ISLANDA: AVVENTURARSI NELLA TERRA DEI VULCANI ARENA ANA BOTIN: LA BANCHIERA DI FERRO DEL SANTANDER WEB MAGAZINE LUGLIO/AGOST2015 Arena Mediastar supplemento del settimanale on line Commodity World Weekly Magazine - Anno I n.8/2014 registr. al Tribunale di Pavia n. 673 dell’11/5/2007 MEDIASTAR IL POP FOOD DI DAVIDE OLDANI L’L’uomo 2015 secondo Nicola Santini: Lo stile? Non è tutto.. neodandy MILANO MODA UOMO I TREND DELL’AUTUNNO LE NOVITA’ PER IL 2016 www.arenamediastar.com LE ULTIME 4 TAPPE DEL TOUR IN 10 CITTA’ ITALIANE ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.2 1/2015 Editoriale IN COPERTINA: Nicola Santini, guru dello stile e del bon ton, dialoga con noi sull’essere dandy nel Terzo Millennio ARENA MEDIASTAR, supplemento di Commodity World Weekly Magazine, è il mensile in cui le materie prime diventano prodotto finito: cibi sopraffini, gioielli, oggetti per la casa, automobili, inimitabili pezzi d’arte. In questo numero estivo luglio/agosto un focus particolare sul ritorno del dandy, l’uomo raffinato. Perchè lo stile conta, dice il guru del bon ton Nicola Santini. Ma non è tutto. Ecco dunque a chi ispirarsi e quali sono i valori da indossare e da difendere nel Terzo Millennio. I nostri Grand Tour ci portano al Castello di Sarmato, nel piacentino. In Islanda, al Festival del Cinema di Locarno. Ma anche all’Expo, dove è protagonista lo chef Davide Oldani. Prima di partire, magari con la nuova Katia Ferri Giulietta Alfa Romeo, un’occhiata ai trend della prossima stagione e alle novità di Melzi d’Eril Milano Moda Uomo 2016. Infine un profilo al femminile, quello della più potente Direttore re- (e temuta) banchiera europea, Ana Botin del Santander. sponsabile di Commodity World Weekly Magazine ritratta da Luigi Ontani, 1983 Contributors di questo numero: Stories Rubriche Alessandro Chiara Niccolò Carcano Timur De Angeli Amir Hussein Barouh Giorgia Pertosa Kristi Prendi Fiammetta Trallo Anna Bassi Giuseppe Bruni Alessandro Buffone Filippo Bortolan Francesco Curci Galeazzo Melzi d’Eril Graphic Design Photographers Grazia Mantelli Alessandro Chiara Valentina AnzilMatteo Zerbi lotti Grazie a Michelangelo Cecilia per le immagini di Nicola Santini e Giovanni D’Antonio ARENA MEDIA STAR anno I n.8, luglio/agosto 2015- web magazine, supplemento mensile di Commodity World Weekly Magazine registrato presso il Tribunale di Pavia n..673 dell’ 11/5/2007 Edito da Katia Ferri Melzi d’Eril in collaborazione con l’associazione culturale non profit Arena Media Star Sede legale: Via S. Giovannino 5, 27100 Pavia tel. 0039 349 8610239 www.arenamediastar.com; [email protected] Le pagine pubblicitarie (mostre o campagne sociali) sono scelte ogni mese dalla redazione e inserite a fronte di nessun compenso 2 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Sommario ESCLUSIVO: visita al Castello di Sarmato, il maniero piacentino ancora abitato dai conti Zanardi Landi di Veano Luglio/Agosto 2015 Rubriche: Cover Story| 10 Nuovi dandy: lo stile conta ma non è tutto Cinema | 18 Tutti al Festival di Locarno Grand Tour| 24, 36 Castello di Sarmato, Avventura Islanda Top Nightlife| 22 Eventi, personaggi, star dal mondo Food & co| 32 Il Pop Food di Oldani Snaidero all’Expo Ramadan | 44 Il mese di preghiera dei musulmani Antiquariato| 35 Accademia Medicea corsi di pittura antica Ecogreen| 45 Albidona, l’ecotorre nel Golfo di Taranto Leonardo| 52 Le tappe del nostro tour in 10 città Protagonisti | 64 Ana Botin, la Presidenta di Santander Auto| 54 Giulietta Alfa Romeo è tornata la tigre Salute| 62 Happy hour, rischi sconosciuti dell’alcol Sotto: I vincitori dei prestigiosi premi Alberto Sordi, tra cui Carlo Conti, Enrico Brignao, Riccardo Cocciante, Rosario Fiorello, Gabriella Pession. A destra “Passeggia con Leonardo” alla Rocca di Imola 3 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Eventi Nord Leonardo a Palazzo Reale Giotto, Italia da Assisi a Milano FRIULI VENEZIA GIULIA/GORIZIA, L’ARTE DI FRANCESCO. CAPOLAVORI D’ARTE E TERRE D’ASIA DAL XIII AL XV SEC. via Mameli 2 fino al 11 ottobre 2015 LOMBARDIA/BRESCIA, BRIXIA ROMA E LE GENTI DEL PO. UN INCONTRO DI CULTURE. III - I SEC. A.C. Museo di Santa Giulia, Via Musei 81/b fino al 17 gennaio 2016 LOMBARDIA/MILANO GIOTTO, L’ITALIA. DA ASSISI A MILANO Piazza del Duomo 12 fino al 10 gennaio 2016 LOMBARDIA/MILANO, TRIENNALE ARTS E FOODS. RITUALI DAL 1851 Viale alemagna 6 fino al 01 novembre 2015 LOMBARDIA/PAVIA LE CARTE DEI CIBI: TERRITORIO, PRODOTTI PRANZI IN UNA CITTÀ AGRICOLA E UNIVERSITARIA Strada Nuova 65 fino al 30 settembre 2015 LOMBARDIA/MONZA, ITALIA: FASCINO E MITO. DAL CINQUECENTO AL CONTEMPORANEO Viale Brianza 1, prenotazione obbligatoria al 199 15 11 40 fino al 06 settembre 2015 LOMBARDIA/PAVIA, CAPOLAVORI DELLA JOHANNESBURG ART GALLERY. DA DEGAS A PICASSO Scuderie del Castello Visconteo, informazioni 0382 33676 fino al 30 agosto 2015 LOMBARDIA/MILANO, IL PRIMATO DEL DISEGNO Pinacoteca di Brera, Via Brera 28 fino al 19 luglio 2015 LOMBARDIA/MILANO, LEONARDO DA VINCI: 1452-1519 Piazza del Duomo 12 fino al 19 luglio 2015 4 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Eventi Nord Vedute di Francia in Villa PROGETTO CITTA’ IDEALE EMILIA ROMAGNA/RAVENNA, IL GENIO DELLE ACQUE. DALLA DOMUS IN RIVA AL MARE A TAMO Via Rondinelli 2, informazioni 0544213371 fino al 31 dicembre 2015 EMILIA ROMAGNA/TRAVERSETOLO, VEDUTE DI FRANCIA NELLA VILLA DEI CAPOLAVORI. RENOIR MONET CÉZANNE MATISSE DE STAËL Via Fondazione Magnani Rocca 4 fino al 13 settembre 2015 EMILIA ROMAGNA/MOENA/BIBLIOTECA UNIVERSITARIA, LARGO S. AGOSTINO 337 ALLEGREZZE BAROCCHE. MACCHINE PIROTECNICHE E APPARATI SCENICI NELLA MODENA ESTENSE”. fino al 18 luglio 2015 LOMBARDIA/MILANO/FABBRICA DEL VAPORE/SALA DELLE COLONNE PROGETTO CITTA’ IDEALE fino al 30 Settembre 2015 FRIULI VENEZIA GIULIA/ GORIZIA INVITO A CASA DEL PRINCIPE, ARCHEOLOGIA A TITO, TORRE DI SATRIANO fino al 31 dicembre 2015 PIEMONTE/TORINO/URBAN CENTRE Architecture & Taste Expo Tour fino all’11 luglio 2015 PIEMONTE/TORINO/PIAZZA CASTELLO 191 CANOVA: LA BELLEZZA E LA VIRTU’ fino al 9 agosto 2015 5 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Eventi Centro Ville dannunziane a Pescara MURAT RE DI NAPOLI ABRUZZO/SULMONA, PRIMA GUERRA MONDIALE: “RICORDI E TESTIMONIANZE DI UN TERRITORIO” Via Badia 28 Fino al 30 luglio 2015 ABRUZZO/PESCARA, PERCORSO LIBERTY VILLE DANNUNZIANE A PESCARA Via Palizzi 2 fino al 10 luglio 2015 ABRUZZO/TERAMO/ARCHIVIO DI STATO, Via Cesare Battisti 55 “DALLA COLTIVAZIONE ALL’ALIMENTAZIONE” SECC.XVIII-XX fino al 31 ottobre 2015 CAMPANIA/MONTESARCHIO, A CASA DI EUROPA. STORIE DEL CRATERE DI ASSTEAS Via Castello 1 fino al 15 settembre 2015 CAMPANIA/NAPOLI, POMPEI E L’EUROPA. 1748-1943 Piazza Museo 19 fino al 02 novembre 2015 CAMPANIA/SALERNO, L’ITALIA IN GUERRA Piazza abate Conforti 7 fino al 01 maggio 2016 CAMPANIA/NAPOLI, A PASSO DI CARICA. MURAT, RE DI NAPOLI Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1, fino al 15 ottobre 2015 LAZIO/ROMA, LO STATO DELL’ARTE: L’ARTE DELLO STATO – LE ACQUISIZIONI DEL MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO. COLMARE LE LACUNE –RICUCIRE LA STORIA Lungotevere Castello 50 fino al 29 novembre 2015 LAZIO/ROMA, TALISMANI DELL’EDITORIA. I TALLONE E GLI SCRITTORI DEL ’900 Biblioteca Nazionale Centrale, Viale Castro Pretorio 105 fino al 30 settembre 2015 LAZIO/ROMA, BAROCCO A ROMA. LA MERAVIGLIA DELLE ARTI Via del Corso 320 fino al 26 luglio 2015 7 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Eventi Sud ARTE ORIENTALE A NAPOLI POMPEI E L’EUROPA CAMPANIA/NAPOLI, VILLA FLORIDIANA,MUSEO DUCA DI MARTINA - tel. 091/6175595 Dipinti avori, smalti, porcellane europee, giapponesi Imari e cinesi Ming, oggetti di arte orientale fino al 31/12/2015 CAMPANIA/SALERNO, L’ITALIA IN GUERRA Piazza abate Conforti 7 fino al 01 maggio 2016 BASILICATA/MATERA, TRINCEE 1914-2014 Archivio di Stato, Via T. Stigliani 25, prenotazioni: 0835/332832 fino al 31 dicembre 2015 BASILICATA/MURO LUCANO, ‘ITALIANI A STELLE E STRISCE’ Via Seminario 6, prenotazioni: 0976/71778 fino al 31 dicembre 2015 CAMPANIA/NAPOLI, POMPEI E L’EUROPA. 1748-1943 Piazza Museo 19 fino al 02 novembre 2015 CAMPANIA/NAPOLI, A PASSO DI CARICA. MURAT, RE DI NAPOLI Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1, informazioni 081400547 fino al 15 ottobre 2015 PUGLIA/GALLIPOLI, MICHELANGELO PISTOLETTO Castello di Gallipoli, Piazza Imbriani fino al 27 settembre 2015 SARDEGNA/CAGLIARI, LA GRANDE GUERRA: VICENDE, UOMINI, SOCIETÀ Via Gallura 2, prenotazioni: 070669450 fino al 31 dicembre 2015 8 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Mostre Top MITICO DONATELLO LO STUDIOLO DEL DUCA PIEMONTE(ASTI/PALAZZO MAZZETTI Alle origini del gusto. Il cibo a Pompei e nell’Italia antica L’Archeologia incontra la tecnologia nella mostra ad Asti sul tema del cibo. La mostra a Palazzo Mazzetti di Asti, e sarà aperta fino al 5 Luglio, ricostruisce l’alimentazione delle popolazioni italiche attraverso lo studio di manuali e testi antichi, corredati di immagini, miniature e ricette che hanno delineato le caratteristiche gastronomiche delle nostre tavole. Orari: Da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30. Lunedì chiuso ad eccezione di lunedì 6 aprile. Biglietto:Comprensivi del servizio prenotazione e della visita a Palazzo Mazzetti € 10,00 intero, € 8,00 ridotto. TOSCANA/FIRENZE/PALAZZO STROZZI Potere e pathos. Bronzi del mondo ellenistico Fino al 21 giugno a Palazzo Strozzi a Firenze sono in mostra i capolavori scultorei di epoca ellenistica provenienti dai musei archeologici italiani e internazionali. Le opere saranno contestualizzate, per far emergere non solo la bellezza estetica di divinità, atleti, eroi e personaggi storici rinvenuti da scavi e da ricerche nel Mar Mediterraneo, ma anche le tecniche di realizzazione e i materiali. Potrete rivivere i valori dell’epoca antica in cui la civiltà greca si diffuse fino a diventare modello da seguire. Orari: tutti i giorni (compresi i festivi) con orario 10.00-20.00 e tutti i giovedì fino alle 23.00.La biglietteria chiuderà un’ora prima dell’orario di chiusura Biglietto: 10,00 euro; Riduzioni: 8,50 euro VENETO /PADOVA/ MUSIEI CIVICI AGLI EREMITANI Donatello e la sua lezione. Sculture e oreficerie a Padova tra Quattro e Cinquecento Presso i Musei Civici agli Eremitani e Palazzo Zuckermann di Padova, la mostra su uno dei protagonisti dell’arte veneta: Donatello. Dal 28 marzo al 26 luglio un percorso alla scoperta dei più importanti capolavori dell’artista quattrocentesco e dei seguaci che hanno sviluppato il linguaggio rinascimentale del maestro. MARCHE/URBINO/GALLERIA NAZIONALE Lo Studiolo del Duca Alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, presso il Palazzo Ducale, dal 12 marzo al 4 luglio 2015 si può visitare l’antico Studiolo del Duca come appariva prima dello smembramento di tutte le opere pittoriche che erano d’”ispirazione” nei momenti di studio del Duca Federico da Montefeltro. BEN 14 dei 28 ritratti di uomini illustri provenienti dal Louvre sono stati ricollocati nello studiolo, per un’atmosfera davvero suggestiva. Orari: Lunedì: 8.30 - 14.00 (chiusura biglietteria ore 12.30) Da martedì a domenica: 8.30 - 19.15 (chiusura biglietteria ore 18.00) Biglietti: Intero: Euro 5,00 e Ridotto: Euro 2,50 9 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Cover Story “Guardandomi intorno vedo troppo style e troppo poco stile. Lo stile è qualcosa di individuale, non dipende dall’abito né dal prezzo che si è disposti a pagarlo: è quando quello che sei, quello che fai e quello che mostri di te sono una cosa sola” I NUOVI DANDY i by Katia Ferri Melzi d’Eril 10 Bellissimi, colti, grandi lavoratori. Amanti dello stile più che del vestire. Tecnologici, ma con valori familiari e civili ottocenteschi.. ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Cover Story S ono tornati i dandy. Ma diversi da quelli degli Anni Ottanta e dell’inizio Millennio. Mentre Milano si riprende dalla settimana della Moda Maschile 2016, riflettiamo su uomini, stili e valori con Nicola Santini, giornalista e opinionista televisivo delle reti Rai e Mediaset sui temi che riguardano costume, società e bon ton.Tra le sue pubblicazioni, Business+Etiquette, Domani mi sposo, L’ora della Merenda. E andiamo a scoprire alcuni gli uomini più cool della Penisola. Come sono cambiati i valori e gli stili di vita al maschile nell’ultimo decennio? Se devo rispondere per me stesso, non sono cambiati per niente. Sono fedele ai valori che avevo dieci anni fa e dieci anni prima. Se riesco, vedo di lasciarli invariati anche per i prossimi dieci anni. Il mondo, certo, è un altro affare. Lì, le cose circo- COSA CE’ NELL’ARMADIO DI NICOLA SANTINI “Meno di qnanto si possa pensare. Ci sono due modelli di giacca: un monopetto a cinque bottoni, ripreso da Hedi Slimane per Dior Homme nel 2007 e la sua versione doppiopetto. In nero, blu, grigio scuro. Tre copie di ognuna per ogni tipo di tessuto, a seconda della stagione. I pantaloni sono asciutti sulla gamba, stesso tessuto con elastico in vita, così se prendo un kg non me ne accorgo e non ne faccio un dramma. La camicia è sempre blu scura, che alterno a un modello di t-shirt . o sneakers in velluto, ormai strapassa lano a una tale velocità, che ormai non si registra di decennio in decennio, ma di governo in governo, di collezione in collezione, di tweet in tweet. Dieci mesi, per vedere un cambiamento, con la coerenza che c’è, sono più che sufficienti. Una riflessione sulle differenze fra le diverse generazioni di uomini I cinquantenni che si fanno i selfie e passano le giornate in attesa che la spunta di whatsapp diventi blu, i ventenni che anziché ambire a un 30 e lode, ambiscono a 30k su Instagram. Inutile commentare quello che ci sta in mezzo. Per fare un discorso stimolante, bisogna puntare su interlocutori dai sessanta in su. Ma non è una garanzia. Quali sono gli stilemi che oggi contraddistinguono un uomo raffinato ? Non esistono stilemi universali, individuo nella capacità di vivere con naturalezza nei propri panni, di qualsiasi panni si tratti, la cifra massima dello stile. Vale oggi la definizione di dandy? Il dandy sta al look come i fichi stanno al prosciutto. Quindi quelli che amano definirsi dandy, sono anch’essi dei fichi ai quali è sufficiente qualche giro di velluto e un panciotto per un’appropriazione indebita che niente ha a che vedere con Oscar Wilde o Gabriele d’Annunzio, che rischiano di scambiare per uno stilista emergente. Pregi e difetti del dandy nel Terzo Millennio. Pregi: se c’è se ne sta nel suo mondo, senza contaminarsi con questi soggettini bespoke vestiti che non vivono, la massimo si taggano. Difetti: si circonda solo di vecchie nostalgiche ex belle donne. Io sono dell’idea che visto che il mondo c’è, vale la pena goderselo. realizzato nello stesso tessuto, sempre fatto su misura da Elisabetta Lombardi, a Viareggio. Vivo spostandomi fra tre Milano, Trieste e Camaiore. Dunque oltre ad avere tre guardarobi clonati, ho anche clonato gli armadi. Tutti hanno solo due piccole ante. Non una di più. Le scarpe sono derby allacciate nere o sneakers in velluto, ormai strapassate di moda. In casa giro scalzo. Non mi piace pormi il problema né di come abbinare le cose, né di dove trovarle. E detesto fare le valigie. 11 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Cover Story estra Giovanni d’Antonio: due lauree, due master e un’idea per diventare imprenditore: produrre cosmoceutica 12 GIOVANNI D’ANTONIO Doppiopetti elegantissimi e cravatte impeccabili per il giovane imprenditore partenopeo, che vanta un curriculum invidiabile. Laureato all’Università Bocconi, D’Antonio ha lavorato come analista finanziario a Madrid, e poi in Italia nel settore del private equity. Poi ha creato la sua impresa, scegliendo una nicchia di eccellenza: distribuisce nelle farmacie italiane i prodotti della linea Miamo., cosmoceutici di alta qualità: cosmetici con benefici simili a quelli dei farmaci. Due lauree, due Master, una famiglia votata alla bellezza. Giovanni D’Antonio con la sorella Camilla, farmacista, è membro della società americana Anti Age. Con la madre Elena, farmacista, il padre Camillo, noto chirurgo, ha dato il via nel 2011 a MEDSPA, che produce e distribuisce i prodotti cosmeceutici Miamo. La sua vita si svolge tra Napoli, Milano, Roma, Miami e New York. Scandita da uno stile inconfondibile che non tradisce le sue origini di aristocratico napoletano e un pragmatismo di stampo anglosassone quando si tratta di affari, D’Antonio è un moderno dandy, ma soprattutto uno per il quale la bellezza è un mestiere. Quali sono gli elementi imprescindibili del suo stile vestimentario? Non posso che amare lo stile intramontabile della sartoria napoletana. Ci sono dettagli, precisione, estro e storia in ogni singolo capo che mi conquistano di volta in volta. Quali sono invece suoi valori imprescindibili, familiari o civili? “Vesto con orgoglio la sartoria napoletana che mi conquista con l’estro e la sua storia Ho la fortuna di essere nato in una famiglia molto unita. Il matrimonio dei miei genitori è per me un esempio e una guida: vederli insieme, felici e innamorati dopo tanti anni, mi fa capire che la scelta della persona al tuo fianco non può essere fatta con leggerezza. La famiglia per me è quindi quella in cui tutto è condiviso, dove tutto è oggetto di confronto, dialogo. In qualsiasi parte del mondo ci troviamo. Nel mio quotidiano, il rispetto per gli altri, la curiosità nei confronti delle idee anche se non sono le mie, la consapevolezza che non si ha nulla se non si può condividere con chi ci sta intorno. Qual è la dote più importante oggi per un imprenditore? Non so se sia una dote o meno, ma aver chiaro che se non si ama quello che si fa e si fa quello che si ama, difficilmente si andrà da qualche parte. Il nome Miamo, che ho scelto per il primo brand, è stato voluto per questo. Mettere impegno in un’attività guidati solo dall’amore per il denaro, dalla sostenibilità di un affare, mette troppe persone alla periferia degli obiettivi reali. Al centro del mio lavoro c’è una forte passione. E come sta andando? Iprodotti Miamo sono stati apprezzati fin dall’esordio. Nel secondo semestre del 2012 la crescita è stata del 122,14% per assestarsi nel biennio 2013-2014 al 31,36%, mostrando già nel primo semestre 2015 un incremento. La nostra previsione è di salire oltre il 46% entro fine anno. A destra: lo linea dei cosmoceutici Miamo, prodotta da Medspa srl guidata da Giovanni D’Antonio. Sotto, il giovane imprenditore napoletanor- ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Cover Story CARLO SPALLINO CENTONZE Artista, designer, amante del bello e dell’alta cucina. Siciliano di nascita, Carlo Spallino Centonze vive nella capitale con la sua compagna, la giornalista Maria Giovanna Maglie, dunque si è lasciato adottare da Roma. Le sue grandi installazioni e i suoi dipinti sono coloratissimi come lui. Da qualche tempo, iniziando con un cadeau per un’amica, disegna spille. Il jet set romano adora le sue sculture indossabili in legno, cartone, carta di giorna- A destra: l’eclettico artista e deisigner Carlo Spalllino Centonze. Sotto, alcuni gioielli creati dal barone siciliano, ormai trasferitosi (per amore?) definitivamente a Roma. le, plastica. Le ostentano Marisela Federici Rivas e la Duchessa di Somerset, sono coloratissime, leggere, con pietre e materiali di riciclo. “Ho una serie di fan” confessa l’architetto che non ha mai fatto il professionista. Per il suo guardaroba personale ama i colori e dosa gli eccessi. “Il mio sarto napoletano esaudisce i miei desideri, prima di tutto il confort..Il mio stile è piuttosto formale. In occasioni speciali, per esempio se mi trovo in un dammuso o in campagna, in una situazione totalmente familiare oso un prezioso caftano. Ma pochi mi hanno visto in questi panni. Nessun mi ha mai visto in infradito o sandali in città, li considero assolutamente inaccettabili. Anche al mare a 5 metri dall’acqua, mi piacciono di più le espadrillas. E considero da bandire da ogni guardaroba maschile, nonostante il trend in crescita, i pantaloni corti e ancora peggio i pinocchietti. Passati i sette anni di età, sono inappropriati.” Carlo Spallino Centonze vive secondo uno stile che osa definire ottocentesco. “Credo molto nell’amicizia, nei valori familiari. Infatti sono un bravo zio, ho due nipotine che seguo con grande passione, di 1 e 5 anni., sono bellissime e vanitose.” Lui invece non si vanta, neanche su espressa richiesta, della eleganza nè della sua abilità in cucina. Si definisce piuttosto uno studioso di storia della cucina. Ma basta parlare di lui a Roma e si viene a sapere subito che i suoi inviti sono ambitissimi, soprattutto quando esegue il suo piatto forte, il Timballo di Maccheroni del Gattopardo. Oppure il famoso Pasticcio di pernice e di fagiano... 23 13 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Cover Story DANILO GIOVANNI MARIA BUCCIARELLI E’ più facile incontrarlo, in un pomeriggio afoso di luglio, a un convegno storico in Campidoglio che al bordo di una splendida piscina. Prima di parlare di sè, della sua professione forense, della stirpe di Principi e Duchi di Bressanone che provenivano da Ceccano, racconta della sua amata Castel Gandolfo e questo lo fa apparire più bello e più simpatico di quanto già non sia. Se parliamo di dandy si diverte molto. “Sono grandi comunicatori, inviano dei messaggi positivi con la loro eleganza. Qualcuno invia anche messaggi in codice per chi ama le raffinatezze. Per esempio, quanti si accorgono se una cravatta è stampata o dipinta a mano? “ Parlando di abiti, si capisce subito che le griffe non gli interessano. A lui interessano le materie prime: quelle che si usano per produrre accessori, profumi e abiti sartoriali. Tratta con una competenza inusuale per un 22enne di Tasmanian, lini d’Irlanda e misti lana/seta. “ I tessuti naturali di alta qualità offrono un comfort e un benessere diversi, naturalmente sono prodotti piiù impegnativi.” Quelli che hanno passato il suo vaglio severo sono animati da righine colorate che appena si vedono sui suoi doppiopetti. “Non oso troppo con i colori. Mi piace farmi ricordare, non mi piace farmi notare” dice, ma è praticamente impossibile. Se vi capita di incontrarlo, attenzione, 14 IL PRINCIPE DANDY: la ‘divisa’ di Danilo Giovanni Maria Bucciarelli è il doppiopetto. Di Tasmanian, lino d’irlanda coloniale, misto lana-seta. Con cravatta sette pieghe di fattura sartoriale: “Guai a sbagliarla”. prima ancora di salutarvi ha già dato un rating alla vostra cravatta. “E’ l’unico elemento che trasforma l’abbigliamento maschile, è una carta che va giocata bene.” Lui indossa solo cravatte sette pieghe, per esempio di Damiano Presta. “Perchè non si snodano, non si scuciono. E poi sono tessute o stampate qui, sono i-ta-lia-ne “scandisce. Nemico giurato del relativismo e del materialismo, è portatore di messaggi molto importante: i valori che gli hanno trasmesso i suoi nonni. “Primo, il legame con la propria storia, quella del proprio Paese e del territorio in cui si vive. Noi italiani siamo molto considerati nel mondo, per la cultura che vantiamo. Secondo, bisogna farsi garante di alcuni valori imperituri, come la fede: nella propria religione, per esempio. E bisogna sentirsi membro di una comunità locale, non un elemento della massa. Bisogna esserci, non si deve vivere in eremitaggio separati dagli altri, si perde la capacità di essere parte di una società”. Il discorso torna al punto di partenza: l’amata Castel Gandolfo. Con le sue magnifiche ville papali (Barberini, Cibo e Torlonia). Con il maestoso Palazzo Pontificio che da poco si può visitare: “Lo sapevi? Dentro c’è anche una villa romana. Qui a trenta chilometri da Roma c’è La Grande Bellezza Segreta. Bisogna venire a vederla”, insiste. E’ talmente bravo a descriverla, che in un attimo vi strappa una promessa. ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Cover Story Quelli che lo stile raffinato lo declinano nel business, ogni giorno CESARE LANATI Cesare Lanati è un costruttore lombardo molto conosciuto e non solo per i suoi progetti della sua Bell Holding, impresa che si occupa di realizzare immobili nel settore industriale direzionale e commerciale. E’ noto per il piglio sicuro, l’abito di alta sartoria, la puntualità. Inoltre, nel settore immobiliare oggi è uno dei poch a credere davvero nel suo Paese, l’Italia, di cui è e sarà sempre orgoglioso. Con Arena Media Star parla volentieri di stile più che di moda.“Costruire, nelle varie sfumature del termine significa molto di più che mettere un mattone sopra l’altro”. Quanto conta lo stile nel suo lavoro? Molto. Il cliente finale vuole sempre Il costruttore Carlo Lanati negli uffici della Bell Holding di Assago (Mi) il meglio, l’aspettativa si alza sempre di più: curare l’immagine di un prodotto che si sta trattando nel dettaglio è sicuramente importante. Lo stile italiano si distingue anche per la capacità di dare una formula piacevole per l’occhio a tutto ciò che ha una funzione, un’utilità. Cosa contraddistingue i suoi progetti dal punto di vista stilistico? Lavoriamo su oggetti eterogenei: dal centro commerciale ai centri direzionali, risulta spesso difficile un trait d’union fatto solo di stile, sicuramente c’è un certo modo di fare di curare che ci contraddistingue nel modo di lavorare e che mantiene la coerenza e la connotazione che l’oggetto ha. Quando decide di avviare un progetto che domande che si pone? Mi chiedo quale si la finalità che immagino possa essere rappresentata da quello che vedo rispetto a quello che trovo. Inoltre una componente di istinto e cuore gioca sempre il suo ruolo nelle mie scelte. In che percentuale l’istinto o la creatività incidono nelle sue scelte rispetto alla razionalità? La partenza di qualunque progetto ha sicuramente una componente emozionale e di istinto. Nel mondo del business non si può prescindere da quella componente razionale e numerica che possa dare concretezza al progetto . Tutto è bellissimo, stupendo per chi ha fantasia e stimolo dal lavoro ma se manca la sostenibilità di un progetto stesso, è normale che alla fine prevalga la componente razionale. MATTEO CORVINO Scenografo di grandi eventi internazionali fra i più celebrati al mondo (anche su Vogue e New York Times), il raffinatissimo Matteo Corvino vive tra Venezia, New York e Far East quando non lavora a qualcuna delle sue meraviglie. Uomo di fiducia di Pinault, di casa nella Parigi che conta, è capace di organizzare tre giorni di cerimonie per 600 ospiti a Firenze, facendo chiudere una piazza al traffico e posare 80 metri di tavolo per il buffet mentre un drone non perde mai di vista gli sposi. Che poi si recano a Palazzo Pitti, dove li aspettano un cavallo alato, balli al Teatro la Pergola il giorno seguente, poi la cerimonia dell’hennè a Palazzo Corsini, dove troneggia un enorme elefante di cartapesta. Infine il pranzo di nozze a Villa Le Corti con fuochi d’artificio finali. Per festeggiare gli sposi, Kevin Sharma di Kuala Lumpur e Aradhana Lohia, figlia del magnate indo-thailandese Aloke Lohia, hanno speso 12 milioni di euro. Matteo Corvino è in grado di soddisfare il capriccio dell’ultim’ora, ma di solito riceve richieste precise dai suoi committenti stranieri: dalle coreografie alle iniziali sulla torta alla sequenza delle portate, al volere Elton John per cantare al brindisi, al servire solo Dom Perignon reserve jeroboam (da 3 litri ) e mathusalem (6 litri). 23 15 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Cover Story Il dandy eroico Tommaso de Mottoni y Palacios dopo il Grande Fratello corre per centinaia di chilometri l’anno: è sempre in viaggio per corse, gare. E per il puro piacere della scoperta... Tommaso de’Mottoni: laurea in economia, consulente aziendale, opionionista in tv, giornalista, esperto di formazione D 46 46 16 ho voluto provare per la sua natura più originale, ossia stare chiusi in al Grande Fratello alle Granun ambiente isolati dal mondo - ha di Distanze. Che cosa ti ha cambiaavuto la stessa leva. to tanto in questi anni? Lo dici come se le due cose fosseQuali sono i valori che hai riscoro agli antipodi. In realtà il piaceperto e quelli che non avevi mai re dell’avventura e della scoperta messo da parte? non è in contrasto con una vita più Ho sempre tenuto ben chiari i miei mondana e composta. Pensate solo valori, che non sono soggetti a oscilal nostro mappamondo: molti dei lazioni legate al contesto. Forse per confini e dei continenti sono stati questo sono uscito velocemente, disegnati grazie al senso della scocon il massimo numero di nomiperta e dell’avventura di esploranation tra i componenti della Casa, tori che erano anche aristocratici. ma, se andiamo a vedere, con una Non a caso la National Geografic percentuale piuttosto bassa di teleSociety ha queste radici. Per me la voti dal pubblico di casa. corsa in ambienti ostili e su lunghe Tra i valori riscoperti, c’e forse la distanze, anche oltre i 300 km, non è curiosità dei vent’anni, il bisogno tanto un modo di vivere. Correre è di costruire prima un percorso tra i un mezzo per la scoperta di luoghi libri e contemporaneamente e sucnuovi e un modo per vivere quelli cessivamente nel mondo del lavoro, che già conosco. Il mio ingresso al quello di guardarsi intorno alla riGrande Fratello -un’esperienza che cerca del bello. Ho lasciato appena diciottenne Trieste alla volta prima di Milano, poi di New York, poi di altre città ancora. Da anni sono tornato qui. Il più bel regalo che la quotidianità possa farmi è una passeggiata o una corsa in Carso, una gita sulle Dolomiti, un bagno nel mio mare. Detto questo, sono continuamente in viaggio, per corse, gare, e anche per il semplice piacere della scoperta. Ma non è un bisogno bulimico di mettere tacche, o tag, in giro per il mondo. A 2 km in salita da casa so già dove trovare il mio paradiso. Quali sono le manie del “dandy sportivo” in fatto di abbigliamento? Su questo si potrebbe scrivere un libro. Di gente che sceglie i look da fighetto metropolitano, abituato a selezionare vedendo cosa indossano i cosiddetti influencer anzichè vedere di cosa ha bisogno realmente, ne sono piene sia le palestre che le montagne che sono il luogo dove più posso dire di avere esperienza. Stramazzano al suolo e non capiscono il perchè. Corrono su scarpe che a un certo punto li lasciano a piedi ma sono felici di averle uguali al bloggerino di turno. Se invece vogliamo spogliare degli orpelli dei fashion editor il concetto di dandy riportandolo a una visione eroica e sanamente romantica dello stile di vita, questo saper conservare sè stesso anche nelle situazioni in cui si fatica, si dorme in una stamberga, si mangia in una tenda, ecco che le manie si fanno pregi. Essere sè stessi oggi è talmente difficile che chi riesce ad esserlo senza render conto alla massa, nella sua semplicità, senza la ricerca ossessiva di una esteriorità esasperata, è a dir poco un soggetto eccentrico. ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Cover Story I dandy aristocratici non sbagliano mai un titolo: hanno Albi e Annuari alla mano EMILIO PETRINI MANSI DELLA FONTANAZZA Il marchese viareggino rappresenta alla perfezione la nuova generazione Qui a fianco: di uomini che si sta rapidamente diffondendo nelle metropoli, i nuovi il marchese dandy per cui lo stile non è tutto ma di sicuro conta. Ecco una veritie- Emilio Petrini ra descrizione di Emilio Petrini Mansi della Fontanazza, raccolta presso Mansi della Fontanazza. suoi amici. Coordinatore e docente del Corso di Perfezionamento in Diritto Nobilia- Sotto l’Annuare e Scienze Araldiche attivato presso l’Ateneo Pontificio Regina Aposto-rio della Nobiltà italiana, curato lorum in Roma, Consulente Tecnico d’Ufficio in Araldica presso il Trida Andrea Bobunale di Lucca. è sorridente, alto, magro, patinato, curato; con i capelli rella d’Alberti sempre a posto, l’abito sempre stirato, la pochette intonata. Si notano le mani curate, le sopracciglie perfette, la pelle morbidissima come se fosse appena uscito da una prestigiosa beauty farm toscana.. Segue la moda con moderazione, tiene più alle scarpe e alla cintura ben abbinate, alla cravatta giusta al momento giusto, ai gemelli non vistosi ma ricercati che alle griffes..In ogni luogo si distingue perchè è sempre calmo (anche quando tutti gli altri sono nervosi). Non dice parole sconvenienti e non alza mai la voce, non diffonde le sue telefonate urbi ed orbi e depenna dal suo carnet gli urlatori, quelli che parlano male degli altri e quelli che roteano le mani in modo inproprio in salotto o a tavola. Tra i suoi punti di forza, la pazienza durante lo shopping con le signore: niente brontolii èe sbuffate sonore, ma un sorriso di giubilo di fronte al pezzo vintage di grande attualità o di un fashion designer emergente. L’Annuario della Nobiltà Italiana è il più antico reAltre frecce al suo arco: offre il dinner all’amata, accompagna sempre a pertorio genealogico periodico italiano, fondato nel casa, raccoglie qualunque cosa cada a una signora e la aiuta sempre a 1878, che pubblica ed aggiorna gratuitamente i dati mettere e a togliere il visone. anagrafici, ed araldici, delle Famiglie facenti parte Ritratto degli amici a parte, ecco dalla viva voce di Emiio Petrini Mansi L dell’antica aristocrazia italiana e dei loro disceni suoi punti di forza, i suoi valori, che valgono anche per coloro che non denti. Questa celeberrima opera che rappresenta uno sono dandy o non sono aristocratici: “I miei valori imprescindibili sono dei massimi repertori nobiliari italiani esistenti nel l’onore, la carità verso i bisognosi esercitata senza ‘sbandierare’, nel totamondo ed è dedicato alla ricerca, all’aggiornamento le riserbo, come si faceva una volta”. ed alla conservazione gratuita delle genealogie dei E anche la cavalleria, intesa come difesa della cristianità, delle vedodiscendenti ed ascendenti delle famiglie nobili itave, degli orfani. E’ importante vivere degnamente, poi bisogna mettere a liane e degli stemmi della famiglie nobili e notabili frutto per la comunità.” italiane. la nuova edizione dell’Annuario della NobilIl nome Mansi fa parte della storia della Lucchesia e dell’Italia. Ma Emilio tà Italiana (2011-2014). L’ultima edizione edita nel non coglie l’occasione della nostra intervista per parlare delle storiche dicembre 2014, curata da Andrea Borella d’Alberti dimore o dei vari rami di famiglia, ma per spiegare meglio cosa intende è costituita da un volume di 2506 pagine in bianco e lui per cavalleria, un concetto oggi piuttosto inusuale. nero con 120 tavole a colori, in cofanetto di tela con “Il mio antenato Ascanio Mansi fu ministro dei Principi di Lucca e Piomtitoli in color oro, formato pagine 21 x 29,5 cm.Per bino, Elena Bonaparte e Felice Paciotti. Esercitava la sua funzione pubmeglio conservare l’opera il volume è racchiuso in un blica gratuitamente. cofanetto di tela rossa con scritte in color oro.. Quando dopo la Restaurazione subentrarono i Borbone Parma lo confermarono, anzi divenne Presidente del Consiglio. Alla fine di ogni esercizio annuale il mio antenato usciva dal Palazzo Ducale a salutare il popolo, facendo il giro della piazza. Se aveva ben governato lo applaudivano, altrimenti a quel tempo erano pronti gli ortaggi... 17 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Cinema &Tv Tutti a Locarno by Giuseppe Bruni Edward Norton premiato alla 68° edizione del bel Festival dei Film La locandina del Festival di Locarno e un’immagine della Piazza Grande, dove si tengono le proiezioni più importanti D 18 al 5 al 15 agosto 2015 si terrà la 68° edizione del Festival del film di Locarno, un concorso che ha saputo conquistarsi un posto unico nel panorama delle grandi manifestazioni cinematografiche. Ogni anno la cittadina svizzero-italiana situata nel cuore dell’Europa, diventa per undici giorni la capitale mondiale del cinema d’autore. Migliaia di amanti e professionisti della settima arte si danno appuntamento qui per assistere a una programmazione di qualità, ricca, eclettica, sorprendente, dove talenti emergenti gareggiano fianco a fianco con nomi di prestigio. La celebre Piazza Grande ogni sera accoglie nel suo magico scenario una platea di 8.000 spettatori. Geograficamente situato al crocevia di tre grandi culture europee (italiana, tedesca e francese), con il suo vasto pubblico multicultura- le, il Festival del film Locarno rappresenta un trampolino di lancio unico per nuovi film provenienti da tutte le parti del mondo. Rappresenta uno spazio d’incontro prezioso, un’occasione per scovare i talenti di domani. I media specializzati e non sono molto attenti a questo ferstival: di solito sono presenti Le Monde, Libération, La Repubblica, Die Welt, El Pais, The Guardian, The Independent, la stampa specializzata come Screen International, The Hollywood Reporter, Variety, Le Film français, Les Cahiers du cinéma, Sight and Sound, e naturalmente l’intera stampa svizzera. Registi, attori e produttori sono pronti a confrontarsi con gli spettatori durante gli incontri che seguono le proiezioni. Le personalità del cinema e della cultura ospiti della manifestazione apprezzano la possibilità di interagire con il pubblico durante le tradizionali masterclass aperte a tutti. E, lontani dalla patina di stress che solitamente copre simili eventi, i professionisti di tutto il mondo trovano qui le condizioni ideali per creare una proficua rete di contatti, tra i diversi workshop o gli informali happy hours organizzati dall’Industry Office. Fondato nel 1946, il Festival del film Locarno è uno dei più antichi del mondo insieme a Venezia e Cannes. Locarno ha spesso riconosciuto, prima di tutti gli altri, la genialità di giovani registi provenienti da tutti gli angoli del mondo – talvolta sin dai loro primi cortometraggi – che sono successivamente saliti alla ribalta imponendosi come i principali filmmakers della loro generazione, ne sono un esempio Claude Chabrol, Stanley Kubrick, Paul Verhoeven, Milos Forman, Marco Bellocchio, Glauber Rocha, Raul Ruiz, Alain Tanner, Mike Leigh, Bela Tarr, Chen Kaige, Edward Yang, Aleksander Sokurov, Atom Egoyan, Jim Jarmusch, Spike Lee, Gregg Araki, Catherine Breillat, Abbas Kiarostami, Gus Van Sant, Pedro Costa, Fatih Akin, Claire Denis, Kim Ki-Duk e molti altri. Il Festival è riuscito a rimanere fedele alla sua vocazione. Con un passato illustre alle spalle e uno sguardo che punta deciso al futuro, il Festival del film Locarno è, ora più che mai, sinonimo di scoperta e innovazione. Attento a tutti gli sviluppi del cinema contemporaneo e sempre alla ricerca delle produzioni più innovative del momento, il Festival è rinomato per la sua programmazione, aperta e impegnativa al contempo, che vanta numerose prime mondiali e internazionali. Dai campioni di incassi degli studios alle pellicole totalmente indipendenti, dai film di genere al cinema sperimentale fino ai migliori documentari e cortometraggi, la selezione di Locarno segna il passo presentando ogni anno i più grandi autori di oggi e di domani. ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.2 1/2015 Classica/Opera ALMA MATER E IL TERZO PARADISO by Timur De Angeli D all’8 luglio al 29 agosto 2015 la Cattedrale della Fabbrica del Vapore di Milano ospita un evento artistico complesso e unico nel suo genere. Si chiama Alma Mater, ed è la nuova imponente creazione multimediale del musicista israeliano Yuval Avital, che vive in dialogo con un’inedita versione de “Il Terzo Paradiso” opera creata dal grande artista internazionale Michelangelo Pistoletto. Yuval Avital, artista compositore apprezzato a livello internazionale per le sue opere sonore di massa, in Alma Mater realizza un’elaborata e potente partitura e dà vita a una stupefacente foresta di 140 altoparlanti in pietra e terracotta da cui si diffondono voci di nonne di tutto il mondo. Sono voci intrecciate a suoni della natura: favole, nenie, canti tradizionali, sussurri e preghiere che si 20 Opera-tandem di Avital-Pistoletto intersecano a vibrazioni sismiche, boati di vulcani, suoni di abissi, gorgoglii di gocce d’acqua. Insomma, per lo spettatore le sensazioni si accumulano e si intrecciano. Alma Mater è un’opera di forte impatto sensoriale, un quadro allegorico di 1200 metri quadri a metà tra installazione e performance, che mette in dialogo tra loro e crea uno straordinario connubio di eccellenze creative. Le nonne si fanno porta di accesso per un viaggio verso le origini, lungo un infinito cordone ombelicale idealmente rappresentato da “Il Terzo Paradiso” celebre opera di Pistoletto - qui realizzata per la prima volta con terra contadina lombarda - che si snoda in tre anelli contigui al centro dell’installazione, suggerendo un legame tra passato, presente e futuro. Alle suggestioni viscerali e primordiali si accostano la delicatezza delle ballerine della Scala, in eteree apparizioni videoproiettate e la presenza evocatrice delle merlettaie. Esse sono intese come odierne Parche che comunicano col tombolo che tessono, parlano attraverso la loro opera, i fili di un candido pizzo. Il tutto è armonizzato dalle installazioni site-specific di luci create da Enzo Catellani e da quelle sonore realizzate da Architettura Sonora. Alma Mater propone forti identità ben riconoscibili che pur si armonizzano in un visionario unicum artistico ispirato all’archetipo della madre nutrice, per offrire ai visitatori un intenso viaggio poetico e di scoperta. Questa evento è inoltre catalizzatore di vari appuntamenti che avranno luogo nell’arco dei due mesi: incontri, aperitivi naturali, laboratori creativi e performance. Spiccano i Dialoghi, serate in cui performer, portatori di tradizione e artisti internazionali sono stati scelti dall’autore per dialogare con l’opera - tra i primi annunciati quello di Gunnlaug Thorvaldsdottir e Gunnlaugur Egilsson, che daranno voce e movimento alla mitica figura femminile islandese de La Signora delle Montagne. Sarà presente anche una performance con 50 nonne filippine residenti in Italia e tre cantastorie indigene dell’isola di Mindanao – nonna, madre e figlia - diretta dallo stesso Avital. Il programma dell’installazione Alma Mater che resterà in scena per tutta l’estate alla Fabbrica del Vapore di Milano verrà aggiornato periodicamente, si può visualizzarlo ogni giorno sul sito www.magaglobalarts.com ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Pop & Rock IL PARADISO DI MIKA ANDREA IL SUPEREROE by Francesco Curci Mika, nessun posto in Paradiso Non ci sono dubbi: Mika è cresciuto. E il suo nuovo album “No place in Heaven” ne è la dimostrazione. Pubblicato su etichetta Virgin/Emi/Universal Music in ben otto versioni differenti, NPIH è un album che vibra di energia pura, la stessa che da sempre caratterizza il caleidoscopico universo del cantautore libanese. Quindici tracce composite per genere, mood ed emotività, in cui a farla da padrone sugli arrangiamenti è il pianoforte suonato tutto, rigorosamente in modo marcato ed incisivo. Tra ballate suggestive come Last Party – omaggio a Freddie Mercury – o Hurts e brani dal sapore più estivo ed incalzante come il singolo apripista Talk About You o Rio, dagli artificiosi giri di chitarra, è un disco in cui l’eterogeneità sonora si sposa ancora una volta con la sofisticata grafica di copertina in cui Mika viene ritratto sempre in dicromia su sfondi policromatici ed esplosivi che rievocano paesaggi beverlyhillsiani. In “Ordinary Man” le sonorità si fanno introspettive rammentando alcune tra le produzioni più suggestive di Elton John, mentre “All She Wants” e “Good Guys” segnano un tuffo trasversale nel passato, fatto di grandi successi elettro-dance come “Grace Kelly” e “Relax (Take it Easy)”. Un album che si è fatto attendere – a sei anni dall’ultimo disco di inediti e a tre dall’ultimo greatest hits – che segna una nuova, interessante tappa dell’inarrestabile Mika, noto anche per la carica di giudice del talent Sky “X-Factor”. Andrea Nardinocchi, Supereroe della musica A due anni dalla fortunata partecipazione al Festival di Sanremo con “Storia impossibile” , Andrea Nardinocchi torna con un nuovo album, Supereroe, che di super sembra avere proprio tutto: la voce, superprodotta, il sound, super-potente, i testi, super-attuali. Supereroe è un album nel quale le atmosfere risultano ancora fortemente pervase di elettronica, la stessa che il nostro riesce a destreggiare con grande dimestichezza. Le sonorità spaziano dal groove, al funky, approdando alla tecno music. Gli arrangiamenti si fanno via via più trascinanti, dinamici, accompagnando l’ascoltatore in un altrove futuristico, dominato da modernismi e sperimentazioni che rappresentano un salto in avanti rispetto al precedente lavoro dove il mood risultava più introspettivo e pacato. I suoni si rivelano tesi, in continuo divenire, fungendo da tappeti sonori a testi che alle volte paiono più originali, altre volte si piegano a dimensioni intimiste, riflessive. L’intero concept – dalla grafica di copertina al mastering – ha un sapore fortemente internazionale. In alto, NPIH, il nuovo album di Mika, al centro il superereoe Andrea Nardicchi, qui sopra la copertina di Cuore aperto. dei The Sun. The Sun, cantare per Dio La storia di questa band, agli occhi dei tanti, può apparire un paradosso. Nati come gruppo punk, a seguito di una crisi mistica che li ha spinti a convertirsi al cristianesimo, i The Sun sono diventati una christian rock band. E proprio per la serie “chi canta prega due volte”, hanno iniziato a cantare per Dio. Anticipato dal singolo Le case di Mosul – con videoclip di forte impatto visivo – in cui raccontano la tragica vicenda del professor Mahmud Al’Asali, docente all’Università di Mosul ucciso dagli estremisti dell’Is di fronte agli studenti per aver difeso i diritti cristiani, tornano con un album nuovo, Cuore Aperto, luminoso nelle sonorità, sgorgante di vita. La voce del leader, Francesco, ricorda vagamente quella di un giovane Gianluca Grignani. Le canzoni sono incentrate tutte su temi sociali – l’emancipazione, la difesa dei diritti, il superamento dei pregiudizi razziali – e si accompagnano ad un suono rock sì, ma allo stesso tempo dolce, pacato e travolgente. Impazzano le chitarre, il ritmo è scandito da loop di batteria, gli arrangiamenti suonano puliti, lucidi, scevri da qualsiasi contaminazione di elettronica. 21 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 TopNightlife TOP NIGHTLIFE i Gossip, protagonisti, star, party eventi esclusivi in Italia e nel mondo, selezionati dai nostri inviati speciali 16 22 Da sinistra: i 125 anni dell’Automobil Club Monaco, Pamela Anderson al ballo del Giglio, lo show al Premio Alberto Sordi, Marco Mengoni premiato in Senato con il presidente Antonio Grasso, foto ricordo con i trofei al Premio Alberto Sordi, Due immagini di Grace Jones al live concert di Hyde Park a Londrra il 16 giugno ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 TopNightlife Monaco ha festeggiato i 125 anni dell’Automobil Club by Antonia Gospodinova GRACE JONES BODY PAINTING La popstar Grace Jones a sessant’anni suonati ha cantato in topless e body painting il 16 giugno scorso al maxi concerto di Hyde Park a Londra, con stupefacenti costumi ispirati alle tradizioni tribali. Delirio di applausi per i suoi ingressi trionfali, i grandi successi Anni ‘80 e per i suoi look creati personalmente da lei. Eccola mentre canta la hit “My jamaican guy”. In questi giorni è uscito anche il suo ultimo lavoro: si chiama semplicemente Disco, ed è un lussuoso cofanetto a tiratura limitata che celebra i primi tre strepitosi album in studio di Grace Jones: Portfolio (album del debutto, 1977), Fame (1978) e Muse (1979). Edito in splendida veste grafica (curata da Darren Evans) dalla Universal (Island Records), prodotto da Bill Levenson e rimasterizzato da Kevin Reevies, il box Disco contiene numerose bonus tracks (tra mix, versioni strumentali e versioni inedite); a corredo dei tre cd digipack – fedelmente riproposti con le splendide e coloratissime copertine originali disegnate da Richard Berstein – un ricco libretto fotografico con un racconto biografico firmato Daryl Easlea. Il lungo silenzio è stato rotto nuovamente dopo Hurricane, sorta di ponte tra i primi album e la fase matura contemporanea. Hurricane, l’ultimo di inediti, è stato salutato dalla critica come un autentico capolavoro, complice la partecipazione tra gli altri di Brian Eno e di Ivor Guest ( bellissimo il brano Corporate cannibal). Oggi, a sessantasette anni suonati, la pantera continua a graffiare, come dimostra la recente performance tribale nel celebre parco di Londra. In attesa del nuovo album di inediti godiamoci questo bellissimo box. PREMIO ALBERTO SORDI Lunedì 15 giugno 2015, presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, la Fondazione Alberto Sordi ha reso omaggio alla figura del grande attore nella ricorrenza del suo compleanno con lo speciale evento “Premio Alberto Sordi”. L’evento ha anche lo scopo di far conoscere e sostenere le iniziative per gli anziani fragili, mission che la Fondazione porta avanti secondo il desiderio di Alberto Sordi. Durante la serata, presentata da Fabrizio Frizzi, si sono alternati numerosi esponenti del mondo dello Spettacolo, dell’Arte e della Cultura per portare una propria testimonianza in ricordo del grande attore.I proventi della serata serviranno a sostenere il Progetto di Ricerca Sanitaria per la diagnosi e la cura del Morbo di Alzheimer e il Progetto di stimolazione cerebrale per il recupero motorio Post-Ictus condotti dall’Università Campus Bio-Medico di Roma di cui la Fondazione è Ente sostenitore. Ha aperto la serata l’intervento del Prof. Vincenzo Di Lazzaro, Primario del Dipartimento di Neurologia, ad illustrare i progressi dei progetti sostenuti. Il “Premio Alberto Sordi”, assegnato ogni anno ad Eccellenze del panorama italiano che si sono distinte non solo sotto il profilo professionale, ma soprattutto sul piano dell’impegno sociale,è stato conferito in questa occasione a Enrico Brignano, Riccardo Cocciante, Rosario Fiorello, Carlo Conti e Gabriella Pession. Il “Premio Alberto Sordi per la Solidarietà” viene conferito a Lucia Vedani. Tutti i premiati sono intervenuti sul palco a ritirare personalmente il riconoscimento.Il Maestro Scultore Egidio Ambrosetti ha realizzato la preziosa scultura in foglia d’oro rappresentativa del Premio. 125 ANNI DI ACI A MONACO L’Automobil Club di Monaco ha organizzato la festa dei suoi 125 anni con una splendida serata di gala alla quale ha partecipato tutto il gotha cittadino. Cena di gala sotto le stelle e bellissimi spettacoli. PAMELA ANDERSON E PHIL PALMER AL BALLO DEL GIGLIO A SANTA MARGHERITA La star di Baywatch è stata la madrina della ottava edizione del Ballo dei Gigli a Santa Margherita Ligure il 20 giugno scorso nei saloni di Villa Durazzo, organizzato dalla Associazione Lilium Onlus. Accanto a lei il musicisa Phil Palmer. Imponente la cena di gala organizzata per la raccolta fondi. Lilium Onlus, il cui scopo principale è il restauro di opere d’arte e la diffusione della cultura, devolverà il ricavato dell’evento al completamento del restauro di una importante consolle con specchiera policroma settecentesca. Questa bella opera è collocata nei saloni di rappresentanza di Villa Durazzo di Santa Margherita Ligure, il restauro è già iniziato con i fondi realizzati nell’edizione 2014. Qui sopra: la troupe di Top Nightlife il nostro cultural reality show in onda su La9 e Sky con i protagonisti della terza puntata andata, in onda nello scorso mese di aprile. ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Grand Tour Vintage SARMATO 24 24 Il primo baluardo difensivo di Piacenza contro il Ducato di Milano è un luogo magico, di delizie. Un castello da sogno, abitato ancor oggi dai Conti Zanardi Landi di Veano. ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Grand Tour Sarmato possiede uno dei castelli più importanti della provincia di Piacenza testi e foto di Grazia Mantelli F otografare il Castello di Sarmato è un sogno che coltivavo da tempo è si è avverato in una mattina piena di sole, che ha brillato sulla bandiera svettante sulla torre di questo luogo magico, il primo baluardo difensivo guelfo della città di Piacenza contro le scorrerie dei ghibellini pavesi lungo il corso del Po. La cittadina di Sarmato si stringe intorno all’antica costruzione - appartenente ai Conti Carlo e Maria Ines Zanardi Landi di Veano che vi risiedono con la loro figlia Valentina - situata sul fondo di un lunghissimo argine naturale che delimita la zona di straripamento del Po. Il Castello è la residenza di famiglia, è arredato con i mobili di tutti gli avi che si sono succeduti qui, che non hanno esitato ad ospitare gli sfollati durante la Seconda guerra mondiale. E’talmente casa che in ogni stanza si trovano gli arredi di epoche diverse: i salotti ottocenteschi si alternano ai comodi imbottiti a fiori degli Anni Ottanta, ai paralumi anni Cin- quanta, agli stucchi Napoleone terzo, ai mobili rinascimentali. Feste e inviti animano i grandi saloni del Castello Mentre eventi, mercatini e mostre rallegrano la città nel week end, quando il Castello si apre per le visite guidate mostrando i suoi tesori e gli oggetti più semplici, le collezioni di porcellane di Limoges e quelle di elefantini di tutti i Paesi, seguendo lo stile di vita tranquillo e riservato dei suoi proprietari. E’ forse da ricondurre ai Longobardi la fondazione di Sarmato, da ‘situs armatus’ nel V° secolo. Il castello esisteva già nel 1216 con il suo nucleo originario: sotto le sue mura, nel giorno di Pentecoste qui si riunirono le milizie di Milano e di Piacenza prima di intraprendere una vittoriosa campagna contro le roccaforti tenute dai nemici Pavesi sulle alture di Rovescala e che il castello stesso subì gravi danni nel 1270 ad opera del condottiero ghibellino Ubertino Landi. Alla fine del XIII° secolo i signori che abitavano la villa e il castello di Sarmato erano i Pallastrelli, feudatari e grandi proprietari di terre fertili e ambite del contado che si estendevano da Fontana Predosa fino a Borgonovo. Seguirono poi i Del Torrio, fortemente indebitati dopo l’abbandono del capofamiglia Gherardo o Gottardo, morto in santità dopo l’incontro con San Rocco. Il santo di Montipellier, pellegrino che curava malati e bisognosi si fermò nei boschi di Sarmato perchè colpito egli stesso dalla peste. Un cane della muta di Gottardo Pallastrelli fu scoperto a rubare il pane in cucina per portarlo nel bosco al Santo affamato. Il signore di Sarmato, illuminato dalla luce divina, si prodigò per curarlo fino al momento della guarigione e poi decise di lasciare tutto e dedicarsi al pellegrinaggio, dopo aver commissionato un affresco di San Rocco, visibile ancor oggi nella chiesa di S. Anna a Piacenza. Gottardo andò in romitaggio sulle Alpi e il monte dove morì prese il nome di San Gottardo. Il culto di San Rocco è vivo ancor oggi a Sarmato, che nel 1363 vide la Rocca e Castello fortilizio di Sarmato passare in mano ai ricchi mercanti Saccamelica, schierati con i Ghibellini e i signori di Milano, Barnabò, Matteo II e Galeazzo II. Assediato per 8 mesi dai guelfi, fu recluso nelle prigioni del castello dalle quali fuggì un giorno d’inverno scalzo e in camicia, potendo rifugiarsi nella casa di Piacenza dalla quale invocò l’intervento del futuro Duca di Milano Gian Galeazo Visconti che potè tornare in possesso di Sarmato e lasciare torre, rocca e castello all’unica figlia rimasta Margherita e al figlio primogenito di lei Alberto Scotti, avuto da Giacomo Scotti morto giovane. Il nuovo castellano Alberto Scotti aveva nelle vene anche sangue scozzese, discendeva da Shoto de Douglas signore di Chysdal, inviato dal re Acajo in soccorso dell’imperatore Carlo Magno con 4000 cavalieri per combattere il re dei Longobardi Desiderio. Egli divenne governatore 25 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Grand Tour Un castello autentico, residenza abituale dei proprietari 26 della Lombardia, a cui allora apparteneva Piacenza, dove si stabilì sposando l’unica figlia di Antonio da Spettine. Il casato Scotti Douglas fu sempre fra i capi del partito guelfo e forse diede i natali al santo piacentino Fulco, divenuto vescovo di Piacenza e poi di Pavia. Il conte Alberto II Scotti Douglas fu un grande capitano ma anche uomo di cultura, letterato umanista, mecenate delle artei. Commissionè l’affresco rappresentante i filosofi nella sala della Podesteria del Castello e fu consigliere del Duca di Milano e dell’Imperatore Sigismondo che nel 1414 lo creò conte di Castell’Arquato, Fiorenzuola e Vigoleno con il fratello Pietro. I primi due feudi furono sostituiti con Sarmato nel 1441, e altri beni sul territorio attraversato da un rio irriguo che prese il nome di Rio Scotti. La rivalità con gli Arcelli Fortana che si sostituirono temporanemente ai Visconti nel dominio di Paiacenza portarono in carcere il capostipite di Sarmato, che fu portato in catene sotto le mura del suo castello per ottenerne la resa. I beni degli Scotti furono confiscati e conferiti agli Arcelli da Filippo Maria Visconti purchè gli restassero fedeli nel 1412. Ma l’alleanza durò poco, il Duca di Milano dichiarerà guerra ai signori della Val Tidone nel 1417 inviando il condottiero Francesco Carmagnola contro Sarmato, che fu più volte espugnato e perso finchè lo Scotti alleatosi col Duca di Milano potè tornarvi nel 1439. Ma la serenità durò solo fino al 1447 quando Francesco Sforza decise la conquista di Piacenza e dei territori circostanti che si erano nel frattempo alleati con Venezia. Il conte Alberto II dovette abbandonarlo ancora per due anni, poi potè goderlo fino al 1462. Il castello fu assegnato, dopo molte sentenze, ai discendenti di uno dei nipoti di Alberto II, Cristoforo, che prestarono anch’essi i loro servizi alla Repubblica di Venezia, partecipando alla difesa della fortezza dell’ isola di Candia e alla Battaglia di Lepanto sulla galea genovese Diana. Tra la fine del 500 e l’inizio dell’Ottocento gli Scotti Douglas poterono conservare Sarmato destreggiandosi in un difficile gioco di alleanze: a fianco dei veneziani, dei Farnese Duchi di Parma e Piacenza sia in Italia che in Fiandra; per i duchi di Savoia, contro gli austriaci nella guerra del Friuli a difesa del contado di Monfalcone. La famiglia Zanardi Landi Uno dei grandi salotti al piano terra. Qui sopra, antico stemma in pietra dei Conti Douglas Scotti di Sarmato. ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Grand Tour Non poteva mancare il fantasma: una nobildonna vaga per i saloni conserva le bandiere di combattimento e le drappelle con i simboli e gli stemmi di famiglia, appartenti alla gloriosa “Compagnia di corazze” dei conti Scotti. Divisa in vari rami a seguito di matrimoni con varie famiglie piacentine, gli Scotti ospitarono nei palazzi cittadini il Papa Pio VII e il re d’Etruria e infante di Spagna don Lodovico di Borbone e vari generali napoleonici e austriaci. Nella prima metà del XIX° non vi furono più eredi maschi, parte del castello di Sarmato fu lasciato a una delle tre figlie del Conte Antonio Paolo, Luigia Scotti Douglas Gentili Pusterla, che nel 1803 aveva sposato il conte Vincenzo Zanardi Landi di Veano. Maria Giulia sposò il conte Carlo Adriano Torelli di Modena, ereditando i beni nella città di Piacenza. lo di Sarmato, la terza figlia morì in un incendio. Gli Zanardi Landi, già signori di Ottavello, Veano e consignori di Calendasco, traggono origine dalla antichissima famiglia Landi (prima De Andito) dalla quale discesero vari rami, che aveva grandi tradizioni militari e molti imparentamenti con la famiglia Scotti. L’Ottocento li vide impegnati nelle guerre che portarono all’unificazione dell’Italia. Il conte Vincenzo fu colonnello dei Dragoni della Val di Taro e della Guardia Urbana della città di Piacenza e capitano della Guardia d’onore della Duchessa Maria Luigia d’Austria che lo insignì del cavalierato e della commenda dell’Ordi- IL FANTASMA DI SARMATO Dipinto di Felice Campi sul soffitto nel salone da ballo. Camera impero con baldacchino orientale Come ogni castello che si rispetti, anche il Castello di Sarmato è infestato da un fantasma. Dopo i primi avvistamenti, le ricerche: si tratterebbe di Anna Giulia Scotti Douglas, andata in sposa al conte Egidio Cattaneo, come ricorda la lapide nella chiesa del castello dedicata a S. Carlo, ebbe in sorte una tragica fine. Il 20 novembre 1858, la contessa si avvicino troppo a un grande camino al piano terra e il suo abito prese fuoco. Morì avvolta dalle fiamme e tra orribili tormenti, nessuno era con lei in quel momento: i soccorsi arrivarono troppo tardi. Si dice che il suo bianco fantasma appaia nelle notti autunnali mentre si aggira nella teoria di salotti al piano tera del Castello di Sarmato, e che si oda il suo triste lamento. Nel corso della visita guidata, non dimenticate di farvi indicare il salotto dove è stato avvistato il fantasma della povera Anna Giulia, che ogni tanto ritorna nelle sue stanze preferite. 27 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Grand Tour Vintage Un’altra sontuosa camera con legno intagliato e dorato e preziosi arredi d’epoca. Il suocero del Conte Pietro Zanardi Landi fu il Conte Luigi Barbiano di Belgioioso, Podestà di Milano e senatore del Regno. Il suo ritratto, attribuito a Francesco Hayez, troneggia nel salotto privato al piano terra. Il Castello di Sarmato, fondato forse da un nucleo di barbari Sarmati, ha avuto, fra i tanti illustri ospiti, anche la principessa Anna d’Inghilterra. ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Grand Tour Nel 1704 il Doge Luigi Mocenigo nominò condottiero il conte Paolo Scotti ne Costantiniano di San Giorgio di Parma. Il Conte Francesco fu colonnello della Guardia Nazionale e nel 1863 divenne sindaco di Piacenza. Tra i personaggi celebri che frequentarono Sarmato nell’Ottocento, va ricordato Napoleone Bonaparte che riposò nel casellino della Bettola, il re Costantino I di Graica, che soggiornò qui col suo seguito quando giunse in visita alla Principessa Paola Ostheim di Sassonia Weimar. Per tutti questi secoli il Castello di Sarmato ha resistito egregiamente ad assalti, spoliazioni, divisioni, guerre e dissidi familiari conservando la sua magnifica struttura e i suoi luoghi segreti. Nei sotterranei c’erano le prigioni e il terribile Pozzo del Taglio, una voragine con a metà un gioco di lame disposte perpendicolarmente, che non lasciavano scampo al malcapitato di cui volessero disfarsi i signori di Sarmato. Sul fondo, la fine arrivava inesorabile grazie a una miriade di punte acuminate rivolte verso l’alto. Ogni membro delle nobili famiglie che si sono avvicendate qui sapeva inoltre che il “passaggio segreto” poteva trarre in salvo in caso di pericolo, grazie a una lunga galleria sotterranea che congiungeva una piccola torre sul lato nordo con la cascina “Mulini Vecchi” oggi scomparsa. Entrando al castello di Sarmato si è impressionati dall’integrità delle mura ghibelline, dal ponte levatoio e l’arco con lo stemma degli Zanardi Landi che aggiunsero al centro delle armi antiche il giglio e l’unicorno, simboli dei Farnese, concessi loro dal duca Ottavio. La secentesca chiesa dedicata a San Carlo accoglie ancor oggi molte feste religiose del paese è circondata da grandissimi cespugli di ortensie rosa. Appena superato il cancelllo si resta colpiti dall’imponenza della costruzione al centro della quale svetta il mastio, in perfette condizioni, con l’altissima torre sormontata dalla bandiera con i colori degli Zanardi Landi. All’ingresso del giardino interno, l’antico stemma della famiglia dei conti Douglas Scotti di Sarmato. Il cimiero è sormontato da un pellicano che si apre il petto per sfamare i piccoli col suo sangue come segno di generosità. Il giardino interno fino alla metà dell’Ottocento era rigorosamente all’italiana. Oggi è formato da am- pie aiole a prato con alberi di alto fusto ed è rialzato entro le mura. All’antica serra fa da contraltare la bella piscina. Il percorso di visita comincia proprio da qui, dal giardino dell’ala ovest, tra profumi di magnolie secolari, con un tour dell’esterno, ammirando le strutture mediovali più antiche e l’antico torricino, innalzato in tempi recenti e da dove si ammira la rocchetta quattrocentesca, eretta a nord delle mura, con una vista completa sulla vallata e sul fiume, sui campi e i boschi dove il conte Pietro Zanardi Landi andava a caccia con il suocero, il conte Luigi Barbiano di Belgioioso: grande appassionato di caccia, tanto da farsi ritrarre proprio con fucile e carniere con le prede dal grande pittore ottocentesco Francesco Hayez. Il mastio ospita al piano terra un grande salone delle feste con arredi lignei decorati da sfingi, preziose porcellane e dipinti secenteschi della scuola di Stefano Magnasco, Giovanni Evangelista Draghi e Venceslao Carboni e una piccola cappella privata delle dame Scotti. Al piano di sopra il salone del ballo ospita fedeli riproduzioni delle bandiere della Battaglia di Lepanto, con lo stemma Scotti e il Leone della Serenissima. E’ esposta anche la bandiera che gli Scotti innalzarono sull’isola di Candia quando la difesero con la loro “Compagnia di Corazze”. Il salone del ballo è impreziosito da un dipinto ad olio di Felice Campi tratto da Nicolas Poussin, eseguito dopo i restauri del mastio nel 1713, danneggiato da un incendio provocato dalle truppe dell’esercito imperiale che solevano svernare nei ducati farnesiani. L’ingresso principale all’ala ovest ospita l’albero genealogico degli Zanardi Landi e un grande quadro di Orazio Camia, dipinto nel secon- 29 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Grand Tour do decennio del Seicento: la Madonna col Bambino e San Carlo Borromeo. Sullo sfondo si scorge l’antico abitato di Sarmato, con le torri svettanti. Ammirando la fuga di salotti, decorati da stucchi ottocenteschi, si scorgono il famoso camino, che fu fatale a alla contessa Anna Giulia Scotti detta ‘Lia’ e un bel pianoforte a coda con in bella mostra le foto dei tanti illustri visitatori di Sarmato, fra cui la principessa Margareth d’Inghilterra e Silvio Berlusconi. quando era premier. Sull’altro lato, la sala del biliardo e lo scalone che conduce al piano superiore, dove si trova il prezioso archivio di famiglia con documenti risalenti al primo decennio del Duecento, del Rinascimento, ma anche Settecenteschi e Risorgimentali. Si ammira la bella pergamenta del 22 otttobre 1585 nella quale si legge che Pasquale Cicogna, Doge di Venezia, si duole unitamente al Consiglio della Serenissima, dell’uccisione del conte Paolo Emilio Scotti avvenuta nel 1514 per opera dei milanesi. E nomina il figlio conte Paolo, a capo della compagnia d’arme che fu comandata da suo padre. Il conte Carlo Scotti, deceduto nel 1582, era comandante di 500 fanti nelle guerre di Lombardia, Parma e Siena. Nel 1571 fu colonnello in soccorso di Malta e, dopo la battaglia navale di Lepanto sulla “Diana”, che innalzò le insegne del duca di Parma e Piacenza Alessandro Farnese, fu ambasciatore per il Duca Ottavio presso la Corte del Re di Francia Enrico II. Fra gli altri Scotti illustri si ricorda anche il conte Paolo Emilio che combattè in Italia, Grecia, Francia, Germania 30 La bellissima volta dello studiolo quattrocentesco, detto “La sala della Podesteria”, affrescata con figure di filosofi e oratori del mondo classico, sovrastati dal sole della sapienza. Attribuito a Bonifacio Bembo, è stato voluto dal Conte Alberto Scotti Douglas II nel XV sec. e a Cipro. Fu governatore di Bergamo e al comando della sua Compagnia d’arme difese Zara da 12.000 turchi e liberò dalle loro mani il Conte Brandolini. Ancora, in una pergamena datata 5 gennaio 1714 si legge che Luigi Mocenigo, Doge di Venezia, dopo aver ricordato le lodi delal famiglia Scotti e di molti altri membri di questa, nomina il conte Paolo Antonio “Condottiero di genti d’armi” in sostituzione del padre Ferdinando ormai deceduto. Al fianco della Serenissima combattè anche un altro ramo degli Scotti Douglas, i conti di Fombio. Passando nelle stanze occupate da antichi armadi contenenti preziosi documenti medioevali e rinascimentali piacentini ma anche veneziani (come l’antica mappa della città di Candia) ci si dirige verso il torrione più alto del mastio, nei pressi del quale esiste una sala quattrocentesca di grande pregio: la Sala della Podesteria. Al centro della volta a vela, si ammirano lo stemma Scotti e gli affreschi di ieratiche figure, i filosofi e oratori del mondo classico, sovrastati dal sole della sapienza. Questo pregevole affresco è stato commissionato quasi certamente dal dottere umanista Alberto II Scotti Douglas alla metà del Quattrocento. E’ attribuito a Bonifacio Bembò che certamente passò per questi territori, recandosi ad affrescare la cappella Cavalcabò di Cremona.. Tra le raffigurazioni più suggestive sulla volta, Demostene e il divino Platone. Passando ai documenti ottocenteschi, si possono ammirare il certificato del 1860 con il quale il Re d’Italia conferisce la medaglia d’argento al valor militare al conte Pietro Za- Nel 1216, sotto le mura di Sarmato, si riunirono le milizie di Milano e Piacenza prima della vittoriosa campagna militare contro le roccaforti tenute dai nemici pavesi sulle alture di Rovescala. Il Castello subì gravi danni nel 1270 ad opera del conte Ubertino Landi, signore di Bardi nardi Landi per essersi distinto ad una carica di cavalleria nella battaglia di S. Martino. Oppure la nomina a sottotenente del conte Pietro Zanardi Landi nella Compagnia delle guardie d’onore della Duchessa Maria Luigia d’Austria. Egli fu decorato con la medaglia d’argento alla battaglia di San Martino, guidando il settimo reggimento di cavalleria “Milano”. Qualcosa arriva anche da Hollywood: l’attuale proprietario conte Carlo Zanardi Landi di Veano ci mostra il rtiratto della scrittrice Carloine Kaiser, moglie in seconde nozze del nobile Carlo Zanardi Landi di Guardamiglio. Ella scrisse un libro in cui sostenne di essere la figlia illegittima dell’imperatrice Sissi e di Ludwig di Baviera, un fatto ricordato anche nel libro ‘Mayerling’. Scrisse questa incredibile storia in un romanzo pubblicato nel 1913. Il libro suscitò un enorme scandalo e fu sequestrato in Europa, ma negli Stati Uniti uscì e poi se parlò ancora quando la loro figlia, Elizabeth Marie Christine Kuhnelt divenne una celebratissima attrice degli anni Quaranta col nome di Elissa Landi, bellissima e apprezzata tanto che ancor oggi la sua stella brilla sul marciapiede della Walk of Fame a Los Angeles. Al primo piano del Castello di Sarmato, tra passaggi segreti, finestre nascoste, scale a chiocciola celate dietro finte pareti, siamo accolti in un bel salotto settecentesco, un salotto con dipinti di Gio Enrico Vaymer e nella famosa camera azzurra, con pareti dipinte in stile impero e un letto a baldacchino di foggia ottomana. ha collaborato Giuseppe Bruni ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7/8 2015 Grand Tour IL COMUNE DI SARMATO La municipalità di Sarmato è citata per la prima volta negli atti d’archivio del 1639, anno in cui il Console e i savi del Comune deliberarono il posto di Console a Pierantonio Giandini per 148 scudi, poi nel 1750 e nel 1765 quando i feudatari pretendevano che il Comune dovesse partecipare per la metà delle spese per il ponte del Castello. Da tempo esiste dunque una amministrazione che si occupa della gestione dei problemi della popolazione in rapporto con gli interessi e i diritti dell’autorità feudale prima e della proprietà del monumento oggi. Nel 1805 con l’introduzione nei Ducati di Parma e Piacenza del Codice Napoleonico e la contemporanea cessazione del Comune antico, nacqua l’attuale amministrazione comunale, con una estensione territoriale che coincideva con l’antico fenduo, allargato ai territori di Veratto, col su porto sul Po che collegava anche la sponda lombarda. Pontetidone e Agazzino e comprendeva una popolazione totale di 1700 abitanti, che poi superarono i 2000 abitanti a partire dal 1876. Il 31 marzo 1848 Sarmato con una delibera del Consiglio degli Anziani aderì al Governo provvisorio di Piacenza dopo la liberazione dagli austriaci e un plebiscito. In una mappa del 1849, quando era già in atto la Restaurazione austriaca, Sarmato e la vicina Rottofreno risultano invece ancora col Piemonte, a differenza della vicina Castelsangiovanni. 31 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Food & Co L Lo chef Davide Oldani, ’esposizione universale 2015 ha scelto Davide Oldani per la nomina di ambaambasciatore della sciatore della cucina italiana. Innovatore culinario, imprenditore, designer, maitre cucina italiana à penser, ma anche padre di famiglia e uomo: così ce lo racconta il canale televisiper EXPO 2015 vio “laeffe” che esplora i mille volti di Davide Oldani per scoprire l’essenza della sua cucina - e della sua vita. Essere uno chef stellato, un designer, un imprenditore di fama internazionale, uno sportivo, un marito, un padre, come fa Oldani ad essere tutte queste cose insieme? Nel reality le telecamere di laeffe seguono 24 ore della vita di Davide Oldani per l’Evento speciale “Davide Oldani: Pop Food per tutti”, andato in onda il 10 giugno scorso alle ore 21.00 sulla tv di Feltrinelli. Si tratta del primo dei 4 appuntamenti prodotti da laeffe per la prima serie italiana firmata RED – Read Eat Dream, un viaggio in 4 tappe alla scoperta delle molteplici espressioni della cultura gastronomica italiana, in compagnia di altrettanti chef e delle loro diverse – uniche – interpretazioni del gusto e della convivialità. A cominciare dal “cuoco pop” Davide Oldani. Tutto è iniziato nel 2003 con l’apertura di un ristorante in provincia di Milano, poi sono arrivati i libri, i progetti di design, le lezioni universitarie ad Harvard e alla HEC, la stella Michelin, infine la prestigiosa nomina ad Ambasciatore di EXPO 2015. Sono queste alcune delle tappe della vita di Davide Oldani, una vita fatta di incontri, eventi, viaggi, ma anche tanto lavoro per l’uomo che, sulla sua idea di POP – “il buono alla portata di tutti” - ha costruito non solo la carriera di chef, ma tutte le mille facce della sua esistenza. La produzione televisiva ha scelto una narrazione a doppia velocità, ritmata e frenetica nell’osservazione dell’imprenditore che ha creato format come FOO’D e Cucina POP, del designer che ha dato vita al bicchiere H2D’O e alla celebre posata Passepartout e dello chef del ristorante stellato D’O; un racconto che si fa pittorico e intimista quando coglie invece il suo pensiero, le sue riflessioni, concesse di volta in volta in momenti e luoghi diversi della sua giornata. Infine, una full immersion nella cucina popolare di uno dei suoi massimi sostenitori. Oldani spiega che “La mia Cucina POP è nata dal desiderio di amalgamare l’essenziale con il ben fatto, il buono con l’accessibile, l’innovazione con la tradizione. Sono convinto che la grande cucina italiana sia grande, oltre che per varietà RE DEL POP FOOD testi e foto di Giorgia Pertosa 32 Davide Oldani, uno degli chef più poliedrici del mondo, ambasciatore di Expo 2015, tutto da scoprire all’Esposizione Universale ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8 /2015 Food & Co Al Padiglione Basmati (cluster Riso) 4 arredi firmati Snaidero e gusto, anche per la possibilità che offre di essere costantemente reinterpretata”. A completare la sua idea di Cucina POP, la passione e la ricerca continue, l’irrinunciabile lavoro di squadra e l’accoglienza dell’ospite, basata sulla convinzione che il bello debba essere anche funzionale, come tutti gli oggetti che Oldani ha creato per i suoi ospiti e che lo hanno reso famoso anche all’estero, come uno degli chef più poliedrici e creativi al mondo. La sua filosofia di chef è stata raccontata anche nel suo ultimo libro POP FOOD edito da Feltrinelli (2015), che ha inaugurato proprio la collana RED di Giangiacomo Feltrinelli Editore. I mercoledì di laeffe dedicati alla cucina più innovativa e originale del Bel Paese per il ciclo RED – Read Eat Dream, sono proseguiti con la cucina anarchica del “gastrofilosofo militante” Don Pasta (mercoledì 17 giugno), quella contadina di Peppe Zullo (mercoledì 24 giugno), fino a quella futuristica di Davide Scabin (mercoledì 1 luglio). Snaidero è stata selezionata come partner per arredare gli spazi operativi e funzionali del Padiglione Basmati, all’interno del cluster del riso di Expo 2015. Grazie ad un gioco scenografico di specchi, il padiglione accoglie il visitatore con i colori e i profumi del mondo agreste, con un paesaggio che ricorda un’immensa risaia. E poi lo accompagna in un percorso tematico alla scoperta della storia del riso, alimento base di quasi tre miliardi di persone, circa la metà della popolazione mondiale. Quattro cucine Snaidero, fanno da cornice alle aree degli spazi comuni raccontando la filiera alimentare del riso in una scenografia ricca di suggestioni, in cui i fili della tradizione e quelli dell’innovazione e della modernità sono ancora fortemente intrecciati. I 4 progetti esposti raccontano la versatilità progettuale e la profonda ricerca estetica di Snaidero. Idea by Pininfarina, arreda l’area relax all’esterno del Padiglione Basmati, accogliendo l’ospite con la sua sobrietà ed eleganza senza tempo. Skyline 2.0 e Time occupano i due spazi antistanti il padiglione proponendosi come punti operativi di ristoro per degustazioni e momenti di informale convivialità domestica. Spetta al progetto Ola 25 Limited Edition, sempre a firma Pininfarina, il ruolo di protagonista dell’alta cucina d’autore. Collocata al centro del padiglione, si propone agli ospiti come uno spazio informale ad uso degli ospiti e simbolico al tempo stesso: all’interno una struttura che interpreta l’albero della vita, e che crea, in simbiosi con la cucina Ola25, un’atmosfera suggestiva che porta in luoghi lontani. In parallelo alle attività nel sito di Expo 2015, Snaidero alternerà momenti di incontro, confronto e convivialità con le serate di Design&Food in città, presso lo showroom MisuraCasa in Via De Amicis: un ricco programma di eventi coprirà tutti i mesi dell’Esposizione Universale e avrà come protagonista il Design ed il Riso, in un’esperienza sensoriale da apprezzare prima con gli occhi e poi con la mente. “Per noi essere presenti ad Expo Milano 2015, all’interno del Cluster Riso, rappresenta un’occasione unica. Durante questi sei mesi – continua Edi Snaidero, Presidente del Gruppo Snaidero – vivremo tante esperienze diverse. Esplorando il mondo della bellezza, della salute, del gusto e della sostenibilità, va a noi cari, da sempre. Tutti i modelli esposti raccontano quello in cui crediamo e gli elementi su cui investire per poter proporre soluzioni che siano sempre al passo con le reali esigenze delle persone: design ricercato, qualità dei materiali.r i dettagli.” 23 33 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Libri&Co ORNELLA, VIVI by Francesco Curci Luca Bianchini, nuovo romanzo. L’Orfeo di Parrella diventa show La copertina dell’ultimo romanzo di Luca Bianchini ambientato nella metropoli londinese e le colline di Verona A 34 lla sua quinta fatica letteraria, Luca Bianchini ci affida l’ennesimo romanzo dal sapore sentimentale, che arriva a tre anni di distanza dalla fortunata parentesi dei peperoncini. La protagonista è ancora una volta una ultracinquantenne, Ornella, rediviva Ninella del precedente “Io che amo solo te”, gestrice di un Italian Bookshop londinese che rischia il fallimento. Il contorno relazionale è come sempre stravagante, euforico: c’è Patti, amica di una vita, Diego, il barbiere - ragioniere napoletano nelle cui mani verranno affidate le sorti della libreria, Mr George, l’anziano e saggio confidente e Bernard, il vicino di casa. Tormentata da un passato che ancora grava con il suo peso su un presente nel quale tenta lo scacco matto e proiettata verso un futuro che si presenta dai contorni ancora fortemente sbavati. Ornella si rivela una protagonista audace, intraprendente, capace di risvegliare la propria coscienza anche in un’età in cui sembra che i giochi della vita siano ormai stati fatti e ci si prepara soltanto a deporre le armi come un soldato di ritorno dalla trincea. È forte il richiamo al pathos che si dispiega attraverso alterni svelamenti e sopiti colpi di scena. La scrittura è per l’ennesima volta intrisa di una leggerezza che la rende fluttuante, gradevole, fornendo alla trama scorrevolezza. Le ambientazioni si dividono tra le immagini di una Londra dai contorni metropolitani e i suggestivi scenari di un’Italia melanconica, presentata attraverso gli sfondi veronesi come luoghi dell’infanzia che si riempiono di una forte carica emotiva. Innumerevoli sono le peripezie che la nostra dovrà affrontare, dalle quali uscirà trionfante come una tenace eroina vittoriana del nostro tempo. Una prova letteraria vincente, dunque, quella di Bianchini, che dal giorno dell’uscita non fa che dominare i vertici delle classifiche di vendita preceduto solo da nomi autorevoli del calibro di Faletti e Camilleri. Un romanzo che si candida altresì ad una nuova trasposizione cinematografica, come già accaduto per il precedente lavoro che diventerà presto un film - sono già in atto le riprese in Puglia con un cast d’eccezione - che vedrà l’autore debuttare nelle inedite vesti di sceneggiatore. VALERIA PARRELLA: IL MITO DI EURIDICE E ORFEO Valeria Parrella rielabora il mito di Orfeo ed Euridice proponendone una lettura in chiave contemporanea che ora diventa anche un mirabile spettacolo teatrale. Il 12 luglio sarà a Milano a La Milanesiana, con la regia di Davide Iodice e la bella recitazione di Michele Riondino, Federica Fracassi, Davide Compagnone e Raffaella Gardon, «Gluck, Anouilh, Cocteau per le scene, ma anche Bufalino, Pavese: ognuno ha una risposta diversa su quell’ultimo voltarsi di Orfeo, sul perché lo fa. Commovente il passaggio di Rilke, forse tratto dalla visione di un bassorilievo custodito qui: nel Museo Archeologico di Napoli. “Respexit” dice la tradizione (di Virgilio nelle Bucoliche e Ovidio nelle Metamorfosi): e a questo verbo, che non ha un equivalente in italiano, perché significa “si voltò indietro”, ma che contiene in sé anche la radice del “respectum”, del rispetto, io ho dato credito e seguito.. ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 n.1 7-8/2015 12/2014 Antiquariato ACCADEMIA MEDICEA iBRINDISI PREZIOSO by Anna Bassi Alla esclusiva scuola d’Arte di Firenze dell’OrdiSan Silvestro, i superdry un di Astoria, ne Civico Per Mediceo, inizia a settembre corso chebotanico propone con anche un brut ‘zero alcool’ di acquerello Simonetta Occhipinti e solo a spruzzi BAR: L’ Ordine Civico Mediceo è un Ente Dinastico Capitolare di proprietà della attuale Storica Casa Medicea di Toscana, istituito dal Principe Ottaviano de’Medici di Toscana di Ottajano con decreto promulgato il 1° Gennaio 2012. In ossequio alle secolare tradizione Medicea, l’Ordine svolge opere di protezione e valorizzazione delle Arti, delle Scienze e delle Lettere al fine di tutelare attività, interessi e bisogni umani. Tra le attività più interessanti dell’Ordine mediceo, l’Accademia Medicea di Firenze che promuove corsi esclusivi frequentati da studenti d’arte e appassionati di Rinascimento provenienti da tutto il mondo. Corso di Arte sostenibile Questo corso pone l’attenzione sull’arte socialmente utile che attragga committenza e “Investimenti di impatto”, ovvero quelli effettuati in aziende, organizzazioni, fondi e cultura sostenibile con lo scopo di generare impatti sociali e ambientali insieme a un ritorno economico. Tipicamente gli investimenti di impatto vengono effettuati sia nei mercati emergenti che in quelli sviluppati con l’obiettivo di raggiungere una serie di rendimenti da “basso mercato” oppure a “tasso di mercato”, a seconda delle circostanze. Gli studenti impareranno ad individuare ed a produrre delle opere d’ arte sostenibili per l’ambiente con cui essi vorranno rapportarsi; inoltre essi svilupperanno una conoscenza approfondita del mercato degli investimenti impatto e impareranno a relazionarsi con commitenti, con mecenati oppure con semplici investitori. A fine corso verrà rilasciato dalla nostra accademia un diploma in arte sostenibile. Corso di acquerello botanico con Simonetta Occhipinti Musicista e appassionata di piante, Simonetta Occhipinti fin dagli anni giovanili si è dedicata alla pittura botanica ad acquerello; in seguito si è rivolta anche alla riproduzione di dipinti antichi imparando i segreti degli impasti, delle tele e della riproduzione delle antiche pitture fiamminghe e rinascimentali, arricchendo la sua attività con la partecipazione ad una scuola di restauro pittorico ed antiche tecniche di decorazione. Ha tenuto conferenze sul simbolismo dei fiori presso le associazioni culturali Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, “Associazione botanica A.Di.P.A.”, Rotary Club Firenze. Su richiesta del Museo di Storia naturale – Orto Botanico di Firenze realizza acquerelli a tema e collabora all’allestimento delle relative mostre. Presso l’Accademia Medicea Simonetta Occhipinti è Gran Maestro dell’Ordine è il Principe Don Ottaviano de’ Medici di Toscana di Ottajano, attuale rappresentante dinastico titolare della Storica Casa Medicea di Toscana, legatario pro-tempore della primogenitura testamentaria di S.A.E Anna Maria Luisa de’ Medici, Elettrice Palatina. La Storica Casa Medicea di Toscana è tuttora insignita nominalmente del titolo Granducale di Toscana per effetto della Bolla Pontificia tuttora valida, data il 27 Agosto 1569 dal Papa Pio V° a Cosimo I° de’ Medici ed a tutti i suoi eredi maschi primogeniti da lui discendenti direttamente, oppure agnati collaterali in caso di estinzione del ramo primo insignito. ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Grand Tour Vintage AVVENTURA ISLANDA by Alessandro Chiara testi e foto di Grazia Mantelli 36 Nella terra dei ghiacci, dei geyser, degli iceberg. Per chi vuol fare non semplicemente un viaggio, ma vivere un vero cambiamento ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Grand Tour Si ringrazia per la collaborazione l’Ente del Turismo dell’Islanda A destra: Le grandi pianure islandesi con il tipico paesaggio, quasi lunare. Qui sopra: la maestà dei ghiacciai e delle cascate quado inizia il periodo del disgelo Q uando qualcuno annuncia di essere in partenza per l’Islanda, tutti restano un po’ interdetti, a uno strano effetto l’annuncio di questa meta. Eppure quelli che sono tornati raccontano che si tratta di una delle esperienze migliori della loro vita: non hanno fatto semplicemente un viaggio, sono cambiati. I primi scopritori dell’Islanda furono i monaci irlandesi, che nel corso del VII secolo si spinsero volontariamente o no verso nord, sempre più lontano dalla madre patria, alla ricerca di luoghi deserti dove vivere come eremiti. Ma forse furono invece i vichinghi norvegesi, ad insediarsi per primi qui, prima di dirigersi verso la Groenlandia e il nord del Canada. Ai vichinghi d’Islanda si deve la costruzione dell’antico Parlamento, istituito a Thingvellir, scelta allora come capitale dello stato libero di Islanda. Il parlamento (Althing) ha continuato a riunirsi una volta all’anno fino al diciottesimo secolo in questo luogo, sui 50 sedili scolpiti nella pietra. Questa spianata è un luogo molto particolare: è tagliata in due dalla grande faglia basaltica di Almannagià: si sono formate due alte falesie nere di roccia basaltica, ciascuna delle quali appartiene a un diverso continente, poichè passa di qui la dorsale medio atlantica. Inoltre qui si vede anche una catena sottomarina di vulcani, dunque è sottoposta a un costante movimento. La distanza fra i due continenti in questo punto aumenta di 2,5 cm all’anno. La presenza di numerosi vulcani alcuni dei quali molto attivi, condiziona ancora oggi la vita degli islandesi, che però tengono molto alla loro affascinante patria. Di solito per Reykjavik si parte da soli o con una sola persona, mai in gruppo. Si vola da Copenhagen, con una grande valigia che si lascia a destinazione in un deposito bagagli o in un albergo, perchèci si attrezza di zaino e tenda e ci si avventura in giro, nelle distese infinite islandesi, rivestite di rocce, ghiacci, muschi e pietre. Tutto è illuminato da una luce calda e forte, il sole scalda ma l’aria è gelida anche nelle stagioni migliori e impossibile nelle stagioni fredde. Non ci sono quasi cartelloni pubblicitari, insegne, tralicci, pochi lampioni. Le case della capitale sono colorate, si prendono tutto lo spazio che serve nel tessu- to urbano. Tutto è lontano da tutto; dopo alcuni giorni in tenda e in cammino tra le meraviglie naturali, soffrendo il freddo e la stanchezza, si apprezzano enormemente piccole cose come dormire in un albergo al caldo e starsene in una libreria con caffè a sfogliare riviste mentre fuori piove e tira il terribile vento artico. Husavik è un’altra bella città islandese con 2000 abitanti, è situata sulla costa nord, possiede una antica chiesa in legno costruita nel 1907, una Casa della Cultura e Musei. Quello di cultura popolare, che conserva molti animali imbalsamati e documenti curiosi. Si scopre che l’equipaggio dell’Apollo 11 venne proprio qui, in Islanda, per allenarsi a camminare sulla crosta lunare. Poi ci sono il Museo delle Balene, dove è possibile prenotare un’attività di wales watching, costosa ma molto gettonata. E infine il Museo del Fallo (avete letto bene) pieno di esemplari in formalina, calchi e fotografie. Akureiry è la quarta città islandese, con circa 18 mila abitanti. E’ circondata da montagne glaciali dal profilo morbido. Nel porto, enormi navi galleggiano sull’acqua che si fa scura di sera, sotto la luce rossa del tramonto e alla fine diventa quasi viola. Le architetture di Akureiry sono dipinte di rosso, blu e bianco, i colori nazionali dell’Islanda. E’ ricca di internet cafè e attrazioni dedicate soprattutto agli islandesi. Come la grande City Hall in cemento e vetro che si affaccia sull’acqua. Come il Giardino Botanico, che conserva 450 piante locali e circa 7000 piante straniere. Nel museo del folklore sono conservati oggetti della vita quotidiana. Si visita la casa museo di fine ottocento del poeta naziona- 37 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Grand Tour A mezzanotte non è ancora completamente buio... le che scrisse l’inno islantese, Matthias Jochumsson e la casa novecentesca dello scrittore Jon Sveinsson. Ogni anno a fine agosto in Islanda si svolge proprio qui a Akureiry il Summer Arts Festival. Grandi nuvole corrono veloci sul mare o su distese infinite di lupini che punteggiano la costa di Keflavik con i loro fiori colorati. In questa zona la roccia rossa è in frantumi, le montagne cadono a picco sul mare blu, punteggiato di iceberg. Il sole comincia a tramontare verso le 22.30, ci mette ore a calare. La luce perenne è una sensazione strana, fa sentire più stanchi e ogni percorso in autobus è perfetto per fare un sonnellino. L’autobus è il mezzo di trasporto ideale per muoversi in Islanda. Si riesce a vedere una buona parte di territorio spendendo meno possibile. Gli autobus percorrono tutte le strade interne, sterrate che attraversano l’isola in verticale. Ad ogni fermata l’autobus passa almeno una volta al giorno, e ogni fermata serve più compagnie. I percorsi più gettonati da turisti sono la ‘ring road, la strada che corre lungo tutta la costa e i percorsi che si inerpicano nell’interno, nella parte più selvaggia, incontaminata e stupefacente dell’Islanda. L’Highland pass è l’abbonamento che permette appunto di attraversare l’interno dell’isola. Reykjavik è una città che si gira bene a piedi e in biciclietta, ha un centro commerciale e la famosa chiesa di Hallgrimur che con i suoi 74,5 metri e la sua forma insolita è l’edificio più alto dell’Islanda. Si può salire sul campanile e si riesce a vedere bene tutta la città. La chiesa sembra un razzo per esplorazioni aerospaziali, in effetti il cielo sembra così vicino qui. Ma lo sguardo è attratto fortemenente dal meraviglioso paesaggio, con la roccia frantumata della montagna che si getta a picco nel mare. Molti vanno a dormire a Selfoss, dove si ammira un paesaggio preistorico, surreale. A perdita d’occhio si contano distese di pietra lavica, di magma pietrificato, che a volte sembra anora ribollire e a volte è ricoperto da chiazze giallastre di muschio. C’è un campeggio grande, pulito e ben attrezzato, con una sala per colazione, panche e ta- 38 voli per godersi il barbecue, la cucine e i bagni. Una volta montata la tenda, bisogna decidersi ad andare a letto, perchè a mezzanotte non è ancora completamente buio. Al mattino il cielo è azzurro e brillante, bisogna correre allo small bus, un furgoncino con rimorchio per gli zaini che conduce tutti a Kerlingafjioll e nella zona di Golden Circle. In questa area ci sono alcune attrazioni naturalistiche veramente spettacolari. Geysir è un parco geotermico dove i geyser esplodono all’improvviso e si ammirano piscine naturali di acqua calda. Gullfoss è una cascata spettacolare, si trova nel parco nazionale di Pingvellir. Se non si vuol andare in giro a piedi, ci sono vari escursioni in autobus per raggiungere Geysir e i suoi geyser di acqua bollente che sprizza verso il cielo e con dovizia di vapori sulfurei. La seconda tappa più gettonata dai turisti è anticipata da un paesaggio che diventa via vià più verde, più lussureggiante: Gullfoss, letteralmente la ‘cascata d’oro’. E’ imponente e grande, salta tra livelli diversi, l’acqua pare risucchiata dalla roccia e poi torna nuovamente fuori con violenza, se ci si avvicina troppo, ci si ritrova bagnati. Se si è venuti fin qui per vedere un paesaggio lunare, ecco la destinazione giusta: il deserto tra i due ghiacciai Langjokyll e Hosfsjokull. Montagne a perdita d’occhio e spianate infinite sono tagliate appena dalla stranida sterrata, le automobili però sono rarissime. Alla fermata di Kerlingafjoll ci sono casette in legno con un tetto talmente appuntito che sembrano guglie o tende, dove si può pernottare . Il paesaggio è incredibile, il fiume che scorre fra i ghiacciai sembra una lingua d’argento. Questo massiccio montuoso che si trova al centro dell’Islanda, offre una combinazione incredibile di fenomeni geotermici: i ghiacciai sono spettacolari, la flora subartica è tanto resistente quanto colorata. Durante il trekking, che può durare da uno a tre giorni, con soste nei numerosi rifugi posti lungo i percorsi, si dimentica qualsiasi cruccio: amori impossibili, avanzi di carriera negati, spese condominiali. Quando l’autobus percorre lentamente queste stradine sterrate in mezzo al nulla, si trovano le soluzioni che si cercavano da molto tempo. A Hveravellir si resta a mollo per ore nelle straordinarie piscine ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Che libro mettere in valigia? Le Operette Morali di Leopardi Grand Tour LEOPARDI, VIRGILIO E L’ISLANDA C’è una lettura serale sconsigliata in Islanda, prima di infilarsi nel sacco a pelo: le Operette Morali, dialogo Della Natura e di un Islandese di Giacomo Leopardi. Ce l’hanno in tasca tutti gli italiani: perchè quando rivelano agli amici la meta delle prossime vacanze, tutti si danno da fare per trovarne una copia e farne dono. Quell’opera ha fortemente condizionato l’immaginario collettivo dalle Alpi all’Etna, rispetto a questa nazione: l’Islanda per noi non rappresenta solo una terra agli estermi confini del mondo, solitaria e irraggiungibile, una Thule, l’isola di fuoco e di ghiaccio dove il sole non tramonta mai.Ma ben altro “..potea conservare quella tranquillità della vita, alla quale principalmente erano rivolti i miei pensieri: perchè le tempeste spaventevoli di mare e di terra, i ruggiti e le minacce del monte Ecla, il sospetto degli incendi, frequentissimi negli alberghi, come sono i nostri, fatti di legno, non intermettevano mai di turibarmi. “. L’Islanda, vista attraverso gli occhi di Giacomo Leopardi rappresenta insomma un archetipo di Natura matrigna. Meglio allora portarsi una buona copia, con traduzione a fronte, delle Georgiche. L’Islanda è sicuramente la terra fantastica evocata da Virgilio quando augura ad Augusto di regnare su un impero così vasto da raggiungere persino quest’ultima frontiera del mondo conosciuto: “tibi servat ultima Thyle”.ette Morali, dialogo Della Natura e di un Islandese.. 39 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Grand Tour L’Islanda è una terra di fuoco: la lava zampilla dal ghiaccio d’acqua calda, nonostante il forte odore di zolfo. Perchè fa piuttosto freddo nonostante i vestiti pesanti che si indossano. Questi hot spot sono sempre stati piuttosto pericolosi per i viaggiatori, perchè nelle vicinanze si annidavano i briganti in passato. Il famoso brigante Fjalla Eyvindur visse proprio da queste parti con la moglie Halla, sopravvisse per anni grazie al calore delle acque e alla possibilità di cuocere le provviste che rapinava ai viaggiatori. Questo luogo si raggiunge quasi solo nel periodo estivo. Si trova sugli altipiani Islandesi, dove sono tre le proposte di trekking fra le quali scegliere. Uno breve da due ore, uno giallo e uno rosso da 8-10 ore. Quello rosso porta al cratere del vulcano spento Strytur e attraversa un grandissimo campo di lava. Alle sette di sera il sole è ancora alto, i soffioni amanano vapori caldi, l’ambiente è caratterizzato da odore di urea e dalla presenza di soffioni, nebbie e piccoli bacini d’acqua, da acquitrini caldi, da manti erbosi verdissimi che si trasformano improvvisamente in terre color rame. Quando si va in escursione è sempre meglio tenere sott’occhio i bastoncini rossi che aiutano a non perdere la direzione, anche se il vento si mettesse a soffiare fortissimo. Il paesaggio diventa pian piano una distesa di lava pietrificata e frantumata in una miriade di sassi coperti di licheni oppure immersi in un fango rosso densissimo che nelle stagioni invernali viene celato dal ghiaccio duro come un diamante. I cambiamenti repentini di paesggio, il silenzio assoluto disorientano: molti non sono abituati a una tale assenza di rumore. E quasi ringraziano quando arriva un violento temporale che porta bianchi chicchi di grandine a cadere sui campi di lava nera e si dissolvono all’istante perchè il suolo è tiepido. E si mettono a gridare se vedono la lava che zampilla dalla calotta di ghiaccio. Per poi chiudere subito la bocca, se si leva il vento. Si leva infatti molto spesso una finissima sabbia silicea che si infila ovunque, abrasiva come una finissima carta vetrata, che screpola a sangue la pelle del viso se non si corre a cercare un riparo. Ogni tanto, tra le rocce e l’asprezza del deserto, fanno capolino crateri enormi. Oppure, dopo poche gocce di pioggia, spuntano scintillanti tappeti d’erba o di fiori che in pochi giorni possono anche sparire. Gli italiani sono molto affascinati dai grandissimi arcobaleni che si formani in continuazione nei pressi delle cascate, laddove il flusso d’acqua che precipita è fortissimo e dunque l’acqua nebulizata in aria crea questi fenomeini multicolori a ripetizione. A Dettifoss (che significa la cascata che distrugge) il fiume è stato deviato da un violento 40 Gli italiani sono affascinati dai bollenti geyser e dai grandissimi arcobaleniche si formano in continuazione nei pressi delle cascate, dove l’acqua nebulizzata crea questi fenomeni a ripetizione. ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-9/2015 L’Islanda è una terra d’acqua bollente: ovunque i geyser terremoto dovuto a una eruzione vulcanica. L’acqua precipita dunque per 44 metri, con 100 metri di larghezza, solo avvicinandosi ci si rende conto di quanto è grande. E sono affascinati dai canyon di sabbia nerissima. dai geyser, laddove non sono stati imbrigliati dall’uomo per il teleriscaldamento delle abitazioni islandesi e delle serre dove si coltiva praticamente tutto. I geyser innalzano i loro pennacchi d’acqua da laghetti di fango bollente di mille colori, che borbotta di continuo. Il getto si riversa spesso su rocche di basalto che col tempo diventano colonnatai neri. Anche il ghiaccio sa affascinare. Una propaggine del ghiacciaio Vatnajokull sbocca in una quieta laguna e la dissemina di blocchi di ghiaccio che coprono tutte le sfumature di azzurro, dal bianco abbagliante al turchese, al blu. In autunno e in inverno i colori cambiano, l’aurora boreale mostra una infinita varietà di tonalità cangianti. Di fronte a una natura tanto sublime e terribile, i turisti restano estasiati. Sport come pesca, caccia, equitazione e golf assumono una valenza supplementare. Le serate si concludono solitamente con un bagno bollente e la testa sul cuscino solo dopo aver indossato una mascherina sugli occhi, perchè alle due del mattino c’è ancora il cosiddetto sole basso. Eppure qualcuno la raggiunse e anche senza mezzi particolari: il greco Pitea, salpato da Marsiglia prima del 330 alla scoperta dell’atlantico del Nord. Gli Islandesi hanno ben compreso il grande potenziale di questo mistero e lavorano di fantasia. Nel tempo hanno dato vita a numerose leggende, che hanno come protagonisti gli Elfi, il popolo nascosto, alla cui esistenza creda la maggior parte della popolazione. Altrimenti come si spiegherebbe l’improvviso fermo lavori di una superstrada? Gli abitanti dicono che non è bene tagliare un santuario de- Qui sopra: se non si vuol dormire in tenda ci sono ovunque strutture in legno molto basic. Ovunque si respirano le tradizioni islandesi e si ascoltano miti e leggende. Fabriano&Co gli Elfi, che la natura si vendicherà se non le si porta rispetto. I miti contribuiscono alla crescita del turismo. Molti vogliono fermarsi a Asbyrgi, il rifugio degli dei Asi: secondo la leggenda, quando il popolo islandese tradì i suoi dei gettando le loro statue nella cascata di Godafoss, essi si rifugiarono in questo luogo, in un canyon a forma di zoccolo di cavallo, l’impronta lasciata dal cavallo di Odino. Se ci si vuole fermare da queste parti, è necessario portarsi dietro acqua e cibo, perchè le possibilità di rifornimentono sono scarse, anzi nulle. Se non volete dormire in tenda, c’è una struttura di legno molto basic, come i bagni d’altra parte, ricavati in un container. Comunque l’autobus passa una volta al giorno, dunque non si rischia di restare a piedi. E quando si sale a bordo, attenzione alle gaffes. Qui non esistono i cognomi in senso proprio, perchè ciascun abitante aggiunge al suo nome solo il patronimico. In tal modo non si sono mai create casate o dinastie, ciascuna vale per sè stessa e non tramanda ai posteri un cognome di famiglia. Dunque se vi capitasse sotto mano un elenco telefonico, scoprirete che è ordinato solo per nome. Gli islandesi non amano cambiare certe abitudini o certe tradizioni. A meno che la colpa non sia di un vulcano ovviamente. La storia dell’Islanda e la sopravvivenza della sua popolazione dipendono fortemente dalla situazione di attività dei vulcani e dalle loro eruzioni. Nel Settecento i vulcani Katla e Hekla (quello citato da Leopardi nelle Operette morali) furono protagonisti di una serie di eruzioni devastanti, che fecero preoccupare in tutta Europa e culminarono nel 1783 con l’eruzione del vulcano Laki, durata un anno in- 41 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Grand Tour Le vie di comunicazione sono ancora pochissime a Snaefells tero. Le emanazioni di zolfo e di anidride carbonica colpirono oltre 10 mila persone e più della metà del bestiame islandese. Poi seguirono una serie di disastrosi terremoti, che rasero al suolo interi villaggi. Ecco perchè il giovane poeta italiano ne restò tanto impressionato. In anni recenti l’eruzione dell’Efyafioll ha diffuso una tale quantità di ceneri nell’atmosfera, da imporre il blocco del traffico aereo nei cieli europei per intere settimane. La vita in Islanda è stata durissima per secoli, lo testimoniano i resti delle antiche fattorie, capanne di legno coperte con zolle di terra, per isolare gli abitanti dal freddo. Ma ancora oggi non è molto migliorata. Le vie di comunicazione sono pochissime, la penisola di Snaefells ne è ancora tagliata fuori. Nell’interno il territorio brullo e battuto da venti impetuosi è attraversato da strade spesso impraticabili, si guida sulla sabbia o sulla cenere vulcanica che con le pioggie diventa un fango viscido e insidioso. Il paesaggio sarebbe immutato nei secoli, con nessuno a perdita d’occhio, escluse le greggi di pecore che vagano liberamente, se non fosse per i piccoli insediamenti che compaiono all’orizzonte a conforto del viaggiatore: una stazione di servizio, un ufficio postale, una fattoria dove si possono comprare cibi e bevande. A proposito di cibo, ecco cosa si mangia in Islanda. La cucina islandese, è molto semplice, si basa prevalentamente sui prodotti del territorio, e risulta tra la più genuina al mondo, il pesce nuota in acque immacolate e il bestiame pascola libero nei campi, beve acque incontaminate e respira aria pulita. I ristoranti sono carissimi, ma alcuni meritano, come il ristorante kjot & kunst restaurant di Olafur Reynisson: nelle sue cucine l’elettricità è bandita e le pietanze arriveranno a tempo di record, l’acqua, grazie al vapore geotermico (165°) bolle in 10 secondi esatti, le patate in 12 minuti e il pesce in 3 minuti. Dunque molti scelgono di cucinare nella loro stanza in albergo, poichè quasi tutti offrono l’angolo cottura o di mangiare hot dog, visto che questi sono i migliori al mondo. Si va da Bonus o Kronan ad acquistare qualcosa da fare al vapore. La cucina al vapore, sfrutta l’abbondante calore geotermico dell’isola per cucinare qualsiasi cibo. La pesca, rappresenta la maggiore risorsa economica del paese, la varietà e la qualità del suo pesce e dei suoi crostacei è tra i primi posti al mondo, ad Hofn la capitale islandese dei crostacei, viene dedicato persino un festival annuale. Tra le cose più buone la zuppa di aragosta: il pub Svarta Kaffid (Laugavegur 54) di Reykjavik offre la migliore della città, viene servita in una forma di pane tonda, che fa da piatto e che poi si può mangiare. Saegreifinn, offre incredibili grigliate di Halibut, il pesce gatto, la razza, il salmone, la trota d’acqua dolce, il merluzzo, la balena, il cui sapore assomiglia più ad una bistecca che a del pesce. Poi non manca il baccalà , quello islandese è tra i più buoni al mondo, si dice che il miglior posto dove mangiarlo sia il Siggi Hall Restorant . Gli Islandesi quando hanno voglia di uno snack sfizioso, mangiano l”hardfiskur”, strisce di Eglefino (pesce nordico simile al merluzzo) essiccato e burroso. Se preferite la carne, l’agnello è sublime, ma si mangiano anche la renna, il cavallo e il pulcinella di mare. Per l’hot dog invece il posto milgiore è un piccolo chiosco nel centro della capitale che offre hot dog di agnello: si chiama “Baejarie Beztu Pylsur” ( tradotto: gli hot dog più buoni del mondo) in effetti ,viene citato ovunque per questo primato , dalle guide alle riviste specializzate. L’islanda possiede un record insolito, risulta il maggior consumatore procapite al mondo di Coca-Cola. La birra non manca, le nazionali sono la Thule, Viking ed Egils, ma ce ne sono tantissime altre, sempre locali. L’acqua non si vende, quella del rubinetto è fantstica. Se volete riscaldarvi benvendo qualcosa di “forte” chiedete del Brennivin, la bevanda nazionale per eccellenza, un liquore aromatizzato al cumino, ottenuto distillando le patate. 42 ARENA L’acqua, grazie al calore geotermico, bolle in 10 secondi MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Grand Tour VULCANI: IL RITORNO DEL BARDALUNGA Circa 8.000 anni fa il vulcano Bardalunga, il secondo più alto d’Islanda, ha generato la più grande eruzione degli ultimi 10.000 anni. Da 7600 anni erutta 5 volte ogni secolo. Qualche anno fa la sua attività ha preoccupato gli islandesi e non solo perchè quando inizia un’eurzione, la fuoriuscita di roccia fusa è in grado di seppellire un campo da calcio ogni 5 minuti. Avvicinarsi al vulcano è piuttosto pericoloso, ma non per quel che fuoriesce di solido. Per le emissioni di gas velenosi che bruciano gli occhi, mentre si vaga disorientati tra mulinelli di vento e di neve. Bardalunga potrebbe diventare pericoloso anche per chi non vive in Islanda. Questa nazione si trova nel mezzo di molte rotte aeree che solcano il nord Atlantico. Il vento, in alcune estati, ha sospinto le ceneri vulcaniche in Scandinavia e in Gran Bretagna, che risultano molto pericolose se risucchiate all’interno dei motori degli aerei. Nel 2010 e 2011 si è avuto un vero e proprio caos aereo provocato dal vulcano Bardalunga. Ma proprio in questi giorni il problema si è ripresentato, il rischio è che si vada incontro a quanto accaduto nel 2010, quando l’eruzione di un vulcano islandese con cenere e lapilli mise ko il traffico aereo nel Nord Europa. Stavolta a fare paura è il vulcano Bardarbunga, a rischio eruzione. Una nuova scossa di terremoto, di magnitudo 5.2, è stata registrata nei giorni scorsi nell’area. Secondo i rilevamenti dello United States Geological Survey (Usgs), il sisma ha avuto il suo epicentro 111 km a nordovest di Hofn. La zona è da oltre una settimana interessata da un’intesa attività sismica. Ai primi di lugio è stata registrata una scossa di magnitudo 5.7. L’Islanda ha emesso un’allerta rossa in relazione al pericolo di eruzione. 43 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n. 8 7-8/2015 Junior Zone IL BINOCOLO by Galeazzo Melzi d’Eril Utilissimo per gite ed escursioni, va acquistato con un occhio attento 10 POSTI TOP NEL MONDO PER USARE IL BINOCOLO 1 La foresta amazzonica brasiliana, il polmone verde dell’umanità. 2 L’Isola di Komodo in Indonesia dove vivono i varani, gli ultimi draghi rimasti al mondo 3 Le isole Maldive, con la jungla incontaminata La struttura di un buon binocolo e l’attività di osservazione durante viaggi, escursioni e vacanze all’aria aperta U no dei regali più utili che un teen ager possa ricevere è il binocolo, uno strumento che si usa per ingrandire panorami o aninali distanti, utilissimo nelle gite, nelle escursioni. Come funziona?’ L’immagine passa attraverso due lenti, successivamente attraverso prismi che la raddrizzano. Con questo strumento è possibile vedere cose lontane ingrandite con entrambi gli occhi. Il binocolo viene utilizzato da chi viaggia, osserva gli animali o lavora cotrollando un territorio. In commercio ne esistono vari tipi, diversi per tipo di utilizzo. I numeri sullo strumento riguardano gli ingrandimenti e il diametro degli obiettivi. Quelli che permettono ingrandimenti maggiori hanno obiettivi più grandi. Più grandi sono gli obiettivi e più luce entra. Quelli più 44 professionali sono anche dotati di treppiede. Per usare bene un binocolo bisogna mettersi in una posizione bilanciata, con le gambe stabili. Non devono esserci ostacoli nel campo visivo. Sono da evitate piante, cespugli ed elementi di intralcio fra i piedi. Il binocolo va tenuto con due mani, bisogna regolare la distanza tra gli occhi fino ad avere un’unica immagine circolare. Prima di mettere a fuoco qiualcosa è necessario bilanciare le lenti. Si tappa la lente destra e muovendo la rotella centrale si mette a fuoco quella sinistra. Poi si bilancia l’altra fino ad avere un’immagine nitida. Ora, attraverso la ghiera situata tra i due obiettivi, si possono mettere a fuoco oggetti a distanza diversa. Una buona ghiera deve essere scorrevole e veloce. Gli oggetti che ap- paiono sul binocolo sono classificabili in facili, impegnativi e difficili. Un beneficio di questo strumento è quello di poterlo utilizzare anche indossando gli occhiali. I migliori binocoli, possiedono delle “conchiglie oculari” che si possono svitare o avvitare. Bisogna valutare bene l’acquisto non solo relativamente al prezzo. I criteri da considerare principalmente sono dimensioni, ingrandimento e luminosità. È importante considerare anche il confort. Un buon binocolo ha sempre due incavi in cui appoggiare i pollici per una presa stabile. Inoltre è dotato di una parte esterna ricoperta in gomma che lo protegga da eventuali colpi. Non bisogna esagerare nell’utilizzo; il binocolo affatica la vista dopo vari minuti. Quindi è sempre meglio puntare su prodotti di ottima qualità. 4 I vulcani europei attivi: il Vesuvio, l’Etna, lo Stromboli. 5 L’Urulu in Australia, la roccia più grande del mondo 6 Il Mar Morto, ad altissima salinità, destinato ad asciugarsi 7 Le grotte di Frasassi e la grotta di Jerta in Libano 8 Il Monte Cervino con la sua maestosa bellezza 9 La Foresta Nera in Germania, con la sua vegetazione stupefacente 10 Le Isole Galapagos, con la flora e la fauna marina uniche al mondo. ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Eco Green iALL’ECOTORRE by ing. Alessandro Buffone Un paradiso tra Metaponto e Sibari, al centro del Golfo di Taranto, con azienda ecoagricola P roprio al centro del Golfo di Taranto, alle pendici del monte Pollino, vicina a Metaponto e Sibari, la bellissima azienda agricola Torre di Albidona è un simbolo dell’eco-agriturismo del Sud che sa raggiungere alti livelli qualitativi. La coltivazione biologica di seminativi, ortaggi, olivi e agrumi si accompagna all’accoglienza turistica e ad allevamenti di vitelli, pecore e maialini selvatici: il Nero di Calabria popola da sempre questo angolo dove si respira il grande fascino dell’antica Magna Grecia. L’azienda, nata oltre vent’anni fa è diretta oggi da giovani neolaurati in agraria. Il gruppo che l’ha in gestione si occupa di produzioni intensive di frutta, cereali, riso, succhi di frutta, marmellate di albicocche, pesche, arance, ciliege, vino, olio , salumi, sottolii e olive. In ogni stagione Torre di Albidona offre prodotti della terra e del cortile ai visitatori del ristorante e agli ospiti dell’agriturismo. A pochi passi dalla spiaggia, sorge l’antica masserie ristrutturata da nel rispetto della tipologia originaria, immersa nella natura mediterranea. I materiali utilizzati sono il legno e la pietra locale. La flora arborea esistente è stata integrata, con l’aggiunta di alberi da frutto sparsi ovunque, cespugli di erbe officinali e oleandri. La struttura è composta da un corpo centrale e da case sparse, anche isolate, ideali per l’accoglienza di gruppi di amici o di famiglie. Tutte le abitazioni sono fornite anche di cucina propria. In comune ci sono il bel ristorante che serve piatti tipici calabresi, la piscina, i parcheggi, la spiaggia attrezzata e una pineta dove si organizzano feste e grigliate serali. Qui, nel regno dello chef Federico Valicenti, che è stato anche giudice a Masterchef, si oganizzano anche corsi di arte culinaria tradizionale e corsi sulle lavorazioni artigianali. Forte è la sinergia con il territorio e con gli operatori turistici che offrono servizi di navetta verso gli stabilimenti termali vicini come quelli di Cassano allo Jonio (con acque salso-bromo-jodiche ideali per l’apparato respiratorio), Spezzano Albanese (con acque ideali per la cura del fegato) e Cerchiara-Grotta delle Ninfe dove ci si immerge nei fanghi curativi dei reumatismi. All’ombra della Torre di Albidona, una torre di guardia del XIV secolo, si organizzano escursioni nel Parco del Pollino, alle Gole del Raganello dove si pratica il rafting, ai siti archeologici e musei di Metaponto e Sibari, a Civita, un paese montano di tradizione albanese, alla città bizantina Rossano Calabro, ai castelli fortificati nei dintorni come Rocca Imperiale, Roseto Capo Spulico, Oriolo e Corigliano. 45 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 People &Co E’RAMADAN by Amir Hussein Barouh Quel che non sapete sul mese di digiuno e preghiera dei musulmani Cartolina di auguri per il Ramadan. A destra e sopra, cibi tradizionali in Australia e in Marocco per Suhoor e Iftar. R 46 46 46 amadan è un mese speciale all’anno per oltre un miliardo di musulmani in tutto il mondo. E’ un lungo momento di riflessione interiore, di devozione a Dio e di autocontrollo. Molti nel mondo conoscono questa parola, ma pochi sanno poi effettivamente come si pratica, se non seguono la religione islamica. Il Ramadan è un mese di preghiera, di adorazione, di intensa lettura del Corano, di purificazione del proprio comportamento. Alla preghiera quotidiana si accompagna obbligatoriamente il digiuno, che va osservato durante le ore diurne. Esso è necessario per l’ascesa dello spirito, per avvicinarsi a Dio. Il digiuno - dal quale sono esclusi malati e donne incinte - fa riflettere sull’importanza di compiere buone azioni, permette di apprezzare i doni di Dio e offre una pausa a chi vive tutto l’anno tra abitudini rigide o eccessi. La preghiera è sempre suddivisa in 3 momenti, mattina, pomeriggio e sera, si recitano in tutto 5 preghiere. Il Ramadan inizia con la luna nuova del solstizio, quest’anno è iniziato dopo la metà di giugno, con l’avvistamento della luna nel nono mese islamico. La pratica degli avvistamenti lunari ovviamente varia da luogo a luogo. In Usa la maggior parte dei praticanti segue la decisione dell Islamic Society of North America che accetta gli avvistamenti di luna nuova ovunque negli Usa. La fine del mese di preghiera, contraddistinta dalla celebrazione di ‘Eid-ulFir è determinata in modo simile. La fine del Ramadan, la rottura del digiuno, si festeggia con luci e lanterne colorate nelle strade e nelle moschee. Durante questa festa ci si veste eleganti, si decorano le case con le luci e si regalano dolcetti, si fanno offerte per i bisognosi. In gran parte del mondo musulmano i ristoranti restano chiusi durante le ore di luce in questo periodo e aprono di sera. In alcuni Paesi per il Ramadan si modifica anche l’orario di lavoro, spostandolo avanti di un paio d’ore. In famiglia ci si alza presto, prima del sorgere del sole, per consumare un pasto piuttosto robusto detto Suhoor, l’alto si potrà fare dopo il tramonto e si chiama Iftar. Il pasto notturno si apre con datteri e bevande dolci, poi si mangia quel che si vuole. Nei pasti tradizionali si consumano datteri, pistacchi e noci, frutta fresca, verdure, carni halal, pane azzimo e formaggio. Di solito si termina con dessert detti Konafa (una torta fatta di grano, zucchero, miele, uvetta e noci) e Qatayef, una torta più piccola, simile ma noci e uvetta sono inserite come ripieno. In India si mangia il pane azzimo con verdure e carni e l’Haleem, un porridge di carne, grano e lenticchie. In Pakistan si servono polpette di carne macinata e ceci. e poi frittelle di pastella imbevuta di sciroppo. In Libano c’è sempre in tavola un’insalata di verdure e pane pita, in Medio Oriente ovunque si gusta il tabbouleh, insalata di bulgur, un cereale che serve cotto, freddo, con pomodori freschi, prezzemolo e aglio. Si accompagna con insalate condite con yogurt e cetrioli. In Marocco sì prepara la chorba, lo stufato di agnello con pomodori e ceci. In Nordafrica lo stufato di carne si mangia coni fagiolini e si chiama Fasulla. Se piacciono le frittelle, bisogna seguire la tradizione palestinese, ogni famiglia le farcisce con formaggio dolce e noci. Le fave si mangiano in Nordafrica, cotte, unite ad aglio e spalmate sul pane. In Indonesia si fa festa con il Kolak, un dolce di frutta a base di zucchero di palma, latte di cocco, foglia pandanus. Amir Hussein Barouh ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7/2015 Wine & Co iI LONGEVI DOC by Filippo Bortolan Sono i vini di cantina Terlano, famosi in tutto il mondo per la loro alta mineralità I vini di Cantina Terlano sono famosi in tutto il mondo per la loro longevità e mineralità. Per dare una base scientifica a tali proprietà e comprendere la loro origine, Cantina Terlano ha deciso di analizzare più da vicino la composizione geologica dei terreni Che sia il suolo, in quanto elemento essenziale del Terroir, a giocare un ruolo decisivo nel definire il sapore, la struttura e le potenzialità di sviluppo dei vini è oggi un dato certo. Cantina Terlano ha voluto svelare una volta per tutte il segreto della longevità dei suoi vini sulla base di un’analisi geologica del suolo. “Per noi è davvero molto importante capire la conformazione e le caratteristiche dei nostri terreni, poiché è proprio da loro che nascono i nostri vini”, spiega l’enologo Rudi Kofler. “Consideriamo i rilevamenti geologici come un importante investimento per il futuro che può darci nuove conoscenze e arricchirci di nozioni che diventeranno decisive nel nostro lavoro, non solo in vigna ma anche in cantina”. Un team composto da dieci esperti, guidati dal geologo Carlo Degustazione placè nei suggestivi spazi sotterranei di Cantine Terlano Ferretti, ha condotto per conto di Cantina Terlano approfondite analisi nei vigneti Kreuth, Vorberg e Winkl per un ammontare di più di 1100 ore lavorative. Molteplici le analisi condotte, fra cui un’analisi del terreno con gli innovativi sistemi GSA, test I VINI DI CORLIANO TRA LE ECCELLENZE DI TOSCANA idrogeologici, rilevamenti geologici con l’impiego di tecniche L’azienda Villa Corliano è un produttore di vini ubicato nel comune di geostatiche, analisi fisico-chimiche del suolo, analisi geotecniche, Lastra a Signa, situato in provincia di Firenze, nella regione Toscana. campionamenti petrografici e mineralogici nonché un’analisi della Abbiamo effettuato una ricerca accurata tra i produttori di vini presenti composizione chimica a livello di molecole e atomi. nella regione Toscana e l’azienda Villa Corliano è risultata essere meI test hanno dimostrato da un lato la grande stabilità e resistenza ritevole di menzione come una delle realtà vitivinicole più interessanti dei terreni di Terlano, dall’altro la ricchezza di sostanze nutritive della provincia di Firenze. I vini dell’azienda Villa Corliano risultano contenute nel suolo: “I terreni hanno un contenuto elevato, essere rappresentativi dell’eccellenza produttiva della regione Toscana. decisamente sopra la media, di biossido di silicio, e sono allo stesso Villa Corliano, di proprietà della famiglia dei Marchesi Agostini della tempo ricchi di cosiddetti minerali secondari. In generale, le analisi Seta, ospita un elegante Relais Hotel con un delizioso ristorante che hanno rilevato nei nostri terreni la presenza di tutti gli elementi propone piatti della tradizione toscana con sofisticate mise en place. nutritivi, dei quali la vite necessita per dare vita ad uve di qualità. La stessa distribuzione nel suolo dei diversi elementi è risultata perfettamente bilanciata“, ha commentato Ferretti. Durante le analisi sono stati rinvenuti minerali argillosi che facilitano l’assorbimento ed il trasporto delle sostanze nutritive dal terreno alle piante. Fino ad oggi si riteneva che i minerali argillosi in terreni di origine vulcanica fossero presenti solo nei Grand Crus, quindi nei migliori vigneti della Borgogna. La combinazione tra un alto contenuto di minerali ed un buon apporto nutritivo alla vite è, secondo quanto emerso dalle recenti analisi geologiche, l’ingrediente che rende unici i vini di Cantina Terlano. Filippo Bortolan 47 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Fashion&Co GENDERLESS Eleganza maschile senza generi per il prossimo inverno. Per il 2016, tutti surfisti o bohemiens by Kristi Prendi I nostri uomini si preparano a vestire per l’inverno le ispirazioni cubiste di Valentino, le fantasie orientali di Givenchy, lo spirito chic di Hermes, i cappelli a fungo di Qui sopra: l’uomo Dolce & Gabbana autunno Inverno 2015 Comme de Garcon le provocazioni In basso: completo e cappotto bicolore di Valentino Uomo e le esagerazioni. Se si voleva una novità forte da Gucci, dopo la clamorosa uscita di scena dell’ex direttore creativo Frida Giannini, questa non si è fatta attendere. Alessandro Michele, ha ottenuto una vera e propria standing ovation. Lo spirito rivoluzionario è il fil rouge di tutta la collezione. Così genderless da non distinguere a volte i look femminili da quelli maschili. Camicie di seta, fiocchi e georgette, cappelli bohémienne. Ogni pezzo ha un tocco così francese da pensare di essere finiti nell’armadio di qualche parigino anni Settanta. Stesso concetto evidenziato anche da Prada, che ha proposto una sfilata minimal, concettuale, quasi monotonale e in tessuti tecnici e croccanti. Giorgio Armani ha fatto sfilare un uomo invernale che rafforza il concetto: pantaloni a cavallo basso, giacche sempre più morbide e destrutturate, in un mix cromatico che sfuma dal blu al grigio accogliendo tutte le nuance polverose, dall’ottanio al verde petrolio. L’uomo firmato Ermenegildo Zegna sfila tra montagne di terra da cui sorge un bosco verde. E’ la natura la chiave di volta di questa colle- 48 zione nata all’insegna dell’ecosostenibilità. Stefano Pilati ha scelto materiali e fibre naturali e li ha declinati creando un nuovo concetto di uniforme urbana. Di fronte a queste novità vediamo mariti e fidanzati sbirciare con curiosità le vetrine piene di accessori sofisticati e ricchi di decori aristocratici, mentre si annodano sulle spalle i maglioncini di cotone Loro Piana nei soliti colori neutri. Ma si dovranno abituare. Perchè dopo i vivaci cromatismi di questo inverno, li attenderà un’estate a tutto colore, quella che abbiamo visto in questi giorni sulle passerelle della moda maschile milanese, durante la Fashion Week dedicata alle sfilate Uomo Primavera Estate 2016. Sono sgargianti le proposte di DSquared2, di Stella Jean, che immaginano i nostri uomini colorati come surfisti alla ricerca dell’onda perfetta. Appena scendono dalla tavola indossano giacche a vento con gli shorts sopra al ginocchio, sneakers con lacci elastici al posto delle stringhe e leggerissime cerate se tira vento, portando in spalla zaini enormi. Ma solo quando sono in vacanza. In città invece l’uomo 2016 indosserà i lini impeccabili di Valentino e di Gucci, la couture di Christian Pellizzari che lo immagina al centro di una sartoria d’antan, intento a scegliere tagli e sagomature. Anche Corneliani punta tutto sui volumi perfetti a sul rigore. Per chi non indossa più la giacca da mille anni, e si veste come se fosse ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Fashion&Co A Milano Moda Uomo 2016, Dolce & Gabbana propone l’ispirazione Cina.Versace mette in testa i foulard sempre in barca, ecco lper il 2016 a collezione di Emporio Armani, che propone un trionfo di blu, linee pulite e per le occasioni più intriganti, una collezione di baschi da portare anche sotto il solleone. Si torna al colore puro con i capi di John Richmond e le proposte di sapore londinese di Stella Jean e il tripudio di stampe di Dolce & Gabbana, che hanno scelto atmosfere orientali rivisitate, con un estro che pare inesauribile. Gli stilisti siciliani questa volta sono usciti dall’Italia e si sono innamorati della Cina, della Città Proibita. Ecco le stampe con dragoni e pavoni, coloratissimi paesaggi, spettacolari accostamenti. Ennio Capasa di Costume National invece torna ai suoi anni verdi, alle atmosfere rock mischiate alle frange degli Indiani d’America. Splendide anche le proposte di Donatella Versace che per il marchio della medusa fa sfilare suoi modelli con in testa i foulard coloratissimi dei bykers. LA NUOVA COLLEZIONE BORSALINO PRESENTATA CON UN PARTY La nuova collezione Borsalino, è stata presentata in occasione di Milano Moda Uomo, con un party frequentato da molti personaggi del jet set e dello spettacolo che si è tenuto nel palazzetto dove ha sede la boutique in Via S. Andrea.I I feltri sono come sempre morbidissimi e preziosi, i colori sono più vivaci del solito. Molti degli ospiti indossano i Borsalino in vendita in questa calda estate 2015, la collezione proposta si ispira alle grandi spedizioni di inizio secolo scorso, al loro sapore aristocratico, senza però cadere nella nostalgia del ricordo. Le forme dell’epoca sono ripensate in chiave decisamente contemporanea, abbinando originalità e senso estetico. Tre sono i temi dominanti della nuova collezione: “Real”, “Sierra”, “Inca”, tutti con modelli a tesa piccola, media e larga.“Real” sono veri e propri capolavori artigianali, dove la perfezione del dettaglio è il vero elemento distintivo. “Sierra” è la linea che percorre le ultime tendenze moda. Cappelli che rispondono a un’esigenza stilistica decisamente contemporanea, indossati per non passare inosservati, mantenendo un certo stile.“Inca” rappresenta lo spirito più informale di Borsalino, senza mai perdere di vista design e vestibilità. Tra i modelli femminili, una serie di copricapi molto chic, in rafia a tesa larga con cinta in canneté, o i mini cilindri in paglia parasisol bianchi nella versione femminile o in panama quito per quella maschile. Grande cura anche per i modelli da cerimonia, come il cappello con fiocco over in rete sisal o quello con corona piatta e tesa larga. Per l’uomo, oltre ai classici e pregiatissimi Montecristi, una serie di eleganti modelli in papier extra-fine con cinta a righe bicolore, papier, parasisol e panama colorati. Un inatteso effetto trompe-l’oeil per la collezione in tessuto, composta da baschi, cloche e coppole. Il nuovo lino-cotone che ricorda la canapa, il tessuto etnico per un modello con ala tagliata a vivo, e il tessuto dall’effetto mélange. Infine il berretto patchwork, realizzato con tagli e tessuti diversi tra loro, assicura l’unicità di ogni singolo copricapo. Giuseppe Bruni In alto: Ana Laura Ribas al party di Borsalino prova un feltro maschile della collezione 201516. A sinistra: scarpa classica blu di Santoni. Qui a fianco: scarponcino Church con carrarmato 49 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Fashion&Co L’easy elegance di Marni per la collezione autunnio Inverno 2015-2016. Pelliccia, maglia, tailoring si mescolano in sofisticate espressioni di personalità. ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 n.1 7-8/2015 12/2014 Fashion&Co Manuel Ritz propone un connubio tra il mondo dei motori, del desigh e del vintage. 50 f ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Passeggia con Leonardo Grande successo di pubblico e di critica per il nostro evento 52 “Passeggia con Leonardo “che si è tenuto in 10 città italiane, con il patrocinio di Padiglione Italia Expo, Regione Lombardia, Regione Emilia Romagna, Coni e delle città interessate. Dopo le tappe di Pavia, Vigevano, Melzo/Vaprio d’Adda e Milano, che abbiamo già raccontato nel numero scorso, ci siamo spostati a Firenze, Pisa, a Bologna e a Roma, per la grande passeggiata conclusiva guidata dal prof. Carlo Sportelli ( le foto e i video sono sulla pagina Facebook “Passeggia con Leonardo”).La tappa di Firenze è stada guidata dalla specialista in farmacia Daniela Monteduro, che ci ha parlato delle ‘armi chimiche di Leonardo’ e le competenze del Vinci in fatto di botanica e di erboristeria. Abbiamo ricordato le riflessioni della studiosa americana Carmen Bambach che ha posto l’accento sugli scritti di Benedetto Varchi, amico della famiglia Vettori: nel ‘500 faceva parte dell’elite fiorentina di Giuliano De’ Medici, grande mecenate di Leonardo. Da questi scritti si conoscono le importanti consulenze di Leonardo al De Medici a proposito dei suoi cavalli: egli sapeva curarli dalle malattie come nessun altro. Paolo Vettori riferisce di viaggi di Leonardo per curare i preziosi cavalli medicei. La passeggiata è iniziata alla Chiesa di San Miniato al Monte, dove è stata fatta di recente una sensazionale scoperta collegata a un’opera del Maestro di Vinci. Il direttore della Galleria degli Uffizi Antonio Natali parla di questo luogo a proposito dell’Adorazione dei Magi, il famosissimo quadro oggi conservato proprio agli Uffizi, che Leonardo da Vinci dipinse tra il 1480 e il 1483. Questa pala rivela un’aderenza strettisisma alla esegesi di S. Agostino, cui i committenti erano molto devoti. Agostino ribadisce il valore di festa dell’Adorazione, sottolinea l’affluenza da più parti di popoli pagani. Filippo Lippi dipinse lo stesso soggetto successivamente, ma senza riuscira a far quel che il Vasari definiva così: “Il Vinci sa dare alle sue figure il moto e il fiato”. ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.87-8/2015 Vintage Passeggia con Leonardo Foto ricordo con il Marchese Agostino Agostini della Seta sulla scenografica scalinata della Villa di Corliano Passeggia con Leonardo Le nostre tappe in Toscana a Firenze e Pisa poi in Emilia a Imola e Bologna, gran finale a Roma by Kristi Prendi 53 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Leonardo Leonardo forse si era ritratto nell’Adorazione dei Magi Cereali E importante osservare l’Adorazione dei Magi per cogliere le recenti scoperte di Antonio Natali e il loro legame con San Miniato. A sinistra in alto, Leonardo ha disegnato una architettura in rovina con figure impegnate in varie attività: chi porta un’asse, chi un canestro, chi dirige l’impresa, chi raccoglie i calcinacci, chi si sporge, chi resta appollaiato per lavorare. Perch’è questa scelta di rappresentare i manovali al lavoro e un edificio rovinoso? Perchè rappresenta l’idea del Figlio di Dio che scende non a distruggere ma a ricostruire. Si ha il sospetto che questa architettura sia qualcosa di emblematico. Si era ipotizzato che questo edificio fosse la Villa di Poggio a Caiano progettata da Giuliano da Sangallo. Invece, spiega Antonio Natali, se cerchiamo un modello calzante, basta venire qui a San Miniato, che a quel tempo era la chiesa dei fiorentini, perchè il Duomo non era stato ancora completato sul fronte, per capire che guardando i tre archi nel 1480-83, tutti avrebbero pensato a San Miniato. Alla sua presenza fa da contraltare, al centro dello sfondo, una scena di battaglia. Se si legge bene la Bibbia il Libro del profesta Isaia (60) spiega Antonio Natali, si trovano tante incredibili corrispondenze con questo quadro. “Tutti proclameranno la gloria del Singore, tutti renderanno splendido il tempio della mia Gloria” . Il tempio in ricostruzione, qui rappresentanto dalla Chiesa più importante delal città, è il governo di Firenze devastato dalle congiure contro i Medici. Dunque questa simbologia si riferisce a una volontà di ri- 54 Il gruppo a S. Miniato guidato dalla dott. Daniela Monteduro concilazione tra i principi e la città. Nel passo del Profeta si citano alberi come l’olmo e il cipresso che sono proprio sullo sfondo del gruppo di popoli giunti ad adorare il Bambino. Durante il recente restauro sono state scoperte 8 teste di personaggi e un elefante. Inoltre l’uomo in basso a destra che non guarda l’Adorazione potrebbe essere Leonardo? La nostra visita è proseguita poi nel quartiere di S. Maria Novella, dove Leonardo aveva abitato, prima di dirigerci verso Palazzo Vecchio e il Museo del Bargello, zona in cui aveva lo studio notarile Ser Piero da Vinci e dove era la bottega di Verrocchio. In questa chiesa alla fine del Quattrocento stavano lavorando i grandi maestri e contemporanei che Leonardo ha studiato e seguito per costruire la sua tecnica pittorica, come Ghirlandaio, Filippo Lippi e grandi predecessori come Cimabue. Guardando queste figure coloratissime, dai panneggi impegnati in svolazzi innaturali, serve un ipad per richiamare agli occhi il lavoro di Leonardo in quegli stessi anni. Guardando i disegni leonardeschi come lo studio di panneggi e poi dipinti come “Ritratto di Musico” e “La dama con l’ermellino” ci mostrano una differenza enorme, la sua tecnica pittorica è talmente innovativa che sembra avanti di trent’anni. Il Chiostro di S.Maria Novella è stata la location ideale per il nostro video dedicato alle ‘armi chimiche di Leonardo’. Daniela Monteduro ci ha spiegato come Leonardo, grande conoscitore delle erbe avesse accennato, nella sua lettera Il giudice della gara di disegno, Conte Domenico Savini Cena Medicea preparata dalle contesse Miari Pelli Fabbroni ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Leonardo Il genio di Vinci sapeva inventare terribili armi chimiche di presentazione a Ludovico il Moro, alla sua capacità di creare un ‘fumo alloppiativo’, una miscela letale di erbe da sparare con le bombarde, che mettesse fuori uso gli armati nemici grazie ad esalazioni venefiche. L’esercito che la usava doveva proteggersi il respiro con bambagia imbevuta di uno speciale antidoto sempre da lui ideato. I taccuini di Leonardo rivelano una stupefacente conoscenza di preparazioni e varietà vegetali utilizzabili a scopo offensivo come il loglio, il mappello, il dente cavallino. La nostra giornata è proseguita poi in centro città, osservando uno dei primi lavori di ingegneria ai quali partecipò il giovane Leonardo: l’innalzamento della grande palla dorata in cima al Duomo di Firenze, un’opera colossale che impegnò non poco la bottega di Verrocchio, dove si produceva ogni manufatto d’arte (quadri, sculture, decorazioni tessili per spettacoli) e si studiavano anche metallurgia e anatomia, per la rappresentazione veritiera del corpo umano. Poi abbiamo gustato un delizioso lunch alla Trattoria del Cibreo, uno dei ristoranti più tipici di Firenze, che ci ha proposto alcuni piatti della tradizione medioevale e rinascimentale fiorentina. In questo luogo di delizie ci ha raggiunti il conte Domenico Savini, studioso di araldica, che ci ha parlato delle origini di Lisa Gherardini del Giocondo, di cui ha ritrovato notizie all’Archivio di Stato di Firenze e ci ha mostrato il palazzetto di famiglia in zona S. Croce. Domenico Savini è stato il giudice della gara di disegno della nostra tappa di Firenze, che ha assegnato due premi a parimerito ai disegni presentati da Edoardo Stefanacci e Sonia Benini. Il primo dipinto di Leonardo, l’angelo (pala del Verrocchio) PRANZO A SORPRESA: LA TAVOLA DEI MEDICI La nostra tappa fiorentina ci ha portato a casa delle sorelle Giulia e Valeria Miari Pelli Fabbroni che ci hanno offerto per una bella sorpresa: un pranzo con i piatti preferiti da Lorenzo de’ Medici, preparati con grande perizia e seguendo con precisione le ricette tramandate da antichi manuali di cucina toscana. Appetizer con i crostini toscani della tradizione, fra i quali non poteva mancare la finocchiona, salume ricavato da tutti i ritagli del maiale, aromatizzato con spezie e semi di finocchio. Poi gnocchetti rinascimentali fatti a mano, con farina di farro e mandorle tritate, conditi con il burro e la salvia. Il piatto di mezzo è stato molto più laborioso: terrina di volatili del cortile (pollo, faraona, piccione, ecc) con contorno di verdura, presentato in una bellissima forma di colomba, che pareva quasi spiccare il volo dal suo letto di verdure. Gran finale con una torta di pere e mele alal moda di Lorenzo il Magnifico: soffice, delicata e profumata, con la frutta che si scioglieva in bocca. Grazie! Un delicato profumo dedicato a Caterina Sforza de’ Medici Ritratto di Beatrice d’Este conservato al Museo degli Uffizi 55 25 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Leonardo A Pisa tra ville e palazzi dei fieri oppositori di Firenze Cereali PASSEGGIA CON LEONARDO A PISA Parte dalla libreria Blu Book con gli amici dell’Associazione Culturale “I Cavalieri” presieduta da Daniele Conti e la nostra passeggiata leonardesca con il patrocinio del Comune di Pisa che ringraziamo anche per la foto ricordo con il Sindaco Marco Filippeschi. Abbiamo scoperto le bellezze segrete di questa città dove Leonardo sarà entrato forse di soppiatto per studarne tanto attentamente la struttura e le difese. Egli progettò un piano molto ambizioso di assedio della fiera città toscana. Con costosissima deviazione dell’Arno che il reggente fiorentino PierSoderini decise di interrompere, ma il Sangallo riprese poi qualche tempo dopo, ottenendo l’insperata resa. Il nostro percorso fra i palazzi rinascimentali è stato guidato dall’attore teatrale Alessandro Bargagna. E’ curioso visitare Pisa senza passare dalla Piazza del Campo, con il Duomo, il Battistero e la famosissima Torre Pendente, eppure ci siamo riusciti. Le nostre tappe, a parte la pasticceria Salza per la ‘torta coi bischeri’ (che sono i merli sui castelli ghibellini) dove abbiamo incrociato la star televisiva Paolo Conticini, sono stati la bellissima Chiesa dei Cavalieri, la Scuola Normale, la piazza dell’antico mercato medioevale, una sorta di centro commerciale ante litteram. E naturalmente le splendide rive dell’Arno dove ha aperto i battenti Palazzo Blu dalla sfumatura indaco della facciata. Spicca fra tutti la facciata terracotta di Palazzo Agostini, il cui proprietario, marchese Agostino Agostini, ci ha poi accolti nella meravigliosa villa di Corliano, un gioiello rinascimentale immerso in un grande parco secolare, che ospita anche un resort e la deli- 56 Pronti per la partenza dalla libreria Blu Book di Pisa ziosa Osteria dell’Ussaro. La villa di Corliano è nata come cenacolo aratistico ed è abbellita da preziosi affreschi in tutte le sale. Possedeva anche un sofisticato sistema di raffrescamento grazie alla presenza di piccole cascate interne. Il 24 luglio 1503, Francesco Guiducci scrisse dal “Campo contro Pisa” alla “Balia di Firenze” per riferire come, il giorno precedente, Leonardo Da Vinci, con Alessandro degli Albizi, avesse illustrato a lui e al governatore il “disegno” del progetto per deviare le acque dell’Arno: «Dopo molte discussioni et dubji conclusesi che l’opera fussi molto ad proposito», perché nella peggiore delle ipotesi sarebbe stata comunque utile per difendere le colline. E così, il 26 luglio, la Signoria di Firenze deliberava di rimborsare 56 lire e 13 soldi a Giovanni Piffero: «Spexi in vetture di 6 chavalli e spese di vitto per andare chon Lionando da Vinci a livellare Arno in quello di Pisa, e levallo dal letto suo». Giovanni Piffero fu fra i consulenti per la collocazione del David di Michelangelo il 25 gennaio 1504. Collaborò, inoltre, con Leonardo per realizzare in Palazzo della Signoria il ponte mobile per dipingere la Battaglia d’Anghiari nel 1505, ed è pure ricordato per aver fornito i colori. Soderini e Machiavelli riuscirono, il 20 agosto del 1504, a decretare l’inizio dei lavori «circha el voltare Arno alla torre ad Fagiano», per la costruzione di una diga che ostruisse il fiume e lo deviasse in due canali, fino allo Stagno, verso il mare. «E al dì 22 d’agosto 1504, si mise mano a volgere Anno a Livorno». Quando, dopo il 26 ottobre, si fece evidente il fallimento dell’impresa, entrambi furono accusati di avere sopravvalutato un “ghiribizzo, un’idea assai Foto ricordo con il Sindaco di Pisa Marco Filippeschi Incontriamo l’attore delle fiction Rai Paolo Conticini ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Leonardo A Imola e Bologna, dove Leonardo lavorò per i Borgia infelice nella quale s’erano riscaldati stranamente, contro il parere delle persone più competenti». «Ma il fiume si rise di chi gli volea dar legge». Indubbiamente la polemica sul “ghiribizzo” era diretta in primo luogo contro Leonardo che a parole aveva fatto sembrar possibile un’impresa tutt’altro che semplice nei fatti. PASSEGGIA CON LEONADRO A IMOLA/BOLOGNA Alla scoperta di Leonardo ingegnere militare con la nuostra guida, l’architetto Diletta Evangelisti, che ci ha portato nell’epoca di Caterina Sforza, signora di Imola e Forlì che governò su queste terre resistendo invano agli appetiti del Borgia. Caterina Sforza era figlia di Gia Galeazo Sforza, il Duca milanese assassinato dai Lampugnano e dai Visconti nella famosa notte di S. Stefano che lasciò erede un giovinetto allevato e poi avvelenato da Ludovico il Moro. Caterina fu una grande politica e una grande guerriera, suo figlio Giovanni de’ Medici era il famoso condottiero Giovanni dalle Bande Nere. Leonardo da Vinci lavorò per il nuovo padrone di Imola, il Duca di Valentinois Cesare Borgia, che espugnò questa rocca bellissima oggi completamente restaurata e arricchita da un museo dove sono stati raccolte armature cinquecentesche, cotte di maglia, balestre e archibugi, una selezione di cannoni e colubrine provenienti da tutto il mondo. Per studiare la difesa di Imola, Leonardo fu munito di un lasciapassare dove il Borgia lo definiva ‘nostro familiare’ e obbligava tutti a riceverlo, a dargli accesso a ogni luogo e ospitarlo completamente con il suo staff. In Ingresso al Palazzetto Riario Sforza nella Rocca di Imola esposizione nella Rocca le bellissime maioliche cinquecentesche trovate sul fondo di un pozzo, alcune in perfetto stato. Una parte della rocca ospita l’Accademia Musicale di Imola, una scuola di specializzazione per virtuosi del pianoforte frequentata da diplomati provenienti da ogni parte del mondo. La nostra visita a Imola si è conclusa con una visita all’antica fiera agricola con mercatini di asinelli e cavalli. La nostra passeggiata è proseguita poi a Bologna, con appuntamento davanti a San Petronio nel pomeriggio. L’itinerario ci ha portato all’Oratorio di Santa Cecilia, con decorazion finanziate dalla potente famiglia Bentivoglio, dove abbiamo ammirato affreschi d.el Costa e dell’Aspertini. Siamo entrati poi Cappella Bentivoglio. Il progetto è dell’architetto Pagno di Lapo Portigiani da Fiesole che lo realizzò tra il 1463 e il 1468; splendida pavimentazione in piastrelle di maiolica della bottega dei Della Robbia (1489), con tracce ancora visibili degli stemmi Bentivoglio. La decorazione pittorica fu invece affidata a Lorenzo Costa, che dipinse la Madonna in trono e la famiglia Bentivoglio (1488) ex voto per la scampata congiura dei Malvezzi. A destra il Monumento di Annibale a cavallo (1458). Sulla parete sinistra, i due grandi affreschi allegorici, il Trionfo della Morte e il Trionfo della Fama (1490) ancora del Costa. Sull’altare la splendida pala con la Madonna in trono e i santi Giovanni, Sebastiano, Agostino e Floriano di Francesco Raibolini detto il Francia, databile attorno al 1494. Nella parete di fronte, la Tomba di Anton Galeazzo Bentivoglio, opera di Iacopo della Quercia del 1438. In alto sulle mura a misurare le grandezze come Leonardo Il gruppo di Bologna, partenza per la Cappella Bentivoglio 57 25 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Leonardo Il quartiere fiorentino tra San Pietro e Campo de’ Fiori Cereali PASSEGGIA CON LEONARDO A ROMA Il gran finale del nostro evento, Passeggia con Leonardo a Roma, è iniziato da Piazza Pio XII, di fronte alla monumentale facciata di San Pietro, con la guida del prof. Carlo Sportelli (Universitò Roma 3). Al tempo di Leonardo non si vedevano nè la facciata nè il colonnato nè la cupola. Dietro la basilica preesistente si lavorava all’abside e all’ampliamento delle stanze pontificie dalle quali il Papa in caso di pericolo fuggiva a Sant’Angelo percorrendo un camminamento posto in alto sopra le mura guelfe che ancor oggi si vedono andando verso la fortezza. Questa zona era dunque un cantiere aperto circondato da prati (infatti oggi questo si chiama Quartiere Prati). Nei primi decenni del Cinquecento furono costruiti alcuni palazzi di importanti famiglie come quello dei Della Rovere. e quello dei Torlonia. Ci indirizziamo a destra, verso l’attuale Corso Vittorio Emanuele, su questa direttrice si sviluppò un quartiere ‘di servizio’ per il cantiere, con botteghe di artigiani del legno e del ferro e istituti di credito. Subito prima del Tevere, il grande complesso creato dai Sassoni con una Chiesa e la ruota per gli esposti (per abbandonare i neonati indesiderati), l’arcispedale di Santo Spirito in Saxia. Nel 1471 l’ex Schola dei Sassoni divenuta ospedale fu preda di un imponente incendio che lo ridusse in uno stato fatiscente. Sisto IV ne decise la ricostruzione immediata, anche in previsione del Giubileo. Il nosocomio, divenne il più importante luogo della ricerca scientifica: basti ricordare che al suo interno si avvicendarono medici illustri come Giovanni Tiracorda, medico di Clemente X, il Lancisi, il 58 54 Partenza da San Pietro con il gruppo e sincronizzazione app Baglivi, protagonisti di importati studi medici. All’interno dell’Antica Spezieria fu sperimentato l’utilizzo della corteccia di china nel trattamento della malaria. Non si può dimenticare l’importanza del Teatro di Anatomia che fu di richiamo per artisti e scienziati come Michelangelo, Leonardo Da Vinci e Sandro Botticelli, che riprodusse la facciata dell’ospedale nello sfondo dell’affresco “ La purificazione del lebbroso”. Fu qui che Leonardo, che viveva in questo quartiere e aveva poi in uso alcune belle stanze al Belvedere in condivisione con artigiani tedeschi che producevano specchi ustori secondo le sue indicazioni, proseguì la sua opera di ricerca, essendo poi accusato di stregoneria. Siuperato il Tevere guardando il Ponte Sisto, dotato di oculi che permettevano di misurare i livelli di pericolo dellle acque in tempo di piena, ci dirigiamo verso la Chiesa di S.Spirito finanziata dalla Confraternita dei Fiorentini alla quale Leonardo si legò, divenendo novizio all’inizio del 1514. Nei libri dell’archivio è scritto il pagamento di una prima annualità ma poi egli non proseguì, perchè nel 1515 tornò a Milano. Di fronte alla Chiesa si ammirano l’imponente palazzo del Banco Mediceo e più avanti la stretta facciata del Banco di S. Spirito, istituti ai quali Leone X, il papa Medici detto La Talpa per la sua taglia grassoccia e la sua miopia si appoggiò per le forti spese sue e della sua corte, nella quale spiccava il fratello. Giuliano de’ Medici era un grande protettore di Leonardo e amante dei cavalli (le scuderie medicee sono divenute abitazioni private ancora visibili tra Piazza Risorgimento e Piazza Pio XII) e della musica. Leonardo ritrova l’amico S.Spirito in Saxia, dove Leonardo fece studi di anatomia Stemma della confraternita dei Fiorentini, Leonardo fu novizio ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Leonardo Leonardo gli studi anatomici all’Ospedale dei Sassoni Atalante Migliorotti, che vive a Roma con uno stipendio di supervisor dei lavori, ottenuto per lui proprio dal fratello del Papa. Leonardo non ottenne alcuna importante commessa da Leone X perchè era stato già tutto assegnato. Michelangelo aveva affrescato la Sisitna e non era stato neanche completamente pagato, Raffaello aveva fatto il pieno delle grandi commesse nei palazzi vaaticani, tant’è che quando Leonardo arrivò a Roma , fu ricevuto dal Papa in una grande sala dove troneggiava “La scuola di Atene” e Raffaello lo aveva ritratto nei panni di Platone. Non restava che adattarsi alla richiesta di occuparsi di bonifiche nelle malsane paludi pontine verso Civitavecchia e magari di qualche ritratto su tavola. Leonardo era arrivato a Roma portando con sè la Monna Lisa alla quale sempre lavorava e che teneva nelle sue stanze private. Forse aveva con sè anche il San Girolamo, ritengono alcuni studiosi, che pospongono la data della sua esecuzione ai primi anni del Cinquecento. Se così fosse, si potrebbe ipotizzare una commessa Melzi, poichè il padre di Giovanni Francesco si chiamava appunto Girolamo. Questo quadro è stato ritrovato a Roma nell’Ottocento, tagliato in due pezzi, uno dei quali serviva da sgabello per un artigiano. Si può pensare che, forse al momento dell’accusa di stregoneria dagli specchiai tedeschi, sia stato trafugato dalle sue stanze private o da quelle al Belvedere e venduto. Proseguendo sull’attuale Corso Vittorio Emanuele, abbiamo ammirato Piazza Cesaraini Sforza. al 1458, quando fu costruito per Rodrigo Borgia, nominato da suo zio, papa Callisto III (1455-58), vice cancelliere di Santa Romana Chiesa. Quando Rodrigo Il ponte Sisto con gli oculi idrometrici per misurarne la piena Borgia divenne papa con il nome di Alessandro VI (14921503) lasciò il palazzo al cardinale Ascanio Sforza a compenso del sostegno da lui avuto in conclave. L’edificio in seguito venne assegnato in parte ai nipoti di papa Giulio II e qui i cardinali Sforza e Della Rovere svolsero le funzioni di cancellieri della Chiesa. Per alcuni anni all’interno del palazzo operò la Zecca Pontificia, come sopra menzionato, finché nel 1504 papa Giulio II la fece trasferire nel palazzo a “Canale di Ponte”. Il palazzo ospitò anche gli Uffici della Cancelleria, ma anche questi vennero trasferiti per volontà di Leone X (1513-21) nel palazzo della Cancelleria, cosicché palazzo Sforza Cesarini divenne il palazzo della “Cancelleria Vecchia”. Nel 1536 il palazzo tornò di proprietà della famiglia Sforza. La nostra passeggiata si è conclusa presso questo maestoso edificio che ospita una mostra permanente sulle macchine di Leonardo Fu costruito per il Cardinale Riario e ancora oggi accoglie i tribunali della Santa Sede: la Penitenzieria Apostolica, la Segnatura Apostolica e la Rota Romana. Il palazzo, costruito tra il 1485 ed il 1513 è ora una delle proprietà della Santa Sede. (KFMDE) Sosta nel pomeriggio. Sullo sfondo le mura pontificie, utilizzate dai Papi per rifugiarsi a S.Angelo in caso di pericolo La chiesa dei Fiorentini e la Via degli Acciaiuoli a Roma La Piazza Cesarini Sforza dove c’erano le proprietà dei Borgia 59 25 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Motori & Co 60 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Motori & Co ARRIVA LA TIGRE E’ la nuova Giulia dal 510 Cv, la sportiva Quadrifoglio verde più grintosa che mai by Niccolò Carcano I l 24 giugno si è tenuta ad Arese la presentazione della nuova Alfa Romeo Giulia, prima quella «cattiva» poi quelle «normali». La Giulia è stata presentata nella versione più estrema da 510 Cv per sottolineare il carattere sportivo della rinata Alfa Romeo: la Quadrifoglio Verde, che monta il V6 3.0 litri biturbo da 510 CV, di derivazione Ferrari, per uno 0-100 km/h in 3,9 secondi. Sarà in vendita alla fine dell’anno, i prezzi sono simili a quelli della concorrenza: 75-80 mila euro, come le Bmw M3 ed M4. Fra le altri rivali ci sono Mercedes C63 Amg, Audi Rs4. Ma nel progettare la Giulia i tecnici hanno preso a riferimento anche le prestazioni della Porsche 911, nonostante sia una coupé. Ovviamente la Giulia arriverà nel febbraio-marzo 2016 anche nelle versioni più tranquille con motori turbo a benzina e diesel: in questo caso il listino segue quello di Audi A4, Mercedes Classe C e Bmw Serie 3. Nella versione standard, la nuova Giulia avrà un motore di 2000 cc biturbo, con quattro cilindri e potenze di 180, 250 e 330 cavalli. Nella versione “top” del diesel ci sarà un 3000 cc della VM Motori, ora in dotazione su Jeep e Maserati. In seguito si aggiungerà anche la variante ibrida. La Giulia sembra la discendente più vicina alla 75, da cui riprende la trazione posteriore e la propulsione longitudinale. Così vestita, la Giulia lascia vedere tutta l’aggressività dei suoi stilemi: spicca in particolare la cura per l’aerodinamica e il raffreddamento, con sottili feritoie supplementari che incorniciano gli elementi orizzontali del trilobo. Da notare anche gli sfoghi d’aria sul cofano, e quelli sul passaruota, che danno origine allo “scavo” che percorre la fiancata, all’altezza delle maniglie, forsew influenzata dalla BMW. Ulteriore dettaglio su cui concentrare l’attenzione: i piccoli “lip” verticali nella zona posteriore del laterale, all’altezza dei gruppi ottici, che servono a “staccare” il flusso d’aria dalla carrozzeria e “pulirlo”, evitando indesiderate turbolenze in coda in modo da garantire il massimo della stabilità. Grande anche la cura riservata al sottoscocca: gli scatti dell’estrattore ci permettono di osservare un fondo vettura completamente carenato, oltre che virtualmente piatto. Numerose anche le caratteristiche appendici in fibra di carbonio a vista, materiale che caratterizza il piccolo profilo spoiler posteriore, sottolinea le minigonne e torna nel vistoso splitter anteriore, che “sigilla” il fondo della vettura in un tutt’uno con il diffusore (in cui sono alloggiati i quattro terminali di scarico). Fibra di carbonio e alluminio sono i nuovi ed esclusivi materiali ultraleggeri. Questa nuova Alfa Romeo, che omaggia palesemente le Maserati GranTurismo e GranCabrio nella fanaleria posteriore, è ricca di dettagli da scoprire anche negli interni: il volante ha un design completamente nuovo, così come l’intera plancia. Sul tunnel, oltre al controller girevole per il sistema d’infotainment - molto simile nella filosofia al comando delle rivali tedesche - e a quello dell’Alfa Dna, spicca la leva di un cambio manuale a sei marce: la Giulia Quadrifoglio sarà certamente offerta anche in questa versione. A sottolineare la vocazione sportiva, gli interni abbondano di fibra di carbonio a vista, impiegata per le finiture di numerosi dettagli (notevole il pomello del cambio), e soprattutto per il guscio dei sedili, che appaiono particolarmente sottili in questi primi scatti. Oltre al nuovo logo, sul volante spicca anche il comando d’accensione: una bella trovata, da vera supercar (e infatti lo adotta tutta la produzione Ferrari più recente). Gli esemplari esposti ad Arese sono dotati di impianto frenante carboceramico - verosimilmente un’opzione a richiesta - con pinze a sei pistoncini davanti e quattro dietro. La chicca vera, però, è un’altra: la targa della vettura bianca - AR 105 IT - è una chiara sottolineatura da parte dell’Alfa Romeo dell’italianità del progetto. E un regalo di compleanno - il 105°, appunto - a un marchio che per troppo tempo ha lavorato al di sotto delle sue potenzialità. Con il debutto dell’Alfa Romeo Giulia entra in scena anche il nuovo logo Alfa Romeo: croce e biscione visconteo si rinnovano, abbandonando il tradizionale fondo bianco (per la croce) e azzurro (per il biscione). I caratteri sono ora argentati, lo stesso motivo prescelto per lo sfondo, simili a quelli del primo marchio recante la scritta Alfa Romeo (che debuttò semplicemente con la scritta Alfa). E, per i più attenti, il Biscione perde anche un’ansa, diventando maggiormente stilizzato, al pari della corona. Si prevede una vendita di 400 mila vetture entro il 2018 contro i 68 mila del 2014, impossibile traguardo da raggiungere per molti, ma non per Alfa; con la nuova Giulia l’Alfa Romeo è pronta a tornare ai fasti di un tempo, rilanciando immagine, prestigio e vendite del Biscione, “operazione di rinascita” che, come ha sottolineato Marchionne alla presentazione, non sarebbe stata possibile senza la fusione di Fiat con Chrysler e la nascita di FCA. 61 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Salute & Co B by Fiammetta Trallo, medico specialista in ginecologia Basta andare dopo le undici di sera in giro per la città e davanti ad ogni pub, osteria e ritrovo trendy, non puoi non incontrarli. Sono tutti lì con una bottiglia di birra in mano o con un bicchiere da cui arriva il tintinnio dei cubetti di ghiaccio che si sciolgono dentro il gin tonic. Il popolo della notte dai mille volti ha un minimo comune multiplo che si chiama alcol. E se dopo si va a fare un salto in discoteca un altro cicchetto … dà piacere, euforia e aiuta a trascorrere una serata in compagnia senza inibizioni e resistenze psicologiche. Il consumo e l’abuso di alcol fra i giovani e gli adolescenti è un fenomeno preoccupante e in continua crescita in tutto il mondo. L’OMS raccomanda la totale astensione dal consumo di alcol fino ai 15 anni, mentre in Italia con la Legge 8.11.2012 n.189 vige il divieto di somministrazione e vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni. Secondo dati ISTAT, il “binge drinking” è la modalità di consumo alcolico diffusa maggiormente tra i giovani di 18-24 anni. L’assunzione di quantità di alcol molto elevate in un’unica occasione e in un ristretto arco di tempo è una moda praticata per socializzare nell’ottica di un divertimento collettivo, sino ad arrivare all’ubriachezza Vintage e persino all’intossicazione alcolica. Per loro stessa ammissione, i giovani riconoscono che l’alcol ha le proprietà di una droga. Quello che non sanno, anche se a documentarsi in internet ci vuole un attimo, che fino all’età di 20 anni circa nel corpo umano non ci sono ancora gli enzimi destinati alla metabolilzzazione dell’alcol. Questo vuol dire che le bevande alcoliche, per i giovani risultano molto più nocive rispetto ad un adulto, in quanto l’etanolo contenuto non può essere scomposto in sostanze più tollerabili dall’organismo. L’abitudine al consumo di alcol in giovane età, sviluppa più facilmente una dipendenza alcolica o, peggio ancora, una dipendenza mista con fumo, psicofarmaci e droghe. Un mix di sostanze esplosive per cervello e fegato che sono i due principali organi bersaglio. Le conseguenze, oltre che per la salute fisica, hanno ripercussioni anche in ambito psico-sociale, data la facilità di associazione con altri HAPPY HOUR 62 Aumenta in tutto il mondo l’alcolismo giovanile. E anche quello fra le donne in gravidanza e le puerpere. I gravi danni dei comportamenti a rischio ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Salute & Co Prima dei 20 anni il corpo non ha enzimi che metabolizzano l’alcol comportamenti a rischio, aggressività e violenza, oltre alle possibili influenze negative sulla socialità e sullo sviluppo cognitivo ed emotivo. Tra i comportamenti a rischio alcol-indotti vanno considerati anche i rischi che si corrono alla guida di automobili e moto e l’aumento delle infezioni a trasmissione sessuale. Nello stato di ebbrezza è facile dimenticarsi delle regole del safer sex anche con partner occasionali e compagni di una bevuta. All’indomani di una sbronza non è detto che non ci si possa ritrovare incinte o peggio ancora rendersi conto di essere state vittime di abusi sessuali. Per le donne si aggiunge un altro effetto negativo dell’alcol. A tutt’oggi la scienza non ha ancora individuato qual è il livello di consumo di alcol al di sotto del quale si può bere senza rischi quando si aspetta un figlio. Gli studi però sono concordi nell’affermare che in gravidanza anche un consumo minimo può pregiudicare la salute e lo sviluppo del feto, il quale non ha difese rispetto all’alcol assunto dalla madre anche dopo assunzione di dosi modeste. Le conseguenze sono maggiori e più gravi nelle donne che abusano o che sono vere e proprie alcoliste, ma possono ma- nifestarsi anche nelle donne che si sono astenute dal bere in gravidanza, ma che avevano abusato di alcol in precedenza o hanno avuto stati di ebbrezza occasionali. Oltre ad aborto, nascita prematura e sottopeso, l’alcol può interferire nello sviluppo embrio-fetale e dare origine alla sindrome feto-alcolica caratterizzata da anormalità della crescita, ritardo mentale e alterazioni somatiche. In allattamento può interferire nella produzione del latte e provocare nei neonati alterazioni del ritmo del sonno. Le mamme che allattano e che scelgono di bere alcolici devono perlomeno pianificare le poppate: conservare il latte prima di bere e riprendere ad allattare solo dopo che tutto l’alcol è stato eliminato. Secondo una recente inchiesta della Doxa, solo i due terzi delle intervistate è a conoscenza che l’assunzione di bevande alcoliche in gravidanza può compromettere la salute del nascituro. Il dato più significativo che emerge è che per il 67% delle donne, l’assunzione saltuaria di alcol in gravidanza non è rischiosa. Proprio per questo SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) e AssoBirra (Associazione Nazionale dei produttori della birra e malto) hanno lanciato la terza edizione della campagna “Se aspetti un bambino l’alcol può attendere”. L’obbiettivo è aumentare la conoscenza sul tema “alcol e gravidanza” e continuare ad informare chi aspetta un figlio o sta provando ad averlo e a chi è già mamma ma vuole diventarlo di nuovo. Il sito www.alfemminile.it dedica due post a settimana a questo delicato argomento con notizie e suggerimenti volte ad aumentare la sensibilizzazione e la conoscenza. Nella sezione “l’esperto risponde” è possibile ricevere risposte a quesiti, dubbi ed interrogativi. DANGER 63 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Protagonisti Energia LO STRESS TEST DELLA PRESIDENTA 62 64 Fra meno di un mese i mercati valuteranno il primo anno della gestione Santander, firmato Ana Botin by Niccolò Carcano ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.2 1/2015 Ptotagonisti U n anno fa la Spagna è stata scossa da un cambio della guardia epocale; quello fra Emilio Botin, morto il 9 settembre 214, che da 30 anni controllava il Santander, colosso hispanico della finanza e fra i primi venti a livello mondiale. E sua figla Ana, ultimo esponente di una dinastia che dai primi del ‘900 controlla l’azionariato, ultimamente con una quota inferiore al 3%. Dopo una carriera durissima, fatta di alti e bassi, di ascese e dimissioni, vittorie e licenziamenti, Ana è ora al comando di Santander. Che sta rivoluzionando come un calzino. Perchè anche lei è d’accordo con investitori, analisti ed executive: negli ultimi decenni la banca non è stata in linea con gli standard finanziari di settore. Si poteva fare molto di più. Ana Laura Botin è nata nel 1960. Dopo gli ultimi anni del liceo in un college della Pennsylvania, ha trascorso un anno ad Harward. Si è laureata nel 1981 e poi ha lavorato 8 anni in Jp Morgan. E’ entrata nel Santander nel 1988, occupandosi dell’area Latino Americana. Avrebbe voluto fare della banca di investimento hispanica il maggior player della regione, ma non vi riuscì. La spedirono poi in Asia, nel 1998. Assunse 150 analisti di equity da una società di Hong Kong in bancarotta, ma anche qui le cose andarono male. Tornata in Spagna, nel 1999 si è trovata nel bel mezzo della fusione tra Santander e Central Hispano, decisa da suo padre Emilio. Secondo i piani, lui e il presidente di Central Hispano sarebbero stati entrambi direttori, mentre un top manager di Central Hispano sarebbeo divenuto amministratore delegato. In meno che non si dica si sparse la voce che Ana Botin sarebbe stata quel ceo. Un magazine scrisse che la banca aveva molti botones (facchini) ma un solo Botin. La trentottenne Ana fu definita immediatamente la donna più potente della Spagna, ma questo elogio fece saltare i nervi nel board del Central Hispano. I top manager posero un ultimatum: lei se ne doveva andare. Si dimise il giorno dopo, ma restando nel board. Nel 2002, ha finalmente trovato la sua strada: alla guida di Banesto, controllata di Santander, ha portato le filiali da 332 a 1839 e ne ha chiuse solo 163 durante il grande collasso economico della Spagna. Passata a Santander Uk, ha saputo costruire un altro successo. L’utile dei primi nove mesi dello scorso anno erano superiori a quelli del 2013, + 50%. Il 9 settembre scorso, LADY DI FERRO DELLA FINANZA Ana Botin ha ricevuto una rigida educazione nel Regno Unito, nel collegio cattolico St. Mary’s di Ascot, e poi negli Stati Uniti, al Bryn Mawr College di Filadelfia. SI laurea poi in scienze economiche a Harvard. Nel 1981, a 21 anni, l’inizio della carriera in JP Morgan, prima a Madrid e poi a New York. Quindi, sette anni dopo, i primi passi nel Santander con un’ascesa, manco a dirlo, folgorante, fino a diventare direttore generale nel ‘94 e, tre anni più tardi, a Buenos Aires, presidente del banco Santander Río. ma vera prova del fuoco, con il ritorno in patria e la nomina 63 65 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Protagonisti Pochi giorni dopo la sua nomina, aveva già iniziato a comprare e cacciare top manager quando a tarda sera è mancato il grande presidente che aveva portato il Santander dal 152esimo posto al mondo per asset al 19esimo posto, acquisendo in media due società finanziarie all’anno dal 1986 fino alla sua morte, il colosso bancario al dettaglio ha tremato solo per poche ore. Ana Botin e suo fratello minore hanno avuto davvero poche ore per piangere la scomparsa dell’illustre genitore. A meno di 20 ore dalla morte del vecchio Botin, l’istituto fondato nel 1857 l’ha convocata a Madrid, dove il Comitato Nomine e Remunerazioni si era già riunito. Un’alta percentuale di azioni del Santander è in mano a piccoli investitori, dunque bando alle lacrime. Ana Botin è stata chiamata a guidare Santander, la quarta generazione che controlla il gigante bancario hispanico con meno del 3%. Da settembre 2014, le sorprese si sono succedute alle sorprese. Ana Botin parla del suo predecessore definendolo l’ex presidente. Ana Botin sostituisce l’amministratore delegato, amico intimo di suo padre, senza troppi complimenti. Javier Marin si è dimesso da amministratore delegato undici settimane dopo la nomina di Ana Botin alla presidenza della banca. Un ruolo che egli aveva ricoperto dal 2013 alla relativa- 66 mente giovane età di 46 anni, dopo aver lavorato come responsabile del personale per Emilio Botin e in precedenza come direttore di piccole unità di Santander. Alcuni scenaristi non le danno abbastanza fiducia, dicono che la situazione è a rischio. La stessa Botin è preoccupata per la divisione Usa della Banca, che comprende una divisione di credito al consumo e la sua cattiva gestione. Un anno fa la Federal Reserve aveva bocciato la holding agli stress test. Anche a marzo scorso l’esame non è stato superato e , secondo indiscrezioni, pure quello del 2016 potrebbe andare allo stesso modo. Per questo motivo, a un mese dalla sua nomina sarebbe corsa a Washington a scegliere una nuova squadra di candidati e un nuovo presidente per la holding di Santander che negli Usa è uno dei principali finanziatori per l’acquisto di automobili. La cura di Ana Botin sarà efficace? Per ora il suo gruppo non commenta il valore del titolo, che dal suo subentro ha fatto peggio di un vasto paniere di banche mondiali. Ma il suo staff sottolinea che nel primo trimestre 2015 l‘utile metto è stato pari a 1,72 miliardi di eunro, in crescita del 32/% rispetto a un anno fa.. ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Protagonisti Ana Botin, una delle sei donne al comando nelle 150 maggiori società finanziarie mondiali, è succeduta a Emilio Botin, 79 anni, storico presidente del Santander, la maggiore banca spagnola, morto a Madrid per un attacco cardiaco il 9 settembre 2014. Emilio Botín-Sanz de Sautola y Garcia de los Rios, era nato a Santander, il 1° ottobre 1934, e aveva assunto nel 1986, all’età di 52 anni, la posizione di presidente del Banco Santander Central Hispano rilevandola dal padre. Emilio Botín, laureato in Giurisprudenza ed economia presso l’Università di Deusto a Bilbao, aveva alle spalle una lunga tradizione famigliare nel settore finanziario che arrivava fino al bisnonno. Nel 1993 grazie alla sua tenace campagna di acqusizioni, Santander ha assorbito il Banco Español de Crédito (Banesto) e nel 1999 si è fusa con il Banco Central Hispano. Da allora la marcia del Banco Santander Central Hispano non si è fermata, il gruppo iberico, acquisendo in media due istituzioni finanziarie all’anno, è diventato la più grande banca di Spagna. Nel 2004, Banco Santander ha conquistato una storica istituzione ingleseAbbey National, divenendo uno dei maggiori istituti di credito in Europa. Botín era sposato con Paloma O’Shea, marchesa di O’Shea, dalla quale ha avuto sei figli. I suoi passatempi preferiti erano caccia, pesca e golf. Nel 2005 Forbes aveva stimato il suo patrimonio netto in 1,7 miliardi di dollari. . 67 ARENA MEDIASTAR MAGAZINE n.8 7-8/2015 Protagonisti Dopo i successi a Santander Uk, dove era entrata nel 2010, Ana Botin, secondo alcuni autorevoli opinionisti della City , mieterà altri successi: “è nata per dirigere”. Anche se con uno stile tutto diverso dal padre. Staremo a vedere se, vista la composizione attuale dell’azionariato, la sua principale qualità, la visione strategica, permetterà alla dinastia Botín di proseguire quello che tutti definiscono un vero miracolo di continuità dirigenziale: la famiglia non controlla ormai più dell’1,5 per cento del capitale del Santander (Ana è in possesso dello 0,149 per cento). Anzi, il principale investitore non è neppure spagnolo: è il fondo statunitense BlackRock, che ha in mano il 4,775% dell’istituto. Una situazione lontana anni luce da quella in cui, nel 1857, il bisnonno dell’attuale ‘presidenta’ fondò una piccola banca per gestire il traffico merci nel porto del capoluogo della Cantabria, Santander appunto. La Botin è apparsa nella nuova veste di presidente essecutivo in una assemblea dei soci, convocata quattro giorni dopo la sepoltura del padre, che ha ricordato definendolo “il presidente precedente”. Dopo neanche tre mesi, aveva deciso la vendita di 7,5 miliardi di euro di azioni della banca, giusto per rispondere agli investitori che accusavano suo padre di trasscurare lo stato patrimoniale. Di recente ha detto stop per ora alla campagna di acquisizioni tanto cara al padre, che aveva costruito la seconda banca europea per valore di mercato dopo Hsbc, con clienti in tutta Europa, Usa, Americhe. Ana Botin ora si vuol occupare d’altro: di migliorare il servizio ai clienti. E di far dimenticare l”’ex presidente” come chiama suo padre nei consessi finanziari. Naturalmente ora la attendono sfide non 68 Sposata, tre figli, la Presidente Ana Botin compirà 54 anni il 4 ottobre. Ha imparato ad essere bella ed elegante, schiva e riservata grazie all’imposizione paterna. Ufficialmente è a favore della conciliazione tra famiglia e lavoro. Ma quando nacque il suo primo figlio si fece installare nella camera d’ospedale il simbolo della reperibilità di allora: un fax. Al funerale del padre era l’unica a violare il nero del lutto per indossare una sciarpa rossa, simbolo dell’impero di famiglia. da poco, come il mantenimento dei buoini rapporti con i piccoli investitori e quelli istituzionali, che sotto la guida di suo padre erano stati molto soddisfatti del titolo e degli interessi. La atende il frontale con le normative statunitensi, la contrazione dell’economia brasiliana, la domanda di prestiti in Spagna divenuta più debole. I clienti spagnoli sembrano i più difficili da conquistare per ora: sono molto attenti ai tassi di interesse sui depositi superiori o inferiori tra un gestore e l’altro. Quale sarà il su stile alla prossima assemblea dei soci? Emilio setacciava i voti dei piccoli azionisti mobilitando i direttori di filiale, si presentava in Consiglio con una maggioranza ben più solida del 2% delle azioni Santander che possiede la famiglia. Ana Patricia conosce il trucco, ma non ha il rapporto intenso e complice con l’entourage di suo padre, che convocava celebri riunioni domenicali, era invadente in qualsiasi dettaglio e continuava a viaggiare in tutti i 40 mercati finanziari dove la banca è presente. La Presidenta (come la chiamano alcuni nell’ambiente) non pare intenzionata a convocare le celebri riunioni della domenica. Nè a replicare l’invadenza paterna in qualsiasi dettaglio della banca, guidata con paternalismo e con continui viaggi in tutti i 40 mercati finanziari dove Santander è presente. Lei è più banker che banquera. Con lei, è molto probabile che Santander, un’istituzione con 1500 miliardi di dollari di asset, diventi una società più professionale, più internazionale e meno paternalistica.