Libri Vita Nuova “La logica del dono”. Un saggio di Roberto Mancini Nella collana “Il Cortile dei Gentili” diretta da Ugo Sartorio, per le edizioni Messaggero, Roberto Mancini, professore ordinario di Filosofia teoretica all’Università di Macerata, pubblica un interessante saggio dal titolo “La logica del dono” (Meditazioni sulla società che credeva d’essere un mercato). Il percorso dell’autore si sviluppa in alcune tappe: la critica del presente, una presa di distanza dai paradigmi economici vigenti e dal potere assoluto del denaro (il grande narcotizzatore delle coscienze); la prassi alternativa, fondata sulla cultura del dono; una diversa comprensione degli uomini e delle cose come via a un nuovo modo di pensare e di vivere (compassione come risveglio); infine il processo educativo e il servizio alla giustizia, strutture portanti di un’effettiva rigenerazione sociale. Ma come cambiare? Come, cioè, orientare la propria esistenza in modo da riuscire a guarire dalle patologie pervasive del mercato globale e inserire il “dono” come cifra ispiratrice e stile personale di vita, capace di generare quel “supplemento di anima” (come avrebbe detto Bergson) che trasforma la società in un mondo realmente fatto per l’uomo? Il nucleo essenziale di questa meditazione è il dono, non come regalo, quanto come una logica ispiratrice dello stile di esistenza e anche come forma specifica ed eminente dell’essere in relazione, stare al mondo in maniera umanizzata. Il volume sarà presentato ad ottobre dall’Associazione di promozione sociale “Il pane e le rose”. Edoardo Kanzian Roberto Mancini, La logica del dono. Meditazioni sulla società che credeva d’essere un mercato, Messaggero, Padova 2011, pp. 128, € 10. Una speranza per vivere. Ogni giorno con il Vangelo Un numero sempre maggiore di persone ritorna oggi ai grandi classici della spiritualità in cerca di nutrimento e conforto. Fra essi un posto a parte e speciale hanno i Vangeli, i testi che fondano la fede cristiana e sono una delle radici della nostra civiltà. Quest’ultima fatica di Monsignor Sigalini contiene 90 brevi riflessioni, piccoli appunti, su altrettanti passi dei quattro Vangeli, dedicati ai temi più diversi: la preghiera, la vita cristiana, la figura di Gesù, la solidarietà, l’amicizia, la sofferenza, il male, la famiglia, l’amore, i sentimenti, il lavoro, l’ambizione, l’egoismo, il sesso, il perdono, l’invidia, la conversione, la speranza, la povertà, e tanti altri. Il volume propone dunque alcuni dei passi più belli e intensi dei Vangeli, seguiti da riflessioni al contempo semplici, positive e profonde. Sono brani da meditare in una pausa, mentre si va al lavoro, da soli o in compagnia, un gesto per il nostro benessere spirituale più autentico in mezzo allo stress quotidiano. In un mondo in cui è sempre più difficile orientarsi e dove molti sono alla disperata ricerca di modelli e obiettivi per la propria esistenza, il mosaico composto dall’Autore ha la forza della semplicità e dell’immediatezza. I Vangeli parlano all’uomo di ogni tempo e la verità che Dio ha proposto ai contemporanei di Gesù è la stessa che ci serve oggi, anche se il modo di vivere è cambiato e le situazioni possono sembrare incomparabili. “Fresco amico che mostri le prime gemme…” L’edizione integrale del Carteggio tra Prezzolini e Slataper Q uando ancora non esistevano gli attuali, sofisticati e rapidissimi mezzi di comunicazione, le lettere rappresentavano la sola risorsa a cui ricorrere per trasmettere messaggi di ogni sorta. Per lettera si intessevano relazioni familiari, di amicizia o di lavoro, sempre per lettera ci si scambiavano le proprie opinioni, pensieri e sentimenti, arrivando in alcuni casi a veri e propri gioielli di arte letteraria. Non a caso molte delle conoscenze più approfondite e circostanziate sulla personalità e sull’opera di diversi artisti ci vengono consegnate, oltre che dagli sfoghi intimi dei quaderni privati, anche e soprattutto dalle lettere che, nelle forme più riuscite, realizzano una felice fusione del particolare e dell’universale. In larga parte inedito, il Carteggio intrattenuto tra Giuseppe Prezzolini (Perugia 1882 – Lugano 1982) e Scipio Slataper (Trieste 1888 – Podgora 1915) durante gli anni di collaborazione alla rivista “La Voce” (“Carteggio 1909-1915”, a cura di Anna Storti, Edizioni Storia e Letteratura, Roma 2011, € 46), è un esempio della vasta tastiera di stili e contenuti percorsa dagli scambi epistolari di molti artisti e intellettuali del passato. La raccolta infatti ci consente di gettare contemporaneamente lo sguardo sia sulla storia spesso contrastata e difficile de “La Voce” e sui problemi di carattere socio-economico, letterario, intellettuale e filosofico che più impegnarono l’intellighentia italiana di quegli anni, sia sulla febbrile attività giornalistica e redazionale dei due amici e sul temperamento, i travagli e le intime inquietudini di entrambi. Non fu certo facile né per Prezzolini, che tra allontanamenti e ritorni diresse la rivista dal 1908 al 1914, né per Slataper, che occasionalmente sostituì il proprio collega e sodale, conciliare in una composta e colorita sinfonia le disparate “voci” e ispirazioni del periodico. Eppure per un breve arco di anni questo piccolo miracolo di passione artistica ed intellettuale trovò una perfetta realizzazione, fondendo in modo unitario le trame variamente sfumate di un arazzo davvero sfavillante. La filosofia idealista di Croce e Gentile accanto alle dettagliate analisi economiche di Einaudi, Salvemini e Amendola; la prosa d’arte innamorata del frammento e delle ammalianti seduzioni simboliste e decadenti d’oltralpe quale si espresse in Papini, Boine, Ungaretti, Sbarbaro e gli stessi Prezzolini e Slataper, fianco a fianco con l’attenzione, di segno radicalmente opposto, a problemi socio-politici come la riforma scolastica, la questione agraria e del Mezzogiorno. Sullo sfondo di un nazionalismo attivista, che sfociò alla vigilia della Grande guerra in un impetuoso interventismo, si profilò, attraverso un gioco di incastri e di fantasiose variazioni, un’estetica del tutto nuova fondata sulla suggestione, il bagliore del “piccolo pezzo d’avorio” che fa brillare i tesori sommersi dell’anima, il discorso franto e stupito che si apre al respiro arcano di quel “poetico abitare” caro ai nuovi sentieri della grande letteratura novecentesca. Ma il versante di maggior spessore umano ed artistico del “Carteggio” riguarda i ritratti che i due amici tracciano di se stessi nei passi più emotivi e personali. L’autore del “Mio Carso”, questo giovane studente irredentista che fa il pendolare tra una Trieste spesso dipinta nei colori aspri e pur vivi dell’altipiano e una Firenze dal sapore nuovo e antico, sbalza di se stesso un ritratto che ha tutte le connotazioni dell’artista romantico: appassionato, combattivo, eroico, ora abbattuto dalle tempeste della vita – la malattia dell’amatissima madre e il suicidio inspiegabile della donna amata – ora risollevato dall’onda di qualche nuova passione dello spirito e dell’intelligenza. Ben diverso il tono di Prezzolini: più asciutto, pratico e informativo, certamente imbevuto di una vastissima preparazione culturale, ma spesso intrappolato nelle secche di quell’umor nero proprio ai temperamenti più introversi e facili alla depressione, al pessimismo e allo scoramento. I due prendono accordi, si scambiamo consigli lavorativi, si sostengono nei momenti difficili, si consigliano sulle grandi decisioni da prendere e chiedono l’uno all’altro lumi – soprattutto Prezzolini – sul modo migliore per vincere la malattia del secolo: l’apatia, lo sfinimento organico e spirituale di tutta una generazione nata troppo tardi per credere nel progresso della scienza e troppo presto per poter vedere l’alba di un’epoca nuova. Rincorrendosi con un’amicizia e un affetto che non è dato trovare nella corrispondenza intrattenuta da entrambi con altri intellettuali e scrittori, queste due voci, nella ritrovata unità e pienezza di questo “Carteggio” mirabilmente assemblato, toccano ancora oggi la nostra sensibilità, soprattutto per la loro sete di risposte e per il loro inquieto aggirarsi in una foresta sempre più folta di segni e di sensi, all’eterna ricerca della perduta armonia del mondo. Alessandra Scarino 30 settembre 2011 17 Mons. Domenico Sigalini usa parole «al passo con i tempi e con il nostro stile di vita», ma tocca il cuore di chiunque avverta il bisogno di vivere in modo più profondo e intenso o, semplicemente, voglia riscoprire i Vangeli. Domenico Sigalini, Una speranza per vivere. Ogni giorno con il Vangelo, Edizioni Lindau, Torino 2011, pp. 208, € 14,50. Vivere in rete. Gioie e dolori dei nuovi media Perché un libretto sui nuovi media? Perché ci siamo immersi tutti quanti, giovani e adulti, che ci piaccia o no. Perché ogni generazione ha bisogno dell’altra, per non rimanere indietro (gli adulti) e per non rischiare di essere travolti dalle nuove tecnologie senza la capacità di controllarle e indirizzarne lo sviluppo (i giovani). Dal cellulare, a Facebook e i videogiochi, al web. Un libretto intergenerazione che ci aiuta a guardare a questi mondi con simpatia, ma anche con intelligenza, migliorando la nostra capacità comunicativa in questo primo scorcio di terzo millennio. Gli autori: Andrea Cruciani ha fondato l’azienda informatica TeamDev nella quale si occupa del settore “innovazione”. Matteo Girardi lavora nella redazione di Città Nuova editrice; per lo stesso Gruppo editoriale si occupa di editoria digitale e cura il blog “internet e dintorni” sul portale www. cittanuova.it. Patrizia Mazzola, docente di scuola secondaria di secondo grado, è referente per la formazione insegnanti nel settore Educazione allo sviluppo dell’associazione Azione per un Mondo Unito (AMU). Riccardo Poggi, ingegnere navale e meccanico. Per l’azienda nella quale lavora segue la comunicazione interna e la gestione della conoscenza e altri relativi alla business intelligence e alla gestione dei processi. Andrea Cruciani, Matteo Girardi, Patrizia Mazzola, Riccardo Poggi, Vivere in rete - gioie e dolori dei nuovi media, Città Nuova editrice, Roma 2011, pp. 64, € 3,50. I panni sporchi dei Mille Sta per arrivare in libreria l’ultimo libro di Angela Pellicciari, storica controcorrente. L’invasione del Regno delle Due Sicilie e i sistemi con cui fu preparata e realizzata sono ben lontani dall’oleografia risorgimentale cui siamo stati abituati. Attraverso le dirette testimonianze scritte (epistolari, diari, pamphlet, recuperati con paziente lavoro di archivio) di tre esponenti di primo piano del mondo liberale e proSavoia, vengono alla luce i lati spesso inconfessabili degli avvenimenti che portarono la dinastia piemontese alla conquista del Sud d’Italia. I tre involontari testimoni “a carico” dei Mille sono il Segretario della Società Nazionale, Giuseppe La Farina, l’ammiraglio Carlo Pellion di Persano e il deputato Pier Carlo Boggio. Nel suo saggio introduttivo a questa nutrita documentazione, originale e al di sopra di ogni sospetto, Angela Pellicciari ricostruire le tappe di una vicenda che è sempre stata raccontata con unilaterale indulgenza e ci costringe a rivedere molti luoghi comuni. Angela Pellicciari, I panni sporchi dei Mille, Cantagalli, Siena 2011, pp. 208, € 15,50.