Figlie della Chiesa Bollettino della Postulazione Apr ile / Giugno 2010 - 2 Sped. Abb. Post. D.L.353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n. 46) art. 1. comma 2 DCB Roma Ed. Istituto Suore Figlie della Chiesa - Viale Vaticano, 62 - 00165 Roma Bollettino tr imestr ale della Postulazione anno XXX n. 2 Apr ile - Giugno 2010 C/c postale n. 37701000 - C/c n. 39553003 Sped. Abb. post.D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1.comma 2 DCB Roma Autoriz. del Tribunale di Roma n. 17815 del 5-10-1979 Ed. Istituto Suore Figlie della Chiesa Viale Vaticano, 62 - 00165 Roma Dir. Responsabile: Maria Teresa Sotgiu Redazione: Elsa De Marchi, Maria Giampiccolo In coper tina: Volto della Vergine, Gentile da Fabriano (1370-1427) Ancona, S. Maria dei Servi Madre Amabile sommar io Vita della Chiesa ° La parola del Papa ° Maria «la faccia che a Cristo più si somiglia ° Modello di evangelizzazione ° Con cuore indiviso ° Importa poco vivere un giorno o un secolo... 3 4 5 6 8 Vita dell’Istituto ° Le Figlie della Chiesa nella terra visitata da Maria ° Due punti di riferimento... ° Cinquant’anni di vita consacrata ° Dai bambini della Bolivia ° La nostra professione di fede ° A Mestre, da suor Olga ° Le piaceva più ascoltare che parlare ° Il tuo volto Signore io cerco ° Nella Casa del Padre 10 11 14 16 17 18 19 20 21 Sulle tue labbra palpita un sorriso che questa landa cambia in Paradiso; lo sguardo tuo è lo sguardo di Gesù; più d’ogni Madre amabile sei Tu. M. Maria Oliva La parola del Papa Nel cuore di Maria il mistero del Volto di Cristo La Vergine Maria è Colei che più di ogni altro ha contemplato Dio nel volto umano di Gesù. Lo ha visto appena nato, mentre, avvolto in fasce, era adagiato in una mangiatoia; lo ha visto appena morto, quando, deposto dalla croce, lo avvolsero in un lenzuolo e lo portarono al sepolcro. Dentro di lei si è impressa l'immagine del suo Figlio martoriato; ma questa immagine è stata poi trasfigurata dalla luce della Risurrezione. Così, nel cuore di Maria, è custodito il mistero del volto di Cristo, mistero di morte e di gloria. Da lei possiamo sempre imparare a guardare Gesù con sguardo d'amore e di fede, a riconoscere in quel volto umano il Volto di Dio (2 maggio, a Torino). Fratelli e sorelle... lasciamoci attrarre dai misteri di Cristo, i misteri del Rosario di Maria. La recita del Rosario ci consente di fissare il nostro sguardo e il nostro cuore in Gesù, come faceva sua Madre, modello insuperabile della contemplazione del Figlio. Nel meditare i misteri gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi mentre recitiamo le «Ave Maria», contempliamo l'intero mistero di Gesù, dall'Incarnazione fino alla Croce e alla gloria della Risurrezione; contempliamo l'intima partecipazione di Maria a questo mistero e la nostra vita in Cristo oggi, che pure si presenta tessuta di momenti di gioia e di dolore, di ombre e di luce, di trepidazione e di speranza. La grazia invade il nostro cuore suscitando il desiderio di un incisivo ed evangelico cambiamento di vita in modo da poter dire con san Paolo: «Per me il vivere è Cristo» (Fil 1,21), in una comunione di vita e destino con Cristo. (12 maggio, a Fatima). Benedetto XVI 3 MARIA «la faccia che a Cristo più si somiglia» Dante Alighieri, Paradiso c. XXXII vv. 85-87 E quasi un gioco, quando nasce un bimbo, individuare la somiglianza con i genitori o almeno con qualche parente… Il volto identifica la persona e la caratterizza, non solo per i tratti somatici, ma anche per le espressioni inconfondibili che dicono la singolarità ed unicità di ciascuno. Anche Dio ha scelto di avere un Volto in Gesù Cr isto; ha voluto crearci a sua immagine e ci ha coinvolti nel suo mistero. Per questo non dobbiamo meravigliarci se nella nostra vita ci sono momenti in cui sentiamo tanta nostalgia di Lui e l'anelito profondo di sapere come è. Allora ci viene spontaneo unirci al grido del Salmista: “Il tuo volto, Signore, io cerco! Non nascondermi il tuo volto!” (cf. Salmo 26). L'affermazione di Gesù: “Chi ha visto Me ha visto il Padre” (Gv 14,9) è la risposta che, se non toglie il velo al mistero, appaga la nostra fede e ci apre ad una sempre più intensa ricerca di comunione con Lui per essergli somiglianti, come la nostra vocazione cristiana richiede. In questo cammino di assimilazione ci troviamo davanti il volto di Maria, la Madre. E Lei la somigliantissima, come dicono i nostri fratelli della Chiesa d'Oriente; e come canta il nostro grande poeta, Dante Alighieri: “La sua chiarezza sola ti può disporre a veder Cristo”. Per “vedere Dio”, perciò, e conformarci a Lui, possiamo metterci davanti come modello il ritratto prezioso di Maria, come ci viene offerto dal Vangelo ed in particolare dal testo di Luca. Già nel primo momento in cui Maria ci viene incontro, nell'evento dell'Annunciazione, possiamo contemplare il suo volto pieno di stupore per il fatto di sentirsi guardata dall'Onnipotente, amata e coinvolta nel progetto d'amore per salvare l'umanità. 4 Lo immaginiamo colmo di intima gioia, seppur affaticato, nel viaggio verso la montagna per raggiungere la cugina Elisabetta; cogliamo l'armonia tra la sua voce e il suo sentimento di profonda riconoscenza, mentre magnifica il Signore e canta la misericordia del Padre che avvolge lei e il suo popolo; lo osserviamo nell'atteggiamento riflessivo sul mistero del Figlio, che sempre la supera. Il volto di Maria ha occhi capaci di attenzione: i trenta lunghi anni della vita quotidiana a Nazareth l'hanno educata alla riflessione, alla generosa dedizione verso il Figlio e lo Sposo, hanno reso sempre più piena e oblativa la sua maternità. Per questo a Cana si è accorta subito che mancava il vino e ci ha consegnato la parola preziosa, che lei per prima ha compiuto e che porta in sé il segreto per assimilarci a Lei e al suo Gesù: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5). Ancora possiamo contemplare il volto di Mar ia, maturo e dolente, nei giorni della contraddizione e della Croce. La sua fede, il suo amore, lo rendono trasparente e, come in dissolvenza, possiamo intravedervi la letizia piena dell'incontro con il Figlio risorto: gioia che continua fino alla consumazione del tempo! Per questo ciascuno di noi, affascinato dalla bellezza interiore di Maria, ispiratrice di innumerevoli artisti nella ricerca del riflesso della Bellezza eterna di Dio nel volto della Vergine, può cogliere in Lei il volto materno della misericordia di Dio e affidarsi alla sua tenerezza. Così compiremo più speditamente il percorso che ci conduce all'incontro faccia a faccia, in cui Lo riconosceremo e ci riconosceremo in Lui. Sr. Maria Teresa Vita della Chiesa Modello di evangelizzazione Maria di Nazareth è la prima persona evangelizzata, che evangelizza. All'inizio del Vangelo è presentata come il modello del lettore sapiente: - per la sua capacità di ascolto; - per la sua capacità di mettere in pratica la Parola; - per la disponibilità al piano di Dio nella sua vita, senza riserve e senza rimpianti: “che avvenga in me secondo la tua parola” (Lc 1, 38). Maria non ha altro riferimento che la Parola e perciò unifica i suoi pensieri a quelli di Dio. Ella vive in totale adesione alla sua volontà. Maria è il primo sì, all'eterno sì di Dio all'uomo. In Lei la Parola si fa carne per tutti. Tornata Parola nel Vangelo, attende di farsi carne nelle vite di ciascuno di noi. La sua maternità, prima che nel ventre “Beato il ventre che ti ha portato e il petto che ti ha allattato” (Lc 11, 27), risiede nell'orecchio: “Beati quelli che ascoltano e mettono in pratica la Parola di Dio” (Lc 11, 28). Nel Vangelo la prima beatitudine è dunque quella dell'ascolto. S. Luca ci dice che se ascoltiamo Gesù, diventiamo come Maria: “Mia madre e i miei fratelli sono quelli che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica .” (Lc 8, 21). In Maria è anticipata la Pentecoste, quando la prima comunità dei cristiani decide di riunirsi attorno alla Madre di Gesù. La sua presenza postula la presenza della Chiesa e dei singoli cristiani, come artefici e promotori di comunione. Questa realtà comunionale ha un'efficacia mistagogica (di iniziazione al mistero), perché induce ad accogliere Maria come realtà esemplare e dinamica: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e sarete miei testimoni” (At 1, 8). Il figlio è sempre uguale alla madre, quindi se lui lo vuole e lo chiede, gli accadrà ciò che è accaduto alla madre. La Parola è intelligenza e comunione di vita. Se l'uomo ascolta e risponde, in lui si adempie la parola di Dio (cf 1 Cor 15, 28). Uno diventa la Parola che ascolta, e proprio per questo la Parola di Dio trasmessa dall'angelo è sintesi del Vangelo e chiave interpretativa di ogni singolo passo della Bibbia. Il Vangelo ci r acconta l'esper ienza di Mar ia, perché diventi anche la nostr a. E noi la r accontiamo ad altr i, perché diventi anche la loro esper ienza e così di seguito. La catena ininterrotta di testimoni ha in Maria, Madre della Chiesa, il suo inizio. In quanto evangelizzata, Maria è la prima che evangelizza, modello di ogni evangelizzatore e di tutta la Chiesa, chiamata a dar carne al Verbo di Dio nella storia e nei luoghi più diversi. L'evangelizzazione consiste nell'accogliere, come Maria, il progetto di Dio di far diventare l'uomo carne della carne del Figlio dell'uomo e di estendere questo dono fino agli estremi confini del mondo (cf. Mt 28, 19-20; Mc 16, 15-16). P. Antonio Furioli mccj 5 Con cuore indiviso: PREGHIERA Maria, Madre del sì, tu hai ascoltato Gesù e conosci bene il timbro della sua voce e il battito del suo cuore. Stella dell'evangelizzazione, parlaci di Lui e raccontaci un po' il tuo cammino per seguirlo nella via della fede. Maria, che a Nazareth hai abitato con Gesù, imprimi nella nostra vita i tuoi sentimenti, la tua docilità, il tuo silenzio che ascolta e fa fiorire la Parola in scelte di libertà. Maria, parlaci di Gesù, perché la freschezza della nostra fede brilli nei nostri occhi e scaldi il cuore di chi ci incontra. Prega perché Gesù ci trasformi da notte in giorno pieno di luce. Maria, aiutaci a vedere Gesù, a parlare con Lui e ad annunciare a tutti il suo Vangelo di amore. 6 Nella “lettera di indizione dell’Anno sacerdotale”, Benedetto XVI invita i sacerdoti ad apprendere il metodo pastorale da san Giovanni Maria Vianney, indicato come esempio e “icona” di riferimento nel cammino di fedeltà a Cristo che ogni presbitero è chiamato a compiere. La prima caratteristica di questo “metodo pastorale” è la totale, costante dedizione al suo ministero di parroco. Una totale identificazione alla missione di Gesù di Nazareth che gli evangelisti così descrivono: “Era tanta la gente che andava e veniva che non avevano più nemmeno il tempo di mangiare”. E tale è stata la vita di questo parroco che aveva preso sul serio la raccomandazione del Vescovo: “C’è poco amore di Dio laggiù voi, glielo porterete”. Ma anche nel suo stile di vita volle ricopiare il comportamento di Gesù, povero, casto e obbediente, che noi usiamo definire “consigli evangelici” perché proprio dalle parole e dalla vita del profeta di Nazareth prendono origine. Abbiamo già avuto occasione di ricordare lo stile di povertà nella vita del santo Curato, “ricco per dare agli altri e molto povero per se stesso”, e vogliamo soffermarci su quella “castità eucaristica ” che i suoi parrocchiani gli leggevano negli occhi quando “si volgeva a guardare il tabernacolo con gli occhi di un innamorato”. Perché è questo il senso vero del celibato e della castità che la Chiesa chiede ai sacerdoti, prima e più ancora che le motivazioni legate alla disponibilità totale per il Regno di Dio. Il popolo cristiano ha intuito e sentito fin dai primi secoli della Chiesa l'intima tensione e il vicendevole legame che unisce la castità e il sacerdozio istituito da Cristo. Vita della Chiesa il metodo pastorale del S. Curato d'Ars Stiamo vivendo un tempo in cui emerge la tremenda fragilità e insufficienza dell'uomo e del sacerdote a vivere questa dimensione di rassomiglianza e sequela di Cristo, ma proprio per questo emerge la bellezza e la grandezza della donazione totale nella “perfetta continenza con cui il sacerdote aderisce a Cristo con cuore indiviso e più liberamente per dedicare tutto il suo tempo e la sua persona all'amorosa intimità con Dio e al servizio degli uomini” (Card. Herranz). Se, come ha ripetutamente sottolineato Giovanni Paolo II, il sacerdote non è solo un delegato del popolo cristiano, o una specie di funzionario di Dio, ma un uomo che agisce “in persona Christi” con quella “grazia e potestà con la quale Cristo stesso fa crescere, santifica e governa il proprio Corpo” (Presbyterorum Ordinis, 16) è quanto mai opportuno e conveniente che abbracci il modo di vivere di cui è prototipo la verginità di Cristo. Certamente di fronte al mondo la castità e il celibato del sacerdote costituiscono una provocazione perché urtano contro una concezione di vita dominata solo o prevalentemente dalle realtà terrene; ma proprio per questo diventano un messaggio, continuamente vissuto, che l'aldiquà con le sue gioie e i suoi dolori non è tutto. Annunciano ad alta voce un messaggio di umanità in pienezza, che è diventata realtà visibile nella vita di Cristo, con la sua costante e intensa relazione con le persone, le immagini del Regno paragonato ad un banchetto di nozze, l'accoglienza alle donne in una società in cui contavano molto poco e il rispetto e la tenerezza verso i bambini che non godevano di molta considerazione. Diventa così chiaro che il celibato e la castità sacerdotale non significano chiusura e isolamento, solitudine o carenza di sentimenti, bensì essere liberi per una donazione alle persone e ad un compito del tutto particolare, quale è continuare la missione di Cristo nel mondo di oggi. Tutto questo il Curato d'Ars ha manifestato nella devozione, nel culto e nell'adorazione della Eucarestia. “Si può dire che la castità si addice a chi tocca abitualmente l'Eucarestia e la distribuisce ai fedeli”. È la stessa luce che possiamo vedere nel volto e negli occhi dei sacerdoti santi e di tanti che abbiamo incontrato nella nostra vita. È un prezioso dono per la Chiesa per il quale noi certamente dobbiamo sempre pregare. + Diego Bona Al bambino che gli indicava la strada per Ars, Giovanni M. Vianney disse: “e io ti mostrerò la strada per il cielo”. 7 «Importa poco vivere un giorno o un secolo… La Sacra Scrittura, soprattutto nei libri sapienziali, è ricchissima di riferimenti alla brevità della vita e alla fugacità del tempo. San Pietro, nella sua seconda Lettera, richiama l'attenzione dei fedeli su questa realtà, raccomandando loro di “non perdere di vista che davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo” (2 Pt 3, 8). Anche quanto Maria Oliva Bonaldo scrive a Igino Giordani, in una lettera del 1941, è fedele risonanza di questa Parola di Dio e del compiersi puntuale, nella sua e nella nostra storia, di questa realtà: “Impor ta poco vivere un gior no, o un secolo. Il fiore dà glor ia a Dio come la quercia: impor ta solo vivere per Dio e per i nostr i pover i fr atelli…”. Di questa verità, che sembra tanto facile da constatare ma non facile da assumere quando ci tocca nel vivo, Maria Oliva aveva fatto già una lunga esperienza nei vent'anni di ricerca della Volontà di Dio, nell'attesa dell'ora indicata dalla Chiesa. Finalmente, il “chicco di grano” era divenuto una bella spiga, sbattuta qua e là dai venti della seconda guerra mondiale, ma rigurgitante di vita e di promesse. Da quasi tre anni ormai, la Fondatrice vedeva realizzarsi il sogno dell'Opera , nata il 24 giugno del 1938. Ma, avrebbe mai potuto immaginare che, in Olga Gugelmo, il grande “regalo” della Madonna di Monte Berico, avrebbe dovuto fare una nuova e più lacerante esperienza di ciò che veramente vale nella vita? Questa sua prima Figlia, infatti, morì l'11 aprile 1943, a 33 anni non ancora compiuti. Quella breve esistenza terrena, che portava 8 in sé la fisionomia del carisma dell'Opera appena nascente delle Figlie della Chiesa, era la dimostrazione più vera, il simbolo più espressivo che: «Importa solo vivere per Dio e per i nostri poveri fratelli che si straziano a vicenda per ragioni così irragionevoli, mentre potrebbero intendersi tanto facilmente» (Lettere a Giordani, p.70). Anche di fronte alle terribili stragi della grande guerra, con la sua fede nella grazia di comunione che Gesù chiede senza cessare al Padre, la Fondatrice vedeva ovunque la possibilità “di intendersi tanto facilmente”. Non si trattava di ingenuità, ma di fede eroica nella potenza creatrice della Parola di Gesù, sulla quale aveva fondato la giovane Famiglia Religiosa. Fra le sue mani stringeva, ora, solo questa sua certezza: “Il fiore dà gloria a Dio come la quercia” e consegnò questo “fiore” a noi, sua Famiglia, scrivendo “Fiore di Passione”, la prima biografia di Olga in cui ci consegna a caratteri indelebili la fisionomia della Figlia della Chiesa incarnata nella vita della giovane Sorella, secondo l'ispirazione originale che il Signore le aveva affidato. Trovarono compimento, in quella grande prova soprattutto, queste parole scritte nella medesima lettera a Igino Giordani nel 1941, parole che risuonano ancor oggi come accorato e struggente appello non solo a vivere ma a inabissarsi nelle profondità del carisma: «Figlio mio… per il bene dell'umanità… ritengo che sia più utile prendere la croce e salire il proprio calvario. Non è più questa l'ora della predicazione ma della Passione… Non basta ammirare il Mistero nascosto… bisogna gustarlo nei momenti neri, per fede» (ivi, p. 71). Vita della Chiesa importa solo vivere per Dio e per i nostri poveri fratelli» Questo è il messaggio che con la sua breve vita Olga ci ha lasciato e che giunge a noi attraverso la testimonianza scritta della Fondatrice, messaggio che raggiunge e colpisce soprattutto le giovani generazioni, che lo penetrano e riesprimono con un linguaggio nuovo. Non potrò mai dimenticare il musical su Olga realizzato dai ragazzi di Nicotera, che ho potuto gustare nel 2003, 60° anniversario della morte. Mi parve un sogno, in quella serata al teatro del Liceo, veder presentati al vivo la sua vita e il suo messaggio. Nel copione si legge questa dedica: “Alla Serva di Dio, che la forza della sua fede possa infiammare i nostri giovani cuori”. E gioisco ora per il contributo di studio che ci è stato offerto recentemente dalle nostre Sorelle più giovani: Olga della Madre di Dio. Approccio interdisciplinare a “Fiore di Passione”. Con la loro sensibilità nuova, guidate dalle formatrici, ci hanno consegnato un prezioso libretto: un omaggio a Olga nel suo centenar io. Dal cuore della passiflora, come dalla Sacra Bibbia, le giovani, con il loro particolare intuito, hanno lanciato il messaggio di M. Maria Oliva per mezzo del volto di Olga, la prima Figlia della Chiesa. Quel volto parla a tutti e soprattutto alle Figlie e ai Figli della Chiesa, invitandoci a percorrere la strada del piccolo e nascosto “Fiore di Passione”, per far sprigionare “dal Mister o gustato, anche nei momenti ner i”, la bellezza originale del carisma. Anna Bergamo 9 Le Figlie della Chiesa nella terra visitata da Maria Visita fraterna di Suor Maria Teresa, Superiora generale e dalla sua Consigliera Sr. Cecilia alla Comunità di Stella Matutina per condividere l’esperianza di preghiera e accoglienza dei pellegrini che arrivano da ogni parte del mondo per incontrare il volto di Maria. La visita è iniziata con il canto del Veni Creator e la proclamazione del Vangelo di Matteo 12,15b-21, seguita da una breve introduzione di Sor Maria Teresa, alla quale è stata consegnata la Bibbia perchè donandocela ci indicasse il cammino da seguire ogni giorno. Si è concluso poi con il canto del Magnificat! La settimana è trascorsa in fretta tra incontri comunitari e personali, molto belli e significativi. Ora gustiamo ancora l’eco dell’incontro e tuttora lo portiamo nel cuore, per proseguire nel nostro cammino di preghiera e insieme condividere il messaggio evangelico che ci ha trasmesso la nostra Fondatrice, M. Maria Oliva Bonaldo. La Chiesa locale ci sente figlie e ce lo attesta; ci sentono sorelle quanti passano per la nostra Casa. E ci piace concludere con l’augurio di un Sacerdote: «Considero la vostra Fondatrice come una delle stelle profetiche più luminose di questo nostro tempo tribolato. Vorrei -anzi ve lo auguro di cuore- che anche il piccolo nido contemplativo di Fatima delle Figlie della Chiesa si ponesse sulla stessa linea di profetismo e di grazia, per il bene della Chiesa». Facciata della casa “Stella matutina” a destr a L’interno della Cappella: oranti per la Chiesa e per il mondo La Comunità con Sr. Maria Teresa in un angolo del chiostro. 10 Vita dell’Istituto Un po’ di storia La Comunità di Stella Matutina , fu aperta nel 1976. Concessa e benedetta da Paolo VI, è una casa in cui le Sorelle, nella solitudine e nella gioiosa e generosa austerità, si dedicano particolarmente alla preghiera e all'adorazione per la Santa Chiesa, Popolo di Dio, e per tutti gli uomini. Contemplative e, perché tali, apostole: così devono essere le Figlie della Chiesa. La Comunità è animata dal vivo desiderio di custodire questa eredità della Fondatrice e di viverla nella fede, fedeltà e fervore, come Ella suggeriva. A questa comunità, «covata» nello Spirito dentro il suo cuore, Madre Oliva aveva riservato il titolo litanico di Stella Matutina che le era particolarmente caro, perché evocava la speranza cui sono tese le primizie dello spirito umano. Una pianta di elce, simile a quella su cui la Vergine si posava, ha ispirato i delicati versi della Fondatrice. Cespuglio Su te fece ancora ritorno, cespuglio selvaggio, in un giorno fiorito di maggio. Un brivido scosse ogni ramo, piegò soavemente, come onda, ogni fronda di quelle tue cime, commosse al richiamo che il sole e la terra riscosse. Piedini venuti dal cielo leggeri e soavi, i due steli, perché così gravi piegate? qui, qui indugiatevi; qui sul mio altero pensiero. Piegato, umiliato così dall'Amore, ripeta al Signore il suo «Sì». M. Maria Oliva Bonaldo 11 Due preziosi punti di riferimento Suor Maria Teresa Superiora generale con la sua vicaria sr. Maria Ferri hanno visitato la Comunità di Piacenza Vas Spirituale. Le Sorelle curano con amore il Il centro eucaristico nella città di Piacenza centro eucaristico diocesano che è un prezioso punto di riferimento per la città, situato nella splendida chiesa romanica di San Donnino martire, in pieno centro storico; la collaborazione pastorale è estesa anche alla vicina Parrocchia di S. Francesco. Vari gruppi frequentano il Centro per i loro incontri e la chiesetta, raccolta e facile da raggiungere, è luogo di sosta per tante persone di passaggio che desiderano dedicare alcuni momenti alla preghiera adorante. Ogni giorno la Comunità si dedica alla preghiera per le necessità della chiesa locale e del mondo, con particolare attenzione alla celebrazione eucaristica e alla liturgia delle Ore. In Avvento e Quaresima, già da qualche anno, si tengono gli esercizi spirituali aperti a tutti per una preparazione più intensa alle solennità del Natale e della Pasqua. In quest'anno sacerdotale, ogni mese si è tenuta un'ora di adorazione per i sacerdoti animata dalla comunità. La “passione” per la Chiesa di Cristo e per l’umanità, che ha caratterizzato la vita della nostra Fondatrice, tuttora impegna la piccola comunità attraverso la testimonianza di una vita sorridente, di preghiera e di fraternità semplice e familiare, vissuta a immagine della prima comunità cristiana. 12 Vita dell’Istituto La Madonnella di San Marco -Roma Quando il cuore della Capitale all'alba inizia ad accelerarsi, a soffrire di quelle tachicardie che a volte fanno temere il peggio, all'angolo di piazza Venezia, poco prima di svoltare per via del Plebiscito, c'è una porticina che ha poco o nulla della grandiosità del Palazzo su cui poggia. Introduce, quella porticina, a un minuscolo ambiente dove troneggia un rumoroso altarino barocco rischiarato dalle candele. Uno sguardo rispettoso all'effige della Madonnella e via... Chi entra di solito non lo fa per l'altarino. Varca un'altra porta ed entra in una piccola cappella. Semplicissima. II caos di fuori, la ridondanza dei monumenti istituzionali, sono annullati dal rigore architettonico di uno spazio essenziale. Un grande stanzone con una volta alta e basta. Sembra di stare in una qualsiasi chiesetta di provincia, non certo nel Palazzo della piazza più monumentale d'Italia. Dietro l'altare c'è un crocifisso sul muro bianco rischiarato da discreti faretti. Nient'altro - a parte una calma insperata in quel contesto vorticoso. E quando alle sette in punto, con voci limpide e intonate le suore iniziano a cantare le Lodi, Un angolo di pace dentro il caos ci si allontana ancora di più dalla fretta, dalla concitazione, dalla dispersione che fuori continua ad aumentare. Ci si trova da un'altra parte, in uno spazio elementare, sobriamente interiore. Alla spicciolata, sulle panche prendono posto ragazzi ancora assonnati, impiegati, suore, qualche curioso, rari turisti, la varia umanità colorata di una capitale ormai multietnica. Ci si scambia uno sguardo, uno svelto sorriso e poi ognuno si ritaglia una fetta di quella sospensione. Su alcune facce leggi un pacato raccoglimento, su altre un dolore ripiegato su se stesso, l'assortita disperazione metropolitana. Ma per tutti quella sosta è una piccola radura dove ritrovarsi, una lieve carezza. Chi resta di più, chi di meno. Gli impegni della giornata premono. Si ritorna nella realtà, nel centro intasato del mondo, e anche i curiosi, anche chi è capitato lì per sbaglio, si porta appresso un guizzo di interiorità. Una piccola pace a cui aggrapparsi. Bruno Vito Il 25 aprile S.E.R. il card. Agostino Vallini, vicario del santo Padre per la città di Roma, durante la visita pastorale alla Parrocchia di S. Marco, ha incontrato nella cappella della Madonnella i membri del Consiglio Pastorale. Da sr Maria Santos ha ascoltato la storia e gli impegni della nostra comunità in questo crocevia tumultuoso della città e ci ha incoraggiate a proseguire perché molti possano trovare Gesù nel Pane Eucaristico e nel Pane della Parola. 13 Rendiamo grazie, Signore al tuo Santo Nome, per la tua fedeltà e per la tua misericordia! Questo versetto del Salmo 138,2 ha ispirato l'anno di preparazione e la celebrazione del 50° del nostro gruppo. Alcune di noi nel 1960 pronunciarono i primi Voti a Sancta Maria , casa generalizia il 2 febbraio, altre a Villazzano di Trento il 2 agosto. Fin dall'inizio siamo state concordi e decise nel voler fare gli Esercizi Spirituali insieme, e così la sera del 14 marzo 2010 ci ritrovammo a Mater Amabilis pronte ad iniziare la nostra avventura spirituale, fraternamente accolte dalle Sorelle di Vicenza. Per tutta la settimana abbiamo pregato e meditato sulla misericordia e la fedeltà del Signore con l'animatore Mons. Ernesto Menghini che ci ha proposto brani dell'Antico e del Nuovo Testamento armonizzati con la liturgia di ogni giorno. Sotto lo sguardo materno della Vergine di Monte Ber ico nel santuario alto sul colle, come faro illuminato nella notte, abbiamo fatto memoria delle nostre radici perché nel lontano 1934 M. Maria Oliva nostra Fondatrice, provvidenzialmente aveva potuto portare ai piedi della Madonna il progetto dell'Istituto in 30 foglietti di carta, chiedendo un'anima di fuoco che lo comprendesse e delle figlie che lo realizzassero. E ancora nel Santuario di Monte Berico è risuonata la tromba del 50°! Ripetuti squilli hanno interpretato, nella Celebrazione Eucaristica giubilare, la nostra gioiosa appartenenza alla Famiglia religiosa delle Figlie della Chiesa che ci ha accolte giovani, ci ha fatto crescere, ci ha insegnato a conoscere, amare, servire, testimoniare la Chiesa. Per dare al nostro 50° una nota di novità abbiamo poi intrapreso un viaggio storico inconsueto, visitando i luoghi in cui la Fondatrice si recava durante le vacanze, quando giovane maestra viveva di ideali e compo- 14 neva poesie, acuta osservatrice di quanto la circondava. Infatti negli anni 1912-1913 le località di Caltr ano, Summano, Montanina e Velo d' Astico, tutti nell'alto vicentino, videro Maria Oliva aggirarsi per i boschi, le montagne, i paesi, partecipando alle feste e ai piccoli e grandi eventi della gente, come fanno comprendere le sue poesie. Lei vi si recava in estate, noi nell'irrompere della primavera, accolte da primule e viole che facevano capolino tra pietre e foglie del sottobosco. Con la Comunità parrocchiale di Caltrano abbiamo condiviso la Celebrazione Eucaristica, ricevendo attenzione, accoglienza, doni locali caratteristici; e poi, dopo esserci inerpicate sul pendio, abbiamo celebrato l'Annuncio a Maria proprio nella Chiesetta dell'Angelo adagiata nella suggestiva conca del Monte Summano, con le parole stesse della poesia scritta dalla Madre nell'estate del 1912. A Treviso, fraternamente accolte dalla comunità, abbiamo visitato i luoghi delle origini dell'Istituto; ha celebrato per noi il Vescovo Emerito di Treviso, S.E. Mons. Paolo Magnani, che ci ha donato la casa, la Betlem dei primi tempi, le cui mura hanno visto le gesta delle neonate Figlie della Chiesa. Ci siamo poi recate a Castelfranco, in piazza del Giorgione, dove la Fondatrice ha ricevuto la “folgorazione” eucaristica da cui siamo nate. 50 1960 2010 Vita dell’Istituto cinquant’anni di vita consacrata Quando siamo arrivate a Sancta Mar ia, Casa generalizia, abbiamo capito subito che a Roma eravamo attese. La nostra festa si innestava infatti nella grande celebrazione annuale del 25 marzo che unisce tutte le Sorelle nel ricordo della Fondatrice e nell'impegno di onorare la Vergine con doni per Gesù, suo Figlio e per i Gesù, i poveri: ogni anno infatti si preparano vesti, arredi, lini ricamati per le chiese e biancheria, vestiti, aiuti per i poveri delle periferie e delle missioni. Durante l'agape fraterna abbiamo potuto gustare e vedere la bontà del Signore nei doni delle comunità che si sono fatte presenti anche dall'estero e narrare le meraviglie che Egli ha compiuto, attraverso il racconto delle nostre rispettive chiamate, quando il Signore ci aveva scelto dalle nostre famiglie, dai nostri paesi, dalle varie esperienze di vita e di apostolato per trapiantarci con mano sicura tra le Figlie della Chiesa. Alla gioia del nostro anno giubilare non è mancata la parola del Santo Padre Benedetto XVI. La mattina dell'udienza, quando ancora c'erano le stelle, eravamo pronte ad entrare in basilica di S. Pietro, dove abbiamo potuto celebrare nella Cappella Clementina, la più vicina alla tomba dell'Apostolo. E quale meraviglia poter toccare quel muro, quelle pietre con le invocazioni dei primi cristiani che chiedevano di essere sepolti vicino a Pietro! Un'animazione festosa avvolgeva la Piazza quando prendemmo posto a pochi metri dalla sede del Papa, secondo l'austero cerimoniale vaticano. Dall'alto si potevano vedere i gruppi multicolori, le bandiere, le insegne, mentre si alternavano i canti e le musiche sempre più incalzanti di un'orchestra di cento ragazzi orgogliosi e vivaci nelle loro divise. Dopo la catechesi, nel momento in cui fummo nominate, Benedetto XVI si volse verso di noi e aprendo le braccia disse: Siate sempre più liete per la vostr a consacr azione a Cr isto nella Chiesa! Che gioia, che commozione, che augurio impegnativo! Consideriamo queste parole il sigillo della nostra festa giubilare e il viatico per continuare il cammino fino al sabato che non conosce tramonto. Bertilla Fracca 15 Dai bambini della Bolivia un saluto caldo e affettuoso È stato un saluto carico di nostalgia quello dato dai bambini di Cochabamba a sr Gabr iella Mar angon rientrata in Italia dopo 20 anni e ancora carico di messaggi per sor. Giovannina Cagliani e Sor. Mar ia Miglievich, sebbene rientrate due anni fa, e per le Sorelle boliviane venute in Italia per completare la propria formazione. Non si può non portare nel cuore il volto e il sorriso di tanti bimbi, ma la partenza è stata serena... Resta la gioia del lavoro compiuto e avviato, affidato all'entusiasmo e alle energie delle giovani Sorelle boliviane e ai tanti amici e volontari che collaborano con loro per dare ai bambini più poveri prospettive di un futuro migliore. Ora il doposcuola ha a disposizione diversi computers, le giovani universitarie collaborano con passione e il ruolo di direttrice didattica del Centro Madre Maria Oliva è stato assegnato dalle autorità ecclesiastiche e governative alla nostra Sorella Ninky. La cosa non era scontata ed è stata una gioia per tutti. Sor Maria Ferri, Vicaria generale, che ha potuto visitare in febbraio-marzo tutte le comunità boliviane e anche le fraternità dei Figli della Chiesa, compresa quella della lontana Potosì, ha riferito al suo ritorno che è impossibile non innamorarsi della Bolivia. Si capisce! Arrivederci, Suor Gabriella! 16 Vita dell’Istituto La nostra professione di fede Dal 21 al 25 aprile si è tenuto a RomaDomus Aurea il XIX Convegno Internazionale dell'Associazione “Figli della Chiesa” sul tema “Professo un solo Battesimo”. Erano presenti più di 50 membri delle varie Fraternità d'Italia e della Spagna con i responsabili nazionale e regionali. Le tre giornate sono state ritmate da interessanti interventi che, tenendo come base il tema della nostra Professione di fede, hanno illustrato l'aspetto ecumenico della Chiesa e del nostro Istituto. Così, dopo l'itinerario biblico proposto da Padre Ernesto della Corte per approfondire il percorso battesimale, si sono susseguiti significativi incontri per conoscere meglio la situazione ecumenica attuale e le altre confessioni cristiane. P. James Puglisi ha sintetizzato il cammino ecumenico e le sue sfide; il Pastore valdese Paolo Ricca ha presentato le convergenze con i nostri fratelli delle Chiese della Riforma; P. Lucian Birzu, parroco romeno-ortodosso, ha illustrato la celebrazione del Battesimo nelle Chiese orientali; il signor Natan Orvieto ci ha messo in sintonia con i nostri fratelli ebrei. A conclusione, il prezioso intervento di Suor Maria Giampiccolo ci ha fatto gustare l'anelito profondo all'unità della Fondatrice, madre M. Oliva Bonaldo, attraverso i suoi scritti sull'argomento. Particolarmente coinvolgenti sono state le Liturgie Eucaristiche, i tempi di dialogo in assemblea e i momenti di scambio tra i membri delle fraternità delle diverse zone. Tutto si è svolto in un clima di affettuosa condivisione e collaborazione grazie anche all'accoglienza ospitale delle sorelle della Domus Aurea. Momento assai importante del Convegno è stata l'elezione del Responsabile Nazionale dell'Associazione. Con la luce dello Spirito, che tutti abbiamo invocato, è stato rieletto Gaetano Zammitti, al quale va il nostro grande Grazie e il cordiale sostegno per la sua generosa disponibilità. Non possiamo tralasciare di segnalare altre tappe significative e arricchenti per tutti: la visita a San Giovanni in Laterano, con particolare attenzione al Battistero; la visita alla Sinagoga, al museo ebraico e all'ex ghetto, la celebrazione dei Vespri di Sabato in Rito ortodosso, la lettura (in un contesto di celebrazione) di testi scelti di Madre M. Oliva sull'unità. Ringraziamo il Signore per questo appuntamento atteso e ben realizzato. Ci auguriamo che quanto abbiamo ricevuto e vissuto ci aiuti a crescere nella consapevolezza della nostra Professione di fede, nell'amore per la Chiesa e nell'impegno per il cammino ecumenico. Celestina Revelin MANCA QUESTA FOTO “ASSOCIAZIONE” 17 A Mestre, da suor Olga 1910–2010 C ome già da molti anni l’11 aprile ci siamo dati l'appuntamento al cimitero di Mestre per l'anniversario della morte della Serva di Dio suor Olga Gugelmo. Un via vai di gente che si è moltiplicata anche perché si è voluto unire in questa data l'anniversario della sua nascita, il 10 maggio 1910, ricorrendo quest'anno il suo centenario. Molti davvero sono i devoti e i “graziati” da lei, come le due bimbe: Arianna Olga e Alessandra Olga, venute con i genitori a ringraziarla per la sua intercessione. La mamma racconta: “Non potevano nascere, così mi era stato detto, invece ho confidato nell'aiuto di suor Olga ed eccole qui, sane e belle, le mie due figlie”. Alla celebrazione solenne della Santa Messa di ringraziamento nella chiesa di San Girolamo, sono presenti suor Pina Audasso, Postulatrice della causa della Serva di Dio, e molte Figlie della Chiesa convenute da diverse comunità del nord e sud Italia. Don Orlando ha tenuto l'omelia accostando le Letture della liturgia della II domenica di Pasqua alla vita di suor OLGA: Dice l'Apostolo Paolo: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce». E la strada della kenosi, del nascondimento, di chi non cerca di colpire con gesti eclatanti, ma preferisce il buio della terra, come un seme, dove disfarsi per poter essere fecondo, per poter dare frutto. Nella biografia di suor Olga si stenta a trovare gesti straordinari; si trova la vita semplice e intensa di un'anima completamente consacrata al Signore e al bene delle anime. Attraverso la risposta al carisma, in una vita irrorata da un rapporto profondo con il Signore, nell'obbedienza ai superiori e nel dono totale di sé, ha compiuto passo dopo passo, nel breve tratto del suo cammino terreno, il suo esodo, raggiungendo i vertici di una santità che ha lasciato il segno profondo in tante anime assetate di Dio. Ha dato il suo contributo offrendo la sua vita per il bene della Chiesa e Dio sa quanto in questi tempi ci sia bisogno di anime disposte a seguirla. Che il Signore ci aiuti, per intercessione di suor Olga, ad aprire il nostro cuore al dono della sua testimonianza per poter approdare, come lei, al porto sicuro del cuore di Cristo. Amen». Erano presenti, oltre ai numerosi devoti, davvero tanti, anche i familiari di suor Olga, tra cui la pronipote della Serva di Dio, Caterina Olga Gugelmo, con in cuore tanta speranza per poterla invocare presto come “la Santa che tutti aspettano”. Lodiamo il Signore per le meraviglie compiute in lei. Maria Miglievich 18 Vita dell’Istituto Le piaceva più ascoltare che parlare dalle testimonianze su Olga Gugelmo Ammiravo in lei l'intelligenza e la bontà: prendeva parte a quello che dicevi, lo vedevi dai suoi occhi, le piaceva più ascoltare, che parlare. L e testimonianze su Olga mettono in rilievo alcuni aspetti interessanti della sua personalità che vale la pena di approfondire mettendole maggiormente a fuoco. Prendiamo per esempio questa affermazione: “Prendeva par te a quello che dicevi, lo vedevi dai suoi occhi; le piaceva più ascoltare che parlare”. In questo documento il testimone afferma che Olga si faceva partecipe della sua vita, cioè era “totalmente presente” a ciò che veniva raccontato. Olga era capace di empatia, cioè le era naturale entrare nei “panni” di un'altra persona, calarsi nei suoi pensieri e nei suoi stati d'animo. Accorciava le distanze, riusciva a farsi sentire vicina. Questo è un esempio di cui oggi abbiamo molto bisogno, in una società dove i molteplici stimoli che ci impone la realtà ci distraggono e ci distolgono da ciò che è vitale per ciascuno. Gesù stesso conosceva il grande valore dell'empatia, se riflettiamo sul suo modo di intessere le relazioni e di gestire i suoi incontri con le persone. Ma che cosa permetteva ad Olga di saper empatizzare con l'altro/a? È interessante cogliere tutto il peso e la portata di quest'altra affermazione: “Le piaceva più ascoltare che par lare”. È una sfumatura importante che lascia intendere con chiarezza il motivo profondo per cui Olga era così capace di entrare in sintonia con gli altri. L'attitudine all'ascolto è una qualità che lei ha coltivato con tanto amore e attenzione ed è anche il segreto che ha dischiuso il suo cuore permettendo di far fluire in se stessa e negli altri il senso e il colore della vita. L'invito ad obbedire, spesso da lei ribadito, è questo richiamo alla capacità di “tendere l'orecchio”, praticando una lettura lucida, reale ma anche dinamica della volontà di Dio; ciò la rendeva creativa e gioiosa ovunque era chiamata ad essere presente e a fare dono di sé nelle circostanze più disparate. Olga, mediante l'attitudine all'ascolto, prende parte piena e consapevole alla vita. Questa disposizione la rende “contemplativa” e “attiva” simultaneamente, donando a chi la incontrava il gusto di far fluire la vita, perché capace di essere presenza umana vera e allo stesso tempo trasmettitrice della Presenza Divina proprio grazie a questa sua calda umanità! In una società stracolma di parole, dove si dice tutto e il contrario di tutto, Olga può essere un esempio illuminante, testimonianza concreta di “un modo altro” di vivere: più gustoso, saporoso e profondo! Chiara Cioli 19 Vita dell’Istituto Il tuo volto Signore io cerco… C on questo desiderio, lo stesso del Salmista, siamo partite verso Torino, la comunità di Foggia quasi al completo, per andare a contemplare il misterioso e suggestivo telo della Sindone che da secoli affascina e incuriosisce milioni di uomini. Vera icona del Cristo sofferente o contraffazione umana? La fede non si lascia fermare da questioni di carattere scientifico ma guarda oltre e vede, e crede che attraverso le trame di quel lino si possa scorgere l'immagine di Colui che ci ha amati sino alla fine, fino a dare la sua stessa vita per noi. E così, con la stessa fede di tante persone che da tutto il mondo vengono per posare i loro occhi su quel Sacro lino anche noi abbiamo intrapreso il nostro viaggio di pellegrine; abbiamo cercato di prepararci all'evento documentandoci sulla storia della Sindone, sui primi studi a cui è stata sottoposta, sulle varie teorie che l'hanno interessata. Ma tutto questo non può bastare per farti incontrare il suo volto; è il desiderio alla fine che spinge il cuore fino al punto in cui Lui si lascia incontrare. Ci sembrava di essere un po' come le donne del mattino di Pasqua, che alle prime luci dell'alba si alzarono per andare al sepolcro. Domenica 25 aprile, di buon mattino anche noi ci siamo messe in fila e abbiamo iniziato il percorso che dai giardini del Palazzo Reale ci ha condotti fino al Duomo della città di Torino dove è custodita la Sindone. Giunte al cuore del nostro itinerario, anche noi abbiamo trovato solo un lino, ma questo oggetto può assumere un valore speciale se ci si pone in silenzio davanti ad esso e lo si lascia parlare all'intelligenza e al cuore; esso solo probabilmente è stato spettatore di un fatto unico e assolutamente straordinario per la storia dell'uomo, punto di partenza di tutta la nostra fede cristiana. Primo e unico testimone oculare della Risurrezione del Cristo forse è stato lasciato a noi uomini come reliquia perché ricordassimo e ci stupissimo sempre nuovamente di quanto è avvenuto a Gesù e come promessa di ciò che avverrà anche per noi. Rosaria Straniero La Comunità di Foggia pellegrina a Torino 20 Nella Casa del Padre Maria Di Meglio di Maria dolcissima Ischia (NA) 13 maggio 1930 Roma 22 marzo 2010 Restiamo in silenzio di fronte al mistero della vita e della morte, nella certezza che nulla di quanto accade è estraneo al progetto d'amore di Dio per noi. La nostra Sorella Mar ia di Mar ia Dolcissima ha compiuto la sua Pasqua! Ora la sua notte è illuminata per sempre e veglia con amore su di noi. È grande il vuoto lasciato nella nostra piccola comunità di Tarso, dove con lei condividevamo la semplice quotidianità, soprattutto la gioia profonda e discreta di poter offrire una presenza d'amore a Gesù in questa città natale di Paolo dove siamo le uniche cristiane... Cerchiamo di riempire il vuoto che ha lasciato ponendo la nostra fiducia nel Signore; lo colmiamo facendo memoria della sua attenzione per ciascuna di noi, del suo immancabile sorriso, della gioia di una vita donata con fervore sempre giovane e fresco; della testimonianza forte, intrisa di amore per Gesù e per la Chiesa. La caratterizzavano la tenerezza e il sostegno ai poveri, la squisita attenzione per ogni ospite, il vivere la nostra missione di presenza con convinzione, trasmettendo a tutti quanto sia importante “esserci” e basta, pronunciato con tanta forza. Una testimonianza capace di commuovere perché fatta con persuasione e tanta serenità. L'Anno Paolino è stato un “Anno di Grazia” per lei e per noi: lo ha vissuto in pienezza con i tanti pellegrini arrivati da ogni parte del mondo. A tutti offriva accoglienza e disponibilità, nonostante la fatica. Ha cercato sempre di far capire l'importanza della nostra presenza, come Figlie della Chiesa, in questa Terra Santa della Chiesa, dove il nostro carisma si è perfettamente incarnato, nonostante la solitudine, il silenzio, l'essere considerate “nulla”, nemmeno missionarie… Ciò che la faceva felice era poter dire a tutti che a Tarso c'è l'Eucaristia, perché c'è un piccolo, unico Tabernacolo, con la lampada sempre accesa, miracolo della nostra presenza... Se noi ce ne andassimo, quella lampada si spegnerebbe… Ora siamo qui, non solo a fare memoria, ma a continuare la sua missione a Tarso, con l'aiuto del Signore e suo, certe che dal cielo ci sosterrà a proseguire, come lei, ad evangelizzare “per irradiazione” spargendo gioia tutt'intorno e “per contagio”, come lampade da cui si accendono altre lampade. Bianca Agnese Trabaldo e Maria Ballo Maria Di Meglio di Mar ia Dolcissima, dopo aver trascorso la vita di Figlia della Chiesa in varie comunità d'Italia, dedita soprattutto all'insegnamento della religione e agli impegni pastorali, giunta all'età della pensione è stata chiamata a servire Dio a Tarso in Turchia, dove ha iniziato con gioia una forma completamente diversa di darsi al Signore e alla sua Chiesa. Si è spenta a Roma, dopo un intervento chirurgico, da cui si aspettava nuovo vigore per continuare la sua gioiosa e generosa presenza nella “Terra santa della Chiesa”. 21 Nella Casa del Padre Antonietta Barbiero di S. Giovanni della croce Moniego -TV 13 febbraio - 1920 Roma 13 aprile 2010 Quante immagini ha colto il tuo obiettivo, e quante volte il tuo pennello ha fatto rivivere lo sguardo di un fanciullo nel volto di un angelo o nel bimbo rannicchiato tra le braccia della vergine Madre! Dipingere era per te una missione e quando la Fondatrice, fin dall'inizio, ti ha affidato la cura delle nostre riviste Ecclesia Mater e Mater Ecclesiae, tu ne hai fatto delle riviste d'arte e non solo di teologia, perché, dicevi, l'arte è già una scuola. Hai avuto molti amici importanti, filosofi, scrittori, artisti, e ti muovevi a tuo agio nel loro mondo, ma i tuoi quadri erano per i poveri, gli amici della comunità, i benefattori del mercato, i bambini. Volevi raccontare la storia della Madre Fondatrice ai più piccoli, e lo hai fatto scrivendo con i tuoi colori 100 e più episodi della sua vita... ci tenevi molto a questo lavoro della “memoria” che rimane prezioso dono per tutte noi, ricordo della madre e anche tuo... Era stata tua insegnante, con lei hai vissuto i primi passi dell'Opera e avete sempre lavorato insieme per unire i testi all'immagine, con quella linea semplice, inconfondibile qual era la tua, leggera come il piccolo passero che solevi mettere per firma... Hai incoraggiato tante di noi a puntare alto, cosciente della bellezza della nostra vocazione nella Chiesa e per la Chiesa. E se a volte, la lettura di testi dei mistici, i tuoi preferiti dopo gli artisti, ti lasciavano con l'impressione di una distanza abissale dalla meta, non ti sei mai scoraggiata né per te né per l'Opera, che sapevi sicura nel cuore e nelle mani di Dio. Nella contemplazione del suo Volto ti pensiamo ora immersa, beata e colma di riconoscenza. Maria Giampiccolo Gr azie Antonietta, per la tua vita donata alla Chiesa; grazie perché ho potuto camminare con te tanti anni, è stato per me un privilegio; grazie per la tua passione per l’arte, che ha arricchito le nostre pubblicazioni e le nostre pareti; grazie per la tua vita di Figlia della Chiesa, è stato un grande dono per la Famiglia religiosa. Questo grazie te lo abbiamo detto al Paesetto della Madonna, al saluto finale, prima di partire per la nuova terra e nuovi cieli. Te lo dico ancora: Grazie! Elsa 22 Nella Casa del Padre Maria Favero di Gesù Crocifisso Dov'Egli è Piazzola sul Brenta (PD) 20 giugno 1925 Castelnovo (VI) 14 aprile 2010 Favero Maria di Gesù Crocifisso ha avuto una lunga vita caratterizzata da generosa laboriosità, capace di piccole attenzioni alle Sorelle, specialmente nel suo servizio di guardarobiera ha saputo far fruttare il suo speciale talento: ricamo, uncinetto e vari lavori manuali la tenevano occupata costantemente lasciandola libera per discorrere e intessere rapporti di comunicazione. Era infatti sempre desiderosa di conoscere, anche solo tramite i racconti delle Sorelle, qualcosa di nuovo, di bello, quello che succedeva nel mondo, nella Chiesa, tra le Chiese. Sapeva meravigliarsi davanti al bene e al bello e sconcertarsi difronte al male, con l’immediatezza dei piccoli, che le si dipingeva anche sul volto. Arguta e vivace, recitava il Santo Rosario in ginocchio sempre, finché le è stato possibile... Era quello uno dei suoi appuntamenti interiori più cari, con le grandi intenzioni della Chiesa e del suo cuore. L'ultima malattia, che le ha impedito di esprimersi, è stata particolarmente dolorosa per lei, ma l'ha accolta con ammirevole rassegnazione e certamente è stata per lei una grande purificazione. Per lei vogliamo lodare il Signore e insieme ringraziare le Sorelle di Castelnovo, che l’hanno assistita con grande amore e l’hanno accompagnata con affetto nella sua infermità. Le Figlie della Chiesa abitueranno le anime ad ascendere fino alla meta del loro pellegrinaggio con le ascensioni che Dio stesso dispone nel cuore del giusto, cioè con le elevazioni dell'orazione mentale, secondo la misura della grazia del dono di Cristo, e non avranno riposo né in terra né in cielo finché l'Ascensione del Signore non sarà completa, cioè finché tutte le sue membra non ascenderanno con Lui per assidersi nel posto ch'Egli è andato a prepararci, ed essere là dov'Egli è, nella gloria del Padre. Madre Maria Oliva, 1934 23 La Vergine Maria è il fiore più bello sbocciato dalla creazione, la «rosa » apparsa nella pienezza del tempo, quando Dio, mandando il suo Figlio, ha donato al mondo una nuova primavera. Ed è al tempo stesso protagonista, umile e discreta, dei primi passi della Comunità cristiana: Maria ne è il cuore spirituale, perché la sua stessa presenza in mezzo ai discepoli è memoria vivente del Signore Gesù e pegno del dono del suo Spirito. (Benedetto XVI) Clicca e naviga in www.figliedellachiesa.org se vuoi scrivici: [email protected] Tipografia River Press Group - Roma