ISLANDA: AVVENTURARSI NELLA TERRA DEI VULCANI
ARENA
ANA BOTIN: LA BANCHIERA DI FERRO DEL SANTANDER
WEB MAGAZINE
LUGLIO/AGOST2015
Arena Mediastar supplemento del settimanale on line Commodity World Weekly Magazine - Anno I n.8/2014 registr. al Tribunale di Pavia n. 673 dell’11/5/2007
MEDIASTAR
IL POP FOOD DI
DAVIDE OLDANI
L’L’uomo 2015 secondo Nicola Santini:
Lo stile? Non è tutto..
neodandy
MILANO MODA UOMO
I TREND DELL’AUTUNNO
LE NOVITA’ PER IL 2016
www.arenamediastar.com
LE ULTIME
4 TAPPE DEL
TOUR IN 10
CITTA’
ITALIANE
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.2 1/2015
Editoriale
IN COPERTINA: Nicola Santini, guru dello stile e del bon
ton, dialoga con noi sull’essere dandy nel Terzo Millennio
ARENA MEDIASTAR, supplemento di Commodity World Weekly Magazine, è
il mensile in cui le materie prime diventano prodotto finito: cibi sopraffini, gioielli,
oggetti per la casa, automobili, inimitabili pezzi d’arte.
In questo numero estivo luglio/agosto un focus particolare sul ritorno del dandy,
l’uomo raffinato. Perchè lo stile conta, dice il guru del bon ton Nicola Santini. Ma
non è tutto. Ecco dunque a chi ispirarsi e quali sono i valori da indossare e da difendere nel Terzo Millennio. I nostri Grand Tour ci portano al Castello di Sarmato,
nel piacentino. In Islanda, al Festival del Cinema di Locarno. Ma anche all’Expo,
dove è protagonista lo chef Davide Oldani. Prima di partire, magari con la nuova
Katia Ferri Giulietta Alfa Romeo, un’occhiata ai trend della prossima stagione e alle novità di
Melzi d’Eril Milano Moda Uomo 2016. Infine un profilo al femminile, quello della più potente
Direttore re- (e temuta) banchiera europea, Ana Botin del Santander.
sponsabile di
Commodity
World Weekly
Magazine
ritratta da
Luigi Ontani,
1983
Contributors di questo numero:
Stories
Rubriche
Alessandro Chiara
Niccolò Carcano
Timur De Angeli
Amir Hussein Barouh
Giorgia Pertosa
Kristi Prendi
Fiammetta Trallo
Anna Bassi
Giuseppe Bruni
Alessandro Buffone
Filippo Bortolan
Francesco Curci
Galeazzo Melzi d’Eril
Graphic Design Photographers
Grazia Mantelli
Alessandro Chiara Valentina AnzilMatteo Zerbi
lotti
Grazie a Michelangelo Cecilia
per le immagini di
Nicola Santini e
Giovanni D’Antonio
ARENA MEDIA STAR anno I n.8, luglio/agosto 2015- web magazine, supplemento mensile di Commodity World Weekly
Magazine registrato presso il Tribunale di Pavia n..673 dell’ 11/5/2007
Edito da Katia Ferri Melzi d’Eril in collaborazione con l’associazione culturale non profit Arena Media
Star Sede legale: Via S. Giovannino 5, 27100 Pavia
tel. 0039 349 8610239 www.arenamediastar.com; [email protected]
Le pagine pubblicitarie (mostre o campagne sociali) sono scelte ogni mese dalla redazione e inserite a fronte di nessun compenso
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Sommario
ESCLUSIVO: visita al Castello di Sarmato, il maniero
piacentino ancora abitato dai conti Zanardi Landi di Veano
Luglio/Agosto 2015 Rubriche:
Cover Story| 10
Nuovi dandy: lo stile
conta ma non è tutto
Cinema | 18
Tutti al Festival di
Locarno
Grand Tour| 24, 36
Castello di Sarmato,
Avventura Islanda
Top Nightlife| 22
Eventi, personaggi,
star dal mondo
Food & co| 32
Il Pop Food di Oldani
Snaidero all’Expo
Ramadan | 44
Il mese di preghiera
dei musulmani
Antiquariato| 35
Accademia Medicea
corsi di pittura antica
Ecogreen| 45
Albidona, l’ecotorre
nel Golfo di Taranto
Leonardo| 52
Le tappe del nostro
tour in 10 città
Protagonisti | 64
Ana Botin, la Presidenta di Santander
Auto| 54
Giulietta Alfa Romeo
è tornata la tigre
Salute| 62
Happy hour, rischi
sconosciuti dell’alcol
Sotto: I vincitori dei prestigiosi premi Alberto Sordi, tra cui Carlo Conti, Enrico Brignao, Riccardo
Cocciante, Rosario Fiorello, Gabriella Pession. A destra “Passeggia con Leonardo” alla Rocca di Imola
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Eventi Nord
Leonardo a Palazzo Reale
Giotto, Italia da Assisi a Milano
FRIULI VENEZIA GIULIA/GORIZIA,
L’ARTE DI FRANCESCO. CAPOLAVORI D’ARTE E TERRE D’ASIA DAL XIII AL XV SEC.
via Mameli 2
fino al 11 ottobre 2015
LOMBARDIA/BRESCIA, BRIXIA
ROMA E LE GENTI DEL PO. UN INCONTRO DI CULTURE. III - I SEC. A.C.
Museo di Santa Giulia, Via Musei 81/b
fino al 17 gennaio 2016
LOMBARDIA/MILANO
GIOTTO, L’ITALIA. DA ASSISI A MILANO
Piazza del Duomo 12
fino al 10 gennaio 2016
LOMBARDIA/MILANO, TRIENNALE
ARTS E FOODS. RITUALI DAL 1851
Viale alemagna 6
fino al 01 novembre 2015
LOMBARDIA/PAVIA
LE CARTE DEI CIBI: TERRITORIO, PRODOTTI PRANZI IN UNA CITTÀ AGRICOLA E UNIVERSITARIA
Strada Nuova 65
fino al 30 settembre 2015
LOMBARDIA/MONZA, ITALIA: FASCINO E MITO. DAL CINQUECENTO AL CONTEMPORANEO
Viale Brianza 1, prenotazione obbligatoria al 199 15 11 40
fino al 06 settembre 2015
LOMBARDIA/PAVIA,
CAPOLAVORI DELLA JOHANNESBURG ART GALLERY. DA DEGAS A PICASSO
Scuderie del Castello Visconteo, informazioni 0382 33676
fino al 30 agosto 2015
LOMBARDIA/MILANO,
IL PRIMATO DEL DISEGNO
Pinacoteca di Brera, Via Brera 28
fino al 19 luglio 2015
LOMBARDIA/MILANO,
LEONARDO DA VINCI: 1452-1519
Piazza del Duomo 12
fino al 19 luglio 2015
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Eventi Nord
Vedute di Francia in Villa
PROGETTO CITTA’ IDEALE
EMILIA ROMAGNA/RAVENNA, IL GENIO DELLE ACQUE. DALLA DOMUS IN RIVA AL MARE A TAMO
Via Rondinelli 2, informazioni 0544213371
fino al 31 dicembre 2015
EMILIA ROMAGNA/TRAVERSETOLO, VEDUTE DI FRANCIA NELLA VILLA DEI CAPOLAVORI. RENOIR
MONET CÉZANNE MATISSE DE STAËL
Via Fondazione Magnani Rocca 4
fino al 13 settembre 2015
EMILIA ROMAGNA/MOENA/BIBLIOTECA UNIVERSITARIA, LARGO S. AGOSTINO 337
ALLEGREZZE BAROCCHE. MACCHINE PIROTECNICHE E APPARATI SCENICI NELLA MODENA
ESTENSE”.
fino al 18 luglio 2015
LOMBARDIA/MILANO/FABBRICA DEL VAPORE/SALA DELLE COLONNE
PROGETTO CITTA’ IDEALE
fino al 30 Settembre 2015
FRIULI VENEZIA GIULIA/ GORIZIA
INVITO A CASA DEL PRINCIPE, ARCHEOLOGIA A TITO, TORRE DI
SATRIANO
fino al 31 dicembre 2015
PIEMONTE/TORINO/URBAN CENTRE
Architecture & Taste Expo Tour
fino all’11 luglio 2015
PIEMONTE/TORINO/PIAZZA CASTELLO 191
CANOVA: LA BELLEZZA E LA VIRTU’
fino al 9 agosto 2015
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Eventi Centro
Ville dannunziane a Pescara
MURAT RE DI NAPOLI
ABRUZZO/SULMONA, PRIMA GUERRA MONDIALE:
“RICORDI E TESTIMONIANZE DI UN TERRITORIO”
Via Badia 28
Fino al 30 luglio 2015
ABRUZZO/PESCARA, PERCORSO LIBERTY VILLE DANNUNZIANE A PESCARA
Via Palizzi 2
fino al 10 luglio 2015
ABRUZZO/TERAMO/ARCHIVIO DI STATO, Via Cesare Battisti 55
“DALLA COLTIVAZIONE ALL’ALIMENTAZIONE” SECC.XVIII-XX
fino al 31 ottobre 2015
CAMPANIA/MONTESARCHIO, A CASA DI EUROPA. STORIE DEL CRATERE DI ASSTEAS
Via Castello 1 fino al 15 settembre 2015
CAMPANIA/NAPOLI, POMPEI E L’EUROPA. 1748-1943
Piazza Museo 19 fino al 02 novembre 2015
CAMPANIA/SALERNO, L’ITALIA IN GUERRA
Piazza abate Conforti 7 fino al 01 maggio 2016
CAMPANIA/NAPOLI, A PASSO DI CARICA. MURAT, RE DI NAPOLI
Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1, fino al 15 ottobre 2015
LAZIO/ROMA, LO STATO DELL’ARTE: L’ARTE DELLO STATO – LE ACQUISIZIONI
DEL MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO. COLMARE LE LACUNE –RICUCIRE LA STORIA
Lungotevere Castello 50 fino al 29 novembre 2015
LAZIO/ROMA, TALISMANI DELL’EDITORIA. I TALLONE E GLI SCRITTORI DEL ’900
Biblioteca Nazionale Centrale, Viale Castro Pretorio 105
fino al 30 settembre 2015
LAZIO/ROMA, BAROCCO A ROMA. LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
Via del Corso 320
fino al 26 luglio 2015
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Eventi Sud
ARTE ORIENTALE A NAPOLI
POMPEI E L’EUROPA
CAMPANIA/NAPOLI, VILLA FLORIDIANA,MUSEO DUCA DI MARTINA - tel. 091/6175595 Dipinti
avori, smalti, porcellane europee, giapponesi Imari e cinesi Ming, oggetti di arte orientale
fino al 31/12/2015
CAMPANIA/SALERNO, L’ITALIA IN GUERRA
Piazza abate Conforti 7
fino al 01 maggio 2016
BASILICATA/MATERA, TRINCEE 1914-2014
Archivio di Stato, Via T. Stigliani 25, prenotazioni: 0835/332832
fino al 31 dicembre 2015
BASILICATA/MURO LUCANO, ‘ITALIANI A STELLE E STRISCE’
Via Seminario 6, prenotazioni: 0976/71778
fino al 31 dicembre 2015
CAMPANIA/NAPOLI, POMPEI E L’EUROPA. 1748-1943
Piazza Museo 19
fino al 02 novembre 2015
CAMPANIA/NAPOLI, A PASSO DI CARICA. MURAT, RE DI NAPOLI
Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1, informazioni 081400547
fino al 15 ottobre 2015
PUGLIA/GALLIPOLI, MICHELANGELO PISTOLETTO
Castello di Gallipoli, Piazza Imbriani
fino al 27 settembre 2015
SARDEGNA/CAGLIARI, LA GRANDE GUERRA: VICENDE, UOMINI, SOCIETÀ
Via Gallura 2, prenotazioni: 070669450
fino al 31 dicembre 2015
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Mostre Top
MITICO DONATELLO
LO STUDIOLO DEL DUCA
PIEMONTE(ASTI/PALAZZO MAZZETTI
Alle origini del gusto. Il cibo a Pompei e nell’Italia antica
L’Archeologia incontra la tecnologia nella mostra ad Asti sul tema del cibo. La mostra a Palazzo Mazzetti di Asti, e sarà aperta fino al 5 Luglio, ricostruisce l’alimentazione delle popolazioni italiche attraverso lo studio di manuali e testi antichi, corredati di immagini, miniature e ricette che hanno
delineato le caratteristiche gastronomiche delle nostre tavole.
Orari: Da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30. Lunedì chiuso ad eccezione di lunedì 6 aprile.
Biglietto:Comprensivi del servizio prenotazione e della visita a Palazzo Mazzetti € 10,00 intero, € 8,00
ridotto.
TOSCANA/FIRENZE/PALAZZO STROZZI
Potere e pathos. Bronzi del mondo ellenistico
Fino al 21 giugno a Palazzo Strozzi a Firenze sono in mostra i capolavori scultorei di epoca ellenistica
provenienti dai musei archeologici italiani e internazionali. Le opere saranno contestualizzate, per far
emergere non solo la bellezza estetica di divinità, atleti, eroi e personaggi storici rinvenuti da scavi e
da ricerche nel Mar Mediterraneo, ma anche le tecniche di realizzazione e i materiali. Potrete rivivere
i valori dell’epoca antica in cui la civiltà greca si diffuse fino a diventare modello da seguire.
Orari: tutti i giorni (compresi i festivi) con orario 10.00-20.00 e tutti i giovedì fino alle 23.00.La biglietteria chiuderà un’ora prima dell’orario di chiusura
Biglietto: 10,00 euro; Riduzioni: 8,50 euro
VENETO /PADOVA/ MUSIEI CIVICI AGLI EREMITANI
Donatello e la sua lezione. Sculture e oreficerie a Padova tra Quattro e Cinquecento
Presso i Musei Civici agli Eremitani e Palazzo Zuckermann di Padova, la mostra su uno dei protagonisti dell’arte veneta: Donatello. Dal 28 marzo al 26 luglio un percorso alla scoperta dei più importanti
capolavori dell’artista quattrocentesco e dei seguaci che hanno sviluppato il linguaggio rinascimentale
del maestro.
MARCHE/URBINO/GALLERIA NAZIONALE
Lo Studiolo del Duca
Alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, presso il Palazzo Ducale, dal 12 marzo al
4 luglio 2015 si può visitare l’antico Studiolo del Duca come appariva prima dello smembramento di tutte le opere pittoriche che erano d’”ispirazione” nei momenti di studio del
Duca Federico da Montefeltro.
BEN 14 dei 28 ritratti di uomini illustri provenienti dal Louvre sono stati ricollocati nello
studiolo, per un’atmosfera davvero suggestiva.
Orari: Lunedì: 8.30 - 14.00 (chiusura biglietteria ore 12.30)
Da martedì a domenica: 8.30 - 19.15 (chiusura biglietteria ore 18.00)
Biglietti: Intero: Euro 5,00 e Ridotto: Euro 2,50
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Cover Story
“Guardandomi intorno vedo
troppo style e troppo poco
stile. Lo stile è qualcosa di
individuale, non dipende
dall’abito né dal prezzo che si
è disposti a pagarlo: è quando
quello che sei, quello che fai
e quello che mostri di te sono
una cosa sola”
I NUOVI DANDY
i
by Katia Ferri Melzi d’Eril
10
Bellissimi, colti, grandi lavoratori. Amanti
dello stile più che del vestire. Tecnologici,
ma con valori familiari e civili ottocenteschi..
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Cover Story
S
ono tornati i dandy. Ma diversi da quelli degli Anni Ottanta e
dell’inizio Millennio. Mentre Milano si riprende dalla settimana della Moda Maschile 2016, riflettiamo
su uomini, stili e valori con Nicola
Santini, giornalista e opinionista
televisivo delle reti Rai e Mediaset
sui temi che riguardano costume,
società e bon ton.Tra le sue pubblicazioni, Business+Etiquette, Domani
mi sposo, L’ora della Merenda.
E andiamo a scoprire alcuni gli uomini più cool della Penisola.
Come sono cambiati i valori e gli
stili di vita al maschile nell’ultimo
decennio?
Se devo rispondere per me stesso,
non sono cambiati per niente. Sono
fedele ai valori che avevo dieci anni
fa e dieci anni prima. Se riesco,
vedo di lasciarli invariati anche per
i prossimi dieci anni. Il mondo, certo, è un altro affare. Lì, le cose circo-
COSA CE’ NELL’ARMADIO DI
NICOLA SANTINI
“Meno di qnanto si possa pensare. Ci
sono due modelli di giacca: un monopetto a cinque bottoni, ripreso da
Hedi Slimane per Dior Homme nel
2007 e la sua versione doppiopetto.
In nero, blu, grigio scuro.
Tre copie di ognuna per ogni tipo di
tessuto, a seconda della stagione.
I pantaloni sono asciutti sulla
gamba, stesso tessuto con elastico in
vita, così se prendo un kg non me ne
accorgo e non ne faccio un dramma.
La camicia è sempre blu scura, che
alterno a un modello di t-shirt .
o sneakers in velluto, ormai strapassa
lano a una tale velocità, che ormai
non si registra di decennio in decennio, ma di governo in governo,
di collezione in collezione, di tweet
in tweet. Dieci mesi, per vedere un
cambiamento, con la coerenza che
c’è, sono più che sufficienti.
Una riflessione sulle differenze fra
le diverse generazioni di uomini
I cinquantenni che si fanno i selfie
e passano le giornate in attesa che
la spunta di whatsapp diventi blu,
i ventenni che anziché ambire a un
30 e lode, ambiscono a 30k su Instagram. Inutile commentare quello
che ci sta in mezzo. Per fare un discorso stimolante, bisogna puntare
su interlocutori dai sessanta in su.
Ma non è una garanzia.
Quali sono gli stilemi che oggi
contraddistinguono un uomo raffinato ?
Non esistono stilemi universali,
individuo nella capacità di vivere
con naturalezza nei propri panni, di
qualsiasi panni si tratti, la cifra massima dello stile.
Vale oggi la definizione di dandy?
Il dandy sta al look come i fichi
stanno al prosciutto. Quindi quelli
che amano definirsi dandy, sono
anch’essi dei fichi ai quali è sufficiente qualche giro di velluto e un
panciotto per un’appropriazione
indebita che niente ha a che vedere
con Oscar Wilde o Gabriele d’Annunzio, che rischiano di scambiare
per uno stilista emergente.
Pregi e difetti del dandy nel Terzo
Millennio.
Pregi: se c’è se ne sta nel suo mondo, senza contaminarsi con questi
soggettini bespoke vestiti che non
vivono, la massimo si taggano.
Difetti: si circonda solo di vecchie
nostalgiche ex belle donne. Io sono
dell’idea che visto che il mondo c’è,
vale la pena goderselo.
realizzato nello stesso tessuto, sempre
fatto su misura da Elisabetta Lombardi, a Viareggio.
Vivo spostandomi fra tre Milano,
Trieste e Camaiore. Dunque oltre ad
avere tre guardarobi clonati, ho anche
clonato gli armadi. Tutti hanno solo
due piccole ante. Non una di più.
Le scarpe sono derby allacciate nere o
sneakers in velluto, ormai strapassate
di moda. In casa giro scalzo. Non mi
piace pormi il problema né di come
abbinare le cose, né di dove trovarle.
E detesto fare le valigie.
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Cover Story
estra
Giovanni d’Antonio: due lauree, due master e un’idea
per diventare imprenditore: produrre cosmoceutica
12
GIOVANNI D’ANTONIO
Doppiopetti elegantissimi e cravatte
impeccabili per il giovane imprenditore partenopeo, che vanta un
curriculum invidiabile. Laureato
all’Università Bocconi, D’Antonio
ha lavorato come analista finanziario a Madrid, e poi in Italia nel settore del private equity. Poi ha creato
la sua impresa, scegliendo una nicchia di eccellenza: distribuisce nelle farmacie italiane i prodotti della
linea Miamo., cosmoceutici di alta
qualità: cosmetici con benefici simili
a quelli dei farmaci. Due lauree, due
Master, una famiglia votata alla bellezza. Giovanni D’Antonio con la
sorella Camilla, farmacista, è membro della società americana Anti
Age. Con la madre Elena, farmacista, il padre Camillo, noto chirurgo,
ha dato il via nel 2011 a MEDSPA,
che produce e distribuisce i prodotti cosmeceutici Miamo. La sua vita
si svolge tra Napoli, Milano, Roma,
Miami e New York. Scandita da uno
stile inconfondibile che non tradisce
le sue origini di aristocratico napoletano e un pragmatismo di stampo
anglosassone quando si tratta di affari, D’Antonio è un moderno dandy, ma soprattutto uno per il quale
la bellezza è un mestiere.
Quali sono gli elementi imprescindibili del suo stile vestimentario?
Non posso che amare lo stile intramontabile della sartoria napoletana.
Ci sono dettagli, precisione, estro e
storia in ogni singolo capo che mi
conquistano di volta in volta.
Quali sono invece suoi valori imprescindibili, familiari o civili?
“Vesto con orgoglio la sartoria napoletana
che mi conquista con l’estro e la sua storia
Ho la fortuna di essere nato in una
famiglia molto unita. Il matrimonio
dei miei genitori è per me un esempio e una guida: vederli insieme,
felici e innamorati dopo tanti anni,
mi fa capire che la scelta della persona al tuo fianco non può essere
fatta con leggerezza. La famiglia
per me è quindi quella in cui tutto
è condiviso, dove tutto è oggetto
di confronto, dialogo. In qualsiasi
parte del mondo ci troviamo. Nel
mio quotidiano, il rispetto per gli
altri, la curiosità nei confronti delle idee anche se non sono le mie, la
consapevolezza che non si ha nulla
se non si può condividere con chi ci
sta intorno.
Qual è la dote più importante oggi
per un imprenditore?
Non so se sia una dote o meno, ma
aver chiaro che se non si ama quello
che si fa e si fa quello che si ama,
difficilmente si andrà da qualche
parte. Il nome Miamo, che ho scelto per il primo brand, è stato voluto per questo. Mettere impegno in
un’attività guidati solo dall’amore
per il denaro, dalla sostenibilità
di un affare, mette troppe persone
alla periferia degli obiettivi reali. Al
centro del mio lavoro c’è una forte
passione.
E come sta andando?
Iprodotti Miamo sono stati apprezzati fin dall’esordio. Nel secondo
semestre del 2012 la crescita è stata
del 122,14% per assestarsi nel biennio 2013-2014 al 31,36%, mostrando
già nel primo semestre 2015 un incremento. La nostra previsione è di
salire oltre il 46% entro fine anno.
A destra: lo
linea dei cosmoceutici Miamo,
prodotta da
Medspa srl guidata da Giovanni D’Antonio.
Sotto, il giovane
imprenditore
napoletanor-
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Cover Story
CARLO SPALLINO CENTONZE
Artista, designer, amante del bello e dell’alta cucina. Siciliano di nascita, Carlo Spallino Centonze
vive nella capitale con la sua compagna, la giornalista Maria Giovanna Maglie, dunque si è lasciato
adottare da Roma. Le sue grandi installazioni e i
suoi dipinti sono coloratissimi come lui. Da qualche tempo, iniziando con un cadeau per un’amica,
disegna spille. Il jet set romano adora le sue sculture indossabili in legno, cartone, carta di giorna-
A destra: l’eclettico artista e deisigner Carlo
Spalllino Centonze. Sotto, alcuni gioielli creati
dal barone siciliano, ormai trasferitosi (per amore?) definitivamente a Roma.
le, plastica. Le ostentano Marisela Federici Rivas e la Duchessa di
Somerset, sono coloratissime, leggere, con pietre e materiali di riciclo. “Ho una serie di fan” confessa l’architetto che non ha mai fatto
il professionista. Per il suo guardaroba personale ama i colori e dosa
gli eccessi. “Il mio sarto napoletano esaudisce i miei desideri, prima di
tutto il confort..Il mio stile è piuttosto formale. In occasioni speciali,
per esempio se mi trovo in un dammuso o in campagna, in una situazione totalmente familiare oso un prezioso caftano. Ma pochi mi hanno
visto in questi panni. Nessun mi ha mai visto in infradito o sandali in
città, li considero assolutamente inaccettabili. Anche al mare a 5 metri
dall’acqua, mi piacciono di più le espadrillas. E considero da bandire
da ogni guardaroba maschile, nonostante il trend in crescita, i pantaloni corti e ancora peggio i pinocchietti. Passati i sette anni di età, sono
inappropriati.” Carlo Spallino Centonze vive secondo uno stile che
osa definire ottocentesco. “Credo molto nell’amicizia, nei valori familiari. Infatti sono un bravo zio, ho due nipotine che seguo con grande
passione, di 1 e 5 anni., sono bellissime e vanitose.”
Lui invece non si vanta, neanche su espressa richiesta, della eleganza
nè della sua abilità in cucina. Si definisce piuttosto uno studioso di
storia della cucina. Ma basta parlare di lui a Roma e si viene a sapere
subito che i suoi inviti sono ambitissimi, soprattutto quando esegue il
suo piatto forte, il Timballo di Maccheroni del Gattopardo. Oppure il
famoso Pasticcio di pernice e di fagiano...
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Cover Story
DANILO GIOVANNI MARIA
BUCCIARELLI
E’ più facile incontrarlo, in un pomeriggio afoso di luglio, a un convegno storico in Campidoglio che al
bordo di una splendida piscina.
Prima di parlare di sè, della sua
professione forense, della stirpe di
Principi e Duchi di Bressanone che
provenivano da Ceccano, racconta
della sua amata Castel Gandolfo e
questo lo fa apparire più bello e più
simpatico di quanto già non sia.
Se parliamo di dandy si diverte
molto. “Sono grandi comunicatori,
inviano dei messaggi positivi con
la loro eleganza. Qualcuno invia
anche messaggi in codice per chi
ama le raffinatezze. Per esempio,
quanti si accorgono se una cravatta
è stampata o dipinta a mano? “ Parlando di abiti, si capisce subito che
le griffe non gli interessano. A lui
interessano le materie prime: quelle
che si usano per produrre accessori,
profumi e abiti sartoriali. Tratta con
una competenza inusuale per un
22enne di Tasmanian, lini d’Irlanda
e misti lana/seta. “ I tessuti naturali
di alta qualità offrono un comfort e
un benessere diversi, naturalmente
sono prodotti piiù impegnativi.”
Quelli che hanno passato il suo vaglio severo sono animati da righine
colorate che appena si vedono sui
suoi doppiopetti. “Non oso troppo
con i colori. Mi piace farmi ricordare, non mi piace farmi notare” dice,
ma è praticamente impossibile. Se
vi capita di incontrarlo, attenzione,
14
IL PRINCIPE DANDY: la ‘divisa’ di Danilo
Giovanni Maria Bucciarelli è il doppiopetto. Di Tasmanian, lino d’irlanda coloniale,
misto lana-seta. Con cravatta sette pieghe di
fattura sartoriale: “Guai a sbagliarla”.
prima ancora di salutarvi ha già
dato un rating alla vostra cravatta.
“E’ l’unico elemento che trasforma
l’abbigliamento maschile, è una carta che va giocata bene.” Lui indossa
solo cravatte sette pieghe, per esempio di Damiano Presta. “Perchè non
si snodano, non si scuciono. E poi
sono tessute o stampate qui, sono
i-ta-lia-ne “scandisce. Nemico giurato del relativismo e del materialismo, è portatore di messaggi molto
importante: i valori che gli hanno
trasmesso i suoi nonni.
“Primo, il legame con la propria
storia, quella del proprio Paese e del
territorio in cui si vive. Noi italiani
siamo molto considerati nel mondo,
per la cultura che vantiamo.
Secondo, bisogna farsi garante di
alcuni valori imperituri, come la
fede: nella propria religione, per
esempio. E bisogna sentirsi membro di una comunità locale, non
un elemento della massa. Bisogna
esserci, non si deve vivere in eremitaggio separati dagli altri, si perde
la capacità di essere parte di una società”. Il discorso torna al punto di
partenza: l’amata Castel Gandolfo.
Con le sue magnifiche ville papali
(Barberini, Cibo e Torlonia). Con il
maestoso Palazzo Pontificio che da
poco si può visitare: “Lo sapevi?
Dentro c’è anche una villa romana.
Qui a trenta chilometri da Roma
c’è La Grande Bellezza Segreta. Bisogna venire a vederla”, insiste. E’
talmente bravo a descriverla, che in
un attimo vi strappa una promessa.
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Cover Story
Quelli che lo stile raffinato lo declinano nel business, ogni giorno
CESARE LANATI
Cesare Lanati è un costruttore lombardo
molto conosciuto e non solo per i suoi
progetti della sua Bell Holding, impresa
che si occupa di realizzare immobili nel
settore industriale direzionale e commerciale. E’ noto per il piglio sicuro, l’abito
di alta sartoria, la puntualità. Inoltre,
nel settore immobiliare oggi è uno dei
poch a credere davvero nel suo Paese, l’Italia, di cui è e sarà sempre orgoglioso.
Con Arena Media Star parla volentieri
di stile più che di moda.“Costruire, nelle varie sfumature del termine significa
molto di più che mettere un mattone sopra l’altro”.
Quanto conta lo stile nel suo lavoro?
Molto. Il cliente finale vuole sempre
Il costruttore Carlo Lanati negli uffici
della Bell Holding di Assago (Mi)
il meglio, l’aspettativa si alza sempre di
più: curare l’immagine di un prodotto
che si sta trattando nel dettaglio è sicuramente importante.
Lo stile italiano si distingue anche per
la capacità di dare una formula piacevole
per l’occhio a tutto ciò che ha una funzione, un’utilità.
Cosa contraddistingue i suoi progetti dal punto di vista stilistico?
Lavoriamo su oggetti eterogenei: dal
centro commerciale ai centri direzionali,
risulta spesso difficile un trait d’union
fatto solo di stile, sicuramente c’è un
certo modo di fare di curare che ci contraddistingue nel modo di lavorare e che
mantiene la coerenza e la connotazione
che l’oggetto ha.
Quando decide di avviare un progetto che domande che si pone?
Mi chiedo quale si la finalità che immagino possa essere rappresentata
da quello che vedo rispetto a quello
che trovo. Inoltre una componente
di istinto e cuore gioca sempre il suo
ruolo nelle mie scelte.
In che percentuale l’istinto o la
creatività incidono nelle sue scelte rispetto alla razionalità?
La partenza di qualunque progetto ha
sicuramente una componente emozionale e di istinto.
Nel mondo del business non si può
prescindere da quella componente
razionale e numerica che possa dare
concretezza al progetto .
Tutto è bellissimo, stupendo per chi
ha fantasia e stimolo dal lavoro ma se
manca la sostenibilità di un progetto
stesso, è normale che alla fine prevalga la
componente razionale.
MATTEO CORVINO
Scenografo di grandi eventi internazionali fra i più celebrati al mondo (anche
su Vogue e New York Times), il raffinatissimo Matteo Corvino vive tra Venezia,
New York e Far East quando non lavora
a qualcuna delle sue meraviglie. Uomo
di fiducia di Pinault, di casa nella Parigi che conta, è capace di organizzare
tre giorni di cerimonie per 600 ospiti a
Firenze, facendo chiudere una piazza al
traffico e posare 80 metri di tavolo per il
buffet mentre un drone non perde mai di
vista gli sposi. Che poi si recano a Palazzo Pitti, dove li aspettano un cavallo
alato, balli al Teatro la Pergola il giorno seguente, poi la cerimonia dell’hennè
a Palazzo Corsini, dove troneggia un
enorme elefante di cartapesta. Infine il
pranzo di nozze a Villa Le Corti con fuochi d’artificio finali. Per festeggiare gli
sposi, Kevin Sharma di Kuala Lumpur e
Aradhana Lohia, figlia del magnate indo-thailandese Aloke Lohia, hanno speso 12 milioni di euro. Matteo Corvino è
in grado di soddisfare il capriccio dell’ultim’ora, ma di solito riceve richieste precise dai suoi committenti stranieri: dalle
coreografie alle iniziali sulla torta alla
sequenza delle portate, al volere Elton
John per cantare al brindisi, al servire
solo Dom Perignon reserve jeroboam (da
3 litri ) e mathusalem (6 litri).
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Cover Story
Il dandy eroico
Tommaso de Mottoni y Palacios dopo il Grande Fratello
corre per centinaia di chilometri l’anno: è sempre in viaggio per corse, gare. E per il puro piacere della scoperta...
Tommaso de’Mottoni: laurea in economia, consulente aziendale, opionionista in tv, giornalista, esperto di formazione
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ho voluto provare per la sua natura
più originale, ossia stare chiusi in
al Grande Fratello alle Granun ambiente isolati dal mondo - ha
di Distanze. Che cosa ti ha cambiaavuto la stessa leva.
to tanto in questi anni?
Lo dici come se le due cose fosseQuali sono i valori che hai riscoro agli antipodi. In realtà il piaceperto e quelli che non avevi mai
re dell’avventura e della scoperta
messo da parte?
non è in contrasto con una vita più
Ho sempre tenuto ben chiari i miei
mondana e composta. Pensate solo
valori, che non sono soggetti a oscilal nostro mappamondo: molti dei
lazioni legate al contesto. Forse per
confini e dei continenti sono stati
questo sono uscito velocemente,
disegnati grazie al senso della scocon il massimo numero di nomiperta e dell’avventura di esploranation tra i componenti della Casa,
tori che erano anche aristocratici.
ma, se andiamo a vedere, con una
Non a caso la National Geografic
percentuale piuttosto bassa di teleSociety ha queste radici. Per me la
voti dal pubblico di casa.
corsa in ambienti ostili e su lunghe
Tra i valori riscoperti, c’e forse la
distanze, anche oltre i 300 km, non è
curiosità dei vent’anni, il bisogno
tanto un modo di vivere. Correre è
di costruire prima un percorso tra i
un mezzo per la scoperta di luoghi
libri e contemporaneamente e sucnuovi e un modo per vivere quelli
cessivamente nel mondo del lavoro,
che già conosco. Il mio ingresso al
quello di guardarsi intorno alla riGrande Fratello -un’esperienza che
cerca del bello. Ho lasciato appena
diciottenne Trieste alla volta prima
di Milano, poi di New York, poi
di altre città ancora. Da anni sono
tornato qui. Il più bel regalo che la
quotidianità possa farmi è una passeggiata o una corsa in Carso, una
gita sulle Dolomiti, un bagno nel
mio mare. Detto questo, sono continuamente in viaggio, per corse,
gare, e anche per il semplice piacere
della scoperta. Ma non è un bisogno
bulimico di mettere tacche, o tag, in
giro per il mondo. A 2 km in salita
da casa so già dove trovare il mio
paradiso.
Quali sono le manie del “dandy
sportivo” in fatto di abbigliamento?
Su questo si potrebbe scrivere un
libro. Di gente che sceglie i look da
fighetto metropolitano, abituato a
selezionare vedendo
cosa indossano i cosiddetti influencer anzichè vedere di cosa ha
bisogno realmente, ne
sono piene sia le palestre che le montagne
che sono il luogo dove
più posso dire di avere
esperienza.
Stramazzano al suolo
e non capiscono il perchè. Corrono su scarpe
che a un certo punto
li lasciano a piedi ma
sono felici di averle
uguali al bloggerino di
turno.
Se invece vogliamo
spogliare degli orpelli dei fashion editor
il concetto di dandy
riportandolo a una
visione eroica e sanamente romantica dello stile di vita, questo
saper conservare sè
stesso anche nelle situazioni in cui si fatica,
si dorme in una stamberga, si mangia in una
tenda, ecco che le manie si fanno pregi.
Essere sè stessi oggi è
talmente difficile che
chi riesce ad esserlo
senza render conto alla
massa, nella sua semplicità, senza la ricerca
ossessiva di una esteriorità esasperata, è a
dir poco un soggetto
eccentrico.
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Cover Story
I dandy aristocratici non sbagliano mai
un titolo: hanno Albi e Annuari alla mano
EMILIO PETRINI MANSI DELLA FONTANAZZA
Il marchese viareggino rappresenta alla perfezione la nuova generazione Qui a fianco:
di uomini che si sta rapidamente diffondendo nelle metropoli, i nuovi
il marchese
dandy per cui lo stile non è tutto ma di sicuro conta. Ecco una veritie- Emilio Petrini
ra descrizione di Emilio Petrini Mansi della Fontanazza, raccolta presso
Mansi della
Fontanazza.
suoi amici.
Coordinatore e docente del Corso di Perfezionamento in Diritto Nobilia- Sotto l’Annuare e Scienze Araldiche attivato presso l’Ateneo Pontificio Regina Aposto-rio della Nobiltà
italiana, curato
lorum in Roma, Consulente Tecnico d’Ufficio in Araldica presso il Trida Andrea Bobunale di Lucca. è sorridente, alto, magro, patinato, curato; con i capelli rella d’Alberti
sempre a posto, l’abito sempre stirato, la pochette intonata.
Si notano le mani curate, le sopracciglie perfette, la pelle morbidissima
come se fosse appena uscito da una prestigiosa beauty farm toscana..
Segue la moda con moderazione, tiene più alle scarpe e alla cintura ben
abbinate, alla cravatta giusta al momento giusto, ai gemelli non vistosi
ma ricercati che alle griffes..In ogni luogo si distingue perchè è sempre
calmo (anche quando tutti gli altri sono nervosi).
Non dice parole sconvenienti e non alza mai la voce, non diffonde le sue
telefonate urbi ed orbi e depenna dal suo carnet gli urlatori, quelli che
parlano male degli altri e quelli che roteano le mani in modo inproprio
in salotto o a tavola.
Tra i suoi punti di forza, la pazienza durante lo shopping con le signore:
niente brontolii èe sbuffate sonore, ma un sorriso di giubilo di fronte al
pezzo vintage di grande attualità o di un fashion designer emergente.
L’Annuario della Nobiltà Italiana è il più antico reAltre frecce al suo arco: offre il dinner all’amata, accompagna sempre a
pertorio genealogico periodico italiano, fondato nel
casa, raccoglie qualunque cosa cada a una signora e la aiuta sempre a
1878, che pubblica ed aggiorna gratuitamente i dati
mettere e a togliere il visone.
anagrafici, ed araldici, delle Famiglie facenti parte
Ritratto degli amici a parte, ecco dalla viva voce di Emiio Petrini Mansi L dell’antica aristocrazia italiana e dei loro disceni suoi punti di forza, i suoi valori, che valgono anche per coloro che non
denti. Questa celeberrima opera che rappresenta uno
sono dandy o non sono aristocratici: “I miei valori imprescindibili sono
dei massimi repertori nobiliari italiani esistenti nel
l’onore, la carità verso i bisognosi esercitata senza ‘sbandierare’, nel totamondo ed è dedicato alla ricerca, all’aggiornamento
le riserbo, come si faceva una volta”.
ed alla conservazione gratuita delle genealogie dei
E anche la cavalleria, intesa come difesa della cristianità, delle vedodiscendenti ed ascendenti delle famiglie nobili itave, degli orfani. E’ importante vivere degnamente, poi bisogna mettere a
liane e degli stemmi della famiglie nobili e notabili
frutto per la comunità.”
italiane. la nuova edizione dell’Annuario della NobilIl nome Mansi fa parte della storia della Lucchesia e dell’Italia. Ma Emilio
tà Italiana (2011-2014). L’ultima edizione edita nel
non coglie l’occasione della nostra intervista per parlare delle storiche
dicembre 2014, curata da Andrea Borella d’Alberti
dimore o dei vari rami di famiglia, ma per spiegare meglio cosa intende
è costituita da un volume di 2506 pagine in bianco e
lui per cavalleria, un concetto oggi piuttosto inusuale.
nero con 120 tavole a colori, in cofanetto di tela con
“Il mio antenato Ascanio Mansi fu ministro dei Principi di Lucca e Piomtitoli in color oro, formato pagine 21 x 29,5 cm.Per
bino, Elena Bonaparte e Felice Paciotti. Esercitava la sua funzione pubmeglio conservare l’opera il volume è racchiuso in un
blica gratuitamente.
cofanetto di tela rossa con scritte in color oro..
Quando dopo la Restaurazione subentrarono i Borbone Parma lo confermarono, anzi divenne Presidente del Consiglio.
Alla fine di ogni esercizio annuale il mio antenato usciva dal Palazzo Ducale a salutare il popolo, facendo il giro della piazza. Se aveva ben governato lo applaudivano, altrimenti a quel tempo erano pronti gli ortaggi...
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Cinema &Tv
Tutti a Locarno
by Giuseppe Bruni
Edward Norton premiato alla 68°
edizione del bel Festival dei Film
La locandina del Festival di Locarno e un’immagine della Piazza Grande, dove si tengono le proiezioni più importanti
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al 5 al 15 agosto 2015 si terrà
la 68° edizione del Festival del film
di Locarno, un concorso che ha saputo
conquistarsi un posto unico nel panorama delle grandi manifestazioni cinematografiche.
Ogni anno la cittadina svizzero-italiana
situata nel cuore dell’Europa, diventa
per undici giorni la capitale mondiale
del cinema d’autore. Migliaia di amanti e professionisti della settima arte si
danno appuntamento qui per assistere
a una programmazione di qualità, ricca, eclettica, sorprendente, dove talenti
emergenti gareggiano fianco a fianco
con nomi di prestigio.
La celebre Piazza Grande ogni sera accoglie nel suo magico scenario una platea di 8.000 spettatori. Geograficamente
situato al crocevia di tre grandi culture
europee (italiana, tedesca e francese),
con il suo vasto pubblico multicultura-
le, il Festival del film Locarno rappresenta un trampolino di lancio unico per
nuovi film provenienti da tutte le parti
del mondo. Rappresenta uno spazio
d’incontro prezioso, un’occasione per
scovare i talenti di domani.
I media specializzati e non sono molto
attenti a questo ferstival: di solito sono
presenti Le Monde, Libération, La Repubblica, Die Welt, El Pais, The Guardian, The Independent, la stampa specializzata come Screen International,
The Hollywood Reporter, Variety, Le
Film français, Les Cahiers du cinéma,
Sight and Sound, e naturalmente l’intera stampa svizzera.
Registi, attori e produttori sono pronti
a confrontarsi con gli spettatori durante
gli incontri che seguono le proiezioni.
Le personalità del cinema e della cultura ospiti della manifestazione apprezzano la possibilità di interagire con il pubblico durante le tradizionali masterclass
aperte a tutti.
E, lontani dalla patina di stress che
solitamente copre simili eventi, i professionisti di tutto il mondo trovano
qui le condizioni ideali per creare una
proficua rete di contatti, tra i diversi
workshop o gli informali happy hours
organizzati dall’Industry Office.
Fondato nel 1946, il Festival del film
Locarno è uno dei più antichi del mondo insieme a Venezia e Cannes.
Locarno ha spesso riconosciuto, prima
di tutti gli altri, la genialità di giovani
registi provenienti da tutti gli angoli
del mondo – talvolta sin dai loro primi
cortometraggi – che sono successivamente saliti alla ribalta imponendosi come i principali filmmakers della
loro generazione, ne sono un esempio
Claude Chabrol, Stanley Kubrick, Paul
Verhoeven, Milos Forman, Marco Bellocchio, Glauber Rocha, Raul Ruiz,
Alain Tanner, Mike Leigh, Bela Tarr,
Chen Kaige, Edward
Yang, Aleksander Sokurov, Atom Egoyan, Jim
Jarmusch, Spike Lee,
Gregg Araki, Catherine
Breillat, Abbas Kiarostami, Gus Van Sant, Pedro
Costa, Fatih Akin, Claire
Denis, Kim Ki-Duk e
molti altri.
Il Festival è riuscito a
rimanere fedele alla sua
vocazione. Con un passato illustre alle spalle e
uno sguardo che punta
deciso al futuro, il Festival del film Locarno è,
ora più che mai, sinonimo di scoperta e innovazione.
Attento a tutti gli sviluppi del cinema contemporaneo e sempre alla ricerca delle produzioni più
innovative del momento,
il Festival è rinomato per
la sua programmazione,
aperta e impegnativa al
contempo, che vanta numerose prime mondiali e
internazionali.
Dai campioni di incassi
degli studios alle pellicole totalmente indipendenti, dai film di genere
al cinema sperimentale
fino ai migliori documentari e cortometraggi,
la selezione di Locarno
segna il passo presentando ogni anno i più
grandi autori di oggi e di
domani.
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.2 1/2015
Classica/Opera
ALMA MATER E IL TERZO PARADISO
by Timur De Angeli
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all’8 luglio al 29 agosto 2015
la Cattedrale della Fabbrica del Vapore di Milano ospita un evento
artistico complesso e unico nel suo
genere.
Si chiama Alma Mater, ed è la
nuova imponente creazione multimediale del musicista israeliano
Yuval Avital, che vive in dialogo
con un’inedita versione de “Il Terzo
Paradiso” opera creata dal grande
artista internazionale Michelangelo
Pistoletto.
Yuval Avital, artista compositore
apprezzato a livello internazionale
per le sue opere sonore di massa, in
Alma Mater realizza un’elaborata
e potente partitura e dà vita a una
stupefacente foresta di 140 altoparlanti in pietra e terracotta da cui si
diffondono voci di nonne di tutto il
mondo.
Sono voci intrecciate a suoni della
natura: favole, nenie, canti tradizionali, sussurri e preghiere che si
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Opera-tandem di Avital-Pistoletto
intersecano a vibrazioni sismiche,
boati di vulcani, suoni di abissi,
gorgoglii di gocce d’acqua. Insomma, per lo spettatore le sensazioni si
accumulano e si intrecciano.
Alma Mater è un’opera di forte
impatto sensoriale, un quadro allegorico di 1200 metri quadri a metà
tra installazione e performance, che
mette in dialogo tra loro e crea uno
straordinario connubio di eccellenze creative.
Le nonne si fanno porta di accesso
per un viaggio verso le origini, lungo un infinito cordone ombelicale
idealmente rappresentato da “Il
Terzo Paradiso” celebre opera di Pistoletto - qui realizzata per la prima
volta con terra contadina lombarda
- che si snoda in tre anelli contigui
al centro dell’installazione, suggerendo un legame tra passato, presente e futuro.
Alle suggestioni viscerali e primordiali si accostano la delicatezza
delle ballerine della Scala, in eteree
apparizioni videoproiettate e la presenza evocatrice delle
merlettaie. Esse sono intese come odierne Parche che comunicano col tombolo che tessono, parlano attraverso la loro
opera, i fili di un candido pizzo. Il tutto è armonizzato dalle
installazioni site-specific di luci create da Enzo Catellani e da
quelle sonore realizzate da Architettura Sonora.
Alma Mater propone forti identità ben riconoscibili che pur
si armonizzano in un visionario unicum artistico ispirato
all’archetipo della madre nutrice, per offrire ai visitatori un
intenso viaggio poetico e di scoperta.
Questa evento è inoltre catalizzatore di vari appuntamenti
che avranno luogo nell’arco dei due mesi: incontri, aperitivi
naturali, laboratori creativi e performance.
Spiccano i Dialoghi, serate in cui performer, portatori di tradizione e artisti internazionali sono stati scelti dall’autore per
dialogare con l’opera - tra i primi annunciati quello di Gunnlaug Thorvaldsdottir e Gunnlaugur Egilsson, che daranno
voce e movimento alla mitica figura femminile islandese de
La Signora delle Montagne. Sarà presente anche una performance con 50 nonne filippine residenti in Italia e tre cantastorie indigene dell’isola di Mindanao – nonna, madre e figlia
- diretta dallo stesso Avital.
Il programma dell’installazione Alma Mater che resterà in
scena per tutta l’estate alla Fabbrica del Vapore di Milano
verrà aggiornato periodicamente, si può visualizzarlo ogni
giorno sul sito www.magaglobalarts.com
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Pop & Rock
IL PARADISO DI MIKA
ANDREA IL SUPEREROE
by Francesco Curci
Mika, nessun posto in Paradiso
Non ci sono dubbi: Mika è cresciuto. E il suo nuovo album “No place in Heaven” ne è la dimostrazione.
Pubblicato su etichetta Virgin/Emi/Universal Music in ben otto versioni differenti, NPIH è un album che
vibra di energia pura, la stessa che da sempre caratterizza il caleidoscopico universo del cantautore libanese. Quindici tracce composite per genere, mood ed emotività, in cui a farla da padrone sugli arrangiamenti
è il pianoforte suonato tutto, rigorosamente in modo marcato ed incisivo. Tra ballate suggestive come Last
Party – omaggio a Freddie Mercury – o Hurts e brani dal sapore più estivo ed incalzante come il singolo
apripista Talk About You o Rio, dagli artificiosi giri di chitarra, è un disco in cui l’eterogeneità sonora si
sposa ancora una volta con la sofisticata grafica di copertina in cui Mika viene ritratto sempre in dicromia
su sfondi policromatici ed esplosivi che rievocano paesaggi beverlyhillsiani. In “Ordinary Man” le sonorità si fanno introspettive rammentando alcune tra le produzioni più suggestive di Elton John, mentre “All
She Wants” e “Good Guys” segnano un tuffo trasversale nel passato, fatto di grandi successi elettro-dance
come “Grace Kelly” e “Relax (Take it Easy)”. Un album che si è fatto attendere – a sei anni dall’ultimo
disco di inediti e a tre dall’ultimo greatest hits – che segna una nuova, interessante tappa dell’inarrestabile
Mika, noto anche per la carica di giudice del talent Sky “X-Factor”.
Andrea Nardinocchi, Supereroe della musica
A due anni dalla fortunata partecipazione al Festival di Sanremo con “Storia impossibile” , Andrea Nardinocchi torna con un nuovo album, Supereroe, che di super sembra avere proprio tutto: la voce, superprodotta, il sound, super-potente, i testi, super-attuali. Supereroe è un album nel quale le atmosfere risultano ancora fortemente pervase di elettronica, la stessa che il nostro riesce a destreggiare con grande
dimestichezza. Le sonorità spaziano dal groove, al funky, approdando alla tecno music. Gli arrangiamenti
si fanno via via più trascinanti, dinamici, accompagnando l’ascoltatore in un altrove futuristico, dominato
da modernismi e sperimentazioni che rappresentano un salto in avanti rispetto al precedente lavoro dove il
mood risultava più introspettivo e pacato. I suoni si rivelano tesi, in continuo divenire, fungendo da tappeti
sonori a testi che alle volte paiono più originali, altre volte si piegano a dimensioni intimiste, riflessive.
L’intero concept – dalla grafica di copertina al mastering – ha un sapore fortemente internazionale.
In alto, NPIH, il nuovo album di
Mika, al centro il superereoe Andrea
Nardicchi, qui sopra la copertina di
Cuore aperto. dei The Sun.
The Sun, cantare per Dio
La storia di questa band, agli occhi dei tanti, può apparire un paradosso. Nati come gruppo punk, a seguito
di una crisi mistica che li ha spinti a convertirsi al cristianesimo, i The Sun sono diventati una christian
rock band. E proprio per la serie “chi canta prega due volte”, hanno iniziato a cantare per Dio. Anticipato
dal singolo Le case di Mosul – con videoclip di forte impatto visivo – in cui raccontano la tragica vicenda
del professor Mahmud Al’Asali, docente all’Università di Mosul ucciso dagli estremisti dell’Is di fronte
agli studenti per aver difeso i diritti cristiani, tornano con un album nuovo, Cuore Aperto, luminoso nelle
sonorità, sgorgante di vita. La voce del leader, Francesco, ricorda vagamente quella di un giovane Gianluca Grignani. Le canzoni sono incentrate tutte su temi sociali – l’emancipazione, la difesa dei diritti, il
superamento dei pregiudizi razziali – e si accompagnano ad un suono rock sì, ma allo stesso tempo dolce,
pacato e travolgente. Impazzano le chitarre, il ritmo è scandito da loop di batteria, gli arrangiamenti suonano puliti, lucidi, scevri da qualsiasi contaminazione di elettronica.
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
TopNightlife
TOP NIGHTLIFE
i
Gossip, protagonisti, star, party
eventi esclusivi in Italia e nel mondo,
selezionati dai nostri inviati speciali
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Da sinistra: i 125 anni dell’Automobil Club Monaco, Pamela Anderson al ballo del Giglio, lo show
al Premio Alberto Sordi, Marco Mengoni premiato in Senato con il presidente Antonio Grasso, foto
ricordo con i trofei al Premio Alberto Sordi,
Due immagini di Grace Jones al live concert di Hyde Park a Londrra il 16 giugno
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
TopNightlife
Monaco ha festeggiato i 125 anni dell’Automobil Club
by Antonia Gospodinova
GRACE JONES BODY PAINTING
La popstar Grace Jones a sessant’anni suonati ha cantato in topless e
body painting il 16 giugno scorso al
maxi concerto di Hyde Park a Londra, con stupefacenti costumi ispirati
alle tradizioni tribali. Delirio di applausi per i suoi ingressi trionfali, i
grandi successi Anni ‘80 e per i suoi
look creati personalmente da lei. Eccola mentre canta la hit “My jamaican guy”.
In questi giorni è uscito anche il suo
ultimo lavoro: si chiama semplicemente Disco, ed è un lussuoso cofanetto a tiratura limitata che celebra i
primi tre strepitosi album in studio
di Grace Jones: Portfolio (album del
debutto, 1977), Fame (1978) e Muse
(1979). Edito in splendida veste grafica (curata da Darren Evans) dalla
Universal (Island Records), prodotto
da Bill Levenson e rimasterizzato da
Kevin Reevies, il box Disco contiene
numerose bonus tracks (tra mix, versioni strumentali e versioni inedite);
a corredo dei tre cd digipack – fedelmente riproposti con le splendide
e coloratissime copertine originali
disegnate da Richard Berstein – un
ricco libretto fotografico con un racconto biografico firmato Daryl Easlea. Il lungo silenzio è stato rotto
nuovamente dopo Hurricane, sorta
di ponte tra i primi album e la fase
matura contemporanea. Hurricane,
l’ultimo di inediti, è stato salutato
dalla critica come un autentico capolavoro, complice la partecipazione tra gli altri di Brian Eno e di Ivor
Guest ( bellissimo il brano Corporate
cannibal).
Oggi, a sessantasette anni suonati, la
pantera continua a graffiare, come
dimostra la recente performance tribale nel celebre parco di Londra. In
attesa del nuovo album di inediti godiamoci questo bellissimo box.
PREMIO ALBERTO SORDI
Lunedì 15 giugno 2015, presso la Sala
Sinopoli dell’Auditorium Parco della
Musica di Roma, la Fondazione
Alberto Sordi ha reso omaggio
alla figura del grande attore nella
ricorrenza del suo compleanno con
lo speciale evento “Premio Alberto
Sordi”. L’evento ha anche lo scopo di
far conoscere e sostenere le iniziative
per gli anziani fragili, mission che la
Fondazione porta avanti secondo il
desiderio di Alberto Sordi.
Durante la serata, presentata da Fabrizio Frizzi, si sono alternati numerosi esponenti del mondo dello Spettacolo, dell’Arte e della Cultura per
portare una propria testimonianza in
ricordo del grande attore.I proventi
della serata serviranno a sostenere
il Progetto di Ricerca Sanitaria per
la diagnosi e la cura del Morbo di
Alzheimer e il Progetto di stimolazione cerebrale per il recupero motorio Post-Ictus condotti dall’Università Campus Bio-Medico di Roma di
cui la Fondazione è Ente sostenitore.
Ha aperto la serata l’intervento del
Prof. Vincenzo Di Lazzaro, Primario
del Dipartimento di Neurologia, ad
illustrare i progressi dei progetti sostenuti.
Il “Premio Alberto Sordi”, assegnato
ogni anno ad Eccellenze del panorama italiano che si sono distinte non
solo sotto il profilo professionale, ma
soprattutto sul piano dell’impegno
sociale,è stato conferito in questa occasione a Enrico Brignano, Riccardo
Cocciante, Rosario Fiorello, Carlo
Conti e Gabriella Pession.
Il “Premio Alberto Sordi per la Solidarietà” viene conferito a Lucia Vedani. Tutti i premiati sono intervenuti sul palco a ritirare personalmente
il riconoscimento.Il Maestro Scultore Egidio Ambrosetti ha realizzato
la preziosa scultura in foglia d’oro
rappresentativa del Premio.
125 ANNI DI ACI A MONACO
L’Automobil Club di Monaco ha organizzato la festa dei suoi 125 anni
con una splendida serata di gala alla
quale ha partecipato tutto il gotha cittadino. Cena di gala sotto le stelle e
bellissimi spettacoli.
PAMELA ANDERSON E PHIL PALMER AL BALLO DEL GIGLIO A
SANTA MARGHERITA
La star di Baywatch è stata la madrina della ottava edizione del Ballo
dei Gigli a Santa Margherita Ligure
il 20 giugno scorso nei saloni di Villa
Durazzo, organizzato dalla Associazione Lilium Onlus. Accanto a lei il
musicisa Phil Palmer. Imponente la
cena di gala organizzata per la raccolta fondi. Lilium Onlus, il cui scopo principale è il restauro di opere
d’arte e la diffusione della cultura,
devolverà il ricavato dell’evento al
completamento del restauro di una
importante consolle con specchiera
policroma settecentesca. Questa bella
opera è collocata nei saloni di rappresentanza di Villa Durazzo di Santa
Margherita Ligure, il restauro è già
iniziato con i fondi realizzati nell’edizione 2014.
Qui sopra: la troupe di Top Nightlife il
nostro cultural reality show in onda su
La9 e Sky con i protagonisti della terza
puntata andata, in onda nello scorso
mese di aprile.
ARENA
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n.8 7-8/2015
Grand Tour
Vintage
SARMATO
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Il primo baluardo difensivo di Piacenza
contro il Ducato di Milano è un luogo
magico, di delizie. Un castello da sogno,
abitato ancor oggi dai Conti Zanardi
Landi di Veano.
ARENA
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MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Grand Tour
Sarmato possiede uno dei castelli più importanti della provincia di Piacenza
testi e foto di Grazia Mantelli
F
otografare il Castello di Sarmato è un sogno che coltivavo da
tempo è si è avverato in una mattina piena di sole, che ha brillato
sulla bandiera svettante sulla torre
di questo luogo magico, il primo
baluardo difensivo guelfo della città di Piacenza contro le scorrerie dei
ghibellini pavesi lungo il corso del
Po.
La cittadina di Sarmato si stringe intorno all’antica costruzione - appartenente ai Conti Carlo e Maria Ines
Zanardi Landi di Veano che vi risiedono con la loro figlia Valentina - situata sul fondo di un lunghissimo
argine naturale che delimita la zona
di straripamento del Po. Il Castello
è la residenza di famiglia, è arredato con i mobili di tutti gli avi che si
sono succeduti qui, che non hanno
esitato ad ospitare gli sfollati durante la Seconda guerra mondiale.
E’talmente casa che in ogni stanza si
trovano gli arredi di epoche diverse: i salotti ottocenteschi si alternano ai comodi imbottiti a fiori degli
Anni Ottanta, ai paralumi anni Cin-
quanta, agli stucchi Napoleone terzo, ai mobili rinascimentali. Feste e
inviti animano i grandi saloni del
Castello Mentre eventi, mercatini e
mostre rallegrano la città nel week
end, quando il Castello si apre per
le visite guidate mostrando i suoi
tesori e gli oggetti più semplici, le
collezioni di porcellane di Limoges
e quelle di elefantini di tutti i Paesi,
seguendo lo stile di vita tranquillo e
riservato dei suoi proprietari.
E’ forse da ricondurre ai Longobardi la fondazione di Sarmato,
da ‘situs armatus’ nel V° secolo. Il
castello esisteva già nel 1216 con il
suo nucleo originario: sotto le sue
mura, nel giorno di Pentecoste qui
si riunirono le milizie di Milano e
di Piacenza prima di intraprendere
una vittoriosa campagna contro le
roccaforti tenute dai nemici Pavesi sulle alture di Rovescala e che il
castello stesso subì gravi danni nel
1270 ad opera del condottiero ghibellino Ubertino Landi.
Alla fine del XIII° secolo i signori
che abitavano la villa e il castello
di Sarmato erano i Pallastrelli, feudatari e grandi proprietari di terre
fertili e ambite del contado che si
estendevano da Fontana Predosa
fino a Borgonovo.
Seguirono poi i Del Torrio, fortemente indebitati dopo l’abbandono
del capofamiglia Gherardo o Gottardo, morto in santità dopo l’incontro con San Rocco.
Il santo di Montipellier, pellegrino
che curava malati e bisognosi si fermò nei boschi di Sarmato perchè
colpito egli stesso dalla peste. Un
cane della muta di Gottardo Pallastrelli fu scoperto a rubare il pane
in cucina per portarlo nel bosco al
Santo affamato. Il signore di Sarmato, illuminato dalla luce divina,
si prodigò per curarlo fino al momento della guarigione e poi decise di lasciare tutto e dedicarsi al
pellegrinaggio, dopo aver commissionato un affresco di San Rocco,
visibile ancor oggi nella chiesa di
S. Anna a Piacenza. Gottardo andò
in romitaggio sulle Alpi e il monte
dove morì prese il nome di San Gottardo. Il culto di San Rocco è vivo
ancor oggi a Sarmato, che nel 1363
vide la Rocca e Castello fortilizio
di Sarmato passare in mano ai ricchi mercanti Saccamelica, schierati
con i Ghibellini e i signori di Milano, Barnabò, Matteo II e Galeazzo
II. Assediato per 8 mesi dai guelfi,
fu recluso nelle prigioni del castello
dalle quali fuggì un giorno d’inverno scalzo e in camicia, potendo rifugiarsi nella casa di Piacenza dalla
quale invocò l’intervento del futuro
Duca di Milano Gian Galeazo Visconti che potè tornare in possesso
di Sarmato e lasciare torre, rocca
e castello all’unica figlia rimasta
Margherita e al figlio primogenito
di lei Alberto Scotti, avuto da Giacomo Scotti morto giovane. Il nuovo castellano Alberto Scotti aveva
nelle vene anche sangue scozzese,
discendeva da Shoto de Douglas
signore di Chysdal, inviato dal re
Acajo in soccorso dell’imperatore
Carlo Magno con 4000 cavalieri per
combattere il re dei Longobardi Desiderio. Egli divenne governatore
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Grand Tour
Un castello autentico, residenza abituale dei proprietari
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della Lombardia, a cui allora apparteneva Piacenza, dove
si stabilì sposando l’unica figlia di Antonio da Spettine. Il
casato Scotti Douglas fu sempre fra i capi del partito guelfo e forse diede i natali al santo piacentino Fulco, divenuto
vescovo di Piacenza e poi di Pavia. Il conte Alberto II Scotti
Douglas fu un grande capitano ma anche uomo di cultura, letterato umanista, mecenate delle artei. Commissionè
l’affresco rappresentante i filosofi nella sala della Podesteria
del Castello e fu consigliere del Duca di Milano e dell’Imperatore Sigismondo che nel 1414 lo creò conte di Castell’Arquato, Fiorenzuola e Vigoleno con il fratello Pietro.
I primi due feudi furono sostituiti con Sarmato nel 1441,
e altri beni sul territorio attraversato da un rio irriguo che
prese il nome di Rio Scotti. La rivalità con gli Arcelli Fortana
che si sostituirono temporanemente ai Visconti nel dominio
di Paiacenza portarono in carcere il capostipite di Sarmato, che fu portato in catene sotto le mura del suo castello
per ottenerne la resa. I beni degli Scotti furono confiscati e
conferiti agli Arcelli da Filippo Maria Visconti purchè gli
restassero fedeli nel 1412.
Ma l’alleanza durò poco, il Duca di Milano dichiarerà guerra ai signori della Val Tidone nel 1417 inviando il condottiero Francesco Carmagnola contro Sarmato, che fu più
volte espugnato e perso finchè lo Scotti alleatosi col Duca
di Milano potè tornarvi nel 1439. Ma la serenità durò solo
fino al 1447 quando Francesco Sforza decise la conquista di
Piacenza e dei territori circostanti che si erano nel frattempo
alleati con Venezia.
Il conte Alberto II dovette abbandonarlo ancora per due
anni, poi potè goderlo fino al 1462. Il castello fu assegnato, dopo molte sentenze, ai discendenti di uno dei nipoti di
Alberto II, Cristoforo, che prestarono anch’essi i loro servizi
alla Repubblica di Venezia, partecipando alla difesa della
fortezza dell’ isola di Candia e alla Battaglia di Lepanto sulla galea genovese Diana.
Tra la fine del 500 e l’inizio dell’Ottocento gli Scotti Douglas
poterono conservare Sarmato destreggiandosi in un difficile
gioco di alleanze: a fianco dei veneziani, dei Farnese Duchi
di Parma e Piacenza sia in Italia che in Fiandra; per i duchi
di Savoia, contro gli austriaci nella guerra del Friuli a difesa del contado di Monfalcone. La famiglia Zanardi Landi
Uno dei grandi salotti al piano terra. Qui sopra, antico
stemma in pietra dei Conti Douglas Scotti di Sarmato.
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Grand Tour
Non poteva mancare il fantasma: una nobildonna vaga per i saloni
conserva le bandiere di combattimento e le drappelle con
i simboli e gli stemmi di famiglia, appartenti alla gloriosa
“Compagnia di corazze” dei conti Scotti.
Divisa in vari rami a seguito di matrimoni con varie famiglie piacentine, gli Scotti ospitarono nei palazzi cittadini il
Papa Pio VII e il re d’Etruria e infante di Spagna don Lodovico di Borbone e vari generali napoleonici e austriaci.
Nella prima metà del XIX° non vi furono più eredi maschi,
parte del castello di Sarmato fu lasciato a una delle tre figlie
del Conte Antonio Paolo, Luigia Scotti Douglas Gentili Pusterla, che nel 1803 aveva sposato il conte Vincenzo Zanardi
Landi di Veano. Maria Giulia sposò il conte Carlo Adriano
Torelli di Modena, ereditando i beni nella città di Piacenza.
lo di Sarmato, la terza figlia morì in un incendio.
Gli Zanardi Landi, già signori di Ottavello, Veano e consignori di Calendasco, traggono origine dalla antichissima
famiglia Landi (prima De Andito) dalla quale discesero vari
rami, che aveva grandi tradizioni militari e molti imparentamenti con la famiglia Scotti. L’Ottocento li vide impegnati nelle guerre che portarono all’unificazione dell’Italia. Il
conte Vincenzo fu colonnello dei Dragoni della Val di Taro e
della Guardia Urbana della città di Piacenza e capitano della Guardia d’onore della Duchessa Maria Luigia d’Austria
che lo insignì del cavalierato e della commenda dell’Ordi-
IL FANTASMA DI SARMATO
Dipinto di Felice Campi sul soffitto nel salone da
ballo. Camera impero con baldacchino orientale
Come ogni castello che si rispetti, anche il Castello di Sarmato è infestato da un fantasma. Dopo i primi avvistamenti, le ricerche: si tratterebbe di Anna Giulia Scotti Douglas,
andata in sposa al conte Egidio Cattaneo, come ricorda la
lapide nella chiesa del castello dedicata a S. Carlo, ebbe in
sorte una tragica fine.
Il 20 novembre 1858, la contessa si avvicino troppo a un
grande camino al piano terra e il suo abito prese fuoco. Morì
avvolta dalle fiamme e tra orribili tormenti, nessuno era con
lei in quel momento: i soccorsi arrivarono troppo tardi. Si
dice che il suo bianco fantasma appaia nelle notti autunnali
mentre si aggira nella teoria di salotti al piano tera del Castello di Sarmato, e che si oda il suo triste lamento. Nel corso della visita guidata, non dimenticate di farvi indicare il
salotto dove è stato avvistato il fantasma della povera Anna
Giulia, che ogni tanto ritorna nelle sue stanze preferite.
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Vintage
Un’altra sontuosa camera con legno intagliato e dorato e preziosi arredi d’epoca. Il suocero del Conte Pietro Zanardi Landi fu il Conte Luigi Barbiano di Belgioioso, Podestà di Milano e senatore del Regno. Il suo ritratto, attribuito a Francesco Hayez, troneggia nel salotto privato al piano terra. Il
Castello di Sarmato, fondato forse da un nucleo di barbari Sarmati, ha avuto, fra i tanti illustri ospiti, anche la principessa Anna d’Inghilterra.
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Grand Tour
Nel 1704 il Doge Luigi Mocenigo nominò condottiero il conte Paolo Scotti
ne Costantiniano di San Giorgio di
Parma. Il Conte Francesco fu colonnello della Guardia Nazionale e nel
1863 divenne sindaco di Piacenza.
Tra i personaggi celebri che frequentarono Sarmato nell’Ottocento,
va ricordato Napoleone Bonaparte
che riposò nel casellino della Bettola, il re Costantino I di Graica, che
soggiornò qui col suo seguito quando giunse in visita alla Principessa
Paola Ostheim di Sassonia Weimar.
Per tutti questi secoli il Castello di
Sarmato ha resistito egregiamente ad assalti, spoliazioni, divisioni,
guerre e dissidi familiari conservando la sua magnifica struttura e i suoi
luoghi segreti.
Nei sotterranei c’erano le prigioni e
il terribile Pozzo del Taglio, una voragine con a metà un gioco di lame
disposte perpendicolarmente, che
non lasciavano scampo al malcapitato di cui volessero disfarsi i signori di Sarmato. Sul fondo, la fine
arrivava inesorabile grazie a una
miriade di punte acuminate rivolte
verso l’alto.
Ogni membro delle nobili famiglie
che si sono avvicendate qui sapeva
inoltre che il “passaggio segreto”
poteva trarre in salvo in caso di pericolo, grazie a una lunga galleria
sotterranea che congiungeva una
piccola torre sul lato nordo con la
cascina “Mulini Vecchi” oggi scomparsa.
Entrando al castello di Sarmato si
è impressionati dall’integrità delle
mura ghibelline, dal ponte levatoio
e l’arco con lo stemma degli Zanardi Landi che aggiunsero al centro
delle armi antiche il giglio e l’unicorno, simboli dei Farnese, concessi
loro dal duca Ottavio. La secentesca
chiesa dedicata a San Carlo accoglie
ancor oggi molte feste religiose del
paese è circondata da grandissimi
cespugli di ortensie rosa.
Appena superato il cancelllo si resta
colpiti dall’imponenza della costruzione al centro della quale svetta il
mastio, in perfette condizioni, con
l’altissima torre sormontata dalla
bandiera con i colori degli Zanardi
Landi.
All’ingresso del giardino interno,
l’antico stemma della famiglia dei
conti Douglas Scotti di Sarmato. Il
cimiero è sormontato da un pellicano che si apre il petto per sfamare i
piccoli col suo sangue come segno
di generosità.
Il giardino interno fino alla metà
dell’Ottocento era rigorosamente
all’italiana. Oggi è formato da am-
pie aiole a prato con alberi di alto
fusto ed è rialzato entro le mura.
All’antica serra fa da contraltare la
bella piscina.
Il percorso di visita comincia proprio da qui, dal giardino dell’ala
ovest, tra profumi di magnolie secolari, con un tour dell’esterno, ammirando le strutture mediovali più
antiche e l’antico torricino, innalzato in tempi recenti e da dove si ammira la rocchetta quattrocentesca,
eretta a nord delle mura, con una
vista completa sulla vallata e sul
fiume, sui campi e i boschi dove il
conte Pietro Zanardi Landi andava
a caccia con il suocero, il conte Luigi
Barbiano di Belgioioso: grande appassionato di caccia, tanto da farsi
ritrarre proprio con fucile e carniere
con le prede dal grande pittore ottocentesco Francesco Hayez.
Il mastio ospita al piano terra un
grande salone delle feste con arredi lignei decorati da sfingi, preziose porcellane e dipinti secenteschi
della scuola di Stefano Magnasco,
Giovanni Evangelista Draghi e
Venceslao Carboni e una piccola
cappella privata delle dame Scotti.
Al piano di sopra il salone del ballo ospita fedeli riproduzioni delle
bandiere della Battaglia di Lepanto,
con lo stemma Scotti e il Leone della
Serenissima.
E’ esposta anche la bandiera che gli
Scotti innalzarono sull’isola di Candia quando la difesero con la loro
“Compagnia di Corazze”. Il salone
del ballo è impreziosito da un dipinto ad olio di Felice Campi tratto
da Nicolas Poussin, eseguito dopo
i restauri del mastio nel 1713, danneggiato da un incendio provocato
dalle truppe dell’esercito imperiale che solevano svernare nei ducati
farnesiani.
L’ingresso principale all’ala ovest
ospita l’albero genealogico degli
Zanardi Landi e un grande quadro
di Orazio Camia, dipinto nel secon-
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Grand Tour
do decennio del Seicento: la Madonna col Bambino e San
Carlo Borromeo.
Sullo sfondo si scorge l’antico abitato di Sarmato, con le
torri svettanti. Ammirando la fuga di salotti, decorati da
stucchi ottocenteschi, si scorgono il famoso camino, che fu
fatale a alla contessa Anna Giulia Scotti detta ‘Lia’ e un bel
pianoforte a coda con in bella mostra le foto dei tanti illustri visitatori di Sarmato, fra cui la principessa Margareth
d’Inghilterra e Silvio Berlusconi. quando era premier.
Sull’altro lato, la sala del biliardo e lo scalone che conduce al piano superiore, dove si trova il prezioso archivio di
famiglia con documenti risalenti al primo decennio del
Duecento, del Rinascimento, ma anche Settecenteschi e
Risorgimentali.
Si ammira la bella pergamenta del 22 otttobre 1585 nella
quale si legge che Pasquale Cicogna, Doge di Venezia, si
duole unitamente al Consiglio della Serenissima, dell’uccisione del conte Paolo Emilio Scotti avvenuta nel 1514 per
opera dei milanesi. E nomina il figlio conte Paolo, a capo
della compagnia d’arme che fu comandata da suo padre.
Il conte Carlo Scotti, deceduto nel 1582, era comandante
di 500 fanti nelle guerre di Lombardia, Parma e Siena. Nel
1571 fu colonnello in soccorso di Malta e, dopo la battaglia navale di Lepanto sulla “Diana”, che innalzò le insegne del duca di Parma e Piacenza Alessandro Farnese, fu
ambasciatore per il Duca Ottavio presso la Corte del Re di
Francia Enrico II.
Fra gli altri Scotti illustri si ricorda anche il conte Paolo
Emilio che combattè in Italia, Grecia, Francia, Germania
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La bellissima
volta dello studiolo
quattrocentesco,
detto “La sala
della Podesteria”,
affrescata con
figure di filosofi e
oratori del mondo
classico, sovrastati
dal sole della sapienza. Attribuito a
Bonifacio Bembo,
è stato voluto dal
Conte Alberto
Scotti Douglas II
nel XV sec.
e a Cipro. Fu governatore di Bergamo e al comando della
sua Compagnia d’arme difese Zara da 12.000 turchi e liberò dalle loro mani il Conte Brandolini.
Ancora, in una pergamena datata 5 gennaio 1714 si legge
che Luigi Mocenigo, Doge di Venezia, dopo aver ricordato
le lodi delal famiglia Scotti e di molti altri membri di questa, nomina il conte Paolo Antonio “Condottiero di genti
d’armi” in sostituzione del padre Ferdinando ormai deceduto. Al fianco della Serenissima combattè anche un altro
ramo degli Scotti Douglas, i conti di Fombio.
Passando nelle stanze occupate da antichi armadi contenenti preziosi documenti medioevali e rinascimentali
piacentini ma anche veneziani (come l’antica mappa della
città di Candia) ci si dirige verso il torrione più alto del
mastio, nei pressi del quale esiste una sala quattrocentesca
di grande pregio: la Sala della Podesteria.
Al centro della volta a vela, si ammirano lo stemma Scotti e gli affreschi di ieratiche figure, i filosofi e oratori del
mondo classico, sovrastati dal sole della sapienza. Questo
pregevole affresco è stato commissionato quasi certamente
dal dottere umanista Alberto II Scotti Douglas alla metà
del Quattrocento. E’ attribuito a Bonifacio Bembò che certamente passò per questi territori, recandosi ad affrescare
la cappella Cavalcabò di Cremona..
Tra le raffigurazioni più suggestive sulla volta, Demostene
e il divino Platone.
Passando ai documenti ottocenteschi, si possono ammirare il certificato del 1860 con il quale il Re d’Italia conferisce
la medaglia d’argento al valor militare al conte Pietro Za-
Nel 1216, sotto le
mura di Sarmato,
si riunirono le
milizie di Milano
e Piacenza prima
della vittoriosa
campagna militare
contro le roccaforti
tenute dai nemici
pavesi sulle alture
di Rovescala. Il
Castello subì gravi
danni nel 1270 ad
opera del conte
Ubertino Landi,
signore di Bardi
nardi Landi per essersi distinto ad una carica di cavalleria
nella battaglia di S. Martino.
Oppure la nomina a sottotenente del conte Pietro Zanardi
Landi nella Compagnia delle guardie d’onore della Duchessa Maria Luigia d’Austria. Egli fu decorato con la medaglia d’argento alla battaglia di San Martino, guidando il
settimo reggimento di cavalleria “Milano”.
Qualcosa arriva anche da Hollywood: l’attuale proprietario conte Carlo Zanardi Landi di Veano ci mostra il rtiratto
della scrittrice Carloine Kaiser, moglie in seconde nozze
del nobile Carlo Zanardi Landi di Guardamiglio. Ella
scrisse un libro in cui sostenne di essere la figlia illegittima dell’imperatrice Sissi e di Ludwig di Baviera, un fatto
ricordato anche nel libro ‘Mayerling’. Scrisse questa incredibile storia in un romanzo pubblicato nel 1913.
Il libro suscitò un enorme scandalo e fu sequestrato in Europa, ma negli Stati Uniti uscì e poi se parlò ancora quando
la loro figlia, Elizabeth Marie Christine Kuhnelt divenne
una celebratissima attrice degli anni Quaranta col nome di
Elissa Landi, bellissima e apprezzata tanto che ancor oggi
la sua stella brilla sul marciapiede della Walk of Fame a
Los Angeles.
Al primo piano del Castello di Sarmato, tra passaggi segreti, finestre nascoste, scale a chiocciola celate dietro finte
pareti, siamo accolti in un bel salotto settecentesco, un salotto con dipinti di Gio Enrico Vaymer e nella famosa camera azzurra, con pareti dipinte in stile impero e un letto a
baldacchino di foggia ottomana.
ha collaborato Giuseppe Bruni
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n.8 7/8 2015
Grand Tour
IL COMUNE DI SARMATO
La municipalità di Sarmato è citata per la prima volta negli atti d’archivio del 1639, anno in cui il Console e i savi
del Comune deliberarono il posto di Console a Pierantonio Giandini per 148 scudi, poi nel 1750 e nel 1765 quando
i feudatari pretendevano che il Comune dovesse partecipare per la metà delle spese per il ponte del Castello.
Da tempo esiste dunque una amministrazione che si occupa della gestione dei problemi della popolazione in
rapporto con gli interessi e i diritti dell’autorità feudale
prima e della proprietà del monumento oggi.
Nel 1805 con l’introduzione nei Ducati di Parma e Piacenza del Codice Napoleonico e la contemporanea cessazione del Comune antico, nacqua l’attuale amministrazione
comunale, con una estensione territoriale che coincideva
con l’antico fenduo, allargato ai territori di Veratto, col
su porto sul Po che collegava anche la sponda lombarda.
Pontetidone e Agazzino e comprendeva una popolazione
totale di 1700 abitanti, che poi superarono i 2000 abitanti
a partire dal 1876.
Il 31 marzo 1848 Sarmato con una delibera del Consiglio
degli Anziani aderì al Governo provvisorio di Piacenza
dopo la liberazione dagli austriaci e un plebiscito. In una
mappa del 1849, quando era già in atto la Restaurazione
austriaca, Sarmato e la vicina Rottofreno risultano invece
ancora col Piemonte, a differenza della vicina Castelsangiovanni.
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n.8 7-8/2015
Food & Co
L
Lo chef Davide Oldani,
’esposizione universale 2015 ha scelto Davide Oldani per la nomina di ambaambasciatore della sciatore della cucina italiana. Innovatore culinario, imprenditore, designer, maitre
cucina italiana à penser, ma anche padre di famiglia e uomo: così ce lo racconta il canale televisiper EXPO 2015 vio “laeffe” che esplora i mille volti di Davide Oldani per scoprire l’essenza della
sua cucina - e della sua vita.
Essere uno chef stellato, un designer, un imprenditore di fama internazionale, uno
sportivo, un marito, un padre, come fa Oldani ad essere tutte queste cose insieme?
Nel reality le telecamere di laeffe seguono 24 ore della vita di Davide Oldani per
l’Evento speciale “Davide Oldani: Pop Food per tutti”, andato in onda il 10 giugno
scorso alle ore 21.00 sulla tv di Feltrinelli. Si tratta del primo dei 4 appuntamenti
prodotti da laeffe per la prima serie italiana firmata RED – Read Eat Dream, un
viaggio in 4 tappe alla scoperta delle molteplici espressioni della cultura gastronomica italiana, in compagnia di altrettanti chef e delle loro diverse – uniche – interpretazioni del gusto e della convivialità. A cominciare dal “cuoco pop” Davide
Oldani. Tutto è iniziato nel 2003 con l’apertura di un ristorante in provincia di Milano, poi sono arrivati i libri, i progetti di design, le lezioni universitarie ad Harvard e
alla HEC, la stella Michelin, infine la prestigiosa nomina ad Ambasciatore di EXPO
2015. Sono queste alcune delle tappe della vita di Davide Oldani, una vita fatta di
incontri, eventi, viaggi, ma anche tanto lavoro per l’uomo che, sulla sua idea di
POP – “il buono alla portata di tutti” - ha costruito non solo la carriera di chef, ma
tutte le mille facce della sua esistenza.
La produzione televisiva ha scelto una narrazione a doppia velocità, ritmata e
frenetica nell’osservazione dell’imprenditore che ha creato format come FOO’D e
Cucina POP, del designer che ha dato vita al bicchiere H2D’O e alla celebre posata
Passepartout e dello chef del ristorante stellato D’O; un racconto che si fa pittorico
e intimista quando coglie invece il suo pensiero, le sue riflessioni, concesse di volta
in volta in momenti e luoghi diversi della sua giornata. Infine, una full immersion
nella cucina popolare di uno dei suoi massimi sostenitori.
Oldani spiega che “La mia Cucina POP è nata dal desiderio di amalgamare l’essenziale con il ben fatto, il buono con l’accessibile, l’innovazione con la tradizione. Sono convinto che la grande cucina italiana sia grande, oltre che per varietà
RE DEL POP FOOD
testi e foto di Giorgia Pertosa
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Davide Oldani, uno degli chef più
poliedrici del mondo,
ambasciatore di Expo 2015,
tutto da scoprire
all’Esposizione Universale
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n.8 7-8 /2015
Food & Co
Al Padiglione Basmati (cluster Riso) 4 arredi firmati Snaidero
e gusto, anche per la possibilità che
offre di essere costantemente reinterpretata”. A completare la sua idea di
Cucina POP, la passione e la ricerca
continue, l’irrinunciabile lavoro di
squadra e l’accoglienza dell’ospite,
basata sulla convinzione che il bello
debba essere anche funzionale, come
tutti gli oggetti che Oldani ha creato
per i suoi ospiti e che lo hanno reso
famoso anche all’estero, come uno
degli chef più poliedrici e creativi al
mondo.
La sua filosofia di chef è stata raccontata anche nel suo ultimo libro POP
FOOD edito da Feltrinelli (2015),
che ha inaugurato proprio la collana
RED di Giangiacomo Feltrinelli Editore. I mercoledì di laeffe dedicati
alla cucina più innovativa e originale
del Bel Paese per il ciclo RED – Read
Eat Dream, sono proseguiti con la
cucina anarchica del “gastrofilosofo
militante” Don Pasta (mercoledì 17
giugno), quella contadina di Peppe
Zullo (mercoledì 24 giugno), fino a
quella futuristica di Davide Scabin
(mercoledì 1 luglio).
Snaidero è stata selezionata come partner
per arredare gli spazi operativi e funzionali del Padiglione Basmati, all’interno
del cluster del riso di Expo 2015.
Grazie ad un gioco scenografico di specchi, il padiglione accoglie il visitatore
con i colori e i profumi del mondo agreste, con un paesaggio che ricorda un’immensa risaia.
E poi lo accompagna in un percorso tematico alla scoperta della storia del riso,
alimento base di quasi tre miliardi di
persone, circa la metà della popolazione
mondiale.
Quattro cucine Snaidero, fanno da cornice alle aree degli spazi comuni raccontando la filiera alimentare del riso in una
scenografia ricca di suggestioni, in cui
i fili della tradizione e quelli dell’innovazione e della modernità sono ancora
fortemente intrecciati.
I 4 progetti esposti raccontano la versatilità progettuale e la profonda ricerca
estetica di Snaidero.
Idea by Pininfarina, arreda l’area relax
all’esterno del Padiglione Basmati, accogliendo l’ospite con la sua sobrietà ed
eleganza senza tempo.
Skyline 2.0 e Time occupano i due spazi antistanti
il padiglione proponendosi come punti operativi di
ristoro per degustazioni e
momenti di informale convivialità domestica.
Spetta al progetto Ola 25
Limited Edition, sempre a
firma Pininfarina, il ruolo
di protagonista dell’alta cucina d’autore.
Collocata al centro del padiglione, si propone agli
ospiti come uno spazio informale ad uso degli ospiti
e simbolico al tempo stesso:
all’interno una struttura che interpreta
l’albero della vita, e che crea, in simbiosi
con la cucina Ola25, un’atmosfera suggestiva che porta in luoghi lontani.
In parallelo alle attività nel sito di Expo
2015, Snaidero alternerà momenti di
incontro, confronto e convivialità con le
serate di Design&Food in città, presso lo
showroom MisuraCasa in Via De Amicis: un ricco programma di eventi coprirà tutti i mesi dell’Esposizione Universale e avrà come protagonista il Design
ed il Riso, in un’esperienza sensoriale da
apprezzare prima con gli occhi e poi con
la mente.
“Per noi essere presenti ad Expo Milano
2015, all’interno del Cluster Riso, rappresenta un’occasione unica.
Durante questi sei mesi – continua Edi
Snaidero, Presidente del Gruppo Snaidero – vivremo tante esperienze diverse.
Esplorando il mondo della bellezza, della
salute, del gusto e della sostenibilità, va
a noi cari, da sempre.
Tutti i modelli esposti raccontano quello
in cui crediamo e gli elementi su cui investire per poter proporre soluzioni che
siano sempre al passo con le reali esigenze delle persone: design ricercato, qualità
dei materiali.r i dettagli.”
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Libri&Co
ORNELLA, VIVI
by Francesco Curci
Luca Bianchini, nuovo romanzo.
L’Orfeo di Parrella diventa show
La copertina dell’ultimo romanzo di Luca Bianchini ambientato nella metropoli londinese e le colline di Verona
A
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lla sua quinta fatica letteraria,
Luca Bianchini ci affida l’ennesimo
romanzo dal sapore sentimentale,
che arriva a tre anni di distanza
dalla fortunata parentesi dei peperoncini.
La protagonista è ancora una volta una ultracinquantenne, Ornella,
rediviva Ninella del precedente “Io
che amo solo te”, gestrice di un Italian Bookshop londinese che rischia
il fallimento.
Il contorno relazionale è come sempre stravagante, euforico: c’è Patti,
amica di una vita, Diego, il barbiere - ragioniere napoletano nelle cui
mani verranno affidate le sorti della
libreria, Mr George, l’anziano e saggio confidente e Bernard, il vicino
di casa.
Tormentata da un passato che ancora grava con il suo peso su un
presente nel quale tenta lo scacco
matto e proiettata verso un futuro
che si presenta dai contorni ancora
fortemente sbavati.
Ornella si rivela una protagonista
audace, intraprendente, capace di
risvegliare la propria coscienza anche in un’età in cui sembra che i giochi della vita siano ormai stati fatti
e ci si prepara soltanto a deporre
le armi come un soldato di ritorno
dalla trincea.
È forte il richiamo al pathos che
si dispiega attraverso alterni svelamenti e sopiti colpi di scena. La
scrittura è per l’ennesima volta intrisa di una leggerezza che la rende
fluttuante, gradevole, fornendo alla
trama scorrevolezza.
Le ambientazioni si dividono tra le
immagini di una Londra dai contorni metropolitani e i suggestivi
scenari di un’Italia melanconica,
presentata attraverso gli sfondi veronesi come luoghi dell’infanzia
che si riempiono di una forte carica
emotiva. Innumerevoli sono le peripezie che la nostra dovrà affrontare,
dalle quali uscirà trionfante come
una tenace eroina vittoriana del nostro tempo.
Una prova letteraria vincente, dunque, quella di Bianchini, che dal
giorno dell’uscita non fa che dominare i vertici delle classifiche di
vendita preceduto solo da nomi
autorevoli del calibro di Faletti e
Camilleri.
Un romanzo che si candida altresì
ad una nuova trasposizione cinematografica, come già accaduto per
il precedente lavoro che diventerà
presto un film - sono già in atto le
riprese in Puglia con un cast d’eccezione - che vedrà l’autore debuttare
nelle inedite vesti di sceneggiatore.
VALERIA PARRELLA: IL MITO DI
EURIDICE E ORFEO
Valeria Parrella rielabora il mito di Orfeo ed Euridice proponendone una
lettura in chiave contemporanea che ora diventa
anche un mirabile spettacolo teatrale.
Il 12 luglio sarà a Milano a La Milanesiana, con
la regia di Davide Iodice
e la bella recitazione di
Michele Riondino, Federica Fracassi, Davide
Compagnone e Raffaella
Gardon,
«Gluck, Anouilh, Cocteau per le scene, ma anche Bufalino, Pavese:
ognuno ha una risposta
diversa su quell’ultimo
voltarsi di Orfeo, sul
perché lo fa.
Commovente il passaggio di Rilke, forse tratto
dalla visione di un bassorilievo custodito qui:
nel Museo Archeologico
di Napoli.
“Respexit” dice la tradizione (di Virgilio nelle
Bucoliche e Ovidio nelle
Metamorfosi): e a questo verbo, che non ha un
equivalente in italiano,
perché significa “si voltò
indietro”, ma che contiene in sé anche la radice
del “respectum”, del rispetto, io ho dato credito
e seguito..
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8
n.1 7-8/2015
12/2014
Antiquariato
ACCADEMIA
MEDICEA
iBRINDISI PREZIOSO
by Anna Bassi
Alla esclusiva scuola d’Arte di Firenze dell’OrdiSan Silvestro,
i superdry un
di Astoria,
ne Civico Per
Mediceo,
inizia a settembre
corso
chebotanico
propone con
anche
un brut ‘zero
alcool’
di acquerello
Simonetta
Occhipinti
e solo a spruzzi BAR:
L’
Ordine Civico Mediceo è un Ente Dinastico Capitolare di proprietà della attuale Storica Casa Medicea di Toscana, istituito dal
Principe Ottaviano de’Medici di Toscana di Ottajano con decreto
promulgato il 1° Gennaio 2012. In ossequio alle secolare tradizione
Medicea, l’Ordine svolge opere di protezione e valorizzazione delle
Arti, delle Scienze e delle Lettere al fine di tutelare attività, interessi
e bisogni umani. Tra le attività più interessanti dell’Ordine mediceo, l’Accademia Medicea di Firenze che promuove corsi esclusivi
frequentati da studenti d’arte e appassionati di Rinascimento provenienti da tutto il mondo.
Corso di Arte sostenibile
Questo corso pone l’attenzione sull’arte socialmente utile che attragga committenza e “Investimenti di impatto”, ovvero quelli effettuati
in aziende, organizzazioni, fondi e cultura sostenibile con lo scopo di
generare impatti sociali e ambientali insieme a un ritorno economico.
Tipicamente gli investimenti di impatto vengono effettuati sia nei mercati emergenti che in quelli sviluppati con l’obiettivo di raggiungere
una serie di rendimenti da “basso mercato” oppure a “tasso di mercato”, a seconda delle circostanze.
Gli studenti impareranno ad individuare ed a produrre delle opere d’
arte sostenibili per l’ambiente con cui essi vorranno rapportarsi; inoltre
essi svilupperanno una conoscenza approfondita del mercato degli investimenti impatto e impareranno a relazionarsi con commitenti, con
mecenati oppure con semplici investitori. A fine corso verrà rilasciato
dalla nostra accademia un diploma in arte sostenibile.
Corso di acquerello botanico con Simonetta Occhipinti
Musicista e appassionata di piante, Simonetta Occhipinti fin dagli anni
giovanili si è dedicata alla pittura botanica ad acquerello; in seguito
si è rivolta anche alla riproduzione di dipinti antichi imparando i segreti degli impasti, delle tele e della riproduzione delle antiche pitture
fiamminghe e rinascimentali, arricchendo la sua attività con la partecipazione ad una scuola di restauro pittorico ed antiche tecniche di
decorazione.
Ha tenuto conferenze sul simbolismo dei fiori presso le associazioni
culturali Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, “Associazione botanica
A.Di.P.A.”, Rotary Club Firenze. Su richiesta del Museo di Storia naturale – Orto Botanico di Firenze realizza acquerelli a tema e collabora
all’allestimento delle relative mostre.
Presso l’Accademia Medicea Simonetta Occhipinti è
Gran Maestro dell’Ordine è il Principe Don Ottaviano de’
Medici di Toscana di Ottajano, attuale rappresentante dinastico titolare della Storica Casa Medicea di Toscana, legatario pro-tempore della primogenitura testamentaria di S.A.E
Anna Maria Luisa de’ Medici, Elettrice Palatina.
La Storica Casa Medicea di Toscana è tuttora insignita nominalmente del titolo Granducale di Toscana per effetto della
Bolla Pontificia tuttora valida, data il 27 Agosto 1569 dal
Papa Pio V° a Cosimo I° de’ Medici ed a tutti i suoi eredi
maschi primogeniti da lui discendenti direttamente, oppure
agnati collaterali in caso di estinzione del ramo primo insignito.
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n.8 7-8/2015
Grand Tour
Vintage
AVVENTURA ISLANDA
by Alessandro Chiara
testi e foto di Grazia Mantelli
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Nella terra dei ghiacci, dei geyser,
degli iceberg. Per chi vuol fare non
semplicemente un viaggio,
ma vivere un vero cambiamento
ARENA
MEDIASTAR
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n.8 7-8/2015
Grand Tour
Si ringrazia per la collaborazione
l’Ente del Turismo dell’Islanda
A destra: Le grandi pianure islandesi con il tipico paesaggio, quasi lunare. Qui
sopra: la maestà dei ghiacciai e delle cascate quado inizia il periodo del disgelo
Q
uando qualcuno annuncia
di essere in partenza per l’Islanda,
tutti restano un po’ interdetti, a uno
strano effetto l’annuncio di questa
meta. Eppure quelli che sono tornati
raccontano che si tratta di una delle
esperienze migliori della loro vita:
non hanno fatto semplicemente un
viaggio, sono cambiati.
I primi scopritori dell’Islanda furono i monaci irlandesi, che nel corso
del VII secolo si spinsero volontariamente o no verso nord, sempre
più lontano dalla madre patria, alla
ricerca di luoghi deserti dove vivere come eremiti. Ma forse furono
invece i vichinghi norvegesi, ad insediarsi per primi qui, prima di dirigersi verso la Groenlandia e il nord
del Canada. Ai vichinghi d’Islanda
si deve la costruzione dell’antico
Parlamento, istituito a Thingvellir,
scelta allora come capitale dello stato libero di Islanda. Il parlamento
(Althing) ha continuato a riunirsi
una volta all’anno fino al diciottesimo secolo in questo luogo, sui 50
sedili scolpiti nella pietra. Questa
spianata è un luogo molto particolare: è tagliata in due dalla grande
faglia basaltica di Almannagià: si
sono formate due alte falesie nere
di roccia basaltica, ciascuna delle
quali appartiene a un diverso continente, poichè passa di qui la dorsale
medio atlantica. Inoltre qui si vede
anche una catena sottomarina di
vulcani, dunque è sottoposta a un
costante movimento. La distanza
fra i due continenti in questo punto
aumenta di 2,5 cm all’anno. La presenza di numerosi vulcani alcuni
dei quali molto attivi, condiziona
ancora oggi la vita degli islandesi,
che però tengono molto alla loro affascinante patria.
Di solito per Reykjavik si parte da
soli o con una sola persona, mai in
gruppo. Si vola da Copenhagen,
con una grande valigia che si lascia a destinazione in un deposito
bagagli o in un albergo, perchèci si
attrezza di zaino e tenda e ci si avventura in giro, nelle distese infinite
islandesi, rivestite di rocce, ghiacci,
muschi e pietre. Tutto è illuminato da una luce calda e forte, il sole
scalda ma l’aria è gelida anche nelle
stagioni migliori e impossibile nelle
stagioni fredde. Non ci sono quasi
cartelloni pubblicitari, insegne, tralicci, pochi lampioni. Le case della
capitale sono colorate, si prendono
tutto lo spazio che serve nel tessu-
to urbano. Tutto è lontano da tutto; dopo alcuni giorni in tenda e in
cammino tra le meraviglie naturali,
soffrendo il freddo e la stanchezza,
si apprezzano enormemente piccole
cose come dormire in un albergo al
caldo e starsene in una libreria con
caffè a sfogliare riviste mentre fuori
piove e tira il terribile vento artico.
Husavik è un’altra bella città
islandese con 2000 abitanti, è situata
sulla costa nord, possiede una antica
chiesa in legno costruita nel 1907,
una Casa della Cultura e Musei.
Quello di cultura popolare, che
conserva molti animali imbalsamati
e documenti curiosi. Si scopre che
l’equipaggio dell’Apollo 11 venne
proprio qui, in Islanda, per allenarsi
a camminare sulla crosta lunare. Poi
ci sono il Museo delle Balene, dove
è possibile prenotare un’attività di
wales watching, costosa ma molto
gettonata. E infine il Museo del
Fallo (avete letto bene) pieno di
esemplari in formalina, calchi e
fotografie.
Akureiry è la quarta città islandese,
con circa 18 mila abitanti. E’ circondata da montagne glaciali dal profilo morbido. Nel porto, enormi navi
galleggiano sull’acqua che si fa scura di sera, sotto la luce rossa del tramonto e alla fine diventa quasi viola. Le architetture di Akureiry sono
dipinte di rosso, blu e bianco, i colori nazionali dell’Islanda. E’ ricca
di internet cafè e attrazioni dedicate
soprattutto agli islandesi. Come la
grande City Hall in cemento e vetro che si affaccia sull’acqua. Come
il Giardino Botanico, che conserva
450 piante locali e circa 7000 piante straniere. Nel museo del folklore
sono conservati oggetti della vita
quotidiana. Si visita la casa museo
di fine ottocento del poeta naziona-
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n.8 7-8/2015
Grand Tour
A mezzanotte non è ancora completamente buio...
le che scrisse l’inno islantese, Matthias Jochumsson e la casa
novecentesca dello scrittore Jon Sveinsson. Ogni anno a fine
agosto in Islanda si svolge proprio qui a Akureiry il Summer
Arts Festival.
Grandi nuvole corrono veloci sul mare o su distese infinite
di lupini che punteggiano la costa di Keflavik con i loro
fiori colorati. In questa zona la roccia rossa è in frantumi,
le montagne cadono a picco sul mare blu, punteggiato di
iceberg. Il sole comincia a tramontare verso le 22.30, ci mette
ore a calare. La luce perenne è una sensazione strana, fa
sentire più stanchi e ogni percorso in autobus è perfetto per
fare un sonnellino.
L’autobus è il mezzo di trasporto ideale per muoversi in
Islanda. Si riesce a vedere una buona parte di territorio
spendendo meno possibile. Gli autobus percorrono tutte le
strade interne, sterrate che attraversano l’isola in verticale.
Ad ogni fermata l’autobus passa almeno una volta al giorno,
e ogni fermata serve più compagnie. I percorsi più gettonati
da turisti sono la ‘ring road, la strada che corre lungo tutta
la costa e i percorsi che si inerpicano nell’interno, nella parte
più selvaggia, incontaminata e stupefacente dell’Islanda.
L’Highland pass è l’abbonamento che permette appunto di
attraversare l’interno dell’isola.
Reykjavik è una città che si gira bene a piedi e in biciclietta,
ha un centro commerciale e la famosa chiesa di Hallgrimur
che con i suoi 74,5 metri e la sua forma insolita è l’edificio
più alto dell’Islanda. Si può salire sul campanile e si riesce
a vedere bene tutta la città. La chiesa sembra un razzo per
esplorazioni aerospaziali, in effetti il cielo sembra così vicino
qui. Ma lo sguardo è attratto fortemenente dal meraviglioso
paesaggio, con la roccia frantumata della montagna che si
getta a picco nel mare. Molti vanno a dormire a Selfoss, dove
si ammira un paesaggio preistorico, surreale. A perdita d’occhio si contano distese di pietra lavica, di magma pietrificato,
che a volte sembra anora ribollire e a volte è ricoperto da
chiazze giallastre di muschio. C’è un campeggio grande, pulito e ben attrezzato, con una sala per colazione, panche e ta-
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voli per godersi il barbecue, la cucine e i bagni. Una volta montata
la tenda, bisogna decidersi ad andare a letto, perchè a mezzanotte
non è ancora completamente buio. Al mattino il cielo è azzurro e
brillante, bisogna correre allo small bus, un furgoncino con rimorchio per gli zaini che conduce tutti a Kerlingafjioll e nella zona di
Golden Circle. In questa area ci sono alcune attrazioni naturalistiche veramente spettacolari. Geysir è un parco geotermico dove i
geyser esplodono all’improvviso e si ammirano piscine naturali
di acqua calda. Gullfoss è una cascata spettacolare, si trova nel
parco nazionale di Pingvellir. Se non si vuol andare in giro a piedi, ci sono vari escursioni in autobus per raggiungere Geysir e i
suoi geyser di acqua bollente che sprizza verso il cielo e con dovizia di vapori sulfurei.
La seconda tappa più gettonata dai turisti è anticipata da un
paesaggio che diventa via vià più verde, più lussureggiante:
Gullfoss, letteralmente la ‘cascata d’oro’. E’ imponente e grande,
salta tra livelli diversi, l’acqua pare risucchiata dalla roccia e poi
torna nuovamente fuori con violenza, se ci si avvicina troppo, ci
si ritrova bagnati.
Se si è venuti fin qui per vedere un paesaggio lunare, ecco la destinazione giusta: il deserto tra i due ghiacciai Langjokyll e Hosfsjokull. Montagne a perdita d’occhio e spianate infinite sono
tagliate appena dalla stranida sterrata, le automobili però sono
rarissime. Alla fermata di Kerlingafjoll ci sono casette in legno con
un tetto talmente appuntito che sembrano guglie o tende, dove si
può pernottare . Il paesaggio è incredibile, il fiume che scorre fra
i ghiacciai sembra una lingua d’argento. Questo massiccio montuoso che si trova al centro dell’Islanda, offre una combinazione
incredibile di fenomeni geotermici: i ghiacciai sono spettacolari, la
flora subartica è tanto resistente quanto colorata.
Durante il trekking, che può durare da uno a tre giorni, con soste
nei numerosi rifugi posti lungo i percorsi, si dimentica qualsiasi
cruccio: amori impossibili, avanzi di carriera negati, spese
condominiali. Quando l’autobus percorre lentamente queste
stradine sterrate in mezzo al nulla, si trovano le soluzioni che si
cercavano da molto tempo.
A Hveravellir si resta a mollo per ore nelle straordinarie piscine
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n.8 7-8/2015
Che libro mettere in valigia? Le Operette Morali di Leopardi
Grand Tour
LEOPARDI, VIRGILIO E L’ISLANDA
C’è una lettura serale sconsigliata in Islanda, prima di infilarsi nel sacco a pelo: le Operette Morali, dialogo Della Natura e di
un Islandese di Giacomo Leopardi. Ce l’hanno in tasca tutti gli italiani: perchè quando rivelano agli amici la meta delle prossime vacanze, tutti si danno da fare per trovarne una copia e farne dono. Quell’opera ha fortemente condizionato l’immaginario
collettivo dalle Alpi all’Etna, rispetto a questa nazione: l’Islanda per noi non rappresenta solo una terra agli estermi confini
del mondo, solitaria e irraggiungibile, una Thule, l’isola di fuoco e di ghiaccio dove il sole non tramonta mai.Ma ben altro
“..potea conservare quella tranquillità della vita, alla quale principalmente erano rivolti i miei pensieri: perchè le tempeste
spaventevoli di mare e di terra, i ruggiti e le minacce del monte Ecla, il sospetto degli incendi, frequentissimi negli alberghi,
come sono i nostri, fatti di legno, non intermettevano mai di turibarmi. “. L’Islanda, vista attraverso gli occhi di Giacomo
Leopardi rappresenta insomma un archetipo di Natura matrigna.
Meglio allora portarsi una buona copia, con traduzione a fronte, delle Georgiche. L’Islanda è sicuramente la terra fantastica
evocata da Virgilio quando augura ad Augusto di regnare su un impero così vasto da raggiungere persino quest’ultima
frontiera del mondo conosciuto: “tibi servat ultima Thyle”.ette Morali, dialogo Della Natura e di un Islandese..
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n.8 7-8/2015
Grand Tour
L’Islanda è una terra di fuoco: la lava zampilla dal ghiaccio
d’acqua calda, nonostante il forte odore di zolfo. Perchè fa
piuttosto freddo nonostante i vestiti pesanti che si indossano. Questi hot spot sono sempre stati piuttosto pericolosi per i viaggiatori, perchè nelle vicinanze si annidavano
i briganti in passato. Il famoso brigante Fjalla Eyvindur
visse proprio da queste parti con la moglie Halla, sopravvisse per anni grazie al calore delle acque e alla possibilità
di cuocere le provviste che rapinava ai viaggiatori. Questo
luogo si raggiunge quasi solo nel periodo estivo. Si trova
sugli altipiani Islandesi, dove sono tre le proposte di trekking fra le quali scegliere. Uno breve da due ore, uno giallo e uno rosso da 8-10 ore. Quello rosso porta al cratere del
vulcano spento Strytur e attraversa un grandissimo campo di lava. Alle sette di sera il sole è ancora alto, i soffioni
amanano vapori caldi, l’ambiente è caratterizzato da odore
di urea e dalla presenza di soffioni, nebbie e piccoli bacini d’acqua, da acquitrini caldi, da manti erbosi verdissimi
che si trasformano improvvisamente in terre color rame.
Quando si va in escursione è sempre meglio tenere sott’occhio i bastoncini rossi che aiutano a non perdere la direzione, anche se il vento si mettesse a soffiare fortissimo.
Il paesaggio diventa pian piano una distesa di lava pietrificata e frantumata in una miriade di sassi coperti di licheni
oppure immersi in un fango rosso densissimo che nelle
stagioni invernali viene celato dal ghiaccio duro come un
diamante. I cambiamenti repentini di paesggio, il silenzio
assoluto disorientano: molti non sono abituati a una tale
assenza di rumore. E quasi ringraziano quando arriva un
violento temporale che porta bianchi chicchi di grandine
a cadere sui campi di lava nera e si dissolvono all’istante
perchè il suolo è tiepido. E si mettono a gridare se vedono
la lava che zampilla dalla calotta di ghiaccio. Per poi chiudere subito la bocca, se si leva il vento. Si leva infatti molto
spesso una finissima sabbia silicea che si infila ovunque,
abrasiva come una finissima carta vetrata, che screpola a
sangue la pelle del viso se non si corre a cercare un riparo.
Ogni tanto, tra le rocce e l’asprezza del deserto, fanno capolino crateri enormi. Oppure, dopo poche gocce di pioggia, spuntano scintillanti tappeti d’erba o di fiori che in
pochi giorni possono anche sparire.
Gli italiani sono molto affascinati dai grandissimi arcobaleni che si formani in continuazione nei pressi delle cascate, laddove il flusso d’acqua che precipita è fortissimo
e dunque l’acqua nebulizata in aria crea questi fenomeini
multicolori a ripetizione. A Dettifoss (che significa la cascata che distrugge) il fiume è stato deviato da un violento
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Gli italiani sono affascinati dai bollenti geyser e dai grandissimi
arcobaleniche si formano in continuazione nei pressi delle cascate,
dove l’acqua nebulizzata crea questi fenomeni a ripetizione.
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n.8 7-9/2015
L’Islanda è una terra d’acqua bollente: ovunque i geyser
terremoto dovuto a una eruzione vulcanica. L’acqua precipita dunque per 44
metri, con 100 metri di larghezza, solo
avvicinandosi ci si rende conto di quanto
è grande. E sono affascinati dai canyon
di sabbia nerissima. dai geyser, laddove non sono stati imbrigliati dall’uomo
per il teleriscaldamento delle abitazioni
islandesi e delle serre dove si coltiva praticamente tutto. I geyser innalzano i loro
pennacchi d’acqua da laghetti di fango
bollente di mille colori, che borbotta di
continuo. Il getto si riversa spesso su rocche di basalto che col tempo diventano
colonnatai neri. Anche il ghiaccio sa affascinare. Una propaggine del ghiacciaio
Vatnajokull sbocca in una quieta laguna
e la dissemina di blocchi di ghiaccio che
coprono tutte le sfumature di azzurro,
dal bianco abbagliante al turchese, al
blu. In autunno e in inverno i colori cambiano, l’aurora boreale mostra una infinita varietà di tonalità cangianti. Di fronte
a una natura tanto sublime e terribile, i
turisti restano estasiati. Sport come pesca, caccia, equitazione e golf assumono
una valenza supplementare.
Le serate si concludono solitamente con
un bagno bollente e la testa sul cuscino
solo dopo aver indossato una mascherina sugli occhi, perchè alle due del mattino c’è ancora il cosiddetto sole basso.
Eppure qualcuno la raggiunse e anche
senza mezzi particolari: il greco Pitea,
salpato da Marsiglia prima del 330 alla
scoperta dell’atlantico del Nord. Gli
Islandesi hanno ben compreso il grande
potenziale di questo mistero e lavorano
di fantasia. Nel tempo hanno dato vita
a numerose leggende, che hanno come
protagonisti gli Elfi, il popolo nascosto,
alla cui esistenza creda la maggior parte della popolazione. Altrimenti come si
spiegherebbe l’improvviso fermo lavori
di una superstrada? Gli abitanti dicono
che non è bene tagliare un santuario de-
Qui sopra: se non si vuol dormire in tenda ci sono
ovunque strutture in legno molto basic. Ovunque si
respirano le tradizioni islandesi e si ascoltano miti e
leggende.
Fabriano&Co
gli Elfi, che la natura si vendicherà se
non le si porta rispetto. I miti contribuiscono alla crescita del turismo. Molti
vogliono fermarsi a Asbyrgi, il rifugio
degli dei Asi: secondo la leggenda,
quando il popolo islandese tradì i suoi
dei gettando le loro statue nella cascata di Godafoss, essi si rifugiarono in
questo luogo, in un canyon a forma di
zoccolo di cavallo, l’impronta lasciata
dal cavallo di Odino.
Se ci si vuole fermare da queste parti, è necessario portarsi dietro acqua
e cibo, perchè le possibilità di rifornimentono sono scarse, anzi nulle. Se
non volete dormire in tenda, c’è una
struttura di legno molto basic, come i
bagni d’altra parte, ricavati in un container. Comunque l’autobus passa una
volta al giorno, dunque non si rischia
di restare a piedi. E quando si sale a
bordo, attenzione alle gaffes. Qui non
esistono i cognomi in senso proprio,
perchè ciascun abitante aggiunge al
suo nome solo il patronimico. In tal
modo non si sono mai create casate o
dinastie, ciascuna vale per sè stessa e
non tramanda ai posteri un cognome
di famiglia. Dunque se vi capitasse
sotto mano un elenco telefonico, scoprirete che è ordinato solo per nome.
Gli islandesi non amano cambiare certe abitudini o certe tradizioni.
A meno che la colpa non sia di un
vulcano ovviamente. La storia dell’Islanda e la sopravvivenza della sua
popolazione dipendono fortemente
dalla situazione di attività dei vulcani
e dalle loro eruzioni.
Nel Settecento i vulcani Katla e Hekla
(quello citato da Leopardi nelle Operette morali) furono protagonisti di
una serie di eruzioni devastanti, che
fecero preoccupare in tutta Europa e
culminarono nel 1783 con l’eruzione
del vulcano Laki, durata un anno in-
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MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Grand Tour
Le vie di comunicazione sono ancora pochissime a Snaefells
tero. Le emanazioni di zolfo e di anidride carbonica colpirono oltre 10 mila persone e
più della metà del bestiame islandese. Poi seguirono una serie di disastrosi terremoti,
che rasero al suolo interi villaggi. Ecco perchè il giovane poeta italiano ne restò tanto
impressionato.
In anni recenti l’eruzione dell’Efyafioll ha diffuso una tale quantità di ceneri nell’atmosfera,
da imporre il blocco del traffico aereo nei cieli europei per intere settimane.
La vita in Islanda è stata durissima per secoli, lo testimoniano i resti delle antiche fattorie, capanne di legno coperte con zolle di terra, per isolare gli abitanti dal freddo.
Ma ancora oggi non è molto migliorata. Le vie di comunicazione sono pochissime, la
penisola di Snaefells ne è ancora tagliata fuori. Nell’interno il territorio brullo e battuto
da venti impetuosi è attraversato da strade spesso impraticabili, si guida sulla sabbia o
sulla cenere vulcanica che con le pioggie diventa un fango viscido e insidioso. Il paesaggio sarebbe immutato nei secoli, con nessuno a perdita d’occhio, escluse le greggi di
pecore che vagano liberamente, se non fosse per i piccoli insediamenti che compaiono
all’orizzonte a conforto del viaggiatore: una stazione di servizio, un ufficio postale, una
fattoria dove si possono comprare cibi e bevande.
A proposito di cibo, ecco cosa si mangia in Islanda. La cucina islandese, è molto semplice,
si basa prevalentamente sui prodotti del territorio, e risulta tra la più genuina al mondo,
il pesce nuota in acque immacolate e il bestiame pascola libero nei campi, beve acque
incontaminate e respira aria pulita. I ristoranti sono carissimi, ma alcuni meritano, come
il ristorante kjot & kunst restaurant di Olafur Reynisson: nelle sue cucine l’elettricità è
bandita e le pietanze arriveranno a tempo di record, l’acqua, grazie al vapore geotermico
(165°) bolle in 10 secondi esatti, le patate in 12 minuti e il pesce in 3 minuti.
Dunque molti scelgono di cucinare nella loro stanza in albergo, poichè quasi tutti
offrono l’angolo cottura o di mangiare hot dog, visto che questi sono i migliori al mondo.
Si va da Bonus o Kronan ad acquistare qualcosa da fare al vapore. La cucina al vapore,
sfrutta l’abbondante calore geotermico dell’isola per cucinare qualsiasi cibo.
La pesca, rappresenta la maggiore risorsa economica del paese, la varietà e la qualità
del suo pesce e dei suoi crostacei è tra i primi posti al mondo, ad Hofn la capitale islandese dei crostacei, viene dedicato persino un festival annuale. Tra le cose più buone la
zuppa di aragosta: il pub Svarta Kaffid (Laugavegur 54) di Reykjavik offre la migliore
della città, viene servita in una forma di pane tonda, che fa da piatto e che poi si può
mangiare. Saegreifinn, offre incredibili grigliate di Halibut, il pesce gatto, la razza, il salmone, la trota d’acqua dolce, il merluzzo, la balena, il cui sapore assomiglia più ad una
bistecca che a del pesce. Poi non manca il baccalà , quello islandese è tra i più buoni al
mondo, si dice che il miglior posto dove mangiarlo sia il Siggi Hall Restorant .
Gli Islandesi quando hanno voglia di uno snack sfizioso, mangiano l”hardfiskur”,
strisce di Eglefino (pesce nordico simile al merluzzo) essiccato e burroso.
Se preferite la carne, l’agnello è sublime, ma si mangiano anche la renna, il cavallo e il
pulcinella di mare. Per l’hot dog invece il posto milgiore è un piccolo chiosco nel centro
della capitale che offre hot dog di agnello: si chiama “Baejarie Beztu Pylsur” ( tradotto:
gli hot dog più buoni del mondo) in effetti ,viene citato ovunque per questo primato ,
dalle guide alle riviste specializzate.
L’islanda possiede un record insolito, risulta il maggior consumatore procapite al
mondo di Coca-Cola. La birra non manca, le nazionali sono la Thule, Viking ed Egils,
ma ce ne sono tantissime altre, sempre locali. L’acqua non si vende, quella del rubinetto
è fantstica. Se volete riscaldarvi benvendo qualcosa di “forte” chiedete del Brennivin,
la bevanda nazionale per eccellenza, un liquore aromatizzato al cumino, ottenuto
distillando le patate.
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ARENA
L’acqua, grazie al calore geotermico, bolle in 10 secondi
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n.8 7-8/2015
Grand Tour
VULCANI: IL RITORNO DEL BARDALUNGA
Circa 8.000 anni fa il vulcano Bardalunga, il secondo più alto d’Islanda, ha generato la più grande eruzione degli ultimi 10.000 anni. Da 7600 anni erutta 5 volte ogni secolo. Qualche anno fa la sua attività
ha preoccupato gli islandesi e non solo perchè quando inizia un’eurzione, la fuoriuscita di roccia fusa è
in grado di seppellire un campo da calcio ogni 5 minuti. Avvicinarsi al vulcano è piuttosto pericoloso,
ma non per quel che fuoriesce di solido. Per le emissioni di gas velenosi che bruciano gli occhi, mentre
si vaga disorientati tra mulinelli di vento e di neve. Bardalunga potrebbe diventare pericoloso anche
per chi non vive in Islanda. Questa nazione si trova nel mezzo di molte rotte aeree che solcano il nord
Atlantico. Il vento, in alcune estati, ha sospinto le ceneri vulcaniche in Scandinavia e in Gran Bretagna,
che risultano molto pericolose se risucchiate all’interno dei motori degli aerei. Nel 2010 e 2011 si è
avuto un vero e proprio caos aereo provocato dal vulcano Bardalunga.
Ma proprio in questi giorni il problema si è ripresentato, il rischio è che si vada incontro a quanto accaduto nel 2010, quando l’eruzione di un vulcano islandese con cenere e lapilli mise ko il traffico aereo
nel Nord Europa. Stavolta a fare paura è il vulcano Bardarbunga, a rischio eruzione. Una nuova scossa
di terremoto, di magnitudo 5.2, è stata registrata nei giorni scorsi nell’area. Secondo i rilevamenti
dello United States Geological Survey (Usgs), il sisma ha avuto il suo epicentro 111 km a nordovest
di Hofn. La zona è da oltre una settimana interessata da un’intesa attività sismica. Ai primi di lugio
è stata registrata una scossa di magnitudo 5.7. L’Islanda ha emesso un’allerta rossa in relazione al
pericolo di eruzione.
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n. 8 7-8/2015
Junior Zone
IL BINOCOLO
by Galeazzo Melzi d’Eril
Utilissimo per gite ed escursioni,
va acquistato con un occhio attento
10 POSTI TOP NEL
MONDO PER USARE
IL BINOCOLO
1 La foresta amazzonica
brasiliana, il polmone
verde dell’umanità.
2 L’Isola di Komodo in
Indonesia dove vivono i
varani, gli ultimi draghi
rimasti al mondo
3 Le isole Maldive, con
la jungla incontaminata
La struttura di un buon binocolo e l’attività di osservazione durante viaggi, escursioni e vacanze all’aria aperta
U
no dei regali più utili che un
teen ager possa ricevere è il binocolo, uno strumento che si usa per
ingrandire panorami o aninali distanti, utilissimo nelle gite, nelle
escursioni. Come funziona?’ L’immagine passa attraverso due lenti,
successivamente attraverso prismi
che la raddrizzano. Con questo
strumento è possibile vedere cose
lontane ingrandite con entrambi gli
occhi. Il binocolo viene utilizzato
da chi viaggia, osserva gli animali
o lavora cotrollando un territorio.
In commercio ne esistono vari tipi,
diversi per tipo di utilizzo. I numeri sullo strumento riguardano gli
ingrandimenti e il diametro degli
obiettivi. Quelli che permettono ingrandimenti maggiori hanno obiettivi più grandi. Più grandi sono gli
obiettivi e più luce entra. Quelli più
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professionali sono anche dotati di
treppiede. Per usare bene un binocolo bisogna mettersi in una posizione bilanciata, con le gambe stabili. Non devono esserci ostacoli nel
campo visivo.
Sono da evitate piante, cespugli ed
elementi di intralcio fra i piedi. Il
binocolo va tenuto con due mani,
bisogna regolare la distanza tra gli
occhi fino ad avere un’unica immagine circolare. Prima di mettere a
fuoco qiualcosa è necessario bilanciare le lenti. Si tappa la lente destra
e muovendo la rotella centrale si
mette a fuoco quella sinistra. Poi si
bilancia l’altra fino ad avere un’immagine nitida.
Ora, attraverso la ghiera situata tra
i due obiettivi, si possono mettere
a fuoco oggetti a distanza diversa.
Una buona ghiera deve essere scorrevole e veloce. Gli oggetti che ap-
paiono sul binocolo sono classificabili in facili, impegnativi e difficili.
Un beneficio di questo strumento
è quello di poterlo utilizzare anche
indossando gli occhiali. I migliori
binocoli, possiedono delle “conchiglie oculari” che si possono svitare
o avvitare. Bisogna valutare bene
l’acquisto non solo relativamente
al prezzo. I criteri da considerare
principalmente sono dimensioni,
ingrandimento e luminosità. È importante considerare anche il confort. Un buon binocolo ha sempre
due incavi in cui appoggiare i pollici per una presa stabile. Inoltre
è dotato di una parte esterna ricoperta in gomma che lo protegga da
eventuali colpi. Non bisogna esagerare nell’utilizzo; il binocolo affatica la vista dopo vari minuti. Quindi
è sempre meglio puntare su prodotti di ottima qualità.
4 I vulcani europei attivi: il Vesuvio, l’Etna, lo
Stromboli.
5 L’Urulu in Australia,
la roccia più grande del
mondo
6 Il Mar Morto, ad altissima salinità, destinato
ad asciugarsi
7 Le grotte di Frasassi e
la grotta di Jerta in Libano
8 Il Monte Cervino con
la sua maestosa bellezza
9 La Foresta Nera in
Germania, con la sua
vegetazione stupefacente
10 Le Isole Galapagos,
con la flora e la fauna
marina uniche al mondo.
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Eco Green
iALL’ECOTORRE
by ing. Alessandro Buffone
Un paradiso tra Metaponto e Sibari, al centro
del Golfo di Taranto, con azienda ecoagricola
P
roprio al centro del Golfo di Taranto, alle pendici del monte
Pollino, vicina a Metaponto e Sibari, la bellissima azienda agricola
Torre di Albidona è un simbolo dell’eco-agriturismo del Sud che sa
raggiungere alti livelli qualitativi.
La coltivazione biologica di seminativi, ortaggi, olivi e agrumi si
accompagna all’accoglienza turistica e ad allevamenti di vitelli,
pecore e maialini selvatici: il Nero di Calabria popola da sempre
questo angolo dove si respira il grande fascino dell’antica Magna
Grecia.
L’azienda, nata oltre vent’anni fa è diretta oggi da giovani neolaurati in agraria. Il gruppo che l’ha in gestione si occupa di produzioni intensive di frutta, cereali, riso, succhi di frutta, marmellate
di albicocche, pesche, arance, ciliege, vino, olio , salumi, sottolii e
olive. In ogni stagione Torre di Albidona offre prodotti della terra
e del cortile ai visitatori del ristorante e agli ospiti dell’agriturismo.
A pochi passi dalla spiaggia, sorge l’antica masserie ristrutturata
da nel rispetto della tipologia originaria, immersa nella natura
mediterranea. I materiali utilizzati sono il legno e la pietra locale.
La flora arborea esistente è stata integrata, con l’aggiunta di alberi
da frutto sparsi ovunque, cespugli di erbe officinali e oleandri.
La struttura è composta da un corpo centrale e da case sparse, anche isolate, ideali per l’accoglienza di gruppi di amici o di famiglie.
Tutte le abitazioni sono fornite anche di cucina propria. In comune
ci sono il bel ristorante che serve piatti tipici calabresi, la piscina, i
parcheggi, la spiaggia attrezzata e una pineta dove si organizzano
feste e grigliate serali.
Qui, nel regno dello chef Federico Valicenti, che è stato anche giudice a Masterchef, si oganizzano anche corsi di arte culinaria tradizionale e corsi sulle lavorazioni artigianali.
Forte è la sinergia con il territorio e con gli operatori turistici che
offrono servizi di navetta verso gli stabilimenti termali vicini come
quelli di Cassano allo Jonio (con acque salso-bromo-jodiche ideali
per l’apparato respiratorio), Spezzano Albanese (con acque ideali
per la cura del fegato) e Cerchiara-Grotta delle Ninfe dove ci si
immerge nei fanghi curativi dei reumatismi.
All’ombra della Torre di Albidona, una torre di guardia del XIV
secolo, si organizzano escursioni nel Parco del Pollino, alle Gole
del Raganello dove si pratica il rafting, ai siti archeologici e musei
di Metaponto e Sibari, a Civita, un paese montano di tradizione
albanese, alla città bizantina Rossano Calabro, ai castelli fortificati
nei dintorni come Rocca Imperiale, Roseto Capo Spulico, Oriolo e
Corigliano.
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
People &Co
E’RAMADAN
by Amir Hussein Barouh
Quel che non sapete sul mese di
digiuno e preghiera dei musulmani
Cartolina di auguri per il Ramadan. A destra e sopra, cibi tradizionali in Australia e in Marocco per Suhoor e Iftar.
R
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46
46
amadan è un mese speciale
all’anno per oltre un miliardo di
musulmani in tutto il mondo. E’
un lungo momento di riflessione
interiore, di devozione a Dio e di
autocontrollo. Molti nel mondo conoscono questa parola, ma pochi
sanno poi effettivamente come si
pratica, se non seguono la religione
islamica. Il Ramadan è un mese di preghiera, di adorazione, di intensa lettura
del Corano, di purificazione del proprio
comportamento.
Alla preghiera quotidiana si accompagna obbligatoriamente il digiuno, che va osservato durante le ore
diurne. Esso è necessario per l’ascesa dello spirito, per avvicinarsi a Dio.
Il digiuno - dal quale sono esclusi malati e donne incinte - fa riflettere sull’importanza di compiere buone azioni, permette di apprezzare i doni di Dio e offre
una pausa a chi vive tutto l’anno tra
abitudini rigide o eccessi. La preghiera
è sempre suddivisa in 3 momenti, mattina, pomeriggio e sera, si recitano in
tutto 5 preghiere.
Il Ramadan inizia con la luna nuova del
solstizio, quest’anno è iniziato dopo la
metà di giugno, con l’avvistamento della luna nel nono mese islamico.
La pratica degli avvistamenti lunari ovviamente varia da luogo a luogo. In Usa
la maggior parte dei praticanti segue la
decisione dell Islamic Society of North
America che accetta gli avvistamenti di
luna nuova ovunque negli Usa.
La fine del mese di preghiera, contraddistinta dalla celebrazione di ‘Eid-ulFir è determinata in modo simile.
La fine del Ramadan, la rottura del digiuno, si festeggia con luci e lanterne
colorate nelle strade e nelle moschee.
Durante questa festa ci si veste eleganti, si decorano le case con le luci e si
regalano dolcetti, si fanno offerte per i
bisognosi.
In gran parte del mondo musulmano i
ristoranti restano chiusi durante le ore
di luce in questo periodo e aprono di
sera. In alcuni Paesi per il Ramadan si
modifica anche l’orario di lavoro, spostandolo avanti di un paio d’ore.
In famiglia ci si alza presto, prima del
sorgere del sole, per consumare un
pasto piuttosto robusto detto Suhoor,
l’alto si potrà fare dopo il tramonto e si
chiama Iftar.
Il pasto notturno si apre con datteri e
bevande dolci, poi si mangia quel che
si vuole. Nei pasti tradizionali si consumano datteri, pistacchi e noci, frutta
fresca, verdure, carni halal, pane azzimo e formaggio. Di solito si termina con dessert detti Konafa (una torta
fatta di grano, zucchero, miele, uvetta
e noci) e Qatayef, una torta più piccola, simile ma noci e uvetta sono inserite
come ripieno. In India si
mangia il pane azzimo
con verdure e carni e
l’Haleem, un porridge di
carne, grano e lenticchie.
In Pakistan si servono
polpette di carne macinata e ceci. e poi frittelle
di pastella imbevuta di
sciroppo.
In Libano c’è sempre in
tavola un’insalata di verdure e pane pita, in Medio Oriente ovunque si
gusta il tabbouleh, insalata di bulgur, un cereale
che serve cotto, freddo,
con pomodori freschi,
prezzemolo e aglio. Si
accompagna con insalate
condite con yogurt e cetrioli. In Marocco sì prepara la chorba, lo stufato
di agnello con pomodori
e ceci. In Nordafrica lo
stufato di carne si mangia coni fagiolini e si
chiama Fasulla.
Se piacciono le frittelle,
bisogna seguire la tradizione palestinese, ogni
famiglia le farcisce con
formaggio dolce e noci.
Le fave si mangiano in
Nordafrica, cotte, unite
ad aglio e spalmate sul
pane.
In Indonesia si fa festa
con il Kolak, un dolce di
frutta a base di zucchero
di palma, latte di cocco,
foglia pandanus.
Amir Hussein Barouh
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7/2015
Wine & Co
iI LONGEVI DOC
by Filippo Bortolan
Sono i vini di cantina Terlano, famosi in
tutto il mondo per la loro alta mineralità
I
vini di Cantina Terlano sono famosi in tutto il mondo per la
loro longevità e mineralità. Per dare una base scientifica a tali
proprietà e comprendere la loro origine, Cantina Terlano ha deciso
di analizzare più da vicino la composizione geologica dei terreni
Che sia il suolo, in quanto elemento essenziale del Terroir, a giocare
un ruolo decisivo nel definire il sapore, la struttura e le potenzialità
di sviluppo dei vini è oggi un dato certo. Cantina Terlano ha voluto
svelare una volta per tutte il segreto della longevità dei suoi vini
sulla base di un’analisi geologica del suolo. “Per noi è davvero
molto importante capire la conformazione e le caratteristiche
dei nostri terreni, poiché è proprio da loro che nascono i nostri
vini”, spiega l’enologo Rudi Kofler. “Consideriamo i rilevamenti
geologici come un importante investimento per il futuro che può
darci nuove conoscenze e arricchirci di nozioni che diventeranno
decisive nel nostro lavoro, non solo in vigna ma anche in cantina”.
Un team composto da dieci esperti, guidati dal geologo Carlo Degustazione placè nei suggestivi spazi sotterranei di Cantine Terlano
Ferretti, ha condotto per conto di Cantina Terlano approfondite
analisi nei vigneti Kreuth, Vorberg e Winkl per un ammontare
di più di 1100 ore lavorative. Molteplici le analisi condotte, fra
cui un’analisi del terreno con gli innovativi sistemi GSA, test I VINI DI CORLIANO TRA LE ECCELLENZE DI TOSCANA
idrogeologici, rilevamenti geologici con l’impiego di tecniche L’azienda Villa Corliano è un produttore di vini ubicato nel comune di
geostatiche, analisi fisico-chimiche del suolo, analisi geotecniche, Lastra a Signa, situato in provincia di Firenze, nella regione Toscana.
campionamenti petrografici e mineralogici nonché un’analisi della Abbiamo effettuato una ricerca accurata tra i produttori di vini presenti
composizione chimica a livello di molecole e atomi.
nella regione Toscana e l’azienda Villa Corliano è risultata essere meI test hanno dimostrato da un lato la grande stabilità e resistenza ritevole di menzione come una delle realtà vitivinicole più interessanti
dei terreni di Terlano, dall’altro la ricchezza di sostanze nutritive della provincia di Firenze. I vini dell’azienda Villa Corliano risultano
contenute nel suolo: “I terreni hanno un contenuto elevato, essere rappresentativi dell’eccellenza produttiva della regione Toscana.
decisamente sopra la media, di biossido di silicio, e sono allo stesso Villa Corliano, di proprietà della famiglia dei Marchesi Agostini della
tempo ricchi di cosiddetti minerali secondari. In generale, le analisi Seta, ospita un elegante Relais Hotel con un delizioso ristorante che
hanno rilevato nei nostri terreni la presenza di tutti gli elementi propone piatti della tradizione toscana con sofisticate mise en place.
nutritivi, dei quali la vite necessita per dare vita ad uve di qualità.
La stessa distribuzione nel suolo dei diversi elementi è risultata
perfettamente bilanciata“, ha commentato Ferretti. Durante
le analisi sono stati rinvenuti minerali argillosi che facilitano
l’assorbimento ed il trasporto delle sostanze nutritive dal terreno
alle piante. Fino ad oggi si riteneva che i minerali argillosi in terreni
di origine vulcanica fossero presenti solo nei Grand Crus, quindi
nei migliori vigneti della Borgogna.
La combinazione tra un alto contenuto di minerali ed un buon
apporto nutritivo alla vite è, secondo quanto emerso dalle recenti
analisi geologiche, l’ingrediente che rende unici i vini di Cantina
Terlano.
Filippo Bortolan
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Fashion&Co
GENDERLESS
Eleganza maschile senza generi
per il prossimo inverno. Per il
2016, tutti surfisti o bohemiens
by Kristi Prendi
I
nostri uomini si preparano a
vestire per l’inverno le ispirazioni cubiste di Valentino, le fantasie
orientali di Givenchy, lo spirito chic
di Hermes, i cappelli a fungo di
Qui sopra: l’uomo Dolce & Gabbana autunno Inverno 2015
Comme de Garcon le provocazioni
In basso: completo e cappotto bicolore di Valentino Uomo
e le esagerazioni.
Se si voleva una novità forte da
Gucci, dopo la clamorosa uscita di
scena dell’ex direttore creativo Frida Giannini, questa non si è fatta attendere. Alessandro Michele, ha ottenuto una vera e propria standing
ovation. Lo spirito rivoluzionario
è il fil rouge di tutta la collezione.
Così genderless da non distinguere
a volte i look femminili da quelli
maschili. Camicie di seta, fiocchi
e georgette, cappelli bohémienne.
Ogni pezzo ha un tocco così francese da pensare di essere finiti nell’armadio di qualche parigino anni Settanta. Stesso concetto evidenziato
anche da Prada, che ha proposto
una sfilata minimal, concettuale,
quasi monotonale e in tessuti tecnici
e croccanti. Giorgio Armani ha fatto
sfilare un uomo invernale che rafforza il concetto: pantaloni a cavallo
basso, giacche sempre più morbide
e destrutturate, in un mix cromatico che sfuma dal blu al grigio accogliendo tutte le nuance polverose,
dall’ottanio al verde petrolio.
L’uomo firmato Ermenegildo Zegna sfila tra montagne di terra da
cui sorge un bosco verde. E’ la natura la chiave di volta di questa colle-
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zione nata all’insegna dell’ecosostenibilità. Stefano Pilati ha scelto materiali
e fibre naturali e li ha declinati creando un nuovo concetto di uniforme
urbana. Di fronte a queste novità vediamo mariti e fidanzati sbirciare con
curiosità le vetrine piene di accessori
sofisticati e ricchi di decori aristocratici, mentre si annodano sulle spalle i
maglioncini di cotone Loro Piana nei
soliti colori neutri.
Ma si dovranno abituare. Perchè dopo
i vivaci cromatismi di questo inverno,
li attenderà un’estate a tutto colore,
quella che abbiamo visto in questi
giorni sulle passerelle della moda maschile milanese, durante la Fashion
Week dedicata alle sfilate Uomo Primavera Estate 2016. Sono sgargianti le
proposte di DSquared2, di Stella Jean,
che immaginano i nostri uomini colorati come surfisti alla ricerca dell’onda perfetta. Appena scendono dalla
tavola indossano giacche a vento con
gli shorts sopra al ginocchio, sneakers
con lacci elastici al posto delle stringhe e leggerissime cerate se tira vento,
portando in spalla zaini enormi. Ma
solo quando sono in vacanza.
In città invece l’uomo 2016 indosserà i
lini impeccabili di Valentino e di Gucci, la couture di Christian Pellizzari
che lo immagina al centro di una sartoria d’antan, intento a scegliere tagli e
sagomature. Anche Corneliani punta
tutto sui volumi perfetti a sul rigore.
Per chi non indossa più la giacca da
mille anni, e si veste come se fosse
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Fashion&Co
A Milano Moda Uomo 2016, Dolce
& Gabbana propone l’ispirazione
Cina.Versace mette in testa i foulard
sempre in barca, ecco lper il 2016 a collezione
di Emporio Armani, che propone un trionfo di
blu, linee pulite e per le occasioni più intriganti,
una collezione di baschi da portare anche sotto
il solleone. Si torna al colore puro con i capi di
John Richmond e le proposte di sapore londinese di Stella Jean e il tripudio di stampe di Dolce
& Gabbana, che hanno scelto atmosfere orientali rivisitate, con un estro che pare inesauribile.
Gli stilisti siciliani questa volta sono usciti
dall’Italia e si sono innamorati della Cina, della Città Proibita. Ecco le stampe con dragoni e
pavoni, coloratissimi paesaggi, spettacolari accostamenti. Ennio Capasa di Costume National
invece torna ai suoi anni verdi, alle atmosfere
rock mischiate alle frange degli Indiani d’America. Splendide anche le proposte di Donatella
Versace che per il marchio della medusa fa sfilare suoi modelli con in testa i foulard coloratissimi dei bykers.
LA NUOVA COLLEZIONE BORSALINO PRESENTATA CON UN PARTY
La nuova collezione Borsalino, è stata presentata in occasione di Milano Moda Uomo,
con un party frequentato da molti personaggi del jet set e dello spettacolo che si è tenuto nel palazzetto dove ha sede la boutique in Via S. Andrea.I I feltri sono come sempre
morbidissimi e preziosi, i colori sono più vivaci del solito.
Molti degli ospiti indossano i Borsalino in vendita in questa calda estate 2015, la collezione proposta si ispira alle grandi spedizioni di inizio secolo scorso, al loro sapore
aristocratico, senza però cadere nella nostalgia del ricordo.
Le forme dell’epoca sono ripensate in chiave decisamente contemporanea, abbinando
originalità e senso estetico. Tre sono i temi dominanti della nuova collezione: “Real”,
“Sierra”, “Inca”, tutti con modelli a tesa piccola, media e larga.“Real” sono veri e propri capolavori artigianali, dove la perfezione del dettaglio è il vero elemento distintivo.
“Sierra” è la linea che percorre le ultime tendenze moda.
Cappelli che rispondono a un’esigenza stilistica decisamente contemporanea, indossati
per non passare inosservati, mantenendo un certo stile.“Inca” rappresenta lo spirito più
informale di Borsalino, senza mai perdere di vista design e vestibilità.
Tra i modelli femminili, una serie di copricapi molto chic, in rafia a tesa larga con cinta
in canneté, o i mini cilindri in paglia parasisol bianchi nella versione femminile o in
panama quito per quella maschile. Grande cura anche per i modelli da cerimonia, come
il cappello con fiocco over in rete sisal o quello con corona piatta e tesa larga.
Per l’uomo, oltre ai classici e pregiatissimi Montecristi, una serie di eleganti modelli
in papier extra-fine con cinta a righe bicolore, papier, parasisol e panama colorati. Un
inatteso effetto trompe-l’oeil per la collezione in tessuto, composta da baschi, cloche
e coppole.
Il nuovo lino-cotone che ricorda la canapa, il tessuto etnico per un modello con ala
tagliata a vivo, e il tessuto dall’effetto mélange. Infine il berretto patchwork, realizzato
con tagli e tessuti diversi tra loro, assicura l’unicità di ogni singolo copricapo.
Giuseppe Bruni
In alto: Ana Laura Ribas al party di Borsalino prova un feltro maschile della collezione 201516. A sinistra: scarpa classica blu di Santoni. Qui a fianco: scarponcino Church con carrarmato
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Fashion&Co
L’easy elegance
di Marni per
la collezione
autunnio Inverno 2015-2016.
Pelliccia, maglia, tailoring
si mescolano
in sofisticate
espressioni di
personalità.
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8
n.1 7-8/2015
12/2014
Fashion&Co
Manuel Ritz
propone un
connubio tra
il mondo dei
motori, del
desigh e del
vintage.
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f
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Passeggia con Leonardo
Grande successo di pubblico e di critica per il nostro evento
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“Passeggia con Leonardo “che si è tenuto in 10 città italiane, con
il patrocinio di Padiglione Italia Expo, Regione Lombardia, Regione Emilia Romagna, Coni e delle città interessate. Dopo le
tappe di Pavia, Vigevano, Melzo/Vaprio d’Adda e Milano, che
abbiamo già raccontato nel numero scorso, ci siamo spostati a
Firenze, Pisa, a Bologna e a Roma, per la grande passeggiata
conclusiva guidata dal prof. Carlo Sportelli ( le foto e i video
sono sulla pagina Facebook “Passeggia con Leonardo”).La tappa
di Firenze è stada guidata dalla specialista in farmacia Daniela
Monteduro, che ci ha parlato delle ‘armi chimiche di Leonardo’ e
le competenze del Vinci in fatto di botanica e di erboristeria. Abbiamo ricordato le riflessioni della studiosa americana Carmen
Bambach che ha posto l’accento sugli scritti di Benedetto Varchi,
amico della famiglia Vettori: nel ‘500 faceva parte dell’elite fiorentina di Giuliano De’ Medici, grande mecenate di Leonardo.
Da questi scritti si conoscono le importanti consulenze di Leonardo al De Medici a proposito dei suoi cavalli: egli sapeva curarli
dalle malattie come nessun altro. Paolo Vettori riferisce di viaggi
di Leonardo per curare i preziosi cavalli medicei.
La passeggiata è iniziata alla Chiesa di San Miniato al Monte,
dove è stata fatta di recente una sensazionale scoperta collegata
a un’opera del Maestro di Vinci. Il direttore della Galleria degli
Uffizi Antonio Natali parla di questo luogo a proposito dell’Adorazione dei Magi, il famosissimo quadro oggi conservato proprio
agli Uffizi, che Leonardo da Vinci dipinse tra il 1480 e il 1483.
Questa pala rivela un’aderenza strettisisma alla esegesi di S. Agostino, cui i committenti erano molto devoti. Agostino ribadisce il
valore di festa dell’Adorazione, sottolinea l’affluenza da più parti
di popoli pagani. Filippo Lippi dipinse lo stesso soggetto successivamente, ma senza riuscira a far quel che il Vasari definiva
così: “Il Vinci sa dare alle sue figure il moto e il fiato”.
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.87-8/2015
Vintage
Passeggia con
Leonardo
Foto ricordo con il Marchese Agostino Agostini della Seta sulla scenografica scalinata della Villa di Corliano
Passeggia con Leonardo
Le nostre tappe in Toscana a Firenze e Pisa poi
in Emilia a Imola e Bologna, gran finale a Roma
by Kristi Prendi
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ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Leonardo
Leonardo forse si era ritratto nell’Adorazione dei Magi
Cereali
E importante osservare l’Adorazione dei Magi per cogliere le recenti scoperte di Antonio Natali e il loro legame con
San Miniato.
A sinistra in alto, Leonardo ha disegnato una architettura
in rovina con figure impegnate in varie attività: chi porta
un’asse, chi un canestro, chi dirige l’impresa, chi raccoglie
i calcinacci, chi si sporge, chi resta appollaiato per lavorare. Perch’è questa scelta di rappresentare i manovali al
lavoro e un edificio rovinoso? Perchè rappresenta l’idea
del Figlio di Dio che scende non a distruggere ma a ricostruire. Si ha il sospetto che questa architettura sia qualcosa di emblematico.
Si era ipotizzato che questo edificio fosse la Villa di Poggio a Caiano progettata da Giuliano da Sangallo. Invece,
spiega Antonio Natali, se cerchiamo un modello calzante,
basta venire qui a San Miniato, che a quel tempo era la
chiesa dei fiorentini, perchè il Duomo non era stato ancora
completato sul fronte, per capire che guardando i tre archi
nel 1480-83, tutti avrebbero pensato a San Miniato.
Alla sua presenza fa da contraltare, al centro dello sfondo,
una scena di battaglia. Se si legge bene la Bibbia il Libro
del profesta Isaia (60) spiega Antonio Natali, si trovano
tante incredibili corrispondenze con questo quadro. “Tutti proclameranno la gloria del Singore, tutti renderanno
splendido il tempio della mia Gloria” . Il tempio in ricostruzione, qui rappresentanto dalla Chiesa più importante
delal città, è il governo di Firenze devastato dalle congiure
contro i Medici.
Dunque questa simbologia si riferisce a una volontà di ri-
54
Il gruppo a S. Miniato guidato
dalla dott. Daniela Monteduro
concilazione tra i principi e la città. Nel passo del Profeta
si citano alberi come l’olmo e il cipresso che sono proprio
sullo sfondo del gruppo di popoli giunti ad adorare il
Bambino. Durante il recente restauro sono state scoperte
8 teste di personaggi e un elefante. Inoltre l’uomo in basso a destra che non guarda l’Adorazione potrebbe essere
Leonardo?
La nostra visita è proseguita poi nel quartiere di S. Maria
Novella, dove Leonardo aveva abitato, prima di dirigerci
verso Palazzo Vecchio e il Museo del Bargello, zona in cui
aveva lo studio notarile Ser Piero da Vinci e dove era la
bottega di Verrocchio.
In questa chiesa alla fine del Quattrocento stavano lavorando i grandi maestri e contemporanei che Leonardo ha
studiato e seguito per costruire la sua tecnica pittorica,
come Ghirlandaio, Filippo Lippi e grandi predecessori
come Cimabue.
Guardando queste figure coloratissime, dai panneggi impegnati in svolazzi innaturali, serve un ipad per richiamare agli occhi il lavoro di Leonardo in quegli stessi anni.
Guardando i disegni leonardeschi come lo studio di panneggi e poi dipinti come “Ritratto di Musico” e “La dama
con l’ermellino” ci mostrano una differenza enorme, la sua
tecnica pittorica è talmente innovativa che sembra avanti
di trent’anni.
Il Chiostro di S.Maria Novella è stata la location ideale per
il nostro video dedicato alle ‘armi chimiche di Leonardo’.
Daniela Monteduro ci ha spiegato come Leonardo, grande
conoscitore delle erbe avesse accennato, nella sua lettera
Il giudice della gara di disegno, Conte Domenico Savini
Cena Medicea preparata dalle
contesse Miari Pelli Fabbroni
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Leonardo
Il genio di Vinci sapeva inventare terribili armi chimiche
di presentazione a Ludovico il Moro, alla sua capacità di
creare un ‘fumo alloppiativo’, una miscela letale di erbe da
sparare con le bombarde, che mettesse fuori uso gli armati nemici grazie ad esalazioni venefiche. L’esercito che la
usava doveva proteggersi il respiro con bambagia imbevuta di uno speciale antidoto sempre da lui ideato. I taccuini
di Leonardo rivelano una stupefacente conoscenza di preparazioni e varietà vegetali utilizzabili a scopo offensivo
come il loglio, il mappello, il dente cavallino.
La nostra giornata è proseguita poi in centro città, osservando uno dei primi lavori di ingegneria ai quali partecipò
il giovane Leonardo: l’innalzamento della grande palla dorata in cima al Duomo di Firenze, un’opera colossale che
impegnò non poco la bottega di Verrocchio, dove si produceva ogni manufatto d’arte (quadri, sculture, decorazioni tessili per spettacoli) e si studiavano anche metallurgia
e anatomia, per la rappresentazione veritiera del corpo
umano. Poi abbiamo gustato un delizioso lunch alla Trattoria del Cibreo, uno dei ristoranti più tipici di Firenze, che
ci ha proposto alcuni piatti della tradizione medioevale e
rinascimentale fiorentina.
In questo luogo di delizie ci ha raggiunti il conte Domenico Savini, studioso di araldica, che ci ha parlato delle origini di Lisa Gherardini del Giocondo, di cui ha ritrovato
notizie all’Archivio di Stato di Firenze e ci ha mostrato il
palazzetto di famiglia in zona S. Croce. Domenico Savini è
stato il giudice della gara di disegno della nostra tappa di
Firenze, che ha assegnato due premi a parimerito ai disegni presentati da Edoardo Stefanacci e Sonia Benini.
Il primo dipinto di Leonardo,
l’angelo (pala del Verrocchio)
PRANZO A SORPRESA: LA TAVOLA DEI MEDICI
La nostra tappa fiorentina ci ha portato a casa delle sorelle Giulia e Valeria Miari Pelli Fabbroni che ci hanno
offerto per una bella sorpresa: un pranzo con i piatti preferiti da Lorenzo de’ Medici, preparati con grande perizia
e seguendo con precisione le ricette tramandate da antichi
manuali di cucina toscana.
Appetizer con i crostini toscani della tradizione, fra i quali non poteva mancare la finocchiona, salume ricavato da
tutti i ritagli del maiale, aromatizzato con spezie e semi
di finocchio. Poi gnocchetti rinascimentali fatti a mano,
con farina di farro e mandorle tritate, conditi con il burro
e la salvia. Il piatto di mezzo è stato molto più laborioso: terrina di volatili del cortile (pollo, faraona, piccione,
ecc) con contorno di verdura, presentato in una bellissima
forma di colomba, che pareva quasi spiccare il volo dal
suo letto di verdure. Gran finale con una torta di pere e
mele alal moda di Lorenzo il Magnifico: soffice, delicata e
profumata, con la frutta che si scioglieva in bocca. Grazie!
Un delicato profumo dedicato
a Caterina Sforza de’ Medici
Ritratto di Beatrice d’Este conservato al Museo degli Uffizi
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ARENA
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n.8 7-8/2015
Leonardo
A Pisa tra ville e palazzi dei fieri oppositori di Firenze
Cereali
PASSEGGIA CON LEONARDO A PISA
Parte dalla libreria Blu Book con gli amici dell’Associazione Culturale “I Cavalieri” presieduta da Daniele Conti e
la nostra passeggiata leonardesca con il patrocinio del Comune di Pisa che ringraziamo anche per la foto ricordo con
il Sindaco Marco Filippeschi. Abbiamo scoperto le bellezze segrete di questa città dove Leonardo sarà entrato forse
di soppiatto per studarne tanto attentamente la struttura e
le difese. Egli progettò un piano molto ambizioso di assedio della fiera città toscana. Con costosissima deviazione
dell’Arno che il reggente fiorentino PierSoderini decise di
interrompere, ma il Sangallo riprese poi qualche tempo
dopo, ottenendo l’insperata resa. Il nostro percorso fra i
palazzi rinascimentali è stato guidato dall’attore teatrale
Alessandro Bargagna. E’ curioso visitare Pisa senza passare dalla Piazza del Campo, con il Duomo, il Battistero e
la famosissima Torre Pendente, eppure ci siamo riusciti.
Le nostre tappe, a parte la pasticceria Salza per la ‘torta
coi bischeri’ (che sono i merli sui castelli ghibellini) dove
abbiamo incrociato la star televisiva Paolo Conticini, sono
stati la bellissima Chiesa dei Cavalieri, la Scuola Normale,
la piazza dell’antico mercato medioevale, una sorta di centro commerciale ante litteram. E naturalmente le splendide
rive dell’Arno dove ha aperto i battenti Palazzo Blu dalla
sfumatura indaco della facciata. Spicca fra tutti la facciata
terracotta di Palazzo Agostini, il cui proprietario, marchese Agostino Agostini, ci ha poi accolti nella meravigliosa
villa di Corliano, un gioiello rinascimentale immerso in un
grande parco secolare, che ospita anche un resort e la deli-
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Pronti per la partenza dalla
libreria Blu Book di Pisa
ziosa Osteria dell’Ussaro. La villa di Corliano è nata come
cenacolo aratistico ed è abbellita da preziosi affreschi in
tutte le sale. Possedeva anche un sofisticato sistema di raffrescamento grazie alla presenza di piccole cascate interne.
Il 24 luglio 1503, Francesco Guiducci scrisse dal “Campo
contro Pisa” alla “Balia di Firenze” per riferire come, il
giorno precedente, Leonardo Da Vinci, con Alessandro
degli Albizi, avesse illustrato a lui e al governatore il “disegno” del progetto per deviare le acque dell’Arno: «Dopo
molte discussioni et dubji conclusesi che l’opera fussi molto ad proposito», perché nella peggiore delle ipotesi sarebbe stata comunque utile per difendere le colline. E così, il
26 luglio, la Signoria di Firenze deliberava di rimborsare
56 lire e 13 soldi a Giovanni Piffero: «Spexi in vetture di 6
chavalli e spese di vitto per andare chon Lionando da Vinci a livellare Arno in quello di Pisa, e levallo dal letto suo».
Giovanni Piffero fu fra i consulenti per la collocazione del
David di Michelangelo il 25 gennaio 1504. Collaborò, inoltre, con Leonardo per realizzare in Palazzo della Signoria
il ponte mobile per dipingere la Battaglia d’Anghiari nel
1505, ed è pure ricordato per aver fornito i colori. Soderini
e Machiavelli riuscirono, il 20 agosto del 1504, a decretare l’inizio dei lavori «circha el voltare Arno alla torre ad
Fagiano», per la costruzione di una diga che ostruisse il
fiume e lo deviasse in due canali, fino allo Stagno, verso
il mare. «E al dì 22 d’agosto 1504, si mise mano a volgere Anno a Livorno». Quando, dopo il 26 ottobre, si fece
evidente il fallimento dell’impresa, entrambi furono accusati di avere sopravvalutato un “ghiribizzo, un’idea assai
Foto ricordo con il Sindaco di
Pisa Marco Filippeschi
Incontriamo l’attore delle
fiction Rai Paolo Conticini
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n.8 7-8/2015
Leonardo
A Imola e Bologna, dove Leonardo lavorò per i Borgia
infelice nella quale s’erano riscaldati stranamente, contro
il parere delle persone più competenti». «Ma il fiume si
rise di chi gli volea dar legge». Indubbiamente la polemica
sul “ghiribizzo” era diretta in primo luogo contro Leonardo che a parole aveva fatto sembrar possibile un’impresa
tutt’altro che semplice nei fatti.
PASSEGGIA CON LEONADRO A IMOLA/BOLOGNA
Alla scoperta di Leonardo ingegnere militare con la nuostra guida, l’architetto Diletta Evangelisti, che ci ha portato
nell’epoca di Caterina Sforza, signora di Imola e Forlì che
governò su queste terre resistendo invano agli appetiti del
Borgia. Caterina Sforza era figlia di Gia Galeazo Sforza,
il Duca milanese assassinato dai Lampugnano e dai Visconti nella famosa notte di S. Stefano che lasciò erede un
giovinetto allevato e poi avvelenato da Ludovico il Moro.
Caterina fu una grande politica e una grande guerriera,
suo figlio Giovanni de’ Medici era il famoso condottiero
Giovanni dalle Bande Nere.
Leonardo da Vinci lavorò per il nuovo padrone di Imola, il Duca di Valentinois Cesare Borgia, che espugnò
questa rocca bellissima oggi completamente restaurata e
arricchita da un museo dove sono stati raccolte armature cinquecentesche, cotte di maglia, balestre e archibugi,
una selezione di cannoni e colubrine provenienti da tutto
il mondo. Per studiare la difesa di Imola, Leonardo fu munito di un lasciapassare dove il Borgia lo definiva ‘nostro
familiare’ e obbligava tutti a riceverlo, a dargli accesso a
ogni luogo e ospitarlo completamente con il suo staff. In
Ingresso al Palazzetto Riario
Sforza nella Rocca di Imola
esposizione nella Rocca le bellissime maioliche cinquecentesche trovate sul fondo di un pozzo, alcune in perfetto
stato. Una parte della rocca ospita l’Accademia Musicale
di Imola, una scuola di specializzazione per virtuosi del
pianoforte frequentata da diplomati provenienti da ogni
parte del mondo. La nostra visita a Imola si è conclusa con
una visita all’antica fiera agricola con mercatini di asinelli
e cavalli.
La nostra passeggiata è proseguita poi a Bologna, con appuntamento davanti a San Petronio nel pomeriggio. L’itinerario ci ha portato all’Oratorio di Santa Cecilia, con
decorazion finanziate dalla potente famiglia Bentivoglio,
dove abbiamo ammirato affreschi d.el Costa e dell’Aspertini. Siamo entrati poi Cappella Bentivoglio. Il progetto è
dell’architetto Pagno di Lapo Portigiani da Fiesole che lo
realizzò tra il 1463 e il 1468; splendida pavimentazione in
piastrelle di maiolica della bottega dei Della Robbia (1489),
con tracce ancora visibili degli stemmi Bentivoglio.
La decorazione pittorica fu invece affidata a Lorenzo Costa, che dipinse la Madonna in trono e la famiglia Bentivoglio (1488) ex voto per la scampata congiura dei Malvezzi.
A destra il Monumento di Annibale a cavallo (1458). Sulla
parete sinistra, i due grandi affreschi allegorici, il Trionfo
della Morte e il Trionfo della Fama (1490) ancora del Costa.
Sull’altare la splendida pala con la Madonna in trono e i
santi Giovanni, Sebastiano, Agostino e Floriano di Francesco Raibolini detto il Francia, databile attorno al 1494.
Nella parete di fronte, la Tomba di Anton Galeazzo Bentivoglio, opera di Iacopo della Quercia del 1438.
In alto sulle mura a misurare
le grandezze come Leonardo
Il gruppo di Bologna, partenza
per la Cappella Bentivoglio
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n.8 7-8/2015
Leonardo
Il quartiere fiorentino tra San Pietro e Campo de’ Fiori
Cereali
PASSEGGIA CON LEONARDO A ROMA
Il gran finale del nostro evento, Passeggia con Leonardo
a Roma, è iniziato da Piazza Pio XII, di fronte alla monumentale facciata di San Pietro, con la guida del prof. Carlo
Sportelli (Universitò Roma 3). Al tempo di Leonardo non
si vedevano nè la facciata nè il colonnato nè la cupola. Dietro la basilica preesistente si lavorava all’abside e all’ampliamento delle stanze pontificie dalle quali il Papa in caso
di pericolo fuggiva a Sant’Angelo percorrendo un camminamento posto in alto sopra le mura guelfe che ancor
oggi si vedono andando verso la fortezza. Questa zona era
dunque un cantiere aperto circondato da prati (infatti oggi
questo si chiama Quartiere Prati). Nei primi decenni del
Cinquecento furono costruiti alcuni palazzi di importanti
famiglie come quello dei Della Rovere. e quello dei Torlonia. Ci indirizziamo a destra, verso l’attuale Corso Vittorio
Emanuele, su questa direttrice si sviluppò un quartiere ‘di
servizio’ per il cantiere, con botteghe di artigiani del legno
e del ferro e istituti di credito. Subito prima del Tevere,
il grande complesso creato dai Sassoni con una Chiesa e
la ruota per gli esposti (per abbandonare i neonati indesiderati), l’arcispedale di Santo Spirito in Saxia. Nel 1471
l’ex Schola dei Sassoni divenuta ospedale fu preda di un
imponente incendio che lo ridusse in uno stato fatiscente. Sisto IV ne decise la ricostruzione immediata, anche
in previsione del Giubileo. Il nosocomio, divenne il più
importante luogo della ricerca scientifica: basti ricordare
che al suo interno si avvicendarono medici illustri come
Giovanni Tiracorda, medico di Clemente X, il Lancisi, il
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Partenza da San Pietro con il
gruppo e sincronizzazione app
Baglivi, protagonisti di importati studi medici. All’interno dell’Antica Spezieria fu sperimentato l’utilizzo della
corteccia di china nel trattamento della malaria. Non si
può dimenticare l’importanza del Teatro di Anatomia che
fu di richiamo per artisti e scienziati come Michelangelo,
Leonardo Da Vinci e Sandro Botticelli, che riprodusse la
facciata dell’ospedale nello sfondo dell’affresco “ La purificazione del lebbroso”. Fu qui che Leonardo, che viveva
in questo quartiere e aveva poi in uso alcune belle stanze al Belvedere in condivisione con artigiani tedeschi che
producevano specchi ustori secondo le sue indicazioni,
proseguì la sua opera di ricerca, essendo poi accusato di
stregoneria. Siuperato il Tevere guardando il Ponte Sisto,
dotato di oculi che permettevano di misurare i livelli di
pericolo dellle acque in tempo di piena, ci dirigiamo verso la Chiesa di S.Spirito finanziata dalla Confraternita dei
Fiorentini alla quale Leonardo si legò, divenendo novizio
all’inizio del 1514. Nei libri dell’archivio è scritto il pagamento di una prima annualità ma poi egli non proseguì,
perchè nel 1515 tornò a Milano. Di fronte alla Chiesa si
ammirano l’imponente palazzo del Banco Mediceo e più
avanti la stretta facciata del Banco di S. Spirito, istituti ai
quali Leone X, il papa Medici detto La Talpa per la sua
taglia grassoccia e la sua miopia si appoggiò per le forti
spese sue e della sua corte, nella quale spiccava il fratello.
Giuliano de’ Medici era un grande protettore di Leonardo
e amante dei cavalli (le scuderie medicee sono divenute
abitazioni private ancora visibili tra Piazza Risorgimento
e Piazza Pio XII) e della musica. Leonardo ritrova l’amico
S.Spirito in Saxia, dove Leonardo fece studi di anatomia
Stemma della confraternita dei
Fiorentini, Leonardo fu novizio
ARENA
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n.8 7-8/2015
Leonardo
Leonardo gli studi anatomici all’Ospedale dei Sassoni
Atalante Migliorotti, che vive a Roma con uno stipendio
di supervisor dei lavori, ottenuto per lui proprio dal fratello del Papa. Leonardo non ottenne alcuna importante
commessa da Leone X perchè era stato già tutto assegnato.
Michelangelo aveva affrescato la Sisitna e non era stato neanche completamente pagato, Raffaello aveva fatto il pieno delle grandi commesse nei palazzi vaaticani, tant’è che
quando Leonardo arrivò a Roma , fu ricevuto dal Papa in
una grande sala dove troneggiava “La scuola di Atene” e
Raffaello lo aveva ritratto nei panni di Platone.
Non restava che adattarsi alla richiesta di occuparsi di bonifiche nelle malsane paludi pontine verso Civitavecchia e
magari di qualche ritratto su tavola. Leonardo era arrivato
a Roma portando con sè la Monna Lisa alla quale sempre
lavorava e che teneva nelle sue stanze private. Forse aveva
con sè anche il San Girolamo, ritengono alcuni studiosi,
che pospongono la data della sua esecuzione ai primi anni
del Cinquecento. Se così fosse, si potrebbe ipotizzare una
commessa Melzi, poichè il padre di Giovanni Francesco si
chiamava appunto Girolamo. Questo quadro è stato ritrovato a Roma nell’Ottocento, tagliato in due pezzi, uno dei
quali serviva da sgabello per un artigiano. Si può pensare
che, forse al momento dell’accusa di stregoneria dagli specchiai tedeschi, sia stato trafugato dalle sue stanze private
o da quelle al Belvedere e venduto. Proseguendo sull’attuale Corso Vittorio Emanuele, abbiamo ammirato Piazza
Cesaraini Sforza. al 1458, quando fu costruito per Rodrigo
Borgia, nominato da suo zio, papa Callisto III (1455-58),
vice cancelliere di Santa Romana Chiesa. Quando Rodrigo
Il ponte Sisto con gli oculi idrometrici per misurarne la piena
Borgia divenne papa con il nome di Alessandro VI (14921503) lasciò il palazzo al cardinale Ascanio Sforza a compenso del sostegno da lui avuto in conclave. L’edificio in
seguito venne assegnato in parte ai nipoti di papa Giulio II
e qui i cardinali Sforza e Della Rovere svolsero le funzioni
di cancellieri della Chiesa. Per alcuni anni all’interno del
palazzo operò la Zecca Pontificia, come sopra menzionato,
finché nel 1504 papa Giulio II la fece trasferire nel palazzo
a “Canale di Ponte”. Il palazzo ospitò anche gli Uffici della
Cancelleria, ma anche questi vennero trasferiti per volontà
di Leone X (1513-21) nel palazzo della Cancelleria, cosicché
palazzo Sforza Cesarini divenne il palazzo della “Cancelleria Vecchia”. Nel 1536 il palazzo tornò di proprietà della
famiglia Sforza. La nostra passeggiata si è conclusa presso
questo maestoso edificio che ospita una mostra permanente sulle macchine di Leonardo Fu costruito per il Cardinale
Riario e ancora oggi accoglie i tribunali della Santa Sede: la
Penitenzieria Apostolica, la Segnatura Apostolica e la Rota
Romana. Il palazzo, costruito tra il 1485 ed il 1513 è ora
una delle proprietà della Santa Sede. (KFMDE)
Sosta nel pomeriggio. Sullo sfondo le mura pontificie, utilizzate dai Papi per rifugiarsi a S.Angelo in caso di pericolo
La chiesa dei Fiorentini e la
Via degli Acciaiuoli a Roma
La Piazza Cesarini Sforza dove
c’erano le proprietà dei Borgia
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n.8 7-8/2015
Motori & Co
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n.8 7-8/2015
Motori & Co
ARRIVA LA TIGRE
E’ la nuova Giulia dal 510 Cv, la sportiva
Quadrifoglio verde più grintosa che mai
by Niccolò Carcano
I
l 24 giugno si è tenuta ad Arese la presentazione della nuova Alfa Romeo Giulia, prima quella «cattiva» poi quelle «normali».
La Giulia è stata presentata nella versione più estrema da 510 Cv per sottolineare il carattere sportivo della rinata Alfa Romeo:
la Quadrifoglio Verde, che monta il V6 3.0 litri biturbo da 510 CV, di derivazione Ferrari, per uno 0-100 km/h in 3,9 secondi.
Sarà in vendita alla fine dell’anno, i prezzi sono simili a quelli della concorrenza: 75-80 mila euro, come le Bmw M3 ed M4.
Fra le altri rivali ci sono Mercedes C63 Amg, Audi Rs4. Ma nel progettare la Giulia i tecnici hanno preso a riferimento anche
le prestazioni della Porsche 911, nonostante sia una coupé. Ovviamente la Giulia arriverà nel febbraio-marzo 2016 anche nelle
versioni più tranquille con motori turbo a benzina e diesel: in questo caso il listino segue quello di Audi A4, Mercedes Classe
C e Bmw Serie 3. Nella versione standard, la nuova Giulia avrà un motore di 2000 cc biturbo, con quattro cilindri e potenze di
180, 250 e 330 cavalli. Nella versione “top” del diesel ci sarà un 3000 cc della VM Motori, ora in dotazione su Jeep e Maserati.
In seguito si aggiungerà anche la variante ibrida. La Giulia sembra la discendente più vicina alla 75, da cui riprende la trazione
posteriore e la propulsione longitudinale. Così vestita, la Giulia lascia vedere tutta l’aggressività dei suoi stilemi: spicca in particolare la cura per l’aerodinamica e il raffreddamento, con sottili feritoie supplementari che incorniciano gli elementi orizzontali
del trilobo. Da notare anche gli sfoghi d’aria sul cofano, e quelli sul passaruota, che danno origine allo “scavo” che percorre la
fiancata, all’altezza delle maniglie, forsew influenzata dalla BMW. Ulteriore dettaglio su cui concentrare l’attenzione: i piccoli
“lip” verticali nella zona posteriore del laterale, all’altezza dei gruppi ottici, che servono a “staccare” il flusso d’aria dalla carrozzeria e “pulirlo”, evitando indesiderate turbolenze in coda in modo da garantire il massimo della stabilità. Grande anche la
cura riservata al sottoscocca: gli scatti dell’estrattore ci permettono di osservare un fondo vettura completamente carenato, oltre
che virtualmente piatto. Numerose anche le caratteristiche appendici in fibra di carbonio a vista, materiale che caratterizza il
piccolo profilo spoiler posteriore, sottolinea le minigonne e torna nel vistoso splitter anteriore, che “sigilla” il fondo della vettura
in un tutt’uno con il diffusore (in cui sono alloggiati i quattro terminali di scarico). Fibra di carbonio e alluminio sono i nuovi ed
esclusivi materiali ultraleggeri. Questa nuova Alfa Romeo, che omaggia palesemente le Maserati GranTurismo e GranCabrio
nella fanaleria posteriore, è ricca di dettagli da scoprire anche negli interni: il volante ha un design completamente nuovo, così
come l’intera plancia. Sul tunnel, oltre al controller girevole per il sistema d’infotainment - molto simile nella filosofia al comando delle rivali tedesche - e a quello dell’Alfa Dna, spicca la leva di un cambio manuale a sei marce: la Giulia Quadrifoglio sarà
certamente offerta anche in questa versione. A sottolineare la vocazione sportiva, gli interni abbondano di fibra di carbonio a
vista, impiegata per le finiture di numerosi dettagli (notevole il pomello del cambio), e soprattutto per il guscio dei sedili, che
appaiono particolarmente sottili in questi primi scatti. Oltre al nuovo logo, sul volante spicca anche il comando d’accensione:
una bella trovata, da vera supercar (e infatti lo adotta tutta la produzione Ferrari più recente). Gli esemplari esposti ad Arese
sono dotati di impianto frenante carboceramico - verosimilmente un’opzione a richiesta - con pinze a sei pistoncini davanti e
quattro dietro. La chicca vera, però, è un’altra: la targa della vettura bianca - AR 105 IT - è una chiara sottolineatura da parte
dell’Alfa Romeo dell’italianità del progetto. E un regalo di compleanno - il 105°, appunto - a un marchio che per troppo tempo
ha lavorato al di sotto delle sue potenzialità.
Con il debutto dell’Alfa Romeo Giulia entra in scena anche il nuovo logo Alfa Romeo: croce e biscione visconteo si rinnovano,
abbandonando il tradizionale fondo bianco (per la croce) e azzurro (per il biscione). I caratteri sono ora argentati, lo stesso motivo prescelto per lo sfondo, simili a quelli del primo marchio recante la scritta Alfa Romeo (che debuttò semplicemente con la
scritta Alfa). E, per i più attenti, il Biscione perde anche un’ansa, diventando maggiormente stilizzato, al pari della corona.
Si prevede una vendita di 400 mila vetture entro il 2018 contro i 68 mila del 2014, impossibile traguardo da raggiungere per
molti, ma non per Alfa; con la nuova Giulia l’Alfa Romeo è pronta a tornare ai fasti di un tempo, rilanciando immagine, prestigio e vendite del Biscione, “operazione di rinascita” che, come ha sottolineato Marchionne alla presentazione, non sarebbe stata
possibile senza la fusione di Fiat con Chrysler e la nascita di FCA.
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n.8 7-8/2015
Salute & Co
B
by Fiammetta Trallo, medico
specialista in ginecologia
Basta andare dopo le undici di sera in giro per la città e davanti ad ogni pub,
osteria e ritrovo trendy, non puoi non incontrarli. Sono tutti lì con una bottiglia di
birra in mano o con un bicchiere da cui arriva il tintinnio dei cubetti di ghiaccio che
si sciolgono dentro il gin tonic. Il popolo della notte dai mille volti ha un minimo comune multiplo che si chiama alcol. E se dopo si va a fare un salto in discoteca un altro
cicchetto … dà piacere, euforia e aiuta a trascorrere una serata in compagnia senza
inibizioni e resistenze psicologiche.
Il consumo e l’abuso di alcol fra i giovani e gli adolescenti è un fenomeno preoccupante e in continua crescita in tutto il mondo. L’OMS raccomanda la totale astensione
dal consumo di alcol fino ai 15 anni, mentre in Italia con la Legge 8.11.2012 n.189 vige
il divieto di somministrazione e vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni.
Secondo dati ISTAT, il “binge drinking” è la modalità di consumo alcolico diffusa
maggiormente tra i giovani di 18-24 anni. L’assunzione di quantità di alcol molto elevate in un’unica occasione e in un ristretto arco di tempo è una moda praticata per
socializzare nell’ottica di un divertimento collettivo, sino ad arrivare all’ubriachezza
Vintage
e persino all’intossicazione alcolica. Per loro stessa ammissione, i giovani riconoscono
che l’alcol ha le proprietà di una droga. Quello che non sanno, anche se a documentarsi in internet ci vuole un attimo, che fino all’età di 20 anni circa nel corpo umano
non ci sono ancora gli enzimi destinati alla metabolilzzazione dell’alcol. Questo vuol
dire che le bevande alcoliche, per i giovani risultano molto più nocive rispetto ad un
adulto, in quanto l’etanolo contenuto non può essere scomposto in sostanze più tollerabili dall’organismo. L’abitudine al consumo di alcol in giovane età, sviluppa più facilmente una dipendenza alcolica o, peggio ancora, una dipendenza mista con fumo,
psicofarmaci e droghe. Un mix di sostanze esplosive per cervello e fegato che sono i
due principali organi bersaglio. Le conseguenze, oltre che per la salute fisica, hanno
ripercussioni anche in ambito psico-sociale, data la facilità di associazione con altri
HAPPY HOUR
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Aumenta in tutto il mondo
l’alcolismo giovanile. E anche
quello fra le donne in gravidanza
e le puerpere. I gravi danni dei
comportamenti a rischio
ARENA
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MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Salute & Co
Prima dei 20 anni il corpo non ha enzimi che metabolizzano l’alcol
comportamenti a rischio, aggressività e violenza, oltre alle possibili influenze negative sulla socialità e
sullo sviluppo cognitivo ed emotivo. Tra i comportamenti a rischio alcol-indotti vanno considerati anche
i rischi che si corrono alla guida di automobili e moto
e l’aumento delle infezioni a trasmissione sessuale.
Nello stato di ebbrezza è facile dimenticarsi delle
regole del safer sex anche con partner occasionali e
compagni di una bevuta. All’indomani di una sbronza non è detto che non ci si possa ritrovare incinte o
peggio ancora rendersi conto di essere state vittime
di abusi sessuali.
Per le donne si aggiunge un altro effetto negativo
dell’alcol. A tutt’oggi la scienza non ha ancora individuato qual è il livello di consumo di alcol al di sotto
del quale si può bere senza rischi quando si aspetta
un figlio.
Gli studi però sono concordi nell’affermare che in
gravidanza anche un consumo minimo può pregiudicare la salute e lo sviluppo del feto, il quale non
ha difese rispetto all’alcol assunto dalla madre anche
dopo assunzione di dosi modeste. Le conseguenze
sono maggiori e più gravi nelle donne che abusano
o che sono vere e proprie alcoliste, ma possono ma-
nifestarsi anche nelle donne che si sono
astenute dal bere in gravidanza, ma che
avevano abusato di alcol in precedenza
o hanno avuto stati di ebbrezza occasionali. Oltre ad aborto, nascita prematura
e sottopeso, l’alcol può interferire nello
sviluppo embrio-fetale e dare origine
alla sindrome feto-alcolica caratterizzata da anormalità della crescita, ritardo
mentale e alterazioni somatiche.
In allattamento può interferire nella
produzione del latte e provocare nei neonati alterazioni del ritmo del sonno. Le
mamme che allattano e che scelgono di
bere alcolici devono perlomeno pianificare le poppate: conservare il latte prima di bere e riprendere ad allattare solo
dopo che tutto l’alcol è stato eliminato.
Secondo una recente inchiesta della
Doxa, solo i due terzi delle intervistate è
a conoscenza che l’assunzione di bevande alcoliche in gravidanza può compromettere la salute del nascituro.
Il dato più significativo che emerge è che
per il 67% delle donne, l’assunzione saltuaria di alcol in gravidanza
non è rischiosa. Proprio per questo
SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) e AssoBirra (Associazione Nazionale dei produttori
della birra e malto) hanno lanciato
la terza edizione della campagna
“Se aspetti un bambino l’alcol può
attendere”.
L’obbiettivo è aumentare la conoscenza sul tema “alcol e gravidanza” e continuare ad informare chi
aspetta un figlio o sta provando ad
averlo e a chi è già mamma ma vuole diventarlo di nuovo.
Il sito www.alfemminile.it dedica
due post a settimana a questo delicato argomento con notizie e suggerimenti volte ad aumentare la
sensibilizzazione e la conoscenza.
Nella sezione “l’esperto risponde” è
possibile ricevere risposte a quesiti,
dubbi ed interrogativi.
DANGER
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MEDIASTAR
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n.8 7-8/2015
Protagonisti
Energia
LO STRESS TEST
DELLA PRESIDENTA
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Fra meno di un mese i mercati valuteranno il primo
anno della gestione Santander, firmato Ana Botin
by Niccolò Carcano
ARENA
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n.2 1/2015
Ptotagonisti
U
n anno fa la Spagna è stata
scossa da un cambio della guardia
epocale; quello fra Emilio Botin,
morto il 9 settembre 214, che da 30
anni controllava il Santander, colosso hispanico della finanza e fra i primi venti a livello mondiale.
E sua figla Ana, ultimo esponente di
una dinastia che dai primi del ‘900
controlla l’azionariato, ultimamente con una quota inferiore al 3%.
Dopo una carriera durissima, fatta
di alti e bassi, di ascese e dimissioni,
vittorie e licenziamenti, Ana è ora
al comando di Santander. Che sta
rivoluzionando come un calzino.
Perchè anche lei è d’accordo con investitori, analisti ed executive: negli
ultimi decenni la banca non è stata
in linea con gli standard finanziari
di settore. Si poteva fare molto di
più.
Ana Laura Botin è nata nel 1960.
Dopo gli ultimi anni del liceo in
un college della Pennsylvania, ha
trascorso un anno ad Harward. Si è
laureata nel 1981 e poi ha lavorato
8 anni in Jp Morgan. E’ entrata nel
Santander nel 1988, occupandosi
dell’area Latino Americana. Avrebbe voluto fare della banca di investimento hispanica il maggior player
della regione, ma non vi riuscì. La
spedirono poi in Asia, nel 1998. Assunse 150 analisti di equity da una
società di Hong Kong in bancarotta, ma anche qui le cose andarono
male. Tornata in Spagna, nel 1999 si
è trovata nel bel mezzo della fusione tra Santander e Central Hispano,
decisa da suo padre Emilio. Secondo i piani, lui e il presidente di
Central Hispano sarebbero stati entrambi direttori, mentre un top manager di Central Hispano sarebbeo
divenuto amministratore delegato.
In meno che non si dica si sparse
la voce che Ana Botin sarebbe stata
quel ceo. Un magazine scrisse che la
banca aveva molti botones (facchini)
ma un solo Botin. La trentottenne
Ana fu definita immediatamente
la donna più potente della Spagna,
ma questo elogio fece saltare i nervi nel board del Central Hispano. I
top manager posero un ultimatum:
lei se ne doveva andare. Si dimise
il giorno dopo, ma restando nel board. Nel 2002, ha finalmente trovato
la sua strada: alla guida di Banesto,
controllata di Santander, ha portato
le filiali da 332 a 1839 e ne ha chiuse
solo 163 durante il grande collasso
economico della Spagna.
Passata a Santander Uk, ha saputo
costruire un altro successo. L’utile dei primi nove mesi dello scorso
anno erano superiori a quelli del
2013, + 50%. Il 9 settembre scorso,
LADY DI FERRO DELLA FINANZA
Ana Botin ha ricevuto una rigida educazione nel Regno Unito, nel collegio
cattolico St. Mary’s di Ascot, e poi negli
Stati Uniti, al Bryn Mawr College di
Filadelfia. SI laurea poi in scienze economiche a Harvard.
Nel 1981, a 21 anni, l’inizio della carriera in JP Morgan, prima a Madrid e
poi a New York.
Quindi, sette anni dopo, i primi passi nel
Santander con un’ascesa, manco a dirlo, folgorante, fino a diventare direttore
generale nel ‘94 e, tre anni più tardi, a
Buenos Aires, presidente del banco Santander Río. ma vera prova del fuoco,
con il ritorno in patria e la nomina
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n.8 7-8/2015
Protagonisti
Pochi giorni dopo la sua nomina, aveva già
iniziato a comprare e cacciare top manager
quando a tarda sera è mancato il
grande presidente che aveva portato il Santander dal 152esimo posto
al mondo per asset al 19esimo posto, acquisendo in media due società finanziarie all’anno dal 1986 fino
alla sua morte, il colosso bancario al
dettaglio ha tremato solo per poche
ore. Ana Botin e suo fratello minore
hanno avuto davvero poche ore per
piangere la scomparsa dell’illustre
genitore. A meno di 20 ore dalla
morte del vecchio Botin, l’istituto
fondato nel 1857 l’ha convocata a
Madrid, dove il Comitato Nomine
e Remunerazioni si era già riunito.
Un’alta percentuale di azioni del
Santander è in mano a piccoli investitori, dunque bando alle lacrime.
Ana Botin è stata chiamata a guidare Santander, la quarta generazione
che controlla il gigante bancario hispanico con meno del 3%.
Da settembre 2014, le sorprese si
sono succedute alle sorprese. Ana
Botin parla del suo predecessore definendolo l’ex presidente. Ana Botin
sostituisce l’amministratore delegato, amico intimo di suo padre, senza
troppi complimenti. Javier Marin si
è dimesso da amministratore delegato undici settimane dopo la nomina di Ana Botin alla presidenza
della banca. Un ruolo che egli aveva ricoperto dal 2013 alla relativa-
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mente giovane età di 46 anni, dopo
aver lavorato come responsabile del
personale per Emilio Botin e in precedenza come direttore di piccole
unità di Santander.
Alcuni scenaristi non le danno abbastanza fiducia, dicono che la situazione è a rischio. La stessa Botin
è preoccupata per la divisione Usa
della Banca, che comprende una
divisione di credito al consumo e
la sua cattiva gestione. Un anno fa
la Federal Reserve aveva bocciato
la holding agli stress test. Anche a
marzo scorso l’esame non è stato
superato e , secondo indiscrezioni,
pure quello del 2016 potrebbe andare allo stesso modo. Per questo
motivo, a un mese dalla sua nomina
sarebbe corsa a Washington a scegliere una nuova squadra di candidati e un nuovo presidente per la
holding di Santander che negli Usa
è uno dei principali finanziatori per
l’acquisto di automobili.
La cura di Ana Botin sarà efficace?
Per ora il suo gruppo non commenta il valore del titolo, che dal suo subentro ha fatto peggio di un vasto
paniere di banche mondiali. Ma il
suo staff sottolinea che nel primo
trimestre 2015 l‘utile metto è stato
pari a 1,72 miliardi di eunro, in crescita del 32/% rispetto a un anno fa..
ARENA
MEDIASTAR
MAGAZINE
n.8 7-8/2015
Protagonisti
Ana Botin, una delle sei donne al comando
nelle 150 maggiori società finanziarie mondiali, è succeduta a Emilio Botin, 79 anni, storico
presidente del Santander, la maggiore banca
spagnola, morto a Madrid per un attacco cardiaco il 9 settembre 2014.
Emilio Botín-Sanz de Sautola y Garcia de los
Rios, era nato a Santander, il 1° ottobre 1934,
e aveva assunto nel 1986, all’età di 52 anni, la
posizione di presidente del Banco Santander
Central Hispano rilevandola dal padre. Emilio Botín, laureato in Giurisprudenza ed economia presso l’Università di Deusto a Bilbao,
aveva alle spalle una lunga tradizione famigliare nel settore finanziario che arrivava fino
al bisnonno.
Nel 1993 grazie alla sua tenace campagna di
acqusizioni, Santander ha assorbito il Banco
Español de Crédito (Banesto) e nel 1999 si è fusa
con il Banco Central Hispano.
Da allora la marcia del Banco Santander Central Hispano non si è fermata, il gruppo iberico,
acquisendo in media due istituzioni finanziarie
all’anno, è diventato la più grande banca di Spagna. Nel 2004, Banco Santander ha conquistato
una storica istituzione ingleseAbbey National,
divenendo uno dei maggiori istituti di credito
in Europa.
Botín era sposato con Paloma O’Shea, marchesa
di O’Shea, dalla quale ha avuto sei figli. I suoi
passatempi preferiti erano caccia, pesca e golf.
Nel 2005 Forbes aveva stimato il suo patrimonio netto in 1,7 miliardi di dollari. .
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n.8 7-8/2015
Protagonisti
Dopo i successi a Santander Uk,
dove era entrata nel 2010, Ana Botin,
secondo alcuni autorevoli opinionisti della City , mieterà altri successi:
“è nata per dirigere”. Anche se con
uno stile tutto diverso dal padre.
Staremo a vedere se, vista la composizione attuale dell’azionariato,
la sua principale qualità, la visione
strategica, permetterà alla dinastia
Botín di proseguire quello che tutti
definiscono un vero miracolo di continuità dirigenziale: la famiglia non
controlla ormai più dell’1,5 per cento
del capitale del Santander (Ana è in
possesso dello 0,149 per cento). Anzi,
il principale investitore non è neppure spagnolo: è il fondo statunitense
BlackRock, che ha in mano il 4,775%
dell’istituto. Una situazione lontana
anni luce da quella in cui, nel 1857,
il bisnonno dell’attuale ‘presidenta’
fondò una piccola banca per gestire
il traffico merci nel porto del capoluogo della Cantabria, Santander
appunto. La Botin è apparsa nella
nuova veste di presidente essecutivo
in una assemblea dei soci, convocata
quattro giorni dopo la sepoltura del
padre, che ha ricordato definendolo
“il presidente precedente”. Dopo neanche tre mesi, aveva deciso la vendita di 7,5 miliardi di euro di azioni
della banca, giusto per rispondere
agli investitori che accusavano suo
padre di trasscurare lo stato patrimoniale. Di recente ha detto stop per
ora alla campagna di acquisizioni
tanto cara al padre, che aveva costruito la seconda banca europea per
valore di mercato dopo Hsbc, con
clienti in tutta Europa, Usa, Americhe. Ana Botin ora si vuol occupare
d’altro: di migliorare il servizio ai
clienti. E di far dimenticare l”’ex presidente” come chiama suo padre nei
consessi finanziari.
Naturalmente ora la attendono sfide non
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Sposata, tre figli, la Presidente Ana Botin compirà 54
anni il 4 ottobre. Ha imparato ad essere bella ed elegante,
schiva e riservata grazie all’imposizione paterna.
Ufficialmente è a favore della conciliazione tra famiglia e
lavoro. Ma quando nacque il suo primo figlio si fece installare nella camera d’ospedale il simbolo della reperibilità di allora: un fax. Al funerale del padre era l’unica a
violare il nero del lutto per indossare una sciarpa rossa,
simbolo dell’impero di famiglia.
da poco, come il mantenimento
dei buoini rapporti con i piccoli
investitori e quelli istituzionali,
che sotto la guida di suo padre
erano stati molto soddisfatti del
titolo e degli interessi. La atende
il frontale con le normative statunitensi, la contrazione dell’economia brasiliana, la domanda di
prestiti in Spagna divenuta più
debole. I clienti spagnoli sembrano i più difficili da conquistare
per ora: sono molto attenti ai tassi
di interesse sui depositi superiori
o inferiori tra un gestore e l’altro.
Quale sarà il su stile alla prossima assemblea dei soci? Emilio
setacciava i voti dei piccoli azionisti mobilitando i direttori di
filiale, si presentava in Consiglio
con una maggioranza ben più solida del 2% delle azioni Santander che possiede la famiglia. Ana
Patricia conosce il trucco, ma non
ha il rapporto intenso e complice
con l’entourage di suo padre, che
convocava celebri riunioni domenicali, era invadente in qualsiasi
dettaglio e continuava a viaggiare in tutti i 40 mercati finanziari
dove la banca è presente.
La Presidenta (come la chiamano
alcuni nell’ambiente) non pare
intenzionata a convocare le celebri riunioni della domenica. Nè
a replicare l’invadenza paterna
in qualsiasi dettaglio della banca,
guidata con paternalismo e con
continui viaggi in tutti i 40 mercati finanziari dove Santander
è presente. Lei è più banker che
banquera. Con lei, è molto probabile che Santander, un’istituzione con 1500 miliardi di dollari
di asset, diventi una società più
professionale, più internazionale
e meno paternalistica.
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Luglio 15 - Arena Media Star