? I ristoranti stellati e quelli etnici, di Paesi lontani
CHIOSCHI
Davide Oldani (J7), nel chiosco gestito in partnership con MyChef,
offre il suo risotto con spirali di zafferano omaggio dello chef stellato
all’Esposizione Universale meneghina. Il chiosco Dispensa Emilia (E10),
è una tigelleria con l’innovazione
di una ristorazione con servizio veloce, ricca di scelta e conveniente.
Al chiosco Juicebar (J8) è possibile
gustare un frullato o un centrifugato di frutta e verdura. La Piada & le
Bolle (J7) è una cucina-laboratorio
che offre l’alimento tradizionale
sammarinese e un calice di champagne, oltre a incontri e degustazioni
aperte a tutti. Pane, focaccia, pizza,
invece, nel chiosco Maria Marinoni
(E9): tutta l’offerta del forno da gustare comodamente seduti al tavolo
e happy hour dalle 17. Un chiosco
fisso è dedicato al gelato Grom (H7,
F16, I24)) .All’ombra di un gazebo si
tengono incontri con scrittori e corsi
di agricoltura e il laboratorio a vista
si trasforma in aula per le lezioni di
gelato.
STREET FOOD
PoPi-Gusto (F8) offre un menu sfizioso e un vasto assortimento di
bevande. Ape Pizza è la pizzeria
itineranteche offre la “pizza a portafoglio”. Zeppoline, montanare, scagliozzi di polenta, polpettine di melanzane e frittatine di spaghetti (ma
anche frutta fresca e secca)si gustano
da Ape Fritto & Frutta, la friggitoria
da strada che serve nei classici cuoppi da passeggio. Ancora street food
con Sharky, che offre Fish, Fried &
More e con Zini Gourmet, il pastificio che ogni giorno offre tanti primi
piatti a chilometro zero. Food Truck
Citroen HY The Rolling Star ospita
il ristorante stellato Unico Milano
specializzato in pulled pork, fish gaspacho, insalate vegetariane e vegane, smoothies, crepes salate e dolci Per chi ha esigenze particolari c’è
Gluten Free Fest, propone in due
postazioni un’offerta sana e saporita per il pubblico celiaco; a Toast &
Zuppe si presenta un menu ricco e
un vasto assortimento di bevande.
ETNICO
Non poteva mancare l
il tipico barbecue americano di BBQ Hooligans.
Né poteva mancare la
quinoa, la “madre di tutti
i semi”, versatile e senza
glutine, presente in diverse forme grazie a Los
Granos de mi Tierra. Chi
ama la cucina orientale
può assaporare il cibo di
strada da Zen Express e
rievocare le atmosfere di
Hong Kong, Shanghai,
Bangkok o Singapore:
ramen, noodles, sushi o
ravioli al vapore?
Clément Doyen dal Belgio, è il custode di una tradizione gastronomica che prevede crocchette di gamberetti grigi, spezzato di manzo alla
fiamminga, cozze alla birra.
Narise Kamber porta all’Expo la cucina del Bahrain. Altra scoperta sarà
la Corea, che nello snack bar e nel
ristorante propone menù alla carta
ma anche a tema, basati sulle virtù
degli ingredienti che portano salute
e benessere. Se si può spendere son
imperdibili i menù stellati del padiglione giapponese o i raffinati tagli
di carne del ristorante uruguaiano.
Al padiglione Indonesia bastano 10
euro per assaggiare quattro specialità locali in versione take away. Al
padiglione del Marocco , un tajine di
pollo costa altrettanto.
Il«menù del dia» della Colombia
propone empanadas de carne a 6
euro e arepa di carne con queso a 8
euro. In un baretto interno al padiglione colombiano si può degustare
una varietà infinita di caffè locali
a 1,50 euro. Una soluzione gradita
a parecchi sembra quella proposta
dall’ Olanda : polpette e patatine
fritte d’asporto, panini e hot dog a
7 euro. E pure pinte di birra da sorseggiare a bordo di una mini ruota
panoramica o centrifugati di frutta,
verdura e zenzero a 4,50 euro. Abbordabilissimo anche il menù della
Malesia : spiedini Satay con spezie a
6 euro, involtini Randang di agnello
con uova e patate a 10 euro. Gradita,
per gusto e per costo, anche la cucina dell’ Angola : gallette di patate e
salmone a 8 euro, così come un piatto di crema di carote con zenzero e
arancia.
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ARENA
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n.7 6/2015
Libri& Co
ISLAM A ROMA
Il saggio di Pietrangelo Buttafuoco e
la donna in bianco di Wilkie Collins
La copertina del.
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iù che la scimitarra, noi avevamo in mente la mezzaluna e le
forbici. Questa era la percezione
dell’Islam nell’immaginario degli
italiani. Le forbici sul fez del Turco napoletano, una delle più fortunate maschere di Totò, la simpatia
malandrina del Sarracino cantato
da Carosone, o l’alone fiabesco del
Saladino della pubblicità Perugina.
Da religione lontana, misteriosa,
l’Islam oggi è diventato un incubo,
il Califfato bussa alla porta di ciascuno di noi, insinuandosi nella nostra più privata quotidianità.
Della strage di “Charlie Hebdo” a
Parigi resta un fotogramma che ci
ha raggelati: un musulmano che
spara a un altro musulmano. Due
individui colti nel momento in cui
la guerra civile globale diventa –
ben oltre l’immagine – un fatto con-
clamato. Il primo uccide in nome di
Allah, il secondo muore invocandolo.
È una sanguinosa guerra civile
all’interno dell’Islam quella che,
nel solco delle primavere arabe, dei
flussi migratori e del dilagare del
terrorismo internazionale, incendia
la comunità musulmana.
Si chiama fitna ed è la discordia insanabile, una faida che non trova
tregua e che trascina nel proprio
gorgo tutti.
L’Isis cancella coi caterpillar l’antica
città di Hatra. Come a Mosul, così a
Nimrud. Di duemila anni di storia
resta la polvere e una minaccia: la
demolizione delle Piramidi in Egitto. Uno scempio messo in atto dai
terroristi che non risparmia neppure i luoghi santi della religione di
Maometto.
Che cosa ci aspetta in un’Europa
sempre più islamizzata, non lo sappiamo. Di certo l’Islam moderno
non è solo quello che si legge nel libro di Buttafuoco, che però ci invita
a una riflessione imprescindibile.
Ci sono tante facce e tanti giovani
che non condividono l’estremismo.
Ma bisogna andarle a scoprire con i
propri occhi in Marocco, a Ankara,
negli Emirati e persino nella temuta
Teheran.
Pietrangelo Buttafuoco scrive su “Il
Fatto” e “Il Foglio”. È ospite fisso
del programma di Giovanni Minoli
“Mix24” in onda su Radio24. È autore, tra i romanzi, di Le uova del drago
(Mondadori, 2005), L’ultima del diavolo (Mondadori, 2008), Il lupo e la
luna (Bompiani, 2011) e Il dolore pazzo dell’amore (Bompiani, 2013). Tra i
saggi, ha pubblicato Cabaret Voltaire
(Bompiani, 2008) e Buttanissima Sicilia (Bompiani, 2014).
DONNA IN BIANCO
Quale terribile segreto
nasconde la misteriosa
figura femminile che si
aggira per le buie strade
di Londra?È solo il primo di una serie di intrighi, apparizioni e sparizioni, delitti e scambi di
identità che compongono la trama de La donna
in bianco, tessuta con
magistrale sapienza da
Wilkie Collins, edito da
Fazi. Nel 1860 Charles
Dickens pubblicò il romanzo sulla sua rivista
All the Year Round. IL
pubblico seguì per un
intero anno le vicende
della sventurata Anne
Catherick e quelle degli
altri personaggi, descritti con impareggiabile
abilità psicologica, come
l’impavida Marian Halcombe, il coraggioso
Walter Hartright e l’affascinante conte Fosco. Il lettore moderno
non può che rimanere
piacevolmente intrappolato negli ingranaggi
di questa straordinaria
macchina narrativa, diventata un musical nella
trasposizione di Andrew
Lloyd Webber, che ha
segnato la tradizione
del mistery. L’autore fu
definito “padre del poliziesco moderno”.
ARENA
MEDIASTAR
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n.1
n.712/2014
6/2015
Wine & Co
iBRINDISI
Vino,
Padiglione
PREZIOSO
all’Expo
San Silvestro,
i superdry
Astoria,
Coldiretti: Per
vendite
dello spumante
salitedidel
43%
che
propone
anche
un
brut
‘zero
in Usa e del 55% in Uk, segue un + 46% in alcool’
Cina
L
e vendite dello spumante italiano all’estero fanno segnare un record storico spinte dal balzo del 43 per cento in Usa e del 55% in Gran
Bretagna, ma un aumento del fatturato rilevante si registra sui mercati emergenti come la Cina con +46 per cento e su quelli sofisticati
come la Francia con un +20 per cento.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati
Istat relativi al primo bimestre del 2015 dalla quale si evidenzia un
aumento medio del 12 per cento nel valore delle esportazioni di bollicine italiane che potrà essere ulteriormente incrementato con l’inaugurazione del Padiglione del vino ad Expo 2015.
All’estero non si è mai speso tanto per le bollicine italiane ma in termini di valore i principali mercati di sbocco nei due mesi di inizio
dell’anno sono stati gli Stati Uniti, anche per il tasso di cambio favorevole, e la Gran Bretagna che da soli coprono circa la metà del
fatturato estero mentre in posizione piu’ defilata la Germania dove le
vendite sono pressoché stabili (+3 per cento).
Nella classifica delle bollicine italiane preferite nel resto del mondo
ci sono nell’ordine il Prosecco, l’Asti il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese. Tra i prosecchi, si
distinguono le bollicine di Valdobbiadene e migliorano anche quelle
dell’Oltrepò Pavese. Nel 2014 – riferisce con orgoglio la Coldiretti –
con 320 milioni di bottiglie stappate all’estero fuori dai confini nazionali si è bevuto piu’ spumante italiano che champagne francese le cui
esportazioni si sono fermate a 307 milioni di bottiglie, con un debole
aumento dello 0,7 per cento.
Con il successo internazionale sono aumentate sui mercati esteri le imitazioni che colpiscono soprattutto il Prosecco. Non viene molto da sorridere
vedendo i numeri che mancinano le bottiglie Kressecco e di Meer-Secco
prodotte in Germania ma anche quelle con la parola Prosecco scritta in cirillico prodotto in Crimea. I produttori evidenziano la necessità di intensificare
le attività di contrasto ma anche le negoziazioni internaizonali per la tutela
delle denominazioni.Lo strepitoso risultato dello spumante italiano all’estero per ora – afferma la Coldiretti – sostiene l’intero comparto del vino che si
è classificato come la principale voce dell’export agroalimentare nazionale
con oltre la metà delle bottiglie prodotte in Italia che sono consumate all’estero dove si è realizzato un fatturato record di oltre 5,1 miliardi nel 2014.
A preoccupare quest’anno – conclude la Coldiretti – è il posisbile crollo
della produzione nazionale a causa del maltempo, che ha tagliato del 15 per
cento i raccolti con la vendemmia 2014. Questa annata si classifica dunque
come la piu’ scarsa mai ricordata, dal 1950 ad oggi. Potrà contare solo su 41
milioni di ettolitri.
Filippo Bortolan
TUTTE LE FOTO DA CAMBIARE
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PSYCOBIENNALE
A spasso fra le opere
dell’edizione 2015, curata da
Okwui Enwezor che ha riscosso
più polemiche che consensi
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Tutte le immagini di questo servizio
sono state realizzate daAlessandro
Chiara
Un titolo roboande ma del futuro, dei futuri di tutto il mondo, neanche l’ombra
L
a 56° Mostra Internazionale
Biennale d’Arte che ha aperto i battenti un mese fa a Venezia, curata
di Okwui Enwezor, ha sollevato un
mucchio di polemiche.
E la cosa va benissimo, perché più si
alimenta la polemica, più il pubblico si infoltisce anche di quegli eserciti di curiosi che altrimenti in un
evento del genere non metterebbero
piede: gente che capisce un ventesimo di quel che vede, ma paga il suo
rispettabile biglietto.
Noi di Arena Media Star siamo felici che aumentino i visitatori di
questo fiore all’occhiello della cultura italiana. Ma per i nostri lettori
che volessero sentire anche il nostro
parere, leggere sulle nostre pagine
quali opere non perdersi e quali
emozioni visive riserverà loro questa Biennale tra Arsenale e Giardini,
diciamo subito: il nuovo taglio whasp dato dal curatore di quest’anno
ci pare – come hanno già scritto vari
autorevoli osservatori, più autorevoli di noi – molto autoreferenziale
per il curatore, che pare più attento
alle pr che all’allestimento e pare
molto antipopolare, nonostante le
molte pretese e le molte premesse.
Gli artisti di provenienza anglosas-
sone sono in larghissima maggioranza. Come dire, occhio al mercato, che sta da un’altra parte. Del
futuro, dei futuri di tutto il mondo,
nonostante il titolo roboante, egli si
guarda bene dall’indagare.
Le sue scelte denunciano la sua appartenenza a quella categoria di curatori che paiono non seguire l’arte,
forse non la amano davvero, non li
si vedono mai visitare gli studi, non
si fanno alcuna idea di dove l’arte
contemporanea stia andando. In
più Enwezor non pare avere la preoccupazione che attanaglia gli altri:
di sbagliare se espongono troppa
carne al fuoco. Espone tante opere
quante ne possono contenere i padiglioni che scoppiano, ci sono opere
pure nei corridoi piccoli e i passaggi, sono rimasti illesi bagni, guardaroba, biglietterie e i muri dei bar.
Tre Biennali fa la Curiger aveva
esordito con dei magnifici Tintoretto sul tema della luce: ma avremmo
dato un premio a chi avesse trovato
qualche preciso riscontro tra questo gigante e le innumerevoli opere esposte. A scuola direbbero: era
brava ma non si applicava.
L’ultima edizione ci ha offerto in
esposizione una serie di musei
privati, senza dubbio coerenti e affascinanti, ma totalmente lontani
dall’attuale scena dell’arte. A scuola
direbbero: elaborato fuori tema.
Enwezor però ha fatto rimpiangere
tutti e due i suoi predecessori, ha
semplicemente esagerato su ogni
fronte e d è andato addirittura a ripescare Carl Marx, di cui propina
una noiosa ed estenuante lettura
integrale del Capitale. Ok, Marx
negli ultimi tempi è stato piuttosto
trascurato, ma per rimediare sarebbero certamente più adatti convegni, simposi, pubblicazioni: il suo
impatto sulle arti visive è nullo, e
infatti a la sussiegosa proposta del
curatore si dissolve appena si passa
nel Padiglione a fianco.
Quando il presente è nel caos, “il
linguaggio diviene gutturale e si
trasforma in pietra“, scrive il curatore Okwui Enwezor nel catalogo della Biennale di Venezia 2015.
“L’esposizione“, prosegue, “si inserisce nel rumoroso, polveroso e
flemmatico oggi” e pertanto pullula
di opere che si riferiscono a rovine,
incertezze e confusione, soprattutto
all’Arsenale.
L’esposizione non è allestita in base
a proporzioni auree perché è la realtà stessa a non essere ordinata né
ordinabile. Ma qui…come dire? Si
manca al dovere elementare di tentare almeno di fare ordine, di collocare gli artisti prescelti secondo
filoni o tendenze. Per esempio, nel
padiglione centrale si da immotivatamente spazio a Hans Haacke, un
artista semplicemente inespressivo.
Invece, lì a pochi passi in uno spazio ridotto c’è Marlene Dumas, con i
suoi teschi. Che ‘perlomeno fa qualcosa di pittorico’ si potrebbe dire,
parafrasando Nanni Moretti.
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n.7 6/2015
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Una mostra caotica, dove mancano le didascalie
C’è talmente tanto caos che mancano pure le didascalie, mancano quelle poche indicazioni che piacciono tanto al grande
pubblico, ai non addetti ai lavori, considerate invece inutili
da quei pochissimi che all’inaugurazione ai primi di maggio
annuivano perché conoscevano tutto e tutti gli artisti… beati
loro. Mancano introduzioni, spiegazioni, paline. Tutti, compresi quelli che dicevano sottovoce che qualcuna delle opere
d’arte esposte a Venezia le hanno comprate per sè e per la
loro azienda, qualche giorno fa scrutavano disperati le targhette e poi si affannavano in giro con l’iPhone o il Samsung
o il Nokia Lumia a cercare affannosamente qualcosa a video
su questo o quell’autore, con dipinta in faccia un’aria che più
delusa non si può.
Rendere più difficile al pubblico la lettura di un evento tanto
atteso e tanto visitato come la Biennale, perché mai? Perché
rende ancora più ostica la comunicazione dello spettatore
con le opere di artisti poco noti e con le brutte prove di grandi
artisti o le opere trascurabili di giovani e trascurabili artisti?
Che sensazione trovarsi ad ogni passo tutte quelle campane
deposte, staccate, che a noi ricordano sinistramente quelle viste in televisione o dal vivo in occasione dei grandi terremoti
che devastano periodicamente il nostro Paese. Ma forse il curatore questo aspetto non lo ha considerato. O forse sì, sapendo che sarebbero arrivate in mostra opere come il video
di Steve McQueen Ashes o la videoinstallazione di Theaster
Gates, Gone are the days of shelter and martyr. A proposito di
campane, le più stupefacenti sono The Bell di Hiwa K, fusa
con metallo di armi, e quelle che Christian Boltansky dissemina su un campo per anime trapassate e che, non a caso, si
intitola Animitas. L’assenza di didascalie ragionate che aiutino il visitatore, dicono imbarazzate alcune guide, è una cosa
normale, perchè la realtà mica ci offre sempre gli strumenti
per decrittarla, no?
Forse è opportuno usare altri sistemi di comprensione, magari mutuati da altre culture più a loro agio con la mescolanza disordinata e le percezioni di tutti i cinque sensi. Questo
sembra suggerire il curatore quando seleziona tanti lavori di
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artisti sconosciuti ai più: abbiamo fatto un sondaggio in loco su
Gonçalo Mabunda a Barthélémy Toguo. Vuoto pneumatico.
A quelli che vogliono sapere a questo punto quale è l’opera forse
più forte di questa Biennale, diamo due nomi.
Lasciamo stare la vincitrice del primo premio Adrian Piper, con
un lavoro che più incolore non si può. Adrian Piper espone foto
cancellate con la scritta “Everything will be taken away“,con un
gesto ci ricorda il nostro passaggio effimero e fugace sulla terra, la
Storia spazza tutto via.
Ecco il vero primo classificato secondo noi: Meriç Algün Ringborg,
che propone un interno borghese composto fino alla glaciazione
della morte, una annunciazione funeraria che precede una specie
di morgue dedicata a Baselitz, viene in mente una fossa comune
dell’umanità. Ma ora passiamo al secondo: Christoph Büchel. E’
certo che si ricorderà per molto tempo l’ ultimatum al Padiglione
islandese e all’artista svizzero ad appena una settimana dall’inaugurazione. In un Paese come l’Italia in cui la popolazione musulmana supera ormai il milione e sono solo otto le moschee ufficiali
dislocate sul territorio nazionale, cosa ci si poteva aspettare in reazione ad un artista che decide di convertire temporaneamente una
chiesa cattolica in una moschea con tutti i crismi?
Quando l’artista ha aperto la moschea di Santa Maria della Misericordia a Cannaregio, altro che fulmine a ciel sereno, è semplicemente scoppiata una bomba. L’artista è riuscito nell’intento
di riaccendere la discussione attorno all’assenza ingiustificata di
luoghi di culto islamici a Venezia, e in generale in tutta Italia. Già
l’anno scorso, un altro artista, Nicoló Degiorgis, aveva affrontato il tema nel libro fotografico Hidden Islam, svelando il mondo
nascosto degli immigrati islamici in Italia, costretti a luoghi di
preghiera informali, al limite della legalità, arrangiati tra garage e
vecchi capannoni industriali.
Ai Giardini si torna più volte sul tema della morte. Ma non stupisce Murillo, arriva con bandiere nere che non dicono nulla di
nuovo alla Biennale e che inquietano i visitatori abituati a leggere
articoli di cronaca di guerra, più che recensioni d’arte.
Niente di nuovo neanche nella sala successiva dove Fabio Mauri
propone in dodecafonia la parola FINE / THE END. Ma il tema
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Il Padiglione Armeno ha vinto il Leone d’Oro 2015
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Il Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale è stato assegnato alla Repubblica dell’Armenia per aver creato un padiglione
basato su un popolo in diaspora, dove ogni artista si confronta non solo con la sua località specifica, ma anche con il suo retaggio culturale. Il padiglione prende la forma di un palinsesto, con elementi contemporanei inseriti in un sito del patrimonio storico. Nell’anno che
segna un’importante pietra miliare per il popolo armeno, questo padiglione rappresenta
la tenacia della confluenza e degli scambi transculturali.
La mostra Armenity, allestita nella suggestiva cornice del Monastero Mekhitarista dell’Isola di San Lazzaro degli Armeni, e curata da
Adelina von Furstenberg rafforza la nozione di dislocamento e di territorio, di giustizia e di riconciliazione, di ethos e di resilienza cosi,
indipendentemente dal loro luogo di nascita, ciascuno degli artisti parte di questo progetto porta con sé la memoria, l’identità e la verità
delle sue origini. Un’adunata “transnazionale” sotto l’insegna di un’identità frammentata e dispersa, ricostruita e rinnovata con il talento
di questi artisti, nipoti di coloro che sono sfuggiti al Genocidio Armeno nel 1915, il primo del XX secolo. Il loro radicato interesse nei
confronti dell’identità e della memoria si sovrappone sapientemente alle nozioni di territorio, confine e geografia.
Che siano nati a Beirut, Lione, Los Angeles o al Cairo e ovunque essi vivano, questi cittadini globali mettono costantemente
in discussione e reinventano la loro armenità.
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Alcune opere sembrano vignette satiriche francesi in 3D
della mostra non era il futuro, anzi i futuri declinati a livello globale? Insomma, in questa mostra si distinguono
opere mortuarie e artisti vicini alla morte, ultrasessantenni. E tutti i futuri del mondo che si sono sollecitati agli
artisti sembrano tutti futuri sono finiti da un pezzo, la parola “fine” l’ha scritta un artista morto di vecchiaia sei anni
fa. Tra quelli che non mostrano teschi, cadaveri, sangue,
cadaveri, impiccati, ecc. rientra anche il ‘crocefisso fulminato’ di Juan Carlos Distefano nel padiglione argentino.
Girando per i padiglioni ci si domanda, a parte quella
ventina di pezzi degni di nota, cosa ci stanno a fare tutte
quelle centinaia di opere incolori appese occupando ogni
spazio possibile.
O altre di cui non si capisce la valenza artistica, ma solo
quella polemica, ad esempio “Edicula Mundo” di Francesc Ruiz o “Senza titolo” dell’austriaco Heimo Zobernig.
Ma anche l’inquietante ‘doctor Lecter’ assorto in lettura di
Jannis Kounellis nel Padiglione Italiano.
Forse fanno parte di un rito collettivo, per masse che non
capiscono cosa sta succedendo sull’altare, le regole le sanno i pochi sacerdoti vestiti d’oro e i reali seduti sui troni
naturalmente.
Vale per l’opera “Portrait of Sakip Sabanci” al Padiglione turco. E anche per il lavoro di Claudio Parmeggiani,
nel Padiglione Italiano, che agli spettatori di casa nostra fa
venire in mente l’inchino del comandante Schettino della
Costa Concordia e susciata nessuna voglia di metterselo
in una casa privata (commenti raccolti sul posto), ma potrebbero pensarci seriamente quelli dell’Isola del Giglio.
A questo punto ci si domanda come mai ci siano ancora in
giro gli stessi nomi delle ultime stagioni come Fabio Mauri
per esempio.
Un gallerista inglese navigatissimo mi sussurra la risposta
in un orecchio: è la strategia dell’usato sicuro, mia cara.
Ma siamo sicuri che si prendano grandi applausi tornando
ad a invitare chi ha già avuto un intero padiglione in passato? Oppure si lascia solo intendere che si vuole riempire
senza rischio?
Io dico che lo hanno capito tutti qual è la risposta: dunque
ecco, alle Corderie ci ripropinano Bruce Nauman con una
serie di barbosi neon pirotecnici, poi tocca ai documentari
di Steven McQueen, allo svizzero Hirschhorn. Sbadigli.
Niente da dire invece sulla riproposta di nomi come Boltanski, che dopo aver esposto stracci di vittime di qualche
olocausto, è tornato con uno spettacolo di campanelli. O
come Chris Ofili, maestra del decorativo.
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Bellissime le ‘proposte choc’, meno le opere “usato sicuro”
Tra le altre note positive, Now di Chantal
Akerman, un’installazione video su numerosi schermi al centro di una stanza.
Immagini del deserto riprese da una
macchina in movimento con contorno
assordanti detonazioni e spari, come se
fossimo nei territori conquistati in Libia.
Mi si è stretto il cuore. Ho osservato un
momento di solenzio, ho pensato a tutti
i civili recentemente caduti sotto la scimitarra. Sarà per questo che di fianco
sorgono le sculture composte da strumenti musicali, mute e impotenti di Terry Adkins?
Tra le proposte scioccanti, l’opera “High
visible Burqa” dell’artista Marco Biagini,
che ha vestito dalla testa ai piedi una ragazza, con un burqa giallo evidenziatore
con strisce catarifrangenti grigie, come i
gilè che si devono indossare in autostrada quando si fora una gomma per essere
ben visibili a tutti.
Bello anche “Iceberg a Venezia” dell’italo-albanese Helidon Xhixha, in acqua
davanti a Piazza San Marco, ma sotto la
bandiera della Siria.
Antonio Manuel, nel padiglione del Brasile, ha creato muri con grandi fori che
i fruitori dell’opera Occupation/Discoveries si divertono ad attraversare ma non
si sa quanto riescano a capire.
Poi, proseguendo il percorso, si riprende
con le opere sonore: dalla Exquisite Cacophony di Sonia Boyce a Gone Are the Days
of Shelter and Martyr di Theaster Gates.
Carsten Höller propone Fara Fara, una
videoinstallazione in cui racconta di due
cantanti rivali di Kinshasa, dove è viva
una tradizione musicale che ha un seguito enorme.
Christian Boltanski risponde con il tintinnare delle campanelle della videoinstallazione Animitas, un desolato monumento che risuona nelle praterie cilene.
Servono le orecchie per godere anche
dell’opera di Charles Gaines. Più pazien-
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za che concentrazione è necessaria per
assistere al programma di letture e
performance nell’Arena allestita nella
“struttura sepolcrale” del Padiglione
centrale, nel “gran bazar” della “terra
incognita” dei Giardini.
Si parla di tromba, ma la tromba non
si sente a proposito dell’ingombrante installazione di Katharina Grosse,
“Untitlet Trumpet”.
Se poi volete fidarvi non di noi, ma
di un vero esperto, ecco le sagge scelte di Renato Barilli: egli consiglia di
non farsi sfuggire, nella zona ‘ usato
sicuro’ , il cannone di Pascali, che però
spara a vuoto, del tutto decontestualizzato, e le brave, Rosa Barba e Monica Bonvicini, due artista che si vedono
spesso in Laguna ma se lo meritano.
Un altro che alla tavola veneziana c’è
sempre è lo stucchevole Tiravanja, che
però stavolta delude un po’, annoia
anche i visitatori più tenaci, offrendo
una serie di foto, ricopiate a mano non
si sa perchè.
Un’altra vecchia gloria che si rivede da
queste parti è il belga Broodthaers, che
in altri consessi sarebbe stato mandato benevolmente a casa o avviato alla
rottamazione.
Barilli è tremendo con il direttore di
turno, che ha ammesso Abdessemed
con le sue panoplie di strumenti taglienti e tanti asiatici, cinesi, coreani,
sudamericani, che in genere hanno il
tocco leggero, la fantasia aguzza, sono
interessanti e creativi. Ma qui sono
stati utilizzati per degli intermezzi,
delle inserzioni dal Terzo Mondo, in
modo che non possano disturbare i
manovratori, gli artisti dell’usato sicuro o i top anglosassoni (con qualche
eccezione tedesca) che tengono i fili e
gli equilibri del mondo dell’arte mondiale. Insomma: noi abbiamo detto la
nostra, ora tocca a voi.
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Marco Lodola tra i grandi artisti alla Fondazione Mazzoleni
Sabato 2 maggio 2015 è stata inaugurata da Vittorio Sgarbi la prima edizione di “Sculture nel parco”, una mostra internazionale con 23 opere magnifiche selezionate accuratamente da Mario Mazzoleni, presidente della omonima Fondazione. In concomitanza oè stato aperto il nuovo spazio espositivo della Fondazione Mazzoleni all’interno
del lussuoso JW Marriot Resort & Spa di Venezia sull’isola di Sacca Sessola (isola delle
Rose) dove trovano spazio le opere di grandi artisti come Warhol e Dalì, affiancati dalle
creazioni degli artisti contemporanei selezionati dalla Fondazione. La mostra, in concomitanza con la Biennale d’arte di Venezia, giunta alla sua 56° edizione, resterà aperta e
visibile al pubblico tutti i giorni fino al 19 Ottobre 2015.
Tra i 25 artisti selezionati per il progetto “ Sculture nel Parco”, Simona Ragazzi, Raffaele
Sammarco, Grazia Simeone. Tra i 60 artisti contemporanei presenti nella nuova Galleria della Fondazione: Ali Hassun, Paul Kostaby, Massimo Lomi, Ciro Palumbo, Simona
Ragazzi, Francesco Verdi. Tra gli artisti internazionale presenti con le loro opere sia alla
mostra inaugurale sia tra quelli che inaugureranno la nuova Galleria della Fondazione,
abbiamo scelto Marco Lodola, che è presente in questi giorni anche a Expo 2015 nella
mostra “Il Tesoro d’Italia” nel padiglione Eataly. Per l’occasione, abbiamo deciso di riproporre la recensione che gli dedicò Vittorio Sgarbi nel 2004 sulla rivista Controluce.
“Se dovessi indicare la prima cosa positiva pensando a Marco Lodola, direi che non si tratta di
un artista “nuovo”, o almeno totalmente nuovo. Non ritengo affatto che il nuovo sia un valore
positivo in arte. Lo è sicuramente per il mercato, il vero, grande dominatore dell’arte contemporanea, secondo una legge del marketing moderno che è valida per i dipinti come per le automobili:
bisogna offrire prodotti sempre rinnovati per stimolare le vendite, promuoverli come tali, creare
bisogni indotti negli acquirenti. Quando i mercati e i loro fedeli alleati (i critici, i collezionisti)
hanno scoperto, intorno alla metà del secolo scorso, che l’Avanguardia si accorda perfettamente al
principio della merce nuova, l’arte è diventata moda.
Una metamorfosi che ha quasi capovolto il senso stesso dell’arte così come era stato inteso fino
all’Ottocento, quando si creava non per fare qualcosa di nuovo, ma di eterno. Assurdamente, il
culto del nuovo artistico ha finito per trasformare il passato quasi in un nemico da combattere;
solo di recente, quando ci si è accorti che anche il passato poteva essere a vantaggio di un nuovo
sempre più richiesto, è tornato a essere preso in considerazione. Ci ritroviamo cosi a guardare
tanta arte contemporanea degli anni precedenti.
Con Lodola certi pericoli dovrebbero essere scongiurati, proprio per il suo essere “non nuovo”.
Dietro le sue sagome di plexiglas, dietro le sue luci al neon, dietro le sue campiture cromatiche,
c’è una precisa storia dell’arte che è stata conosciuta, meditata criticamente, rielaborata: il Futurismo, il colorismo ritmico della Delaunay, la Pop Art, per dire solo di ciò che sembrerebbe più
evidente. Un certo modo di ridurre la figura a sagoma, contorno, minimo denominatore grafico,
era stato tipico del modo con cui la Pop Art ha sviluppato gli spunti provenienti dalla figurazione
pubblicitaria (si pensi, più ancora che a Warhol e a Lichtenstein, ad Allen Jones. Tom Wesselmann, James Rosenquist). Il neon aveva avuto in ambiti per la verità distanti da Lodola, il minimalismo di Dan Flavin e il concettualismo di Mario Merz, il suo impiego artistico più rilevante.
Ma in fondo, a ben vedere, anche Lodola possiede una sua cifra non certo concettuale, ma almeno
minimalista, un minimalismo della figura che è comunque esente dagli intellettualismi o dagli
slanci mistici di Flavin e compagni.
In quanto al colore, alla sua organizzazione in stesure distinte, planari e uniformi, vivacissime,
il riferimento immediato è al Futurismo non tanto dei maestri fondatori, quanto di chi con il
linguaggio dei maestri è diventato il grande compositore nei mobili, nei tessuti, in tutto ciò che
poteva essere decorazione: Fortunato Depero; un aggancio, quello con Depero, capace di associare
Lodola a un altro artista contemporaneo che ha avvertito analoghi stimoli, Ugo Nespolo, anche se,
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Le opere luminose di Marco Lodola sono esposte
in musei e spazi all’aperto in varie città mondiali,
proprio come aveva predetto Sgarbi un decennio fa.
Sono state sul palco dell’Ariston durante la performance di Gianluca Grignani e sul palco di X Factor
2014. A destra: i nuovi occhiali con il suo caratteristico dècor, indossati da Marco Lodola.
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E’ presente anche nella mostra di Sgarbi a Expo 2015
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n.7 6/2015
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in seguito, con un percorso formale piuttosto diverso dal suo. Lodola “non nuovo”, quindi, perché saggio rispetto al passato,
sul solco di esperienze storiche che, seppure ancora attuali, sono già patrimonio acquisito, tradizione. Ma va anche ammesso
che il suo modo di essere “non nuovo” possiede un’originalità indubbia, al punto da non poterlo definire né un neo-futurista,
come avrebbe voluto da giovane, né un “post-pop”, né con qualunque altra definizione che lo identifichi come un continuatore
di qualcosa che era stata inventata prima di lui. Lodola è soprattutto Lodola, prima di ogni altra considerazione.Cosi è stato
sentito, cosi è stato subito apprezzato, così il suo essere “non nuovo” è finito per diventare una novità rispetto al nuovo non
vero, il nuovo per il nuovo che piace tanto ai mercati, a certi critici e a loro soltanto. Non a caso gli esordi di Lodola sono
avvenuti sulla scia di esperienze come i “Nuovi Nuovi” di Renato Barilli, che cosi nuovi in fondo non erano. Come in molta
dell’arte dei “Nuovi Nuovi”, Lodola ha recuperato il piacere di un’arte che non stabilisce più differenze con l’applicazione
(la maggior parte delle sue opere sono potenziali oggetti d’arredamento), perché l’arte - come pensavano Depero, Delaunay,
Léger - serve a decorare e reinventare il mondo dell’uomo, a entrare concretamente nel suo quotidiano.
Lodola ha recuperato, o forse trovato per proprio conto il piacere di un citazionismo quasi involontario, non ostentato, senza
nessun interesse ad apparire colto e superbo, in questo così diverso dal post-moderno alla Mendini al quale pure potrebbe
assomigliare. Lodola pensa solo a far vedere, a illustrare, è quello il suo compito, sia che collabori con gli scrittori o con le
grandi industrie, con i musicisti pop o con i pubblicitari. E quello che ci fa vedere più di frequente sono i miti dell’inconscio
collettivo nell’era mass-mediatica, la musica, il cinema, senza idealizzarli, ma anzi trattandoli in modo divertito e divertente,
basta che il tutto si dia sempre come un gioco.
Alla fine quello che conta è il piacere dell’effetto, l’immediatezza della comunicazione, il gusto di un’immagine, di uno stile, di
un oggetto, subito riconoscibili nelle loro componenti fondamentali, come una sigla, un’icona, un “logo”, senza altre inutili
complicazioni. Sigle, icone, loghi che giungono ad abitare nell’inconscio e a convivere con quegli stessi miti dai quali provenivano, confondendosi con essi in un continuo meccanismo di specchi riflettenti. Galleggiare, stare in superficie senza essere
superficiali, ecco il grande azzardo dell’arte di Lodola; perché il piacere è qualcosa di rapido e di evanescente, esiste solo se non
si va a scavare nelle nostre complicazioni, nelle nostre intricate psicologie, nelle nostre eterne insoddisfazioni.
È questa anche la “popolarità” di Lodola, vocazione anti-intellettualistica a rivolgersi allo stesso pubblico a cui si rivolge il
cinema, la televisione, la pubblicità, la musica delle rockstar, ad adeguare i tempi e i modi dell’arte a quelli della vita contemporanea. Le opere di Lodola si potrebbero vedere muovendosi in un’automobile lungo un tratto urbano, fuori dai finestrini,
oppure lungo il percorso di una metropolitana: c’è da stare certi che qualcosa di loro rimarrebbe certamente nei nostri occhi e
nella nostra mente. Di quanti altri artisti si potrebbe dire altrettanto?
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Junior Zone
TUTTI AL CAMP
Per la pagella, fate basta coi soliti
regali: meglio un viaggio-studio
A destra, le vele della scuola Horca Miseria. A fianco e in alto il college Ardmore e il campo da calcio e rugby
A
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gli adolescenti per la Cresima
o la fine della scuola di solito regalano orologi di plastica, buoni per
acquisti online, macchine fotografiche digitali. Invece che sugli oggetti, bisogna indirizzare i vari benefattori (amici, parenti, ecc.) sui corsi e
sui camp: di inglese, di informatica,
di danza, di pittura, di archeologia,
di qualsiasi disciplina sportiva, ce ne
sono dal calcio al basket, dal tennis alla
scherma.
Io quest’anno ho indirizzato i miei benefattori su due progetti molto interessanti, un camp d’inglese e uno di vela.
Quello di inglese io vado a farlo proprio
in queste settimane in Inghilterra, vicino al Castello di Windsor, a Ardmore.
In questa summer school, imparare e
divertirsi sono concetti inseparabili. Ci
sono tre ore di grammatica al mattino,
ma al pomeriggio si praticano vari sport
di gruppo dal calcio al rugby, oppure si
fa il giornalino del college. Nel week
end si visitano Londra e i castelli più
vicini. Arrivano ragazzi da tutto il mondo, dunque si parla inglese dalla mattina
alla sera. Ragazzi e ragazze dormono in
padiglioni separati, ma si trovano fino a
tarda sera in uno spazio comune dove
non ci sono i pc, si fa conversazione.
Dopo questa bella esperienza, spero di
poter fare un corso di vela per principianti. Tra le varie proposte che ho incontrato su internet, mi ha colpito molto
l’offerte di Horca Miseria, una scuola
di vela che tiene i corsi per ragazzi tra
i 10 e i 14 anni a Base Due, un piccolo
borgo marinaro situato in Costa Smeralda. Si pratica una vita molto spartana, da lupi di mare. Base due è composta da quattro case mobili indipendenti
con servizi, cucina, soggiorno, camere
e una serie di tende-casetta attrezzate
che si affacciano su un gazebo gigante,
sotto la cui ombra si mangia, si parla e
si sta insieme. C’è un camino per le grigliate intorno alle quali si tengono per
serate indimenticabili e funge da “faro”
per tutto il gruppo degli studenti.. La
scuola di Horca Miseria istruisce all’autonomia e ordine,, a gestire la libertà e a
godersi il massimo divertimento: stare
bene con tutti. I corsi si suddividono in
quattro attività distinte, in modo da poter accontentare tutti, dai meno esperti
ai più bravi. I ragazzi trovano tante barche e tanti istruttori pronti a soddisfare
tutte le esigenze e a incrementare tutti
i livelli di preparazione: dal principiante assoluto al derivista d’acciaio, dallo
skipper d’altura all’ozioso da crociera,
dal timido grinder alle prime armi al
più scatenato dei prodieri al trapezio.
I principianti assoluti imparano in una
settimana acondurre una piccola barca
a vela in piena sicurezza ed autonomia.
Galeazzo Melzi d’Eril
IL TELEFONO? E’ UN
TELECOMANDO Non
tutti sanno che si può
usare il telefono cellulare come telecomendo.
Sono varie le vie per poter comandare la TV con
lo smartphone, una di
queste è disporre di una
televisione con Wi-Fi, il
che però potrebbe essere
scomodo per via dell’eccessivo consumo della
batteria.
La via più semplice, che
viene adottata da molti
produttori come LG, è
quella di implementare
gli infrarossi che si trovano nei telecomandi
comuni all’interno degli
Smartphone. in modo
che possano dialogare
con tutti i telefoni android che dispongono di
infrarossi. Con meno di
10€ è possibile acquistare un adattatore IR
compatto, di piccole dimensioni e portatile per
poter comandare tv, aria
condizionata, set-top box
/ satellite, ventilatore,
reflex, proiettore, IPTV,
DVD / VCD / AV e molto
altro anche se non dispongano di wi-fi.
GMDE
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n.7 6/2015
Eco Green
iRISORSA SOLE
N
egli ultimi dieci anni le fonti rinnovabili hanno contribuito
a cambiare il sistema energetico italiano. Oggi gli impianti sono
presenti in tutti gli 8.047 Comuni italiani, con una progressione
costante: erano 6.993 nel 2009, 3.190 nel 2007, 356 nel 2005 e con
risultati sempre più importanti di copertura dei fabbisogni elettrici
e termici locali. Complessivamente in Italia nel 2014 le rinnovabili
hanno contribuito a soddisfare il 38,2% dei consumi elettrici complessivi (nel 2005 si era al 15,4) e il 16% dei consumi energetici finali (quando nel 2005 eravamo al 5,3%). Oggi l’Italia è il primo Paese
al mondo per incidenza del solare rispetto ai consumi elettrici (ad
Aprile 2015 oltre l’11%!). A impressionare sono da un lato i numeri
della produzione da fonti rinnovabili passata in tre anni da 84,8
a 118 TWh, e dall’altro quelli di distribuzione degli impianti da
fonti rinnovabili: circa 800mila, tra elettrici e termici, distribuiti nel
territorio e nelle città, sempre più spesso integrati con smart grid e
sistemi di accumulo o in autoproduzione, che oggi sono la frontiera dell’innovazione energetica nel mondo. Attraverso il contributo
di questi impianti, e il calo dei consumi energetici, l’Italia ha ridotto le importazioni dall’estero di fonti fossili, la produzione dagli
impianti più inquinanti e dannosi per il Clima (nel termoelettrico
-34,2% dal 2005) e si è ridotto anche il costo dell’energia elettrica.
Ad analizzare la mappatura delle rinnovabili in Italia e la loro crescita costante sul territorio è il rapporto Comuni Rinnovabili 2015
di Legambiente, giunto alla sua decima edizione, realizzato con il
contributo del Gruppo Asja e in collaborazione con il GSE.“Questi
risultati dimostrano quanto oggi uno scenario energetico incentrato su fonti rinnovabili e efficienza energetica sia già realtà e nell’interesse di un Paese come l’Italia. - ha commentato Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente. Ora occorre aprire una seconda
fase di questa rivoluzione energetica dal basso che possa cogliere
tutte le opportunità legate alla riduzione dei costi delle tecnologie.
Se infatti nel corso del 2014 sono aumentate le installazioni per tutte le fonti, i ritmi di crescita sono purtroppo molto inferiori rispetto
al passato: per il fotovoltaico negli ultimi due anni sono stati installati 1.864MW contro i 13.194 del biennio 2011-2012, nell’eolico
sono stati installati 170MW nel 2014 contro una media di 770 degli
anni passati, stessi dati per il mini idroelettrico e le altre fonti. Le
ragioni di questa situazione sono due, la prima riguarda l’assenza
di procedure chiare per l’approvazione dei progetti che blocca gli
impianti eolici (per quelli offshore ancora nessun impianto è stato
realizzato a fronte di 15 progetti presentati), solari termodinamici, da biomasse, mini idroelettrici, geotermici. La seconda ragione
Rapporto Legambiente: l’Italia è il primo
Paese al mondo per incidenza del solare
rispetto ai consumi elettrici complessivi
sta nella totale incertezza in cui il settore si trova a seguito di
interventi normativi che in questi anni hanno introdotto tagli
agli incentivi, barriere e tasse senza al contempo dare alcuna
prospettiva chiara per il futuro.
“Gli operatori nazionali ed esteri - commenta Agostino Re Rebaudengo, presidente di assoRinnovabili e di Asja Ambiente
Italia - chiedono, per continuare a investire nel nostro Paese,
regole chiare, certe, stabili nel tempo e che, soprattutto, siano
coerenti con un preciso disegno di politica energetica di lungo
periodo. All’incertezza si aggiungono, inoltre, gravi e numerosi
ritardi nell’emanazione di decreti e regolamenti attuativi che
rendono, di fatto, le norme approvate inapplicabili. Il premio
“Comuni Rinnovabili 2015” è andato a Campo Tures, una realtà altoatesina che è riuscita a portare avanti una lungimirante
politica di interventi che ha permesso di arrivare a soddisfare
l’intero fabbisogno energetico del territorio grazie a un mix di
7 tecnologie da fonti rinnovabili elettriche e termiche e alla gestione locale dell’intera filiera energetica (sia la rete elettrica che
quella di teleriscaldamento sono di proprietà comunale). Nel
Comune, di circa 5.200 abitanti, una cooperativa energetica con
1.500 soci tra cui lo stesso Comune, serve le circa 2.000 utenze,
sia per la parte elettrica che per quella termica, con un risparmio medio del 30% rispetto ai prezzi di mercato. L’obiettivo ora
è diventare un Comune a emissioni zero.
Alessandro Buffone, ingegnere ambientale
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
Fashion&Co
SAPORE DI SALE
Fuga a due sulle spiagge: Sardegna,
Formentera, Eolie. Nei primi giorni
di giugno, quando sono semivuote..
L
Qui sopra: la classica in tela e gomma firmata Helly Hansen
Sotto: le stupefacenti pochette marine, griffate Mary Frances
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e spiagge delle riviere e delle
isole Mediterranee sono assolutamente da preferire nel mese di
giugno, quando sono ancora poco
popolate. Non ci sono code per raggiungere Formentera o Sibari, non
si devono prenotare la sdraio o il
lettino, la capanna o la tienda. I bagnini sono ancora di ottimo umore e
si trovano in affitto tutti i tipi di imbarcazione e simili, dal windsurf al
gozzo a remi al gommone a motore.
Appena spiegato il telo da bagno,
un’occhiata in giro, per vedere se
tutte hanno acquistato i costumi di
moda per il 2015. Le tendenze sono
poche ma decise: il costume intero
sceglie la geometria grande, da tribù africana con predominio di bianco e nero, giallo, arancio e geranio .
Vince anche il millerighe sottili con
tinte tutte giocate fra i colori del
mare fra gli scogli e quelli delle pietre dure da divinità sudamericane:
verde, rosa, azzurro, giallo, arancio.
La grande novità 2015, per l’intero
o per bikini è il decolletè schermato in tutto o in parte, da un velo o
da un pizzo, da una griglia o da un
tulle. Purchè si veda e non si veda.
Lo schermo si aggancia al collo per
conto suo, diventa una collana.
Passando al bikini, si sottolinea la
presenza di slip molto severi e
castigati per molte griffes, ma ci
sono alcuni marchi che hanno
già pronta l’alternativa, la mu
tanda mare vintage, altissima, che
si spinge fino all’ombelico, un modello indossato da tutte le storiche maggiorate del nostro cinema, da Sophia
Loren a Gina Lollobrigida a Claudia
Cardinale.
Il nuovo due pezzi, se a grandi fiori da
divano, si accompagna con uno scenografico caftano lungo fino ai piedi,
aperto davanti, di chiffon o organza,
vivace per colori e per fantasia. Oppure con un abito d’ispirazione Anni
Settanta, con geometrie declinate in
arancio e giallo, da indiani pellerossa
con oblò sui fianchi. Per chi non vuole coprirsi troppo, gonne e prendisole terminano spesso con reggiseni a
incrocio. Le amanti dell’animalier,
si devono aggiornare. Quest’anno il
maculato non si porta da solo, ma con
intarsi in tessuto a fondo bianco e geometrie multicolori. Il nuovo bikini anche qui si porta con un caftano aperto
o chiuso e lo si accompagna rigorosamente con quelle collane in stile Masai
che tutte quante hanno da parte in un
cassetto. Se piacciono i pendant, l’ideale è uscire con geometrie identiche
per il costume e il telo da mare. Qualcuno osa il vestitino corto traforato,
ad imitazione della paglia di Vienna.
Ma in verità sembra molto più godibile, anche per chi la indossa, una tuta
pantalone leggerissima e multicolore,
anche con il fondo sorvegliato da un
elastico leggero.
Per il dopospiaggia i must have dell’estate 2015 sono una ventina: innanzitutto qualcosa di Gingham, così si
ARENA
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n.7 6/2015
Fashion&Co
Il floreale del bermuda per la
spiaggia è grande e sgargiante
chiama il quadrettino vichy reso celebre da Brigitte Bardot. I colori giusti
sono azzurro, nero e beige. Poi qualcosa di verde militare: i pantaloni di
lino ampio da rivoltare alla caviglia,
il camouflage rivisitato da portare
con sandali bassi oro e una t-shirt
semplice o con colletto polo. Il floreale dei bermuda è grande, ispirato alle
stampe da foulard o da tappezzeria,
colori top: beige, azzurro, nero, turchese e blu.
Total stripes: le righe, orizzontali,
coloratissime e brillanti (potendosele
permettere però) sono di gran moda
anche al maschile. Il pantalone è ampissimo o a zampa d’elefante. La borsa è in stile Hobo oppure equestre,
piccola, in cuoio naturale e possibilmente griffatissima.
Lo stile hippie direttamente dal
Grand Canyon, con pantaloni a zampa, frange e camicioni ricamati non
è per tutte. Per togliersi la voglia, tubino in camoscio, in suede o anche
in alcantara. Colori: terra bruciata,
arancio, giallo daino. A chi piace, in
denim rivisitato che diventa abito da
sera se abbinato al tulle o all’organza.
Oppure diventa tuta, camicione maxi
per andare in spiaggia. Lo chemisier
in alternativa si porta bianco in lino
candido, ampissimo. E con grandi occhiali tondi rigorosamente arancio e
un enorme cappello di paglia.
TRASPARENZE PER LA SERA
Floreali, delicate, botticelliane. Non abbiate paura di
osare qualcosa che riveli braccia e anche tutte le gambe, mentre il resto è nascosto sotto quintali di pizzo,
di ricami, di paillettes e di ruches. I colori giusti per
un abito trasparente sono quelli pastello, rosa, giallo,
azzurro, floreali e molto delicati. Ma di sera, nei posti
giusti, si può osare anche il tulle nero lungo fino ai
piedi con altissimi bordi colorati, applicazioni molto
sgargianti in fantasie jungla o alla Frida Khalo.
In alto: costume da bagno maschile e scarpa comoda da barca Helly Hansen. Qui sopra, le
trasparenze di Valentino per la sera.
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n.7 6/2015
Passeggia con Leonardo
Vintage
LEONARDO SEGRETO
Le ultime, sensazionali scoperte sul
Genio di Vinci, diffuse al Convegno
Internazionale organizzato
dal prof. Pietro Marani
al Politecnico di Milano
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n.7 6/2015
Passeggia con Leonardo
I
l nostro evento nazionale “Passeggia con Leonardo” con tappe in
10 città non poteva non iniziare con
una ‘preparazione atletica’ adeguata.
Nel nostro caso è stato cruciale il
seguire lo straordinario Convegno
Internazionale “Leonardo da Vinci:
Metodi e Tecniche per la Costruzione della Conoscenza” organizzato
dal prof. Pietro Marani al Politecnico di Milano, al quale sono intervenuti i più importanti studiosi internazionali su Leonardo. Promosso
dall’Ateneo milanese e da Raccolta
Vinciana, ha offerto un ricchisismo
ventaglio di aggiornamenti sulle
opere di Leonardo, alcuni veramente
stupefacenti.
Per iniziare, un saluto del Rettore
del Politecnico Giovanni Azzone e
un ricordo del grande lavoro di Antonietta Gallone Galassi, fra che
ha condotto le prime indagini diagnostiche sulle opere di Leonardo,
i primi esami al micoscopio ottico
sul Cenacolo vinciano: ha scoperto
che nel blu era stato mescolato del
vetro macinato per dare maggiore
lucentezza al dipinto. Poi la parola
è passata al prof. Martin Kemp, uno
dei più importanti studiosi al mondo di Leonardo (professore emerito
alla Oxford University). egli ha parlato degli specchi d’acqua nei più
famosi dipinti leonardeschi come la
Gioconda. Gli ultimi restauri con la
rimozione di alcuni strati di vernice
protettiva ingiallita, hanno mostrato
colori azzurri più brillanti e specchi
d’acqua particolari, caratterizzati da
una fluidità che Leonardo amava
molto. I vortici lo affascinavano, li
aveva ripresi anche per ideare complicate acconciature di capelli. Ma
quali sono e dove sono questi specchi d’acqua studiati attentamente da
Leonardo, per dipingerli con una
trasparenza geometrica? Kemp mostra le sponde dell’Adda a Vaprio viste dalla villa Melzi e la grande pianura allunvionale verso tra Arezzo e
Perugia dove sorgevano due laghi.
Kemp non dichiara che sono questi
i luoghi rappresentati nella Monna
Lisa, ma sono questi che mostra nelle
sue slides, mentre sottolinea gli studi sulla turbolenza dei fluidi, le scale
d’acqua. Il corpo della terra pervaso
dalle acque nelle famose similitudini leonardesche (egli non usava la
metafora) si accosta al corpo umano
percorso dalle vene. L’acqua insomma per Leonardo non è solo un fenomeno idrologico: essa aiuta a studiare anche le leggi dell’acustica, delle
onde d’urto, della gravità.
Frank Ferembach (Università di
Amburgo) ha impressionato la platea parlando del Dark Eye di Leonardo, che aveva letto attentamente
gli scritti di Aristotele sull’animo
umano. Il sesto senso, fornisce un
sostituto mentale di ciè che è assente, elabora sia le rappresentazioni
che i ricordi. Per i pensatori antichi
la fantasia era qualcosa di sospetto.
Leonardo sostiene che le immagini
profonde, interne, sono figli mentali della nostra mente. Egli dimostra una stupefacente conoscenza
del potere immaginifico, si chiede
perchè i sogni sono più vivaci delle
invenzioni prodotte in uno stato di
veglia. Quando Leonardo parla di
occhi tenebroso egli si riferisce a un
topos religioso, contenuto nel salmo
69 di Isaia (32.2). L’immaginazione
per Leonardo è associata all’oscurità, egli decide di conferire massima
importanza all’ombra, l’opposto
della luce, dell’epifania. Leonardo in
tarda età studia l’oscurità che precede tempeste, cataclismi (alluvioni e
terremoti che sono spesso presenti in
forma di smottamenti nei suoi qua-
dri). Quando egli imposta la battaglia di Anghiari,
ma anche negli ultimi disegni del 1515 è chiaro il
riferimento alla vicinanza dell’oscurità con l’immaginezione letteraria ma anche con la morte, come si
recita in molti passaggi della Bibbia:“Il giorno era
diventato scuro come la notte”.
L’intervento di Carmen Bambach (Metropolitan
Museum of Arts) è stato sorprendente. La studiosa americana ha lavorato sulla figura di Leonardo
come essa emerge dagli scritti del ‘600, per esempio
di Benedetto Varchi che parla di Michelangelo e Leonardo nell’orazione funebre scritta per Pier Vettori
nel 1464, vale a dire 4 anni prima dell’uscita delle
biografie di Vasari. Il Varchi scrive su Leonardo
cose diverse dal Vasari perchè la sua fonte è Paolo
Giovio che era molto amico di Pier Vettori. E il Vettori faceva parte dell’èlite fiorentina, così come suo
padre Francesco, che era stato tentato di sostenere
il Soderini. Mentre il fratello Paolo aveva seguito
fedelmente i Medici. Negli scritti di Varchi si legge
che Giuliano de’ Medici era un bon viveur, generoso, geniale. Spendeva sconsideratamente, voleva
presso di sè i maggiori pittori e artisti e li pagava
In alto, Katia Ferri Melzi d’Eril con il prof. Pietro Marani, docente al Politecnico e curatore della
mostra su Leonardo al Palazzo Reale di Milano. In
basso, Martin Kemp (Oxford University)
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Passeggia con Leonardo
Cereali
molto bene. Leonardo era uno di questi. Giuliano de’Medici lo trattava da familiare “lo trattava piuttosto da fratello che da compagno”. Nella lista della spesa di Giuliano
de’ Medici compaiono frequenti acquisti di cavalli e si legge che Leonardo fosse un grande esperto di trattamento
sanitario dei cavalli, di medicina naturale. Tutto ciò coincide con gli studi di Leonardo sui cavalli degli anni 151316. Il Varchi acquisisce tramite Pier Vettori informazioni di
prima mano su Giuliano de’ Medici e questo ci permette di
confermare la poliedricità di Leonardo.
Marzia Faietti (Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi
di Firenze) ha parlato della riflessione teorica sul disegno
intorno alla metà del Cinquecento e del ritorno alla rappresentazione della natura. Sui primi disegni di Leonardo era forte l’ascendente di Verrocchio. Lo si capisce dal
tratteggio incrociato a penna che Leonardo apprende a
Firenze, il tratteggio incrociato crea una solidità alle figure che altrimenti apparirebbero animate da un equilibrio
precario. Anche Cennino Cennini raccomanda il disegno a
penna. Ma nel paesaggio la polarità fra fedeltà e astrazione si fa strada in Leonardo, si preferiscono le pose classiche ma desuete dall’antico. Già Piero del Pollaiolo in una
testa della fede si prefigge una resa più allegorica. Leonardo ricorda la lezione di Verrocchio che dice che pe ritrarre
bene gli uomini bisogna imparare a ritrarre lo scheletro. E
anche quella di Filippino Lippi che esaltava le sue figure
umane attraverso il chiaroscuro. Queste tecniche si allontanano però dalla verosimiglianza naturalistica, seguendo
Pollaiolo Leonardo egli sarebbe giunto ad una astrazione
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Il saluto del Rettore del Politecnico Giovanni Azzone
del segno. Invece egli trova una nuova via, un nuovo equilibrio fra astrazione e natura.
Bruno Mottin (Centre de Recherche e de la Restauration,
Musee du Louvre) ha svelato importanti novità su La Vergine delle Rocce, sottolineando le scoperte sulla pittura
leonardesca ottenute grazie alle moderne tecnologie della
fotografia digitale, del microscopio elettronico, della reflettografia a infrarossi. E’ certo che i dipinto è stato tratto da
un modello trasferito a carboncino, i dettagli di questo si
vedono al microscopio nella figura del S.Giovanni Battista.
La mano dell’angelo è stata aggiunta tardi, ci sono stati alcuni pentimenti, forse dopo il giudizio di terzi ( i committenti?). La Gioconda è invece stata dipinta senza una base
preparatoria, con una grande qualità delle trasparenze. La
copia di Madrid della Gioconda attribuita a Caprotti mostra alcune modifiche nel velo. Nel quadro della S. Anna
si evidenziano i punti del disegno preparatorio che però
è stato variato durante la sua esecuzione. Si vedono linee
trasposte e altre integrate o modificate, una rielaborazione
della testa, del paesaggio, vari discrepanze riguardano anche il velo, la testa del Bambino, il piede sinistro. La mano
è stata completamente spostata. La prima traccia di Leonardo da Vinci, insomma, è un po’ come la sua personalità,
un po’ imprevedibile.
Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi, ha
tenuto poi una mirabile lezione sull’Adorazione dei Magi.
La pala rivela un’aderenza stretta alla esegesi di S. Agostino, su richiesta dei committenti: il valore di festa, da più
parte arrivano anche tutti i popoli pagani.
L’apertura del Convegno a
cura del prof. Pietro Marani
Gli appunti di Leonardo da
Vinci con la scrittura rovesciata
ARENA
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n.7 6/2015
Passeggia con Leonardo
Al contrario di Filippino Lippi, Leonardo pone in secondo piano figure di cavalli e cavalieri e una architettura. Il
Vasari disse che Leonardo ‘sa dare alle sue figure il moto
e il fiato’. A ben guardare si tratta di una architettura in ricostruzione, ci sono i manovali al lavoro: chi porta un’asse,
chi un canestro, chi dirige. Perchè Leonardo sceglie proprio il restauro di un edificio rovinoso? Si fa strada la simbologia del figlio di Dio che scende in terra non a distruggere ma a ricostruire. In un foglio conservato agli Uffizi ci
sono i disegni preparatori di cavalli e cavalieri. Si sospetta
che questa architettura sia qualcosa di più emblematico
della villa di Poggio a Caiano progettata da Giuliano da
Sangallo. Se cerchiamo il modello calzante, spiega Natali, lo troviamo perfettamente a San Miniato. A quel tempo
era la chiesa più importante per i fiorentini. Tutti potevano
riconoscere questa allusione vedendo i tre archi. Eavrebbero capito che gli operai stavano ricostruendo un tempio
sacro e che la sua presenza avrebbe fatto da contraltare alla
battaglia dei cavalieri posta lì a fianco. Per capire bisogna
leggere il profeta Isaia:”Renderò splendido il tempio della
mia gloria” Nel libro di Isaia si alternano scene di distruzione e di morte a scene di restauro del Tempio. Sono citati
anche i cipressi, e nel dipinto di Leonardo ci sono, ci sono
anche nell’Annunciazione. Fra i var personaggi ci potrebbe essere anche un autoritratto di Leonardo? Non lo sappiamo. Sappiamo solo che quest’opera è stata interrotta ex
abrupto, forse Leonardo è dovuto andare via o forse non
pensava di non tornare a completarla. Fra le varie curiosità
emerse di recente, anche il profilo di un elefante.
Gli studi sugli specchi d’acqua
che circondano Monna Lisa
Larry Keith (National Gallery) ha parlato del restauro
della Vergine delle Rocce. E’ stato piuttosto difficile rimuovere gli strati di vernice protettiva, inoltre nel colore
sono presenti olio di semi di lino, olio di noce ma anche
amido che ha creato molti problemi. Nel dipinto ci sono
punti non coerenti, si evidenziano le mani degli assistenti.
Vincent Delieuvin e Elizabeth Ravaud hanno parlato della Belle Ferroniere, il quadre è stato pulito di recente da un
diffuso rossore sulla guancia che è stato interpretato erroneamente per anni, derivante da un viraggio delle vernici.
Durante il restauro è emerso che sono stati aggiunti i capelli, che è stato aggiunto successivamente il gioiello sulla
fronte, che i bordi del quadro sono stati eseguiti da altre
mani, che ci sono stati dei pentimenti e delle correzioni,
che i lacci di cuoio che decorano la veste sono stati aggiunti successivamente. Che il parapetto che si trova davanti al
personaggio non è coerente con un progetto originario che
prevedeva forse anche la presenza dell’altro braccio. Che
la figura, decentrata, ha assunto la leggera torsione durante la pittura e non la stesura del disegno preparatorio.
Dettaglio dei disegni preparatori de La Vergine delle Rocce
Il direttore del nostro magazine
con il prof. Martin Kemp
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n.7 6/2015
SLeonardom-
P
rime tappe in Lombardia per il nostro eventto nazionale che tocca
10 città italiane. Siamo in partenza per Firenze (6 giugno), Pisa (14
giugno), Bologna (21 giugno) e Roma (27 giugno) dove ci attendono
gruppi entusiastici di amici e di soci di Arena Mediastar. Ecco intanto
il reportage delle giornate che hanno riscosso il patrocinio di Expo
Padiglione Italia, Regione Lombardia, Città Metropolitana di Milano, Provincia di Pavia, Comuni di Pavia e Vaprio d’Adda., Coni,
Associazione Città Ideale di Vigevano, Associazione Città Ideale (Vigevano) Associazione Amici di S. Andrea (Melzo), Associazione I Cavalieri (Pisa) e Associazione culturale Eos (Roma). Tutte le foto e i video sono visibili sulla pagina Facebook “Passeggia con Leonardo”.
PASSEGGIA CON LEONARDO A PAVIA/1
Il 9 maggio abbiamo visitato la Certosa delle Grazie, il maestoso
monumento voluto dalla Famiglia Sforza, situato alla fine dell’immenso parco (lungo 8 km) che si estendeva verso Milano a partire dal
Castello Visconteo di Pavia. Leonardo conosceva bene questo monumento mirabilmente decorato da Bergognone. Siamo partiti da qui
per trasmettere a tutti il livello di potenza delle grandi famiglie ducali
lombarde, i Visconti e gli Sforza, presso i quali Lorenzo il Magnifico aveva inviato i suoi migliori artisti, tra i quali Leonardo da Vinci,
nell’ultimo quarto del XV secolo. L’effigie di Ludovico Sforza e di
Beatrice d’Este si trova all’interno della Certosa: solo quella di Beatrice, quando era situata a S. Maria delle Grazie conteneva effettivamente le sue spoglie. Il sarcofago di Ludovico è vuoto, egli è morto
lontano da Milano e dal suo feudo, in una oscura prigione. Ma per
vent’anni Leonardo lavorò alle sue dipendenze tra Milano, Vigevano
e Pavia, come ingegnere ducale, pittore e gran maestro di cerimonie
nuziali e straordinarie feste, allietate da spettacoli stupefacenti per le
macchine sceniche che Leonardo sapeve inventare ogni giorno, grazie
ai suoi studi di meccanica, fisica, astronomia e matematica. A Pavia
siamo stati supportati dalla Provincia di Pavia che ci ha concesso la
Sala dell’Annunciata per la conferenza inaugurale, dal Comune di Pavia e dall’Università di Pavia che ha aperto eccezionalmente per noi
la cripta del monastero di San Felice, che si trova sotto la bellissima
chiesa rinascimentale inclusa oggi nel Dipartimento di Scienze Economiche e aziendali.
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n.7 6/2015
Vintage
Leonardo
Passeggia con Leonardo
Le prime tappe lombarde del nostro tour a Pavia,
Vigevano, Milano, Melzo/Vaprio d’Adda.
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n.7 6/2015
Leonardo
Alla Certosa delle Grazie, l’effigie di Ludovico e Beatrice
Il ricco archivio del monastero è conservato oggi nella Biblioteca Bonetta. La nostra passeggiata con Leonardo a Pavia è
proseguita sabato 9 maggio con la visita alla bella mostra
“Le carte dei cibi” organizzata presso la Biblioteca Universitaria di Pavia, facente capo direttamente al Ministero
dei Beni culturali. Oltre alle cinquecentine e ai manoscritti
dedicati alle erbe e alle coltivazioni locali (non dimentichiamo che è stato Galeazzo Maria Sforza ad avviare qui
la coltivazione del riso, nelle cascine tra Pavia e Vigevano)
ci sono stati mostrate alcune preziose edizioni della prima
metà del Cinquecento della Summa di Luca da Borgo, vale
a dire Luca Pacioli, il francescano amicissimo di Leonardo
da Vinci, per il quale il genio fiorentino ha disegnato alcune illustrazioni con mirabili effetti di ombre.
Cereali
PASSEGGIA CON LEONARDO A PAVIA/2
La seconda giornata della tappa pavese, il 10 maggio ha
preso il via dalla libreria Clu di Pavia che ha esposto una
ricca selezione di opere dedicate a Leonardo da Vinci uscite in occasione della grande mostra milanese su Leonardo
e qualche pezzo raro prestato da illustri collezionisti.
Siamo poi transitati nei cortili rinascimentali dell’Università degli Studi di Pavia per localizzare il suo nucleo originario: al tempo di Leonardo si chiamava Studium, era
stato aperto nel Palazzo di Azzone Visconti che era stato
donato agli studiosi da Ludovico il Moro. Nel cortile delle
Statue, si ammirano bellisismi bassorilievi medioevali e rinascimentali del periodo Visconteo e Sforzesco. Abbiamo
proseguito poi verso la Piazza Leonardo da Vinci, dove
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9 maggio: accoglienza del
gruppo alla Certosa di Pavia
- come ci ha spiegato durante la conferenza inaugurale
Fiammetta Trallo (specialista in ginecologia a Bologna e
penna illustre sulle pagine salute di Quotidiano Nazionale
e di varie riviste mediche) il genio fiorentino incontrava
il famoso medico e anatomista Marco della Torre, poichè
qui c’era l’Ospedale, oggi occupato dall’Aula del ‘400. Sulla Piazza, all’ombra delle altissime torri che già allora sorvegliavano la città (erano circa 400 fra torri e case torri)
si staglia ancor oggi il Palazzo Del Maino, sede amministrativa dell’Ateneo, che al tempo era la dimora della potente famiglia di omonimi giuristi. Giasone del Maino era
l’esponente più importante ed era uno degli autori della
perorazione di Ludovico il Moro presso l’Imperatore perchè, morto il rampollo di cui egli era tutore, potesse venir
proclamato Duca di Milano.
Dopo una deliziosa colazione rinascimentale ideata appositamente per noi dal ristorante Bottigella, che prende il
nome di un cortigiano di quel tempo, abbiamo visitato la
prospieciente Chiesa del Carmine, un grande monumento
voluto dai Visconti mentre era in costruzione il Castello
Visconteo, che si staglia con le sue torri e le sue bellissime bifore a poca distanza. Nel Castello Visconteo si dice
che Leonardo abbia operato come consulente per qualche
opera nel cortile centrale, ma finora non sono stati trovati
documenti in proposito.
Si ha solo notizia del pagamento della sua consulenza, insieme a quella dell’architetto Francesco Di Giorgio Martini, per i lavori del Duomo, che si trova anch’esso a 5 minuti
di cammino, oltre la Piazza Petrarca dove Leonardo, come
All’interno si conserva l’effigie di Ludovico e Beatrice
10 maggio, ore 9: la partenza tel
tour a Pavia dalla libreria Clu
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n.7 6/2015
Leonardo
Pavia: dal Castello all’Università, il Regisole e il Duomo
ci ha spiegato alla conferenza inaugurale Marco Galandra
studioso di storia pavese e autore di un fortunatissimo
saggio sulla Battaglia di Pavia. Entrando nel Duomo, per
ritrovare l’intervento originario di Bramante e le consulenze di Leonardo bisogna guardare l’abside e i primi anelli
della cupola, poichè tutto il resto è stato poi costruito successivamente.
Durante questi studi pavesi Leonardo ha disegnato la statua del Regisole, che si trova nella Piazza del Duomo ancora oggi (ma è una copia) e ha soggiornato all’osteria del
Saracino, che si trovava nella attuale Piazza della Vittoria,
sul lato opposto rispetto a quello occupato dal Broletto.
Oltre all’osteria, Leonardo qui ha frequentato forse anche
qualcuno dei frequentatissimi bordelli cittadini. Ce n’era
uno di fronte alla Chiesa di San Teodoro, ci ha spiegato la
nostra guida Luisella Cerri. Ma ce n’era anche un’altro più
lontano, vicino al Parco della Vernavola. Tra le altre conoscenze che Leonardo frequentava in città, sicuramente i
Cardano, matematici, astronomi, grandi studiosi anch’essi
collegati al Pacioli.
La nostra “Passeggiata con Leonardo” si è conclusa in
Piazza Petrarca, con la conferenza inaugurale del tour,
aperta dalla Vicepresidente della Provincia di Pavia Milena d’Imperio, dall’Assessore provinciale allo Sport Francesco Brendolise e da altri importanti ospiti come l’architetto
milanese Empio Malara, autore di numerosi restauri, studi e saggi sui Navigli milanesi e sulle conche, per le quali
Leonardo lavorò assiduamente nell’ultimo decennio del
Quattrocento. Il light designer Marco Pollice ha poi mo-
In Piazza della Vittoria c’era la
locanda dove dormì Leonardo
strato il lavoro compiuto da lui stesso e dalla sua famiglia
di graper l’illuminazione del Duomo di Milano, del Cenacolo Vinciano e per l’ambientazione della mostra su Leonardo tenutasi alcuni anni fa al Palazzo Grassi di Venezia.
Poi ha preso la parola Marco Galandra, che ha ripercorso
gli anni della peromanenza di Leonardo a Pavia con dovizia di dettagli storici.
L’ing. Luca Fraschini ha parlato invece dei Navigli pavesi
e della progettazione dei canali irrigui ad opera del Genio
fiorentino, spiegandone l’esatto funzionamento e sottolineando l’attualità di alcune soluzioni ancora in funzione
nei canali che servono i terreni agricoli. Gran finale con la
premiazione della gara di disegno per bambini “Passeggia con Leonardo” e l’esposizione di gioielli con nodi vinciani appositamente creato per l’evento da Sonia Avanzi
. Sui misteriosi nodi vinciani ha parlato l’architetto Diletta Evangelisti, che ha rievocato la vicenda del misterioso
assassinio di Galeazzo Maria Sforza, ucciso nel giorno di
Santo Stefano per mano di alcuni nobili congiurati.
Giorgia Pertosa
La nostra conferenza inaugurale alla sala dell’Annunciata
Il palazzo di Azzone Visconti
dove insegnava Luca Pacioli
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n.7 6/2015
Leonardo
PASSEGGIA CON LEONARDO, VIGEVANO 17 maggio
La terza tappa del tour si è tenuta a Vigevano il 17 maggio
con inizio dall’Ecomuseo della Roggia Mora, un possedimento che Ludovico il Moro utilizzava per incontrare la sua
amante Cecilia Gallerani quando era con la corte a Vigevano. Si dice che egli abbia sistemato questi canali e creato una
‘scala d’acqua’ nella vicina tenuta detta ‘La Sforzesca’ e che
proprio in queste stanze abbia dipinto la “Dama con l’Ermellino”. Nel Mulino di Mora Bassa la nostra guida Claudia
Bellone ci ha mostrato il funzionamento di varie macchine
leonardesche, ricostruite fedelmente dai soci dell’Associazione Città Ideale. Poi ci siamo trasferiti nel centro città, sulla bellissima Piazza Ducale, per comprendere le sistemazioni volute da Ludovico il Moro ad opera di Bramante. Forse
la mano di Leonardo, che considerava questa la città ideale
per vivere, potrebbe essere stata impiegata per scegliere le
decorazioni murali della piazza (che era stupefacente, ricca
di oro e di azzurro) . E forse potrebbe aver anche collaborato
al progetto delle stalle dove il Moro faceva allevare bellissimi cavalli che donò al nipote Gian Galeazzo Maria prima di
progettarne l’avvelenamento. C’è un disegno di Leonardo di
queste stalle per le quali progettà una sistemazione migliore
dal punto di vista del foraggiamento e dell’igiene. Non si
sa nulla di suoi interventi nel Castello, forse fu coinvolto in
qualche opera per la sistemazione dell’appartamento della
Duchessa che aveva un bellissimo giardino pensile, le cui
tracce si possono ammirare fuori dal Castello, dalla grande porta a Nord. Noi abbiamo percorso il maestoso cortile
interno, abbiamo ammirato la colombaia e la decorazione
ricchissima delle finestre, la Sala dell’Affresco. Abbiamo poi
imboccato l’imponente Strada Coperta e abbiamo percorso
la Strada Sotterranea, immaginando il clangore delle armi
e il tumultuoso passaggio di cortei a cavalli su questa terra
battuta. La giornata si è conclusa con una visita al Museo
della Calzatura, per vedere la famosa ‘Pantofola di Beatrice’, ritrovata incredibilmente durante un recente restauro. E
con un lunch tipico lomellino a base di risotto.
Niccolò Carcano
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PASSEGGIA CON LEONARDO, MILANO 30 maggio
La tappa milanese del nostro evento è stata molto intensa, ma ci ha permesso di vivere straordinarie emozioni.
Siamo partiti dallo studio di illuminotecnica del light designer Marco
Pollice che ci ha raccontato le ultime novità in fatto di restauro dei dipinti vinciani e ci ha parlato del concetto di ‘Dark eye’, occhio tenebroso
nella tecnica pittorica di Leonardo. L’architetto Diletta Evangelisti ci ha
Vintage
parlato dell’attività di Leonardo alla corte dello Sforza e in particolare
del complesso decoro che occupa il soffitto della Sala delle Asse.
Ci sia mo poi diretti verso la Basilica di S. Maria delle Grazie, per ammirare il lavoro di Bramante, nell’abside, nelle cappelle del Transetto
e nella cupola. Con un fortunato tentativo, abbiamo trovato i biglietti
per visitare il Cenacolo vinciano al nostro ritorno, a fine pomeriggio.
Abbiamo prenotato anche i biglietti per visitare la Casa degli Atellani
e la vigna di Leonardo, che di recente è stata aperta al pubblico. Sono
visitabili due stanze al piano terra, Leonardo sicuramente dipingeva qui,
con la bellissima luce radente che abbiamo potuto cogliere nella nostra
visita pomeridiana, in attesa di metterci in coda per il Cenacolo.
Alle ore 12 in Piazza del Duomo abbiamo raggiunto l’ing. Benigno Moerlin Visconti che ci aspettava davanti alla Galleria Vittorio Emanuele.
Egli ha lavorato per oltre 40 anni alla Veneranda Fabbrica del Duomo,
occupandosi di restauro delle guglie e della statuaria.
Dunque ci ha spiegato esattamente cosa era in piedi del Duomo al tempo di Leonardo e come egli sia ancora iscritto nei libri contabili per un
debito che ha nei confronti della Fabbrica. Il progetto che presentò per
migliorare l’assetto del tiburio, lo ritirò dopo averlo consegnato e aver
ricevuto il pagamento. Ma poi non lo restituì affatto con le modifiche
che aveva in mente...
Sul lato sinistro del Duomo c’è la Corte Vecchia dove Leonardo lavorava, nello studio messogli a disposizione da Ludovico il Moro per
conpletare, fra le altre cose, un mastodontico cavallo. E’ proprio là in
quelle stanze che Leonardo è tornato da circa un mese con una buona
parte delle sue opere, per la magnifica mostra “Leonardo 1452-1519”.
Una parte del nostro gruppo di passeggiatori ha preso i biglietti per visitarlo nel pomeriggio.
Altri invece sono andati al Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, dove hanno potuto ammirare una parte della grande col-
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n.7 6/2015
Leonardo
lezione di macchine leonardesche. Altri infine hanno scelto, per
l’itinerario del pomeriggio, la visita alla Pinacoteca Ambrosiana
dove sono esposte molte opere di artisti contemporanei di Leonardo. Del genio di Vinci sono esposte invece numerose pagine
del Codice Atlantico (una parte sono attualmente alla mostra a
Palazzo Reale insieme al dipinto “Ritratto di musico”.
Io ho scelto il gruppo che ha visitato il Castello Sforzesco, che al
tempo si chiamava Castello di Porta Giovia, con i suoi bellissimi
ambienti dai soffitti decorati con gli stemmi e i simboli di Galeazzo Maria, nei quali sono esposte decine di opere di statuaria,
arazzi, armi, bassorilievi. Abbiamo ammirato il monumento funebre di Gaston de Foix di Bambaia e il nuovo allestimento per
la Pietà Rondanini di Michelangelo che era uno dei più acerrimi
concorrenti di Leonardo.
Ma il momento cloù è stato la visita alla Sala delle Asse che
al tempo di Ludovico il Moro si chiamava Camera dei Moroni
(come emerso da un recente ritrovamento). Gli esperti di restauro
dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze spiegano in un filmato
che la Sala, per anni rivestita di legno, viene ora riportata alla
sua conformazione originale, con 16 alberi dipinti lungo le pareti
da Leonardo stesso e suoi allievi. Una parete era occupata da un
camino di cui è stata ritrovata la canna fumaria.
La decorazione procedeva dall’alto, dove si ammira il bellissimo
gioco di intrecci e nodi tra fronde e cordoni dorati e prosegiuva
negli angoli dove sono stati scoperti piccoli paesaggi. I rami si
diradavano verso il fusto, che procedeva poi diritto verso il pavimento, senza raggiungerlo. Gli allberi dipinti si incuneavano con
le loro radici tra i mattoni e le pietre della parete. Insomma, questo
ambiente sta acquisendo una fisionomia completamente diversa
da quella che gli aveva conferito Luca Beltrami alla fine dell’Ottocento.
Dopo un’occhiata alla mostra sulla collezione dei libri del Trivulzio e una passeggiata nei grandi cortili del Castello Sforzesco,
ammirando le parti meno ricostruite in tempi recenti, ci siamo
ancora divisi. Alcuni hanno visitato i camminamenti segreti che
portavano rapidamente alla Rocchetta in caso di pericolo. E alcuni
si sono avventurati tra i passaggi, fermandosi davanti all’ingresso
di quello che, non solo per sentito dire, è un lunghisismo cammi-
namento segreto che parte dal Castello Sforzesco e arriva alla Basilica
delle Grazie.
Dopo un’altra sosta in piazza Cairoli, siamo tornati sui nostri passi verso
il Cenacolo e la Vigna di Leonardo. Nella casa degli Atellani sono soprattutto la prima stanza e il giardino interno ad affascinare il visitatore.
Nell’ingresso sono visibili ancora le decorazioni rinasciemntali, mentre
negli altri ambienti della casa le pareti hanno subito rimaneggiamenti e
modifiche significative. Nella stanza che si affaccia sulla vigna, lo sguardo va subito al soffitto, dove troneggiano i volti degli Sforza, dipinti a
colori vivaci. Il salotto con il camino decorato da un grande stemma
colpisce soprattutto per le opere d’arte che contiene e per la spettacolare
boiserie che ricopre le pareti, anche se successiva all’epoca di Leonardo.
Il giardino, circondato da palazzi, grattacieli e abitazioni moderne, è un
fazzoletto verde in un mare di tetti, visto dall’alto. Si può immaginarlo
completamente coltivato a vigna, con Leonardo e i suoi discepoli che lo
percorrono per osservare dal vivo le corolle di qualche fiore.
Attualmente la vigna è stata ricostruita solo nella parte finale, a titolo simbolico. Ma vi è stata piantata la malvasia di Candia, quella che,
esaminando i filamenti presenti nel terreno, era la varietà preferita da
Leonardo.
Per gli amanti del vino, la caffetteria della Vigna di Leonardo, offre la
possibilità di degustare e acquistare una selezione di vere eccellenze in
fatto di vino italiano. Dunque l’aperitivo, prima di concedersi la magica
visita al Cenacolo, è quasi obbligatorio.
L’ingresso al Cenacolo è come sempre preceduto da un’attesa trepidante, come in un aeroporto o nel foyer di un teatro quando si aspetta di
entrare per una prima. Il sistema di illuminazione e climatizzazione del
Refettorio è studiato per non danneggiare il dipinto, che però appare
smpre più fragile e il volto di qualche personaggio ormai non si vede
quasi più. L’effetto complessivo, anche se lo si va a visitare più volte è
sempre molto emozionante e non è un caso che i visitatori restino quasi
in silenzio per tutta la durata della visita, consci di stare ammirando
qualcosa di unico al mondo.
Pochi si volgono a guardare la pur mirabile Crocefissione del Montorfano, che, come disse il priore delle Grazie in una lettera al Moro era
preciso e puntuale e non aveva disturbato per così tanto tempo la serenità dei pasti dei francescaani: che in quella stanza chiedevano solo di
poter mangiare.
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ARENA
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n.2 1/2015
Hi - Tech
Melzo: l’oscuro mistero di S. Andrea
La chiesa di S. Andrea a Melzo con i suoi misteriosi affreschi. Foto ricordo con l’’Associazione Amici di S. Andrea.
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PASSEGGIA CON LEONARDO A
MELZO E VAPRIO D’ADDA
31 MAGGIO 2015
l nostro evento “Passeggia con Leonardo” inizia a Melzo, nella chiesa
di S. Andrea dove si trovano importanti affreschi sulla storia degli Sforza. La chiesa di Sant’Andrea a Melzo risale al XI o XII secolo. Contiene
affreschi attribuibili alla scuola di
Leonardo da Vinci. Nasce come oratorio e cappella privata, ci spiega il
board dell’Associazione Amici di S.
Andrea che ci accoglie per la visita.
La fondazione avviene ad opera di
cittadini melzesi con diritto di Jus
et patronatus e nomina dei canonici sin dal XIII secolo.Ha una pianta
rettangolare, con navata, muri di
pietra e originario stile gotico-lombardo che si trasforma in barocco
nel Settecento. Gli affreschi sono
della fine del Quattrocento.
Durante i lavori di restauro iniziati nel 1980 è stato rinvenuto un teschio, all’interno dell’abside, sotto
l’altare. Si ritiene che appartenga ai
resti di Galeazzo Maria Sforza duca
di Milano e che sia stata la sua amante Lucia Marliani, che gli diede due
figli, a farlo tumulare qui in gran
segreto, dopo la frettolosa sepoltura
del Duca fra due colonne del Duomo di Milano.Nella chiesa, secondo
gli Amici di Sant’Andrea, Bernardo Zenale realizzò con Bernardino
Butinone il trittico dell’Immacolata
Concezione con gli offerenti a destra santa Caterina d’Alessandria, a
sinistra san Girolamo. I committenti
che l’associazione melzese ha identificato dalla loro simbologia sarebbero Caterina Sforza Riario figlia di
Galeazzo Maria Sforza, e il marito
Girolamo Riario. La chiesa è costellata di segni e simboli sforzeschi.
La loro presenza rievocherebbe la
congiura contro Galeazzo Maria
Sforza del 1476, riproposta nella
cappella Grifi e realizzata da Zenale e Butinone nella chiesa di San
Pietro in Gessate. Ma su questa attribuzione gli studiosi non concordano.Secondo un ricerca recente, al
contrario, gli affreschi dell’abside
risalgono parte al 1524 (per opera
di Nicola Mangone detto il Moietta) parte al 1573-74 per opera di
Ottavio Semino. È stato il professor
Giovanni Agosti in un suo libro sul
Mantegna il primo studioso ad attribuire l’affresco all’arte del Moietta. Il professor Giulio Bora, esperto
della pittura del Cinquecento lombardo, insieme agli storici dell’arte
Federico Cavalieri e Stefano Bruzzese, confermano queste attribuzioni. Dunque il mistero di S. Andrea
continua.
La nostra passeggiata
prosesgue poi a Vaprio
d’Adda, uno dei luoghi più amati dal Maestro di Vinci che vi ha
soggiornato più volte,
ospite della famiglia
Melzi dal 1506 in poi e
forse anche prima, durante la cacciata dello
Sforza. Abbiamo visitato la Casa del Custode delle Acque, la stazione di posta fluviale
che fu creata alla metà
del
Rinascimento.
Oggi ospita una grande installazione multimediale e un progetto
sperimentale del Politecnico di Milano che
permette di osservare
come si creano vortici
e mulinelli nell’Adda.
Nella villa Melzi, tuttora appartenente alla
famiglia, sono stati
conservati da Francesco Melzi tutti i taccuini di Leonardo,
oggi conosciuti come
Codici. Per tutta la sua
vita egli li custodì gelosamente e si dedicò
a stendere il Trattato
della Pittura secondo
il volere di Leonardo,
che egli aveva seguito
come archivista e allievo di pittura per alcuni
anni. Suo figlio Orazio
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n.2 1/2015
Sport & Co
RITORNO A VAPRIO
I misteri degli Sforza a Melzo. L’ansa
dell’Adda che si scorge ne “La Gioconda”
purtroppo non apprezzò questo importante lascito e i successivi
eredi dispersero la preziosa eredità di Leonardo. Sul luogo erano presenti fabbriche militari difensive sul confine tra Ducato di
Milano e Repubblica di Venezia, collocate in corrispondenza del
traghetto che consentiva l’attraversamento del fiume, con conseguente passaggio di merci e viaggiatori.Giovanni Melzi, conte
palatino, acquistò il terreno insieme ad una estesa tenuta irrigua
circostante e fece costruire nel 1482 una residenza nobiliare, affacciata, sopra tre terrazzature, sul fiume Adda, dandole una configurazione più di tipo politico-strategico che come centro amministrativo fondiario. Il nucleo originario della Torre de’ Vaveri
era costituito da un piano terra e un primo piano con una loggia
decorata con un affresco della Madonna col Bambino. Non si sa
se in quest’opera, visibile da chi si recava al traghetto, sia intervenuta la mano di Leonardo. L’influenza dei suoi insegnamenti
tuttavia è indubbia.
Nella villa Gerolamo Melzi, pronipote di Giovanni, ospitò tra il
1511 e il 1513 Leonardo da Vinci, che vi realizzò dei disegni oggi
conservati presso la Biblioteca Ambrosiana e a Windsor relativi
alla proposta di un grandioso restauro dell’edificio, non eseguito,
in cui prevale l’aspetto scenico in chiave di maturo classicismo. La
villa durante tutto il Cinquecento conservava disegni e macchine
di Leonardo da Vinci lasciate a Giovanni Francesco, il figlio di
Gerolamo il quale, seguendo il progetto di Leonardo da Vinci,
avrebbe compilato a Vaprio d’Adda il Trattato della pittura o Libro di pittura. Alla fine del Cinquecento la villa Melzi raggiunse la sua forma definitiva. Si apprezza il classicismo austero con
richiami all’architettura romana, con le facciate rinserrate tra il
bugnato angolare e il chiaroscuro dei mensoloni di gronda. Tra
le sue mura passarono importanti personalità, che attraversavano l’Adda per entrare nello stato milanese: nel 1598 Margherita
d’Austria, promessa sposa al re Filippo III di Spagna; nel 1708
Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel, in viaggio per
le nozze con l’imperatore Carlo VI d’Asburgo. Nel 1716 venne
accolto il governatore della Lombardia Karl di Löwenstein.Sullo
scorcio del Settecento la villa fu anche residenza di villeggiatura
di Ercole III d’Este e di sua figlia Maria Beatrice d’Este.La villa è
stata rappresentata nelle vedute di Vaprio d’Adda di Gaspar van
Wittel e di Bernardo Bellotto: la riviera del fiume rappresentò il
luogo di villeggiature e “delizia” del Ducato di Milano nel Settecento e Ottocento.
srch. Diletta Evangelisti
La Villa Melzi di Vaprio d’Adda. Il fiume e il Naviglio della Martesana che scorre in parallelo. In basso, i disegni dell’Adda di Leonardo
da Vinci e la riva di Canonica, come si presenta ancora oggi, mostrati da Martin Kemp nella sua relazione, a proposito del paesaggio
della Gioconda.
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n.7 6/2015
Leonardo
Gioielli in
argento, corallo
perle bianche e
nere con nodi
vinciani creati
per il nostro
evento
“Passeggia con
Leonardo” da
Sonia Avanzi
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n.1
n.712/2014
6/2015
Fashion
I restauratori dell’Opificio
delle Pietre Dure di Firenze
al lavoro nella Sala delle
Asse del Castello Sforzesco
di Milano. Sono già restaurati i fusti dei 16 gelsi con
le loro fronde. Lo stato dei
lavori è visibile per alcuni
mesi durante l’Expo grazie
a una spettacolare presentazione vista durante la nostra
tappa milanese di “Passeggia con Leonardo”.
Si ringraziano per le immagini le
Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco, Milano. Copyright Comune di
Milano, tutti i diritti riservati.
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n.7 6/2015
Salute & Co
L
a verità si trae dall’osservazione dei fenomeni e dall’osservazione diretta
della natura.” Leonardo da Vinci non conosceva il latino ma voleva praticare
rigorosamente la scienza. All’inizio è stato un po’ escluso dai dotti dell’epoca,
ma poi qualcuno come il famoso chirurgo Marco Della Torre ha voluto assolutamente lavorare al suo fianco e qualcun altro come il Papa Leone X gli ha dato il
permesso di sezionare i cadaveri, nei confini del suo Stato. Gli studi scientifici di
Leonardo, accompagnati da mirabili disegni oggi conservati al Castello di Windsor sono straordinari. Il suo studio del corpo umano ha dato un impulso fortissimo ai ricercatori suoi contemporanei e a tutti gli studiosi di anatomia che, nei
secoli successivi al Rinascimento, lo hanno scoperto e valorizzato. Ecco alcune
delle sue efficaci innovazioni.
Leonardo ha introdotto un originale metodo di studio dei muscoli usato anche
dai più moderni anatomisti. La sostituzione figurativa dei muscoli degli arti con
fili di rame ricotto inseriti nei punti dello scheletro corrispondenti alle rispettive
inserzioni muscolari. Tale metodo gli permise la precisazione della finalità funzionale, il sinergismo e l’antagonismo dei muscoli. E lo studioVintage
dei punti in cui i
vasi sanguigni e i nervi penetrano nel muscolo e si fissano allo scheletro.
Il genio di Vinci esaminò con attenzione i muscoli della faccia, delle labbra, della
bocca e annotò la distinzione tra movimenti volontari e involontari. In particolare nell’esaminare la muscolatura del viso è riuscito a stabilire un nesso tra i movimenti dei muscoli e l’espressione del volto. Dal suo studio della fisiognomica
nasce l’espressione enigmatica della Gioconda.
Passando al cuore, Leonardo studiò le quattro camere cardiache con la tecnica
dei “calchi in cera”.
LA NUOVA
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Un brano dell’intervento tenuto alla
conferenza inaugurale di “Passeggia
con Leonardo”alla Sala
dell’Annunciata
della Provincia di Pavia
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n.7 6/2015
Salute & Co
Leonardo era affascinato dal cranio: lo studiò a lungo per ricercare l’anima
Descrisse il cuore come una spessa struttura muscolare, servita da arterie e vene come tutti gli altri
muscoli, aggiungendo che si trattava di un muscolo
involontario che non cessava mai di contrarsi. Fece
descrizioni dettagliate delle valvole cardiache e del
loro funzionamento, delle cavità cardiache con la
distinzione dei ventricoli dagli atri e dalle arterie
coronarie La scoperta della circolazione del sangue
nasce dall’osservazione che la contrazione degli atri
coincide con la diastole. ventricolare.Viceversa la
sistole dei ventricoli avviene contemporaneamente
alla dilatazione degli atri.
Per analizzare l’attività cardiaca. Leonardo si servì
di esperimenti di vivisezione grazie ai quali studiò
indirettamente i movimenti del cuore, assistendo
all’uccisione dei maiali mediante la trafissione del
cuore. “Il core è un vaso fatto di denso muscolo, vivificato e nutrito dall’arteria e vena, come son gli altri
muscoli”, “le coronarie nascono da due usciuoli esteriori del ventricolo sinistro”, “instrumento mirabile,
intenzionato dal Sommo Maestro”, “è potentissimo
sopra gli altri muscoli” e “si muove da sé e non si
ferma, se non eternamente”.
Leonardo è riuscito anche a studiare l’anatomia fetale e capire quali sono le principali strutture che si
formano nell’arco una gravidanza. Nei fogli 18 e 19
consrvati alla Biblioteca Reale al Castello di Windsor,
egli nota che “il putto dentro la matrice”
(il feto nell’utero) ha tre panniculi che lo
circondano, “il primo se domanda animus” (è l’amnios, le membrane, il sacco amniotico nel quale risiede il feto) il
secondo è l’ allancoidea (l’allantoide) il
terzo è la secondina.
Egli descrive i cotiledoni, ancora oggi si
chiamano così “e tutte se congiungono
en lo ombelico”: il cordone ombelicale è
composto da vasi sanguigni, che portano nutrimento al bambino e convogliano l’anidride carbonica verso i polmoni
della madre.
Leonardo intuisce che il feto immerso
nel liquido amniotico non respira: “Se
alitasse annegherebbe” perchè ingoierebbe il liquido. “Ma l’alitare non gli è
necessario” : egli intuisce perfettamente
dunque anche l’aspetto circolatorio nello scambio tra madre e bambino.
Il Vinci è poi affascinato dal cranio: lo
seziona, lo misura, vorrebbe localizzare
l’anima. Nei suoi disegni del cranio e del
cervello Leonardo disegna sempre accuratissime, sezioni. Egli cerca sempre di
ricostruire le figure in più piani e nelle
forme tridimensionali.
In questi disegni di crani e cervelli
sono fortemente inovativi, egli pensa allo sfogliamento di una cipolla
per rendere comprensibile le sue
osservazioni e infatti ne disegna una
di fianco a una straordinaria raffigurazione di cranio e cervello in
sequenza. Con ciò inventa la tecnica
definita di immagine esplosa, utilizzata ancor oggi dagli anatomisti per
mostrare come un organo sia contenuto in un altro.
Una curiosità: nello studio della testa egli riuscì ad individuare il seno
paranasale, che dovrebbe chiamarsi
‘antro di Leonardo’. Tuttavia i suoi
quaderni, quando un altro studioso
si dedicò a questo studio, non erano
ancora conosciuti, dunque si lasciò
il merito al secondo. Mi sembra una
grave scorrettezza nei confronti di
Leonardo non tributargli almeno
questo riconoscimento.
dott. ssa FiammettaTrallo,
specialista in ginecologia
NOTOMIA
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n.7 6/2015
Protagonisti
Energia
LA SCOMMESSA
PAVIA CALCIO
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Arriva Mr. Zhou. E con lui un
sogno: la rinascita sportiva di
una città e della sua squadra...
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n.7 6/2015
Ptotagonisti
L
a riscossa di una città passa anche per lo sport. E questa stagione
del Pavia Calcio, chiusa in cima alla
classifica, giusto dietro alle squadre
migliori che puntavano alla promozione in serie B, dopo nove anni di
prestazioni pietose, ha ridato una
speranza che pareva perduta a questa comunità, sul fronte calcistico e
non solo.
Il nome di Pavia ricomincia a circolare nelle pagine sportive dei quotidiani nazionali, sulle radio, tra i
mensili e sui siti. A bordo campo si
rivedono le telecamere Rai. Nei bar
e negli oratori sono comparse le foto
della squadra e la curva ha innalzato frasi che rispolverano un classico
di Mel Brooks: “Si può fare!”. Sì, si
può fare: lo pensiamo anche noi che
il calcio non lo seguiamo da vicino,
ma la città sì.
E siamo orgogliosi di incontrare la
squadra biancazzurra che saluterà
la città alla vigilia della partenza
per la Cina, dove ai primi di luglio
riscuoterà il successo che si merita
in una applauditissima tourneè che
partirà da Shangai, la città dove risiedono i nuovi proprietari della
squadra.
Già, proprio così. Pe chi non lo sapesse, in casa del Pavia ora si parla
cinese: tutto è cambiato il 3 luglio
2014, quando la famiglia Zanchi
ha deciso di cedere il club di Lega
Pro al terzo straniero pronto al soccer shopping dopo James Pallotta e
Erick Thohir. Ovvio, nella centralissima Piazza della Vittoria all’inizio
nessuno ci poteva credere.
L’ arrivo di Xiaodong Zhu, neo
presidente del Pavia Calcio ceduto
alla società Agenzia per l’Italia, con
sede a Milano, controllata dal fondo
Pingj Shanghai Investments, ha suscitato un grande stupore.
«Nel calcio tutti i capitali sono utili,
non importa se sono targati Italia o
se arrivano dall’estero. Se qualcuno
vuole investire nel nostro settore,
dico investire per modo di dire, ovviamente, va comunque bene. Noi
della Lega Pro restiamo la terza serie calcistica italiana» ha dichiarato
il presidente della Lega Pro Mario
Macalli alla notizia della firma. Non
si capisce perchè poi la Lega Pro
non abbia steso un contratto con
una televisione cinese, per mandare
in onda laggiù, anche in differita di
un giorno, le partite del Pavia calcio,
visto che dalla Cina i nostri siti web
si vedono molto male e le partite
risultano al rallentatore. Avrebbero
potuto produrne altri di capitali, per
La corsa del Pavia si ferma a Matera
il 17 maggio 2015 davanti a un centinaio di tifosi arrivati sino in Basilicata per sostenere la squadra nella sfida
per l’accesso alla serie B. I ragazzi
di Vavassori sono stati battuti per 2-1
ai tempi supplementari, rimontati dal
Matera di Gaetano Auteri grazie a una
doppietta di Pagliarini. I 90 minuti regolamentari erano finiti con i gol nel
secondo tempo del pavese Marchi al
102 e il pareggio di Pagliarini al ‘30.
Pagliarini ha consegnato il gol della
vittoria al 10’ del secondo supplementare. Alle semifiali sono passati Como,
Matera, Bassano e Reggiana, con partite di andata domenica 24 maggio e
ritorno domenica 31 maggio.
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n.7 6/2015
Protagonisti
In Piazza della Vittoria apre Casa Pavia,
per vedere tutti insieme le partite di trasferta
poter sostenere tutte le squadre..
Misteri della Lega...
Ma torniamo all’A.C. Pavia, diventata il primo club italiano di
proprietà cinese, con il 100% delle
quote, ottenute da Zhu dopo una
lunga trattativa anche con i soci di
minoranza, che avevano resistito al
passaggio del testimone tra Pierlorenzo Zanchi, detentore del 90,5%
dal 2009 e i nuovi investitori.
I nuovi azionisti hanno subito puntato a conquistare il cuore della
città, ristrutturando le fognature
marcite che stavano per far crollare la tribuna centrale. Stanno ora
sistemando parte delle tribune popolari e si stanno impegnando per
riattivare, dalla prossima stagione,
anche i posti della tribuna ‘distinti’.
Quest’anno, invece dei soliti 300
spettatori, il Pavia Calcio ha avuto 2000 presenze a partita (chi con
l’abbonamento da 135-425 euro,
chi con il biglietto-partita da 9 a
20 euro). Ha avuto un pullman
pieno di tifosi che lo ha seguito in
trasferta: persino in Basilicata, nel
momento più difficile del campionato. E molti pavesi hanno tifato
dal Cortile del Broletto dove è stato
posto uno schermo per consentire
la visione delle partite in trasferta
più importanti.
Quest’anno, invece della rete metal-
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lica vuota, i calciatori in campo hanno visto i
cartelli degli sponsor e i loro loghi sono spuntati anche sul sito. Riso Scotti ha confermato
la volontà di occupare il posto d’onore sopra
la curva. Ubi Banca ha fatto capolino tra gli
sponsor dopo aver seguito la cessione come
advisor bancario, poi sono arrivati i contributi di Bozart fashion, Manpower, Rattservice,
Garman divise sportive, Sixtus, Fonte Tavina,
mobili Suardi e Distretto Vini dell’Oltrepò.
Dopo gli sforzi di tutti e soprattutto della
squadra, il Presidente cinese ha promesso che
non getterà la spugna dopo la prima stagione,
poichè il successo era davvero molto vicino.
Anzi: farà due nuovi investimenti per rinfoltire la tifoseria decimata dalle ultime sconfitte, dopo oltre 100 anni di storia fatta di alti e
bassi, di gioie e di sofferenze. I supporter potranno tornare alla mitica Curva Sud, come
da tradizione, perchè i lavori estivi puntano
a ridare conforti, sicurezza e dignità agli spalti dello stadio Fortunati. Se le cose andassero
per il verso giusto, nel medio lungo termine,
essere addirittura abbandonato per quello
nuovo, che potrebbe sorgere a poca distanza,
nell’ex area Necchi. Bisogna che il progetto
dell’impianto di un grande parcheggio e attività commerciali connesse, necessarie per far
funzionare il complesso, siano approvati. E
su questo l’accordo ancora non c’è. Per finanziarsi, la squadra per ora ci si potrà muovere
altrove, in Piazza della Vittoria: sull’angolo
ovest, vicino al chiosco del fiorista, sta per
aprire Casa Pavia, un Fan Club di proprietà
di Pavia Calcio Service con bar, ristorante e
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n.7 6/2015
Protagonisti
LA RINASCITA DELLO STADIO PAVESE
Lo stadio Pietro Fortunati è l’ unico grande
impianto per il calcio di Pavia, sede abituale
delle partite interne dell’Associazione Calcio
Pavia. E’ dedicato alla memoria di Pietro Fortunati, presidente della squadra di calcio del
Pavia tra gli anni trenta e quaranta.
Classico esempio di stadio all’inglese, si caratterizza per la vicinanza delle curve e delle
tribune al terreno di gioco. Ciò permette agli
spettatori di godere di un’ottima visuale. In
passato conteneva 6.000 posti a sedere.
Lo stadio in seguito alle recenti normative
sulla sicurezza degli stadi italiani ha subito
una riduzione di capienza la quale ora è di
3999 posti a sedere.
A differenza di altri stadi, visto il tasso di
pioggia tipico del territoroi pavese, tutte le
tribune (comprese le curve) sono coperte. Le
curve riservate ai tifosi del Pavia Calcio e della squadra ospite possono contenere, rispettivamente, 1000 e 920 persone.
Lo stadio ha ospitato in anni recenti anche
partite ufficiali della Nazionale Italiana Under 21 (il 5 settembre 2003 fu giocata ItaliaGalles, terminata 8-1 per gli azzurri), ma appare inadeguato per la Serie B.
In occasione di incontri di cartello, con l’arrivo di molti tifosi ospiti, si è riscontrato il rischio di rinvio per motivi d’ordine pubblico,
come si è verificato per la partita Pavia-Genoa
del Campionato di Serie C1 2005/2006, rinviata di un mese su ordine del prefetto. Il cuore del tifo pavese è stato spostato alla curva
nord ma presto sarà possibile il ritorno alla
tradizionale curva Sud.
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.7 6/2015
Protagonisti
saletta per vedere e rivedere i match
che porterà la squadra più vicina al
cuore della città e al portafoglio di
tifosi vecchi e nuovi. E che fungerà
anche da punto di orientamento per
i turisti cinesi che volessero recarsi allo stadio a vedere una partita
della squadra. In Casa Pavia non
mancheranno l’esposizione di cimeli storici, racconteranno la storia
della squadra ed emozioneranno i
tifosi più longevi. Il Club fu fondato
nel 1911, dal Cav. Piero Fortunati
con la promozione in serie B. Dopo
il fallimento del 1957, festeggiò la
rinascita nel campionato 1976-1977
con al timone di Mario Migliorini.
Negli Anni Novanta arrivò la crisi,
culminò con la retrocessione in eccellenza. Poi la squadra visse ancora un decennio di speranza, fino
alla stagione 2008-2009 terminata
con la salvezza raggiunta all’ultima
di campionato e la permanenza in
Lega Pro Seconda Divisione, nonostante gli undici punti di penalizzazione. Ci fu infatti una svista della
società, dovuta all’acquisto del calciatore Michele Menicozzo in stato
di diffida (era stato ammonito durante l’ultima giornata,ndr.) il quale
fu regolarmente convocato e schierato. La svolta del 3 luglio scorso ha
portato la proprietà cinese all’acquisto del club per 1 euro e all’accollo
di circa 1,7 milioni di debiti. Questo
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prima ancora di effettuare tutti gli
investimenti necessari per avviare il
campionato. Negli uffici allo stadio
oggi si respira un’altra aria, ci lavorano 50 dipendenti. Della vecchia
squadra sono rimasti solo il portiere
Davide Facchin e Federico Carraro,
riscattato dalla comproprietà con
la Fiorentina, Paolo Bracchi, fresca
risorsa proveniente dalle giovanili,
mentre Federico Sorbo ha giocato
per un semestre, poi è stato ceduto
al Prato lo scorso gennaio. Anche
sul fronte tecnico le cose sono cambiate, l’allenatore Riccardo Maspero
è stato esonerato a fine maggio e
rimpiazzato da Giovanni Vavassori.
Gli altri ad oggi in campo sono tutti
nomi nuovi da queste parti, ma noti
alle cronache sportive e non solo.
Quest’anno si sono fatti conoscere
per la loro bravura e qualcuno anche per la particolare avvenenza. Da
qui a settembre sono previsti nuovi
acquisti pare, ma le bocche sono tutte cucite, prima fra tutti quella del
Presidente che pensa veloce e agisce
ancora più veloce. Le altre novità di
cui si può dar notizia sono la vendita di maglie, cappellini e sciarpe
(finalmente), gli spettacoli di intrattenimento durante gli intervalli, gli
eventi con la squadra, le serate e le
feste. In una città che non vede l’ora
che arrivi settembre.
Luca Tolentino
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Giugno 15 - Arena Media Star