SETTIMANA 13e14-2012 v88:Layout 1 27/03/2012 15.12 Pagina 1 Via Nosadella 6 40123 Bologna Periodico settimanale tariffa R.O.C.: “Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A. P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DCB Bologna attualità 1-8 aprile 2012 www.dehoniane.it www.dehoniane.it I cattolici francesi a un mese dal voto 13-14 L’atteggiamento dialogico a tutto campo, soprattutto alla base, è la cifra di un contributo originale alle «presidenziali» di questa primavera. Come leggere e interpretare il documento della Conferenza episcopale francese. attualità pastorale Tracce della risurrezione La Pasqua è possibile leggerla nella “natura”, nell’arte e, soprattutto, nell’uomo salvato, amato, redento, perdonato, accolto, portato a pienezza di vita… Ma è nella liturgia della Chiesa che natura, arte e uomo riconciliato e vivente in Cristo possono intrecciarsi in una grande “danza pasquale”. Bisogna evitare, certo, di cadere nella tentazione “gnostica” di pensare la risurrezione già pienamente avvenuta, riducendo così a nulla la speranza escatologica e magari facendo, di questa pretesa “escatologia realizzata”, il pretesto per sottrarsi all’esigenza impegnativa e storicamente situata del vangelo. Con questo, però, la risurrezione non coincide solo con ciò che attendiamo al di là della nostra morte e della fine della storia. In Gesù, il Crocifisso-Risorto, la risurrezione è già entrata nel nostro mondo, e nel suo Spirito già vi imprime la sua forza. Si tratterà di individuare, allora, le linee di una “spiritualità della risurrezione” o di cercare i vestigia resurrectionis, le “tracce” di una presenza del Risorto anche nella vita quotidiana del nostro mondo, di ciascun credente e delle nostre comunità. Nella primavera Un primo spunto è suggerito dalla concomitanza della festa pasquale con la primavera. Anche nel nostro mondo così fortemente tecnologizzato è ancora possibile lasciarsi afferrare dal fascino della “natura”. Fin dalle origini bibliche, e anzi prima ancora, la festa pasquale è legata alla primavera, e la tradizione cristiana non ha mancato di vedere, nel “risveglio” della natura dopo il sonno invernale, un segno – un vestigium, appunto – del “risveglio” di Cristo dal sonno della morte. Le assonanze linguistiche, del resto, sono rivelatrici, e nella prospettiva del linguaggio biblico non sarebbe sbagliato vedere in ogni risveglio, in ogni “alzarsi” (l’atto “banale”, e spesso faticoso, che compiamo ogni mattina), una prima traccia della risurrezione. I ritmi quotidiani, e i ritmi della natura – almeno per chi vive in una parte del mondo dove i cambiamenti stagionali hanno ancora > pag. 16 Salviamo gli atei Il 24 marzo circa 20.000 umanisti-atei si sono radunati nella spianata del National Mall di Washington per chiedere la difesa dei loro diritti e la loro piena cittadinanza americana. Una ventina di associazioni hanno convogliato nella capitale la protesta contro le forme radicali della religiosità politica americana. Trasferire il contesto americano al nostro è assai poco produttivo. Con la crisi delle ideologie, tuttavia, anche gli atei “nostrani” hanno improvvisamente perso quel ruolo di avanguardie della coscienza storica che era stato loro indebitamente riconosciuto. Ma il credente sa di avere bisogno dell’inquieta ricerca dell’ateo e riconosce in se stesso alcune delle sue domande. Il vero pericolo in Europa non viene da loro, ma da quella deriva agnostica che è interessata alla religione e indifferente alla fede, che per essere laica è “ovviamente non religiosa”, che si astiene dall’impegno critico e teorico sui problemi dei fondamenti. E che devasta il costume, l’ethos e la coscienza pubblici senza esserne consapevole. attualità Il papa in Messico e a Cuba p. 3 profili Shenuda, il papa copto p. 5 società 33o Rapporto Unicef p. 7 etica Sentenza coppie gay p. 11 settimana 1-8 aprile 2012 | n° 13-14 L a Pasqua è meno esposta, rispetto ad altri grandi eventi del mistero cristiano – si pensi in particolare al Natale – a essere confusa con abitudini, pratiche e convinzioni che poco o nulla hanno a che fare con ciò che la fede riconosce e che la liturgia celebra. Ciò nonostante, non è mai inutile riportare l’attenzione al centro del mistero celebrato, la risurrezione di Gesù, il Crocifisso, passato da questo mondo al Padre (cf. Gv 13,1ss) e ora vivente per sempre, sorgente dell’effusione dello Spirito sull’umanità redenta. La fede nella risurrezione, in particolare, ha bisogno di essere continuamente rinnovata e approfondita, perché in essa ne va di qualcosa di assolutamente decisivo: «Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede… se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati… Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini» (cf. 1Cor 15,14-19). La fede, d’altra parte, ha bisogno di manifestarsi e di realizzarsi nell’ambito della vita dei credenti e delle comunità. Si può e anzi si deve credere al Cristo risorto, conformandosi – o piuttosto lasciandosi conformare dallo Spirito – finché siamo in questa vita, alla morte di Cristo, «nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti» (cf. Fil 3,10); ma ci si può anche interrogare su che cosa potrebbe significare un’«esistenza da risorti». Se, scrivendo ai Romani, Paolo vede il battezzato «inserito nella morte di Cristo», nell’attesa di essere unito a lui anche nella futura risurrezione (cf. Rm 6,5), nella lettera ai Colossesi sembra invece anticipare il futuro già nel presente: «con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti» (Col 2,12). 1 SETTIMANA 13e14-2012 v88:Layout 1 27/03/2012 15.12 Pagina 16 > segue da pag. 1 una certa visibilità – possono costituire una sollecitazione a guardare a Colui che sempre da capo è capace di respingere la tenebra e di creare vita dove gravano segni di morte, come ha fatto in modo definitivo, risuscitando il suo Figlio Gesù. In una pagina particolarmente toccante del suo libretto Oscar e la dama in rosa, E.-E. Schmitt racconta il momento culminante della “scoperta” di Dio da parte del protagonista – Oscar, appunto, un ragazzino destinato a morire di leucemia di lì a poche ore –, proprio nel momento dell’alba (immaginata, qui, in pieno inverno, negli ultimi giorni dell’anno): «Quando mi sono svegliato… ho girato la testa verso la finestra per guardare la neve. E allora ho indovinato che venivi. Era mattino. Ero solo sulla terra. Era talmente presto che gli uccelli dormivano ancora… e tu cercavi di fabbricare l’alba. Facevi fatica, ma insistevi. Il cielo impallidiva. Tingevi l’aria di bianco, di grigio, di azzurro, respingevi la notte, risvegliavi il mondo. Non ti fermavi. È stato allora che ho capito la differenza tra te e noi: tu sei un tipo infaticabile! Uno che non si stanca. Sempre al lavoro. Ed ecco il giorno! Ed ecco la notte! Ed ecco la primavera! Ed ecco l’inverno!… Ho capito che eri qui. Che mi rivelavi il tuo segreto: ogni giorno guarda il mondo come se fosse la prima volta. Allora ho seguito il tuo consiglio con impegno. La prima volta. Contemplavo la luce, i colori, gli alberi, gli uccelli, gli animali. Sentivo l’aria che mi passava nelle narici e mi faceva respirare. Udivo le voci che salivano nel corridoio come nella volta di una cattedrale. Mi trovavo vivo. Fremevo di pura gioia. La felicità di esistere. Ero incantato». L’insistenza creatrice di Dio, per così dire, trova nella risurrezione di Gesù il suo sigillo definitivo: «respingevi la notte, risvegliavi il mondo»: sono parole che potrebbero stare benissimo in un inno pasquale capace di cogliere (come sa fare la letteratura cristiana sin dall’antichità, e come potrebbe fare una spiritualità della risurrezione) la sintonia profonda tra i ritmi della natura e il “miracolo” della risurrezione di Cristo. settimana 1-8 aprile 2012 | n° 13-14 Nell’uomo 16 Ma ci sono miracoli che rinviano alla risurrezione anche nella “fioritura” dell’uomo. La Scrittura lo paragona a un fiore del campo, che presto fiorisce e altrettanto rapidamente appassisce (cf. Sal 103,15s): e tuttavia questo non è tutto; e non solo perché l’immagine “vegetale” è anche la base della risposta che Paolo dà ai Corinti, piuttosto incerti quanto alla risurrezione, e curiosi (stoltamente curiosi, secondo l’apostolo) circa il “come” della risurrezione (cf. 1Cor 15,35s). A questa curiosità, Paolo risponde con l’immagine del seme, che sembra suggerire anzitutto l’incomparabilità, l’impossibilità di un confronto tra ciò che viene “seminato” (il nostro corpo mortale) e ciò che sarà raccolto, nel giorno della risurrezione, tra la fragilità di quanto viene deposto nella terra e la ricchezza gloriosa dell’uomo trasfigurato nella risurrezione. Un’anticipazione di questa trasfigurazione la possiamo trovare nelle molteplici espressioni dell’arte. Se c’è un luogo particolarmente idoneo a suggerire qualcosa di ciò che potrà essere il “corpo risorto”, questo, mi sembra, è dato precisamente dall’arte, in quanto essa in molti modi plasma una materia – plastica, visiva, sonora o come che sia – anche facendola uscire dal quotidiano (e però non “smaterializzandola”), perché in essa si manifesti lo spirito; appunto; come possiamo tentare di immaginare la condizione di un corpo non svuotato della corporeità, ma reso capace di “dire” con pienezza, senza più ombre o cedimenti, la realtà di Dio come cuore e compimento di tutto. In ogni caso, la “fioritura” dell’uomo che si lascia raggiungere dallo Spirito del Risorto non è confinata solo al giorno ultimo. La lettura dei testi evangelici offre tracce sorprendenti, ad esempio tutte le volte che utilizza l’equivalente di verbi quali «sorgere», «(far) alzare», «alzarsi» – gli stessi verbi con i quali i testi del Nuovo Testamento esprimono la risurrezione – per situazioni significative, che vanno dal «sorgere» di malati raggiunti dalla guarigione (cf. Mt 8,15; Gv 5,8) al «sorgere» di Maria che, dopo l’annuncio dell’angelo, va a visitare la cugina Elisabetta (Lc 1,39), all’«alzarsi» del discepolo raggiunto dalla chiamata del maestro (cf. Mc 2,14; Mt 9,9). Si potrebbero moltiplicare gli esempi: e non si tratta, ovviamente, di sovraccaricare teologicamente verbi che gli autori usano nel loro significato abituale; è questione, piuttosto, di lasciarsi aprire gli occhi dal grande mistero pasquale, per rendersi conto che ad esso rinviano tutte le situazioni che dischiudono speranza, fanno fiorire l’uomo, creano futuro, generano vita che si contrappone alla tanto deprecata “cultura di morte”… Nella guarigione o almeno nel sollievo procurato al malato; nella riconciliazione e nel perdono che dischiudono un nuovo cammino; nel “perduto” ritrovato grazie all’accoglienza misericordiosa (Lc 15,24.32: il figlio «perduto e ritro- vato» è allo stesso titolo «morto e ritornato in vita»: unirsi alla gioia di Dio per il peccatore ritrovato significa entrare nello spazio della risurrezione); nella luce, anche tenue, accesa lì dove sembra che domini soltanto la tenebra; nella speranza che tiene duro «contro ogni speranza»… lì, e in molte altre situazioni di questo genere, si incomincia a vivere da risorti, lì ci si lascia raggiungere dallo Spirito del Dio che «dà la vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che ancora non esistono» (cf. Rm 4,17-18). Il più delle volte, “eventi di risurrezione” come quelli ai quali si è accennato hanno gli stessi caratteri della risurrezione di Cristo, celebrata nel mistero pasquale: si manifestano, cioè, soltanto al credente attento, che si lascia interpellare dal Signore e sfiorare dal tocco dello Spirito. Il Signore non ha fatto, della sua risurrezione, un “caso mediatico”: si è lasciato riconoscere – non senza difficoltà – dai discepoli, dalle donne, da quanti, pur non esenti da limiti e peccati, avevano potuto vedere, condividendo i giorni terreni del loro Maestro e Signore, il dispiegarsi quotidiano di ciò che poi avrebbero scoperto in pienezza inaudita il mattino di Pasqua. Per i credenti di oggi, quello stesso mattino di Pasqua diventa il punto di partenza per incominciare a riconoscere e a compiere, negli spazi quotidiani della vita, i tanti piccoli e grandi segni di una risurrezione che prepara il mondo alla sua trasfigurazione definitiva. Nella liturgia Tracce di risurrezione nella “natura”, nell’arte e, soprattutto, nell’uomo salvato, amato, redento, perdonato, accolto, portato a pienezza di vita… C’è un luogo che, per i credenti, raccoglie tutto questo e lo anticipa secondo una sua modalità peculiare, ed è la li- turgia della Chiesa: in essa la natura, le espressioni dell’arte e soprattutto l’uomo riconciliato e vivente in Cristo possono intrecciarsi in una sorta di grande “danza pasquale”: non un girotondo superficiale, ma il grande e drammatico “gioco rituale” che racchiude nel simbolo il passaggio, in Cristo, da morte a vita, da schiavitù a libertà, da tenebra a luce, da chiusura egoistica a dono pieno e senza riserve. Celebrata lietamente nella comunità credente raccolta dal Risorto, la sua Pasqua potrà diventare lievito nuovo della vita quotidiana e speranza per un mondo chiamato alla trasfigurazione, fino alla Pasqua beata della nuova creazione. Daniele Gianotti 1 Prendiamo l’espressione, e anche alcuni spunti che trattiamo con una certa libertà, da Standaert B., Spiritualità arte di vivere: un alfabeto, Vita e Pensiero, Milano 2007, 250-258; cf. anche Id., Lo spazio Gesù. Esperienza, relazione, consegna, Àncora, Milano 2004, 249-260. 2 Agostino usa l’espressione vestigium, “traccia”, in riferimento al mistero del Dio Trino, e invita a cercare in tutta la realtà creata (e in particolare nell’anima) i vestigia Trinitatis, le “impronte trinitarie”. La ricerca è stata sviluppata con particolare vigore da Cunningham D.S., These Three Are One. The Practice of Trinitarian Theology, Blackwell, Malden (MS) 1998. 3 Schmitt E.-E., Oscar e la dama in rosa, RCS Libri, Milano 2004, 83s. 4 Standaert cita come esempio un passo di Clemente Romano, Ai Corinzi 24-26, nel quale l’autore – della fine del I secolo – collega la risurrezione con i ritmi del giorno e della notte, delle stagioni e della semina (cf. Standaert B., Spiritualità arte di vivere, 252). 5 Non è un caso, del resto, che l’annuncio pasquale unisca strettamente la proclamazione del Risorto con il perdono dei peccati: cf. Lc 24,46-48. 6 Un bell’esempio si legge nel ricordo di una scena del lager narrata da V. Frankl, quando lo scrittore-psicologo cercò, in un’ora particolarmente drammatica, nel buio di una baracca, di parlare ai compagni di detenzione per aiutarli a conservare il coraggio e a cercare un senso anche nell’assurdo che stavano vivendo: cf. Frankl V., Uno psicologo nei lager, Ares, Milano 41982, 135-139. ATTUALITÀ n. 13/14 - 1/8 aprile 2012 settimanale - anno 47 (67) Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Bologna” direz. e redazione: v. Nosadella 6 40123 Bologna - tel. 051/3392611 - fax 331354 Per verifiche e abbonamenti ufficio abbonamenti/amministrazione: tel. 051/4290077 - fax 4290099 v. 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