pro manu scripto ✝ Aprile 2006 • n. 72 LE PERSONE CHE VIVONO SI INCONTRANO QUARTIERE ADRIANO - Chiesa Parrocchiale GESÙ A NAZARET Via Trasimeno, 53 - 20128 Milano - Tel. 02/259.25.30 - Fax 02/259.02.329 T R A S U M A N A R… “Trasumanar significar per verba non si poria; però l’essemblo basti a cui esperienza grazia serba” (Dante Paradiso I,70) “Trasumanar” significa oltrepassare la condizione umana: come è possibile? “Non abbiate paura! So che cercate Gesù il crocefisso. Non è qui, è risorto come aveva detto… andate, riferite…” ricorda Matteo nel suo Vangelo. Solo a Gesù è stato possibile “trasumanar” e da allora a tutti coloro che hanno creduto in Lui è stato possibile fare esperienza di una vita nuova diverso perché consapevole del Destino di felicità che ci attende: “l’essemblo basti a cui esperienza grazia serba”. È l’esempio, se non abbiamo paura, di tutti i santi che ci hanno preceduto nel bellissimo popolo di Dio che è la santa Chiesa cattolica sulla terra. E Dante nel suo stupendo cammino in Paradiso ci racconterà di tanti santi avvolti dalla Luce de “l’amor che muove il sole l’altre stelle” e dentro la Luce di questo Amore vede il volto dell’uomo, perché a sua immagine siamo stati creati. Allora penso che anche a me, a te, è possibile “trasumanar”. Ma non oltrepassando la condizione umana come in un sogno, ma vivendo la mia umanità consapevole che essa ha in Gesù l’origine, il modello e la presenza confortante. Prendendo in mano la vita. È quasi impossibile nel contesto attuale, tutti travolti dalle parole, dalle promesse e soprattutto dall’interesse personale. Mentre scrivo non so come sono andate le elezioni; so che c’è stato un gran frastuono di insulti e di menzogne. Mi ha stupito la recensione di un film, dicono in uscita, che vorrei vedere con tutti voi: “Il grande silenzio” (se qualcuno lo ha in qualche cassetta o DVD si faccia vivo): due ore di silenzio per “parlare” della vita nei monasteri. Ma la vita dei monasteri è una vita nella quale sta accadendo il “trasumanar” come può accadere adesso in me e in te se viviamo la presenza di Gesù amico, ideale. È il lavoro educativo che cerchiamo di fare su noi stessi e proporre a tutti come viene richiamato in alcune considerazioni che possiamo leggere di seguito, su questo foglio. Innanzitutto il percorso di “catecumenato” (preparazione ai sacramenti) che da tre anni abbiamo iniziato. Ha visto coinvolti un po’ di più alcuni genitori ma qui il cammino è veramente duro perché nella normalità i genitori non vivono “appartenendo” a questa Chiesa, come del resto la maggior parte delle persone che celebrano la Cena del Signore la Domenica. Cosa voglio dire? Che la maggior parte delle persone vengono a fare un rito cristiano detto popolarmente Messa, come quando si va a fare benzina: fatto il pieno non abbiano nulla a che fare con il benzinaio (adesso poi con il fai-da-te) né con ci ha preceduto o con chi è li dietro di noi. Così la Cena del Signore non è, generalmente parlando, un incontro di amici, di gente che si conosce, che condivide la vita perché Cristo è presente. Anche qualche genitore che si è impegnato con i ragazzini come catechista negli anni passati, poi non si vede quasi più! È appartenenza? Abbiamo cercato di proporre in questi anni di “catecumenato” la presenza di Gesù nella Chiesa e nei sacramenti, nella storia della Chiesa che ha portato l’avvenimento di Gesù fino a noi, non solo con il Vangelo che abbiamo cercato di leggere e conoscere, ma con la proposta di una vita declinata in quattro momenti: l’ascoltare, pregare, condividere e celebrare che sono i momenti della prima comunità cristiana. Cosa accadrà dopo che avranno ricevuto il prossimo anno la Cresima e la Prima Comunione? Se i genitori non vivono “appartenendo” saranno più facilitati ad andare dove il fascino del mondo li attira, dove la cultura illuminista marxista - radicale - massonica - borghese della scuola li condiziona nel pensiero e nell’agire, senza punti di riferimento sicuri, tutto è relativo. E il “trasumanar” dove lo ritrovi? Con un sorriso di compatimento, riconosciamolo. So che alcuni tra noi vivono la Chiesa che è questa parrocchia come chi la ama, la serve, la riconosce come propria, come luogo della presenza di Cristo, ma forse non come avviene, dicevamo tra sacerdoti in Decanato, a chi appartiene ai movimenti ecclesiali come quelli che si riuniranno a Roma il prossimo 3 Giugno. Perché? Proposta a tutti (anche in vista del rinnovo del Consiglio Pastorale Parrocchiale in Ottobre): come recuperare questa “appartenenza” che ci aiuti a vivere la presenza di Cristo tra noi e a “trasumanar” in una esperienza di vita segno della felicità che ci attende? Pensavo al libretto bellissimo “Meditando la Passione” che abbiamo proposto con quadri della Passione nella nostra chiesa (chissà se tutti l’hanno preso e letto almeno una volta!?!). Ecco: lì c’è descritto come avviene il “trasumanar”: nel dono di sé, in una comunione di vita che è perdono, nell’affidare i discepoli a Maria, in un grido “ho sete” che vuole arrivare fino ai confini della terra, in un “tutto è compiuto” che ci dice quale è il criterio della vita e della nostra appartenenza alla Chiesa: l’obbedienza al Padre. Ma per me e per te come si concretizza questa obbedienza, che volto ha il Padre? Volevo fare un articoletto per dire: “Ecco faccio nuove tutte le cose!”. Forse sono riuscito a indicare il come, forse no. E… qualcuno risponderà? Comunque: buona santa Pasqua! Gesù è veramente risorto! evs VIVERE INSIEME UNA V AGAPE GIOVANI – CASPOGGIO 2006 “Dio è amore, chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” IL CARNEVALE 2006 PER LE VIE DEL NOSTRO QUARTIERE Eccoci qua! Il gruppo del 51 (via San Mamete, non data di nascita) ed aggregati. Chi siamo? Quelli del “Carnevale”, i realizzatori dei carri allegorici che Viareggio e Rio ci invidiano… Ci presentiamo: siamo un gruppo di genitori che abita in via San Mamete, 51 e dintorni, legati da una bella amicizia. Da qualche anno trascorriamo le vacanze di fine anno in montagna, sulla neve, nei masi, grandi case del Trentino, attrezzate di tutto. Condividiamo tutto, divertimento, fatica, figli, pulizie, cucina, musica, sciate e passeggiate. Così davanti ad un piatto fumante di lenticchie, panettone, liquorini fatti in casa ci si domanda, ritualmente, da quattro anni a questa parte : “…ma a Carnevale, che si fa?” La fantasia poi parte in quarta, manie di grandezza, di persecuzione. Ma il tempo è tiranno, gli spazi ristretti, per stare quindi con i piedi saldamente per terra, decidiamo di informarci sul tema proposto dalla Diocesi, che per il 2006, riguardava i coriandoli…. E decine di chili ne sono stati lanciati dai bambini del nostro quartiere dall’alto del Galeone GRAN GAN (rigorosamente dotato di vela, pennone e stendardo piratesco) e dall’alto del vascello di salvataggio (rigorosamente dotato di salvagenti e tender per l’emergenza) durante cruenti combattimenti fra le due imbarcazioni. A bordo pirati, piratesse e clown ad incitare i piccoli marinai e a caricare le loro manine di munizioni colorate. Il tutto allietato da tanta musica, con il dj Maurjk (degli EFFEMME) Un grazie di cuore a tutti i bambini (e naturalmente ai genitori che li hanno accompagnati) che hanno scelto di festeggiare il carnevale sotto casa rendendo il nostro quartiere più vivo, animato e colorato. Anche quest’anno è stata una bellissima esperienza per tutti quelli che hanno partecipato alla realizzazione di questa festa. Tante ore passate insieme in oratorio a lavorare, scherzare, ridere e perché no anche a sbuffare e discutere animatamente. Non sono mancati momenti di ansia e timore per qualche contrattempo verificatosi proprio la settimana precedente. Ma tutto si è risolto, e anche meglio del previsto (in fatti cosa c’è di meglio di un carro?... o di nessun carro?... ben DUE carri!!!!). Al prossimo anno? Chi lo sa?... Forse con l’arca di Noè… o l’Enterprise di Spazio 1999… chissà… I bontemponi, miscredenti del 51 (come ci ha “battezzato” il Don.) E tutti gli altri collaboratori di buona volontà del quartiere. Anche quest’anno, come è da tradizione ormai, si è svolta la cosiddetta “2 giorni giovani” alla quale partecipano – per chi non lo sapesse – i giovani facenti parte del gruppo Agape. Sono giovani che hanno dai 18 ai 33 anni e che hanno voglia di mettersi un pò in gioco e di confrontarsi su temi e problematiche attuali. Quest’anno eravamo 22 circa e con l’aiuto di due di noi che si sono dati da fare per trovare la sistemazione, abbiamo alloggiato in un confortevole hotel gremito di piccoli belgi con i quali dividevamo la sala da pranzo. I momenti di incontro avvenivano dopo cena e le tematiche sulle quali quest’anno ci siamo confrontati, sono state due. La prima è stata affrontata appena arrivati (meglio non perdere tempo!). Dopo aver esaurito le canzoni tanto care a don Egidio (quelle del fogliettino rosa!), ci siamo messi seriamente a riflettere sull’argomento: COSA CAMBIEREBBE IN ME SE NON AVESSI INCONTRATO CRISTO? Molte le considerazioni espresse e molti i punti di vista; tutti però possiamo dire di sentirci cristiani perché abbiamo riconosciuto e continuiamo a sperimentare ogni giorno che il nostro aderire a Cristo è un Incontro fondamentale avvenuto con una Persona (Gesù) che ha dato alla nostra vita un nuovo orizzonte e una strada sicura e luminosa da seguire. Il secondo tema è stato affrontato sabato sera dopo una lunga giornata di divertimento e svago sulla neve e dopo la celebrazione di una toccante ed emozionante Cena del Signore svoltasi su una panchina, davanti all’ingresso della funivia, sotto decine e decine di sciatori che ci guardavano con aria sorpresa e sbigottita. L’argomento questa volta era: L’AMORE TRA UOMO E DONNA, un amore che si divide in Eros (istinto e desiderio) e Agape (spirito e materia si fondono per condurci a Dio). Eros e Agape si devono fondere perché non siano vissuti separatamente; l’amore tra uomo e donna infatti non nasce dal pensare o dal volere, ma si impone all’essere umano. Domenica mattina passeggiata per il paese, celebrazione dell’Eucarestia, scambio di opinioni in un bar davanti ad un aperitivo (ma che “borghesi”!) e poi... ritorno a casa. Anche quest’anno con un pò di nostalgia per la fine di due giorni trascorsi serenamente nella vera Gioia... quella che appaga, quella vissuta in comunione con gli altri! Emanuela B. Scuola di Comunità Quest’anno alcuni amici ed io abbiamo iniziato l’esperienza della scuola di comunità in parrocchia. Appena arrivata al q.re Adriano, era la festa della Presenza, ho conosciuto i primi tra loro che subito, come fossimo amici da sempre, mi hanno detto il loro desiderio di costruire un “luogo di persone” dove potessero crescere i loro figli ed anche loro. Da quel momento abbiamo iniziato a trovarci a pregare (…e a mangiare insieme). Siamo cresciuti in numero ed è cresciuto anche quel desiderio iniziale. È nata quindi l’esigenza di approfondire quell’incontro che molti di noi avevano già fatto: la fede attraverso il carisma del movimento di Comunione e Liberazione. Il metodo era la scuola di comunità, ossia un punto di paragone della propria vita con l’avvenimento di Cristo, così ogni 2 lunedì abbiamo iniziato a trovarci in parrocchia, seguendo il testo di don Luigi Giussani “Perché la chiesa”e portando esempi e problemi della nostra vita. Con l’aiuto di don Egidio, che ci chiariva il fattore umano ed il fattore divino nella chiesa, ognuno ha provato a mettere in gioco la propria esperienza di genitore, di amico, di moglie ed ogni volta posso dire di aver fatto un piccolo passo nella certezza della fede. In questo tempo è cresciuta l’amicizia tra noi e si è allargata ad altri che avevano lo stesso desiderio. Pur avendo incontrato tempo fa l’avvenimento di Cristo (in particolare attraverso uno dei carismi della chiesa) le parole di Gesù non mi sono mai sembrate così nuove, andare a fondo nel mio cammino di fede mi ha “spalancato” nel luogo in cui sono, con frutti inaspettati in parrocchia e nella mia vita di mamma e di lavoratrice. Grata di questo. Monica Perra A VITA NUOVA: Esperienze e proposte LA SETTIMANA DI VACANZA PARROCCHIALE: UNA SCELTA DI AMICIZIA Anche quest’anno il Gruppo Turismo – dopo una meditata valutazione di numerose possibili mete - presenta la proposta per la settimana di vacanza parrocchiale, che si svolgerà dal 26 agosto al 2 settembre. La località che proponiamo è PANCHIÀ, un piccolo ma ridente paese al centro della Val di Fiemme, in Trentino, a 980 metri di altezza. Già stanno pervenendo numerose adesioni e questo ci rallegra non solo perché ci ripaga della non poca fatica, ma soprattutto perché conferma la positività di questa particolare esperienza ormai diventata per alcuni un appuntamento annuale da non mancare. Come dire: chi assaggia torna!. Sarebbe bello però che sempre più famiglie decidessero di provare, almeno una volta, questa esperienza di vicinanza e di amicizia che nulla toglie (caso mai aggiunge!) al pieno godimento di una settimana di ferie! Ma cos’è la settimana di vacanza con la parrocchia? Cosa bisogna aspettarsi? Iniziamo a dire ciò che non è: • non è un ritiro spirituale, ma nemmeno un’immergersi nella superficialità frenetica del divertimento ad ogni costo; • non è solo una vacanza, etimologicamente intesa come periodo di vuoto da riempire a caso; • non è un pacchetto superconveniente da tour operator, anche se facciamo del nostro meglio per offrire il miglior rapporto qualità-prezzo… Il tutto proviene da un servizio volontario e gratuito, che si occupa soprattutto dei contorni. Il contenuto, che è l’aspetto più importante e che determina ciò che questa vacanza è, si compone di un insieme di ingredienti: • un tema, pensato e proposto da don Egidio, sul quale basare le nostre riflessioni personali (in maniera del tutto libera: se vuoi); • noi stessi, ciascuno chiamato ad interagire, a integrare, a rendere vivace e vera la proposta, con la propria partecipazione spontanea e consapevole; • l’ambiente circostante, che è stato cercato per favorire l’armonia tra persone e natura, tra gioco e preghiera, tra divertimento e riflessione. Questi ingredienti saranno la base per realizzare un’esperienza di comunione, dove i valori cristiani vengano condivisi nella preghiera e nell’Eucaristia quotidiana; nella prossimità con l’altro che ti ritrovi vicino, ma che non rientra nel novero delle tue amicizie; nella consapevolezza che la convivenza comporta qualche fatica, qualche rinuncia, qualche accettazione di quello che “io farei diversamente”. Ma che bello trovare nuove amicizie, conoscerci meglio, scoprire che quella persona che non frequentavi per questioni di “pelle” è così ricca di umanità, di simpatia... Non è da dimenticare l’aiuto del Cielo. Si, a Gesù piace che i fratelli stiano insieme... Se a questa settimana daremo una valutazione assolutamente positiva, e ringrazieremo il Signore per questa bella esperienza, sarà anche grazie al contributo di tutti. ESSERE VOLONTARI CON LE PERSONE ANZIANE Sabato 21 gennaio 2006, presso la Parrocchia di S. MICHELE ARCANGELO, si è tenuta una conferenza sul tema “Essere volontari con le persone anziane”; organizzata dalla commissione anziani della Caritas Decanale di Turro e presieduta dal dott. ANDREA FANZAGO, responsabile dell’area anziani della Caritas Ambrosiana. È stata una interessante e significativa esperienza, sia per il contenuto della relazione, sia per la partecipazione di tutte le parrocchie del decanato. Per condividere con la nostra comunità il momento di arricchimento personale vissuto, si riporta, in sintesi, quanto emerso dall’ incontro. “ESSERE VOLONTARI” non vuol dire “fare del volontariato per qualche ora”, ma saper vivere in modo che la vita quotidiana rispecchi la scelta di servizio fatta, vuol dire essere coerenti e capaci di farsi prossimo, in modo tale che, chi si trova in situazione di bisogno, non senta l’umiliazione dell’aiuto. L’anzianità è una realtà sociale caratterizzata dalla solitudine, dalla salute fisica e mentale, dal senso del limite; inoltre possono esistere difficoltà di rapporti con i parenti e con la comunità. Compito del volontario e privilegiare gli aspetti comportamentali, sostenendo le fragili relazioni già esistenti e promuovendone di nuove, per creare una rete di rapporti in cui ciascuno senta riconosciuta la propria persona e la propria dignità. Nella costruzione di questa rete il volontario deve saper coinvolgere la comunità e il territorio, perché ciascuno, nel proprio ambito, contribuisca ad un progetto di solidarietà, in grado di accompagnare la persona anziana, in modo tale che, nel bisogno, non si senta sola. Il volontario deve imparare a leggere i bisogni non espressi, deve saper svolgere un ruolo di “sentinella”, che con discrezione sappia cogliere le situazioni di fragilità; in una parola deve imparare ad accorgersi, cioè osservare, ascoltare, costruire relazioni. Il gruppo Caritas ALCUNI DATI DEL PUNTO D’ASCOLTO Il 13 Maggio ci sarà una serata di presentazione ufficiale di questa settimana, nella quale saremo allietati dalla presenza del coro “Rio Bianco” di Panchià, che ci offrirà un concerto. Durante lo svolgimento della serata - che proseguirà con canti, musica e degustazioni - verranno estratti i biglietti che vinceranno gli allettanti premi (primo fra tutti una settimana di vacanza per 2 persone presso l’Hotel Rio Bianco di Panchià) messi in palio con lo scopo di aiutare la Missione in Ciad, dove svolge il suo Compito Suor Margherita. Un’iniziativa che dà ancora più valore al nostro stare insieme. Speriamo di essere in tanti, sia per la serata del 13 maggio che per la settimana di vacanza, per testimoniare con gioia che non siamo solo un quartiere di “vicini per caso”, ma una comunità di “amici per scelta”. Per chi non lo sapesse si precisa che il PUNTO D’ASCOLTO è funzionante ogni mercoledì, dalle ore 17,00 alle ore18,30 con lo scopo di accogliere, ascoltare, indirizzare le persone in difficoltà. Si informa che nell’anno 2005 si sono rivolte a noi circa 392 persone/famiglie. Sono stati raccolti circa Kg. 3.650 di generi alimentari cosi suddivisi: • n.3 raccolte in Parrocchia per kg. 916 • n.1 raccolta alla SMA (giugno) kg. 1.347 • n.4 raccolte da terzi kg. 790 • n.2 da Banco Alimentare kg 867 Gruppo Servizio per il Turismo Parrocchiale Il punto d’Ascolto Riscoprire la vita nuova che è in noi Durante questa Quaresima abbiamo avuto molte occasioni per riflettere sulla nostra fede, per riscoprire la vita nuova che è in noi e nella Chiesa e sulla possibilità di portare questa “novità” nel mondo. Numerosi spunti sono stati offerti dalle “lezioni” sul Concilio Vaticano II, in particolare: • la riscoperta della Chiesa nel nostro tempo Cristo è la luce dei popoli (“Lumen Gentium”), la Chiesa deve aiutare l’uomo ad incontrare la luce. La Chiesa è opera e immagine della Trinità e corpo di Cristo ed è nel mondo a servizio dell’uomo. • la responsabilità dei laici nella Chiesa e nella società Il popolo di Dio è formato dalle gerarchia e dai laici. Tutti godono della dignità e della libertà date dalla condizione di Figli di Dio. Attraverso il Battesimo, nel loro cuore dimora lo Spirito Santo. I laici partecipano al culto e alla tutela della fede, e sono chiamati a vivere nella società lavorando per il bene comune. (“Gaudium et Spes”). Il Cristiano serve il Regno di Dio quando è nel mondo portando luce ed essendo sale. • il principio della libertà religiosa Viene proclamato il diritto della persona e delle comunità alla libertà sociale e civile in materia religiosa (“Dignitatis Humanae”). La Chiesa deve distinguere tra l’ambito della fede (che è assoluto) e le scelte politico-sociali (relative), per non cadere nell’assolutizzazione di un principio (ideologia). Richiamo ai diritti della persona umana, anche il diritto alla libertà religiosa. Lo Stato non deve più proporre valori etici ma garantire la difesa dei diritti. La libertà religiosa non è libertà di coscienza in senso morale ma libertà di espressione nell’ambito della convivenza civile, libertà fondata sulla dignità della persona umana. Germogli di Speranza Nel tirar fuori la candela battesimale della mia “bambina”, ormai undicenne sono costretta a riflettere sul senso del cammino cristiano a cui l’avrei dovuta condurre in questi anni, provo una grande gioia e un forte bisogno di ringraziamento mi pervade. Siamo infatti giunti alla prima importante tappa, del percorso catecumenale dei nostri quaranta bambini, che, ormai da tre anni, hanno con gioia e serietà detto il loro “sì” a Gesù, con la volontà di seguirlo e di amarlo. L’8 aprile si sono avvicinati al sacramento della Riconciliazione, hanno sperimentato cioè l’infinita capacità di perdono del Padre; e inoltre, con grande responsabilità hanno proclamato nella comunità la loro professione di fede, premessa fondamentale per l’accesso alla S.Cresima e alla S.Eucarestia. È con stupore e meraviglia, che noi mamme, sotto la preziosa guida di Don Egidio, abbiamo visto crescere questi “teneri germogli di speranza”, che in alcuni casi giungono alla catechesi, senza conoscere il senso del loro battesimo e tanto meno della loro appartenenza a Cristo e alla sua Chiesa. Ma la Parola di Dio, annunciata e testimoniata, ha veramente il potere di far fiorire il deserto e, riavvicinare piccoli e grandi al misterioso e profondo senso della vita. Non è infatti la loro ineccepibile preparazione teorica, ciò che più importa, anche se è richiesta come segno tangibile del loro impegno, ma l’amore che sapranno vivere e far crescere nel loro cuore, e nella loro famiglia, piccole “fiamme” che ardono in un mondo sempre più cupo e vuoto di valori e significato. Mi auguro che tutti nella comunità li ricordino, con affetto e dedizione nella preghiera personale e comunitaria, domandando a Cristo di custodirli e infondere loro il coraggio necessario alle Grandi Imprese, come lo è la sua Sequela. Roberta Beneggi UFFICIO PARROCCHIALE Durante il Ritiro Quaresimale è stato approfondito il tema del comportamento del cristiano nella società partendo da Mt 22,1522 “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” • L’ipocrisia, il raggiro sono di moda anche oggi. Il cristiano lo sa ed è chiamato a un di più di intelligenza, onestà, competenza. • Il cristiano, che dà a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio, non trascura l’impegno civile, ma lo vive con piena dedizione. Riscopre così il senso della politica, del potere, delle istituzioni. • Non c’è, però, vero esercizio della politica e del potere, senza rispetto del primato di Dio, se non ci si sforza di essere uomini interiori, se non si riconosce, rispetta, promuove il primato dell’uomo. • Ritrovare e condividere il valore della persona umana agendo per il bene comune è il modo proprio e famigliare con cui chi è impegnato nel sociale e nel politico testimonia il Signore Gesù, è sale della terra e luce del mondo. Anche quest’anno le vie del nostro quartiere sono state lo scenario della Via Crucis, ricordo della passione di Cristo, preludio della Sua Resurrezione. Nella foto una tappa davanti alla Casa della Carità. È stato un momento significativo che abbiamo vissuto insieme ai nostri amici della parrocchia S. Maria Rossa come segno della presenza di Cristo fra noi. GIORNALINO PARROCCHIALE Egidio Villani sacerdote via Trasimeno, 53 Telefono 02.272.00.882 [email protected] Marco Lucca sacerdote via Trasimeno, 53 Telefono 02.272.09.411 www.gan.mi.it [email protected]