La Preghiera 8 ANNO PASTORALE 2014-2015 Parrocchia della Natività di N.S.G.C Alcune indicazioni Il libretto che avete tra le mani vuole essere una piccola introduzione al mondo misterioso e affascinante della preghiera intesa come dialogo con Dio. Vi consiglio di non affrettarvi nel leggerlo, ma di saper ‘dosare’ la lettura prendendo un paragrafo al giorno, e casomai approfondendo l’argomento trattato aiutandovi con dei brani biblici. Se avete dei dubbi sulla preghiera o volete imparare a pregare, chiedete con fiducia un colloquio con i sacerdoti che sono sempre a vostra disposizione. SUGGERIMENTI PER ENTRARE IN PREGHIERA - Entro in preghiera - pacificandomi con un momento di silenzio, pensando che incontrerò il Signore, chiedendo perdono delle offese fatte, e perdonando di cuore le offese ricevute - invocando lo Spirito Santo: prendo coscienza che in me c’è qualcuno che sta pregando, lo Spirito Santo. - La lettura: l’inizio della preghiera è l’ascolto di Dio che parla a me. Leggo e rileggo il salmo più volte. - La meditazione e la preghiera: leggo il testo lentamente, punto per punto, prendendo una parola, una riga e scendendo con la mente nel cuore, ripeto questa parola . In 1a di copertina: Duccio Di Buoninsegna“Ultima Cena” (Museo dell'Opera del Duomo-Siena) 29 - I CANTICI DI PAOLO Le comunità cristiane primitive, e ne abbiamo una testimonianza diretta nei testi paolini riguardo a quelle fondate da Paolo, vivevano in modo creativo la preghiera e la Liturgia. Infatti, nei testi del Nuovo Testamento, accanto ai testi parenetici e teologici che compongono il corpo delle lettere apostoliche, appaiono anche dei testi liturgici come gli inni che riportano l’eco della preghiera di quelle comunità, della loro vita spirituale, della loro fede profonda che si fa preghiera. Paolo, sicuramente ispiratore di questi cantici, affida a questi inni i contenuti teologici della sua predicazione capaci, in questo modo, di diventare patrimonio spirituale di tutta la comunità. Questo patrimonio giunge fino a noi e diventa anche per noi testimonianza viva di fede e tradizione fondamentale di preghiera. Inoltre questi inni ci insegnano a vedere la preghiera non semplicemente come un momento personale in cui ci rivolgiamo a Dio ma come un momento di fede altissima e profonda in cui le verità dogmatiche si trasformano in contenuti di preghiera. Non solo buoni sentimenti ma profonde verità, non solo il mio bisogno di pregare ma l’orazione della Chiesa che crede, spera e ama che si innalza fino a Dio. Lasciamoci guidare dunque dai cantici neotestamentari e soprattutto da quelli paolini come Ef 1,3-14.20-23, Il mistero della nostra figliolanza divina; Fil 2,6-11, Il canto di Cristo che si fa servo; Col 1,13-20, Cristo centro della Creazione; e di altri cantici sparsi sia nelle lettere di Paolo che nelle altre lettere apostoliche. Queste composizioni ci interpellano sulla nostra creatività liturgica che spesso nasce più da fattori emotivi e improvvisati che da un’autentica profondità teologica e di fede. 1 Fil 2,5-11 Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. S. Paolo: “IN FIDE VIVO FILII DEI” Opera della “Clikophilousa” 2 30 - L’INNO ANGELICO: IL “GLORIA” Alla nascita di Gesù l’evangelista Luca ci mostra gli angeli che innalzano a Dio l’inno di lode per la manifestazione del mistero della redenzione che rifulge nell’incarnazione del Verbo. Nel loro canto tutta la creazione gioisce e giubila per la nascita del redentore ed il breve cantico lucano diviene la base per quello più ampio e articolato che sarà il “Gloria” liturgico, la grande dossologia che viene cantata durante la Messa. Il Gloria di Luca, nella sua brevità, ci presenta in sintesi l’atteggiamento fondamentale della preghiera cristiana: la lode a Dio, Creatore e Redentore che abita nei cieli, ovvero vive nella sua trascendenza infinita, e che dona la pace a tutti coloro che accolgono il suo amore e la sua benevolenza, sono gli “uomini che egli ama” e i destinatari della pace messianica portata da Cristo.Tutto il testo del “Gloria” liturgico amplia questa lode a Dio secondo uno schema trinitario che la erisce intimamente nella storia della salvezza. Dio viene lodato per ciò che concretamente ha fatto per noi, così come nella storia della salvezza ha manifestato: nel Padre Creatore, nel Figlio Redentore e nello Spirito santificatore. Gli atteggiamenti di preghiera suggeriti dall’inno sono tanti: “Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti rendiamo grazie,... abbi pietà di noi...”. L’inno raccoglie in un unico slancio di lode la preghiera del cristiano che celebra la gloria di Dio. Questo termine “gloria” traduce il termine biblico che descrive la manifestazione dello splendore, la “kabòd”; è la bellezza di Dio che si rivela agli uomini con tutta la sua potenza e il suo “peso”, secondo l’etimologia stessa della parola ebraica. In questo senso dal “Gloria” noi impariamo a riconoscere la grandezza di Dio e a lodarlo per la sua esistenza, per la sua grandezza, per il suo amore, per la sua misericordia infinita, in una parola perché è Dio. È la preghiera in cui celebriamo Dio in modo 3 gratuito, libero, entusiasta, assimilandoci in questo atteggiamento agli angeli. Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa. Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre Onnipotente, Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo. Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi. Tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica, tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen. 4 31 - LA BENEDIZIONE La benedizione indica il dono di un bene per la salvezza, è forza salvifica. Ci può essere una benedizione discendente e una ascendente. Quella discendente è la benedizione con cui Dio ricolma di beni le creature, è la benedizione che esprime la sua benevolenza e il suo amore, è Colui che dona la vita e tutti i beni perché essa prosperi e si sviluppi. La benedizione ascendente è invece quella che risponde a questa benedizione divina e che invoca Dio con il nome di “Benedetto”, perché è Lui il datore di ogni bene degno di essere glorificato e benedetto per il suo amore. La benedizione ascendente, dunque, esprime la meraviglia che sgorga dal cuore del credente che comprende l’azione salvifica del Signore. In ogni eucaristia la Chiesa benedice il Signore per i doni della terra ricevuti e soprattutto per la salvezza ottenuta per mezzo di Gesù Cristo, essa stessa si fa benedizione a Dio e benedizione verso gli uomini. Gesù è il “Benedetto nei secoli” perché grazie a Lui la “salvezza è entrata nel mondo”. Nella storia della salvezza tutti i patriarchi ricevono una benedizione come caparra della salvezza, come garanzia che la presenza salvifica di Dio è entrata nella loro vita. Tutti gli uomini sono dei poveri che aspettano da Dio ogni bene, ricevere la benedizione di Dio attraverso i nostri padri rappresenta la ricchezza più grande che si possa desiderare, più dell’oro e delle terre. Così Abramo benedice Isacco e così Isacco benedirà Giacobbe ed Esaù. Proprio i due fratelli fanno della primogenitura una causa di conflitto, proprio in vista del possesso di una ricchezza superiore a quella materiale che è la benedizione di Abramo, eredità preziosa in vista dei beni della salvezza. Per noi tutti benedire ed essere benedetti è una garanzia per la pace del cuore, perché la benedizione è come la carezza di 5 Dio che rassicura i suoi figli della sua protezione e della sua benevolenza. La nostra benedizione a Dio è dunque conseguenza necessaria perché è proclamazione esistenziale della nostra dipendenza da Lui e del nostro amore e gratitudine. ____________________________ Sal 102 (103) Benedici il Signore anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore anima mia, non dimenticare tanti suoi benedici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia; egli sazia di beni i tuoi giorni e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza. Il Signore agisce con giustizia e con diritto verso tutti gli oppressi. Ha rivelato a Mosé le sue vie, ai figli di Israele le sue opere. Buono e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno. Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe. Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli, potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola. Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere, suoi ministri, che fate il suo volere. Benedite il Signore, voi tutte opere sue, in ogni luogo del suo dominio. Benedici il Signore, anima mia. 6 32 - L’INNO L’inno è un canto di lode a Dio per le sue perfezioni e la sua grandezza che prende le mosse dal cuore dell’uomo e dal suo intelletto che coglie, nell’esperienza della fede, i contenuti e le verità rivelate e le canta celebrandone la bellezza. Nella tradizione della preghiera della Chiesa l’innodia occupa un posto di particolare importanza. Infatti, accanto ai testi biblici si sentì presto l’esigenza di usare altri testi non biblici per la preghiera e soprattutto per il canto. Così nacquero gli inni di grandi autori cristiani come Sant’Ambrogio, Prudenzio, Efrem, Venanzio Fortunato, Simeone il Nuovo Teologo, e tanti altri che hanno donato alla Chiesa testi e melodie stupende per celebrare il Signore e i suoi Santi. L’inno possiede una struttura strofica e un linguaggio semplice e teologico insieme. Nell’inno vi è solitamente un commento teologico e poetico dei dati scritturistici. Soprattutto nella celebrazione dei misteri della vita di Cristo e dei Santi l’inno illustra la fede con l’aiuto del linguaggio della poesia e quindi in modo universale ed efficace. L’inno vuole muovere il cuore alla comprensione dei misteri della salvezza usando un modo semplice e da tutti comprensibile. Nel repertorio gregoriano abbiamo alcuni tra i più bei testi liturgici che illustrano le solennità del Signore e dei Santi con testi profondi e poeticamente bellissimi e con una musica semplice e melodica, capace di essere facilmente memorizzata e compresa. È proprio dell’inno, infatti, la popolarità e la semplicità e nello stesso tempo la profondità e l’esattezza teologica. Spesso infatti gli inni venivano usati come catechesi. In questo senso l’innodia deve essere recuperata ed utilizzata cercando di comprendere l’importanza del canto come espressione della preghiera, un canto impregnato di fede teologica e di 7 spiritualità profonda, un’innodia che celebra Dio in modo autentico. ____________________________ Col 1,15-20 Cristo è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle invisibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di far abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli. 8 Matteo; 25, 34 “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, ...” ORARI DEL TEMPO DI QUARESIMA SS. Messe Feriale SS. Messe Festive 8 8,30. 9 10 10 11,30. LODI: Dal Lunedì al Venerdì, alle ore 7,30 OGNI VENERDÌ DI QUARESIMA: Ore 17,15: VIA CRUCIS Ore 18,00: S. Messa e Adorazione Eucaristica Ore 19,30 VIA CRUCIS CATECHESI PER ADULTI: Mercoledì, alle ore 16,30 e 20 MENSA “DOMUS CARITATIS”: Lunedì e Giovedì, dalle ore 15,30 alle 19 Parrocchia della Natività di N.S.G.C. Roma:“Abside” (particolare) 18 18 20