L'età degli imperialismi
Il mondo alla vigilia della I guerra mondiale
J. Hobson. Imperialism: a study (1902)
E se ora, avendo in mente le enormi spese per gli armamenti, le guerre
rovinose, l'impudenza o la frode diplomatica con cui i governi moderni cercano
di estendere il loro potere territoriale, poniamo la semplice e pratica domanda:
cui bono? la prima e più ovvia risposta è: l'investitore. [...]
Gli investitori, che hanno collocato il loro denaro in terre straniere a condizioni
che tengono pieno conto dei rischi connessi con la situazione politica del
Paese in cui investono, desiderano però usare le risorse del nostro governo
per minimizzare questi rischi e aumentare così il valore del capitale e gli
interessi sui loro investimenti privati.[...] Se è probabile che gli interessi
particolari dell'investitore si scontrino con l'interesse pubblico e portino a una
politica rovinosa, ancor più pericolosi a questo riguardo sono gli interessi
particolari del finanziere, cioè di chi compra e vende i titoli di investimento.
La ricchezza di queste aziende finanziarie, l'ampiezza delle loro operazioni e la
loro organizzazione cosmopolita fa di loro i principali determinanti della
politica imperialista. Essi hanno gli interessi maggiori negli affari economici
dell'imperialismo, e hanno anche i mezzi per piegare al loro volere la politica
della nazione.
Lenin, Imperialismo fase suprema del capitalismo
(1916)
Noi dobbiamo dare una definizione dell'imperialismo, che contenga i suoi cinque principali
contrassegni, e cioè:
- la concentrazione della produzione e del capitale, che ha raggiunto un grado talmente alto
di sviluppo da creare i monopoli con funzione decisiva nella vita economica;
- la fusione del capitale bancario col capitale industriale e il formarsi, sulla base di questo
"capitale finanziario", di un'oligarchia finanziaria;
- la grande importanza acquistata dall'esportazione di capitale in confronto con
l'esportazione di merci;
- il sorgere di associazioni monopolistiche internazionali di capitalisti, che si ripartiscono il
mondo;
- la compiuta ripartizione della Terra tra le più grandi potenze capitalistiche.
L'imperialismo è dunque il capitalismo giunto a quella fase di sviluppo, in cui si è formato il
dominio dei monopoli e del capitale finanziario, l'esportazione di capitale ha acquistato
grande importanza, è cominciata la ripartizione del mondo tra i trust internazionali, ed è già
compiuta la ripartizione dell'intera superficie terrestre tra i più grandi Paesi capitalistici.
Un nuovo mondo
(E. Hobsbawm, L'età degli imperi)
Denis Diderot (1713-84)
Arrive in a region of the New World unoccupied by
anyone from the Old World, and immediately bury a
small strip of metal on which they have engraved these
words: This country belongs to us.
And why does it belong to you? You have no right to
the natural products of the country where you land, and
you claim a right over your fellow men. Instead of
recognizing this man as a brother, you only see him as
a slave, a beast of burden. Oh my fellow citizens!
John Stuart Mill
Only to human beings in the maturity of their faculties...
Those who are still in a state to require being taken care of
by others, must be protected against their own actions as
well as against external injury. For the same reason, we
may leave out of consideration those backward states of
society in which the race itself may be considered as in
its nonage. The early difficulties in the way of spontaneous
progress are so great, that there is seldom any choice of
means for overcoming them; and a ruler full of the spirit of
improvement is warranted in the use of any expedients that
will attain an end, perhaps otherwise unattainable.
John Stuart Mill
Despotism is a
legitimate mode of
government in dealing
with barbarians,
provided the end be
their improvement,
and the means
justified by actually
effecting that end
Alexis De Tocqueville,
Lettere da Algeri
Ci sono due modi per conquistare un paese: il primo è
mettere gli abitanti sotto la propria autorità e governarli
direttamente o indirettamente. È il sistema degli inglesi
in India. Il secondo è rimpiazzare gli antichi abitanti con
la razza conquistatrice. Gli europei hanno agito quasi
sempre così. Ci sono delle persone che pensano
ancora che i francesi debbano limitarsi a dominare
l'Algeria senza voler colonizzare. Lo studio sulla
questione mi ha convinto del contrario. (1841)
Alexis De Tocqueville,
Lettere da Algeri
[non è] criminale che si
brucino i raccolti, che si
vuotino i silos, che ci si
impadronisca
degli
uomini disarmati, delle
donne e dei bambini...
questo, a mio parere
sono delle necessità
spiacevoli ma alle quali
ogni popolo che voglia
fare la guerra agli arabi è
obbligato a sottomettersi.
Kipling, Il fardello dell'Uomo bianco
Raccogli il fardello dell'Uomo Bianco Disperdi il fiore della tua progenie Obbliga i tuoi figli all'esilio
Per servire le necessità dei tuoi prigionieri;
Per vegliare pesantemente bardati
Su gente inquieta e selvaggia Popoli da poco sottomessi, riottosi,
Metà demoni e metà bambini.
Raccogli il fardello dell'Uomo Bianco Nella capacità di attendere,
Di non ostentare la minaccia del terrore
E di reprimere l'orgoglio;
Per dirla apertamente,
Cento occasioni lo hanno dimostrato
Di perseguire l'altrui profitto,
E lavorare per l'altrui guadagno.
Raccogli il fardello dell'Uomo Bianco Le guerre feroci del tempo di pace Riempi la bocca degli affamati
E prometti la fine delle malattie;
E quando il tuo traguardo è più vicino
Il fine per altri cercato,
Osserva la Pigrizia e la Follia pagana
Annientare la tua speranza.
Raccogli il fardello dell'Uomo Bianco Nessuna vistosa autorità regale,
Ma lavoro di servo e di spazzino Il racconto di cose banali.
I porti in cui non entrerai
Le strade che non percorrerai
Le costruirai con la tua vita,E le contrassegnerai
con la tua morte.
Raccogli il fardello dell'Uomo Bianco E ricevi la sua antica ricompensa:
Il biasimo di coloro che fai progredire,
L'odio di coloro su cui vigili Il pianto delle moltitudini che indirizzi
(Ah, lentamente?) verso la luce: "Perché ci hai strappato alla schiavitù,
La nostra dolce notte Egiziana?"
Raccogli il fardello dell'Uomo Bianco Non osare piegarti a meno E non invocare troppo forte la Libertà
Per nascondere la tua prostrazione;
Per quanto tu gridi o sussurri
Per quanto tu faccia a meno,
I popoli silenziosi, astiosi
Soppeseranno te e i tuoi Dei.
Raccogli il fardello dell'Uomo Bianco Avere avuto a che fare con giorni immaturi L'alloro offerto alla leggera,
Il facile premio, concesso di buon grado.
Viene ora, per trovare la tua essenza umana
Attraverso tutti gli anni ingrati,
Rigidamente delimitati da una saggezza
acquistata a caro prezzo,
Il giudizio dei tuoi pari?
G. Pascoli, La grande proletaria si è mossa
(1911)
[…] La Nazione proletaria, la nostra fornitrice di braccia a prezzi ridotti, non aveva se non il piccone, la vanga e
la carriola. Queste le sue arti, queste le armi sue: le armi, per lo meno, che sole sa maneggiare, oltre il coltello
col quale partisce il pane e si fa ragione sulle risse. Si diceva bensì che era una potenza; e invero aveva avuto
un cotal risveglio che ella chiama risorgimento. Qual risorgimento? Dalla vittoria d'un benefico popolo alleato
aveva ottenuto Milano; da quella d'un altro, Venezia. In un momento che questi due alleati si battevano
fieramente tra loro, ella aveva ghermito Roma. Così la nazione era risorta. E risorta, volendo dar prova di sè,
era stata vinta da popoli neri e semineri E ora ... - Ecco quel che è accaduto or ora e accade ora.
Ora l'Italia, la grande martire delle nazioni, dopo soli cinquant'anni ch'ella rivive, si è presentata al suo
dovere di contribuire per la sua parte all'umanamento e incivilimento dei popoli; al suo diritto di non
essere soffocata e bloccata nei suoi mari; al suo materno ufficio di provvedere ai suoi figli volenterosi quel che
sol vogliono, lavoro; al suo solenne impegno coi secoli augusti delle sue due Istorie, di non esser da meno
nella sua terza era di quel che fosse nelle due prime; si è presentata possente e serena, pronta e rapida,
umana e forte, per mare per terra e per cielo.
Nessun'altra nazione, delle più ricche, delle più grandi, è mai riuscita a compiere un simile sforzo. Che dico
sforzo? Tutto è sembrato così agevole, senza urto e senza attrito di sorta! Una lunghissima costa era in pochi
giorni, nei suoi punti principali, saldamente occupata. Due eserciti vi campeggiano in armi. O Tripoli, o
Beronike, o Leptis Magna (non hanno diritto di porre il nome quelli che hanno disertato o distrutta la casa!), voi
rivedete, dopo tanti secoli, i coloni dorici e le legioni romane! [...]
La “civilizzazione” a scuola
La “civilizzazione”
Il razzismo a scuola
Forster, Passaggio in India
“ L'India una nazione! Che apoteosi! L'ultima arrivata nell'incolore fratellanza del diciannovesimo
secolo! E in quest'ora del mondo sgambettava per prendere il proprio posto! Lei, che non
aveva l'eguale se non nel Sacro Romano Impero, sarà forse alla pari col Guatemala e col
Belgio!”
Fielding tornò a deriderlo. Aziz, travolto da una rabbia furiosa, caracollava qua e là senza sapere
che fare, e gridò
“Abbasso gli inglesi, ad ogni modo. Questo è certo. Sgombrate, gente, e alla svelta, vi dico. Noi
possiamo odiarci l'un l'altro, ma odiamo di più voi. Se non faccio sgombrare io, lo farà Ahmed,
lo farà Karim; ci volessero anche centocinquantacinque anni, ci libereremo di voi, sì butteremo
a mare ogni maledetto inglese, e allora, - galoppò furiosamente contro Fielding, - e allora, continuò quasi baciandolo, -voi ed io saremo amici”.
“Perchè non possiamo esserlo subito? - disse l'altro, stringendolo con affetto. - è quello che voglio.
È quello che voi volete”. Ma i cavalli non volevano: scartarono di fianco; non voleva la terra,
che balzava su in massi tra cui i cavalieri dovevano parare l'uno dietro l'altro; i templi, il lago,
la prigione, il palazzo, gli uccelli, le carogne, la Foresteria, che apparvero alla visi quando loro
uscirono dalla gola e scorsero Mau ai loro piedi: non volevano, dissero con le loro cento voci:
“No,non ancora”, e il cielo disse: “No, non qui”.
Forster, Passaggio in India
“Ronny scrollò il capo ridendo. “Ho detto qualcosa di buffo?” “Stavo solo pensando al colletto del
bravo dottore e come gli saltava fuori dalla giacca” “Credevo stessimo parlando delle grotte”
“Infatti, Aziz era elegantissimo dalla spilla alla cravatta alle ghette, ma aveva dimenticato il
bottone posteriore del colletto, e in questo c'è tutto l'indiano: trascuratezza per il particolare; la
fondamentale negligenza che rivela la razza.”
“In cuor loro, tutti questi disgraziati indigeni sono criminali per la semplice ragione che vivono al
sud del trentesimo parallelo. Non bisogna biasimarli, non hanno via di scampo; se ci
stanziassimo qui saremmo anche noi come loro.”
“Quando un indiano ne combina di grosse, non sono soltanto molto grosse ma anche molto
strane.” “Non vi seguo” “Non potreste. Quando pensate alla delinquenza, pensate alla
delinquenza inglese. Qui la psicologia è diversa. Scommetto che adesso mi direte che quando
Aziz è sceso dalla montagna per salutarvi era assolutamente normale. Non c'è motivo che non
lo fosse. Leggetevi un qualunque resoconto dell'ammutinamento; quello dovrebbe essere la
vostra Bibbia, altro che Bhagavad Gita.”
Forster, Passaggio in India
“L'ho capito la settimana scorsa. Oh, quanto è da donna preoccuparsi di simili
bazzecole!”Nel suo stupore la signora Moore dimenticò Adela. “Bazzecole?
Bazzecole?” ripeté. “Com'è possibile?” “Non siamo qui per comportarci
gentilmente!” “Che cosa vuol dire?” “Quello che dico. Siamo qui per far giustizia e
mantenere la pace. Ecco la mia opinione. L'India non è un salotto” “La tua opinione è
quella di un dio”disse lei pacatamente, ma ad infastidirla erano più i modi che le
opinioni del figlio. Cercando di dominarsi, lui disse: “All'India piacciono gli dei” “E
agli inglesi piace atteggiarsi a dei” “Tutto questo non c'entra niente. Siamo qui, ci
dobbiamo restare e il paese deve sopportarci, dei o non dei. Oh, senti” proruppe, con
tono un po' patetico “Che cosa voleste che facessi, tu e Adela? Che mi mettessi
contro il mio ambiente, contro tutte le persone di qui che rispetto e ammiro? Che
mi giocassi le possibilità che ho di far del bene a questo paese solo perchè il mio
contegno non è gentile? Voi non capite che cos'è il lavoro, né tu né lei, se no non
parlereste così a vanvera. Odio questi discorsi, ma quando ci vogliono ci vogliono.
Quello che fate tu e Adela è troppo da ipersensibili. Oggi al Circolo vi ho tenute,
dopo che il Burra Sahib si era fatto in quattro per divertirvi. Io sono qui per lavorare,
ricordatevelo, per tenere questo dannato paese con la forza.”
Forster, Passaggio in India
Non era antipatriottico, in Inghilterra era sempre andato d'accordo con gli inglesi, tutti i suoi
migliori amici erano inglesi; e allora perché qui non succedeva lo stesso? Massiccio e irsuto
d'aspetto con braccia lunghe ed occhi azzurri, pareva ispirare fiducia finché non apriva bocca.
Allora qualcosa nei suoi modi sconcertava la gente e non riusciva mai a stornare la diffidenza
connessa naturalmente con la sua professione. La calamità dell'intelligenza era inevitabile in
India, ma guai a chi si adoperava ad accrescerla. La sensazione che il signor Fielding fosse una
forza disgregatrice prese piede, e giustamente perché le idee sono fatali alla casta, ed egli
usava le idee col più formidabile dei mezzi: lo scambio. […]
Non aveva pregiudizi razziali – non perché fosse superiore ai suoi fratelli non militari, ma perché
si era maturato in un clima diverso, dove l'istinto del branco non alligna. La frase che più lo
mise in cattiva luce al Circolo fu una sciocca battuta a proposito delle razze bianche che in
realtà sono grigio-rosee. L'aveva detto tanto per fare dello spirito, non si era reso conto che
“bianco” ha a che fare con un colore quanto “Dio salvi il re” con un dio, e che valutarne il
significato recondito è il colmo della sconvenienza.
Orwell, Giorni in Birmania
“Dovremmo governare un branco di dannati porci che sono stati
schiavi fin dal principio della storia, e invece di comandarli
nell'unico modo che capiscono, li trattiamo da pari a pari... L'
unica è trattarli da feccia come sono: quindici nerbate se ti
mancano di rispetto...”
“Ci si chiede di buttare a mare tutte le nostre regole e di ammettere
un giallo al circolo. Il caro dottor Veraswami. Io lo chiamerei il
dottor Veroscemo. Sarebbe bello, vero? Un bell'indigeno, con la
pancina tonda, che ti fiata agli mentre giochi a bridge. Dio, solo a
pensarci...”
Orwell, Giorni in Birmania
“Dovremmo governare un branco di dannati porci che sono stati
schiavi fin dal principio della storia, e invece di comandarli
nell'unico modo che capiscono, li trattiamo da pari a pari... L'
unica è trattarli da feccia come sono: quindici nerbate se ti
mancano di rispetto...”
“Ci si chiede di buttare a mare tutte le nostre regole e di ammettere
un giallo al circolo. Il caro dottor Veraswami. Io lo chiamerei il
dottor Veroscemo. Sarebbe bello, vero? Un bell'indigeno, con la
pancina tonda, che ti fiata agli mentre giochi a bridge. Dio, solo a
pensarci...”
Orwell, Uccidendo un elefante, 1936
“Compresi in quel momento che quando l'uomo bianco si
trasforma in tiranno è la propria libertà che distrugge.
Diventa una specie di manichino dalle pose artificiali,. La
figura stereotipata del sahib. La condizione essenziale del
suo dominio è cercare di impressionare gli indigeni e così in
ogni crisi l'uomo bianco è costretto a fare quello che gli
indigeni si aspettano da lui. Dovevo uccidere l'elefante”.
Orwell, Giorni in Birmania
“Gli mostrò una copia del giornale bilingue, intitolato Burmese
patriot: un cencio di otto pagine, malamente stampato su carta
assorbente, e messo insieme in parte con notizie ribate alla
Rangoon gazette e in parte, con vacue declamazioni
nazionalistiche. Nell'ultima pagina, la stampa difettosa aveva
macchiato di nero tutto il margine, quasi in segno di lutto per la
limitata diffusione del giornale.”
Orwell, Marrakech, 1939
Edward Said, Orientalismo (1978)
L'orientalismo può essere studiato e discusso come l'insieme
delle istituzioni create dall'Occidente al fine di gestire le
proprie relazioni con l'Oriente, gestione basata oltre che sui
rapporti di forza economici, politici e militari, anche su
fattori culturali, cioè su un insieme di nozioni vere o fittizie
sull'Oriente
Edward Said, Orientalismo (1978)
Parlare di orientalismo significa quindi soprattutto parlare […] di
un progetto le cui dimensioni si estendono in campi tanto
disparati quanto l'immaginazione stessa: l'India intera e il
Levante, i testi e i luoghi biblici, il commercio delle spezie, le
armate coloniali e una lunga tradizione di amministratori
coloniali, i docenti e le istituzioni universitari, l'intrico di idee e
pregiudizi sull'Oriente (dispotismo, splendore, crudeltà,
sensualità orientali) [...]
Muovo dall'assunto che l'Oriente non sia un'entità naturale data,
qualcosa che semplicemente c'è, così come non lo è l'Occidente.
[...] quali entità geografiche e culturali, oltre che storiche, Oriente
e occidente sono il prodotto delle energie materiali e mentali
dell'uomo.
Said, Cultura e imperialismo (1993)
La battaglia principale dell'imperialismo ha riguardato
naturalmente la terra; ma quando si è trattato di stabilire a chi
appartenesse originariamente un determinato territorio, chi avesse
il diritto di insediarvisi a lavorare, chi dovesse continuare a farlo
fruttare, chi avrebbe saputo riconquistarlo e chi avrebbe dovuto
deciderne il futuro – tutto questo è stato analizzato, contestato e
persino, ad un certo punto, deciso dalla narrativa. Come ha
suggerito un eminente critico, le nazioni stesse sono delle
narrazioni. Il potere di narrare, o di impedire ad altre narrative di
formarsi e di emergere, è cruciale per la cultura e l'imperialismo,
e costituisce uno dei maggiori legami tra l'una e l'altro.
Said, Cultura e imperialismo (1993)
Ho cercato di condurre una indagine geografica sulla esperienza
storica, tenendo sempre presente l'idea che la terra è in effetti un
mondo unico, nel quale in teoria non esistono spazi vuoti e
disabitati. E proprio come nessuno di noi è al di fuori o al di là
della geografia, nessuno di noi si può completamente astrarre
dalla lotta per la geografia. Una lotta complessa e interessante
perché non riguarda solo soldati e cannoni, ma anche idee, forme,
rappresentazioni e meccanismi dell'immaginario
Scarica

Modulo 5_Slides Imperialismo, Decolonizzazone e