Anteprima Estratta dall' Appunto di Storia
e critica del cinema
Università : Università Cattolica Milano
Facoltà : Economia
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L' Appunto
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ANALIZZARE I FILM
Sainati Gaudiosi
Il taglio e la taglia
Esplorare il film
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Un film si fonda su una varietà di elementi che si combinano insieme: scenografie, ambienti, luci, colori,
suoni. Un film si rivela essere qualcosa di eterogeneo e sfuggente, frammentato e allo stesso tempo
compatto, unico e ripetibile.
Il nostro grado di percezione e il nostro livello di orientamento dipendono dal modo in cui decidiamo di
guardare il film: Con posizione comune e naturale, quindi distratta con uno Sguardo “sintetico”
Al contrario se proviamo a cogliere la rete di elementi che costituisce il film secondo una logica profonda,
osservando i singoli aspetti secondo un punto di vista anche globale il nostra sguardo è “analitico”
Tale sguardo presuppone una visione attenta, tecnica e interpretativa. L’analisi coinvolge la capacità
inventiva dell’analista le sue qualità di detective per ricostruire gli elementi su cui si costruisce il film.
L’analista deve valorizzare dimensione oggettiva e soggettiva. L’analisi non è un esercizio valutativo (bello o
meno) ma essere una sorta di esplicazione fondata su delle prove.
Ogni analisi concretizza una scelta, ha quindi un taglio ben preciso: ha una metodologia e ha un certo tipo
di impostazione. Opera una selezione di dati. Il taglio di un analisi è un ritaglio poiché non si possono
considerare tutti gli elementi di un film. Non esistono regole fisse di condotta bisogna cercare di essere
esaurienti senza tralasciare particolari importanti. La descrizione è una Traduzione intersemiotica, il
linguaggio cinematografico è caratterizzato da una maggiore eterogeneità con componenti visive e sonore.
Il film si fonda su una pluralità di componenti; la difficoltà della traduzione intersemiotica è connessa alla
difficoltà di rendere conto della complessa strutturazione materiale del film.
Prendiamo in esempio i primi 10’ di "Mon oncle" di Jacques Tati.
TRAMA: dopo i titoli di testa su cartelli di un cantiere edile, quattro cani scorrazzano per le strade deserte di
un quartiere di case vecchie di mattina. Un calesse seguito dai cani si allontana in direzione della città
moderna passano dinnanzi ad un muro in rovina. I cani ci portano in una villa dove abitano gli Arpel, edificio
razionale. Uno dei cani varca il cancello e giunge alla porta dove la signora maniaca delle pulizie lo accoglie.
In giardino il signore nel suo completo grigio sorseggia caffè. Un silenzio surreale tratteggia la scena. Questi
si allontana in auto con il figlio immergendosi nel flusso del traffico, dopo averlo accompagnato a scuola si
dirige presso la sua azienda. Qui ritroviamo il calesse che sta lasciando la città per fare il percorso inverso. Il
calesse attraversa il vecchio quartiere brulicante di persone che animano il mercato. Tutte le attività sono
svolte in modo rilassante, in quel frangente appare il protagonista Hulot fratello della signora Arpel. Quest
ultimo legge i giornali di una bancarella e scherza con una vicina.
Come analizzare questi minuti?
LUOGHI: fin dall’inizio i luoghi vecchi sono contrapposti alla città nuova, delineati dal percorso del calesse. I
minuti vengono segmentati in tre blocchi:
- Percorso del calesse e dei cani dalla città vecchia alla villa
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- Vita in città con la famiglia nella villla & viaggio in auto di padre e figlio
- Mercato della zona vecchia
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La scansione in tre blocchi è percepibile anche sul piano del sonoro: il quartiere becchio è accompagnato
dalla stessa musica allegra e festosa; il segmento della città nuova da un ritmato brano jazz.
I due ambienti sono caratterizzati da palesi differenze:
Città vecchia – grande vivacità e gioia, movimento di persone, bancarelle, sole. In questo ambiente
ritroviamo il protagonista.
Città nuova – connotata da un ordine estremo eccessivo, pulizia, segnaletica ben evidente, rigore
geometrico in cui è intrisa una leggera follia.
Tra le due zone fa da spartiacque il muro in rovina, linea di confine. I personaggi contribuiscono a
sottolineare la differenza tra i due ambienti: abbigliamento, Hulot sembra un personaggio fuori dal tempo
con un impermeabile e un cappello non necessari , la famiglia della sorella è abbigliata in modo opportuno
e con oggetti necessari.
Nel film è rilevante la netta opposizione tra la città nuova e la vecchia, abbiamo una varietà di colori e
cromatismi diversi, tagli della telecamera diverse. Rappresenta una riflessione sulla frenesia della società
moderna.
Per procedere è necessario smontare il film. Non esiste una atto univoco. In questo caso la segmentazione
è stata Verticale (privilegiando la scansione narrativa), frammentando l’unità per blocchi, che ha permesso
di evidenziare un idea organizzativa e individuare le opposizioni. Orizzontale, considerando di volta in volta
un aspetto specifico del film. Prediligendo l’articolazione stratigrafica. I vari elementi (suoni, colori ecc)
sono come dei codici che in questo ambito presuppongono una qualche forma di regolazione
convenzionale di senso.
Guardando un film non avremo mai a che fare con un solo codice ma con una delle unità che lo
compongono.
Odin propone una definizione di codice che più semplicemente può essere sintetizzata: un codice è
l’insieme delle risposte possibili alla medesima domanda.
Riguarda cioè un solo aspetto del linguaggio cinematografico, ci sono codici legati al messo e al contesto
culturale. I primi sono Codici cinematografici i secondi codici non cinematografici.
Il linguaggio cinematografico è l’intreccio di questi codici e di altri.
Oltre il testo
Eppure il film non si può ridurre a un sistema di codici; per quanto l’analisi cerchi di essere esaustiva
permane la sensazione che nel film sfugga qualcosa. Ci sono due questione fondamentali: una relativa ai
limiti della descrizione, l’altra ad alcuni problemi di interpretazione.
L’analisi scritta non può restituire integralmente il film. (nell’analisi di Mon Oncle la breve analisi è lontana
dalla ricchezza espressiva del film). Il paradosso dell’immagine è che occupa uno spazio e si dilata nel
tempo. I limiti della descrizione risiedono nel fatto che essa non può cogliere il film nella sua eterogeneità.
Nel testo “il terzo senso” di Barthes, questi discute di un senso eccedente ed erratico, sfuggente, la cui
presenza p pienamente attestabile. Divide il senso in tre livelli:
- Informativo – legato alla comunicazione
- Simbolico – relativo alla significazione
- Senso ottuso – che eccede, qualcosa che scuote la coscienza percettiva dello spettatore senza che egli sia
in grado di dominarlo.
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Costante è la presenza di un oltre.
La grande sintagmatica della colonna visiva
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È senza dubbio il racconto a contraddistinguere il cinema. La nostra predilezione al racconto è legata al
desiderio di finzione.
SEQUENZE sono le principali unità del film. Le sequenze sono porzioni di film dotate di una certa grandezza
e autonomia caratterizzate da una loto complessità tematico-narrativa. La sequenza a sua volta può essere
suddivisa in unità di rango inferiore:
- Sottosequenze (parti della sequenza segnate da omogeneità spazio temporale)
- Inquadrature (unità tecnico diegetiche che non hanno la stessa autonomia delle sequenze)
Riconoscere la scansione delle sequenze ci è utile per comprendere lo sviluppo del racconto. Ci permette di
cogliere la struttura del film e i suoi snodi. Possiamo individuare alcuni parametri per contrassegnare i
confini di una sequenza:
- Presenza di interpunzioni (che nel romanzo sono ad esempio “a capo” ecc) come
Dissolvenza Incrociata (l’ultima immagine della sequenza e la prima si sovrappongono)
Dissolvenza in nero (l’ultima immagine sfuma nel nero) -> quando l’immagine sfuma nel nero il film
attraversa una specie di pausa che Metz definisce “silenzio visivo”
- Mutamenti di luoghi personaggi o azioni.
- Metz aggiunge un terso, proponendo di considerare come segmento autonomo ogni passo del film che
non sia interrotto da un cambiamento della trama, né da segno di punteggiatura ecc.
Le sequenze non sono tutte organizzate e possono avere caratteristiche diverse. Un importante
sistemazione dei tipi di sequenza e della loro articolazione si trova nella GRANDE SINTAGMATICA DELLA
COLONNA VISIVA di Metz.
SINTAGMA è una combinazione di due o più elementi che sono copresenti in un enunciato linguistico.
La grande sintagmatica costituisce una classificazione dei tipi di sequenze riscontrabili.
Metz li definisce Segmenti autonomi e li analizza come strutture combinatorie. Ci sono 8 tipi di segmenti
autonomi.
Piani autonomi Segmenti formati da una sola inquadratura
Sintagmi Segmenti formati da più inquadrature
Sintagmi Acronologici – il rapporto temporale tra gli eventi non è individuabile secondo un preciso ordine:
- Sintagma parallelo (con un montaggio parallelo)
- Sintagma a Graffa (le immagini senza rapporto spazio temporale appaiono come un insieme)
- Sintagmi Cronologici – precisano i rapporti temporali tra i fatti, questi possono essere di consecuzione o
di simultaneità (esiste nella forma del sintagma descrittivo)
- Sintagmi descrittivi – basati sulla simultaneità
- sintagmi Narrativi - il rapporto temporale degli oggetti comporta delle consecuzioni; un esempio è:
- Sintagma alternato – presenta due o più inquadrature di azioni che si svolgono contemporaneamente.
- Scena – rinuncia ad operare delle ellissi temporali
- Sequenza Ordinaria – diffusa al cinema in cui si saltano i momenti inutili all’intrigo
- Sequenza a episodi – allinea un certo numero di brevi scene (simile al sintagma a graffa)
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Preparati con le domande di ABCtribe su Storia e critica del
cinema.
1. Individuare i punti di connessione tra le
Risposta:
Pinter fu un uomo di spettacolo nel senso più completo del termine. Nacque come attore, ma ben presto
si dedicò alla scrittura di testi teatrali e cinematografici. L'approdo al cinema però può dirsi completo solo
nel momento in cui lo sceneggiatore incontra un regista, negli anni 60: Losey. In realtà l'incontro avviene
per caso poichè Losey, volendo girare un film su 'the servant', scopre che il romanzo era stato già
trasposto in sceneggiatura, proprio da Pinter. Tra i due c'è da subito un accordo, legato non tanto alle
decisioni da prendere per la revisione dell
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2. Che si intende p
Risposta:
Pinteresque è un termine coniato dai critici per indicare il modo di 'usare' il linguaggio di Pinter, nelle
sceneggiature. Basandosi sul concetto di economia del linguaggio (non inserire parole quando non
servono), e conoscendo in maniera
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