Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 1 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 2 Presidente del Conservatorio Arnoldo Mosca Mondadori Direttore del Conservatorio Sonia Bo Ufficio Produzione Responsabile Silvio Moscatelli Assistenti Paola Cavedon, Irene Romagnoli, Marco Seco Ufficio Stampa Raffaella Valsecchi Progetto Grafico e impaginazione Ergonarte di Beppe Refraschini Si ringrazia Silvia Limongelli per la collaborazione al Progetto artistico Pinuccia Carrer per la supervisione alle note di sala di Silvia Del Zoppo e Rossella Spinosa L’organizzazione si riserva di apportare al programma quelle variazioni che dovessero rendersi necessarie per cause di forza maggiore. FESTIVAL Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 3 Con il sostegno di In collaborazione con Intorno a DEBUSSY dal 23 novembre al 14 dicembre 2012 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 4 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 5 Con il Festival Intorno a Debussy il Conservatorio di Milano si trova per la quarta volta ad organizzare una manifestazione dedicata ai grandi anniversari della storia della musica. Forte degli esiti del Festival Chopin-Schumann, 200 anni, che nel 2010 ha visto celebrare i due autori in occasione del bicentenario della loro nascita, e dei due Festival organizzati nel 2011, rispettivamente dedicati il primo a Mahler nel centenario della morte e a Liszt nel bicentenario della nascita, il secondo a Nino Rota nel centenario della nascita, il Conservatorio di Milano dà ora vita a un nuovo grande progetto intitolato a Claude Debussy nel centocinquantesimo anniversario della nascita. La musica di Debussy sarà, insieme a quella di autori francesi a lui coevi, protagonista all’interno di un percorso artistico molto articolato, che vedrà la realizzazione di cinque concerti: tre in Sala Puccini, uno dei quali affidato ad allievi e docenti del Conservatorio di Musica “L. Marenzio” di Brescia, secondo un programma pluriennale di collaborazione; uno in Sala Verdi in collaborazione con un ente di produzione musicale tra i più prestigiosi, le Serate Musicali di Milano; uno infine per il Conservatorio bresciano. Scopo del Festival, sulla scia di quanto sperimentato con le analoghe manifestazioni dello scorso biennio, quello di presentare al pubblico, nell’esecuzione degli allievi del Conservatorio selezionati in audizione, anche pagine poco note tratte dal repertorio. Del resto, come è stato per i precedenti Festival, ogni appuntamento sarà dedicato a una particolare tematica. Ciò permetterà di collocare i singoli concerti all’interno di un ampio quadro storico di riferimento, atto a ricostruire il clima, intellettuale e sentimentale, che vide attivi Debussy e i suoi contemporanei. Il Conservatorio conferma la propria vocazione di ente di produzione artistica di alto profilo, capace di mettere in moto sul territorio sinergie nuove, cortocircuiti relazionali, che permettono ai giovani allievi dell’Istituto di provarsi e confrontarsi con un pubblico sempre pià variegato ed esigente. Come scrivevamo lo scorso anno, l’invito, ancora una volta, è alla Città di Milano, affinché partecipi alle iniziative del suo Conservatorio. Lo meritano i docenti che hanno preparato gli studenti; lo meritano gli studenti che hanno profuso impegno ed energia nella realizzazione di un cartellone tanto ricco. A loro rinnoviamo il nostro grazie, come anche ai partner, pubblici e privati, in primis il Banco Popolare di Brescia nuovamente al fianco del Conservatorio di Milano, che sostengono le nostre iniziative. Arnoldo Mosca Mondadori Presidente del Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano Sonia Bo Direttore del Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 6 Intorno a DEB Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 7 Sommario / Programma 9 SALA PUCCINI Venerdì 23 novembre 2012, ore 21.00 Une rose dans les ténèbres Musiche di Debussy, Ravel, Poulenc Andrea Zuccolo flauto, Marcello Salvioni viola, Alessandra De Stefano arpa, Ana Spasic soprano, Daniela Pescatori pianoforte, Claudio Soviero e Antonello D’Onofrio pianoforte 13 SALA PUCCINI Venerdì 30 novembre 2012, ore 21.00 Boîte des rêves Musiche di Debussy Produzione del Conservatorio "L. Marenzio" di Brescia in collaborazione con DANZARTE Nicoletta Viviani flauto, Donatella Lombardi soprano, Nicola Bertelli, Alice Bonanno, Eleonora Tregambe, Caterina Cogliandro, Sara Debellani, Michele Bertami, Chiara Pedrin danzatori, Donatella Lombardi soprano, Alberto Ranucci pianoforte 16 SALA PUCCINI Giovedì 6 dicembre, ore 21.00 Les Dieux antiques Musiche di Ravel, Debussy Elena Chiavegato pianoforte, Simone Cernuschi pianoforte, Benedetta Piroddi pianoforte, Andrea Tamburelli pianoforte, Stefano Marzanni pianoforte, Claudio Soviero pianoforte 20 SALA VERDI Venerdì 14 dicembre, ore 21.00 Baisais-je un songe? Musiche di Debussy, Poulenc, Ravel Sofiya Chaykina pianoforte, Lorenzo Laurino clarinetto, Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano Estevan Velardi direttore FESTIVAL BUSSY Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 8 8 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 9 Une rose dans les ténèbres Sala Puccini VENERDÌ 23 NOVEMBRE 2012, ORE 21.00 UNE ROSE DANS LES TÉNÈBRES CLAUDE DEBUSSY (1862-1918) Sonata per flauto, viola e arpa Pastorale: Lento, dolce, rubato Interlude: Tempo di minuetto Final: Allegro moderato, ma risoluto Andrea Zuccolo flauto Marcello Salvioni viola Alessandra De Stefano arpa MAURICE RAVEL (1875-1937) Placet futile da Trois poèmes de Stéphane Mallarmé CLAUDE DEBUSSY Trois poèmes de Mallarmé Soupir Placet futile Eventail Ana Spasic soprano Daniela Pescatori pianoforte FRANCIS POULENC (1899-1963) Sonata per pianoforte a quattro mani Prélude: modéré Rustique: naïf et lent Final: très vite MAURICE RAVEL Rapsodia spagnola (trascrizione per pianoforte a quattro mani) Prélude à la nuit: Très modéré Malaguena: Assez vif Habanera: Assez lent et d’un rythme las Feria: Assez animé Claudio Soviero e Antonello D’Onofrio pianoforte Il concerto sarà replicato martedì 27 novembre al Teatro San Carlino di Brescia 9 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 10 Festival Intorno a Debussy UNE ROSE DANS LES TÉNÈBRES In un periodo particolarmente difficile, ovvero allo scoppio della prima guerra mondiale, Claude Debussy, in una lettera dell’ottobre del 1915 indirizzata a Bernardino Molinari, scrive la sua volontà di comporre sei Sonate da camera per organici diversi: la prima, per violoncello e pianoforte; la seconda, per flauto, viola e arpa; la terza, per violino, corno inglese e pianoforte; la quarta, per oboe, corno e clavicembalo; la quinta, per tromba, clarinetto, fagotto e pianoforte; la sesta, infine, per più strumenti e contrabbasso. Il progetto, avrebbe dovuto concludersi con una riunione delle sonorità utilizzate in tutte le precedenti sonate, in una sorta di richiamo alla tradizione settecentesca pre-beethoveniana di pubblicare le Sonate in gruppi di sei. A questo progetto, rimasto incompiuto, si deve la Sonata per flauto, viola e arpa composta proprio nell’ottobre 1915. Dedicata ad Emma Debussy, è divisa in tre movimenti: Pastorale: Lento, dolce, rubato; Interlude: Tempo di minuetto; Final: Allegro moderato, ma risoluto. Il primo movimento accentua la funzione protagonista del flauto che espone il tema, accompagnato dal timbro pastoso della viola, in un andamento rapsodico e, a volte, improvvisativo; l’Interlude rivela una scrittura melodica articolata e complessa, con un forte slancio sincopato attorno al do conclusivo. Ciascuno dei tre tempi evidenzia un’identità specifica con un carattere grazioso e galante nel primo, pointillé e positivo nel secondo e cromatico-timbrico nel terzo, in affinità con le sonorità stravinskiane. Prima della coda conclusiva del tempo finale, tre misure rallentano la discorsività e ci fanno assaporare una nona di la bemolle evocativa del tema ormai lontano della Pastorale, fortemente trasfigurato, quasi a chiudere la sonata in una musicale circonferenza. La cantata L’enfant prodigue sempre di Claude Debussy per soli, coro e orchestra risale alla conclusione degli studi di Conservatorio, consentendo al compositore, allora ventiduenne, di vincere nel 1884 il prestigioso Grand Prix de Rome. Se L’enfant prodigue è comunque l’opera di un giovane compositore esordiente, il linguaggio evidenzia lo “stile debussiano”, per le disposizioni degli accordi, per il gusto di un’armonia combinata con il frequente uso di quinte vuote e di successioni di settime, nella sua intonazione del testo inconfondibile nelle accentuazioni (come nell’Air de Lia). Altro organico particolare segna la ricerca cameristica di Maurice Ravel che affida i Trois poèmes de Stéphane Mallarmé (1913; Soupir, dedicato a Igor Stravinskij; Placet futile, dedicato a Florent Schmitt; Surgi de la croupe et du bond a Erik Satie) a: canto, pianoforte, quartetto d’archi, due flauti, due clarinetti. Ravel riesce a ricreare musi- 10 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 11 Une rose dans les ténèbres calmente una sorta di evocazione della raffinatezza magica della parola di Mallarmé. Placet futile è il secondo del trittico caratterizzato da sottili trame strumentali, assonanze timbriche e creazione di vere e proprie schegge sonore. Placet futile: Princesse! à jalouser le destin ha l’indicazione di andamento Très modéré, in tonalità di fa maggiore; composto a Parigi nel maggio del 1913 è stato dedicato a Florent Schmitt, compositore e compagno di studi di Ravel, con l’intenzione di prevederne l’inserimento in uno dei programmi della Societé Musicale Indépendante, da lui stesso promossa e animata. Anche Debussy sceglie i Trois poèmes de Stéphane Mallarmé, intonando Soupir (scritto nel 1864), Placet futile (prima versione: 1862) e Éventail (Autre éventail) (scritto nel 1884). Debussy sceglie però l’organico tipico della mélodie francese, canto e pianoforte. «Debussy usa gli accordi come Mallarmé usa le parole, come specchi che concentrano la luce di cento punti differenti sul significato esatto, ma rimangono i simboli del significato, non il significato stesso. Queste strane armonie ... non sono affatto la fine, e neppure il punto di partenza delle intenzioni del compositore, bensì la trama sulla quale l’immaginazione deve tessere la sua fantasia» (Stefan Jarocinski, Debussy. Impressionismo e simbolismo, Firenze 1999, pag. 66). I simbolisti aspiravano alla riscoperta di una dimensione musicale della parola, proprio grazie alla asemanticità della musica che consente di svelare ma al contempo celare ciò che esprime, in una ricerca sinestetica: «Io faccio musica, e con tale termine non intendo riferirmi agli effetti che si possono trarre dall’avvicinamento eufonico delle parole, questa prima condizione è fin troppo ovvia; ma all’aldilà magicamente prodotto da talune disposizioni della parola ... Fra le righe e nascosta al primo sguardo, essa risuona in tutta purezza ... Musica nel senso greco, che significa in fondo Idea o ritmo tra rapporti, e in ciò più divina che nell’espressione pubblica o sinfonica» scrive il poeta… La Sonate à quatre mains di Francis Poulenc è stata composta nel 1918 e pubblicata nel 1919 da Chester con dedica «à Mademoiselle Simone Tilliard»; la seconda revisione è del 1939. La Sonata è divisa in tre movimenti (Prélude: modéré, Rustique: naïf et lent, Final: très vite) caratterizzati dallo stile conciso e disadorno, sia dal punto di vista melodico che armonico, tipico di Poulenc. Il riferimento a Stravinskij appare chiaro nell’uso degli ostinati, nella pulsazione ritmica irregolare, nella frequenza di melodie diatoniche orientaleggianti e nelle suggestioni di melodie popolari. È però al contempo rinvenibile un’assonanza con la raffinatezza di Ravel, con la leggerezza compositiva di Satie e con la scrittura virtuosa di Chabrier, in una sorta di osmosi delle correnti del tempo. Sin dalla prima esecuzione la Sonata si rivela lavoro anticonvenzionale, in cui si innesta l’uso della modalità, con accenti di derivazione jazzistica, con una percussività densa e ostinati ritmici, in un insieme estremamente esuberante e vulcanico. 11 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 12 Festival Intorno a Debussy La Rhapsodie Espagnole di Ravel, composta nell’ottobre del 1907, appare per la prima volta sulla scena nella versione per due pianoforti; due anni dopo seguirà l’orchestrazione. La Rhapsodie è divisa in quattro parti: Prélude à la nuit - Très modéré (la minore); Malaguena - Assez vif (la minore); Habanera - Assez lent et d’un rythme las (fa diesis minore); Feria - Assez animé (do maggiore). Nel Prelude à la nuit, con ancora maggiore evidenza rispetto all’orchestra, emerge nella ripetizione del disegno quasi minimalista di quattro note, fa, mi, re, do diesis. La Malaguena evidenzia un intreccio di ritmi sfalsati, scale e passaggi ribattuti, iterando verso la fine l’idea ossessiva di “fa-mi-re-do diesis” usata nel Prélude. Nella funzione di Andante di questa corposa composizione, Ravel ha inserito l’Habanera, composta nel 1895, una delle danze codificate nell’Ottocento, a testimoniare contaminazioni incredibili tra il mondo extra-europeo (Cuba in questo caso) e l’occidente. Le pause e le sospensioni dell’Habanera lasciano poi il posto alla Feria, in un gioco di finti finali preparati da progressioni di staccati e arpeggi. Al termine della “festa” sonora, il crescendo che diverrà - come già era stato per Rossini - una cifra del suo stile. Rossella Spinosa (studentessa del biennio di Discipline storiche, critiche e analitiche della musica) 12 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 13 Boîte des rêves Sala Puccini VENERDÌ 30 NOVEMBRE 2012, ORE 21.00 BOÎTE DES RÊVES Produzione del Conservatorio "L. Marenzio" di Brescia in collaborazione con DANZARTE CLAUDE DEBUSSY (1862-1918) Syrinx Nicoletta Viviani flauto La plus que lente. Valse per pianoforte solo Alberto Ranucci pianoforte Trois poèmes de Mallarmé Soupir Placet futile Eventail Donatella Lombardi soprano Alberto Ranucci pianoforte La boîte à joujoux Ballet pour enfants par André Hellé, in quattro quadri (versione originale per pianoforte solo) Alberto Ranucci pianoforte Nicola Bertelli, Alice Bonanno, Eleonora Tregambe, Caterina Cogliandro Sara Debellani, Michele Beltrami, Chiara Pedrin danzatori Noël des enfants qui n’ont plus de maison Donatella Lombardi soprano Alberto Ranucci pianoforte «Non possiamo dimenticare che il tempo di Debussy è anche quello di Cézanne e Mallarmé: congiunzione triplice alla radice, forse, di ogni modernità, anche se non è possibile trovarvi un insegnamento discorsivo, ma non v’è dubbio che Debussy ha voluto far capire che occorreva non solo costruire, ma sognare la propria rivoluzione». (da: Claude Debussy di Pierre Boulez) «Questa storia si è svolta in una scatola dei giocattoli. Le scatole dei giocattoli sono in effetti come una sorta di città nelle quali i giochi vivono come delle persone. Dunque le città potrebbero essere delle scatole dei giochi nelle quali le persone vivono come dei giocattoli». (dall’introduzione di André Hellé) 13 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 14 Festival Intorno a Debussy BOÎTE DES RÊVES Syrinx Syrinx è un brano per flauto solo che Claude Debussy scrisse nel 1913. È dedicato al flautista Louis Flery che lo eseguì per primo. Breve e straordinaria pagina, si annovera tra le più importanti della letteratura flautistica. È stato composto come musica di scena per il dramma Psyché di Gabriel Mourey e originariamente era chiamato Flûte de Pan. Poiché una delle Chansons de Bilitis di Debussy era già stata chiamata con questo nome, gli è stato dato il nome Syrinx in riferimento al mito del corteggiamento amoroso del dio Pan con la ninfa Syrinx. Due i fattori che l’hanno portato ad essere in una posizione centrale del repertorio flautistico: è il primo pezzo veramente significativo per flauto solo dopo la Sonata in la minore (1763) di Carl Philipp Emanuel Bach ed è il primo brano solistico composto per il moderno flauto Böhm, messo a punto nel 1847. La plus que lente. Valse per pianoforte solo È un valzer lento (La plus que lente. Valse pour piano) scritto nel 1910 con chiare intenzioni caricaturali come evidenzia nella didascalia generale Lent (Molto rubato con morbidezza). Debussy usa spesso dei termini in italiano in modo un po’ eccentrico. Forse con “morbidezza” intendeva tradurre “morbidité” che spesso significa morbosità. La musica, in effetti, ha un andamento ansimante e sospiroso. Brano, comunque, di grande spessore compositivo che ricorda un po’ la musica dei caffè-concerto e i cabaret. È in forma di rondò. La boîte à joujoux Nel 1913, l’illustratore André Hellé prende contatto con il più grande compositore francese del momento, Claude Debussy, per chiedergli di musicare un libro per bambini che ha appena illustrato. Debussy accetta immediatamente. Dedicherà poi la a sua figlia Claude-Emma, soprannominata Chouchou, la sua piccola musa di soli 4 anni. Inizia a comporre la musica ispirata al libro ma purtroppo muore prima di averne terminato l’orchestrazione, in parte abbozzata nel 1917 e poi portata a compimento nel 1919 dal suo allievo André Caplet. È Ballet pour enfants in un atto e quattro quadri con un preludio e un epilogo, della durata di circa trenta minuti. La prima rappresentazione mondiale avvenne a Parigi al Théàtre Lyrique du Vaudeville il 10 dicembre 1919 (Debussy era morto l’anno prima) con la coreografia di Madame Mariquita. 14 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 15 Boîte des rêves Debussy inizialmente aveva pensato quest’opera per le marionette (e infatti molte sono state successivamente le rappresentazioni effettuate da illustri compagnie di marionette) mentre in seguito l’aveva trasformata in uno spettacolo realizzato da bambini e per bambini stessi. I personaggi principali, con i loro temi musicali identificativi, sono la Bambola, il Soldatino, Pulcinella e la Rosa (un fiore). Il primo quadro si intitola Il magazzino dei giocattoli; il secondo quadro Il campo di battaglia; il terzo quadro Ovile in vendita e il quarto quadro A fortuna fatta. Assisteremo all’uscita dei giocattoli, di notte, dalla scatola in cui sono rinchiusi; ad una battaglia durante la quale il Soldatino, innamorato della Bambola, viene ferito da Pulcinella; al nascere dell’amore fra la Bambola e il Soldatino; alle loro nozze e alla loro felice vita coniugale. La versione pianistica che verrà proposta si basa sul brogliaccio composto da Debussy per la successiva partitura orchestrale. Regge benissimo e viene comunemente utilizzata. Scrive André Hellé nell’introduzione al libretto «Questa storia si è svolta in una scatola dei giocattoli. Le scatole dei giocattoli sono in effetti some una sorta di città nelle quali i giochi vivono come delle persone. Dunque le città potrebbero essere delle scatole dei giochi nelle quali le persone vivono come dei giocattoli». Noël des enfants qui n’ont plus de maison Claude Debussy scrisse e musicò il Noël des enfants qui n’ont plus de maison(s) nel dicembre 1915. Prostrato da un male incurabile, atterrito dagli orrori di una guerra della quale non avrebbe visto la fine, egli si sentiva vicino ai piccoli profughi dei paesi belligeranti. Il testo è molto triste: si presenta come una preghiera da parte di bambini francesi rimasti orfani e senza tetto, che invocano Gesù Bambino, affinché vendichi loro e i bambini belgi, polacchi e serbi, infliggendo agli invasori tedeschi una severa punizione, ovvero quella di non render loro visita, non solo il giorno di Natale, ma anche in seguito. E per questo Natale, non chiedono in dono giocattoli, ma il pane per sopravvivere, oltre che la Francia possa vincere la guerra. 15 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 16 Festival Intorno a Debussy Sala Puccini GIOVEDÌ 6 DICEMBRE, ORE 21.00 LES DIEUX ANTIQUES MAURICE RAVEL (1875-1937) Sonatine Modéré Mouvement de menuet Animé Elena Chiavegato pianoforte CLAUDE DEBUSSY (1862-1918) La plus que lente Simone Cernuschi pianoforte Ballade Benedetta Piroddi pianoforte Pour le piano Prélude Sarabande Toccata Andrea Tamburelli pianoforte Étude pour les arpèges composés Étude pour les sonorités opposées Stefano Marzanni pianoforte MAURICE RAVEL Le tombeau de Couperin Prélude Fugue Forlane Rigaudon Menuet Toccata Claudio Soviero pianoforte 16 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 17 Les Dieux antiques LES DIEUX ANTIQUES La genesi della Sonatine è piuttosto curiosa. Ravel compose il primo movimento Modéré per un concorso indetto dalla «Weekly Critical Review», incoraggiato da un amico che collaborava con la rivista. La richiesta consisteva appunto nella stesura di un primo movimento di Sonata che non superasse le 75 misure: Ravel, unico concorrente in gara per il premio di 100 franchi, fu comunque squalificato perché la sua composizione eccedeva di poche misure il limite imposto. Ma il Modéré divenne la base per la Sonatine, ultimata due anni più tardi con l’aggiunta del Mouvement de menuet e dell’Animé. Eseguita a Lione nel Marzo 1906 da Mme Paule de Lestang, cantante, clavicembalista, pianista, alla nascita Pauline Caloin, ebbe la prémière parigina il 31 marzo, con il pianista Gabriel Grovlez. Il diminutivo del titolo si riferisce alla estensione e non certo alla semplicità di struttura o d’esecuzione: il primo movimento, in fa diesis minore, nella forma dell’Allegro di Sonata, presenta un motivo d’apertura soggetto a trasformazioni e variazioni nei movimenti successivi, le cui eco sono già ravvisabili, tuttavia, nelle ultime misure del primo. Il secondo Mouvement de menuet, in re bemolle maggiore, manca della tradizionale sezione “trio”, coerentemente con la brevità della composizione nel suo complesso. Il terzo movimento, estremamente virtuosistico, ci riconduce alla tonalità iniziale. Si presenta come una Toccata, forma a carattere improvvisativo che Ravel mutua dai predecessori Jean Philippe Rameau e François Couperin e che non mancherà di approfondire, per esempio nell’ultima sezione de Le Tombeau de Couperin. Per La plus que lente, apparsa nel 1910, Debussy allude con fine ironia a un genere tipico della musica da salotto, il valzer lento. La composizione fu anche, e forse, ispirata da una piccola scultura, “La Valse”, che il compositore teneva sulla mensola del camino o - si dice ancora - dall’ascolto di un motivo suonato dal violino tzigano di Leoni, che Debussy ebbe occasione di ascoltare in compagnia della moglie Emma presso l’Hotel Carlton di Parigi: a lui fu donato il manoscritto. La scrittura debussiana incoraggia il pianista ad adottare un tempo flessibile e fluttuante, all’interno dell’impulso regolare del tempo di valzer. Elie Robert Schmitz nel suo The piano works of Claude Debussy sottolinea che il motivo tematico de La plus que lente è una rielaborazione di cellule già presenti nella Ballata, permettendo così una sorta di collegamento analogico tra i due brani, pur così differenti tra loro. La Ballata è pubblicata nel 1890 come Ballata slava, ma una ristampa del 1903 ne semplifica il titolo in Ballata. In realtà, l’aggettivo “slava” non è improprio, perché mette a fuoco sia il carattere del pezzo sia la sua ispirazione: monotematico, si basa infatti su una melodia con figurazioni ripetute (tipico questo del folklore dell’Est europeo) e ricca di piccoli intervalli, sviluppata secondo il principio della variazione. 17 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 18 Festival Intorno a Debussy Parlare di ballata non può non riportare alla mente Chopin. Il legame tra i due è efficacemente evidenziato da Harold C. Schonberg: Chopin aveva mostrato come, mediante effetti di pedale e delicate variazioni di tocco, si potesse far «cantare» il pianoforte. Debussy si spinse oltre. Insisteva che il pianoforte dovesse risuonare come uno strumento «senza martelli». Le dita dovevano «penetrare nelle note». Gli effetti dovevano essere ottenuti mediante l’uso del pedale: Debussy lo chiamava «pedale vivente». Il compositore francese nutriva un profondo amore per quel compositore che, polacco di nascita ma francese di adozione, mezzo secolo prima di lui aveva letteralmente formulato un nuovo vocabolario musicale e pianistico; partendo da Chopin, delle cui opere curò anche una revisione e al quale sono dedicati i Douze Étude (1915), Debussy sperimenta una varietà di stile e di impiego di tecniche, l’uso del cantabile, un modo tutto suo di trattare l’armonia e il tempo. Lo studio n. 10, «pour les sonoritiés opposées» - ogni studio di Debussy ha nel titolo il principio tecnico e costruttivo - è sicuramente il più mistico ed evocativo: si apre con un unico suono, Sol#, che si rivela ben presto un pedale quasi onnipresente, contro cui si contrappone delicatamente un La naturale. A partire da mis. 4 (dolente), in questo passo contraddistinto da grande ricchezza armonica, sembra di poter riconoscere il carattere di uno dei più enigmatici tra i preludi, Des pas sur la neige. In seguito, sempre su un pedale di Sol# in registro questa volta grave, si staglia una melodia certamente più trasparente e viva (lointain, mais clair et joyeux), cui segue un’intensificazione del movimento, con un carattere quasi orchestrale. Nel finale, abbandonato lo spirito gioioso, traspare quasi un senso di inaspettata angoscia. I lenti arpeggi iniziali dell’undecimo «pour les arpèges composés », fondati su una scala pentatonica, producono una scorrevolezza che ricorda lo studio n. 1 op. 25 di Chopin. Gli arpeggi sempre più rapidi creano sonorità “d’arpa”. Nella sezione centrale, essi si stringono ancor più in gruppetti alleggerendo il tutto con un effetto quasi caricaturale, che richiama alla mente passaggi dei preludi General Lavine e Minstrels. Pour le piano - proposta nel 1902 a Parigi da Ricardo Viñes per la Société Nationale de Musique - è in forma di suite e ognuno dei suoi tre movimenti porta una dedica ad allievi. Il Prélude fu destinato all’allieva Mlle Michèle Worms de Romilly, pianista e cantante dilettante, che cita François Lesure, il grande studioso di Debussy - colse in questa pagina l’evocazione dei gong e della musica di Giava; la Sarabande è per Yvonne Lerolle Rouart, figlia del pittore e amico Henry Lerolle. È caratterizzata da successioni di settime e none consecutive, irrisolte e sospese che tanto piacevano a quei tempi (ne fa uso soprattutto Satie) perché accentuano il carattere arcaicizzante della musica. La Sarabande sarà più tardi orchestrata da Ravel. La Toccata è un brano assai virtuo18 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 19 Les Dieux antiques sistico, dedicato a Nicolas Coronio, compositore e pianista che ricevette da Debussy il manoscritto autografo dell’intera suite. Ispirata come Pour le piano al “profumo dell’antico” Le Tombeau de Couperin di Maurice Ravel porta nel titolo una precisa e raffinata allusione storico-musicale: il Tombeau, diffuso nel Sei-Settecento francese, era una pagina strumentale dedicata da un compositore alla memoria di un altro compositore scomparso - una sorta di omaggio da professionista a professionista, ricco di rimandi e citazioni. Così doveva essere anche per la Suite, iniziata da Ravel nel 1914. Ma la composizione rimase interrotta a causa del suo arruolamento nell’esercito e venne completata nel 1917. A quel punto, il Tombeau, oltre a rimanere un’epigrafe sonora ricca di rimandi e citazioni al Settecento francese (e a un suo protagonista, François Couperin), si trasformò in una sorta di memoriale dedicato a sei amici caduti durante il primo conflitto mondiale. I. Prélude - Alla memoria del luogotenente Jacques Charlot (che aveva trascritto per pianoforte solo Ma mère l’oye, concepita da Ravel per pianoforte a quattro mani) II. Fugue - Alla memoria di Jean Cruppi (alla cui madre Ravel dedicò L’heure espagnole) III. Forlane - Alla memoria del luogotenente Gabriel Deluc (pittore di origine basca) IV. Rigaudon - Alla memoria di Pierre and Pascal Gaudin (fratelli, uccisi entrambi da una granata) V. Menuet - Alla memoria di Jean Dreyfus (grazie a cui Ravel si era ripreso dopo un periodo di depressione) VI. Toccata - Alla memoria del Capitano Joseph de Marliave (musicologo, caduto durante un’azione bellica nell’agosto 1914) La versione originale per piano solo fu eseguita per la prima volta nel 1919 da Marguerite Long, vedova di Joseph de Marliave, alla salle Gaveau, per la Société Musicale Indépendante. Come spesso faceva con musiche proprie e altrui, Ravel orchestrò quattro dei sei brani, Prélude, Forlane, Menuet e Rigaudon (1919-1920). Silvia Del Zoppo (studentessa del corso di Storia del repertorio e dell'interpretazione per il biennio di pianoforte) 19 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 20 Festival Intorno a Debussy Sala Verdi VENERDÌ 14 DICEMBRE, ORE 21.00 BAISAIS-JE UN SONGE? MAURICE RAVEL (1875-1937) Pavane pour une infante défunte FRANCIS POULENC (1899-1963) Concerto per pianoforte e orchestra (1949) Allegretto comodo Andante con moto Presto giocoso (Rondeau à la française) Sofiya Chaykina pianoforte CLAUDE DEBUSSY (1862-1918) Première rhapsodie per clarinetto e orchestra Lorenzo Laurino clarinetto MAURICE RAVEL (1875-1937) Boléro Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano Estevan Velardi direttore 20 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 21 Baisais-je un songe? BAISAIS-JE UN SONGE? Il celebre pianista Ricardo Viñes, onnipresente nella Parigi tra i due secoli, racconta di come il giovane Ravel, sin dai primi tempi dei suoi studi al Conservatorio di Parigi, cercasse di evadere pedanteria e scolasticità e si orientasse costantemente alla ricerca di nuovi accordi e combinazioni armoniche: «Posava da esteta, si considerava incompreso ed era dotato di una particolare raffinatezza che non gli avrebbe mai concesso, a quel tempo, di considerare seriamente l’eventuale pronostico della vasta popolarità che il futuro gli avrebbe riservato». La prima versione della Pavane pour une Infante défunte (1899) per pianoforte, risale proprio a quegli anni, segnati dagli studi con Gédalge per il contrappunto e Fauré per la composizione: sei minuti scarsi di musica (5.50’ nella versione pianistica lasciataci su rullo da Ravel stesso), destinati al successo e, con il Boléro, alla più “vasta popolarità”. Nata grazie al mecenatismo di Winnaretta Singer, principessa Edmond de Polignac, la Pavane si impose innanzitutto nel privato mondo dei salotti, per approdare al successo pubblico il 5 aprile 1902, con Ricardo Viñes al piano, nella Salle Pleyel. Eppure la critica non fu benevola al tempo: è un pezzo «che conquista soprattutto l’accoglienza dei salotti e l’ammirazione delle signorine che non suonano molto bene il pianoforte» commentò Roland Manuel su «L’Echo de Paris». Cocteau (unica cattiveria sua contro Ravel) dirà che le ragazze acquistano Pavane in luogo della Prière d’une vierge; lo stesso Ravel ebbe ad elencarne non pochi difetti: «l’influenza di Chabrier, troppo scoperta, e la forma, molto povera. … incompleto e privo d’audacia …» (Flavio Testi, La Parigi musicale del primo Novecento, pag. 92). Forse per eliminare questo sapore di “pagina per dilettanti”, diciamo noi, nel 1912 Ravel orchestrò Pavane, trasformando il brano pianistico attraverso magistrali intuizioni sonore: il motivo portante è affidato al corno e poi di volta in volta dal tutti (2 flauti, oboe, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, arpa e archi) emergono magicamente l’oboe e il flauto. Ad interpretare il titolo, che sembrerebbe alludere a riferimenti storici, ci aiuta lo stesso compositore «je n’ai songé en assemblant les mots qui composent ce titre, qu’au plaisir de faire une allitteration...», rivelando la sua predilezione per l’assonanza delle nasali. La scelta del ritmo binario della pavana, il tactus dominante, richiama da un lato l’incedere della danza rinascimentale (una delle tante ipotesi lega il nome alle mosse dell’altero pavone), dall’altro la Pavane per orchestra e coro ad libitum (1887) dell’amato e stimato maestro Gabriel Fauré. Nell’agosto del 1928, rientrato da poco dall’impegnativa tournée negli Stati Uniti e nel Canada, effettuata tra gennaio e aprile, per soddisfare la richiesta della danzatrice Ida Rubinstein di una musica “spagnoleggiante”, Maurice Ravel aveva pensato di orchestrare Iberia, di Isaac Albeniz. Il suo 21 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 22 Festival Intorno a Debussy amore per la Spagna è noto: originario di Ciboure, paese basco, Ravel soleva dire «La mia seconda patria musicale è la Spagna». Non sapeva però che altri aveva già i diritti per la trascrizione di Iberia: poco male, perché così nacque uno dei brani più famosi del XX secolo: «…ho composto un bolero per incarico di M.me Rubinstein. È una danza dal movimento molto moderato e costantemente uniforme, sia per melodia che per armonia e ritmo. Quest’ultimo è segnato incessantemente dal tamburo. Il solo elemento di diversità è dato dal crescendo orchestrale» (Esquisse autobiographique, 1928). La sfida è dunque chiara: tenere desto l’interesse del pubblico, giocando sull’iterazione e sulla climax; tutto il Bolero è in do maggiore, passando solo nel finale a mi maggiore, in uno dei coup de théâtre modulanti maggiormente d’effetto della storia della musica. Dell’originaria danza spagnola – la Spagna è terra di complessi ritmi e forme di danza, basti pensare alle varie tipologie di flamenco – Ravel mantiene il ritmo in tre quarti e il ruolo protagonista della percussione mentre abbandona il caratteristico levare del passo e altre particolarità delle suddivisioni. In definitiva, non voleva certo ricopiare fedelmente e realisticamente la danza popolare. Il Boléro andò in scena a Parigi (Théatre de l’Opéra) il 22 novembre del 1928, con la coreografia di Bronislava Nijinska, la sorella del grande Vaslav Nijinsky a sua volta primo fauno debussiano (coreografia da lui creata nel 1912). Ida Rubistein vestiva i costumi di Léon Bakst, come già era stato per il fauno Nijinsky. Lo spettacolo ebbe successo, ma ancor più riscontro ebbe la versione puramente orchestrale diretta da Ravel stesso nel 1930. Tra le tante e diversamente splendide versioni coreografiche spicca quella di Maurice Bejart (1970): è forse la coreografia che interiorizza maggiormente la musica nel gesto. Coglie la cellula pulsante, il tactus, così come era inteso in età rinascimentale: un senso del tempo non imposto dall’esterno, ma che nasce dall’interno dell’uomo. Se il Bolero è un eclatante crescendo di sonorità e di timbri, la Première rhapsodie pour clarinette en si bémol di Claude Debussy si muove in una dimensione diversa, più per sottrazioni di sonorità, che per addizioni. Composta tra il 1909 e il 1910, è un morceau de concours per clarinetto e pianoforte che ha una sua storia. Debussy aveva sempre avuto qualche problema relazionale con il mondo accademico già da studente e non aveva mai risparmiato critiche al Conservatorio; ciononostante, forse spinto dalla moglie e per esigenze economiche, aveva accettato nel 1909 l’invito del direttore Gabriel Fauré di far parte del Consiglio Superiore dell’Istituto. Da qui l’obbligo di assistere ogni anno agli esami finali, per la struttura didattica francese veri e propri concorsi, con esecuzione di brani appositamente scritti allo scopo (i morceaux de concours) e con relativi premi. Debussy compose con convinzione i due pezzi per il concorso di clarinetto, perché – lui stesso lo scrisse – «Ho fatto parte della giuria e posso dirvi che qui in Conservatorio c’è un alto standard per quanto riguarda i flauti, gli oboi, i clarinetti; come per i fagotti… sono ammirevoli». L’alto standard si rispecchia nella Première rhapsodie (prima e unica), de22 Libretto Debussy_Layout 1 19/11/12 10:57 Pagina 23 Baisais-je un songe? dicata “con simpatia” a Prosper Mimart, clarinettista, didatta (suo un Méthode nouvelle de clarinette théorique et pratique), studioso e titolare della cattedra al Conservatorio di Parigi dal 1905 al 1918. Lo stesso Mimart, con la pianista Marie-Georges Krieger, fu protagonista della prima esecuzione. Nella sua brevità (più o meno 8’) la Rapsodia condensa le abilità dell’interprete: lunghe frasi legate (riprese poi prima del finale nel registro acuto, meno agevole per lo strumentista), staccati brevi e incisivi (a ricordo di modalità esecutive non classiche), ricerche di dinamiche plurime, che vanno dai piani e pianissimo tipicamente debussiani, esaltanti la “douceur romantique” dello strumento, ai fortissimo del finale. Nella trascrizione per clarinetto e orchestra (iniziata da Debussy nell’agosto del 1911 e portata a termine nel mese di ottobre), si accentua il virtuosismo del solista, che deve rapportarsi al diverso spessore sonoro dell’orchestra. Francis Poulenc (Parigi, 1899-1963) scrisse molto per il pianoforte. Egli stesso era pianista, da sempre: avviato allo studio dello strumento a cinque anni dalla madre Jenny Royer, nel 1915, lei morta, passa alle abili cure di Riccardo Viñes, un protagonista della vita intellettuale, concertistica, pianistica parigina. A lui Poulenc deve l’incontro con Satie, Debussy, Ravel… ma anche con Jean Bathori, cantante e direttrice del Théâtre du Vieux-Colombier: è qui che l’11 dicembre 1917 Poulenc esordisce come compositore con la Rapsodie nègre per baritono, due violini, viola, violoncello, flauto, clarinetto e pianoforte. Poco più di sette minuti di musica che bastano per dare il la a una brillante carriera. Pochi anni dopo Poulenc farà parte, sotto l’egida di Cocteau, di uno dei gruppi tra i più noti della storia musicale: i six, ovvero, oltre a Poulenc, Georges Auric, Darius Milhaud, Louis Durey, Arthur Honneger, Germaine Tailleferre. Poulenc ha uno stile inconfondibile: può rivolgersi al jazz o all’antico (come nel Concerto campestre scritto per la clavicembalista Wanda Landowska) ma si riconosce, sempre in bilico com’è tra il serio, il faceto e l’autoironia. L’aspetto serio della sua indole da Giano bifronte rivela però lati estremi, sofferenti, oscuri, drammatici in alcune opere, come le Litanies à la Vierge noire (1937), Les dialogues des Carmélites, che ebbe la prima a Milano con Leyla Gencer e Virginia Zeani nel 1957, o La voix humaine su testo di Cocteau (1958). Il concerto per pianoforte si deve a una commissione dell’Orchestra Sinfonica di Boston. La prima a Boston (1949, direttore Charles Munch) vede al pianoforte lo stesso Poulenc. Il concerto è in tre movimenti, ammiccante nella confezione al concerto settecentesco italiano: il primo, Allegretto comodo, è un divertimento, l’Andante con moto si snoda su una cellula pulsante e costante nell’accompagnamento. Il finale, Presto giocoso (rondeau à la française), rivela il mondo cosmopolita di Poulenc, attento ai ritmi afro-americani, brasiliani e a quelli patrii del frenetico can-can. Silvia Del Zoppo (studentessa del corso di Storia del repertorio e dell'interpretazione per il biennio di pianoforte) 23